della diocesi di como Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 21 gennaio 2012 - € 1,20 Europa 5 Mondo 3 7 Como 17 Sondrio Ridurre del 50% gli sprechi alimentari Haiti, due anni dopo continua l’emergenza “Casamica”, la vita continua oltre il carcere Nuova giunta provinciale. Escluso il Pdl l voto dell’EuroparA lamento una risoluzione contro lo spre- onostante i “donaN tori internazionali” molti vivono ancora in guardo dentro gli S spazi di accoglienza realizzati 7 anni fa ad l presidente MasIpresentato simo Sertori ha il nuovo co di cibo. Editoriale Ecumenismo di ieri e di oggi campi profughi. Albate. esecutivo. Camerun. Coltivando semi di futuro di don Angelo Riva L ’ annuncio della prossima beatificazione di Nicolò Rusca – arciprete di Sondrio martirizzato dai protestanti nel 1618 – si abbina, in questi giorni, alla settimana ecumenica di preghiera per l’unità dei cristiani. A prima vista un frontale, più che un affiancamento. Un martirio per la fede (cattolica) e la preghiera per l’unità delle diverse confessioni cristiane. Eppure proprio da questo ardito accostamento possiamo trarre preziosi insegnamenti. Un primo spunto concerne la bellezza e la vitalità della Chiesa, che dopo secoli di lotte fratricide ha di nuovo imboccato la strada del dialogo. Comprensibilmente uno sguardo “laico” sulla storia della Chiesa ha di che rimanere perplesso, a mettere insieme l’attuale sensibilità ecumenica con il periodo livido e corrusco delle guerre di religione, che proprio nella Valtellina del ‘600, cattolica e dominata dai Grigioni protestanti, ha conosciuto uno dei teatri più cruenti. Non così però lo sguardo “credente”, che anzi intravvede in questa “evoluzione” il mistero della Chiesa santa, capace di solcare i secoli ringiovanendosi, a partire dai suo stessi limiti, verso una fedeltà più piena al suo Signore. “Corpo inquieto” (don Xeres) ma vitale, la Chiesa, capace di non farsi intrappolare nei colli di bottiglia della storia. Ma da questo accostamento siamo invitati anche a cogliere il senso profondo del dialogo ecumenico. Per riconoscere che l’ecumenismo è in primo luogo un fatto di conversione: ricentrarsi tutti sull’unico Signore, e riconoscere con umiltà le volte in cui la caligine dell’argilla creata abbia finito per spegnere il suo Spirito. Nella vicenda Rusca toccò ai protestanti, ma quante altre volte le parti si sono tragicamente invertite? Soprattutto, però, quel martirio di ieri ci viene a ricordare che l’ecumenismo di oggi ha poco da spartire con le buone maniere, il bon ton ecclesiastico, il “politicamente corretto”, o quella melassa gelatinosa di buonismo impropriamente cucita addosso all’evangelico “non giudicare”. Dialogo ecumenico non è oblìo della verità, né abdicazione dalle proprie ragioni, né messa fra parentesi delle differenze che di fatto ancora esistono. Semmai è riconoscere che la Verità, che ciascuno legittimamente ritiene di stringere, è comunque sempre più grande, ed è anzitutto da ascoltare, più che urlare alle orecchie dell’altro; e che, in ogni caso, una verità ridotta a randello non può che essere camuffamento e parodia tragica della verità cristiana. Ecumenismo è riconoscere che, se pur diversi e divisi su molte cose, esistono frammenti dell’Evangelo che alcune tradizioni separate hanno saputo custodire con singolare purezza: così è del primato della Parola di Dio nella tradizione protestante; oppure il primato della grazia nell’agire sacramentale proprio della tradizione ortodossa; ma anche, ce lo si consenta, la custodia dell’intero tipico della tradizione cattolica rispetto ad altre confessioni (a nostro parere) più povere, o meno ricche, della nostra. Perle teologiche e doni spirituali da condividere al di là delle differenze, e non più motivo di rottura e vicendevole scomunica. Insomma, continui il dialogo ecumenico. E stasera, prima di andare a nanna, tutti un Gloria al (futuro) beato Rusca. è rientrata in Italia sabato 14 gennaio, dopo un lungo trasferimento attraverso il Ciad e uno scalo aereo in Etiopia, ad Addis Abeba, la delegazione della diocesi di Como, guidata dal vescovo Diego, in visita alla missione diocesana di MaruaMokolo e ai nostri fidei donum. La visita è servita anche per incontrare il vescovo Philippe Stevens, le comunità locali e le attività sostenute dalla nostra diocesi. 15 Cultura Perché non possiamo non dirci cristiani 8 Chiesa 13 La parola sostentamento di vita Como 20 Il sociale entra in rete. Un portale provinciale Sondrio 33 Da Tirano a Poschiavo per il culto ecumenico A colloquio con padre raniero cantalamessa 29 Idee e opinioni 2 Sabato, 21 gennaio 2012 I l libro mette in scena il personaggio Giona con il quale Dio intesse un viaggio-dialogo. Opera breve, esempio magistrale di arte narrativa e di densità teologica. Il nostro protagonista si presenta: “Sono ebreo e servo il Signore, il Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra”. Servire Dio, per un ebreo, significa riconoscere in Jahvé il vero Dio. Ma -e sta qui il dramma di Giona- nel momento in cui Giona confessa la propria religione e l’attaccamento al vero Dio, egli dimentica di essere in uno stato di ribellione proprio nel confronti di questo Dio, anche se alla fine egli afferma: “so che tu sei un Dio di tenerezza e di bontà”, raggiungendo così la rivelazione del volto profondo dell’essere e dell’agire di Dio. Il nostro “eroe” confessa che né la potenza, né la santità sono le ultime parole su Dio, ma solamente la tenerezza e la bontà. Eppure Giona non comprende l’agire misericordioso di Dio verso Ninive. L’interrogativo ✎ FUORI DAL CORO | di Arcangelo Bagni In compagnia di Giona: quando la novità apre verso orizzonti inattesi e non compresi che sorge alla fine del racconto potrebbe essere così espresso: accetterà Giona il volto di un Dio che esiste così come egli è e si fa conoscere nelle sue azioni? Un interrogativo che chiama in causa tanto Giona quanto Dio. La vicenda di Giona manifesta che l’intenzione e il volere di Dio di fronte alle nazioni sono una preoccupazione, un’intenzione, un volere di salvezza. Quello che Jahvé è per Israele lo è anche per le nazioni: egli sarà per esse ugualmente il salvatore. La prospettiva teologica è straordinaria. Nessun giudeo negherebbe che l’azione di Dio si estenda alle nazioni: che Dio sarebbe, infatti, un Dio dai poteri limitati? Ma, quale azione Jahvé potrebbe esercitare nei confronti di Ninive e dei pagani se non un’azione di giudizio? I giudei si attendevano per Ninive -simbolo del paganesimo e della forza brutale- una vendetta all’altezza dei crimini compiuti. L’audacia del libro di Giona sta nel presentare una tesi ben diversa: il Dio d’Israele non si presenta come il Dio che vendica il suo popolo, ma come il Dio di salvezza anche per Ninive. Dio è salvezza per Ninive come lo è per Israele! In Israele non si faceva fatica ad ammettere che Jahvé fosse buono, tenero, lento alla collera e pieno di misericordia, ma verso Israele! Come si poteva ammettere che Jahvé fosse tutto ciò anche per le nazioni pagane e per le stesse nazioni nemiche di Israele? Ma Dio non agisce in base al fatto che gli uomini sono giusti o peccatori! Il Dio di Giona agisce per bontà e per misericordia verso gli esseri viventi perché, nella sua bontà, egli è fatto così: amore sconfinato, dono di salvezza per tutti. Il Dio di Israele -grande e potente, liberatore e creatorenon è presente solo a Israele nella Scrittura e nel Tempio; egli si fa presente a tutto il cosmo e a ogni uomo: la rivelazione di Dio abbandona il Sinai e Gerusalemme per manifestarsi ad ogni uomo. Là dove la salvezza è assolutamente gratuita nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto su di essa. Se Dio solo salva -perché egli è amore ostinato e infinita tenerezza, e senza che l’uomo possa vantare alcun diritto- non possono esserci frontiere tra gli uomini. Il libro di Giona non arriva a tanto. Non poteva. Prepara tuttavia la via a questa rivelazione. Di fronte all’annuncio di Gesù di Nazaret (Dio ama gli uomini incondizionatamente) molti si sono scandalizzati come si scandalizzò Giona. Ma è proprio la radice di questo scandalo che va compresa: chi si scandalizza pretende un dio per se stesso; il Dio di Gesù, invece, è un Dio per tutti! Il cammino di Giona non è forse l’itinerario a cui tante comunità cristiane sono chiamate per uscire da uno stagnante narcisismo ecclesiale e incontrare i “lontani” che spesso sono più “vicini” dei vicini? QUELLA SANA IRONIA | di Leo Gabbi Cent’anni di “Guerin Sportivo” È stato per molti una da formare nel lettore quella Tra i suoi lettori anche scuola, per altri un coscienza critica fondamentale personaggi “insospettabili”, per distaccarsi dalla faziosità. punto di riferimento insostituibile Così su certi “Guerini” d’epoca come Paolo VI. Fedele nel panorama calcistico era facile trovare campioni del compagno di viaggio nazionale. Per l’appassionato giornalismo anche non sportivo, per molti appassionati di calcio, ma anche per come Indro Montanelli o Camilla l’addetto ai lavori o giornalista, Cederna, Oreste Del Buono e il “Guerin Sportivo” che in questi giorni compie Stefano Benni, tanto per fare qualche nome. cent’anni è stato fedele compagno di viaggi di mille Poi il gotha della professione a cominciare avventure. Con la “Gazzetta” rappresenta, per milioni di naturalmente da Giuan Brera, fino al suo allievo lettori, uno strumento di piacere o di lavoro, a seconda più illuminato, Gianni Mura, passando dallo dell’interessato, da cui per anni, soprattutto quelli che st orico direttore Italo Cucci che impersona la vanno dal 1960 al 1990, non si poteva prescindere. competenza garbata, mai prevaricatrice anche Per l’accuratezza delle sue analisi, per la firma dei sugli argomenti più spinosi. suoi giornalisti, per l’equilibrio delle sue disamine, Uno stile unico, sottolineato dall’interessamento per gli aspetti oltre che tecnici, anche umani che di personaggi insospettabili, come papa Paolo accompagnavano il mondo del pallone e non solo. VI, che da lettore ne sottolineava l’ironia Oggi, nell’era di Internet e della pay-tv che t’informa spiegando come il “Guerin Sportivo” fosse no-stop sull’andamento del calcio 24 ore al giorno, “come Giovenale, che castigat ridendo mores”. questo aspetto romantico che il “Guerin Sportivo” Per decenni si guardava al “Guerino” come proponeva, può sembrare “vintage”, eppure è un laboratorio di idee, fucina di provocazioni, in patrimonio che rischiamo di perdere a causa di cui prima della tv venivano disegnate le moviole delle un’informazione onnivora ma meno umana. Invece il azioni incriminate, mentre il conte Carlo Rognoni, “Guerino”, che nacque nella Torino d’inizio Novecento, ben prima della saga biscardiana, inaugurava il suo ma che poi si trasferirà in quella Bologna dotta e processo al calcio. competente, che ancora “faceva tremare il mondo”, Grandi battaglie ideali ricordava in un bell’articolo ha sempre avuto i connotati di una disarmante ironia, giorni fa “La Stampa” ma, nel “Guerino”, “anche tanto condita da un modo completamente libero di valutare sarcasmo e curiosità, oltre che un rapporto costante eventi e personaggi, senza i condizionamenti che con i lettori. Brera, il direttore più famoso, con la sua invece hanno spesso “contaminato” altre testate. rubrica di posta l’Arcimatto, e un intellettuale grande e Essendo una palestra libera, tutti i grandi polemisti “disorganico” come Bianciardi per anni sul “Guerino” di ogni epoca vi hanno trovato naturale rifugio, così hanno dialogato con il pubblico mescolando sport e società, Helenio Herrera e Garibaldi, Concetto Lo Bello e “l’immortalità dell’anima”. Oggi l’influsso del “Guerino” sul palazzo del calcio si fa meno sentire e ce ne siamo accorti: è tutto una congiura, uno scandalo, una polemica giocata solo per interessi economici, mentre anche il tifoso risente di questo clima avvelenato. Come sarebbe bello che lo sport, e il calcio in primis, tornasse ai suoi antichi valori, senza arrendersi incondizionatamente alle lusinghe di paytv, sponsor e show business: forse chiediamo troppo, basterebbe riuscisse ancora a farci sognare. ◆ L’innocuo di don angelo riva Quando la storia diventa simbolo C i sono fatti della storia che rompono il guscio rigido del “qui e ora” e assurgono, a volte loro malgrado, a simboli di un’epoca. Uno di questi eventi fu certamente l’affondamento del Titanic, orgoglio della flotta statunitense, salpato nell’aprile del 1912 dal porto di Southampton per inabissarsi nelle gelide acque dell’Atlantico al largo dell’isola di Terranova, dopo aver speronato nottetempo un malcapitato iceberg. Prima di finire immortalato dalla celebre pellicola di Cameron, grazie ai volti di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet e la colonna sonora di Celine Dion, l’affondamento del Titanic è stato, a suo modo, il simbolo della fine di un’epoca. La cosiddetta Belle époque, punta avanzata di un secolo (l’Ottocento) di vigorose accelerazioni economiche (era ancora la stagione del capitalismo prima maniera), di positivismo scientifico esaltato come nuova religione (“inaffondabile”, declamava la tronfia pubblicità del Titanic) e di nazionalismo competitivo che vedeva le varie potenze gareggiare nel mostra- re i muscoli (dall’industria ai primi armamenti). Simbolicamente, in quella mattina di aprile, affogava un mondo di velluti e di raso, e fu come svegliarsi da un sogno. Di lì a poco sarebbe iniziato, con la Grande Guerra, il terribile Novecento, il secolo della vertigine tecnologica fuori controllo, il falò dei miti di un’antropocentrismo ebbro di sé stesso, il “secolo breve” dei conflitti mondiali e dei genocidi di massa. Un sinistro presagio, in quell’abbraccio gelido fra le acque mortifere e l’orchestra (ricordate?) che continuava a suonare… Novantanove anni e nove mesi dopo – quel che si dice i “corsi e ricorsi” – la storia sembra ripetersi. La Costa Concordia, fiore all’occhiello dell’omonima compagnia, finisce la sua corsa sulla lama appuntita di uno scoglio affiorante, al largo (si fa per dire) dell’Isola del Giglio. Dolore, morte e distruzione, mentre la Magistratura indaga colpe e responsabilità. Anche qui qualcuno ha voluto cogliere qualcosa come un significato simbolico. La crociera d’inverno, il lusso dei poveri, o per meglio dire il regalo (forse della vita) che la cosiddetta middle class ritiene di potersi concedere dopo intere stagioni di lavoro e sacrifici. Una mazzata terribile, nel momento in cui proprio il ceto medio produttivo del Paese è nel mirino (non solo lui, naturalmente) della spirale della crisi economica e delle purghe della manovra. Un segno, quel naufragio? Proprio nel giorno in cui una delle tre agenzie internazionali di rating, la Standard & Poor’s, ha declassato il sistema Italia dalla serie B alla C2 (usando il vecchio calendario calcistico), rifilandoci una bella “b” dopo che già eravamo a suo tempo scalati dalla tripla alla doppia “a”. Un presagio, allora, quel relitto incagliato? Lasciamo il giudizio al futuro. Forse, molto più modestamente, il naufragio del Concordia viene a dirci di stare sempre e comunque umili di fronte alla vita. E che carte nautiche aggiornatissime, radar sofisticati e moderni sonar per scandagliare i fondali non potranno mai rimpiazzare la vecchia, umanissima ma sempre necessaria prudenza e responsabilità. Foto AFP/SIR Attualità Economia/1. Un appello a Monti da Fnsi e Fisc per evitare che venga meno il diritto a una vera pluralità di informazione. Con i tagli all’editoria, cento giornali a rischio... “S tanno morendo cento giornali”, ma il “pluralismo” è un “bene prezioso”. Inizia così l’appello al presidente del Consiglio, Mario Monti, “per segnalare la drammatica necessità di risposte urgenti per l’emergenza di un settore dell’editoria rappresentativa del pluralismo dell’informazione, un bene prezioso di cui si ha percezione solo quando viene a mancare”. L’appello, sostenuto anche dalla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), sarà pubblicato domani dai giornali in crisi. Il testo integrale su www.fnsi.it. partire dal 2014. Siamo decisamente impegnati a sostenere una riforma. Con il sottosegretario in carica fino a pochi giorni fa, Carlo Malinconico, era stato avviato un percorso di valutazione delle possibili linee di iniziative. è indispensabile riprendere questo dossier al più presto”. “Il nostro – si scrive nell’appello - è un vero Sos che riguarda sia le procedure Rischio chiusura Ormai, si legge nell’appello, “queste aziende non sono in grado di programmare la propria attività, rischiano di dover a fine mese sospendere le pubblicazioni e anzi alcune hanno già chiuso i battenti. Si tratta dei giornali gestiti in cooperative espressioni di idee, di filoni culturali politici, voci di minoranze linguistiche, di comunità italiane all’estero, no profit per i quali esiste il sostegno previsto dalla legge per le testate non meramente commerciali, ma per le quali oggi non ci sono garanzie sulle risorse disponibili effettivamente per il 2012”. C’è inoltre “un’urgenza nell’urgenza: la definizione delle pratiche ancora in istruttoria per la liquidazione dei contributi relativi all’esercizio 2010 che riguarda una trentina di piccole imprese”. In assenza di atti certi su questi due punti “sta diventando pressoché impossibile andare avanti, mancando persino gli elementi per l’accesso documentario al credito bancario”. Lanciato un «sos» “Nell’ancora breve, ma intensa, attività del suo Governo – prosegue l’appello -, non è mancata occasione per prendere atto della domanda di garanzie per il pluralismo dell’informazione, anche nella fase di transizione verso il nuovo quadro di interventi previsto a U n piccolo cambiamento che però rivoluzionerà consolidate abitudini per circa 450 mila pensionati italiani, quelli che la pensione appunto la incassavano in contanti. Dal prossimo 7 marzo (chissà perché poi il 7 marzo...) non si potranno più fare pagamenti in contanti per una cifra superiore ai mille euro. Ciò appunto significa che gli anziani di cui sopra, dovranno comunicare entro febbraio all’Inps o agli altri enti pensionistici un numero di conto corrente, o del libretto postale, o della carta ricaricabile su cui vorranno farsi accreditare l’importo. Direte: non cascherà il mondo. Quello no, ma per moltissimi scaturiranno non pochi problemi. E la questione non riguarda solo i pensionati sopra i mille euro – detti “i beati” –, ma in realtà una platea ben più vasta di italiani: chiunque riceva un’indennità (es. cassa integrazione) superiore ai mille euro, ora in contanti; così come tutti quei pensionati che amministrative in corso, da sbloccare, sia la dotazione definitiva per l’editoria durante il 2012. Il Governo ha già preso atto dell’insufficienza dello stanziamento risultante da precedenti manovre sulla spesa pubblica e ha, perciò, condiviso una norma, approvata dal Parlamento, che include l’editoria tra i soggetti beneficiari del cosiddetto ‘Fondo Letta’ della presidenza del Consiglio dei ministri per l’integrazione di questa somma con un prelievo (cifra ancora indeterminata)”. Operare in equità “Ritenevamo e riteniamo – si afferma nell’appello - che il provvedimento sulle ‘Proroghe’, divenuto frattanto ‘proroghe’, possa e debba contenere le misure opportune per stabilire l’impegno finanziario dello Stato durante il 2012. Siamo dell’avviso che sia indispensabile la destinazione da tale Fondo di una somma non inferiore a 100 milioni di euro, al fine di assicurare alle testate del pluralismo dell’informazione non meramente commerciale, le condizioni minime di sopravvivenza, nelle more di un riordino del sistema di interventi per il quale ci sentiamo solidamente impegnati”. Si tratterebbe “di operare in una linea di equità, analogamente a quanto già fatto dal Governo per Radio Radicale, verso l’indispensabile costruzione di un nuovo e più chiaro modello di intervento. Condividiamo nettamente l’idea che i contributi debbano sempre più essere misurati sulla base dell’impiego dei giornalisti e dell’effettiva diffusione delle testate e che sia davvero ‘impensabile eliminare completamente i contributi che sono il lievito di quella informazione pluralistica che è vitale per il Paese’, come ella ha recentemente dichiarato in sintonia con una risposta che il capo dello Stato diede tre mesi fa a un appello dei direttori dei giornali”. Necessaria una risposta tempestiva “Grati per l’attenzione - d’intesa con Fnsi, Sindacati dei lavoratori, Associazioni di Cooperative del settore (come Mediacoop, Fisc e Federcultura/Confcooperative), giornali di idee, no profit, degli italiani all’estero, delle minoranze linguistiche Articolo21, e Comitato per la Libertà dell’informazione - vogliamo aver fiducia che una puntuale e tempestiva risposta eviti la chiusura di molte delle nostre testate e la perdita di migliaia di posti di lavoro tra giornalisti e lavoratori del nostro sistema e dell’indotto. Se i nostri cento giornali dovessero chiudere nessuna riforma dell’editoria avrebbe, ovviamente, più senso”. ✎ economia/3 | Sabato, 21 gennaio 2012 ■ Economia/2 In attesa del Consiglio Europeo del 30 gennaio La crisi ha raggiunto “dimensioni sistemiche”, la situazione è “gravissima”, eppure l’Europa ha le potenzialità per far fronte all’emergenza, purché si passi dalle parole ai fatti, in particolare per quanto riguarda il rafforzamento del fondo salva-Stati, la governance condivisa, le azioni per la crescita. Mario Draghi, da poco alla guida della Banca centrale europea, intervenendo il 16 gennaio all’Europarlamento nella sua altra veste di presidente dello Esrb (European Systemic Risk Board), ha messo in guardia i politici Ue: “Bisogna attuare tempestivamente le decisioni che sono state assunte al vertice europeo di dicembre”, soprattutto per quanto attiene il fondo per la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Draghi ha insistito sulle misure per il rigore e il controllo dei bilanci nazionali, e più ancora ha premuto l’acceleratore su quelle per “favorire la crescita e l’occupazione”, perché “stabilità e crescita devono procedere assieme e sostenersi reciprocamente”. Draghi – che è più volte entrato negli aspetti tecnici delle questioni sollevate dai membri della commissione affari economici del Parlamento di Strasburgo – ha messo in guardia da una sopravvalutazione dei pronunciamenti delle agenzie di rating (“non possono essere il nostro unico metro di giudizio”), rimarcando inoltre le ricadute sull’economia reale delle decisioni assunte, e di quelle mancate, a livello nazionale e comunitario. Nel suo intervento, il presidente del Comitato per il rischio sistemico ha ricalcato le posizioni assunte lo stesso giorno da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e da Mario Monti, premier italiano, che si sono incontrati a Roma. Anche in questo caso le preoccupazioni per il debito sovrano e la stabilità dell’euro si sono accompagnate al binomio rigorecrescita; e, sullo sfondo, è affiorato il tema della governance insufficiente per far fronte, insieme, a sfide di portata globale. I prossimi giorni saranno determinanti per verificare la capacità di risposta dell’Europa, e la prima “cartina al tornasole” è legata alla definizione del “patto di bilancio” deciso a dicembre da 26 Paesi dell’Unione (il Regno Unito si è autoescluso), il quale passa questa settimana al vaglio del Parlamento europeo, la prossima settimana approderà all’Eurogruppo per poi giungere al centro delle trattative del Consiglio europeo del 30 gennaio. Ancora 15 giorni di passione per l’Eurozona e per le sorti di imprese, banche, lavoratori, famiglie e consumatori che da dieci anni hanno in tasca l’euro. GIANNI BORSA di Nicola Salvagnin Novità nel pagamento delle pensioni: senza contanti e con gli occhi ben aperti “godono” di un trattamento ben più basso, ma che raddoppia a dicembre per la liquidazione della tredicesima. Insomma: conto corrente o libretto da comunicare al più presto. In teoria entro il 29 febbraio prossimo, in pratica ben prima per non rischiare di attendere oltremisura la propria pensione, causa intasamento degli uffici previdenziali, sommersi di dati da inserire nei database. Si diceva dei problemi che una simile norma, voluta dall’ultima manovra governativa per consentire una “tracciabilità” digitale delle somme superiori a mille euro (per combattere l’evasione fiscale, insomma), creerà a molti pensionati, soprattutto i più anziani. Cioè quelli meno avvezzi a destreggiarsi tra banche e conti correnti e – soprattutto – bancomat touch screen e pin da memorizzare. Quelli che facevano vari mucchietti con i soldi incassati (questo per l’affitto, questo per la badante...) riuscendo così a tenere sotto controllo le spese molto più facilmente che tramite estratti conto o visure bancomat. Se un conto corrente bancario o postale, o un libretto nominativo ce l’hanno già, basterà comunicare attraverso un apposito modulo gli estremi dello 3 stesso all’Inps et similia (in teoria anche in via telematica, anche se a tutt’oggi il sito dell’Inps non è ancora attrezzato: quindi fila agli uffici provinciali). Se ne hanno uno co-intestato, va bene lo stesso; quindi si può anche utilizzare quello del coniuge o del figlio, basta aggiungervi il proprio nominativo. Altrimenti occhi aperti nel valutare le tante offerte che stanno maturando proprio in queste settimane da parte di Banche e Posta per accaparrarsi questa platea di clienti che certo non hanno grandi patrimoni, ma di questi tempi... meglio più che meno. Tra l’altro gli interessati dovranno stare un po’ attenti ai costi dei prodotti offerti, problema che appunto prima non c’era con il contante dato in mano. E pure in questo caso non sarà facile per i più anziani destreggiarsi tra interessi attivi e passivi, imposte di bollo e costi di tenuta conto. L’Inps dal canto suo sta spedendo 450 mila lettere per avvisare dell’irreversibile cambiamento (chi non si adegua, non incasserà più la pensione) e si è dotata di un numero verde – 803.164) attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, e il sabato dalle ore 8.00 alle ore 14.00. I sindacati dei pensionati e i vari patronati sono già attrezzati per fornire consigli e, magari, pure una mano. Irrilevante, infine, appare la motivazione della maggior sicurezza che ci sarebbe per i pensionati all’uscita degli uffici postali, prede di delinquenza varia. L’ultima rapina di questo tipo si è conclusa con il malvivente indignato dall’esiguità della pensione, rimpinguata da una sua piccola offerta... Italia 4 Sabato, 21 gennaio 2012 ■ Il Belpaese Una lettura disincatata della situazione italiana Nella dichiarazione della Commissione degli episcopati della Comunità europea si legge: “C’è bisogno di una comunità di solidarietà e di responsabilità per dar vita all’economia sociale di mercato”, la quale deve essere “altamente competitiva”. Programma esaltante, ma come tradurlo nel vissuto quotidiano dell’economia e della finanza? Viene inoltre ricordato che : “tutte le decisioni economiche hanno una conseguenza morale”, quindi i cattolici non possono essere insensibili o estranei a dette decisioni. Ritengo ricordare che, nel Mondo, della politica, dell’economia, della finanza, vi sono e vi saranno sempre, grano e zizzania, fra loro mescolati (Matteo, 13 24-43). I disincantati sanno che guerre, crisi economiche, ingiustizie, disordini sociali, truffe finanziarie e così via, esistono da sempre. L’attualità si distingue dal passato per il fatto che le società occidentali sono diventate materialiste e agnostiche. Hanno relativizzato i valori, le culture, gli stili di vita, assoggettando le strutture economiche, politiche e sociali a idee di riferimento avverse a Cristo Redentore. “Oggi manca un metro per valutare ciò che è bene o ciò che è male, il vero e il falso”. Quanto dianzi detto non deve far concludere che il male continuerà a travolgerci. Prima di iniziare l’esame di fatti di rilievo, ricordo che Dio è Logos, ragione, verità e ordine, ossia il contrario del Caos, del disordine, della menzogna e della violenza. Tenterò di esaminare gli avvenimenti della vita politica e finanziaria, secondo ragione, verità e ordine e con occhio volto al futuro. Inizio analizzando il contesto in cui opera il governo Monti. Non credo si possa parlare di “democrazia sospesa”, ma manco si può evitare di ricordare che stiamo vivendo un momento di crisi: della democrazia parlamentare e dei partiti politici. Agli smemorati ricordo che sessant’anni fa, i costituenti inserirono nella nostra Carta una specifica forma di democrazia, che si sostanziava nell’assoluta centralità del Parlamento, il cui potere è legittimato dalla sovranità popolare. Da anni siamo in presenza di un continuo declino del Parlamento, ma contrariamente a quanto è avvenuto in altri Stati, ove si è deciso di passare a forme di democrazia presidenziale o semipresidenziale, noi abbiamo deciso di fingere di essere, tuttora, in una forma di classica democrazia parlamentare. Piaccia o non piaccia, viviamo l’esperienza di un governo di “tecnici” in libertà condizionata, perché ostaggio di partiti, responsabili, in larga misura, del crollo economico e democratico italiano. Alla prossima per continuare l’esame dello scenario del Belpaese. GIANNI MUNARINI ◆ All’Isola del Giglio Naufragio Concordia: buio improvviso A ffonda una nave da crociera e, per certi versi, ci ritroviamo tutti un po’ più fragili e indifesi. Quello che è avvenuto davanti all’isola del Giglio, con la Costa Concordia drammaticamente adagiata in mare e la tragica conta di morti, feriti e dispersi, colpisce fortemente tutti. I primi racconti dei protagonisti e i primi resoconti dei cronisti usavano un’immagine scolpita nell’immaginario collettivo: quella del Titanic. Non siamo di fronte a un disastro delle stesse dimensioni, tuttavia anche la perdita di una sola vita umana è insopportabile. Il bilancio, per ora, è di sei morti e di numerosi dispersi, per i quali ci si augura il meglio, ma con il passare delle ore l’angoscia, in tutti, sale. Colpisce l’accaduto, per i suoi forti contrasti. Da una parte, la crociera, la vacanza galleggiante: luci, gioia, risa, benessere, la vita. Dall’altra, il buio e il terrore del naufragio, l’acqua gelida, il panico, la morte. Scene che si sovrappongono e che fanno pensare, tra l’altro, a ben altre situazioni di naufragi disperati, cui ci ha abituato purtroppo la cronaca: barconi di migranti, carrette del mare alla deriva tanto diverse dalla super imbarcazione da crociera, piena di tecnologia e potenza. Eppure come sem- brano simili le grida di aiuto delle persone, la paura, l’impotenza, i pianti di uomini, donne e bambini. Quanto assurda ci appare la conversazione telefonica del comandante con la capitaneria... Si assomigliano anche i tanti gesti di solidarietà che hanno illuminato questa notte di tragedia. Il prodigarsi dei soccorritori e la reazione disponibile di tanta gente sull’isola del Giglio e non solo, le coperte, l’offerta di un tetto, di attenzione e di vicinanza a chi soffre e ha paura. L’impegno spontaneo per aiutare, e anche la preghiera – perché no? – che certo non è mancata per le vittime e per chi è tribolato. Vicinanza e solidarietà. Da Giorgio Napolitano un monito contro i condizionamenti Una volontà comune S e le agenzie di rating fanno il proprio “mestiere”, i decisori politici, di livello nazionale ed europeo, devono fare ciò che loro compete. Standard and Poor’s declassa Francia e Italia, Spagna, Austria e Portogallo ritenendo insufficienti le misure di rilancio economico? Gli Stati devono allora serrare i ranghi, mostrando determinazione per un’azione comune che confermi l’obiettivo del rigore nei bilanci nazionali e cerchi vie praticabili per rilanciare e sostenere la crescita. Il downgrade “di massa” che, quasi a orologeria, scatta mentre in Europa 26 paesi stanno scrivendo il nuovo trattato per salvaguardare i bilanci (fiscal compact), suona come un nuovo campanello d’allarme per i palazzi della politica. Purtroppo i giudizi sul rating hanno anche ricadute “reali”, ma in questa fase essi significano soprattutto che i mercati non si fidano della volontà di risposta dell’Eurogruppo e dell’Unione europea nel suo complesso. Per questo occorre accelerare sul trattato e terminare i balletti attorno al fondo salva-Stati e quelli sui poteri della Bce. L’euro è la moneta di 17 Stati e di oltre 300 milioni di cittadini: non ci si scherza e nemmeno è possibile lasciare intravvedere un ritorno alle monetine di ciascun paese e neppure il default di un socio membro. Il messaggio delle arcigne agenzie specializzate è poi un richiamo contro le pur comprendibili prudenze di alcuni leader e contro i particolarismi: la Germania della Merkel deve dimostrare di credere fino in fondo alla moneta unica e al proprio ruolo di motore europeo; in Francia bisogna alzare lo sguardo oltre le ormai imminenti elezioni presidenziali; l’Italia deve convincersi di aver bisogno di una cura da cavallo per ripartire… Per non parlare di Grecia, Spagna e altri Stati, fino al Regno Unito, che porta la macchia di aver rotto al summit di dicembre la solidarietà europea. Le prossime saranno (ancora una volta) settimane decisive per l’economia e la politica europea. Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, lunedì 16 gennaio ha fatto tappa a Roma. Quindi a Strasburgo l’Europarlamento e la Commissione analizzeranno insieme le sfide in atto (a cominciare dal “patto di bilancio”). Poi sarà la volta dell’Eurogruppo (23 gennaio) per giungere al Consiglio europeo di fine mese. Ogni tappa dovrà dimostrare che si è imboccata una volta per tutte la strada per uscire dalla crisi, avendo ben chiari gli interessi dei cittadini. Ancora una volta il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano indica all’Italia e all’Europa la via da intraprendere. In un messaggio afferma che “la crisi economica e finanziaria globale ha trovato le istituzioni europee ancora condizionate da limiti del passato”. Dunque “le profonde trasformazioni in corso su scala mondiale evidenziano l’urgenza per l’Europa di mettere in campo la più forte volontà comune nel procedere senza esitazioni sulla via dell’unità politica e dell’effettiva unione economica”. È il compito della politica, con la “P” maiuscola. (G.B.) Non allontanarsi dalla realtà. I fondi, nella scuola, servono anche per la quotidianità... Progetti, idee, provocazioni di un’insegnante S ul “Corriere” di venerdì scorso, Tullio Gregory, in un commento, invitava i politici italiani ad andare al mercato, quello vero, quello rionale. Per capire come vive la gente ed evitare il pericolo sommo di una politica avulsa dalla vita dei cittadini. È un rischio reale quello della distanza tra la gente comune – diciamo così – e chi governa, chi amministra. Tra gli altri, invitava il ministro dell’Istruzione a recarsi nelle scuole, anche in modo informale, “per visite amichevoli e improvvisate”, per avere del mondo scolastico “una visione più realistica”. Questo pensiero si accompagna ad altri che vengono da notizie di questi giorni, legate alla scuola. La prima, provocatoria, riguarda una insegnante precaria sarda che ha deciso di vivere nel cortile della scuola di Oristano, dove lavora come supplente. La scuola non la paga e lei, non avendo più soldi per la benzina, necessaria per il trasporto casa-scuola, ha deciso di diventare una ‘‘insegnante a chilometri zero’’. ‘«Avevo solo due possibilità – spiega la donna, 40 anni e madre di due figli piccoli –, rinunciare alla supplenza o tagliare le spese di trasporto». Non è un caso isolato, o nuovo. Succede non di rado che ci siano precari in attesa di stipendio per mesi e si possono immaginare le conseguenze sulla vita personale e sociale. Un altro flash viene invece dai comunicati stampa del ministero, impegnato certo a migliorare la scuola. E così si legge che parte il progetto “Scuola in chiaro”, per maggiore trasparenza e informazione alle famiglie: tutti i dati sul web, facilità di accesso, iscrizioni on line. Oppure che il ministro Profumo ha incontrato il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, per mettere a fuoco “alcuni dei possibili interventi di modernizzazione del sistema-Paese”. E si è parlato dei “programmi europei per l’attuazione dell’Agenda digitale, l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica e del diritto comunitario nelle scuole, l’accre- scimento delle competenze linguistiche dei giovani, l’educazione al corretto utilizzo di internet nello studio”. Tutte cose giuste, “per un’altra generazione”, verrebbe da pensare, ironicamente, citando Gaber. Già, perché va bene lo sviluppo, assolutamente necessario, ma come la mettiamo con chi non prende lo stipendio? Forse le risorse, che sono poche e andrebbero potenziate, bisogna indirizzarle meglio. Ecco il “mercato” di Gregory: la vita reale potrebbero dare indicazioni significative a chi governa: prospettive ed emergenze. Non si tratta, certo, di deprimere gli slanci e la modernizzazione, ma un sano bagno di realtà, tra istituti magari con un’edilizia precaria e dotazioni informatiche non all’altezza, per accennare a qualche altro problema, può far riflettere una volta di più sull’urgenza, concretissima, di reperire risorse e indirizzarle bene. Per permettere davvero alla scuola italiana – che già spesso fa miracoli – di volare alto. ALBERTO CAMPOLEONI Europa Europarlamento. Al voto una risoluzione contro gli sprechi “Ridurre del 50 per cento gli sprechi alimentari” A fronte di 79 milioni di cittadini Ue che vivono sotto la soglia di povertà, migliaia di tonnellate di cibo sono sprecate ogni giorno “M 2014: anno contro lo spreco a presentazione al parlamento europeo della risoluzione Ll’Italia contro gli sprechi alimentari rappresenta un successo per e in particolare per “Last Minute Market” – la società spin-off della Università di Bologna che dal 2010 ha avviato, proprio partendo dal capoluogo emiliano, la campagna “Lotta allo spreco” che si concentra, principalmente su due settori, lo spreco idrico e quello alimentare. Un percorso che dovrebbe portare, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, alla proclamazione del 2014 come “Anno europeo contro lo spreco alimentare” entre 79 milioni di cittadini Ue vivono al di sotto della soglia di povertà e 16 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari delle organizzazioni di beneficenza”, in Europa si sprecano ogni giorno – nelle case, nei ristoranti, nelle mense e nei supermercati - migliaia di tonnellate di cibo “buono e sano”. Del problema si è occupato l’Europarlamento nel corso della sessione plenaria a Strasburgo (16-19 gennaio). In una risoluzione non legislativa in calendario giovedì 19 gennaio, si sostiene che “almeno il 50% degli sprechi alimentari in Europa è evitabile, ma sono necessarie misure urgenti per affrontare il problema”. Secondo uno studio della Commissione Ue se non saranno assunti provvedimenti immediati “lo spreco di cibo crescerà del 40% entro il 2020”. Il testo dell’emiciclo suggerisce campagne di sensibilizzazione, corsi di educazione alimentare, imballaggi migliori e una nuova data di scadenza sull’etichettatura. Inoltre si chiede che “le norme sugli appalti pubblici siano aggiornate, in modo da privilegiare quelle imprese che garantiscono la ridistribuzione gratuita dei prodotti invenduti ai cittadini bisognosi”. Una nota del Parlamento specifica che “in un dibattito separato con il commissario Ciolos, sarà inoltre discussa la questione dell’aumento dei costi dei prodotti alimentari”. L’approvazione da parte dell’emiciclo appare scontata anche se la risoluzione di indirizzo dovrà poi essere tradotta in atti e norme legislative. Un recente studio commissionato dalla Fao mostra come europei e nordamericani sprechino a testa all’incirca tra i 95 e i 115 kg di cibo all’anno – contro i 6/11 kg dell’Africa sub sahariana -quindi fino al 50% si perde lungo tutti gli anelli della catena agroalimentare diventando rifiuto, con una stima annuale di circa 89 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, ossia 179 kg pro capite. Sabato, 21 gennaio 2012 Notizie flash ■ Romania Crescono le proteste contro il presidente Continuano in Romania le proteste contro il governo che, ad inizio settimana, è stato costretto a convocare una riunione di emergenza per cercare di contenere la crisi. Negli scontri tra manifestanti e polizia, scoppiati alla fine della scorsa settimana, sono rimaste ferite circa quindici persone. All’origine delle tensioni ci sarebbe la decisione dell’esecutivo di approvare una riforma in ambito sanitario per ridurre i costi del settore. Una decisione che ha provocato le dimissioni di Raed Arafat, medico e vice-ministro della sanità, più volte accusato dal presidente Traian Basescu. Arafat, di origine palestinese, è una figura carismatica e popolare in Romania per i miglioramenti introdotti nel settore sanitario. I manifestanti, per la maggior parte giovani studenti o legati agli ambienti degli Ultras, chiedono le dimissioni del presidente e nuove elezioni. ■ Kosovo Nuovi scontri al confine con la Serbia E’ di circa cinquanta feriti, per lo più poliziotti, il bilancio degli ultimi scontri avvenuti in Kosovo nei pressi di due valichi con la Serbia. A provocare i tafferugli con la polizia non sono stati i Serbi del nord del Kosovo che rifiutano l’indipendenza della provincia e i conseguenti dazi imposti da Pristina - come avvenuto circa un mese fa nei valichi più a nord -, bensì i militanti del movimento albanese Vetevendosje (autodeterminazione) che chiedono l’interruzione di ogni contatto con la Serbia, accusata di impedire lo sviluppo della Provincia. Secondo quanto riferito dalla polizia kosovara, 140 persone sono state fermate a seguito degli scontri. Terra Santa. Il viaggio annuale dei Vescovi di Nord America ed Unione Europea È un forte e convinto appello al dialogo, alla tolleranza e alla giustizia quello che i vescovi dell’Holy Land coordination (Hlc), il Coordinamento dei vescovi di Nord America e Ue per la Terra Santa, lanciano a israeliani e palestinesi nella dichiarazione finale della loro visita annuale che si è chiusa il 12 gennaio a Gerusalemme. Dal 1998, su mandato della Santa Sede, e con l’organizzazione della Conferenza episcopale inglese, i vescovi dell’Hlc si recano ogni anno, a gennaio, in Terra Santa per testimoniare la vicinanza e la solidarietà delle loro Chiese alle comunità locali e sostenerle così nella loro vita e missione, resa particolarmente difficile da un conflitto ultradecennale che vede fronteggiarsi israeliani e palestinesi. L’ombra lunga del conflitto. I presuli di Canada, Stati Uniti, Francia, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Paesi Scandinavi e Germania nel loro comunicato, diffuso il 12 gennaio alla stampa, ribadiscono “l’importanza della ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi” come auspicato da Benedetto XVI nel suo recente discorso al Corpo diplomatico, e chiedono “urgentemente un accordo negoziato”. I vescovi dell’Hlc lanciano un appello “per una leadership creativa, tollerante e coraggiosa, capace anche di mostrare perdono e umiltà, e di promuovere una pacifica coesistenza”. “Abbiamo visto - si legge nel testo - come l’occupazione, l’insicurezza, la paura e la frustrazione dominino la vita delle persone in questa terra”. Per l’Hlc “essere delle organizzazioni cattoliche per sostenere le comunità locali e i progressi registrati nel negoziato tra Santa Sede e Israele per l’Accordo fondamentale che fanno sperare in una soluzione vicina”. “I leader politici delle due nazioni hanno bisogno di mostrare coraggio - conclude la nota - e concretizzare così le speranze della maggioranza per realizzare una pacifica coesistenza nella fedeltà al loro essere ebrei, cristiani e musulmani”. Messaggio all’Europa Il 12 gennaio si è concluso il viaggio dell’Holy Land coordination. Nel documento conclusivo un richiamo al dialogo e alla speranza, ma anche un invito ai pellegrini pro-Israele vuol dire essere pro-Palestina, quindi per la giustizia per tutti. Il frutto sarà una pace duratura”. Segni di speranza. Nella nota non mancano “segni di speranza” come “l’aumento dei pellegrini, la cooperazione interreligiosa vista in Galilea esempio per tutti, i progetti abitativi del Patriarcato e della Custodia di Terra Santa, gli sforzi umanitari nel campo dell’istruzione e della cultura “Non abbandonateci!”. La giornata dei vescovi si è aperta molto presto con la celebrazione finale, presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nella concattedrale patriarcale a Gerusalemme. Il patriarca, rivolgendosi durante l’omelia ai vescovi europei e nordamericani, ha detto: “Il mondo ha bisogno di conoscere quello che accade qui, raccontate ciò che avete visto e sentito in questi giorni ai vostri fedeli, nella libertà e nella verità”. “La Chiesa di Gerusalemme - ha aggiunto - continua il suo calvario. Ogni gesto, ogni segno di vicinanza e di solidarietà è per noi motivo di grande gioia e consolazione”. “In questi giorni avete toccato con mano le pietre vive della Terra Santa”, ha affermato Twal, citando le visite dei vescovi dell’Hlc a Gaza, Nablus, Haifa e Ibillin. “La vostra presenza presso di loro - ha concluso - è stata benedizione e motivo di gioia. Oggi vi chiedo di non abbandonarli. Aiutateci a costruire un nuovo orizzonte di comprensione e tolleranza. Non dimenticheremo nemmeno il più piccolo gesto di vicinanza e di solidarietà”. 5 6 Mondo Sabato, 21 gennaio 2012 Notizie flash ■ R.D. del Congo L’appello dei Vescovi per la verità Somalia Uno studio inglese getta nuova luce sui rapporti economici tra la pirateria e l’economica della regione L’altra faccia dei pirati U della verità”. E’ questo “ I lilcoraggio titolo del messaggio che la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco), ha reso noto al termine dell’assemblea plenaria straordinaria indetta a Kinshasa per fare il punto sulla situazione nel Paese dopo le elezioni del 28 novembre scorso. Una tornata elettorale che ha visto la riconferma del presidente Kabila, ma che viene contestata dal rivale ètienné Thsisekedi, e dalle altre forze di opposizione. Brogli e irregolarità sono state segnalate più volte dagli osservatori internazionali e anche dagli osservatori (circa 30 mila) incaricati dalla Chiesa cattolica congolese. Una situazione di confusione sottolineata anche dalla mancata comunicazione – a quasi due mesi dal voto – dall’esito dell’elezione legislativa per l’attribuzione dei 500 seggi dell’Assemblea. «Stimiamo che il processo elettorale è stato macchiato di gravi irregolarità che rimettono in discussione la credibilità dei risultati pubblicati. Chiediamo agli organizzatori di avere il coraggio e l’onestà di trarre le conseguenze che s’impongono», scrivono i Vescovi. Di fronte a questo quadro la Cenco sostiene che «riconoscere i propri errori è prova di grandezza. Ma se ci si prende il rischio di continuare a governare il paese come sfida, le tensioni interne, più o meno arginate finora, sfoceranno presto o tardi in una crisi grave e difficile da risolvere. È necessario dunque che, in un processo inclusivo, si privilegi la via del dialogo per ’interesse superiore della nazione congolese. È l’ora del coraggio della verità». no studio inglese pubblicato dal thinktank britannico Chatham House getta nuova luce sul fenomeno della pirateria nel Golfo di Aden che ha recentemente interessato anche alcune navi italiane rilasciate solo dopo il pagamento, da parte degli armatori, di cospicui riscatti. Pur limitandosi nell’analisi alla sola realtà del nord della Somalia - una delle zone più importanti per la pirateria ma non certamente l’unica considerando anche il ruolo giocato sull’altro versante dai pirati dello Yemen– il rapporto evidenzia come la I riscatti pagati dagli armatori hanno alimentato lo sviluppo di un’intera regione, quella del Puntland pirateria sia diventata una delle voci più importanti nell’economia della regione. Una fonte di sostentamento non solo per i pirati, ma per l’intera comunità. Il rapporto che si basa anche su immagini satellitari evidenzia, infatti, come negli ultimi anni all’intensificarsi della pirateria sia corrisposto uno sviluppo dei centri di Garowe e Bosasso le principali città del Puntland, la regione del nord della Somalia autoproclamatosi Stato autonomo nel 1998. Le immagini satellitari mostrano così nuove costruzioni ed edifici moderni. Secondo lo studio l’economia della regione in passato basata principalmente sulla pesca sarebbe ora legata a doppio filo alla pirateria a cui molti gruppi si sarebbero orientati sia per i vantaggi economici, sia per la riduzione della pescosità dovuta anche all’inquinamento delle acque. Sono circa 40 mila le navi che ogni anno transitano dal golfo di Aden senza dimenticare le denunce più volte sollevate, anche di fronte alle Nazioni Unite, per l’utilizzo delle acqua somale come scarico di rifiuti tossici. Attualmente, nonostante il pattugliamento da parte di missioni navali internazionali, sono 40 i mercantili sequestrati con oltre 400 ostaggi. Per Anja Shortland, autrice dello studio, nel 2009 i pirati hanno ricevuto circa 70 milioni di dollari in riscatti più di cinque volte il bilancio ufficiale della regione semiautonoma del Puntland. Secondo uno studio delle Nazioni Unite circa il 30% dei proventi della pirateria va ai pirati, il 10% agli aiutanti locali, un altro 10% in doni e mazzette alle comunità locali, mentre il 50% andrebbe a riempire le tasche di finanziatori e sponsor che si trovano generalmente all’estero. “Per questa ragione – spiega Anja Shortland – è decisamente improbabile che le elité politiche del Puntland si muovano con decisione contro la pirateria”. Colpisce, però, il mancato coinvolgimento delle comunità costiere che riceverebbero pochi benefici dalla pirateria i cui introiti sarebbero dirottati verso i grandi centri dell’interno. Per questo, conclude la ricercatrice, “una soluzione negoziata al problema potrebbe puntare a cavalcare il disappunto delle comunità costiere verso i pochi benefici concessi dalla pirateria e offrire alternative che garantiscano maggiori benefici in termini di sviluppo”. Ancora una volta appare evidente come una soluzione reale e duratura al problema della pirateria debba passare dalla terra ferma e non dalla militarizzazione del Golfo. M.L. Cina. L’appello di Asianews in vista del 23 gennaio “Liberate i Vescovi e i sacerdoti detenuti” C on una lettera al presidente Hu Jintao e una all’ambasciatore cinese in Italia, l’agenzia di stampa del Pime, AsiaNews, ha deciso di domandare la liberazione di tre vescovi e di sei sacerdoti che sono scomparsi nelle mani della polizia o detenuti in prigione senza alcun processo. “La loro liberazione – scrive l’agenzia, diretta da padre Bernardo Cervellera - potrebbe essere un gesto di amicizia e di auspicio verso i cattolici e gli attivisti per i diritti umani, come pure un segno di vero augurio per l’imminente Nuovo anno cinese”. Fra qualche giorno infatti, il 23 gennaio, tutto il mondo in Estremo oriente festeggerà il Capodanno lunare: si entra nell’Anno del Dragone, un anno fortemente positivo e che promette molti frutti. In Cina centinaia di milioni di persone si mettono in viaggio per radunarsi con le loro famiglie: l’alba del nuovo anno è sempre festeggiata consolidando i rapporti familiari e di amicizia che rendono ancora più positivo lo sguardo verso il futuro. “Per questo – continua il direttore - domandiamo che questi tre vescovi e i sei sacerdoti possano essere ricondotti alle loro famiglie e alle loro comunità. Essi non sono mai stati accusati di nessun crimine, né hanno subito alcun processo o condanna. Eppure si trovano ai lavori forzati o sequestrati dalle forze di polizia di un Paese che è membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu e che ha firmato la Carta universale dei diritti umani”. AsiaNews ha deciso di mandare anche una lettera all’ambasciatore cinese in Italia, l’on. Ding Wei, che “nei giorni scorsi in modo ammirevole si è prestato con puntuale solerzia e cura nel servizio alla comunità cinese in Italia, dopo il tragico evento della barbara uccisione di Zhou Zheng e della piccola Joy”. “Avendo pianto e pregato con lui per la famiglia di Zhou – conclude il missionario del Pime - chiediamo all’on. Ding un po’ di questa solerzia e cura verso i vescovi e i sacerdoti scomparsi e imprigionati ingiustamente, anch’essi suoi connazionali e nostri fratelli”. A pochi giorni dal Capodanno cinese l’agenzia di stampa missionaria lancia un appello al presidente e all’ambasciatore cinese in Italia PROGRAMMA Mons. Giacomo Su Zhimin vescovo sotterraneo di Baoding (Hebei), quasi 80 anni, è stato arrestato dalla polizia l’8 ottobre 1997. Da allora nessuno conosce né l’accusa che ha causato l’arresto, né se vi sia stato un processo, né il suo luogo di detenzione. Mons. Cosma Shi Enxiang, vescovo sotterraneo di Yixian (Hebei), 90 anni, è stato arrestato il 13 aprile 2001, un venerdì santo. Di lui non si sa nulla, anche se i suoi parenti e fedeli continuano a domandare alla polizia almeno qualche notizia. P. Giuseppe Lu Genjun, vicario generale della diocesi sotterranea di Baoding (Hebei) è scomparso dal 17 febbraio 2006 nelle mani della polizia. P. Zhang Jianlin, sacerdote sotterraneo della diocesi di Xuanhua (Hebei) è stato portato via da personale dell’Ufficio affari religiosi lo scorso 22 giugno 2011. Fino ad ora non si conosce il luogo dove è detenuto. P. Cui Tai, sacerdote sotterraneo della diocesi di Xuanhua (Hebei) è scomparso nelle mani della polizia dal 22 giugno 2011. Quel giorno alcune personalità dell’Ufficio affari religiosi del governo lo hanno portato via e da allora non si conosce dove sia. Mondo Sabato, 21 gennaio 2012 Haiti, due anni dopo continua l’emergenza A due anni dal devastante terremoto (7° grado della scala Richter) che ha colpito Haiti, sull’isola caraibica oltre mezzo milione di persone vivono ancora negli oltre 800 campi allestiti per l’emergenza mentre la maggioranza dei problemi, dalla ricostruzione alle prospettive di sviluppo, resta irrisolta. Un dato comunque in calo rispetto agli oltre 1,5 milioni di sfollati dei primi mesi. Il sisma del 12 gennaio 2010, con epicentro non lontano dalla capitale Port-au-Prince, ha causato 222mila vittime e ha coinvolto, tra feriti e senza tetto, circa 3 milioni di abitanti dell’isola. Sono da allora seguiti due anni con ulteriori gravi problemi, dall’epidemia di colera, che tuttora colpisce la popolazione (si calcola che i contagiati siano 500mila, e il numero continua ad aumentare), al passaggio dell’uragano Thomas. Alla mancanza di alloggi si aggiungono spesso carenze sanitarie, sociali, educative. Troppe famiglie non hanno cibo a sufficienza, né medicine; servono ospedali, scuole e posti di lavoro. A preoccupare è soprattutto la situazione sanitaria, già precaria prima del terremoto, ed aggravata dall’epidemia di colera estesa a tutto il Paese. La malattia, debellata sull’Isola, è stata molto probabilmente reintrodotta da alcuni soldati dei Caschi blu nepalesi che, inconsapevolmente, hanno svolto il ruolo di vettori del virus. “Dal punto di vista sanitario – spiega Costas Moschochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere in Italia - la situazione è ancora difficile perché era già difficile anche prima del terremoto. Mancano specialmente strutture di secondo livello e l’accesso alle cure, perché ezzo milione di euro. E’ l’importante cifra raccolta attraverso la Caritas sono a pagamento: ma noi sappiamo diocesana da parrocchie, associazioni e privati della diocesi di Como in che Haiti è il Paese occidentale più risposta alla colletta straordinaria lanciata all’indomani del sisma dalla povero. Un problema grave è stato il CEI per l’emergenza Haiti. Fondi che Caritas Como ha fatto confluire nella raccolta colera, che sfortunatamente adesso nazionale con l’intento di sostenere gli interventi promossi da Caritas italiana in è diventato endemico nel Paese. accordo con la Chiesa locale. In totale sono stati raccolti circa 14 milioni di euro. A Quindi, al momento è necessario fare il punto sugli interventi promossi nell’isola dei caraibi, in occasione del secondo migliorare il sistema della fornitura anniversario del terremoto, è stato mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana. dell’acqua e delle fognature. Stiamo I dati di sintesi parlano di oltre 120 mila persone destinatarie d’interventi diretti dicendo che l’80 per cento della spiega mons. Nozza che sottolinea la popolazione non ha installazioni questi due anni”. Il direttore della Caritas particolarità del “metodo Caritas”. “Il alto rischio. Sul piano sanitario l’aiuto sanitarie nelle case e la metà non lavoro fatto fino ad oggi - spiega - ha visto parla anche di un benefico influsso è andato a costruzione di pozzi, bagni, ha accesso all’acqua potabile. di questi interventi a livello di Chiesa come di consueto aiuti immediati nella prevenzione colera, acqua potabile, E’ una situazione molto, molto italiana, perché “grazie al coinvolgimento attrezzature mediche, ricostruzione di fase di emergenza e l’avvio di percorsi difficile”. Difficoltà si registrano attento e costante delle diocesi e delle di accompagnamento in tempi medioscuole e istituzioni varie. Molto vari gli anche sul versante degli aiuti per la delegazioni regionali Caritas, l’esperienza interventi sul piano socio-economico: lunghi, grazie anche all’invio di operatori ricostruzione e del loro utilizzo. Dei di prossimità che Caritas Italiana vive a sostegno di Caritas Haiti. Un approccio con finanziamenti dai 10 mila fino anche 5 miliardi di dollari promessi a livello ad Haiti viene condivisa anche con le che da sempre contraddistingue a 100 e più migliaia di euro ciascuno, internazionale all’indomani del parrocchie e i territori italiani”. In totale il metodo di Caritas Italiana nelle sono state avviate iniziative agricole, sisma ne sono arrivati effettivamente sono stati avviati 102 progetti con un emergenze internazionali, che diventano allevamento, mulini, microcredito, solo la metà. Tra questi l’Unione impegno complessivo di quasi 14 milioni così veicolo di incontro con le comunità orti comunitari, sicurezza alimentare, Europea è stata una dei principali di euro. A titolo esemplificativo, sono in locali, parrocchiali o di villaggio, in irrigazione, banche agricole, acquisto donatori con 1,5 miliardi di dollari corso progetti di assistenza a bambini di una prospettiva di condivisione dei animali da trasporto e altro. oltre a cifre minori provenienti dal strada, sostegno a Caritas Haiti, centri drammi vissuti e della quotidianità che “Si tratta non solo di dare impulso bilancio della Commissione e da socio-pastorali, ripresa attività scolastica, ne segue. Le comunità incontrate sono all’economia locale – spiega mons. quello degli Stati membri; anche in laboratori professionali per giovani, state per Caritas Italiana testimoni di Nozza – ma anche di rallentare l’esodo questo caso, però, una parte cospicua formazione pedagogica per insegnanti, fede, capaci di tener viva la speranza, e dalle campagne e rafforzare i processi dei fondi deve ancora essere inclusione sociale di adolescenti ad protagoniste di carità nel cammino di comunitari”. impiegato. Alla vigilia dell’anniversario l’Unione Europea ha lanciato un nuovo programma di aiuti che si concentra sulla ricostruzione di abitazioni, del quale dovrebbero beneficiare circa 60mila persone. “Questo nuovo programma – segnala la Commissione di Bruxelles -, per un totale di 23 milioni di euro, sarà realizzato in accordo con le comunità locali e il ministero haitiano dei lavori pubblici”. Catherine Ashton, Alto rappresentante Ue per la politica estera, afferma che “mentre i problemi umanitari più immediati ra le organizzazioni impegnate nelle at- del centro, che sarà gestito dalle autorità locali hanno trovato una soluzione, siamo tività di ricostruzione e sviluppo ad Hai- in collaborazione con il ministero della Sanità ben consapevoli che la ricostruzione ti c’è anche l’Associazione Comasca per haitiano, l’associazione comasca contribuirà del Paese continua a porre gravi la Cooperazione Internazionale, onlus a cui con un terzo del costo totale (93 mila euro), i problemi”. Ma c’è forse troppo contribuiscono diverse realtà istituzionali restanti due terzi saranno messi a disposizione ottimismo in questa dichiarazione. della Provincia di Como tra cui 15 Comuni. da una serie di Comuni spagnoli e dall’UNDP Ashton prosegue: “L’avvio della Grazie a 30 mila euro (di cui 28 mila già rac- (il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni nuova amministrazione politica colti), l’ACCI contribuirà alla realizzazione di Unite). “Dopo il terremoto - racconta Chiara diretta dal presidente Michel uno spazio polivalente per la formazione e la Brunetti, cooperante dell’UNDP di stanza a Martelly e dal premier Gary Conille sensibilizzazione alle tematiche della salute Santo Domingo che sta seguendo la progetsegnerà, spero, l’inizio di un periodo comunitaria nel dipartimento di Belladere, al tazione della struttura – abbiamo assistito ad di stabilità politica e di crescita confine tra Haiti e la Repubblica Domenica- una forte emigrazione dalla capitale haitiana economica essenziale alla riuscita na. “Ci sembra giusto – spiega il responsabile verso la periferia e il confine con Santo Dodel processo di ricostruzione”. dell’associazione Franco Mercuri – a due anni mingo. Nell’area di Belladere sono così arridal sisma far sapere come utilizzeremo i fon- vate migliaia di persone che tornavano dalle pagina a cura di raccolti. Come già avvenuto per lo tsunami proprie famiglie o provavano a varcare il condi MICHELE LUPPI LA LINEA DI CONFINE CHE DIVIDE HAITI in Asia abbiamo scelto di intervenire non nel- fine”. Si stima che saranno circa 120 mila le DALLA REPUBBLICA DOMENICANA. la prima emergenza ma all’interno di progetti persone a beneficiare del progetto. Tra questi BELLADERE SI TROVA NELL’AREA CENTRALE di ricostruzione e sviluppo”. Alla realizzazione anche seimila sfollati. Nonostante gli interventi dei “donatori” internazionali ancora mezzo milione di persone vive ancora nei campi profughi COLLETTA in diocesi. A livello nazionale raccolti 14 milioni Dalla Caritas 500 mila euro per ricostruire la speranza M ◆ 30 mila euro dall’associazione ACCI Da Como il sostegno per un centro di formazione T Caritas italiana insieme alla Chiesa locale ha già avviato 102 progetti in diversi ambiti 7 Cultura 8 Sabato, 21 gennaio 2012 D al 9 all’11 febbraio Roma ospiterà il convegno “Gesù nostro contemporaneo” promosso dal Progetto Culturale della Cei. La domanda di Gesù di Nazaret: “Voi chi dite che io sia?” risuona anche oggi non meno provocante e ineludibile che nella cerchia dei primi discepoli, e poi nei secoli successivi. In questa domanda è implicita una seconda: chi è Gesù “per me”, e anche “per noi”, per il genere umano? Dopo il grande incontro su “Dio oggi. Con a roma il convegno su gesù lui o senza di lui cambia tutto” del dicembre 2009, il Comitato per il progetto culturale torna a lanciare un messaggio forte e una provocazione al dibattito pubblico. Lo fa sottolineando la contemporaneità di Gesù, il suo carattere di persona viva, reale, portatrice di una luce e di una speranza capaci di orientare il cammino di un’umanità che è entrata in un tempo di grandi cambiamenti e di scelte di enorme portata. Sta qui la specificità che conferisce a Gesù un significato assoluto e universale, capace di toccare il cuore, di far sentire tutti ugualmente uomini, esaltati nella propria umanità e unicità. Il messaggio emerge dalle diverse sessioni in cui è articolato l’evento. Agli uomini del nostro tempo è riproposto Gesù, di cui parlano da secoli le grandi opere della cultura e la fede umile e operosa di tanti fedeli. Il percorso offerto si snoda nei termini della cultura attuale, quindi con rigore critico e confrontandosi in maniera intellettualmente onesta con coloro che hanno di Gesù opinioni molto diverse. Proprio questo confronto costituirà il “sale” dell’evento. Tanti i relatori in programma, dal cardinale Angelo Bagnasco, all’arcivescovo di Milano Angelo Scola, il cardinale Gianfranco Ravasi, Paolo Mieli, Lorenzo Ornaghi, Sandro Magister, Dino Boffo. Programma e iscrizioni on line su www.progettoculturale.it; info telefoniche: 06.66398288. Corso multidisciplinare. Al via, in Seminario a Como, sabato 21 gennaio, con Cardini S abato 21 gennaio, proposto dalla nostra diocesi, prende avvio il corso dedicato a “Perché non possiamo non dirci cristiani – Radici cristiane e destino laico dell’Europa”. Si tratta di un itinerario pensato per approfondire alcune tematiche teologiche ed ecclesiali con un taglio multi-disciplinare, dando voce, cioè, a una pluralità di prospettive e di metodi di accostamento. Il primo incontro, in programma dalle ore 17.00 presso il Seminario diocesano di via Baserga 81 a Como, è con Franco Cardini: a lui il compito di parlare di “Le radici cristiane della civiltà europea”. «Il rapporto fra Cristianesimo ed Europa – spiegano gli organizzatori della proposta culturale – è un tema vivacemente discusso, per questo lo abbiamo pensato al centro del nostro itinerario di approfondimento. Tante le chiavi di lettura e gli argomenti da affrontare: la costruzione della casa comune europea; l’umanesimo moderno, laico e scientifico; le dinamiche della globalizzazione; i flussi migratori; il confronto con la religione islamica; i dilemmi etici su vita, libertà individuale, famiglia, solidarietà… Il Corso farà da grande contenitore per una pluralità di voci e prospettive, così da offrire una “sinfonia” di punti di vista che, sebbene tra loro molto differenti, potranno tuttavia contribuire a formare opinioni e riflessioni». Le radici cristiane dell’Europa sono imprescindibili, «eppure – proseguono gli animatori del Corso – passare dall’enunciazione astratta di ideali condivisi, alla formulazione concreta di atteggiamenti, stili, normative che li mettano in pratica è sempre più difficile. Per non parlare del futuro del cristianesimo in Occidente: siamo in bilico, fra chi lo vorrebbe come reperto di un passato ormai archiviato e chi, per fortuna, lo considera profonda ispirazione per una nuova progettualità culturale e sociale». Franco Cardini Ad aprire il Corso sarà dunque Franco Cardini. Impossibile intermedi” costituiti dalle comunità locali con le loro prerogative e i loro diritti, del riconoscimento generale di una comune patria europea che fin dal medioevo ha costruito una cultura fondata sul pluralismo delle lingue e delle tradizioni e sull’unicità della tradizione giuridica ed etica proveniente dall’incontro della romanità con il cristianesimo e con il contributo delle etnie che nell’eredità di quelle tradizioni si sono riconosciute». Ricordiamo, infine, che una delle ultime fatiche editoriali di Cardini, in libreria da poche settimane per i tipi della Laterza, si intitola “Il turco a Vienna” e narra le vicende legate all’assedio di Vienna del settembre 1683, per la cui risoluzione giocò un ruolo chiave il “nostro” papa comasco Innocenzo XI. Il panorama culturale di oggi Radici cristiane e destino laico dell’Europa: un percorso a più voci per affrontare argomenti di stretta attualità. riassumere in poche righe il curriculum del relatore. Laureato all’Università di Firenze, dove è stato allievo del professor Ernesto Sestan, è professore ordinario di Storia Medievale prima all’Università di Firenze e dal 2006 presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane. È Fellow (una sorta di “professore emerito”) della Harvard University e ha svolto lavoro di ricerca presso la Fondazione Berenson di Un tema difficile e complesso “Abbiamo ritrovato la vita - Dall’abuso alla risurrezione” È stato pubblicato, nella collana “Problemi sociali oggi”, questo testo che racconta gli oltre vent’anni anni di impegno contro la pedofilia di don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione “Meter”. Il libro è intenso e drammatico, ma mai disperato. Raccoglie per la prima volta alcune delle lettere ricevute negli anni. Sono le testimonianze di un lungo percorso di rielaborazione della violenza subita e mostrano che, se è vero che la pedofilia è un crimine che non potrà mai essere dimenticato, è però possibile per le vittime intraprendere un percorso per “ritrovare la vita”. San Paolo, pp. 124, 11 euro. Firenze. Ha insegnato Storia medievale nell’Università di Paris VIII - Vincennes e nell’Università di Alcalá de Henares; “Italian History and Culture” presso il Middlebury College, Vermont, Usa. È Directeur de Recherches presso l’École des Hautes Études di Parigi ed è stato Gastprofessor nella Freie Universität di Berlino. Si occupa principalmente di rapporti fra l’Europa e il mondo musulmano, con particolare riguardo ai pellegrinaggi, alle crociate e agli scambi culturali, ma partecipa attivamente a numerose iniziative culturali e politiche in tutto il suo vastissimo ambito d’interessi. Il tema delle radici dell’Europa, al centro del pomeriggio di riflessione di sabato, è stato affrontato da Cardini anche in un testo del 2006, scritto a quattro Iscrizioni e programma del Corso mani con Sergio Valzania e intitolato “Le radici perdute dell’Europa. Da Carlo V alle guerre mondiali”, giunto alle stampe proprio all’indomani del rifiuto, da parte di alcuni membri dell’Unione Europea, di inserire il riferimento alla matrice cristiana nella Carta costituzionale dell’organizzazione continentale. «L’Europa – ha affermato di recente Cardini in un colloquio con la redazione della testata on line “Megachip” – deve ritrovare se stessa in un cammino che la Modernità ha interrotto imponendo la vittoria degli assolutismi prima, degli stati nazionali poi. Una scelta che ci ha regalato due guerre fratricide. Il cammino da riprendere è quello interrotto progressivamente tra Cinque e Settecento: il cammino del solidarismo, della restaurazione dei “corpi Ci si iscrive al Corso Multidisciplinare inviando una mail a: comunicazione@diocesidicomo. it, indicando nome – cognome – indirizzo – recapito telefonico, oppure all’atto di apertura delle singole lezioni (mezz’ora prima dell’inizio). Contestualmente è previsto il versamento di una quota di 20 euro a titolo di rimborso spese. Salvo differente indicazione, le lezioni si tengono al sabato pomeriggio, dalle ore 17.00 alle 18.45. Dopo l’incontro di sabato 21, ecco il calendario degli altri incontri: 11 febbraio Don Angelo Riva, Il pensiero di Benedetto XVI sul destino del Cristianesimo in Occidente 25 febbraio Monsignor Giuseppe Angelini, Profili di laicità in Occidente 3 marzo Don Ezio Prato, Cristianesimo e cultura liberale 10 marzo Magdi Cristiano Allam, Per un cristianesimo identitario: Europa cristiana libera 17 marzo Chiara Giaccardi, Identità e alterità. L’esperienza cristiana come relazione 24 marzo Paolo Branca, Cristianesimo e Islam nella vicenda culturale, sociale e politica dell’Europa contemporanea 31 marzo Don Andrea Straffi, Le cattedrali della fede un viaggio nel cuore dei poveri “La sapienza degli ultimi” Amintore e Mariapia Fanfani. Due vite e un sogno di un mondo migliore. Questo libro mette insieme la tensione umanitaria di Mariapia con le riflessioni sulla povertà che il giovane Amintore formulò durante la seconda guerra mondiale. L’avventura di Mariapia al servizio dei più poveri in innumerevoli missioni di pace attorno al pianeta illumina le intuizioni di Amintore. La meditazione dell’uno orienta e dà senso al racconto dell’altra. La descrizione dei volti, dei sorrisi, delle lacrime e delle speranze dei più poveri e sofferenti si intreccia alle attente considerazioni sulla lotta alla fame, alla disuguaglianza sociale e alla povertà. . San Paolo, pp. 320, 24 euro. pagina a cura di ENRICA LATTANZI Vita della diocesi Agenda del Vescovo Da giovedì 19 a domenica 22 gennaio Visita pastorale nelle Valli Varesine a: Cassano, Masciago, Bedero, Cuvio, Comacchio, Azzio, Orino.. Lunedì 23 gennaio A Como, alle ore 10.30, presso la basilica di San Fedele, Santa Messa con il corpo della Polizia Locale. Martedì 24 gennaio A Maccio, incontro con i giovani della Propedeutica. Mercoledì 25 gennaio A Como, mattino e pomeriggio: Commissione De Promovendis; a Como, alle ore 20.45, presso la basilica del SS. Crocifisso, preghiera conclusiva della Settimana per l’Unità dei Cristiani. Giovedì 26 gennaio A Como, al mattino, Commissione per la Salvaguardia del Duomo; nel pomeriggio, Consiglio Episcopale. Venerdì 27 gennaio A Como, mattino e pomeriggio: udienze e colloqui personali. Sabato 28 gennaio A Como, al mattino, incontro con i giornalisti; a Berbenno, alle ore 16.00, Santa Messa a cento anni dalla nascita di don Tarcisio Salice; a Sondrio, alle ore 18.30, Santa Messa presso la chiesa di San Rocco per san Giovanni Bosco. Lunedì 30 e martedì 31 gennaio A Como, in Seminario, incontro dei Vicari Foranei. ■ Azione cattolica Formazione alla corresponsabilità La proposta, in programma il 4 e il 5 febbraio, è rivolta a tutti gli operatori pastorali, in particolare per chi partecipa ai Consigli pastorali, parrocchiali e vicariali e per i responsabili associativi. Il titolo della due giorni è: “Libero per tutti! Liberi e responsabili nel vivere la fede e amare la vita”. Si inizia alle ore 9.00 di sabato 4 febbraio. La prima relazione è affidata a don Ivan Salvadori su “La libertà di Gesù. Gesù di fronte al dramma della sua passione”; seguirà Leonardo Lenzi su “Libertà e responsabilità nella cultura e nella società di oggi”. Alle ore 12.30: pranzo. I lavori riprendono alle ore 14.30 con Luciano Galfetti che interviene su “Libertà e corresponsabilità dei laici nella vita della Chiesa a cinquant’anni dal Vaticano II”. Domenica 5 febbraio, si ricomincia alle ore 9.00 con “Decidere insieme: il discernimento comunitario”, a cura di don