ATTI
DEL CAPITOLO GENERALE DEI DEFINITORI
DELL’ORDINE DEI PREDICATORI
TROGIR
DAL 22 LUGLIO ALL’8 AGOSTO 2013
SOTTO LA PRESIDENZA DI
FR. BRUNO CADORÉ DOTTORE IN SACRA TEOLOGIA
E MAESTRO GENERALE DELL’ORDINE
ROMA
SANTA SABINA – CURIA GENERALIZIA
2013
Edizione in lingua italiana
richiesta dai Priori provinciali italiani
realizzata a cura del Centro Espaces “Giorgio La Pira” - Pistoia
Testo ufficiale
ACTA CAPITULI GENERALIS DIFFINITORUM
ORDINIS PRÆDICATORUM
Romae, ex Curia generalitia ad S. Sabinam, 2013
Traduzione dal francese, dall’inglese, dallo spagnolo e dal latino
a cura di Daniele Aucone o.p., Alberto Coco, Alessandro Cortesi o.p.,
Massimiliano D’Alessandro o.p., Ruth Henderson o.p.
Revisione e redazione a cura di Alberto Coco e Alessandro Cortesi o.p.
Pistoia, 31 ottobre 2013
2 LETTERA DI PROMULGAZIONE
Miei cari fratelli in san Domenico,
con la presente lettera promulgo gli Atti del Capitolo generale celebrato a Trogir (Croazia),
dal 22 luglio all’8 agosto 2013. Questo Capitolo segna una tappa nella preparazione della
celebrazione degli 800 anni dalla conferma dell’Ordine, e il proemio degli Atti li pone nella
prospettiva di questo Giubileo. Ad esso i capitolari hanno scelto di dare come tema: «Inviati per
predicare il Vangelo».
Viene quindi proposto in occasione di questo Giubileo un duplice percorso. Percorso di
gratitudine per il dono della vocazione dell’Ordine, per la fiducia e la fedeltà del Signore, per la
tradizione che ci è stata trasmessa, per la ricchezza e la diversità con la quale i frati nel mondo
compiono la missione di predicazione, e per le nuove vocazioni che ci sono date. Percorso di verità
e di umiltà con cui, attingendo alle sorgenti della nostra storia e della nostra tradizione, in spirito di
gratitudine e di metanoia, domandiamo al Signore di rinnovare la generosità e la libertà interiore
che ci disporranno ad essere di nuovo inviati per annunciare il Vangelo con passione, creatività e
gioia così come lo furono i primi frati di Domenico.
Al cuore di questo percorso sta l’ascolto della parola di Dio, nella contemplazione e nella
celebrazione, nello studio e nella vita fraterna, nel dialogo con il mondo e nella predicazione. In tale
ascolto individuale e comune della Parola affermiamo il nostro desiderio di lasciare che sia lo
Spirito a fare delle nostre comunità sempre più comunità di fede e conformare le nostre vite alla vita
di Cristo, affermiamo il nostro desiderio di vivere di tale mistero sull’esempio dei primi testimoni
della predicazione di Gesù configurati «dalla tenerezza e dall’umanità di Cristo».1 Questa è la fonte
del rinnovamento dell’entusiasmo, della gioia e della creatività di tutte e tutti coloro che sono inviati
per essere «testimoni della risurrezione». È anche la fonte a cui attingere l’audacia della
testimonianza e del servizio dell’amicizia di Dio per il mondo, e la speranza per un futuro di pace e
di comunione nel mondo. Siamo inviati a predicare il Vangelo proprio a partire dal cuore della
contemplazione del mistero della generosità e della grazia di Dio. Intendiamo rispondere a questo
invio con uno zelo rinnovato, in medio Ecclesiae con molti altri cristiani - che desiderano divenire
ciò che sono annunciando il Vangelo perché cresca la Chiesa di Cristo - e in modo particolare con
l’insieme della Famiglia domenicana. Inviati come predicatori nel segno della fraternità, in ascolto
dei nostri contemporanei e in dialogo con essi, desideriamo rendere testimonianza alla missione del
Figlio stesso e servire il carisma della predicazione nella Chiesa.
Con tale convinzione il Capitolo ha scelto di attirare l’attenzione di tutti i frati e delle
comunità su alcune dimensioni molto concrete della nostra vita, invitandoci ad accogliere il tempo
di preparazione della celebrazione del Giubileo come un’occasione per consolidare la vita e la
missione dell’Ordine. Lungi dall’essere un’effimera autocelebrazione, il percorso giubilare che ci
viene proposto è piuttosto cammino – una «scuola» – di verità e di umiltà, un cammino di metanoia
che ci invita, a livello individuale e comunitario, a considerare la rilevanza propria di ciascuna delle
1
Formula di benedizione solenne per la festa di san Domenico (Missale O.P.).
3 dimensioni ed esigenze della vita che professiamo. Domandando a Dio la grazia di essere
consacrati alla Parola desideriamo che l’incontro e l’ascolto della Parola di vita ci trasformi,
costituisca la fonte e lo slancio del rinnovamento della nostra vita cristiana e domenicana, e stimoli
il nostro ardore a predicare il Vangelo. Questa è la nostra «scuola di vita». Sta qui il motivo per cui
il Capitolo, se pure indica alcuni punti di attenzione riguardo alla formazione iniziale, colloca
deliberatamente quest’ultima nell’esigenza proposta a tutti di impegnarsi in un dinamismo di
formazione permanente globale. Con questa possiamo scegliere di metterci ogni giorno di nuovo in
ascolto della Parola. Il cammino di metanoia comincia dunque con la determinazione di ognuno di
noi di rinnovare lo slancio della propria vocazione. Passa anche per la volontà comune di costruire
la nostra comunione fraterna avendo cura di fondare realmente le nostre comunità, come
richiedono le nostre Costituzioni, nella celebrazione liturgica, nel dialogo, nello studio, nella
condivisione apostolica, nella semplicità di vita e condivisione dei beni, nella compassione per i più
deboli e nel perdono. Tali esigenze ci ricordano che la fraternità ci è stata consegnata da Domenico
come la modalità con cui i predicatori desiderano seguire Cristo.
Proseguendo il processo iniziato dal Capitolo generale di Roma nel 2010, questo Capitolo ha
confermato la necessità di accompagnare tale processo di rinnovamento con un migliore
adattamento di alcune strutture dell’Ordine alla missione, cercando di offrire ai frati ed alle
comunità le condizioni della miglior creatività apostolica possibile. Il Capitolo insiste perché la
priorità sia data realmente alla dinamica della formazione, dei frati più anziani come dei nuovi.
Insistendo sul primato della fraternità il Capitolo richiama al rispetto ed alla promozione della
vocazione specifica di frate cooperatore, d’altra parte così importante per sottolineare al cuore della
fraternità dei predicatori il valore della vocazione laica per l’evangelizzazione. La soppressione dei
«vicariati generali» e dei «vicariati regionali» a vantaggio di una organizzazione dell’Ordine in
province (o vice-province) e vicariati provinciali deve porre le condizioni per evitare che il peso
dell’amministrazione impedisca la libertà e la mobilità necessarie per la predicazione oggi e nel
contempo per favorire il dinamismo e la solidarietà nella missione. Infatti questa riforma pone in
evidenza la necessità di precisare e consolidare la responsabilità delle province a riguardo dei
vicariati provinciali che devono essere la prima tappa verso la fondazione di una nuova «santa
predicazione» in uno specifico contesto sociale e culturale. Tale rafforzamento del legame
intraprovinciale con i vicariati dovrebbe anche rinforzare la coscienza di tutti circa la chiamata a
sviluppare l’universalità della missione dell’Ordine e dare l’audacia di aprire nuove missioni. Da
un altro punto di vista le province sono invitate a valutare la ripartizione e la composizione delle
loro comunità in modo tale che la testimonianza della comunione fraterna sia sempre pienamente
elemento costitutivo della missione di evangelizzazione. Si tratta di una ristrutturazione in corso
anche con la valutazione dei Centri di studi iniziali e specializzati che deve permettere di
identificare i benefici di collaborazione e coordinamento a livello regionale. In sinergia con questo
lavoro la ridefinizione più precisa della missione delle istituzioni poste sotto la giurisdizione diretta
del Maestro dell’Ordine, la riforma del loro governo e la realizzazione di relazioni reciproche con le
province dovrebbe consentire di situare tali istituzioni ancor più a servizio della missione di tutti. Si
tratta anche di una ristrutturazione che è stata posta in atto e deve essere proseguita nell’ambito
della solidarietà fra di noi con la realizzazione dell’Ufficio di solidarietà (Spem Miram
Internationalis). Una valutazione dei Capitoli generali, della loro funzione nella vita dell’Ordine,
4 della loro preparazione a livello della Curia generalizia e a livello delle province, cercherà di
individuare come servire al meglio la vita dell’Ordine.
Al cuore di questo percorso di riconfigurazione è ben chiaro che il ministero della
predicazione deve tenere un ruolo centrale. Per questo, nella prospettiva di tale riorganizzazione, il
Capitolo propone di rinforzare il dialogo tra noi a proposito e a partire dalla missione di
predicazione. Tale proposta riguarda tre ambiti principali: i Forum della missione che
permetteranno ai frati impegnati in un medesimo ambito apostolico di dialogare tra di loro e di
condurre insieme una riflessione sulle questioni pastorali e teologiche della loro missione; il
«percorso di Salamanca» intende promuovere il dialogo teologico e interdisciplinare a partire da
situazioni pastorali in ambienti particolarmente fragili; lo sviluppo della creatività apostolica nel
«nuovo continente» di internet e del mondo dei nuovi social network. A partire da questi tre ambiti
il Capitolo richiama tutti a rinforzare l’inserimento del dialogo e della ricerca teologica al cuore
del nostro servizio della predicazione, dando questa connotazione specifica al nostro servizio nella
Chiesa. Tale attitudine potrebbe anche dare nuove opportunità di dialogo con i saperi
contemporanei, con le altre religioni e filosofie. Potrebbe anche stimolare il contributo della
predicazione del Vangelo all’impegno per la trasformazione del mondo, dimensione importante
della «predicazione alle genti». Più ampiamente tale riflessione tra i frati a partire dal ministero
della predicazione sarà senza dubbio l’occasione per valutare ciò che noi già facciamo, di
individuare chiamate ad aprire nuovi ambiti e trovare nuove modalità per l’evangelizzazione.
Potremo affrontare situazioni umane e sociali, culture, saperi, ricerche di senso nei verso cui ci
rammarichiamo di essere troppo lontani. Parlando di questa «creatività» dell’evangelizzazione il
Capitolo ha sottolineato l’attenzione particolare che dobbiamo sviluppare per promuovere la
vocazione laica per l’evangelizzazione e, in tal senso, la priorità da accordare sempre più ai
giovani.
Ecco quindi il percorso, esigente, di cui gli Atti di questo Capitolo offrono qualche
orientamento e che ci condurrà fino al prossimo Capitolo generale del 2016 a Bologna. L’augurio
più caro dei capitolari è che tale cammino renda possibile che il rendimento di grazia della
celebrazione del Giubileo sia veramente il punto di partenza di un rinnovato slancio per il futuro.
A conclusione di questa lettera desidero ringraziare calorosamente la provincia di Croazia e
il suo priore provinciale per avere accolto questo Capitolo, fra Mihael Mario Tolj, per aver svolto
egregiamente il ruolo di segretario generale e tutti i frati che in molti modi hanno contribuito alla
sua preparazione, comunicazione e celebrazione. Per l’intercessione della Madre di Dio e di san
Domenico, Dio ci doni in abbondanza la forza dello Spirito nel cui soffio desideriamo essere
«inviati per predicare il Vangelo».
Dato a Roma, nel convento di Santa Sabina, il 28 agosto dell’anno del Signore 2013, festa di
sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa.
Fr. Bruno Cadoré, o.p.
Maestro dell’Ordine
Fr. Franklin Buitrago Rojas, o.p.
a secretis
50/13/534 Trogir
5 DEFINITORI
SOTTO LA PRESIDENZA DI
FR. BRUNO CADORÉ
MAESTRO DELL’ORDINE DEI PREDICATORI
Ex Maestri dell’Ordine
fr. RADCLIFFE Tìmothy
fr. AZPIROZ COSTA Carlos
Definitori
fr. ALMARZA MEÑICA Juan Manuel, provincia di Spagna
fr. LAFFAY Augustin, provincia di Tolosa
fr. MALLEVRE Michel, provincia di Francia
fr. GIORGIS Roberto, provincia San Domenico in Italia
fr. CINELLI Luciano, provincia Romana di Santa Caterina da Siena
fr. BOVA Damiano, provincia S. Tommaso d’Aquino in Italia
fr. SZABO Bertalan, vicariato generale di Ungheria
fr. ZILS Diethard, provincia di Germania
fr. OUNSWORTH Richard, provincia d’Inghilterra
fr. PALUCH Michal, provincia di Polonia
fr. BOTELLA CUBELLS Vicente, provincia di Aragona
fr. NEMEC Damian, provincia di Boemia
fr. PETRIC Perica Anastazio, provincia di Croazia, Annunciazione B.V.M.
fr. CORREIRA FERNANDES José Manuel, provincia di Portogallo
fr. RODRIGUEZ FASSIO Francisco José, provincia Betica
fr. FRANSEN Wijbe, provincia di Olanda
fr. NORTON Gerard, provincia d’Irlanda
fr. RUBIO GUERRERO Luis Javier, provincia San Giacomo in Messico
fr. HERRERA HERRERA Héctor, provincia San Giovanni Battista del Perù
fr. GALEANO ROJAS Guillermo Mauricio, provincia San Ludovico Bertrando di Colombia
fr. DÁVILA YÁNEZ Paúl Fernando, vicariato generale Santa Caterina da Siena dell’Equador
fr. QUIJANO LEON Francisco, vicariato generale San Lorenzo Martire del Cile
fr. VILLASMIL BERMÚDEZ Ángel Gabriel, provincia Nostra Signora del Rosario
fr. DE CALUWE Mark, provincia Santa Rosa in Belgio
fr. CÚNSULO Rafael Roberto, provincia Argentina di Sant’Agostino
fr. GARROT William Price, provincia San Giuseppe in USA
fr. CILIA Joseph, provincia San Pio V di Malta
fr. DIAS Darren, provincia San Domenico del Canada
fr. THOMPSON Augustine Craig, provincia del SS. Nome di Gesù in USA
fr. HELLMEIER Paul Dominikus, provincia della Germania meridionale e dell’Austria
fr. SPAHN James Anthony, provincia di Sant’Alberto Magno in USA
fr. FOOTE Laurence Julian, provincia dell’Assunzione B.V.M. in Australia e Nuova Zelanda
fr. TAVARES André Luis, provincia Fra Bartolomé de Las Casas in Brasile
fr. SPICHTIG Peter, provincia dell’Annunciazione B.V.M. in Svizzera
6 fr. COLLIN Dominique, vicariato generale San Tommaso d’Aquino in Belgio
fr. THAO DINH NGOC Vincent, provincia Regina dei Martiri in Vietnam
fr. DE LA ROSA Rolando, provincia delle Filippine
fr. SOLÓRZANO ZELAYA Marcelo, provincia San Martino de Porres in USA
fr. BHATTI Rahmat, vice-provincia Figli di Maria in Pakistan
fr. VILLALOBOS RODRIGUEZ Carlos Alberto, vice-provincia San Vincenzo Ferrer in America
Centrale
fr. OGEDENGBE Richard, provincia San Giuseppe Operaio in Nigeria
fr. SALDANHA Naveen, provincia dell’India
fr. NDOLOMO BEMBU Dominique, vicariato generale della Repubblica Democratica del Congo
fr. MUYEBE Stanslaus, vicariato generale dell’Africa Australe
fr. PAN Philip, vicariato generale Regina della Cina
fr. SZPREGLEWSKI Jacek, vicariato generale dei SS. Angeli Custodi (Estonia, Lettonia e
Lituania)
fr. BALOG Petro, vicariato generale di Russia e Ucraina
fr. SAMALOT RIVERA Yamil, vicariato generale Santa Croce di Porto Rico
fr. ŠAJDA Česlav Peter, provincia Nostra Signora del Rosario in Slovacchia
fr. KPONYO-HILLAH Cyrille Ayayi, vice-provincia Sant’Agostino in Africa Occidentale
fr. CABALLERO SUARES Yinmy, vice-provincia della Bolivia
Delegati dei vicariati
fr. ABALOS ILLA Roberto, vicariato provinciale in Perù e Repubblica Dominicana della
provincia di Spagna
fr. BERNAL LLORENTE Luis Carlos, vicariato regionale in America Latina della provincia di
Aragona
fr. MUTUKU Dominic Wambua, vicariato provinciale dell’Africa Orientale della provincia San
Giuseppe in USA
Delegati dei Conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine
fr. ADAM Konstanc
AL CAPITOLO HANNO PARTECIPATO ANCHE
Soci del Maestro dell’Ordine e Sindaco dell’Ordine
fr. BOLAND Vivian, socio per le province dell’Europa settentrionale-occidentale e Canada e per la
formazione iniziale; vicario del Maestro dell’Ordine
fr. DELIK Wojciech, socio per le province dell’Europa centrale e orientale
fr. MASCARI Michael, socio per la Vita intellettuale
fr. LOHALE Prakash, Socio per la Vita apostolica
fr. SAMBA Gabriel, socio per le province dell’Africa
fr. POSE Javier, socio per le province dell’America Latina e dei Caraibi
fr. PROVECHO Hilario, sindaco dell’Ordine
7 Frati invitati dal Maestro dell’Ordine
fr. SIGRIST Marcel, direttore EBAF
fr. TUYEN Joseph Mai Van
fr. TROUT Joseph
Membri della Famiglia domenicana invitati dal Maestro dell’Ordine
sr. STRETTIOVA Josefa, del monastero di Praga
sr. BOHMER Sara, congregazione suore del Terz’Ordine di San Domenico di Betania
sig. BORNEWASSER Klaus, della Fraternita laica «Las Casas», Düsseldorf
Moderatori
fr. O'CONNOR John
fr. SCAMPINI Jorge
fr. VAN LIER Rick
Segretariato
fr. TOLJ Mihael Mario, segretario generale
fr. RAIC Kristijan, sindaco del Capitolo generale
HANNO COLLABORATO AL CAPITOLO
Interpreti
fr. ALMAZAN Leobardo
fr. TORRES Cristóbal
fr. SANTIAGO José
fr. POQUILLON Olivier
fr. McSHANE Philip
fr. QUIJANO Carlos
fr. BAUZA SALINAS Jean-Ariel
fr. RIVERO Manuel
fr. LAROCHE Victor
fr. DUGAS Julian
fr. IZAGUIRRE Carlos Ma.
fr. JABARES Mario
fr. MOISE Junior Charles
fr. MCCARTHY Thomas
fr. GARCIA BAUTISTA Emilio
fr. CROONENBERGHS Didier
fr. CASTRO Sixto
Collaboratori
fr. KORALIJA Srecko, cantore del Capitolo generale
fr. GAVRANOVIĆ Ivan
8 fr. ILIČIĆ Ivan Dominik
fr. VLK Mirko Irenej
fr. DOKOZA Marko
fr. COTA Josip
fr. KAZOTTI Ante
fr. KRŽELJ Lovro
fr. GAVRANOVIĆ Anto
fr. TOMIĆ Ivan Marija
fr. PAVLINOVIĆ Marko
fr. FOLNOVIĆ Mladen
9 CAPITOLO I: COMUNICAZIONI
1. Comunichiamo che con lettera circolare, datata Roma 21 novembre 2012, il Maestro
dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, a norma del LCO 413, II, ha convocato il Capitolo generale dei
definitori da celebrarsi a Trogir, Croazia, dal giorno 22 luglio all’8 agosto 2013.
2. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, a norma del LCO 414, ha nominato fr. Mihael
Mario Tolj segretario generale del Capitolo in data 21 giugno 2011.
3. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, ha invitato al Capitolo generale
dei definitori di Trogir fr. Marcel Sigrist, direttore della Scuola Biblica di Gerusalemme, fr.
Joseph Mai Van Tuyen, frate cooperatore della provincia del Vietnam, e fr. Joseph Trout, frate
cooperatore della provincia Sant’Alberto Magno in USA.
4. Comunichiamo che i seguenti membri della Famiglia domenicana assisteranno al Capitolo
generale dei definitori di Trogir come invitati dal Maestro dell’Ordine: suor Josefa Strettiova,
monaca del monastero di Praga, suor Sara Bohmer, della congregazione domenicana di
Betania, e il signor Klaus Bornewasser, laico domenicano.
5. Comunichiamo che il giorno 2 giugno 2013 il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, ha
inviato una lettera al Santo Padre Francesco, comunicando la celebrazione del Capitolo
generale a Trogir.
Roma, 2 giugno 2013
Sua Santità
Papa Francesco
Prot. 50/13/341 Trogir
Santissimo Padre,
L’Ordine dei Predicatori si prepara a celebrare il suo Capitolo generale (Capitolo dei definitori) dal
22 luglio all’8 agosto 2013 e mi permetto di chiederLe, con umiltà, di accordare la Sua Benedizione
apostolica per i fratelli che si riuniranno a Trogir (Croazia).
Questo Capitolo segnerà l’apertura del triennio di preparazione della celebrazione
dell’ottocentesimo anniversario della conferma dell’ordine nel 2016. Tale preparazione, nel
momento in cui la Chiesa celebra l’Anno della Fede e chiama ad un rinnovamento
dell’evangelizzazione, sarà per i fratelli, le sorelle ed i laici dell’Ordine un periodo favorevole per
rispondere con ardore a questo richiamo. Le parole e le gesta evangeliche con le quali Lei guida la
Chiesa dall’inizio del Suo ministero saranno per noi guide preziose nella nostra determinazione a
servire la Chiesa, e sostegni nell’impegno che ci invita a seguire. Sarò felice, in seguito, di
presentarLe i lavori di questo Capitolo.
Durante il Capitolo, si svolgeranno le giornate mondiali della Gioventù in Brasile e Le assicuro che
saremo in comunione con Lei, in un momento così importante della vita della Chiesa.
10 RingraziandoLa in anticipo per la Sua benedizione, desidero esprimerLe i miei ringraziamenti per il
suo ministero e assicurarLa della mia preghiera e dei miei rispettosi e fraterni saluti.
Fra Bruno Cadoré, OP
Maestro dell’Ordine dei Predicatori
6. Comunichiamo che il giorno 8 luglio il Segretario di Stato di Sua Santità Francesco ha inviato
il seguente telegramma al Maestro dell’Ordine e ai capitolari:
Fra Bruno Cadoré OP,
Gen.le dell’Ordine dei Predicatori
In occasione del Capitolo generale dei definitori dell’Ordine dei Predicatori, che si tiene a Trogir in
Croazia, nel contesto dell’Anno della Fede, il Sommo Pontefice Francesco, grato per i sentimenti di
filiale adesione al suo magistero, rivolge ai partecipanti il suo cordiale e benaugurante pensiero,
invocando l’assistenza del Divino Spirito ed auspica che l’importante assise susciti rinnovati
propositi di santità e di fedeltà agli ideali della vita consacrata per l’edificazione del Regno di Dio
nel generoso servizio alla Chiesa secondo lo specifico carisma di codesto Ordine, seguendo il
luminoso esempio del venerato Padre san Domenico e di tutti i santi della Famiglia domenicana.
Sua Santità accompagna tali voti con un particolare ricordo nella celebrazione eucaristica e mentre
chiede di pregare per lui, per intercessione della Vergine Maria Regina del Rosario, di cuore invia a
Lei e ai confratelli capitolari l’implorata benedizione apostolica, estendendola volentieri all’intero
Ordine.
Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato di Sua Santità
7. Comunichiamo che fr. Juan Manuel Almarza Meñica, fr. Luciano Cinelli e fr. James Spahn
hanno esaminato le lettere testimoniali dei vocali nel pomeriggio del 21 e nella mattinata del
22 luglio.
8. Comunichiamo che fr. Peter Lalaiagalo, della provincia dell’Assunzione della B. V. Maria di
Australia e Nuova Zelanda, non ha potuto partecipare al Capitolo a causa di difficoltà
nell’ottenimento del visto.
9. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadorè, ascoltati i capitolari e a norma
del LCO 417, § 1, 3, ha designato come revisori del testo degli Atti del Capitolo i definitori: fr.
Michel Mallèvre della provincia di Francia, fr. Richard Ounsworth della provincia di
Inghilterra e fr. Luis Carlos Bernal Llorente del vicariato regionale della provincia di Aragona
in America Latina.
11 10. Comunichiamo che il Capitolo generale è iniziato il 22 luglio 2013 con la S. Messa solenne
dello Spirito Santo, concelebrata da tutti i capitolari e presieduta dal Maestro dell’Ordine, fr.
Bruno Cadoré, che nella sua omelia ha invitato i capitolari a seguire il cammino di Maria
Maddalena che fu Apostola degli Apostoli obbedendo al comando di Gesù: «Va’ e di’ ai miei
fratelli …».
11. Comunichiamo che Monsignor Želimir Puljić, Arcivescovo di Zara e Presidente della
Conferenza Episcopale Croata, ha visitato i capitolari il 22 luglio e ha rivolto un saluto di
benvenuto.
12. Comunichiamo che il signor Ante Stipčić, sindaco della città di Trogir, ha fatto visita ai
capitolari il 22 luglio per dar loro il benvenuto nella città.
13. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, dopo aver ascoltato i capitolari, a norma del LCO
417, § 1, 4, ha confermato la distribuzione, preparata in precedenza, dei membri e dei
presidenti delle seguenti commissioni:
Giubileo e rinnovamento dell’Ordine - Francese
fr. LAFFAY Augustin – Presidente
sr. BOHMER Sara
fr. BOTELLA CUBELLS Vicente
fr. DIAS Darren
fr. DINH Thao (Vincent)
fr. NDOLOMO BEMBU Dominique
fr. PETRIĆ Anastazio Perica
fr. RADCLIFFE Timothy
fr. SAMBA Gabriel
fr. SZPREGLEWSKI Jacek
fr. ZILS Diethard
Studio - Inglese
fr. NORTON Gerard – Presidente
sr. COLLIN Dominique
fr. FOOTE Laurence Julian
fr. MASCARI Michael
fr. PALUCH Michal
fr. PAN Philip
fr. ŠAJDA Česlav Peter
fr. SAMALOT RIVERA Yamil
fr. SIGRIST Marcel
fr. SPICHTIG Peter
12 Formazione – Spagnolo/Francese
fr. VILLALOBOS RODRIGUEZ Carlos Alberto – Presidente
sr. BOLAND Vivian
fr. Giorgis Roberto
fr. KPONYO-HILLAH Cyrille Ayayi
fr. RODRIGUEZ FASSIO Francisco José
fr. RUBIO GUERRERO Luis Javier
fr. SPAHN James Anthony
fr. SZABÓ Bertalan
fr. TAVARES André Luís
Predicazione – Francese/Inglese
fr. QUIJANO LEON Francisco – Presidente
fr. ABALOS ILLA Roberto
fr. ALMARZA MEÑICA Juan Manuel
fr. BHATTI Rahmat
sig. BORNEWASSER Klaus
fr. CORREIA FERNANDES José Manuel
fr. BOVA Damiano
fr. LOHALE Prakash
fr. TUYEN MAI VAN Joseph
fr. OGEDENGBE Richard
Vita comunitaria - Inglese/Spagnolo
fr. SALDANHA Naveen - Presidente
fr. CABALLERO SUARES Yinmy
fr. CILIA Joseph
fr. CÚNSULO Rafael Roberto
fr. DELIK Wojciech
fr. FRANSEN Wijbe
fr. HERRERA HERRERA Héctor
fr. MUTUKU Dominic Wambua
fr. SOLÓRZANO ZELAYA Marcelo
sr. STRETTIOVA Josefa
fr. TROUT Joseph
fr. VILLASMIL BERMÚDEZ Ángel Gabriel
Governo e ristrutturazione - Francese/Inglese
fr. HELLMEIER Paul Dominikus - Presidente
fr. BALOG Petro
13 fr. BERNAL LLORENTE Luis Carlos
fr. GARROTT William Price
fr. MALLEVRE Michel
fr. OUNSWORTH Richard
fr. POSE Javier
Economia – Spagnolo/Inglese
fr. DÁVILA YÁNEZ Paul Fernando - Presidente
fr. DE LA ROSA Rolando
fr. GALEANO ROJAS Guillermo Mauricio
fr. MUYEBE Stanislaus
fr. PROVECHO Hilario
LCO
fr. THOMPSON Augustine Craig - Presidente
fr. ADAM Konštanc Miroslav
fr. AZPIROZ COSTA Carlos Alfonso
fr. CINELLI Luciano
fr. DE CALUWE Mark
fr. NĚMEC Damián
14. Comunichiamo che il Capitolo generale ha approvato come moderatori delle sessioni plenarie:
fr. John O’Connor della provincia di Inghilterra, fr. Jorge Scampini della provincia di
Argentina, e fr. Rick Van Lier della provincia del Canada, proposti in precedenza dal Maestro
dell’Ordine.
15. Comunichiamo che il Capitolo ha approvato le norme generali di procedura proposte ai frati
capitolari.
16. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré ha presentato la sua Relazione
sullo stato dell’Ordine ai capitolari, firmata a Roma il 22 febbraio 2013.
17. Comunichiamo che i soci del Maestro dell’Ordine come pure il sindaco generale e gli altri
ufficiali hanno presentato le rispettive relazioni che sono state messe a disposizione dei
membri del Capitolo.
18. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, dopo il Capitolo generale di
Roma del 2010 ha fatto le seguenti nomine:
14 Vicario del Maestro dell’Ordine:
fr. Edward Ruane e, dopo,
fr. Vivian Boland
Soci:
fr. Bernardino Prella, socio per le province della Penisola Iberica
fr. Vincent Lu, socio per le province di Asia e Pacifico
fr. Vivian Boland, socio per le province della Regione Europa Nord-occidentale
socio per la formazione iniziale
fr. Michael Mascari, socio per la vita intellettuale
fr. Gabriel Samba, socio per l’Africa
fr. Dominic Izzo, socio per le province USA
Procuratore generale dell’Ordine:
fr. Philippe Toxé
Sindaco dell’Ordine:
fr. José Bernardo Vallejo e, dopo,
fr. Hilario Provecho Álvarez
Segretario generale:
fr. Franklin Buitrago Rojas
Vice-segretario generale e segretario del Maestro dell’Ordine:
fr. Bonaventure Agbali
Promotori generali:
fr. Eric Salobir, promotore generale per le comunicazioni sociali
fr. Louis-Marie Ariño-Durand, promotore del Rosario
Altri ufficiali:
fr. Olivier Poquillon, delegato permanente presso le Nazioni Unite
fr. Bonaventure Agbali, direttore di I.D.I.
fr. Dominic Izzo, presidente di Spem Miram (prima: Fondo di solidarietà)
fr. Wilmer Rojas Crespo, archivista dell’Ordine
fr. Michael Demkovich, presidente della Fondazione Internazionale Domenicana
fr. Augustin Laffay, delegato per la promozione della storia dell’Ordine dei Predicatori
fr. José Gabriel Mesa Angulo, incaricato della missione per la preparazione del programma del
Giubileo dell’Ordine che sarà presentato e sottoposto all’approvazione del Capitolo generale di
Trogir (2013).
15 19. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine ha inviato il Decreto di Erezione Canonica della
vice-provincia di Bolivia il 25 ottobre 2012. Detto Decreto è stato letto ed è entrato in vigore il
14 gennaio 2013.
20. Comunichiamo che il giorno 13 gennaio 2012, il Maestro dell’Ordine ha indirizzato a tutta la
Famiglia domenicana la lettera «Va’ e di’ ai miei fratelli!»: le domenicane e
l’evangelizzazione.
21. Comunichiamo che il giorno 31 maggio 2012, Festa della Visitazione, il Maestro dell’Ordine
ha indirizzato a tutta la Famiglia domenicana una lettera sulla celebrazione della liturgia delle
ore intitolata «Laudare, Praedicare, Benedicere».
22. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, a norma del LCO 398, III, ha realizzato nel corso
di questo triennio numerose visite fraterne a diverse entità dell’Ordine: Francia (22/IX/10 –
05/X/10), vicariati di Haiti e Repubblica Dominicana (12/X/10 – 17/X/10), Albertinum di
Friburgo (01/XII/10 – 04/XII/10 e 01/XII/12 – 03/XII/12), Paesi Baltici e Ucraina (14/XII/10 –
23/XII/10), Regione Asia-Pacifico (17/I/11 – 01/II/11), Germania (16/III/11 – 23/III/11), USA
e Canada (01/IV/11 – 21/IV/11), Pakistan (02/V/11 – 09/V/11), Bologna (14/V/11 – 15/V/11),
Regione Europa Nord-occidentale (05/VI/11 – 20/VI/11), Spagna (24/VI/11 – 28/VI/11),
Regione America Latina e Caraibi (01/VII/11 – 16/VII/11), Regione Africa (01/VIII/11 –
21/VIII/11), provincia San Martino degli USA (22/X/11 – 26/X/11), Palermo (5-6/XI/11),
Spagna (20/XII/11 - 29/XII/11), Abidjan (20/VII/12 – 23/VII/12), Lima (12/VIII/12 –
14/VIII/12), Spagna (17/IX/12 – 19/IX/12), Bari (5-6/XII/12), Messico (25/I/13 – 31/I/13),
Slovacchia (17/V/13 – 19/V/13).
