della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 21 gennaio 2012 - € 1,20
Europa
5
Mondo
3
7
Como
17
Sondrio
Ridurre del
50% gli sprechi
alimentari
Haiti, due anni
dopo continua
l’emergenza
“Casamica”,
la vita continua
oltre il carcere
Nuova giunta
provinciale.
Escluso il Pdl
l voto dell’EuroparA
lamento una risoluzione contro lo spre-
onostante i “donaN
tori internazionali”
molti vivono ancora in
guardo dentro gli
S
spazi di accoglienza realizzati 7 anni fa ad
l presidente MasIpresentato
simo Sertori ha
il nuovo
co di cibo.
Editoriale
Ecumenismo
di ieri e di oggi
campi profughi.
Albate.
esecutivo.
Camerun. Coltivando semi di futuro
di don Angelo Riva
L
’
annuncio della prossima
beatificazione di Nicolò Rusca –
arciprete di Sondrio martirizzato
dai protestanti nel 1618 – si
abbina, in questi giorni, alla settimana
ecumenica di preghiera per l’unità dei
cristiani. A prima vista un frontale, più
che un affiancamento. Un martirio per la
fede (cattolica) e la preghiera per l’unità
delle diverse confessioni cristiane. Eppure
proprio da questo ardito accostamento
possiamo trarre preziosi insegnamenti.
Un primo spunto concerne la bellezza e
la vitalità della Chiesa, che dopo secoli di
lotte fratricide ha di nuovo imboccato la
strada del dialogo. Comprensibilmente uno
sguardo “laico” sulla storia della Chiesa
ha di che rimanere perplesso, a mettere
insieme l’attuale sensibilità ecumenica con
il periodo livido e corrusco delle guerre
di religione, che proprio nella Valtellina
del ‘600, cattolica e dominata dai Grigioni
protestanti, ha conosciuto uno dei teatri
più cruenti. Non così però lo sguardo
“credente”, che anzi intravvede in questa
“evoluzione” il mistero della Chiesa santa,
capace di solcare i secoli ringiovanendosi,
a partire dai suo stessi limiti, verso una
fedeltà più piena al suo Signore. “Corpo
inquieto” (don Xeres) ma vitale, la
Chiesa, capace di non farsi intrappolare
nei colli di bottiglia della storia.
Ma da questo accostamento siamo invitati
anche a cogliere il senso profondo del
dialogo ecumenico. Per riconoscere che
l’ecumenismo è in primo luogo un fatto
di conversione: ricentrarsi tutti sull’unico
Signore, e riconoscere con umiltà le volte in
cui la caligine dell’argilla creata abbia finito
per spegnere il suo Spirito. Nella vicenda
Rusca toccò ai protestanti, ma quante altre
volte le parti si sono tragicamente invertite?
Soprattutto, però, quel martirio di ieri ci
viene a ricordare che l’ecumenismo di oggi
ha poco da spartire con le buone maniere,
il bon ton ecclesiastico, il “politicamente
corretto”, o quella melassa gelatinosa di
buonismo impropriamente cucita addosso
all’evangelico “non giudicare”. Dialogo
ecumenico non è oblìo della verità, né
abdicazione dalle proprie ragioni, né messa
fra parentesi delle differenze che di fatto
ancora esistono. Semmai è riconoscere
che la Verità, che ciascuno legittimamente
ritiene di stringere, è comunque sempre
più grande, ed è anzitutto da ascoltare, più
che urlare alle orecchie dell’altro; e che, in
ogni caso, una verità ridotta a randello non
può che essere camuffamento e parodia
tragica della verità cristiana. Ecumenismo
è riconoscere che, se pur diversi e divisi
su molte cose, esistono frammenti
dell’Evangelo che alcune tradizioni separate
hanno saputo custodire con singolare
purezza: così è del primato della Parola di
Dio nella tradizione protestante; oppure il
primato della grazia nell’agire sacramentale
proprio della tradizione ortodossa; ma
anche, ce lo si consenta, la custodia
dell’intero tipico della tradizione cattolica
rispetto ad altre confessioni (a nostro
parere) più povere, o meno ricche, della
nostra. Perle teologiche e doni spirituali
da condividere al di là delle differenze, e
non più motivo di rottura e vicendevole
scomunica. Insomma, continui il dialogo
ecumenico. E stasera, prima di andare a
nanna, tutti un Gloria al (futuro) beato
Rusca.
è rientrata in Italia sabato
14 gennaio, dopo un lungo
trasferimento attraverso il Ciad
e uno scalo aereo in Etiopia,
ad Addis Abeba, la delegazione
della diocesi di Como, guidata
dal vescovo Diego, in visita alla
missione diocesana di MaruaMokolo e ai nostri fidei donum. La
visita è servita anche per incontrare
il vescovo Philippe Stevens,
le comunità locali e le attività
sostenute dalla nostra diocesi. 15
Cultura
Perché non possiamo
non dirci cristiani
8
Chiesa
13
La parola sostentamento
di vita
Como
20
Il sociale entra in rete.
Un portale provinciale
Sondrio
33
Da Tirano a Poschiavo
per il culto ecumenico
A colloquio con
padre raniero
cantalamessa
29
Idee e opinioni
2 Sabato, 21 gennaio 2012
I
l libro mette in scena il
personaggio Giona con
il quale Dio intesse un
viaggio-dialogo. Opera
breve, esempio magistrale di arte
narrativa e di densità teologica. Il
nostro protagonista si presenta:
“Sono ebreo e servo il Signore,
il Dio del cielo, che ha fatto il
mare e la terra”. Servire Dio, per
un ebreo, significa riconoscere in
Jahvé il vero Dio. Ma -e sta qui il
dramma di Giona- nel momento
in cui Giona confessa la propria
religione e l’attaccamento al vero
Dio, egli dimentica di essere in
uno stato di ribellione proprio
nel confronti di questo Dio,
anche se alla fine egli afferma:
“so che tu sei un Dio di tenerezza
e di bontà”, raggiungendo così la
rivelazione del volto profondo
dell’essere e dell’agire di Dio. Il
nostro “eroe” confessa che né
la potenza, né la santità sono
le ultime parole su Dio, ma
solamente la tenerezza e la bontà.
Eppure Giona non comprende
l’agire misericordioso di Dio
verso Ninive. L’interrogativo
✎ FUORI DAL CORO |
di Arcangelo Bagni
In compagnia di Giona: quando la novità
apre verso orizzonti inattesi e non compresi
che sorge alla fine del racconto
potrebbe essere così espresso:
accetterà Giona il volto di un Dio
che esiste così come egli è e si
fa conoscere nelle sue azioni?
Un interrogativo che chiama in
causa tanto Giona quanto Dio.
La vicenda di Giona manifesta
che l’intenzione e il volere di Dio
di fronte alle nazioni sono una
preoccupazione, un’intenzione,
un volere di salvezza. Quello che
Jahvé è per Israele lo è anche
per le nazioni: egli sarà per
esse ugualmente il salvatore.
La prospettiva teologica è
straordinaria. Nessun giudeo
negherebbe che l’azione di Dio
si estenda alle nazioni: che
Dio sarebbe, infatti, un Dio dai
poteri limitati? Ma, quale azione
Jahvé potrebbe esercitare nei
confronti di Ninive e dei pagani
se non un’azione di giudizio? I
giudei si attendevano per Ninive
-simbolo del paganesimo e della
forza brutale- una vendetta
all’altezza dei crimini compiuti.
L’audacia del libro di Giona
sta nel presentare una tesi ben
diversa: il Dio d’Israele non si
presenta come il Dio che vendica
il suo popolo, ma come il Dio di
salvezza anche per Ninive. Dio è
salvezza per Ninive come lo è per
Israele! In Israele non si faceva
fatica ad ammettere che Jahvé
fosse buono, tenero, lento alla
collera e pieno di misericordia,
ma verso Israele! Come si poteva
ammettere che Jahvé fosse
tutto ciò anche per le nazioni
pagane e per le stesse nazioni
nemiche di Israele? Ma Dio non
agisce in base al fatto che gli
uomini sono giusti o peccatori!
Il Dio di Giona agisce per bontà
e per misericordia verso gli
esseri viventi perché, nella sua
bontà, egli è fatto così: amore
sconfinato, dono di salvezza per
tutti. Il Dio di Israele -grande e
potente, liberatore e creatorenon è presente solo a Israele
nella Scrittura e nel Tempio; egli
si fa presente a tutto il cosmo
e a ogni uomo: la rivelazione
di Dio abbandona il Sinai e
Gerusalemme per manifestarsi ad
ogni uomo. Là dove la salvezza è
assolutamente gratuita nessuno
può rivendicare un qualsiasi
diritto su di essa. Se Dio solo
salva -perché egli è amore
ostinato e infinita tenerezza, e
senza che l’uomo possa vantare
alcun diritto- non possono
esserci frontiere tra gli uomini. Il
libro di Giona non arriva a tanto.
Non poteva. Prepara tuttavia
la via a questa rivelazione. Di
fronte all’annuncio di Gesù di
Nazaret (Dio ama gli uomini
incondizionatamente) molti
si sono scandalizzati come si
scandalizzò Giona. Ma è proprio
la radice di questo scandalo che
va compresa: chi si scandalizza
pretende un dio per se stesso;
il Dio di Gesù, invece, è un Dio
per tutti! Il cammino di Giona
non è forse l’itinerario a cui tante
comunità cristiane sono chiamate
per uscire da uno stagnante
narcisismo ecclesiale e incontrare
i “lontani” che spesso sono più
“vicini” dei vicini?
QUELLA SANA IRONIA | di Leo Gabbi
Cent’anni di “Guerin Sportivo”
È
stato per molti una
da formare nel lettore quella
Tra i suoi lettori anche
scuola, per altri un
coscienza critica fondamentale
personaggi “insospettabili”, per distaccarsi dalla faziosità.
punto di riferimento
insostituibile
Così su certi “Guerini” d’epoca
come Paolo VI. Fedele
nel panorama calcistico
era facile trovare campioni del
compagno di viaggio
nazionale. Per l’appassionato
giornalismo anche non sportivo,
per molti appassionati
di calcio, ma anche per
come Indro Montanelli o Camilla
l’addetto ai lavori o giornalista,
Cederna, Oreste Del Buono e
il “Guerin Sportivo” che in questi giorni compie
Stefano Benni, tanto per fare qualche nome.
cent’anni è stato fedele compagno di viaggi di mille
Poi il gotha della professione a cominciare
avventure. Con la “Gazzetta” rappresenta, per milioni di naturalmente da Giuan Brera, fino al suo allievo
lettori, uno strumento di piacere o di lavoro, a seconda
più illuminato, Gianni Mura, passando dallo
dell’interessato, da cui per anni, soprattutto quelli che
st orico direttore Italo Cucci che impersona la
vanno dal 1960 al 1990, non si poteva prescindere.
competenza garbata, mai prevaricatrice anche
Per l’accuratezza delle sue analisi, per la firma dei
sugli argomenti più spinosi.
suoi giornalisti, per l’equilibrio delle sue disamine,
Uno stile unico, sottolineato dall’interessamento
per gli aspetti oltre che tecnici, anche umani che
di personaggi insospettabili, come papa Paolo
accompagnavano il mondo del pallone e non solo.
VI, che da lettore ne sottolineava l’ironia
Oggi, nell’era di Internet e della pay-tv che t’informa
spiegando come il “Guerin Sportivo” fosse
no-stop sull’andamento del calcio 24 ore al giorno,
“come Giovenale, che castigat ridendo mores”.
questo aspetto romantico che il “Guerin Sportivo”
Per decenni si guardava al “Guerino” come
proponeva, può sembrare “vintage”, eppure è un
laboratorio di idee, fucina di provocazioni, in
patrimonio che rischiamo di perdere a causa di
cui prima della tv venivano disegnate le moviole delle
un’informazione onnivora ma meno umana. Invece il
azioni incriminate, mentre il conte Carlo Rognoni,
“Guerino”, che nacque nella Torino d’inizio Novecento,
ben prima della saga biscardiana, inaugurava il suo
ma che poi si trasferirà in quella Bologna dotta e
processo al calcio.
competente, che ancora “faceva tremare il mondo”,
Grandi battaglie ideali ricordava in un bell’articolo
ha sempre avuto i connotati di una disarmante ironia,
giorni fa “La Stampa” ma, nel “Guerino”, “anche tanto
condita da un modo completamente libero di valutare
sarcasmo e curiosità, oltre che un rapporto costante
eventi e personaggi, senza i condizionamenti che
con i lettori. Brera, il direttore più famoso, con la sua
invece hanno spesso “contaminato” altre testate.
rubrica di posta l’Arcimatto, e un intellettuale grande e
Essendo una palestra libera, tutti i grandi polemisti
“disorganico” come Bianciardi per anni sul “Guerino”
di ogni epoca vi hanno trovato naturale rifugio, così
hanno dialogato con il pubblico mescolando sport
e società, Helenio Herrera e Garibaldi, Concetto Lo
Bello e “l’immortalità dell’anima”. Oggi l’influsso del
“Guerino” sul palazzo del calcio si fa meno sentire
e ce ne siamo accorti: è tutto una congiura, uno
scandalo, una polemica giocata solo per interessi
economici, mentre anche il tifoso risente di questo
clima avvelenato. Come sarebbe bello che lo sport, e il
calcio in primis, tornasse ai suoi antichi valori, senza
arrendersi incondizionatamente alle lusinghe di paytv, sponsor e show business: forse chiediamo troppo,
basterebbe riuscisse ancora a farci sognare.
◆ L’innocuo di don angelo riva
Quando la storia diventa simbolo
C
i sono fatti della storia che rompono il guscio rigido del “qui e ora” e assurgono, a
volte loro malgrado, a simboli di un’epoca. Uno di questi eventi fu certamente l’affondamento del Titanic, orgoglio della flotta statunitense, salpato nell’aprile del 1912 dal porto di
Southampton per inabissarsi nelle gelide acque
dell’Atlantico al largo dell’isola di Terranova, dopo aver speronato nottetempo un malcapitato
iceberg. Prima di finire immortalato dalla celebre pellicola di Cameron, grazie ai volti di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet e la colonna
sonora di Celine Dion, l’affondamento del Titanic è stato, a suo modo, il simbolo della fine
di un’epoca. La cosiddetta Belle époque, punta
avanzata di un secolo (l’Ottocento) di vigorose
accelerazioni economiche (era ancora la stagione del capitalismo prima maniera), di positivismo scientifico esaltato come nuova religione
(“inaffondabile”, declamava la tronfia pubblicità
del Titanic) e di nazionalismo competitivo che
vedeva le varie potenze gareggiare nel mostra-
re i muscoli (dall’industria ai primi armamenti). Simbolicamente, in quella mattina di aprile,
affogava un mondo di velluti e di raso, e fu come svegliarsi da un sogno. Di lì a poco sarebbe
iniziato, con la Grande Guerra, il terribile Novecento, il secolo della vertigine tecnologica fuori
controllo, il falò dei miti di un’antropocentrismo
ebbro di sé stesso, il “secolo breve” dei conflitti mondiali e dei genocidi di massa. Un sinistro
presagio, in quell’abbraccio gelido fra le acque
mortifere e l’orchestra (ricordate?) che continuava a suonare…
Novantanove anni e nove mesi dopo – quel che si
dice i “corsi e ricorsi” – la storia sembra ripetersi.
La Costa Concordia, fiore all’occhiello dell’omonima compagnia, finisce la sua corsa sulla lama
appuntita di uno scoglio affiorante, al largo (si
fa per dire) dell’Isola del Giglio. Dolore, morte e
distruzione, mentre la Magistratura indaga colpe
e responsabilità. Anche qui qualcuno ha voluto
cogliere qualcosa come un significato simbolico.
La crociera d’inverno, il lusso dei poveri, o per
meglio dire il regalo (forse della vita) che la cosiddetta middle class ritiene di potersi concedere dopo intere stagioni di lavoro e sacrifici. Una
mazzata terribile, nel momento in cui proprio
il ceto medio produttivo del Paese è nel mirino
(non solo lui, naturalmente) della spirale della
crisi economica e delle purghe della manovra.
Un segno, quel naufragio? Proprio nel giorno in
cui una delle tre agenzie internazionali di rating,
la Standard & Poor’s, ha declassato il sistema Italia dalla serie B alla C2 (usando il vecchio calendario calcistico), rifilandoci una bella “b” dopo
che già eravamo a suo tempo scalati dalla tripla
alla doppia “a”. Un presagio, allora, quel relitto
incagliato? Lasciamo il giudizio al futuro. Forse,
molto più modestamente, il naufragio del Concordia viene a dirci di stare sempre e comunque umili di fronte alla vita. E che carte nautiche
aggiornatissime, radar sofisticati e moderni sonar per scandagliare i fondali non potranno mai
rimpiazzare la vecchia, umanissima ma sempre
necessaria prudenza e responsabilità.
Foto AFP/SIR
Attualità
Economia/1. Un appello a Monti da Fnsi e Fisc per evitare
che venga meno il diritto a una vera pluralità di informazione.
Con i tagli all’editoria,
cento giornali a rischio...
“S
tanno morendo cento giornali”,
ma il “pluralismo” è un “bene
prezioso”. Inizia così l’appello al
presidente del Consiglio, Mario Monti,
“per segnalare la drammatica necessità
di risposte urgenti per l’emergenza di
un settore dell’editoria rappresentativa
del pluralismo dell’informazione, un
bene prezioso di cui si ha percezione
solo quando viene a mancare”.
L’appello, sostenuto anche
dalla Federazione italiana
settimanali cattolici (Fisc),
sarà pubblicato domani
dai giornali in crisi. Il testo
integrale su www.fnsi.it.
partire dal 2014. Siamo decisamente
impegnati a sostenere una riforma.
Con il sottosegretario in carica fino
a pochi giorni fa, Carlo Malinconico,
era stato avviato un percorso di
valutazione delle possibili linee di
iniziative. è indispensabile riprendere
questo dossier al più presto”. “Il nostro
– si scrive nell’appello - è un vero
Sos che riguarda sia le procedure
Rischio chiusura
Ormai, si legge nell’appello,
“queste aziende non sono
in grado di programmare la
propria attività, rischiano di
dover a fine mese sospendere
le pubblicazioni e anzi
alcune hanno già chiuso i
battenti. Si tratta dei giornali
gestiti in cooperative
espressioni di idee, di filoni
culturali politici, voci di
minoranze linguistiche, di
comunità italiane all’estero,
no profit per i quali esiste
il sostegno previsto dalla
legge per le testate non
meramente commerciali,
ma per le quali oggi non ci
sono garanzie sulle risorse
disponibili effettivamente per il 2012”.
C’è inoltre “un’urgenza nell’urgenza:
la definizione delle pratiche ancora
in istruttoria per la liquidazione dei
contributi relativi all’esercizio 2010
che riguarda una trentina di piccole
imprese”. In assenza di atti certi su
questi due punti “sta diventando
pressoché impossibile andare avanti,
mancando persino gli elementi per
l’accesso documentario al credito
bancario”.
Lanciato un «sos»
“Nell’ancora breve, ma intensa, attività
del suo Governo – prosegue l’appello -,
non è mancata occasione per prendere
atto della domanda di garanzie per il
pluralismo dell’informazione, anche
nella fase di transizione verso il
nuovo quadro di interventi previsto a
U
n piccolo cambiamento
che però rivoluzionerà
consolidate abitudini per
circa 450 mila pensionati italiani,
quelli che la pensione appunto
la incassavano in contanti.
Dal prossimo 7 marzo (chissà
perché poi il 7 marzo...) non si
potranno più fare pagamenti in
contanti per una cifra superiore
ai mille euro. Ciò appunto
significa che gli anziani di cui
sopra, dovranno comunicare
entro febbraio all’Inps o agli altri
enti pensionistici un numero
di conto corrente, o del libretto
postale, o della carta ricaricabile
su cui vorranno farsi accreditare
l’importo.
Direte: non cascherà il mondo.
Quello no, ma per moltissimi
scaturiranno non pochi problemi.
E la questione non riguarda solo
i pensionati sopra i mille euro –
detti “i beati” –, ma in realtà una
platea ben più vasta di italiani:
chiunque riceva un’indennità (es.
cassa integrazione) superiore ai
mille euro, ora in contanti; così
come tutti quei pensionati che
amministrative in corso, da sbloccare,
sia la dotazione definitiva per l’editoria
durante il 2012. Il Governo ha già
preso atto dell’insufficienza dello
stanziamento risultante da precedenti
manovre sulla spesa pubblica e ha,
perciò, condiviso una norma, approvata
dal Parlamento, che include l’editoria
tra i soggetti beneficiari del cosiddetto
‘Fondo Letta’ della presidenza del
Consiglio dei ministri per l’integrazione
di questa somma con un prelievo (cifra
ancora indeterminata)”.
Operare in equità
“Ritenevamo e riteniamo – si afferma
nell’appello - che il provvedimento
sulle ‘Proroghe’, divenuto frattanto
‘proroghe’, possa e debba contenere
le misure opportune per stabilire
l’impegno finanziario dello Stato
durante il 2012. Siamo dell’avviso che
sia indispensabile la destinazione
da tale Fondo di una somma non
inferiore a 100 milioni di euro, al
fine di assicurare alle testate del
pluralismo dell’informazione non
meramente commerciale, le condizioni
minime di sopravvivenza, nelle
more di un riordino del sistema di
interventi per il quale ci sentiamo
solidamente impegnati”.
Si tratterebbe “di operare
in una linea di equità,
analogamente a quanto
già fatto dal Governo
per Radio Radicale,
verso l’indispensabile
costruzione di un nuovo
e più chiaro modello di
intervento. Condividiamo
nettamente l’idea che i
contributi debbano sempre
più essere misurati sulla
base dell’impiego dei
giornalisti e dell’effettiva
diffusione delle testate
e che sia davvero
‘impensabile eliminare
completamente i contributi
che sono il lievito di quella
informazione pluralistica
che è vitale per il Paese’,
come ella ha recentemente
dichiarato in sintonia con
una risposta che il capo
dello Stato diede tre mesi
fa a un appello dei direttori
dei giornali”.
Necessaria
una risposta tempestiva
“Grati per l’attenzione - d’intesa
con Fnsi, Sindacati dei lavoratori,
Associazioni di Cooperative del
settore (come Mediacoop, Fisc e
Federcultura/Confcooperative),
giornali di idee, no profit, degli italiani
all’estero, delle minoranze linguistiche
Articolo21, e Comitato per la Libertà
dell’informazione - vogliamo aver
fiducia che una puntuale e tempestiva
risposta eviti la chiusura di molte delle
nostre testate e la perdita di migliaia di
posti di lavoro tra giornalisti e lavoratori
del nostro sistema e dell’indotto.
Se i nostri cento giornali dovessero
chiudere nessuna riforma dell’editoria
avrebbe, ovviamente, più senso”.
✎ economia/3 |
Sabato, 21 gennaio 2012
■ Economia/2
In attesa del Consiglio
Europeo del 30 gennaio
La crisi ha raggiunto “dimensioni
sistemiche”, la situazione è
“gravissima”, eppure l’Europa ha le
potenzialità per far fronte all’emergenza,
purché si passi dalle parole ai fatti,
in particolare per quanto riguarda il
rafforzamento del fondo salva-Stati,
la governance condivisa, le azioni
per la crescita. Mario Draghi, da
poco alla guida della Banca centrale
europea, intervenendo il 16 gennaio
all’Europarlamento nella sua altra veste
di presidente dello Esrb (European
Systemic Risk Board), ha messo in
guardia i politici Ue: “Bisogna attuare
tempestivamente le decisioni che
sono state assunte al vertice europeo
di dicembre”, soprattutto per quanto
attiene il fondo per la stabilità
finanziaria dell’Eurozona.
Draghi ha insistito sulle misure per il
rigore e il controllo dei bilanci nazionali,
e più ancora ha premuto l’acceleratore
su quelle per “favorire la crescita e
l’occupazione”, perché “stabilità e
crescita devono procedere assieme e
sostenersi reciprocamente”. Draghi – che
è più volte entrato negli aspetti tecnici
delle questioni sollevate dai membri
della commissione affari economici del
Parlamento di Strasburgo – ha messo in
guardia da una sopravvalutazione dei
pronunciamenti delle agenzie di rating
(“non possono essere il nostro unico
metro di giudizio”), rimarcando inoltre
le ricadute sull’economia reale delle
decisioni assunte, e di quelle mancate, a
livello nazionale e comunitario.
Nel suo intervento, il presidente del
Comitato per il rischio sistemico
ha ricalcato le posizioni assunte lo
stesso giorno da Herman Van Rompuy,
presidente del Consiglio europeo, e
da Mario Monti, premier italiano, che
si sono incontrati a Roma. Anche in
questo caso le preoccupazioni per il
debito sovrano e la stabilità dell’euro si
sono accompagnate al binomio rigorecrescita; e, sullo sfondo, è affiorato il
tema della governance insufficiente per
far fronte, insieme, a sfide di portata
globale. I prossimi giorni saranno
determinanti per verificare la capacità
di risposta dell’Europa, e la prima
“cartina al tornasole” è legata alla
definizione del “patto di bilancio” deciso
a dicembre da 26 Paesi dell’Unione
(il Regno Unito si è autoescluso), il
quale passa questa settimana al vaglio
del Parlamento europeo, la prossima
settimana approderà all’Eurogruppo
per poi giungere al centro delle
trattative del Consiglio europeo del
30 gennaio. Ancora 15 giorni di
passione per l’Eurozona e per le sorti di
imprese, banche, lavoratori, famiglie e
consumatori che da dieci anni hanno in
tasca l’euro.
GIANNI BORSA
di Nicola Salvagnin
Novità nel pagamento delle pensioni:
senza contanti e con gli occhi ben aperti
“godono” di un trattamento ben
più basso, ma che raddoppia a
dicembre per la liquidazione
della tredicesima.
Insomma: conto corrente o
libretto da comunicare al più
presto. In teoria entro il 29
febbraio prossimo, in pratica
ben prima per non rischiare di
attendere oltremisura la propria
pensione, causa intasamento
degli uffici previdenziali,
sommersi di dati da inserire nei
database.
Si diceva dei problemi che una
simile norma, voluta dall’ultima
manovra governativa per
consentire una “tracciabilità”
digitale delle somme superiori
a mille euro (per combattere
l’evasione fiscale, insomma),
creerà a molti pensionati,
soprattutto i più anziani.
Cioè quelli meno avvezzi a
destreggiarsi tra banche e
conti correnti e – soprattutto –
bancomat touch screen e pin
da memorizzare. Quelli che
facevano vari mucchietti con
i soldi incassati (questo per
l’affitto, questo per la badante...)
riuscendo così a tenere sotto
controllo le spese molto più
facilmente che tramite estratti
conto o visure bancomat.
Se un conto corrente bancario
o postale, o un libretto
nominativo ce l’hanno già,
basterà comunicare attraverso un
apposito modulo gli estremi dello
3
stesso all’Inps et similia (in teoria
anche in via telematica, anche
se a tutt’oggi il sito dell’Inps
non è ancora attrezzato: quindi
fila agli uffici provinciali). Se ne
hanno uno co-intestato, va bene
lo stesso; quindi si può anche
utilizzare quello del coniuge o del
figlio, basta aggiungervi il proprio
nominativo.
Altrimenti occhi aperti nel
valutare le tante offerte che
stanno maturando proprio in
queste settimane da parte di
Banche e Posta per accaparrarsi
questa platea di clienti che certo
non hanno grandi patrimoni, ma
di questi tempi... meglio più che
meno. Tra l’altro gli interessati
dovranno stare un po’ attenti
ai costi dei prodotti offerti,
problema che appunto prima
non c’era con il contante dato
in mano. E pure in questo caso
non sarà facile per i più anziani
destreggiarsi tra interessi attivi e
passivi, imposte di bollo e costi di
tenuta conto.
L’Inps dal canto suo sta spedendo
450 mila lettere per avvisare
dell’irreversibile cambiamento
(chi non si adegua, non incasserà
più la pensione) e si è dotata
di un numero verde – 803.164)
attivo dal lunedì al venerdì dalle
8 alle 20, e il sabato dalle ore
8.00 alle ore 14.00. I sindacati dei
pensionati e i vari patronati sono
già attrezzati per fornire consigli
e, magari, pure una mano.
Irrilevante, infine, appare la
motivazione della maggior
sicurezza che ci sarebbe per i
pensionati all’uscita degli uffici
postali, prede di delinquenza
varia. L’ultima rapina di
questo tipo si è conclusa con il
malvivente indignato dall’esiguità
della pensione, rimpinguata da
una sua piccola offerta...
Italia
4 Sabato, 21 gennaio 2012
■ Il Belpaese
Una lettura disincatata
della situazione italiana
Nella dichiarazione della Commissione
degli episcopati della Comunità europea
si legge: “C’è bisogno di una comunità di
solidarietà e di responsabilità per dar vita
all’economia sociale di mercato”, la quale
deve essere “altamente competitiva”.
Programma esaltante, ma come tradurlo
nel vissuto quotidiano dell’economia e
della finanza? Viene inoltre ricordato che :
“tutte le decisioni economiche hanno una
conseguenza morale”, quindi i cattolici
non possono essere insensibili o estranei
a dette decisioni. Ritengo ricordare che,
nel Mondo, della politica, dell’economia,
della finanza, vi sono e vi saranno sempre,
grano e zizzania, fra loro mescolati
(Matteo, 13 24-43).
I disincantati sanno che guerre, crisi
economiche, ingiustizie, disordini sociali,
truffe finanziarie e così via, esistono da
sempre. L’attualità si distingue dal passato
per il fatto che le società occidentali
sono diventate materialiste e agnostiche.
Hanno relativizzato i valori, le culture, gli
stili di vita, assoggettando le strutture
economiche, politiche e sociali a idee di
riferimento avverse a Cristo Redentore.
“Oggi manca un metro per valutare ciò
che è bene o ciò che è male, il vero e
il falso”. Quanto dianzi detto non deve
far concludere che il male continuerà a
travolgerci. Prima di iniziare l’esame di
fatti di rilievo, ricordo che Dio è Logos,
ragione, verità e ordine, ossia il contrario
del Caos, del disordine, della menzogna
e della violenza. Tenterò di esaminare
gli avvenimenti della vita politica e
finanziaria, secondo ragione, verità e
ordine e con occhio volto al futuro.
Inizio analizzando il contesto in cui
opera il governo Monti. Non credo si
possa parlare di “democrazia sospesa”,
ma manco si può evitare di ricordare
che stiamo vivendo un momento di
crisi: della democrazia parlamentare
e dei partiti politici. Agli smemorati
ricordo che sessant’anni fa, i costituenti
inserirono nella nostra Carta una specifica
forma di democrazia, che si sostanziava
nell’assoluta centralità del Parlamento, il
cui potere è legittimato dalla sovranità
popolare. Da anni siamo in presenza di
un continuo declino del Parlamento, ma
contrariamente a quanto è avvenuto in
altri Stati, ove si è deciso di passare
a forme di democrazia presidenziale o
semipresidenziale, noi abbiamo deciso di
fingere di essere, tuttora, in una forma
di classica democrazia parlamentare.
Piaccia o non piaccia, viviamo l’esperienza
di un governo di “tecnici” in libertà
condizionata, perché ostaggio di partiti,
responsabili, in larga misura, del crollo
economico e democratico italiano. Alla
prossima per continuare l’esame dello
scenario del Belpaese.
GIANNI MUNARINI
◆ All’Isola del Giglio
Naufragio
Concordia:
buio improvviso
A
ffonda una nave da crociera e, per certi
versi, ci ritroviamo tutti un po’ più fragili e indifesi. Quello che è avvenuto
davanti all’isola del Giglio, con la Costa Concordia drammaticamente adagiata in mare e
la tragica conta di morti, feriti e dispersi, colpisce fortemente tutti. I primi racconti dei
protagonisti e i primi resoconti dei cronisti
usavano un’immagine scolpita nell’immaginario collettivo: quella del Titanic. Non siamo
di fronte a un disastro delle stesse dimensioni,
tuttavia anche la perdita di una sola vita umana è insopportabile. Il bilancio, per ora, è di
sei morti e di numerosi dispersi, per i quali ci
si augura il meglio, ma con il passare delle
ore l’angoscia, in tutti, sale. Colpisce l’accaduto, per i suoi forti contrasti. Da una
parte, la crociera, la vacanza galleggiante:
luci, gioia, risa, benessere, la vita. Dall’altra, il buio e il terrore del naufragio, l’acqua gelida, il panico, la morte. Scene che
si sovrappongono e che fanno pensare,
tra l’altro, a ben altre situazioni di naufragi disperati, cui ci ha abituato purtroppo
la cronaca: barconi di migranti, carrette
del mare alla deriva tanto diverse dalla
super imbarcazione da crociera, piena di
tecnologia e potenza. Eppure come sem-
brano simili le grida di aiuto delle persone, la
paura, l’impotenza, i pianti di uomini, donne
e bambini. Quanto assurda ci appare la conversazione telefonica del comandante con la
capitaneria... Si assomigliano anche i tanti gesti di solidarietà che hanno illuminato questa
notte di tragedia. Il prodigarsi dei soccorritori
e la reazione disponibile di tanta gente sull’isola del Giglio e non solo, le coperte, l’offerta
di un tetto, di attenzione e di vicinanza a chi
soffre e ha paura. L’impegno spontaneo per
aiutare, e anche la preghiera – perché no? –
che certo non è mancata per le vittime e per
chi è tribolato. Vicinanza e solidarietà.
Da Giorgio Napolitano un monito contro i condizionamenti
Una volontà comune
S
e le agenzie di rating fanno il
proprio “mestiere”, i decisori politici,
di livello nazionale ed europeo,
devono fare ciò che loro compete.
Standard and Poor’s declassa Francia
e Italia, Spagna, Austria e Portogallo
ritenendo insufficienti le misure di
rilancio economico? Gli Stati devono
allora serrare i ranghi, mostrando
determinazione per un’azione comune
che confermi l’obiettivo del rigore nei
bilanci nazionali e cerchi vie praticabili
per rilanciare e sostenere la crescita.
Il downgrade “di massa” che, quasi a
orologeria, scatta mentre in Europa
26 paesi stanno scrivendo il nuovo
trattato per salvaguardare i bilanci
(fiscal compact), suona come un nuovo
campanello d’allarme per i palazzi della
politica. Purtroppo i giudizi sul rating
hanno anche ricadute “reali”, ma in
questa fase essi significano soprattutto
che i mercati non si fidano della volontà
di risposta dell’Eurogruppo e dell’Unione
europea nel suo complesso. Per questo
occorre accelerare sul trattato e terminare
i balletti attorno al fondo salva-Stati e
quelli sui poteri della Bce. L’euro è la
moneta di 17 Stati e di oltre 300 milioni
di cittadini: non ci si scherza e nemmeno
è possibile lasciare intravvedere un
ritorno alle monetine di ciascun paese e
neppure il default di un socio membro.
Il messaggio delle arcigne agenzie
specializzate è poi un richiamo contro
le pur comprendibili prudenze di alcuni
leader e contro i particolarismi: la
Germania della Merkel deve dimostrare
di credere fino in fondo alla moneta unica
e al proprio ruolo di motore europeo; in
Francia bisogna alzare lo sguardo oltre le
ormai imminenti elezioni presidenziali;
l’Italia deve convincersi di aver bisogno
di una cura da cavallo per ripartire… Per
non parlare di Grecia, Spagna e altri Stati,
fino al Regno Unito, che porta la macchia
di aver rotto al summit di dicembre la
solidarietà europea. Le prossime saranno
(ancora una volta) settimane decisive
per l’economia e la politica europea. Il
presidente del Consiglio Ue, Herman
Van Rompuy, lunedì 16 gennaio ha
fatto tappa a Roma. Quindi a Strasburgo
l’Europarlamento e la Commissione
analizzeranno insieme le sfide in atto (a
cominciare dal “patto di bilancio”). Poi
sarà la volta dell’Eurogruppo (23 gennaio)
per giungere al Consiglio europeo di fine
mese. Ogni tappa dovrà dimostrare che si
è imboccata una volta per tutte la strada
per uscire dalla crisi, avendo ben chiari
gli interessi dei cittadini. Ancora una volta
il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano indica all’Italia e all’Europa
la via da intraprendere. In un messaggio
afferma che “la crisi economica e
finanziaria globale ha trovato le istituzioni
europee ancora condizionate da limiti
del passato”. Dunque “le profonde
trasformazioni in corso su scala mondiale
evidenziano l’urgenza per l’Europa di
mettere in campo la più forte volontà
comune nel procedere senza esitazioni
sulla via dell’unità politica e dell’effettiva
unione economica”. È il compito della
politica, con la “P” maiuscola. (G.B.)
Non allontanarsi dalla realtà. I fondi, nella scuola, servono anche per la quotidianità...
Progetti, idee, provocazioni di un’insegnante
S
ul “Corriere” di venerdì scorso, Tullio
Gregory, in un commento, invitava i politici italiani ad andare al mercato, quello vero, quello rionale. Per capire come vive
la gente ed evitare il pericolo sommo di una
politica avulsa dalla vita dei cittadini. È un rischio reale quello della distanza tra la gente
comune – diciamo così – e chi governa, chi
amministra. Tra gli altri, invitava il ministro
dell’Istruzione a recarsi nelle scuole, anche
in modo informale, “per visite amichevoli e
improvvisate”, per avere del mondo scolastico “una visione più realistica”. Questo pensiero si accompagna ad altri che vengono da
notizie di questi giorni, legate alla scuola. La
prima, provocatoria, riguarda una insegnante precaria sarda che ha deciso di vivere nel
cortile della scuola di Oristano, dove lavora
come supplente. La scuola non la paga e lei,
non avendo più soldi per la benzina, necessaria per il trasporto casa-scuola, ha deciso
di diventare una ‘‘insegnante a chilometri
zero’’. ‘«Avevo solo due possibilità – spiega la
donna, 40 anni e madre di due figli piccoli –,
rinunciare alla supplenza o tagliare le spese
di trasporto». Non è un caso isolato, o nuovo. Succede non di rado che ci siano precari
in attesa di stipendio per mesi e si possono
immaginare le conseguenze sulla vita personale e sociale. Un altro flash viene invece dai
comunicati stampa del ministero, impegnato certo a migliorare la scuola. E così si legge
che parte il progetto “Scuola in chiaro”, per
maggiore trasparenza e informazione alle famiglie: tutti i dati sul web, facilità di accesso,
iscrizioni on line. Oppure che il ministro Profumo ha incontrato il vicepresidente vicario
del Parlamento europeo, Gianni Pittella, per
mettere a fuoco “alcuni dei possibili interventi di modernizzazione del sistema-Paese”. E
si è parlato dei “programmi europei per l’attuazione dell’Agenda digitale, l’introduzione
dell’insegnamento dell’educazione civica e
del diritto comunitario nelle scuole, l’accre-
scimento delle competenze linguistiche dei
giovani, l’educazione al corretto utilizzo di
internet nello studio”. Tutte cose giuste, “per
un’altra generazione”, verrebbe da pensare,
ironicamente, citando Gaber. Già, perché va
bene lo sviluppo, assolutamente necessario,
ma come la mettiamo con chi non prende lo
stipendio? Forse le risorse, che sono poche e
andrebbero potenziate, bisogna indirizzarle
meglio. Ecco il “mercato” di Gregory: la vita
reale potrebbero dare indicazioni significative a chi governa: prospettive ed emergenze.
Non si tratta, certo, di deprimere gli slanci e la
modernizzazione, ma un sano bagno di realtà, tra istituti magari con un’edilizia precaria e
dotazioni informatiche non all’altezza, per accennare a qualche altro problema, può far riflettere una volta di più sull’urgenza, concretissima, di reperire risorse e indirizzarle bene.
Per permettere davvero alla scuola italiana
– che già spesso fa miracoli – di volare alto.