Ivano Valagussa, assistente Unitario Ac Diocesi di Milano; alle ore 12.30: pranzo; ore 14.30: Laboratorio sul discernimento comunitario. Chiusura intorno alle ore 17.00. Durante la giornata: celebrazione della Messa. Info e iscrizioni: telefono 031-265181; mail: [email protected]. Sabato, 21 gennaio 2012 9 Parla il card. Kock (Pontificio Consiglio Unità Cristiani) O M S I N E ECUM Una via fatta di pazienza... I l punto della situazione “ecumenica” tra i traguardi raggiunti in questi 50 anni di dialogo (dal Concilio Vaticano II ad oggi) e le sfide nuove da affrontare. Ne parla il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. problematico è l’aver dimenticato l’obiettivo ultimo dell’ecumenismo. Non poche Chiese e comunità ecclesiali che sono nate dalla Riforma non vedono più come meta ultima l’unità visibile nella fede, nei sacramenti, nei ministeri ma intendono l’unità come somma di tutte le Chiese. Una visione ecumenica che come cattolici non possiamo accettare». A che punto siamo invece con le Chiese ortodosse? «Le relazioni bilaterali con Costantinopoli sono ottime e anche le relazioni bilaterali con Mosca sono molto migliorate. Riguardo invece alla Commissione mista internazionale tra la Chiesa cattolica e la Chiese ortodosse, dobbiamo dire con onestà di essere arrivati ad una situazione molto difficile. Risulta difficile parlare della tradizione petrina a partire dalla Bibbia. La discussione teologica sulla sinodalità e il primato dovrà proseguire, ma non siamo arrivati quest’anno ad un testo da presentare alla plenaria il prossimo anno. Sono comunque convinto che si prospetta un buon futuro nel dialogo e anche se oggi è difficile, sappiamo che la vita non è sempre una strada retta». La Settimana di preghiera del 2012 Perché eminenza l’ecumenismo è si celebra nell’anno in cui la Chiesa diventato oggi così difficile? universale ricorda l’apertura 50 anni «Perché negli anni immediatamente fa del Concilio Vaticano II. Può stilare successivi al Concilio, l’entusiasmo era un bilancio “ecumenico” dei traguardi molto forte e forse si pensava che l’unità più importanti raggiunti e delle sfide della Chiesa era alla portata di mano. nuove emerse? Dopo abbiamo dovuto accorgerci che «In questi 50 anni sono stati compiuti i problemi erano più grandi di quello molti passi. Abbiamo avviato 16 diversi che immaginavamo. Che occorreva dialoghi. E se abbiamo potuto fare molti molto più tempo, pazienza e studio. passi nel dialogo con gli ortodossi, nel Abbiamo anche dovuto imparare che mondo occidentale i problemi sono non siamo noi a fare l’unità della Chiesa. divenuti nel tempo più complessi Che l’unità è un dono di Dio e noi a causa di tre nuove sfide: dobbiamo essere disponibili in primo luogo nel mondo di accettare questa realtà. delle Chiese della Riforma Il tema della Settimana di ci troviamo di fronte ad una preghiera per l’unità dei grande frammentazione e la cristiani di quest’anno ci Dopo la preghiera condivisa di mercoledì 18 gennaio, nascita di sempre nuove Chiese. riporta all’inizio di tutto presso il Centro Cardinal Ferrari, con tutte le La seconda sfida è che oggi l’ecumenismo, al potere confessioni cristiane presenti in città, per la Settimana sono aumentate le diversità trasformante della preghiera. di preghiera per l’unita’ dei cristiani sono previsti, a a livello etico e questo è un Un inizio che non possiamo Como, due altri importanti appuntamenti. grande cambiamento rispetto lasciare al passato ma deve per esempio agli anni ‘70 e ‘80 sempre accompagnare Martedì 24 gennaio, alle ore 20.45, presso il durante i quali si diceva: “la fede ogni impegno ecumenico. Centro pastorale “Cardinal Ferrari”, incontro di separa, la pratica unisce”. Ma Il Concilio Vaticano II ha approfondimento sulla spiritualità dell’ortodossia (padre per dare oggi una testimonianza parlato dell’unità spirituale Trajan Valdman, della Chiesa ortodossa romena di credibile nella società, come anima del movimento Milano). dobbiamo trovare un approccio ecumenico e in questo comune sui temi fondamentali senso questa Settimana di Mercoledì 25 gennaio, alle ore 20.45, presso il dell’etica perché in un mondo preghiera deve mostrare il Santuario del SS. Crocifisso: celebrazione conclusiva, fortemente secolarizzato c’è nucleo dell’ecumenismo». con la presenza del vescovo, monsignor Diego Coletti. bisogno di una comune voce MARIA CHIARA BIAGIONI dei cristiani. Il terzo aspetto Como: Unità dei cristiani ■ Il Vangelo della domenica: 22 gennaio - III domenica del T.O. «Se non ora, quando?» (Mc 1,14-20) Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Prima Lettura: Gn 3,1-5.10 Seconda Lettura: 1Cor 7,29-31 Dopo l’arresto di Giovanni Battista tira una brutta aria. Il buon senso avrebbe suggerito a tutti gli aspiranti profeti di stare un po’ tranquilli, di aspettare un momento migliore per scendere in piazza, attendere almeno che le ire vendicative della donna dell’impacciato Erode si fossero calmate. Ma Gesù - come sempre – ci lascia senza parole e de- cide di farsi largo in terra di Galilea. L’evangelista Marco, con il suo stile sobrio e pungente, ci riporta le prime parole di Gesù: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (v.15). è subito chiarita una questione decisiva: Gesù non proclama un sistema religioso o una nuova regola di vita. Il Rabbì annuncia un fatto, un evento, un incontro e invita ad una risposta totale e generosa. La conversione è solo accennata e tutto il Vangelo, a partire dalla chiamata dei primi pescatori sulle sponde del mare di Galilea, ne rivelerà i contenuti e le peculiarità. “Il tempo è compiuto”, dice Gesù. Questo è il momento, coraggio! Non lasciarti sfuggire la vita. Non rimandare. Dio è qui, ora, accanto a te. Nei panni da stirare, nelle verifiche da correggere, nei motori dell’officina da rimettere in sesto, nei corridoi dell’ospedale, nel sorriso imbrattato di cioccolata della tua nipotina, nel telefono che squilla… Se non ora, quando? don ROBERTO SEREGNI Famiglia 10 Sabato, 21 gennaio 2012 Verso Family 2012. Una possibilità di impegnarsi per l’Incontro mondiale di Milano Alla ricerca di famiglie accoglienti e volontari A lmeno 100mila famiglie in tutta la Lombardia disposte ad aprire le porte della propria casa per accogliere chi arriverà a Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie dal 30 maggio al 3 giugno prossimi. L’appuntamento, pensato da Giovanni Paolo II fin dal 1994, si sta avvicinando a passo svelto: mancano, infatti, poco più di 130 giorni all’evento. Il volantino informativo che spiega in che modo dare la propria disponibilità - per accogliere sia una famiglia “dal mondo”, sia della “nostra diocesi” (così da favorire la partecipazione di chi abbia bisogno di un appoggio temporaneo per avvicinarsi geograficamente agli eventi con il Papa) è stato distribuito a Vicariati e parrocchie nei giorni scorsi e può anche essere consultato su www.diocesidicomo.it. Si cercano famiglie o parrocchie situate al massimo a un’ora di viaggio da Fiera Milano City e da Bresso, i due poli dove si svolgerà l’Incontro mondiale. Nella nostra diocesi vuol dire che si chiede la disponibilità soprattutto di chi risiede nei Vicariati di Lomazzo, Fino Mornasco, Cermenate, Rebbio, Como centro, Olgiate Comasco, Uggiate Trevano. C’è anche la possibilità di partecipare all’evento come volontari, con quattro diverse modalità di adesione: dal periodo lungo di tre mesi a quello legato allo svolgimento dell’evento. I volontari forniranno varie forme di assistenza e informazione: ai pellegrini in generale, a categorie particolari, nei luoghi dell’evento, nell’allestimento delle strutture, nella gestione delle aree e dell’alloggio. Oltre alla brochure, è possibile contattare, per tutti i chiarimenti, l’Ufficio per la Pastorale della Famiglia: telefonicamente al 331.6309783 (martedì, giovedì, venerdì dalle 9.00 alle 12.00) o inviando una mail a ufficiofamiglia@diocesidicomo. it. Da visitare anche lo spazio web www.family2012.com: sono aperte le iscrizioni e le prenotazioni (gratuite ma obbligatorie) per i pass dei vari momenti e i kit famiglia. Da segnare in calendario, infine, alcuni appuntamenti diocesani preparatori. Sabato 17 marzo, presso la Camera di Commercio di Como, grazie alla collaborazione fra Ufficio Famiglia e Pastorale Sociale e del Lavoro, è in programma il seminario di studio dal titolo Lavoro-Famiglia-Welfare. Una risposta alla crisi dello stato sociale. Domenica 15 aprile (ottava di Pasqua e solennità della Divina Misericordia) in diversi luoghi della diocesi si svolgerà, in contemporanea con altre Chiese di Lombardia, la Festa diocesana delle Famiglie. Si parlerà di famiglia anche nelle Veglie del Lavoro di lunedì 30 aprile (sempre in realtà differenti del territorio diocesano). Infine, giovedì 31 maggio, nell’ambito del Congresso teologico previsto dall’Incontro di Milano – e al quale potrebbero partecipare fino a 9mila delegati da tutto il mondo –, Como, presso il Teatro Sociale, ospiterà il tema dedicato a Il turismo tra accoglienza, cultura e festa della famiglia. Percorsi locali. In attesa del grande evento in programma dal 30 maggio al 3 giugno è importante ritagliare in diocesi e in parrocchia occasioni di riflessione sul tema scelto. La famiglia, il lavoro, la festa I l tema scelto per il settimo incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano, “La famiglia: il lavoro e la festa”, evidenzia un intreccio tra realtà che troppo spesso vengono interpretate e illustrate singolarmente. Il primo messaggio che l’incontro mondiale invia al mondo intero consiste nell’evidenziare la necessità, anzi meglio dire l’urgenza, di leggere le tre tematiche nel loro intreccio e influsso reciproco. Pensare alla famiglia senza il suo rapporto con il lavoro significa isolarla da quella attività umana, il lavoro, che tra le sue finalità ha anche quella di produrre un reddito da destinare alla famiglia perché possa vivere una vita dignitosa. D’altra parte se il lavoro, o meglio il tempo del lavoro non viene messo in relazione anche con la festa, esso corre il serio rischio di egemonizzare il significato del tempo e di impedire alla famiglia di poter usufruire di quel tempo vitale, ricco di significato e relazioni umane, che è la festa. E da ultimo l’incontro delle famiglie ci ricorda che il lavoro e la festa sono orientate al benessere della famiglia, inteso non solo nell’ottica economica, ma anche relazionale. Ma attenzione, evitiamo subito un pericoloso equivoco. Ridurre il settimo incontro mondiale delle famiglie all’evento che si celebrerà a Milano, a cavallo del mese di maggio e giugno, alla semplice partecipazione delle famiglie che provengono dalle varie parti del mondo per riflettere e pregare insieme sui temi proposti è molto riduttivo. È vero, questo è l’obiettivo primario, se ne pone però un secondo, non meno significativo: quello di sollecitare le singole occasioni, ad esempio, per i gruppi familiari perché si attivino a rilanciare l’obiettivo del fondo di solidarietà. In più, darebbero un valido contributo al consolidarsi della cultura della solidarietà, che permetterebbe il rafforzarsi di iniziative tese a rendere meno drammatiche alcune situazioni di carenza di lavoro: si pensi ai contratti di solidarietà, grazie ai quali possono essere salvaguardati posti di lavoro. E di concerto è poi possibile parlare anche di festa; altrimenti come è possibile parlare della festa e del suo senso, senza cadere nella retorica,a chi è senza lavoro? Forse facendo percepire che la solidarietà offerta nasce da quel Pane, Corpo del Signore che si è offerto a noi, per generare comunione tra gli uomini, fa toccare con mano a chi è nel disagio il valore della festa cristiana. Lavoro e festa, per la famiglia, sono importanti più che economicamente,per l’aspetto relazionale. realtà ecclesiali locali, diocesi e parrocchie, in vista dell’incontro di Milano, ad una serie di riflessioni sull’intreccio famiglia, lavoro e festa. Eventi come quello di Milano corrono il serio rischio di trattare con competenza i vari aspetti del rapporto famiglia, lavoro e festa, di proclamare principi dottrinali ed etici che devono essere di riferimento sia alle famiglie per la loro vita e sia alle istituzioni pubbliche per la difesa e la promozione della realtà familiare, ma pagare poi lo scotto della generalizzazione dei problemi. Per evitare la critica, che può sorgere in chi ha partecipato all’incontro milanese: “si sono fatte tante belle affermazioni, ma poi…” è necessario un approccio alle tematiche connesse all’intreccio famiglia,lavoro e festa che prenda avvio da incontri che interpellino la concreta situazione locale. In tal modo sarà possibile apprezzare e valorizzare i contenuti espressi dai vari convegni organizzati nel corso dell’incontro mondiale delle famiglie, trovando in essi quegli spunti che serviranno per sciogliere i nodi che sono stati individuati nella riflessione preventiva dell’evento. Ma il metodo di approccio alla lettura locale dell’intreccio famiglia, lavoro e festa va oltre la preparazione all’evento milanese. L’impegno a leggere e interpretare come si snoda l’intreccio famiglia, lavoro e festa assume per le famiglie una valenza educativa, in quanto fa assumere alle famiglie stesse delle responsabilità nei confronti della società e delle altre famiglie, obbligandole a pensare al loro ruolo nella gestione dell’intreccio stesso. Mi si passi un esempio: quello del fondo diocesano “Famiglia e lavoro”. Un suo obiettivo era quello di creare una rete di solidarietà delle famiglie che sostenesse una famiglia, che a seguito della perdita di lavoro, si trovasse in seria difficoltà economica e con carenti prospettive positive circa il suo futuro. Purtroppo questo obiettivo non è stato conseguito. Partendo dai contenuti che le catechesi propongono in preparazione all’incontro mondiale delle famiglie, si possono creare robuste L’attualità chiede di pensare a momenti di solidarietà per venire incontro a chi si trovi in difficoltà. Solidarietà, che si tramuta in gesti e in organizzazione attenta ai bisogni delle famiglie è il tema del seminario di studio che si terrà sabato 17 marzo presso la camera di Commercio di Como. Non è un convegno, è un seminario, il cui intento è quello di offrire indicazioni di come si possono predisporre, seguendo il principio della sussidiarietà, strumenti di solidarietà, welfare, capaci di sostenere le famiglie nei momenti di difficoltà economica e sociale. don GIUSEPPE CORTI Vita della Chiesa due febbraio Consacrati in festa per la Giornata mondiale loro dedicata: nella nostra diocesi le celebrazioni presiedute dal Vescovo Il dono e l’impegno «I l “proprium” della vita consacrata è riproporre la forma di vita che Gesù ha abbracciato e offerto ai discepoli che lo seguivano: l’evangelica “vivendi forma”»: su questo pensiero centrale si impernia il “Messaggio della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata per la sedicesima “Giornata Mondiale della vita consacrata”, che si celebrerà, come tradizione, il prossimo 2 febbraio, Festa della Presentazione di Gesù al Tempio. In Italia i religiosi sono circa 140 mila, dei quali 18 mila uomini e 122 mila donne. Nel mondo sono quasi 875 mila, con 135 mila uomini e 740 mila donne. I religiosi italiani rappresentano il 16% del totale. Il titolo scelto per il messaggio è “Educarsi alla vita santa di Gesù” e i vescovi della Commissione sottolineano in apertura del testo un rapporto particolare tra i consacrati e il cammino di questo decennio per la Chiesa italiana dedicato al tema dell’educazione. «“Educare alla vita buona del Vangelo” – scrivono - implica certamente l’educare alla vita santa di Gesù. È questo il dono e l’impegno di ogni persona che voglia farsi discepola di Gesù, specialmente di chi è chiamato alla vita consacrata». Giovedì 2 febbraio sono due le celebrazioni eucaristiche in programma nella nostra diocesi, entrambe presiedute da monsignor Diego Coletti. Al mattino, a Sondrio, l’incontro si svolgerà presso la chiesa Collegiata. La Santa Messa delle ore 10.00 sarà preceduta da un’ora di adorazione. «Stiamo vivendo una serie di iniziative e percorsi che ci porteranno, in primavera, all’incontro mondiale delle famiglie a Milano – sottolinea monsignor Attilio Mazzola, vicario episcopale per la vita consacrata della nostra diocesi –. Per questo motivo è stata scelta una famiglia per compiere un gesto significativo: porterà in dono un cero che verrà posto di fronte all’urna di Nicolò Rusca», che presto sarà beatificato. A Como, la Santa Messa si terrà in Duomo alle ore 18.00. «Per mettere in evidenza l’importanza della Cattedra del Vescovo», conclude monsignor Mazzola. Spandere “il buon profumo” Tornando al messaggio dei vescovi, nella parte centrale del testo vengono indicate quattro “note” che “mostrano la coerenza della vita con la vostra specifica vocazione” mostrando al tempo stesso la “fecondità di un assiduo cammino formativo”. Le quattro note sono: “primato di Dio”, “fraternità”, “zelo divino” e “stile di vita”. Quanto alla prima, del “primato di Dio”, richiamano l’insistenza di Papa Benedetto XVI circa “la sfida principale del tempo presente” che consiste nella secolarizzazione. Particolarmente i consacrati sono chiamati a riflettere sul fatto che “urge una nuova evangelizzazione, che metta al centro dell’esistenza umana il primo comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui – scrivono - voi avete profonda esperienza spirituale”. Questo primo aspetto viene ulteriormente approfondito col pensiero che “nella misura in cui testimoniate la bellezza dell’amore di Dio, che segue l’uomo con infinita benevolenza e misericordia, voi spandete quel buon profumo divino che può richiamare l’umanità alla sua vocazione fondamentale: la comunione con Dio. Nella vostra esistenza siete chiamati ad anticipare il cielo nuovo e la terra nuova che ogni uomo desidera”. Fraternità e zelo divino La fraternità universale è il sogno di Dio, Padre di tutti. La dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere Sabato, 21 gennaio 2012 11 in unità i figli di Dio dispersi”: così scrivono i vescovi nella seconda “nota” all’interno del messaggio, dedicata al tema della “fraternità”. Proprio i consacrati possono offrire, a questo riguardo, una “bella testimonianza ecclesiale” e i vescovi esortano le comunità religiose “ad essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna, preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l’affetto fraterno e i beni materiali”. Nella terza nota, dedicata allo “zelo divino”, i vescovi sottolineano l’esempio di Gesù e la “la forza straordinaria” dello zelo da lui mostrato insieme agli apostoli, esortando i religiosi a preoccuparsi “non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della vita tutto sommato mediocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo, della passione, del fuoco d’amore che animava Gesù e i santi. Per la nuova evangelizzazione a cui la Chiesa oggi è chiamata occorrono nuovi santi, appassionati di Gesù e dell’uomo, sentinelle che sanno intercettare gli orizzonti della storia, in cui ancora una volta Dio ha deciso di servirsi delle creature per realizzare il suo disegno d’amore. Da sempre – scrivono ancora - la vita consacrata è stata laboratorio di nuovo umanesimo”, un impegno a cui si è chiamati ancora in questo tempo difficile. Testimonianza profetica La quarta nota, sullo “stile di vita”, si rifà ai voti di castità, povertà ed obbedienza, tipici della vita religiosa. “La povertà favorisce uno stile di vita all’insegna dell’essenzialità”; la castità consacrata “aiuta a riqualificare la sessualità e a dare ordine e significato vero agli affetti”, mentre l’obbedienza “libera dall’individualismo e dall’orgoglio”. “Vissuti sull’esempio di Cristo e dei santi, i consigli evangelici – chiude il messaggio - sono una vera testimonianza profetica dal profondo significato antropologico, che suppone e richiede un grande impegno educativo”. Proclamato da Benedetto XVI. Negli anniversari del Concilio e del Catechismo. C on la Lettera apostolica “Porta fidei” dell’11 ottobre 2011, Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede (11 ottobre 2012-24 novembre 2013), per mettere al centro dell’attenzione ecclesiale ciò che, fin dall’inizio del suo Pontificato, gli sta più a cuore: l’incontro con Gesù Cristo e la bellezza della fede in Lui. La Chiesa è ben consapevole dei problemi che oggi la fede deve affrontare e sente quanto mai attuale la domanda che Gesù stesso ha posto: «Il Figlio dell’uomo, quando tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). Per questo, «se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione e una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci» (Discorso per la presentazione degli auguri natalizi alla Curia romana, 22 dicembre 2011). «L’inizio dell’Anno della fede – informa la Sala Stampa Vaticana – coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il 20° anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992)». Il Comitato per la preparazione dell’Anno della fede – costituito presso la Congregazione per la Dottrina della Fede – ha redatto una Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede. Nell’introduzione si ribadisce L’Anno della Fede Dalla Lettera apostolica del Santo Padre indicazioni per prepararsi e vivere bene questo anno di riflessione; una quarantina le proposte articolate su quattro livelli che l’Anno «vuole contribuire a una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la porta della fede». Una quarantina le proposte, articolate su quattro livelli: Chiesa universale; Conferenze Episcopali; Diocesi; Parrocchie, Comunità, Associazioni, Movimenti. Le indicazioni pastorali della Nota hanno l’intento di favorire «sia l’incontro con Cristo attraverso autentici testimoni della fede, sia la conoscenza sempre maggiore dei suoi contenuti». Come detto si tratta di proposte: viene quindi lasciato ampio “margine di manovra” per tutte quelle iniziative che «lo Spirito vorrà suggerire», si legge sempre nella nota. Accanto ad una solenne celebrazione di inizio, e a vari altri eventi cui parteciperà il Santo Padre (Assemblea del Sinodo dei Vescovi, GMG del 2013 in Brasile), vengono auspicate attività ecumeniche per «invocare e favorire il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani» e «avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica per riaffermare la fede in Cristo da parte di tutti i battezzati». A livello di Conferenze Episcopali, viene incoraggiata la qualità della formazione catechistica ecclesiale. Per l’ambito diocesano, l’Anno della fede viene considerato, tra l’altro, come «rinnovata occasione di dialogo creativo tra fede e ragione attraverso simposi, convegni e giornate di studio, specialmente nelle Università cattoliche», e come tempo favorevole per «celebrazioni penitenziali in cui chiedere perdono a Dio, anche e specialmente per i peccati contro la fede». Per le parrocchie, la proposta centrale rimane la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia. Un’apposita Segreteria e un sito internet forniranno ogni ulteriore aiuto e suggerimento. pagina a cura di ENRICA LATTANZI Vita diocesana 12 Sabato, 21 gennaio 2012 ■ Morbegno Scuola socio-politica: il 23 gennaio Campiglio parla di fiscalità ● La scorsa settimana la tavola rotonda con Boni, Tagliabue e Briccola ● Passaggio fondamentale di ogni intervento è la centralità della persona ● Le difficoltà possono essere occasione per un vero cambiamento La speranza all’epoca della crisi Luigi Campiglio è professore ordinario di “Politica Economica” presso l’Università Cattolica di Milano dal 1990. Laureato in Università Cattolica nel 1972, ha completato i suoi studi in Inghilterra e in altre università estere: è stato “visiting scholar” per diversi anni presso l’Università di Stanford e “Fellow” del Churchill College dell’Università di Cambridge. È stato direttore dell’Istituto di Politica economica dell’Università Cattolica di Milano e componente del Nucleo di Valutazione dell’Ateneo. È direttore della Rivista Internazionale di Scienze Sociali dell’Università Cattolica di Milano. È collaboratore stabile di numerose riviste e giornali. È stato ed è componente del comitato scientifico di numerosi istituti di ricerca, fra cui l’IReR e il Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale. È stato componente della Commissione Garanti del Ministero per l’Università per il finanziamento della ricerca in Italia. La sua attività di ricerca ha riguardato temi teorici e applicati dell’economia; in particolare la distribuzione del reddito, lo Stato sociale, l’economia della famiglia, l’inflazione e la misurazione dei prezzi, l’incertezza nelle decisioni economiche, il rapporto fra economia e sistema politico. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste nazionali ed estere e libri, sia di testo sia di saggistica. A Morbegno, presso il Centro San Giuseppe, e in collegamento streaming a Como, Bormio, Cunardo, Gemonio, lunedì 23 gennaio, a partire dalle ore 20.45, il professor Campiglio interverrà su “Ammazza che fisco… è possibile una fiscalità equa e responsabile?”. Nelle scorse settimane, intervenendo sulla difficile situazione italiana, l’economista, di fronte al debito pubblico italiano di 1900 miliardi di euro (pari al 120% del Pil) osservava: «L’Italia, nel 1995, aveva già raggiunto questa quota nel rapporto fra debito e Pil. Allora nessuno se ne accorse perché l’80% degli italiani possedeva titoli di Stato. Tra febbraio e marzo andranno in scadenza 300 miliardi di euro di titoli italiani. Per remunerare gli investitori, di solito, si ricorre a un’altra asta. Siamo sicuri che l’asta trovi acquirenti? Il rischio è che, ancora una volta, a pagarne le conseguenze saranno le famiglie, con più tasse e meno servizi… La situazione, in questi anni, è sfuggita di mano a tutti. La bancarotta, per l’Italia, resta comunque un’ipotesi remota, perché a nessuno conviene che un Paese come il nostro fallisca: sono convinto che superati gli scogli delle aste di febbraio e marzo, la strada potrebbe essere in discesa… Bisogna iniettare fiducia, non solo ai creditori e alle banche, ma a tutto il Paese. Occorre un sistema fiscale che non si accanisca sulle famiglie. Solo così si creano le condizioni per lo sviluppo e l’occupazione. Dobbiamo restituire al sistema equità, non solo per ragioni morali. Se non rimettiamo le famiglie nelle condizioni di recuperare potere d’acquisto l’economia italiana non ripartirà mai». (E.L.) P iù di cento persone nel salone del Centro “Cardinal Ferrari”, a Como, venerdì 13 gennaio, molte altre nelle quattro località (Morbegno, Bormio, Gemonio, Cunardo), collegate in streaming: purtroppo una serie di problemi tecnici hanno causato qualche disguido. Una circostanza per la quale si chiede scusa assicurando che la prossima volta tutto andrà per il meglio! Una buona partenza, dunque, per la “Scuola di formazione sociopolitica” della diocesi, promossa dalla Consulta delle associazioni laicali. Confortante auspicio, la presenza di un buon numero di giovani; se mancassero i giovani, come puntare a un rinnovato impegno dei cattolici nella vita politica? Ogni sforzo per coinvolgerne qualcuno in più va quindi incoraggiato. Monsignor Angelo Riva, che di questa Scuola socio-politica è l’animatore e il primo responsabile, nell’introdurre tutta l’iniziativa, ha tratteggiato brevemente il panorama della crisi dei nostri giorni, concludendo che ai danni paralleli, che coinvolgono un po’ tutti, si deve rispondere con sacrifici paralleli, nella prospettiva di una speranza condivisa. Non per nulla il titolo della tavola rotonda del primo incontro del 13 gennaio era “Un’agenda di speranza nello scenario della crisi”. Tre voci guida, cento e cento orecchi attenti, quattro o cinque domande esplicite con risposta, qualche altra rimasta sul tappeto, molte, probabilmente, non espresse ma rimuginate nella mente: è il quadro statistico, esteriore, della tavola rotonda. Ma è più importante il quadro contenutistico degli interventi, che cercheremo di riassumere, e più importante ancora il quadro ideale della ricaduta, della riflessione a casa propria, della presa di coscienza, e della decisione di assumere qualche impegno, ciascuno per la sua parte, con coraggio e con passione. Nel primo intervento, Vittoria Boni, della presidenza nazionale delle Acli, si è domandata se il problema principale, per uscire dalla crisi, è di trovare nuovi strumenti, che consentano di riassestare le cose, risalendo la china, o piuttosto, di pensare ad un nuovo modello di sviluppo e di convivenza; sono la crescita e il benessere in sé, come dati materiali, che ci interessano di più, o il tipo di società che vogliamo costruire, basandoci su una corretta idea di uomo? La risposta sembra scontata, a vantaggio di una antropologia che consideri la persona come il valore prioritario, ma l’individualismo e l’idea che si debba dare il primato al mercato sono sempre in agguato. Se si vuole invece assegnare il primato alla persona umana, bisogna avere il coraggio di contrastare tre tendenze veramente rischiose, e cioè: 1) la separazione tra le funzioni e i significati, quasi che gli strumenti ed i risultati debbano valere indipendentemente da come sono usati e sono ottenuti, e dal senso che hanno; 2) l’esaltazione acritica del mercato e la svalutazione della guida della politica; 3) l’indebolimento della rete di protezione sociale. In positivo, per converso, occorre fissare bene gli obiettivi, che non possono non essere quelli della giustizia e dell’equità sociale, dato che il welfare non è un costo, ma la misura della qualità della vita. Un occhio di riguardo va dato agli stili di vita, e dentro questo capitolo bisogna far rientrare la cultura del dono e la gratuità. La seconda voce, quella di Fausto Tagliabue, già segretario della Cisl di Como, si è affidata ampiamente al supporto dei dati e delle statistiche, riferite principalmente alla provincia di Como, per sottolineare alcuni importanti aspetti sociali della crisi e per indicare una prospettiva d’uscita. Teniamo presente anzitutto che la crisi demografica dell’Occidente si riverbera sul mondo del lavoro in modo non meno negativo di altre carenze strutturali, come, ad esempio, l’apprendistato approssimativo e la fiscalità eccessiva. Senza figli non c’è futuro. Quanto agli ammortizzatori sociali, sarebbe un errore imperdonabile eliminarli, ma è grave errore anche il mortificarli, magari con la scusa che c’è - e purtroppo c’è davvero - chi ne abusa, come succede quando si usufruisce della cassa integrazione e nello stesso tempo si svolge del lavoro in nero. A sua volta, l’esigenza di abbassare il carico delle tasse va coltivata contestualmente all’impegno di combattere l’evasione fiscale, con una battaglia che dovrebbe vedere in linea ciascuno di noi, dato che sono facili, ad ogni livello, compromessi, connivenze, furbizie ed omertà. Metter insieme, infine, uguaglianza e libertà è possibile, ma non si deve sposare il liberismo sfrenato, che ha sempre aumentato le disuguaglianze. Il terzo interlocutore ufficiale, Attilio Briccola, imprenditore, e presidente della Compagnia delle Opere, si è avvalso soprattutto della propria esperienza, anche associativa, oltre che istituzionale come membro della Giunta della Camera di Commercio, per evidenziare alcune emergenze e prospettare la necessità di cambiamenti efficaci. Se la crisi del 2011, a differenza di quella globalizzata, mondiale, del 2008 è solo europea, non vuol dire che sia meno penalizzante per l’imprenditoria, tanto più che le banche hanno stretto i cordoni della borsa sul credito alle imprese. Per affrontare seriamente una crisi, in ogni caso, è necessario convincersi che essa è un “travaglio”, dal quale, come nel parto, può nascere qualcosa di bello. La crisi può essere occasione per cercare nuove soluzioni, come è accaduto con la creazione del Parco scientifico tecnologico di Lomazzo (Co). Per trovare vie nuove occorre avere, o assumere in tempo, la mentalità del cambiamento, la disponibilità, cioè, a mettere da parte, se necessario, metodi e consuetudini consolidate, e a guardare in avanti con occhi diversi. A questo proposito l’orizzonte non è tutto oscuro, se è vero che molti giovani, magari con sacrificio, arricchiscono il proprio bagaglio culturale e affinano le capacità operative, andando anche all’estero, e che, proprio in tempo di crisi, si è acquisita consapevolezza dell’importanza della formazione professionale. Nel corso del dibattito si sono fatti approfondimenti e sottolineature, che hanno ripreso alcuni concetti di fondo ed alcune annotazioni pratiche. Dalla regola aurea, che non bisogna fare il passo più lungo della gamba, si è passati al concetto che il consumo non può diventare un fine, invece di essere uno strumento: non si deve consumare più di quel che si produce. Come valutare, infine, i provvedimenti che il nuovo governo va affrontando? Ci sarà un’altra occasione, lunedì 23 gennaio, per esaminare i temi della fiscalità con il professor Luigi Campiglio dell’Università Cattolica. Qui ci limitiamo a due temi emersi dal dibattito: quanto alle liberalizzazioni, non illudiamoci che siano di per sé una panacea, ma esse diventano un aiuto consistente in tempo di crisi; quanto al mercato del lavoro, si dovrebbero, per attenuare il precariato, prevedere dei periodi di prova più lunghi per le prime assunzioni, come pure, verso la fine del periodo lavorativo, si dovrebbero facilitare dei “part time” prolungati. E se ascoltassimo la raccomandazione dell’anziano padre del relatore Briccola, che in buon dialetto ha invitato ad aver fede e pregare? Vita della Chiesa Padre Cantalamessa. Riflessioni e osservazioni. La Parola di Dio parla alla persona. M artedì 17 gennaio, a Morbegno, presso il Centro San Giuseppe, si è svolta la giornata diocesana di aggiornamento del clero. Ad affrontare l’argomento – “L’omelia: riflessioni teologiche e pastorali” – è stato invitato padre Raniero Cantalamessa. Volto noto di spazi televisivi riservati al commento al Vangelo, padre Cantalamessa è autore di numerose pubblicazioni tradotte in una quindicina di lingue. Ordinato sacerdote nel 1958, è laureato in Teologia a Friburgo, Svizzera, e in Lettere classiche all’Università Cattolica di Milano. È stato professore ordinario di “Storia delle origini cristiane” e Direttore del Dipartimento di scienze religiose dell’Università Cattolica. Dal 1975 al 1981 è stato membro della Commissione Teologica Internazionale. Nel 1979 ha lasciato l’insegnamento per è importante aiutare le persone a capire che le Scritture hanno molto da dire su ciò che conta davvero nella vita dedicarsi a tempo pieno al ministero della Parola. Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia. Gli abbiamo rivolto alcune domande. La nostra diocesi sta dedicando il proprio anno pastorale alla Parola. Perché è importante riscoprire la centralità della Scrittura nella vita sia da singoli credenti sia nella comunità? «Cito Sant’Ambrogio: “La Parola è il sostentamento vitale di cui vive il cristiano”. Già san Paolo affermava che “la fede nasce dall’ascolto”. Per cui senza la Parola non può esistere la fede cristiana e nemmeno vi può essere un cammino di crescita del credente. Pensiamo al Salmo: “La tua parola è luce, lampada ai miei passi”. Insieme ai Sacramenti, la Parola è il pilastro su cui si fonda la nostra vita. In passato, forse, i Sacramenti sono stati privilegiati rispetto alla Parola: il Concilio Vaticano II, però, le ha restituito la dignità e la centralità che merita». Si parla spesso della necessità di rievangelizzare le nostre realtà cristiane. Come è possibile riuscire a realizzare questo obiettivo? «Di per sé ri-evangelizzare significa ri-ascoltare la Parola di Dio, in particolare il Vangelo. Per riportare alla fede le persone lontane, secolarizzate, è indispensabile fare delle scelte. Penso che si dovrebbe mettere in evidenza il cuore della Parola: il “kerigma”, che significa il “grido”. Cosa ci “gridano”, appunto, le Scritture? Che Gesù è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Ripartiamo da questo annuncio del Mistero Pasquale. Qualcuno mi guarda stupito quando lo dico, ma a mio avviso un momento particolare in cui essere vicini alle persone e riportarle al messaggio evangelico è quello dei funerali. Di fronte al mistero della morte, allo sconforto del dolore, la fede cristiana è Sabato, 21 gennaio 2012 13 l’unica ad avere risposte, a restituire speranza all’uomo». Nel suo intervento al clero diocesano lei ha parlato dell’omelia. Per molte persone la Messa domenicale è l’unica occasione per ascoltare e riflettere sulla Parola: quanto è importante, e impegnativo, per il sacerdote, preparare l’omelia e giungere al cuore, all’animo, dei fedeli che ha di fronte? «È verissimo: per tante persone l’Eucaristia domenicale è il solo momento di contatto con le Scritture. E proprio perché è importante non sciupare tale occasione, talvolta il sacerdote si sente investito di una grande responsabilità. Se ci si limita all’esegesi, alla mera spiegazione, per quanto potrà essere approfondita non si riuscirà a rispondere alle domande di senso delle persone. Mentre, al contrario, se ci si sofferma solo sulla “morale” si finisce con il suggerire una serie di consigli di buon senso, ma niente di più. In realtà la Parola, come dicevo, è la nostra stessa vita e ha le risposte fondamentali per la nostra esistenza. Nei quattordici anni che ho dedicato al ministero del commento evangelico in televisione, ho cercato di far capire a tutti che la Parola di Dio ha moltissimo da dirci… Durante la Santa Messa, anche se l’omelia è noiosa, nessuno uscirà mai dalla chiesa. Mentre in tv, se non riesci ad arrivare al cuore delle persone, c’è il telecomando che fa cambiare canale! Ciò che conta è far vedere che la Parola ci guida di fonte ai problemi seri, alle cose vere e ci riguarda in prima persona». ENRICA LATTANZI Don Tonino Lasconi. Nelle comunità, fra i cristiani della domenica e quelli impegnati Un confronto molto vivo Cambiano le dinamiche nelle parrocchie: cresce il numero di chi frequenta soltanto di domenica; quale pastorale si profila? “M essaroli” o impegnati? Cristiani della domenica o “militanti”? In realtà, si tratta di una falsa alternativa. O meglio: invece che creare barriere tra le modalità di appartenenza ecclesiale, sarebbe meglio partire dalla Messa domenicale come “cartina di tornasole” per una comunità cristiana “adulta, consapevole, riconoscibile”. Parola di don Tonino Lasconi, parroco a Fabriano ed esperto di questioni giovanili. Lo abbiamo intervistato prendendo spunto dal suo ultimo libro, dal titolo “I ‘messaroli’, una risorsa”, per i tipi di “Cittadella Editrice”. “Messaroli” e “impegnati”: qual è l’identikit di queste due categorie, e quale nuovo rapporto dovrebbe instaurarsi tra di loro? «I praticanti sono sempre di meno, invece i “messaroli” – coloro che frequentano la comunità solo in occasione della Messa domenicale – sono in crescita, sono ormai diventati una grande massa. I “messaroli” in realtà sono il popolo di Dio che, pur non essendo assiduo alle attività della parrocchia, vive una fede a volte semplice, ma capace di sostenere scelte fedeli allo spirito del Vangelo nel quotidiano. È questa fetta di gente che possiamo effettivamente educare, a partire dalle sollecitazioni contenute negli Orientamenti Cei per questo decennio. Da persone che vengono a Messa con motivazioni che provengono dall’abitudine, o hanno radici antiche, possono trasformarsi in cristiani convinti. I “messaroli”, dunque, sono una risorsa: educhiamo prima di tutto quelli che abbiamo a disposizione tutte le domeniche. Se vengono, vuol dire che le motivazioni ci sono, e sono abbastanza forti: se però li trattiamo con superficialità, o addirittura con sufficienza, negatività e disattenzione, il rischio è che si stanchino e se ne vadano. Per questo bisogna coscientizzarli, visto che il senso del dovere oggi non c’è più». Il rischio più frequente è l’abbandono della Messa domenicale... «Dando motivazioni vere a chi possiede motivazioni di tipo imperfetto. C’è chi va a Messa perché si ricorda di un precetto, perché deve ricordare i defunti, perché deve farsi perdonare un peccato, perché cerca di ottenere un vantaggio personale... Una “pratica” non sorretta da motivazioni e portata avanti stancamente, oggi, non regge più e tende a consumarsi velocemente, quindi ad essere abbandonata. Per questo occorre far capire ai fedeli che a Messa c’è la Parola di Dio, spiegarla in modo che tocchi la vita, educare a pregare in maniera convinta, far sentire la comunione della comunità». Si deve puntare tutto sull’omelia, per “rivitalizzare” la celebrazione eucaristica? «Io credo che si debba riportare l’omelia a una delle parti della celebrazione, e non la più importante. Anche perché, purtroppo, per molti sacerdoti la Messa è l’occasione per fare una predica lunga, che vola sopra i problemi, con un linguaggio che la gente non percepisce più come proprio. A mio parere, più si incastra la Messa sulla predica, più il rischio è che la gente si disaffezioni e si allontani. Basti pensare al fenomeno del nomadismo domenicale, grazie al quale i fedeli vanno a cercarsi la Messa che ritengono più adatta alle proprie esigenze. Una tendenza, questa, legittima e da non liquidare semplicemente stigmatizzandola. Noi sacerdoti pensiamo ancora di poter pretendere che la gente vada a Messa: spesso ci si accanisce con quelli che non ci vanno, con il risultato che quelli che ci sono sempre si annoiano e i “messaroli” si sentono messi ai margini. In questo modo, non si fa che scontentare tutti». Tra i credenti, non solo quelli “della domenica”, è in crisi il senso di appartenenza, il sentirsi comunità... «Quelli che abbandonano è perché non si sentono di appartenere alla nostra comunità. Oggi, infatti, sono saltati i confini territoriali: i genitori, ad esempio, possono andare a Messa dai nonni, che accudiscono i nipoti, oppure vicino al mercato dove fanno la spesa... Non possiamo pretendere che il popolo di Dio sia stanziale: possiamo però, curando la qualità delle nostre celebrazioni, innescare un meccanismo virtuoso che fa sì che la gente si muova. Se la Messa è davvero partecipata, la gente arriva. Ci sono persone che “seguono” un sacerdote che, ad esempio, si sposta di parrocchia, perché si è creato nel tempo un legame spirituale, di empatia, con lui». Gli adolescenti sono quelli che spesso per primi abbandonano la Messa domenicale: come riavvicinarli? «È un segnale tipico della loro età: se qualcosa non funziona, coi ragazzi “salta” subito. Posso testimoniare che lavorare solo fra i ragazzi, se non c’è una comunità che li sa interessare, dopo un po’ provoca come conseguenza il fatto che se ne vanno via. Se trovano una comunità cristiana “attraente”, i giovani sono i primi che rispondono alle proposte che si fanno loro. E così, magari partendo proprio da celebrazioni eucaristiche preparate accuratamente e partecipate, a poco a poco si crea comunità. Nelle nostre parrocchie ci sono già molte buone pratiche: possiamo contare su una grande fecondità di iniziative vivaci, di creatività fantasiosa, di proposte pastorali innovative. Il problema, però, è che spesso rimangono nascoste». MARIA MICHELA NICOLAIS 14 Sabato, 21 gennaio 2012 Vita diocesana Cuvio, il Vescovo per il Sacro Cuore La festa - celebrata la terza domenica di gennaio - ha origini antiche quando i cittadini di Cuvio emigravano per lavoro dalla primavera all’autunno L a parrocchia è stata eretta il 4 aprile 1911, con territorio smembrato da Canonica. Contrariamente a quanto erroneamente si ritiene, la chiesa parrocchiale non fu edificata nel 1807, data che ricorda la ristrutturazione del presbiterio, ma le sue origini risalgono, secondo l’ipotesi formulata da don Tunesi, tra l’ VIII e X secolo quando Cuvio, come altri paesi della zona, era possesso del potente Monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, fondato dal re longobardo Liutprando. Questo è attestato da un documento del 712 e sino al momento dell’erezione della Parrocchia era dedicata a S. Pietro. L’apostolo Paolo fu aggiunto per volontà del Vescovo quando Cuvio divenne parrocchia. Il luogo dove essa sorse, un contrafforte semiartificiale che forma uno sperone panoramico in posizione strategica, fa pensare forse ad un fortilizio romano, eretto per difendere i confini e che vedeva nella zona i suoi baluardi nella Rocca di Orino e in quella di Arcumeggia, passando per l’appunto dal Pretorio di Cuvio. Il primo documento che cita la chiesa di S. Pietro di Cuvio, è una pergamena conservata nell’Archivio di Stato di Milano datata 1° maggio 1191 ed era una delle chiese suffraganee della Collegiata di S. Lorenzo di Canonica. Della chiesa poi, parlano nel XVI secolo i Vescovi Francesco Bonomi e Gianantonio Volpi e nell’anno 1592 mons. Feliciano Ninguarda con un’ ampia relazione dalla quale si evince che l’attuale chiesa sorge sullo stesso luogo della precedente. Curioso è apprendere come a differenza degli altri paesi, che il Vescovo nomina come semplici villaggi, Cuvio, invece, veniva indicato come “oppidum”, in virtù della sue funzioni di capoluogo che aveva dato il nome a tutta la valle e dove teneva giustizia il Pretore. Il 28 giugno 1948, con territorio smembrato da Cuvio e Azzio fu costituita la parrocchia di Comacchio. Attualmente Cuvio ha una popolazione di circa La comunità da alcuni anni sta rafforzando il legame e la collaborazione con la vicina parrocchia di Canonica in particolare per quanto riguarda la pastorale di bambini e giovani 1450 abitanti, con una consistente comunità di migranti (circa 270) abbastanza integrati e dei quali un bel gruppo è sostenuto dalla Caritas parrocchiale. L’interno della chiesa parrocchiale è stato restaurato completamente nel 1991 ed è dotata di un ciclo di affreschi pregevoli, dei pittori bergamaschi Pasquale e Luigi Arzuffi. Fu consacrata l’11 dicembre 1950 dal Vescovo Felice Bonomini. Le strutture, oltre la casa parrocchiale, sono costituite da un ampio salone per le riunioni e dal nuovo oratorio, inaugurato nel 1996 da mons. Maggiolini, dotato di un campo di calcio regolare. Da quest’anno si è iniziata una Pastorale Giovanile integrata, in collaborazione con la parrocchia di Canonica. L’auspicio è che si possano così dare delle risposte valide alle esigenze educative dei ragazzi e giovani, che hanno a disposizione due oratori, che si cercherà di qualificare sempre di più. La Visita Pastorale del nostro Vescovo Diego non potrà che confermare e stimolare tale orientamento sempre più urgente. Anche la catechesi per i bambini e ragazzi, dalla seconda elementare alla terza media, viene svolta unitariamente con Canonica,con la formazione comune delle catechiste e l’uso degli stessi testi catechetici. Il Vescovo visiterà la comunità in occasione della festa del Sacro Cuore, la terza domenica di gennaio. Una festa che ha radici antiche: le sue origini centenarie sono legate al fatto che, dalla primavera all’autunno, la quasi totalità degli uomini migravano in Francia per lavoro e ritornavano nel periodo invernale. ✎ Programma Oltre alla parrocchia di Cuvio, dal 20 al 22 gennaio, il Vescovo incontrerà anche le comunità di Azzio, Orino e Comacchio. Venerdì 20 gennaio 9:00 Cuvio, colloquio con il parroco. 10:00 Cuvio, visita alla ditta Modecor e incontro con il mondo del lavoro. 15:00 Comacchio, visita alla ditta Mascioni Organi. 16:00 Comacchio, Residenza Prealpina: incontro con anziani e ammalati. 20:30 Azzio, adorazione eucaristica e confessioni. Sabato 21 gennaio 7:00 Cavona, Rosario vocazionale e S. Messa. 10:30 Azzio, colloquio con il parroco. 11:50 Azzio Convento, omaggio musicale della ditta Mascioni organi. 16:00 Incontro con le famiglie delle tre parrocchie. 18:00 Orino, S. Messa. 20:45 Azzio, incontro con la comunità apostolica delle tre parrocchie. Domenica 22 gennaio 10:30 Azzio, S. Messa e cresime al Convento. 15:30 Cuvio, accoglienza Vescovo e saluto al sindaco. S. Messa e processione del Sacro Cuore. 21:00 Cuvio,Incontro con la comunità apostolica. Il Vescovo tornerà a Cuvio il 10 febbraio con il seguente calendario: 9.30 incontro con la Comunità e preghiera in chiesa parrocchiale. 10.00 visita ai malati e Comunione Eucaristica. 11.00 visita all’Azienda agricola di Gasperini Marcellino. 15.30 visita alla Scuola Materna “Erminia Maggi”. 16.30 celebrazione dei Vespri e saluto di congedo del Vescovo che si recherà a Duno per l’Eucarestia nel Tempio votivo dei Medici d’Italia. Giornata dei Migranti. La celebrazione, domenica 15 gennaio, al Sacro Cuore a Como “Portate la vostra cultura ma anche la fede” è stata la S. Messa presieduta da mons. Italo Mazzoni, vicario episcopale per la pastorale, a chiudere le iniziative organizzate a Como per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Una giornata, a cui hanno partecipato diverse comunità etniche, aperta con il pranzo di condivisione presso la Casa don Guanella di Como, seguito da un momento di riflessione sul messaggio del Papa “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, tenuto da padre Giuseppe Pierantoni, missionario dehoniano. Alla celebrazione conclusiva oltre ai gruppi tradizionalmente presenti (in rappresentanza di vari Paesi dell’Africa, del Centro America e delle Filippine), ha partecipato per la prima volta la comunità degli Ucraini di Como, guidati da padre Metodio che ha concelebrato l’eucarestia portando alcuni segni del rito cattolico ortodosso. “Voi tutti – ha commentato mons. Mazzoni, nell’omelia – portate in Italia il carattere della vostra cultura. Vi chiedo di portare anche l’entusiasmo della vostra fede. Quella fede che avete appreso e maturato dalle vostre famiglie, da sacerdoti e missionari nei vari angoli della terra”. In Missione Sabato, 21 gennaio 2012 15 Camerun. A colloquio con il Vescovo Coletti appena rientrato dalla missione diocesana “I ✎ Il viaggio n Africa in nostri fidei donum coltivano querce e non insalata”. Queste parole pronunciate dal Vescovo di Como, mons. Diego Coletti, nel suo discorso di saluto prima di lasciare il Camerun spiegano bene qual è il senso della missione in una terra che vive le difficoltà di molte regioni dell’Africa Sub-Sahariana, ma anche la vitalità e la speranza di una Chiesa giovane. Un impegno che guarda al domani e al futuro di questa terra. Abbiamo incontrato il Vescovo a poche ore dal suo rientro in Italia, sabato 14 gennaio, dopo due settimane trascorse nella missione diocesana di Maroua-Mokolo. Eccellenza, quindici giorni con i nostri fidei donum. Che aria ha respirato? “Stando a fianco dei nostri fidei donum ho respirato un’aria fatta di dedizione, impegno e passione per la missione a loro affidata. Per quanto riguarda il servizio svolto ho potuto sperimentare ancora una volta la ricchezza di una presenza giocata su tre livelli: la frontiera dell’evangelizzazione e del primo annuncio, la collaborazione sempre più stretta con il clero locale e la continua cura di attività educativo-assistenziali con un particolare riferimento all’impegno educativo”. Il suo arrivo in Africa è avvenuto pochi giorni dai drammatici fatti della Nigeria perpetrati dalla setta Boko Haram, originaria di una regione oltre confine ma non distante dalla diocesi di Marua-Mokolo. Come si vive questa situazione? “Ho avuto l’impressione che la situazione nigeriana e la presenza di fondamentalisti sia circoscritta a quella realtà ed estranea alla cultura del nord del Camerun e dell’etnia Kapsiki. E’ chiaro, però, che da parte dei nostri missionari e della Chiesa locale c’è la preoccupazione per un possibile contagio futuro. Per quanto ho potuto vedere nella diocesi di Maroua-Mokolo tra cristiani e mussulmani si respira un’aria di tolleranza e rispetto vicendevole. Nelle scuole sostenute dai nostri missionari, ad esempio, studiano anche bambini mussulmani e questo E’ Coltivando semi di futuro Dal 2 al 14 gennaio una delegazione diocesana ha fatto visita ai nostri fidei donum permette di creare legami con le loro famiglie. Per questo posso dire che la preoccupazione c’è, ma senza timori eccessivi”. Lei ha visitato anche la parrocchia di MokoloMboua, passata da poco più di un anno al clero locale, pur con la collaborazione di Alda e Brunetta. E’ questo un bell’esempio di quello che dovrebbe essere il naturale cammino di accompagnamento alla Chiesa locale dei fidei donum? “Questo è avvenuto sia a Mokolo, dove c’era don Giusto Della Valle, che a Nguétchéwé con don Felice Cantoni, ora in un’altra parrocchia. In entrambi i casi il clima mi sembra buono e si vede che c’è accoglienza e condivisione. Un dato non scontato perché è capitato in passato che nella zona ci fossero insofferenze nel rapporto tra la Chiesa locale e l’aiuto offerto dagli Istituti Missionari e fidei donum”. Rispetto alla sua prima visita ha visto qualche cambiamento? “In questi quattro anni non ho visto grossi cambiamenti. Credo, però, che il servizio e la missione svolta dai nostri missionari in collaborazione con la Chiesa e le comunità locali debba essere analizzata sul lungo periodo. In particolare per quanto riguarda il lavoro svolto nei campi dell’istruzione e dell’educazione. Dall’altra parte la comunità cristiana si è mostrata sensibile al problema dello sviluppo e dei GIOVANI passi necessari a raggiungere un benessere minimo. Questo fa ben sperare per il futuro a condizione che le comunità riescano ad evitare divisioni interne e a promuovere una collaborazione sempre maggiore tra i villaggi”. Questo viaggio è stato anche l’occasione per fare il punto sulla nostra presenza. Ci sono novità in vista? “In prospettiva, entro la primavera 2013, concluderanno il loro cammino in Camerun un paio di nostre presenze (don Angelo Mazzucchi e don Felice Cantoni ndr); per questo siamo aperti all’attesa per vedere se qualche sacerdote, consacrato o laico - magari anche una famiglia - si metteranno a disposizione per un’esperienza in missione. Scelte che devono essere preparate con largo anticipo conoscendo la necessità di preparazione che richiede un servizio come quello in Africa”. rientrata in Italia sabato 14 gennaio dopo un lungo viaggio attraverso il Ciad e uno scalo aereo in Etiopia, ad Addis Abeba, la delegazione della diocesi di Como, guidata dal Vescovo Coletti, che ha fatto visita alla missione diocesana di Marua-Mokolo e ai nostri fidei donum: don Angelo Mazzucchi, don Corrado Necchi, don Felice Cantoni, don Alessandro Alberti, Alda Vola, Brunetta Cincera e Laura Pellizzari. Ed è con loro che il Vescovo e Gabriella Roncoroni, direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano, si sono incontrati per fare il punto sulle loro attività. “In due diverse occasioni ci siamo ritrovati insieme ai nostri fidei donum – spiega Gabriella Roncoroni – per un momento di incontro, riflessione e preghiera comune. E’ stato importante riuscire a fermarsi a riflettere con le diverse equipe (i nostri missionari operano in parrocchie diverse e lontane, anche se si ritrovano settimanalmente ndr)”. La visita della delegazione, a cui hanno partecipato anche i genitori di Laura Pellizzari e il fratello di don Corrado (alla loro prima visita alla missione), è servita anche ad incontrare le comunità locali e il vescovo Philippe Stevens che nei prossimi mesi dovrebbe lasciare la diocesi per sopraggiunti limiti di età. “E’ importante – continua il direttore dell’Ufficio Missionario – mantenere il legame con la Chiesa locale perché vogliamo che ogni nostra decisione e attività sia condivisa e inserita in un cammino diocesano. Questa rappresenta una particolarità dell’esperienza di scambio tra Chiese sorelle”. Sentito e significativo anche l’incontro con la popolazione ed in particolare con le comunità apostoliche delle parrocchie di Rhumzu e Mokolo. Un incontro che ha ricordato la visita pastorale del Vescovo nelle parrocchie della nostra diocesi. Non è mancato la visita alle attività sostenute dalla nostra diocesi: dalle scuole per sordomuti e ciechi, al liceo di Mogodé, dai centri pastorali ai dispensari, così come il cantiere del Barrage in costruzione a Mogodé. Tra questi anche il centro per disabili in cui sono ancora impegnate due giovani neuro-psicomotriciste e un’ostetrica, partite con il gruppo, che rientreranno in Italia lunedì 23 gennaio. M.L. Al via il percorso promosso dall’Ufficio Missionario all’interno di “Strade per scegliere” Alla scoperta della missione V enerdì 13 Gennaio: si parte! Alle ore 20 ci troviamo a Cavallasca dalle suore di San Giuseppe dell’Apparizione (cogliamo l’occasione per ringraziarle) che ci ospitano all’interno della struttura in cui vivono. È già il momento delle presentazioni: 14 giovani, comprendendo nel numero le nostre due “guide”, Benedetta e Laura, forti delle loro esperienze missionarie. Siamo Andrea, Camilla, Chiara, Clara, Daniela, Davide, Elisa, Giulia, Mauro, Monica, Oscar e Ruggero. E non dimentichiamo Don Giusto! La serata trascorre tra racconti e conoscenze. È sabato mattina che inizia il vero cammino: la proposta è quella di esporre i nostri dubbi e domande circa le missioni. Ciò che ne risulta è un insieme di interrogativi che esponiamo ai nostri compagni: Don Giusto ci aiuta a chiarire le idee, assicurandoci che i dubbi sono ben accolti e più che leciti. Il pomerig- gio ci riserva una camminata nei boschi di Cavallasca; al rientro ci vengono consegnate delle orme sulle quali scrivere un pensiero o una riflessione riguardante quello che porta con sè la parola “missione”; segue un confronto di opinioni. Alla cena partecipano Rosanna e Michele, rispettivamente segretaria dell’ufficio missioni e collaboratore del Settimanale. É proprio Michele a parlarci dell’importanza dell’informazione e della conoscenza di ciò che accade intorno a noi, non solo in Italia. La serata si conclude con la visione del film The hunting party (Richard Shepard, 2008). La mattinata di domenica è occupata dalle testimonianze di Erika e Fabio, che ci parlano della loro esperienza rispettivamente in India e in Kenya. Dopo aver parte- cipato alla messa, ci dirigiamo al Don Guanella di Como in occasione della festa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Pranziamo, visitiamo il museo del santo e prendiamo parte (insieme ai gruppi etnici presenti all’iniziativa) ad un dibattito, i cui temi principali toccano la natura della Chiesa in Italia e la differenza di tradizioni religiose nel mondo. Concludiamo il primo incontro con una breve verifica dell’esperienza vissuta e ci salutiamo. Prossimo appuntamento fissato per il 25 e 26 Febbraio con ritrovo il sabato alle ore 15 a Cavallasca: nella giornata di Domenica ci si recherà a Milano in visita al PIME. GIULIA BRUNI 16 Sabato, 21 gennaio 2012 Caritas Valtellina: sessanta profughi accolti con amore Il lavoro quotidiano degli operatori è arricchito e reso possibile anche grazie all’apporto delle comunità parrocchiali, con i loro volontari Nelle foto alcuni ospiti della Cooperativa Ippogrifo E mergenza e accoglienza sono le parole che più hanno accompagnato e accompagnano ogni giorno il nostro lavoro nel servizio delle persone profughe del Nord Africa. Ciò che da tempo si prevedeva, seguendo l’andamento della situazione in Libia e poi l’arrivo e lo sbarco dei primi profughi sulle coste italiane, aveva già fatto pensare anche a noi alla possibilità di dover in breve tempo dare un contributo. E così si è passati dal dover pensare di “aprire le porte” della nostra provincia, a “spalancarle”, dal dover “ospitare qualcuno” al “farsi promotori dell’accoglienza”. Proprio perché nell’emergenza, questa nuova situazione ci ha colti in parte impreparati; le normali prassi, solitamente adoperate nei processi di accoglienza delle persone immigrate straniere sul nostro territorio, hanno dovuto essere riviste. Strutture prima predisposte in tal senso non sono bastate a coprire la necessità di accoglienza e così se ne sono individuate di nuove, lontane dai soliti percorsi intrapresi in tal senso. La Caritas diocesana ha chiesto una particolare attenzione e collaborazione da parte delle parrocchie. Nella provincia di Sondrio due hanno risposto, offrendo loro appartamenti, a tale appello: la parrocchia di Berbenno e quella di Tresivio. Il lavoro quotidiano che gli operatori svolgono e costruiscono nell’accoglienza dei profughi è sicuramente arricchito e reso possibile anche grazie all’apporto delle comunità parrocchiali, con i loro volontari. La semplicità con cui si avvicinano ai nuovi ospiti, le relazioni che instaurano nei gesti quotidiani e l’offerta di generi di vario tipo di cui necessitano, non sono forse evidenti come l’operato svolto dai vari servizi, ma rappresentano una singolare ricchezza che dobbiamo avere la forza di conservare e promuovere nelle nostre comunità, al di là di ogni emergenza, nell’incontro quotidiano con le povertà straniere e non. Ci ha aiutato a riflettere in modo particolare un articolo pubblicato sul giornale parrocchiale della parrocchia di Tresivio. Una ragazza ha vissuto l’ospitalità data a tre ragazzi profughi come la visita dei tre Re Magi a Gesù Bambino. Una visita che richiama alla ricchezza portata da queste tre persone, da ricercarsi nella loro diversità di cultura, pensiero e religione; una diversità che non ci deve spaventare, ma farci attenti e curiosi di aprirci all’altro; una diversità che non ci deve più cogliere impreparati ma prepararci ad accogliere tutte le diversità vicine e lontane che nella vita di tutti i giorni incontriamo. L’inizio dell’accoglienza è stato faticoso, ma rivivendolo oggi ci rendiamo conto che la difficoltà nasceva dal “non sapere” cosa ci aspettava e a cosa saremmo “stati chiamati”. Oggi abbiamo chiarito questi dubbi e forse le difficoltà sono maggiori, ma la consapevolezza di aver agito e messo in campo qualcosa per queste persone è la risposta a tante reticenze percepite dentro e fuori noi stessi. Il percorso di accoglienza continua e con esso anche il nostro lavoro che dovrà migliorarsi, dall’accoglienza all’integrazione, per far loro posto nei nostri luoghi, nelle nostre case, nel nostro cuore. Monia Copes Pagina a cura della Caritas diocesana www.caritascomo.it La scheda L’impegno dalla Caritas in Diocesi Sono passati molti mesi da quando da Tunisia e Libia in guerra sono arrivati migliaia di profughi sulle nostre coste, e da lì ridistribuiti su tutto il territorio nazionale: ad oggi un totale di 22.275 assistiti, in Lombardia 3.076, in provincia di Como meno di 200 (prevalentemente dall’Africa Sub-Sahariana e dal Pakistan). La Caritas diocesana, in collaborazione con altri, ha attivato l’accoglienza sulle provincie di Como e Sondrio coinvolgendo in modo diffuso parrocchie e enti disponibili. L’accoglienza è regolata da una convenzione regionale e da un sostegno economico che prevede, anzitutto, vitto e alloggio, assistenza sanitaria, vestiario e beni di prima necessità, ma anche supporto psicologico, linguistico, legale; inoltre è stata in grado di offrire anche relazioni, solidarietà, attenzione ai bisogni. La gestione messa in campo permette anche di fare delle economie, che sono tutte rivolte a sviluppare maggiormente servizi di integrazione: formazione professionale, accompagnamento legale, orientamento al lavoro, e dai prossimi mesi sostegno all’autonomia. Servizi che rivolgiamo anche ai profughi ospitati sul territorio da altri enti, in particolare negli alberghi, dove la disparità di trattamento è evidente; assumendoci con ciò un ruolo di prevenzione e di integrazione sul territorio che le istituzioni - pur sollecitate - fanno fatica ad assumersi. Ma la criticità maggiore - sia per i profughi sia per chi li accoglie - sta nella forte indeterminatezza del percorso: siamo in uno “status di attesa” disegnato per accompagnare questi nostri ospiti verso un respingimento quasi sicuro, e quindi con grande probabilità verso lo status di irregolari. Ci sarebbe sembrato più idoneo e meno dispendioso un riconoscimento immediato con permesso umanitario (come d’altronde fatto con i Tunisini arrivati in aprile), che avrebbe permesso di investire le risorse per una attivazione immediata dei profughi, piuttosto che per supporti legali o per il mantenimento in uno status demotivante di “turista forzato”. Continuiamo a lavorare per il loro futuro (e per il nostro), augurandoci che il governo assuma presto questa decisione; altrimenti ci troveremo presto da capo con decine e decine di nuovi clandestini che busseranno alle porte dei nostri servizi. L’intervista. Parla Monia Copes, operatrice della Caritas L « ’ esperienza di accoglienza delle persone “profughe” per l’emergenza Nord Africa è iniziata, anche nella Provincia di Sondrio, nella primavera scorsa. Da Chiavenna a Livigno abbiamo accolto circa 60 persone, dando forma e vita a un processo di accoglienza che va al di là del semplice (o complesso) essere “solidali”; un processo che ha messo in campo molteplici energie, risorse, spazi, tempi, ma anche pensieri e modi di agire, costruiti su un tempo dell’emergenza che pian piano sta diventando quotidianità». Monia Copes, operatrice della Caritas, traccia così il bilancio della mobilitazione messa in atto in Valtellina per ospitare i profughi fuggiti dalla guerra civile libica. Oggi, a distanza di circa 10 mesi, l’emergenza vera e propria si è attenuata e l’impegno è soprattutto sul fronte dell’accoglienza e di una possibile integrazione, anche se il futuro di queste persone è tutt’altro che sicuro. Monia, come viene gestita l’accoglienza dei profughi in Valtellina? «Diversi sono i soggetti impegnati. Da chi quotidianamente segue e accompagna i ragazzi ospitati a chi contribuisce alla creazione e concretizzazione dei servizi a loro necessari. Alcuni di loro strettamente legati alla Caritas diocesana alla quale fanno riferimento per la convenzione in atto con il ministero dell’Interno che detta i parametri e le modalità di accoglienza, altri con una loro convenzione. Comunque tutti a ritrovarsi attorno allo stesso tavolo nel «Una diversità divenuta ricchezza» momento in cui si costruiscono i progetti di accoglienza nelle diverse fasi». Quali strutture si sono inizialmente mobilitate sul territorio? «Nel distretto di Chiavenna la struttura “il Deserto”, gestita dalla Cooperativa Sociale Nisida, si è resa disponibile e accoglie 2 persone; la Casa di accoglienza “Suor Maria Laura”, gestita dal Centro di Ascolto della Caritas, ospita altre 2 persone e il Comune di Prata Camportaccio in un proprio appartamento ne accoglie 3. Nel distretto di Morbegno la struttura “Casa di Lidia” gestita dalla Fondazione Caritas Solidarietà e Servizi ne accoglie 3; la Comunità “La Centralina” a Cermeledo si è resa disponibile per 2 e la Cooperativa “Lotta Contro L’Emarginazione” in tre appartamenti distribuiti su Morbegno e Tirano accoglie 19 persone. Nel distretto di Sondrio la parrocchia di Berbenno accoglie 6 profughi; la Cooperativa Sociale “Ippogrifo” altri 11; la parrocchia di Tresivio ospita 3 persone. Nel distretto di Tirano la Comunità “Il Gabbiano” ne ospita altri 3. Infine, nel distretto di Bormio il Comune di Livigno ne ha presi in carico 5». Ma anche altri soggetti pubblici e privati hanno dato una mano... «Si sono prestati all’accoglienza anche l’Azienda Sanitaria Locale, che ha messo a disposizione una struttura per accogliere i primi profughi giunti in provincia, e due hotel, il “Bellevue” di Cosio e il “Belvedere” di Sondalo, che hanno offerto sistemazioni provvisorie, in attesa di una diversa sistemazione nelle strutture citate sopra. Altre realtà come la Cooperativa “Apanthesis” di Tresivio, il Cmai (Centro Multifunzionale Aiuto Immigrati) di Sondrio gestito dalla Cooperativa “Ippogrifo”, le organizzazioni sindacali, alcune scuole di Sondrio, gli insegnanti volontari e alcuni avvocati hanno dato il loro apporto e sostegno nel lavoro che l’organizzazione ha man mano richiesto». Insomma, una prova di sensibilità che è di buon auspicio per affrontare il lavoro nei prossimi mesi... «La diversità che esiste tra i vari soggetti è diventata nel tempo una ricchezza per il nostro territorio. Ha permesso di ritrovarsi, in un ottica di collaborazione e sostegno reciproco, a costruire insieme un “lavoro di rete” auspicabile anche per il tempo a venire, che per quanto riguarda l’accoglienza dei profughi dalla Libia si prevede possa continuare per tutto il 2012». Como Cronaca Sabato, 21 gennaio 2012 17 “Casamica”: la vita continua oltre il carcere L a vita continua, oltre il carcere. Lo sa bene la parrocchia di S. Antonio di Padova, a Como-Albate, gestita dai Frati Minori Conventuali, che 7 anni fa – forte della profonda conoscenza che lega i frati alla realtà carceraria, gestendo la cappellania del Bassone, su mandato del vescovo di Como, dal 1986 - lanciò un progetto innovativo e ambizioso, unico nel suo genere in provincia di Como: offrire uno spazio di accoglienza per ex detenuti. Un luogo di vita inserito nel contesto comunitario, a due passi dall’oratorio. Una vera e propria casa per chi era abituato da tempo a misurare lo spazio dentro le mura di una cella. Una sfida colta dalla Provincia francescana dei Frati Minori Conventuali di Sant’Antonio di Padova e presto messa in pratica, grazie alla collaborazione con la Caritas Diocesana di Como ed alla possibilità di beneficiare di alcuni contributi. Nell’ottobre del 2004 presso la fraternità dei frati francescani di S. Antonio nasce così “Casamica Sant’Antonio”, una struttura di prima accoglienza per ex-detenuti fine pena e detenuti in pena alternativa (da 6 mesi ad un anno), per detenuti in permesso premio e per le loro famiglie. Un ponte tra il carcere e il mondo: un complesso autonomo dotato di 8 camere doppie, una zona giorno, una cucina comune, una piccola lavanderia, un guardaroba con stireria, un ufficio per l’accoglienza. Un luogo accogliente, insomma, per riappropriarsi, piano piano, della propria vita. «Il convento di Como – ci spiega padre Fernando Spimpolo responsabile della Casa di Accoglienza, nell’illustrarci le motivazioni che hanno portato a questo passo - sorge non distante dalla casa circondariale del “Bassone” (meno di un chilometro). Per questo motivo i frati hanno scelto di dedicare una parte importante della loro missione all’assistenza spirituale dei detenuti. Il carcere è attivo dal 1983 e, nelle intenzioni, avrebbe dovuto accogliere al massimo 175 persone, configurandosi come luogo di detenzione per persone in attesa di processo. Nel tempo è invece diventato un istituto penale a tutti gli effetti, con molti definitivi, raggiungendo numeri importanti, fino ad arrivare a 600 unità. L’incontro quotidiano con queste persone, grazie all’assidua frequentazione del carcere da parte del cappellano padre Giovanni Milani, affiancato da don Roberto Malgesini (che da alcuni anni dedica due mattine la settimana alla pastorale carceraria) , ha interpellato nel profondo i frati, che hanno voluto, così, dare corpo ad un progetto di solidarietà concreta, realizzando una casa di accoglienza che permettesse di andare incontro ai bisogni spirituali, umani e sociali dei detenuti e delle loro famiglie». Un “viaggio” iniziato in sordina e che ha portato all’accoglienza, dal 2004 ad oggi, di 128 detenuti in permesso premio, 14 in fine pena, 5 soggetti ad Articolo 21 esterno (lavoro all’esterno e rientro in carcere per la notte), 2 in semi libertà, 5 in affidamento, e di un esercito di 758 uomini, donne e bambini, tra parenti e conoscenti. «L’esperienza di questi anni – prosegue padre Fernando – ha senza dubbio reso più ricca la nostra comunità parrocchiale. Si è partiti con qualche timore, consapevoli delle difficoltà a cui saremmo andati incontro. Abbiamo messo in gioco risorse umane ed economiche, e siamo cresciuti insieme, rimodulando le caratteristiche dell’ospitalità in base al bisogno. L’ipotesi progettuale iniziale prevedeva infatti un tetto di permanenza degli Sguardo dentro gli spazi di accoglienza realizzati, 7 anni fa, presso la parrocchia di S. Antonio. Le ricchezze e i problemi ospiti, presso la Casa di accoglienza, di sei mesi. Successivamente ci si è resi conto essere un tempo troppo breve per permettere ad un ex detenuto di trovare casa e lavoro. I tempi di permanenza si sono così allungati, per alcuni fino ad un anno e mezzo e oltre. E i legami di ospiti più stanziali con alcuni membri della parrocchia, compresi gli stessi frati, sono diventati più solidi. Spesso la nostra comunità di frati condivide in convento il pranzo con i residenti, specie con i ‘fine pena’. Ne sono nati dei veri e propri rapporti di reciproca amicizia». casa “Santa BrigidA”. Dal 2007 un appartamento Da Albate a Camerlata: piccoli passi verso l’autonomia U n progetto che nasce, matura, si evolve. “Casamica” nasce come spazio di accoglienza e accompagnamento. Luogo protetto di incontro tra detenuti o ex detenuti e i loro familiari. Trampolino di lancio per la vita vera. Trampolino che, nel 2007, si allunga verso Camerlata, con l’attivazione, in convenzione con la locale parrocchia, di una struttura di seconda accoglienza, denominata “Casa Santa Brigida”. «Casa Santa Brigida – prosegue padre Nando – nasce sulla scorta dell’esperienza maturata in “Casamica Sant’Antonio” e dalla consapevolezza che la vera autonomia non potesse passare da un periodo di permanenza troppo lungo in Casamica. La parrocchia di S. Brigida, attraverso l’allora parroco don Lorenzo Butti, ci ha così messo a disposizione un appartamento per permettere agli ospiti inseriti detenuto, di madre lingua spagnola dà in “Casamica” di sperimentarsi in ripetizioni di spagnolo in parrocchia. condizioni di maggiore autonomia Sono segnali di un seminare che ha abitativa. La seconda tappa di un portato frutti…» E il futuro? «Sul futuro percorso che permettesse di “staccarsi” regna l’incertezza di un cammino che da noi, pur mantenendo vivo