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CORSO UNIVERLANG
– primo livello –
PREMESSA
Gentile studente, prima di iniziare lo studio di questo Corso ti consiglio la lettura
“veloce” della sezione “Grammatica” ( www.univerlang.com)…
occorrono solo 15- 20 minuti!
sfoglia “velocemente” le pagine della “Grammatica”, senza soffermarti né tantomeno
cercare di memorizzare alcunchè….. anzi, ti suggerisco addirittura di “saltare” le
pagine più “tecniche” – questa lettura rimane comunque facoltativa! Se hai poco tempo, vai direttamente allo studio di questo corso -;
la lettura “rapida” della sezione Grammatica ti permetterà di comprendere la
“filosofia” di univerlang, la sua “ratio” e, soprattutto, ti chiarirà la sua “missione”:
consentire ai “cittadini del mondo” di comunicare
semplice e chiaro – senza ambiguità o incomprensioni - .
- al di fuori dei propri confini -
in modo
Di certo una missione “ambiziosa”…….
Come ambizioso vuole essere questo corso!
Ti chiediamo solo 1 ora al giorno…… per 9 giorni………
senza insegnanti, senza classi di studio…………………… e a costo 0 euro……………
sì, il corso è completamente gratuito!
soltanto 9 lezioni, alla fine delle quali, ti garantisco, sarai in grado di scrivere e parlare
univerlang con gli amici di tutto il mondo!
Attenzione!
Il successo del Corso è strettamente “subordinato” alla tua diligenza….
è indispensabile seguire “rigorosamente” le prescrizioni e la tempistica consigliate:
1 ora al giorno, per 9 giorni consecutivi -.
Importante!
Il Corso è stato “testato” su un campione di 95 persone, equamente rappresentato per fasce
di età – bambini, adolescenti, adulti e anziani –, sesso – uomini e donne -, grado di istruzione – dalla licenza
elementare, fino alla laurea - e nazionalità – Italia, Francia, U.S.A., Germania, Turchia, Libia, Giappone, etc. -.
Suggerimento!
Studia questo Corso con “concentrazione” e costanza;
ti suggerisco quindi di studiare “da solo”, nel silenzio della tua stanza – anche perché ti sarà
richiesto, durante il corso, di leggere ad alta voce! -;
sarebbe utile, però, iniziare il corso “in contemporanea”con un amico – fidanzata, marito, collega,
compagno di studi, etc. -;
ciò consentirebbe - dopo la “quotidiana” e “solitaria” ora di corso - di confrontarsi,
verificare i progressi e , alla fine dei 9 giorni, avere “da subito” la possibilità e la
“soddisfazione” di poter comunicare con qualcuno in univerlang!
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LEZIONE 1
- LESEN ONI -
Vi siete mai chiesti cos’è una lingua? o come è nata la “prima lingua” della civiltà umana?
Nessuno ci pensa mai, o perlomeno, erroneamente si pensa che la lingua sia “un qualcosa” di
connaturato con l’uomo, una sorta di “istinto ancestrale” (per alcuni, “un dono di Dio agli uomini”)….
So di deludere molti, ma vi assicuro che non c’è nulla di misterioso o metafisico nelle lingue che si
parlano oggi ai quattro angoli del mondo.
La lingua che parliamo e scriviamo, altro non è che una “tecnologia” umana (basata su suoni
glottido-labiali e segni grafici convenzionali); una tecnologia senz’altro geniale che ha consentito
agli uomini di “comunicare” e, soprattutto, di trasmettere la “conoscenza” da una generazione all’altra…
la lingua ha permesso, perciò, il realizzarsi e il progresso della civiltà, ma è pur sempre una tecnologia,
cioè una invenzione dell’uomo, un “prodotto” della sua intelligenza - il vero dono di Dio agli uomini! -.
Così è nata, circa 9 mila anni fa, la prima e primordiale lingua (quella che la moderna glottologia
definisce “lingua indo-europea”), la “lingua-madre” da quale sono poi derivate, grazie a modifiche
progressive, le varie lingue che si parlano oggi nella quasi totalità delle nazioni.
Univerlang è una “nuova” lingua, anch’essa figlia della ragione, una “invenzione” umana che trae linfa
dalla millenaria “tecnica glottologica” e che, mettendo a frutto la “universalità” della “logica”, consente
una comunicazione internazionale senza ambiguità e, soprattutto, semplice!