23. Si è inoltre recato in visita canonica in: Croazia (22/IX/l 1 - 30/IX/l 1), provincia di Ss. Nome
di Gesù - USA (10/X/11 - 21/X/11), Messico (06/XII/11 - 19/XII/11), Belgio del Sud (08/1/12
- 12/1/12), Congo (17/1/12 - 31/1/12), Germania Superiore e Austria (07/II/12 - 17/II/12),
Tolosa (07/III/12 - 18/III/12), Convento Santo Stefano di Gerusalemme (2/IV/2012 8/IV/2012), Polonia (15/IV/12 - 10/V/12), Paesi Baltici (03/VI/12 - 07/VI/12), Russia Ucraina (08/VI/12 - 12/VI/12), Colombia (15/VI/12 - 30/VI/12), provincia San Martin degli
USA (O1/VII/12 - 18/VII/12), Ecuador (17/VIII/12 - 22/VIII/12), Canada (23/VIII/12 31/VIII/12), Puerto Rico (25/IX/12 - 27/IX/12), Venezuela (30/IX/12 - 03/X/12), America
centrale (04/XI/12 - 16/XI/12), Filippine (07/XII/12 - 21/XII/12), Portogallo (03/1/13 09/1/13), Olanda (12/1/13 - 18/1/13), Fiandre (18/1/13 - 24/1/13), Santo Domingo, Haiti e
Cuba (25/III/13- 07/IV/13), Ungheria (16/III/13 - 19/III/13), Russia - Ucraina (20/III/13 26/III/13), Santissimo Rosario (07/IV/13 - 08/V/13), Australia (6/VI/13 - 22/VI/13), Cile
(23/VI/13 - 26/VI/13), Argentina (27/VI/13 - 05/VII/13), vicariato di Aragona in America del
Sud (06/VII/13 - 09/VII/13).
24. Comunichiamo che il 3 giugno 2012 è stato beatificato il nostro fratello fr. Jean-Joseph
Lataste, fondatore delle Domenicane di Betania.
16 25. Comunichiamo che il 13 ottobre 2012 sono stati beatificati i nostri fratelli fr. Raimundo
Joaquín González Castaño e fr. José María González Solís, martiri durante la persecuzione
religiosa in Spagna.
26. Comunichiamo che il 12 maggio 2013 è stato canonizzato il nostro fratello fr. Alessandro
Longo insieme al gruppo dei martiri di Otranto (Italia).
27. Comunichiamo che Sua Santità Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata il Maestro
dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, l’11 marzo 2011.
28. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadoré, ha partecipato alla XIII
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata a Roma dal 7 al 28 ottobre
2012.
29. Comunichiamo che Sua Santità Benedetto XVI ha nominato cardinale di Santa Romana
Chiesa Monsignor Dominik Duka, O.P., Arcivescovo di Praga.
30. Comunichiamo che Sua Santità Benedetto XVI ha nominato come Vicepresidente della
Commissione Pontificia «Ecclesia Dei», Monsignor Joseph Augustine Di Noia, O.P.,
Arcivescovo titolare della città di Oregon.
31. Comunichiamo che Sua Santità Benedetto XVI ha nominato Monsignor Jean-Louis Bruguès,
O.P., Arcivescovo emerito di Angers, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
32. Comunichiamo che durante l’ultimo triennio, il Santo Padre ha nominato vescovi: fr. Omar
Alberto Sánchez Cubillos della provincia di Colombia che è stato nominato vescovo di Tubú
(Colombia), fr. Charles Morerod della provincia di Svizzera che è stato nominato vescovo di
Losanna, Ginevra e Friburgo (Svizzera) e fr. Jean-Paul Vesco della provincia di Francia che è
stato nominato vescovo di Orano (Algeria).
33. Comunichiamo che fr. Serge Thomas Bonino è stato nominato Segretario generale della
Commissione Teologica Internazionale.
34. Comunichiamo che dall’ultimo Capitolo generale celebrato a Roma, il Maestro dell’Ordine ha
promosso al grado di Maestro in Sacra Teologia: fr. Paul Murray della provincia di Irlanda; fr.
Louis Roy della provincia del Canada; fr. Alberto Escallada Tijero e fr. Gregorio Celada
Luengo della provincia di Spagna; fr. Gilles Emery della provincia di Svizzera; fr. Jean-Luc
Vesco, fr. Benoît-Dominique de La Soujeole, fr. Serge Thomas Bonino e fr. Jean-Michel
Maldamé della provincia di Tolosa; fr. Albino Fua Barrera, fr. Terence Stephen Keegan e fr.
Michel Romanus Cessario della provincia San José in USA.
35. Comunichiamo che dal 31 ottobre al 3 novembre 2012, in occasione della celebrazione del 50°
anniversario della canonizzazione di san Martino de Porres a Lima (Perù), si è tenuto un
17 incontro internazionale di frati cooperatori con la partecipazione di frati provenienti da tutte le
regioni dell’Ordine.
36. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine ha partecipato alle celebrazioni del Centenario della
provincia del Canada (1911 - 2011), del 50° anniversario della presenza dell’Ordine in Costa
d’Avorio (1962 - 2012) e del 50° anniversario della restaurazione della provincia del
Portogallo (1962 - 2012). Ha partecipato anche alla celebrazione del quarto centenario
dell’Università Pontificia e Reale di San Tommaso a Manila (1611 - 2011).
37. Comunichiamo che il Maestro dell’Ordine ha partecipato all’Assemblea del Movimento
Giovanile Domenicano Internazionale svoltasi dal 7 al 15 luglio 2013 a Bogotà (Colombia).
38. Comunichiamo che il giorno 3 agosto, festa del Beato Augustín Kažotić, i capitolari hanno
celebrato l’Eucarestia a Trogir, sua città natale, davanti alla chiesa del convento. La
celebrazione è stata presieduta dal cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, che ha
tenuto l’omelia. Hanno partecipato anche mons. Marin Barišić, arcivescovo di SpalatoMakarska, mons. Ante Ivas vescovo di Sebenico, fr. Anto Gravić, priore provinciale e
numerosi fedeli.
39. Comunichiamo che il Capitolo generale ha concluso i suoi lavori il giorno 8 agosto, Solennità
del Nostro Padre san Domenico, con una solenne messa concelebrata nella chiesa domenicana
di Santa Caterina d’Alessandria nella città di Spalato. L’Eucarestia è stata presieduta da
Monsignor Marin Barišić, arcivescovo di Spalato-Makarska. L’omelia è stata tenuta da fr.
Bruno Cadoré, Maestro dell’Ordine. Durante la celebrazione ha fatto la sua professione
solenne fr. Dominik Kristijan Gerbic e hanno rinnovato la loro professione semplice fr. Ivan
Gavranović e fr. Joseph Trout.
18 CAPITOLO II: PROEMIO
Inviati a predicare il Vangelo
40.
Ci apprestiamo a celebrare nel 2016 l’ottavo centenario dalla conferma dell’Ordine da parte
del papa Onorio III. Un giubileo, per il popolo di Israele, era un tempo di gioia e di
rinnovamento, «quando ciascuno tra voi ritornerà alla sua proprietà e ciascuno ritornerà alla
sua famiglia» (Lv 25,10). Se il Giubileo ci invita quindi a ritornare alle origini dell’Ordine è
– paradossalmente - per ricordarci del momento fondatore in cui san Domenico inviò i primi
frati fuori della loro casa, famiglia o nazione, perché ritrovassero la gioia e la libertà
dell’itineranza. La nostra mobilità significa più che spostarsi da un luogo a un altro: come
discepoli del Cristo, siamo inviati a predicare il Vangelo. Solo condividendo la vita di Colui
che, inviato dal Padre, ci dona lo Spirito, acquistiamo la libertà interiore che ci rende
disponibili agli appelli dei nostri fratelli e sorelle.
Il carisma della predicazione
41.
Celebrando otto secoli di esistenza, siamo più che mai invitati a laudare, benedicere,
prædicare, ed è anzitutto Dio che lodiamo per la grazia che ha dato a san Domenico, il cui
carisma della predicazione continua a esprimersi nel e per il mondo, in medio Ecclesiæ.
Questo ministero della predicazione che condividiamo con tutta la Chiesa è, ancora oggi,
vitale, affinché il Vangelo risuoni da una parte all’altra del mondo. Questo anniversario ci dà
anche l’occasione di volgere i nostri sguardi al futuro, confidando nelle promesse di Dio che
«ha inviato il suo Figlio nel mondo non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi
per mezzo di lui» (Gv 3, 17). Rivolti al futuro, riconosciamo che dobbiamo ancora
apprendere molto dalla nostra storia, dalle sue luci e dalle sue ombre, dai frati e dalle suore
che ci hanno preceduto, alcuni e alcune delle quali furono autentici testimoni del Regno. La
nostra storia è una scuola di verità e di umiltà, essa è la fonte di rinnovamento e di speranza
per la missione dei Predicatori.
Predicare la Parola di Dio
42.
Predicare significa attualizzare il mistero dell’Incarnazione per gli uomini e le donne di oggi.
Infatti, «il Verbo si è fatto carne» per insegnarci la verità di Dio e la verità della nostra
umanità. Per svolgere bene questo ministero della Parola, come san Domenico, per noi è
necessario essere cercatori della verità, radicati nella vita del Cristo. Il rinnovamento della
nostra vita domenicana comincia dall’unificazione di tutta la nostra esistenza grazie
all’ascolto attento della Parola, alla vita di contemplazione e preghiera, nel silenzio e nello
studio. Un aspetto fondamentale della nostra formazione domenicana sta nell’acquisire una
maturità umana, spirituale e relazionale, che testimonierà come la Parola di Dio doni agli
uomini la possibilità di essere più profondamente umani e alle nostre comunità fraterne di
manifestare l’amicizia che Dio desidera vedere stabilirsi tra noi.
19 Esigenze della predicazione
43.
Il nostro Giubileo implica quindi una dimensione di metanoia, di conversione, poiché le
nostre vite comunitarie e individuali sono segnate, anch’esse, dai modi di vita e dalle
opinioni che ci circondano e che trovano talvolta accoglienza in noi: il nichilismo imperante,
la superficialità, le dipendenze e il consumismo, le forme di fondamentalismo e di
relativismo, la ricerca dell’avere, del potere e dell’apparire. Tutto ciò può portare a forme di
privatizzazione e di «imborghesimento» della nostra vita domenicana, a una perdita di
vigore e di credibilità necessaria alla proclamazione del Vangelo. Più che mai, è necessario
ricordare che «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,17) e che, come predicatori della grazia,
dobbiamo, verbo et exemplo mostrare come la fede trasformi l’esistenza umana, rinnovi il
cuore, lo spirito e il corpo, e come tutte le realtà sociali del mondo sono chiamate a diventare
segni della presenza del Regno.
La fecondità dello studio
44.
Lo sappiamo, san Domenico inviò i frati a studiare nelle università perché si formassero a
contatto con i nuovi saperi. Più che mai, la complessità della condizione umana e i forti
cambiamenti che toccano la vita dei nostri contemporanei ci invitano a cercare di
comprendere il mondo nel quale viviamo e che «Dio ha tanto amato» (Gv 3, 16). Oggi san
Domenico invierebbe i propri frati e suore al cuore delle trasformazioni per condividere le
domande che lì emergono, entrando in dialogo con tutti coloro che cercano di costruire un
mondo più umano. Nutriti delle nostre tradizioni, possiamo apportare umilmente il servizio
della Parola di verità e mostrare come la teologia non sia estranea a nessuna delle grandi
domande del nostro tempo e offrire la visione biblica e cristiana del mondo, della sua dignità
e del suo valore incommensurabile. Lo studio non è, da noi, una semplice tappa della
formazione, ma un modo di essere: irriga e feconda tutta la nostra vita. Nutriti della Parola
che dobbiamo imparare a leggere, meditare, e studiare con vigore rinnovato, potremo
impegnarci nelle questioni del nostro mondo che rappresentano altrettante opportunità per i
Predicatori. Il Giubileo ci offre certamente l’occasione di considerare in modo creativo
modalità per dedicarci allo studio in vista della predicazione, cooperando ancora di più con
le monache, le suore e i laici membri del nostro Ordine.
Uno stile di vita
45.
Il nostro stile di vita scaturisce da questo equilibrio personale e comunitario tra le
dimensioni dello studio, della contemplazione, della preghiera liturgica e ciascuna di esse è
fecondata dalle altre. Fu il genio del nostro fondatore a darci strutture flessibili e
democratiche di governo perché l’Ordine potesse votarsi interamente all’evangelizzazione e
rispondere alle gioie e alle angosce, alle paure e speranze degli uomini di ogni epoca. Le
nostre Costituzioni sono anzitutto una fonte di liberazione e non in primo luogo costrizioni.
Continuamente modificate e riformate alla luce di nuove necessità, trovano il loro
fondamento e la loro ispirazione nella sequela del Cristo. Le nostre leggi ci ricordano che la
vita domenicana si vive in una comunità. Acquistano pieno significato nelle realizzazioni
concrete del nostro desiderio di comunione fraterna, come la condivisione dei nostri beni e
20 talenti. Come scriveva sant’Alberto Magno: in dulcedine societatis, quaerere veritatem
(«cercare la verità nella dolcezza della fraternità»). Sì, la dolcezza della nostra vita fraterna,
la gioia e il perdono che condividiamo insieme, costituiscono, in un mondo ferito da
violenze, conflitti e esclusioni, - la migliore evangelizzazione: le nostre prime comunità non
furono chiamate «sante predicazioni»?
Un Ordine in evoluzione
46.
Ecco il motivo per cui l’Ordine è impegnato, a partire dal Capitolo di Roma, in un processo
di rinnovamento e di trasformazione delle sue strutture al fine di rafforzare la nostra
missione di predicazione. Non si tratta di una ristrutturazione amministrativa fine a se stessa
o di un abbandono della nostra presenza in alcuni luoghi, ma di un processo che mira a
individuare, con discernimento, le strutture appropriate per ripristinare dovunque il
dinamismo della nostra vocazione e di rispondere meglio all’appello che san Domenico
stesso rivolgeva ai primi frati, inviati a «predicare, studiare, fondare conventi».
Una vita apostolica
47.
Il carisma che abbiamo ricevuto da san Domenico, confermato fin da allora dalla Chiesa,
nell’affidarci il ministero della predicazione, ci chiede di vivere alla maniera degli apostoli,
«per rendere testimonianza alla resurrezione del Signore» (At 4, 33). Più che mai, rimanendo
«fedeli nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nel vivere in comunione fraterna, nello
spezzare il pane e partecipare alle preghiere» (At 2, 42), saremo fedeli alla visione profetica
di san Domenico che volle un Ordine interamente dedicato alla predicazione della Parola.
Buona novella per tutti
48.
Inviati da Cristo ad «annunciare la buona novella ai poveri» (Lc 4, 18), siamo chiamati ad
unirci alle situazioni concrete degli uomini e donne del nostro tempo per condividere con
loro una parola di speranza e di amicizia, soprattutto in questi tempi in cui molti perdono la
fiducia nella possibilità di veder sorgere un mondo più umano. Oggi infatti molti sono
colpiti dagli effetti della crisi economica, sociale e morale, che genera precarietà ed
esclusione. La nostra predicazione deve esprimere la nostra compassione per coloro che
soffrono, testimoniare la nostra solidarietà verso gli esclusi e per quelli che vivono ai
margini delle nostre società, trovare accenti profetici per denunciare ciò che sfigura l’umano
e, soprattutto, invitare a cambiamenti di mentalità. Altri soffrono per i meccanismi identitari
che generano fondamentalismi, violenza e persecuzioni. La nostra predicazione deve cercare
tutte le forme di dialogo possibile, formare all’ascolto rispettoso dell’altro e a una parola che
non aggredisce, ma ricerca umilmente e con gli altri la verità. Infine, in un contesto di
secolarizzazione, la nostra predicazione deve cercare di mostrare in che modo la fede dia
21 senso alla vita, unifichi la persona, la costituisca nella sua relazione a Dio e agli altri, e
infine, le dischiuda un orizzonte insperato di libertà.
«Va a dire ai miei fratelli» (Gv 20, 17)
49.
Celebrare gli otto secoli di esistenza dell’Ordine dei Predicatori non significa tanto
commemorare un anniversario, quanto proiettarci con entusiasmo, tutti insieme, verso il
futuro del nostro carisma. Crediamo che il ministero dell’evangelizzazione resterà per la
Chiesa una necessità al servizio del mondo. Sì, «come sono belli sui monti i piedi dei
messaggeri che annunciano la pace, che annunciano lieti messaggi» (Rm 10, 15). Dio ha un
progetto meraviglioso per la comunità umana e ci ha scelti, nonostante la nostra debolezza,
per esserne testimoni gioiosi.
22 CAPITOLO III: IL GIUBILEO E IL RINNOVAMENTO DELLA MISSIONE DI
EVANGELIZZAZIONE DELL’ORDINE
Apertura del Giubileo
50.
[Dichiarazione] Dichiariamo che l’Ordine celebrerà un anno giubilare sul tema: «Inviati a
predicare il Vangelo». Questo tema richiama la conclusione delle Bolle promulgate da
Onorio III otto secoli fa, nel confermare la fondazione dell’Ordine, nel 1216 e 1217.
51.
[Dichiarazione] Dichiariamo che nel celebrare il Giubileo l’Ordine cerca di rinnovare se
stesso entrando in un processo che culmina nell’inviare nuovamente i frati a predicare, come
Domenico inviò i primi frati. Nel preparare il Giubileo affermiamo che come Domenicani
siamo inviati ad annunciare la buona novella della resurrezione di Cristo. Nel prepararci ad
essere nuovamente inviati ci chiediamo: da chi siamo inviati? A chi siamo inviati? Con chi
siamo inviati? Che cosa portiamo con noi nell’essere inviati?
Siamo consapevoli di condividere la gioia e la libertà dell’essere inviati insieme a tutta la
Famiglia domenicana.
52.
[Ringraziamento] Ringraziamo fr. José Gabriel Mesa e gli altri membri dell’équipe che
prepara la proposta per il Giubileo.
53.
[Ordinazione] Ordiniamo al Maestro dell’Ordine di nominare quanto prima un coordinatore
ed una Commissione di coordinamento per la supervisione del Giubileo e per operare
insieme ai promotori provinciali del Giubileo.
54.
[Ordinazione] Ordiniamo ai promotori provinciali che non l’abbiano già fatto di nominare
un promotore provinciale del Giubileo e di informarne la Curia generalizia prima del 22
dicembre 2013.
La nostra storia
55.
[Dichiarazione] Frati e suore dell’Ordine dei Predicatori, siamo eredi di una storia comune,
ricca ma anche complessa, che ci ispira ad annunciare il Vangelo attraverso la predicazione
apostolica, la missio ad gentes. Questa storia continua a formare oggi i membri della
Famiglia Domenicana. L’Ordine ha dato molto all’umanità su tutti i piani: intelligenza della
fede, ricerca filosofica, promozione e riflessione sui diritti dell’uomo, opere d’arte, lavori
eruditi, opere di carità …
I membri dell’Ordine sono spesso stati al di sotto della loro missione. Dobbiamo avere
anche il coraggio di esaminare gli aspetti bui o discutibili della nostra storia. Ad esempio i
quattro convegni organizzati dall’Istituto Storico dell’Ordine dei Predicatori (ISOP) sulla
partecipazione dei domenicani nell’Inquisizione hanno manifestato la cura nel chiarire
questa storia affinché sia conosciuta dalle nuove generazioni.
23 56.
[Raccomandazione] In questa prospettiva raccomandiamo ai promotori del Giubileo:
1. di curare che le fonti concernenti la vita di san Domenico e la nascita dell’Ordine siano
disponibili in edizioni di valore scientifico;
2. di lavorare a far conoscere la santità domenicana in tutte le sue dimensioni;
3. di promuovere la conoscenza del patrimonio artistico e spirituale dell’Ordine;
4. di studiare la storia della predicazione;
5. di incoraggiare, attraverso la conoscenza di questa storia l’utilizzazione e le tecniche di
informazione e comunicazione che permettono una condivisione delle risorse su scala
globale;
I promotori del Giubileo devono essere adiuvati dai loro superiori e dai reggenti degli studi.
Criteri per la celebrazione del Giubileo
57.
[Commissione] Incarichiamo il Comitato generale promotore del Giubileo, a livello
dell’Ordine, e i promotori provinciali del Giubileo, a livello delle province, di preparare un
programma conformandosi ai criteri seguenti:
1. La celebrazione del Giubileo nei prossimi tra anni significa entrare in un processo
dinamico di rinnovamento (missione, vita spirituale, vita comune, istituzioni) e non solo
celebrazione di eventi.
2. La celebrazione non deve essere auto-referenziale, ma orientata verso Dio da cui
riceviamo il dono della vocazione domenicana e verso coloro a cui siamo inviati.
3. Ricordare la nostra storia non è auto-glorificazione ma ricordarci delle nostre origini in
spirito di gratitudine, e aiutarci a scoprire il ruolo dell’itineranza nel nostro stile di vita.
4. La celebrazione del Giubileo è un’opportunità per noi, in spirito ecumenico, di arrischiarci
in «nuovi mondi» in dialogo e solidarietà con i dimenticati, i poveri, le vittime della violenza
e dell’oppressione. Dobbiamo arrivare ai credenti di altre tradizioni e ai non credenti
offrendo la nostra compagnia nella loro ricerca di senso.
5. La celebrazione del Giubileo dovrebbe riflettere la creatività che è necessaria per
predicare oggi attraverso le arti (poesia, pittura, cinema, ecc.) e i nuovi mezzi di
comunicazione (Internet, YouTube, Twitter).
6. Gli eventi che il Giubileo celebra sono più efficaci quando hanno un valore simbolico
come il primo viaggio di papa Francesco fuori Roma verso i confini dell’Europa, verso la
gente e i rifugiati di Lampedusa.
7. Nello scegliere i luoghi per la celebrazione del Giubileo dovrebbero essere privilegiate le
nuove fondazioni in cui l’Ordine è appena nato.
8. Le risorse (intellettuali ed economiche) e i materiali (arte, audio-visivi, stampa) per la
celebrazione del Giubileo dovrebbero essere condivisi.
24 9. Dovremmo altresì fare in modo di coinvolgere tutti i rami della Famiglia Domenicana.
10. La celebrazione del Giubileo deve cercare di attirare la voce e l’immaginazione dei
giovani e condurli a partecipare alla nostra missione di evangelizzazione.
Calendario e proposte per il Giubileo
58.
[Raccomandazione] Tempi del Giubileo
1. Dal 2006 e fino al 2016, ogni anno è dedicato all’interno dell’Ordine a un tema speciale.
Il Capitolo generale raccomanda al Comitato promotore generale di prendere in
considerazione questi temi.
2. Domandiamo al Comitato promotore generale di tener conto degli eventi in via di
preparazione nelle province francesi per far memoria, nel 2015, dello stabilirsi di una
piccola comunità intorno a san Domenico nella casa di Pierre Seilhan (Tolosa) nella
primavera 1215.
3. L’anno giubilare propriamente detto sarà celebrato dal 7 novembre 2015 (Tutti i santi
dell’Ordine) al 21 gennaio 2017 (bolla Gratiarum omnium largitorum di papa Onorio III).
59.
[Raccomandazione] Luoghi del Giubileo
Raccomandiamo al Comitato promotore generale di privilegiare i seguenti luoghi per gli
eventi legati al Giubileo
1. Luoghi che sono legati alla vita di san Domenico e alla nascita dell’Ordine dei
Predicatori: in particolare Caleruega, Palencia, Osma, Fanjeaux, Prouilhe, Tolosa, Roma e
Bologna;
2. luoghi dove membri dell’Ordine si dedicano specialmente alla preghiera e alla vita
contemplativa: monasteri, santuari;
3. luoghi situati alle frontiere (cfr. Capitolo generale di Avila), «le linee di frattura
dell’umanità» (cf. Pierre Claverie), i luoghi dove l'Ordine si sta sviluppando.
Programma del Giubileo
60.
[Commissione] Pubblicazione di un programma
Incarichiamo il Comitato promotore generale di pubblicare, prima della fine del 2014, un
libretto-programma in spagnolo, francese e inglese.
Questo libretto-programma conterrà in particolare i seguenti punti:
1. Un’illustrazione del tema e del significato del Giubileo in conformità con lo spirito
definito dagli Atti di questo Capitolo.
25 2. Un’informativa storica con le principali tappe della nascita dell’Ordine e con elementi
della vita di san Domenico tenendo conto della ricerca storica recente.
3. Un calendario delle celebrazioni e delle manifestazioni organizzate in occasione del
Giubileo a livello dell’Ordine, e una presentazione delle principali manifestazioni
organizzate nelle province, nelle regioni dell’Ordine o da istituzioni soggette all’Ordine.
61.
[Petizione] Demandiamo al Comitato promotore generale di includere i seguenti elementi
nel programma stabilito a livello dell’Ordine:
1. un incontro del Movimento Internazionale della Gioventù domenicana (IDYM) in
collegamento con la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia nel 2016.
2. un’esposizione delle opere di artisti domenicani contemporanei in un luogo pubblico
molto frequentato (ad esempio l’ingresso di un aeroporto).
3. un’esposizione su pannelli mobili della vita di san Domenico, la sua missione, e la nascita
dell’Ordine; tale esposizione deve essere concepita in modo da poter essere tradotta nelle
diverse lingue e duplicata per essere messa a disposizione delle varie province e di tutta la
Famiglia Domenicana.
4. una collaborazione con i membri della Famiglia Domenicana che operano nel campo delle
tecniche di informazione e di comunicazione per predicare il vangelo tramite Internet.
5. un coordinamento delle diverse comunità situate sul cammino di san Domenico, da
Caleruega a Bologna, per sostenere i pellegrini nel loro cammino, e far loro scoprire la vita
di san Domenico nel suo insieme;
6. un simposio, co-organizzato dalle istituzioni accademiche poste sotto l’immediata
giurisdizione del Maestro dell’Ordine, dedicato all’annuncio del Vangelo e alle sue sfide
ecumeniche nel contesto della secolarizzazione e dell’espansione dei nuovi movimenti
religiosi;
7. nel quadro del percorso di Salamanca, un evento dedicato all’eredità di Vitoria e
all’attualità della sua riflessione per le sfide dei diritti umani oggi (situazione dei migranti,
rifugiati, autoctoni …);
8. un pellegrinaggio di frati studenti di tutte le province con il Maestro dell’Ordine;
9. un incontro con il Papa perché l’Ordine sia rinnovato nella missione domenicana al centro
della Chiesa;
62.
[Raccomandazione] Altri Congressi e manifestazioni
Raccomandiamo al Maestro dell’Ordine e ai priori provinciali interessati dall’impegno dei
frati delle rispettive province di sostenere i progetti scientifici in preparazione; essi
contribuiscono al dialogo del Vangelo con il mondo:
1. edizioni critiche dei testi storici che riguardano l’Ordine;
26 2. elaborazione e preparazione de «la Bibbia e le sue tradizioni» (BEST) da parte
dell’«Ecole Biblique et archeologique française» di Gerusalemme (EBAF) ;
3. Congressi di Teologia (Ordine dei Predicatori e Vaticano II, Toronto 2015, III° Simposio
Tomista, Tolosa 2016, ecc.);
4. Un Convegno sulla Parola di Dio organizzato dall’Angelicum, l’EBAF e la postulazione
della causa di p. Lagrange.
Incoraggiamo i Centri di ricerca legati all’Ordine a sviluppare progetti nel quadro del
Giubileo e a farli conoscere all’Ordine attraverso il Comitato promotore generale.
27 CAPITOLO IV: LA SEQUELA DI CRISTO
Uniti nella fede
63.
1.
2.
3.
4.
[Esortazione] Esortiamo i frati a riscoprire la ricchezza della nostra vita liturgica in comune
come una parte essenziale della nostra vita domenicana (cf. LCO 63). Ciascuna comunità
dovrebbe celebrare la liturgia come espressione di fede viva e atto di predicazione, tenendo
conto dei seguenti criteri:
La celebrazione della liturgia è un'espressione della vita della Chiesa e dell'unità dei frati. Il
semplice adempimento delle rubriche di per sé non garantisce questa verità.
La nostra celebrazione liturgica deve radicarsi nella tradizione liturgica corrente della Chiesa,
dell'Ordine e dei suoi elementi propri, tenendo conto dei criteri per il rinnovamento della
liturgia dal Concilio Vaticano II, le successive direttive della Congregazione per il culto
divino e la disciplina dei sacramenti, e le disposizioni della Commissione internazionale per la
liturgia dell'Ordine (ACG 2010 Roma, 75).
Le nostre Costituzioni ci ricordano che la Messa conventuale è il segno più evidente della
nostra unità nella Chiesa e nell'Ordine; quindi «è preferibile che la Messa conventuale sia
concelebrata» dai frati sacerdoti (LCO 59 § II).
La predicazione dovrebbe essere inclusa nella Messa conventuale o in altre celebrazioni
liturgiche per favorire la condivisione della nostra fede.
64.
[Petizione] Chiediamo a tutte le province e vicariati di informare il Presidente della
Commissione liturgica internazionale dell'Ordine a quale punto è giunta la traduzione del
Proprium Ordinis Praedicatorum (ACG 2010 Roma, 75 §§ 1-3), e di riferire anche se non è
stato fatto alcun progresso.
65.
[Esortazione] La nostra preghiera personale è radicata nella preghiera comune e la nostra
preghiera comune nella preghiera personale. Esortiamo tutti i frati a considerare il valore della
lettura individuale e orante della Parola di Dio (cf. LCO 66 § 1), ricordando il motto
dell'Ordine contemplata aliis tradere e non dimenticando che «aliis» indica in primo luogo
tutti i nostri confratelli in comunità.
66.
[Raccomandazione] Al fine di provvedere a momenti di rinnovamento e riconciliazione nelle
nostre relazioni fraterne, raccomandiamo che tutte le comunità includano almeno una volta
all'anno un tempo di riconciliazione comunitaria tra i frati (ACG 2010 Roma, 62 § 5; ACG
2007 Bogotà, 192; ACG 2004 Cracovia, 221).
67.
[Petizione] Dall'esempio della vita degli apostoli che si trova nelle Scritture, sant'Agostino
dice che «la principale motivazione per cui vi siete riuniti insieme è di abitare concordi nella
casa e di avere un cuor solo e un'anima sola in Dio» (Regola di sant'Agostino, capitolo 1).
L’attuale spinta alla polarizzazione nell’ambito politico, sociale, culturale, economico e in
molti altri ambiti rappresenta una sfida per il nostro impegno in tale vita apostolica.
28 Chiediamo a tutte le comunità nell'Ordine di dedicare un Capitolo regolare entro i prossimi sei
mesi per rivedere la loro vita in comune in rapporto con la chiamata ad essere un cuor solo e
un'anima sola, in contrasto con questo male presente della polarizzazione. In particolare si
dovrebbero considerare le seguenti domande:
1. La prassi vigente nella comunità cerca il bene comune o rispecchia la formazione di fazioni
politiche che mirano a dimostrare di aver ragione e che i loro oppositori hanno torto, con lo
scopo di ottenere un ufficio?
2. Nelle deliberazioni comunitarie, usiamo le nostre procedure per escludere i nostri rivali o
facciamo in modo che le nostre decisioni siano il risultato di una ricerca di una sapienza
comune e della ricerca di reciproca comprensione?
3. Nelle nostre comunità cerchiamo di entrare nella reciproca comprensione attraverso il dialogo
con cuore aperto e un fermo impegno di comprensione e considerazione reciproca, oppure
manipoliamo le strutture per ottenere ciò che un gruppo di frati ritiene giusto?
68.
[Commissione] Incarichiamo il Maestro dell'Ordine di inserire san Francisco Coll y Guitart,
o.p. nel calendario liturgico dell'Ordine il 19 maggio, come memoria obbligatoria, e di
inserire san Zdislava di Lemberk nel calendario liturgico dell'Ordine, se non è stato ancora
fatto, il 4 gennaio, come memoria obbligatoria. Questo determinazione non impedisca alle
province di richiedere il permesso di celebrare questi santi in altri giorni, se la celebrazione è
impedita da un santo del luogo.
Missione come Comunità
69.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell'Ordine di scrivere una lettera sul tema del progetto di
comunità.
70.
[Petizione] Chiediamo a tutti i frati di tener conto della necessità della loro attiva e
responsabile partecipazione alla costruzione della nostra vita in comune, integrando singole
iniziative apostoliche nel quadro del loro progetto di comunità.
71.
[Esortazione] I nostri voti ci chiedono di andare al di là del naturale istinto di
autoconservazione e seguire continuamente il comando di Cristo di «va', vendi tutto quello
che hai ... poi vieni e seguimi» (Matteo 19, 21). In questo spirito, esortiamo tutti i frati che
stanno conducendo le nostre iniziative nel ministero a ricordare sempre che essi usano i loro
doni e talenti per la comune missione dell'Ordine.
72.
[Esortazione] Esortiamo i priori provinciali a garantire che gli impegni ministeriali della
provincia siano strutturati e realizzati in modo tale che, sebbene essi facciano affidamento
sulla personalità e doti di qualche frate in particolare, possano essere lasciati al momento
opportuno, con benevolenza.
29 73.
[Raccomandazione] Al fine di favorire la massima partecipazione dei frati alla vita comune,
raccomandiamo che tutte le comunità, nella valorizzazione del loro progetto di comunità,
prestino particolare attenzione a rispettare le esigenze dei ministeri dei frati quando si
programma la liturgia, i capitoli e le altre incombenze della comunità. Allo stesso modo i
singoli frati dovrebbero sempre tenere presente le loro responsabilità verso la vita comune
quando programmano i loro ministeri.
74.
[Esortazione] Al fine di favorire la partecipazione di tutti i nostri frati alla vita comune,
esortiamo tutti i provinciali e i vicari provinciali a considerare se devono riorganizzare la loro
presenza nei loro territori al fine di consentire ai frati che vivono soli, o in comunità più
piccole vicine fra loro, di trasferirsi in comunità o conventi più grandi.
75.