ALBERTO CAMPOLEONI
Europa
Europarlamento. Al voto una risoluzione contro gli sprechi
“Ridurre del 50 per cento
gli sprechi alimentari”
A fronte di 79 milioni di cittadini
Ue che vivono sotto la soglia di
povertà, migliaia di tonnellate di
cibo sono sprecate ogni giorno
“M
2014: anno contro lo spreco
a presentazione al parlamento europeo della risoluzione
Ll’Italia
contro gli sprechi alimentari rappresenta un successo per
e in particolare per “Last Minute Market” – la società
spin-off della Università di Bologna che dal 2010 ha avviato,
proprio partendo dal capoluogo emiliano, la campagna
“Lotta allo spreco” che si concentra, principalmente su due
settori, lo spreco idrico e quello alimentare. Un percorso che
dovrebbe portare, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, alla
proclamazione del 2014 come “Anno europeo contro lo
spreco alimentare”
entre 79
milioni di
cittadini
Ue vivono
al di sotto della soglia di
povertà e 16 milioni di
persone dipendono dagli
aiuti alimentari delle
organizzazioni di beneficenza”,
in Europa si sprecano ogni
giorno – nelle case, nei
ristoranti, nelle mense e nei
supermercati - migliaia di
tonnellate di cibo “buono
e sano”. Del problema si è
occupato l’Europarlamento
nel corso della sessione
plenaria a Strasburgo (16-19
gennaio). In una risoluzione
non legislativa in calendario
giovedì 19 gennaio, si sostiene
che “almeno il 50% degli
sprechi alimentari in Europa è
evitabile, ma sono necessarie
misure urgenti per affrontare
il problema”. Secondo uno
studio della Commissione
Ue se non saranno assunti
provvedimenti immediati
“lo spreco di cibo crescerà
del 40% entro il 2020”. Il testo
dell’emiciclo suggerisce
campagne di sensibilizzazione,
corsi di educazione alimentare,
imballaggi migliori e una
nuova data di scadenza
sull’etichettatura. Inoltre
si chiede che “le norme
sugli appalti pubblici siano
aggiornate, in modo da
privilegiare quelle imprese che
garantiscono la ridistribuzione
gratuita dei prodotti invenduti
ai cittadini bisognosi”. Una
nota del Parlamento specifica
che “in un dibattito separato
con il commissario Ciolos,
sarà inoltre discussa la
questione dell’aumento dei
costi dei prodotti alimentari”.
L’approvazione da parte
dell’emiciclo appare scontata
anche se la risoluzione di
indirizzo dovrà poi essere
tradotta in atti e norme
legislative. Un recente studio
commissionato dalla Fao
mostra come europei e
nordamericani sprechino a
testa all’incirca tra i 95 e i 115
kg di cibo all’anno – contro
i 6/11 kg dell’Africa sub
sahariana -quindi fino al 50%
si perde lungo tutti gli anelli
della catena agroalimentare
diventando rifiuto, con una
stima annuale di circa 89
milioni di tonnellate di rifiuti
alimentari, ossia 179 kg pro
capite.
Sabato, 21 gennaio 2012
Notizie flash
■ Romania
Crescono le proteste
contro il presidente
Continuano in Romania le proteste
contro il governo che, ad inizio
settimana, è stato costretto a
convocare una riunione di emergenza
per cercare di contenere la crisi.
Negli scontri tra manifestanti e
polizia, scoppiati alla fine della
scorsa settimana, sono rimaste ferite
circa quindici persone. All’origine
delle tensioni ci sarebbe la decisione
dell’esecutivo di approvare una riforma
in ambito sanitario per ridurre i costi
del settore. Una decisione che ha
provocato le dimissioni di Raed Arafat,
medico e vice-ministro della sanità, più
volte accusato dal presidente Traian
Basescu. Arafat, di origine palestinese,
è una figura carismatica e popolare in
Romania per i miglioramenti introdotti
nel settore sanitario. I manifestanti,
per la maggior parte giovani studenti
o legati agli ambienti degli Ultras,
chiedono le dimissioni del presidente e
nuove elezioni.
■ Kosovo
Nuovi scontri al confine
con la Serbia
E’ di circa cinquanta feriti, per lo
più poliziotti, il bilancio degli ultimi
scontri avvenuti in Kosovo nei
pressi di due valichi con la Serbia. A
provocare i tafferugli con la polizia
non sono stati i Serbi del nord del
Kosovo che rifiutano l’indipendenza
della provincia e i conseguenti
dazi imposti da Pristina - come
avvenuto circa un mese fa nei valichi
più a nord -, bensì i militanti del
movimento albanese Vetevendosje
(autodeterminazione) che chiedono
l’interruzione di ogni contatto con
la Serbia, accusata di impedire lo
sviluppo della Provincia. Secondo
quanto riferito dalla polizia kosovara,
140 persone sono state fermate a
seguito degli scontri.
Terra Santa. Il viaggio annuale dei Vescovi di Nord America ed Unione Europea
È
un forte e convinto appello al
dialogo, alla tolleranza e alla giustizia
quello che i vescovi dell’Holy Land
coordination (Hlc), il Coordinamento dei
vescovi di Nord America e Ue per la Terra
Santa, lanciano a israeliani e palestinesi
nella dichiarazione finale della loro visita
annuale che si è chiusa il 12 gennaio a
Gerusalemme. Dal 1998, su mandato
della Santa Sede, e con l’organizzazione
della Conferenza episcopale inglese, i
vescovi dell’Hlc si recano ogni anno, a
gennaio, in Terra Santa per testimoniare
la vicinanza e la solidarietà delle loro
Chiese alle comunità locali e sostenerle
così nella loro vita e missione, resa
particolarmente difficile da un conflitto
ultradecennale che vede fronteggiarsi
israeliani e palestinesi.
L’ombra lunga del conflitto. I presuli
di Canada, Stati Uniti, Francia, Spagna,
Italia, Gran Bretagna, Paesi Scandinavi e
Germania nel loro comunicato, diffuso
il 12 gennaio alla stampa, ribadiscono
“l’importanza della ripresa del dialogo
tra israeliani e palestinesi” come
auspicato da Benedetto XVI nel suo
recente discorso al Corpo diplomatico,
e chiedono “urgentemente un accordo
negoziato”. I vescovi dell’Hlc lanciano
un appello “per una leadership creativa,
tollerante e coraggiosa, capace anche
di mostrare perdono e umiltà, e di
promuovere una pacifica coesistenza”.
“Abbiamo visto - si legge nel testo - come
l’occupazione, l’insicurezza, la paura e
la frustrazione dominino la vita delle
persone in questa terra”. Per l’Hlc “essere
delle organizzazioni cattoliche per
sostenere le comunità locali e i progressi
registrati nel negoziato tra Santa Sede e
Israele per l’Accordo fondamentale che
fanno sperare in una soluzione vicina”. “I
leader politici delle due nazioni hanno
bisogno di mostrare coraggio - conclude
la nota - e concretizzare così le speranze
della maggioranza per realizzare una
pacifica coesistenza nella fedeltà al loro
essere ebrei, cristiani e musulmani”.
Messaggio
all’Europa
Il 12 gennaio si è concluso
il viaggio dell’Holy Land
coordination. Nel documento
conclusivo un richiamo al
dialogo e alla speranza, ma
anche un invito ai pellegrini
pro-Israele vuol dire essere pro-Palestina,
quindi per la giustizia per tutti. Il frutto
sarà una pace duratura”.
Segni di speranza. Nella nota
non mancano “segni di speranza”
come “l’aumento dei pellegrini, la
cooperazione interreligiosa vista in
Galilea esempio per tutti, i progetti
abitativi del Patriarcato e della Custodia
di Terra Santa, gli sforzi umanitari nel
campo dell’istruzione e della cultura
“Non abbandonateci!”. La giornata dei
vescovi si è aperta molto presto con
la celebrazione finale, presieduta dal
patriarca latino di Gerusalemme, Fouad
Twal, nella concattedrale patriarcale a
Gerusalemme. Il patriarca, rivolgendosi
durante l’omelia ai vescovi europei e
nordamericani, ha detto: “Il mondo ha
bisogno di conoscere quello che accade
qui, raccontate ciò che avete visto e
sentito in questi giorni ai vostri fedeli,
nella libertà e nella verità”. “La Chiesa di
Gerusalemme - ha aggiunto - continua
il suo calvario. Ogni gesto, ogni segno di
vicinanza e di solidarietà è per noi motivo
di grande gioia e consolazione”. “In questi
giorni avete toccato con mano le pietre
vive della Terra Santa”, ha affermato Twal,
citando le visite dei vescovi dell’Hlc a
Gaza, Nablus, Haifa e Ibillin. “La vostra
presenza presso di loro - ha concluso
- è stata benedizione e motivo di gioia.
Oggi vi chiedo di non abbandonarli.
Aiutateci a costruire un nuovo orizzonte
di comprensione e tolleranza. Non
dimenticheremo nemmeno il più piccolo
gesto di vicinanza e di solidarietà”.
5
6
Mondo
Sabato, 21 gennaio 2012
Notizie flash
■ R.D. del Congo
L’appello dei Vescovi
per la verità
Somalia
Uno studio inglese getta nuova luce sui rapporti
economici tra la pirateria e l’economica della regione
L’altra faccia dei pirati
U
della verità”. E’ questo
“ I lilcoraggio
titolo del messaggio che la
Conferenza episcopale nazionale del
Congo (Cenco), ha reso noto al termine
dell’assemblea plenaria straordinaria
indetta a Kinshasa per fare il punto sulla
situazione nel Paese dopo le elezioni
del 28 novembre scorso. Una tornata
elettorale che ha visto la riconferma
del presidente Kabila, ma che viene
contestata dal rivale ètienné Thsisekedi,
e dalle altre forze di opposizione.
Brogli e irregolarità sono state
segnalate più volte dagli osservatori
internazionali e anche dagli osservatori
(circa 30 mila) incaricati dalla Chiesa
cattolica congolese. Una situazione di
confusione sottolineata anche dalla
mancata comunicazione – a quasi due
mesi dal voto – dall’esito dell’elezione
legislativa per l’attribuzione dei 500
seggi dell’Assemblea. «Stimiamo che il
processo elettorale è stato macchiato
di gravi irregolarità che rimettono in
discussione la credibilità dei risultati
pubblicati. Chiediamo agli organizzatori
di avere il coraggio e l’onestà di trarre
le conseguenze che s’impongono»,
scrivono i Vescovi. Di fronte a
questo quadro la Cenco sostiene che
«riconoscere i propri errori è prova di
grandezza. Ma se ci si prende il rischio
di continuare a governare il paese come
sfida, le tensioni interne, più o meno
arginate finora, sfoceranno presto o
tardi in una crisi grave e difficile da
risolvere. È necessario dunque che, in
un processo inclusivo, si privilegi la via
del dialogo per ’interesse superiore della
nazione congolese. È l’ora del coraggio
della verità».
no studio inglese
pubblicato dal thinktank britannico
Chatham House getta
nuova luce sul fenomeno
della pirateria nel Golfo di
Aden che ha recentemente
interessato anche alcune navi
italiane rilasciate solo dopo
il pagamento, da parte degli
armatori, di cospicui riscatti.
Pur limitandosi nell’analisi
alla sola realtà del nord della
Somalia - una delle zone più
importanti per la pirateria
ma non certamente l’unica
considerando anche il ruolo
giocato sull’altro versante
dai pirati dello Yemen– il
rapporto evidenzia come la
I riscatti pagati dagli
armatori hanno
alimentato lo sviluppo
di un’intera regione,
quella del Puntland
pirateria sia diventata una
delle voci più importanti
nell’economia della regione.
Una fonte di sostentamento
non solo per i pirati, ma
per l’intera comunità. Il
rapporto che si basa anche
su immagini satellitari
evidenzia, infatti, come negli
ultimi anni all’intensificarsi
della pirateria sia corrisposto
uno sviluppo dei centri
di Garowe e Bosasso le
principali città del Puntland,
la regione del nord della
Somalia autoproclamatosi
Stato autonomo nel 1998. Le
immagini satellitari mostrano
così nuove costruzioni ed
edifici moderni. Secondo
lo studio l’economia della
regione in passato basata
principalmente sulla pesca
sarebbe ora legata a doppio
filo alla pirateria a cui molti
gruppi si sarebbero orientati
sia per i vantaggi economici,
sia per la riduzione della
pescosità dovuta anche
all’inquinamento delle
acque. Sono circa 40 mila
le navi che ogni anno
transitano dal golfo di
Aden senza dimenticare le
denunce più volte sollevate,
anche di fronte alle Nazioni
Unite, per l’utilizzo delle
acqua somale come scarico
di rifiuti tossici. Attualmente,
nonostante il pattugliamento
da parte di missioni navali
internazionali, sono 40 i
mercantili sequestrati con
oltre 400 ostaggi.
Per Anja Shortland, autrice
dello studio, nel 2009 i pirati
hanno ricevuto circa 70
milioni di dollari in riscatti
più di cinque volte il bilancio
ufficiale della regione semiautonoma del Puntland.
Secondo uno studio delle
Nazioni Unite circa il 30% dei
proventi della pirateria va
ai pirati, il 10% agli aiutanti
locali, un altro 10% in doni e
mazzette alle comunità locali,
mentre il 50% andrebbe
a riempire le tasche di
finanziatori e sponsor che
si trovano generalmente
all’estero. “Per questa ragione
– spiega Anja Shortland – è
decisamente improbabile
che le elité politiche del
Puntland si muovano
con decisione contro la
pirateria”. Colpisce, però, il
mancato coinvolgimento
delle comunità costiere
che riceverebbero pochi
benefici dalla pirateria
i cui introiti sarebbero
dirottati verso i grandi centri
dell’interno. Per questo,
conclude la ricercatrice,
“una soluzione negoziata al
problema potrebbe puntare
a cavalcare il disappunto
delle comunità costiere verso
i pochi benefici concessi
dalla pirateria e offrire
alternative che garantiscano
maggiori benefici in termini
di sviluppo”. Ancora una
volta appare evidente
come una soluzione reale e
duratura al problema della
pirateria debba passare
dalla terra ferma e non dalla
militarizzazione del Golfo.
M.L.
Cina. L’appello di Asianews in vista del 23 gennaio
“Liberate i Vescovi e
i sacerdoti detenuti”
C
on una lettera al presidente Hu
Jintao e una all’ambasciatore
cinese in Italia, l’agenzia di
stampa del Pime, AsiaNews, ha
deciso di domandare la liberazione di
tre vescovi e di sei sacerdoti che sono
scomparsi nelle mani della polizia
o detenuti in prigione senza alcun
processo. “La loro liberazione – scrive
l’agenzia, diretta da padre Bernardo
Cervellera - potrebbe essere un
gesto di amicizia e di auspicio verso
i cattolici e gli attivisti per i diritti
umani, come pure un segno di vero
augurio per l’imminente Nuovo
anno cinese”. Fra qualche giorno
infatti, il 23 gennaio, tutto il mondo
in Estremo oriente festeggerà il
Capodanno lunare: si entra nell’Anno
del Dragone, un anno fortemente
positivo e che promette molti
frutti. In Cina centinaia di milioni
di persone si mettono in viaggio
per radunarsi con le loro famiglie:
l’alba del nuovo anno è sempre
festeggiata consolidando i rapporti
familiari e di amicizia che rendono
ancora più positivo lo sguardo verso
il futuro. “Per questo – continua il
direttore - domandiamo che questi
tre vescovi e i sei sacerdoti possano
essere ricondotti alle loro famiglie
e alle loro comunità. Essi non sono
mai stati accusati di nessun crimine,
né hanno subito alcun processo
o condanna. Eppure si trovano ai
lavori forzati o sequestrati dalle forze
di polizia di un Paese che è membro
del Consiglio di sicurezza dell’Onu
e che ha firmato la Carta universale
dei diritti umani”. AsiaNews ha
deciso di mandare anche una lettera
all’ambasciatore cinese in Italia,
l’on. Ding Wei, che “nei giorni scorsi
in modo ammirevole si è prestato
con puntuale solerzia e cura nel
servizio alla comunità cinese in
Italia, dopo il tragico evento della
barbara uccisione di Zhou Zheng
e della piccola Joy”. “Avendo pianto
e pregato con lui per la famiglia di
Zhou – conclude il missionario del
Pime - chiediamo all’on. Ding un
po’ di questa solerzia e cura verso
i vescovi e i sacerdoti scomparsi
e imprigionati ingiustamente,
anch’essi suoi connazionali e nostri
fratelli”.
A pochi giorni dal
Capodanno cinese
l’agenzia di stampa
missionaria lancia un
appello al presidente
e all’ambasciatore
cinese in Italia
PROGRAMMA
Mons. Giacomo Su Zhimin
vescovo sotterraneo di
Baoding (Hebei), quasi
80 anni, è stato arrestato
dalla polizia l’8 ottobre
1997. Da allora nessuno
conosce né l’accusa che ha
causato l’arresto, né se vi
sia stato un processo, né
il suo luogo di detenzione.
Mons. Cosma Shi Enxiang,
vescovo sotterraneo di
Yixian (Hebei), 90 anni, è
stato arrestato il 13 aprile
2001, un venerdì santo. Di
lui non si sa nulla, anche
se i suoi parenti e fedeli
continuano a domandare
alla polizia almeno qualche
notizia.
P. Giuseppe Lu Genjun,
vicario generale della
diocesi sotterranea
di Baoding (Hebei) è
scomparso dal 17 febbraio
2006 nelle mani della
polizia.
P. Zhang Jianlin, sacerdote
sotterraneo della diocesi
di Xuanhua (Hebei) è stato
portato via da personale
dell’Ufficio affari religiosi
lo scorso 22 giugno 2011.
Fino ad ora non si conosce
il luogo dove è detenuto.
P. Cui Tai, sacerdote
sotterraneo della diocesi
di Xuanhua (Hebei) è
scomparso nelle mani
della polizia dal 22 giugno
2011. Quel giorno alcune
personalità dell’Ufficio
affari religiosi del governo
lo hanno portato via e da
allora non si conosce dove
sia.
Mondo
Sabato, 21 gennaio 2012
Haiti, due anni dopo continua l’emergenza
A
due anni dal devastante terremoto (7° grado della scala
Richter) che ha colpito Haiti, sull’isola caraibica oltre mezzo
milione di persone vivono ancora negli oltre 800 campi
allestiti per l’emergenza mentre la maggioranza dei problemi,
dalla ricostruzione alle prospettive di sviluppo, resta irrisolta. Un dato
comunque in calo rispetto agli oltre 1,5 milioni di sfollati dei primi mesi.
Il sisma del 12 gennaio 2010, con
epicentro non lontano dalla capitale
Port-au-Prince, ha causato 222mila
vittime e ha coinvolto, tra feriti e
senza tetto, circa 3 milioni di abitanti
dell’isola. Sono da allora seguiti due
anni con ulteriori gravi problemi,
dall’epidemia di colera, che tuttora
colpisce la popolazione (si calcola
che i contagiati siano 500mila, e il
numero continua ad aumentare), al
passaggio dell’uragano Thomas. Alla
mancanza di alloggi si aggiungono
spesso carenze sanitarie, sociali,
educative. Troppe famiglie non
hanno cibo a sufficienza, né
medicine; servono ospedali, scuole
e posti di lavoro. A preoccupare è
soprattutto la situazione sanitaria,
già precaria prima del terremoto,
ed aggravata dall’epidemia di colera
estesa a tutto il Paese. La malattia,
debellata sull’Isola, è stata molto
probabilmente reintrodotta da alcuni
soldati dei Caschi blu nepalesi che,
inconsapevolmente, hanno svolto il
ruolo di vettori del virus.
“Dal punto di vista sanitario – spiega
Costas Moschochoritis, direttore
generale di Medici Senza Frontiere
in Italia - la situazione è ancora
difficile perché era già difficile anche
prima del terremoto. Mancano
specialmente strutture di secondo
livello e l’accesso alle cure, perché
ezzo milione di euro. E’ l’importante cifra raccolta attraverso la Caritas
sono a pagamento: ma noi sappiamo
diocesana da parrocchie, associazioni e privati della diocesi di Como in
che Haiti è il Paese occidentale più
risposta alla colletta straordinaria lanciata all’indomani del sisma dalla
povero. Un problema grave è stato il
CEI per l’emergenza Haiti. Fondi che Caritas Como ha fatto confluire nella raccolta
colera, che sfortunatamente adesso
nazionale con l’intento di sostenere gli interventi promossi da Caritas italiana in
è diventato endemico nel Paese.
accordo con la Chiesa locale. In totale sono stati raccolti circa 14 milioni di euro. A
Quindi, al momento è necessario
fare il punto sugli interventi promossi nell’isola dei caraibi, in occasione del secondo
migliorare il sistema della fornitura
anniversario del terremoto, è stato mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana.
dell’acqua e delle fognature. Stiamo
I dati di sintesi parlano di oltre 120 mila persone destinatarie d’interventi diretti
dicendo che l’80 per cento della
spiega mons. Nozza che sottolinea la
popolazione non ha installazioni
questi due anni”. Il direttore della Caritas
particolarità del “metodo Caritas”. “Il
alto rischio. Sul piano sanitario l’aiuto
sanitarie nelle case e la metà non
lavoro fatto fino ad oggi - spiega - ha visto parla anche di un benefico influsso
è andato a costruzione di pozzi, bagni,
ha accesso all’acqua potabile.
di questi interventi a livello di Chiesa
come di consueto aiuti immediati nella
prevenzione colera, acqua potabile,
E’ una situazione molto, molto
italiana, perché “grazie al coinvolgimento attrezzature mediche, ricostruzione di
fase di emergenza e l’avvio di percorsi
difficile”. Difficoltà si registrano
attento e costante delle diocesi e delle
di accompagnamento in tempi medioscuole e istituzioni varie. Molto vari gli
anche sul versante degli aiuti per la
delegazioni regionali Caritas, l’esperienza interventi sul piano socio-economico:
lunghi, grazie anche all’invio di operatori
ricostruzione e del loro utilizzo. Dei
di prossimità che Caritas Italiana vive
a sostegno di Caritas Haiti. Un approccio
con finanziamenti dai 10 mila fino anche
5 miliardi di dollari promessi a livello
ad Haiti viene condivisa anche con le
che da sempre contraddistingue
a 100 e più migliaia di euro ciascuno,
internazionale all’indomani del
parrocchie e i territori italiani”. In totale
il metodo di Caritas Italiana nelle
sono state avviate iniziative agricole,
sisma ne sono arrivati effettivamente
sono stati avviati 102 progetti con un
emergenze internazionali, che diventano
allevamento, mulini, microcredito,
solo la metà. Tra questi l’Unione
impegno complessivo di quasi 14 milioni
così veicolo di incontro con le comunità
orti comunitari, sicurezza alimentare,
Europea è stata una dei principali
di euro. A titolo esemplificativo, sono in
locali, parrocchiali o di villaggio, in
irrigazione, banche agricole, acquisto
donatori con 1,5 miliardi di dollari
corso progetti di assistenza a bambini di
una prospettiva di condivisione dei
animali da trasporto e altro.
oltre a cifre minori provenienti dal
strada, sostegno a Caritas Haiti, centri
drammi vissuti e della quotidianità che
“Si tratta non solo di dare impulso
bilancio della Commissione e da
socio-pastorali, ripresa attività scolastica,
ne segue. Le comunità incontrate sono
all’economia locale – spiega mons.
quello degli Stati membri; anche in
laboratori professionali per giovani,
state per Caritas Italiana testimoni di
Nozza – ma anche di rallentare l’esodo
questo caso, però, una parte cospicua
formazione pedagogica per insegnanti,
fede, capaci di tener viva la speranza, e
dalle campagne e rafforzare i processi
dei fondi deve ancora essere
inclusione sociale di adolescenti ad
protagoniste di carità nel cammino di
comunitari”.
impiegato.
Alla vigilia dell’anniversario
l’Unione Europea ha lanciato un
nuovo programma di aiuti che si
concentra sulla ricostruzione di
abitazioni, del quale dovrebbero
beneficiare circa 60mila persone.
“Questo nuovo programma – segnala
la Commissione di Bruxelles -, per
un totale di 23 milioni di euro, sarà
realizzato in accordo con le comunità
locali e il ministero haitiano dei
lavori pubblici”. Catherine Ashton,
Alto rappresentante Ue per la
politica estera, afferma che “mentre
i problemi umanitari più immediati
ra le organizzazioni impegnate nelle at- del centro, che sarà gestito dalle autorità locali
hanno trovato una soluzione, siamo
tività di ricostruzione e sviluppo ad Hai- in collaborazione con il ministero della Sanità
ben consapevoli che la ricostruzione
ti c’è anche l’Associazione Comasca per haitiano, l’associazione comasca contribuirà
del Paese continua a porre gravi
la Cooperazione Internazionale, onlus a cui con un terzo del costo totale (93 mila euro), i
problemi”. Ma c’è forse troppo
contribuiscono diverse realtà istituzionali restanti due terzi saranno messi a disposizione
ottimismo in questa dichiarazione.
della Provincia di Como tra cui 15 Comuni. da una serie di Comuni spagnoli e dall’UNDP
Ashton prosegue: “L’avvio della
Grazie a 30 mila euro (di cui 28 mila già rac- (il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni
nuova amministrazione politica
colti), l’ACCI contribuirà alla realizzazione di Unite). “Dopo il terremoto - racconta Chiara
diretta dal presidente Michel
uno spazio polivalente per la formazione e la Brunetti, cooperante dell’UNDP di stanza a
Martelly e dal premier Gary Conille
sensibilizzazione alle tematiche della salute Santo Domingo che sta seguendo la progetsegnerà, spero, l’inizio di un periodo
comunitaria nel dipartimento di Belladere, al tazione della struttura – abbiamo assistito ad
di stabilità politica e di crescita
confine tra Haiti e la Repubblica Domenica- una forte emigrazione dalla capitale haitiana
economica essenziale alla riuscita
na. “Ci sembra giusto – spiega il responsabile verso la periferia e il confine con Santo Dodel processo di ricostruzione”.
dell’associazione Franco Mercuri – a due anni mingo. Nell’area di Belladere sono così arridal sisma far sapere come utilizzeremo i fon- vate migliaia di persone che tornavano dalle
pagina a cura
di raccolti. Come già avvenuto per lo tsunami proprie famiglie o provavano a varcare il condi MICHELE LUPPI
LA LINEA DI CONFINE CHE DIVIDE HAITI
in Asia abbiamo scelto di intervenire non nel- fine”. Si stima che saranno circa 120 mila le
DALLA REPUBBLICA DOMENICANA.
la prima emergenza ma all’interno di progetti persone a beneficiare del progetto. Tra questi
BELLADERE SI TROVA NELL’AREA CENTRALE
di ricostruzione e sviluppo”. Alla realizzazione anche seimila sfollati.
Nonostante
gli interventi
dei “donatori”
internazionali
ancora mezzo
milione di persone
vive ancora nei
campi profughi
COLLETTA in diocesi. A livello nazionale raccolti 14 milioni
Dalla Caritas 500 mila euro
per ricostruire la speranza
M
◆ 30 mila euro dall’associazione ACCI
Da Como il sostegno per
un centro di formazione
T
Caritas italiana insieme
alla Chiesa locale ha già
avviato 102 progetti
in diversi ambiti
7
Cultura
8 Sabato, 21 gennaio 2012
D
al 9 all’11 febbraio Roma
ospiterà il convegno “Gesù
nostro contemporaneo”
promosso dal Progetto Culturale
della Cei. La domanda di Gesù di
Nazaret: “Voi chi dite che io sia?”
risuona anche oggi non meno
provocante e ineludibile che nella
cerchia dei primi discepoli, e poi
nei secoli successivi. In questa
domanda è implicita una seconda:
chi è Gesù “per me”, e anche “per
noi”, per il genere umano? Dopo il
grande incontro su “Dio oggi. Con
a roma
il convegno
su gesù
lui o senza di lui cambia tutto”
del dicembre 2009, il Comitato
per il progetto culturale torna
a lanciare un messaggio forte e
una provocazione al dibattito
pubblico. Lo fa sottolineando la
contemporaneità di Gesù, il suo
carattere di persona viva, reale,
portatrice di una luce e di una
speranza capaci di orientare il
cammino di un’umanità che è
entrata in un tempo di grandi
cambiamenti e di scelte di enorme
portata. Sta qui la specificità che
conferisce a Gesù un significato
assoluto e universale, capace di
toccare il cuore, di far sentire
tutti ugualmente uomini, esaltati
nella propria umanità e unicità.
Il messaggio emerge dalle diverse
sessioni in cui è articolato l’evento.
Agli uomini del nostro tempo è
riproposto Gesù, di cui parlano
da secoli le grandi opere della
cultura e la fede umile e operosa
di tanti fedeli. Il percorso offerto
si snoda nei termini della cultura
attuale, quindi con rigore critico
e confrontandosi in maniera
intellettualmente onesta con coloro
che hanno di Gesù opinioni molto
diverse. Proprio questo confronto
costituirà il “sale” dell’evento.
Tanti i relatori in programma,
dal cardinale Angelo Bagnasco,
all’arcivescovo di Milano Angelo
Scola, il cardinale Gianfranco
Ravasi, Paolo Mieli, Lorenzo
Ornaghi, Sandro Magister, Dino
Boffo. Programma e iscrizioni on
line su www.progettoculturale.it;
info telefoniche: 06.66398288.
Corso multidisciplinare. Al via, in Seminario a Como, sabato 21 gennaio, con Cardini
S
abato 21 gennaio,
proposto dalla nostra
diocesi, prende avvio
il corso dedicato a “Perché
non possiamo non dirci
cristiani – Radici cristiane e
destino laico dell’Europa”.
Si tratta di un itinerario
pensato per approfondire
alcune tematiche teologiche
ed ecclesiali con un taglio
multi-disciplinare, dando
voce, cioè, a una pluralità
di prospettive e di metodi
di accostamento. Il primo
incontro, in programma dalle
ore 17.00 presso il Seminario
diocesano di via Baserga 81 a
Como, è con Franco Cardini:
a lui il compito di parlare di
“Le radici cristiane della
civiltà europea”. «Il rapporto
fra Cristianesimo ed Europa
– spiegano gli organizzatori
della proposta culturale – è un
tema vivacemente discusso,
per questo lo abbiamo pensato
al centro del nostro itinerario
di approfondimento. Tante le
chiavi di lettura e gli argomenti
da affrontare: la costruzione
della casa comune europea;
l’umanesimo moderno, laico
e scientifico; le dinamiche
della globalizzazione; i
flussi migratori; il confronto
con la religione islamica;
i dilemmi etici su vita,
libertà individuale, famiglia,
solidarietà… Il Corso farà da
grande contenitore per una
pluralità di voci e prospettive,
così da offrire una “sinfonia” di
punti di vista che, sebbene tra
loro molto differenti, potranno
tuttavia contribuire a formare
opinioni e riflessioni».
Le radici cristiane dell’Europa
sono imprescindibili,
«eppure – proseguono gli
animatori del Corso – passare
dall’enunciazione astratta
di ideali condivisi, alla
formulazione concreta di
atteggiamenti, stili, normative
che li mettano in pratica
è sempre più difficile. Per
non parlare del futuro del
cristianesimo in Occidente:
siamo in bilico, fra chi lo
vorrebbe come reperto di un
passato ormai archiviato e
chi, per fortuna, lo considera
profonda ispirazione per una
nuova progettualità culturale e
sociale».
Franco Cardini
Ad aprire il Corso sarà dunque
Franco Cardini. Impossibile
intermedi” costituiti dalle comunità
locali con le loro prerogative e i loro
diritti, del riconoscimento generale
di una comune patria europea che
fin dal medioevo ha costruito una
cultura fondata sul pluralismo
delle lingue e delle tradizioni
e sull’unicità della tradizione
giuridica ed etica proveniente
dall’incontro della romanità con il
cristianesimo e con il contributo
delle etnie che nell’eredità di quelle
tradizioni si sono riconosciute».
Ricordiamo, infine, che una delle
ultime fatiche editoriali di Cardini,
in libreria da poche settimane per i
tipi della Laterza, si intitola “Il turco
a Vienna” e narra le vicende legate
all’assedio di Vienna del settembre
1683, per la cui risoluzione giocò
un ruolo chiave il “nostro” papa
comasco Innocenzo XI.
Il panorama
culturale
di oggi
Radici cristiane
e destino laico
dell’Europa: un
percorso a più
voci per affrontare
argomenti di
stretta attualità.
riassumere in poche righe
il curriculum del relatore.
Laureato all’Università di
Firenze, dove è stato allievo
del professor Ernesto Sestan,
è professore ordinario di Storia
Medievale prima all’Università
di Firenze e dal 2006 presso
l’Istituto Italiano di Scienze
Umane. È Fellow (una sorta
di “professore emerito”)
della Harvard University e ha
svolto lavoro di ricerca presso
la Fondazione Berenson di
Un tema difficile e complesso
“Abbiamo ritrovato
la vita - Dall’abuso
alla risurrezione”
È stato pubblicato, nella collana
“Problemi sociali oggi”, questo
testo che racconta gli oltre
vent’anni anni di impegno contro
la pedofilia di don Fortunato Di
Noto, fondatore dell’associazione
“Meter”. Il libro è intenso e
drammatico, ma mai disperato.
Raccoglie per la prima volta
alcune delle lettere ricevute negli
anni. Sono le testimonianze di un
lungo percorso di rielaborazione
della violenza subita e mostrano
che, se è vero che la pedofilia è un
crimine che non potrà mai essere
dimenticato, è però possibile
per le vittime intraprendere un
percorso per “ritrovare la vita”.
San Paolo, pp. 124, 11 euro.
Firenze. Ha insegnato Storia
medievale nell’Università
di Paris VIII - Vincennes e
nell’Università di Alcalá de
Henares; “Italian History and
Culture” presso il Middlebury
College, Vermont, Usa.
È Directeur de Recherches
presso l’École des Hautes
Études di Parigi ed è stato
Gastprofessor nella Freie
Universität di Berlino. Si
occupa principalmente di
rapporti fra l’Europa e il
mondo musulmano, con
particolare riguardo ai
pellegrinaggi, alle crociate
e agli scambi culturali,
ma partecipa attivamente
a numerose iniziative
culturali e politiche in tutto
il suo vastissimo ambito
d’interessi. Il tema delle
radici dell’Europa, al centro
del pomeriggio di riflessione
di sabato, è stato affrontato
da Cardini anche in un testo
del 2006, scritto a quattro
Iscrizioni
e programma del Corso
mani con Sergio Valzania e
intitolato “Le radici perdute
dell’Europa. Da Carlo V alle
guerre mondiali”, giunto alle
stampe proprio all’indomani
del rifiuto, da parte di alcuni
membri dell’Unione Europea,
di inserire il riferimento
alla matrice cristiana
nella Carta costituzionale
dell’organizzazione
continentale. «L’Europa
– ha affermato di recente
Cardini in un colloquio con la
redazione della testata on line
“Megachip” – deve ritrovare
se stessa in un cammino che
la Modernità ha interrotto
imponendo la vittoria degli
assolutismi prima, degli
stati nazionali poi. Una
scelta che ci ha regalato due
guerre fratricide. Il cammino
da riprendere è quello
interrotto progressivamente
tra Cinque e Settecento: il
cammino del solidarismo,
della restaurazione dei “corpi
Ci si iscrive al Corso
Multidisciplinare inviando una mail
a: comunicazione@diocesidicomo.
it, indicando nome – cognome
– indirizzo – recapito telefonico,
oppure all’atto di apertura delle
singole lezioni (mezz’ora prima
dell’inizio). Contestualmente è
previsto il versamento di una quota
di 20 euro a titolo di rimborso
spese. Salvo differente indicazione,
le lezioni si tengono al sabato
pomeriggio, dalle ore 17.00 alle
18.45. Dopo l’incontro di sabato 21,
ecco il calendario degli altri incontri:
11 febbraio
Don Angelo Riva,
Il pensiero di Benedetto XVI sul
destino del Cristianesimo in
Occidente
25 febbraio
Monsignor Giuseppe Angelini,
Profili di laicità in Occidente
3 marzo
Don Ezio Prato,
Cristianesimo e cultura liberale
10 marzo
Magdi Cristiano Allam,
Per un cristianesimo identitario:
Europa cristiana libera
17 marzo
Chiara Giaccardi,
Identità e alterità. L’esperienza
cristiana come relazione
24 marzo
Paolo Branca,
Cristianesimo e Islam nella
vicenda culturale, sociale e politica
dell’Europa contemporanea
31 marzo
Don Andrea Straffi,
Le cattedrali della fede
un viaggio nel cuore dei poveri
“La sapienza degli ultimi”
Amintore e Mariapia Fanfani.
Due vite e un sogno di un mondo
migliore. Questo libro mette
insieme la tensione umanitaria
di Mariapia con le riflessioni sulla
povertà che il giovane Amintore
formulò durante la seconda
guerra mondiale. L’avventura
di Mariapia al servizio dei più
poveri in innumerevoli missioni di
pace attorno al pianeta illumina
le intuizioni di Amintore. La
meditazione dell’uno orienta e
dà senso al racconto dell’altra. La
descrizione dei volti, dei sorrisi,
delle lacrime e delle speranze dei
più poveri e sofferenti si intreccia
alle attente considerazioni sulla
lotta alla fame, alla disuguaglianza
sociale e alla povertà. .
San Paolo, pp. 320, 24 euro.
pagina a cura di
ENRICA LATTANZI
Vita della diocesi
Agenda
del Vescovo
Da giovedì 19
a domenica 22 gennaio
Visita pastorale nelle Valli Varesine
a: Cassano, Masciago, Bedero, Cuvio,
Comacchio, Azzio, Orino..
Lunedì 23 gennaio
A Como, alle ore 10.30, presso la
basilica di San Fedele, Santa Messa con
il corpo della Polizia Locale.
Martedì 24 gennaio
A Maccio, incontro con i giovani della
Propedeutica.
Mercoledì 25 gennaio
A Como, mattino e pomeriggio:
Commissione De Promovendis; a
Como, alle ore 20.45, presso la basilica
del SS. Crocifisso, preghiera conclusiva
della Settimana per l’Unità dei
Cristiani.
Giovedì 26 gennaio
A Como, al mattino, Commissione
per la Salvaguardia del Duomo; nel
pomeriggio, Consiglio Episcopale.
Venerdì 27 gennaio
A Como, mattino e pomeriggio:
udienze e colloqui personali.
Sabato 28 gennaio
A Como, al mattino, incontro con i
giornalisti; a Berbenno, alle ore 16.00,
Santa Messa a cento anni dalla nascita
di don Tarcisio Salice; a Sondrio, alle
ore 18.30, Santa Messa presso la chiesa
di San Rocco per san Giovanni Bosco.
Lunedì 30
e martedì 31 gennaio
A Como, in Seminario, incontro dei
Vicari Foranei.
■ Azione cattolica
Formazione alla
corresponsabilità
La proposta, in programma il 4 e il 5
febbraio, è rivolta a tutti gli operatori
pastorali, in particolare per chi partecipa
ai Consigli pastorali, parrocchiali e vicariali
e per i responsabili associativi. Il titolo
della due giorni è: “Libero per tutti! Liberi e responsabili nel vivere la fede
e amare la vita”. Si inizia alle ore 9.00
di sabato 4 febbraio. La prima relazione è
affidata a don Ivan Salvadori su “La libertà
di Gesù. Gesù di fronte al dramma della
sua passione”; seguirà Leonardo Lenzi su
“Libertà e responsabilità nella cultura e nella
società di oggi”. Alle ore 12.30: pranzo.
I lavori riprendono alle ore 14.30 con
Luciano Galfetti che interviene su “Libertà
e corresponsabilità dei laici nella vita della
Chiesa a cinquant’anni dal Vaticano II”.
Domenica 5 febbraio, si ricomincia alle ore
9.00 con “Decidere insieme: il discernimento
comunitario”, a cura di don Ivano Valagussa,
assistente Unitario Ac Diocesi di Milano; alle
ore 12.30: pranzo; ore 14.30: Laboratorio
sul discernimento comunitario. Chiusura
intorno alle ore 17.00. Durante la giornata:
celebrazione della Messa. Info e iscrizioni:
telefono 031-265181; mail: [email protected].
Sabato, 21 gennaio 2012
9
Parla il card. Kock (Pontificio Consiglio Unità Cristiani)
O
M
S
I
N
E
ECUM
Una via fatta di pazienza...