La “grammatica” di ogni lingua coincide con l’ “architettura”, la “struttura” della lingua stessa…
e, in effetti, ogni lingua ha delle “regole grammaticali” che, come “pilastri portanti”, sostengono l’intero
impianto glottologico.
Anche univerlang ha i suoi “pilastri portanti”, 19 regole che ne costituiscono le fondamenta e
il cuore; iniziamo con la prima.
Regola della logica, della regolarità e della semplicità (1):
la grammatica univerlang è stata costruita col supporto esclusivo della “logica”,
privilegiando la “regolarità” – le eccezioni sono consentite ma solo se “funzionali” -, e ricercando
costantemente la “semplicità”;
tali caratteristiche rendono univerlang una lingua “alla portata di tutti”…..
acquisire univerlang è estremamente semplice e veloce!
anche chi ha un basso livello di scolarizzazione potrà imparare univerlang…
anche chi ha pochissimo tempo da dedicare allo studio potrà impadronirsi di univerlang…
insomma, univerlang ha proprio tutte le “carte in regola” per divenire presto la nuova
lingua internazionale ausiliaria!!!!
Passiamo adesso alla presentazione dell’alfabeto univerlang che conta 22 lettere:
attenzione! per gli eventuali approfondimenti consulta la sezione “Grammatica” ( www.univerlang.com ) al relativo capitolo.
Regola della biunivocità (2):
Ad ogni lettera dell’alfabeto univerlang corrisponde un unico suono e viceversa
Pertanto, per fare solo qualche esempio, in univerlang la lettera a si pronuncia sempre e soltanto [a], la lettera i sempre
e soltanto [i], la lettera c sempre e soltanto [ci] – mai avrà il suono duro di “cane”, che in univerlang è dato dalla lettera k -.
Importante! la suddetta regola della biunivocità (2), oltre che per le lettere, vale anche per i “vocaboli” e per le “frasi”; pertanto:
ad ogni vocabolo univerlang corrisponde un'unica pronuncia ed un unico significato e viceversa – i sinonimi assoluti sono aboliti! -;
ad ogni frase univerlang corrisponde un unico significato (significato concreto) e viceversa – la metafora (significato figurato) è abolita! -
attenzione! nella sezione “dizionario” ( www.univerlang.com ) è inserito un capitolo denominato
“proverbi, modi di dire, perifrasi e locuzioni”, dove sono raccolte le principali “metafore” e locuzioni della
lingua italiana e la relativa “trasposizione” (traduzione) in significato “concreto” univerlang - l'unico
esistente in univerlang -.
Gentile studente, non ti pare tutto questo una fantastica semplificazione!?!?!?
Suggerimento! Leggi adesso “velocemente” e “mentalmente” le due tabelle che seguono,
senza memorizzare!
3
La pronuncia
Grafemi
Fonemi
( lettere )
( suoni)
pronuncia
- lettere dell'alfabeto univerlang -
Vocaboli con i suoni dell'alfabeto
(le parole sotto riportate hanno tra loro un “collegamento logico”; ciò potrebbe “facilitarne”,
per chi lo volesse, la memorizzazione)
a
a
a-mo
b
bi
bi-cicletta
c
ci
d
di
di-mensioni
e
e
e-normi
f
fi
fi-gli
g
ghi
i
i
i-nsalata
j
gi
gi-nocchio (però, più dolce, come “je suis”)
k
chi
chi-esa
l
li
li-turgia
m
mi
mi-stica
n
ni
ni-cchia
o
o
o-bitorio
p
pi
pi-ramide
r
ri
ri-poso
s
si
si-lenzio
t
ti
ti-mido
u
u
u-mile
v
vi
vi-rtuoso
x
xi
xi-lografia
z
zi
zi-ngaro
ci-na (sempre “dolce”)ll
ghi-otti (sempre “dura”)
Come si può notare, per agevolarne la memorizzazione – non obbligatoria! - , le consonanti
dell'alfabeto univerlang si pronunciano tutte con la -i finale.
Curiosità! Le lettere dell'alfabeto univerlang sono 22 – come l’alfabeto dell’ebraico biblico: la Lingua di Adamo, l’idioma
primordiale che, secondo una teoria in voga nel medioevo, era parlato in origine da tutti gli uomini prima della “maledizione babelica” e la
conseguente “confusio linguarum” che ha portato poi all’attuale multi-linguismo.