[Ordinazione] Ordiniamo che tutti i priori provinciali e i vicari provinciali, con i loro
rispettivi consigli, e in conformità con LCO 32 § II, istituiscano e attuino norme da seguire
riguardo a quei frati che ripetutamente rifiutano di consegnare il loro reddito alla comunità
nonostante la correzione fraterna (cf. ACG 2004 Cracovia, 238).
76.
[Ordinazione] Ordiniamo che tutti i priori provinciali e i vicari provinciali riesaminino ogni
anno la situazione dei frati che sono stati al di fuori della comunità per lunghi periodi di
tempo, tenendo conto delle Costituzioni dell'Ordine e del Codice di Diritto Canonico.
Cura per i nostri anziani e malati
77.
[Esortazione] Esortiamo tutte le province, vice-province e vicariati a sviluppare politiche e
cercare di procurarsi i mezzi sufficienti per accompagnare e prendersi cura dei frati anziani e
malati. Accanto alle cure degli esperti, non deve mancare la presenza spirituale e fraterna dei
frati (ACG 2007 Bogotà, 173-175).
78.
[Petizione] Chiediamo a tutte le comunità di tenere in considerazione, nel loro progetto di
comunità, quei frati anziani che hanno la capacità di rimanere attivi almeno parzialmente nel
ministero della predicazione e dell'insegnamento, e di valorizzare la saggezza che possono
arrecare per la loro esperienza nella missione di predicazione dell'Ordine.
79.
[Ordinazione] Ordiniamo che tutte le province, nel loro prossimo Capitolo, verifichino che le
loro pratiche siano in accordo con le determinazioni dei Capitoli generali (ACG 2004
Cracovia, 232-236, ACG 2007 Bogotà, 181-184 e ACG 2010 Roma, 71) a riguardo delle
questioni di salute affettiva e di dipendenze dei frati.
30 Frati cooperatori
80.
[Dichiarazione] Dichiariamo che l'identità dell'Ordine in qualità di «Ordine clericale»
(Costituzione Fondamentale § VI) non implica che tutti i suoi membri siano chierici. L'attuale
promozione della vocazione del frate cooperatore è un’opportunità per abbattere ogni forma
di clericalismo contrario alla nostra vita fraterna, e non motivo per clericalizzare la vocazione
del frate cooperatore.
81.
[Ringraziamento] Ringraziamo tutti i frati coinvolti nello «Studio domenicano per i frati
cooperatori» per il loro impegno a rinnovare questa vocazione vitale nell'Ordine.
82.
[Esortazione] Esortiamo i priori ad incoraggiare e sostenere la comune riflessione sulla
relazione finale prodotta dallo «Studio domenicano dei frati cooperatori» (cf. Relatio de Statu
Ordinis del Maestro dell'Ordine, 2013, 113).
31 CAPITOLO V: LO STUDIO
Tutti i Frati
83. [Esortazione] Esortiamo tutti i frati a valorizzare questo tempo del Giubileo rinnovando il loro
studio della Parola di Dio che dà vita, ricordando in particolare il vangelo secondo Matteo e le
Lettere di san Paolo.
84. [Esortazione] Esortiamo ciascuna comunità locale e ciascun frate a concedersi del tempo per
preparare un programma di studio connesso al loro ministero di salvezza (cf. LCO 76) nel
contesto del Giubileo.
Centri di studio provinciali
85.
[Commissione] Incarichiamo tutti i reggenti degli studi e i superiori delle province e dei
vicariati in ciascun Paese a riunirsi almeno una volta prima del Capitolo generale del 2016 al
fine di studiare e realizzare, dove possibile, modalità di concreta collaborazione richieste in
quella regione. In riferimento a LCO 91, questo può comportare la fusione di Centri, la
diversificazione di corsi e programmi accademici tra i Centri di studio e altri Istituti
accademici domenicani in ciascun Paese, compreso l'apprendimento on-line e a distanza ed
altre modalità (cf. ACG 2010 Roma, 89-92). Questa riconfigurazione dei nostri Centri di
studio dovrebbe promuovere la fondazione di Centri di studi specialistici e di ricerca
nell'ambito dei Paesi dove mancano, arricchendo con i vari approcci culturali dell'Ordine il
contributo intellettuale che la Chiesa e la società attendono da noi. Ci si aspetta che questo
processo produca una migliore distribuzione delle nostre risorse umane, librarie, finanziarie,
edilizie e amministrative, un maggior numero di studenti iscritti e, soprattutto, un obiettivo
focalizzato per ciascun Centro di studi domenicano.
86.
[Commissione] Incarichiamo la commissione permanente per la promozione degli studi
nell'Ordine di facilitare e monitorare questo processo, in base a ciò che è stato ordinato alla
stessa commissione dal Capitolo di Roma 2010 (ACG 2010 Roma, 97, 100). Una relazione su
questo processo di riconfigurazione dei nostri Centri di studio in ogni Paese deve essere
presentato al socio per la vita intellettuale, in tempo utile perché possa preparare la sua
relazione per il Capitolo generale del 2016.
87.
[Petizione] Chiediamo al socio per la vita intellettuale di tenere informati i reggenti e i
provinciali sul lavoro della commissione permanente per la promozione degli studi. Gli
chiediamo di organizzare una rete on-line che permetterà a tutti i reggenti dell'Ordine di
tenersi in contatto e di sviluppare progetti comuni.
88.
[Ordinazione] Ordiniamo che i Centri di studio delle province producano una esauriente
32 documentazione accademica da rendere disponibile ai loro provinciali, ai consigli di provincia
e, ove richiesto, alle commissioni provinciali per la vita intellettuale. Quando opportuno,
questa documentazione dovrebbe includere relazioni indipendenti di colleghi di istituzioni
simili, e chiarificazioni su ogni tipo di relazione intrapresa con enti accreditati.
89.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell'Ordine, durante le sue visite a entità in cui è stato
istituito un Centro di studi provinciale (cf. LCO 91-2), di assicurarsi che siano state poste in
atto appropriate e adeguate procedure di valutazione accademica in relazione a tali Centri.
90.
[Raccomandazione] Raccomandiamo che, nel compito di rinnovare la nostra vita di studio e
di missione, i reggenti degli studi, moderatori e lettori conventuali tengano conto della
partecipazione di membri di tutti i rami della Famiglia domenicana, inserendoli
nell'insegnamento, nella ricerca e nell'amministrazione. Il loro contributo è particolarmente
importante nei nostri Centri di studio provinciali e nelle istituzioni sotto l'immediata
giurisdizione del Maestro dell'Ordine.
91.
[Ordinazione] Ordiniamo che tutte le province e i vicariati che non hanno Centri domenicani
per la formazione iniziale assicurino di fornire a tutti i loro studenti in formazione la
necessaria formazione complementare in relazione al patrimonio spirituale, filosofico e
teologico dell'Ordine.
92.
[Ordinazione] Ordiniamo che, prima del Capitolo Ggenerale del 2016, ogni provincia prepari
un nuovo o aggiornato programma di studi per i frati cooperatori, tenendo conto della
prossima relazione finale dello Studio per i frati cooperatori domenicani («Dominican Cooperator Brothers Study»), della diversità dei ministeri dei frati cooperatori e della visione
presentata dal Concilio Vaticano II (cf. Perfectae Caritatis 18).
93.
[Commissione] Incarichiamo il Maestro dell'Ordine di inserire un programma di studi per frati
cooperatori nella prossima revisione della Ratio Studiorum Generalis (cf. ACG 2010 Roma,
100.3).
94.
[Esortazione] Riconoscendo che la ricerca scientifica è una parte importante della cultura di
studio nel nostro Ordine, esortiamo i provinciali e i reggenti degli studi a sostenere i frati
dotati che desiderano intraprendere la specializzazione scientifica e dedicarsi alla ricerca.
Specializzazione e ricerca in settori diversi da quello della teologia devono essere
incoraggiati. I frati che lavorano nella ricerca sono chiamati a utilizzare la loro competenza
per arricchire la vita di studio nell'Ordine. Essi sono anche invitati a fare uso della loro
conoscenza specializzata nelle forme appropriate del loro apostolato.
95.
[Petizione] Chiediamo ai diversi Centri di studio di tener conto delle nuove forme dei media
digitali, in particolare nei loro studi teologici e filosofici, in collaborazione con il promotore
33 generale delle comunicazioni sociali e la rete OPTIC (Ordine dei Predicatori per la tecnologia,
l'informazione e la comunicazione).
96.
[Esortazione] Data l'importanza delle trasformazioni in atto nel panorama religioso, esortiamo
i provinciali e i reggenti degli studi a sostenere lo studio sul dialogo ecumenico e
interreligioso nelle loro entità, e di formare frati specializzati in questo campo. (cf. Ratio
Studiorum Generalis 21).
Istituzioni accademiche sotto l'immediata giurisdizione del Maestro dell'Ordine
97.
[Ringraziamento] Desideriamo ringraziare i frati che prestano il loro servizio presso l'École
Biblique et Archéologique Française, la Facoltà di Teologia presso l'Università di Friburgo,
l'Istituto Storico, la Commissione Leonina, e la Pontificia Università San Tommaso
(«Angelicum») di Roma. Siamo lieti di riconoscere il loro importante contributo teologico alla
vita intellettuale dell'Ordine, della Chiesa e del mondo.
Reclutamento di nuovi professori
98.
[Raccomandazione] Tutte le case e le istituzioni sotto l'immediata giurisdizione del Maestro
dell'Ordine, affrontano il medesimo problema strutturale nella ricerca di nuovi professori, non
essendo questo di competenza di specifiche province. Poiché l'Ordine valorizza il lavoro di
queste istituzioni, raccomandiamo vivamente che i superiori e i reggenti degli studi
incoraggino la specializzazione intellettuale di qualsiasi studente dotato, soprattutto negli
ambiti accademici in cui queste istituzioni hanno operato con successo per la missione
dell'Ordine e della Chiesa.
99.
[Petizione] Chiediamo che ciascuna delle istituzioni sotto l'immediata giurisdizione del
Maestro dell'Ordine instauri relazioni con le province, in cui sia compresa una più stretta
collaborazione tra i direttori di questi istituti e i singoli provinciali e reggenti degli studi, per
realizzare la propria missione. Ciò richiede generosità in vista della missione internazionale
dell'Ordine. Inoltre, le istituzioni interessate devono rendersi appetibili per nuovi professori e
ricercatori. Chiediamo al Maestro dell'Ordine di aiutare i direttori nella ricerca di nuovi
professori e ricercatori per il rinnovamento di queste istituzioni.
L'École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme
100. [Esortazione] Al fine di rinnovare la missione dell'École Biblique et Archéologique Française
e in risposta alla richiesta del Capitolo di Roma (cfr. ACG 2010 Roma, 110), il Maestro
dell'Ordine ha sviluppato un piano strategico in collaborazione con l'École Biblique.
Esortiamo l'École Biblique a continuare l'attuazione di questo piano strategico, adottato nel
2012. Esortiamo inoltre l'École Biblique a procedere con lo sviluppo del progetto «La Bible
en ses traditions» (BEST).
34 Friburgo
101. [Ordinazione] La nostra missione a Friburgo è un progetto di cooperazione tra le istituzioni
sotto l'immediata giurisdizione del Maestro dell'Ordine (convento di Saint Albert-le-Grand
«Albertinum» e la Facoltà di Teologia) e la provincia di Svizzera (convento di SaintHyacinthe e lo studentato). Friburgo è un luogo significativo per l'Ordine sia per la
formazione iniziale sia per gli studi accademici post-laurea in filosofia e teologia nella
tradizione domenicana. Al fine di rafforzare la missione dell'Ordine a Friburgo e in risposta
alla richiesta del Capitolo della provincia svizzera (2010) di una più stretta cooperazione tra i
due conventi dell'Ordine a Friburgo, ordiniamo al Maestro dell'Ordine e al provinciale della
provincia svizzera di istituire un comitato in vista dell'unificazione del convento di SaintHyacinthe e il convento di Saint Albert-le-Grand.
L'Istituto Storico
102. [Commissione] Nel contesto del Giubileo del 2016, incarichiamo il Maestro dell'Ordine di
rinnovare l'Istituto Storico. Questo rinnovamento terrà conto dei vari aspetti della situazione
attuale, compreso l'alloggiamento dell'Istituto Storico e la sua biblioteca nelle strutture della
PUST, gli Archivi dell'Ordine a Santa Sabina, e le pubblicazioni in corso dell'Istituto. Il
Giubileo inoltre sarà un'occasione per prevedere una maggiore partecipazione e preparazione
di convegni e conferenze. Si può prevedere che saranno messe a disposizione strutture per
studenti e studiosi affinché possano visitare l'Istituto e fare ricerche. Questo rinnovamento
deve essere completato con l'apertura del Capitolo generale nel 2016, e una relazione sarà
presentata a quel Capitolo.
La Pontificia Università San Tommaso («Angelicum»)
103. [Ordinazione] Poiché la possibilità di mantenimento della Pontificia Università San Tommaso
d'Aquino (PUST) a Roma diviene sempre più incerta, vi è una grave preoccupazione circa il
futuro di tale istituzione. Vi è un’urgente necessità di ristrutturazione. Ordiniamo che il rettore
continui e acceleri la ristrutturazione necessaria per la sostenibilità e la rinnovata fioritura
dell'Università con il sostegno del Maestro dell'Ordine. Tale riorganizzazione deve includere
chiarezza circa la missione dell'Università, la sua pianificazione finanziaria, la raccolta di
fondi, il rinnovamento delle facoltà, i loro programmi, il personale insegnante e il
reclutamento di studenti. Un processo è già iniziato, compresa la revisione degli statuti
guidata dal Maestro dell'Ordine, in risposta al Capitolo di Roma (ACG 2010 Roma, 120; cf.
ACG 2010 Roma, 118). Il rettore dovrebbe completare questa riorganizzazione entro giugno
2015.
104. [Commissione] Incarichiamo il Maestro dell'Ordine, in qualità di Gran Cancelliere, di rendere
effettivi gli statuti rivisti immediatamente dopo la loro approvazione da parte della Santa
Sede.
105. [Petizione] Chiediamo che il Maestro dell'Ordine e il rettore della PUST tengano in
35 considerazione i Centri di studi dell'Ordine affiliati o aggregati alle Facoltà della PUST.
Altri enti
Università di Santo Tomas
106. [Congratulazione] In occasione del 400° anniversario della Pontificia Università di Santo
Tomas a Manila, ci congratuliamo con i frati della provincia di Nostra Signora del Rosario e
la provincia delle Filippine per aver coltivato e sviluppato l'università come ateneo
comprensivo di facoltà diverse, unico nell'Ordine, e che mantiene un ruolo importante nella
crescita della Chiesa e dell'Ordine in Asia.
Societas Editorum Dominicanorum
107. [Congratulazione] Ci congratuliamo con gioia e incoraggiamo ulteriormente il lavoro di tutte
le case editrici domenicane che sono membri della Societas Editorum Dominicanorum dopo
la loro quinta assemblea ospitata dalle Editions du Cerf a Parigi a maggio 2013.
36 CAPITOLO VI: IL MINISTERO DELLA PAROLA
Giubileo 2016
108. [Esortazione] Il Giubileo che celebreremo nel 2016 è una grazia che il Signore ci concede per
rinnovare la vita apostolica dell'Ordine, a partire da un profondo e sereno ascolto della Parola
di Dio e un’attenzione affettuosa alle speranze degli uomini e donne di oggi. Per questo,
esortiamo tutte le comunità ad approfittare di questa occasione per rivedere la propria
programmazione apostolica e rinnovarla con fantasia, creatività e libertà, tenendo presente, in
modo particolare, i seguenti criteri:
1. portare il vangelo agli esclusi della società e a coloro che si sono allontanati dalla fede;
2. condividere tra noi le sfide della missione e lavorare insieme;
3. comunicare il carisma della predicazione agli altri, specialmente ai giovani.
Forum della Missione
109. [Commissione] Raccomandiamo al socio del Maestro dell'Ordine per la vita apostolica di dare
continuità ai «Fori della Missione» messi in atto dopo il Capitolo generale di Roma, a partire
da una richiesta del Maestro dell’Ordine alle diverse province (cf. Lettera del Maestro
dell'Ordine ai provinciali, prot. 50/12/733). La finalità di questi fori è mettere in
comunicazione e scambiare esperienze tra frati di diverse parti del mondo che lavorano in
aree simili di missione, con la metodologia più adeguata per ciascuno di loro.
110. [Petizione] Chiediamo ai soci regionali e ai priori provinciali di promuovere la partecipazione
dei frati a questi fori e reti di lavoro, da intendersi non come un ulteriore compito ma come
stimolo e risorsa utile per lo sviluppo della loro missione.
111. [Esortazione] Considerando le notizie ricevute da questo Capitolo e le riflessioni che il
Maestro ha sollecitato alle province, desideriamo evidenziare alcune sfide particolari per
alcuni ambiti di missione. Esortiamo i frati impegnati in alcuni di essi, a rifletterci e a
prenderle in considerazione nel pianificare le loro azioni in futuro:
1. Migrantes: accompagnare gli immigrati nella difesa della propria dignità e diritti e
analizzare con chiarezza e giustizia le diverse responsabilità in questo fenomeno.
2. Popoli indigeni: accompagnare i popoli indigeni e annunziare loro il vangelo; difendere
la loro dignità e identità; lottare contro lo sfruttamento dei loro ambienti di vita.
3. Dialogo interreligioso: contribuire ad una reciproca comprensione tra i fedeli delle
37 diverse religioni; compito urgente ovunque a causa della crescente globalizzazione e delle
minacce alla pace.
4. La pastorale nei centri cittadini: offrire spazi di incontro e ascolto a coloro che vivono
nella solitudine e abbandonati come pure a coloro che non vengono abitualmente nelle
nostre chiese.
5. Pellegrinaggi e devozione del rosario: avvalersi di queste forme tradizionali di
devozione mariana per favorire una relazione vitale con Cristo a partire dalla meditazione
del vangelo con Maria.
6. Il ministero parrocchiale: fare attenzione alla qualità della predicazione e della
formazione nella fede e andare oltre i confini del tempio per avvicinarsi ai lontani e ai
giovani.
7. Educazione ed evangelizzazione: cercare i modi più adeguati di comunicare la fede e i
valori umani ai giovani che cercano la verità, la libertà e la solidarietà, privilegiando
specialmente la protezione della vita, del matrimonio e della famiglia.
Il percorso di Salamanca
112. [Commissione] Tra i progetti sviluppati a partire dal 2010, particolare importanza ha il
cosiddetto «Percorso di Salamanca». Consiste in un modo peculiare di collaborazione
permanente tra i frati impegnati nella missione e i frati che si dedicano agli studi, come si
verificò nel secolo XVI tra i missionari nel nuovo mondo e i frati del convento di San Esteban
di Salamanca. Incarichiamo i soci del Maestro per la vita intellettuale e per la vita apostolica
di informare l'Ordine circa i primi passi compiuti in questo cammino e promuovere la sua
attuazione nelle diverse regioni dell'Ordine.
113. [Petizione] Chiediamo ai reggenti degli Studi che, durante l'anno 2014, presentino per la
discussione nel consiglio della propria provincia tutto ciò che riguarda il «Percorso di
Salamanca», ponendo speciale attenzione ai temi di particolare interesse in ogni provincia.
Come risultato di questa discussione ognuna delle province potrebbe assumere uno o più temi,
organizzando gruppi che includano frati impegnati nel compito pastorale e altri nei compiti
accademici, di modo che possano scambiarsi risposte pertinenti e fedeli al vangelo e
contribuiscano al rinnovamento della missione della provincia.
114. [Esortazione] Esortiamo i frati a tenere presente, in modo particolare, alcuni ambiti della
realtà socio-culturale che rendono particolarmente urgente questo dialogo:
1. ambiti della vulnerabilità: popoli e persone che sono minacciati nella loro vita, dignità,
cultura (immigrati, indigeni, minoranze, popolazioni sfollate per la violenza e lo
sfruttamento delle risorse, etc.);
38 2. ambiti della ricerca di senso e di appartenenza: cercare di capire le cause, le difficoltà e
potenziali conflitti (per esempio, a causa della propria identità nazionale, culturale e
religiosa, chiese pentecostali, etc.);
3. ambito della secolarizzazione: dell'abbandono
dell'agnosticismo e della indifferenza.
della
fede
e
della
religione,
Internet
115. [Ordinazione] Considerando che Internet non è solo uno strumento tecnico di comunicazione
con le sue esigenze tecniche, ma anche un nuovo campo di comunicazione che esige forme e
stili nuovi, ordiniamo alle province di nominare un promotore dei mezzi di comunicazione,
con il compito principale di promuovere e coordinare a livello di ciascuna provincia iniziative
in questo ambito. Ciascun promotore provinciale dei mezzi di comunicazione dovrò informare
la Curia generalizia della sua designazione, al fine di integrarsi ad una rete più ampia «Ordine
dei Predicatori per la tecnologia, l'informazione e la comunicazione» (OPTIC), coordinata dal
promotore generale per la comunicazione.
116. [Commissione] Incarichiamo il promotore generale per la comunicazione di proporre nuove
modalità di lavoro in rete per i frati coinvolti nel «Percorso di Salamanca» e negli altri Fori
della missione.
I giovani e il Movimento Giovanile Domenicano (MGD)
117. [Petizione] Il Movimento Giovanile Domenicano (MGD) ha celebrato recentemente un
incontro internazionale a Bogotà (Colombia). Attualmente è diffuso in circa 20 Paesi, ma
molti ancora non lo conoscono. Chiediamo ai priori provinciali di promuovere la
organizzazione del MGD nelle proprie entità e designare frati assistenti per i gruppi già
costituiti.
118. [Esortazione] Esortiamo tutti i frati che lavorano nella pastorale giovanile, specialmente con il
MGD, non solo a predicare ai giovani, ma anche a formarli come predicatori per altri giovani.
Altri argomenti della commissione
Journées Romaines Dominicaines
119. [Congratulazione] Ci congratuliamo perché le Journées Romaines Dominicaines del 2014
sono state spostate in Indonesia. Sosteniamo la riunione congiunta con i promotori regionali
di Giustizia e Pace della regione Asia-Pacifico sul medesimo tema del dialogo interreligioso.
39 Fraternite sacerdotali
120. [Petizione] Chiediamo ai priori provinciali che accompagnino i membri delle fraternite
sacerdotali domenicane e, in caso, nominino qualche frate per cercare di costituire queste
fraternite. Chiediamo ugualmente che si esamini la possibilità di incorporare diaconi
permanenti, sia nelle fraternite sacerdotali sia nelle fraternite laicali.
Significato dei vicariati regionali e provinciali per la missione dell'Ordine
121. [Commissione] Incarichiamo i soci del Maestro dell'Ordine per le diverse regioni di preparare,
insieme con i priori provinciali e i rispettivi vicari, una relazione sul ruolo che hanno avuto i
vicariati regionali e provinciali nella missione dell'Ordine. Tale relazione deve includere i
vicariati che esistevano al momento del Capitolo generale di Walberberg (1980). Tale
relazione dovrà essere presentata nel prossimo Capitolo generale.
Fondazione nel Madagascar
122. [Esortazione] La provincia di Tolosa fondò venti anni fa una casa a La Reunión. La provincia
si prepara a rinforzare la sua presenza in quest’isola per assicurare, a partire da lì, una
missione più ampia nella regione dell'Oceano Indiano. Esortiamo il priore provinciale e il suo
consiglio a guardare con favore le sollecitazioni apostoliche venute dal Madagascar, e a
prendere contatto con la IAOP.
www.word.op.org
123. [Congratulazione e commissione] Ringraziamo fra Scott Steinkerchner per il prezioso lavoro
che ha realizzato con la pagina web www.word.op.org e incarichiamo il promotore per le
comunicazioni di ampliare e completare la traduzione della pagina web in spagnolo e
francese.
40 CAPITOLO VII: LA FORMAZIONE
La formazione continua
124.
[Ordinazione] La formazione continua è sempre necessaria per conoscere e interpretare le
inquietudini del mondo e la realtà politica e sociale del nostro tempo; per conservare la
speranza e condividere la fede; per crescere nell’integrazione umana e affettiva e per
costruire una comunità di predicazione al servizio del popolo di Dio. Perciò ordiniamo al
promotore provinciale della formazione permanente (LCO 251 ter) e ai priori conventuali
assistiti dai lettori conventuali di organizzare, nel quadro del progetto comunitario, almeno
due volte all’anno, un incontro di formazione permanente su questi temi o su temi simili
proposti dai membri della comunità, al quale tutti dovranno partecipare.
125.
[Dichiarazione] Dichiariamo che nel parlare di formazione permanente si fa riferimento non
solo ai contenuti acquisiti dopo la fase degli studi istituzionali, ma anche al processo
continuo di maturazione del frate (cf. LCO 251 bis) e alla edificazione della comunità
domenicana in tutti gli aspetti della sua vita.
126.
[Commissione] Raccomandiamo ai priori provinciali e agli incaricati della formazione
permanente di motivare, nella prospettiva del Giubileo, le comunità e le entità a riflettere sul
tema «La comunità e la sua relazione con la missione». Raccomandiamo di organizzare un
incontro di formazione permanente su questi temi tra il 2014 e il 2015 al fine di individuare
criteri capaci di integrare queste dimensioni fondamentali della nostra vita.
La formazione dei formatori
127.
[Commissione] Riconoscendo l’importanza della formazione dei frati nella situazione
attuale, minacciata da cambiamenti rapidi e imprevedibili, e tenendo conto delle
preoccupazioni per la formazione espresse dal Maestro dell’Ordine nella sua Relatio,
raccomandiamo al Maestro dell’Ordine di delegare come riterrà opportuno, ad uno dei suoi
soci, la scelta dei temi legati alla formazione dei frati.
128.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell’Ordine che il socio delegato per la formazione
svolga, tra gli altri, i seguenti compiti:
1) aiutare il Maestro dell’Ordine nella formazione iniziale e permanente dei frati chierici e
cooperatori;
2) aiutare nella promozione della vita comunitaria all’interno delle province;
3) coordinare la redazione o le modifiche della Ratio Formationis Generalis laddove
necessarie;
4) promuovere la formazione dei formatori;
41 129.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell’Ordine di incaricare il socio delegato per la
formazione di elaborare un curriculum-quadro per i formatori, al fine di renderli idonei allo
svolgimento di tale compito. Questo curriculum sarà presentato per l’approvazione nel corso
dell’anno 2014.
130.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell’Ordine di incaricare il socio delegato per la
formazione dei frati di elaborare e organizzare, nel corso dell’anno 2014, uno o più ateliers
per i formatori di recente nomina al fine di aiutarli ad organizzare in modo adeguato il loro
lavoro (Cf. ACG 2004 Cracovia, 274; ACG 2010 Roma, 191).
131.
[Congratulazioni e commissione] Ci congratuliamo con le regioni che organizzano
regolarmente incontri e corsi per i formatori e raccomandiamo allo IEOP di promuovere
incontri di questo tipo prima del 2016 (cf. ACG 2004 Cracovia, 272; ACG 2007 Bogotà,
219; ACG 2010 Roma, 192).
132.
[Petizione] Chiediamo al Maestro dell’Ordine, con la collaborazione del socio delegato per
la formazione, di presentare una nuova Ratio Formationis Generalis per il 2016.
133.
[Commissione] Raccomandiamo ai Capitoli provinciali e ai priori provinciali con i loro
consigli che, nel nominare nuovi formatori, facciano il possibile perché questi inizino
l’incarico almeno sei mesi dopo la nomina, in modo da potersi preparare allo svolgimento di
questo delicato e importante servizio all’Ordine.
Formazione per la maturità domenicana
134.
[Esortazione] Non nasciamo già domenicani, ma cresciamo e ci convertiamo poco a poco ad
essere domenicani. La formazione umana, intellettuale, spirituale e affettiva, deve occupare
un posto centrale affinché possiamo assumere la missione della predicazione nell’Ordine.
Perciò esortiamo i priori conventuali e i formatori a leggere e a riflettere sui testi relativi alla
formazione di LCO 164-176 e sugli Atti del CG 2010 di Roma, 185-190, 195-197 e a
metterli in pratica.
135.
[Esortazione] La maturità domenicana si esprime nel vivere gioiosamente i consigli
evangelici e le virtù. È una vita a cui ci impegniamo attraverso la nostra professione
religiosa (cf. Lettera Timothy Radcliffe, Votati alla Missione, 1994). Esortiamo le nostre
comunità a prestare speciale attenzione alla riflessione e fedeltà ai lineamenti della nostra
consacrazione religiosa domenicana, approfondendo la sua dimensione contemplativa, fonte
di tutta la nostra vita e missione.
136.
[Esortazione] Per crescere nella maturità umana e domenicana si richiede un clima di
relazioni di rispetto, di capacità di relazioni, di perdono reciproco, e di fiducia nel fratello.
Esortiamo i superiori a curare queste condizioni nelle comunità di formazione.
42 137.
[Esortazione] Nella sacra Scrittura la storia delle persone non è dimenticata ma integrata
nella storia della salvezza. Allo stesso modo, quando un giovane bussa alla porta dei nostri
conventi, dobbiamo considerare anche la sua storia e la nostra. Non dobbiamo avere paura di
guardare in faccia il nostro passato e quello del giovane. Dobbiamo chiedere a loro e a noi
stessi un atteggiamento di apertura e comunicazione. Esortiamo i superiori e i membri delle
comunità di formazione ad accogliersi reciprocamente con cuore e mente aperti.
138.
[Esortazione] Esortiamo i formatori e i membri delle comunità di formazione a non favorire
forme e atteggiamenti che ritardino la maturazione dei giovani che formiamo. Dobbiamo
imparare reciprocamente a trovare sostegno e risposte mature ai nostri problemi all’interno
delle nostre comunità, in un autentico amore al Signore.
139.
[Commissione] La formazione è un mezzo per servire meglio l’umanità. Per questo il
desiderio del servizio della predicazione e la disponibilità alla missione devono essere
presenti fin dall’inizio della vita domenicana. Raccomandiamo ai superiori, ai formatori e ai
promotori vocazionali di tener conto di questi criteri nel momento del discernimento
vocazionale al fine di evitare qualsiasi segno di narcisismo nei frati in formazione.
140.
[Esortazione] Raccomandiamo ai priori e superiori dei conventi e delle case di formazione
in accordo con i formatori, di organizzare, dove ancora ciò non avvenga, alcuni incontri
informali coinvolgendo tutti i frati in formazione, al fine di favorire la condivisione e la
conoscenza reciproca tra i membri di tali comunità.
141.
[Esortazione] Tenuto conto del gran numero di frati e di comunità di età sempre più
avanzata raccomandiamo al socio delegato per la formazione che inserisca nella Ratio
Formationis Generalis una parte specifica dedicata a tale tappa per viverla fruttuosamente
dal punto di vista umano e domenicano e per poter predicare su di essa e a partire da essa.
142.
[Commissione] Raccomandiamo al socio delegato per la formazione dei frati di tener conto
nella redazione della nuova Ratio Formationis Generalis del n. 349 del Capitolo generale di
Providence: «Ordiniamo che nel programma di formazione iniziale siano integrate una seria
riflessione e una condivisione sulla vita affettiva, maturità, sessualità, celibato e amore
casto» (ACG 2001 Providence, 349).
Diversità e cooperazione nella formazione
143.
[Esortazione] Constatiamo e valorizziamo la diversità di ambienti in cui si realizza la nostra
formazione come anche la necessità del lavoro formativo di rispondere alle condizioni
peculiari dei nostri candidati e formandi. Esortiamo gli incaricati della formazione iniziale a
prendere in considerazione i criteri e le sfide segnalate negli Atti del Capitolo generale di
Bogotà come guida per comprendere e lavorare meglio in questa situazione di diversità (cf.
ACG 2007 Bogotà, 206-207).
43 144.
[Esortazione] Il tempo di preparazione al noviziato si svolge in modo diverso nelle nostre
entità in base alle condizioni di ogni regione. Esortiamo i priori provinciali affinché nel
consiglio di formazione delle rispettive entità e nelle Ratio Formationis Particularis si
chiarisca bene il ruolo di questa tappa di preparazione al noviziato in modo che quest’ultimo
conservi il ruolo peculiare di iniziazione alla nostra vita domenicana.
145.
[Commissione] L’Ordine dei Predicatori fu fondato fin dall’inizio per essere utile alla
salvezza di ogni persona, al di là delle nazionalità, delle razze e delle lingue.
Raccomandiamo agli incaricati della formazione iniziale di ogni entità di porre particolare
attenzione ad alimentare la vocazione missionaria dei frati studenti e a promuovere scambi
ed esperienze interprovinciali ed internazionali di formazione e di apostolato durante il
tempo della formazione iniziale come segnala il Capitolo generale di Cracovia (ACG 2004
Cracovia, 270).
146.
[Commissione] La formazione domenicana comporta una serie di esigenze importanti, cioè:
una comunità solida che accolga, una struttura che formi, formatori preparati, un circolo di
professori attivo e un numero sufficiente di formandi. Raccomandiamo ai priori provinciali
delle province che non hanno questi requisiti di cercare mezzi e strumenti di collaborazione
con altre entità dell’Ordine o di inviare i propri formandi in province in cui esistano tali
condizioni.
Promozione delle vocazioni domenicane
147.
[Ordinazione] Ogni vocazione alla vita domenicana è per il candidato una chiamata del
Signore e per noi che lo accogliamo è un dono del Signore. È necessario, poi, promuovere e
accompagnare le vocazioni che Dio pone nelle nostre mani. Ordiniamo alle province che
ancora non abbiano un promotore provinciale delle vocazioni di individuare un frate,
preferibilmente a tempo pieno, per questo essenziale compito (cf. ACG 2010 Roma, 189).
148.