I
l punto della situazione “ecumenica”
tra i traguardi raggiunti in questi 50
anni di dialogo (dal Concilio Vaticano
II ad oggi) e le sfide nuove da affrontare.
Ne parla il card. Kurt Koch, presidente
del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani.
problematico è l’aver dimenticato
l’obiettivo ultimo dell’ecumenismo. Non
poche Chiese e comunità ecclesiali che
sono nate dalla Riforma non vedono più
come meta ultima l’unità visibile nella
fede, nei sacramenti, nei ministeri ma
intendono l’unità come somma di tutte
le Chiese. Una visione ecumenica che
come cattolici non possiamo accettare».
A che punto siamo invece con le Chiese
ortodosse?
«Le relazioni bilaterali con
Costantinopoli sono ottime e anche
le relazioni bilaterali con Mosca sono
molto migliorate. Riguardo invece alla
Commissione mista internazionale
tra la Chiesa cattolica e la Chiese
ortodosse, dobbiamo dire con onestà di
essere arrivati ad una situazione molto
difficile. Risulta difficile parlare della
tradizione petrina a partire dalla Bibbia.
La discussione teologica sulla sinodalità
e il primato dovrà proseguire, ma non
siamo arrivati quest’anno ad un testo
da presentare alla plenaria il prossimo
anno. Sono comunque convinto che si
prospetta un buon futuro nel dialogo e
anche se oggi è difficile, sappiamo che la
vita non è sempre una strada retta».
La Settimana di preghiera del 2012
Perché eminenza l’ecumenismo è
si celebra nell’anno in cui la Chiesa
diventato oggi così difficile?
universale ricorda l’apertura 50 anni
«Perché negli anni immediatamente
fa del Concilio Vaticano II. Può stilare
successivi al Concilio, l’entusiasmo era
un bilancio “ecumenico” dei traguardi
molto forte e forse si pensava che l’unità
più importanti raggiunti e delle sfide
della Chiesa era alla portata di mano.
nuove emerse?
Dopo abbiamo dovuto accorgerci che
«In questi 50 anni sono stati compiuti
i problemi erano più grandi di quello
molti passi. Abbiamo avviato 16 diversi
che immaginavamo. Che occorreva
dialoghi. E se abbiamo potuto fare molti
molto più tempo, pazienza e studio.
passi nel dialogo con gli ortodossi, nel
Abbiamo anche dovuto imparare che
mondo occidentale i problemi sono
non siamo noi a fare l’unità della Chiesa.
divenuti nel tempo più complessi
Che l’unità è un dono di Dio e noi
a causa di tre nuove sfide:
dobbiamo essere disponibili
in primo luogo nel mondo
di accettare questa realtà.
delle Chiese della Riforma
Il tema della Settimana di
ci troviamo di fronte ad una
preghiera per l’unità dei
grande frammentazione e la
cristiani di quest’anno ci
Dopo la preghiera condivisa di mercoledì 18 gennaio,
nascita di sempre nuove Chiese.
riporta all’inizio di tutto
presso il Centro Cardinal Ferrari, con tutte le
La seconda sfida è che oggi
l’ecumenismo, al potere
confessioni cristiane presenti in città, per la Settimana
sono aumentate le diversità
trasformante della preghiera.
di preghiera per l’unita’ dei cristiani sono previsti, a
a livello etico e questo è un
Un inizio che non possiamo
Como, due altri importanti appuntamenti.
grande cambiamento rispetto
lasciare al passato ma deve
per esempio agli anni ‘70 e ‘80
sempre accompagnare
Martedì 24 gennaio, alle ore 20.45, presso il
durante i quali si diceva: “la fede
ogni impegno ecumenico.
Centro pastorale “Cardinal Ferrari”, incontro di
separa, la pratica unisce”. Ma
Il Concilio Vaticano II ha
approfondimento sulla spiritualità dell’ortodossia (padre
per dare oggi una testimonianza
parlato dell’unità spirituale
Trajan Valdman, della Chiesa ortodossa romena di
credibile nella società,
come anima del movimento
Milano).
dobbiamo trovare un approccio
ecumenico e in questo
comune sui temi fondamentali
senso questa Settimana di
Mercoledì 25 gennaio, alle ore 20.45, presso il
dell’etica perché in un mondo
preghiera deve mostrare il
Santuario del SS. Crocifisso: celebrazione conclusiva,
fortemente secolarizzato c’è
nucleo dell’ecumenismo».
con la presenza del vescovo, monsignor Diego Coletti.
bisogno di una comune voce
MARIA CHIARA BIAGIONI
dei cristiani. Il terzo aspetto
Como: Unità dei cristiani
■ Il Vangelo della domenica: 22 gennaio - III domenica del T.O.
«Se non ora, quando?» (Mc 1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò
nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio,
e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di
Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Passando lungo il mare di Galilea, vide
Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre
gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi
farò diventare pescatori di uomini».
E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di
Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre
anch’essi nella barca riparavano le reti. E
subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro
padre Zebedèo nella barca con i garzoni e
andarono dietro a lui.
Prima Lettura:
Gn 3,1-5.10
Seconda Lettura:
1Cor 7,29-31
Dopo l’arresto di Giovanni Battista tira una
brutta aria. Il buon senso avrebbe suggerito a tutti gli aspiranti profeti di stare un po’
tranquilli, di aspettare un momento migliore per scendere in piazza, attendere almeno
che le ire vendicative della donna dell’impacciato Erode si fossero calmate. Ma Gesù
- come sempre – ci lascia senza parole e de-
cide di farsi largo in terra di Galilea. L’evangelista Marco, con il suo stile sobrio e pungente, ci riporta le prime parole di Gesù: «Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo» (v.15). è
subito chiarita una questione decisiva: Gesù non proclama un sistema religioso o una
nuova regola di vita. Il Rabbì annuncia un
fatto, un evento, un incontro e invita ad una
risposta totale e generosa. La conversione
è solo accennata e tutto il Vangelo, a partire dalla chiamata dei primi pescatori sulle
sponde del mare di Galilea, ne rivelerà i contenuti e le peculiarità.
“Il tempo è compiuto”, dice Gesù. Questo è il
momento, coraggio! Non lasciarti sfuggire la
vita. Non rimandare. Dio è qui, ora, accanto a te. Nei panni da stirare, nelle verifiche
da correggere, nei motori dell’officina da rimettere in sesto, nei corridoi dell’ospedale,
nel sorriso imbrattato di cioccolata della tua
nipotina, nel telefono che squilla…
Se non ora, quando?
don ROBERTO SEREGNI
Famiglia
10 Sabato, 21 gennaio 2012
Verso Family 2012. Una possibilità di impegnarsi per l’Incontro mondiale di Milano
Alla ricerca di famiglie accoglienti e volontari
A
lmeno 100mila famiglie in tutta la
Lombardia disposte ad aprire le porte
della propria casa per accogliere chi
arriverà a Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie dal 30 maggio
al 3 giugno prossimi. L’appuntamento, pensato da Giovanni Paolo II fin dal 1994, si sta
avvicinando a passo svelto: mancano, infatti,
poco più di 130 giorni all’evento. Il volantino informativo che spiega in che modo dare
la propria disponibilità - per accogliere sia
una famiglia “dal mondo”, sia della “nostra
diocesi” (così da favorire la partecipazione di
chi abbia bisogno di un appoggio temporaneo
per avvicinarsi geograficamente agli eventi
con il Papa) è stato distribuito a Vicariati e
parrocchie nei giorni scorsi e può anche essere consultato su www.diocesidicomo.it.
Si cercano famiglie o parrocchie situate al
massimo a un’ora di viaggio da Fiera Milano City e da Bresso, i due poli dove si svolgerà
l’Incontro mondiale. Nella nostra diocesi vuol
dire che si chiede la disponibilità soprattutto
di chi risiede nei Vicariati di Lomazzo, Fino
Mornasco, Cermenate, Rebbio, Como centro, Olgiate Comasco, Uggiate Trevano. C’è
anche la possibilità di partecipare all’evento
come volontari, con quattro diverse modalità di adesione: dal periodo lungo di tre mesi
a quello legato allo svolgimento dell’evento. I
volontari forniranno varie forme di assistenza e informazione: ai pellegrini in generale, a
categorie particolari, nei luoghi dell’evento,
nell’allestimento delle strutture, nella gestione delle aree e dell’alloggio. Oltre alla brochure, è possibile contattare, per tutti i chiarimenti, l’Ufficio per la Pastorale della Famiglia: telefonicamente al 331.6309783 (martedì, giovedì, venerdì dalle 9.00 alle 12.00) o inviando
una mail a ufficiofamiglia@diocesidicomo.
it. Da visitare anche lo spazio web www.family2012.com: sono aperte le iscrizioni e le
prenotazioni (gratuite ma obbligatorie) per
i pass dei vari momenti e i kit famiglia.
Da segnare in calendario, infine, alcuni appuntamenti diocesani preparatori. Sabato 17
marzo, presso la Camera di Commercio di
Como, grazie alla collaborazione fra Ufficio
Famiglia e Pastorale Sociale e del Lavoro, è
in programma il seminario di studio dal titolo Lavoro-Famiglia-Welfare. Una risposta
alla crisi dello stato sociale. Domenica 15
aprile (ottava di Pasqua e solennità della Divina Misericordia) in diversi luoghi della diocesi si svolgerà, in contemporanea con altre
Chiese di Lombardia, la Festa diocesana delle Famiglie. Si parlerà di famiglia anche nelle
Veglie del Lavoro di lunedì 30 aprile (sempre in realtà differenti del territorio diocesano). Infine, giovedì 31 maggio, nell’ambito
del Congresso teologico previsto dall’Incontro di Milano – e al quale potrebbero partecipare fino a 9mila delegati da tutto il mondo
–, Como, presso il Teatro Sociale, ospiterà il
tema dedicato a Il turismo tra accoglienza,
cultura e festa della famiglia.
Percorsi locali. In attesa del grande evento in programma dal 30 maggio al 3 giugno
è importante ritagliare in diocesi e in parrocchia occasioni di riflessione sul tema scelto.
La famiglia, il lavoro, la festa
I
l tema scelto per il settimo
incontro mondiale delle
famiglie che si terrà a
Milano, “La famiglia: il
lavoro e la festa”, evidenzia
un intreccio tra realtà che
troppo spesso vengono
interpretate e illustrate
singolarmente.
Il primo messaggio che
l’incontro mondiale invia
al mondo intero consiste
nell’evidenziare la necessità,
anzi meglio dire l’urgenza,
di leggere le tre tematiche
nel loro intreccio e influsso
reciproco. Pensare alla
famiglia senza il suo rapporto
con il lavoro significa isolarla
da quella attività umana, il
lavoro, che tra le sue finalità
ha anche quella di produrre
un reddito da destinare alla
famiglia perché possa vivere
una vita dignitosa. D’altra
parte se il lavoro, o meglio il
tempo del lavoro non viene
messo in relazione anche con
la festa, esso corre il serio
rischio di egemonizzare il
significato del tempo e di
impedire alla famiglia di
poter usufruire di quel tempo
vitale, ricco di significato e
relazioni umane, che è la
festa. E da ultimo l’incontro
delle famiglie ci ricorda che il
lavoro e la festa sono orientate
al benessere della famiglia,
inteso non solo nell’ottica
economica, ma anche
relazionale.
Ma attenzione, evitiamo
subito un pericoloso equivoco.
Ridurre il settimo incontro
mondiale delle famiglie
all’evento che si celebrerà a
Milano, a cavallo del mese
di maggio e giugno, alla
semplice partecipazione delle
famiglie che provengono dalle
varie parti del mondo per
riflettere e pregare insieme
sui temi proposti è molto
riduttivo. È vero, questo è
l’obiettivo primario, se ne
pone però un secondo, non
meno significativo: quello
di sollecitare le singole
occasioni, ad esempio, per
i gruppi familiari perché si
attivino a rilanciare l’obiettivo
del fondo di solidarietà. In
più, darebbero un valido
contributo al consolidarsi
della cultura della solidarietà,
che permetterebbe il
rafforzarsi di iniziative tese a
rendere meno drammatiche
alcune situazioni di carenza
di lavoro: si pensi ai contratti
di solidarietà, grazie ai quali
possono essere salvaguardati
posti di lavoro. E di concerto
è poi possibile parlare anche
di festa; altrimenti come
è possibile parlare della
festa e del suo senso, senza
cadere nella retorica,a chi è
senza lavoro? Forse facendo
percepire che la solidarietà
offerta nasce da quel Pane,
Corpo del Signore che si è
offerto a noi, per generare
comunione tra gli uomini, fa
toccare con mano a chi è nel
disagio il valore della festa
cristiana.
Lavoro e festa, per
la famiglia, sono
importanti più che
economicamente,per
l’aspetto relazionale.
realtà ecclesiali locali,
diocesi e parrocchie, in
vista dell’incontro di Milano,
ad una serie di riflessioni
sull’intreccio famiglia, lavoro
e festa.
Eventi come quello di Milano
corrono il serio rischio di
trattare con competenza i vari
aspetti del rapporto famiglia,
lavoro e festa, di proclamare
principi dottrinali ed etici che
devono essere di riferimento
sia alle famiglie per la loro vita
e sia alle istituzioni pubbliche
per la difesa e la promozione
della realtà familiare, ma
pagare poi lo scotto della
generalizzazione dei problemi.
Per evitare la critica, che può
sorgere in chi ha partecipato
all’incontro milanese: “si sono
fatte tante belle affermazioni,
ma poi…” è necessario un
approccio alle tematiche
connesse all’intreccio
famiglia,lavoro e festa che
prenda avvio da incontri
che interpellino la concreta
situazione locale. In tal modo
sarà possibile apprezzare e
valorizzare i contenuti espressi
dai vari convegni organizzati
nel corso dell’incontro
mondiale delle famiglie,
trovando in essi quegli spunti
che serviranno per sciogliere i
nodi che sono stati individuati
nella riflessione preventiva
dell’evento. Ma il metodo di
approccio alla lettura locale
dell’intreccio famiglia, lavoro
e festa va oltre la preparazione
all’evento milanese. L’impegno
a leggere e interpretare come
si snoda l’intreccio famiglia,
lavoro e festa assume per
le famiglie una valenza
educativa, in quanto fa
assumere alle famiglie stesse
delle responsabilità nei
confronti della società e delle
altre famiglie, obbligandole
a pensare al loro ruolo nella
gestione dell’intreccio stesso.
Mi si passi un esempio: quello
del fondo diocesano “Famiglia
e lavoro”. Un suo obiettivo
era quello di creare una rete
di solidarietà delle famiglie
che sostenesse una famiglia,
che a seguito della perdita
di lavoro, si trovasse in seria
difficoltà economica e con
carenti prospettive positive
circa il suo futuro. Purtroppo
questo obiettivo non è stato
conseguito.
Partendo dai contenuti che
le catechesi propongono
in preparazione all’incontro
mondiale delle famiglie,
si possono creare robuste
L’attualità chiede di
pensare a momenti
di solidarietà per
venire incontro a chi
si trovi in difficoltà.
Solidarietà, che si tramuta
in gesti e in organizzazione
attenta ai bisogni delle
famiglie è il tema del
seminario di studio che si
terrà sabato 17 marzo presso
la camera di Commercio di
Como. Non è un convegno, è
un seminario, il cui intento è
quello di offrire indicazioni di
come si possono predisporre,
seguendo il principio della
sussidiarietà, strumenti di
solidarietà, welfare, capaci
di sostenere le famiglie
nei momenti di difficoltà
economica e sociale.
don GIUSEPPE CORTI
Vita della Chiesa
due febbraio
Consacrati in festa
per la Giornata
mondiale loro dedicata:
nella nostra diocesi
le celebrazioni
presiedute dal Vescovo
Il dono
e l’impegno
«I
l “proprium” della vita
consacrata è riproporre la
forma di vita che Gesù ha
abbracciato e offerto ai discepoli che lo
seguivano: l’evangelica “vivendi forma”»:
su questo pensiero centrale si impernia
il “Messaggio della Commissione
Episcopale per il clero e la vita
consacrata per la sedicesima “Giornata
Mondiale della vita consacrata”, che si
celebrerà, come tradizione, il prossimo 2
febbraio, Festa della Presentazione di
Gesù al Tempio.
In Italia i religiosi sono circa 140 mila,
dei quali 18 mila uomini e 122 mila
donne. Nel mondo sono quasi 875 mila,
con 135 mila uomini e 740 mila donne.
I religiosi italiani rappresentano il 16%
del totale. Il titolo scelto per il messaggio
è “Educarsi alla vita santa di Gesù” e i
vescovi della Commissione sottolineano
in apertura del testo un rapporto
particolare tra i consacrati e il cammino
di questo decennio per la Chiesa italiana
dedicato al tema dell’educazione.
«“Educare alla vita buona del Vangelo” –
scrivono - implica certamente l’educare
alla vita santa di Gesù. È questo il dono
e l’impegno di ogni persona che voglia
farsi discepola di Gesù, specialmente di
chi è chiamato alla vita consacrata».
Giovedì 2 febbraio sono due le
celebrazioni eucaristiche in programma
nella nostra diocesi, entrambe
presiedute da monsignor Diego Coletti.
Al mattino, a Sondrio, l’incontro si
svolgerà presso la chiesa Collegiata.
La Santa Messa delle ore 10.00 sarà
preceduta da un’ora di adorazione.
«Stiamo vivendo una serie di iniziative e
percorsi che ci porteranno, in primavera,
all’incontro mondiale delle famiglie a
Milano – sottolinea monsignor Attilio
Mazzola, vicario episcopale per la vita
consacrata della nostra diocesi –. Per
questo motivo è stata scelta una famiglia
per compiere un gesto significativo:
porterà in dono un cero che verrà posto
di fronte all’urna di Nicolò Rusca», che
presto sarà beatificato. A Como, la Santa
Messa si terrà in Duomo alle ore 18.00.
«Per mettere in evidenza l’importanza
della Cattedra del Vescovo», conclude
monsignor Mazzola.
Spandere “il buon profumo”
Tornando al messaggio dei vescovi,
nella parte centrale del testo vengono
indicate quattro “note” che “mostrano
la coerenza della vita con la vostra
specifica vocazione” mostrando al
tempo stesso la “fecondità di un assiduo
cammino formativo”. Le quattro note
sono: “primato di Dio”, “fraternità”,
“zelo divino” e “stile di vita”. Quanto alla
prima, del “primato di Dio”, richiamano
l’insistenza di Papa Benedetto XVI circa
“la sfida principale del tempo presente”
che consiste nella secolarizzazione.
Particolarmente i consacrati sono
chiamati a riflettere sul fatto che “urge
una nuova evangelizzazione, che metta
al centro dell’esistenza umana il primo
comandamento di Dio, la confessio
Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui –
scrivono - voi avete profonda esperienza
spirituale”. Questo primo aspetto viene
ulteriormente approfondito col pensiero
che “nella misura in cui testimoniate la
bellezza dell’amore di Dio, che segue
l’uomo con infinita benevolenza e
misericordia, voi spandete quel buon
profumo divino che può richiamare
l’umanità alla sua vocazione
fondamentale: la comunione con Dio.
Nella vostra esistenza siete chiamati ad
anticipare il cielo nuovo e la terra nuova
che ogni uomo desidera”.
Fraternità e zelo divino
La fraternità universale è il sogno di Dio,
Padre di tutti. La dilagante conflittualità
che deteriora le relazioni umane mostra
la perenne attualità della missione di
Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere
Sabato, 21 gennaio 2012
11
in unità i figli di Dio dispersi”: così
scrivono i vescovi nella seconda
“nota” all’interno del messaggio,
dedicata al tema della “fraternità”.
Proprio i consacrati possono offrire,
a questo riguardo, una “bella
testimonianza ecclesiale” e i vescovi
esortano le comunità religiose
“ad essere scuole di fraternità che
impegnano i propri membri alla
formazione permanente alle virtù
evangeliche: umiltà, accoglienza
dei piccoli e dei poveri, correzione
fraterna, preghiera comune, perdono
reciproco, condividendo la fede,
l’affetto fraterno e i beni materiali”.
Nella terza nota, dedicata allo
“zelo divino”, i vescovi sottolineano
l’esempio di Gesù e la “la forza
straordinaria” dello zelo da lui
mostrato insieme agli apostoli,
esortando i religiosi a preoccuparsi
“non tanto della contrazione
numerica delle vocazioni, quanto
della vita tutto sommato mediocre di
molti, in cui sembra persa la traccia
dello zelo, della passione, del fuoco
d’amore che animava Gesù e i santi.
Per la nuova evangelizzazione a cui
la Chiesa oggi è chiamata occorrono
nuovi santi, appassionati di Gesù
e dell’uomo, sentinelle che sanno
intercettare gli orizzonti della storia,
in cui ancora una volta Dio ha
deciso di servirsi delle creature per
realizzare il suo disegno d’amore.
Da sempre – scrivono ancora - la
vita consacrata è stata laboratorio di
nuovo umanesimo”, un impegno a cui
si è chiamati ancora in questo tempo
difficile.
Testimonianza profetica
La quarta nota, sullo “stile di vita”,
si rifà ai voti di castità, povertà ed
obbedienza, tipici della vita religiosa.
“La povertà favorisce uno stile di vita
all’insegna dell’essenzialità”; la castità
consacrata “aiuta a riqualificare la
sessualità e a dare ordine e significato
vero agli affetti”, mentre l’obbedienza
“libera dall’individualismo e
dall’orgoglio”. “Vissuti sull’esempio di
Cristo e dei santi, i consigli evangelici
– chiude il messaggio - sono una
vera testimonianza profetica dal
profondo significato antropologico,
che suppone e richiede un grande
impegno educativo”.
Proclamato da Benedetto XVI. Negli anniversari del Concilio e del Catechismo.
C
on la Lettera apostolica “Porta
fidei” dell’11 ottobre 2011,
Benedetto XVI ha indetto un
Anno della fede (11 ottobre 2012-24
novembre 2013), per mettere al centro
dell’attenzione ecclesiale ciò che, fin
dall’inizio del suo Pontificato, gli sta più
a cuore: l’incontro con Gesù Cristo e la
bellezza della fede in Lui. La Chiesa è
ben consapevole dei problemi che oggi
la fede deve affrontare e sente quanto
mai attuale la domanda che Gesù stesso
ha posto: «Il Figlio dell’uomo, quando
tornerà, troverà ancora la fede sulla
terra?» (Lc 18, 8). Per questo, «se la fede
non riprende vitalità, diventando una
profonda convinzione e una forza reale
grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte
le altre riforme rimarranno inefficaci»
(Discorso per la presentazione degli
auguri natalizi alla Curia romana, 22
dicembre 2011).
«L’inizio dell’Anno della fede – informa
la Sala Stampa Vaticana – coincide
con il ricordo riconoscente di due
grandi eventi che hanno segnato il
volto della Chiesa ai nostri giorni: il
50° anniversario dell’apertura del
Concilio Vaticano II, voluto dal beato
Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il
20° anniversario della promulgazione
del Catechismo della Chiesa Cattolica,
offerto alla Chiesa dal beato Giovanni
Paolo II (11 ottobre 1992)». Il Comitato
per la preparazione dell’Anno della fede
– costituito presso la Congregazione per
la Dottrina della Fede – ha redatto una
Nota con indicazioni pastorali per l’Anno
della fede. Nell’introduzione si ribadisce
L’Anno
della Fede
Dalla Lettera apostolica
del Santo Padre indicazioni
per prepararsi e vivere bene
questo anno di riflessione;
una quarantina le proposte
articolate su quattro livelli
che l’Anno «vuole contribuire a una
rinnovata conversione al Signore Gesù
e alla riscoperta della fede, affinché tutti
i membri della Chiesa siano testimoni
credibili e gioiosi del Signore risorto,
capaci di indicare alle tante persone
in ricerca la porta della fede». Una
quarantina le proposte, articolate
su quattro livelli: Chiesa universale;
Conferenze Episcopali; Diocesi;
Parrocchie, Comunità, Associazioni,
Movimenti. Le indicazioni pastorali
della Nota hanno l’intento di favorire
«sia l’incontro con Cristo attraverso
autentici testimoni della fede, sia la
conoscenza sempre maggiore dei suoi
contenuti». Come detto si tratta di
proposte: viene quindi lasciato ampio
“margine di manovra” per tutte quelle
iniziative che «lo Spirito vorrà suggerire»,
si legge sempre nella nota. Accanto
ad una solenne celebrazione di inizio,
e a vari altri eventi cui parteciperà il
Santo Padre (Assemblea del Sinodo
dei Vescovi, GMG del 2013 in Brasile),
vengono auspicate attività ecumeniche
per «invocare e favorire il ristabilimento
dell’unità fra tutti i cristiani» e «avrà
luogo una solenne celebrazione
ecumenica per riaffermare la fede in
Cristo da parte di tutti i battezzati». A
livello di Conferenze Episcopali, viene
incoraggiata la qualità della formazione
catechistica ecclesiale. Per l’ambito
diocesano, l’Anno della fede viene
considerato, tra l’altro, come «rinnovata
occasione di dialogo creativo tra fede e
ragione attraverso simposi, convegni e
giornate di studio, specialmente nelle
Università cattoliche», e come tempo
favorevole per «celebrazioni penitenziali
in cui chiedere perdono a Dio, anche
e specialmente per i peccati contro la
fede». Per le parrocchie, la proposta
centrale rimane la celebrazione della
fede nella liturgia, e in particolare
nell’Eucaristia. Un’apposita Segreteria e
un sito internet forniranno ogni ulteriore
aiuto e suggerimento.
pagina a cura di
ENRICA LATTANZI
Vita diocesana
12 Sabato, 21 gennaio 2012
■ Morbegno
Scuola socio-politica:
il 23 gennaio Campiglio
parla di fiscalità
● La scorsa settimana la
tavola rotonda con Boni,
Tagliabue e Briccola
● Passaggio fondamentale
di ogni intervento è la
centralità della persona
● Le difficoltà possono
essere occasione per
un vero cambiamento
La speranza
all’epoca della crisi
Luigi Campiglio è professore ordinario di
“Politica Economica” presso l’Università
Cattolica di Milano dal 1990. Laureato
in Università Cattolica nel 1972, ha
completato i suoi studi in Inghilterra
e in altre università estere: è stato
“visiting scholar” per diversi anni presso
l’Università di Stanford e “Fellow” del
Churchill College dell’Università di
Cambridge. È stato direttore dell’Istituto
di Politica economica dell’Università
Cattolica di Milano e componente del
Nucleo di Valutazione dell’Ateneo. È
direttore della Rivista Internazionale di
Scienze Sociali dell’Università Cattolica
di Milano. È collaboratore stabile di
numerose riviste e giornali. È stato ed è
componente del comitato scientifico di
numerosi istituti di ricerca, fra cui l’IReR
e il Centro Nazionale di Prevenzione
e Difesa Sociale. È stato componente
della Commissione Garanti del Ministero
per l’Università per il finanziamento
della ricerca in Italia. La sua attività
di ricerca ha riguardato temi teorici e
applicati dell’economia; in particolare la
distribuzione del reddito, lo Stato sociale,
l’economia della famiglia, l’inflazione e la
misurazione dei prezzi, l’incertezza nelle
decisioni economiche, il rapporto fra
economia e sistema politico.
Ha pubblicato numerosi articoli su riviste
nazionali ed estere e libri, sia di testo sia
di saggistica.
A Morbegno, presso il Centro San
Giuseppe, e in collegamento streaming
a Como, Bormio, Cunardo, Gemonio,
lunedì 23 gennaio, a partire dalle ore
20.45, il professor Campiglio interverrà
su “Ammazza che fisco… è possibile
una fiscalità equa e responsabile?”.
Nelle scorse settimane, intervenendo sulla
difficile situazione italiana, l’economista,
di fronte al debito pubblico italiano
di 1900 miliardi di euro (pari al 120%
del Pil) osservava: «L’Italia, nel 1995,
aveva già raggiunto questa quota nel
rapporto fra debito e Pil. Allora nessuno
se ne accorse perché l’80% degli italiani
possedeva titoli di Stato. Tra febbraio e
marzo andranno in scadenza 300 miliardi
di euro di titoli italiani. Per remunerare
gli investitori, di solito, si ricorre a
un’altra asta. Siamo sicuri che l’asta trovi
acquirenti? Il rischio è che, ancora una
volta, a pagarne le conseguenze saranno
le famiglie, con più tasse e meno servizi…
La situazione, in questi anni, è sfuggita di
mano a tutti. La bancarotta, per l’Italia,
resta comunque un’ipotesi remota, perché
a nessuno conviene che un Paese come
il nostro fallisca: sono convinto che
superati gli scogli delle aste di febbraio
e marzo, la strada potrebbe essere in
discesa… Bisogna iniettare fiducia, non
solo ai creditori e alle banche, ma a tutto
il Paese. Occorre un sistema fiscale che
non si accanisca sulle famiglie. Solo
così si creano le condizioni per lo sviluppo
e l’occupazione. Dobbiamo restituire
al sistema equità, non solo per ragioni
morali. Se non rimettiamo le famiglie
nelle condizioni di recuperare potere
d’acquisto l’economia italiana non
ripartirà mai». (E.L.)
P
iù di cento persone nel salone
del Centro “Cardinal Ferrari”, a
Como, venerdì 13 gennaio, molte
altre nelle quattro località (Morbegno,
Bormio, Gemonio, Cunardo), collegate
in streaming: purtroppo una serie
di problemi tecnici hanno causato
qualche disguido. Una circostanza per
la quale si chiede scusa assicurando
che la prossima volta tutto andrà per il
meglio! Una buona partenza, dunque,
per la “Scuola di formazione sociopolitica” della diocesi, promossa dalla
Consulta delle associazioni laicali.
Confortante auspicio, la presenza di un
buon numero di giovani; se mancassero
i giovani, come puntare a un rinnovato
impegno dei cattolici nella vita politica?
Ogni sforzo per coinvolgerne qualcuno
in più va quindi incoraggiato.
Monsignor Angelo Riva, che di questa
Scuola socio-politica è l’animatore e il
primo responsabile, nell’introdurre tutta
l’iniziativa, ha tratteggiato
brevemente il panorama
della crisi dei nostri giorni,
concludendo che ai danni
paralleli, che coinvolgono
un po’ tutti, si deve
rispondere con sacrifici
paralleli, nella prospettiva
di una speranza condivisa.
Non per nulla il titolo della
tavola rotonda del primo
incontro del 13 gennaio era
“Un’agenda di speranza
nello scenario della crisi”.
Tre voci guida, cento e cento
orecchi attenti, quattro o
cinque domande esplicite
con risposta, qualche
altra rimasta sul tappeto,
molte, probabilmente, non
espresse ma rimuginate
nella mente: è il quadro statistico,
esteriore, della tavola rotonda. Ma è più
importante il quadro contenutistico
degli interventi, che cercheremo di
riassumere, e più importante ancora
il quadro ideale della ricaduta, della
riflessione a casa propria, della presa di
coscienza, e della decisione di assumere
qualche impegno, ciascuno per la sua
parte, con coraggio e con passione.
Nel primo intervento, Vittoria Boni,
della presidenza nazionale delle Acli, si
è domandata se il problema principale,
per uscire dalla crisi, è di trovare
nuovi strumenti, che consentano di
riassestare le cose, risalendo la china,
o piuttosto, di pensare ad un nuovo
modello di sviluppo e di convivenza;
sono la crescita e il benessere in sé,
come dati materiali, che ci interessano
di più, o il tipo di società che vogliamo
costruire, basandoci su una corretta idea
di uomo? La risposta sembra scontata,
a vantaggio di una antropologia che
consideri la persona come il valore
prioritario, ma l’individualismo e l’idea
che si debba dare il primato al mercato
sono sempre in agguato. Se si vuole
invece assegnare il primato alla persona
umana, bisogna avere il coraggio di
contrastare tre tendenze veramente
rischiose, e cioè: 1) la separazione tra
le funzioni e i significati, quasi che gli
strumenti ed i risultati debbano valere
indipendentemente da come sono
usati e sono ottenuti, e dal senso che
hanno; 2) l’esaltazione acritica del
mercato e la svalutazione della guida
della politica; 3) l’indebolimento della
rete di protezione sociale. In positivo,
per converso, occorre fissare bene gli
obiettivi, che non possono non essere
quelli della giustizia e dell’equità sociale,
dato che il welfare non è un costo, ma
la misura della qualità della vita. Un
occhio di riguardo va dato agli stili di
vita, e dentro questo capitolo bisogna far
rientrare la cultura del dono e la gratuità.
La seconda voce, quella di Fausto
Tagliabue, già segretario della Cisl
di Como, si è affidata ampiamente al
supporto dei dati e delle statistiche,
riferite principalmente alla provincia
di Como, per sottolineare alcuni
importanti aspetti sociali della crisi e
per indicare una prospettiva d’uscita.
Teniamo presente anzitutto che la crisi
demografica dell’Occidente si riverbera
sul mondo del lavoro in modo non meno
negativo di altre carenze strutturali,
come, ad esempio, l’apprendistato
approssimativo e la fiscalità eccessiva.
Senza figli non c’è futuro. Quanto agli
ammortizzatori sociali, sarebbe un
errore imperdonabile eliminarli, ma è
grave errore anche il mortificarli, magari
con la scusa che c’è - e purtroppo c’è
davvero - chi ne abusa, come succede
quando si usufruisce della cassa
integrazione e nello stesso tempo si
svolge del lavoro in nero. A sua volta,
l’esigenza di abbassare il carico delle
tasse va coltivata contestualmente
all’impegno di combattere l’evasione
fiscale, con una battaglia che dovrebbe
vedere in linea ciascuno di noi, dato che
sono facili, ad ogni livello, compromessi,
connivenze, furbizie ed omertà. Metter
insieme, infine, uguaglianza e libertà
è possibile, ma non si deve sposare
il liberismo sfrenato, che ha sempre
aumentato le disuguaglianze.
Il terzo interlocutore ufficiale, Attilio
Briccola, imprenditore, e presidente
della Compagnia delle Opere, si è
avvalso soprattutto della propria
esperienza, anche associativa, oltre
che istituzionale come membro della
Giunta della Camera di Commercio,
per evidenziare alcune emergenze e
prospettare la necessità di cambiamenti
efficaci. Se la crisi del 2011, a differenza
di quella globalizzata, mondiale,
del 2008 è solo europea, non vuol
dire che sia meno penalizzante per
l’imprenditoria, tanto più che le banche
hanno stretto i cordoni della borsa sul
credito alle imprese. Per affrontare
seriamente una crisi, in ogni caso,
è necessario convincersi che essa è
un “travaglio”, dal quale, come nel
parto, può nascere qualcosa di bello.
La crisi può essere occasione per
cercare nuove soluzioni, come è
accaduto con la creazione del Parco
scientifico tecnologico di Lomazzo
(Co). Per trovare vie nuove
occorre avere, o assumere
in tempo, la mentalità
del cambiamento, la
disponibilità, cioè, a mettere
da parte, se necessario,
metodi e consuetudini
consolidate, e a guardare in
avanti con occhi diversi. A
questo proposito l’orizzonte
non è tutto oscuro, se è vero
che molti giovani, magari con
sacrificio, arricchiscono il
proprio bagaglio culturale e
affinano le capacità operative,
andando anche all’estero, e
che, proprio in tempo di crisi,
si è acquisita consapevolezza
dell’importanza della
formazione professionale.
Nel corso del dibattito si sono
fatti approfondimenti e sottolineature,
che hanno ripreso alcuni concetti di
fondo ed alcune annotazioni pratiche.
Dalla regola aurea, che non bisogna
fare il passo più lungo della gamba, si
è passati al concetto che il consumo
non può diventare un fine, invece di
essere uno strumento: non si deve
consumare più di quel che si produce.
Come valutare, infine, i provvedimenti
che il nuovo governo va affrontando?
Ci sarà un’altra occasione, lunedì
23 gennaio, per esaminare i temi
della fiscalità con il professor Luigi
Campiglio dell’Università Cattolica.
Qui ci limitiamo a due temi emersi dal
dibattito: quanto alle liberalizzazioni,
non illudiamoci che siano di per sé una
panacea, ma esse diventano un aiuto
consistente in tempo di crisi; quanto al
mercato del lavoro, si dovrebbero, per
attenuare il precariato, prevedere dei
periodi di prova più lunghi per le prime
assunzioni, come pure, verso la fine
del periodo lavorativo, si dovrebbero
facilitare dei “part time” prolungati. E
se ascoltassimo la raccomandazione
dell’anziano padre del relatore Briccola,
che in buon dialetto ha invitato ad aver
fede e pregare?
Vita della Chiesa
Padre Cantalamessa. Riflessioni e osservazioni.
La Parola di Dio
parla alla persona.
M
artedì 17 gennaio, a
Morbegno, presso il
Centro San Giuseppe,
si è svolta la giornata diocesana
di aggiornamento del clero.
Ad affrontare l’argomento
– “L’omelia: riflessioni
teologiche e pastorali” – è
stato invitato padre Raniero
Cantalamessa. Volto noto
di spazi televisivi riservati
al commento al Vangelo,
padre Cantalamessa è autore
di numerose pubblicazioni
tradotte in una quindicina di
lingue. Ordinato sacerdote nel
1958, è laureato in Teologia
a Friburgo, Svizzera, e in
Lettere classiche all’Università
Cattolica di Milano. È stato
professore ordinario di “Storia
delle origini cristiane” e
Direttore del Dipartimento di
scienze religiose dell’Università
Cattolica. Dal 1975 al 1981
è stato membro della
Commissione Teologica
Internazionale. Nel 1979 ha
lasciato l’insegnamento per
è importante
aiutare le persone
a capire che le
Scritture hanno
molto da dire
su ciò che conta
davvero nella vita
dedicarsi a tempo pieno al
ministero della Parola. Dal
1980 è Predicatore della Casa
Pontificia. Gli abbiamo rivolto
alcune domande.
La nostra diocesi sta
dedicando il proprio anno
pastorale alla Parola. Perché
è importante riscoprire la
centralità della Scrittura nella
vita sia da singoli credenti sia
nella comunità?
«Cito Sant’Ambrogio: “La Parola
è il sostentamento vitale di cui
vive il cristiano”. Già san Paolo
affermava che “la fede nasce
dall’ascolto”. Per cui senza
la Parola non può esistere la
fede cristiana e nemmeno
vi può essere un cammino
di crescita del credente.
Pensiamo al Salmo: “La tua
parola è luce, lampada ai miei
passi”. Insieme ai Sacramenti,
la Parola è il pilastro su cui
si fonda la nostra vita. In
passato, forse, i Sacramenti
sono stati privilegiati rispetto
alla Parola: il Concilio Vaticano
II, però, le ha restituito la dignità
e la centralità che merita».
Si parla spesso della necessità
di rievangelizzare le nostre
realtà cristiane. Come è
possibile riuscire a realizzare
questo obiettivo?
«Di per sé ri-evangelizzare
significa ri-ascoltare la Parola
di Dio, in particolare il Vangelo.
Per riportare alla fede le
persone lontane, secolarizzate,
è indispensabile fare delle
scelte. Penso che si dovrebbe
mettere in evidenza il cuore
della Parola: il “kerigma”, che
significa il “grido”. Cosa ci
“gridano”, appunto, le Scritture?
Che Gesù è morto per i nostri
peccati e risorto per la nostra
giustificazione. Ripartiamo da
questo annuncio del Mistero
Pasquale. Qualcuno mi guarda
stupito quando lo dico, ma
a mio avviso un momento
particolare in cui essere vicini
alle persone e riportarle al
messaggio evangelico è quello
dei funerali. Di fronte al mistero
della morte, allo sconforto
del dolore, la fede cristiana è
Sabato, 21 gennaio 2012
13
l’unica ad avere risposte, a restituire
speranza all’uomo».
Nel suo intervento al clero
diocesano lei ha parlato
dell’omelia. Per molte persone
la Messa domenicale è l’unica
occasione per ascoltare e riflettere
sulla Parola: quanto è importante,
e impegnativo, per il sacerdote,
preparare l’omelia e giungere al
cuore, all’animo, dei fedeli che ha di
fronte?
«È verissimo: per tante persone
l’Eucaristia domenicale è il solo
momento di contatto con le Scritture.