il legame progettuale misurato su ciascuno di loro». non è stato privo di ostacoli in questi anni. La sempre minore disponibilità I numeri indicati rendono l’idea di risorse economiche messeci a dell’impegno messo in campo in disposizione dell’ente pubblico, la questi anni. Un progetto che ha portato scarsa possibilità di accedere a bandi frutti, che ha fatto leva anche sulla che premino la continuità del progetto e sensibilizzazione della comunità non puntino solo su idee innovative, le ecclesiale e civile rispetto ai bisogni strette e complesse maglie burocratiche riguardanti il mondo del carcere. che rendono difficili i rapporti con la Un progetto che oggi, nel suo complesso, realtà carceraria e rallentano l’arrivo vive, però, le fragilità della crisi in dei detenuti presso la nostra struttura, atto e che sente più gravoso il peso sono oggetto di grande riflessione da della burocrazia. «Il bilancio umano qualche tempo. “Casamica” ha costi di che abbiamo tratto fino ad oggi gestione vivi e continui ai quali dobbiamo dall’esperienza di “Casamica” è più fare fronte. Agli ospiti viene chiesto un che positivo - continua il religioso -. Si contributo, simbolico, di 7 euro giorno è operato con discrezione, sensibilità, (compresi i pasti e solamente se hanno intelligenza e competenza. E questo ha un lavoro), ai familiari 10 euro. Un portato a risultati importanti di relazione contributo prezioso ci viene offerto da e di ripresa. Ci sono ex detenuti che, Caritas Italiana grazie al forte appoggio ormai reinseriti nel tessuto sociale, della Caritas della nostra diocesi di qualche volta tornano da noi per darci Como e qualcosa ci arriva dall’8x1000, una mano nella pulizia del parco. Un ex accoglienza “ asamica S. Antonio è aperta dal 16 ottobre 2004 presso la parrocchia di Sant’Antonio a Como. Sin dalla sua apertura e relazione perseguedilePadova, seguenti finalità: C - offrire ai parenti dei detenuti in visita ai loro familiari una casa che li possa ospitare e un luogo extra carcerario dove poterli incontrare per vivere con loro, seppur parzialmente, la dimensione familiare; - offrire agli ospiti in regime di permesso premio un ambiente protetto e accogliente che consenta loro di usufruire della possibilità di sperimentare spazi di una, seppur parziale, autonomia e libertà e godere dell’opportunità di potersi incontrare con i loro familiari; - dare agli ospiti in regime di fine-pena e di pena alternativa un punto di riferimento e una casa per un tempo congruo che consenta loro la possibilità di un inserimento in un contesto socio-lavorativo e l’acquisizione di una sufficiente autonomia La crescita del progetto, ma anche le molte difficoltà che lo hanno contraddistinto ma non possiamo negare le difficoltà di ordine economico. A pesare di più, però, è l’incredibile lentezza che registriamo dentro la complessa macchina carceraria. Ex detenuti che dovrebbero arrivare e non arrivano. Richieste di accoglienza di persone che, per scelta stringente e necessaria visto il luogo in cui ci troviamo (che comprende oltre al convento e alla chiesa, l’oratorio con le sue numerose attività rivolte ai bambini) sin dall’avvio di questa esperienza abbiamo stabilito, come Provincia Religiosa, come consiglio pastorale parrocchiale e come equìpe di “Casamica”, di non poter accettare. E così spesso la casa si trova ad avere diverse stanze vuote e con difficoltà si riescono ad articolare programmi di medio lungo periodo. Per il futuro dunque stiamo ragionando su una rimodulazione del progetto, tenendo conto delle difficoltà indicate. Progetto che rimarrà, in ogni caso, tale fino al 2014, sulla base di un accordo a suo tempo sottoscritto con Regione Lombardia. Dopo di che valuteremo». pagina a cura di Marco Gatti economica ed abitativa; - offrire loro indicazioni pratiche circa agenzie per il lavoro, uffici, pratiche burocratiche e un inserimento nella rete dei servizi competenti nelle problematiche di accompagnamento e di inserimento socio-lavorativo; - creare una relazione personale con l’ospite, stabile, attenta alla sua storia, alle sue esperienze, alle sue ansie e preoccupazioni, per rendere possibile un accompagnamento educativo che miri ad un progressivo cambiamento di stile di vita, ad un graduale passaggio dalla devianza alla normalità ed un reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo. In questa opera i frati sono coadiuvati dalla presenza di un educatore e da una decina di volontari, appositamente formati, disponibili ad accompagnare e ad assistere gli ospiti, contribuendo anche all’organizzazione di “Casamica” e alla sensibilizzazione del problema carcerario. Como Cronaca 18 Sabato, 21 gennaio 2012 Alzheimer: ciclo di incontri collettivi per familiari I l Centro Donatori del Tempo informa che sono aperte le iscrizioni per il ciclo di incontri collettivi 2012, di sostegno e di auto-mutuo-aiuto che anche quest’anno i Donatori del Tempo organizzano per i familiari di malati di Alzheimer, a partire da mercoledì 8 febbraio, per dieci mercoledì consecutivi dalle ore 18 alle 19.30 circa, presso il Centro Diurno Comunale a Como, in via Volta, 83 (sede Università Popolare ). Obiettivo dell’iniziativa è quello di trasmettere informazioni e competenze alle famiglie che si trovano a dover fronteggiare il complesso problema della demenza, con interventi condotti da un gruppo multidisciplinare di professionisti, specialisti del settore. Responsabile del ciclo è la psicologa dott.ssa Luciana Quaia. Interverranno inoltre: il neurologo dott. Simone Vidale, responsabile dell’U.V.A., (Unità Valutativa Alzheimer) di Neurologia e il geriatra dott. Alessandro Antonelli, resp.dell’U.V.A.di Geriatria , dell’Az. Osp.S.Anna di Como; lo psicologo dott. Marco Orsenigo, responsabile dell’U.O. Anziani e disabili della A.S.L. di Como. La partecipazione al ciclo di 10 incontri è gratuita. Il ciclo 2012 è riservato a nuovi partecipanti. Per gli interessati è indispensabile fare pervenire l’iscrizione entro il 25 gennaio, alla sede del Centro, in piazza Mazzini,9 a Como, aperta il martedì e giovedì dalle 16.30 alle 18.30, tel. e fax 031-270231, e-mail : [email protected] è “Vero”: l’ospedale S. Anna nella fantascienza Il nuovissimo acceleratore lineare per la cura dei tumori è stato inaugurato la scorsa settimana. Era già in funzione dall’8 novembre. 5 i pazienti sottoposti a terapia T ecnologia d’avanguardia, all’ospedale S. Anna di Como, per la cura dei tumori. La scorsa settimana è stato ufficialmente inaugurato, alla presenza di personalità politiche e sociali del territorio, “Vero”, il nuovissimo acceleratore lineare per la cura dei tumori, unico del suo genere in Italia, e di cui esistono soltanto altri cinque modelli al mondo: uno in Europa, a Bruxelles, e quattro in Giappone. Altri due sono in fase di realizzazione. Un apparecchio da fantascienza, in grado di ruotare attorno al paziente e “inseguire” le lesioni tumorali con altissima precisione, anche se vicino a organi critici o in movimento, senza dover mai spostare il paziente e con tempi di trattamento di pochi minuti. Inaugurato il 12 gennaio, “Vero” è, in realtà, in funzione già dallo scorso 8 ottobre, e vi sono già stati trattati 5 pazienti. Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera S. Anna Marco Onofri, il primario della Radioterapia Dorian Cosentino e l’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani. Nell’ambito dell’inaugurazione sono inoltre state presentate le opere fotografiche realizzate dal lecchese Alberto Locatelli e donate al reparto dall’associazione Cancro Primo Aiuto onlus. Associazione senza scopo di lucro nata nel 1995 che propone iniziative nel campo dell’assistenza socio-sanitaria a favore degli ammalati di cancro e dei loro familiari e che opera in 26 strutture ospedaliere dell’intera Lombardia, distribuite nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza e Sondrio. « “Vero” – ha spiegato con orgoglio il direttore generale dell’Azienda Marco Onofri – pone questo presidio, a livello strumentale, tra le principali strutture ospedaliere d’Europa e del mondo, portando ai massimi livelli oggi disponibili l’offerta di cure in ambito oncologico grazie all’investimento della Regione Lombardia e all’impegno e alle elevate competenze dei nostri professionisti». «L’inaugurazione di questo apparecchio – le parole del prof. Dorian Cosentino, primario della Radioterapia del Sant’Anna - è la conclusione di un cammino iniziato tanti anni fa, nel 1988, quando arrivai alla radioterapia del S. Anna, un piccolo bunker in una stanzetta del vecchio presidio… Un’apparecchiatura estremamente sofisticata che permette di “inseguire” il tumore, irradiandolo anche accanto a tessuti molto delicati e riducendo al minimo i rischi di danneggiare parti del corpo sane. Unica in Italia, ne esiste un’altra in Europa (Bruxelles), e 4 in Giappone. di Marco Gatti foto william Quanta strada si è compiuta in questi anni… “Vero” è un acceleratore lineare che trova collocazione in un reparto già all’avanguardia dal punto di vista delle dotazioni strumentali, e che permetterà di intervenire su qualsiasi forma di tumore maligno, con una tecnologia tale per cui le possibilità di errore sono vicine al decimo di millimetro. Oltre ad essere un apparecchio sicuro è anche l’unico in grado di curare più focolai tumorali contemporaneamente, grazie all’utilizzo di un software estremamente sofisticato. Una volta posizionato non è più necessario muovere il paziente perché è il macchinario stesso a inseguire il tumore attraverso i suoi movimenti, riducendo così al minimo il disagio del paziente stesso. Si potranno così curare neoplasie vicino ad organi critici come il cuore, il midollo spinale, il cervello, evitando di danneggiare i tessuti sani». Altissima tecnologia, ma anche uno spazio accogliente. Si configura in questo modo l’Unità operativa di Radioterapia dell’ospedale S. Anna di Como. «Le opere fotografiche del lecchese Alberto Locatelli – ha spiegato il dott. Carlo Soatti, primario di radioterapia dall’Azienda ospedaliera della provincia di Lodi e membro del comitato scientifico dell’associazione “Cancro Primo Aiuto” – sono state donate per rendere questi spazi ancora più confortevoli. Qui si cureranno principalmente dei pazienti, non soltanto i loro tumori. Si avrà a che fare con delle persone, non con dei letti di ospedale». Presso l’unità comasca di Radioterapia, unica sede in provincia di Como, in cui si effettuano trattamenti radioterapici per pazienti affetti da neoplasie, operano, oltre al primario Cosentino, sette medici, tredici sanitari di radiologia medica, sei infermieri professionali, due assistenti amministrativi e un’ausuliaria. Una squadra che, ogni anno, segue tra i 1100 e i 1200 pazienti, svolge attività clinica con oltre 7300 visite ed effettua circa 77.500 trattamenti radioterapici nel corso di una media di 24.900 sedute. «Questa macchina - ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani durante l’inaugurazione - è un apparecchio complementare a tutte le terapie tradizionali, ha la capacità di fare una Tac diagnostica che consente di correggere una terapia online, se necessario, e non solo costituisce un elemento di eccellenza sanitaria al servizio di Como e del suo territorio ma si pone come un servizio offerto dai cittadini e messo a disposizione della rete oncologica». «Un apparecchio esclusivo - ha proseguito l’assessore Bresciani - per una fascia di terapia esclusiva. Siamo di fronte a un tipico esempio di come si possa tradurre il principio di sussidiarietà: una funzione che serve tutti i cittadini lombardi in quanto messa in rete e a disposizione di chi ne ha bisogno». ✎ I “sassolini” di Bresciani S e non un vero e proprio comizio, poco ci è mancato. Nel contesto della presentazione della nuovissima apparecchiatura per la cura dei tumori, “Vero”, l’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo l’incontro avuto, il giorno precedente, a Roma, con l’attuale ministro della Salute Renato Balduzzi. «Sono tornato da Roma molto preoccupato – ha esordito Bresciani –. Il ministro ci ha prospettato tagli importanti, che penalizzeranno in modo sostanziale anche la Sanità regionale, con 407,5 milioni di euro in meno nel 2013 e 815 milioni di euro in meno nel 2014, nonostante la sanità lombarda viaggi a parità di bilancio da 8 anni ed eroghi cure ai più bassi costi pro capite… La chiamano unità d’Italia… L’assicurazione che noi vogliamo dare è che, in ogni caso, il cittadino non avrà i servizi tagliati. La sanità non può essere vittima dell’economia. Taglieremo i costi, li andremo a cercare con la lampada di Diogene....” Como Cronaca Sabato, 21 gennaio 2012 19 Intesa. La via per risolvere velocemente eventuali controversie Un’immagine del termovalorizzatore della guzza. foto william B asta denunce, media di quelli fatturati, avvocati, tempi biblici problematiche relative per la risoluzione al subentro contrattuale, dei contenziosi tra mancata corresponsione ACSM-AGAM e gli utenti. degli indennizzi Un importante accordo a automatici per rettifica difesa dei cittadini e delle della fatturazione non famiglie è stato firmato effettuata nei termini la settimana scorsa tra il previsti, rimborsi in caso gruppo ACSM-AGAM e le di fatturazioni in acconto associazioni dei consumatori superiori ai consumi reali, del territorio, che introduce la mancato rispetto del diritto conciliazione come strumento di ripensamento, variazioni per risolvere velocemente e unilaterali del contratto in modo semplice eventuali e doppia fatturazione. È controversie senza ricorrere già comunque inserita alle vie legali. L’intesa è stata nell’accordo, la possibilità siglata dalla capogruppo di ampliare a nuovi campi (responsabile diretta del di intervento lo strumento teleriscaldamento) anche della conciliazione. per conto di Enerxenia (per Identica iniziativa è stata la vendita di gas ed energia avviata a Monza, l’altro elettrica) e di Enercalor (per la grande ambito territoriale gestione del calore). in cui opera ACSM“La filosofia aziendale del AGAM ed è allo studio la Gruppo - ha sottolineato possibilità di estenderla il presidente Umberto ai servizi idrici. La D’Alessandro – si basa sul sperimentazione durerà un forte radicamento al nostro anno, al termine del quale territorio e sulla chiarezza sarà fatta una verifica dei e trasparenza del rapporto Un importante accordo a difesa dei cittadini è stato firmato la settimana risultati. con i nostri clienti, ai quali Grande la soddisfazione forniamo tutta una serie di delle associazioni dei scorsa tra l’azienda e le associazioni di consumatori del territorio garanzie, tra cui, a partire consumatori comasche: da quest’anno, lo strumento Silvana Brenna della conciliazione, per evitare (Federconsumatori) onerosi e complessi contenziosi legali, raggiri. A beneficio dei nostri clienti, con le linee guida e il regolamento che ha sottolineato come, in base alle che sarebbero pesanti per entrambe le e più in generale di tutti i cittadini, ne disciplina l’applicazione) sono stati esperienze in altri settori e con altri parti. Negli ultimi otto mesi, sui circa vogliamo mettere a disposizione firmati da Adiconsum, Adoc Como, gestori «vediamo in modo estremamente 180.000 clienti di ACSM-AGAM (di tutte le opportunità che consentano Codacons, Codici, Confconsumatori, positivo le iniziative di conciliazione cui 120.000 nel Comasco), i reclami di garantire la massima correttezza e Federconsumatori, Lega consumatori perché possono rappresentare un presentati agli sportelli sono stati una soddisfazione del rapporto con noi. ACLI e sono a disposizione agli utenti sul risparmio di tempo e di denaro novantina; di questi i contenziosi si sono Questo è un primo risultato del dialogo sito internet dell’azienda (www.acsmper il consumatore in un momento aggirati sulle 5-7 unità. Ci proponiamo instaurato anche con le associazioni agam.it/tutela-consumatore). estremamente delicato per il territorio di migliorare ulteriormente i risultati dei consumatori». La conciliazione è La procedura di conciliazione si potrà e il paese». Giuseppe Doria (Adoc) ha raggiunti, riducendo il numero dei casi uno strumento previsto dalla legge: applicare ai rapporti di fornitura di invece messo in risalto come valore in cui ricorrere agli avvocati». «Nel il cliente vi può ricorrere dopo che energia elettrica, gas, teleriscaldamento, aggiunto che «l’intesa è stata costruita settore della vendita gas – ha aggiunto non sia andato a buon fine il reclamo prodotti calore nei casi di controversie e definita tenendo in considerazione Enrico Grigesi, Amministratore Delegato diretto con l’azienda, rivolgendosi e riguardanti la ricostruzione dei non solo le esigenze generiche del di ACSM-AGAM e di Enerxenia appoggiandosi a una delle associazioni consumi (anche in seguito di accertato consumatore ma, soprattutto, quelle purtroppo continuano a registrarsi casi di dei consumatori che hanno aderito malfunzionamento del contatore), specifiche del consumatore comasco». concorrenza sleale, se non veri e propri all’accordo. I documenti (il protocollo fatture di importi anomali rispetto alla SILVIA FASANA Acsm-Agam “concilia” Nonostante la crisi cresce l’occupazione giovanile Giovani: c’è lavoro N onostante il periodo caratterizzato dalle ben note ed evidenti conseguenze della crisi economica, le imprese private del territorio comasco hanno assunto 6.200 giovani nel corso dell’ultimo triennio, 5.000 dei quali con contratto di lavoro dipendente. Sono alcuni dati che emergono dall’opuscolo “Analisi dei fabbisogni formativi e professionali in provincia di Como. Un contributo alla scelta per studenti e famiglie” realizzato da UniverComo. Un volumetto realizzato con lo scopo di evidenziare quali sono le professioni più richieste dal territorio (ovviamente per chi ha come aspirazione quella di vivere nel comasco e non di emigrare verso altre esperienze in Italia o all’estero), qual è il titolo di studio ricercato e quali sono le difficoltà che le imprese lariane incontrano nel trovare le persone che stanno cercando. Dando uno sguardo alla mole di dati presentati emerge come dal 2008, complice anche la crisi che sta colpendo questo comparto del settore manifatturiero (-7.000 addetti in due anni), è diminuita la domanda di addetto da parte delle imprese del settore tessile, meccanico ed elettro-elettronico a vantaggio del settore dei servizi che Le imprese private del territorio comasco hanno assunto 6200 giovani nel corso dell’ultimo trienno, 5 mila dei quali con contratto di lavoro dipendente. Lo rivela uno studio di Univercomo ormai, in proporzione, assorbe 3 assunzioni su 5. Nonostante questo quadro per alcune professioni la domanda del settore industriale e artigianale si mantiene elevata e le imprese faticano a trovare la disponibilità del personale ricercato sia a livello dirigenziale sia ad elevata specializzazione. Molto difficili da trovare appaiono, in particolar modo, le figure commerciali (i commessi di vendita sono le figure più richieste, oltre l’11% delle assunzioni totali, e tra le più difficili da reperire in assoluto), quelle della ristorazione (cuochi e affini) e quelle del “benessere” (parrucchieri ed estetisti). Le professioni più ricercate in provincia appartengono al settore “Dirigenti/impiegati con alta specializzazione”. Indispensabile, comunque, il conseguimento di un titolo di studio: il diploma o la qualifica professionale è richiesta quasi in 5 casi su 6 mentre la laurea in un caso su 6. (l.cl.) Le 10 professioni più richieste in provincia di Como Fabbisogno medio 2008-2010 Dirigenti/impiegati alta specializzazione 2.060 Impiegati commerciali e nei servizi 1.960 Operai specializzati e conduttori impianti 1.600 Commessi e addetti alla vendita 600 Specialisti e tecnici contabili e finanziari 390 Specialisti e tecnici del marketing 280 Camerieri270 Personale di segreteria220 Falegnami e operatori settore legno 160 Tecnici processo industriale120 Informatici e telematici120 Addetti sorveglianza/assistenza 120 Como Cronaca 20 Sabato, 21 gennaio 2012 Portale. Presentato il nuovo Osservatorio provinciale per le politiche sociali, uno strumento di coordinamento, sintesi e programmazione, che dovrebbe permettere di orientare al meglio i servizi ai cittadini, rispondendo ai bisogni del territorio. Il sociale entra in rete U no strumento in più per mettere ordine e offrire spunti di orientamento al complesso mondo del sociale in provincia di Como. Si tratta del primo “Rapporto provinciale delle politiche sociali territoriali comasche”, presentato martedì scorso a Villa Gallia, una novantina di pagine che fotografano la situazione territoriale e che costituiscono la prima azione di sintesi del lavoro compiuto negli ultimi mesi dall’assessorato provinciale alle Politiche Sociali, d’intesa con i diversi attori che operano nel settore sociale ed assistenziale del territorio provinciale, sul fronte della lettura del territorio e della raccolta dei dati. Uno strumento prezioso che si prefigura come il primo risultato del lavoro dell’Osservatorio provinciale per le politiche sociali, costruito allo scopo di: - mettere in condizione i cittadini di “conoscere” i servizi che il territorio comasco è in grado di fornire; - facilitare l’accesso dei cittadini ai servizi, fornendo tutte le informazioni necessarie; - poter predisporre di un potente strumento di analisi dei dati della spesa sociale, ai fini della programmazione; - “mettere in rete” i diversi attori del sociale, dagli operatori territoriali alle strutture qualificate, al terzo settore. «L’Osservatorio che presentiamo, contestualmente al rapporto – ci spiega Simona Saladini, assessore provinciale alle Politiche sociali della Provincia di Como – rappresenterà uno strumento prezioso a disposizione dei cittadini e degli addetti ai lavori. Strumento di informazione e comunicazione, di sintesi, ma anche laboratorio prezioso di implementazione, elaborazione, programmazione e orientamento per nuove politiche sociali. Parte essenziale di questo Osservatorio sarà un portale internet (http://www.socialeinretecomo. it), denominato “Il sociale in rete” entro il quale conviveranno un catalogo dei servizi offerti sul territorio ed il “cubo” Un momento della presentazione dell’iniziativa delle analisi dei dati, cioè lo strumento di raccolta ed elaborazione delle informazioni. Attraverso il portale sarà possibile avere una visione completa ed organica, fino ad oggi mancante, di ciò che significa sociale e di quali siano i servizi erogati in provincia di Como. La banca dati dovrà essere costantemente aggiornata e offrirà un quadro reale della situazione comasca, evidenziando criticità, offrendo visioni complete e non settoriali per l’eventuale elaborazione di progetti. Fino ad oggi, ad esempio, un Ufficio di Piano, che raduna un certo numero di Comuni afferenti ad un Ambito territoriale, operava sulla base della propria analisi del bisogno, che poteva essere limitata e settoriale, producendo risposte non sempre organiche e complete. Il Rapporto conferma come oggi il nostro territorio presenti forti disparità di servizi, a Il 1° Rapporto provinciale: primo sguardo d’insieme alla provincia di Como U Gualtiero Marchesi e Giovanni Rana a Como il 6 febbraio N fronte di bisogni evidenti. Questo strumento dovrebbe permettere di superare tali problematicità, purché venga implementato e aggiornato nel tempo». Utilizzatori concreti dell’Osservatorio potranno dunque essere: - i cittadini che vorranno reperire tutte le informazioni utili all’individuazione di servizi che il territorio mette a disposizione, ma anche coloro che desiderano conoscere come si muove l’Amministrazione pubblica; - gli operatori pubblici del sociale, cioè gli otto Ambiti Territoriali della Provincia ed i loro rispettivi Comuni costitutivi, sia come fornitori dei dati ma anche e prioritariamente come fruitori delle informazioni e delle analisi messe a disposizione; - Tutti gli operatori qualificati e n volumetto di una novantina di pagine. È il “1° rapporto provinciale delle politiche sociali territoriali comasche”, uno strumento che si pone due obiettivi, come si ricava dalla presentazione dello stesso volume: “fornire agli attori sociali del territorio l’opportunità di approfondire la conoscenza delle caratteristiche socioeconomiche ed ambientali, delle risorse operative e finanziarie e dei fenomeni sociali che sono propri della provincia comasca; fornire agli attori della programmazione sociale una guida all’utilizzo delle informazioni e delle conoscenze finalizzate a definire gli obiettivi della programmazione sociale fondati su migliore e più adeguata oggettività”. ell’ambito di “Confindustria Como Incontra”, ciclo di conferenze organizzate da Confindustria Como, lunedì 6 febbraio alle ore 20.30, presso la sala conferenze di Confindustria Como, in via Raimondi 1, a Como si terrà l’incontro con il cuoco Gualtiero Marchesi e l’imprenditore Giovanni Rana dal titolo “Alta cucina e industria alimentare: incontro o scontro? La serata sarà condotta da Isidoro Trovato, giornalista del Corriere della Sera. del volontariato che operano sul territorio, per avere uno spazio ed una visibilità maggiore; - la struttura provinciale, per adempiere al proprio compito istituzionale di programmazione dei servizi e supporto agli ambiti territoriali «Oggi noi - prosegue l’assessore Saladini - attendiamo le indicazioni sul sociale da parte della Regione o dello Stato. Eppure, scorrendo le tabelle fornite nel 1° Rappporto provinciale delle politiche sociali si trova conferma del fatto che, in realtà, a dettare le politiche sociali di un territorio sono i Comuni. Sul 100% della spesa sociale il 77-78% è messo in campo dai Comuni, il 6% circa dall’utente che usufruisce dei servizi, e che copre, così, parzialmente una quota dei costi, mentre il resto arriva con trasferimenti dalla Regione o dallo Stato. In sé appare dunque assurdo debba essere la Regione a definire l’orientamento delle politiche sociali provinciali. Dovrebbe invece esistere un organismo in cui siano i Comuni a dettare questa linea. Si pensi che in provincia di Como la spesa sociale ammonta a circa 58 milioni di euro, di questa somma la fetta più grossa, circa 45 milioni di euro, è messa dai Comuni. L’Osservatorio costituisce un passo importante nella direzione di rimettere un po’ d’ordine a questo sistema. Certo si tratta di un prodotto non perfetto, che andrà adattato, rimodulato nel tempo. A tale proposito stiamo lavorando con i Comuni già da diversi mesi, ma questa è la direzione giusta. Fino ad oggi i dati raccolti da ogni Comune venivano trasferiti all’Asl e da essa alla Regione. In questi anni non abbiamo mai ottenuto dalla Regione un quadro provinciale completo che riguardasse queste tematiche. Il portale, la sua funzionalità, i dati in esso raccolti, ci offriranno, invece una fotografia completa e in divenire dell’esistente, e su di essi potremo riflettere per lo sviluppo di nuove politiche, favorendo un maggiore coordinamento tra i vari servizi ed evitando la presenza di inutili duplicati, anche e soprattutto in una logica di economia in un periodo non certo facile per le tasche dei cittadini e degli enti locali». Marco Gatti Un punto di partenza, un modello, da aggiornare costantemente, all’interno del nuovo Osservatorio per le politiche sociali, che dovrebbe permettere, nel tempo, ai cittadini comaschi di meglio conoscere le offerte presenti nel territorio e quindi più appropriatamente e velocemente poter usare i servizi sociali ed assistenziali; offrire ai programmatori locali dei servizi e degli interventi sociali la possibilità di verificare tempestivamente, correttamente ed oggettivamente gli esiti delle azioni realizzate; offrire a soggetti pubblici e privati erogatori dei servizi la possibilità di individuare costantemente le prospettive, gli andamenti e le evoluzioni dei bisogni delle persone e delle comunità della provincia comasca. Introdurrà Francesco Verga, presidente di Confindustria Como. Figlio di ristoratori, milanese, Gualtiero Marchesi ha avuto il merito, negli anni Settanta, di modernizzare la cucina italiana, quando questa era soprattutto una cucina di trattorie. Modernizzarla significava alleggerirla nel gusto e nei procedimenti pur rispettando la tradizione e la tecnica delle ricette, frutto di una straordinaria varietà di microclimi. Nel 1962 in un piccolo laboratorio a San Giovanni Lupatoto (VR), Giovanni Rana comincia a produrre tortellini a mano con l’aiuto di dieci collaboratrici. Oggi, dopo 50 anni, Rana è senza dubbio leader in Europa della pasta fresca, continuando a radicare il proprio successo su innovazione, comunicazione e una vera e propria ossessione per la qualità, che gli è valsa la fiducia di milioni di consumatori in tutto il mondo. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti. Tel 031-234111. Como Cronaca Sabato, 21 gennaio 2012 21 Parkinson: grandi cose a piccoli passi Le iniziative dell’Aip, la sezione comasca dell’associazione che riunisce le persone affette da questa malattia S ono più di 200mila, oggi in Italia, con circa dagli 8mila ai 12mila nuovi casi l’anno, le persone colpite da una degenerazione del sistema nervoso preposto al controllo dei movimenti dell’equilibrio e della deambulazione, che prende il nome dal suo scopritore, il medico James Parkinson, che nel 1817 per primo la studiò. Il Parkinson si sviluppa in seguito al danneggiamento di due zone del cervello chiamate Sostanza nera e Striato. Le cellule nervose della Sostanza nera producono una sostanza chimica, la dopamina, che agisce da messaggero chimico sulle cellule nervose dello Striato, portando informazioni fondamentali per il controllo dei movimenti, dell’equilibrio e della postura del corpo. Se per cause ignote le cellule della Sostanza nera sono Sono più di 200 mila, oggi danneggiate si ha una riduzione della dopamina prodotta e in Italia, e dagli 8 ai 12 mila quando la percentuale di cellule (neuroni) giunge al 50% iniziano l’anno, le persone colpite da a manifestarsi i primi sintomi della malattia. Promuovere questa forma degenerativa un’informazione sistematica su tutti gli aspetti del Parkinson, pagina a cura di Paolo Borghi rivolta ai pazienti, ai loro familiari ed ai sanitari coinvolti su tutto il territorio nazionale, è il compito principale dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) che è attiva anche a Como. “L’AIP – spiega Tolmino Franzoso, coordinatore della Sezione provinciale di Como – è una Onlus che ha la propria sede a Milano e oggi conta oltre 20.000 soci. La nostra Sezione è attiva dal 1994 grazie all’iniziativa di Renato Leccisotti che con alcuni malati e dei loro familiari e amici hanno iniziato ad organizzare dei gruppi d’auto sostegno e di reciproco aiuto. Attualmente sono iscritti una settantina di malati che, anche quest’anno, potranno usufruire d’attività di ginnastica, logoterapia, psicologia e arteterapia. Inoltre ai malati saranno garantite vantaggiose convenzioni per praticare attività di ginnastica in acqua. Continueremo anche ad organizzare incontri – conferenze aperti a tutti, con medici specialisti, una serie d’attività d’animazione e di sostegno come gite, incontri tra i soci, pomeriggi e serate insieme, vacanze collettive in montagna e al mare. La modesta quota annuale d’iscrizione dell’associazione non consentirebbe di svolgere tutte queste attività ma la Sezione è aiutata a sostenere le spese da parte di varie istituzioni pubbliche e private. Proprio nelle scorse settimane, ad esempio, al Teatro “La Lucernetta” di Como la Compagnia Teatrale “Quei de l’uratori” ha portato in scena la commedia in due atti comici di Graziano Castoldi “Cerchi miee! Ma cui danee!”, e le offerte della serata serviranno proprio a sostenere alcune nostre attività”. Il Parkinson è una malattia molto insidiosa perché i primi disturbi che provoca sono di solito attribuibili ad altre cause non solo dai pazienti ma anche dai medici. Molte volte non è il malato a notare che qualcosa sta cambiando ma qualcuno vicino a lui come il coniuge, i figli, i colleghi di lavoro, che notano il cambiamento e lo segnalano ottenendo spesso una reazione di sorpresa e fastidio perché il paziente non ha notato nulla dei cambiamenti che sta subendo: in posizione eretta tiene le spalle curvate, il tronco piegato in avanti, le braccia leggermente flesse, assume una posizione inclinata lateralmente, quando cammina non pendola le braccia. Chi svolge un lavoro che richiede abilità manuale si accorge invece più facilmente della perdita di destrezza e del rallentamento dei movimenti. Nella malattia di Parkinson la corteccia cerebrale funziona normalmente e il paziente ragiona perfettamente ma il suo corpo elimina progressivamente tutti i movimenti involontari: l’espressione mimica è fissa, la voce debole e monocorde, la scrittura cambia in maniera caratteristica e diventa più piccola, ha difficoltà ad ingerire il cibo o a deglutire la saliva a causa del cattivo funzionamento della coordinazione dei muscoli preposti a queste funzioni. La saliva spesso ristagna in bocca per tanto tempo e questo altera la flora batterica in bocca e può causare un’infiammazione cronica. Spesso compare un tremore alle mani, alla bocca e agli arti, che di solito è asimmetrico e prevale da un lato. Il tremore è molto caratteristico e il paziente inizia a tremare quando pone un arto a riposo, per esempio poggiando il braccio sulle ginocchia e sul tavolo o quando accavalla la gamba, e il tremore cessa appena l’arto è rimosso volontariamente. Inoltre il tremore è molto sensibile alle emozioni e basta stimolare il paziente ponendogli una domanda impegnativa o solamente osservandolo per farlo comparire. Quando i movimenti volontari sono compromessi il paziente ha inoltre difficoltà a mettersi e togliersi la giacca, a girarsi nel letto, ad allacciare e slacciare le stringhe e i bottoni. “Anche quest’anno – aggiunge Franzoso – ogni settimana, al mercoledì mattino, i nostri soci potranno praticare ginnastica presso la sede della Canottieri Lario che gentilmente e gratuitamente ci mette a disposizione la propria palestra: questo è un esempio di sensibilità e solidarietà concreta. Proprio recentemente il Consiglio direttivo della nostra Sezione ha deciso di organizzare due incontri di logoterapia al mese mentre in precedenza l’incontro era mensile. Inoltre sono molto apprezzati gli incontri di psicologia, pure quindicinali. Abbiamo rapporti di proficua collaborazione con gli ospedali cittadini e siamo in contatto con l’ADI (Assistenza domiciliare Integrata) che sul nostro territorio offre servizi completamente gratuiti in particolare per la fisioterapia, il decubito e l’igiene personale. Agli iscritti l’associazione offre anche adeguato materiale informativo, oltre al nostro notiziario locale che significativamente è intitolato “La Chiocciola”. Inoltre la sede nazionale AIP di Milano invia l’Agenda del Parkinsoniano e la rivista specializzata “Novità AIP”. ❚❚ In genere è però insolito il manifestarsi prima del 40 anni e raro entro i 20 I sintomi possono comparire a qualsiasi età L a malattia di Parkinson si riscontra più o meno nella stessa percentuale nei due sessi, è presente in tutto il mondo e i sintomi possono comparire a qualsiasi età anche se un esordio prima dei 40 anni è insolito e prima dei 20 è estremamente raro. Nella maggioranza dei casi i primi sintomi si notano intorno ai 60 anni. Si cura con la somministrazione di sostanze chimiche che consentono di produrre dopamina o che simulano l’azione della dopamina sostituendosi ad essa e agendo direttamente sui recettori. Purtroppo queste sostanze perdono efficacia nel giro di 10 – 15 anni e i sintomi diventano poco controllabili. La presenza dei parkinsoniani in provincia di Como è di oltre 1200 persone alle quali la Sezione comasca dell’AIP ha sempre cercato di far capire che non ci si deve vergognare della malattia e che socializzando si ottengono risultati sicuramente migliori che non isolandosi. Tutte le attività dell’associazione si rivolgono, oltre che ai malati, ai familiari che con la loro tenacia riescono a fornire cure e assistenza ma che talvolta essi stessi hanno bisogno di sostentamento fisico e psicologico. Per qualsiasi informazione e per contatti con i volontari della Sezione di mutuo – aiuto di Como, ci si può rivolgere presso la sede in Piazza San Rocco 39, telefonare allo 031 – 241917, al 031–521404, al 329.4311411 oppure inviare un’e-mail all’indirizzo [email protected]. 