[Petizione] Chiediamo ai promotori provinciali delle vocazioni di promuovere nello
svolgimento del loro ufficio, tutte le vocazioni della Famiglia Domenicana e di collaborare
con essa in tale missione.
149.
[Esortazione] Contemplare e offrire agli altri i frutti della contemplazione è il compito di
ogni domenicano. Esortiamo i priori provinciali e i promotori provinciali delle vocazioni, nel
processo di selezione dei candidati, a scorgere in essi questo duplice desiderio: ascoltare Dio
e servire i fratelli con la predicazione. Curino questi aspetti soprattutto nel caso di candidati
provenienti da altri Istituti o movimenti religiosi o dal clero secolare, o delle vocazioni
cosiddette «adulte».
150.
[Dichiarazione] Dichiariamo che sta nascendo nell’Ordine una forma rinnovata di vivere la
vocazione di frate cooperatore (cf. Studio sui frati cooperatori, [In preparazione]). Sono
religiosi domenicani che assumono la forma di predicazione del sacerdozio comune dei
44 fedeli (cf. LCO 1, § VI). Questa nuova esperienza ci spinge soprattutto a riconoscere i frati
cooperatori come predicatori a tutti gli effetti.
151.
[Esortazione] Esortiamo i frati e specialmente i promotori provinciali delle vocazioni e i
formatori a valorizzare, accogliere e promuovere la vocazione dei frati cooperatori
nell’Ordine (cf. ACG 2007 Bogotà, 212).
152.
[Petizione] In occasione del Giubileo chiediamo al Maestro dell’Ordine di sollecitare la
pubblicazione di una storia dei frati cooperatori nell’Ordine per conoscere e valorizzare
questa vocazione e i diversi modi di viverla.
153.
[Petizione] Chiediamo ai priori provinciali e ai formatori di tutte le entità dell’Ordine di
tener conto nella formazione dei frati cooperatori della ricca legislazione su questo tema
presente in LCO e negli Atti dei Capitoli generali (cf. LCO 217-220; ACG 1998 Bologna,
139; ACG 2004 Cracovia, 250-254.258; ACG 2007 Bogotà, 212-213; ACG 2010 Roma,
198).
45 CAPITOLO VIII: IL GOVERNO
Ristrutturazione dell'Ordine
154. [Ordinazione] Il processo di ristrutturazione avviato dal Capitolo generale di Roma (2010) ha
lo scopo di rafforzare la missione dell'Ordine come parte del suo rinnovamento alla luce del
prossimo Giubileo. In considerazione del fatto che l'Ordine è composto da province (LCO
252), ordiniamo che il Maestro dell'Ordine e tutti i frati delle entità interessate continuino
questo processo di riorganizzazione della struttura di governo (ACG 2010 Roma, 201), al fine
di promuovere la missione apostolica e l'osservanza regolare dei frati. Al termine di questo
processo, che dovrebbe essere completato nel 2016, ci saranno, come entità autonome
dell'Ordine, solo province e vice-province. Esisteranno inoltre conventi e case sotto
l'immediata giurisdizione del Maestro dell'Ordine. A livello provinciale, oltre ai conventi e
alle case nel territorio della provincia, alcune province avranno vicariati provinciali, così
come conventi e case al di fuori del territorio della provincia. Inoltre, al termine di questo
processo tutti i vicariati regionali attualmente esistenti dovranno essere designati vicariati
provinciali. Quei conventi o case che non sono integrati in una provincia o in un vicariato
provinciale dovranno essere riconosciute, alla fine di questo processo, come comunità al di
fuori del territorio della provincia. Il priore provinciale farà una visita annuale a queste
comunità e potrà nominare un vicario per tali conventi e case (cf. LCO 345).
155. [Ordinazione] Ordiniamo che il Maestro e il suo consiglio non istituiscano più alcun vicariato
generale.
156. [Ordinazione] Al fine di rafforzare la vita e la missione domenicana, ordiniamo che entro il
2016 tutti i vicariati generali si conformino ad una delle entità dell'Ordine delineate
nell'Ordinazione n. 1. Ogni vicariato generale, con l'assistenza del consiglio generale, dovrà
continuare il processo delineato nel n. 206 degli Atti del Capitolo generale di Roma 2010.
157. [Esortazione] Tenendo presente che «non c'è più giudeo né greco, ... poiché tutti voi siete uno
in Cristo Gesù» (Gal 3, 28), esortiamo i frati delle entità che sono o potrebbero essere
coinvolti in un processo di collaborazione, di fornire o accettare assistenza in spirito di
fraternità appena ve ne sia bisogno verso o dalle entità della stessa regione. Esortiamo
affinché non si consenta che sentimenti nazionali o memorie storiche si pongano come
ostacolo nel confermare e rafforzare la missione dell'Ordine, che è la predicazione della
carità.
158. [Petizione] Chiediamo al Maestro dell'Ordine di presentare al prossimo Capitolo generale una
proposta per il governo di quei vicariati generali rimanenti che non sono stati in grado di
completare questo processo.
46 159. [Ordinazione] Ordiniamo che ogni provincia o vice-provincia che attualmente non soddisfi le
condizioni previste da LCO 253 § I o LCO 257 § I.1, continui a determinare quale sia la
struttura giuridica migliore per rafforzare la propria vita e missione domenicana.
160. [Costituzione] Il Capitolo è convinto che per le province e vice-province che sono in
decrescita numerica, gli oneri di governo possano divenire troppo gravosi e potrebbero rendersi
necessarie alcune misure speciali. Ridurre province a vice-province non è sempre sufficiente, e
dopo il 2016 non sarà più possibile neanche ridurle a vicariato generale, che in ogni caso non
rende liberi i frati per la missione dell'Ordine.
Per questo introduciamo la seguente ordinazione (inchoatio):
LCO 258 § I. - Se per un periodo di tre anni, una provincia o vice-provincia non soddisfa le
condizioni previste da LCO 253 § I o da LCO 257 § I, il Capitolo generale o il Maestro
dell'Ordine con il consenso del suo consiglio può dichiarare che essa non gode più dei diritti e
degli obblighi di una provincia o vice-provincia, sempre con l'eccezione del diritto di
partecipare ad un Capitolo generale che è stato già convocato.
§ II. – Dopo che tale dichiarazione sia stata fatta, se una provincia soddisfa le condizioni di
LCO 257 § I, essa gode dei diritti e degli obblighi di una vice-provincia. In caso contrario, il
Maestro dell'Ordine, dopo aver ascoltato i frati, istituirà come superiore di questa provincia o
vice-provincia, per quattro anni, un vicario. Questi sarà un frate che deve soddisfare le
condizioni richieste per essere provinciale e governerà secondo le norme stabilite dal Maestro
dell'Ordine.
§ III. - Qualora una provincia o vice-provincia che aveva perso i diritti di una provincia o viceprovincia come previsto dal § I, abbia ancora, per un periodo di tre anni, le necessarie
condizioni, il Capitolo generale o il Maestro dell'Ordine dovrà dichiarare che essa gode di tutti i
diritti come una provincia o vice-provincia.
§ IV. - In regioni dove, a causa di avverse circostanze, un Capitolo provinciale non può essere
convocato, il Maestro dell'Ordine, con il consenso del suo consiglio, potrà provvedere alla sua
legittima rappresentanza al Capitolo generale.
161. [Petizione] Chiediamo al Maestro, quando si considera la creazione di una nuova vice
provincia (LCO 257), di riporre particolare attenzione per le necessità di essa nell’avere tutte
le risorse necessarie per una adeguata autonomia nelle questioni di governo, formazione,
studio ed economia.
47 Il governo per la Missione
162. [Esortazione] Esortiamo le province che hanno vicariati provinciali o altre missioni al di fuori
del loro territorio a garantire nella loro programmazione apostolica che l’impegno della
missione non sia indebolito, e assicurino che i frati nelle missioni abbiano il necessario
supporto fraterno, opportunità di studio comune e le altre caratteristiche proprie di
un'autentica vita domenicana.
163. [Esortazione] L'esperienza biblica di un giubileo è caratterizzata da uno spirito di generosità,
manifestata per esempio nella remissione dei debiti. Nello stesso spirito di generosità, in
previsione del Giubileo per gli 800 anni dell'Ordine, esortiamo tutte le province a considerare
modalità con cui possano offrire assistenza alle entità più deboli: tale assistenza potrebbe
prendere la forma di provvedere ad una parte o a tutta la formazione iniziale, di offrire
supporto finanziario o assegnazioni di frati, o anche di provvedere alla fondazione di un
convento nel territorio di una entità più debole. Anche entità più deboli potrebbero prendere in
considerazione di donare pur nella loro povertà.
164. [Esortazione] Esortiamo quelle province che non hanno una significativa esperienza o cultura
di missione esterna a considerare modi in cui il loro spirito missionario possa essere
sviluppato.
165. [Raccomandazione] Laddove due entità dell'Ordine sono coinvolte in una missione condivisa,
e dove un’entità fornisce assistenza all'altra, raccomandiamo che i due stipulino un contratto
di collaborazione attentamente preparato.
166. [Esortazione] Esortiamo le province che intendano istituire missioni al di fuori del loro
territorio di fare attenzione a garantire che lo facciano sulla base di un piano attentamente
considerato e realistico.
Vicariati provinciali e regionali
167. [Ordinazione] Ordiniamo che ogni provincia con un vicariato provinciale o regionale, al suo
prossimo Capitolo provinciale, valuti se tali vicariati soddisfano le condizioni necessarie
previste dalle nostre leggi, e proceda a compiere quei cambiamenti istituzionali richiesti in
ordine alla esistenza, nomenclatura e statuto.
168. [Ordinazione] Considerando LCO 362 § IV e LCO 384 § II.1, ordiniamo che il Maestro
dell'Ordine, in sede di approvazione degli Atti di un Capitolo provinciale, assicuri che lo
Statuto di un vicariato garantisca una necessaria autonomia al vicariato considerando le
proprie specifiche circostanze culturali e geografiche, tenendo conto nel maggior modo
possibile del necessario interesse verso il sostegno della missione del vicariato da parte della
provincia.
169. [Petizione] Chiediamo al Maestro dell'Ordine, durante il prossimo anno, di fissare un incontro
tra i provinciali delle province, che hanno vicariati provinciali, e i vicari provinciali, per
48 individuare modalità di rafforzamento dei legami strutturali tra province e vicariati e
assicurare che i frati nei vicariati ricevano i necessari supporti per vivere pienamente
un’autentica vita domenicana.
170. [Costituzione] Con l’intento di affermare che i vicariati provinciali sono entità delle province
e che dovrebbero essere legati più strettamente nel loro governo alle province a cui
appartengono; con l’intento di evitare una certa separazione che potrebbe emergere in
conseguenza della loro distinta rappresentanza ai Capitoli generali; e volendo evitare la
doppia rappresentanza dei frati ai Capitoli generali, introduciamo quanto segue (inchoatio):
1. LCO 407 § I.5 e LCO § I.6: Cancellare le parole «escludendo, tuttavia, quelli che sono
assegnati nei vicariati»;
2. Cancellare LCO 407 § I.7;
3. Cancellare LCO 408.5;
4. Cancellare LCO 409.5;
5. Cancellare LCO 409-bis.
171. [Raccomandazione] Un Capitolo generale beneficia degli apporti di frati coinvolti in molte e
diverse missioni. Pertanto raccomandiamo che il Maestro dell'Ordine assicuri che le
preoccupazioni dei frati che vivono il loro ministero in nuove fondazioni, vicariati provinciali
e altri campi di missione, siano ascoltate ai Capitoli generali sia nella modalità dell'invito a
partecipare come ospiti, sia con altri mezzi idonei quali la raccolta di informazioni da parte
loro per mezzo di relazioni in preparazione al Capitolo.
172. [Costituzione] Con l’intento di affermare che i Capitoli generali sono incontri delle entità
dell'Ordine, cioè province e vice-province (cf. LCO 252; 405), e che tutti i frati dovrebbero
essere rappresentati da queste province o vice-province ai Capitoli generali, e con l’intento di
evitare la doppia rappresentanza dei frati ai Capitoli generali, introduciamo quanto segue
(inchoatio):
1. LCO 407 § I.5 e LCO 407 § I.6. Cancellare le parole «e quelli direttamente assegnati alle
case sotto l'immediata giurisdizione del Maestro dell'Ordine»;
2. Cancellare LCO 407 § 8;
3. Cancellare LCO 407-bis;
4. Cancellare LCO 408.6;
5. Cancellare LCO 409.6;
49 6. Cancellare LCO 409-ter;
7. LCO 497 § I.2 Cancellare le parole «se nello statuto della provincia non è disposto
diversamente».
173. [Costituzione] Abroghiamo l'inserimento in LCO 257 § I.1 fatto dal Capitolo generale di
Roma 2010.
Entità particolari
174. [Esortazione] Apprezziamo calorosamente lo sviluppo continuo del «progetto 2016» nel quale
sono impegnate le entità della Junta Iberica de Provincias [JIP], ed esortiamo tutti i frati
coinvolti a continuare il processo, ad attuare opportunamente le decisioni prese, con
particolare preoccupazione per la cura e lo sviluppo dei loro vicariati provinciali.
Riconoscendo che il processo potrà comportare l'unificazione di alcune entità, esortiamo tutti
i membri della JIP a partecipare nella pianificazione comune della missione dell'Ordine in
quella regione.
175. [Petizione] Rinnoviamo la petizione fatta dal Capitolo generale di Roma (ACG 2010 Roma,
211) e chiediamo ai priori provinciali delle province Betica e del Santo Rosario, di continuare
a rafforzare la collaborazione tra i due vicariati in Venezuela al fine di preparare l'erezione di
una vice-provincia.
176. [Congratulazione] Ci congratuliamo con i frati coinvolti nella fondazione della vice-provincia
di Bolivia.
177. [Esortazione] Esortiamo i frati che lavorano nella regione dei Caraibi a cooperare più
strettamente l'uno con l'altro in vista di stabilire pienamente un’autentica vita e missione
domenicana. Inoltre esortiamo quelle province che hanno missioni nei Caraibi a stabilire un
processo di cooperazione per il rafforzamento della vita e missione domenicana in quella
regione.
178. [Raccomandazione] Raccomandiamo un incontro annuale tra i vicari della regione dei
Caraibi, e i priori dei conventi della regione al di fuori del territorio delle loro province con il
socio per l'America Latina e i Caraibi al fine di esaminare la collaborazione e il ministero
apostolico.
179. [Esortazione] Esortiamo le province in America Latina a rivitalizzare il loro spirito
missionario a sostegno dei vicariati provinciali esistenti nella regione con l'invio di frati,
supporto economico o altre forme di collaborazione in progetti apostolici.
180. [Congratulazione] Ci congratuliamo con la provincia di San Giovanni Battista in Perù e il
vicariato regionale di Santa Rosa (provincia di Spagna in Perù) per la collaborazione tra i loro
50 Centri di formazione e attività pastorali, e li incoraggiamo a progredire verso l'obiettivo di una
sola provincia domenicana in Perù.
181. [Congratulazione] Ci congratuliamo con la provincia dei Paesi Bassi per aver invitato la
provincia d'Inghilterra ad erigere una casa nel territorio dei Paesi Bassi.
182. [Petizione] Chiediamo alla provincia d'Inghilterra di compiere ogni sforzo per accettare
questo invito e fare di esso un aspetto importante della propria pianificazione apostolica.
I Capitoli generali
183. [Commissione] Commissioniamo al Maestro dell'Ordine, con il consiglio generale, di rivedere
le procedure dei Capitoli generali. In particolare, sono da considerare:
1. Se i membri delle commissioni possano essere proposti tre mesi in anticipo rispetto al
Capitolo, con i presidenti proposti che abbiano fornito i recapiti degli altri membri al fine di
avviare discussioni iniziali;
2. Se possano essere prodotti orientamenti chiari, e distribuiti tre mesi in anticipo, sulla
procedura generale e il funzionamento del lavoro delle commissioni capitolari, tra cui le loro
responsabilità in materia di petizioni al Capitolo;
3. Se suggerimenti più dettagliati possano essere proposti dal consiglio generale a ciascuna
commissione riguardo a questioni particolari da prendere eventualmente in considerazione e
a decisioni eventualmente da richiedere;
4. Se una preparazione condotta in modo più chiaro dai vocali, renderebbe possibile la
riduzione della durata di un Capitolo generale.
184. [Commissione] Incarichiamo il Maestro dell'Ordine, di avviare uno studio riguardo al
Capitolo generale, tenendo presente i seguenti aspetti:
1. La frequenza dei Capitoli (ad es. un Capitolo elettivo ogni 12 anni o ogni 10 anni, o una
diversa frequenza);
2. Riduzione del numero delle commissioni;
3. Gli strumenti preparatori;
4. Miglioramento dei mezzi di comunicazione (ad es. informatici, internet);
5. I costi;
6. Gli aspetti legislativi/giuridici;
51 7. La ricezione degli Atti nella vita dell'Ordine.
Questo studio dovrebbe essere diffuso un anno prima del prossimo Capitolo generale.
Le visite
185. [Petizione] Chiediamo al Maestro dell'Ordine di continuare a cercare modalità più fruttuose
per le visite alle province in base a ACG 2010 Roma, 222-224, e in particolare di dedicare
tempo sufficiente per la visita delle province più grandi.
Il voto elettronico
186. [Ordinazione] Ordiniamo che il Maestro dell'Ordine, entro la fine del 2014, prepari le linee
guida per l'uso del voto sicuro elettronico come alternativo al voto per corrispondenza in tutti
i casi dove il voto postale è consentito dalle nostre costituzioni.
Le Fraternite laicali
187. [Ordinazione] Ordiniamo che, quando un priore provinciale intende nominare come
promotore provinciale per le Fraternite laicali o come assistente religioso per una o più
Fraternite qualcuno sottoposto ad una giurisdizione diversa rispetto a quella dei frati
dell'Ordine, ciò debba avvenire solo con l'accordo scritto dell'autorità competente. Chiediamo
inoltre al Maestro dell'Ordine di inserire questa condizione nelle norme delle Fraternite
laicali.
188. [Ordinazione] Ordiniamo che i direttori del Laicato domenicano, nazionale o provinciale,
siano approvati dal provinciale con il suo consiglio nella/e provincia/ce dove queste entità
sono costituite.
52 CAPITOLO IX: AMMINISTRAZIONE ECONOMICA
189.
[Dichiarazione] Dichiariamo che il Sindaco dell’Ordine fr. Hilario Provecho Álvarez OP ha
presentato, in conformità a LCO 569 una relazione della sua amministrazione a partire dalla
sua nomina. Tale relazione è stata approvata.
190.
[Dichiarazione] Dichiariamo che il Sindaco dell’Ordine fr. Hilario Provecho Álvarez OP ha
presentato, in conformità a LCO 569 il bilancio generale della Curia generalizia per gli anni
fiscali 2010-2012. Tale bilancio è stato approvato.
191.
[Dichiarazione] Dichiariamo che il Sindaco dell’Ordine fr. Hilario Provecho Álvarez OP ha
presentato, in conformità a LCO 572 il rendiconto personale del Maestro dell’Ordine. Tale
rendiconto è stato approvato.
192.
[Dichiarazione] Dichiariamo che il Sindaco dell’Ordine fr. Hilario Provecho Álvarez OP ha
presentato il rendiconto dei seguenti fondi:
1. Fondo di Solidarietà
2. Fondo San Domenico
3. Fondo Francisco de Vitoria
4. Fondo Dominique Renouard
5. Fondo del Maestro dell’ Ordine
6. Fondo della Edizione Leonina
7. Fondi Amministrativi per le entità sotto la immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine.
Questi rendiconti sono stati approvati.
193.
[Dichiarazione] Dichiariamo che, in conformità a LCO 571, le relazioni finanziarie dei
conventi e delle istituzioni sotto l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine,
opportunamente inviati al Maestro, sono stati approvati dai rispettivi consigli. Queste
relazioni sono state minuziosamente esaminate dal consiglio economico dell’Ordine e
approvate dal Maestro dell’Ordine e dal consiglio generale.
194 . [Dichiarazione] Dichiariamo che il sindaco dell’Ordine con il consiglio economico
dell’Ordine ha elaborato lo statuto amministrativo dell’Ordine che è stato presentato e
approvato dal consiglio generale dell’Ordine (Cf. ACG 2010 Roma, 244 e LCO 553).
53 195.
[Dichiarazione] Dichiariamo che è stato costituito l’Ufficio di solidarietà «Spem Miram
Internationalis», la cui finalità è gestire la sollecitudine della carità secondo gli statuti
approvati dal Maestro dell’Ordine con il suo consiglio (Cf. ACG 2010 Roma, 231).
196.
[Dichiarazione] Dichiariamo che la International Dominican Foundation (IDF) è sotto la
responsabilità dell’Ufficio di solidarietà dell’Ordine.
197.
[Dichiarazione] Dichiariamo che il Maestro dell’Ordine e il consiglio generale hanno
accordato all’Angelicum la somma di un milione di euro per i lavori di riparazione della
struttura.
Linee di azione
198.
[Ordinazione] Ordiniamo al Maestro dell’Ordine di includere nella «Ratio Studiorum
Generalis» (RSG) il seguente numero: «All’interno della formazione iniziale dei frati
studenti si deve includere la maturazione di competenza in questioni economiche e
amministrative».
199.
[Ordinazione] Ordiniamo che i soci del Maestro dell’Ordine organizzino incontri regionali
dei sindaci delle entità della loro regione ogni tre anni: questi incontri serviranno per la
formazione e gli scambi sulle politiche economiche.
200.
Confermiamo l’Ordinazione 248 degli Atti di Roma che nel seguente testo è in corsivo:
«[Ordinazione] Ordiniamo la modifica di LCO 567 con il seguente testo: Ogni anno, prima
del 31 agosto, il priori provinciali, i viceprovinciali, i vicari generali e coloro che presiedono
istituzioni sotto la immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine devono inviare a
quest’ultimo, con la certificazione dei rispettivi sindaci:
1° La relazione economica annuale, cioè, una presentazione completa dello stato economico
della propria entità. Essa deve includere in dettaglio le entrate, le spese, le attività e le
passività, i bilanci preventivi annuali, come anche i progetti importanti in atto o pianificati.
Se l’entità ha diversi vicariati, conventi, case o istituti, la relazione deve illustrare in
dettaglio la situazione economica di ognuno di essi. Lo schema della relazione potrà variare
in base agli usi locali, essa deve però includere tutti gli elementi summenzionati. Per
maggiore comodità è disponibile un modello presso il sindaco dell’Ordine.
2° La risposta a un questionario necessario per calcolare i contributi annuali delle entità
dell’Ordine. Il questionario e la risposta sono necessari per stabilire la spesa nella
formazione dei frati e per motivi di salute, come le donazioni ad altre entità dell’Ordine e
quanto vada soggetto a contribuzione. Il sindaco dell’Ordine invia ogni anno questo
questionario in uno schema che dovrà essere lo stesso per tutte le entità».
Contributi all’Ordine
201.
Confermiamo l’Ordinazione 249 degli Atti di Roma:
54 [Ordinazione] Ordiniamo che il contributo annuale di ogni provincia, vice-provincia e
vicariato generale sia determinato secondo la formula approvata negli Atti del Capitolo
generale di Bogotà del 2007, n. 261. In questa formula dovranno essere incluse le spese
mediche e di assistenza con lo stesso criterio delle spese della formazione.
202.
[Ordinazione] Ordiniamo che l’entità di spesa che il Maestro può autorizzare senza
l’approvazione del Consiglio generalizio non deve eccedere la somma di € 75.000.
203.
[Ordinazione] Ordiniamo che il Presidente dell’Ufficio di solidarietà «Spem miram
Internationalis» dell’Ordine presenti un rapporto annuale dei fondi di solidarietà per
conoscenza dei priori provinciali, vice-provinciali e vicari generali.
204.
[Commissione] Incarichiamo il Maestro dell’Ordine di realizzare, nel quadro del consiglio
generale di novembre 2013, un incontro congiunto tra il Presidente dell’IDF e il Consiglio
generale per chiarire la situazione attuale dell’IDF e i sussidi che esso erogherà ai progetti
dell’Ordine; ovvero la possibilità di non finanziare annualmente questa fondazione.
205.
[Ordinazione] Ordiniamo che il Sindaco dell’Ordine includa nel preventivo di spesa della
Curia generalizia un sussidio alle seguenti entità:
1. Università di San Tommaso (Angelicum) € 150.000 destinati alle spese ordinarie;
2. Al convento di San Domenico e Sisto presso l’Angelicum € 40.000 (ACG 2007 Bogotà,
276), per le spese dei frati assegnati simpliciter.
3. Inter-Africa (IAOP) € 150.000 proporzionalmente suddivisi secondo il numero dei frati di
ogni sottoregione per le spese di formazione dei frati.
4. Asia/Pacifico € 50.000 per progetti di formazione e progetti regionali.
5. America Latina e Caraibi (CIDALC) € 25.000 per progetti regionali.
6. Europa Centrale e dell’Est € 25.000 per progetti regionali.
7. Fondazione Domenicana Internazionale (IDF) fino a un massimo di € 75.000 (secondo il
risultato della riunione congiunta del mese di novembre).
206.
[Ordinazione] Ordiniamo che il contributo di ogni provincia, vice-provincia e vicariato
generale alla Curia generalizia non sia inferiore a € 3.000.
207.
[Ordinazione] Ordiniamo che il contributo di ogni convento o istituzione sotto l’immediata
giurisdizione del Maestro dell’Ordine alla Curia Generalizia sia del 6% delle sue entrate
lorde.
55 Costi del Capitolo
208.
[Ordinazione] Ordiniamo che il costo del Capitolo generale sia ripartito in modo equo,
riflettendo la proporzione con la quale ogni entità realizza la sua contribuzione secondo il
bilancio preventivo dell’Ordine. I costi di trasporto sono suddivisi in egual modo tra tutti,
mentre i costi amministrativi in modo proporzionale. Ogni capitolare paga il costo
quotidiano effettivo (ACG 2007 Bogotà, 286; ACG 2010 Roma, 260).
209.
[Esortazione] Esortiamo le province, conventi e case a utilizzare i propri beni in spirito di
solidarietà avendo come criterio il servizio a tutti i frati e persone in necessità. Nel contesto
del Giubileo esortiamo le province che possiedono fondazioni finanziarie a sostenere
progetti di sviluppo delle entità che vivono in paesi che soffrono a causa di guerre e
catastrofi naturali.
Apprezzamento
210.
[Ringraziamento] Ringraziamo il sindaco dell’Ordine, fr. Hilario Provecho Álvarez op, e il
Consiglio economico, per il loro contributo al miglioramento dell’amministrazione
economica dell’Ordine: con l’introduzione della firma digitale, i formulari attraverso Sky
drive e la semplificazione del questionario con la tavola delle contribuzioni.
56 CAPITOLO X: COSTITUZIONI E ORDINAZIONI
211. NOTE PRELIMINARI
Per una più chiara presentazione dei mutamenti effettuati dal Capitolo al Liber
Constitutionum et Ordinationum, precediamo nel medesimo modo degli Atti dei Capitoli
generali precedenti.2
Si conserva l’ordine numerico di LCO. Ad ogni numero i segni anteposti indicano se il testo
è stato approvato alla prima, seconda o terza volta.
*** costituzione confermata (da tre Capitoli)
** costituzione approvata (da due Capitoli)
*
costituzione introdotta (da un Capitolo)
(nota: con l’indicazione [O] si precisa se l’approvazione o l’introduzione di una costituzione
è stata fatta “con ordinazione”)
⧫⧫
ordinazione votata per la seconda volta, che abroga la ordinazione previa
⧫
ordinazione approvata per la prima volta
[A]
testo abrogato
In caratteri corsivi sono stampati i testi nuovi.
Poiché per una retta interpretazione dei mutamenti compiuti è necessario conoscere il testo
precedente e la sua storia, le referenze ai Capitoli precedenti sono indicati con le seguenti
sigle:
C= Caleruega, 1995
B= Bologna, 1998
P= Providence, 2001
K= Cracovia, 2004
Bo= Bogotà, 2007
R= Roma, 2010
Il Capitolo ha mutato alcuni testi in modo tecnico senza che la sostanza della legge venisse
mutata. L’abbreviazione “Tecn.” contrassegna i mutamenti apportati sia a leggi nostre da
2
Cfr. ACG Roma (1986), n.307; Avila, n.188; Oakland, n.208; Messico, n.248; Caleruega, cap. IX, p.90; Bologna,
n.240; Providence, cap. X, p.149; Cracovia, n.352, Bogotà, n.288, Roma (2010), n.262.
57 accomodare secondo il Codex Iuris Canonici, sia a testi da armonizzare con altri numeri di
LCO, sia per semplice mutamento nella redazione.
Nella nostra legislazione ciò che si dice dei conventi vale anche per le case se non vi sono
altre indicazioni espresse in modo esplicito. (LCO 260 § II).
Nella nostra legislazione, in riferimento a LCO 252-256, nel termine «provincia» vengono
proporzionalmente compresi le vice-province e i vicariati generali (LCO Appendice n.11).
212.
(Bo, n.292; R 265)
***
93. Cost. - § III. - Il reggente viene proposto dal Capitolo provinciale e istituito dal Maestro
dell’Ordine per un quadriennio, fino al seguente Capitolo. Può essere proposto
immediatamente per una seconda istituzione, ma non per una terza. Durante il suo incarico
…
213.
(Tecn.)
96. Ord. – Il magistero in sacra teologia è conferito a quei frati che sono riconosciuti di
esimio valore nella promozione delle scienze specialmente sacre. […]
214.
(Tecn.)
97. Ord. - § I. – Per la promozione al magistero in sacra teologia si richiede al candidato
(…)
3°che sia presentato dalla commissione per la vita intellettuale della provincia al Capitolo
provinciale o della provincia di affiliazione o di assegnazione del frate e che sia proposto da
due terzi dei vocali dello stesso Capitolo o dal Capitolo della provincia di affiliazione o dal
Maestro dell’Ordine, se si tratta di un frate che vive in un convento o in un istituto posto
sotto la sua immediata giurisdizione (Cr, n.356).
215.
(Tecn.)
138. Ord. – I frati approvati nell’esame dell’Ordine ad ascoltare le confessioni, con lo stesso
atto di approvazione sottoscritto dagli esaminatori acquistano la giurisdizione delegata sulle
persone soggette all’Ordine, ad eccezione delle monache, e su coloro che giorno e notte
vivono nelle nostre case nei nostri conventi (CDC 967-969).
216.
(R 266)
⧫⧫
139. Ord. – I frati terranno sempre presente che i loro pubblici interventi (nei libri, sui
giornali, alla radio e alla televisione, e negli altri mezzi di comunicazione sociale) hanno
58 ripercussioni non soltanto su se stessi, ma anche sui loro confratelli, sull’Ordine e sulla
Chiesa. Per la scelta dei loro giudizi, perciò, veglino assiduamente a fare crescere lo spirito
del dialogo e della mutua responsabilità sia con i confratelli sia con i superiori. Prestino poi
una particolare e critica attenzione a questo dialogo con i superiori maggiori, quando le loro
affermazioni e i loro scritti riguardano questioni controverse di un certo rilievo.
217.
(Tecn.)
LCO 159. Ord. – Il Maestro ha cura sia della vita spirituale che della disciplina, in quanto
che per una formazione integrale sono necessarie l’una e l’altra, pur lasciando a coloro che
devono essere formati la libertà di rivolgersi anche ad altri padri frati per una direzione
spirituale più personale.
218.
(Tecn.)
180. Cost. - § II. – Lo stesso Maestro dell’Ordine, con il consenso del suo consiglio, può
concedere in casi particolari e in via eccezionale che il candidato possa compiere il noviziato
in un’altra casa un altro convento dell’Ordine, sotto la guida di un religioso idoneo, che
faccia le veci del maestro dei novizi (cfr. CDC 647 § 2).
§ III: - Il superiore maggiore può permettere che il gruppo dei novizi, per determinati
periodi di tempo, dimori in un’altra casa un altro convento dell’Ordine da lui stesso
designata designato (cfr. CDC 647, § 3).
219.
(Tecn.)
LCO 247. Ord. - § II – Interroghino essi stessi i singoli ordinandi e ricevano la
dichiarazione manoscritta e sottoscritta, prevista in CIC 1036, per accertarsi che
liberamente e coscientemente vogliono essere promossi agli ordini nello stato religioso (cfr.
CIC 1036).
220.
⧫
256-bis. Ord. - § I. – Per l’unione o la fusione di due più entità (di province, di vice-province
o di vicariati) si richiede:
1° il voto del consiglio di entrambe le entità i voti consultivi per trattare le modalità della
mutua unione o fusione;
2° nella misura in cui le circostanze lo consentono, la consultazione dei frati e dei Capitoli
di ogni convento e case nelle stesse entità, delle entità interessate nel modo elaborato o
approvato dalle singole entità; dal Maestro dell’Ordine;
59 3° lo statuto speciale approvato dal Maestro dell’Ordine per la celebrazione del Capitolo di
entrambe le entità, nel quale le due entità esprimono il loro voto se proporre l’unione al
Maestro dell’Ordine, e per la celebrazione della prima riunione come Capitolo della nuova
entità.
§ II – Per la fusione di due entità e l’unione o fusione di più entità, si proceda , con le
necessarie modifiche, nel modo descritto al § I. Se sembra necessario, uno statuto speciale
provvisorio può essere promulgato dal Maestro dell’Ordine.
§ III. – Nel caso di divisione della provincia, il modo di procedere sia elaborato dal
consiglio di provincia e approvato dal Maestro dell’Ordine con il suo consiglio (B., n. 254).
221.