E proprio perché è importante non
sciupare tale occasione, talvolta il
sacerdote si sente investito di una
grande responsabilità. Se ci si limita
all’esegesi, alla mera spiegazione, per
quanto potrà essere approfondita non
si riuscirà a rispondere alle domande
di senso delle persone. Mentre, al
contrario, se ci si sofferma solo sulla
“morale” si finisce con il suggerire
una serie di consigli di buon senso,
ma niente di più. In realtà la Parola,
come dicevo, è la nostra stessa vita
e ha le risposte fondamentali per
la nostra esistenza. Nei quattordici
anni che ho dedicato al ministero del
commento evangelico in televisione,
ho cercato di far capire a tutti che
la Parola di Dio ha moltissimo da
dirci… Durante la Santa Messa, anche
se l’omelia è noiosa, nessuno uscirà
mai dalla chiesa. Mentre in tv, se
non riesci ad arrivare al cuore delle
persone, c’è il telecomando che fa
cambiare canale! Ciò che conta è far
vedere che la Parola ci guida di fonte
ai problemi seri, alle cose vere e ci
riguarda in prima persona».
ENRICA LATTANZI
Don Tonino Lasconi. Nelle comunità, fra i cristiani della domenica e quelli impegnati
Un confronto molto vivo
Cambiano le dinamiche
nelle parrocchie: cresce
il numero di chi frequenta
soltanto di domenica;
quale pastorale si profila?
“M
essaroli” o impegnati?
Cristiani della domenica
o “militanti”? In realtà, si
tratta di una falsa alternativa. O meglio:
invece che creare barriere tra le modalità
di appartenenza ecclesiale, sarebbe
meglio partire dalla Messa domenicale
come “cartina di tornasole” per una
comunità cristiana “adulta, consapevole,
riconoscibile”. Parola di don Tonino
Lasconi, parroco a Fabriano ed esperto
di questioni giovanili. Lo abbiamo
intervistato prendendo spunto dal suo
ultimo libro, dal titolo “I ‘messaroli’, una
risorsa”, per i tipi di “Cittadella Editrice”.
“Messaroli” e “impegnati”: qual è
l’identikit di queste due categorie,
e quale nuovo rapporto dovrebbe
instaurarsi tra di loro?
«I praticanti sono sempre di meno,
invece i “messaroli” – coloro che
frequentano la comunità solo in
occasione della Messa domenicale –
sono in crescita, sono ormai diventati
una grande massa. I “messaroli” in
realtà sono il popolo di Dio che, pur
non essendo assiduo alle attività
della parrocchia, vive una fede a volte
semplice, ma capace di sostenere
scelte fedeli allo spirito del Vangelo
nel quotidiano. È questa fetta di gente
che possiamo effettivamente educare,
a partire dalle sollecitazioni contenute
negli Orientamenti Cei per questo
decennio. Da persone che vengono a
Messa con motivazioni che provengono
dall’abitudine, o hanno radici antiche,
possono trasformarsi in cristiani
convinti. I “messaroli”, dunque, sono
una risorsa: educhiamo prima di tutto
quelli che abbiamo a disposizione
tutte le domeniche. Se vengono, vuol
dire che le motivazioni ci sono, e sono
abbastanza forti: se però li trattiamo
con superficialità, o addirittura con
sufficienza, negatività e disattenzione, il
rischio è che si stanchino e se ne vadano.
Per questo bisogna coscientizzarli, visto
che il senso del dovere oggi non c’è più».
Il rischio più frequente è l’abbandono
della Messa domenicale...
«Dando motivazioni vere a chi possiede
motivazioni di tipo imperfetto. C’è
chi va a Messa perché si ricorda di
un precetto, perché deve ricordare i
defunti, perché deve farsi perdonare
un peccato, perché cerca di ottenere
un vantaggio personale... Una “pratica”
non sorretta da motivazioni e portata
avanti stancamente, oggi, non regge
più e tende a consumarsi velocemente,
quindi ad essere abbandonata. Per
questo occorre far capire ai fedeli che
a Messa c’è la Parola di Dio, spiegarla
in modo che tocchi la vita, educare a
pregare in maniera convinta, far sentire
la comunione della comunità».
Si deve puntare tutto sull’omelia,
per “rivitalizzare” la celebrazione
eucaristica?
«Io credo che si debba riportare l’omelia
a una delle parti della celebrazione, e
non la più importante. Anche perché,
purtroppo, per molti sacerdoti la Messa
è l’occasione per fare una predica
lunga, che vola sopra i problemi, con un
linguaggio che la gente non percepisce
più come proprio. A mio parere, più si
incastra la Messa sulla predica, più il
rischio è che la gente si disaffezioni e
si allontani. Basti pensare al fenomeno
del nomadismo domenicale, grazie
al quale i fedeli vanno a cercarsi la
Messa che ritengono più adatta alle
proprie esigenze. Una tendenza,
questa, legittima e da non liquidare
semplicemente stigmatizzandola. Noi
sacerdoti pensiamo ancora di poter
pretendere che la gente vada a Messa:
spesso ci si accanisce con quelli che non
ci vanno, con il risultato che quelli che ci
sono sempre si annoiano e i “messaroli”
si sentono messi ai margini. In questo
modo, non si fa che scontentare tutti».
Tra i credenti, non solo quelli “della
domenica”, è in crisi il senso di
appartenenza, il sentirsi comunità...
«Quelli che abbandonano è perché
non si sentono di appartenere alla
nostra comunità. Oggi, infatti, sono
saltati i confini territoriali: i genitori,
ad esempio, possono andare a Messa
dai nonni, che accudiscono i nipoti,
oppure vicino al mercato dove fanno la
spesa... Non possiamo pretendere che
il popolo di Dio sia stanziale: possiamo
però, curando la qualità delle nostre
celebrazioni, innescare un meccanismo
virtuoso che fa sì che la gente si muova.
Se la Messa è davvero partecipata,
la gente arriva. Ci sono persone che
“seguono” un sacerdote che, ad esempio,
si sposta di parrocchia, perché si è creato
nel tempo un legame spirituale, di
empatia, con lui».
Gli adolescenti sono quelli che spesso
per primi abbandonano la Messa
domenicale: come riavvicinarli?
«È un segnale tipico della loro età: se
qualcosa non funziona, coi ragazzi
“salta” subito. Posso testimoniare che
lavorare solo fra i ragazzi, se non c’è una
comunità che li sa interessare, dopo
un po’ provoca come conseguenza il
fatto che se ne vanno via. Se trovano
una comunità cristiana “attraente”, i
giovani sono i primi che rispondono
alle proposte che si fanno loro. E così,
magari partendo proprio da celebrazioni
eucaristiche preparate accuratamente
e partecipate, a poco a poco si crea
comunità. Nelle nostre parrocchie ci
sono già molte buone pratiche: possiamo
contare su una grande fecondità di
iniziative vivaci, di creatività fantasiosa,
di proposte pastorali innovative. Il
problema, però, è che spesso rimangono
nascoste».
MARIA MICHELA NICOLAIS
14 Sabato, 21 gennaio 2012
Vita diocesana
Cuvio,
il Vescovo
per il
Sacro Cuore
La festa - celebrata la terza domenica di gennaio
- ha origini antiche quando i cittadini di Cuvio
emigravano per lavoro dalla primavera all’autunno
L
a parrocchia è stata eretta il 4 aprile 1911,
con territorio smembrato da Canonica.
Contrariamente a quanto erroneamente
si ritiene, la chiesa parrocchiale non
fu edificata nel 1807, data che ricorda la
ristrutturazione del presbiterio, ma le sue
origini risalgono, secondo l’ipotesi formulata da
don Tunesi, tra l’ VIII e X secolo quando Cuvio,
come altri paesi della zona, era possesso del
potente Monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro di
Pavia, fondato dal re longobardo Liutprando.
Questo è attestato da un documento del 712 e
sino al momento dell’erezione della Parrocchia
era dedicata a S. Pietro. L’apostolo Paolo fu
aggiunto per volontà del Vescovo quando Cuvio
divenne parrocchia. Il luogo dove essa sorse,
un contrafforte semiartificiale che forma uno
sperone panoramico in posizione strategica,
fa pensare forse ad un fortilizio romano, eretto
per difendere i confini e che vedeva nella zona
i suoi baluardi nella Rocca di Orino e in quella
di Arcumeggia, passando per l’appunto dal
Pretorio di Cuvio.
Il primo documento che cita la chiesa di S.
Pietro di Cuvio, è una pergamena conservata
nell’Archivio di Stato di Milano datata 1° maggio
1191 ed era una delle chiese suffraganee della
Collegiata di S. Lorenzo di Canonica. Della
chiesa poi, parlano nel XVI secolo i Vescovi
Francesco Bonomi e Gianantonio Volpi e
nell’anno 1592 mons. Feliciano Ninguarda con
un’ ampia relazione dalla quale si evince che
l’attuale chiesa sorge sullo stesso luogo della
precedente.
Curioso è apprendere come a differenza
degli altri paesi, che il Vescovo nomina come
semplici villaggi, Cuvio, invece, veniva indicato
come “oppidum”, in virtù della sue funzioni di
capoluogo che aveva dato il nome a tutta la valle
e dove teneva giustizia il Pretore.
Il 28 giugno 1948, con territorio smembrato
da Cuvio e Azzio fu costituita la parrocchia di
Comacchio.
Attualmente Cuvio ha una popolazione di circa
La comunità
da alcuni anni
sta rafforzando
il legame e la
collaborazione con
la vicina parrocchia
di Canonica in
particolare per
quanto riguarda
la pastorale di
bambini e giovani
1450 abitanti, con una consistente
comunità di migranti (circa 270)
abbastanza integrati e dei quali
un bel gruppo è sostenuto dalla
Caritas parrocchiale.
L’interno della chiesa parrocchiale
è stato restaurato completamente
nel 1991 ed è dotata di un ciclo
di affreschi pregevoli, dei pittori
bergamaschi Pasquale e Luigi
Arzuffi. Fu consacrata l’11
dicembre 1950 dal Vescovo Felice
Bonomini.
Le strutture, oltre la casa
parrocchiale, sono costituite da
un ampio salone per le riunioni e
dal nuovo oratorio, inaugurato nel
1996 da mons. Maggiolini, dotato
di un campo di calcio regolare.
Da quest’anno si è iniziata una
Pastorale Giovanile integrata, in
collaborazione con la parrocchia
di Canonica. L’auspicio è che si
possano così dare delle risposte
valide alle esigenze educative dei
ragazzi e giovani, che hanno a
disposizione due oratori, che si
cercherà di qualificare sempre di più.
La Visita Pastorale del nostro Vescovo Diego
non potrà che confermare e stimolare tale
orientamento sempre più urgente. Anche la
catechesi per i bambini e ragazzi, dalla seconda
elementare alla terza media, viene svolta
unitariamente con Canonica,con la formazione
comune delle catechiste e l’uso degli stessi testi
catechetici.
Il Vescovo visiterà la comunità in occasione
della festa del Sacro Cuore, la terza domenica
di gennaio. Una festa che ha radici antiche: le
sue origini centenarie sono legate al fatto che,
dalla primavera all’autunno, la quasi totalità
degli uomini migravano in Francia per lavoro e
ritornavano nel periodo invernale.
✎ Programma
Oltre alla parrocchia di Cuvio, dal 20 al
22 gennaio, il Vescovo incontrerà anche le
comunità di Azzio, Orino e Comacchio.
Venerdì 20 gennaio
9:00 Cuvio, colloquio con il parroco.
10:00 Cuvio, visita alla ditta Modecor e incontro
con il mondo del lavoro.
15:00 Comacchio, visita alla ditta Mascioni Organi.
16:00 Comacchio, Residenza Prealpina: incontro
con anziani e ammalati.
20:30 Azzio, adorazione eucaristica e confessioni.
Sabato 21 gennaio
7:00 Cavona, Rosario vocazionale e S. Messa.
10:30 Azzio, colloquio con il parroco.
11:50 Azzio Convento, omaggio musicale della
ditta Mascioni organi.
16:00 Incontro con le famiglie delle tre parrocchie.
18:00 Orino, S. Messa.
20:45 Azzio, incontro con la comunità apostolica
delle tre parrocchie.
Domenica 22 gennaio
10:30 Azzio, S. Messa e cresime al Convento.
15:30 Cuvio, accoglienza Vescovo e saluto al
sindaco. S. Messa e processione del Sacro Cuore.
21:00 Cuvio,Incontro con la comunità apostolica.
Il Vescovo tornerà a Cuvio il 10 febbraio con il
seguente calendario:
9.30 incontro con la Comunità e preghiera in
chiesa parrocchiale.
10.00 visita ai malati e Comunione Eucaristica.
11.00 visita all’Azienda agricola di Gasperini
Marcellino.
15.30 visita alla Scuola Materna “Erminia Maggi”.
16.30 celebrazione dei Vespri e saluto di congedo
del Vescovo che si recherà a Duno per l’Eucarestia
nel Tempio votivo dei Medici d’Italia.
Giornata dei Migranti. La celebrazione, domenica 15 gennaio, al Sacro Cuore a Como
“Portate la vostra cultura ma anche la fede”
è
stata la S. Messa presieduta da mons. Italo Mazzoni, vicario episcopale per la pastorale, a chiudere le iniziative organizzate a Como per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Una
giornata, a cui hanno partecipato diverse comunità etniche, aperta con il pranzo di condivisione
presso la Casa don Guanella di Como, seguito da un
momento di riflessione sul messaggio del Papa “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, tenuto da padre Giuseppe Pierantoni, missionario dehoniano.
Alla celebrazione conclusiva oltre ai gruppi tradizionalmente presenti (in rappresentanza di vari Paesi dell’Africa, del Centro America e delle Filippine),
ha partecipato per la prima volta la comunità degli
Ucraini di Como, guidati da padre Metodio che ha
concelebrato l’eucarestia portando alcuni segni del
rito cattolico ortodosso. “Voi tutti – ha commentato mons. Mazzoni, nell’omelia – portate in Italia il
carattere della vostra cultura. Vi chiedo di portare
anche l’entusiasmo della vostra fede. Quella fede
che avete appreso e maturato dalle vostre famiglie,
da sacerdoti e missionari nei vari angoli della terra”.
In Missione
Sabato, 21 gennaio 2012
15
Camerun. A colloquio con il Vescovo Coletti appena rientrato dalla missione diocesana
“I
✎ Il viaggio
n Africa in nostri fidei
donum coltivano querce
e non insalata”. Queste
parole pronunciate
dal Vescovo di Como, mons.
Diego Coletti, nel suo discorso
di saluto prima di lasciare il
Camerun spiegano bene qual
è il senso della missione in
una terra che vive le difficoltà
di molte regioni dell’Africa
Sub-Sahariana, ma anche la
vitalità e la speranza di una
Chiesa giovane. Un impegno
che guarda al domani e
al futuro di questa terra.
Abbiamo incontrato il Vescovo
a poche ore dal suo rientro
in Italia, sabato 14 gennaio,
dopo due settimane trascorse
nella missione diocesana di
Maroua-Mokolo.
Eccellenza, quindici giorni
con i nostri fidei donum.
Che aria ha respirato?
“Stando a fianco dei nostri fidei
donum ho respirato un’aria
fatta di dedizione, impegno
e passione per la missione
a loro affidata. Per quanto
riguarda il servizio svolto ho
potuto sperimentare ancora
una volta la ricchezza di una
presenza giocata su tre livelli: la
frontiera dell’evangelizzazione
e del primo annuncio, la
collaborazione sempre più
stretta con il clero locale e
la continua cura di attività
educativo-assistenziali con
un particolare riferimento
all’impegno educativo”.
Il suo arrivo in Africa è
avvenuto pochi giorni dai
drammatici fatti della Nigeria
perpetrati dalla setta Boko
Haram, originaria di una
regione oltre confine ma
non distante dalla diocesi di
Marua-Mokolo. Come si vive
questa situazione?
“Ho avuto l’impressione che
la situazione nigeriana e la
presenza di fondamentalisti
sia circoscritta a quella realtà
ed estranea alla cultura del
nord del Camerun e dell’etnia
Kapsiki. E’ chiaro, però, che
da parte dei nostri missionari
e della Chiesa locale c’è
la preoccupazione per un
possibile contagio futuro. Per
quanto ho potuto vedere nella
diocesi di Maroua-Mokolo tra
cristiani e mussulmani si respira
un’aria di tolleranza e rispetto
vicendevole. Nelle scuole
sostenute dai nostri missionari,
ad esempio, studiano anche
bambini mussulmani e questo
E’
Coltivando
semi di futuro
Dal 2 al 14
gennaio una
delegazione
diocesana ha fatto
visita ai nostri
fidei donum
permette di creare legami con le
loro famiglie. Per questo posso
dire che la preoccupazione c’è,
ma senza timori eccessivi”.
Lei ha visitato anche la
parrocchia di MokoloMboua, passata da poco più
di un anno al clero locale,
pur con la collaborazione
di Alda e Brunetta. E’
questo un bell’esempio di
quello che dovrebbe essere
il naturale cammino di
accompagnamento alla Chiesa
locale dei fidei donum?
“Questo è avvenuto sia a
Mokolo, dove c’era don Giusto
Della Valle, che a Nguétchéwé
con don Felice Cantoni, ora in
un’altra parrocchia. In entrambi
i casi il clima mi sembra buono
e si vede che c’è accoglienza
e condivisione. Un dato non
scontato perché è capitato in
passato che nella zona ci fossero
insofferenze nel rapporto tra la
Chiesa locale e l’aiuto offerto
dagli Istituti Missionari e fidei
donum”.
Rispetto alla sua prima
visita ha visto qualche
cambiamento?
“In questi quattro anni non
ho visto grossi cambiamenti.
Credo, però, che il servizio e
la missione svolta dai nostri
missionari in collaborazione
con la Chiesa e le comunità
locali debba essere analizzata
sul lungo periodo. In particolare
per quanto riguarda il lavoro
svolto nei campi dell’istruzione
e dell’educazione. Dall’altra
parte la comunità cristiana
si è mostrata sensibile al
problema dello sviluppo e dei
GIOVANI
passi necessari a raggiungere
un benessere minimo. Questo
fa ben sperare per il futuro a
condizione che le comunità
riescano ad evitare divisioni
interne e a promuovere
una collaborazione sempre
maggiore tra i villaggi”.
Questo viaggio è stato anche
l’occasione per fare il punto
sulla nostra presenza. Ci sono
novità in vista?
“In prospettiva, entro la
primavera 2013, concluderanno
il loro cammino in Camerun un
paio di nostre presenze (don
Angelo Mazzucchi e don Felice
Cantoni ndr); per questo siamo
aperti all’attesa per vedere se
qualche sacerdote, consacrato
o laico - magari anche una
famiglia - si metteranno a
disposizione per un’esperienza
in missione. Scelte che
devono essere preparate con
largo anticipo conoscendo
la necessità di preparazione
che richiede un servizio come
quello in Africa”.
rientrata in Italia sabato
14 gennaio dopo un
lungo viaggio attraverso il
Ciad e uno scalo aereo in Etiopia,
ad Addis Abeba, la delegazione
della diocesi di Como, guidata
dal Vescovo Coletti, che ha fatto
visita alla missione diocesana di
Marua-Mokolo e ai nostri fidei
donum: don Angelo Mazzucchi,
don Corrado Necchi, don Felice
Cantoni, don Alessandro Alberti,
Alda Vola, Brunetta Cincera e
Laura Pellizzari. Ed è con loro che
il Vescovo e Gabriella Roncoroni,
direttore dell’Ufficio Missionario
Diocesano, si sono incontrati per
fare il punto sulle loro attività.
“In due diverse occasioni ci
siamo ritrovati insieme ai nostri
fidei donum – spiega Gabriella
Roncoroni – per un momento di
incontro, riflessione e preghiera
comune. E’ stato importante
riuscire a fermarsi a riflettere con le
diverse equipe (i nostri missionari
operano in parrocchie diverse
e lontane, anche se si ritrovano
settimanalmente ndr)”. La visita
della delegazione, a cui hanno
partecipato anche i genitori di
Laura Pellizzari e il fratello di don
Corrado (alla loro prima visita
alla missione), è servita anche ad
incontrare le comunità locali e il
vescovo Philippe Stevens che nei
prossimi mesi dovrebbe lasciare la
diocesi per sopraggiunti limiti di
età. “E’ importante – continua il
direttore dell’Ufficio Missionario –
mantenere il legame con la Chiesa
locale perché vogliamo che ogni
nostra decisione e attività sia
condivisa e inserita in un cammino
diocesano. Questa rappresenta
una particolarità dell’esperienza di
scambio tra Chiese sorelle”. Sentito
e significativo anche l’incontro con
la popolazione ed in particolare
con le comunità apostoliche delle
parrocchie di Rhumzu e Mokolo.
Un incontro che ha ricordato la
visita pastorale del Vescovo nelle
parrocchie della nostra diocesi.
Non è mancato la visita alle
attività sostenute dalla nostra
diocesi: dalle scuole per sordomuti
e ciechi, al liceo di Mogodé, dai
centri pastorali ai dispensari, così
come il cantiere del Barrage in
costruzione a Mogodé. Tra questi
anche il centro per disabili in
cui sono ancora impegnate due
giovani neuro-psicomotriciste e
un’ostetrica, partite con il gruppo,
che rientreranno in Italia lunedì 23
gennaio.
M.L.
Al via il percorso promosso dall’Ufficio
Missionario all’interno di “Strade per scegliere”
Alla scoperta della missione
V
enerdì 13 Gennaio: si parte! Alle ore
20 ci troviamo a Cavallasca dalle suore di San Giuseppe dell’Apparizione
(cogliamo l’occasione per ringraziarle) che
ci ospitano all’interno della struttura in cui
vivono. È già il momento delle presentazioni:
14 giovani, comprendendo nel numero le nostre due “guide”, Benedetta e Laura, forti delle
loro esperienze missionarie. Siamo Andrea,
Camilla, Chiara, Clara, Daniela, Davide, Elisa, Giulia, Mauro, Monica, Oscar e Ruggero.
E non dimentichiamo Don Giusto! La serata
trascorre tra racconti e conoscenze.
È sabato mattina che inizia il vero cammino:
la proposta è quella di esporre i nostri dubbi
e domande circa le missioni. Ciò che ne risulta è un insieme di interrogativi che esponiamo ai nostri compagni: Don Giusto ci aiuta
a chiarire le idee, assicurandoci che i dubbi
sono ben accolti e più che leciti. Il pomerig-
gio ci riserva una camminata nei boschi di Cavallasca; al rientro ci vengono consegnate delle orme sulle quali
scrivere un pensiero o una riflessione
riguardante quello che porta con sè la
parola “missione”; segue un confronto di opinioni. Alla cena partecipano
Rosanna e Michele, rispettivamente
segretaria dell’ufficio missioni e collaboratore del Settimanale. É proprio
Michele a parlarci dell’importanza
dell’informazione e della conoscenza
di ciò che accade intorno a noi, non
solo in Italia. La serata si conclude con
la visione del film The hunting party
(Richard Shepard, 2008). La mattinata
di domenica è occupata dalle testimonianze di Erika e Fabio, che ci parlano
della loro esperienza rispettivamente
in India e in Kenya. Dopo aver parte-
cipato alla messa, ci dirigiamo al Don
Guanella di Como in occasione della
festa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Pranziamo, visitiamo il museo del santo e prendiamo
parte (insieme ai gruppi etnici presenti
all’iniziativa) ad un dibattito, i cui temi
principali toccano la natura della Chiesa in Italia e la differenza di tradizioni
religiose nel mondo. Concludiamo il
primo incontro con una breve verifica
dell’esperienza vissuta e ci salutiamo.
Prossimo appuntamento fissato per il
25 e 26 Febbraio con ritrovo il sabato
alle ore 15 a Cavallasca: nella giornata di Domenica ci si recherà a Milano
in visita al PIME.
GIULIA BRUNI
16 Sabato, 21 gennaio 2012
Caritas
Valtellina: sessanta
profughi accolti
con amore
Il lavoro quotidiano degli operatori è
arricchito e reso possibile anche grazie
all’apporto delle comunità parrocchiali,
con i loro volontari
Nelle foto alcuni ospiti
della Cooperativa
Ippogrifo
E
mergenza e accoglienza sono le parole che più hanno accompagnato e
accompagnano ogni giorno il nostro lavoro nel servizio delle persone
profughe del Nord Africa. Ciò che da tempo si prevedeva, seguendo
l’andamento della situazione in Libia e poi l’arrivo e lo sbarco dei primi
profughi sulle coste italiane, aveva già fatto pensare anche a noi alla possibilità
di dover in breve tempo dare un contributo. E così si è passati dal dover
pensare di “aprire le porte” della nostra provincia, a “spalancarle”, dal dover
“ospitare qualcuno” al “farsi promotori dell’accoglienza”.
Proprio perché nell’emergenza, questa nuova situazione ci ha colti in
parte impreparati; le normali prassi, solitamente adoperate nei processi di
accoglienza delle persone immigrate straniere sul nostro territorio, hanno
dovuto essere riviste. Strutture prima predisposte in tal senso non sono bastate
a coprire la necessità di accoglienza e così se ne sono individuate di nuove,
lontane dai soliti percorsi intrapresi in tal senso.
La Caritas diocesana ha chiesto una particolare attenzione e collaborazione da
parte delle parrocchie. Nella provincia di
Sondrio due hanno risposto, offrendo loro
appartamenti, a tale appello: la parrocchia
di Berbenno e quella di Tresivio.
Il lavoro quotidiano che gli operatori
svolgono e costruiscono nell’accoglienza
dei profughi è sicuramente arricchito e reso
possibile anche grazie all’apporto delle
comunità parrocchiali, con i loro volontari.
La semplicità con cui si avvicinano ai nuovi
ospiti, le relazioni che instaurano nei gesti
quotidiani e l’offerta di generi di vario tipo
di cui necessitano, non sono forse evidenti
come l’operato svolto dai vari servizi, ma
rappresentano una singolare ricchezza che
dobbiamo avere la forza di conservare e
promuovere nelle nostre comunità, al di là
di ogni emergenza, nell’incontro quotidiano
con le povertà straniere e non.
Ci ha aiutato a riflettere in modo
particolare un articolo pubblicato sul
giornale parrocchiale della parrocchia di
Tresivio. Una ragazza ha vissuto l’ospitalità
data a tre ragazzi profughi come la visita dei
tre Re Magi a Gesù Bambino. Una visita che
richiama alla ricchezza portata da queste tre
persone, da ricercarsi nella loro diversità di
cultura, pensiero e religione; una diversità
che non ci deve spaventare, ma farci attenti
e curiosi di aprirci all’altro; una diversità
che non ci deve più cogliere impreparati ma
prepararci ad accogliere tutte le diversità
vicine e lontane che nella vita di tutti i
giorni incontriamo.
L’inizio dell’accoglienza è stato faticoso,
ma rivivendolo oggi ci rendiamo conto
che la difficoltà nasceva dal “non sapere”
cosa ci aspettava e a cosa saremmo “stati
chiamati”. Oggi abbiamo chiarito questi
dubbi e forse le difficoltà sono maggiori,
ma la consapevolezza di aver agito e messo
in campo qualcosa per queste persone è la
risposta a tante reticenze percepite dentro e
fuori noi stessi.
Il percorso di accoglienza continua
e con esso anche il nostro lavoro che
dovrà migliorarsi, dall’accoglienza
all’integrazione, per far loro posto nei nostri
luoghi, nelle nostre case, nel nostro cuore.
Monia Copes
Pagina a cura della Caritas
diocesana
www.caritascomo.it
La scheda
L’impegno
dalla Caritas in Diocesi
Sono passati molti mesi da quando da
Tunisia e Libia in guerra sono arrivati
migliaia di profughi sulle nostre coste, e da
lì ridistribuiti su tutto il territorio nazionale:
ad oggi un totale di 22.275 assistiti, in
Lombardia 3.076, in provincia di Como
meno di 200 (prevalentemente dall’Africa
Sub-Sahariana e dal Pakistan). La Caritas
diocesana, in collaborazione con altri, ha
attivato l’accoglienza sulle provincie di Como
e Sondrio coinvolgendo in modo diffuso
parrocchie e enti disponibili. L’accoglienza
è regolata da una convenzione regionale
e da un sostegno economico che prevede,
anzitutto, vitto e alloggio, assistenza
sanitaria, vestiario e beni di prima necessità,
ma anche supporto psicologico, linguistico,
legale; inoltre è stata in grado di offrire anche
relazioni, solidarietà, attenzione ai bisogni.
La gestione messa in campo permette anche
di fare delle economie, che sono tutte
rivolte a sviluppare maggiormente servizi
di integrazione: formazione professionale,
accompagnamento legale, orientamento
al lavoro, e dai prossimi mesi sostegno
all’autonomia. Servizi che rivolgiamo anche ai
profughi ospitati sul territorio da altri enti, in
particolare negli alberghi, dove la disparità di
trattamento è evidente; assumendoci con ciò
un ruolo di prevenzione e di integrazione sul
territorio che le istituzioni - pur sollecitate
- fanno fatica ad assumersi. Ma la criticità
maggiore - sia per i profughi sia per chi li
accoglie - sta nella forte indeterminatezza
del percorso: siamo in uno “status di attesa”
disegnato per accompagnare questi nostri
ospiti verso un respingimento quasi sicuro, e
quindi con grande probabilità verso lo status
di irregolari. Ci sarebbe sembrato più idoneo
e meno dispendioso un riconoscimento
immediato con permesso umanitario (come
d’altronde fatto con i Tunisini arrivati in
aprile), che avrebbe permesso di investire
le risorse per una attivazione immediata
dei profughi, piuttosto che per supporti
legali o per il mantenimento in uno status
demotivante di “turista forzato”. Continuiamo
a lavorare per il loro futuro (e per il nostro),
augurandoci che il governo assuma presto
questa decisione; altrimenti ci troveremo
presto da capo con decine e decine di nuovi
clandestini che busseranno alle porte dei
nostri servizi.
L’intervista. Parla Monia Copes, operatrice della Caritas
L
« ’
esperienza di accoglienza
delle persone “profughe”
per l’emergenza Nord Africa
è iniziata, anche nella
Provincia di Sondrio, nella primavera
scorsa. Da Chiavenna a Livigno abbiamo
accolto circa 60 persone, dando forma
e vita a un processo di accoglienza che
va al di là del semplice (o complesso)
essere “solidali”; un processo che ha
messo in campo molteplici energie,
risorse, spazi, tempi, ma anche pensieri
e modi di agire, costruiti su un tempo
dell’emergenza che pian piano sta
diventando quotidianità». Monia Copes,
operatrice della Caritas, traccia così il
bilancio della mobilitazione messa in
atto in Valtellina per ospitare i profughi
fuggiti dalla guerra civile libica. Oggi, a
distanza di circa 10 mesi, l’emergenza
vera e propria si è attenuata e l’impegno
è soprattutto sul fronte dell’accoglienza e
di una possibile integrazione, anche se il
futuro di queste persone è tutt’altro che
sicuro.
Monia, come viene gestita l’accoglienza
dei profughi in Valtellina?
«Diversi sono i soggetti impegnati. Da chi
quotidianamente segue e accompagna
i ragazzi ospitati a chi contribuisce
alla creazione e concretizzazione dei
servizi a loro necessari. Alcuni di loro
strettamente legati alla Caritas diocesana
alla quale fanno riferimento per la
convenzione in atto con il ministero
dell’Interno che detta i parametri e le
modalità di accoglienza, altri con una
loro convenzione. Comunque tutti a
ritrovarsi attorno allo stesso tavolo nel
«Una diversità
divenuta ricchezza»
momento in cui si costruiscono i progetti
di accoglienza nelle diverse fasi».
Quali strutture si sono inizialmente
mobilitate sul territorio?
«Nel distretto di Chiavenna la struttura
“il Deserto”, gestita dalla Cooperativa
Sociale Nisida, si è resa disponibile
e accoglie 2 persone; la Casa di
accoglienza “Suor Maria Laura”, gestita
dal Centro di Ascolto della Caritas,
ospita altre 2 persone e il Comune
di Prata Camportaccio in un proprio
appartamento ne accoglie 3. Nel distretto
di Morbegno la struttura “Casa di
Lidia” gestita dalla Fondazione Caritas
Solidarietà e Servizi ne accoglie 3; la
Comunità “La Centralina” a Cermeledo si
è resa disponibile per 2 e la Cooperativa
“Lotta Contro L’Emarginazione” in tre
appartamenti distribuiti su Morbegno e
Tirano accoglie 19 persone. Nel distretto
di Sondrio la parrocchia di Berbenno
accoglie 6 profughi; la Cooperativa
Sociale “Ippogrifo” altri 11; la parrocchia
di Tresivio ospita 3 persone. Nel distretto
di Tirano la Comunità “Il Gabbiano”
ne ospita altri 3. Infine, nel distretto di
Bormio il Comune di Livigno ne ha presi
in carico 5».
Ma anche altri soggetti pubblici e
privati hanno dato una mano...
«Si sono prestati all’accoglienza anche
l’Azienda Sanitaria Locale, che ha
messo a disposizione una struttura
per accogliere i primi profughi giunti
in provincia, e due hotel, il “Bellevue”
di Cosio e il “Belvedere” di Sondalo,
che hanno offerto sistemazioni
provvisorie, in attesa di una diversa
sistemazione nelle strutture citate
sopra. Altre realtà come la Cooperativa
“Apanthesis” di Tresivio, il Cmai (Centro
Multifunzionale Aiuto Immigrati)
di Sondrio gestito dalla Cooperativa
“Ippogrifo”, le organizzazioni sindacali,
alcune scuole di Sondrio, gli insegnanti
volontari e alcuni avvocati hanno dato
il loro apporto e sostegno nel lavoro
che l’organizzazione ha man mano
richiesto».
Insomma, una prova di sensibilità che
è di buon auspicio per affrontare il
lavoro nei prossimi mesi...
«La diversità che esiste tra i vari soggetti
è diventata nel tempo una ricchezza
per il nostro territorio. Ha permesso di
ritrovarsi, in un ottica di collaborazione e
sostegno reciproco, a costruire insieme
un “lavoro di rete” auspicabile anche
per il tempo a venire, che per quanto
riguarda l’accoglienza dei profughi dalla
Libia si prevede possa continuare per
tutto il 2012».
Como Cronaca
Sabato, 21 gennaio 2012 17
“Casamica”: la vita
continua oltre il carcere
L
a vita continua, oltre il carcere.
Lo sa bene la parrocchia
di S. Antonio di Padova, a
Como-Albate, gestita dai
Frati Minori Conventuali, che 7 anni
fa – forte della profonda conoscenza
che lega i frati alla realtà carceraria,
gestendo la cappellania del Bassone,
su mandato del vescovo di Como, dal
1986 - lanciò un progetto innovativo
e ambizioso, unico nel suo genere in
provincia di Como: offrire uno spazio
di accoglienza per ex detenuti. Un
luogo di vita inserito nel contesto
comunitario, a due passi dall’oratorio.
Una vera e propria casa per chi era
abituato da tempo a misurare lo spazio
dentro le mura di una cella.
Una sfida colta dalla Provincia
francescana dei Frati Minori
Conventuali di Sant’Antonio di Padova
e presto messa in pratica, grazie
alla collaborazione con la Caritas
Diocesana di Como ed alla possibilità
di beneficiare di alcuni contributi.
Nell’ottobre del 2004 presso la
fraternità dei frati francescani di
S. Antonio nasce così “Casamica
Sant’Antonio”, una struttura di prima
accoglienza per ex-detenuti fine pena e
detenuti in pena alternativa (da 6 mesi
ad un anno), per detenuti in permesso
premio e per le loro famiglie. Un ponte
tra il carcere e il mondo: un complesso
autonomo dotato di 8 camere
doppie, una zona giorno, una cucina
comune, una piccola lavanderia, un
guardaroba con stireria, un ufficio per
l’accoglienza. Un luogo accogliente,
insomma, per riappropriarsi, piano
piano, della propria vita. «Il convento
di Como – ci spiega padre Fernando
Spimpolo responsabile della Casa
di Accoglienza, nell’illustrarci le
motivazioni che hanno portato a
questo passo - sorge non distante
dalla casa circondariale del “Bassone”
(meno di un chilometro). Per questo
motivo i frati hanno scelto di dedicare
una parte importante della loro
missione all’assistenza spirituale
dei detenuti. Il carcere è attivo dal
1983 e, nelle intenzioni, avrebbe
dovuto accogliere al massimo 175
persone, configurandosi come luogo
di detenzione per persone in attesa di
processo. Nel tempo è invece diventato
un istituto penale a tutti gli effetti,
con molti definitivi, raggiungendo
numeri importanti, fino ad arrivare
a 600 unità. L’incontro quotidiano
con queste persone, grazie all’assidua
frequentazione del carcere da parte
del cappellano padre Giovanni Milani,
affiancato da don Roberto Malgesini
(che da alcuni anni dedica due mattine
la settimana alla pastorale carceraria)
, ha interpellato nel profondo i frati,
che hanno voluto, così, dare corpo ad
un progetto di solidarietà concreta,
realizzando una casa di accoglienza
che permettesse di andare incontro ai
bisogni spirituali, umani e sociali dei
detenuti e delle loro famiglie».
Un “viaggio” iniziato in sordina e che
ha portato all’accoglienza, dal 2004
ad oggi, di 128 detenuti in permesso
premio, 14 in fine pena, 5 soggetti ad
Articolo 21 esterno (lavoro all’esterno
e rientro in carcere per la notte), 2 in
semi libertà, 5 in affidamento, e di
un esercito di 758 uomini, donne e
bambini, tra parenti e conoscenti.
«L’esperienza di questi anni – prosegue
padre Fernando – ha senza dubbio
reso più ricca la nostra comunità
parrocchiale. Si è partiti con qualche
timore, consapevoli delle difficoltà
a cui saremmo andati incontro.
Abbiamo messo in gioco risorse umane
ed economiche, e siamo cresciuti
insieme, rimodulando le caratteristiche
dell’ospitalità in base al bisogno.
L’ipotesi progettuale iniziale prevedeva
infatti un tetto di permanenza degli
Sguardo dentro
gli spazi di
accoglienza
realizzati, 7
anni fa, presso
la parrocchia
di S. Antonio.
Le ricchezze
e i problemi
ospiti, presso la Casa di accoglienza, di
sei mesi. Successivamente ci si è resi
conto essere un tempo troppo breve
per permettere ad un ex detenuto
di trovare casa e lavoro. I tempi di
permanenza si sono così allungati,
per alcuni fino ad un anno e mezzo e
oltre. E i legami di ospiti più stanziali
con alcuni membri della parrocchia,
compresi gli stessi frati, sono diventati
più solidi. Spesso la nostra comunità
di frati condivide in convento il pranzo
con i residenti, specie con i ‘fine pena’.
