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Eventi Scala Giovedì 7 Dicembre 2006 Corriere della Sera
L’INTERVISTA PIERLUIGI PETROBELLI: «IL MAESTRO HA TRASMESSO MUSICALMENTE UN MESSAGGIO ATTUALISSIMO»
«Note sublimi nella violenza degli affetti»
«I
l messaggio di Aida è ancora attualissimo. Ci purifichiamo assistendo alla sua
rappresentazione perché è una vicenda che riguarda tutti noi. Subiamo costantemente la sopraffazione, la violenza del più forte, l’impossibilità di realizzare i nostri ideali. La grandezza
di Verdi sta nell’aver espresso tutto questo in
termini musicali e drammatici». Pensieri e parole nobili e profonde di Pierluigi Petrobelli, il
brillante e raffinato musicologo, direttore del-
La resa drammatica
«Partitura ricchissima. Verdi sapeva
quanto far durare un evento, creava la
tensione con improvvisi cambi di ritmo»
l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani. «Se si
trattasse semplicemente del libretto non saremmo qui a parlarne. La realtà dell’opera è la
pittura, l’architettura, la sua concezione».
Ma perché Aida è così amata?
« Verdi ha espresso in termini musicali chiari e comprensibili alcune situazioni fondamentali della nostra vita. Ha parlato all’uomo dell’uomo, della sua storia. E Aida è anche la storia dell’Egitto, della potenza dei faraoni... Moravia in un saggio ha scritto, e benissimo, che
Verdi rappresenta solo l’uomo e niente meno
che l’uomo».
Qual è la scena emblematica?
«Non quella del trionfo o del Nilo, ma il finale dell’opera che Verdi ha voluto sulla copertina del primo spartito per canto e pianoforte
stampato da Giulio Ricordi e che si trova come
frontespizio in tutti i libretti. In quella scena,
divisa in due parti, c’è il più straordinario capovolgimento dell’apparente soluzione del dramma. Sopra, il tempio pieno di luce dove Amneris sconfitta canta una sola nota, un re grave
ripetuto, un de profundis, un requiem egiziano. Sotto, la parte oscura dove Aida e Radames sono sepolti in un mare di luce musicale.
Qui l’orchestrazione è straordinaria, sei violini
soli con la sordina e gli altri divisi. C’è la volontà di creare un mondo etereo nel quale si realizza la felicità non ottenuta in terra. Due mondi in conflitto si congiungono».
Perché Verdi ha scelto quest'opera?
«Aida ha una struttura teatrale e drammatica molto forte basata su contrasti chiari e
decisi e con forti conflitti anche interni. Tre i
personaggi tormentati e perdenti: Aida, vittima di tutti; Radames diviso fra l’amore per
Aida e di essere soldato; Amneris tra l’amore
per Radames che la respinge e il suo rango».
Aida è anche un'opera carica di violenza?
«Sì, la più terribile perché è quella degli affetti. In Verdi c’è solo un’altra scena paragonabile a quella fra Aida e Amonasro: fra Germont e Violetta. Il padre di Alfredo vince Vio-
letta facendo leva sugli affetti».
«Una partitura ricchissima che rappresenta
E musicalmente come si manifesta il tutti i livelli ma sempre con una delle caratteripotere?
stiche del teatro verdiano: il calcolo straordina«Prendiamo il preludio costruito su due so- rio di quanto l’evento debba durare. Nel mole idee musicali. La prima è che Aida è la vera mento in cui l’attenzione dello spettatore sta
vittima, l’altra è che Ramfis è la personificazioper scadere c’è lo scatto, il cambiamento imne del potere (con una scala discendente che provviso. Questa successione di momenti disi muove inesorabile per gradi). Ramfis non versi determina il ritmo drammatico. Per Verdi
ha alcuna identità perché è l'incarnazione del il tempo è "hic et nunc", quello della nostra repotere».
altà».
Ma c'è anche dolcezza.
Verdi scopre particolari
«Sì, quando Verdi descrive le
tinte musicali per Aida?
CHI È
illusioni dei personaggi, la real«Il colore locale, ovvero la raftà alla quale aspirano. Come in
figurazione dell’Egitto e di quel
"Celeste Aida", non un’aria, ma
mondo musicalmente distante.
una romanza in due strofe che
Lo ha completamente inventaserve a presentare il personagto, senza ispirarsi a nulla e
gio. E poi c’è la dolcezza inganusando determinati tipi di innevole di Amonasro ("Rivedrai
flessioni melodiche. È il tipo di
le foreste imbalsamate") e ancomelodia che sentiamo in orchera nel terzo atto, nel duetto di Aistra in "O cieli azzurri". Una meda e Radames, dove la schiava
lodia che ritorna sempre su se
etiope immagina i paesaggi là
stessa e che ci ricorda vagamenfra le foreste vergini come luote nel suo andamento il canto
Pierluigi Petrobelli
ghi desiderati».
gregoriano.».