22 Sabato, 21 gennaio 2012 Titolo Como Cronaca Una stirpe di operatori musicali comaschi attiva nel Seicento che operò anche in bassa Italia La famiglia degli organari Olgiati, da Como al sud T ra i magisteri che dalle nostre terre portarono la bellezza dell’arte in regioni anche lontane si possono annoverare anche costruttori di strumenti musicali, come gli Olgiati, il Prati, i Reina, tra il Seicento e il Settecento. Fermiamoci ai primi. Si sa che Francesco Olgiati nacque a Como verso il 1567 da mastro Battista, di professione ignota, forse oriundo della Valtellina. Nell’ultimo decennio del Cinquecento aveva una posizione economica discreta: abitava presso la chiesa di S. Giacomo, Dal cielo alla stampa. Immagini digitali con gli Astrofili Lariani Venerdì 20 gennaio, alle ore 21.15, presso il Centro Civico “Rosario Livatino” di Tavernerio, in via Risorgimento 21, il Gruppo Astrofili Lariani propone un incontro a cura di Fabio Marchi e Michele Saviani dal titolo “L’acquisizione delle immagini digitali”, in cui saranno svelati trucchi e tecniche per trasformare ciò che si vede nell’oculare in splendide immagini “da gustare su computer”, tablet e smartphone. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio, presso il Centro Civico “Borella”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: info@ astrofililariani.org; sito web: www. astrofililariani.org. ■ Comocuore Carta di credito ricaricabile gratuita Il primo nacque a Como verso il 1567. Il figlio Giovanni si trasferì e operò nel Salento leccese ma aveva anche una bella casa con giardino in Borgovico e la sua azienda, tra “mercanzia” e crediti, era stimata 2000 lire. Non sappiamo se l’azienda si occupasse esclusivamente di strumenti musicali, né da chi Francesco avesse imparato a costruirli. Aveva sposato nel 1589 Clara di Ludovico Somigliana, molto più giovane di lui, secondo lo stile di quel tempo, e ne ebbe almeno 6 figli, tra il gennaio 1591 e il gennaio 1604; in quel periodo la famiglia si trasferì in parrocchia di S. Fedele, in una casa di proprietà. Di Francesco si conoscono solo due lavori di restauro, uno all’organo del Duomo nel 1617 ed un altro a quello di S. Fedele nel 1621. Morì alla fine di novembre del 1629. Il figlio Giovanni Battista si era trasferito nel Salento leccese (abitò a Galatone almeno dal 1623 al 1628) e in quel territorio costruì almeno due organi, uno appunto a Galatone ed un altro, ancora esistente e suonabile, a Salve. Questo strumento, realizzato nel 1628 insieme con l’artigiano locale Tomaso Mauro, possiede 10 registri (più l’Usignolo), una tastiera di 45 note e una pedaliera di un’ottava. Dopo la morte del padre, Giovanni Battista tornò a Como, dove nel 1642 restaurò ed ampliò l’organo Notizie flash ■ Tavernerio L’Associazione Comocuore Onlus offre ai propri associati una carta di credito ricaricabile gratuita. Per saperne di più rivolgersi in sede (via Rovelli 8, tel. 031/27.88.62), allo “Spazio insieme” di via Diaz 52 o consultare il sito Internet www.comocuore.org. ■ P. Chiasso Uno sportello Acli presso l’oratorio Per offrire un servizio sempre migliore ed efficace e per essere presenti a fianco dei cittadini le ACLI di Como aprono uno Sportello presso l’Oratorio della parrocchia di Ponte Chiasso. Ogni martedì dalle 16:30 alle 18:30 un promotore sociale delle Acli sarà a disposizione dei cittadini per pratiche di pensioni, invalidità, infortuni, permessi di soggiorno per immigrati, assistenza per lavoratori frontalieri e per offrire consulenza fiscale per dichiarazione dei redditi (730/Unico), calcolo ICI, successioni, attestazione ISEE, contributo fondo affitti, contratti d’affitto, controllo buste paga – TFR. ■ AICC cinquecentesco del Duomo, aggiungendo 2 registri e mezzo agli 8 esistenti, poi nel 1646 lavorò a quello dei padri conventuali di S. Francesco, l’anno seguente riformò lo strumento del Duomo, aggiungendo tra l’altro le note Do-Re-Mi della prima ottava, e costruì quello nuovo di S. Rocco a Lugano. Nel 1649 contrattò la costruzione dell’organo di S. Agostino, con 8 registri, mentre lavorava con frà Il 22 gennaio a Lora torna “Punto Famiglia” Guglielmo Hermans al nuovo grand’organo del Duomo. L’incontro col grande artefice fiammingo fu forse la tappa più importante dell’iter professionale dell’Olgiati, ma non ne conosciamo purtroppo l’esito pratico; infatti subito dopo costruì un piccolo organo per la chiesa della Madonna del Fiume di Mandello e nell’agosto 1652 intraprese l’ultimo lavoro noto, il rimontaggio del D vecchio organo della chiesa del Gesù di Como nella parrocchiale di Mozzate, che lo aveva acquistato dalla Compagnia del “Santo Entierro”. L’Olgiati , che negli anni precedenti aveva acquistato case ed altri immobili a Caccivio, dopo la morte della madre Clara (sepolta in S. Fedele nel febbraio 1651) vi trasferì la sua residenza, all’età di circa 57 anni. MARIO LONGATTI omenica 22 gennaio, presso la “Casa di Gino” a Lora, a partire dalle ore 9.30, il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile propone il secondo appuntamento “comasco” di quest’anno di “Punto Famiglia”, l’interessante iniziativa di incontro e formazione per le famiglie. Il tema di quest’anno è “La Sinfonia della Carità a ritmo di famiglia”, avendo come meta il VII Incontro Mondiale delle Famiglie del 2012. Ci sarà come di consueto uno spazio dedicato ai genitori, ai ragazzi e ai bambini, ciascuno pensato per le diverse fasce d’età. I momenti comuni di condivisione e di scambio saranno quelli della preghiera iniziale, dei giochi, del pranzo al sacco e della S. Messa conclusiva alle ore 15.00. Sono “La stella del mattino”. Il 20 gennaio L’Associazione Italiana Cultura Classica (AICC) delegazione di Como, invita alla presentazione del volume: “La stella del mattino. L’eterna sfida tra Leonida e Serse”, di Giorgio Albonico. Appuntamento venerdì 20 gennaio, alle 17.30, presso la Grand’Aula del Liceo Classico Volta di Como. Nell’occasione Giorgio Albonico dialogherà con Raffaella Di Paola. invitate tutte le famiglie, per condividere insieme un momento di riflessione e di fraternità. Il prossimo incontro di “Punto Famiglia” a Lora sarà il 25 marzo prossimo. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, tel. 031 296783; e-mail: [email protected]. Como Cronaca Sabato, 21 gennaio 2012 23 Musica. Coinvolti i Conservatori di Milano, Brescia, Como e Mantova H a avuto luogo nei giorni ai possibili sbocchi scorsi, nell’Auditorio occupazionali, favorendo del Conservatorio la nascita di occasioni in di Como, l’incontro grado di fare sintesi fra i con Giulio Rapetti, in arte diversi generi musicali. Mogol, per la presentazione L’approccio metodologico del “Progetto sperimentale utilizzato per la per la maturazione artistica realizzazione del progetto di giovani talenti in ambito fa riferimento a due espressivo musicale” precisi modelli. Il primo promosso dalla Regione riguarda la “progettazione Lombardia in collaborazione partecipata”, applicata con il CET (Centro Europeo di nelle fasi di costruzione, Toscolano), diretto da Mogol, realizzazione e valutazione e i quattro Conservatori del progetto, che assicura lombardi di Milano, Brescia, il coinvolgimento dei Como e Mantova. Presenti, diversi soggetti come oltre allo stesso Mogol, il parti attive e ugualmente M° Bruno Foti, direttore del responsabili, ognuno Conservatorio di Como, il per i propri impegni e pianista Giuseppe Barbera, le proprie specificità, che ha esposto le sue dell’attuazione del progetto. esperienze nell’ambito della Il secondo fa riferimento scuola toscolana, e Marisa alla “residenzialità Randazzo in rappresentanza dell’artista”, quale spazio di della Regione Lombardia sperimentazione, in grado (D.G. Sport e Giovani). di assicurare lo sviluppo, Obiettivo della presentazione nei giovani partecipanti dare la possibilità, oltre (sino ai trent’anni), di agli studenti che hanno una capacità critica e già fatto domanda di autocritica fondamentale ammissione, a tutti gli per la crescita artistica e la Presentato, nei giorni scorsi, un progetto per la maturazione artistica interessati che volessero maturazione personale. usufruire dell’iniziativa Il CET è una vera e propria di giovani promosso dalla Regione e diretto da Mogol regionale per approfondire Università della Musica che il proprio bagaglio culturale si trova nel comprensorio e professionale. Per questo ternano, precisamente ad motivo le iscrizioni sono state prorogate sostiene Mogol, non ha confini. Esiste residenziale che possa favorire lo Avigliano Umbro. E’ la prima scuola di sino al 31 gennaio. semplicemente musica bella o brutta. scambio e il confronto con artisti perfezionamento musicale che forma Mogol ha sottolineato alcuni princìpi L’arte musicale deve arricchire l’animo, di riconosciuta competenza e nella professione e nell’individualità. fondamentali che ogni studente, e non non deve essere rumore. Al rumore è professionalità, nonché con altri giovani E’ una scuola globale, la prima che solo, dovrebbe tenere presente. Come preferibile il silenzio. Un esecutore non artisti. coinvolge l’interezza della persona: punto d’arrivo non deve interessare deve possedere solo la tecnica, peraltro Gli obiettivi che s’intendono perseguire mente, anima e corpo. Si tengono corsi il successo, bensì la qualità artistica. importante, ma deve avere qualcosa da riguardano: A) la promozione e il per interpreti, autori, compositori, D.J., Il talento è relativo, ciò che conta comunicare, dare un senso emotivo, potenziamento delle capacità dei arrangiatori musica-nuove tendenze, veramente è la genialità. Tutti possono filosofico ed estetico alla musica. giovani che nei percorsi di formazione arrangiatori musica da film e tecnici del avere attitudini e inclinazioni musicali, Il progetto intende sviluppare specifica hanno mostrato e mostrano suono. ma pochi possiedono l’ingegno e la un’iniziativa sperimentale per la particolari attitudini e qualità artistiche; Ulteriori informazioni possono essere creatività. maturazione artistica dei giovani B) l’accompagnamento e il sostegno richieste alla segreteria del Conservatorio Prima bisogna amare qualcosa a cui in ambito espressivo-musicale, con alla diffusione di idee e produzioni (tel. 031-279827) o consultando il sito: dedicarsi, poi indirizzarsi con la dovuta particolare attenzione alla “forma dei giovani coinvolti nel progetto; C) www.conservatoriocomo.it. passione. La musica, come giustamente canzone”, attraverso un percorso lo sviluppo di idee innovative rispetto Alberto Cima Talenti da crescere “Sogni clandestini” a rebbio il 28 gennaio “S ogni clanDestini”. E’ questo il titolo delle spettacolo, realizzato dal gruppo teatrale “Ibuka Amizero” di Figino Serenza, che sarà presentato sabato 28 gennaio, alle 21.00, al Teatro Cristallo di Rebbio. Uno spettacolo in cui riflettere sulle realtà delle migrazioni partendo dai volti e dalle storie dei migranti arrivati nel nostro Paese. La serata è organizzata dal Centro Missionario Diocesano di Como e dai Missionari Comboniani di Rebbio, con il patrocinio del Comune di Como. Il gruppo teatrale “Ibuka Amizero” (che significa ricorda e speranza in Kyniarwanda) si forma nel 2003, a Figino Serenza (CO). Inizialmente è composto da cinque donne: un’ostetrica, una psicomotricista, un’educatrice, un’insegnante di scuola materna e un’impiegata, cui in seguito,si aggiungono altri elementi tra cui una coppia di musicisti. In questi anni con la propria attività, oltre a sensibilizzare su problematiche sociali, l’associazione ha sostenuto diversi progetti nel Sud del Mondo, in particolare in Rwanda. Lo spettacolo rientra in una serie di iniziative promosse dall’Equipe Mondo dell’Ufficio Missionario Diocesano sul tema delle migrazioni. Tra questi è da segnalare la mostra “Corpi Migranti” che sarà esposta al Broletto di Como dal 4 al 19 febbraio 2012. L’inaugurazione è fissata per sabato 4 febbraio alle ore 16.00. ❚❚ Per non dimenticare Giorno della memoria: eventi della settimana A ppare particolarmente ricco, in provincia di Como, il calendario delle iniziative, promosse con la collaborazione dell’Istituto Comasco di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta”, che accompagneranno la Giornata della memoria. Di seguito presentiamo una breve sintesi solo degli eventi che caratterizzeranno la prossima settimana: 21 gennaio - Liceo Teresa Ciceri, Como, ore 9, presentazione del libro “Voci dal Lager”, Einaudi, 2012 di Mario Avagliano e Marco Palmieri, interverranno Marco Palmieri e Gerri Caldera. - Cimitero di Cima di Porlezza, Porlezza (Como), ore 9.30 67° Commemorazione dell’eccidio di Cima e inaugurazione pannelli illustrativi del percorso “Sentiero della Memoria”. Interverranno Valter Merazzi, Mauro Guerra, Renzo Pigni, Sergio Erculiani. - Lissone, Biblioteca Comunale, ore 10,30 Inaugurazione della mostra “Attraverso gli occhi dei bambini”. Disegni e poesie nel ghetto di Terezín. Interviene Marinella Fasani. - Cascina Massèe, Albate, Como, ore 20,15 Presentazione del libro “Voci dal Lager”, Einaudi, 2012 di Mario Avagliano e Marco Palmieri. Interverranno Marco Palmieri e Raffaella Antonacci. dal 22 gennaio al 4 febbraio - Gessate, Biblioteca Comunale, ore 10, inaugurazione della mostra mostra “Gli Schiavi di Hitler”. L’altra resistenza. Racconti disegni, documenti dei deportati e internati italiani 1943 - 1945. Interverrà Valter Merazzi. 26 gennaio - Milano, Edizioni Melampo, ore 18. Presentazione libro “Tanto tu torni sempre. Ines Figini, la vita oltre il lager”, 2012. Interverranno, oltre agli autori, Giovanna Caldara e Mauro Colombo, Valter Merazzi. 27 gennaio - Cernobbio, Scuola Media, ore 8, Inaugurazione della mostra “Gli Schiavi di Hitler”. L’altra resistenza. Racconti disegni, documenti dei deportati e internati italiani 1943 - 1945. Interverrà Valter Merazzi. - Cernobbio, Giardino dietro il Comune, posa della targa agli Schiavi di Hitler. Interviene Valter Merazzi. - Como, ore 10. Como 1943-1945, Fascismo e resistenza, luoghi ed eventi. Percorso a cura di Fabio Cani. Partecipazione Liceo Teresa Ciceri. - Como, Villa Olmo, Salone delle Feste, ore 17. Consegna da parte del Prefetto delle Medaglie d’onore ai Cittadini italiani militari e civili internati nei lager nazisti. Interverrà Valter Merazzi. 28 gennaio - Auditorium del Politecnico, Como , ore 10.45 “Concerto… per non dimenticare” organizzato da Provincia di Como, Assessorato all’istruzione; Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Ufficio XII, Como; Federazione bande comasche. Interverranno per l’Istituto Luciano Forni e Roberta Cairoli. - Erba, Biblioteca Sala Mostre, via Joriati, ore 18, presentazione libro “Tanto tu torni sempre. Ines Figini, la vita oltre il lager”, 2012. Interverranno, oltre agli autori, Giovanna Caldara e Mauro Colombo, Valter Merazzi. 24 Sabato, 21 gennaio 2012 Como Finanza alternativa. A colloquio con Fabio Silva Tra i fondatori di Banca Etica è stato invitato ad un interessante incontro a Cadorago offrendo alcuni spunti di riflessione sull’attuale crisi finanziaria internazionale N ella concitata galassia del credito e del risparmio, sempre più gremita e squassata dalla proliferazione incontrollata di squali della finanza, avvoltoi della speculazione e altre non meno inquietanti figure zoomorfe, dalle iene ai lupi agli sciacalli, connesse a vario titolo alla percezione negativa globale dell’attuale sistema economico, da circa un ventennio a questa parte una banca è vigorosamente impegnata a remare controcorrente per restituire trasparenza e credibilità a un mondo, quello affaristico, ormai contiguo al punto critico del collasso sistemico. Si chiama Banca Etica e deliberatamente si propone, come eloquentemente evocato dalla stessa denominazione sociale, di rappresentare un’oasi felice, e naturalmente un eclatante rovesciamento di prospettiva nella gestione degli istituti creditizi, nel mare magnum dell’economia contemporanea, ponendo ai primissimi posti della sua azione gli obiettivi inderogabili dell’onestà, della serietà e dell’eticità. E se qualcuno presumesse che i parametri di onestà e moralità siano incompatibili con le funzioni bancarie e le istanze del profitto a queste associate, farebbe bene a dare un’occhiata ai dati con i quali Banca Etica ha chiuso il 2011, che riferiscono di un bilancio sontuosamente in attivo: 717 milioni nella raccolta del risparmio (con incremento dell’11,7% rispetto al 2010), 540,8 milioni di crediti erogati (in crescita del 23,9% sullo stesso anno) e un innalzamento del 14% del capitale sociale. La crisi insomma c’è, ed è pure persistente e stagnante, lo spread continua a proiettare la sua ombra funesta sulle imprese e sulle famiglie, il credit crunch è una realtà inconfutabile e la recessione è sull’uscio di casa, ma Banca Etica gode di floride condizioni di salute e si sviluppa anche qui in aperta controtendenza di fronte alla altre componenti dell’universo bancario nazionale e internazionale. “Banca Etica nacque negli anni novanta del secolo scorso proprio allo scopo di cantare fuori dal coro - puntualizza con legittima fierezza Fabio Silva, che ne fu uno dei soci fondatori - per orizzonte mentale, stile, metodi e finalità da tutti gli altri operatori del settore. A quell’epoca, infatti, era già chiaro che un sistema bancario senza regole e senza scrupoli, dove nessuno deve dar conto a nessuno e dove il denaro e il potere sono la stessa cosa, sarebbe finito laddove è finito. Bolle finanziarie, derivati, mutui subprime e titoli tossici non sono mica un’invenzione del 2008, ma gli effetti letali e inesorabili di una patologia già inscritta nel codice genetico di un sistema economico imperniato sul segreto bancario, tanto per cominciare. Da noi invece domina la concezione che il risparmio depositato non costituisca un’entità asettica e ineffabile, ma debba essere certificato nelle sue utilizzazioni concrete al cliente che lo ha affidato. Perché questi ha pienamente diritto non solo a riscuotere gli interessi sul deposito, ma soprattutto a conoscere in assoluta trasparenza i dati relativi alla mobilità del suo denaro. E’ per questo che nel sito di Banca Etica tutte le operazioni di finanziamento sono pubblicate e documentate”. Banca Etica eroga in sostanza i medesimi servizi delle altre banche, dalla custodia dei depositi al finanziamento dei progetti presentati dai privati, siano essi persone fisiche o giuridiche. La diversità, aggiunge Silva, consiste propriamente “nelle modalità di impiego dei capitali e nelle strategie di valutazione dei percorsi proposti. La bocciatura preliminare delle richieste di finanziamento scatta soltanto in presenza di piani di intervento a danno dell’ambiente, o di opzioni che potrebbero innescare un perturbamento più o meno grave in termini sociali. In assenza di tali limitazioni, ed è questo il caso del mondo associazionistico che largamente fruisce dei nostri servizi, l’accesso al credito è molto più facile e non è gravato da pregiudiziali particolari. Il livello di gradimento dei nostri 36.300 soci, molti dei quali anche risparmiatori dell’istituto, e che identificano nel complesso una tipologia di profilo medio-alta dell’utente che si affida a Banca Etica, è la cifra più autorevole e attendibile dell’efficacia del lavoro eseguito nel tempo e della validità della nostra filosofia di fondo. Che è quella di non perseguire il metodo del profitto, ma di sforzarsi nel contribuire alla realizzazione di un mondo migliore”. Compiere scelte eticamente lodevoli e socialmente sostenibili alla lunga paga, in altre parole. Non sarà tutto, ma di sicuro non è poco. SALVATORE COUCHOUD Pastorale universitaria. Una tesi che ha fatto scoprire l’attaccamento alla realtà e la fede di Guareschi U na interessante tesi presso l’Università Cattolica, su “Mondo piccolo”. Un lavoro interessante che ha aperto una grande domanda ufficiouniversita@ diocesidicomo.it, www.facebook.com/ home.php Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria G Occhi grandi per vedere meglio iovanni si laurea in Cattolica con una tesi su “Mondo piccolo”. Un lungo lavoro che gli ha fatto scoprire l’attaccamento alla realtà e la fede nella Provvidenza di Guareschi. Aprendo una grande domanda... «Tanti fanno i meccanici e sono contenti. Perché non posso essere contento anche io?». Così un bambino irrequieto, di appena quattordici anni, sbotta con don Camillo. Giovanni, studente di Lettere all’Università Cattolica di Milano, è colpito, commosso, dai personaggi di Giovannino Guareschi. E decide di fare una tesi specialistica in Storia della critica e della storiografia letteraria proprio sul primo libro “Mondo piccolo”, dopo una tesi triennale sul passaggio dallo stesso alla versione cinematografica. «Quel ragazzino non voleva studiare. Dopo l’ennesimo quattro in classe, scappa in chiesa. Piange e poi si addormenta. Lo ritrova don Camillo, che gli chiede cosa stia facendo». Voleva fare il meccanico, ma i genitori avevano un altro progetto su di lui: la scuola. Poi l’epilogo: il bambino è un vero portento con gli attrezzi. Anche il padre rivela il suo sogno fin da bambino: fare il meccanico, mentre aveva speso tutta la vita da triste impiegato. Storie quotidiane che, però, «mi commuovono perché quei personaggi rispecchiano i motivi che muovono me». La tesi parte da un primo capitolo introduttivo al Mondo piccolo; un secondo capitolo di tematiche del mondo dello scrittore emiliano. Il terzo capitolo, infine, vede il confronto tra Guareschi e Manzoni, Verga e De Amicis. Inizia un lavoro di approfondimento e di accurata analisi testuale e intertestuale per studiare le fonti e i modelli usati. Man mano che legge e rilegge, Giovanni capisce che Manzoni deve essere pane quotidiano di Guareschi. E, in misura più ridotta e in contrasto, anche Verga. Nasce così un confronto tra la componente verista dello scrittore siciliano e quella dell’emiliano. «Mi sembra di poter dire che Guareschi osservi così tanto il reale da poter affermare che ci deve per forza essere un agente ordinatore che non sia l’uomo, perché l’uomo con tutti i suoi sforzi non riesce a riprodurre in maniera così perfetta la realtà». Si entra nel cuore della questione: cosa cambia con lo sguardo di Verga? Così attaccato al vero, ma così staccato da un orizzonte “provvidenziale”. Gli sforzi umani sono tentativi effimeri, tragici nei personaggi verghiani. «Mi colpiva molto il fatto che i personaggi che tentano il suicidio in Guareschi non riescono mai nel loro intento, in Verga invece i delitti riescono quasi sempre». Perché l’esito di quell’attaccamento alla descrizione della realtà è così diverso? Nel lavoro di tesi si focalizza sempre di più l’origine di quella passione di Giovanni: «Mi stupisce scoprire ogni giorno come in Guareschi, considerato uno scrittore cattolico, quindi in fondo etichettato, prima ancora della fede venga la realtà. Si parte dall’osservazione del reale nelle sue forme più semplici, come la vita dei contadini e della Bassa padana, ma andandovi così a fondo che si è costretti ad affermare qualcosa che trascende l’uomo». Ancora una volta c’è da commuoversi di fronte a quanto scrive il poeta mentre è chiuso in prigione: «Completa è la mia fede nella Divina Provvidenza che, per essere veramente tale, non deve mai essere vincolata da scadenze. Mai preoccuparsi quindi del disagio di oggi, ma aver sempre l’occhio fisso nel bene finale che verrà quando sarà giusto che venga. I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe». Ciò che spinge Guareschi a sperare è che non prevale la sua parola su ciò che descrive, ma la Presenza di Dio che lo abbraccia. «Questo - racconta Giovanni - mi ha fatto chiedere: sei persuaso o no che chi ha iniziato in te quest’opera buona la porterà a compimento? Perché in un periodo come questo che non è per niente facile, per tanti motivi, o rispondo a questa domanda, come ha fatto Giovannino, oppure prima prevarrà il lamento e poi la disperazione. Vedendo che non soffocavo, ho scoperto che piano piano, passo dopo passo, la risposta comincia a diventare più nitida: “sì, sono persuaso”». Alla fine di un lungo lavoro di tesi quella intuizione originale è riemersa: Guareschi ha colpito ancora. Davide Ori Como Cronaca Novità Verso la nascita del Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini, che riunirà quelli di Como, Iseo e Maggiore Laghi: verso l’accorpamento L a tanto vituperata manovra finanziaria 2012 sta per comportare diverse novità per la gestione delle acque del lago di Como. Tra le sue disposizioni, infatti, è previsto l’accorpamento dei tre consorzi di tutela dei grandi laghi (Como, Iseo, Maggiore) in un’unica realtà, il “Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini”. Il nuovo organismo dovrebbe entrare in funzione tra circa un mese e mezzo, giusto alla scadenza dei 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra. Vista la cattiva nomea che a Como, Il nuovo organismo dovrebbe entrare in funzione tra un mese e mezzo, come previsto dalla manovra e sul Lario in generale, il Consorzio dell’Adda si è fatto negli ultimi tempi per la sua gestione delle acque del lago, la notizia è stata accolta favorevolmente anche se c’è chi ha sottolineato come il nuovo organismo, che interessa più bacini, renderà maggiormente difficile il dialogo per gli enti locali dei territori di Como e Lecco lambiti dal lago le cui acque, finalmente, dovrebbero portare a maggiori benefici economici. Infatti in un allegato della stessa legge finanziaria, nella fattispecie le “Disposizioni per l’attuazione della programmazione economico-finanziaria regionale”, è previsto il tanto atteso incremento dei canoni demaniali di concessione per l’uso delle acque pubbliche. Infatti annualmente le acque regolate dalle dighe di Olginate permettono di produrre energia per 8 milioni di euro che garantiscono il funzionamento del sistema agricolo della Pianura Padana. Per lo sfruttamento di queste derivazioni Regione Lombardia ha incassato annualmente dal Consorzio dell’Adda 11 milioni l’anno di canoni mentre alle Province di Como e Lecco i versamenti erano complessivamente pari a soli 34mila euro annui, di cui la metà per i cosiddetti “obblighi ittiogenici” cioè per le operazioni di ripopolamento dei pesci (l’abbassamento del livello del lago provoca infatti la moria delle uova che vengono spazzate via), nonché quale risarcimento per esondazioni, crollo di muri d’argine, affioramento delle fognature e danni per gli allagamenti di proprietà edilizie e di manufatti. Grazie ad un emendamento inserito in quello collegato alla Legge Finanziaria è ora stabilito che Regione Lombardia trasferisca alle Province di Como e Lecco, entro il 30 novembre di ogni anno, una quota dei canoni incassati per l’uso delle acque del Lario che saranno stabiliti dalla Giunta Agorà: incontro di preghiera il 26 gennaio a Como P Formigoni entro il prossimo 31 ottobre. Questo si traduce in maggiori disponibilità finanziarie per il territorio dovute al saliscendi delle acque del Lario. Tutto bene? Quasi perché la stessa disposizione prevede come il nuovo regime entri in funzione con i canoni che saranno riscossi a fine 2012 e quindi devoluti a Como e Lecco l’anno prossimo. Solo che questa è una materia di competenza dell’Amministrazione Provinciale e proprio l’anno venturo, ovvero il 2013, questi enti saranno soppressi. Chi si occuperà, quindi, di incassare e gestire i tanti agognati contributi per lo sfruttamento delle acque che il territorio lariano anela da tanti tanti anni? Luigi Clerici er consentire lo svolgersi della Settimana ecumenica il gruppo “Agorà”, la cui sede è presso il Centro pastorale Card. Ferrari di Como, informa di aver rinviato a giovedì 26 gennaio la ripresa degli incontri mensili. Giovedì 26 gennaio alle ore 18 avrà dunque luogo l’incontro di riflessione e dialogo, presso il Centro Card. Ferrari di Como, in viale Cesare Battisti 8, secondo il 800 087 897 La Casa Albergo festeggia i 100 anni di nonna Teresa Pagani L Notizie flash ■ Laghi Confronto in Regione “La situazione del trasporto lacuale in Lombardia è talmente critica da indurci nuovamente a presentare una question time all’assessore regionale ai Trasporti Cattaneo per chiedere quali iniziative la Regione ha intrapreso con il Governo per ripristinare le risorse per la navigazione sui nostri laghi”, lo dicono Luca Gaffuri e Carlo Spreafico, capogruppo e consigliere regionale del Pd, dopo la discussione di, martedì 17 gennaio 2012, in Aula, dell’interrogazione da loro presentata. “Tagliare questa navigazione significa mettere in difficoltà zone che negli ultimi anni hanno avuto una forte crescita turistica, penalizzare gli utenti pendolari, creare problemi occupazionali”, hanno detto Gaffuri e Spreafico all’assessore. E hanno aggiunto: “E’ un problema noto da anni che abbiamo sempre risolto con una pezza, ma non si è mai intrapreso il percorso decisivo della regionalizzazione”. “Mancano 7 milioni di euro – ha dichiarato l’assessore Cattaneo - e per recuperarli la gestione governativa ha ipotizzato un aumento delle tariffe fino al 30%; di attingere risorse dal trasporto pubblico locale; di applicare l’esenzione sull’accisa sui carburanti già operativa per le merci. Ma tutto ciò è di competenza governativa, mentre la regionalizzazione del servizio interessa solo a condizione che il Governo si impegni a cedere una situazione risanata. Comunque se ne parlerà il 27 gennaio, quando si discuterà dei disagi che si stanno verificando. La situazione più critica è quella dell’Alto Lago di Como dove gli utenti però sono in numero ridotto”, ha chiosato l’assessore. “Seguiremo le conclusioni dell’incontro annunciato - le parole di Gaffuri e Spreafico - ma è inaccettabile l’idea che il problema sia relativo, perché riguarda pochi utenti che in realtà sono cittadini come gli altri che usano i battelli per andare a scuola e al lavoro. Inoltre, riteniamo indispensabile integrare le vie d’acqua con il resto della rete trasporti”. seguente programma: ore 18 S. Messa nella Chiesa del Centro; ore 18.30 introduzione di mons. Angelo Riva su “Mal di Chiesa. Dubbi e speranze di un cristiano in crisi” dal titolo del libro di Gianfranco Svidercoschi; ed.Cooper.- Seguirà il confronto tra i partecipanti che, dato l’attualità e il proliferare di pubblicazioni sull’argomento, ci Lomazzo Hai l’alcolismo in casa? Vuoi saperne di più? Hai bisogno di aiuto? I Gruppi Familiari Al-Anon possono offrirti le informazioni che cerchi Telefona allo: Sabato, 21 gennaio 2012 25 a Casa Albergo di Lomazzo è felice di festeggiare la signora Teresa Pagani nata a Lurago Marinone (zona Colle San Giorgio) il 22 gennaio del 1912. La signora Pagani, ultima di tre fratelli (2 femmine e 1 maschio) dopo la 4° elementare, ha lavorato in campagna con i genitori fino all’età di 13 anni ed è stata poi assunta come tessitrice dalla Ditta Tondani di Fenegrò. Nel 1935 la signora si sposa, a Lurago Marinone, con Piazza Antonio. Dopo 10 anni rimane vedova con una bambina di 8 anni e una di 9 mesi. Aiutata dai suoceri, nel 1949 si risposa con il fratello maggiore del marito, il signor Paolo Piazza che alla fine degli anni ’70 si ammala e viene amorevolmente accudito dalla Sig.ra Teresa fino al 1984. Le figlie della signora Pagani si sposano rispettivamente nel 1964 e nel 1967. Nonostante la morte prematura della figlia più giovane (all’età di 44 anni) la signora continua a mantenere i suoi interessi personali: il ricamo e il lavoro con i ferri. Le giornate sono allietate dalla costante presenza, fin da piccolini, dei due nipotini Maria Antonietta e Alberto, che accudisce con amore e tanto affetto. Inoltre Teresa mantiene sempre un forte interesse per la cura del giardino e l’amore per i fiori, senza tralasciare l’appuntamento televisivo giornaliero con il suo programma preferito, l’Eredità di Carlo Conti. La signora Pagani Teresa vive da sola, per scelta, fino all’età di 98 anni e 11 mesi quando a seguito di una caduta e la rottura del bacino si trasferisce presso la Casa Albergo di Lomazzo. La signora Teresa è una persona molto affabile, sorridente e cordiale. Circondata dall’amore dei propri cari ha visite quotidiane che le permettono di respirare quell’affetto e quel clima famigliare di cui tutti abbiamo bisogno. Il programma di domenica prevede: alle ore 15.30 scambio degli auguri, alle ore 17.00 - Santa Messa presso il salone delle feste si auspica numeroso e animato. Verso le 20.30 un buffet condiviso consentirà di continuare il dialogo in modo più conviviale. Per la cena si chiede un contributo spese - prenotare al numero 031-262371. Sarà disponibile uno stralcio del libro. Gli organizzatori esortano gli interessati ad estendere l’invito ad amici credenti e non credenti. Ricordiamo Anna per la sua preziosa presenza e siamo vicini con la preghiera e l’affetto ad Angelo e famigliari in questo particolare momento. Il Consiglio Diocesano di Azione Cattolica Diocesi di Como. L’Azione Cattolica di Grandate con il parroco don Daniele si unisce in preghiera per affidare Anna al Signore e sostenere la sua famiglia in questo momento di grande prova. 26 Sabato, 21 gennaio 2012 Como Cronaca ■ Dopo le polemiche dei giorni scorsi «è potabile l’acqua di Longone al Segrino» parola di Asl È potabile l’acqua del Comune di Longone al Segrino, in provincia di Como. A comunicarlo, nei giorni scorsi, è stata la stessa Asl di Como, per bocca del direttore Sanitario Carlo Alberto Tersalvi e del direttore del Dipartimento di Prevenzione Medica Marco Larghi, dopo l’ordinanza del sindaco del paese, Angelo Navoni che, qualche giorno fa ne aveva disposto la sospensione dell’uso, anche bollita, con un’ordinanza, avendovi riscontrato elevate concentrazioni di manganese. Ordinanza successivamente revocata dopo le analisi dell’Asl. Si ricorda che tra i compiti dell’Asl c’è anche quello di monitorare la qualità e la potabilità delle acque del territorio provinciale, attraverso controlli periodici stabiliti in base al numero degli abitanti di ogni Comune, a partire da un minimo di 5-6 all’anno. Controlli, a quanto assicurano i tecni- ci, effettuati con più frequenza a Longone proprio in virtù delle particolari caratteristiche dell’acqua del luogo. «Non è mai stata in discussione la potabilità dell’acqua – hanno precisato i due tecnici dell’Asl. - In merito occorre ben distinguere tra qualità e potabilità dell’acqua. La presenza di manganese, la cui provenienza è di origini naturali per quell’area, ne ha modificato colore e odore. Ciò ne ha abbassato il livello di qualità, e non l’ha resa certo piacevole da vedere. Ma il manganese non influisce in alcun modo sulla potabilità, e dunque sulla salute dei cittadini. Si pensi che la quantità di manganese contemplata dalle legge nell’acqua è di 50 microgrammi/litro, nelle acque minerali (in bottiglia) è contemplata una soglia tra i 50 e i 2000 microgrammi/litro, ciò è indice della sua assoluta tollerabilità. Quando è presente in quantità eccessive altera colore e odore, ma non ha influenze negative sulla salute. Anzi: in quantità normali il manganese può addirittura essere utile al corpo umano essendo un attivatore di enzimi». «L’acqua dunque – aggiungono i due esperti -, se bevuta non rischia di arrecare alcun danno alla salute. Il problema del manganese a Longone al Segrino è da tempo noto a quest’Asl e più volte è stato reso presente all’Amministrazione comunale. Periodicamente questo fenomeno riaffiora. Per evitare altri spiacevoli episodi in futuro sarà necessario che il Comune intervenga con appositi filtri, oppure si colleghi all’acquedotto del Comune di Erba per diluire l’acqua”. Azienda ospedaliera S. Anna Civiglio Lenno Mattinata di festa, lo scorso 17 gennaio, al S. Antonio Anate di Cantù Open Day della Scuola dell’infanzia Il 20 gennaio i percorsi della scagliola intelvese M attina di festa all’ospedale di Cantù, parte dell’Azienda ospedaliera S. Anna di Como, lo scorso 17 gennaio, in occasione delle celebrazioni per Sant’Antonio Abate, a cui la struttura è intitolata, è stata celebrata la tradizionale Santa Messa nella cappella del presidio e si è svolto poi nella sala convegni un incontro per la nomina a “primario emerito” di Lodovico Boncinelli, ex primario della Medicina di Cantù-Mariano Comense andato in pensione la scorsa estate. Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Marco Onofri ha consegnato a Boncinelli una pergamena per l’attribuzione ufficiale del primariato emerito che riporta questa motivazione : “per essersi distinto nel corso della sua lunga attività per impegno e professionalità e per aver contribuito in modo determinante allo sviluppo delle Unità Operative in cui ha prestato servizio”. A festeggiare il dottor Boncinelli anche la sua compagnia teatrale “Quelli del XXVI luglio”, composta da dipendenti ospedalieri, che ha messo in scena nella sala convegni un breve sketch in suo onore. L’appuntamento è stato anche l’occasione per presentare il nuovo primario della Medicina di Cantù-Mariano, Eugenio Limido. Limido si occupa di endoscopia diagnostica e operativa (ha eseguito finora 15mila endoscopie del tratto digestivo superiore e oltre 7.500 del tratto digestivo inferiore) e anche di nutrizione artificiale a domicilio (700 i pazienti seguiti dal 1993 a oggi). Inoltre, è stato docente, tra l’altro, all’Università di Pavia e all’Insubria e ha pubblicato molti lavori scientifici nell’ambito della gastroenterologia e della nutrizione artificiale. S abato 21 gennaio la scuola dell’infanzia “Bernasconi” di Civiglio, vivrà il suo Open Day dalle ore 14 alle 17, secondo il seguente programma: - attività di animazione gratuita per i bambini con merenda; - visita guidata della scuola e ambienti circostanti (orto, parco, giardini); - presentazione della comunità educante. Per informazioni e contatti: tel. 031220213, e-mail: scuolainfanziacivigliogmail. com V enerdì 20 gennaio, alle ore 21, presso la Biblioteca Comunale di Lenno, sarà presentato al pubblico il volume “I percorsi della scagliola intelvese. Simboli e devozioni tra fiori e colori marmorei” di Floriana Spalla. Il volume, il decimo della collana “Perle d’Intelvi” edita da Bellavite Editore, è stato pubblicato dalla Comunità Montana Lario Intelvese con il patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Como - Assessorato alla Cultura e rientra nel Progetto Integrato d’Area “Ecolarius. Diffondere la cultura dell’ambiente e del paesaggio tra lago e montagna”. All’incontro saranno presenti, oltre all’autrice, Oscar Gandola, Presidente della Comunità Montana Lario Intelvese e Mario Colombo, Assessore provinciale alla Cultura. L’ingresso è libero. Valli Varesine 28 Sabato, 21 gennaio 2012 Ambiente. 250 volontari pronti ad intervenire nella stagione di maggior rischio per i boschi Monitoraggio continuo contro gli incendi L e stagioni invernale e primaverile rappresentano per le aree prealpine il periodo con il maggior rischio di incendi boschivi e, come ogni anno, con gennaio anche le varie squadre antincendio operative sul territorio della Comunità Montana Valli del Verbano si stanno attivando per essere pronte a fronteggiare ogni evenienza. In Valcuvia questo importante servizio era già attivo da 12 anni, quest’anno – per la prima volta – la sorveglianza antincendio sarà svolta sul territorio della nuova Comunità Montana Valli del Verbano (nata dall’unificazione della CM Valcuvia e Valli del Luinese) sul quale operano le squadre dei 34 Comuni che costituisco l’Ente Montano, per un totale di circa 250 volontari antincendio boschivo (volontari AIB), a cui è affidato il compito di sorvegliare un territorio ricco di boschi e spesso scosceso, che va da Pino Lago Maggiore fino a Gavirate. Il coordinatore del COAV, Dario Bevilacqua coi suoi collaboratori e gli uffici della Comunità Montana hanno già predisposto il calendario dei turni di sorveglianza nel periodo compreso tra gennaio e maggio, in modo che, venga garantito il monitoraggio continuo del territorio comunitario nel periodo compreso tra le ore 9.00 del sabato e le ore 21.00 della successiva domenica, al fine di avvistare eventuali avvisaglie di incendi boschivi e darne un tempestivo allarme, integrando, così, l’analogo lavoro garantito durante la settimana dai vigili del fuoco e dalla forestale. In base al regolamento unificato predisposto nel corso del 2011 saranno due le squadre contemporaneamente in turno e ciascuna di esse sorveglierà una delle due parti di territorio in cui è stata suddivisa la Comunità Montana – zona “A” Valcuvia e zona “B” Luinese” – indipendentemente dalla provenienza (questo per agevolare la conoscenza dei rispettivi territori). Altra novità è l’ubicazione della sede operativa antincendio che dal 2012 è stata Notizie flash ■ Viabilità La sezione Medio Verbano in festa Il punto sulla situazione dei lavori in Valcuvia all’inizio del nuovo anno Avis, crescono le donazioni S i è svolta sabato 7 gennaio 2012 – quest’anno presso il Parco Pubblico di Brenta - l’annuale “Serata di Gala” organizzata dall’Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS) sezione Medio Verbano di Cittiglio. “La serata – come ha spiegato il segretario della sezione Roberto Noseda - è stata l’occasione per brindare festosamente insieme a soci e simpatizzanti per l’inizio del nuovo anno, ma soprattutto per iniziare i festeggiamenti del 60° anniversario di fondazione della sezione”. Durante la serata si sono ufficializzate le cifre che vedono l’attività della sezione avisina cittigliese – ma che raccoglie donatori provenienti da tutti i paesi della Valcuvia e del Medio Verbano – in crescita nel 2011. Per la prima volta, infatti, le donazioni di sangue intero raccolte nell’anno tra i soci hanno superato le 5 mila unità, mentre sono state quasi 7 mila le donazioni totali effettuate (prelievi di sangue intero e di plasma). Significativo anche il numero di nuovi soci che si sono iscritti all’AVIS Medio Verbano che nel 2011 sono stati ben 170. Come tradizione, infine, durante questo ritrovo di inizio anno l’AVIS è In crescita il numero delle donazioni: quasi 7 mila donazioni effettuate e 170 nuovi soci nel corso del 2011 le opere stradali in corso Tnelleredi sono realizzazione in Valcuvia e sue immediate vicinanze. Di tutte già abbiamo dato indicazioni, vediamo lo stato dell’arte di ciascuna delle tre all’inizio del nuovo anno. la consegna del contributo alla Lega Tumori con il Presidente dell’AVIS Andrea Scaglia; la segretaria Patrizia Bais e i rappresentanti della Lega Tumori: Teresina Crippa e dr. Milos Kogoj. solita premiare i giovani donatori. Anche quest’anno l’abitudine è stata mantenuta e, infatti, sono stati consegnati il diploma di benemerenza ai 114 soci che hanno raggiunto il traguardo delle 8 donazioni e il distintivo in rame ai 140 soci che hanno raggiunto le 16 donazioni. Donare il sangue è ancora un’attività necessaria e importante per questo il direttivo dell’AVIS Medio Verbano di Cittiglio ha rinnovato l’appello anche durante la serata di gala a diffondere la cultura della donazione che continua ad essere una formidabile opportunità di aiutare le persone più sfortunate. Nel corso della serata sono intervenuti il Direttore Sanitario della sezione, Francesco Ossola, che ha ringraziato i donatori per significativi risultati raggiunti e l’ex direttore Emilio Terzaghi, che ha ricordato con nostalgia i 27 anni trascorsi in AVIS, esperienza che gli ha dato tante soddisfazioni sia sul lato professionale che umano. Milos Kogoj, altro ex Direttore Sanitario, ha ricordato i tanti avisini che ha conosciuto nella sua permanenza e vicinanza negli anni all’AVIS cittigliese, ricordando in modo particolare i compianti soci: Guggiroli, D’Addezio e Del Grande. Durante la festa l’AVIS Medio Verbano ha devoluto alla Lega Italiana Lotta contro i Tumori - delegazione della Valcuvia, un piccolo contributo a ricordo di tutti i soci avisini scomparsi negli anni. A conclusione della serata un brindisi per festeggiare i 60 anni della sezione. Cavona Sabato 21 gennaio alle ore 7 Brinzio Al Circolo “Ur grupp” tra cibo tradizione, memorie e cultura Cittiglio Sabato 28 gennaio una serata musicale S Q N abato 21 gennaio, ottavo appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso la cappelletta di S. Teresa per la recita del S. Rosario. Alle 7.30 Messa in S. Casa a Cavona. Animerà l’incontro la parrocchia di Ponte Tresa. Al pellegrinaggio parteciperà anche Mons. Vescovo, in visita pastorale al vicariato di Canonica. spostata presso l’attuale sede della Comunità Montana a Cassano Valcuvia. Ogni fine settimana è diviso in tre turni (sabato giorno dalle 9.00 alle 21.00; sabato notte dalle 21.00 alle 9.00 della domenica; domenica giorno dalle 9.00 alle 21.00), ciascuno di questi affidati a due squadre (una in zona “A” e una in zona “B”) che, con propri volontari pattuglia il territorio e tiene i contatti via radio con un referente stanziato presso la sede operativa. Nei periodi di maggior criticità climatica il calendario prevede già quali squadre escano in rinforzo e aiuto ai volontari già in turno. Negli ultimi anni l’impegno del Coordinamento Antincendio boschivo ha contrastato in maniera significativa l’insorgere e il proliferare di incendi, questo anche grazie alla formazione dei volontari che in più occasioni hanno dimostrato di aver raggiunto alti livelli di professionalità nel settore degli incendi boschivi. A.C uattro serate proposte da Gaetano Blaiotta al Circolo “Ur Grupp” di Brinzio all’insegna del cibo, tradizione, memorie e cultura. Dal 20 gennaio al 9 marzo 2012, quattro incontri con musica, Poesia dialettale, canzoni e racconti seduti attorno ad un tavolo di Osteria. Di seguito il calendario dei primi tre appuntamenti: 20 gennaio alle ore 20,00: “La musica popolare e la poesia”. Ospiti: Angelo Miglio: flauti; Luca Rapazzini: violino; Claudio Mella: mandolino, mandola irlandese e canto; Gianluca Fortino: chitarra, in un viaggio di memorie da Osteria mentre il Poeta dialettale Pietro Papa declamenrà alcuni dei suoi versi. Per cena: Cassoeula. 3 febbraio alle ore 19,30: “All’Osteria della Scapigliatura” Ospiti: Mario Chiodetti e Rosa Sarti, che faranno rivivere momenti teatrali e poetici della scapigliatura, con scritti di Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Giovanni Camerana, Carlo Dossi. Per cena: Pasta e fagioli. 17 febbraio alle ore 20,00: “I Poeti Maledetti e l’assenzio”. Ospiti: Elena Danelli, Enrico Brunella e Vincenzo Di Maro che leggeranno pesie di Arthur Rimbaud, Paul Verlaine, Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé, Arthur Rimbaud, Auguste Villiers de L’Isle-Adam, Marceline DesbordesValmore… Per cena: Polenta con assaggi vari. Informazioni al numero 3407806273. ell’ambito delle manifestazioni promosse dalla parrocchia di Cittiglio per festeggiare il proprio patrono San Giulio Prete, si terrà a Cittiglio alle ore 21.00 di sabato 28 gennaio, la serata musicale “Quintetti per pianoforte e fiati: Mozart K452 – Beehtoven op. 16”. Ad esibirsi saranno Pietro Barbareschi al pianoforte; Luca Stocco all’oboe; Michele Naglieri al clarinetto: Giovanni D’Aprile al corno; Massimo Data al fagotto. Tutti e cinque i musicisti sono nomi importanti della musica sinfonica italiana, tutti svolgono un’intensa attività concertistica e ricoprono incarichi prestigiosi in ambito musicale. La serata è organizzata dal Corpo musicale Amici della Musica di Cittiglio, con il sostegno della locale Amministrazione comunale. SP 62: NUOVO PONTE ALLA RASA Lungo la strada che collega Varese con Brinzio e la Valcuvia non è molto l’avanzamento apparente dei lavori rispetto all’aggiornamento fatto a fine ottobre, di nuovo c’è la realizzazione dell’allargamento della corsia lato sud, e la costruzione della prima soletta che porta al punto in cui si innesterà il nuovo arco del ponte. Parte del lavoro è però in corso presso il prefabbricatore che sta predisponendo i conci che, una volta portati in cantiere verranno montati in opera e daranno forma all’arcata centrale del viadotto. SP 32: ROTATORIA A GEMONIO Il cantiere che interessa l’intersezione in cui la Strada Provinciale n° 32 “Del Campo dei Fiori” Gemonio – Azzio – Brinzio si stacca dalla Strada Statale 394 “del Verbano Orientale” a Gemonio, si è aperto in ottobre e alcune opere sono già visibili oggi: la strada campestre (Via per Besozzo) che arriva da sud sulla SS 394 è già stata deviata e portata nella sua futura sede definitiva e così pure l’ampliamento dell’esistente ponte sul torrente Viganella è cosa fatta, essendo già stato gettato in opera la parte di impalcato in ampliamento costituito da un’ossatura portante in travi in Calcestruzzo precompresso. BRETELLA GAVIRATE – BARDELLO È l’ultima delle infrastrutture iniziate, quella che collegherà la SP 1 con la SP 50 unendo con una nuova direttrice Gavirate con Bardello, ma i lavori procedono spediti e sul lato Gavirate si possono già vedere gli scavi in cui verranno gettate le fondazioni del viadotto a quattro campate con cui la nuova arteria supererà la valle del torrente Bardello. Nelle foto le immagini dei cantieri descritti, come si presentavano l’8 gennaio scorso. A.C. Sondrio Cronaca Nuova giunta provinciale: escluso il Pdl Il presidente Massimo Sertori ha presentato settimana scorsa il nuovo esecutivo: escono Corradini, Pasina e Boletta, entra Imperial P er la quarta volta dall’inizio del suo mandato il 7 giugno 2009, il presidente della Provincia di Sondrio, Massimo Sertori, ha operato un cambiamento tra i membri della giunta da lui guidata. L’ultimo rimpasto è arrivato lo scorso 9 gennaio, ma il cambiamento era nell’aria già dai giorni precedenti, con le esternazioni che Sertori aveva affidato alla stampa locale. «Leggo le dichiarazioni del Coordinatore provinciale del Pdl ,Maurizio Del Tenno – aveva dichiarato Sertori a Capodanno –, esternazioni successive ad altre dello stesso tenore (ad esempio la questione sulpresidente del Consiglio provinciale… e potrei andare avanti) e tutte finalizzate a dimostrare la sua personale contrarietà all’attività dell’Amministrazione provinciale. Non posso che prendere atto ed è arrivato il tempo di dire basta! Ricordo che la Giunta che ho l’onore di guidare è composta anche da quattro assessori, indicatimi dal Pdl, ma da me nominati poiché di mia fiducia. Considerando la situazione, alla luce di questa ennesima presa di posizione, Sanità ■ Sondrio Periodico dell’Azienda Ospedaliera è stato pubblicato nei giorni scorsi il primo numero del Periodico dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna. Ad un anno dal suo insediamento quale direttore dell’Azienda, il direttore Luigi Gianola, giornalista pubblicista, ha dato l’impulso per creare una pubblicazione che presenti le iniziative messe in campo dall’Aovv. Il periodico, realizzato in otto pagine, offre anche approfondimenti rispetto a temi legati alla sanità ed ai servizi che vengono offerti dall’azienda. Non manca uno spazio riservato alle associazioni di volontariato attive nei presidi ospedalieri e la cronaca dei momenti più significativi vissuti nelle stesse strutture. La decisione di Sertori è giunta dopo le dichiarazioni di sfiducia all’operato dell’amministrazione giunte dal coordinatore provinciale del Pdl, Maurizio Del Tenno. di Alberto Gianoli credo che, se come leggo, è venuta meno la fiducia da parte del Coordinatore del Pdl, i quattro assessori debbano prendere pubblicamente le distanze da quanto dichiarato da Del Tenno oppure, mio malgrado, firmerò il decreto con il quale revocherò loro le deleghe affidate a suo tempo». Dei quattro pidiellini in giunta, il vice presidente Pierpaolo Corradini (che aveva la delega alle Attività produttive, Trasporti e Coordinamento dei progetti strategici con Regione Lombardia), Alberto Pasina (con delega al Turismo, Sport e Emigrazione), Alberto Boletta (con delega a Formazione e Lavoro, Servizi Sociali e Sistema Informatico) e Severino De Stefani (con delega all’Agricoltura, Ambiente ed Aree Protette, Caccia e Pesca), solamente quest’ultimo ha preso le distanze dal proprio coordinatore provinciale. Per gli altri, Corradini, Pasina e Boletta, è arrivata da parte del presidente Sertori la revoca della nomina e si è così proceduto ad un rimpasto della giunta. De Stefani ha assunto, dalla scorsa settimana, l’incarico di vice-presidente e, in aggiunta alle deleghe già detenute, ha ricevuto quella ai Trasporti. Filippo Compagnoni ha ricevuto la delega a Turismo e Sport, in aggiunta a quella per la Valorizzazione delle Tradizioni e Identità locali. Aggiunta di lavoro anche per Costatino Tornadù, assessore con delega alle Politiche Sociali in aggiunta a quelle a Bilancio, Affari istituzionali, Cultura, Istruzione, Personale e Controllo di gestione. Riconfermati, senza variazioni, gli incarichi di Silvana Snider (delega ai Lavori pubblici, Manutenzione del patrimonio, Cave e Pari opportunità) e Giuliano Pradella (delega alla Protezione civile, Polizia provinciale e Politiche di coordinamento dei servizi sanitari). Volto nuovo in giunta, invece, quello di Franco Imperial, presidente della Comunità Montana di Tirano, che ha ricevuto la delega alla Formazione e lavoro, Emigrazione e Sistema informatico. «Si tratta di una scelta istituzionale – ha affermato Sertori –, perché Imperial rappresenta un territorio non ancora rappresentato. Ringrazio poi i tre assessori revocati per il lavoro svolto e ricordo che questa nuova giunta sarà subito operativa per lavorare per il bene dei cittadini ha affermato Massimo Sertori. C’è, infatti, un aspetto istituzionale che mi preoccupa tantissimo ed è la possibile eliminazione della Provincia di Sondrio: in questo senso bisogna lavorare tutti insieme, in una battaglia che ci vede tutti protagonisti. Il mio partito è unito e siamo tutti d’accordo su questa scelta che comunque non siamo stati noi a cercare». La risposta del Pdl a Sertori non si è fatta attendere: «La revoca degli assessori operata unilateralmente dal presidente Sertori – ha affermato in una nota stampa il coordinamento provinciale del partito – rappresenta una piccata ed autolesionistica risposta alle esternazioni del Coordinatore Del Tenno, operata su tavoli e con modi che gli stessi membri del Coordinamento PdL, ritengono incomprensibili». Sabato, 21 gennaio 2012 29 Politica ■ Sentenza Tar Il consigliere regionale Costanzo è ineleggibile Si è svolta lo scorso 12 gennaio l’udienza per il ricorso che i Radicali hanno presentato a luglio dello scorso anno, per l’elezione nel marzo del 2010 del Consigliere regionale Angelo Costanzo, sulla base della legge 154/1981 che intende tutelare il principio di uguaglianza fra i candidati, escludendo dalla competizione elettorale quei soggetti che per la particolare posizione o incarico ricoperti potrebbero influenzare la volontà degli elettori. Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso sull’ineleggibilità di Costanzo. Amareggiato, l’esponente del PD ha affermato di essere stanco delle polemiche, «perché – ha spiegato – ho sempre svolto la mia azione politica con trasparenza e correttezza. Sono una persona onesta e non ho mai usato il ruolo nel Consiglio di Amministrazione dell’Aler per influenzare nessun risultato elettorale. Avevo rassegnato le mie dimissioni dal Consiglio di amministrazione, anche se non formalizzate, e, non pensando che avesse carattere formale, ho presenziato il 7 aprile 2010 ad una riunione del Consiglio stesso ad elezione in Regione già avvenuta, perché intendevo solo condividere la soddisfazione per il risultato elettorale di pochi giorni prima. Il ricorso ha fatto emergere un problema di procedure, nulla di più». Il collegio giudicante ha ritento che ciò porti ad un giudizio di ineleggibilità. «Noi rispettiamo le decisioni – ha aggiunto Costanzo –, anche quando non le condividiamo. Presenterò la proposizione dell’appello, ricordando che la sentenza del tribunale non è esecutiva in caso di impugnazione e quindi continuerò a svolgere le mie funzioni di Consigliere Regionale. La cosa inaccettabile è la spettacolarizzazione mediatica e la strumentalità politica da parte dei Radicali. Ho svolto il ruolo di Consigliere in questi due anni con serietà e passione verso le istituzioni e il mio territorio. Continuerò il mio impegno politico e istituzionale». Solidarietà a Costanzo è stata espressa dal capogruppo del PD in consiglio regionale, il comasco Luca Gaffuri. «Mi preme esprimere l’apprezzamento per il lavoro che Angelo Costanzo svolge in Consiglio regionale con competenza e impegno – ha affermato –. Voglio anche esprimere la solidarietà mia personale e del gruppo del PD all’uomo, che si trova oggi immeritatamente al centro di una campagna politica che mette sullo stesso piano vicende che nulla hanno in comune». ❚❚ Riconoscimento alle strutture sanitarie della Provincia «Bollini Rosa» all’Azienda ospedaliera A nche per quest’anno l’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna ha ottenuto un importante riconoscimento nell’ambito dell’iniziativa “Bollini Rosa” che sottolinea la capacità di offerta di servizi sanitari all’utenza femminile. Con l’iniziativa “Bollini Rosa”, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) premia gli ospedali italiani impegnati nella promozione e nella tutela della salute femminile attraverso l’offerta di percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati alle patologie femminili di maggior rilievo clinico ed epidemiologico, attuati prestando particolare attenzione alle specifiche esigenze delle donne . L’iniziativa, attiva dal 2007, ha lo scopo di promuovere la medicina di genere all’interno delle strutture ospedaliere, fattore cruciale per migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi e di consentire la creazione di una rete di ospedali “a misura di donna”. L’AOVV ha sempre partecipato ai bandi emessi negli anni scorsi, ottenendo il riconoscimento di un bollino rosa per gli ospedali di Sondrio, Sondalo e Chiavenna. Con il bando 2012 gli Ospedali aderenti all’iniziativa sono stati valutati da una apposita commissione di esperti. L’AOVV ha partecipato anche al bando 2012 e l’advisory board di O.N.Da, in seguito alla valutazione della documentazione presentata, ha assegnato due bollini rosa all’ospedale di Sondrio, quindi uno agli ospedali di Sondalo, Chiavenna e Morbegno. Il bollino ha validità biennale. I reparti che hanno sostenuto la candidatura sono stati quelli di diabetologia di Sondrio, ginecologia di Sondrio, Sondalo e Chiavenna, oncologia di Sondrio e Sondalo, ostetricia di Sondrio, Sondalo e Chiavenna, psichiatria di Sondrio e Morbegno. Quest’anno è stato creato un sito www.bollinirosa.it dove, dal primo gennaio 2012, è pubblicata la lista degli ospedali premiati e i servizi offerti. Sul sito gli utenti potranno inoltre giudicare i servizi offerti ed esprimere il livello di gradimento. I criteri considerati per l’assegnazione alle Strutture Ospedaliere di uno, due o tre Bollini Rosa con validità biennale riguardano la presenza di Unità Operative che curano patologie femminili specifiche, ovvero quelle di maggior rilievo clinico ed epidemiologico; l’appropriatezza del percorso diagnostico terapeutico con l’applicazione di livelli di cura e assistenza atti a garantire un’adeguata gestione della patologia, con particolare attenzione alle caratteristiche psico-fisiche e alle specifiche esigenze dell’utenza femminile; il posizionamento della paziente al centro delle cure, ovvero la centralità della donna e tutela della sua dignità. Valchiavenna 30 Sabato, 21 gennaio 2012 Notizie flash ■ San Guanella ● Venerdì 27 gennaio ricorrono i cento anni della sua nascita Presentato un depliant con tante informazioni ■ Somaggia Dopo la rapina riapre lo sportello delle Poste Anche se solo per quattro giorni al mese, l’ufficio postale di Somaggia - nel comune di Samolaco - torna a lavorare. Lo ha reso noto Poste Italiane che ha comunicato di aver accolto le istanze avanzate dagli amministratori locali e dalla Comunità montana, decidendo di attivare i servizi dell’ufficio almeno nei primi quattro giorni di ogni mese, favorendo in questo modo i pensionati nelle operazioni di riscossione. L’ufficio era stato chiuso dopo la rapina messa a segno a inizio ottobre. In quell’occasione erano emerse tutte le problematiche legate alla sicurezza dello sportello. ● La sua è una figura di sacerdote dall’alta testimonianza di fede Don Tarcisio Salice V Con l’arrivo del nuovo anno il Consorzio Turistico Valchiavenna mette a disposizione di turisti e pellegrini il pieghevole dedicato a san Luigi Guanella e ai luoghi a lui cari nella nostra valle. La brochure descrive brevemente le località a noi vicine dove il Santo ha operato durante la sua vita: Fraciscio, luogo di nascita, Campodolcino dove fu battezzato e dove fondò l’Opera Pio Sant’Antonio, Gualdera dove ebbe la visione delle sue opere future, il Santuario di Gallivaggio dove pregava con la famiglia, Olmo dove scontò uno dei momenti più dolorosi della sua vita. Inoltre Prosto dove celebrò la sua prima Santa Messa, Borgonuovo e Savogno dove operò durante la sua attività pastorale. Il depliant, oltre a riportare altri luoghi di interesse turistico come Palazzo Vertemate Franchi, Mulino di Bottonera e Collegiata di San Lorenzo, presenta informazioni utili al pellegrino su come raggiungere le località e come organizzare un eventuale visita guidata. Il pieghevole può essere ritirato presso gli uffici del Consorzio Turistico e come il resto del materiale informativo, verrà divulgato attraverso le fiere del settore. Uno strumento utile a far conoscere il nostro Santo, la sua testimonianza umana e spirituale ed il territorio dove è nato e cresciuto. ● A Berbenno il 28 la Santa Messa di ricordo con il Vescovo Coletti enerdì 27 gennaio 2012 ricorre il centenario della nascita di don Tarcisio Salice, storico e decano del clero della diocesi di Como, scomparso il 23 febbraio di quattro anni fa all’Istituto Sacra Famiglia di Mese dove, dal 1955, era stato cappellano. Egli nacque il 27 gennaio 1912 a Polaggia di Berbenno di Valtellina da Marco e Maria Bertini e fu battezzato, con il nome di Tarcisio Domenico, lo stesso giorno dall’arciprete Paolo Volpatti nella chiesa dell’Assunta, alla presenza della madrina Elisabetta Salice e del padrino Domenico Scherini. Compiuti gli studi presso il seminario di Como, don Tarcisio fu ordinato sacerdote il 26 maggio del 1934, assieme all’amico don Abbondio Montani, pure lui di Polaggia, frazione che nella prima metà del Novecento diede altri preti. Tra questi, i fratelli De Censi: don Ferruccio, laureatosi in Lettere presso l’Ateneo di Bologna con una tesi sulla Valtellina nel periodo napoleonico, e don Ugo, missionario in Perù e fondatore dell’Operazione Mato Grosso. Fino al 1936 don Tarcisio fu vicario nella collegiata di San Martino a Tirano, quindi parroco nella vicina Roncaiola fino al ’44 e a Postalesio fino al ’55, quando raccolse l’eredità del fondatore don Primo Lucchinetti, che egli aveva conosciuto e stimato, come cappellano della congregazione della Sacra Famiglia. Da buon catechista raggiungeva, spesso a bordo della sua Vespa, le varie case assistite dalle suore dell’Istituto Sacra Famiglia e gli asili di Mese, Sondrio, Casoretto e di altri paesi, portando dolci e proponendo ai bambini, con una macchina da proiezione per pellicole super 8, gli episodi del Vangelo, del “Vittorioso” e del “Piccolo missionario”. Ai giovani dava riviste di didattica e catechesi, nella convinzione che anch’essi, e soprattutto gli orfani, avessero diritto a una scuola all’altezza dei tempi. A Mese non si sottrasse a dare delle lezioni di sostegno di italiano e latino ai ragazzi del paese che frequentavano le medie, così come diede indicazioni alla corale della parrocchia, sostenne una piccola filodrammatica e insegnò i primi elementi di teoria musicale quando rinacque la locale banda musicale. Don Tarcisio aiutò pure diversi laureandi per le proprie tesi. Nel 1959 con don Peppino Cerfoglia, Sandro Massera, Luigi Festorazzi, Giovanni Giorgetta, Giorgio e Guido Scaramellini fondò il Centro di studi storici valchiavennaschi, ricoprendo dalla fondazione la carica di consigliere e quella di presidente dal 1990 al 2003, anno in cui lasciò per motivi di salute e fu nominato per acclamazione dai soci presidente onorario. A partire dal 1965 fu pure consigliere della Società storica valtellinese. Aveva cominciato a interessarsi alla storia locale quando era prete novello a Tirano, incoraggiato dal parroco don Pietro Angelini, che lo fece scrivere sul periodico, da lui diretto, “Le vie del bene”, mensile a beneficio dell’orfanotrofio femminile provinciale di Morbegno. Con don Abramo Levi firmò alcuni studi storici e lo legò una forte amicizia, come quella maturata con don Emilio Citterio, apostolo dei sordomuti in provincia di Sondrio e grande estimatore del poeta e cantore delle Alpi Giovanni Bertacchi. Uno degli studi più importanti di don Tarcisio è quello sulla pieve di Sondrio, pubblicato nel 1969 dalla Società storica valtellinese, relazione seicentesca di cui curò la trascrizione, corredandola di preziose note e di una corposa presentazione. Altri riguardano la pieve di Berbenno, edito nel 1974 dal Credito Valtellinese, la religiosità nel Medioevo in Valtellina e Valchiavenna, pubblicato dal Centro culturale e sociale don Minzoni di Sondrio, e la Valchiavenna nel Duecento, con la trascrizione delle pergamene di quel secolo conservate presso l’Archivio capitolare laurenziano di Chiavenna, edito nel 1997 dal Centro di studi storici valchiavennaschi. Altri ancora sono i volumi sugli estimi di Valchiavenna, sull’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca, su San Carlo Borromeo, Casa di riposo sulla famiglia Moncecchi di Berbenno e sui “Fatti di Valtellina” del Tuana. Numerosi sono gli articoli, tra cui quelli su don Lucchinetti usciti in diversi periodici e, in particolare, sul bollettino dell’Istituto Sacra Famiglia di Mese “Voci di casa”, quelli sui Ligari pubblicati su “Le vie del bene” e molti altri, apparsi sugli annuari dell’Archivio storico della diocesi di Como, del Centro di studi storici valchiavennaschi e della Società storica valtellinese, oltre a numerosi scritti usciti su diversi quotidiani e settimanali, tra cui quello della diocesi. Quando qualcuno lo elogiava come storico, lui teneva a precisare che la sua missione era quella sacerdotale e che in questo ambito rientrava il suo lavoro di storico, perché prima di tutto lui era un prete. Don Tarcisio è stato un esempio di coerenza e di metodo nella ricerca storica, che deve partire dai documenti e dalla ricerca d’archivio, approfondendo gli argomenti scelti con serietà scientifica, mettendo da parte ogni velleità campanilistica o di parte e inquadrando i fatti nel contesto più generale. In una sala dell’Avis di Chiavenna nel 1970 dal professor Giuseppe Fojanini, presidente della Pro Valtellina, ricevette una medaglia d’oro per “la sua costante e impegnata attività di studioso, ricercatore e divulgatore del patrimonio storico locale”. Il riconoscimento fu un meritato premio alla sua serietà e competenza nello studio della storia, proponendo documenti inediti e nuovi orizzonti di ricerca sulle vicende storiche che hanno interessato la Valtellina e la Valchiavenna. Cinque anni fa il Rotary club International di Sondrio gli ha conferito un altro prestigioso riconoscimento per il notevole contributo dato alla conoscenza della nostra storia e per l’aiuto prestato durante la Resistenza a numerosi soldati, fuggiaschi e profughi di qualunque nazione e appartenenza, favorendone l’espatrio in Svizzera. Per ricordare il centenario della nascita di don Tarcisio, sabato 28 gennaio, alle ore 16.00, nella chiesa dell’Assunta di Berbenno di Valtellina il vescovo di Como monsignor Diego Coletti celebrerà una messa di suffragio. Lo stesso giorno ricorreranno pure i cinque anni dall’entrata in diocesi di Sua Eccellenza. CRISTIAN COPES Assemblea dell’istituzione per migliorare la qualità della vita La generosità dei volontari L a recente riunione annuale dei volontari della “Casa di Riposo-Città di Chiavenna” ha permesso di fare il punto sulla preziosa attività di numerose persone che dedicano parecchio del loro tempo a supportare le attività per gli ospiti della Casa di riposo. Importante è far sentire una vicinanza anche di relazione umana, di solidarietà e di dialogo oltre che di aiuto materiale. Sono presenti già da alcuni anni e sono in numero consistente. Supportano le attività istituzionali dell’Ente. Attualmente il gruppo consta di circa 50 persone che operano nei seguenti settori: assistenza all’alimentazione - 20 volontari sono presenti a turno ogni giorno nell’orario dei pasti, e insieme al personale dipendente, aiutano gli ospiti che non sono in grado di alimentarsi autonomamente; animazione - 10 volontari assistono il personale dipendente nelle attività di accompagnamento degli ospiti alle diverse attività di intrattenimento e partecipano attivamente alle periodiche iniziative straordinarie; assistenza religiosa - 6 volontari accompa- gnano gli ospiti alla Messa quotidiana, gestiscono la cappella e assistono il celebrante; attività di manutenzione generale - dai 5 ai 10 volontari curano le attività di giardinaggio a favore del parco e delle altre aree verdi; sono inoltre presenti per supportare il personale di manutenzione per interventi particolari; gestione delle commissioni esterne - 3 volontari si rendono disponibili a giorni fissi per l’espletamento di mansioni varie (consegna dei campioni di sangue al laboratorio analisi dell’ospedale e ritiro degli esiti, consegna documentazione bancaria, acquisto farmaci, accompagnamento ospiti, ecc.). “Questa presenza importante e ormai consolidata - dice il presidente della Casa di Riposo Alessandro Braga - fornisce un notevole aiuto, è un significativo complemento alle prestazioni erogate del personale dipendente (senza però sostituirsi a quest’ultimo nelle mansioni sue proprie) e, in definitiva, contribuisce direttamente o indirettamente a migliorare la qualità della vita dei 121 ospiti accolti presso l’Ente”. (G.Z.) Sondrio Cronaca Notizie flash Il riconoscimento ministeriale ■ Sondrio Ricco programma di Unitre per la settimana I pizzoccheri ottengono l’IGP D ieci anni dopo l’avvio della richiesta per l’ottenimento dell’IGP, l’indicazione geografica protetta, attraverso un percorso articolato e accidentato, il Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri della Valtellina, socio del Distretto Agroalimentare di Qualità, è giunto giovedì 19 gennaio all’atteso appuntamento con la riunione di pubblico accertamento, fissata dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, passaggio fondamentale per la prosecuzione dell’iter. Durante la riunione, che si è svolta presso la sala Martinelli della Camera di Commercio, a Sondrio, i funzionari ministeriali hanno dato lettura ufficiale, articolo per articolo, della proposta di disciplinare di produzione della denominazione Pizzoccheri della Valtellina, approvata nello scorso dicembre dalla Giunta regionale della Lombardia. L’obiettivo della riunione, prevista nella parte conclusiva dell’iter per l’ottenimento delle denominazioni europee, è quello A dieci anni dall’avvio della richiesta, i pizzoccheri della Valtellina ottengono il riconoscimento IGP di accertare che quanto è già stato approvato sia accettato e condiviso dal territorio. Com’è noto, l’iter per l’ottenimento dell’IGP per i nostri Pizzoccheri aveva subito una battuta d’arresto a seguito dell’istanza di opposizione presentata al Ministero da un pastificio bergamasco, che produce e commercializza i Pizzoccheri della Valtellina, che rivendica la zona di Fara Gera d’Adda, dove ha sede lo stabilimento, quale area di origine, al pari della provincia di Sondrio, delle celebrate tagliatelle di grano saraceno. Di fronte a un’opposizione irrituale, che non ha mai trovato una sua ufficializzazione, se non nelle comunicazioni ad effetto del pastificio bergamasco, il Ministero, sin dal 2005, aveva chiesto alle parti di giungere ad un accordo ipotizzando un allargamento d’ufficio dell’area di produzione. Una proposta mai presa in considerazione dal Comitato per la Valorizzazione dei Pizzoccheri della Valtellina che, insieme al Distretto Agroalimentare, difende un esclusivo patrimonio di cultura e di tradizione, attestato da plichi e plichi di documenti storici, e sostenuto dai consumatori, in tutta Italia e anche all’estero, che riconoscono i Pizzoccheri come ‘piatto tipico della provincia di Sondrio’. Il Comitato ha invece ribadito al Ministero la volontà di completare l’iter procedurale, sollecitando la convocazione della riunione di pubblico accertamento. ◆ Ponte in Valtellina Un successo lo Shakespeare dei giovani G rande successo a Ponte per lo Shakespeare dei giovani. Un folto pubblico ha gremito il Teatro Vittoria, giovedì 12 gennaio, per la prima dello spettacolo “Why William?”, andato in scena a conclusione del laboratorio teatrale tenuto in paese dal regista Davide Benedetti. Diciassette gli attori in erba che hanno portato sul palco la controversa storia di Shakespeare, attingendo anche ai recenti studi che lo vorrebbero nativo di… Tresivio o comunque italiano. Prima un’interpretazione più ortodossa della biografia, poi la “seconda verità” che vede Michelagnolo Florio, figlio del pastore protestante Giovanni e di Giuditta Crollalanza, diventare il Grande Bardo. In mezzo le tragedie e le commedie di Shakespeare, intervallate da citazioni e battute ironiche, tanto per sdrammatizzare. Come sempre attenta e creativa la direzione di Benedetti, autore anche dell’inventivo testo che ha condotto il pubblico tra guerre di religione e sfide di attori, birrerie e cimiteri, dispute di studiosi, musica e danza, lingua italiana e inglese in un viaggio affascinante alla scoperta di Shakespeare, mescolando storia e fantasia, realtà e rappresentazione, sino ad un finale che Sabato, 21 gennaio 2012 31 Il laboratorio teatrale ha visto il contributo della Fondazione del Creval, Parrocchia e Comune di Tresivio lascia in sospeso l’interrogativo. Ora lo spettacolo potrebbe essere replicato in altri luoghi della provincia, sempre che si riesca a riunire la numerosa compagnia per le prove. Sono in corso trattative con il Teatro Società Operaia di Chiavenna (dove all’inizio di quest’anno fu rappresentata la “Turandot”) mentre si stanno