Ne sono nati dei veri e propri rapporti
di reciproca amicizia».
casa “Santa BrigidA”. Dal 2007 un appartamento
Da Albate a Camerlata:
piccoli passi verso l’autonomia
U
n progetto che nasce, matura, si evolve. “Casamica” nasce come spazio
di accoglienza e accompagnamento. Luogo protetto di incontro tra
detenuti o ex detenuti e i loro familiari. Trampolino di lancio per la
vita vera. Trampolino che, nel 2007, si allunga verso Camerlata, con
l’attivazione, in convenzione con la locale parrocchia, di una struttura di seconda
accoglienza, denominata “Casa Santa Brigida”. «Casa Santa Brigida – prosegue padre
Nando – nasce sulla scorta dell’esperienza maturata in “Casamica Sant’Antonio”
e dalla consapevolezza che la vera autonomia non potesse passare da un periodo
di permanenza troppo lungo in Casamica. La parrocchia di S. Brigida, attraverso
l’allora parroco don Lorenzo Butti, ci ha così messo a disposizione un appartamento
per permettere agli ospiti inseriti
detenuto, di madre lingua spagnola dà
in “Casamica” di sperimentarsi in
ripetizioni di spagnolo in parrocchia.
condizioni di maggiore autonomia
Sono segnali di un seminare che ha
abitativa. La seconda tappa di un
portato frutti…» E il futuro? «Sul futuro
percorso che permettesse di “staccarsi”
regna l’incertezza di un cammino che
da noi, pur mantenendo vivo il legame
progettuale misurato su ciascuno di loro». non è stato privo di ostacoli in questi
anni. La sempre minore disponibilità
I numeri indicati rendono l’idea
di risorse economiche messeci a
dell’impegno messo in campo in
disposizione dell’ente pubblico, la
questi anni. Un progetto che ha portato
scarsa possibilità di accedere a bandi
frutti, che ha fatto leva anche sulla
che premino la continuità del progetto e
sensibilizzazione della comunità
non puntino solo su idee innovative, le
ecclesiale e civile rispetto ai bisogni
strette e complesse maglie burocratiche
riguardanti il mondo del carcere.
che rendono difficili i rapporti con la
Un progetto che oggi, nel suo complesso,
realtà carceraria e rallentano l’arrivo
vive, però, le fragilità della crisi in
dei detenuti presso la nostra struttura,
atto e che sente più gravoso il peso
sono oggetto di grande riflessione da
della burocrazia. «Il bilancio umano
qualche tempo. “Casamica” ha costi di
che abbiamo tratto fino ad oggi
gestione vivi e continui ai quali dobbiamo
dall’esperienza di “Casamica” è più
fare fronte. Agli ospiti viene chiesto un
che positivo - continua il religioso -. Si
contributo, simbolico, di 7 euro giorno
è operato con discrezione, sensibilità,
(compresi i pasti e solamente se hanno
intelligenza e competenza. E questo ha
un lavoro), ai familiari 10 euro. Un
portato a risultati importanti di relazione
contributo prezioso ci viene offerto da
e di ripresa. Ci sono ex detenuti che,
Caritas Italiana grazie al forte appoggio
ormai reinseriti nel tessuto sociale,
della Caritas della nostra diocesi di
qualche volta tornano da noi per darci
Como e qualcosa ci arriva dall’8x1000,
una mano nella pulizia del parco. Un ex
accoglienza “ asamica S. Antonio è aperta dal 16 ottobre
2004 presso la parrocchia di Sant’Antonio
a Como. Sin dalla sua apertura
e relazione perseguedilePadova,
seguenti finalità:
C
- offrire ai parenti dei detenuti in visita ai loro
familiari una casa che li possa ospitare e un luogo
extra carcerario dove poterli incontrare per vivere con
loro, seppur parzialmente, la dimensione familiare;
- offrire agli ospiti in regime di permesso premio un
ambiente protetto e accogliente che consenta loro
di usufruire della possibilità di sperimentare spazi di
una, seppur parziale, autonomia e libertà e godere
dell’opportunità di potersi incontrare con i loro
familiari;
- dare agli ospiti in regime di fine-pena e di pena
alternativa un punto di riferimento e una casa per
un tempo congruo che consenta loro la possibilità
di un inserimento in un contesto socio-lavorativo
e l’acquisizione di una sufficiente autonomia
La crescita del progetto,
ma anche le molte
difficoltà che lo hanno
contraddistinto
ma non possiamo negare le difficoltà di
ordine economico. A pesare di più, però,
è l’incredibile lentezza che registriamo
dentro la complessa macchina carceraria.
Ex detenuti che dovrebbero arrivare e
non arrivano. Richieste di accoglienza
di persone che, per scelta stringente e
necessaria visto il luogo in cui ci troviamo
(che comprende oltre al convento e alla
chiesa, l’oratorio con le sue numerose
attività rivolte ai bambini) sin dall’avvio
di questa esperienza abbiamo stabilito,
come Provincia Religiosa, come consiglio
pastorale parrocchiale e come equìpe di
“Casamica”, di non poter accettare. E così
spesso la casa si trova ad avere diverse
stanze vuote e con difficoltà si riescono
ad articolare programmi di medio lungo
periodo. Per il futuro dunque stiamo
ragionando su una rimodulazione del
progetto, tenendo conto delle difficoltà
indicate. Progetto che rimarrà, in ogni
caso, tale fino al 2014, sulla base di
un accordo a suo tempo sottoscritto
con Regione Lombardia. Dopo di che
valuteremo».
pagina a cura di Marco Gatti
economica ed abitativa;
- offrire loro indicazioni pratiche circa agenzie
per il lavoro, uffici, pratiche burocratiche e un
inserimento nella rete dei servizi competenti
nelle problematiche di accompagnamento
e di inserimento socio-lavorativo;
- creare una relazione personale con l’ospite, stabile,
attenta alla sua storia, alle sue esperienze, alle
sue ansie e preoccupazioni, per rendere possibile
un accompagnamento educativo che miri ad un
progressivo cambiamento di stile di vita, ad un
graduale passaggio dalla devianza alla normalità ed
un reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo.
In questa opera i frati sono coadiuvati dalla
presenza di un educatore e da una decina di
volontari, appositamente formati, disponibili ad
accompagnare e ad assistere gli ospiti, contribuendo
anche all’organizzazione di “Casamica” e alla
sensibilizzazione del problema carcerario.
Como Cronaca
18 Sabato, 21 gennaio 2012
Alzheimer:
ciclo di
incontri
collettivi
per familiari
I
l Centro Donatori del Tempo informa
che sono aperte le iscrizioni per il
ciclo di incontri collettivi 2012, di
sostegno e di auto-mutuo-aiuto che
anche quest’anno i Donatori del Tempo
organizzano per i familiari di malati
di Alzheimer, a partire da mercoledì 8
febbraio, per dieci mercoledì consecutivi
dalle ore 18 alle 19.30 circa, presso il
Centro Diurno Comunale a Como, in via
Volta, 83 (sede Università Popolare ).
Obiettivo dell’iniziativa è quello di
trasmettere informazioni e competenze
alle famiglie che si trovano a dover
fronteggiare il complesso problema della
demenza, con interventi condotti da un
gruppo multidisciplinare di professionisti,
specialisti del settore. Responsabile del
ciclo è la psicologa dott.ssa Luciana Quaia.
Interverranno inoltre: il neurologo dott.
Simone Vidale, responsabile dell’U.V.A.,
(Unità Valutativa Alzheimer) di Neurologia
e il geriatra dott. Alessandro Antonelli,
resp.dell’U.V.A.di Geriatria , dell’Az.
Osp.S.Anna di Como; lo psicologo dott.
Marco Orsenigo, responsabile dell’U.O.
Anziani e disabili della A.S.L. di Como.
La partecipazione al ciclo di 10 incontri
è gratuita. Il ciclo 2012 è riservato a
nuovi partecipanti. Per gli interessati è
indispensabile fare pervenire l’iscrizione
entro il 25 gennaio, alla sede del Centro,
in piazza Mazzini,9 a Como, aperta
il martedì e giovedì dalle 16.30 alle
18.30, tel. e fax 031-270231, e-mail :
[email protected]
è “Vero”:
l’ospedale
S. Anna nella
fantascienza
Il nuovissimo acceleratore lineare per la
cura dei tumori è stato inaugurato la scorsa
settimana. Era già in funzione dall’8 novembre.
5 i pazienti sottoposti a terapia
T
ecnologia d’avanguardia,
all’ospedale S. Anna di Como,
per la cura dei tumori. La
scorsa settimana è stato
ufficialmente inaugurato, alla presenza
di personalità politiche e sociali
del territorio, “Vero”, il nuovissimo
acceleratore lineare per la cura dei
tumori, unico del suo genere in Italia,
e di cui esistono soltanto altri cinque
modelli al mondo: uno in Europa,
a Bruxelles, e quattro in Giappone.
Altri due sono in fase di realizzazione.
Un apparecchio da fantascienza, in
grado di ruotare attorno al paziente
e “inseguire” le lesioni tumorali con
altissima precisione, anche se vicino
a organi critici o in movimento, senza
dover mai spostare il paziente e con
tempi di trattamento di pochi minuti.
Inaugurato il 12 gennaio, “Vero” è, in
realtà, in funzione già dallo scorso 8
ottobre, e vi sono già stati trattati 5
pazienti.
Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli
altri, il direttore generale dell’Azienda
Ospedaliera S. Anna Marco Onofri, il
primario della Radioterapia Dorian
Cosentino e l’assessore regionale
alla Sanità Luciano Bresciani.
Nell’ambito dell’inaugurazione sono
inoltre state presentate le opere
fotografiche realizzate dal lecchese
Alberto Locatelli e donate al reparto
dall’associazione Cancro Primo Aiuto onlus.
Associazione senza scopo di lucro nata
nel 1995 che propone iniziative nel campo
dell’assistenza socio-sanitaria a favore degli
ammalati di cancro e dei loro familiari e che
opera in 26 strutture ospedaliere dell’intera
Lombardia, distribuite nelle province di
Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi,
Milano, Monza e Brianza e Sondrio.
« “Vero” – ha spiegato con orgoglio il
direttore generale dell’Azienda Marco
Onofri – pone questo presidio, a livello
strumentale, tra le principali strutture
ospedaliere d’Europa e del mondo,
portando ai massimi livelli oggi disponibili
l’offerta di cure in ambito oncologico grazie
all’investimento della Regione Lombardia
e all’impegno e alle elevate competenze dei
nostri professionisti».
«L’inaugurazione di questo apparecchio
– le parole del prof. Dorian Cosentino,
primario della Radioterapia del Sant’Anna
- è la conclusione di un cammino iniziato
tanti anni fa, nel 1988, quando arrivai alla
radioterapia del S. Anna, un piccolo bunker
in una stanzetta del vecchio presidio…
Un’apparecchiatura
estremamente
sofisticata che
permette di “inseguire”
il tumore, irradiandolo
anche accanto a
tessuti molto delicati e
riducendo al minimo i
rischi di danneggiare
parti del corpo sane.
Unica in Italia, ne
esiste un’altra in
Europa (Bruxelles),
e 4 in Giappone.
di Marco Gatti
foto william
Quanta strada si è
compiuta in questi
anni… “Vero” è un
acceleratore lineare
che trova collocazione
in un reparto già
all’avanguardia dal
punto di vista delle
dotazioni strumentali,
e che permetterà
di intervenire su
qualsiasi forma di
tumore maligno, con
una tecnologia tale
per cui le possibilità di
errore sono vicine al
decimo di millimetro.
Oltre ad essere un
apparecchio sicuro
è anche l’unico in
grado di curare più
focolai tumorali
contemporaneamente,
grazie all’utilizzo
di un software
estremamente
sofisticato. Una volta
posizionato non è più
necessario muovere
il paziente perché
è il macchinario
stesso a inseguire il
tumore attraverso i
suoi movimenti, riducendo così al minimo
il disagio del paziente stesso. Si potranno
così curare neoplasie vicino ad organi critici
come il cuore, il midollo spinale, il cervello,
evitando di danneggiare i tessuti sani».
Altissima tecnologia, ma anche uno
spazio accogliente. Si configura in questo
modo l’Unità operativa di Radioterapia
dell’ospedale S. Anna di Como. «Le opere
fotografiche del lecchese Alberto Locatelli –
ha spiegato il dott. Carlo Soatti, primario di
radioterapia dall’Azienda ospedaliera della
provincia di Lodi e membro del comitato
scientifico dell’associazione “Cancro Primo
Aiuto” – sono state donate per rendere
questi spazi ancora più confortevoli. Qui
si cureranno principalmente dei pazienti,
non soltanto i loro tumori. Si avrà a che
fare con delle persone, non con dei letti di
ospedale».
Presso l’unità comasca di Radioterapia,
unica sede in provincia di Como, in cui si
effettuano trattamenti radioterapici per
pazienti affetti da neoplasie, operano, oltre
al primario Cosentino, sette medici, tredici
sanitari di radiologia medica, sei infermieri
professionali, due assistenti amministrativi
e un’ausuliaria. Una squadra che, ogni
anno, segue tra i 1100 e i 1200 pazienti,
svolge attività clinica con oltre 7300
visite ed effettua circa 77.500 trattamenti
radioterapici nel corso di una media di
24.900 sedute.
«Questa macchina - ha spiegato l’assessore
regionale alla Sanità Luciano Bresciani
durante l’inaugurazione - è un apparecchio
complementare a tutte le terapie
tradizionali, ha la capacità di fare una Tac
diagnostica che consente di correggere
una terapia online, se necessario, e non
solo costituisce un elemento di eccellenza
sanitaria al servizio di Como e del suo
territorio ma si pone come un servizio
offerto dai cittadini e messo a disposizione
della rete oncologica».
«Un apparecchio esclusivo - ha proseguito
l’assessore Bresciani - per una fascia di
terapia esclusiva. Siamo di fronte a un
tipico esempio di come si possa tradurre il
principio di sussidiarietà: una funzione che
serve tutti i cittadini lombardi in quanto
messa in rete e a disposizione di chi ne ha
bisogno».
✎ I “sassolini”
di Bresciani
S
e non un vero e proprio comizio,
poco ci è mancato. Nel contesto della
presentazione della nuovissima
apparecchiatura per la cura dei tumori,
“Vero”, l’assessore regionale alla Sanità
Luciano Bresciani ha deciso di togliersi
qualche sassolino dalle scarpe dopo
l’incontro avuto, il giorno precedente, a
Roma, con l’attuale ministro della Salute
Renato Balduzzi. «Sono tornato da Roma
molto preoccupato – ha esordito Bresciani
–. Il ministro ci ha prospettato tagli
importanti, che penalizzeranno in modo
sostanziale anche la Sanità regionale, con
407,5 milioni di euro in meno nel 2013
e 815 milioni di euro in meno nel 2014,
nonostante la sanità lombarda viaggi
a parità di bilancio da 8 anni ed eroghi
cure ai più bassi costi pro capite… La
chiamano unità d’Italia… L’assicurazione
che noi vogliamo dare è che, in ogni caso,
il cittadino non avrà i servizi tagliati. La
sanità non può essere vittima dell’economia.
Taglieremo i costi, li andremo a cercare con
la lampada di Diogene....”
Como Cronaca
Sabato, 21 gennaio 2012 19
Intesa. La via per risolvere velocemente eventuali controversie
Un’immagine
del termovalorizzatore
della guzza. foto william
B
asta denunce,
media di quelli fatturati,
avvocati, tempi biblici
problematiche relative
per la risoluzione
al subentro contrattuale,
dei contenziosi tra
mancata corresponsione
ACSM-AGAM e gli utenti.
degli indennizzi
Un importante accordo a
automatici per rettifica
difesa dei cittadini e delle
della fatturazione non
famiglie è stato firmato
effettuata nei termini
la settimana scorsa tra il
previsti, rimborsi in caso
gruppo ACSM-AGAM e le
di fatturazioni in acconto
associazioni dei consumatori
superiori ai consumi reali,
del territorio, che introduce la
mancato rispetto del diritto
conciliazione come strumento
di ripensamento, variazioni
per risolvere velocemente e
unilaterali del contratto
in modo semplice eventuali
e doppia fatturazione. È
controversie senza ricorrere
già comunque inserita
alle vie legali. L’intesa è stata
nell’accordo, la possibilità
siglata dalla capogruppo
di ampliare a nuovi campi
(responsabile diretta del
di intervento lo strumento
teleriscaldamento) anche
della conciliazione.
per conto di Enerxenia (per
Identica iniziativa è stata
la vendita di gas ed energia
avviata a Monza, l’altro
elettrica) e di Enercalor (per la
grande ambito territoriale
gestione del calore).
in cui opera ACSM“La filosofia aziendale del
AGAM ed è allo studio la
Gruppo - ha sottolineato
possibilità di estenderla
il presidente Umberto
ai servizi idrici. La
D’Alessandro – si basa sul
sperimentazione durerà un
forte radicamento al nostro
anno, al termine del quale
territorio e sulla chiarezza
sarà fatta una verifica dei
e trasparenza del rapporto
Un importante accordo a difesa dei cittadini è stato firmato la settimana risultati.
con i nostri clienti, ai quali
Grande la soddisfazione
forniamo tutta una serie di
delle associazioni dei
scorsa tra l’azienda e le associazioni di consumatori del territorio
garanzie, tra cui, a partire
consumatori comasche:
da quest’anno, lo strumento
Silvana Brenna
della conciliazione, per evitare
(Federconsumatori)
onerosi e complessi contenziosi legali,
raggiri. A beneficio dei nostri clienti,
con le linee guida e il regolamento che
ha sottolineato come, in base alle
che sarebbero pesanti per entrambe le
e più in generale di tutti i cittadini,
ne disciplina l’applicazione) sono stati
esperienze in altri settori e con altri
parti. Negli ultimi otto mesi, sui circa
vogliamo mettere a disposizione
firmati da Adiconsum, Adoc Como,
gestori «vediamo in modo estremamente
180.000 clienti di ACSM-AGAM (di
tutte le opportunità che consentano
Codacons, Codici, Confconsumatori,
positivo le iniziative di conciliazione
cui 120.000 nel Comasco), i reclami
di garantire la massima correttezza e
Federconsumatori, Lega consumatori
perché possono rappresentare un
presentati agli sportelli sono stati una
soddisfazione del rapporto con noi.
ACLI e sono a disposizione agli utenti sul
risparmio di tempo e di denaro
novantina; di questi i contenziosi si sono
Questo è un primo risultato del dialogo
sito internet dell’azienda (www.acsmper il consumatore in un momento
aggirati sulle 5-7 unità. Ci proponiamo
instaurato anche con le associazioni
agam.it/tutela-consumatore).
estremamente delicato per il territorio
di migliorare ulteriormente i risultati
dei consumatori». La conciliazione è
La procedura di conciliazione si potrà
e il paese». Giuseppe Doria (Adoc) ha
raggiunti, riducendo il numero dei casi
uno strumento previsto dalla legge:
applicare ai rapporti di fornitura di
invece messo in risalto come valore
in cui ricorrere agli avvocati». «Nel
il cliente vi può ricorrere dopo che
energia elettrica, gas, teleriscaldamento,
aggiunto che «l’intesa è stata costruita
settore della vendita gas – ha aggiunto
non sia andato a buon fine il reclamo
prodotti calore nei casi di controversie
e definita tenendo in considerazione
Enrico Grigesi, Amministratore Delegato
diretto con l’azienda, rivolgendosi e
riguardanti la ricostruzione dei
non solo le esigenze generiche del
di ACSM-AGAM e di Enerxenia appoggiandosi a una delle associazioni
consumi (anche in seguito di accertato
consumatore ma, soprattutto, quelle
purtroppo continuano a registrarsi casi di dei consumatori che hanno aderito
malfunzionamento del contatore),
specifiche del consumatore comasco».
concorrenza sleale, se non veri e propri
all’accordo. I documenti (il protocollo
fatture di importi anomali rispetto alla
SILVIA FASANA
Acsm-Agam “concilia”
Nonostante la crisi cresce l’occupazione giovanile
Giovani: c’è lavoro
N
onostante il periodo
caratterizzato dalle ben note ed
evidenti conseguenze della crisi
economica, le imprese private
del territorio comasco hanno assunto
6.200 giovani nel corso dell’ultimo
triennio, 5.000 dei quali con contratto
di lavoro dipendente. Sono alcuni dati
che emergono dall’opuscolo “Analisi
dei fabbisogni formativi e professionali
in provincia di Como. Un contributo
alla scelta per studenti e famiglie”
realizzato da UniverComo. Un volumetto
realizzato con lo scopo di evidenziare
quali sono le professioni più richieste
dal territorio (ovviamente per chi ha
come aspirazione quella di vivere nel
comasco e non di emigrare verso altre
esperienze in Italia o all’estero), qual
è il titolo di studio ricercato e quali
sono le difficoltà che le imprese lariane
incontrano nel trovare le persone
che stanno cercando. Dando uno
sguardo alla mole di dati presentati
emerge come dal 2008, complice
anche la crisi che sta colpendo questo
comparto del settore manifatturiero
(-7.000 addetti in due anni), è
diminuita la domanda di addetto da
parte delle imprese del settore tessile,
meccanico ed elettro-elettronico a
vantaggio del settore dei servizi che
Le imprese private del territorio
comasco hanno assunto 6200
giovani nel corso dell’ultimo
trienno, 5 mila dei quali con
contratto di lavoro dipendente.
Lo rivela uno studio di Univercomo
ormai, in proporzione, assorbe 3 assunzioni su 5.
Nonostante questo quadro per alcune professioni
la domanda del settore industriale e artigianale si
mantiene elevata e le imprese faticano a trovare la
disponibilità del personale ricercato sia a livello
dirigenziale sia ad elevata specializzazione. Molto
difficili da trovare appaiono, in particolar modo,
le figure commerciali (i commessi di vendita
sono le figure più richieste, oltre l’11% delle
assunzioni totali, e tra le più difficili da reperire
in assoluto), quelle della ristorazione (cuochi e
affini) e quelle del “benessere” (parrucchieri ed
estetisti). Le professioni più ricercate in provincia
appartengono al settore “Dirigenti/impiegati con
alta specializzazione”. Indispensabile, comunque,
il conseguimento di un titolo di studio: il diploma o
la qualifica professionale è richiesta quasi in 5 casi
su 6 mentre la laurea in un caso su 6. (l.cl.)
Le 10 professioni più richieste in provincia di Como
Fabbisogno medio 2008-2010
Dirigenti/impiegati alta specializzazione
2.060
Impiegati commerciali e nei servizi
1.960
Operai specializzati e conduttori impianti
1.600
Commessi e addetti alla vendita
600
Specialisti e tecnici contabili e finanziari
390
Specialisti e tecnici del marketing
280
Camerieri270
Personale di segreteria220
Falegnami e operatori settore legno
160
Tecnici processo industriale120
Informatici e telematici120
Addetti sorveglianza/assistenza 120
Como Cronaca
20 Sabato, 21 gennaio 2012
Portale. Presentato il nuovo Osservatorio provinciale per le politiche sociali, uno
strumento di coordinamento, sintesi e programmazione, che dovrebbe permettere
di orientare al meglio i servizi ai cittadini, rispondendo ai bisogni del territorio.
Il sociale entra in rete
U
no strumento in più per
mettere ordine e offrire
spunti di orientamento
al complesso mondo del
sociale in provincia di Como.
Si tratta del primo “Rapporto
provinciale delle politiche
sociali territoriali comasche”,
presentato martedì scorso a
Villa Gallia, una novantina
di pagine che fotografano
la situazione territoriale e
che costituiscono la prima
azione di sintesi del lavoro
compiuto negli ultimi mesi
dall’assessorato provinciale alle
Politiche Sociali, d’intesa con i
diversi attori che operano nel
settore sociale ed assistenziale
del territorio provinciale,
sul fronte della lettura del
territorio e della raccolta
dei dati. Uno strumento
prezioso che si prefigura come
il primo risultato del lavoro
dell’Osservatorio provinciale
per le politiche sociali,
costruito allo scopo di:
- mettere in condizione i
cittadini di “conoscere” i servizi
che il territorio comasco è in
grado di fornire;
- facilitare l’accesso dei
cittadini ai servizi, fornendo
tutte le informazioni
necessarie;
- poter predisporre di un
potente strumento di analisi
dei dati della spesa sociale, ai fini della
programmazione;
- “mettere in rete” i diversi attori del
sociale, dagli operatori territoriali alle
strutture qualificate, al terzo settore.
«L’Osservatorio che presentiamo,
contestualmente al rapporto – ci spiega
Simona Saladini, assessore provinciale
alle Politiche sociali della Provincia di
Como – rappresenterà uno strumento
prezioso a disposizione dei cittadini
e degli addetti ai lavori. Strumento
di informazione e comunicazione, di
sintesi, ma anche laboratorio prezioso
di implementazione, elaborazione,
programmazione e orientamento per
nuove politiche sociali. Parte essenziale
di questo Osservatorio sarà un portale
internet (http://www.socialeinretecomo.
it), denominato “Il sociale in rete” entro
il quale conviveranno un catalogo dei
servizi offerti sul territorio ed il “cubo”
Un momento della presentazione dell’iniziativa
delle analisi dei dati, cioè lo strumento
di raccolta ed elaborazione delle
informazioni. Attraverso il portale sarà
possibile avere una visione completa ed
organica, fino ad oggi mancante, di ciò
che significa sociale e di quali siano i
servizi erogati in provincia di Como. La
banca dati dovrà essere costantemente
aggiornata e offrirà un quadro reale
della situazione comasca, evidenziando
criticità, offrendo visioni complete e non
settoriali per l’eventuale elaborazione
di progetti. Fino ad oggi, ad esempio,
un Ufficio di Piano, che raduna un
certo numero di Comuni afferenti ad
un Ambito territoriale, operava sulla
base della propria analisi del bisogno,
che poteva essere limitata e settoriale,
producendo risposte non sempre
organiche e complete. Il Rapporto
conferma come oggi il nostro territorio
presenti forti disparità di servizi, a
Il 1° Rapporto
provinciale:
primo sguardo
d’insieme
alla provincia
di Como
U
Gualtiero
Marchesi
e Giovanni
Rana a Como
il 6 febbraio
N
fronte di bisogni evidenti. Questo
strumento dovrebbe permettere di
superare tali problematicità, purché
venga implementato e aggiornato nel
tempo».
Utilizzatori concreti dell’Osservatorio
potranno
dunque essere:
- i cittadini che vorranno
reperire tutte le informazioni utili
all’individuazione di servizi che
il territorio mette a disposizione,
ma anche coloro che desiderano
conoscere come si muove
l’Amministrazione pubblica;
- gli operatori pubblici del sociale,
cioè gli otto Ambiti Territoriali della
Provincia ed i loro rispettivi Comuni
costitutivi, sia come fornitori dei dati
ma anche e prioritariamente come
fruitori delle informazioni e delle
analisi messe a disposizione;
- Tutti gli operatori qualificati e
n volumetto di una novantina di pagine. È il
“1° rapporto provinciale delle politiche sociali
territoriali comasche”, uno strumento che si pone
due obiettivi, come si ricava dalla presentazione dello
stesso volume: “fornire agli attori sociali del territorio
l’opportunità di approfondire la conoscenza delle
caratteristiche socioeconomiche ed ambientali, delle
risorse operative e finanziarie e dei fenomeni sociali che
sono propri della provincia comasca; fornire agli attori
della programmazione sociale una guida all’utilizzo delle
informazioni e delle conoscenze finalizzate a definire gli
obiettivi della programmazione sociale fondati su migliore
e più adeguata oggettività”.
ell’ambito di “Confindustria Como
Incontra”, ciclo di conferenze
organizzate da Confindustria Como,
lunedì 6 febbraio alle ore 20.30, presso
la sala conferenze di Confindustria
Como, in via Raimondi 1, a Como si
terrà l’incontro con il cuoco Gualtiero
Marchesi e l’imprenditore Giovanni
Rana dal titolo “Alta cucina e industria
alimentare: incontro o scontro? La
serata sarà condotta da Isidoro Trovato,
giornalista del Corriere della Sera.
del volontariato che operano sul
territorio, per avere uno spazio ed
una visibilità maggiore;
- la struttura provinciale, per
adempiere al proprio compito
istituzionale di programmazione
dei servizi e supporto agli ambiti
territoriali
«Oggi noi - prosegue l’assessore
Saladini - attendiamo le indicazioni
sul sociale da parte della Regione
o dello Stato. Eppure, scorrendo
le tabelle fornite nel 1° Rappporto
provinciale delle politiche sociali
si trova conferma del fatto che, in
realtà, a dettare le politiche sociali
di un territorio sono i Comuni.
Sul 100% della spesa sociale il
77-78% è messo in campo dai
Comuni, il 6% circa dall’utente che
usufruisce dei servizi, e che copre,
così, parzialmente una quota dei
costi, mentre il resto arriva con
trasferimenti dalla Regione o dallo
Stato. In sé appare dunque assurdo
debba essere la Regione a definire
l’orientamento delle politiche sociali
provinciali. Dovrebbe invece esistere
un organismo in cui siano i Comuni
a dettare questa linea. Si pensi che in
provincia di Como la spesa sociale
ammonta a circa 58 milioni di euro,
di questa somma la fetta più grossa,
circa 45 milioni di euro, è messa dai
Comuni. L’Osservatorio costituisce
un passo importante nella direzione
di rimettere un po’ d’ordine a questo
sistema. Certo si tratta di un prodotto
non perfetto, che andrà adattato,
rimodulato nel tempo. A tale proposito
stiamo lavorando con i Comuni già da
diversi mesi, ma questa è la direzione
giusta. Fino ad oggi i dati raccolti da
ogni Comune venivano trasferiti all’Asl e
da essa alla Regione. In questi anni non
abbiamo mai ottenuto dalla Regione
un quadro provinciale completo che
riguardasse queste tematiche. Il portale,
la sua funzionalità, i dati in esso raccolti,
ci offriranno, invece una fotografia
completa e in divenire dell’esistente,
e su di essi potremo riflettere per lo
sviluppo di nuove politiche, favorendo
un maggiore coordinamento tra i vari
servizi ed evitando la presenza di inutili
duplicati, anche e soprattutto in una
logica di economia in un periodo non
certo facile per le tasche dei cittadini e
degli enti locali».
Marco Gatti
Un punto di partenza, un modello, da aggiornare
costantemente, all’interno del nuovo Osservatorio per le
politiche sociali, che dovrebbe permettere, nel tempo, ai
cittadini comaschi di meglio conoscere le offerte presenti
nel territorio e quindi più appropriatamente e velocemente
poter usare i servizi sociali ed assistenziali; offrire ai
programmatori locali dei servizi e degli interventi sociali
la possibilità di verificare tempestivamente, correttamente
ed oggettivamente gli esiti delle azioni realizzate; offrire a
soggetti pubblici e privati erogatori dei servizi la possibilità
di individuare costantemente le prospettive, gli andamenti
e le evoluzioni dei bisogni delle persone e delle comunità
della provincia comasca.
Introdurrà Francesco Verga, presidente di
Confindustria Como. Figlio di ristoratori,
milanese, Gualtiero Marchesi ha avuto
il merito, negli anni Settanta, di
modernizzare la cucina italiana, quando
questa era soprattutto una cucina di
trattorie. Modernizzarla significava
alleggerirla nel gusto e nei procedimenti
pur rispettando la tradizione e la tecnica
delle ricette, frutto di una straordinaria
varietà di microclimi. Nel 1962 in un
piccolo laboratorio a San Giovanni
Lupatoto (VR), Giovanni Rana comincia a
produrre tortellini a mano con l’aiuto di
dieci collaboratrici. Oggi, dopo 50 anni,
Rana è senza dubbio leader in Europa
della pasta fresca, continuando a radicare
il proprio successo su innovazione,
comunicazione e una vera e propria
ossessione per la qualità, che gli è valsa
la fiducia di milioni di consumatori
in tutto il mondo. Ingresso gratuito
con prenotazione obbligatoria fino ad
esaurimento posti. Tel 031-234111.
Como Cronaca
Sabato, 21 gennaio 2012 21
Parkinson:
grandi cose
a piccoli passi
Le iniziative dell’Aip, la sezione comasca
dell’associazione che riunisce le persone
affette da questa malattia
S
ono più di 200mila, oggi
in Italia, con circa dagli
8mila ai 12mila nuovi
casi l’anno, le persone
colpite da una degenerazione
del sistema nervoso preposto
al controllo dei movimenti
dell’equilibrio e della
deambulazione, che prende
il nome dal suo scopritore, il
medico James Parkinson, che
nel 1817 per primo la studiò.
Il Parkinson si sviluppa in
seguito al danneggiamento di
due zone del cervello chiamate
Sostanza nera e Striato. Le
cellule nervose della Sostanza
nera producono una sostanza
chimica, la dopamina, che
agisce da messaggero chimico
sulle cellule nervose dello
Striato, portando informazioni
fondamentali per il controllo
dei movimenti, dell’equilibrio
e della postura del corpo. Se
per cause ignote le cellule
della Sostanza nera sono
Sono più di 200 mila, oggi
danneggiate si ha una riduzione
della dopamina prodotta e
in Italia, e dagli 8 ai 12 mila
quando la percentuale di cellule
(neuroni) giunge al 50% iniziano
l’anno, le persone colpite da
a manifestarsi i primi sintomi
della malattia. Promuovere
questa forma degenerativa
un’informazione sistematica su
tutti gli aspetti del Parkinson,
pagina a cura di Paolo Borghi
rivolta ai pazienti, ai loro
familiari ed ai sanitari coinvolti
su tutto il territorio nazionale,
è il compito principale dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) che
è attiva anche a Como. “L’AIP – spiega Tolmino Franzoso, coordinatore
della Sezione provinciale di Como – è una Onlus che ha la propria sede a
Milano e oggi conta oltre 20.000 soci. La nostra Sezione è attiva dal 1994
grazie all’iniziativa di Renato Leccisotti che con alcuni malati e dei loro
familiari e amici hanno iniziato ad organizzare dei gruppi d’auto sostegno e di
reciproco aiuto. Attualmente sono iscritti una settantina di malati che, anche
quest’anno, potranno usufruire d’attività di ginnastica, logoterapia, psicologia
e arteterapia. Inoltre ai malati saranno garantite vantaggiose convenzioni per
praticare attività di ginnastica in acqua. Continueremo anche ad organizzare
incontri – conferenze aperti a tutti, con medici specialisti, una serie d’attività
d’animazione e di sostegno come gite, incontri tra i soci, pomeriggi e serate
insieme, vacanze collettive in montagna e al mare. La modesta quota annuale
d’iscrizione dell’associazione non consentirebbe di svolgere tutte queste
attività ma la Sezione è aiutata a sostenere le spese da parte di varie istituzioni
pubbliche e private. Proprio nelle scorse settimane, ad esempio, al Teatro
“La Lucernetta” di Como la Compagnia
Teatrale “Quei de l’uratori” ha portato in
scena la commedia in due atti comici di
Graziano Castoldi “Cerchi miee! Ma cui
danee!”, e le offerte della serata serviranno
proprio a sostenere alcune nostre
attività”. Il Parkinson è una malattia molto
insidiosa perché i primi disturbi che
provoca sono di solito attribuibili ad altre
cause non solo dai pazienti ma anche
dai medici. Molte volte non è il malato a
notare che qualcosa sta cambiando ma
qualcuno vicino a lui come il coniuge,
i figli, i colleghi di lavoro, che notano il
cambiamento e lo segnalano ottenendo
spesso una reazione di sorpresa e fastidio
perché il paziente non ha notato nulla
dei cambiamenti che sta subendo: in
posizione eretta tiene le spalle curvate,
il tronco piegato in avanti, le braccia
leggermente flesse, assume una posizione
inclinata lateralmente, quando cammina
non pendola le braccia. Chi svolge un
lavoro che richiede abilità manuale
si accorge invece più facilmente della
perdita di destrezza e del rallentamento
dei movimenti. Nella malattia di
Parkinson la corteccia cerebrale funziona
normalmente e il paziente ragiona
perfettamente ma il suo corpo elimina
progressivamente tutti i movimenti
involontari: l’espressione mimica è fissa,
la voce debole e monocorde, la scrittura
cambia in maniera caratteristica e diventa
più piccola, ha difficoltà ad ingerire il cibo
o a deglutire la saliva a causa del cattivo
funzionamento della coordinazione dei
muscoli preposti a queste funzioni. La
saliva spesso ristagna in bocca per tanto
tempo e questo altera la flora batterica in
bocca e può causare un’infiammazione
cronica. Spesso compare un tremore alle
mani, alla bocca e agli arti, che di solito
è asimmetrico e prevale da un lato. Il
tremore è molto caratteristico e il paziente
inizia a tremare quando pone un arto a
riposo, per esempio poggiando il braccio
sulle ginocchia e sul tavolo o quando
accavalla la gamba, e il tremore cessa
appena l’arto è rimosso volontariamente.
Inoltre il tremore è molto sensibile alle
emozioni e basta stimolare il paziente
ponendogli una domanda impegnativa
o solamente osservandolo per farlo
comparire. Quando i movimenti volontari
sono compromessi il paziente ha inoltre
difficoltà a mettersi e togliersi la giacca, a
girarsi nel letto, ad allacciare e slacciare
le stringhe e i bottoni. “Anche quest’anno
– aggiunge Franzoso – ogni settimana, al
mercoledì mattino, i nostri soci potranno
praticare ginnastica presso la sede della
Canottieri Lario che gentilmente e
gratuitamente ci mette a disposizione la
propria palestra: questo è un esempio di
sensibilità e solidarietà concreta. Proprio
recentemente il Consiglio direttivo della
nostra Sezione ha deciso di organizzare
due incontri di logoterapia al mese
mentre in precedenza l’incontro era
mensile. Inoltre sono molto apprezzati gli
incontri di psicologia, pure quindicinali.
Abbiamo rapporti di proficua
collaborazione con gli ospedali cittadini
e siamo in contatto con l’ADI (Assistenza
domiciliare Integrata) che sul nostro
territorio offre servizi completamente
gratuiti in particolare per la fisioterapia, il
decubito e l’igiene personale. Agli iscritti
l’associazione offre anche adeguato
materiale informativo, oltre al nostro
notiziario locale che significativamente è
intitolato “La Chiocciola”. Inoltre la sede
nazionale AIP di Milano invia l’Agenda
del Parkinsoniano e la rivista specializzata
“Novità AIP”.
❚❚ In genere è però insolito il manifestarsi prima del 40 anni e raro entro i 20
I sintomi possono comparire a qualsiasi età
L
a malattia di Parkinson si riscontra più o meno nella stessa
percentuale nei due sessi, è presente in tutto il mondo e i sintomi
possono comparire a qualsiasi età anche se un esordio prima
dei 40 anni è insolito e prima dei 20 è estremamente raro. Nella
maggioranza dei casi i primi sintomi si notano intorno ai 60 anni. Si
cura con la somministrazione di sostanze chimiche che consentono
di produrre dopamina o che simulano l’azione della dopamina
sostituendosi ad essa e agendo direttamente sui recettori. Purtroppo
queste sostanze perdono efficacia nel giro di 10 – 15 anni e i sintomi
diventano poco controllabili. La presenza dei parkinsoniani in
provincia di Como è di oltre 1200 persone alle quali la Sezione comasca
dell’AIP ha sempre cercato di far capire che non ci si deve vergognare
della malattia e che socializzando si ottengono risultati sicuramente
migliori che non isolandosi. Tutte le attività dell’associazione si
rivolgono, oltre che ai malati, ai familiari che con la loro tenacia
riescono a fornire cure e assistenza ma che talvolta essi stessi
hanno bisogno di sostentamento fisico e psicologico. Per qualsiasi
informazione e per contatti con i volontari della Sezione di mutuo –
aiuto di Como, ci si può rivolgere presso la sede in Piazza San Rocco
39, telefonare allo 031 – 241917, al 031–521404, al 329.4311411 oppure
inviare un’e-mail all’indirizzo [email protected].
22 Sabato, 21 gennaio 2012
Titolo
Como Cronaca
Una stirpe di operatori musicali comaschi attiva
nel Seicento che operò anche in bassa Italia
La famiglia degli organari
Olgiati, da Como al sud
T
ra i magisteri che
dalle nostre terre
portarono la bellezza
dell’arte in regioni
anche lontane si possono
annoverare anche costruttori
di strumenti musicali, come
gli Olgiati, il Prati, i Reina,
tra il Seicento e il Settecento.
Fermiamoci ai primi. Si
sa che Francesco Olgiati
nacque a Como verso il
1567 da mastro Battista, di
professione ignota, forse
oriundo della Valtellina.
Nell’ultimo decennio del
Cinquecento aveva una
posizione economica
discreta: abitava presso
la chiesa di S. Giacomo,
Dal cielo alla stampa.
Immagini digitali con
gli Astrofili Lariani
Venerdì 20 gennaio, alle ore 21.15,
presso il Centro Civico “Rosario
Livatino” di Tavernerio, in via
Risorgimento 21, il Gruppo Astrofili
Lariani propone un incontro a cura
di Fabio Marchi e Michele Saviani dal
titolo “L’acquisizione delle immagini
digitali”, in cui saranno svelati trucchi
e tecniche per trasformare ciò che si
vede nell’oculare in splendide immagini
“da gustare su computer”, tablet e
smartphone. L’ingresso è libero.
Per informazioni, la sede del Gruppo
Astrofili Lariani si trova in via
Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio,
presso il Centro Civico “Borella”; tel.