è nato a Padova
C'è un momento di verità
E l'aspetto rituale?
nel 1932. Dal 1980
nell'opera?
«Aida è carica di ritualità muè direttore dell’Istituto
«Uno solo, nel finale. La casicale che si estrinseca al massiNazionale di Studi
tarsi perché è solo in un monmo nella seconda scena del priVerdiani. Fa parte del
do dell’aldilà che si realizza la
mo atto quella della consacraComitato editoriale
felicità di Aida e Radames».
zione, e nella prima scena del
per l’edizione critica
Ci sono pagine marziali,
quarto atto, quella del giudizio.
delle opere di Verdi
appassionate, poetiche, vioLa ritualità si manifesta attraver(Chicago e Milano).
lente.
so una triplice iterazione di una
stessa idea».
Quanto deve Verdi al Grand Opéra?
«Molto. Non dimentichiamo che Aida è stata composta dopo numerose esperienze di trasposizione e di composizione delle sue opere
per la scena francese. "I Lombardi" del 1847 diventano "Jerusalem". In sei anni Verdi scrive
"Les Vêspres siciliennes". E tutti gli adattamenti, come "Trovatore" diventato "Trouvère". E
poi la composizione di "Don Carlos". Tutte
opere pensate e concepite in francese e per il
teatro di Parigi. "Aida" è l’unica Grand Opéra
all’italiana di Verdi nella quale egli rispetta in
parte le convenzioni francesi. Ad esempio, il
balletto del terzo atto che non è lì per far sgambettare le ballerine, ma ha una funzione rituale. Le danze fanno parte integrante della costruzione drammatica.
Le esigenze timbriche e sonore di Verdi
per "Aida" sono frutto della sperimentazione in Francia. Scriveva all’editore Ricordi
chiedendo di cambiare timpani e arpe: "Siamo in Egitto e le arpe lavorano molto". Per
la scena del trionfo fece realizzare a Milano
speciali trombe molto lunghe».
Lei ha fatto una scoperta.
«La descrizione della scena del trionfo con il
re protetto dal baldacchino, scortato dai soldati
carichi di bottino è uguale a quella con cui inizia la "Nitteti" di Metastasio. Verdi commentando il libretto di Aida sosteneva che alcune situazioni non gli erano nuove. Forse pensava proprio a Metastasio».
Laura Dubini
I pannelli
I gioielli
I bassorilievi
Una fase della
decorazione
di uno dei
pannelli della
scenografia a
piani sfalsati
Gli accessori
dei costumi.
Gli scenografi
hanno usato
2oo chili di
polvere d’oro
La rifinitura
delle
decorazioni
realizzate,
come le sfingi,
in vetroresina
I
N UMERI
7000
Sono i metri di tubi di
plastica impiegati per offrire
un particolare effetto visivo
agli spettatori: di color oro,
argento e bianco, si
muovono orizzontalmente
davanti alle quinte e ai
fondali filtrando in modo
impercettibile la scena.
Questo «gioco di tubi»
serve ad aumentare la
profondità e ad impreziosire
ulteriormente l’allestimento
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Sono i metri cubi
di legname utilizzato
per costruire saliscendi,
scale e pedane. Oltre
al piano palcoscenico, la
scenografia sfrutta infatti
una serie di piani sfalsati su
cui si muovono artisti, coro
e ballerini. Per realizzarla ci
sono voluti 4 mesi e mezzo
e il lavoro di 10 scenografi,
5 scultori e una squadra
di 30 costruttori
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Alla prova generale
Una scena del primo atto con Idiko Komlosi, Amneris,
e Roberto Alagna, Radames (foto Marco Brescia)
È l’altezza in metri delle tre
sfingi in vetroresina che
compaiono nella scena del
Nilo, nel primo e nell’ultimo
atto. Con lo stesso
materiale - ce ne sono
voluti 500 chili - sono stati
realizzati anche i bassorilievi
e il fondale che completano
la sceneggiatura. I
costruttori hanno impiegato
20 metri cubi di polistirolo
e 1200 chili di colla vinilica
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