(R 268)
** [A] 257. Cost. - § II. – Nei territori ove non esiste né provincia né vice-provincia, per le esigenze
locali o per la ragionevole speranza di fondarvi l’Ordine in modo permanente, il Maestro
dell’Ordine, ascoltati prima i frati da assegnare al vicariato, col consenso del suo consiglio e
interpellato il consiglio della provincia interessata, può erigere un vicariato generale con un
territorio determinato, che sarà retto dagli statuti elaborati dallo stesso vicariato e approvati
dal Maestro dell’Ordine con il suo consiglio. In questo caso, il vicario generale viene
istituito per la prima volta dal Maestro dell’Ordine per un quadriennio, dopo aver ascoltato i
frati del vicariato. Le relazioni tra questo vicariato generale e gli altri vicariati devono essere
determinate secondo il n. 395.
222.
(R 269)
* [A] 258 Cost. - § I. – Se una provincia per un triennio non ha avuto tre conventi o trentacinque
vocali assegnati nella stessa provincia ed ivi abitualmente residenti, il Maestro dell’Ordine,
udito il suo consiglio, dichiari che essa non ha più il diritto di partecipare ai Capitoli generali
come provincia e la riduca a vice-provincia o a vicariato generale, a norma del n. 257, § I a
meno che il Capitolo generale non sia già stato convocato.
§ II. – Quando la provincia ridotta a vice-provincia, secondo il § I , per un triennio ha di
nuovo le condizioni richieste, il Maestro dell’Ordine deve dichiarare che essa gode di ogni
suo diritto.
* [O] 258 Cost. - § I. – Se una provincia o vice-provincia per un triennio non ha avuto le
condizioni richieste dal n. 253 o n. 257 § I, il Capitolo generale o il Maestro dell’Ordine
con il consenso del suo consiglio dichiari che essa non può più godere dei diritti di
provincia o di vice-provincia, salvo sempre il diritto di partecipare al Capitolo generale già
convocato.
§ II. Una volta pubblicata questa dichiarazione, se la provincia adempie le condizioni
richieste dal n. 257 § I, gode dei diritti di una vice-provincia ed è tenuta agli obblighi
relativi. Altrimenti il Maestro dell’Ordine istituisca in questa provincia e vice-provincia e
60 sopra di esse per un quadriennio un vicario (cfr n. 400), che abbia tutte le condizioni
richieste per un priore provinciale, e regga questa entità secondo le norme stabilite dal
Maestro dell’Ordine.
§ III. Se in seguito la provincia o vice-provincia di cui al § I adempie le condizioni richieste
nel n. 257 § I, il Capitolo generale o il Maestro dell’Ordine con il consenso del suo
consiglio dichiari che quella gode dei diritti di vice-provincia e sia tenuta ai relativi
obblighi.
§ III § IV. – Nelle regioni …
223.
(Tecn.)
271. Ord. § IV. – Il frate che, secondo § I e § III, sarà stato assegnato semplicemente alla
provincia, deve inoltre essere assegnato in un convento determinato.
224.
(R 270)
⧫⧫
285 Ord. - § I – Le ordinazioni che sono rimaste in vigore per cinque due Capitoli
consecutivi e sono state approvate nel sesto terzo Capitolo vengano inserite nel libro delle
costituzioni e delle ordinazioni. Se non vengono inserite , sono da considerare abrogate, a
meno che il Capitolo generale non le istituisca una seconda volta.
225.
(Tecn.)
297-bis. Ord. – Nel trattare i vari problemi, ha forza di diritto ciò che, essendo presente la
maggior parte di coloro che devono essere convocati, è stato approvato dalla maggioranza
assoluta, quella cioè che supera la metà dei voti, non computati i volti nulli e le astensioni,
salvo il CDC 127, § 1.
226.
(R 272)
⧫⧫
328 Ord. - § I - Qualunque frate che abbia voce attiva può essere istituito sindaco del
convento, purché sia veramente idoneo a questo incarico
§ II. – Viene istituito dal priore con il consenso del consiglio conventuale e con
l’approvazione del priore provinciale.
§ II. III – Viene istituito per un triennio e può essere confermato per un altro triennio
successivo non però per un terzo se non con il consenso del priore provinciale in casi
di necessità.
61 227.
(R 273)
** [A]
332. Cost. - § I. – Il superiore della casa è istituito dal priore provinciale per un
triennio dopo aver ascoltato i frati della casa, o dal priore regionale se si tratta di un frate
assegnato nel vicariato regionale, a meno che gli statuti del vicariato non dispongano
diversamente. Può essere istituito nella stessa maniera per un secondo triennio
immediatamente successivo ma non per un terzo.
§ II. – Terminato il triennio, il priore provinciale o regionale è tenuto a istituire il
superiore entro un mese. Tuttavia il superiore della casa resti in carica fino a quando il suo
successore non sia presente nella casa, a meno che il priore provinciale non abbia stabilito
diversamente.
228.
(R 275)
⧫⧫ [A] 373. Ord. - Tra le diverse questioni, nel consiglio di provincia si devono trattare:
1° l’istituzione o amozione del priore regionale e del priore conventuale;
2° la presentazione o l’amozione del parroco, udito il Capitolo della comunità a cui è
affidata la parrocchia;
3°-7° (come nel testo)
229.
(Tecn.)
352. Ord. – § I. - I vocali del Capitolo provinciale sono:
1° i priori regionali;
[…]
6° i delegati della case non priorali per ogni quattro frati che godano voce attiva nel
territorio di ciascuna nazione dove non vi sia un altro convento o un’altra casa della stessa
provincia; (B, n. 263; P, n. 492)
[…]
230.
(Bo 303; R 276)
378. Cost. - § I - 378. - § I. – In ogni provincia vi sia un sindaco che abbia cura dei beni
della provincia secondo le norme stabilite per l’amministrazione.
***
§ II. – Il frate che viene incaricato di questo ufficio, può essere rinnovato per una
volta successiva, non però una terza volta,
** [O] se non con il consenso del Maestro dell’Ordine.
62 231.
(Bo n. 303; R 277)
** [A] 384. Cost. - § I. – Quando una provincia ha fuori del suo territorio, in qualche nazione o
regione, almeno quindici vocali e un convento propriamente detto, il Capitolo provinciale
può riunirli in un vicariato regionale, affinché possano essere meglio coordinate l’attività
apostolica e la vita regolare dei frati.
§ II. – Spetta al vicariato regionale:1° avere propri statuti approvati dal Capitolo
provinciale; 2° celebrare propri Capitoli a norma degli statuti del vicariato; 3° ammetter i
candidati al noviziato e alla prima professione; 4° ammettere alla professione solenne e agli
ordini sacri, a meno che nello statuto della provincia non sia disposto diversamente.
232.
(R 277)
* [O] 384. Cost. - § I. – Quando una provincia ha fuori del suo territorio, in qualche nazione o
regione, almeno due case di cui un convento propriamente detto, e almeno quindici vocali, il
Capitolo provinciale può riunirli in un vicariato provinciale, affinché possano essere meglio
coordinate l’attività apostolica e la vita regolare dei frati.
** [O] § II. – Il vicariato provinciale è retto dallo statuto predisposto dal Capitolo provinciale e
approvato dal Maestro dell’Ordine.
233.
⧫
384-bis. Ord. – Lo statuto del vicariato deve determinare le norme a riguardo di:
1° la celebrazione del Capitolo del vicariato
2°l’ufficio del vicario provinciale che presiede al vicariato come vicario del priore
provinciale
3° gli ufficiali del vicariato
4° l’istituzione e la promozione delle vocazioni
5° il diritto di partecipare in virtù dell’ufficio al consiglio di provincia e al Capitolo
provinciale (cfr. 352 § I, 1°), con voce attiva o senza;
6° le facoltà il priore provinciale, dopo aver ascoltato il suo consiglio, può concedere
al vicario riguardo all’ammissione dei candidati al noviziato e alla professione semplice,
riguardo all’assegnazione dei frati in una casa e in un convento del vicariato, riguardo alla
conferma dei priori conventuali e all’istituzione dei superiori delle case.
234.
(Tecn.)
385. Cost. - § II – 1° Il priore regionale è eletto per un quadriennio dai vocali assegnati nel
vicariato nei conventi del vicariato ed è confermato dal priore provinciale con il consenso
63 del suo consiglio.
235.
(R 278)
⧫⧫ [A]
389. Ord. – Dove mancano le condizioni indicate nel n. 384 per il vicariato
regionale, il Capitolo provinciale può istituire un vicariato provinciale ed elaborare per esso
uno statuto speciale. Se vi sono almeno dieci vocali, essi hanno diritto di eleggere il vicario
provinciale; altrimenti detto vicario sia istituito dal priore provinciale, consultati i frati.
236.
(Tecn.)
407. Cost. – Al Capitolo generale elettivo partecipano e hanno voce:
§ I. – nell’elezione del Maestro dell’Ordine:
1°- 4° (come nel testo)
5° il socio del definitore del Capitolo generale, dalle province che hanno almeno cento
religiosi professi, esclusi quelli che sono assegnati nei vicariati, assegnati nei conventi dei
vicariati e quelli direttamente assegnati alle case ai conventi sotto l’immediata giurisdizione
del Maestro dell’Ordine;
6° il socio del priore provinciale che va al Capitolo generale, dalla provincia che ha da
almeno quaranta religiosi professi, esclusi quelli che sono assegnati nei vicariati, assegnati
nei conventi dei vicariati e quelli direttamente assegnati alle case ai conventi sotto
l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine;
7° dalla provincia che ha da venticinque a cento frati assegnati nei vicariati conventi dei
vicariati o alle case ai conventi che la provincia stessa ha fuori dei suoi confini, un delegato
eletto tra di loro e da loro, secondo lo statuto della provincia; dalla provincia; dalla provincia
invece che ha da 101 a 200 frati assegnati nei vicariati, conventi dei vicariati si elegga un
secondo delegato; e così di seguito (R. n. 279);
8° dai frati assegnati alle case ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine, due delegati se tutti i frati professi sono meno di cento, tre invece se sono cento
o di più, scelti a norma del 407-bis.
237.
(R 279)
407. Cost. - Al Capitolo generale elettivo partecipano e hanno voce:
§ I. – Nell’elezione del Maestro dell’Ordine:
1°-3° (come nel testo)
** [A] 4° i priori vice-provinciali e i vicari generali di cui al n. 257 § II;
5° - 6° (come nel testo con i cambiamenti tecnici)
64 ** [O] 7° dalla provincia che ha da almeno venticinque fino a cento frati assegnati nei vicariati o
nelle case che la provincia stessa ha fuori dei confini della provincia, un delegato eletto tra
di loro e da loro, secondo lo statuto della provincia; dalla provincia invece che ha da 101 a
200 frati assegnati nei vicariati, si elegga un secondo delegato; e così di seguito;
8° (come nel testo)
238.
407. Cost. - Al Capitolo generale elettivo partecipano e hanno voce:
§ I. – Nell’elezione del Maestro dell’Ordine:
1°- 4° (come nel testo con le modifiche introdotte nel numero precedente)
* [A] 5° il socio del definitore del Capitolo generale, dalle province che hanno almeno cento
religiosi professi, esclusi quelli che sono assegnati nei vicariati, e quelli direttamente
assegnati ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine;
* [A] 6° il socio del priore provinciale che va al Capitolo generale, dalle province che hanno
almeno quaranta religiosi professi, esclusi quelli che sono assegnati ai conventi dei vicariati,
e quelli direttamente assegnati ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine;
* [A]
7° dalla provincia che ha da venticinque a cento frati assegnati nei vicariati o alle case che
la provincia stessa ha fuori dei suoi confini, un delegato eletto tra di loro e da loro, secondo
lo statuto della provincia; dalla provincia; dalla provincia invece che ha da 101 a 200 frati
assegnati nei vicariati, si elegga un secondo delegato; e così di seguito;
* [A]
8° dai frati assegnati direttamente ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine, due delegati se tutti i frati professi sono meno di cento, tre invece se sono cento
o di più, scelti a norma del 407-bis.
§ II. – Nel trattare le questioni, dopo l’elezione del Maestro:
1°-2° (come nel testo)
*
3° tutti quelli di cui sopra in § I,2°- 8° 6°.
239.
(Tecn.)
407-bis. Ord. Per l’elezione dei delegati da inviare al Capitolo generale elettivo, le case i
conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine vengono aggregate fra di
loro dal consiglio generalizio in modo da costituire due o tre collegi elettivi, secondo il
numero dei delegati da eleggere. Ogni collegio sia costituito almeno da venticinque vocali.
Lo stesso consiglio generalizio decida le modalità di questa elezione.
65 240.
(Tecn.)
* [A]
407-bis. Ord. - Per l’elezione dei delegati da inviare al Capitolo generale elettivo, i conventi
sotto l’immediata giurisdizione del Maestro dell’Ordine vengono aggregate fra di loro dal
consiglio generalizio in modo da costituire due o tre collegi elettivi, secondo il numero dei
delegati da eleggere. Ogni collegio sia costituito almeno da venticinque vocali. Lo stesso
consiglio generalizio decida le modalità di questa elezione.
241.
(Tecn.)
408. Cost. Cost. – Al Capitolo generale dei definitori prendono parte e hanno voce:
1°-5° (come nel testo)
6° tra i frati direttamente assegnati alle case ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del
Maestro dell’Ordine, un delegato se tutti i frati professi sono meno di cento, due delegati se
sono cento o più, scelti a norma del n. 409-ter.
242.
(R 280)
408. Cost. - Al Capitolo generale dei definitori prendono parte e hanno voce:
1°-3° (come nel testo)
** [A] 4° i delegati eletti dalle singole vice-province e vicariati generali;
243.
408. Cost. - Al Capitolo generale dei definitori prendono parte e hanno voce:
1°-3° (come nel testo)
4° (come nel testo con il mutamento introdotto dal numero precedente)
* [A]
5° i delegati degli altri vicariati scelti a norma del n. 409-bis, esclusi però i priori regionali e
i vicari provinciali;
* [A]
6° tra i frati direttamente assegnati alle case ai conventi sotto l’immediata giurisdizione del
Maestro dell’Ordine, un delegato se tutti i frati professi sono meno di cento, due invece se
sono cento o di più, scelti a norma del n. 409-ter.
244.
(R 281)
409. Cost. - Al Capitolo generale dei priori provinciali prendono parte e hanno voce:
1°-3° (come nel testo)
66 ** [A] 4° i singoli vice-provinciali e vicari generali;
245.
409. Cost. - Al Capitolo generale dei priori provinciali prendono parte e hanno voce:
1°-3° (come nel testo)
4° (come nel testo con il mutamento introdotto dal numero precedente)
* [A]
5° i delegati dei vicariati, scelti fra i priori regionali e i vicari provinciali a norma del n.409bis;
* [A]
6° un delegato dei frati assegnati direttamente ai conventi sotto l’immediata giurisdizione
del Maestro dell’Ordine se tutti i frati professi sono meno di cento, due delegati se sono
cento o più, eletti a norma del n. 409-ter.
246.
(Tecn.)
409-bis. Cost. - Le singole province che hanno almeno venticinque frati assegnati nei
vicariati conventi dei vicariati o nelle case ai conventi della stessa provincia fuori dei confini
della provincia, hanno il diritto di mandare al Capitolo generale o dei definitori o dei priori
provinciali un delegato eletto fra di loro e da loro, secondo lo statuto della provincia. […]
247.
(R 282)
** [O] 409-bis. Cost. - Le singole province che hanno almeno venticinque frati assegnati nei
conventi dei vicariati o nelle case ai conventi della stessa provincia fuori dei confini della
provincia, hanno il diritto di mandare al Capitolo generale o dei definitori o dei priori
provinciali un delegato eletto fra di loro e da loro, secondo lo statuto della provincia. […]
248.
* [A]
409-bis. Cost. - Le singole province che hanno almeno venticinque frati assegnati nei
conventi dei vicariati o ai conventi della stessa provincia fuori dei confini della provincia,
hanno il diritto di mandare al Capitolo generale o dei definitori o dei priori provinciali un
delegato eletto fra di loro e da loro, secondo lo statuto della provincia (cfr appendice 17).
Tale scelta sia fatta dal Maestro dell’Ordine con il suo consiglio, in modo tale che una metà
di queste province sia rappresentata in un Capitolo e l’altra metà nell’altro.
249.
(Tecn.)
409-ter. Cost. – Per l’elezione dei delegati che partecipano al Capitolo generale dei definitori
o dei priori provinciali, tutte le case tutti i conventi sotto l’immediata giurisdizione del
67 Maestro dell’Ordine vengano aggregate aggregati fra di loro dal consiglio generalizio […]
250.
* [A]
409-ter. Cost. - Per l’elezione dei delegati che partecipano al Capitolo generale dei
definitori o dei priori provinciali, tutti i conventi sotto l’immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine vengano aggregati fra di loro dal consiglio generalizio, in modo da costituire
collegi elettivi (secondo che sono da eleggersi uno o due delegati per ciascun Capitolo).
Ciascuno di questi collegi sia costituito almeno da venticinque vocali. Il consiglio
generalizio decida le modalità di questa elezione.
251.
(Tecn.)
433. Ord. – Qualsiasi frate tratta con la Santa Sede gli affari propri, della casa del convento o
della provincia mediate il procuratore dell’Ordine, cui compete prestare questo servizio […]
252.
⧫
434. Ord. – Il postulatore generale delle cause di beatificazione e canonizzazione:
1° esercita il suo ufficio secondo le norme stabilite dalla Santa Sede e lo statuto approvato
dal Maestro dell’Ordine;
2° almeno una volta all’anno presenti al Maestro dell’Ordine una rendicontazione
scritta sulla situazione economica, in cui sia descritto il denaro ricevuto, le spese, crediti e
debiti;
2° 3° trasmette a ciascun Capitolo generale le relazioni sullo stato di ogni singola causa.
253.
(R 283)
⧫⧫ [A] 452. Ord. – Quanto poi all’elezione dei superiori, si proceda nel modo seguente:
1°- 6° (come nel testo)
7° prima gli scrutatori e poi i vocali, cominciando dal più anziano di professione,
depongano la loro scheda piegata nell’urna aperta;
8°-16° (come nel testo)
254.
(Tecn.)
465. Ord. - L’elezione del priore conventuale richiede la conferma del priore provinciale, o
del priore regionale se si tratta di un frate assegnato nel vicariato regionale in un convento
del vicariato regionale ed eletto per un convento dello stesso vicariato, se lo statuto del
vicariato regionale non provvede altrimenti (cf. appendice n. 20).
68 255.
(R 284)
** [A] 465. Cost. – L’elezione del priore conventuale richiede la conferma del priore provinciale, o
del priore regionale se si tratta di un frate assegnato in un convento del vicariato regionale
ed eletto per un convento dello stesso vicariato, se lo statuto del vicariato regionale non
provvede altrimenti (cf. appendice n. 20).
256.
(Tecn.)
478. Ord. – Elettori sono i frati aventi voce attiva, assegnati nel vicariato nei conventi del
vicariato direttamente o indirettamente in ragione dell’ufficio.
257.
(R 285)
** [A] 481. Cost. - §I. – Riguardo alla conferma o alla cassazione dell’elezione del priore regionale
e alla sua accettazione, si osservino le norme stabilite nei nn. 465-473.
§ II. – Il diritto di istituire il priore regionale si devolve al priore provinciale, salvo il n.
373, 1°:
1° quando il vicariato, nel tempo della vacanza del priore regionale, non ha le
condizioni di cui al n. 384; in questo caso tuttavia, nell’istituzione del vicario si devono
tenere presenti i nn. 483-484;
2° quando tutti i vocali hanno rinunciato alla propria voce, né siano stati riammessi dal
priore provinciale;
3° quando, per qualunque motivo, entro sei mesi dalla conoscenza della vacanza, il
priore regionale non è stato eletto o postulato;
4° quando nel corso dell’elezione, ci furono sette scrutini inutili (cfr. 480, II, 2°);
5° quando i frati, cassata la prima elezione, eleggono nuovamente lo stesso frate, a
meno che quella elezione non sia stata cassata solo per difetto di forma e non per la persona
dell’eletto;
6° quando sono già state fatte due elezioni o al massimo tre, confermate dal priore
provinciale ma non accettate dagli eletti; in questo caso, infatti, il priore provinciale, dopo la
seconda elezione, può, e dopo la terza deve, istituire lui stesso il priore regionale.
258.
(R 286)
** [A] 482. Cost. – Le norme stabilite dei nn. 477-481 per l’elezione del priore regionale, fatte le
debite mutazioni, valgono anche per l’elezione del vicario provinciale (cf. n.389).
69 259.
(R 287)
** [A] 483. Cost. - Quando il vicario provinciale deve essere istituito dal priore provinciale, siano
consultati prima i frati che, secondo le norme del n. 478, avrebbero voce attiva nell’elezione
(cf. appendice n. 24).
260.
* [A]
497. Cost. – Salvo il n. 491, § II, ed eccettuati coloro che a norma del n. 352 § I e § III già
sono rappresentati, eleggono il delegato al Capitolo provinciale, purché abbiano voce attiva
(cfr. n. 440 e 441):
1° (come nel testo)
2° se nello statuto della provincia non è disposto diversamente, i frati direttamente
assegnati nelle case o nei conventi posti sotto l’immediata giurisdizione del Maestro
dell’Ordine, eccettuati sempre coloro che appartengono al consiglio generalizio;
3°- 4° (come nel testo)
261.
(Tecn.)
499. - § I. – Spetta al consiglio di provincia o al consiglio regionale determinare, per ciascun
collegio elettivo, se i vocali debbano in maniera specifica riunirsi insieme per effettuare
l’elezione, oppure debbano mandare il proprio voto per lettera.
§ II. – Se l’elezione è da farsi in una riunione speciale:
1° (come nel testo)
2° per l’elezione si osservi quanto disposto nei numeri 452 e 494, § III IV;
3° (come nel testo).
262.
⧫ [A]
499. Ord. - § I. – Spetta al consiglio di provincia o al consiglio regionale determinare, per
ciascun collegio elettivo, se i vocali debbano in maniera specifica riunirsi insieme per
effettuare l’elezione, oppure debbano mandare il proprio voto per lettera.
§ II. – Se l’elezione è da farsi in una riunione speciale:
1° (come nel testo)
2° (come nel testo con il mutamento tecnico)
3° (come nel testo)
§ III. – Se invece i vocali non possono facilmente riunirsi:
70 1° ogni vocale scriva su una scheda il proprio voto e, in duplice busta, lo spedisca al
priore provinciale o al vicario regionale, a norma del n. 480, § III;
2° - 3° (come nel testo)
4° se poi non si ottiene la maggioranza assoluta nel primo scrutinio, il priore
provinciale o regionale col suo consiglio proceda secondo le norme del n. 480, § IV, 6°, 7°;
all’ultimo scrutinio, sia questo il secondo (n.6) o il terzo o il quarto (n.7), possono essere
presentati soltanto quei due che nel precedente scrutinio abbiano riportato il maggior
numero di suffragi, fermo restando il n. 450, § III.
263.
⧫⧫
(R 288)
499. Ord. - § III. - Se invece i vocali non possono facilmente riunirsi:
1° (come nel testo con i mutamenti introdotti nel numero precedente)
2° trascorso il tempo stabilito per la ricezione delle schede, il priore provinciale o il
vicario regionale con il proprio consiglio o con due scrutatori approvati dal consiglio ne
facciano lo spoglio a norma del n. 480, § IV, 1°-4°;
3° (come nel testo)
4° (come nel testo con il mutamento introdotto nel numero precedente).
264.
(Tecn.)
522. Cost. – Affinché un frate possa essere eletto definitore del Capitolo generale oppure
socio del definitore o del priore provinciale si richiede che:
[…]
3° non sia direttamente assegnato a una casa un convento sotto l’immediata giurisdizione del
Maestro dell’Ordine.
265.
(Tecn.)
567. Ord. - 1° La relazione economica annuale, cioè, la presentazione completa della
situazione economica della propria entità. Entrate, spese, crediti e debiti, bilancio
preventivo, ed anche le decisioni prese o programmate siano descritte ad una ad una. Se poi
l’entità comprende più conventi, o case o istituti, si deve fare la stessa cosa per ognuno di
essi. […]
266.
(Tecn.)
598. Cost. – Ai frati itineranti venga dato il denaro necessario dal superiore, al quale alla
71 fine del viaggio devono rendere conto di quanto hanno ricevuto da lui e di quanto ricevuto
da altri durante la permanenza fuori della casa convento.
267.
(Tecn.)
[Per le appendici LCO]
Lettere di assegnazione (271, § III)
Testo da inserire prima del testo attuale:
13.A Formula di assegnazione diretta ordinaria
268.
[per le appendici LCO]
13B. Formula di assegnazione diretta in virtù della convenzione dei priori provinciali
(secondo la formula del Capitolo Generale di Providence)
Io, fr. N.N. priore provinciale della provincia A, al caro fr. N.N. figlio della provincia B.
Per le necessità dell’Ordine, con il consenso del priore provinciale della provincia B, in
forza di LCO 391, 6° , trasferendo la tua assegnazione dal convento in cui sei assegnato, ti
assegno in virtù della convenzione tra le province, al convento San N.N. ( o alla casa San
N.N.), per questo tempo: (per il tempo dello studio determinato dal priore provinciale di
detta provincia, per l’anno accademico, per un biennio, per un triennio, per un quadriennio,
per un quinquennio). Ti ordino in virtù della santa obbedienza e sotto precetto formale, di
recarti presso tale convento (o a tale casa) entro giorni X e ti trasferisca in quel convento (o
casa). Ordino all’attuale superiore di detto convento (di detta casa) di accogliere te
legittimamente assegnato con ogni benevolenza e amore.
A norma di LCO n. 391. 6°, secondo la dichiarazione riferita in appendice n.16 a LCO
e alla convenzione stipulata tra i priori provinciali, avrai i doveri e i diritti di ogni frate in
questo convento, tranne la voce attiva e passiva per quanto riguarda l’elezione per il
Capitolo provinciale della provincia A, conservando tuttavia la voce attiva e passiva per
eleggere il delegato che partecipa al Capitolo provinciale della tua provincia B.
Dato a …. nel convento …. col sigillo della provincia, il …
Nonostante tutto ciò che possa esservi di contrario
(sigillo della provincia)
fr. N.N. O.P.
Priore provinciale
Reg. pag.
Fr. N.N., O.P.
Segretario
72 269.
[Per le appendici LCO]
13C. Formula di assegnazione indiretta
Io, fr. N.N., priore provinciale della provincia A, al caro fr. N.N. figlio della provincia B.
Per le necessità dell’Ordine e per il tuo bene in Cristo, con la presente, per autorità del
mio ufficio, con il consenso del priore provinciale della provincia B, trasferendo la tua
assegnazione dal convento in cui sei assegnato, ti assegno per motivi di studio, al convento
di San N.N. (o alla casa di San N.N.) per questo tempo: per il tempo degli studi determinato
dal priore provinciale di detta provincia (per l’anno accademico, per un biennio, per un
triennio, per un quadrienni, per un quinquennio). Ti ordino in virtù di santa obbedienza e
sotto precetto formale, di recarti presso il suddetto convento (o presso tale casa) entro X
giorni e ti trasferisca direttamente in quel convento (o in quella casa). Ordino all’attuale
superiore del suddetto convento (o della suddetta casa) di accoglierti come legittimamente
assegnato e di trattarti con benevolenza e amore. Avrai i doveri e i diritti, in virtù della
convenzione firmata dai due provinciali.
OPPURE:
a norma di LCO n. 270 § III, se non sia previsto altrimenti nella convenzione, avrai i
doveri e i diritti di ogni frate, in particolare poter partecipare ai Capitoli e agli incontri della
comunità, alla vita comune e alla celebrazione della liturgia. Salvo LCO n. 280, avrai voce
attiva nel Capitolo conventuale, tranne nelle elezioni e nelle questioni di amministrazione
economica.
Per quel che riguarda la programmazione degli studi, dovrai riferirti al reggente della
provincia della tua assegnazione. Trascorso il tempo di tale assegnazione indiretta, riacquista
validità l’assegnazione diretta o semplice fatta in precedenza.
Dato a … nel convento … con il sigillo della provincia, il ….
Nonostante tutto ciò che possa esservi di contrario.
fr. N.N. O.P.
Priore provinciale
Reg. pag.
Fr. N.N., O.P
Segretario
270.
[Per le appendici di LCO]
14-bis. Il voto dei superiori nel consiglio (LCO 297-bis)
Dall’autorevole risposta della Pontificia Commissione per l’interpretazione del Codice
di Diritto Canonico “Il superiore e il suo consiglio” (5 luglio 1985, AAS, 1985, 771) sono
sorti, alcuni dubbi riguardo ai quali si è già trattato nel Capitolo generale di Avila del 1986
(Atti, n.151).
Ora però la questione è stata un po’ chiarificata perché sia la dottrina di autori
autorevoli, sia la prassi recente della Curia romana, sostengono che gli Istituti religiosi
73 possono continuare ad osservare le norme delle Costituzioni a riguardo dei propri Consigli
in forza dell’autonomia propria degli Istituti (cfr. can. 627). Dopo che la questione è stata
considerata in modo approfondito dal nostro Consiglio generale, sotto la presidenza del
Maestro dell’Ordine, e dopo aver ascoltato altri esperti in diritto canonico, si è giunti alla
seguente conclusione:
i Superiori del nostro Ordine, sia frati sia monache, seguendo le proprie
Costituzioni così come sono state interpretate da consuetudine immemorabile, possono
dare il voto insieme con il proprio Consiglio.
Dato a Roma, su mandato del Maestro dell’Ordine e del suo Consiglio, il 17 febbraio
1988.
Fr. Rafael Moya O.P.
Procuratore generale
[Analecta 96,1988, 188-189]
271.
(Tecn.)
[Per l’appendice LCO]
19. La residenza abituale (458 § 1)
Dichiariamo che l’espressione ‘residenza abituale’ deve essere riferita alla residenza che il
frate ha in un luogo a motivo del suo ufficio e per uno spazio di tempo maggior e di quello
trascorso nella sua casa nel suo convento di assegnazione […]
272.
[Promemoria]
Ricordiamo alla Curia generalizia dell’Ordine la commissione di ACG 2010 Roma, 297
riguardo alla pubblicazione sul sito web ufficiale dell’Ordine di una editio typica di LCO e
di una lista di ordinazioni del Capitolo Generale non incluse in LCO, ancora valide.
273.
[Promemoria]
Ricordiamo alla Curia Generale dell’Ordine la commissione di ACG 2010 Roma, 298
riguardo alla lista di ordinazioni in vigore che devono essere riviste dalla Commissione
capitolare, il cui contenuto corrisponda alle competenze di detta commissione.
274.
[Promemoria]
Incarichiamo il Maestro dell’Ordine affinché, in preparazione al prossimo Capitolo generale,
la Curia generalizia studi tutti i numeri di LCO riguardanti «le assegnazioni» (nn. 270 e 271;
391, 6° e la Dichiarazione in Appendice 16 LCO, ed. 2010)
74 275.
[Ringraziamento]
Ringraziamo la commissione composta dai fr. Angelo Urru, Javier Pose e Konstanç Adam,
sotto la presidenza di fr. Philippe Toxé, procuratore generale dell’Ordine, incaricata dal
Maestro per rivedere le nostre Costituzioni, per il grande servizio che hanno offerto a questo
Capitolo con i loro attento lavoro sulle modifiche auspicabili alle nostre Costituzioni. Il
lavoro di molte tra le commissioni capitolari sarebbe stato difficile o impossibile senza
questa preparazione.
RINGRAZIAMENTI
276. Il Capitolo generale di Trogir esprime la sua più profonda gratitudine a tutti coloro che
hanno contribuito alla sua preparazione e al suo buon compimento, in particolare:
- la provincia di Croazia, che ha ospitato il Capitolo,
- i frati e le suore che hanno lavorato sodo come membri della segreteria, tutti gli incaricati
delle traduzioni simultanee e della traduzione dei testi, coloro che hanno preparato le
liturgie, coloro che hanno redatto le minute e tutti gli altri che secondo i loro compiti
particolari hanno servito con grande cura il Capitolo.
- lo staff dell’Hotel Sveti Kriz, Arbanija, che si è preso cura di noi.
SEDE DEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE
Dichiariamo che il prossimo Capitolo generale, che sarà dei priori provinciali, sarà celebrato
nel convento del nostro santo padre Domenico a Bologna, durante l’estate del 2016, e la data
precisa sarà fissata in un secondo momento.
SUFFRAGI PER I VIVI
Per papa Francesco, supremo Pastore della Chiesa e benefattore del nostro Ordine, ogni
provincia celebrerà una s. Messa.
Per il papa emerito Benedetto XVI, ogni provincia celebrerà una s. Messa.
Per fr. Bruno Cadoré, Maestro dell’Ordine, ogni provincia celebrerà una s. Messa.
Per fr. Timothy Radcliffe e fr. Carlos A. Azpiroz Costa, ex Maestri dell’Ordine, ogni
provincia celebrerà una s. Messa.
Per l’intero Ordine episcopale, per i socii del Maestro dell’Ordine, per il Procuratore
Generale dell’Ordine, per i nostri benefattori e per tutto l’Ordine dei Predicatori, ogni
provincia celebrerà una s. Messa.
75 SUFFRAGI PER I DEFUNTI
Per l’anima di Papa Giovanni Paolo II, ogni provincia celebrerà una s. Messa.
Per l’anima di fr. Damian Byrne, il Maestro dell’Ordine deceduto più recentemente, ogni
provincia celebrerà una s. Messa.
Per le anime dei frati e delle suore dell’Ordine che sono morti dall’ultimo Capitolo generale,
ogni provincia celebrerà una s. Messa solenne per tutti insieme.
Quando questi suffragi prescritti, sia per i viventi sia per i defunti, sono celebrati, devono
essere annunciati pubblicamente e con sufficiente anticipo, in modo tale che i frati del
convento dove i suffragi vengono celebrati possano partecipare alla s. Messa celebrata per
queste intenzioni.