328.0976491 (dal lunedì al venerdì
dalle 9 alle 21); e-mail: info@
astrofililariani.org; sito web: www.
astrofililariani.org.
■ Comocuore
Carta di credito
ricaricabile gratuita
Il primo nacque a Como
verso il 1567. Il figlio
Giovanni si trasferì
e operò nel Salento
leccese
ma aveva anche una
bella casa con giardino in
Borgovico e la sua azienda,
tra “mercanzia” e crediti,
era stimata 2000 lire. Non
sappiamo se l’azienda si
occupasse esclusivamente
di strumenti musicali, né
da chi Francesco avesse
imparato a costruirli. Aveva
sposato nel 1589 Clara
di Ludovico Somigliana,
molto più giovane di lui,
secondo lo stile di quel
tempo, e ne ebbe almeno
6 figli, tra il gennaio 1591
e il gennaio 1604; in quel
periodo la famiglia si trasferì
in parrocchia di S. Fedele,
in una casa di proprietà. Di
Francesco si conoscono solo
due lavori di restauro, uno
all’organo del Duomo nel
1617 ed un altro a quello di
S. Fedele nel 1621. Morì alla
fine di novembre del 1629. Il
figlio Giovanni Battista si era
trasferito nel Salento leccese
(abitò a Galatone almeno
dal 1623 al 1628) e in quel
territorio costruì almeno
due organi, uno appunto a
Galatone ed un altro, ancora
esistente e suonabile, a
Salve. Questo strumento,
realizzato nel 1628 insieme
con l’artigiano locale Tomaso
Mauro, possiede 10 registri
(più l’Usignolo), una tastiera
di 45 note e una pedaliera
di un’ottava. Dopo la morte
del padre, Giovanni Battista
tornò a Como, dove nel 1642
restaurò ed ampliò l’organo
Notizie flash
■ Tavernerio
L’Associazione Comocuore Onlus offre
ai propri associati una carta di credito
ricaricabile gratuita. Per saperne di più
rivolgersi in sede (via Rovelli 8, tel.
031/27.88.62), allo “Spazio insieme” di
via Diaz 52 o consultare il sito Internet
www.comocuore.org.
■ P. Chiasso
Uno sportello Acli
presso l’oratorio
Per offrire un servizio sempre migliore
ed efficace e per essere presenti a
fianco dei cittadini le ACLI di Como
aprono uno Sportello presso l’Oratorio
della parrocchia di Ponte Chiasso.
Ogni martedì dalle 16:30 alle 18:30
un promotore sociale delle Acli sarà a
disposizione dei cittadini per pratiche
di pensioni, invalidità, infortuni,
permessi di soggiorno per immigrati,
assistenza per lavoratori frontalieri
e per offrire consulenza fiscale per
dichiarazione dei redditi (730/Unico),
calcolo ICI, successioni, attestazione
ISEE, contributo fondo affitti, contratti
d’affitto, controllo buste paga – TFR.
■ AICC
cinquecentesco del Duomo,
aggiungendo 2 registri e
mezzo agli 8 esistenti, poi
nel 1646 lavorò a quello
dei padri conventuali di S.
Francesco, l’anno seguente
riformò lo strumento del
Duomo, aggiungendo tra
l’altro le note Do-Re-Mi
della prima ottava, e costruì
quello nuovo di S. Rocco a
Lugano. Nel 1649 contrattò
la costruzione dell’organo
di S. Agostino, con 8 registri,
mentre lavorava con frà
Il 22 gennaio
a Lora
torna
“Punto
Famiglia”
Guglielmo Hermans al
nuovo grand’organo del
Duomo. L’incontro col
grande artefice fiammingo fu
forse la tappa più importante
dell’iter professionale
dell’Olgiati, ma non ne
conosciamo purtroppo
l’esito pratico; infatti subito
dopo costruì un piccolo
organo per la chiesa della
Madonna del Fiume di
Mandello e nell’agosto 1652
intraprese l’ultimo lavoro
noto, il rimontaggio del
D
vecchio organo della chiesa
del Gesù di Como nella
parrocchiale di Mozzate,
che lo aveva acquistato
dalla Compagnia del “Santo
Entierro”. L’Olgiati , che
negli anni precedenti aveva
acquistato case ed altri
immobili a Caccivio, dopo
la morte della madre Clara
(sepolta in S. Fedele nel
febbraio 1651) vi trasferì la
sua residenza, all’età di circa
57 anni.
MARIO LONGATTI
omenica 22 gennaio, presso
la “Casa di Gino” a Lora,
a partire dalle ore 9.30, il
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile propone il secondo
appuntamento “comasco” di
quest’anno di “Punto Famiglia”,
l’interessante iniziativa di incontro
e formazione per le famiglie. Il
tema di quest’anno è “La Sinfonia
della Carità a ritmo di famiglia”,
avendo come meta il VII Incontro
Mondiale delle Famiglie del 2012.
Ci sarà come di consueto uno
spazio dedicato ai genitori, ai
ragazzi e ai bambini, ciascuno
pensato per le diverse fasce d’età.
I momenti comuni di condivisione
e di scambio saranno quelli della
preghiera iniziale, dei giochi, del
pranzo al sacco e della S. Messa
conclusiva alle ore 15.00. Sono
“La stella del mattino”.
Il 20 gennaio
L’Associazione Italiana
Cultura Classica
(AICC) delegazione
di Como, invita alla
presentazione del
volume: “La stella del
mattino. L’eterna sfida
tra Leonida e Serse”,
di Giorgio Albonico.
Appuntamento venerdì
20 gennaio, alle 17.30, presso la
Grand’Aula del Liceo Classico Volta di
Como. Nell’occasione Giorgio Albonico
dialogherà con Raffaella Di Paola.
invitate tutte le famiglie, per
condividere insieme un momento
di riflessione e di fraternità.
Il prossimo incontro di “Punto
Famiglia” a Lora sarà il 25 marzo
prossimo.
Per informazioni e prenotazioni ci
si può rivolgere alla segreteria del
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile, tel. 031 296783; e-mail:
[email protected].
Como Cronaca
Sabato, 21 gennaio 2012 23
Musica. Coinvolti i Conservatori di Milano, Brescia, Como e Mantova
H
a avuto luogo nei giorni
ai possibili sbocchi
scorsi, nell’Auditorio
occupazionali, favorendo
del Conservatorio
la nascita di occasioni in
di Como, l’incontro
grado di fare sintesi fra i
con Giulio Rapetti, in arte
diversi generi musicali.
Mogol, per la presentazione
L’approccio metodologico
del “Progetto sperimentale
utilizzato per la
per la maturazione artistica
realizzazione del progetto
di giovani talenti in ambito
fa riferimento a due
espressivo musicale”
precisi modelli. Il primo
promosso dalla Regione
riguarda la “progettazione
Lombardia in collaborazione
partecipata”, applicata
con il CET (Centro Europeo di
nelle fasi di costruzione,
Toscolano), diretto da Mogol,
realizzazione e valutazione
e i quattro Conservatori
del progetto, che assicura
lombardi di Milano, Brescia,
il coinvolgimento dei
Como e Mantova. Presenti,
diversi soggetti come
oltre allo stesso Mogol, il
parti attive e ugualmente
M° Bruno Foti, direttore del
responsabili, ognuno
Conservatorio di Como, il
per i propri impegni e
pianista Giuseppe Barbera,
le proprie specificità,
che ha esposto le sue
dell’attuazione del progetto.
esperienze nell’ambito della
Il secondo fa riferimento
scuola toscolana, e Marisa
alla “residenzialità
Randazzo in rappresentanza
dell’artista”, quale spazio di
della Regione Lombardia
sperimentazione, in grado
(D.G. Sport e Giovani).
di assicurare lo sviluppo,
Obiettivo della presentazione
nei giovani partecipanti
dare la possibilità, oltre
(sino ai trent’anni), di
agli studenti che hanno
una capacità critica e
già fatto domanda di
autocritica fondamentale
ammissione, a tutti gli
per la crescita artistica e la
Presentato, nei giorni scorsi, un progetto per la maturazione artistica
interessati che volessero
maturazione personale.
usufruire dell’iniziativa
Il CET è una vera e propria
di giovani promosso dalla Regione e diretto da Mogol
regionale per approfondire
Università della Musica che
il proprio bagaglio culturale
si trova nel comprensorio
e professionale. Per questo
ternano, precisamente ad
motivo le iscrizioni sono state prorogate
sostiene Mogol, non ha confini. Esiste
residenziale che possa favorire lo
Avigliano Umbro. E’ la prima scuola di
sino al 31 gennaio.
semplicemente musica bella o brutta.
scambio e il confronto con artisti
perfezionamento musicale che forma
Mogol ha sottolineato alcuni princìpi
L’arte musicale deve arricchire l’animo,
di riconosciuta competenza e
nella professione e nell’individualità.
fondamentali che ogni studente, e non
non deve essere rumore. Al rumore è
professionalità, nonché con altri giovani
E’ una scuola globale, la prima che
solo, dovrebbe tenere presente. Come
preferibile il silenzio. Un esecutore non
artisti.
coinvolge l’interezza della persona:
punto d’arrivo non deve interessare
deve possedere solo la tecnica, peraltro
Gli obiettivi che s’intendono perseguire
mente, anima e corpo. Si tengono corsi
il successo, bensì la qualità artistica.
importante, ma deve avere qualcosa da
riguardano: A) la promozione e il
per interpreti, autori, compositori, D.J.,
Il talento è relativo, ciò che conta
comunicare, dare un senso emotivo,
potenziamento delle capacità dei
arrangiatori musica-nuove tendenze,
veramente è la genialità. Tutti possono
filosofico ed estetico alla musica.
giovani che nei percorsi di formazione
arrangiatori musica da film e tecnici del
avere attitudini e inclinazioni musicali,
Il progetto intende sviluppare
specifica hanno mostrato e mostrano
suono.
ma pochi possiedono l’ingegno e la
un’iniziativa sperimentale per la
particolari attitudini e qualità artistiche;
Ulteriori informazioni possono essere
creatività.
maturazione artistica dei giovani
B) l’accompagnamento e il sostegno
richieste alla segreteria del Conservatorio
Prima bisogna amare qualcosa a cui
in ambito espressivo-musicale, con
alla diffusione di idee e produzioni
(tel. 031-279827) o consultando il sito:
dedicarsi, poi indirizzarsi con la dovuta
particolare attenzione alla “forma
dei giovani coinvolti nel progetto; C)
www.conservatoriocomo.it.
passione. La musica, come giustamente
canzone”, attraverso un percorso
lo sviluppo di idee innovative rispetto
Alberto Cima
Talenti da crescere
“Sogni clandestini”
a rebbio il 28 gennaio
“S
ogni clanDestini”. E’ questo il titolo delle spettacolo,
realizzato dal gruppo teatrale “Ibuka Amizero” di Figino
Serenza, che sarà presentato sabato 28 gennaio, alle
21.00, al Teatro Cristallo di Rebbio. Uno spettacolo in cui riflettere
sulle realtà delle migrazioni partendo dai volti e dalle storie dei
migranti arrivati nel nostro Paese. La serata è organizzata dal
Centro Missionario Diocesano di Como e dai Missionari Comboniani
di Rebbio, con il patrocinio del
Comune di Como. Il gruppo teatrale
“Ibuka Amizero” (che significa ricorda
e speranza in Kyniarwanda) si forma
nel 2003, a Figino Serenza (CO).
Inizialmente è composto da cinque
donne: un’ostetrica, una psicomotricista,
un’educatrice, un’insegnante di
scuola materna e un’impiegata, cui in
seguito,si aggiungono altri elementi
tra cui una coppia di musicisti. In
questi anni con la propria attività,
oltre a sensibilizzare su problematiche
sociali, l’associazione ha sostenuto
diversi progetti nel Sud del Mondo, in
particolare in Rwanda. Lo spettacolo
rientra in una serie di iniziative
promosse dall’Equipe Mondo dell’Ufficio
Missionario Diocesano sul tema delle
migrazioni. Tra questi è da segnalare la
mostra “Corpi Migranti” che sarà esposta
al Broletto di Como dal 4 al 19 febbraio
2012. L’inaugurazione è fissata per
sabato 4 febbraio alle ore 16.00.
❚❚ Per non dimenticare
Giorno della memoria: eventi della settimana
A
ppare particolarmente ricco, in provincia di Como, il
calendario delle iniziative, promosse con la collaborazione dell’Istituto Comasco di Storia Contemporanea
“Pier Amato Perretta”, che accompagneranno la Giornata della memoria. Di seguito presentiamo una breve sintesi solo
degli eventi che caratterizzeranno la prossima settimana:
21 gennaio
- Liceo Teresa Ciceri, Como, ore 9, presentazione del libro
“Voci dal Lager”, Einaudi, 2012 di Mario Avagliano e Marco Palmieri, interverranno Marco Palmieri e Gerri Caldera.
- Cimitero di Cima di Porlezza, Porlezza (Como), ore 9.30
67° Commemorazione dell’eccidio di Cima e inaugurazione
pannelli illustrativi del percorso “Sentiero della Memoria”.
Interverranno Valter Merazzi, Mauro Guerra, Renzo Pigni,
Sergio Erculiani.
- Lissone, Biblioteca Comunale, ore 10,30
Inaugurazione della mostra “Attraverso gli occhi dei bambini”. Disegni e poesie nel ghetto di Terezín. Interviene Marinella Fasani.
- Cascina Massèe, Albate, Como, ore 20,15
Presentazione del libro “Voci dal Lager”, Einaudi, 2012 di Mario Avagliano e Marco Palmieri. Interverranno Marco Palmieri e Raffaella Antonacci.
dal 22 gennaio al 4 febbraio
- Gessate, Biblioteca Comunale, ore 10, inaugurazione della
mostra mostra “Gli Schiavi di Hitler”. L’altra resistenza. Racconti disegni, documenti dei deportati e internati italiani
1943 - 1945. Interverrà Valter Merazzi.
26 gennaio
- Milano, Edizioni Melampo, ore 18. Presentazione libro “Tanto tu torni sempre. Ines Figini, la vita oltre il lager”, 2012.
Interverranno, oltre agli autori, Giovanna Caldara e Mauro
Colombo, Valter Merazzi.
27 gennaio
- Cernobbio, Scuola Media, ore 8, Inaugurazione della mostra “Gli Schiavi di Hitler”. L’altra resistenza. Racconti disegni, documenti dei deportati e internati italiani 1943 - 1945.
Interverrà Valter Merazzi.
- Cernobbio, Giardino dietro il Comune, posa della targa agli
Schiavi di Hitler. Interviene Valter Merazzi.
- Como, ore 10. Como 1943-1945, Fascismo e resistenza, luoghi ed eventi. Percorso a cura di Fabio Cani. Partecipazione
Liceo Teresa Ciceri.
- Como, Villa Olmo, Salone delle Feste, ore 17. Consegna da
parte del Prefetto delle Medaglie d’onore ai Cittadini italiani militari e civili internati nei lager nazisti. Interverrà Valter Merazzi.
28 gennaio
- Auditorium del Politecnico, Como , ore 10.45 “Concerto…
per non dimenticare” organizzato da Provincia di Como,
Assessorato all’istruzione; Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ufficio Scolastico Regionale per la
Lombardia, Ufficio XII, Como; Federazione bande comasche.
Interverranno per l’Istituto Luciano Forni e Roberta Cairoli.
- Erba, Biblioteca Sala Mostre, via Joriati, ore 18, presentazione libro “Tanto tu torni sempre. Ines Figini, la vita oltre il
lager”, 2012. Interverranno, oltre agli autori, Giovanna Caldara e Mauro Colombo, Valter Merazzi.
24 Sabato, 21 gennaio 2012
Como
Finanza alternativa. A colloquio con Fabio Silva
Tra i fondatori di Banca
Etica è stato invitato ad
un interessante
incontro a Cadorago
offrendo alcuni spunti di
riflessione sull’attuale crisi
finanziaria internazionale
N
ella concitata galassia del
credito e del risparmio, sempre
più gremita e squassata dalla
proliferazione incontrollata
di squali della finanza, avvoltoi
della speculazione e altre non meno
inquietanti figure zoomorfe, dalle iene
ai lupi agli sciacalli, connesse a vario
titolo alla percezione negativa globale
dell’attuale sistema economico, da
circa un ventennio a questa parte una
banca è vigorosamente impegnata a
remare controcorrente per restituire
trasparenza e credibilità a un mondo,
quello affaristico, ormai contiguo al
punto critico del collasso sistemico. Si
chiama Banca Etica e deliberatamente
si propone, come eloquentemente
evocato dalla stessa denominazione
sociale, di rappresentare un’oasi
felice, e naturalmente un eclatante
rovesciamento di prospettiva nella
gestione degli istituti creditizi,
nel mare magnum dell’economia
contemporanea, ponendo ai primissimi
posti della sua azione gli obiettivi
inderogabili dell’onestà, della serietà e
dell’eticità. E se qualcuno presumesse
che i parametri di onestà e moralità
siano incompatibili con le funzioni
bancarie e le istanze del profitto a
queste associate, farebbe bene a dare
un’occhiata ai dati con i quali Banca
Etica ha chiuso il 2011, che riferiscono
di un bilancio sontuosamente in attivo:
717 milioni nella raccolta del risparmio
(con incremento dell’11,7% rispetto al
2010), 540,8 milioni di crediti erogati
(in crescita del 23,9% sullo stesso
anno) e un innalzamento del 14% del
capitale sociale. La crisi insomma c’è,
ed è pure persistente e stagnante, lo
spread continua a proiettare la sua
ombra funesta sulle imprese e sulle
famiglie, il credit crunch è una realtà
inconfutabile e la recessione è sull’uscio
di casa, ma Banca Etica gode di floride
condizioni di salute e si sviluppa anche
qui in aperta controtendenza di fronte
alla altre componenti dell’universo
bancario nazionale e internazionale.
“Banca Etica nacque negli anni novanta
del secolo scorso proprio allo scopo di
cantare fuori dal coro - puntualizza con
legittima fierezza Fabio Silva, che ne fu
uno dei soci fondatori - per orizzonte
mentale, stile, metodi e finalità da
tutti gli altri operatori del settore. A
quell’epoca, infatti, era già chiaro che
un sistema bancario senza regole e
senza scrupoli, dove nessuno deve
dar conto a nessuno e dove il denaro
e il potere sono la stessa cosa, sarebbe
finito laddove è finito. Bolle finanziarie,
derivati, mutui subprime e titoli tossici
non sono mica un’invenzione del
2008, ma gli effetti letali e inesorabili di
una patologia già inscritta nel codice
genetico di un sistema economico
imperniato sul segreto bancario, tanto
per cominciare. Da noi invece domina la
concezione che il risparmio depositato
non costituisca un’entità asettica e
ineffabile, ma debba essere certificato
nelle sue utilizzazioni concrete al
cliente che lo ha affidato. Perché
questi ha pienamente diritto non solo
a riscuotere gli interessi sul deposito,
ma soprattutto a conoscere in assoluta
trasparenza i dati relativi alla mobilità
del suo denaro. E’ per questo che nel
sito di Banca Etica tutte le operazioni
di finanziamento sono pubblicate e
documentate”. Banca Etica eroga in
sostanza i medesimi servizi delle altre
banche, dalla custodia dei depositi al
finanziamento dei progetti presentati
dai privati, siano essi persone fisiche o
giuridiche. La diversità, aggiunge Silva,
consiste propriamente “nelle modalità
di impiego dei capitali e nelle strategie
di valutazione dei percorsi proposti. La
bocciatura preliminare delle richieste
di finanziamento scatta soltanto in
presenza di piani di intervento a
danno dell’ambiente, o di opzioni che
potrebbero innescare un perturbamento
più o meno grave in termini sociali. In
assenza di tali limitazioni, ed è questo
il caso del mondo associazionistico
che largamente fruisce dei nostri
servizi, l’accesso al credito è molto più
facile e non è gravato da pregiudiziali
particolari. Il livello di gradimento
dei nostri 36.300 soci, molti dei quali
anche risparmiatori dell’istituto, e che
identificano nel complesso una tipologia
di profilo medio-alta dell’utente che
si affida a Banca Etica, è la cifra più
autorevole e attendibile dell’efficacia del
lavoro eseguito nel tempo e della validità
della nostra filosofia di fondo. Che è
quella di non perseguire il metodo del
profitto, ma di sforzarsi nel contribuire
alla realizzazione di un mondo migliore”.
Compiere scelte eticamente lodevoli e
socialmente sostenibili alla lunga paga,
in altre parole. Non sarà tutto, ma di
sicuro non è poco.
SALVATORE COUCHOUD
Pastorale universitaria. Una tesi che ha fatto scoprire
l’attaccamento alla realtà e la fede di Guareschi
U
na interessante tesi
presso l’Università
Cattolica, su
“Mondo piccolo”. Un
lavoro interessante che
ha aperto una grande
domanda
ufficiouniversita@
diocesidicomo.it,
www.facebook.com/
home.php
Don Andrea
Messaggi
e l’equipe
di Pastorale
Universitaria
G
Occhi grandi
per vedere meglio
iovanni si laurea in Cattolica con una tesi su “Mondo piccolo”. Un
lungo lavoro che gli ha fatto scoprire l’attaccamento alla realtà
e la fede nella Provvidenza di Guareschi. Aprendo una grande
domanda...
«Tanti fanno i meccanici e sono contenti. Perché non posso essere contento
anche io?». Così un bambino irrequieto, di appena quattordici anni, sbotta con
don Camillo. Giovanni, studente di Lettere all’Università Cattolica di Milano,
è colpito, commosso, dai personaggi di Giovannino Guareschi. E decide di
fare una tesi specialistica in Storia della critica e della storiografia letteraria
proprio sul primo libro “Mondo piccolo”, dopo una tesi triennale sul passaggio
dallo stesso alla versione cinematografica. «Quel ragazzino non voleva
studiare. Dopo l’ennesimo quattro in classe, scappa in chiesa. Piange e poi si
addormenta. Lo ritrova don Camillo, che gli chiede cosa stia facendo». Voleva
fare il meccanico, ma i genitori avevano un altro progetto su di lui: la scuola.
Poi l’epilogo: il bambino è un vero portento con gli attrezzi. Anche il padre
rivela il suo sogno fin da bambino: fare il meccanico, mentre aveva speso
tutta la vita da triste impiegato. Storie quotidiane che, però, «mi commuovono
perché quei personaggi rispecchiano i motivi che muovono me».
La tesi parte da un primo capitolo introduttivo al Mondo piccolo; un secondo
capitolo di tematiche del mondo dello scrittore emiliano. Il terzo capitolo,
infine, vede il confronto tra Guareschi e Manzoni, Verga e De Amicis. Inizia
un lavoro di approfondimento e di accurata analisi testuale e intertestuale
per studiare le fonti e i modelli usati. Man mano che legge e rilegge, Giovanni
capisce che Manzoni deve essere pane quotidiano di Guareschi. E, in
misura più ridotta e in contrasto, anche Verga. Nasce così un confronto tra la
componente verista dello scrittore siciliano e quella dell’emiliano. «Mi sembra
di poter dire che Guareschi osservi così tanto il reale da poter affermare che ci
deve per forza essere un agente ordinatore che non sia l’uomo, perché l’uomo
con tutti i suoi sforzi non riesce a riprodurre in maniera così perfetta la realtà».
Si entra nel cuore della questione: cosa cambia con lo sguardo di Verga?
Così attaccato al vero, ma così staccato da un orizzonte “provvidenziale”. Gli
sforzi umani sono tentativi effimeri, tragici nei personaggi verghiani. «Mi
colpiva molto il fatto che i personaggi che tentano il suicidio in Guareschi non
riescono mai nel loro intento, in Verga invece i delitti riescono quasi sempre».
Perché l’esito di quell’attaccamento alla descrizione della realtà è così diverso?
Nel lavoro di tesi si focalizza sempre di più l’origine di quella passione di
Giovanni: «Mi stupisce scoprire ogni giorno come in Guareschi, considerato
uno scrittore cattolico, quindi in fondo etichettato, prima ancora della
fede venga la realtà. Si parte dall’osservazione del reale nelle sue forme più
semplici, come la vita dei contadini e della Bassa padana, ma andandovi così a
fondo che si è costretti ad affermare qualcosa che trascende l’uomo».
Ancora una volta c’è da commuoversi di fronte a quanto scrive il poeta mentre
è chiuso in prigione: «Completa è la mia fede nella Divina Provvidenza che,
per essere veramente tale, non deve mai essere vincolata da scadenze. Mai
preoccuparsi quindi del disagio di oggi, ma aver sempre l’occhio fisso nel
bene finale che verrà quando sarà giusto che venga. I giorni della sofferenza
non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci
concede. Altrimenti non ce lo concederebbe». Ciò che spinge Guareschi a
sperare è che non prevale la sua parola su ciò che descrive, ma la Presenza
di Dio che lo abbraccia. «Questo - racconta Giovanni - mi ha fatto chiedere:
sei persuaso o no che chi ha iniziato in te quest’opera buona la porterà a
compimento? Perché in un periodo come questo che non è per niente facile,
per tanti motivi, o rispondo a questa domanda, come ha fatto Giovannino,
oppure prima prevarrà il lamento e poi la disperazione. Vedendo che non
soffocavo, ho scoperto che piano piano, passo dopo passo, la risposta comincia
a diventare più nitida: “sì, sono persuaso”». Alla fine di un lungo lavoro di tesi
quella intuizione originale è riemersa: Guareschi ha colpito ancora.
Davide Ori
Como Cronaca
Novità
Verso la nascita del Consorzio nazionale per i grandi laghi
prealpini, che riunirà quelli di Como, Iseo e Maggiore
Laghi: verso l’accorpamento
L
a tanto vituperata
manovra finanziaria
2012 sta per
comportare diverse
novità per la gestione delle
acque del lago di Como. Tra
le sue disposizioni, infatti,
è previsto l’accorpamento
dei tre consorzi di tutela dei
grandi laghi (Como, Iseo,
Maggiore) in un’unica realtà,
il “Consorzio nazionale per
i grandi laghi prealpini”. Il
nuovo organismo dovrebbe
entrare in funzione tra
circa un mese e mezzo,
giusto alla scadenza dei 60
giorni dall’entrata in vigore
della manovra. Vista la
cattiva nomea che a Como,
Il nuovo organismo
dovrebbe entrare in
funzione tra un mese e
mezzo, come previsto
dalla manovra
e sul Lario in generale, il
Consorzio dell’Adda si è
fatto negli ultimi tempi per la
sua gestione delle acque del
lago, la notizia è stata accolta
favorevolmente anche se
c’è chi ha sottolineato come
il nuovo organismo, che
interessa più bacini, renderà
maggiormente difficile il
dialogo per gli enti locali dei
territori di Como e Lecco
lambiti dal lago le cui acque,
finalmente, dovrebbero
portare a maggiori benefici
economici. Infatti in un
allegato della stessa
legge finanziaria, nella
fattispecie le “Disposizioni
per l’attuazione della
programmazione
economico-finanziaria
regionale”, è previsto il
tanto atteso incremento
dei canoni demaniali di
concessione per l’uso delle
acque pubbliche.
Infatti annualmente le
acque regolate dalle
dighe di Olginate
permettono di produrre
energia per 8 milioni di
euro che garantiscono il
funzionamento del sistema
agricolo della Pianura
Padana. Per lo sfruttamento
di queste derivazioni
Regione Lombardia ha
incassato annualmente
dal Consorzio dell’Adda
11 milioni l’anno di canoni
mentre alle Province di
Como e Lecco i versamenti
erano complessivamente
pari a soli 34mila euro
annui, di cui la metà per
i cosiddetti “obblighi
ittiogenici” cioè per le
operazioni di ripopolamento
dei pesci (l’abbassamento
del livello del lago provoca
infatti la moria delle uova
che vengono spazzate via),
nonché quale risarcimento
per esondazioni, crollo di
muri d’argine, affioramento
delle fognature e danni per
gli allagamenti di proprietà
edilizie e di manufatti.
Grazie ad un emendamento
inserito in quello collegato
alla Legge Finanziaria è
ora stabilito che Regione
Lombardia trasferisca alle
Province di Como e Lecco,
entro il 30 novembre di
ogni anno, una quota dei
canoni incassati per l’uso
delle acque del Lario che
saranno stabiliti dalla Giunta
Agorà:
incontro
di preghiera
il 26 gennaio
a Como
P
Formigoni entro il prossimo
31 ottobre. Questo si traduce
in maggiori disponibilità
finanziarie per il territorio
dovute al saliscendi delle
acque del Lario. Tutto bene?
Quasi perché la stessa
disposizione prevede come
il nuovo regime entri in
funzione con i canoni che
saranno riscossi a fine 2012
e quindi devoluti a Como
e Lecco l’anno prossimo.
Solo che questa è una
materia di competenza
dell’Amministrazione
Provinciale e proprio
l’anno venturo, ovvero il
2013, questi enti saranno
soppressi. Chi si occuperà,
quindi, di incassare e gestire
i tanti agognati contributi
per lo sfruttamento delle
acque che il territorio lariano
anela da tanti tanti anni?
Luigi Clerici
er consentire lo svolgersi
della Settimana ecumenica il
gruppo “Agorà”, la cui sede
è presso il Centro pastorale Card.
Ferrari di Como, informa di aver
rinviato a giovedì 26 gennaio la
ripresa degli incontri mensili.
Giovedì 26 gennaio alle ore 18
avrà dunque luogo l’incontro di
riflessione e dialogo, presso il
Centro Card. Ferrari di Como, in
viale Cesare Battisti 8, secondo il
800 087 897
La Casa Albergo festeggia i 100
anni di nonna Teresa Pagani
L
Notizie flash
■ Laghi
Confronto in Regione
“La situazione del trasporto lacuale in
Lombardia è talmente critica da indurci
nuovamente a presentare una question
time all’assessore regionale ai Trasporti
Cattaneo per chiedere quali iniziative la
Regione ha intrapreso con il Governo per
ripristinare le risorse per la navigazione
sui nostri laghi”, lo dicono Luca
Gaffuri e Carlo Spreafico, capogruppo
e consigliere regionale del Pd, dopo
la discussione di, martedì 17 gennaio
2012, in Aula, dell’interrogazione da loro
presentata.
“Tagliare questa navigazione significa
mettere in difficoltà zone che negli
ultimi anni hanno avuto una forte
crescita turistica, penalizzare gli
utenti pendolari, creare problemi
occupazionali”, hanno detto Gaffuri
e Spreafico all’assessore. E hanno
aggiunto: “E’ un problema noto da
anni che abbiamo sempre risolto
con una pezza, ma non si è mai
intrapreso il percorso decisivo della
regionalizzazione”.
“Mancano 7 milioni di euro – ha
dichiarato l’assessore Cattaneo - e per
recuperarli la gestione governativa ha
ipotizzato un aumento delle tariffe
fino al 30%; di attingere risorse dal
trasporto pubblico locale; di applicare
l’esenzione sull’accisa sui carburanti già
operativa per le merci. Ma tutto ciò è
di competenza governativa, mentre la
regionalizzazione del servizio interessa
solo a condizione che il Governo
si impegni a cedere una situazione
risanata. Comunque se ne parlerà il 27
gennaio, quando si discuterà dei disagi
che si stanno verificando. La situazione
più critica è quella dell’Alto Lago di
Como dove gli utenti però sono in
numero ridotto”, ha chiosato l’assessore.
“Seguiremo le conclusioni dell’incontro
annunciato - le parole di Gaffuri e
Spreafico - ma è inaccettabile l’idea che
il problema sia relativo, perché riguarda
pochi utenti che in realtà sono cittadini
come gli altri che usano i battelli per
andare a scuola e al lavoro. Inoltre,
riteniamo indispensabile integrare le vie
d’acqua con il resto della rete trasporti”.
seguente programma:
ore 18 S. Messa nella Chiesa del
Centro;
ore 18.30 introduzione di
mons. Angelo Riva su “Mal di
Chiesa. Dubbi e speranze di un
cristiano in crisi” dal titolo del
libro di Gianfranco Svidercoschi;
ed.Cooper.- Seguirà il confronto
tra i partecipanti che, dato
l’attualità e il proliferare di
pubblicazioni sull’argomento, ci
Lomazzo
Hai l’alcolismo
in casa?
Vuoi saperne di più?
Hai bisogno
di aiuto?
I Gruppi Familiari
Al-Anon possono
offrirti le
informazioni
che cerchi
Telefona allo:
Sabato, 21 gennaio 2012 25
a Casa Albergo di Lomazzo è felice di festeggiare la signora Teresa Pagani nata a Lurago
Marinone (zona Colle San Giorgio) il 22 gennaio del 1912.
La signora Pagani, ultima di tre fratelli (2 femmine e 1 maschio) dopo la 4° elementare,
ha lavorato in campagna con i genitori fino all’età di 13 anni ed è stata poi assunta come
tessitrice dalla Ditta Tondani di Fenegrò. Nel 1935 la signora si sposa, a Lurago Marinone,
con Piazza Antonio. Dopo 10 anni rimane vedova con una bambina di 8 anni e una di 9 mesi.
Aiutata dai suoceri, nel 1949 si risposa con il fratello maggiore del marito, il signor Paolo
Piazza che alla fine degli anni ’70 si ammala e viene amorevolmente accudito dalla Sig.ra
Teresa fino al 1984. Le figlie della signora Pagani si sposano rispettivamente nel 1964 e nel
1967. Nonostante la morte prematura della figlia più giovane (all’età di 44 anni) la signora
continua a mantenere i suoi interessi personali: il ricamo e il lavoro con i ferri. Le giornate
sono allietate dalla costante presenza, fin da piccolini, dei due nipotini Maria Antonietta e
Alberto, che accudisce con amore e tanto affetto. Inoltre Teresa mantiene sempre un forte
interesse per la cura del giardino e l’amore per i fiori, senza tralasciare l’appuntamento
televisivo giornaliero con il suo programma preferito, l’Eredità di Carlo Conti. La signora Pagani
Teresa vive da sola, per scelta, fino all’età di 98 anni e 11 mesi quando a seguito di una caduta
e la rottura del bacino si trasferisce presso la Casa Albergo di Lomazzo. La signora Teresa è una
persona molto affabile, sorridente e cordiale. Circondata dall’amore dei propri cari ha visite
quotidiane che le permettono di respirare quell’affetto e quel clima famigliare di cui tutti
abbiamo bisogno. Il programma di domenica prevede: alle ore 15.30 scambio degli auguri, alle
ore 17.00 - Santa Messa presso il salone delle feste
si auspica numeroso e animato.
Verso le 20.30 un buffet
condiviso consentirà di
continuare il dialogo in modo più
conviviale. Per la cena si chiede
un contributo spese - prenotare
al numero 031-262371.
Sarà disponibile uno stralcio del
libro. Gli organizzatori esortano
gli interessati ad estendere
l’invito ad amici credenti e non
credenti.
Ricordiamo
Anna
per la sua preziosa presenza e
siamo vicini con la preghiera e
l’affetto ad Angelo e famigliari in
questo particolare momento.
Il Consiglio Diocesano di Azione
Cattolica Diocesi di Como.
L’Azione Cattolica di Grandate con
il parroco don Daniele si unisce in
preghiera per affidare
Anna
al Signore e sostenere la sua
famiglia in questo momento di
grande prova.
26 Sabato, 21 gennaio 2012
Como Cronaca
■ Dopo le polemiche dei giorni scorsi
«è potabile l’acqua
di Longone al Segrino»
parola di Asl
È
potabile l’acqua del Comune di Longone al Segrino, in
provincia di Como. A comunicarlo, nei giorni scorsi, è
stata la stessa Asl di Como, per bocca del direttore Sanitario Carlo Alberto Tersalvi e del direttore del Dipartimento
di Prevenzione Medica Marco Larghi, dopo l’ordinanza del
sindaco del paese, Angelo Navoni che, qualche giorno fa ne
aveva disposto la sospensione dell’uso, anche bollita, con
un’ordinanza, avendovi riscontrato elevate concentrazioni
di manganese. Ordinanza successivamente revocata dopo le
analisi dell’Asl. Si ricorda che tra i compiti dell’Asl c’è anche
quello di monitorare la qualità e la potabilità delle acque del
territorio provinciale, attraverso controlli periodici stabiliti in
base al numero degli abitanti di ogni Comune, a partire da un
minimo di 5-6 all’anno. Controlli, a quanto assicurano i tecni-
ci, effettuati con più frequenza a
Longone proprio in virtù delle particolari caratteristiche
dell’acqua del luogo.
«Non è mai stata in discussione la potabilità dell’acqua –
hanno precisato i due tecnici dell’Asl. - In merito occorre
ben distinguere tra qualità e potabilità dell’acqua. La presenza di manganese, la cui provenienza è di origini naturali per quell’area, ne ha modificato colore e odore. Ciò ne
ha abbassato il livello di qualità, e non l’ha resa certo piacevole da vedere. Ma il manganese non influisce in alcun
modo sulla potabilità, e dunque sulla salute dei cittadini.
Si pensi che la quantità di manganese contemplata dalle
legge nell’acqua è di 50 microgrammi/litro, nelle acque
minerali (in bottiglia) è contemplata una soglia tra i 50 e i
2000 microgrammi/litro, ciò è indice della sua assoluta tollerabilità. Quando è presente in quantità eccessive altera colore
e odore, ma non ha influenze negative sulla salute. Anzi: in
quantità normali il manganese può addirittura essere utile
al corpo umano essendo un attivatore di enzimi». «L’acqua
dunque – aggiungono i due esperti -, se bevuta non rischia
di arrecare alcun danno alla salute. Il problema del manganese a Longone al Segrino è da tempo noto a quest’Asl e più
volte è stato reso presente all’Amministrazione comunale.
Periodicamente questo fenomeno riaffiora. Per evitare altri
spiacevoli episodi in futuro sarà necessario che il Comune intervenga con appositi filtri, oppure si colleghi all’acquedotto
del Comune di Erba per diluire l’acqua”.
Azienda ospedaliera S. Anna
Civiglio
Lenno
Mattinata di festa, lo scorso 17
gennaio, al S. Antonio Anate di Cantù
Open Day
della Scuola
dell’infanzia
Il 20 gennaio
i percorsi
della scagliola
intelvese
M
attina di festa all’ospedale di Cantù, parte dell’Azienda ospedaliera
S. Anna di Como, lo scorso 17 gennaio, in occasione delle celebrazioni per Sant’Antonio Abate, a cui la struttura è intitolata, è stata
celebrata la tradizionale Santa Messa nella cappella del presidio e si è svolto poi nella sala convegni un incontro per la nomina a “primario emerito”
di Lodovico Boncinelli, ex primario della Medicina di Cantù-Mariano Comense andato in pensione la scorsa estate. Il direttore generale dell’Azienda
Ospedaliera Marco Onofri ha consegnato a Boncinelli una pergamena per
l’attribuzione ufficiale del primariato emerito che riporta questa motivazione : “per essersi distinto nel corso della sua lunga attività per impegno e
professionalità e per aver contribuito in modo determinante allo sviluppo
delle Unità Operative in cui ha prestato servizio”.
A festeggiare il dottor Boncinelli anche la sua compagnia teatrale “Quelli del XXVI luglio”, composta da dipendenti ospedalieri, che ha messo in
scena nella sala convegni un breve sketch in suo onore. L’appuntamento è
stato anche l’occasione per presentare il nuovo primario della Medicina di
Cantù-Mariano, Eugenio Limido.
Limido si occupa di endoscopia diagnostica e operativa (ha eseguito finora
15mila endoscopie del tratto digestivo superiore e oltre 7.500 del tratto digestivo inferiore) e anche di nutrizione artificiale a domicilio (700 i pazienti
seguiti dal 1993 a oggi). Inoltre, è stato docente, tra l’altro, all’Università di
Pavia e all’Insubria e ha pubblicato molti lavori scientifici nell’ambito della
gastroenterologia e della nutrizione artificiale.
S
abato 21 gennaio la
scuola dell’infanzia
“Bernasconi” di
Civiglio, vivrà il suo Open
Day dalle ore 14 alle
17, secondo il seguente
programma:
- attività di animazione
gratuita per i bambini con
merenda;
- visita guidata della
scuola e ambienti
circostanti (orto, parco,
giardini);
- presentazione della
comunità educante.
