GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2011
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L'infinito mélo, pseudoromanzo di Maria Grazia Calandrone
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Approda alla narrativa colei che è la voce più interessante della
poesia italiana degli ultimi anni. Maria Grazia Calandrone ha
UNA NOTA PER CHI È QUI
compiuto il passo con un certo coraggio, anche dal punto di
Il frequentatore di queste pagine ama leggere e,
riuscendo, vorrebbe leggere anche di più. Tuttavia,
arrivata la sera, nel suo letto, anche di fronte al libro
più avvincente, quasi mai riesce a tenere aperte le
palpebre per più di mezz’ora. Per questo lettore
fortunatamente (o sfortunatamente?) non insonne,
frantumare in troppe dosi la lettura di tomi
voluminosi come Guerra e pace di Tolstoj o Libertà
di Jonathan Franzen può risultare un’esperienza
frustrante ed è forse meglio che pianifichi letture del
genere durante le ferie estive, a Natale o quando è
allettato per un infortunio (non agli arti superiori).
Per il lettore dalla palpebra pesante, diventa
sicuramente più gratificante concludere nell’arco di
due, massimo 3 sere (per le persone più stanche), la
lettura di libri piccoli nel formato e nella
grammatura, che abbiano a cuore le sue palpebre, le
sue mani e i muscoli dei suoi avambracci. Forse
inutile concludere dicendo che chi qui scrive sarebbe
stato un frequentatore abituale di queste pagine.
vista editoriale. Il libro (pag. 80, euro 12, con allegato CD audio
molto bello) inaugura infatti la collana Vivavox di Luca
Sossella, nuova propaggine di un editore che sulla base di
metafore dei nostri sensi sta costruendo l'architettura del
proprio catalogo. Molto del buono che sta uscendo negli ultimi
anni sta passando per questa sigla editoriale e sarebbe
interessante approfondire quest'aspetto.
Scrivevo "voce più interessante". Importante è notare cosa
scrive nell'introduzione riguardo il rapporto con la voce la stessa Calandrone:
"In me e nei poeti della mia generazione la voce è stata una scoperta tarda e di occasione. Nel
cominciare a leggere in pubblico, ho istintivamente scelto di scomparire come essere umano
sentimentale. Altrimenti mi sarei messa a piangere. Di amore, non di pena. E di riconoscenza
per chi mi stava a sentire. Per voi che in quel momento condividevate l’assoluto silenzio del
mio io."
Un consiglio: leggete il libretto dopo aver ascoltato la sua voce dal CD. Vi sembrerà che la
stessa storia sulla pagina prenda fiato da ciò che avete ascoltato prima. E con quello si
arricchisca.
Primo pensiero: quando si legge un'opera di Maria Grazia Calandrone, sia essa poesia o prosa,
è davvero lecito porsi una domanda: che cosa può una lingua? E che cosa può l'italiano? Credo
davvero che nelle sue pagine troviamo distesa la profonda vitalità della nostra lingua nella sua
forma più smagliante.
Secondo pensiero: in questa storia d'amore tra la protagonista e Ludo, figura maieutica,
ermeneutica, enigmatica e... ludica, si ha la sensazione di una realtà che trafigge il soggetto
senziente, di una realtà "data" nel sentire, anche quando non pienamente appresa
(smarrimento e incomprensione avvolgono la protagonista), la stessa sensazione che in poesia
può venire dalla lettura di Mario Benedetti. La produzione di Maria Grazia Calandrone pare
poggiare su quella "razón vital" che ci hanno così ben illustrato un filosofo straordinario come
José Ortega y Gasset e la sua altrettanto straordinaria allieva María Zambrano e nella sua
scrittura troviamo un nuovo legame (alleanza?) tra io e le cose, l'anticipo della realtà e della
circostanza sull'idea, il senso di una materia linguistica che è dato empirico con il resto. Non
sarà un caso che in questo libro possa riemergere, delicatamente ma con vigore, quella
eccezionale e forse irripetibile riflessione sul sogno, segnatamente spagnola (un fiume carsico
che passa per Calderón, Cervantes, Unamuno e la stessa Zambrano), che viene restituita in
una rilettura aggiornata, davvero all'altezza del nostro tempo. Che cosa vuol dire vivere,
sognare, scrivere e morire (ancora "vita e scrittura", quel binomio che la Calandrone avvicina
IDENTIKIT DEL LIBRO BREVE
L'identikit del libro breve non esiste. Il numero di
pagine non è discriminante poiché un libro di 200
aforismi con un aforisma per pagina può benissimo
essere letto in un'ora. Allo stesso modo, non è
necessariamente un libro breve un volume di 90
pagine scritto in corpo 8 e con margini ridotti.
Possiamo limitarci a constatare che i libri di cui qui
si dà notizia sono brevi per durata, perché nella
stragrande maggioranza dei casi si possono leggere
in un'ora o poco più. Qui si valuta anche l'attenzione
che il libro dimostra per l'occhio, i polpastrelli e i
muscoli del lettore e, per ovvi motivi, capiterà di
parlare di progetto grafico (dalla scelta delle
tipologie di carte, alla rilegatura fino alla
composizione tipografica), e di peso del libro
(possibilmente inferiore ai 200 grammi, e quindi
particolarmente indicato quando si prepara la valigia
per l'aereo).
con un'intonazione inedita, così come aveva fatto, molto prima di lei, Amelia Rosselli)
all'altezza del nostro tempo? Il percorso di Maria Grazia Calandrone ci interessa perché pare
che conduca, libro dopo libro, a un tentativo credibile di risposta a questa domanda.
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Terzi pensieri: il "mélo" del titolo è, a mio avviso, un'allusione neanche troppo celata
anche alla nostra fascinazione tecnologica (nulla mi vieta di pensare a... Apple), ad una realtà
le altre arti che Maria Grazia Calandrone conosce e perlustra attentamente, l'ossessione
GLI EDITORI
CITATI
pittorica della voce narrante, è finanche - io credo - una rivisitazione del "melòs" greco e forse
Add
del melodramma, un melodramma circolare, un loop. Gli esiti di questo breve libro, costruito
Adelphi
che purtroppo ci sta inesorabilmente trasformando in bi-dimensional men, è il rapporto con
con capitoli-frammento, sono tutt'altro che tragici e tendono invece a situazioni che
pendolano tra l'umoristico e l'onirico, tra il comico e l'orrore da commedia. Ecco allora che il
rapporto tra poesia e prosa (lo pseudoromanzo) si salda.
BeccoGiallo
Bollati Boringhieri
Bompiani
Conclusione, quarto pensiero: un libro questo che, come il braccio di una gru, ci preleva senza
Codice
mezze misure dal territorio periferico delle discussioni a vuoto e senza senso e ci lascia cadere
Contrasto
nel mezzo dell'arena dove è in atto la trasformazione/adattamento della pratica della
Ediciclo
scrittura. Che ci piaccia o no, un'arena dove dobbiamo tornare a stare.
Scritto da Alberto Cellotto
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