76 Questi sono gli Atti del Capitolo generale dei definitori di Trogir in Croazia, celebrato dal
22 luglio all’8 agosto 2013 presso il convento della Santa Croce nell’isola di Čiovo, alle cui
copie stampate e provviste di sigillo del Maestro dell’Ordine si presti fede come al testo
originale.
Ordiniamo a tutti i superiori delle province, dei conventi e delle case di far leggere
accuratamente e pubblicare quanto prima questi Atti, nei conventi e case soggetti alla
propria giurisdizione, e di curare che siano diligentemente osservati da tutti.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Dato a Trogir, nel convento della Santa Croce nell’isola di Čiovo, il giorno 8 agosto
dell’anno del Signore 2013.
77 APPENDIX I
Relazione sullo stato dell’Ordine al Capitolo generale di Trogir (2013)
Introduzione
1. Conformemente a LCO 417 §2, 3° presento qui di seguito la mia Relatio de statu Ordinis al
Capitolo generale dei definitori che sarà celebrato a Trogir (Croazia) dal 22 luglio all’8 agosto
2013. Due prospettive guideranno i miei intenti: quella della celebrazione del Giubileo dell’Ordine
nel 2016, ponendomi in continuità con la Relatio di fr. Carlos Azpiroz Costa al Capitolo generale di
Roma; e quella degli orientamenti e delle domande espresse dall’ultimo Capitolo generale, che
hanno guidato il lavoro del consiglio generalizio durante questi tre anni.
2. Ognuno dei socii del Maestro dell’Ordine, promotori generali e altri ufficiali della Curia
generalizia ha elaborato il proprio resoconto ed essi costituiscono un tutt’uno con la presente
Relatio. In più i resoconti dei priori provinciali e dei vicari generali redatti in vista del Capitolo
daranno a tutti una conoscenza della realtà dell’Ordine, della vitalità della predicazione e delle
principali sfide affrontate nei vari luoghi. Mi sia permesso, per introdurre il mio lavoro, di
esprimere la profonda gratitudine per la fraternità, il sostegno e la collaborazione dei miei socii,
dell’insieme della Curia, della comunità di Santa Sabina, dei priori provinciali e vicari, così pure per
la fiducia dei frati e suore dell’Ordine nella quale ho trovato sostegno sin dall’inizio del mandato.
3. Gli Atti del Capitolo di Roma cominciavano con un unico prologo dedicato al ministero della
predicazione. Tale scelta sottolineava la nostra determinazione di valorizzare gli anni che ci
separano dal 2016 per rinnovare la nostra vocazione, la nostra vita e la nostra missione di
predicatori. Mi sembra che tale dinamica debba essere proseguita, in modo particolare in un
momento in cui la Chiesa invita ad un profondo rinnovamento dell’evangelizzazione, in vista della
quale l’Ordine è stato fondato in modo speciale. Penso quindi che dobbiamo impegnare
decisamente tutte le nostre energie ad ogni livelli (personale, comunitario, provinciale o vicariale,
generale) in questo movimento confermando e sviluppando il nostro «ministero» di predicatori in
medio Ecclesiae. In tal senso un programma di celebrazione del Giubileo sarà sottoposto
all’approvazione del Capitolo generale, al fine di impegnare l’Ordine in un dinamismo comune.
4. Ho redatto questa Relatio appoggiandomi molto sull’esperienza delle visite, riunioni, scambi
con i frati durante questi tre anni. Vorrei che potesse essere occasione per noi tutti di rendere grazie
per la bella realtà della nostra predicazione, e potesse fare eco alle domande e aspirazioni per il
futuro che da questa realtà sorgono. Possano queste pagine contribuire alla celebrazione del
Giubileo dell’Ordine come un’occasione per partecipare al rinnovamento dell’evangelizzazione e
rafforzare la nostra vocazione di predicatori.
Demografia
5. Per quanto riguarda i frati le statistiche dell’Ordine nel 2012 mostrano che al momento
eravamo 5936 frati, di cui 345 cooperatori, 4430 preti, 899 studenti, 18 diaconi, 208 novizi e 36
78 vescovi. Si deve notare che tra questi 333 frati vivono fuori convento e 84 sono esclaustrati.
Durante l’anno 51 professi semplici e 8 professi solenni hanno chiesto di abbandonare l’Ordine, 19
hanno chiesto di abbandonare il sacerdozio. In un anno 109 frati sono morti.
A partire da questi dati si possono fare alcune notazioni:
- 6. Un frate su sei è attualmente in formazione iniziale. Questi sono ripartiti in tutte le regioni
dell’Ordine, e ciò è anche motivo di rendimento di grazie e di grande responsabilità: più che
mai la formazione iniziale deve essere per noi una priorità.
- 7. Il 7% dei frati vivono fuori comunità, e mi sembra che dobbiamo interrogarci su tale dato
e cercare di porvi rimedio. Nel medesimo tempo non dobbiamo cessare di cercare di
comprendere le ragioni che conducono alcuni frati a lasciare l’Ordine, in particolare ad
essere escalustrati e unirsi al clero diocesano. L’accompagnamento dei frati in situazione
difficile è essenziale, ma è diversa da provincia a provincia.
- 8. Dietro le cifre dobbiamo pensare che, in alcune province, l’età media è abbastanza
elevata, e questo ci invita a tener conto del dato dell’invecchiamento (per l’impegno
evangelico e apostolico che ciò rappresenta e per la qualità dell’accompagnamento
necessario di questa fase della vita) e a sviluppare una promozione delle vocazioni adeguata.
- 9. Anche se alcune entità hanno la gioia di nuove vocazioni di frati cooperatori, il numero di
questi ultimi è in proporzione debole, in rapporto all’importanza di tale vocazione specifica
per la vocazione dell’Ordine, specialmente in questo tempo in cui è sempre più valorizzata
nella Chiesa la missione dei laici.
- 10. Un’altra evidenza manifestata da queste statistiche è la realtà decisamente internazionale
dell’Ordine e l’interculturalità di numerose province e comunità. L’Ordine deve
comprendere che non è più principalmente nord-occidentale, e che le realtà osservate in
Europa occidentale o in America del Nord non devono costituire da sole il paradigma di
sviluppo del nostro carisma. Proprio perché l’Ordine è ormai come il mondo, costituito di
culture diverse (tuttavia recando la memoria ferita di confronti culturali) ed è stabilito in
storie e culture ecclesiali differenti, dobbiamo avere una cura tutta particolare a che nessuna
tentazione di identitarismi o di particolarismi culturali, nazionali o ecclesiali, pongano
ostacolo alla nostra vocazione all’unanimità.
11. Si può qui citare qualche cifra che indichi l’estensione della famiglia domenicana. Riguardo
alle monache: 2773 professe, in 219 monasteri. Si contano 8 Federazioni, 2 Associazioni e 1 Unione
fraterna.
Ci sono nell’Ordine circa 150.000 laici domenicani e 16.000 laici associati, 265 membri di
fraternite sacerdotali (in 13 gruppi), 250 membri di Istituti secolari domenicani, 24.296 suore
domenicane di vita apostolica appartenenti a 150 congregazioni.
Una prima veduta d’insieme
12. Durante i primi tre anni del mio mandato ho avuto modo di visitare un ampio numero di
province o vicariati dell’Ordine, sia nelle prime visite rapide svolte durante il primo anno per avere
una prima conoscenza dell’Ordine, sia in seguito in occasione delle visite canoniche (Tolosa,
Ungheria, Polonia, Croazia, Portogallo, Paesi Bassi, Messico, Colombia, Ecuador, Cile, provincia
del Rosario, Fiandre, Argentina, Canada, USA S. Nome di Gesù, Germania superiore e Austria,
Australia e Nuova Zelanda, Belgio sud, Filippine, USA S.Martin de Porres, Pakistan, America
79 centrale, Congo democratico, Paesi Baltici, Russia, e Ucraina, Porto Rico, Africa occidentale,
Repubblica dominicana, Slovenia, America del Sud, Angola, Cuba, Giappone, Santo Stefano a
Gerusalemme). Altre visite canoniche sono state compiute dai socii: Francia (e vicariati) Indie
occidentali, Trinidad, Venezuela, Kenia, Rwanda Burundi, San Domenico e Sisto a Roma, S.
Alberto a Friburgo.
13. Nel corso di queste visite è stata una gioia profonda scoprire la vitalità di un Ordine che
predica in situazioni di grande diversità culturale, ecclesiale e socio-politica. «I frati lavorano e
predicano», si sente spesso dire, e questo fatto suscita il rendere grazie.
- 14. Sono testimone della gioia e della gratitudine che la gran maggioranza dei frati
esprime riguardo alla loro vita nell’Ordine e alla loro missione. Sono felici di accogliere
le nuove vocazioni, di trasmettere la tradizione e la storia dell’Ordine e della loro
provincia ai più giovani e di cercare di sostenere il loro entusiasmo e la loro creatività.
- 15. Sono testimone anche della stima spesso manifestata dai responsabili delle chiese
locali per la missione svolta dai frati, che si pongono nelle prospettive delle sfide
dell’evangelizzazione oggi.
- 16. Malgrado le difficoltà e l’insicurezza che può indurre la richiesta dell’ultimo
Capitolo generale di lavorare alla ristrutturazione delle entità più fragili, ho potuto
constatare che i frati interessati, in grande maggioranza, ne approvano le ragioni e sono
disposti a lavorarci, comprendendo che si tratta di trovare il migliore equilibrio tra le
strutture e la vita fraterna e la missione.
- 17. In molti ambienti i frati sono riconoscenti e fieri di ciò che i nostri predecessori
hanno realizzato, e nel contempo ben determinati a non vivere sulla memoria delle
glorie passate (che potrebbero farci correre il rischio dell’orgoglio ingiustificato o
dell’assopimento di una tranquilla buona coscienza) ma a sviluppare con umiltà le
capacità attuali.
- 18. Più che altro, se posso permettermi di scriverlo, le visite sono anche segnate
dall’emergere del mistero di ognuno nella sua vita di credente, dalla fedeltà di Cristo che
accompagna ciascuno sul suo cammino. Fra Timothy parlava di un «pellegrinaggio
nell’Ordine» ed è probabilmente l’esperienza più profonda che ho avuto il dono di
compiere.
19. Ogni entità, in funzione della cultura e della storia, è certamente posta a confronto con sfide e
difficoltà specifiche. Molte domande tuttavia sono comuni, ed esprimono il desiderio di cercare le
vie più adatte per sviluppare il nostro «ministero della predicazione», per dirla in breve:
- 20. Nel contesto di metamorfosi importanti del mondo e della globalizzazione di
quest’ultimo, che induce una grande interdipendenza tra tutti ma anche la coesistenza di
molteplici mondi contemporaneamente in un medesimo luogo, l’insistenza della Chiesa
su di un rinnovamento dell’evangelizzazione è un appello per tutti a rinnovare e
adattare il modo in cui si sviluppa il carisma proprio dell’Ordine. Tale appello è vissuto
dalla maggioranza tra noi come ricco di stimoli, ma nel medesimo tempo non si possono
ignorare difficoltà e resistenze: siamo spesso molto stabilizzati in attività e attitudini
apostoliche che non è facile spostare; la «sovra-occupazione» di molti impedisce spesso
di riflettere sulla valutazione e sull’adattamento ai mutamenti sociali ed ecclesiali; i
80 percorsi molto «individualizzati» della predicazione (nel senso più ampio, includendovi
insegnamento e ricerca) di ciascuno non facilitano una riflessione sulla nostra
responsabilità apostolica comune, e di ciò è testimonianza la grande difficoltà nel
formulare i progetti comunitari o provinciali che definirebbero criteri di priorità assunti
da tutti; il legame tra lavoro apostolico e risorse economiche (e, quindi, il livello di vita
stabilito, spesso abbastanza esigente) conduce facilmente a temere di perdere ciò che si
considera come una sicurezza. A tal riguardo mi sembra vi sia la necessità di lasciarci
nuovamente interrogare dalla doppia scelta di Domenico all’itineranza e alla mendicità.
Solamente a questo prezzo sapremo sviluppare le innovazioni e nuove fondazioni
necessarie oggi.
- 21. Due preoccupazioni fondamentali per la missione della predicazione sono formulate
dai frati in modo particolare, pur non sapendo come rispondervi. La prima è quella di
«uscire» dalle nostre posizioni stabilite per andare per primi incontro alle persone che
non vengono nei nostri conventi o nelle nostre chiese. È la preoccupazione per coloro
che abbandonano la Chiesa cattolica per diversi motivi, senza sapere come
accompagnarli perché si sentano a casa loro nella Chiesa. È la preoccupazione per tutte e
tutti coloro che non hanno mai incontrato il vangelo e in primo luogo le generazioni più
giovani. È la preoccupazione per l’incontro delle culture e dei saperi contemporanei con
i quali la tradizione dell’Ordine ci spinge a dialogare. La seconda preoccupazione è
quella per «dimenticati del mondo» la cui voce conta poco nella corrente dominante
attuale. Se in molti modi affermiamo la necessità di lottare contro la povertà e le
ingiustizie l’importanza di dare priorità alla considerazione dei gravi problemi
contemporanei come l’emarginazione sociale, le migrazioni subite, la mancanza di
rispetto e di promozione dei diritti di interi popoli, dobbiamo constatare che i nostri
comuni impegni in questo senso restano abbastanza eccezionali e marginali. In breve, le
due «grida di Domenico» che fr. Vincent de Couesnongle amava citare – «mai senza i
poveri», «mai senza i più lontani» – possono rimanere per noi appelli attuali e
determinare la nostra predicazione dell’alleanza di amicizia di Dio con gli uomini.
- 22. Spesso, nel corso delle visite, abbiamo parlato con i frati dell’intuizione di Domenico
che ha fondato l’Ordine non solo per «gestire» la realtà ecclesiale di un momento,
piuttosto per contribuire a rinnovare nella Chiesa - avendo come Domenico, una
preoccupazione pressante di promuoverne l’unità – il dialogo del vangelo con le nuove
realtà umane sociali, religiose, e spirituali, ecclesiali così come con le molteplici
tradizioni di pensiero e i nuovi saperi. Troppo spesso forse pensiamo oggi in forma di
ministero stabilito nel funzionamento strutturale della Chiesa. Questo è senza dubbio
importante e il lavoro svolto dai frati genera ammirazione. Ma come fare per essere
«spiazzati» da bisogni nuovi in fedeltà alla nostra tradizione? Quali possono essere i
servizi specifici, ispirati alla tradizione dell’Ordine, che i frati domenicani oggi devono
portare alla Chiesa di fronte ai cambiamenti del mondo che per molti aspetti appaiono
analoghi a quelli del momento della fondazione?
- 23. Le domande indirizzate all’Ordine per rispondere a nuovi bisogni non mancano. Ho
più volte constatato che il primo riflesso da parte nostra è quello di misurare la debolezza
delle nostre risorse o l’assenza di formazione corrispondente a questi bisogni, e questo
conduce a declinare l’invito. Mi sembra che in certe situazioni sarebbe più adatto
81 prendere tempo e modo per formare frati che potrebbero essere dedicati a questi nuovi
campi apostolici, a prezzo di abbandonare altri impegni di minore importanza.
- 24. Colpisce notare che il proposito di Domenico non fu l’enunciato di un «programma
di azione» piuttosto il proposito di un «modo di vita e di incontro», invitando i suoi frati
a vivere in comunione fraterna come uomini evangelici e apostolici, contemplativi e
predicatori. Predicatori, perché contemplativi. In molti luoghi i frati segnalano la loro
esigenza di attingere nuovamente a questa sorgente, di riprendere respiro in una «mistica
della vita di predicatore» per evitare di disperdersi o di perdersi in un attivismo
apostolico che relegherebbe ad un rango minore importanza la vita fraterna, la
celebrazione comune della Parola nell’Ufficio e l’Eucaristia comunitaria, e lo studio
contemplativo. Ciò significa l’aspirazione di molti ad attingere nella tradizione
dell’Ordine il ritorno alle fonti nella cultura di comunione evangelica che porta ciascuno
e tutti nella propria vocazione apostolica.
- 25. La formazione iniziale costituisce uno snodo di grande rilevanza per la grande
maggioranza delle province e per l’Ordine intero. È realmente un’immensa grazia che ci
è donata il ricevere nuovi frati, la loro generosità, ciò che essi sognano di realizzare
come predicatori in un mondo in così profondo mutamento, i «mondi» e le «culture» che
portano nell’Ordine come anche gli appelli alla testimonianza dell’amicizia di Dio con
l’umanità e all’annuncio del vangelo. Tutto ciò deve stimolare la nostra creatività
apostolica comune. Come aprire con loro cammini di piena realizzazione di questa
generosità, facendo sì che i lunghi ma necessari anni di formazione iniziale e di studio
istituzionale non spengano questa fiamma? Qual è il servizio specifico della Chiesa al
quale pensiamo che l’Ordine abbia il dovere di prepararli? Come fare per non proporre
solamente un tipo di studi che corrispondono alle sole esigenze del ministero
presbiterale? Come sviluppare in primo luogo la promozione delle vocazioni (alcune
province trascurano eccessivamente tale aspetto) senza dimenticare la promozione delle
vocazioni dei frati cooperatori in questo tempo della Chiesa in cui il ministero laico di
evangelizzazione è chiamato a rinforzarsi? Tutte queste questioni animano i numerosi
superiori e formatori nell’Ordine ma devono essere portate dall’insieme dei frati. È
importante per esempio, che tutti manifestino un attaccamento comune alla vita alla
quale i più giovani sono formati. In alcuni luoghi lo sviluppo di collaborazioni pare
indispensabile per non esaurire le forze di qualcuno.
26. Studiare, predicare, fondare conventi. È così, si dice, che Domenico inviava i suoi primi
frati, un po’ inquieti all’idea di partire sulle strade. Poiché nella prospettiva del Giubileo si tratta per
noi di rinforzare il radicamento e lo sviluppo della nostra missione mi propongo di seguire questi tre
«invii» per scrivere il seguito di questa Relatio.
Studiare
27. Studiare e contemplare la verità: questa dimensione essenziale della missione dell’Ordine
rappresenta una parte importante della realtà del lavoro dei frati oggi. Essa è, in più, particolarmente
richiesta nella prospettiva attuale dell’evangelizzazione. D’altra parte Benedetto XVI esprimeva
82 l’attesa nei nostri riguardi della Chiesa per l’evangelizzazione, sottolineando la fortuna che la
tradizione dell’Ordine ci offre di tenere insieme «studio e adorazione». Infatti la predicazione rinvia
proprio all’esigenza dello studio, che si radica nell’avventura umana intellettuale e spirituale del
duplice incontro con Dio e con i nostri contemporanei. In un tempo in cui il cuore e la ragione sono
spesso costretti ad essere scissi, la tradizione dello studio contemplativo è forse uno dei primi
servizi di quella libertà che possiamo offrire ai nostri contemporanei.
Priorità alla vita di studio nell’Ordine
28. Il Capitolo di Roma (in continuità con i Capitoli precedenti) ha espresso numerose richieste e
orientamenti a riguardo della vita di studio nell’Ordine. Il rapporto del socio per la vita intellettuale
riferirà sulle risposte che sono state date e dei processi in corso. Sottolineo quattro punti di
attenzione:
- 29. la composizione della Commissione permanente per la promozione degli studi
nell’Ordine è stata modificata e integra i rappresentanti dei reggenti. Ciò introduce una
«mobilità» della figura della commissione che si dovrà valutare. Ma ciò presenta anche
il vantaggio di iscrivere meglio la cura dello studio al cuore della vita delle province e
d’incoraggiare collaborazioni, scambi e sinergie. Questo aspetto mi sembra importante
perché, a più riprese nel corso delle prime visite, i frati mi hanno fatto notare che lo
studio sembra avere un ruolo assai ridotto nella vita abituale delle nostre entità e che
spesso non siamo all’altezza delle esigenze della vita di studio che hanno segnato
l’Ordine durante i decenni passati e delle capacità per consulenze che ancora volentieri
ci vengono richieste.
Se tale constatazione dovesse trovare conferma è essenziale mantenere lo sforzo per
affermare il ruolo essenziale dello studio nella vita e nella missione dell’Ordine (LCO
83). Per promuovere la «cultura di studio» tra di noi, oltre la rivalutazione indispensabile
del ruolo del Lettore conventuale, i tre punti seguenti potrebbero sostenere il nostro
sforzo.
- 30. È in corso il lavoro di valutazione dei diversi Centri di studi e ricerca nell’Ordine.
Esso pone in evidenza oltre all’importanza accordata allo studio nelle province e il
numero di frati che vi sono dedicati, non solo la necessità (a causa delle limitate risorse
umane) ma anche l’interesse di promuovere sulla base di queste valutazioni, le
collaborazioni e sinergie in termini di insegnamento, di ricerca e di studi istituzionali
durante la formazione iniziale. Appare anche importante porre cura a far sì che la
preoccupazione di organizzare un centro di studi iniziali non ci impedisca di sviluppare
altri progetti di studio e di ricerca, non per forza in collegamento con l’insegnamento
accademico iniziale: entrambi sono preziosi per la vitalità di una provincia. Per questo,
al fine di evitare una dispersione delle forze e di promuovere sempre più la potenzialità e
la specificità della missione di studio e di ricerca dell’Ordine mi sembra che dovremmo
cercare come organizzare una maggiore complementarietà tra le nostre istituzioni, cosa
che favorirebbe sia la qualità dello studio iniziale, una cultura comune dello studio
condivisa dagli studenti appartenenti a entità molteplici, la collaborazione di docenti e
ricercatori, e la disponibilità di questi ultimi per la ricerca e le pubblicazioni, così
importante oggi per la vita della Chiesa. Si sa come i legami stabiliti tra i frati attraverso
lo studio e la ricerca sono stati importanti nel contributo rilevante dei nostri frati teologi
83 in occasione del Concilio Vaticano II. Queste sinergie sono certamente molto importanti
nel momento in cui lo studio deve essere luogo di dialogo interdisciplinare della
teologia con molti nuovi «saperi».
- 31. È allo studio una revisione della Ratio studiorum, ed una prima bozza sarà presentata
al Capitolo. Ciò deve essere occasione di affermare ancora l’importanza degli studi
istituzionali nella formazione iniziale ed anche degli studi complementari richiesti ai
nuovi frati in funzione non solo dei loro doni, ma anche delle necessità per il servizio
che l’Ordine può apportare alla Chiesa. Mi sembra che sia necessario qui insistere sul
fatto che dobbiamo condurre i frati in formazione in un processo di studi esigenti. Il fine
non dovrebbe limitarsi all’acquisizione dei gradi necessari per essere presentati ai
ministeri ordinati, ma si deve mirare ad ancorare lo studio al cuore del processo di
unificazione della persona del predicatore. L’evoluzione attuale delle norme per gli studi
istituzionali tende ad accrescere le esigenze di tipo accademico (ore di insegnamento,
contenuto dei programmi da realizzare, valutazioni). I nuovi frati giungono all’Ordine
generalmente con un grande entusiasmo per lo studio e la ricerca della verità, portando
con sé le domande dei mondi dai quali essi provengono; come accogliere, incontrare e
sviluppare questo entusiasmo? Dobbiamo vegliare affinché questo non metta in pericolo
la disponibilità dei frati studenti ad acquisire, al di là dei gradi e delle qualificazioni, un
autentico habitus di studio.
Sia che essi studino in centri dell’Ordine sia che studino all’università abbiamo la
responsabilità di domandare loro di accordare una priorità assoluta allo studio durante il
tempo della formazione iniziale, donando loro il gusto dello studio «gratuito» e
contemplativo: studi biblici assidui, solida formazione filosofica, conoscenza rigorosa
del pensiero tomista e delle sue capacità inerenti al dialogo con gli altri sistemi di
pensiero, lettura dei grandi autori filosofici e teologici, lavoro di conoscenza critica delle
fonti, dialogo esigente con i saperi contemporanei. Qui o là ho rilevato che c’è la
tendenza a privilegiare formazioni profane (certamente importanti per il dialogo con i
saperi contemporanei) agli studi approfonditi in teologia e ritengo che questo a medio
termine, rischia di indebolire il servizio teologico dell’Ordine. Definendo in tal modo
insieme, secondo la tradizione dell’Ordine, gli obiettivi, le esigenze e i metodi di studio,
lo studio deve essere tenuto al riparo dall’arbitrarietà di scelte soggettive o ideologiche, e
costituire realmente una via privilegiata di servizio che l’Ordine intende offrire alla
Chiesa. Nel riaffermare il ruolo dello studio nella formazione iniziale, bisogna pensare in
modo del tutto particolare alle regioni dell’Ordine in cui lo studio è più difficile da
condurre, a motivo del contesto sociopolitico o delle ristrettezze economiche. È questa
una priorità per la cultura della solidarietà che intendiamo promuovere nell’Ordine.
- 32. Con il consiglio generalizio abbiamo ridefinito il processo di attribuzione del grado
di Maestro in Sacra Teologia, e ci rallegriamo che un consistente numero di proposte
siano state presentate dalle province. Auspico che il corpo dei Maestri in Sacra Teologia
possa essere sollecitato nell’accompagnare l’Ordine nel suo interrogarsi sulle questioni
che oggi si pongono in ambito teologico, e per aiutarci nel confronto con esse in vista
della predicazione. Mi sembra che molti temi oggi preoccupano i frati sia nella vita di
studio in quanto tale, sia per l’articolazione tra studio e predicazione: il posto dello
studio critico di san Tommaso nella formazione teologica; la considerazione delle altre
84 religioni; la conoscenza approfondita degli orientamenti definiti dal Concilio Vaticano
II; l’impatto di questo Concilio per la teologia del laicato nella Chiesa, e le conseguenze
per la vita dell’Ordine (ministero dei frati cooperatori, ministero dei laici dell’Ordine,
delle suore di vita apostolica …); l’impatto dell’ecclesiologia del Vaticano II su di una
teologia della vita religiosa e sul ruolo della vita religiosa nella missione di
evangelizzazione della Chiesa.
Una cultura dello studio e del dialogo
33. Per molti aspetti possiamo rallegrarci della vita di studio nell’Ordine, se si osserva il grande
numero di frati impegnati nell’insegnamento e nella ricerca in teologia o in filosofia, i diversi Centri
di studi specializzati, la partecipazione di molti frati a istituzioni di ricerca e di insegnamento
esterni all’Ordine, le numerose pubblicazioni. Ci si deve anche rallegrare per l’attaccamento di un
gran numero di frati allo studio, anche se non è condotto in una dimensione accademica. È spesso
sorprendente ascoltare i frati parlare con passione delle loro letture o dei loro studi. Si deve anche
notare che molti, tra i frati in formazione, insistono sul fatto che tale vocazione dell’Ordine allo
studio e alla ricerca della verità ha giocato un ruolo importante nella loro decisione di entrare
nell’Ordine. Al medesimo tempo bisogna dire che sforzi rinnovati devono essere posti in opera se
desideriamo essere realmente in grado di onorare tale specifica vocazione.
34. Vorrei quindi qui di seguito sottolineare alcuni punti sui quali, durante le visite, i frati hanno
attirato la mia attenzione e hanno espresso il loro desiderio di porre sempre più, e concretamente, lo
studio al cuore della vita delle comunità:
- 35. Lo studio deve iscriversi in modo abituale nella «cultura» di ogni comunità portando
così il proprio contributo alla costituzione stessa della comunione fraterna che ci
riunisce. Troppo spesso i frati durante le visite mi riferiscono che questa dimensione
dello studio ha un ruolo insignificante nell’edificazione delle comunità e troppo poco si
fa da parte del lettore conventuale o del promotore della formazione permanente per
quanto concerne lo studio. Come comprendere e rimediare a un tale deficit?
- 36. Lo studio in comune della Parola di Dio, per esempio, potrebbe avere un ruolo più
centrale nelle nostre comunità. Alcune esprimono il bene che ricevono da ciò nella forma
del tempo della lectio divina in comune, di scambio sui testi del giorno come
preparazione alla predicazione, di lettura di avvenimenti vissuti alla luce della Parola.
Non potrebbe essere questa una pratica da generalizzare nella prospettiva della
celebrazione del Giubileo della conferma dell’Ordine come Ordine dei Predicatori?
- 37. Molti sottolineano come la dimensione del dialogo e del dibattito con le correnti di
pensiero contemporanee, le altre religioni, i saperi scientifici e tecnici che sono così
rilevanti nel mondo di oggi debbano essere senza dubbio promossi. In molti modi gli
impegni apostolici e pastorali ci pongono a confronto con la complessità di questioni
poste dall’economia, con i problemi attuali del diritto delle genti e dei popoli, con
l’impatto antropologico della cultura globalizzata dei mondi contemporanei, con
l’urgenza di una reale attenzione ecologica. Questi interrogativi, come quelli che sempre
più si collegano con temi di ecclesiologia, di teologia della vita religiosa o di teologia
pastorale, evocano altrettante sfide che l’evangelizzazione oggi deve affrontare. Ho
potuto constatare nelle riunioni delle comunità che benché questi temi preoccupino tutti,
85 prendiamo tuttavia poco tempo per riflettere su di essi seriamente insieme. In questi
tempi in cui la necessità di un rinnovamento della missione di evangelizzazione è
evidente per tutti, penso che dovremmo prendere misure concrete per dedicare sempre
più spazio nelle nostre comunità e province ad una tale riflessione. Ciò stimolerebbe
molto la nostra responsabilità e creatività apostolica comune, radicandole in un lavoro
teologico in dialogo con le culture contemporanee e le loro sfide. È responsabilità dei
Centri di studio e delle istituzioni poste sotto la giurisdizione del Maestro dell’Ordine di
aprirci a queste problematiche.
- 38. In molti luoghi si può constatare che si verifica una certa distanza tra la riflessione
teologica o filosofica condotta da alcuni frati ed esperienze pastorali vissute in contesti
umani, sociali, scientifici, particolarmente difficili, specialmente quelli in cui i diritti
delle persone sono gravemente lesi. Nel momento in cui celebriamo la memoria del
famoso sermone di Montesinos, e nella linea tracciata da frati come Las Casas e Vitoria,
ho richiesto al promotore di Giustizia e Pace e al delegato dell’Ordine all’ONU di
condurre un progetto sotto il titolo «Percorso di Salamanca» (Filippine, Colombia che
dovrebbe estendersi ad altri luoghi come Kiev, Chicago e Yamoussoucro): si tratta di
promuovere il dialogo tra la teologia e le scienze profane insegnate in alcuni dei nostri
centri universitari a partire da un confronto concreto con l’esperienza pastorale. La storia
dell’elaborazione del «diritto delle genti» nella scuola di Salamanca ci ha mostrato la
fecondità possibile di tali dialoghi e il contributo che essi poterono apportare alla
trasformazione del mondo. Lo sappiamo bene, sfide analoghe non mancano oggi (nei
campi più diversi: realtà politica, mondo del lavoro, educazione, sanità … ) e richiamano
più che mai la teologia ad essere pienamente parte attiva dell’evangelizzazione,
favorendo la ricerca interdisciplinare a partire dalle problematiche affrontate sul terreno
pastorale. È una responsabilità esigente per istituzioni teologiche che talvolta potrebbero
essere tentate – in nome di una tradizione che esse vorrebbero difendere ma che in tal
modo contraddicono – dall’autosufficienza e dal rifiuto del dialogo con gli altri saperi e
le altre esperienze.
Le istituzioni accademiche sotto la giurisdizione immediata del Maestro dell’Ordine
39. La Commissione permanente della vita di studio è stata incaricata di una riflessione
riguardante le istituzioni di studio poste direttamente sotto la giurisdizione del Maestro dell’Ordine
per le quali era stata anche richiesta una valutazione da parte del Capitolo di Roma. Vorrei qui
sottolineare vari punti:
- 40. la Commissione ad hoc richiesta dal Capitolo concernente l’Università di San
Tommaso d’Aquino a Manila (ACG 2010 Roma, 219) è stata costituita e sulla base delle
sue conclusioni ho preso la decisione di iniziare il processo introdotto dal Capitolo
generale di Caleruega e di trasferire la giurisdizione diretta dell’Università alla
provincia delle Filippine che già se ne prende carico concretamente. Infatti la
giurisdizione diretta del Maestro dell’Ordine aveva senso quando un convento
dipendente direttamente da lui era legato strutturalmente alla detta Università, ma ora
non è più così. Tenuto conto dell’importanza di questa Università per l’intero Ordine al
di là della sola provincia, è stato deciso che il Maestro dell’Ordine sarà sempre il Gran
86 Cancelliere di questa Università pontificia. Abbiamo quindi definito in modo preciso i
legami organici tra l’Università e la provincia, come pure le mediazione attraverso le
quali il Maestro dell’Ordine eserciterà la sua responsabilità di cancelliere. Alcune
proposte di modifica degli statuti sono state elaborate dalla commissione ed esse saranno
presentate per l’approvazione al Dicastero competente.
- 41. Riguardo le altre istituzioni di studio sotto la giurisdizione diretta del Maestro
dell’Ordine ho preso l’iniziativa di riunire i frati che hanno responsabilità in queste
diverse istituzioni. Ciò ha condotto a una «carta» che definisce il servizio specifico che
queste istituzioni oggi possono rendere, e può costituire la base sulla quale pensare ora le
relazioni di collaborazione e di sinergia tra le istituzioni, e tra queste ultime e le
province. Si può sottolineare in particolare ciò che concerne il contributo specifico di
queste istituzioni alla missione dell’Ordine, il ruolo che hanno per la formazione nella
Chiesa, l’apprezzamento del loro contributo nel loro ambiente scientifico, l’opportunità
che rappresentano per la formazione di frati delle diverse province ed in particolare per
alcuni dei loro quadri in materia di studi, come anche le convenzioni secondo le quali
preparare il contributo delle province all’insegnamento e alla ricerca in queste istituzioni.