Per informazioni e
contatti: tel. 031220213, e-mail:
scuolainfanziacivigliogmail.
com
V
enerdì 20 gennaio,
alle ore 21, presso
la Biblioteca
Comunale di Lenno, sarà
presentato al pubblico
il volume “I percorsi
della scagliola intelvese.
Simboli e devozioni tra
fiori e colori marmorei” di
Floriana Spalla. Il volume,
il decimo della collana “Perle d’Intelvi” edita da Bellavite Editore,
è stato pubblicato dalla Comunità Montana Lario Intelvese con
il patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Como
- Assessorato alla Cultura e rientra nel Progetto Integrato d’Area
“Ecolarius. Diffondere la cultura dell’ambiente e del paesaggio tra
lago e montagna”. All’incontro saranno presenti, oltre all’autrice,
Oscar Gandola, Presidente della Comunità Montana Lario Intelvese
e Mario Colombo, Assessore provinciale alla Cultura. L’ingresso è
libero.
Valli Varesine
28 Sabato, 21 gennaio 2012
Ambiente. 250 volontari pronti ad intervenire nella stagione di maggior rischio per i boschi
Monitoraggio continuo contro gli incendi
L
e stagioni invernale e primaverile rappresentano per le aree prealpine il periodo con il maggior rischio di incendi
boschivi e, come ogni anno, con gennaio anche le varie squadre antincendio operative
sul territorio della Comunità Montana Valli del Verbano si stanno attivando per essere pronte a fronteggiare ogni evenienza. In
Valcuvia questo importante servizio era già
attivo da 12 anni, quest’anno – per la prima volta – la sorveglianza antincendio sarà
svolta sul territorio della nuova Comunità
Montana Valli del Verbano (nata dall’unificazione della CM Valcuvia e Valli del Luinese)
sul quale operano le squadre dei 34 Comuni
che costituisco l’Ente Montano, per un totale
di circa 250 volontari antincendio boschivo
(volontari AIB), a cui è affidato il compito
di sorvegliare un territorio ricco di boschi e
spesso scosceso, che va da Pino Lago Maggiore fino a Gavirate. Il coordinatore del COAV, Dario Bevilacqua coi suoi collaboratori e
gli uffici della Comunità Montana hanno già
predisposto il calendario dei turni di sorveglianza nel periodo compreso tra gennaio e
maggio, in modo che, venga garantito il monitoraggio continuo del territorio comunitario nel periodo compreso tra le ore 9.00 del
sabato e le ore 21.00 della successiva domenica, al fine di avvistare eventuali avvisaglie
di incendi boschivi e darne un tempestivo
allarme, integrando, così, l’analogo lavoro
garantito durante la settimana dai vigili del
fuoco e dalla forestale. In base al regolamento unificato predisposto nel corso del 2011
saranno due le squadre contemporaneamente in turno e ciascuna di esse sorveglierà una delle due parti di territorio in cui è
stata suddivisa la Comunità Montana – zona
“A” Valcuvia e zona “B” Luinese” – indipendentemente dalla provenienza (questo per
agevolare la conoscenza dei rispettivi territori). Altra novità è l’ubicazione della sede
operativa antincendio che dal 2012 è stata
Notizie flash
■ Viabilità
La sezione Medio Verbano in festa
Il punto sulla situazione
dei lavori in Valcuvia
all’inizio del nuovo anno
Avis, crescono
le donazioni
S
i è svolta sabato 7 gennaio 2012 –
quest’anno presso il Parco Pubblico
di Brenta - l’annuale “Serata di Gala”
organizzata dall’Associazione Volontari
Italiani del Sangue (AVIS) sezione Medio
Verbano di Cittiglio. “La serata – come
ha spiegato il segretario della sezione
Roberto Noseda - è stata l’occasione
per brindare festosamente insieme
a soci e simpatizzanti per l’inizio del
nuovo anno, ma soprattutto per iniziare
i festeggiamenti del 60° anniversario di
fondazione della sezione”. Durante la
serata si sono ufficializzate le cifre che
vedono l’attività della sezione avisina
cittigliese – ma che raccoglie donatori
provenienti da tutti i paesi della Valcuvia e
del Medio Verbano – in crescita nel 2011.
Per la prima volta, infatti, le donazioni di
sangue intero raccolte nell’anno tra i soci
hanno superato le 5 mila unità, mentre
sono state quasi 7 mila le donazioni totali
effettuate (prelievi di sangue intero e di
plasma). Significativo anche il numero
di nuovi soci che si sono iscritti all’AVIS
Medio Verbano che nel 2011 sono stati
ben 170. Come tradizione, infine, durante
questo ritrovo di inizio anno l’AVIS è
In crescita il numero
delle donazioni: quasi
7 mila donazioni
effettuate e 170 nuovi
soci nel corso del 2011
le opere stradali in corso
Tnelleredi sono
realizzazione in Valcuvia e
sue immediate vicinanze. Di
tutte già abbiamo dato indicazioni,
vediamo lo stato dell’arte di
ciascuna delle tre all’inizio del
nuovo anno.
la consegna del contributo alla Lega Tumori con il
Presidente dell’AVIS Andrea Scaglia; la segretaria
Patrizia Bais e i rappresentanti della Lega Tumori:
Teresina Crippa e dr. Milos Kogoj.
solita premiare i giovani donatori. Anche
quest’anno l’abitudine è stata mantenuta
e, infatti, sono stati consegnati il diploma
di benemerenza ai 114 soci che hanno
raggiunto il traguardo delle 8 donazioni
e il distintivo in rame ai 140 soci che
hanno raggiunto le 16 donazioni. Donare
il sangue è ancora un’attività necessaria
e importante per questo il direttivo
dell’AVIS Medio Verbano di Cittiglio
ha rinnovato l’appello anche durante
la serata di gala a diffondere la cultura
della donazione che continua ad essere
una formidabile opportunità di aiutare
le persone più sfortunate. Nel corso
della serata sono intervenuti il Direttore
Sanitario della sezione, Francesco
Ossola, che ha ringraziato i donatori
per significativi risultati raggiunti e
l’ex direttore Emilio Terzaghi, che ha
ricordato con nostalgia i 27 anni trascorsi
in AVIS, esperienza che gli ha dato tante
soddisfazioni sia sul lato professionale
che umano. Milos Kogoj, altro ex Direttore
Sanitario, ha ricordato i tanti avisini che
ha conosciuto nella sua permanenza e
vicinanza negli anni all’AVIS cittigliese,
ricordando in modo particolare i
compianti soci: Guggiroli, D’Addezio e
Del Grande. Durante la festa l’AVIS Medio
Verbano ha devoluto alla Lega Italiana
Lotta contro i Tumori - delegazione della
Valcuvia, un piccolo contributo a ricordo
di tutti i soci avisini scomparsi negli anni.
A conclusione della serata un brindisi per
festeggiare i 60 anni della sezione.
Cavona
Sabato 21
gennaio
alle ore 7
Brinzio
Al Circolo “Ur grupp” tra cibo
tradizione, memorie e cultura
Cittiglio
Sabato 28
gennaio una
serata musicale
S
Q
N
abato 21
gennaio, ottavo
appuntamento col
pellegrinaggio
vocazionale di zona.
Ritrovo al mattino,
alle ore 7.00, presso
la cappelletta di S.
Teresa per la recita
del S. Rosario.
Alle 7.30 Messa in
S. Casa a Cavona.
Animerà l’incontro
la parrocchia di
Ponte Tresa. Al
pellegrinaggio
parteciperà anche
Mons. Vescovo, in
visita pastorale
al vicariato di
Canonica.
spostata presso l’attuale sede della Comunità Montana a Cassano Valcuvia. Ogni fine
settimana è diviso in tre turni (sabato giorno
dalle 9.00 alle 21.00; sabato notte dalle 21.00
alle 9.00 della domenica; domenica giorno
dalle 9.00 alle 21.00), ciascuno di questi affidati a due squadre (una in zona “A” e una in
zona “B”) che, con propri volontari pattuglia
il territorio e tiene i contatti via radio con un
referente stanziato presso la sede operativa. Nei periodi di maggior criticità climatica il calendario prevede già quali squadre
escano in rinforzo e aiuto ai volontari già in
turno. Negli ultimi anni l’impegno del Coordinamento Antincendio boschivo ha contrastato in maniera significativa l’insorgere e il
proliferare di incendi, questo anche grazie
alla formazione dei volontari che in più occasioni hanno dimostrato di aver raggiunto
alti livelli di professionalità nel settore degli
incendi boschivi.
A.C
uattro serate proposte da Gaetano Blaiotta al Circolo “Ur Grupp”
di Brinzio all’insegna del cibo, tradizione, memorie e cultura. Dal
20 gennaio al 9 marzo 2012, quattro incontri con musica, Poesia
dialettale, canzoni e racconti seduti attorno ad un tavolo di Osteria. Di
seguito il calendario dei primi tre appuntamenti:
20 gennaio alle ore 20,00: “La musica popolare e la poesia”.
Ospiti: Angelo Miglio: flauti; Luca Rapazzini: violino; Claudio Mella:
mandolino, mandola irlandese e canto; Gianluca Fortino: chitarra, in
un viaggio di memorie da Osteria mentre il Poeta dialettale Pietro Papa
declamenrà alcuni dei suoi versi. Per cena: Cassoeula.
3 febbraio alle ore 19,30: “All’Osteria della Scapigliatura” Ospiti: Mario
Chiodetti e Rosa Sarti, che faranno rivivere momenti teatrali e poetici
della scapigliatura, con scritti di Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Ugo
Tarchetti, Giovanni Camerana, Carlo Dossi. Per cena: Pasta e fagioli.
17 febbraio alle ore 20,00: “I Poeti Maledetti e l’assenzio”. Ospiti:
Elena Danelli, Enrico Brunella e Vincenzo Di Maro che leggeranno pesie
di Arthur Rimbaud, Paul Verlaine, Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé,
Arthur Rimbaud, Auguste Villiers de L’Isle-Adam, Marceline DesbordesValmore… Per cena: Polenta con assaggi vari.
Informazioni al numero 3407806273.
ell’ambito delle manifestazioni
promosse dalla parrocchia di
Cittiglio per festeggiare il proprio
patrono San Giulio Prete, si terrà a
Cittiglio alle ore 21.00 di sabato 28
gennaio, la serata musicale “Quintetti
per pianoforte e fiati: Mozart K452 –
Beehtoven op. 16”. Ad esibirsi saranno
Pietro Barbareschi al pianoforte; Luca
Stocco all’oboe; Michele Naglieri al
clarinetto: Giovanni D’Aprile al corno;
Massimo Data al fagotto. Tutti e cinque
i musicisti sono nomi importanti
della musica sinfonica italiana,
tutti svolgono un’intensa attività
concertistica e ricoprono incarichi
prestigiosi in ambito musicale. La
serata è organizzata dal Corpo musicale
Amici della Musica di Cittiglio, con il
sostegno della locale Amministrazione
comunale.
SP 62: NUOVO PONTE ALLA RASA
Lungo la strada che collega Varese
con Brinzio e la Valcuvia non è
molto l’avanzamento apparente dei
lavori rispetto all’aggiornamento
fatto a fine ottobre, di nuovo c’è
la realizzazione dell’allargamento
della corsia lato sud, e la
costruzione della prima soletta
che porta al punto in cui si
innesterà il nuovo arco del ponte.
Parte del lavoro è però in corso
presso il prefabbricatore che sta
predisponendo i conci che, una
volta portati in cantiere verranno
montati in opera e daranno forma
all’arcata centrale del viadotto.
SP 32: ROTATORIA A GEMONIO
Il cantiere che interessa
l’intersezione in cui la Strada
Provinciale n° 32 “Del Campo dei
Fiori” Gemonio – Azzio – Brinzio
si stacca dalla Strada Statale 394
“del Verbano Orientale” a Gemonio,
si è aperto in ottobre e alcune
opere sono già visibili oggi: la
strada campestre (Via per Besozzo)
che arriva da sud sulla SS 394 è
già stata deviata e portata nella
sua futura sede definitiva e così
pure l’ampliamento dell’esistente
ponte sul torrente Viganella è cosa
fatta, essendo già stato gettato
in opera la parte di impalcato
in ampliamento costituito da
un’ossatura portante in travi in
Calcestruzzo precompresso.
BRETELLA GAVIRATE – BARDELLO
È l’ultima delle infrastrutture
iniziate, quella che collegherà
la SP 1 con la SP 50 unendo con
una nuova direttrice Gavirate con
Bardello, ma i lavori procedono
spediti e sul lato Gavirate si
possono già vedere gli scavi in cui
verranno gettate le fondazioni del
viadotto a quattro campate con cui
la nuova arteria supererà la valle
del torrente Bardello.
Nelle foto le immagini dei cantieri
descritti, come si presentavano l’8
gennaio scorso.
A.C.
Sondrio Cronaca
Nuova giunta
provinciale:
escluso il Pdl
Il presidente Massimo Sertori ha presentato
settimana scorsa il nuovo esecutivo: escono
Corradini, Pasina e Boletta, entra Imperial
P
er la quarta volta dall’inizio del
suo mandato il 7 giugno 2009,
il presidente della Provincia di
Sondrio, Massimo Sertori, ha
operato un cambiamento tra i membri
della giunta da lui guidata. L’ultimo
rimpasto è arrivato lo scorso 9 gennaio,
ma il cambiamento era nell’aria già dai
giorni precedenti, con le esternazioni
che Sertori aveva affidato alla stampa
locale. «Leggo le dichiarazioni del
Coordinatore provinciale del Pdl
,Maurizio Del Tenno – aveva dichiarato
Sertori a Capodanno –, esternazioni
successive ad altre dello stesso tenore
(ad esempio la questione sulpresidente
del Consiglio provinciale… e potrei
andare avanti) e tutte finalizzate a
dimostrare la sua personale contrarietà
all’attività dell’Amministrazione
provinciale. Non posso che prendere
atto ed è arrivato il tempo di dire basta!
Ricordo che la Giunta che ho l’onore di
guidare è composta anche da quattro
assessori, indicatimi dal Pdl, ma da
me nominati poiché di mia fiducia.
Considerando la situazione, alla luce
di questa ennesima presa di posizione,
Sanità
■ Sondrio
Periodico dell’Azienda
Ospedaliera
è stato pubblicato nei giorni scorsi
il primo numero del Periodico
dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina
e Valchiavenna. Ad un anno dal
suo insediamento quale direttore
dell’Azienda, il direttore Luigi Gianola,
giornalista pubblicista, ha dato
l’impulso per creare una pubblicazione
che presenti le iniziative messe
in campo dall’Aovv. Il periodico,
realizzato in otto pagine, offre anche
approfondimenti rispetto a temi legati
alla sanità ed ai servizi che vengono
offerti dall’azienda. Non manca uno
spazio riservato alle associazioni
di volontariato attive nei presidi
ospedalieri e la cronaca dei momenti
più significativi vissuti nelle stesse
strutture.
La decisione
di Sertori è giunta
dopo le dichiarazioni
di sfiducia all’operato
dell’amministrazione
giunte dal coordinatore
provinciale del Pdl,
Maurizio Del Tenno.
di Alberto Gianoli
credo che, se come leggo, è venuta meno
la fiducia da parte del Coordinatore del
Pdl, i quattro assessori debbano prendere
pubblicamente le distanze da quanto
dichiarato da Del Tenno oppure, mio
malgrado, firmerò il decreto con il quale
revocherò loro le deleghe affidate a suo
tempo».
Dei quattro pidiellini in giunta, il vice
presidente Pierpaolo Corradini (che
aveva la delega alle Attività produttive,
Trasporti e Coordinamento dei progetti
strategici con Regione Lombardia), Alberto
Pasina (con delega al Turismo, Sport e
Emigrazione), Alberto Boletta (con delega
a Formazione e Lavoro, Servizi Sociali e
Sistema Informatico) e Severino De Stefani
(con delega all’Agricoltura, Ambiente ed
Aree Protette, Caccia e Pesca), solamente
quest’ultimo ha preso le distanze dal
proprio coordinatore provinciale. Per gli
altri, Corradini, Pasina e Boletta, è arrivata
da parte del presidente Sertori la revoca
della nomina e si è così proceduto ad un
rimpasto della giunta.
De Stefani ha assunto, dalla scorsa
settimana, l’incarico di vice-presidente
e, in aggiunta alle deleghe già detenute,
ha ricevuto quella ai Trasporti. Filippo
Compagnoni ha ricevuto la delega a
Turismo e Sport, in aggiunta a quella
per la Valorizzazione delle Tradizioni e
Identità locali. Aggiunta di lavoro anche
per Costatino Tornadù, assessore con
delega alle Politiche Sociali in aggiunta
a quelle a Bilancio, Affari istituzionali,
Cultura, Istruzione, Personale e Controllo di
gestione.
Riconfermati, senza variazioni, gli incarichi
di Silvana Snider (delega ai Lavori pubblici,
Manutenzione del patrimonio, Cave e Pari
opportunità) e Giuliano Pradella (delega
alla Protezione civile, Polizia provinciale
e Politiche di coordinamento dei servizi
sanitari). Volto nuovo in giunta, invece,
quello di Franco Imperial, presidente
della Comunità Montana di Tirano, che
ha ricevuto la delega alla Formazione e
lavoro, Emigrazione e Sistema informatico.
«Si tratta di una scelta istituzionale – ha
affermato Sertori –, perché Imperial
rappresenta un territorio non ancora
rappresentato. Ringrazio poi i tre assessori
revocati per il lavoro svolto e ricordo che
questa nuova giunta sarà subito operativa
per lavorare per il bene dei cittadini ha
affermato Massimo Sertori. C’è, infatti, un
aspetto istituzionale che mi preoccupa
tantissimo ed è la possibile eliminazione
della Provincia di Sondrio: in questo senso
bisogna lavorare tutti insieme, in una
battaglia che ci vede tutti protagonisti. Il
mio partito è unito e siamo tutti d’accordo
su questa scelta che comunque non siamo
stati noi a cercare».
La risposta del Pdl a Sertori non si è fatta
attendere: «La revoca degli assessori
operata unilateralmente dal presidente
Sertori – ha affermato in una nota stampa
il coordinamento provinciale del partito –
rappresenta una piccata ed autolesionistica
risposta alle esternazioni del Coordinatore
Del Tenno, operata su tavoli e con modi che
gli stessi membri del Coordinamento PdL,
ritengono incomprensibili».
Sabato, 21 gennaio 2012 29
Politica
■ Sentenza Tar
Il consigliere regionale
Costanzo è ineleggibile
Si è svolta lo scorso 12 gennaio
l’udienza per il ricorso che i Radicali
hanno presentato a luglio dello scorso
anno, per l’elezione nel marzo del
2010 del Consigliere regionale Angelo
Costanzo, sulla base della legge
154/1981 che intende tutelare il
principio di uguaglianza fra i candidati,
escludendo dalla competizione
elettorale quei soggetti che per
la particolare posizione o incarico
ricoperti potrebbero influenzare la
volontà degli elettori. Il tribunale
amministrativo ha accolto il ricorso
sull’ineleggibilità di Costanzo.
Amareggiato, l’esponente del PD
ha affermato di essere stanco delle
polemiche, «perché – ha spiegato
– ho sempre svolto la mia azione
politica con trasparenza e correttezza.
Sono una persona onesta e non
ho mai usato il ruolo nel Consiglio
di Amministrazione dell’Aler per
influenzare nessun risultato elettorale.
Avevo rassegnato le mie dimissioni
dal Consiglio di amministrazione,
anche se non formalizzate, e, non
pensando che avesse carattere formale,
ho presenziato il 7 aprile 2010 ad
una riunione del Consiglio stesso ad
elezione in Regione già avvenuta,
perché intendevo solo condividere la
soddisfazione per il risultato elettorale
di pochi giorni prima. Il ricorso
ha fatto emergere un problema di
procedure, nulla di più».
Il collegio giudicante ha ritento
che ciò porti ad un giudizio di
ineleggibilità. «Noi rispettiamo le
decisioni – ha aggiunto Costanzo –,
anche quando non le condividiamo.
Presenterò la proposizione dell’appello,
ricordando che la sentenza del
tribunale non è esecutiva in caso di
impugnazione e quindi continuerò a
svolgere le mie funzioni di Consigliere
Regionale. La cosa inaccettabile è
la spettacolarizzazione mediatica
e la strumentalità politica da parte
dei Radicali. Ho svolto il ruolo di
Consigliere in questi due anni con
serietà e passione verso le istituzioni
e il mio territorio. Continuerò il mio
impegno politico e istituzionale».
Solidarietà a Costanzo è stata espressa
dal capogruppo del PD in consiglio
regionale, il comasco Luca Gaffuri. «Mi
preme esprimere l’apprezzamento per
il lavoro che Angelo Costanzo svolge
in Consiglio regionale con competenza
e impegno – ha affermato –. Voglio
anche esprimere la solidarietà mia
personale e del gruppo del PD all’uomo,
che si trova oggi immeritatamente al
centro di una campagna politica che
mette sullo stesso piano vicende che
nulla hanno in comune».
❚❚ Riconoscimento alle strutture sanitarie della Provincia
«Bollini Rosa» all’Azienda ospedaliera
A
nche per quest’anno l’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna
ha ottenuto un importante riconoscimento nell’ambito dell’iniziativa
“Bollini Rosa” che sottolinea la capacità di offerta di servizi sanitari all’utenza femminile.
Con l’iniziativa “Bollini Rosa”, l’Osservatorio
Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da)
premia gli ospedali italiani impegnati nella
promozione e nella tutela della salute femminile attraverso l’offerta di percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati alle patologie femminili di maggior rilievo clinico ed
epidemiologico, attuati prestando particolare attenzione alle specifiche esigenze delle
donne .
L’iniziativa, attiva dal 2007, ha lo scopo di
promuovere la medicina di genere all’interno delle strutture ospedaliere, fattore cruciale
per migliorare la qualità e l’accessibilità dei
servizi e di consentire la creazione di una rete
di ospedali “a misura di donna”. L’AOVV ha
sempre partecipato ai bandi emessi negli
anni scorsi, ottenendo il riconoscimento
di un bollino rosa per gli ospedali di Sondrio, Sondalo e Chiavenna. Con il bando
2012 gli Ospedali aderenti all’iniziativa sono stati valutati da una apposita commissione di esperti.
L’AOVV ha partecipato anche al bando
2012 e l’advisory board di O.N.Da, in seguito alla valutazione della documentazione presentata, ha assegnato due bollini
rosa all’ospedale di Sondrio, quindi uno
agli ospedali di Sondalo, Chiavenna e Morbegno. Il bollino ha validità biennale.
I reparti che hanno sostenuto la candidatura sono stati quelli di diabetologia di
Sondrio, ginecologia di Sondrio, Sondalo
e Chiavenna, oncologia di Sondrio e Sondalo, ostetricia di Sondrio, Sondalo e Chiavenna, psichiatria di Sondrio e Morbegno.
Quest’anno è stato creato un sito www.bollinirosa.it dove, dal primo gennaio 2012, è pubblicata la lista degli ospedali premiati e i servizi offerti. Sul sito gli utenti potranno inoltre
giudicare i servizi offerti ed esprimere il livello
di gradimento.
I criteri considerati per l’assegnazione alle
Strutture Ospedaliere di uno, due o tre Bollini Rosa con validità biennale riguardano la
presenza di Unità Operative che curano patologie femminili specifiche, ovvero quelle
di maggior rilievo clinico ed epidemiologico;
l’appropriatezza del percorso diagnostico terapeutico con l’applicazione di livelli di cura
e assistenza atti a garantire un’adeguata gestione della patologia, con particolare attenzione alle caratteristiche psico-fisiche e alle
specifiche esigenze dell’utenza femminile; il
posizionamento della paziente al centro delle
cure, ovvero la centralità della donna e tutela
della sua dignità.
Valchiavenna
30 Sabato, 21 gennaio 2012
Notizie flash
■ San Guanella
● Venerdì 27 gennaio
ricorrono i cento anni
della sua nascita
Presentato un depliant
con tante informazioni
■ Somaggia
Dopo la rapina riapre
lo sportello delle Poste
Anche se solo per quattro giorni al mese,
l’ufficio postale di Somaggia - nel comune
di Samolaco - torna a lavorare. Lo ha reso
noto Poste Italiane che ha comunicato
di aver accolto le istanze avanzate dagli
amministratori locali e dalla Comunità
montana, decidendo di attivare i servizi
dell’ufficio almeno nei primi quattro giorni
di ogni mese, favorendo in questo modo i
pensionati nelle operazioni di riscossione.
L’ufficio era stato chiuso dopo la rapina
messa a segno a inizio ottobre. In
quell’occasione erano emerse tutte le
problematiche legate alla sicurezza dello
sportello.
● La sua è una figura
di sacerdote dall’alta
testimonianza di fede
Don Tarcisio Salice
V
Con l’arrivo del nuovo anno il Consorzio
Turistico Valchiavenna mette a
disposizione di turisti e pellegrini il
pieghevole dedicato a san Luigi Guanella
e ai luoghi a lui cari nella nostra valle. La
brochure descrive brevemente le località
a noi vicine dove il Santo ha operato
durante la sua vita: Fraciscio, luogo di
nascita, Campodolcino dove fu battezzato
e dove fondò l’Opera Pio Sant’Antonio,
Gualdera dove ebbe la visione delle sue
opere future, il Santuario di Gallivaggio
dove pregava con la famiglia, Olmo dove
scontò uno dei momenti più dolorosi della
sua vita. Inoltre Prosto dove celebrò la
sua prima Santa Messa, Borgonuovo e
Savogno dove operò durante la sua attività
pastorale. Il depliant, oltre a riportare
altri luoghi di interesse turistico come
Palazzo Vertemate Franchi, Mulino di
Bottonera e Collegiata di San Lorenzo,
presenta informazioni utili al pellegrino
su come raggiungere le località e come
organizzare un eventuale visita guidata.
Il pieghevole può essere ritirato presso
gli uffici del Consorzio Turistico e come
il resto del materiale informativo, verrà
divulgato attraverso le fiere del settore.
Uno strumento utile a far conoscere il
nostro Santo, la sua testimonianza umana
e spirituale ed il territorio dove è nato e
cresciuto.
● A Berbenno il 28 la
Santa Messa di ricordo
con il Vescovo Coletti
enerdì 27 gennaio 2012 ricorre
il centenario della nascita di
don Tarcisio Salice, storico e
decano del clero della diocesi di Como,
scomparso il 23 febbraio di quattro anni
fa all’Istituto Sacra Famiglia di Mese
dove, dal 1955, era stato cappellano.
Egli nacque il 27 gennaio 1912 a Polaggia
di Berbenno di Valtellina da Marco e
Maria Bertini e fu battezzato, con il nome
di Tarcisio Domenico, lo stesso giorno
dall’arciprete Paolo Volpatti nella chiesa
dell’Assunta, alla presenza della madrina
Elisabetta Salice e del padrino Domenico
Scherini.
Compiuti gli studi presso il seminario
di Como, don Tarcisio fu ordinato
sacerdote il 26 maggio del 1934, assieme
all’amico don Abbondio Montani,
pure lui di Polaggia, frazione che nella
prima metà del Novecento diede altri
preti. Tra questi, i fratelli
De Censi: don Ferruccio,
laureatosi in Lettere presso
l’Ateneo di Bologna con
una tesi sulla Valtellina nel
periodo napoleonico, e don
Ugo, missionario in Perù e
fondatore dell’Operazione
Mato Grosso. Fino al 1936
don Tarcisio fu vicario nella
collegiata di San Martino
a Tirano, quindi parroco
nella vicina Roncaiola fino
al ’44 e a Postalesio fino
al ’55, quando raccolse
l’eredità del fondatore don
Primo Lucchinetti, che egli
aveva conosciuto e stimato,
come cappellano della
congregazione della Sacra Famiglia.
Da buon catechista raggiungeva, spesso
a bordo della sua Vespa, le varie case
assistite dalle suore dell’Istituto Sacra
Famiglia e gli asili di Mese, Sondrio,
Casoretto e di altri paesi, portando dolci
e proponendo ai bambini, con una
macchina da proiezione per pellicole
super 8, gli episodi del Vangelo, del
“Vittorioso” e del “Piccolo missionario”.
Ai giovani dava riviste di didattica
e catechesi, nella convinzione che
anch’essi, e soprattutto gli orfani,
avessero diritto a una scuola all’altezza
dei tempi. A Mese non si sottrasse
a dare delle lezioni di sostegno di
italiano e latino ai ragazzi del paese che
frequentavano le medie, così come diede
indicazioni alla corale della parrocchia,
sostenne una piccola filodrammatica
e insegnò i primi elementi di teoria
musicale quando rinacque la locale
banda musicale. Don Tarcisio aiutò pure
diversi laureandi per le proprie tesi.
Nel 1959 con don Peppino Cerfoglia,
Sandro Massera, Luigi Festorazzi,
Giovanni Giorgetta, Giorgio e Guido
Scaramellini fondò il Centro di studi
storici valchiavennaschi, ricoprendo
dalla fondazione la carica di consigliere
e quella di presidente dal 1990 al 2003,
anno in cui lasciò per motivi di salute
e fu nominato per acclamazione dai
soci presidente onorario. A partire dal
1965 fu pure consigliere della Società
storica valtellinese. Aveva cominciato
a interessarsi alla storia locale quando
era prete novello a Tirano, incoraggiato
dal parroco don Pietro Angelini, che lo
fece scrivere sul periodico, da lui diretto,
“Le vie del bene”, mensile a beneficio
dell’orfanotrofio femminile provinciale
di Morbegno. Con don Abramo Levi
firmò alcuni studi storici e lo legò una
forte amicizia, come quella maturata
con don Emilio Citterio, apostolo dei
sordomuti in provincia di Sondrio e
grande estimatore del poeta e cantore
delle Alpi Giovanni Bertacchi.
Uno degli studi più importanti di don
Tarcisio è quello sulla pieve di Sondrio,
pubblicato nel 1969 dalla Società storica
valtellinese, relazione seicentesca di
cui curò la trascrizione, corredandola
di preziose note e di una corposa
presentazione. Altri riguardano la pieve
di Berbenno, edito nel 1974 dal Credito
Valtellinese, la religiosità nel Medioevo
in Valtellina e Valchiavenna, pubblicato
dal Centro culturale e sociale don
Minzoni di Sondrio, e la Valchiavenna
nel Duecento, con la trascrizione delle
pergamene di quel secolo conservate
presso l’Archivio capitolare laurenziano
di Chiavenna, edito nel 1997 dal Centro
di studi storici valchiavennaschi. Altri
ancora sono i volumi sugli estimi di
Valchiavenna, sull’arciprete di Sondrio
Nicolò Rusca, su San Carlo Borromeo,
Casa di riposo
sulla famiglia Moncecchi di Berbenno
e sui “Fatti di Valtellina” del Tuana.
Numerosi sono gli articoli, tra cui quelli
su don Lucchinetti usciti in diversi
periodici e, in particolare, sul bollettino
dell’Istituto Sacra Famiglia di Mese “Voci
di casa”, quelli sui Ligari pubblicati su
“Le vie del bene” e molti altri, apparsi
sugli annuari dell’Archivio storico della
diocesi di Como, del Centro di studi
storici valchiavennaschi e della Società
storica valtellinese, oltre a numerosi
scritti usciti su diversi quotidiani e
settimanali, tra cui quello della diocesi.
Quando qualcuno lo elogiava come
storico, lui teneva a precisare che la sua
missione era quella sacerdotale e che in
questo ambito rientrava il suo lavoro di
storico, perché prima di tutto lui era un
prete. Don Tarcisio è stato un esempio
di coerenza e di metodo nella ricerca
storica, che deve partire dai
documenti e dalla ricerca
d’archivio, approfondendo gli
argomenti scelti con serietà
scientifica, mettendo da parte
ogni velleità campanilistica o
di parte e inquadrando i fatti
nel contesto più generale.
In una sala dell’Avis di
Chiavenna nel 1970
dal professor Giuseppe
Fojanini, presidente della
Pro Valtellina, ricevette
una medaglia d’oro per “la
sua costante e impegnata
attività di studioso,
ricercatore e divulgatore
del patrimonio storico
locale”. Il riconoscimento fu
un meritato premio alla sua serietà e
competenza nello studio della storia,
proponendo documenti inediti e
nuovi orizzonti di ricerca sulle vicende
storiche che hanno interessato la
Valtellina e la Valchiavenna. Cinque anni
fa il Rotary club International di Sondrio
gli ha conferito un altro prestigioso
riconoscimento per il notevole
contributo dato alla conoscenza della
nostra storia e per l’aiuto prestato
durante la Resistenza a numerosi soldati,
fuggiaschi e profughi di qualunque
nazione e appartenenza, favorendone
l’espatrio in Svizzera. Per ricordare il
centenario della nascita di don Tarcisio,
sabato 28 gennaio, alle ore 16.00, nella
chiesa dell’Assunta di Berbenno di
Valtellina il vescovo di Como monsignor
Diego Coletti celebrerà una messa di
suffragio. Lo stesso giorno ricorreranno
pure i cinque anni dall’entrata in diocesi
di Sua Eccellenza.
CRISTIAN COPES
Assemblea dell’istituzione
per migliorare la qualità della vita
La generosità dei volontari
L
a recente riunione annuale dei volontari della
“Casa di Riposo-Città di Chiavenna” ha permesso di fare il punto sulla preziosa attività di numerose persone che dedicano parecchio del loro tempo
a supportare le attività per gli ospiti della Casa di riposo. Importante è far sentire una vicinanza anche di
relazione umana, di solidarietà e di dialogo oltre che
di aiuto materiale. Sono presenti già da alcuni anni
e sono in numero consistente. Supportano le attività
istituzionali dell’Ente. Attualmente il gruppo consta
di circa 50 persone che operano nei seguenti settori: assistenza all’alimentazione - 20 volontari sono
presenti a turno ogni giorno nell’orario dei pasti, e
insieme al personale dipendente, aiutano gli ospiti
che non sono in grado di alimentarsi autonomamente; animazione - 10 volontari assistono il personale
dipendente nelle attività di accompagnamento degli
ospiti alle diverse attività di intrattenimento e partecipano attivamente alle periodiche iniziative straordinarie; assistenza religiosa - 6 volontari accompa-
gnano gli ospiti alla Messa quotidiana, gestiscono la
cappella e assistono il celebrante; attività di manutenzione generale - dai 5 ai 10 volontari curano le
attività di giardinaggio a favore del parco e delle altre aree verdi; sono inoltre presenti per supportare il
personale di manutenzione per interventi particolari;
gestione delle commissioni esterne - 3 volontari si
rendono disponibili a giorni fissi per l’espletamento
di mansioni varie (consegna dei campioni di sangue
al laboratorio analisi dell’ospedale e ritiro degli esiti,
consegna documentazione bancaria, acquisto farmaci, accompagnamento ospiti, ecc.). “Questa presenza
importante e ormai consolidata - dice il presidente
della Casa di Riposo Alessandro Braga - fornisce un
notevole aiuto, è un significativo complemento alle
prestazioni erogate del personale dipendente (senza però sostituirsi a quest’ultimo nelle mansioni sue
proprie) e, in definitiva, contribuisce direttamente o
indirettamente a migliorare la qualità della vita dei
121 ospiti accolti presso l’Ente”. (G.Z.)
Sondrio Cronaca
Notizie flash
Il riconoscimento ministeriale
■ Sondrio
Ricco programma di
Unitre per la settimana
I pizzoccheri
ottengono l’IGP
D
ieci anni dopo l’avvio della
richiesta per l’ottenimento
dell’IGP, l’indicazione
geografica protetta, attraverso
un percorso articolato e accidentato,
il Comitato per la Valorizzazione dei
Pizzoccheri della Valtellina, socio del
Distretto Agroalimentare di Qualità,
è giunto giovedì 19 gennaio all’atteso
appuntamento con la riunione di
pubblico accertamento, fissata dal
ministero delle Politiche agricole,
alimentari e forestali, passaggio
fondamentale per la prosecuzione
dell’iter. Durante la riunione, che si è
svolta presso la sala Martinelli della
Camera di Commercio, a Sondrio, i
funzionari ministeriali hanno dato
lettura ufficiale, articolo per articolo,
della proposta di disciplinare di
produzione della denominazione
Pizzoccheri della Valtellina, approvata
nello scorso dicembre dalla Giunta
regionale della Lombardia. L’obiettivo
della riunione, prevista nella parte
conclusiva dell’iter per l’ottenimento
delle denominazioni europee, è quello
A dieci anni dall’avvio
della richiesta,
i pizzoccheri della
Valtellina ottengono
il riconoscimento IGP
di accertare che quanto è già stato
approvato sia accettato e condiviso dal
territorio.
Com’è noto, l’iter per l’ottenimento
dell’IGP per i nostri Pizzoccheri
aveva subito una battuta d’arresto a
seguito dell’istanza di opposizione
presentata al Ministero da un
pastificio bergamasco, che produce
e commercializza i Pizzoccheri della
Valtellina, che rivendica la zona di
Fara Gera d’Adda, dove ha sede lo
stabilimento, quale area di origine,
al pari della provincia di Sondrio,
delle celebrate tagliatelle di grano
saraceno. Di fronte a un’opposizione
irrituale, che non ha mai trovato una
sua ufficializzazione, se non nelle
comunicazioni ad effetto del pastificio
bergamasco, il Ministero, sin dal 2005,
aveva chiesto alle parti di giungere ad un
accordo ipotizzando un allargamento
d’ufficio dell’area di produzione. Una
proposta mai presa in considerazione
dal Comitato per la Valorizzazione dei
Pizzoccheri della Valtellina che, insieme
al Distretto Agroalimentare, difende
un esclusivo patrimonio di cultura e di
tradizione, attestato da plichi e plichi
di documenti storici, e sostenuto dai
consumatori, in tutta Italia e anche
all’estero, che riconoscono i Pizzoccheri
come ‘piatto tipico della provincia di
Sondrio’. Il Comitato ha invece ribadito
al Ministero la volontà di completare
l’iter procedurale, sollecitando la
convocazione della riunione di pubblico
accertamento.
◆ Ponte in Valtellina
Un successo lo
Shakespeare
dei giovani
G
rande successo a Ponte per lo Shakespeare dei giovani. Un folto pubblico ha gremito il Teatro Vittoria, giovedì 12 gennaio, per la prima dello
spettacolo “Why William?”, andato in scena
a conclusione del laboratorio teatrale tenuto in paese dal regista Davide Benedetti. Diciassette gli attori in erba che hanno portato
sul palco la controversa storia di Shakespeare,
attingendo anche ai recenti studi che lo vorrebbero nativo di… Tresivio o comunque italiano. Prima un’interpretazione più ortodossa della biografia, poi la “seconda verità” che
vede Michelagnolo Florio, figlio del pastore
protestante Giovanni e di Giuditta Crollalanza, diventare il Grande Bardo. In mezzo
le tragedie e le commedie di Shakespeare,
intervallate da citazioni e battute ironiche,
tanto per sdrammatizzare.
Come sempre attenta e creativa la direzione di Benedetti, autore anche dell’inventivo testo che ha condotto il pubblico tra
guerre di religione e sfide di attori, birrerie e cimiteri, dispute di studiosi, musica e
danza, lingua italiana e inglese in un viaggio affascinante alla scoperta di Shakespeare, mescolando storia e fantasia, realtà
e rappresentazione, sino ad un finale che
Sabato, 21 gennaio 2012 31
Il laboratorio teatrale ha visto il
contributo della Fondazione del
Creval, Parrocchia e Comune di Tresivio
lascia in sospeso l’interrogativo.
Ora lo spettacolo potrebbe essere replicato
in altri luoghi della provincia, sempre che si
riesca a riunire la numerosa compagnia per
le prove. Sono in corso trattative con il Teatro
Società Operaia di Chiavenna (dove all’inizio
di quest’anno fu rappresentata la “Turandot”)
mentre si stanno ponendo le basi per il terzo
anno di laboratorio a Tresivio, un’importante
iniziativa che aggrega giovani e famiglie intorno ad un progetto di valenza anche sociale.