ponendo le basi per il terzo anno di laboratorio a Tresivio, un’importante iniziativa che aggrega giovani e famiglie intorno ad un progetto di valenza anche sociale. Il programma di Unitre (Università delle tre età) di Sondrio per la prossima settimana è particolarmente ricco e prevede due significativi incontri. Lunedì 23 si terrà la conferenza pubblica a carattere storico del professor Luigi Pizzolato, docente alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica S. Cuore di Milano. “I cattolici nella formazione dell’unità d’Italia e d’Europa” il tema della lezione che comincerà alle ore 15.30. Mercoledì 25 interverrà poi la dottoressa Rita Pezzola, docente a contratto all’Università Cattolica di Milano, per parlare di “Antiche testimonianze di canto sacro nell’attuale Provincia di Sondrio”. ■ Valmalenco Sconti sugli sci per famiglie e ragazzi Anche quest’anno, con lo scopo di far sciare le famiglie e i ragazzi delle scuole elementari e medie del territorio, ritornano le iniziative volute della Comunità Montana Valtellina di Sondrio in collaborazione con la Fab - Funivia al Bernina e il Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco. Con “Famili Skypass” mamma e papà potranno sciare insieme ai loro figli abbattendo significativamente i costi. Richiedendo la tessera presso gli uffici del Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco, a Sondrio o a Chiesa, si garantirà per ogni genitore pagante lo skipass giornaliero, uno skipass gratuito per il primo figlio, e, nel caso della presenza di un secondo figlio con unico genitore, il secondo ragazzo avrà lo skipass al 50% sul prezzo di listino. “Dolce sciare - Operazione latte e miele” è la seconda iniziativa che coinvolgerà, ogni giovedì, esclusivamente gli alunni delle scuole elementari e medie della Comunità Montana Valtellina di Sondrio e del Comune di Sondrio. Con soli 3 euro i giovani studenti accompagnati da un adulto avranno diritto ad un pomeridiano per poter sciare nella skiarea malenca e poter gustare una calda merenda con i prodotti più salutari del nostro territorio: il latte e il miele. Orobie valtellinesi Il 10 gennaio è stato nominato il Consiglio di gestione dell’ente, in base alle nuove norme Il Parco ha un nuovo ente gestore C on la riunione di martedì 10 gennaio della Comunità del Parco, ha preso ufficialmente vita il nuovo ente gestore del Parco delle Orobie Valtellinesi. La comunità del Parco delle Orobie Valtellinesi, nella sua prima seduta, ha proceduto alla nomina del Consiglio di gestione dell’ente Parco, in base alle direttive della legge regionale n. 12/2011 che prevede lo scioglimento del Consorzio e l’istituzione di un nuovo ente di diritto pubblico. Del nuovo organismo fanno parte 5 membri, scelti tra amministratori, esperti o personalità di rilievo del territorio degli enti locali interessati dal parco, di cui uno eletto su designazione della Regione Lombardia. Presidente del parco è stato riconfermato Walter Raschetti, che ha guidato l’ente dal 2005 fino alla scadenza del Consorzio. Il presidente della Provincia, Massimo Sertori, nel confermare la fiducia a Raschetti, ha sottolineato i risultati positivi conseguiti dall’amministrazione del parco in questi anni, e la volontà della Provincia, condivisa dalle tre Comunità Montane interessate, di dare continuità a questa esperienza amministrativa. Nel Consiglio di gestione sono stati eletti Natale Contini, Albertino Del Nero e Francesco Cioccarelli, già componenti del direttivo del Consorzio, mentre la Regione Lombardia ha nominato Luca Zambon. Nuovo ente parco all’insegna della continuità quindi, che nei prossimi giorni si riunirà per la prima seduta del Consiglio di Gestione per affrontare le numerose questioni sul tavolo, tra cui il prosieguo dell’iter di approvazione delle pianificazioni in corso e il completamento della nuova sede del Parco, la cui inaugurazione è prevista per fine anno. Tra le novità relative la nuova gestione del parco, va segnalato che Regione Lombardia, con legge regionale n. 25 dello scorso 28 dicembre, ha modificato le procedure che disciplinano le attività selvicolturali all’interno dei parchi regionali e ha aumentato gli importi relativi alle sanzioni. La nuova norma prevede che il taglio nelle aree protette possa essere effettuato dopo 45 giorni dalla presentazione della denuncia di taglio qualora non venga comunicato il provvedimento di diniego. Il Parco, ritenendo importante l’attività preventiva di collaborazione piuttosto che quella sanzionatoria, intende continuare ad offrire gratuitamente ai privati, che ne faranno richiesta e che effettuano contenuti prelievi di legna o legname finalizzato all’autoconsumo, il proprio supporto tecnico. Eventuali ulteriori informazioni si ottengono dall’Area tecnica del Parco (0342.211236). Sondrio Cronaca 32 Sabato, 21 gennaio 2012 Sondrio. Sabato scorso molti giovani hanno aderito alla proposta di Caritas e Pax Christi La città attraversata dalla marcia per la pace «L a giustizia non è di questo mondo». Questa frase rappresenta, da un lato, un grande sollievo, una speranza per tutti quegli “ultimi” che diverranno i primi nel Regno dei cieli e per coloro che, in diversi modi e tempi, cercano di prendersi cura di loro, lottando per una società più equa. Ciò non significa, però, accettare povertà ed ingiustizia. Non ci si può abituare ai bambini sfruttati, ai mendicanti, agli immigrati che vivono situazioni di disagio e precarietà, alle logiche di violenza, di guerra, alle disuguaglianze! Non è questo che si proclama nelle chiese, non è questo l’amore che Gesù insegna. L’amore è misericordia, è perdono, è la capacità di vedere nell’altro il volto di Dio. è ricerca continua di giustizia! «La pace non è solo dono da ricevere, bensì opera da costruire… dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questio- Vicariato di Sondrio ni nazionali e internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza… di cooperazione allo sviluppo della risoluzione dei conflitti». Papa Benedetto XVI, con queste parole, ci invita a riflettere, per poi vivere concretamente nei gesti quotidiani ciò che ha toccato le nostre coscienze e il cuore. «La pace di tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia… invito i giovani ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche per quando ciò può comportare sacrificio e andare contro corrente». I giovani di Sondrio, lo scorso sabato, hanno accolto l’invito del Papa vivendo una Marcia interreligiosa e Veglia per la pace, promossa da Caritas e Pax Christi. Oratori, Scout, Parrocchie, insieme! Per testimoniare che c’è desiderio di pace, che c’è voglia di incontrare e conoscere realmente le altre comunità religiose, spesso giudicate ed etichettate con superficialità dal Organizzati dagli ex allievi salesiani e Acli Sondrio e Caspoggio Martedì 24 gennaio ore 21.00 in Arcipretura Consiglio Pastorale Vicariale Giovedì 2 febbraio a Sondrio - Collegiata 16ª Giornata Mondiale della vita consacrata Alle ore 8.45 l’Adorazione Eucaristica, alle ore 10.00 la S. Messa presieduta dal vescovo Diego seguita da un momento di fraternità in Arcipretura. Sono invitati i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica della Provincia di Sondrio e di Poschiavo. I preti che desiderano concelebrare portino camice e stola di colore bianco. Domenica 12 febbraio a Lanzada “Iniziare alla celebrazione e alla preghiera” Terza giornata di formazione per catechisti con don Battista Rinaldi La giornata prevede l’accoglienza alle ore 9.00, il “lancio” del tema, la Santa Messa con la Comunità parrocchiale, l’incontro con don B. Rinaldi, il pranzo offerto dalla Parrocchia di Lanzada, un laboratorio e la preghiera del vespro alle ore 16. Informazioni e iscrizioni entro il 7 febbraio: don Ferruccio (333.4211260) o suor Imelda (0342.453728). L’iniziativa è aperta anche agli altri Vicariati della Provincia di Sondrio. Domenica 26 febbraio a Poschiavo (CH) “Con Cristo nel deserto Giornata di ritiro per catechisti” con monsignor Italo Mazzoni vicario episcopale per la pastorale Partenza col pullman da piazzale Bertacchi (davanti alla stazione ferroviaria di Sondrio) alle ore 8.00. Il rientro è previsto per le ore 18.00. Portare la Bibbia e la carta d’identità valida per l’espatrio. Quota: 20 euro (viaggio e pranzo). Informazioni e iscrizioni fino ad esaurimento posti a don Ferruccio (333.4211260). L’iniziativa è aperta anche agli altri Vicariati della Provincia di Sondrio. Info: [email protected] L’Arciprete, i preti e tutta la Parrocchia “Santi Gervasio e Protasio” di Sondrio partecipano al dolore del Maestro Giuseppe Trabucchi e dei suoi familiari per la morte del loro papà Leone Trabucchi avvenuta a Sondrio lo scorso 10 gennaio. Ricordano l’alta figura del medico e del musicista, l’anima buona e la vita esemplare del defunto, fiduciosi nella misericordia di Dio e nel premio che Egli ha promesso ai suoi servi fedeli. Una S. Messa in suffragio del caro defunto sarà celebrata il 10 febbraio alle ore 18.00 nella Collegiata di Sondrio. senso comune. Che gioia sentire i Cattolici, gli Evangelici, gli Ortodossi, i Musulmani e i Buddisti proclamare ad una voce il bisogno di Pace! è stato un dialogo arricchente e prezioso, culminato nello scambio di doni, segno concreto della volontà comune di scegliere la fratellanza e impegnarsi per l’integrazione. Camminare sulle stesse strade, percorrere le medesime vie, portando tra le mani la luce: ogni fiaccola regalava la sua e rischiarava (e forse un poco riscaldava) la sera così fredda. Ed è racchiuso nei piccoli semi di girasole il significato di questa esperienza: quello posato dai presenti nella terra, durante la celebrazione della veglia in chiesa, e quello che ognuno ha portato con sé. I semi invitano a prendersi la responsabilità di vivere le relazioni con uno stile di pace. è possibile una società diversa, non più fondata sul profitto, il potere e la violenza, ma sulla solidarietà e la cooperazione. In questa serata è stato possibile! FRANCESCA GUSMEROLI Incontri per dare speranza ai giovani C hi vive a contatto quotidiano con i giovani, come il direttore dell’istituto salesiano di Sondrio don Luca Fossati, avverte in modo particolare il problema che essi hanno nel rapportarsi con il mondo del lavoro. «I giovani hanno sempre rappresentato la novità; oggi, invece, sembra che le novità li soffochino. Hanno difficoltà a fare progetti di vita; hanno poca chiarezza nella visione del proprio futuro e, di conseguenza, poca voglia di impegnarsi, perché la società offre loro solamente occupazioni precarie… È necessario dare loro speranza». Anche don Bosco, ai suoi tempi, si era improvvisato sindacalista, per dare ai suoi ragazzi, sfruttati, maggiori garanzie sul lavoro. Proprio seguendo il suo esempio, l’Associazione Exallievi Salesiani, in collaborazione con i circoli ACLI di Sondrio e Caspoggio, ha promosso una serie di incontri, che si terranno alle ore 20,45, presso la Sala Polifunzionale «don Vittorio Chiari», con il seguente calendario e sui seguenti temi: – Mercoledì 25 gennaio, don Sergio Giordani, direttore della casa editrice SEI – Don Bosco: padre, maestro, sindacalista. La dignità e la formazione del giovane lavoratore. – Venerdi 9 febbraio, on. Savino Pezzotta deputato già Segretario Generale CISL – Papà a casa e figli al lavoro?Il lavoro giovanile tra precarietà e speranza. – Venerdi 20 aprile, tavola rotonda con la partecipazione dei responsabili dei giovani imprenditori della provincia di Sondrio e il patrocinio della Camera di Commercio – Troverò lavoro?Prospettive occupazionali in provincia di Sondrio. L’opera Salesiana di Sondrio, inoltre, segnala alcune interessanti iniziative che si terranno in occasione della festa patronale di don Bosco. Sabato 28 gennaio, alle ore 21, presso la sala polifunzionale, si terrà lo spettacolo: Don Bosco, musical dei giovani dell’oratorio con novità. Domenica 29 gennaio, alle ore 16,30: La strada dei ragazzi, spettacolo teatrale dei ragazzi dell’oratorio. Sabato 11 febbraio, infine, in occasione dell’anniversario della morte di don Vittorio Chiari, si svolgerà il Chiari Day, che comprende: alle ore 18,30 la Santa Messa; alle 20,30, sempre nella sala polifunzionale a lui dedicata, la presentazione di don Luigi Melesi del libro: Don Vittorio Chiari, sacerdote salesiano e… un po’ clown. Seguirà lo spettacolo di Sergio Procopio, con l’ultimo testo scritto da don Chiari, dal titolo: La valigia del Santo. CIRILLO RUFFONI ❚❚ Castione Andevenno Il ricordo del dottor Leone Trabucchi U na vita vissuta con entusiasmo e dignità nell’affrontare e superare le difficoltà che nel cammino gli si sono via via presentate. Medico, una passione contagiosa per la musica e, prima di tutto, marito, padre e poi anche nonno. È un ritratto a tutto tondo quello che si può tracciare nel ricordare la figura di Leone Trabucchi che, nel pomeriggio dello scorso martedì si è spento all’ospedale dove era ricoverato da novembre in conseguenza di una lunga malattia. Nato ad Aprica il 14 marzo 1933, figlio di un falegname che da Semogo decise di trovare lavoro altrove, Trabucchi è stato medico anestesista all’ospedale di Sondrio dal 1958 al 1962, medico condotto di Castione Andevenno dal 1962 al 1998, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Sondrio dal 1991 al 1999. Un lavoro che ha sempre condotto con umanità e rispetto nelle persone. Leone, come lo ricordano in molti, era disponibile 24 ore su 24, di giorno e di notte. Quando lo chiamavano partiva per portare assistenza e aiuto nelle famiglie. Un tempo il medico di base era anche un po’ “psicologo”, dove andava portava anche pace e conforto. Dalle testimonianze di tanti castionesi rimane il ricordo di un dottore che viveva la sua professione come missione e disponibilità totale nell’aiutare il prossimo, non solo per le immediate cure mediche, ma anche nel sostegno umano a chi ne avesse bisogno. E poi nella sua vita c’era la musica che ha sempre amato trasmettendola a tutti i suoi figli: Piero e Mariateresa, ma soprattutto Luca, Giuseppe e Stefano per i quali è divenuta una professione. Luca e Giuseppe sono le “anime” della Civica Scuola di Musica della provincia di Sondrio, Stefano è liutaio a Cremona. Leone ha coltivando questo interesse suonando il pianoforte, l’organo sia nella chiesa par- rocchiale di Castione che in quella di Aprica. È stato direttore della Corale San Martino di Castione, dal suo nascere negli anni ‘70, direttore della “Corale Nicolò Rusca” per quattro anni, nel recente passato; quando le sue condizioni fisiche non erano più buone la direzione di questo coro è passata a Giuseppe. Anche ad Aprica, cui è rimasto legato anche da amicizie sincere ed affettuose, si ricorda la direzione del coro a due voci. Molto presente nel mondo dei Salesiani di Sondrio, dove aveva studiato prima di iscriversi a Medicina e per aver avuto suo fratello don Piero, missionario salesiano in Colombia, è stato presidente degli ex allievi salesiani per molti anni. La sua vita è sempre stata tempestata di sfide contro le malattie più varie, sempre riuscendo a vincerle; infine la dialisi per 14 anni, iniziata appena andato in pensione. CLARA CASTOLDI Sondrio Cronaca Sondrio L’incontro: «Spalancare la finestra del futuro» Giovedì 26 gennaio, al Cinema Excelsior di Sondrio, alle ore 21.00, avrà luogo un incontro orientato a offrire ai giovani una testimonianza del messaggio di speranza di don Tonino Bello, vescovo pugliese di cui è stato recentemente avviato il processo di beatificazione. L’iniziativa è promossa dalle parrocchie di Sondrio e dall’Azione Cattolica. Relatore sarà il professor Francesco Lenoci, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autore del libro “Spalancare la finestra del futuro: discorso ai Giovani nel nome di don Tonino Bello”, edito da Insieme nel settembre 2011, ove si esortano i giovani – generazione tradita, la più colpita dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla recessione – a farsi organizzatori della speranza, preparandosi a svolgere ruoli da protagonisti nello sviluppo sociale e civile del Paese, specialmente nel mondo del lavoro, dove occorre essere consapevoli che un bravo imprenditore – allo stesso modo di un bravo comunicatore e di una persona comunque orientata al futuro – “deve sapere, deve saper fare e deve farlo sapere”. Interverrà l’avvocato Agostino Picicco, autore di numerose pubblicazioni su don Tonino Bello. La serata darà spazio anche a danze e musiche proposte dai centri giovanili. Modererà il dibattito il dottor Stefano Bertalli, da sempre attento osservatore dell’evoluzione del mondo giovanile negli ambiti del lavoro e della solidarietà sociale. L’ingresso è libero. Sabato, 21 gennaio 2012 33 La scorsa domenica nella chiesa evangelica di Poschiavo NISM E M U C E O Da Tirano a Poschiavo per il culto ecumenico L e Valli Poschiavine del Canton Grigioni in Svizzera. Territorio di confine, che è stato parte della Diocesi di Como ed ora è sotto l’amministrazione di Coira. Terra in cui la divisione della Chiesa è lampante. Poschiavo ospita comunità cristiane cattoliche, ortodosse e riformate. Il sole tramonta presto a gennaio ed il clima è davvero pungente. Lo stesso gelo, che ti entra nella carne e ti immobilizza, ha imperato nei secoli tra le diverse chiese. Un clima scaldato solamente dal fuoco dell’odio e dal caldo del sangue. per l’unità dei cristiani. Che la Chiesa Ma domenica 15 gennaio il freddo era sia una è un desiderio di Dio. Durante dovuto alle rigidità di stagione. Quella l’ultima cena Gesù si rivolge al Padre sera le comunità riformate, ortodosse e e lo prega «… perché tutti siano una cattoliche di Poschiavo e dei Vicariati di cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e Tirano e Grosio si sono ritrovate nella io in te, siano anch’essi in noi una cosa chiesa evangelica del comune svizzero sola, perché il mondo creda che tu mi con il desiderio di pregare insieme. hai mandato» (cfr. Gv 17,21). Tuttavia La data non è stata scelta a caso. Cade da subito l’uomo ha commesso l’errore all’inizio della settimana di preghiera di dividersi. Poco dopo la preghiera nel cenacolo Giuda tradirà e Pietro rinnegherà Gesù. «E divisi siamo noi, i discepoli di oggi» ha commentato don Remo Orsini, parroco di Tirano, durante il sermone «Ma la Chiesa è destinata ad unirsi di nuovo perché questo è il progetto di Dio. Non tocca a noi stabilire le modalità ed i tempi. Sarà Lui a decidere come e quando ciò avverrà. Quello che siamo chiamati a fare oggi, come apostoli veri, è aver fiducia in questo progetto. Crederci veramente e non ostacolarlo». Con questo animo i fedeli si sono riuniti a pregare. Una serata ricca di segni e gesti che indicano un cammino verso l’unità. Il luogo e la modalità di conduzione della preghiera, presieduta dal Pastore di Poschiavo Antonio di Passa e intercalata da interventi dei sacerdoti cattolici don Cleto Lanfranchi parroco di Poschiavo, don Guido Costa già parroco di Le Prese (Canton Grigioni), don Remo Orsini e don Roberto Seregni Vicario di Tirano. Ancora, la delicatezza di far condurre il Sermone ad un sacerdote cattolico all’interno di una chiesa riformata. L’unione dei fedeli, che si sono chiamati fratelli durante la preghiera del padre nostro. La recita del credo niceno-constantinopolitano che risale al quarto secolo, quando la Chiesa non era ancora divisa. Non è davvero facile vivere esperienze di ecumenismo. è necessario camminare sul crinale del rispetto e dell’attenzione. Basta una minima distrazione e si cade nello scontro. Anche quando non è cercato ne voluto. In maniera ridotta, si è visto anche domenica. Ogni fedele ha partecipato alla preghiera secondo la propria consuetudine liturgica. Così a volte le modalità di risposta al ministro non coincidevano. Ma lo spirito con cui le persone si sono riunite ha permesso di comprendere, rispettare e superare queste piccolezze. Siamo diversi, ed è emerso. Ma siamo in tensione verso l’unità. La presenza attiva dei fedeli è segno di un intento comune. Fare esperienza di una Chiesa che cerca di essere una. a cura di LUCIA SCALCO Incontro a Tirano Il ricordo di Frei Giorgio Callegari O Venerdì 13 gennaio, ospite norare l’amicizia fra persone comuni che nella dell’Associazione Padre loro quotidianità hanno fatto qualcosa di davvero Camillo de Piaz e di Amici speciale. Questo è il desiderio della Colonia Venezia, dell’Associazione padre Camillo de Piaz che, insieme all’associazione è intervenuta l’autrice brasiliana Amici della Colonia Venezia, ha organizzato la serata di Umberta Colella Tommasi presentazione del volume “La Rabbia e il Coraggio, in cammino tra i popoli dell’America biografia di un Latina”. Un libro sulla vita di padre Giorgio Callegari, frate che si è battuto per contrastare il degrado delle missionario domenicano in America Latina e stretto favelas brasiliane, la povertà materiale e morale di un amico di padre Camillo de Piaz, frate dell’Ordine dei popolo confuso e disorientato. Non si creda di incontrare Servi di Maria e sacerdote tiranese. solamente la storia di un uomo mosso dalla volontà di L’incontro si è svolto venerdì 13 gennaio, nella sala sostenere la gente brasiliana perché trovi in se stessa la della Banca Popolare a Tirano, alla presenza dell’autrice forza e la speranza per fronteggiare il futuro. Al contrario, Umberta Colella Tommasi, dell’Assessore alla Cultura leggendo il libro prenderanno forma le storie di giovani del comune di Tirano, Bruno Ciapponi Landi, e di un che dagli anni sessanta lottano per la dignità del proprio missionario in Brasile, padre Mariano Foralosso. è un popolo. Si materializzeranno le loro sconfitte e vittorie. libro che vuole ricordare il missionario domenicano Si articoleranno gli intrecci di un Brasile soffocato dalla e desidera farlo ritrovare alle persone che lo hanno dittatura. Si dipingerà il contributo dato da questo conosciuto ed amato. Paese, con mons. Helder Camara e i suoi vescovi, al Ma sfogliando il volume, non ci si illuda di scoprire solo Concilio Vaticano II. Si concretizzerà la trasformazione le vicissitudini del sacerdote veneziano, impegnato socioeconomica di cui il Brasile è protagonista e che nel promuovere la democrazia in un Paese stroncato caratterizza più in generale il continente dell’America dalla dittatura e che ha pagato con atroci sofferenze Latina. E si va oltre. Basandosi sul diario e sulle lettere il suo impegno politico. Non ci si aspetti di trovare la che padre Giorgio scriveva ai propri amici in Italia, il testo abbraccia anche l’Europa, parlando dell’incontro fra valori, ideali e speranze di giovani italiani e d’oltreoceano. Il titolo recita “La Rabbia e il Coraggio”. Sono due parole riprese dagli scritti di Sant’Agostino e che l’autrice vede appropriate per descrivere la vita di padre Giorgio. «La miseria e l’ingiustizia – ha spiegato – lo inquietavano. Sì, lo facevano arrabbiare. Non si rassegnava di fronte all’indifferenza e quindi attraversava il mondo spinto dal coraggio di fare, di agire, di generare speranza». E con il medesimo spirito d’azione, Umberta Colella Tommasi ha deciso di devolvere il ricavato delle vendite alle opere dell’amico missionario morto in Brasile. La presentazione del libro, una serata per testimoniare quanto nel mondo sia determinante il contributo di chi vive responsabilmente la propria esistenza, a livello missionario e politico. Lu. S. Spettacoli 34 Sabato, 21 gennaio 2012 ✎ il telecomando | Scelti per voi La rosa bianca film di Marc Rothemund, 117 min Il 17 febbraio del 1943, quando il governo tedesco dichiarò caduta e perduta Stalingrado, un gruppo di studenti dell’università di Monaco - membri del gruppo di resistenza La Rosa Bianca - si convinse che la fine della guerra fosse ormai prossima. I tempi e il popolo tedesco erano maturi per il loro sesto volantino rivoluzionario. Furono i fratelli Scholl, Hans e Sophie, a offrirsi volontari e a immolarsi, ignari, per la causa. Quella mattina di febbraio centinaia di volantini di denuncia contro i crimini nazisti vennero disseminati lungo i corridoi degli atenei. Un gesto azzardato che divenne il loro punto di non ritorno: sorpresi da un sorvegliante, furono interrogati dalla Gestapo, processati dalla Corte Popolare di Giustizia e condannati alla ghigliottina in soli cinque giorni. Un film per riflettere sul dramma del Nazismo in occasione della Giornata della Memoria della Shoah. Venerdì 27 gennaio, Rai Storia, ore 21,00. di Tiziano Raffaini Domenica 22. Frontiere dello Spirito, C5,8,50. Programma religioso. A sua immagine, Rai1, 10,30. Shine, Rai movie , 15,20. Storia vera di un musicista australiano con problemi mentali. Ottimamente interpretato. Poliziotto alle elementari, R4, 21,30. Piacevole commedia con A. Schwarzenegger. Il restauratore, Rai1, 21,30. Fiction 3° parte. Presa diretta, Rai3, 21,30. Immondiziazero. I passi del silenzio, Tv2000, 20,30. Doc. su un monastero. San Paolo, Tv2000, 21,45. Film tv 2° parte. Lunedì 23. Mi ricordo di Anna Frank, Rai1, 21,10. Film tv su A. Frank e la sua amica H. Goslar. La musica che gira intorno, ovvero Ivano Fossati, Rai3, 21,05. Varietà con F. Fazio . L’infedele, La7, 21,10. Attualità con Lerner. Eclissi, Tv2000, 21,25. Prosa. Le radici del male,Rai storia 21,00. Il dramma della shoah. Martedì 24. Zucker, Rai movie 17.40. Film commedia. L’ispettore Barnaby, La7,21,10. Nuovi episodi. Colpire al cuore, Tv2000, 21,25. Film di G. Amelio. Un film intenso sui rapporti padre figlio, sullo sfondo gli “anni di piombo”. Nord, Rai5, 21,20. Un road movie tra le nevi della Norvegia. Mercoledì 25. Auschwitz: l’ultimo segreto, Rai2, 21,00. Documentario della BBC. Una notte al museo, It1, 21,10. Film fantastico e divertente. L’isola misteriosa del capitano Nemo, Tv2000, 21,25. Film d’avventura. Due superpiedi quasi piatti, R4, 21,10. Film commedia con B. Spencer e T. Hill. Giovedì 26. Che Dio ci aiuti, Rai1, 21,10. Fiction ambientata in un convento. Piazzapulita, La7, 21,10. Attualità. Mafalda di Savoia, il coraggio di una principessa, R4, 21,10. Buona fiction con Stefania Rocca. De Gregori, Rai storia, 21,00. Doc. Venerdì 27. L’ultimo treno, La7, 14,05. Per sfuggire alla deportazione una famiglia ebrea si rifugia in una comunità cattolica. La rosa bianca, Rai storia, 21,00. Ottimo film. Amen, Rai movie,21,00. Film di Costa Gavras sul dramma della Shoah. Il film racconta il dramma di coscienza di un prete che venuto a conoscenza della verità dei campi di sterminio cerca di informare il papa. Un film che fa riflettere. The reader, Rai3, 21,05. Film drammatico per un pubblico adulto. Zelig, C5, 21,10. Varietà con Bisio e Cortellesi. Tv7, Rai 1, 23,25. Rotocalco tv. Sabato 28. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Questioni di cuore, Rai movie, 21,00. Buon film italiano con Albanese e K.Rossi Stuart. L’era glaciale, It1, 21,10. Film d’animazione. Azione Commedia biografico drammatico animazione Sherlock Holmes 2 Benvenuti al nord J. Edgar Le idi di marzo Happy feet 2 Atteso sequel del film che narra le gesta - in chiave postmoderna - del detective londinese Sherlock Holmes, accompagnato dal fedele assitente Watson. Diretto da Guy Ritchie il film si snoda tra Francia, Germania e Svizzera. Sequel del fortunato Benvenuti al Sud, il film mostra l’altra faccia del dualismo nazionale. Questa volta è il meridionale Alessandrio Siani a far visita all’amico milanese Claudio Bisio. Il film all’Astra di Como dal 19 al 22 gennaio e dal 25 al 29 gennaio. A Menaggio dal 20 al 24 gennaio e dal 27 al 31 gennaio. Leonardo DiCaprio diretto da uno dei maestri del cinema internazionale, Clint Eastwood, ripercorre la vita di J. Edgar Hoover storico direttore dell’ FBI tra indagini lecite ed illecite, restituendoci uno spaccato di storia americana. Clooney firma una storia drammatica su un giovane rampante, responsabile della comunicazione di un canditato alle presidenziali americane, che vuole ottenere facilmente il potere attraverso la politica. Il secondo capitolo del film d’animazione, vincitore di un Oscar nel 2007. Protagonista è il piccolo pinguino Erik che scappa di casa e incontra lo stravagante Sven. Il film nella sala della comunità di Chiavenna il 21, 22 e 23 gennaio. Il film sarà proiettato a Sondrio dal 19 al 25 gennaio. Il film nella sala della comunità di Lipomo domenica 29 gennaio. Il film andrà in scena a Livigno il 26, 28 e 29 gennaio. Lettere e Rubriche ❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde. Sabato, 21 gennaio 2012 35 di mons. ANGELO RIVA Viva l’Italia e i buoni italiani E gregio direttore, dopo la conclusione dei festeggiamenti e commemorazioni patriottiche in occasione del 150° della unificazione italiana, se è consentito, vorrei fare un ardito paragone con un memorabile intervento di Giovanni Paolo II, che a suo tempo provocò non pochi dubbi e riserve nella Chiesa, poi fugate. Mi riferisco all’invito a tutti i cristiani di “purificare la memoria” della storia terrena dei fatti degli uomini di Chiesa, dai Papi a tutti i fedeli. Purificazione seguita dalla richiesta di perdono a Dio ed agli uomini che ne siano stati vittime. Ad alcune perplessità suscitate da questa inusitata iniziativa del Sommo Pontefice,venne chiarito che non si trattava di associarsi ai denigratori sistematici ed ai nemici dei discepoli del Maestro,ma di autentico “amore per la Sposa di Cristo”,perché fosse sempre più degna dello Sposo ,ne diffondesse la “buona novella” con maggiore credibilità e si presentasse all’incontro finale senza rughe né macchie. Si legge: “Non chi dice Signore, Signore… Ma chi fa la volontà del Padre Mio entrerà nel Regno dei Cieli”. “Analogamente e riconosciuta tutta la differenza di piano tra le due Storie, credo che un autentico “amore della Patria italiana” richieda di purificare la memoria, non tanto della civiltà, della cultura e della storia quasi bimillenaria della nostra penisola, ma delle modalità con cui si è arrivati nel 1861 a proclamare la unità politica e giuridica in un unico Stato,sotto la monarchia sabauda,e degli eventi successivi, comprese le guerre coloniali ed il regime mussoliniano. Non mi pare autentico amore di Patria nascondere le misere e machiavelliche manovre che hanno consentito ad una esigua minoranza,finanziata e sostenuta dalla propaganda straniera, di costringere gli italiani, per decenni, ad un regime, quello liberal-massonico, dichiaratamente estraneo e,sotto certi aspetti,nemico delle loro tradizioni più care. Credo che l’amore di Patria si manifesti non con la retorica risorgimentale, alla “Benigni”, ma con le opere. Un brutto “adagio” dice che gli italiani sono più disposti ad offrire la vita di un loro figlio piuttosto che a rinunciare a parte del loro patrimonio,cioè a pagare le giuste tasse. O anche a rinunciare ad ingiusti privilegi e, magari, a restituire il maltolto, come le esagerate pingui indennità di una numerosa “casta”, molto simili ai famigerati “profitti di regime”. Non mi risulta che qualcuno tra coloro che si sono sprecati ad esaltare i 150 dell’unità abbia fatto,ad esempio, il gesto della rinuncia ad un vitalizio che grida vendetta, di fronte alle modestissime pensioni di milioni di onesti lavoratori . Nemmeno tra coloro che si fregiano della qualifica di “cattolici”. Ovviamente ciò non sminuisce il valore positivo della creazione di un unico Stato italiano. Valore che si deve riconoscere ancor più al processo di unificazione europea; processo che non è immune da modalità,lentezze e ritardi assai criticabili,ma che,diversamente da quello di unificazione italiana, è immune dalle guerre e dalle violenze fratricide del Risorgimento. Viva l’Italia e i buoni Italiani. Cordialmente Attilio Sangiani O gni parallelismo storico ha sempre qualcosa di spericolato, ma mi pare proprio che quello qui presentato dall’amico Sangiani abbia tutta la sua logica e pertinenza. Anche se il giudizio storico sulla “minoranza liberal-massonica finanziata dalla propaganda straniera” meriterebbe qualche approfondimento in più, e forse anche un legittimo contenzioso di opinioni storiche. Di certo l’umiltà di riconoscere i propri limiti (propri o della tradizione a cui si appartiene) è merce piuttosto rara fra i figli di Adamo. Talvolta neanche noi cattolici andiamo indenni da questa distorsione dello spirito. Però obiettivamente noi di passi ne abbiamo fatti tanti. Lo straordinario carisma del beato Giovanni Paolo II, campione di quel soaviter et fortiter che dovrebbe sempre caratterizzare la testimonianza cristiana nel mondo, ci è stato, in questo, guida sicura e provvidenziale. Ci piacerebbe scorgere altrettanti segnali, del medesimo tenore, provenienti dagli altri emisferi culturali. Ho l’impressione però che troppe volte la cultura cosiddetta “laica” si lasci risucchiare dalla trappola dell’ideologia e del pensiero unico. Peccato, ma non disperiamo, e cominciamo noi col dare il buon esempio. Vorrebbe dire, per i cattolici, un rinnovato e riconfermato gusto di essere italiani, e, per i laici, la serena ammissione di come “non possiamo non dirci cristiani” (B. Croce). Lettere al direttore posta fax mail Viale Cesare Battisti,8 - 22100 Como 031.3109325 [email protected] Missionario comboniano L’ultimo saluto a padre Tarcisio D Dal dicembre scorso omenica 15 gennaio è mancato a Milano, dove era risiedeva presso la casa ricoverato per una grave comboniana di Rebbio. malattia, padre Tarcisio Agostoni Classe 1920 era conosciuto missionario comboniano che dal 2006 al dicembre scorso ha vissuto in città, specialmente in presso la casa comboniana di Rebbio Duomo, dove si recava per a Como. Padre Agostoni, nato nel 1920, era conosciuto in città, il servizio di confessore specialmente in Duomo dove negli ultimi anni – due volte alla settimana – si recava per il presidente della servizio di confessore. La messa funebre, alla presenza Conferenza di circa sessanta confratelli, è stata celebrata a Milano, Episcopale Ugandese - mi è arrivata repentina. A nome martedì 17 gennaio, prima della tumulazione a Cabiate, dei vescovi ugandesi, dei preti e delle religiose, e del mercoledì 18 gennaio. laicato cattolico in Uganda, e anche di molte personalità Quella di padre Agostoni è una delle figure “eroiche” non cattoliche, esprimo il più sincero cordoglio che va della missione, uno di quei missionari che hanno di pari passo con la preghiera per il riposo della sua dedicato la loro intera vita alla missione ad gentes, anima e il conforto dei confratelli”. In Uganda, oltre al rispondendo alla loro vocazione nel silenzio e ruolo di insegnante e formatore, padre Agostoni è stato nell’umiltà di un servizio svolto negli angoli più nascosti fondatore e direttore del Segretariato della Conferenza della terra così come quando sono stati chiamati Episcopale ugandese fino al 1983. A lungo è stato anche a ricoprire incarichi di responsabilità ai vertici dei cappellano della prigione politica e ha lottato a favore propri Istituti . La sua vita ha due periodi ben distinti dell’eliminazione della pena di morte. “Lo ricorderemo e particolarmente significativi di attività missionaria – continua mons. Odama – per aver fondato il bimensile in Uganda: Paese in cui padre Agostoni ha dato un Leaderhip che si è sparso nei Paesi vicini e rimane la contributo importante nella formazione e nella crescita sola rivista cattolica qui da noi. Ha insegnato Filosofia della Chiesa locale. “La notizia della morte di padre e Teologia a molti preti diocesani sia ugandesi che Tarcisio – ha dichiarato mons. John Baptist Odama, sudanesi. Sei di questi’ultimi sono poi diventati Vescovi Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. 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Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI in Sudan”. Nella storia di padre Agostoni non c’è, però, solo l’Uganda. Per dieci anni è stato chiamato a guidare la sua congregazione come Superiore Generale, protagonista in una fase delicata per la vita dell’Ordine: la riunificazione dei due rami della Famiglia Comboniana, quello tedesco e quello italiano, separatisi nel 1923. “Era un uomo molto concreto e di grande visione – ricorda padre Gabriele Ferrari, Superiore dei missionari saveriani negli anni in cui Agostoni lo era dei comboniani -, innamorato della sua vocazione e sapeva trasmettere il suo amore anche agli altri. In questi ultimi tempi una cosa soprattutto lo preoccupava: che si perdesse la chiara identificazione missionaria. Quante volte ne ha parlato. Io cercavo di quietarlo, ma alla fine mi chiedeva (era una domanda retorica e finalmente molto bonaria) : “Ma non andrai dietro anche tu a queste stramberie?” L’attestato più bello arriva proprio dall’Uganda: “Tutti i vescovi ugandesi – conclude mons. Odama – nutrono grandissimo rispetto e stima per la sua dedizione alla Chiesa in Uganda e lo considerano uno dei grandi missionari del nostro Paese”. (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. 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