Alcuni obiettivi sono stati riaffermati per promuovere il loro sviluppo:
o 42. Le riflessioni condotte da molti anni in queste Istituzioni mostrano che siamo
ad un momento cruciale per preparare il futuro e che si tratta di «cambiare
paradigma». La sopravvivenza di queste Istituzioni non è più evidente,
nonostante la reputazione acquisita lungo decenni e la qualità attuale del lavoro
compiuto, perché il panorama e le esigenze dell’insegnamento e della ricerca
nella Chiesa e nel mondo sono profondamente cambiati. Si tratta dunque oggi di
precisare ancora una volta la missione che l’Ordine affida a queste Istituzioni, e
di mettere in atto nuove modalità di governance, accademiche, economiche ed
amministrative, adattate al contesto contemporaneo, tenendo conto delle risorse
ma anche dei bisogni delle province, che permetteranno di affermare la
specificità del loro apporto nel campo della ricerca e dell’insegnamento nella
Chiesa. In tal senso un processo di valutazione è stato intrapreso con l’Ecole
biblique e l’Università di San Tommaso d’Aquino a Roma.
o 43. Ognuna di queste Istituzioni, in risposta ad un bisogno preciso dell’Ordine,
deve stabilire con l’insieme delle province, relazioni di conoscenza, di stima, di
fiducia e di servizio reciproco;
o 44. per ciascuna conviene promuovere la giusta autonomia in collegamento con
la Curia che non ha solamente l’incarico di aiutare a rispondere ai bisogni in
termini di risorse umane e di mezzi economici, ma ha anche quello di assicurarsi
della buona governance e di prendere misure per valutare regolarmente con
l’istituzione la risposta portata alla missione affidata;
o 45. la dimensione di «comunità di studio e di ricerca» che le costituisce deve
essere privilegiata come specifica della nostra tradizione, e ciò presuppone una
cura particolare al sostegno della vita delle comunità;
o 46. esse devono sviluppare ancora di più i loro legami con le istituzioni analoghe
di ricerca e di insegnamento e aver cura per questo di dare agli insegnanti e a i
ricercatori i mezzi concreti della loro missione;
87 o 47. una priorità è data ad alcuni temi affidati in modo particolare a queste
istituzioni: lo studio della Bibbia; la conoscenza critica della tradizione tomista;
l’articolazione tra filosofia e teologia; la capacità di porre in dialogo la teologia
con le scienze e le correnti di idee contemporanee in rapporto al discernimento
dei segni dei tempi; l’articolazione tra la teologia e la predicazione (o
l’evangelizzazione);
o 48. l’obiettivo dei tre prossimi anni deve essere quello di rinforzare e rinnovare le
comunità di insegnanti-ricercatori che sostengono queste istituzioni, sulla base di
nuove prospettive da estrapolare dalle valutazioni ed espresse nei piani strategici
elaborati. Ciò deve essere compiuto con condizioni di gestione economica
migliorate o radicalmente nuove.
Predicare
49. Con il suo Prologo il Capitolo di Roma ha voluto porre l’insieme del suo lavoro sotto il
segno della predicazione. Ha anche posto in evidenza la realtà del ministero della predicazione –
che nell’Ordine assume molteplici diverse e magnifiche forme – al quale la vita dei frati
predicatori è totalmente consacrata, dando così la forma specifica della nostra vita religiosa. La
grazia della prossima celebrazione del Giubileo, così come l’appello lanciato a tutti gli Istituti
religiosi dal recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione, ci invitano a vivere sempre più
pienamente e ad attualizzare continuamente tale consacrazione.
50. Questo ci invita anche a situare la nostra riflessione nell’orizzonte più ampio di ciò che
potrebbe essere la creatività nella predicazione della famiglia domenicana in quanto tale che
costituisce, sin dalla sua fondazione, ciò che oggi è indicata come una «famiglia spirituale». Come
potremmo dare forma concreta a questa realtà che si definisce precisamente per la missione di
evangelizzazione?
Promozione della riflessione sulla missione: creatività apostolica e «mobilità»
51. Nella parte consacrata al ministero della Parola (ACG 2010 Roma, 128-184), il Capitolo di
Roma ha identificato un certo numero di ambiti nei quali incoraggiava i frati ad approfondire il loro
impegno e la riflessione. I temi sottolineati erano: presenza nelle culture indigene, pastorale
parrocchiale, confronto con i movimenti migratori, dialogo con le altre religioni, evangelizzazione
nel mondo educativo, predicazione nei nuovi mondi della comunicazione, scuole di predicazione, a
cui abbiamo aggiunto la pastorale delle devozioni popolari e dei pellegrinaggi e la pastorale nei
centri cittadini. Per porre in opera questa richiesta del Capitolo, abbiamo pensato nel consiglio che
sarebbe stata una buona opportunità per iniziare un dialogo tra le province su questi temi. Per
questo ho chiesto ad alcune province, ciascuna particolarmente impegnata in uno di questi campi
apostolici, di proporre una prima riflessione su uno di questi temi, fornendo così un primo apporto
alla riflessione che potrebbe iniziare tra tutte. Questo processo è stato messo in moto l’anno scorso e
dall’ottobre 2012 il dialogo si è progressivamente avviato sul sito Intranet dell’Ordine. L’esperienza
sta ancora muovendo i primi passi, ma il Capitolo di Trogir potrebbe proseguire la riflessione sulla
base dei seguenti elementi:
88 - 52. I temi posti in rilievo dal Capitolo di Roma si collegano rispettivamente alle priorità
e frontiere definite nel corso degli anni per la missione dell’Ordine da Capitoli
successivi e le preoccupazioni più rilevanti della Chiesa riguardo all’evangelizzazione.
Per questo abbiamo suggerito ai priori provinciali di accordare interesse particolarmente
a questi temi nelle riflessioni sulla missione di evangelizzazione che presentano al
Capitolo. Questo potrebbe essere un punto d’appoggio per gli orientamenti e proposte
che il Capitolo potrebbe formulare, se giudica opportuno, per gli anni a venire, aiutando
così ogni entità a rivedere la sua pianificazione apostolica nella prospettiva del
Giubileo dell’Ordine.
- 53. Promuovere il dialogo apostolico nell’Ordine su tutti questi ambiti, come anche su
quelli che costituiscono già l’oggetto di «networks» (media, pastorale nel mondo delle
carceri, dialogo con le altre religioni e specialmente con l’Islam) rinforzerebbe la
conoscenza che l’Ordine può avere di se stesso, aprendo, sulla base della realtà concreta
di impegno dei frati, le possibilità di scambio di esperienze, di riflessione pastorale e
teologica in comune e di progetti di collaborazione. Fino ad ora vi sono ben pochi
scambi reali intrapresi, anche se ho potuto rilevare durante le visite il bisogno espresso
dai frati di avere scambi con gli altri su questi temi. Suggerisco che nei prossimi anni, il
socio per la vita apostolica sia incaricato di promuovere e di animare in modo particolare
questi scambi, favorendo sia la condivisione di esperienze e di collaborazione sia la
riflessione in comune. Questo potrebbe contribuire a stimolare sempre più la creatività
apostolica di tutti.
- 54. Questa creatività dell’Ordine al servizio dell’evangelizzazione è in modo del tutto
particolare sollecitata in alcuni ambiti e vorrei enumerare qui alcuni interrogativi che
sono stati espressi durante gli incontri comunitari nel corso delle visite:
o 55. I frati sottolineano volentieri che la creatività apostolica deve trovare modo di
esprimersi senza interruzione, nell’ambito della predicazione (la pastorale
parrocchiale, la pastorale giovanile, la formazione e la promozione dei laici nella
Chiesa, la predicazione del Rosario, l’accompagnamento delle pratiche religiose
popolari, l’incontro con i non credenti) proprio perché i contesti culturali, sociali
e ecclesiali sono in rapida trasformazione. Facendo questo esprimono anche la
difficoltà che questa esigenza di mobilità rappresenta perché non è facile
cambiare abitudini, formarsi ad altri centri d’interesse e ad altri modi di lavoro in
funzione dei bisogni, lasciare un apostolato o un’opera di cui si è giunti a
ritenersi proprietari, o cambiare luogo di assegnazione e lasciare una regione, un
lavoro che si ama e una cerchia di amici. Spesso appare chiaro anche che il
tempo di molti frati è dedicato alla pastorale del culto e che in tale contesto non è
facile essere disponibile per rispondere a nuove sfide. Abbiamo la volontà di
modificare questo stato di cose? Amiamo parlare di mobilità, pienamente
coscienti che siamo tuttavia «installati» in posizioni stabili. In un mondo
globalizzato di cui si esalta e si analizza la mobilità come trovare per noi stessi
l’equilibrio tra il bisogno legittimo di una stabilità e il dovere di apprendere ad
89 o
o
o
o
abbandonare queste sicurezze, ad «espropriarsi di se stessi» secondo
l’espressione di Benedetto XVI?
56. In tutte le province che ho visitato i frati considerano che le nuove reti di
comunicazione costituiscono una tra le maggiori sfide per la nostra predicazione
e che, al di là dei nuovi orizzonti aperti alla comunicazione, tale sviluppo tecnico
costituisce un nuovo mondo («sesto continente») che l’Ordine deve imparare a
raggiungere per predicare anche lì. L’Ordine in realtà lo sta già facendo: ne è
testimonianza il numero di frati presenti nei social network per esempio, o ancora
l’una o l’altra iniziativa di tipo collettivo. Come evitare che questo non
individualizzi ancor più la predicazione di ciascuno? Come condurre insieme una
riflessione sugli aspetti culturali e antropologici di queste nuove reti, al fine di
esercitare una reale creatività dell’incontro apostolico?
57. Il fenomeno delle migrazioni è una realtà che determina gli impegni in molte
province, talvolta con progetti specifici ma anche quando si tratta d’integrare
popolazioni migranti nella pastorale parrocchiale, scolastica o universitaria. La
situazione vissuta dai popoli migranti è assai spesso rivelatrice della situazione
delle società che li accolgono e non ci può lasciare indifferenti in considerazione
della priorità che l’Ordine vuol dare alla promozione dei diritti e della giustizia.
Bisogna anche essere particolarmente attenti alla questione che oggi si pone
quando numerosi migranti in questo difficile processo, abbandonano la Chiesa
cattolica. Che cosa accade? Che cosa cercavano nella Chiesa che non vi hanno
trovato? Come si articola l’aiuto che si può e si deve offrire ad alcuni e
l’accompagnamento nella fede? La realtà internazionale dell’Ordine potrebbe
essere una risorsa particolarmente preziosa per sviluppare tra di noi, da paese a
paese, da cultura a cultura, scambi di conoscenze e di collaborazioni per portare il
sostegno adatto a queste popolazioni nella loro esperienza umana e di fede.
58. Seguendo l’impegno dei nostri frati, come Bartolomé de Las Casas per una
«evangelizzazione pacifica» la presenza con popolazioni indigene tiene un posto
essenziale nella storia della predicazione dell’Ordine. Certamente, a causa della
globalizzazione, dei meticciamenti e degli spostamenti verso le città, le situazioni
e le modalità della missione sono evolute nel corso degli scorsi decenni, ed
alcune problematiche (fino ad ora forse troppo «europee») si sono spostate. Il
confronto dell’evangelizzazione con le questioni delle identità culturali, della
promozione umana, dell’integrazione sociale e del rispetto dei diritti, resta
tuttavia cruciale in molti luoghi. Abbiamo la responsabilità di proseguire e
sviluppare queste missioni al meglio, per trasmettere l’esperienza acquisita –
sulla base di quanto già facciamo, ma senza limitarci a questo – e di promuovere
l’integrazione in questi apostolati di nuovi frati e della loro creatività personale.
59. Numerosi sono i conventi che sono situati in luoghi nevralgici dei centri delle
città. Le chiese conventuali (e/o parrocchiali) sono allora luoghi di incontro con
una popolazione estremamente diversificata. Quale può essere l’apporto del
carisma proprio di un Ordine fondato precisamente nel contesto di profonde
mutazioni urbane? Come dare tempo per ascoltare i percorsi e le ricerche umane
e spirituali di questa popolazione urbana mobile? In quale modo una riflessione
90 o
o
o
o
sulla realtà di questi luoghi e di quello che essi rivelano delle nostre società
potrebbe aiutare una migliore sintonia della predicazione con le questioni reali
dei nostri contemporanei?
60. La grande diversità di luoghi di fondazioni dell’Ordine conduce i frati
all’incontro con altre chiese cristiane e con altre religioni, grandi religioni dette
del Libro, religioni dell’Asia, religioni tradizionali o ancora diverse correnti di
ricerca e di vita spirituale. Le analisi del «mondo globalizzato» insistono spesso
sul processo di «secolarizzazione» ma si deve anche sottolineare una reale
importanza di realtà religiose in questo mondo. In fedeltà con le origini e con la
storia dell’Ordine alcuni frati sono già impegnati in questi dialoghi e in tale
impegno di conoscenza. In che modo sarà possibile rinforzarli e soprattutto far sì
che ne tragga maggior profitto l’insieme della predicazione dell’Ordine? È
essenziale perseguire quanto è stato già intrapreso nel quadro dell’ecumenismo in
diversi luoghi dell’Ordine, della conoscenza delle culture e delle tradizioni
ebraiche e musulmane. Non sarebbe il caso di promuovere anche la riflessione
sulle religioni cosiddette tradizionali, in particolare in Africa? Evocando i tempi
della fondazione dell’Ordine e nel contesto contemporaneo non dovremmo forse
accordare una priorità più marcata ai mondi e alle culture dell’Islam? La presenza
dei nostri frati e suore in questi luoghi frontiere dell’incontro, spesso segnati da
realtà umane e sociali difficili dove le minoranze fragili possono essere mediatori
di pace, dev’essere senza dubbio un’occasione per tutto l’Ordine di rinnovamento
della sua predicazione. Le «Journées romaines» (ACG 2010 Roma, 164-165)
hanno un ruolo importante da svolgere in tal senso.
61. Molti frati e comunità sono impegnati in luoghi in cui la fede si esprime
attraverso i pellegrinaggi e le devozioni popolari. Molte di queste realtà ci
ricordano il posto centrale della predicazione del Rosario e delle testimonianze di
santità nella nostra tradizione. In che modo lo scambio di esperienze e la
riflessione comune potrebbero stimolare la creatività pastorale che non può
limitarsi ad un accompagnamento sacramentale? Quale può essere l’apporto
dell’esperienza vissuta dai frati nei numerosi santuari, per la riflessione teologica
oggi?
62. Un asse di riflessione è stato dedicato alle «Scuole di predicazione», che
prendono già varie forme in diverse province e nella famiglia domenicana. Il
contesto della «nuova evangelizzazione» chiama l’Ordine a porre la sua
tradizione al servizio della Chiesa e a prendere esplicitamente e pienamente parte
nella sua formazione all’annuncio del vangelo, così pure nella riflessione su ciò
che significa e rappresenta questa presa di coscienza di un necessario
rinnovamento dell’evangelizzazione. È la responsabilità dei Centri che vi sono
consacrati, ma anche quella delle nostre istituzioni di insegnamento e di ricerca.
63. In molte province i frati sono responsabili di istituzioni educative e questo
ministero è per la gran parte di essi una grande gioia. Queste costituiscono
un’occasione per l’Ordine di confrontarsi con la sfida dell’evangelizzazione del
mondo dei giovani e della famiglia. La questione si pone spesso riguardo al
sovraccarico a causa di compiti amministrativi che impediscono un impegno
91 maggiore nella pastorale o nell’insegnamento. Come trovare un equilibrio più
soddisfacente tra questi due poli? Molti frati fanno l’esperienza della sfida
rappresentata dall’insegnamento della «religione» a confronto con l’acquisizione
di saperi profani e in un contesto in cui la cultura cristiana diviene sempre meno
familiare. Anche a tal riguardo la riflessione in comune e lo scambio di
esperienze apporterebbe senza dubbio molti vantaggi. Si possono definire i tratti
di una «filosofia domenicana dell’educazione» che permetterebbe di sviluppare le
realtà apostoliche esaminate, o di fondarne di nuove per rispondere ai bisogni
incontrati, in particolare ai bisogni delle popolazioni più povere ed emarginate?
o 64. Alcuni tra questi temi hanno già suscitato la costituzione di centri
specializzati di studio delle culture, delle società e delle religioni. Questi luoghi
di conoscenza, di ricerca e di dialogo sono elementi fondamentali della
promozione dello studio nell’Ordine e vale la pena di svilupparne anche altri su
altri temi cruciali per la predicazione oggi. Certamente, il numero dei frati
disponibili è troppo scarso per rispondere veramente ai bisogni, ma non sarebbe
un’opportunità favorevole per promuovere la collaborazione tra le province?
- 65. Parlando con i frati di creatività apostolica, vengono spesso evocate le «nuove
fondazioni». Nel corso di tre anni la provincia del Vietnam avrà realizzato fondazioni in
Laos e in Tailandia, la provincia del S. Rosario a Myanmar e a Timor Est, la provincia di
Filippine ha confermato la sua nuova fondazione in Indonesia con una nuova casa, la viceprovincia dell’Africa occidentale ha eretto una casa in Burkina Faso, prosegue la fondazione
della missione in Guinea equatoriale, il vicariato dell’Africa equatoriale della provincia di
Francia ha iniziato una missione in Centrafrica. La Cina rimane una sfida apostolica
essenziale. Molte province hanno, sul loro territorio, fondazioni di «missione» per loro
essenziali: bisogna tuttavia riconoscere che è difficile mobilitare un numero sufficiente di
frati perché siano assegnati in modo durevole, ed è come se noi preferissimo rimanere nei
grandi centri urbani. Anche a tal proposito, all’interno o all’esterno del territorio di una
provincia la sfida è la mobilità. Non siamo forse troppo «assopiti» con il rischio di non
tenere in considerazione questa dimensione missionaria essenziale per l’evangelizzazione?
Quali sono i criteri importanti da osservare perché una nuova fondazione sviluppi la
globalità della testimonianza della vita domenicana? Quali sono i reali bisogni a cui
cerchiamo di rispondere quando pensiamo a nuove missioni? Alcuni appelli attendono
ancora la nostra risposta: Madagascar, Zambia, Tanzania, Romania… Anche nell’Occidente
il contesto secolare invita all’inventività missionaria. Anche se si deve essere realisti e tener
conto delle forze limitate non si può dimenticare che la dinamica della fondazione e
dell’incontro di altre culture è essenziale all’evangelizzazione.
Una questione ricorrente: un carisma specifico nella Chiesa
66. In occasione dei dialoghi con le comunità è spesso evocato il tema del carisma specifico
dell’Ordine e del modo in cui possiamo portare il nostro contributo specifico alla Chiesa, non solo
per mantenerla così com’è, ma per partecipare al suo sforzo di divenire sempre più ciò che essa è.
92 Vorrei qui fare eco a tali questioni non per dare risposte definitive, ma perché esse riflettono aspetti
dello «status Ordinis» oggi.
- 67. Nonostante le differenti opinioni teoriche sulla questione se dobbiamo farci carico delle
parrocchie o no, sta di fatto che un numero rilevante di frati, in tutte le regioni dell’Ordine è
impegnato nel ministero parrocchiale. Molti sottolineano, con giuste ragioni, che la
parrocchia è un luogo evidentemente importante in cui poter svolgere il ministero della
predicazione e dove si affronta concretamente la vita della Chiesa. Molti dicono anche, ed è
una voce che si può ascoltare anche da parte dei fedeli, che è importante offrire, per mezzo di
questo ministero, la tonalità propria della «predicazione domenicana». Su questa base le
domande dei frati sono molteplici: cosa possiamo portare alla pastorale parrocchiale per
mezzo della vita comunitaria che ci caratterizza? Cosa questo può portare alla costituzione
della parrocchia come comunità di credenti e, più largamente, all’edificazione della Chiesa
come comunione? In qual modo la nostra vocazione alla predicazione potrebbe fare delle
parrocchie di cui siamo responsabili luoghi di irraggiamento di evangelizzazione con il
coinvolgimento e la formazione di laici? Come inserire sempre più l’esigenza dello studio al
cuore della pastorale? Con quali mezzi manifestare che la misericordia è alla sorgente della
predicazione così come la comunione fraterna? Abbiamo la vocazione a curare in modo
duraturo una parrocchia oppure converrebbe essere in grado di passare la mano alla diocesi
per raggiungere altri luoghi che avrebbero maggior bisogno della nostra presenza? Potremmo
iniziare un processo di valutazione sistematica dei nostri impegni parrocchiali? Le fraternite
sacerdotali domenicane, dal momento che esistono, potrebbero essere un modo alternativo
per un contributo dell’Ordine alla pastorale parrocchiale?
- 68. Oltre agli incarichi parrocchiali molti frati sono impegnati in ministeri a servizio della
Chiesa locale (cappellanie di studenti, di ospedali, di carceri, responsabilità di servizi
ecclesiali, accompagnamento di gruppi diversi) e ci si deve rallegrare di offrire questo
servizio alle chiese particolari. È evidente che in questi ministeri i frati portano la loro
tradizione e pongono in tal modo l’Ordine a servizio della vita della Chiesa. Nelle parrocchie
e in questi ministeri specifici abbiamo possibilità di acquisire una conoscenza approfondita
della realtà ecclesiale, della realtà di vita delle persone, dei loro bisogni e attese. Tuttavia con
frequenza sono espressi anche lamentele e rimproveri: non abbiamo forse un approccio
troppo «funzionale» del servizio della predicazione? Perché non si attua un maggiore
scambio nella comunità dei ministeri propri, il che consentirebbe una più profonda presa di
coscienza comunitaria delle necessità e condurrebbe forse ad adattare meglio le nostre
priorità, e in certi casi a ridefinire gli orientamenti apostolici? La moltiplicazione dei
ministeri individuali «a contratto» non fa correre il doppio rischio della «privatizzazione»
della predicazione di ciascuno e della scarsa mobilità possibile o accettata? Non siamo forse
troppo implicati nella pastorale delle assemblee credenti a detrimento dell’appello ad uscire
all’incontro di coloro che non frequentano o hanno abbandonato la Chiesa o che non hanno
mai incontrato il vangelo?
- 69. La realtà concreta delle nostre vite apostoliche personali o comunitarie, deve renderci
attenti a non ritenerci mai soddisfatti di ciò che potrebbe avere un carattere troppo
personalizzato o troppo identitario. Queste riflessioni sui nostri ministeri ci invitano a
valutare sempre come cerchiamo di servire la Chiesa di Cristo, promuovendo il desiderio di
comunione e sostenendo il suo sforzo di allargarsi alla dimensione del mondo.
93 - 70. Visitare l’Ordine offre l’occasione e l’opportunità di incontrare i frati impegnati in
contesti sociali difficili dimenticati dalla «corrente dominante» del mondo (bambini di
strada, rifugiati, grande povertà, esclusi dalla società, mondo del lavoro precario, malattia
…). Ci ricordano la priorità che l’Ordine intende accordare alla promozione della giustizia e
della pace. Queste presenze minoritarie sono generalmente ammirate ma talvolta considerate
come un po’ «esotiche» dall’insieme dei frati e, se per loro è un’esperienza difficile, ciò
rischia di essere un modo per tutti noi di tenerci a distanza dai luoghi difficili. Dovremmo
sviluppare sempre più, da un lato, la nostra presenza e i nostri legami (collettivi) con realtà
difficili, umane e sociali del rovescio del mondo. D’altro lato dovremmo sviluppare nel
medesimo tempo la specificità della «predicazione» alle società per cui tali legami
potrebbero essere punti d’appoggio. In tale prospettiva dobbiamo sviluppare ancor più
l’interazione tra la nostra presenza nel mondo e la Delegazione dell’Ordine presso l’ONU
(cfr. supra il percorso di Salamanca). Questa «predicazione alle Nazioni» è senza alcun
dubbio una delle vie sulle quali possiamo porre in opera l’eredità ricevuta dai nostri padri.
- 71. Benché il lavoro non manchi non possiamo trascurare questa aspirazione fondamentale
dell’Ordine ad «uscire per evangelizzare». È certamente una parte importante
dell’evangelizzazione contribuire a consolidare la confessione, la conoscenza e la pratica
della fede dei credenti. Ma in molti luoghi constatiamo che il gruppo dei credenti è molto più
ridotto del gruppo di coloro che non hanno ancora incontrato Cristo. Come andare loro
incontro? Su quali cammini, al bordo di quali pozzi (come si esprimeva il Messaggio del
Sinodo sulla nuova evangelizzazione) in quale areopago bisogna andare per camminare con
loro? Come essere veramente presenti presso coloro che abbandonano la Chiesa cattolica per
unirsi ad altre comunità e entrare in dialogo con loro? Come affrontare il fatto che in tanti
contesti culturali la fede è, o è divenuta, come estranea? In qual modo possiamo evitare di
essere assorbiti da ministeri che, pur belli e importanti, ci impedirebbero di «uscire» dal
cenacolo per parlare con le persone, contando sul sostegno dello Spirito perché possano
intenderci e scoprire, al di là di questo incontro, che Dio si rivolge a loro? Qual è la creatività
apostolica che la Chiesa sarebbe lieta di ricevere dall’Ordine che fu fondato da un uomo il
cui tormento era quello di raggiungere i Cumani?
- 72. Spesso le discussioni pongono in evidenza che una più audace «mobilità» della nostra
creatività apostolica si scontra con molte obiezioni e ostacoli. «Non siamo in numero
sufficiente» si dice spesso. Ma se è pur vero che le forze sono deboli, spesso perché sono
disperse, alcuni frati aspettano di essere chiamati a partecipare ad un progetto comune o a
lasciare un impegno che avevano scelto e sviluppato senza tener conto della responsabilità
apostolica di tutti. Troppo spesso esitiamo a chiamare alla vita apostolica. «Dobbiamo
mantenere le nostre presenze storiche». Alcune tra di esse sono effettivamente molto
significative. Ma bisogna aver cura nel non lasciarsi dominare dal peso della storia e delle
sue eredità che possono schiacciarci o farci addormentare sulle glorie del passato, a scapito
di una disponibilità a lasciarci stimolare dalle necessità e dagli appelli attuali. Un altro
ostacolo – e sembra spesso molto determinante – è che la mobilità non va senza conseguenze
di ordine economico. In effetti, talvolta proprio la necessità di assicurare una certa «sicurezza
materiale» delle comunità, piuttosto che la convinzione di dover rispondere ad un’effettiva
urgenza apostolica, ci porta a scegliere ministeri istituzionali e intra ecclesiali. Ho la
sensazione che questa situazione sia condivisa da molti altri istituti di vita religiosa e ciò
94 conduce effettivamente innanzitutto ad una perdita di leggibilità del carisma proprio di
questi Istituti nel seno della Chiesa perché i loro membri appaiono soprattutto come risorse
della Chiesa territoriale. Ciò conduce inoltre ad una perdita di vigore nell’apporto che i
carismi delle famiglie religiosi possono offrire alla Chiesa universale. Da tal punto di vista
penso che l’intuizione di Domenico di inviare i suoi frati come mendicanti ha ancor oggi
qualcosa da insegnarci.
- 73. Abbiamo «istituzioni apostoliche» (le scuole, le università o Centri di formazione,
edizioni, apostolato nel mondo dei media …) che ci consentono di rispondere ad alcune sfide
evocate sopra. Insieme ad altri progetti apostolici innovativi, queste istituzioni ci collocano
spesso sulle frontiere di cui hanno parlato i nostri Capitoli. Sei questioni possono essere poste
al riguardo: le esigenze di una competenza professionale molto specifica che si ritrova in
pochi frati e rende più debole la mobilità; il rischio talvolta molto «mondano» del
carrierismo, della «passione da imprenditori», o della competitività tra frati; la sfida
rappresentata dalla chiamata a dare a tali istituzioni un’ispirazione spirituale domenicana;
l’assorbimento in compiti amministrativi e la negligenza della vita comunitaria e di
preghiera; la fragilità delle strutture economiche; l’alleanza con collaboratori laici, in
un’autentica reciprocità.
- 74. I conventi dell’Ordine sono spesso stati luoghi di ospitalità di culture nuove, di dialogo e
di ricerca intellettuale nel rapporto con altri pensieri. Nel momento in cui, nella prospettiva
della «nuova evangelizzazione», si sottolinea la pertinenza dei «Cortili dei Gentili»,
potremmo forse dare ancor maggior vigore alle iniziative prese dall’una o dall’altra
comunità? Questo potrebbe essere un modo di servire la «conversazione del mondo»
offrendo il nostro contributo con le risorse intellettuali dell’Ordine.
- 75. Riguardo a tutti i temi enucleati sinora le discussioni con i frati hanno spesso sottolineato
l’importanza oggi della promozione dell’impegno dei laici nell’evangelizzazione. È
evidentemente uno dei primi obiettivi di ogni azione pastorale nella Chiesa, ed è decisivo per
molti frati dediti all’insegnamento e alla formazione. Ma l’Ordine è in modo particolare
coinvolto attraverso le fraternite laiche domenicane, il Movimento della Gioventù
domenicana, i volontari, le equipes internazionali del Rosario e diversi gruppi di laici legati
alla spiritualità e alla missione dell’Ordine. Nel corso delle visite ho avuto modo di
confermare la mia convinzione che la nostra tradizione ci ha fatto la grazia di una reale
«famiglia spirituale» che abbiamo la responsabilità di consolidare sempre più per porla al
servizio dell’evangelizzazione. Questa realtà della «famiglia domenicana» non è forse un
elemento costituivo del «carisma specifico» dell’Ordine?
76. A conclusione di questo Capitolo consacrato alla Predicazione, esprimo l’augurio che gli
anni che ci preparano al Giubileo siano l’occasione per ogni entità e per ogni comunità, nel
formulare il proprio progetto di vita e di missione, di impegnarsi in un rigoroso lavoro di
valutazione della realtà e della vita apostolica e dei suoi necessari adattamenti. Ottocento anni:
quanti invii nuovi?
95 Fondare comunità
77. «Ma cosa andiamo a fare là dove ci invii?» sembrano domandare i primi frati a Domenico.
Studiare, predicare e «fondare conventi»: è una dimensione della missione dell’Ordine. Lo
sappiamo bene, ciò non significa semplicemente che andando da qualche parte, dobbiamo fondare
una comunità per poter poi lavorare nella missione. Questa distinzione, talvolta, ci acceca e conduce
a considerare la vita e la testimonianza comunitaria in modo «strumentale», in qualche modo
«secondaria». Quando le nostre comunità cercano veramente di fondarsi ogni giorno con l’impegno
di ciascuno nella vita fraterna, sono realmente focolari in cui la predicazione si radica nella
contemplazione del mistero di Cristo per il mondo, dove la grazia dello Spirito trasfigura l’amicizia
fraterna in «sacramento» di questa amicizia di Cristo, dove brilla, anche se fragile, la luce della
verità che chiama e accoglie tutti i cercatori di senso. L’esperienza della comunione fraterna è parte
integrante della predicazione dell’Ordine.
Una sapienza pratica della vita comune
Alcuni rischi
78. Una Relatio non deve essere in modo ingenuo ideale e vorrei indicare qui di seguito i
principali rischi con i quali mi sembra che le nostre comunità, nel mondo, si debbano confrontare.
- 79. Innanzitutto il rischio della comunità «strumentale» favorisce la «privatizzazione» della vita
apostolica, oppure ne è il risultato. Si prendono misure per un’organizzazione più «pratica»
possibile, trascurando di porre in atto misure che fanno delle nostre comunità luoghi di umanità
e di germinazione della fraternità: l’attenzione reciproca senza esclusioni, i Capitoli regolari, la
condivisione delle risorse, il riconoscimento che la nostra unità si fa a partire da una professione
di obbedienza concretamente esercitata in giuste relazioni tra il priore, ciascuno dei frati e
l’insieme della comunità.
- 80. Il rischio dell’imborghesimento incombe su molte delle nostre comunità o province anche se
avviene a livelli diversi a seconda dei contesti. L’innalzamento del livello di vita si attua
lentamente e si stabilizza, fino al momento in cui non è più possibile vivere senza tutti i comfort
e le sicurezze accumulate. Nel contempo aumenta la distanza tra il nostro modo di vivere e
quello delle persone anche di livello sociale medio e si genera un abisso in rapporto con i più
poveri di questo mondo. Nello stesso movimento si sviluppano «economie privatizzate», perché
così va il mondo.
In troppi luoghi la «condivisione dei beni» è oggetto di discorsi ma non di pratiche concrete: si
costituiscono «economie private» e sorge disuguaglianza tra i frati. Solamente la pratica reale di
questo voto può preservarci dall’accumulo di beni personali e conseguentemente dal rischio
della divisione e del generarsi di false gerarchie tra i frati. Questa deve essere una tra le più
importanti preoccupazioni e un obiettivo di «correzione» senza tergiversare.
- 81. Il rischio del formalismo: se conferisce un posto preminente alla sola osservanza delle forme
della nostra vita (cosa che non è senza importanza per l’oggettività della vita fraterna e
spirituale di ciascuno e di tutti), può far dimenticare la gioia e l’umanità delle semplici relazioni
fraterne. Gli autentici luoghi di vita e di espressione dei frati vengono allora trasferiti fuori dalla
loro comunità di appartenenza.
96 - 82. Il rischio di comunità troppo piccole, spesso moltiplicate per rispondere a bisogni apostolici
reali, ma senza dare la possibilità di realizzazione alla ricchezza della vita fraterna in tutti i sui
caratteri (preghiera, studio in comune, Capitoli …). La struttura conventuale, che non significa
necessariamente una comunità di grandi dimensioni, è proposta dalle Costituzioni come la
modalità abituale della nostra vita, che permette di realizzare tutti i suoi aspetti.