Il programma di Unitre (Università
delle tre età) di Sondrio per la prossima
settimana è particolarmente ricco e
prevede due significativi incontri.
Lunedì 23 si terrà la conferenza
pubblica a carattere storico del
professor Luigi Pizzolato, docente
alla facoltà di lettere e filosofia
dell’Università Cattolica S. Cuore di
Milano. “I cattolici nella formazione
dell’unità d’Italia e d’Europa” il tema
della lezione che comincerà alle ore
15.30.
Mercoledì 25 interverrà poi la
dottoressa Rita Pezzola, docente
a contratto all’Università Cattolica
di Milano, per parlare di “Antiche
testimonianze di canto sacro
nell’attuale Provincia di Sondrio”.
■ Valmalenco
Sconti sugli sci per
famiglie e ragazzi
Anche quest’anno, con lo scopo
di far sciare le famiglie e i ragazzi
delle scuole elementari e medie del
territorio, ritornano le iniziative volute
della Comunità Montana Valtellina di
Sondrio in collaborazione con la Fab
- Funivia al Bernina e il Consorzio
Turistico Sondrio e Valmalenco.
Con “Famili Skypass” mamma e papà
potranno sciare insieme ai loro figli
abbattendo significativamente i costi.
Richiedendo la tessera presso gli
uffici del Consorzio Turistico Sondrio
e Valmalenco, a Sondrio o a Chiesa, si
garantirà per ogni genitore pagante
lo skipass giornaliero, uno skipass
gratuito per il primo figlio, e, nel caso
della presenza di un secondo figlio con
unico genitore, il secondo ragazzo avrà
lo skipass al 50% sul prezzo di listino.
“Dolce sciare - Operazione latte
e miele” è la seconda iniziativa
che coinvolgerà, ogni giovedì,
esclusivamente gli alunni delle scuole
elementari e medie della Comunità
Montana Valtellina di Sondrio e del
Comune di Sondrio. Con soli 3 euro
i giovani studenti accompagnati
da un adulto avranno diritto ad un
pomeridiano per poter sciare nella
skiarea malenca e poter gustare una
calda merenda con i prodotti più
salutari del nostro territorio: il latte e
il miele.
Orobie valtellinesi Il 10 gennaio è stato nominato il Consiglio
di gestione dell’ente, in base alle nuove norme
Il Parco ha un nuovo ente gestore
C
on la riunione di martedì 10 gennaio
della Comunità del Parco, ha preso
ufficialmente vita il nuovo ente gestore del Parco delle Orobie Valtellinesi. La comunità del Parco delle Orobie
Valtellinesi, nella sua prima seduta, ha proceduto alla nomina del Consiglio di gestione dell’ente Parco, in base alle direttive della
legge regionale n. 12/2011 che prevede lo
scioglimento del Consorzio e l’istituzione di
un nuovo ente di diritto pubblico. Del nuovo
organismo fanno parte 5 membri, scelti tra
amministratori, esperti o personalità di rilievo del territorio degli enti locali interessati
dal parco, di cui uno eletto su designazione
della Regione Lombardia.
Presidente del parco è stato riconfermato
Walter Raschetti, che ha guidato l’ente dal
2005 fino alla scadenza del Consorzio. Il presidente della Provincia, Massimo Sertori, nel
confermare la fiducia a Raschetti, ha sottolineato i risultati positivi conseguiti dall’amministrazione del parco in questi anni, e la
volontà della Provincia, condivisa dalle tre
Comunità Montane interessate, di dare continuità a questa esperienza amministrativa.
Nel Consiglio di gestione sono stati eletti Natale Contini, Albertino Del Nero e Francesco
Cioccarelli, già componenti del direttivo del
Consorzio, mentre la Regione Lombardia ha
nominato Luca Zambon.
Nuovo ente parco all’insegna della continuità quindi, che nei prossimi giorni si riunirà per la prima seduta del Consiglio di Gestione per affrontare le numerose questioni
sul tavolo, tra cui il prosieguo dell’iter di approvazione delle pianificazioni in corso e il
completamento della nuova sede del Parco,
la cui inaugurazione è prevista per fine anno.
Tra le novità relative la nuova gestione del
parco, va segnalato che Regione Lombardia, con legge regionale n. 25 dello scorso
28 dicembre, ha modificato le procedure che
disciplinano le attività selvicolturali all’interno dei parchi regionali e ha aumentato
gli importi relativi alle sanzioni. La nuova
norma prevede che il taglio nelle aree protette possa essere effettuato dopo 45 giorni
dalla presentazione della denuncia di taglio
qualora non venga comunicato il provvedimento di diniego. Il Parco, ritenendo importante l’attività preventiva di collaborazione
piuttosto che quella sanzionatoria, intende
continuare ad offrire gratuitamente ai privati, che ne faranno richiesta e che effettuano
contenuti prelievi di legna o legname finalizzato all’autoconsumo, il proprio supporto tecnico. Eventuali ulteriori informazioni si ottengono dall’Area tecnica del Parco
(0342.211236).
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 21 gennaio 2012
Sondrio. Sabato scorso molti giovani hanno aderito alla proposta di Caritas e Pax Christi
La città attraversata dalla marcia per la pace
«L
a giustizia non è di questo mondo». Questa frase rappresenta, da
un lato, un grande sollievo, una
speranza per tutti quegli “ultimi”
che diverranno i primi nel Regno dei cieli e per
coloro che, in diversi modi e tempi, cercano di
prendersi cura di loro, lottando per una società più equa. Ciò non significa, però, accettare
povertà ed ingiustizia. Non ci si può abituare ai
bambini sfruttati, ai mendicanti, agli immigrati
che vivono situazioni di disagio e precarietà, alle
logiche di violenza, di guerra, alle disuguaglianze! Non è questo che si proclama nelle chiese,
non è questo l’amore che Gesù insegna. L’amore
è misericordia, è perdono, è la capacità di vedere nell’altro il volto di Dio. è ricerca continua di
giustizia!
«La pace non è solo dono da ricevere, bensì opera da costruire… dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questio-
Vicariato di Sondrio
ni nazionali e internazionali e sull’importanza di
ricercare adeguate modalità di ridistribuzione
della ricchezza… di cooperazione allo sviluppo
della risoluzione dei conflitti». Papa Benedetto
XVI, con queste parole, ci invita a riflettere, per
poi vivere concretamente nei gesti quotidiani
ciò che ha toccato le nostre coscienze e il cuore.
«La pace di tutti nasce dalla giustizia di ciascuno
e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia… invito i giovani ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare
la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò
che è giusto e vero, anche per quando ciò può
comportare sacrificio e andare contro corrente».
I giovani di Sondrio, lo scorso sabato, hanno accolto l’invito del Papa vivendo una Marcia interreligiosa e Veglia per la pace, promossa da Caritas e Pax Christi. Oratori, Scout, Parrocchie,
insieme! Per testimoniare che c’è desiderio di
pace, che c’è voglia di incontrare e conoscere
realmente le altre comunità religiose, spesso
giudicate ed etichettate con superficialità dal
Organizzati dagli ex allievi salesiani e Acli Sondrio e Caspoggio
Martedì 24 gennaio
ore 21.00 in Arcipretura
Consiglio Pastorale Vicariale
Giovedì 2 febbraio a Sondrio - Collegiata
16ª Giornata Mondiale della vita consacrata
Alle ore 8.45 l’Adorazione Eucaristica,
alle ore 10.00 la S. Messa presieduta dal
vescovo Diego seguita da un momento di
fraternità in Arcipretura. Sono invitati i
membri degli Istituti di vita consacrata
e delle Società di vita apostolica della
Provincia di Sondrio e di Poschiavo. I
preti che desiderano concelebrare portino
camice e stola di colore bianco.
Domenica 12 febbraio a Lanzada
“Iniziare alla celebrazione e alla preghiera”
Terza giornata di formazione per catechisti
con don Battista Rinaldi
La giornata prevede l’accoglienza alle
ore 9.00, il “lancio” del tema, la Santa
Messa con la Comunità parrocchiale,
l’incontro con don B. Rinaldi, il pranzo
offerto dalla Parrocchia di Lanzada, un
laboratorio e la preghiera del vespro alle
ore 16. Informazioni e iscrizioni entro il 7
febbraio: don Ferruccio (333.4211260)
o suor Imelda (0342.453728).
L’iniziativa è aperta anche agli altri
Vicariati della Provincia di Sondrio.
Domenica 26 febbraio a Poschiavo (CH)
“Con Cristo nel deserto
Giornata di ritiro per catechisti”
con monsignor Italo Mazzoni
vicario episcopale per la pastorale
Partenza col pullman da piazzale Bertacchi
(davanti alla stazione ferroviaria di
Sondrio) alle ore 8.00. Il rientro è previsto
per le ore 18.00. Portare la Bibbia e la
carta d’identità valida per l’espatrio.
Quota: 20 euro (viaggio e pranzo).
Informazioni e iscrizioni fino ad
esaurimento posti a don Ferruccio
(333.4211260).
L’iniziativa è aperta anche agli altri
Vicariati della Provincia di Sondrio.
Info: [email protected]
L’Arciprete, i preti e tutta la Parrocchia
“Santi Gervasio e Protasio” di Sondrio
partecipano al dolore del Maestro
Giuseppe Trabucchi e dei suoi familiari
per la morte del loro papà
Leone Trabucchi
avvenuta a Sondrio lo scorso 10 gennaio.
Ricordano l’alta figura del medico e del
musicista, l’anima buona e la vita esemplare
del defunto, fiduciosi nella misericordia di
Dio e nel premio che Egli ha promesso ai suoi
servi fedeli. Una S. Messa in suffragio del caro
defunto sarà celebrata il 10 febbraio alle ore
18.00 nella Collegiata di Sondrio.
senso comune. Che gioia sentire i Cattolici, gli
Evangelici, gli Ortodossi, i Musulmani e i Buddisti proclamare ad una voce il bisogno di Pace!
è stato un dialogo arricchente e prezioso, culminato nello scambio di doni, segno concreto
della volontà comune di scegliere la fratellanza e
impegnarsi per l’integrazione. Camminare sulle
stesse strade, percorrere le medesime vie, portando tra le mani la luce: ogni fiaccola regalava
la sua e rischiarava (e forse un poco riscaldava)
la sera così fredda.
Ed è racchiuso nei piccoli semi di girasole il significato di questa esperienza: quello posato
dai presenti nella terra, durante la celebrazione della veglia in chiesa, e quello che ognuno
ha portato con sé. I semi invitano a prendersi la
responsabilità di vivere le relazioni con uno stile
di pace. è possibile una società diversa, non più
fondata sul profitto, il potere e la violenza, ma
sulla solidarietà e la cooperazione.
In questa serata è stato possibile!
FRANCESCA GUSMEROLI
Incontri per dare
speranza ai giovani
C
hi vive a contatto quotidiano
con i giovani, come il direttore
dell’istituto salesiano di Sondrio
don Luca Fossati, avverte in
modo particolare il problema che essi
hanno nel rapportarsi con il mondo del
lavoro.
«I giovani hanno sempre rappresentato
la novità; oggi, invece, sembra che le
novità li soffochino. Hanno difficoltà
a fare progetti di vita; hanno poca
chiarezza nella visione del proprio
futuro e, di conseguenza, poca voglia
di impegnarsi, perché la società offre
loro solamente occupazioni precarie…
È necessario dare loro speranza».
Anche don Bosco, ai suoi tempi, si era
improvvisato sindacalista, per dare
ai suoi ragazzi, sfruttati, maggiori
garanzie sul lavoro. Proprio seguendo
il suo esempio, l’Associazione Exallievi Salesiani, in collaborazione con
i circoli ACLI di Sondrio e Caspoggio,
ha promosso una serie di incontri, che
si terranno alle ore 20,45, presso la Sala
Polifunzionale «don Vittorio Chiari»,
con il seguente calendario e sui seguenti
temi:
– Mercoledì 25 gennaio, don Sergio
Giordani, direttore della casa editrice
SEI – Don Bosco: padre, maestro,
sindacalista. La dignità e la formazione
del giovane lavoratore.
– Venerdi 9 febbraio, on. Savino
Pezzotta deputato già Segretario
Generale CISL – Papà a casa e figli al
lavoro?Il lavoro giovanile tra precarietà e
speranza.
– Venerdi 20 aprile, tavola rotonda con
la partecipazione dei responsabili dei
giovani imprenditori della provincia di
Sondrio e il patrocinio della Camera di
Commercio – Troverò lavoro?Prospettive
occupazionali in provincia di Sondrio.
L’opera Salesiana di Sondrio, inoltre,
segnala alcune interessanti iniziative
che si terranno in occasione della
festa patronale di don Bosco. Sabato
28 gennaio, alle ore 21, presso la sala
polifunzionale, si terrà lo spettacolo:
Don Bosco, musical dei giovani
dell’oratorio con novità. Domenica 29
gennaio, alle ore 16,30: La strada dei
ragazzi, spettacolo teatrale dei ragazzi
dell’oratorio.
Sabato 11 febbraio, infine, in occasione
dell’anniversario della morte di don
Vittorio Chiari, si svolgerà il Chiari
Day, che comprende: alle ore 18,30 la
Santa Messa; alle 20,30, sempre nella
sala polifunzionale a lui dedicata, la
presentazione di don Luigi Melesi del
libro: Don Vittorio Chiari, sacerdote
salesiano e… un po’ clown. Seguirà lo
spettacolo di Sergio Procopio, con
l’ultimo testo scritto da don Chiari, dal
titolo: La valigia del Santo.
CIRILLO RUFFONI
❚❚ Castione Andevenno
Il ricordo del dottor Leone Trabucchi
U
na vita vissuta con entusiasmo e dignità nell’affrontare e superare le difficoltà che nel cammino gli si sono
via via presentate. Medico, una passione contagiosa per la musica e, prima di
tutto, marito, padre e poi anche nonno. È un
ritratto a tutto tondo quello che si può tracciare nel ricordare la figura di Leone Trabucchi
che, nel pomeriggio dello scorso martedì si è
spento all’ospedale dove era ricoverato da novembre in conseguenza di una lunga malattia.
Nato ad Aprica il 14 marzo 1933, figlio di un
falegname che da Semogo decise di trovare lavoro altrove, Trabucchi è stato medico anestesista all’ospedale di Sondrio dal 1958 al 1962,
medico condotto di Castione Andevenno dal
1962 al 1998, vicepresidente dell’Ordine dei
Medici di Sondrio dal 1991 al 1999. Un lavoro che ha sempre condotto con umanità e rispetto nelle persone. Leone, come lo ricordano in molti, era disponibile 24 ore su 24, di
giorno e di notte. Quando lo chiamavano
partiva per portare assistenza e aiuto nelle famiglie. Un tempo il medico di base
era anche un po’ “psicologo”, dove andava portava anche pace e conforto. Dalle
testimonianze di tanti castionesi rimane
il ricordo di un dottore che viveva la sua
professione come missione e disponibilità totale nell’aiutare il prossimo, non solo
per le immediate cure mediche, ma anche nel sostegno umano a chi ne avesse
bisogno. E poi nella sua vita c’era la musica che ha sempre amato trasmettendola
a tutti i suoi figli: Piero e Mariateresa, ma
soprattutto Luca, Giuseppe e Stefano per
i quali è divenuta una professione. Luca
e Giuseppe sono le “anime” della Civica
Scuola di Musica della provincia di Sondrio, Stefano è liutaio a Cremona. Leone
ha coltivando questo interesse suonando
il pianoforte, l’organo sia nella chiesa par-
rocchiale di Castione che in quella di Aprica.
È stato direttore della Corale San Martino di
Castione, dal suo nascere negli anni ‘70, direttore della “Corale Nicolò Rusca” per quattro anni, nel recente passato; quando le sue
condizioni fisiche non erano più buone la direzione di questo coro è passata a Giuseppe.
Anche ad Aprica, cui è rimasto legato anche
da amicizie sincere ed affettuose, si ricorda la
direzione del coro a due voci. Molto presente nel mondo dei Salesiani di Sondrio, dove
aveva studiato prima di iscriversi a Medicina
e per aver avuto suo fratello don Piero, missionario salesiano in Colombia, è stato presidente degli ex allievi salesiani per molti anni.
La sua vita è sempre stata tempestata di sfide
contro le malattie più varie, sempre riuscendo
a vincerle; infine la dialisi per 14 anni, iniziata
appena andato in pensione.
CLARA CASTOLDI
Sondrio Cronaca
Sondrio
L’incontro:
«Spalancare la finestra
del futuro»
Giovedì 26 gennaio, al Cinema Excelsior
di Sondrio, alle ore 21.00, avrà luogo un
incontro orientato a offrire ai giovani una
testimonianza del messaggio di speranza
di don Tonino Bello, vescovo pugliese
di cui è stato recentemente avviato il
processo di beatificazione.
L’iniziativa è promossa dalle parrocchie di
Sondrio e dall’Azione Cattolica.
Relatore sarà il professor Francesco Lenoci,
docente presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, autore del libro
“Spalancare la finestra del futuro: discorso
ai Giovani nel nome di don Tonino Bello”,
edito da Insieme nel settembre 2011,
ove si esortano i giovani – generazione
tradita, la più colpita dalla crisi, dalla
disoccupazione, dalla recessione – a farsi
organizzatori della speranza, preparandosi
a svolgere ruoli da protagonisti nello
sviluppo sociale e civile del Paese,
specialmente nel mondo del lavoro, dove
occorre essere consapevoli che un bravo
imprenditore – allo stesso modo di un
bravo comunicatore e di una persona
comunque orientata al futuro – “deve
sapere, deve saper fare e deve farlo
sapere”. Interverrà l’avvocato Agostino
Picicco, autore di numerose pubblicazioni
su don Tonino Bello. La serata darà spazio
anche a danze e musiche proposte dai
centri giovanili. Modererà il dibattito il
dottor Stefano Bertalli, da sempre attento
osservatore dell’evoluzione del mondo
giovanile negli ambiti del lavoro e della
solidarietà sociale. L’ingresso è libero.
Sabato, 21 gennaio 2012 33
La scorsa domenica nella chiesa evangelica di Poschiavo
NISM
E
M
U
C
E
O
Da Tirano a Poschiavo
per il culto ecumenico
L
e Valli Poschiavine del Canton Grigioni in Svizzera. Territorio di confine, che
è stato parte della Diocesi di Como ed ora è sotto l’amministrazione di Coira.
Terra in cui la divisione della Chiesa è lampante. Poschiavo ospita comunità
cristiane cattoliche, ortodosse e riformate. Il sole tramonta presto a gennaio ed il
clima è davvero pungente. Lo stesso gelo, che ti entra nella carne e ti immobilizza,
ha imperato nei secoli tra le diverse
chiese. Un clima scaldato solamente dal
fuoco dell’odio e dal caldo del sangue.
per l’unità dei cristiani. Che la Chiesa
Ma domenica 15 gennaio il freddo era
sia una è un desiderio di Dio. Durante
dovuto alle rigidità di stagione. Quella
l’ultima cena Gesù si rivolge al Padre
sera le comunità riformate, ortodosse e
e lo prega «… perché tutti siano una
cattoliche di Poschiavo e dei Vicariati di
cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e
Tirano e Grosio si sono ritrovate nella
io in te, siano anch’essi in noi una cosa
chiesa evangelica del comune svizzero
sola, perché il mondo creda che tu mi
con il desiderio di pregare insieme.
hai mandato» (cfr. Gv 17,21). Tuttavia
La data non è stata scelta a caso. Cade
da subito l’uomo ha commesso l’errore
all’inizio della settimana di preghiera
di dividersi. Poco dopo la preghiera
nel cenacolo Giuda tradirà e Pietro
rinnegherà Gesù. «E divisi siamo noi,
i discepoli di oggi» ha commentato
don Remo Orsini, parroco di Tirano,
durante il sermone «Ma la Chiesa è
destinata ad unirsi di nuovo perché
questo è il progetto di Dio. Non tocca
a noi stabilire le modalità ed i tempi.
Sarà Lui a decidere come e quando ciò
avverrà. Quello che siamo chiamati
a fare oggi, come apostoli veri, è aver
fiducia in questo progetto. Crederci
veramente e non ostacolarlo». Con
questo animo i fedeli si sono riuniti a
pregare. Una serata ricca di segni e gesti
che indicano un cammino verso l’unità.
Il luogo e la modalità di conduzione
della preghiera, presieduta dal Pastore
di Poschiavo Antonio di Passa e
intercalata da interventi dei sacerdoti
cattolici don Cleto Lanfranchi parroco
di Poschiavo, don Guido Costa già
parroco di Le Prese (Canton Grigioni),
don Remo Orsini e don Roberto Seregni
Vicario di Tirano. Ancora, la delicatezza
di far condurre il Sermone ad un
sacerdote cattolico all’interno di una
chiesa riformata. L’unione dei fedeli,
che si sono chiamati fratelli durante la
preghiera del padre nostro. La recita
del credo niceno-constantinopolitano
che risale al quarto secolo, quando
la Chiesa non era ancora divisa. Non
è davvero facile vivere esperienze di
ecumenismo. è necessario camminare
sul crinale del rispetto e dell’attenzione.
Basta una minima distrazione e si cade
nello scontro. Anche quando non è
cercato ne voluto. In maniera ridotta, si
è visto anche domenica. Ogni fedele ha
partecipato alla preghiera secondo la
propria consuetudine liturgica. Così a
volte le modalità di risposta al ministro
non coincidevano. Ma lo spirito con cui
le persone si sono riunite ha permesso
di comprendere, rispettare e superare
queste piccolezze. Siamo diversi, ed
è emerso. Ma siamo in tensione verso
l’unità. La presenza attiva dei fedeli
è segno di un intento comune. Fare
esperienza di una Chiesa che cerca di
essere una.
a cura di
LUCIA SCALCO
Incontro a Tirano
Il ricordo di Frei
Giorgio Callegari
O
Venerdì 13 gennaio, ospite
norare l’amicizia fra
persone comuni che nella
dell’Associazione Padre
loro quotidianità hanno
fatto qualcosa di davvero
Camillo de Piaz e di Amici
speciale. Questo è il desiderio
della Colonia Venezia,
dell’Associazione padre Camillo de
Piaz che, insieme all’associazione
è intervenuta l’autrice
brasiliana Amici della Colonia
Venezia, ha organizzato la serata di
Umberta Colella Tommasi
presentazione del volume “La Rabbia
e il Coraggio, in cammino tra i popoli dell’America
biografia di un
Latina”. Un libro sulla vita di padre Giorgio Callegari,
frate che si è battuto per contrastare il degrado delle
missionario domenicano in America Latina e stretto
favelas brasiliane, la povertà materiale e morale di un
amico di padre Camillo de Piaz, frate dell’Ordine dei
popolo confuso e disorientato. Non si creda di incontrare
Servi di Maria e sacerdote tiranese.
solamente la storia di un uomo mosso dalla volontà di
L’incontro si è svolto venerdì 13 gennaio, nella sala
sostenere la gente brasiliana perché trovi in se stessa la
della Banca Popolare a Tirano, alla presenza dell’autrice
forza e la speranza per fronteggiare il futuro. Al contrario,
Umberta Colella Tommasi, dell’Assessore alla Cultura
leggendo il libro prenderanno forma le storie di giovani
del comune di Tirano, Bruno Ciapponi Landi, e di un
che dagli anni sessanta lottano per la dignità del proprio
missionario in Brasile, padre Mariano Foralosso. è un
popolo. Si materializzeranno le loro sconfitte e vittorie.
libro che vuole ricordare il missionario domenicano
Si articoleranno gli intrecci di un Brasile soffocato dalla
e desidera farlo ritrovare alle persone che lo hanno
dittatura. Si dipingerà il contributo dato da questo
conosciuto ed amato.
Paese, con mons. Helder Camara e i suoi vescovi, al
Ma sfogliando il volume, non ci si illuda di scoprire solo
Concilio Vaticano II. Si concretizzerà la trasformazione
le vicissitudini del sacerdote veneziano, impegnato
socioeconomica di cui il Brasile è protagonista e che
nel promuovere la democrazia in un Paese stroncato
caratterizza più in generale il continente dell’America
dalla dittatura e che ha pagato con atroci sofferenze
Latina. E si va oltre. Basandosi sul diario e sulle lettere
il suo impegno politico. Non ci si aspetti di trovare la
che padre Giorgio scriveva ai propri amici in Italia, il
testo abbraccia anche l’Europa, parlando dell’incontro
fra valori, ideali e speranze di giovani italiani e
d’oltreoceano. Il titolo recita “La Rabbia e il Coraggio”.
Sono due parole riprese dagli scritti di Sant’Agostino
e che l’autrice vede appropriate per descrivere la
vita di padre Giorgio. «La miseria e l’ingiustizia – ha
spiegato – lo inquietavano. Sì, lo facevano arrabbiare.
Non si rassegnava di fronte all’indifferenza e quindi
attraversava il mondo spinto dal coraggio di fare, di
agire, di generare speranza». E con il medesimo spirito
d’azione, Umberta Colella Tommasi ha deciso di
devolvere il ricavato delle vendite alle opere dell’amico
missionario morto in Brasile. La presentazione del
libro, una serata per testimoniare quanto nel mondo sia
determinante il contributo di chi vive responsabilmente
la propria esistenza, a livello missionario e politico.
Lu. S.
Spettacoli
34 Sabato, 21 gennaio 2012
✎ il telecomando |
Scelti per voi
La rosa bianca
film di Marc Rothemund, 117 min
Il 17 febbraio del 1943, quando il
governo tedesco dichiarò caduta
e perduta Stalingrado, un gruppo
di studenti dell’università di
Monaco - membri del gruppo
di resistenza La Rosa Bianca
- si convinse che la fine della
guerra fosse ormai prossima. I tempi e il popolo tedesco
erano maturi per il loro sesto volantino rivoluzionario.
Furono i fratelli Scholl, Hans e Sophie, a offrirsi volontari
e a immolarsi, ignari, per la causa. Quella mattina di
febbraio centinaia di volantini di denuncia contro i
crimini nazisti vennero disseminati lungo i corridoi
degli atenei. Un gesto azzardato che divenne il loro
punto di non ritorno: sorpresi da un sorvegliante, furono
interrogati dalla Gestapo, processati dalla Corte Popolare
di Giustizia e condannati alla ghigliottina in soli cinque
giorni. Un film per riflettere sul dramma del Nazismo in
occasione della Giornata della Memoria della Shoah.
Venerdì 27 gennaio, Rai Storia, ore 21,00.
di Tiziano Raffaini
Domenica 22. Frontiere dello
Spirito, C5,8,50. Programma
religioso. A sua immagine, Rai1,
10,30. Shine, Rai movie , 15,20.
Storia vera di un musicista
australiano con problemi mentali.
Ottimamente interpretato.
Poliziotto alle elementari, R4,
21,30. Piacevole commedia con A.
Schwarzenegger. Il restauratore,
Rai1, 21,30. Fiction 3° parte.
Presa diretta, Rai3, 21,30.
Immondiziazero. I passi del
silenzio, Tv2000, 20,30. Doc. su
un monastero. San Paolo, Tv2000,
21,45. Film tv 2° parte.
Lunedì 23. Mi ricordo di Anna
Frank, Rai1, 21,10. Film tv su A.
Frank e la sua amica H. Goslar. La
musica che gira intorno, ovvero
Ivano Fossati, Rai3, 21,05. Varietà
con F. Fazio . L’infedele, La7,
21,10. Attualità con Lerner. Eclissi,
Tv2000, 21,25. Prosa. Le radici del
male,Rai storia 21,00. Il dramma
della shoah.
Martedì 24. Zucker, Rai movie
17.40. Film commedia. L’ispettore
Barnaby, La7,21,10. Nuovi
episodi. Colpire al cuore, Tv2000,
21,25. Film di G. Amelio. Un film
intenso sui rapporti padre figlio,
sullo sfondo gli “anni di piombo”.
Nord, Rai5, 21,20. Un road movie
tra le nevi della Norvegia.
Mercoledì 25. Auschwitz:
l’ultimo segreto, Rai2, 21,00.
Documentario della BBC. Una
notte al museo, It1, 21,10. Film
fantastico e divertente. L’isola
misteriosa del capitano Nemo,
Tv2000, 21,25. Film d’avventura.
Due superpiedi quasi piatti, R4,
21,10. Film commedia con B.
Spencer e T. Hill.
Giovedì 26. Che Dio ci aiuti,
Rai1, 21,10. Fiction ambientata
in un convento. Piazzapulita,
La7, 21,10. Attualità. Mafalda
di Savoia, il coraggio di una
principessa, R4, 21,10. Buona
fiction con Stefania Rocca. De
Gregori, Rai storia, 21,00. Doc.
Venerdì 27. L’ultimo treno,
La7, 14,05. Per sfuggire alla
deportazione una famiglia
ebrea si rifugia in una comunità
cattolica. La rosa bianca, Rai
storia, 21,00. Ottimo film. Amen,
Rai movie,21,00. Film di Costa
Gavras sul dramma della Shoah.
Il film racconta il dramma di
coscienza di un prete che venuto
a conoscenza della verità dei
campi di sterminio cerca di
informare il papa. Un film che fa
riflettere. The reader, Rai3, 21,05.
Film drammatico per un pubblico
adulto. Zelig, C5, 21,10. Varietà
con Bisio e Cortellesi. Tv7, Rai 1,
23,25. Rotocalco tv.
Sabato 28. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa.
Questioni di cuore, Rai movie,
21,00. Buon film italiano con
Albanese e K.Rossi Stuart.
L’era glaciale, It1, 21,10. Film
d’animazione.
Azione
Commedia
biografico
drammatico
animazione
Sherlock Holmes 2
Benvenuti al nord
J. Edgar
Le idi di marzo
Happy feet 2
Atteso sequel del film che narra le
gesta - in chiave postmoderna - del
detective londinese Sherlock Holmes,
accompagnato dal fedele assitente
Watson. Diretto da Guy Ritchie il film si
snoda tra Francia, Germania e Svizzera.
Sequel del fortunato Benvenuti al Sud,
il film mostra l’altra faccia del dualismo
nazionale. Questa volta è il meridionale
Alessandrio Siani a far visita all’amico
milanese Claudio Bisio.
Il film all’Astra di Como dal 19 al 22
gennaio e dal 25 al 29 gennaio.
A Menaggio dal 20 al 24 gennaio e dal
27 al 31 gennaio.
Leonardo DiCaprio diretto da uno dei
maestri del cinema internazionale, Clint
Eastwood, ripercorre la vita di J. Edgar
Hoover storico direttore dell’ FBI tra
indagini lecite ed illecite, restituendoci
uno spaccato di storia americana.
Clooney firma una storia drammatica
su un giovane rampante, responsabile
della comunicazione di un canditato
alle presidenziali americane, che vuole
ottenere facilmente il potere attraverso
la politica.
Il secondo capitolo del film d’animazione, vincitore di un Oscar nel 2007.
Protagonista è il piccolo pinguino
Erik che scappa di casa e incontra lo
stravagante Sven.
Il film nella sala della comunità di
Chiavenna il 21, 22 e 23 gennaio.
Il film sarà proiettato a Sondrio dal
19 al 25 gennaio.
Il film nella sala della comunità di
Lipomo domenica 29 gennaio.
Il film andrà in scena a Livigno il
26, 28 e 29 gennaio.
Lettere e Rubriche
❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde.
Sabato, 21 gennaio 2012 35
di mons. ANGELO RIVA
Viva l’Italia e i buoni italiani
E
gregio direttore,
dopo la conclusione dei festeggiamenti e
commemorazioni patriottiche in occasione del
150° della unificazione italiana, se è consentito,
vorrei fare un ardito paragone con un memorabile
intervento di Giovanni Paolo II, che a suo tempo
provocò non pochi dubbi e riserve nella Chiesa,
poi fugate. Mi riferisco all’invito a tutti i cristiani di
“purificare la memoria” della storia terrena dei fatti
degli uomini di Chiesa, dai Papi a tutti i fedeli.
Purificazione seguita dalla richiesta di perdono a Dio
ed agli uomini che ne siano stati vittime. Ad alcune
perplessità suscitate da questa inusitata iniziativa del
Sommo Pontefice,venne chiarito che non si trattava
di associarsi ai denigratori sistematici ed ai nemici dei
discepoli del Maestro,ma di autentico “amore per la
Sposa di Cristo”,perché fosse sempre più degna dello
Sposo ,ne diffondesse la “buona novella” con maggiore
credibilità e si presentasse all’incontro finale senza
rughe né macchie. Si legge: “Non chi dice Signore,
Signore… Ma chi fa la volontà del Padre Mio entrerà nel
Regno dei Cieli”.
“Analogamente e riconosciuta tutta la differenza di
piano tra le due Storie, credo che un autentico “amore
della Patria italiana” richieda di purificare la memoria,
non tanto della civiltà, della cultura e della storia
quasi bimillenaria della nostra penisola, ma delle
modalità con cui si è arrivati nel 1861 a proclamare
la unità politica e giuridica in un unico Stato,sotto la
monarchia sabauda,e degli eventi successivi, comprese
le guerre coloniali ed il regime mussoliniano. Non mi
pare autentico amore di Patria nascondere le misere
e machiavelliche manovre che hanno consentito ad
una esigua minoranza,finanziata e sostenuta dalla
propaganda straniera, di costringere gli italiani, per
decenni, ad un regime, quello liberal-massonico,
dichiaratamente estraneo e,sotto certi aspetti,nemico
delle loro tradizioni più care. Credo che l’amore di
Patria si manifesti non con la retorica risorgimentale,
alla “Benigni”, ma con le opere. Un brutto “adagio”
dice che gli italiani sono più disposti ad offrire la vita
di un loro figlio piuttosto che a rinunciare a parte del
loro patrimonio,cioè a pagare le giuste tasse. O anche
a rinunciare ad ingiusti privilegi e, magari, a restituire
il maltolto, come le esagerate pingui indennità di una
numerosa “casta”, molto simili ai famigerati “profitti di
regime”. Non mi risulta che qualcuno tra coloro che si
sono sprecati ad esaltare i 150 dell’unità abbia fatto,ad
esempio, il gesto della rinuncia ad un vitalizio che
grida vendetta, di fronte alle modestissime pensioni
di milioni di onesti lavoratori . Nemmeno tra coloro
che si fregiano della qualifica di “cattolici”. Ovviamente
ciò non sminuisce il valore positivo della creazione di
un unico Stato italiano. Valore che si deve riconoscere
ancor più al processo di unificazione europea;
processo che non è immune da modalità,lentezze e
ritardi assai criticabili,ma che,diversamente da quello
di unificazione italiana, è immune dalle guerre e dalle
violenze fratricide del Risorgimento.
Viva l’Italia e i buoni Italiani. Cordialmente
Attilio Sangiani
O
gni parallelismo storico ha sempre qualcosa
di spericolato, ma mi pare proprio che quello
qui presentato dall’amico Sangiani abbia
tutta la sua logica e pertinenza. Anche se il
giudizio storico sulla “minoranza liberal-massonica
finanziata dalla propaganda straniera” meriterebbe
qualche approfondimento in più, e forse anche un
legittimo contenzioso di opinioni storiche. Di certo l’umiltà
di riconoscere i propri limiti (propri o della tradizione
a cui si appartiene) è merce piuttosto rara fra i figli di
Adamo. Talvolta neanche noi cattolici andiamo indenni
da questa distorsione dello spirito. Però obiettivamente
noi di passi ne abbiamo fatti tanti. Lo straordinario
carisma del beato Giovanni Paolo II, campione di quel
soaviter et fortiter che dovrebbe sempre caratterizzare la
testimonianza cristiana nel mondo, ci è stato, in questo,
guida sicura e provvidenziale. Ci piacerebbe scorgere
altrettanti segnali, del medesimo tenore, provenienti dagli
altri emisferi culturali. Ho l’impressione però che troppe
volte la cultura cosiddetta “laica” si lasci risucchiare dalla
trappola dell’ideologia e del pensiero unico. Peccato, ma
non disperiamo, e cominciamo noi col dare il buon esempio.
Vorrebbe dire, per i cattolici, un rinnovato e riconfermato
gusto di essere italiani, e, per i laici, la serena ammissione di
come “non possiamo non dirci cristiani” (B. Croce).
Lettere al direttore posta
fax
mail
Viale Cesare Battisti,8 - 22100 Como
031.3109325
[email protected]
Missionario comboniano
L’ultimo saluto
a padre Tarcisio
D
Dal dicembre scorso
omenica 15 gennaio è
mancato a Milano, dove era
risiedeva presso la casa
ricoverato per una grave
comboniana di Rebbio.
malattia, padre Tarcisio Agostoni
Classe 1920 era conosciuto
missionario comboniano che dal
2006 al dicembre scorso ha vissuto
in città, specialmente in
presso la casa comboniana di Rebbio
Duomo, dove si recava per
a Como. Padre Agostoni, nato
nel 1920, era conosciuto in città,
il servizio di confessore
specialmente in Duomo dove negli
ultimi anni – due volte alla settimana – si recava per il
presidente della
servizio di confessore. La messa funebre, alla presenza
Conferenza
di circa sessanta confratelli, è stata celebrata a Milano,
Episcopale Ugandese - mi è arrivata repentina. A nome
martedì 17 gennaio, prima della tumulazione a Cabiate,
dei vescovi ugandesi, dei preti e delle religiose, e del
mercoledì 18 gennaio.
laicato cattolico in Uganda, e anche di molte personalità
Quella di padre Agostoni è una delle figure “eroiche”
non cattoliche, esprimo il più sincero cordoglio che va
della missione, uno di quei missionari che hanno
di pari passo con la preghiera per il riposo della sua
dedicato la loro intera vita alla missione ad gentes,
anima e il conforto dei confratelli”. In Uganda, oltre al
rispondendo alla loro vocazione nel silenzio e
ruolo di insegnante e formatore, padre Agostoni è stato
nell’umiltà di un servizio svolto negli angoli più nascosti
fondatore e direttore del Segretariato della Conferenza
della terra così come quando sono stati chiamati
Episcopale ugandese fino al 1983. A lungo è stato anche
a ricoprire incarichi di responsabilità ai vertici dei
cappellano della prigione politica e ha lottato a favore
propri Istituti . La sua vita ha due periodi ben distinti
dell’eliminazione della pena di morte. “Lo ricorderemo
e particolarmente significativi di attività missionaria
– continua mons. Odama – per aver fondato il bimensile
in Uganda: Paese in cui padre Agostoni ha dato un
Leaderhip che si è sparso nei Paesi vicini e rimane la
contributo importante nella formazione e nella crescita
sola rivista cattolica qui da noi. Ha insegnato Filosofia
della Chiesa locale. “La notizia della morte di padre
e Teologia a molti preti diocesani sia ugandesi che
Tarcisio – ha dichiarato mons. John Baptist Odama,
sudanesi. Sei di questi’ultimi sono poi diventati Vescovi
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
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legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato
alla FISC (Federazione
Italiana Settimanali
Cattolici) e all’USPI
in Sudan”. Nella storia
di padre Agostoni non
c’è, però, solo l’Uganda.
Per dieci anni è stato
chiamato a guidare
la sua congregazione
come Superiore
Generale, protagonista
in una fase delicata per
la vita dell’Ordine: la
riunificazione dei due
rami della Famiglia
Comboniana, quello tedesco e quello italiano, separatisi
nel 1923. “Era un uomo molto concreto e di grande
visione – ricorda padre Gabriele Ferrari, Superiore dei
missionari saveriani negli anni in cui Agostoni lo era
dei comboniani -, innamorato della sua vocazione e
sapeva trasmettere il suo amore anche agli altri. In questi
ultimi tempi una cosa soprattutto lo preoccupava: che si
perdesse la chiara identificazione missionaria. Quante
volte ne ha parlato. Io cercavo di quietarlo, ma alla fine
mi chiedeva (era una domanda retorica e finalmente
molto bonaria) : “Ma non andrai dietro anche tu a
queste stramberie?” L’attestato più bello arriva proprio
dall’Uganda: “Tutti i vescovi ugandesi – conclude mons.
Odama – nutrono grandissimo rispetto e stima per la sua
dedizione alla Chiesa in Uganda e lo considerano uno
dei grandi missionari del nostro Paese”.
(Unione Stampa Periodica Italiana)
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