- 83. Il rischio della non mobilità, che talvolta sfocia nel rendere impossibile cambiamenti di
assegnazione o assegnazioni nuove poiché l’equilibrio della vita fraterna si è «sedimentato» e
chiuso su se stesso.
Umanità e saggezza
84. Nel corso delle visite mi sono convinto sempre più che dobbiamo affrontare con
determinazione la questione della qualità della nostra vita comune. Troppo spesso è espressa
l’insoddisfazione o la frustrazione per relazioni fraterne poco «umanizzanti». Troppo spesso ciò
provoca - o offre il pretesto per - il disertare questo luogo fondamentale della nostra testimonianza e
della nostra conversione. Troppo spesso i visitatori sentono dire che in questa comunità non ci si
parla veramente, che non ci si danno le condizioni minime per condividere la fede. Troppo spesso, e
particolarmente nelle comunità piccole, si constata che è necessaria una forza straordinaria per
risolvere tensioni dovute a problemi di carattere personale o a difficoltà psicologiche mai
chiaramente affrontate, e ciò a scapito del confronto comune in una medesima responsabilità
apostolica.
85. Tali constatazioni conducono a pensare che dobbiamo cercare di coltivare un’ autentica
«saggezza della vita comunitaria». Per questo dobbiamo uscire dalla logica di opposizione tra «vita
comune» e «vita di missione», e questo per due ragioni. Da un lato la testimonianza della vita nella
ricerca di unanimità è in se stessa una missione e un annuncio del vangelo. D’altra parte la qualità,
la densità della vita comune è ciò che permette alle persone di attingere alla fonte della comunione
fraterna lo zelo e l’equilibrio della missione.
86. Questa duplice dimensione, umana e spirituale, della nostra «santa predicazione» deve
richiamare veramente la nostra attenzione e richiede l’impegno concreto di ciascuno. Non si tratta
solamente di rispetto della legge (benché l’oggettività della legge rimane la garanzia contro
l’arbitrarietà di ciascuno e spesso dei «più forti»). Non si tratta neppure di instaurare un formalismo
che dietro ad un’unità di forma rinforzerebbe rigidità personali. Si tratta piuttosto si sviluppare le
condizioni necessarie per un sano equilibrio di vita nel quotidiano, in cui cerchiamo di «vivere da
fratelli ed essere uniti». Alcuni elementi mi paiono indispensabili per un tale equilibrio: riferirsi
oggettivamente alle regole delle nostre Costituzioni che garantiscono decisamente meglio le
condizioni dell’autentica libertà piuttosto che interpretazioni e adattamenti che finiscono per
stabilire situazioni personali o comunitarie eccessivamente sbilanciate; considerare l’obbedienza
non come un tema di discorsi, un oggetto di negoziazioni in funzione di interessi personali, ma
come la fatica di ciò che si stabilisce come comunione tra i frati; pregare insieme quotidianamente,
ascoltare la Parola, celebrare insieme l’Eucaristia, condividere i pasti, parlare, dialogare e
interessarsi agli altri, imparare a perdonare. Sono «fondamentali» di un’apparente banalità, ma la
cui assenza è spesso causa di appassimento.
97 87. Le nostre comunità molto spesso hanno bisogno di una saggezza pratica per essere luoghi
autentici di comunione fraterna. Questa ci ricorderà che le nostre comunità devono essere
innanzitutto comunità di fede e di celebrazione, di contemplazione, di preghiera e di ascolto della
Parola di Dio. Che esse sono anche luoghi in cui si può imparare a condividere la preoccupazione
apostolica per il mondo. Che esse infine sono comunità di conversione, di allenamento al
decentramento da se stessi. Questa saggezza pratica sottolinea la necessità di un radicamento della
vita delle comunità, e della missione di predicazione nel suo insieme, in una mistica. Nella
prospettiva del Giubileo dell’Ordine mi sembra che ogni priore provinciale debba trovare vie per
promuovere un tale rinnovamento nella sua provincia.
Democrazia e comunione
88. La vita democratica è un autentico gioiello della tradizione dell’Ordine e sottolinea due sfide:
quella di porre in opera concretamente la realtà teologale della fraternità, poiché la voce di ciascuno
è sollecitata, promossa e ascoltata al fine di definire insieme il bene comune sostenibile da tutti;
quello di una testimonianza di una tale fraternità al cuore della costruzione delle realtà umane e
sociali contemporanee.
89. Questa vita democratica prende la forma capitolare, e ciò sottolinea l’articolazione tra
l’impegno di ciascuno e la promozione del bene comune di tutti. Si deve cogliere in particolare
l’importanza della «rappresentanza» che stabilisce il principio di fiducia al cuore della vita
capitolare. Si deve insistere sulla ricerca dell’unanimità nella responsabilità comune del bene
comune (che è sia la comunione fraterna, i mezzi materiali, la responsabilità apostolica comune).
Da qui si può cogliere:
-l’importanza dei capitoli in cui ciascuno impegna veramente la sua parola, evitando di
privilegiare le «correnti d’opinione» di corridoio;
-la giusta articolazione tra il Capitolo e il consiglio, poiché ogni istanza ha un ruolo proprio,
l’importanza che i capitoli provinciali riuniscano innanzi tutto rappresentanti di comunità (priori e
delegati dei conventi) più che delegati di collegi: questi ultimi infatti privilegiano il numero a
scapito delle realtà concrete che costituiscono l’oggetto della responsabilità comune;
-la continuità nel governo che suppone che non si individui il bene comune come sottomesso alla
successione di alternative di opzioni o di ideologie;
-la priorità data al principio di unanimità che si distingue da una democrazia in cui si
confrontano maggioranza e minoranza;
-il giusto ricorso al superiore.
90. La celebrazione liturgica deve essere a servizio di questa comunione tra di noi a livello delle
comunità e dell’Ordine. Mi piace pensare a questa comunione ogni volta che a Santa Sabina, passo
davanti al «Prototipo», primo libro liturgico dell’Ordine che ricorda il ruolo essenziale dato dai
nostri primi frati a questa comunione nella lode e nell’intercessione, perché lo zelo apostolico di
ciascuno e di tutti tragga la sua forza nel mistero della comunione.
98 Intergenerazione
91. La questione delle generazioni deve essere presa in considerazione per rendere conto dello
stato dell’Ordine.
92.3
93. Non dobbiamo illuderci: al presente la demografia non raggiunge il suo equilibrio in molte
parti dell’Ordine e se abbiamo la fortuna di ricevere un numero significativo di nuovi frati, il
rinnovamento non è ovunque assicurato. Ciò sottolinea l’importanza di un’autentica determinazione
nella promozione delle vocazioni, che trarrebbe beneficio nell’essere affrontata, per quanto
possibile, in sinergia con gli altri membri della famiglia domenicana. Ciò sottolinea anche
l’attenzione che dobbiamo dedicare ai frati più anziani tra noi e il sostegno da offrire loro perché
l’invecchiamento sia veramente accolto come un’età spirituale particolare: ciò costituisce una
testimonianza del vangelo che intendiamo dare in realtà sociali in cui il posto degli anziani non è
sempre riconosciuto.
94. Parlare di successione di generazioni significa anche parlare di trasmissione; in varie parti
dell’Ordine, bisogna imparare a far posto ai più giovani, a trasmettere le responsabilità, a evitare i
giudizi a priori, a dare fiducia alle nuove creatività: ricevendo un’eredità, assumeranno la loro vera
responsabilità di eredi cioè la capacità di trasformare. La sfida della trasmissione sta nella
solidarietà che presuppone di non disertare troppo in fretta il campo delle responsabilità con il
pretesto che i giovani devono assumere la loro parte, ma richiede altrettanto di non fissarsi su posti
o luoghi con il pretesto che i «giovani» non sarebbero capaci.
95. Si sente talvolta esprimere , qui o là nell’Ordine, «categorizzazioni» delle generazioni più
giovani che sarebbero più classiche, meno impegnate, più emotive, meno strutturate nella fede …
Ho talvolta l’impressione che questi rapidi giudizi conducano ad evitare di accogliere innanzitutto
la realtà familiare, sociale, professionale di questi giovani frati. E soprattutto di accogliere la grazia
che Dio fa all’Ordine di donare dei frati.
96. Dobbiamo avere cura dei frati più anziani. In molte province è una sfida importante
individuare i modi per assicurare a questi frati le condizioni più adatte alle loro necessità e, quando
necessario, le cure necessarie per il loro stato di salute. Ma è anche una sfida per noi tutti imparare a
vivere questa età della vita senza rifiuto né rassegnazione, inserendola con quanta più saggezza
possibile nella prospettiva della nostra vita umana, religiosa e spirituale. Mi sembra che il modo in
cui viviamo questo in comunità possa essere considerato dimensione integrante a pieno titolo della
testimonianza del vangelo. In certi luoghi i frati della generazione intermedia sono poco numerosi
ed è molto importante prendere misure adatte per evitare che siano sovraccaricati perché si trovano
a dover accompagnare i più anziani e nel medesimo tempo ad assumere i compiti di formazione dei
più giovani senza abbandonare il loro compito apostolico.
Formazione iniziale
97. Parlando delle generazioni è opportuno insistere sul processo di formazione. Vorrei
formulare tre preoccupazioni.
3
Nel testo originale il punto 92 risulta mancante (n.d.r.).
99 98. La prima è nella riflessione che dobbiamo condurre tutti insieme a proposito delle richieste
da parte dei più giovani in alcuni luoghi dell’Ordine riguardo ad un legame più stretto alla
tradizione, più identitaria. Se ciò deve essere ascoltato e rispettato, sta nella nostra responsabilità
comune trasmettere la totalità della storia del nostro Ordine, ivi compreso il modo in cui i frati
hanno cercato nel corso degli ultimi decenni di affrontare le metamorfosi del mondo e della Chiesa:
la nostra sicurezza non è nel passato ma nel futuro.
99. La seconda preoccupazione è che teniamo veramente conto del fatto che i giovani frati
nell’Ordine non sono affatto dello stesso stampo e in particolare che le preoccupazioni dei giovani
cristiani nei paesi Nord-occidentali non riassumono quelle di tutti i giovani del mondo: è da
sottolineare l’opportunità rappresentata dalla realtà universale dell’Ordine.
100. La terza preoccupazione sta nel condurre una autentica riflessione sui processi di
iniziazione che sono posti in atto nel corso della formazione iniziale dei frati. Sono preoccupato nel
vedere talvolta svolgersi formazioni in un contesto di «cultura della costrizione o della
intimidazione» in cui la paura dirige le relazioni tra i vecchi e i nuovi , in cui sono poste in atto false
gerarchie, dando in particolare una posizione privilegiata ai «presbiteri», alle esigenze della vita
regolare che appaiono artificiali quando sono richieste ai più giovani in formazione iniziale mentre i
più vecchi se ne dispensano abitualmente con grande facilità. Ciò lascia presagire l’instaurarsi di
fenomeni di ripetizione dannosi per la vitalità e l’autenticità dell’Ordine.
Darsi gli strumenti della missione
La struttura delle entità
101. Seguendo la richiesta del Capitolo di Roma il consiglio generalizio ha intrapreso un lavoro
di riflessione con i vicariati generali. Come fra Carlos diceva nella sua Relatio al Capitolo di Roma,
il Capitolo ha valutato opportuno tener conto dei cambiamenti di contesto avvenuti dal momento
dell’erezione di questi vicariati e prendere orientamenti tali da permettere di assicurare meglio la
missione in quei paesi, nel tentativo di stabilire le condizioni migliori per un buon equilibrio tra i
compiti apostolici assunti e la vita dei frati e delle comunità. La prima tappa dello studio che
abbiamo svolto ha mostrato che alcune difficoltà erano comuni a queste entità: numero esiguo di
frati con il rischio di un sovraccarico per la mole di lavoro da compiere, strutture amministrative
spesso troppo pesanti per un’entità di pochi numeri, fragilità delle comunità spesso con numeri
esigui, strutture di formazione difficili da stabilire e necessità di instaurare collaborazioni con altre
entità, preoccupazione per il futuro a causa del numero limitato di nuove vocazioni. Ognuno di
questi dieci vicariati ha tuttavia una situazione particolare, per la storia propria, per il contesto
culturale, ecclesiale, sociale e per ambiti specifici della missione dell’Ordine nel paese, e di tutto ciò
si deve tener conto. Abbiamo lavorato nella prospettiva definita dal Capitolo che prevede la
soppressione dei vicariati generali entro il 2016, proponendo le tre seguenti soluzioni: diventare una
vice-provincia, unirsi con altri per divenire una nuova entità, diventare un vicariato provinciale di
un'altra provincia. Ho preso l’impegno di visitare ognuno di questi vicariati. A questo punto del
processo vorrei fare le seguenti annotazioni:
100 - 102. il primo obiettivo di questo processo è di assicurare il proseguimento e lo sviluppo della
missione di predicazione assunta in questi paesi e di definire la struttura giuridica più adatta a
questo; questa prospettiva della missione deve rimanere l’orizzonte di fondo ed essere senza
dubbio rafforzata. Benché talvolta alcuni vicariati si trovino ad affrontare reali difficoltà tutti
sono portatori della chiamata alla predicazione in contesti specifici particolarmente importanti.
La volontà di strutturare meglio la predicazione non deve farci abbandonare l’esigenza della
missione e la priorità da dare ai luoghi più difficili;
- 103. la ristrutturazione apostolica non deve essere intrapresa in primo luogo guardando secondo
la prospettiva della «categoria» a cui si deve appartenere, piuttosto si devono stabilire obiettivi e
le condizioni della predicazione;
- 104. per fare questo non dobbiamo pensare una entità solamente a partire dal lavoro apostolico
che si intende svolgere, ma anche con la stessa cura in funzione della missione dell’Ordine che
si vuole stabilire in un luogo tramite le comunità;
- 105. in molti casi la collaborazione strutturata di una provincia è o potrà essere sollecitata: il
Capitolo dovrà proporre un quadro che guiderà questa collaborazione;
- 106. in altri casi le entità possono prevedere la propria autonomia, il che esige un programma
per mettere in atto condizioni necessarie e una valutazione regolare del processo; sarà compito
del Capitolo definire le modalità di partecipazione ai Capitoli generali di queste entità;
- 107. L’appello a ristrutturare le entità nell’Ordine ha posto in evidenza che la riforma dei
vicariati generali rendeva necessaria una valutazione di altri generi di entità. Poiché si tratta di
rinforzare l’interazione tra le condizioni di vita dei frati e delle comunità e la capacità della
missione, ciò presuppone di sviluppare varie collaborazioni: bisogna dunque precisare come le
province più «forti» possono portare il loro contributo in modo organizzato. Alcune province
sono molto fragili e vi sono poche determinazioni precise nelle nostre leggi per far fronte al
«declino». Alcuni vicariati provinciali non hanno le condizioni minime per assumere
l’autonomia che corrisponderebbe al loro statuto. In alcune province è indispensabile pensare di
nuovo i giusti rapporti tra «la provincia» e un «vicariato»: questi rapporti non dovrebbero essere
solamente di tipo economico né possono essere di pura dipendenza; una provincia deve porre in
atto tutto il possibile per essere essa stessa stimolata nella propria vita e missione locale per il
fatto di avere la responsabilità di un vicariato. Il proseguimento di questa riforma delle nostre
strutture deve dunque impegnare una riflessione su: lo statuto di vicariato provinciale e il suo
statuto in una provincia e il suo governo; le misure di accompagnamento delle entità molto
fragili o in declino e i quadri di collaborazione con altre; lo statuto delle case di una provincia
sul territorio di un’altra, il loro senso e gli obiettivi perseguiti. In questa riflessione, proprio
perché la vita dell’Ordine oggi è, grazie a Dio, globalmente dinamica, non si tratta solamente di
definire la gerarchia delle entità, piuttosto di come assicurare lo sviluppo della missione.
Il lavoro della curia
- 108. Si sarà compreso che questa ristrutturazione trae il suo senso nella prospettiva del
rinnovamento del nostro carisma di evangelizzazione ispirato dalla celebrazione del Giubileo
dell’Ordine. Con il Consiglio abbiamo disegnato qualche asse su cui si potrebbe organizzare
questa celebrazione, con la tensione a far sì che il dinamismo del Giubileo animi ogni livello di
vita dell’Ordine. In continuità con i nove anni (novena) di preparazione iniziati da fra Carlos, e
sulla base di queste riflessioni, ho incaricato fra José Gabriel Mesa di presentare al Capitolo un
101 -
-
-
-
percorso e una agenda possibile per questa celebrazione del Giubileo, insieme a proposte di
obiettivi, di temi, e di celebrazioni. Mi auguro che il Capitolo sia l’occasione di invitare
l’Ordine e la famiglia domenicana, a tutti i livelli, ad entrare nel percorso del Giubileo.
109. In risposta alla richieste del Capitolo di Roma la politica di comunicazione e di
promozione dei media è stata ristrutturata, unificandola sotto la responsabilità di un direttore
generale dei media. Ciò ha già preso la forma della costruzione di un nuovo sito dell’Ordine
basato su di una rete interattiva di frati di diverse regioni e di una nuova formula di Informazioni
Domenicane Internazionali. Le tappe seguenti dovranno essere quelle dell’animazione di una
rete Intranet che faciliti la comunicazione tra i frati dell’Ordine e della promozione della
predicazione nei social network.
110. Le due regioni Italia e Malta e Penisola Iberica hanno ormai un unico socio. Vi sono
dunque attualmente sette soci regionali (USA, America Latina e Caraibi, Asia-Pacifico, Africa,
Europa del Sud, Europa centrale e orientale, Europa occidentale e Canda). Facendo eco al
«triplice invio» di Domenico auspicherei che il Capitolo dia la possibilità al Maestro
dell’Ordine di nominare un socio «trasversale» supplementare che a fianco di quelli nominati
per la vita apostolica e la vita di studio sia dedicato alla «vita delle comunità». Tale socio
avrebbe il compito di seguire particolarmente i processi di ristrutturazione in corso in molte
entità ma anche di promuovere con i provinciali il consolidamento delle nostre comunità (reti di
frati cooperatori nell’Ordine, vita liturgica, formazione permanente, invecchiamento).
Attualmente alcune dimensioni della vita dell’Ordine sono affidate in modo particolare all’uno o
all’altro socio: la formazione iniziale, la famiglia domenicana, i frati cooperatori, il legame con
la Commissione liturgica internazionale, la sessione dei nuovi provinciali, il Movimento della
Gioventù domenicana. Dopo il Capitolo il consiglio dovrà riorganizzare questi incarichi per i tre
prossimi anni.
111. Una evoluzione delle modalità delle visite canoniche svolte nelle province.
Studiando gli orientamenti proposti dal Capitolo, il consiglio generalizio ha infine optato per
porre in atto due tipi di visite canoniche, in modo alternativo, la prima prendendo tempo per
visitare l’insieme di una provincia e la seconda dedicata alla valutazione del cammino percorso
dalla precedente visita o a studiare con i frati alcuni ambiti specifici dell’entità. L’obiettivo è
quello di facilitare la continuità tra le visite e di privilegiare la possibilità di un lavoro in
comune seguito con le province, secondo le necessità proprie di ciascuna entità. Si deve
mantenere lo sforzo per coordinare queste visite con il lavoro compiuto durante l’anno dai socii
e i promotori. Oltre a ciò, le visite normalmente contemplano riunioni comunitarie durante le
quali gli scambi con i frati e dei frati tra di loro costituiscono occasione per imparare a
conoscere meglio le realtà apostoliche della provincia e di cogliere i principali ambiti della
responsabilità apostolica comune, come anche i punti di forza della creatività di una provincia.
112. In occasione di ogni riunione plenaria del consiglio generalizio (quattro volte all’anno) si
tiene una riunione di promotori al fine di migliorare il coordinamento tra di noi tutti.
113. Il Capitolo di Roma aveva richiesto che fosse preparato un Congresso dell’Ordine
consacrato alla vocazione dei frati cooperatori. Il consiglio generalizio, rappresentato da una
piccola commissione di coordinamento, ha posto in atto un coordinamento della riflessione dei
frati cooperatori stessi a livello regionale. Tale processo è stato precisato lo scorso novembre in
occasione dell’anniversario della canonizzazione di Martin de Porres a Lima, in un incontro di
una cinquantina di frati cooperatori originari di diverse regioni dell’Ordine. Questo incontro ha
102 consentito di individuare alcuni punti sui quali la riflessione deve procedere e alcuni
orientamenti dovranno essere definiti: il chiaro riconoscimento da parte di tutti della distinzione
nell’Ordine di due vocazioni specifiche, essere chiamati a divenire frati predicatori come
presbiteri e essere chiamati a divenire frati predicatori come cooperatori; la lotta contro ogni
tendenza ad attribuire una superiorità della prima sulla seconda; per questo la necessità di
promuovere nell’Ordine il senso della testimonianza della vita di fraternità, il senso del mistero
della fraternità; una valutazione delle tendenze che possiamo avere nel pensare la vita religiosa e
talvolta nello stabilire tra noi delle gerarchie, a partire da categorie clericali; la necessità di una
promozione della vocazione dei frati cooperatori pienamente integrata nella promozione
vocazionale dell’Ordine; la definizione precisa di un programma di formazione e di studi,
avendo cura di adattare questo processo secondo la diversità dei frati che si presentano per
divenire cooperatori; la partecipazione di un frate cooperatore alla promozione delle vocazioni e
all’accompagnamento della formazione; la formazione dei formatori in modo che abbiano una
conoscenza profonda dell’attesa dell’Ordine per quel che concerne la vocazione specifica del
frate cooperatore; una riflessione approfondita nell’Ordine sulle fonti spirituali dell’Ordine e la
sua «mistica»; lo sviluppo dei ministeri laici in seno all’Ordine; la promozione e il sostegno
della creatività apostolica dei frati cooperatori. Questi temi devono essere ora elaborati nei
gruppi regionali e auspico che la loro riflessione sia poi proposta alla riflessione di ogni entità.
- 114. Sul piano della vita economica dell’Ordine in conformità alle richieste del Capitolo, è
prevista una valutazione professionale annuale per i conti della Curia, e una commissione di
valutazione degli investimenti è stata costituita dal consiglio economico. In collegamento con il
sindaco dell’Ordine è richiesto che ciascuna entità ponga in atto sistematicamente questo stesso
tipo di valutazione e ne renda conto. La medesima richiesta deve essere rivolta alle Istituzioni
poste direttamente sotto la giurisdizione del Maestro dell’Ordine.
- 115. La nomina di un Ufficio di solidarietà, che cercherà di accompagnare le entità nei loro
progetti, per promuovere tra di noi una forte cultura di solidarietà, per riorganizzare i differenti
fondi esistenti, e per sviluppare alcune modalità per la ricerca di fondi. Nel medesimo tempo
sulla base del lavoro già svolto e poiché si è dedicato a progetti dell’Ordine determinati dal
consiglio generalizio (attualmente: la Ecole biblique, l’Angelicum e l’IDEO), IDF è invitato a
precisare i suoi obiettivi e le sue modalità di funzionamento. Auspico che questa solidarietà
persegua almeno due obiettivi prioritari: il sostegno della formazione iniziale nelle entità che
hanno difficoltà a sostenere da sole questo carico e in tal modo alleggerire la disparità di mezzi
in tale ambito, e il sostegno delle entità più fragili.
La famiglia domenicana
116. L’appello a «fondare comunità» deve farci considerare la realtà della famiglia domenicana e il
modo in cui noi frati vi siamo implicati.
- 117. Nel corso delle visite alle province ho potuto incontrare alcune comunità di monache ma
non mi è stato possibile programmare la visita in ciascuna di queste comunità. Tuttavia,
seguendo l’esempio dei miei predecessori mi sembra che il Maestro dell’Ordine debba dare una
vera priorità e quindi del tempo alle monache dell’Ordine, la cui vita monastica, consacrata alla
vita contemplativa interamente dedita alla Parola di Dio è un fermento per la vita e la
predicazione dell’Ordine intero ed è anche una dimensione indispensabile alla predicazione
103 domenicana nel mondo. Se è doloroso vedere in alcune regioni comunità in situazione di grande
fragilità, si può tuttavia rallegrarsi che progetti di nuove fondazioni si consolidino o stiano
nascendo. Per conoscere meglio e pensare con le monache tale dimensione della missione
dell’Ordine e come questa missione si coniughi con la specificità della loro vita domenicana
monastica, ho già procurato di incontrare un buon numero di Federazioni o assemblee (Spagna,
Italia, Messico, Perù, USA, Francia, Europa orientale). In collaborazione con la Commissione
Internazionale delle monache domenicane e queste Federazioni, auspico che le suore mi aiutino
ad identificare i punti sui quali sostenerle, nel rispetto dell’autonomia di ogni monastero. Per
questo la riflessione comune su alcuni temi prosegue: iscrizione dell’autonomia di ogni
monastero nella dinamica globale dell’intero Ordine, articolazione tra i due riferimenti
all’autorità della Santa Sede e la responsabilità propria del Maestro dell’Ordine riguardo alle
monache, carica del Promotore delle monache, collegamenti con l’insieme della famiglia
domenicana, collaborazione per la formazione iniziale, identificazione delle condizioni minime
per il mantenimento di una comunità autonoma e discernimento delle decisioni di chiusura,
seguita dalle procedure canoniche, possibilità offerte per studi a distanza, responsabilità del
fondo di solidarietà tra i monasteri, accompagnamento nelle fasi di anzianità … Lo sappiamo
bene, alcune regioni del mondo vedono indebolirsi la vita monastica domenicana. È opportuno
cercare di aiutare le comunità in maggiore difficoltà ed è evidente che una riorganizzazione
della presenza delle monache è indispensabile in molte regioni. Ma proprio perché la missione
dell’Ordine ha bisogno della presenza delle monache credo che là dove necessario tutto l’Ordine
deve impegnarsi a promuovere tale vocazione e il suo sviluppo, evitando che le necessarie
chiusure o raggruppamenti siano il solo elemento determinante: una visione del futuro della
presenza e della missione delle monache deve assolutamente essere elaborata. Questo deriva
certamente dalla responsabilità prima delle monache stesse, ma poiché ne va dello sviluppo
della missione dell’Ordine nel suo insieme, auspicherei che questa fosse oggetto di una
riflessione prospettica condotta dalle suore, dai frati e dalla famiglia domenicana.
- 118. In occasione delle visite nelle province cerchiamo di trovare del tempo per incontrare la
famiglia domenicana. Ciò permette di constatare il reale dinamismo di Fraternite laiche
domenicane in molti luoghi e sotto forme assai diversificate. Sottolineo in particolare
l’affermazione sempre più forte dell’impegno del laicato domenicano nella missione di
evangelizzazione, sia con il coinvolgimento dei membri, sostenuti dalla vita di fraternità, in
diversi tipi di apostolato o di ministeri, sia con progetti apostolici condotti in comune. Mi pare
che questa dimensione della vita dell’Ordine debba essere continuamente sostenuta e rinforzata,
perché pone l’Ordine nell’attualità dello svolgersi della vita della Chiesa. Ciò suppone che
assumiamo l’attitudine di conoscenza e stima reciproca tra i diversi membri della famiglia
domenicana, condizione indispensabile perché nascano autentiche collaborazioni in cui
ciascuno, senza pretesa di predominare, esprima le proprie qualità. Qua o là bisogna in effetti
riconoscere che i frati, impediti forse dalla mancanza di tempo, da una insufficiente conoscenza
o talvolta, da un certo «clericalismo» non sono sempre i più aperti con spontaneità a questa
prospettiva.
- 119. Altri gruppi laici appartengono alla famiglia domenicana e le sfide con cui
l’evangelizzazione si deve oggi confrontare chiamano senza dubbio a rinforzare e a sviluppare
questa dimensione della nostra famiglia. In tale quadro si iscrivono in particolare due
movimenti: il movimento dei volontari, che ha ancora bisogno di essere rinforzato e di essere
104 sempre più considerato come una collaborazione possibile da parte dei frati; il movimento della
Gioventù domenicana, che a mio avviso è assai prezioso per promuovere l’impegno dei giovani
nell’evangelizzazione e la cui prossima assemblea preciserà gli statuti, le strutture e gli obiettivi
per gli anni futuri. In più come i miei predecessori hanno spesso affermato, la promozione del
ruolo dei laici nell’evangelizzazione dovrebbe invitarci ad una maggior creatività perché si
sviluppino nuove forme di partecipazione di gruppi di laici alla nostra missione e si allarghi in
tal modo la famiglia domenicana.
- 120. Il Rapporto al Capitolo di suor Fabiola presidente di Dominican Sisters International,
offrirà informazioni sulla realtà e le dinamiche delle suore domenicane di vita apostolica.
Vorrei solamente sottolineare qui la ricchezza della collaborazione con le suore e la
responsabilità che ci è comune di promuovere il ruolo delle donne nell’evangelizzazione.
- 121. È stato costituito un Ufficio internazionale della Famiglia domenicana. Consente di riunire
una volta all’anno rappresentanti delle Fraternite laiche domenicane, della Commissione
internazionale delle monache, degli Istituti secolari domenicani delle Fraternite sacerdotali,
delle suore di vita apostolica (DSI). Potrebbe allargarsi al Movimento della Gioventù
domenicana, ai volontari e ad altri gruppi affiliati.
122. A conclusione di questa Relatio permettetemi di richiamare ancora una volta la prossima
celebrazione dell’anniversario della confermazione dell’Ordine, fra tre anni. Il Capitolo inviterà
senza dubbio l’Ordine a prepararsi e a realizzare questa celebrazione. Nel far questo formulo
l’augurio a considerare veramente questo Giubileo come l’occasione di attingere nuovamente alla
fonte del nostro carisma, ponendo i nostri passi in quelli di san Domenico, amico di Cristo, amico
degli uomini.
105 INDICE GENERALE
LETTERA DI PROMULGAZIONE
Pag. 3
DEFINITORI
AL CAPITOLO HANNO PARTECIPATO ANCHE
HANNO COLLABORATO AL CAPITOLO
”
”
”
6
7
8
CAPITOLO I: COMUNICAZIONI
” 10
CAPITOLO II: PROEMIO
Inviati a predicare il Vangelo
Il carisma della predicazione
Predicare la Parola di Dio
Esigenze della predicazione
La fecondità dello studio
Uno stile di vita
Un Ordine in evoluzione
Una vita apostolica
Buona novella per tutti
«Va a dire ai miei fratelli (Gv 20,17)
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
19
19
19
19
20
20
20
21
21
21
22
CAPITOLO III: IL GIUBILEO E IL RINNOVAMENTO
DELLA MISSIONE DI EVANGELIZZAZIONE DELL’ORDINE
Apertura del Giubileo
La nostra storia
Criteri per la celebrazione del Giubileo
Calendario e proposte per il Giubileo
Programma del Giubileo
”
”
”
”
”
”
23
23
23
24
25
25
CAPITOLO IV: LA SEQUELA DI CRISTO
Uniti nella fede
Missione come Comunità
Cura per i nostri anziani e malati
Frati cooperatori
”
”
”
”
”
28
28
29
30
31
CAPITOLO V: LO STUDIO
Tutti i frati
Centri di studio provinciali
Istituzioni accademiche sotto l’immediata giurisdizione
del Maestro dell’Ordine
Reclutamento di nuovi professori
” 32
” 32
” 32
” 34
” 34
106 L’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme
Friburgo
L’Istituto Storico
La Pontificia Università San Tommaso («Angelicum»)
Altri enti
Università di Santo Tomas
Societas Editorum Dominicanorum
”
”
”
”
”
”
”
34
35
35
35
36
36
36
CAPITOLO VI: IL MINISTERO DELLA PAROLA
Giubileo 2016
Forum della Missione
Il percorso di Salamanca
Internet
I giovani e il Movimento Giovanile Domenicano (MGD)
Altri argomenti della commissione
Journées Romaines Dominicaines
Fraternite sacerdotali
Significato dei vicariati regionali e provinciali
per la missione dell’Ordine
Fondazione nel Madagascar
www.word.op.org
”
”
”
”
”
”
”
”
”
37
37
37
38
39
39
39
39
40
CAPITOLO VII: LA FORMAZIONE
La formazione continua
La formazione dei formatori
Formazione per la maturità domenicana
Diversità e cooperazione nella formazione
Promozione delle vocazioni domenicane
”
”
”
”
”
”
41
41
41
42
43
44
CAPITOLO VIII: IL GOVERNO
Ristrutturazione dell’Ordine
Il governo per la Missione
Vicariati provinciali e regionali
Entità particolari
I Capitoli generali
Le visite
Il voto elettronico
Le Fraternite laicali
”
”
”
”
”
”
”
”
”
46
46
48
48
50
51
52
52
52
CAPITOLO IX: AMMINISTRAZIONE ECONOMICA
Linee di azione
Contributi all’Ordine
Costi del Capitolo
Apprezzamento
”
”
”
”
”
53
54
54
56
56
” 40
” 40
” 40
107 CAPITOLO X: COSTITUZIONI E ORDINAZIONI
Note preliminari
Ringraziamenti
Sede del prossimo Capitolo generale
Suffragi per i vivi
Suffragi per i defunti
APPENDICE I
Relazione sullo stato dell’Ordine al Capitolo generale di Trogir (2013)
Introduzione
Demografia
Una prima veduta d’insieme
Studiare
Priorità alla vita di studio nell’Ordine
Una cultura dello studio e del dialogo
Le istituzioni accademiche sotto la giurisdizione immediata
del Maestro dell’Ordine
Predicare
Promozione della riflessione sulla missione: creatività apostolica e «mobilità»
Una questione ricorrente: un carisma specifico nella Chiesa
Fondare comunità
Una sapienza pratica della vita comune
Darsi gli strumenti della missione
”
”
”
”
”
”
57
57
75
75
75
76
”
”
”
”
”
”
”
78
78
78
79
82
83
85
” 86
” 88
” 88
” 92
” 96
” 96
” 100
108 
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Atti Capitolo generale Trogir 2013