Nella pagina successiva, la pronuncia delle varie “combinazioni di consonanti”:
4
La pronuncia - gruppi di consonanti Gruppi di
lettere
La pronuncia
univerlang
Gruppi di
lettere
La pronuncia
bl
bl-occare
sf
sf-ogliare
br
br-accio
sfr
sfr-atto
dr
dr-oga
sg
sg-onfiare
fl
fl-auto
sgr
sgr-adevole
fr
fr-atello
sk
sc-ala
gl
gl-oria
sl
sl-eale
gn
(ghi_ni): la prima i è “breve”
sm
sm-emorato
gr
gr-ande
sn
sn-ervante
kl
cl-onazione
sp
sp-alla
kn
(chi_ni):la prima i è “breve”
spr
spr-ofondare
kr
cr-iticare
sr
sr-adicare
pl
pl-urale
st
st-ella
pr
pr-ete
str
str-ada
ps
ps-icologia
sv
sv-egliare
sb
sb-attere
tr
tr-eno
sc
sc-eneggiato
tv
(ti_vi): la prima i è “breve”
sd
sd-ebitarsi
vl
(vi_li): la prima i è “breve”
sdr
sdr-ammatizzare
vr
(vi_ri): la prima i è “breve”
Queste due tabelle (pag. 3 e 4) sono un riferimento importante e tassativo per l'esatta
pronuncia univerlang;
per qualsiasi dubbio occorre consultarle:
i suoni in esse riportati sono gli unici consentiti in univerlang....
nessuna eccezione!!!!
5
L' accento
L'accento è un fenomeno fonetico che comporta l'intensificazione del tono di voce su una data sillaba
della parola; nelle varie lingue nazionali esistono due “principali” tipi di accento: l'accento tonico (solo
fonetico, senza il corrispettivo grafico) e l'accento grafico (quello con il corrispettivo grafico).
Regola dell'accento tonico “fisso” (3):
In univerlang l'accento tonico - quello cioè che non si segna graficamente - cade sempre sulla prima sillaba
ne consegue che in univerlang non occorre “sforzarsi” per ricordare dove cade l’accento – dal momento che
questo cade, in tutte le parole, sulla prima sillaba -;
attenzione! l’accento univerlang non si segna mai “graficamente”;
esso, infatti, è sempre “tonico”…. esso, cioè, comporta “solo” l'intensificazione
del tono di voce sulla prima sillaba di tutte le parole;
esempi di accento tonico in alcune parole univerlang:
dogom (cane); dogof (cagna); vaten (acqua); breden (pane);
Esistono “solo” 5 eccezioni a quanto fissato sopra (attenzione: leggi “velocemente” e senza memorizzare!):
1) i sostantivi “derivati” da una parola “primitiva” con l’ausilio dei seguenti suffissi:
-ismen, -olen, -iden [per i sostantivi neutri che indicano, rispettivamente, una “corrente di pensiero” (-ismen, ad es.: comunismo),
una “materia di studio (o facoltà) o professione” al più alto grado formativo (- olen, ad es.: dietologia, farmacologia)];
una “materia di studio (o facoltà) o professione sottodimensionata rispetto alla precedente” (-iden, ad es.: dietistica, farmacia);
-isto, -olo, -ido [per i sostantivi che indicano, rispettivamente, una “persona seguace di una dottrina” (-isto, ad es.: comunista),
uno “studioso o professionista” al più alto grado formativo (- olo, ad es.: dietologo, farmacologo),
uno “studioso o professionista sottodimensionato rispetto al precedente (- ido, ad es.: dietista, farmacista)];
-iro [per i sostantivi che indicano un “lavoratore generico”, privo cioè di un “alto grado” di formazione – laurea - (-iro, es.: barbiere)];
-uen, -usen [per i sostantivi che indicano, rispettivamente, un “luogo primario” (-uen, ad es.: centro, salumificio, farmacia),
un “luogo secondario” (- usen, ad es.: centralino, salumeria, parafarmacia)];
-aben, - agen, - azen [per i sostantivi che indicano, rispettivamente, una “cosa astratta” (-aben, ad es.: salinità),
una “cosa concreta” (- agen, ad es.: saliera), una “cosa concreta o astratta aggiuntiva” alle precedenti (- azen,
ad es.: salificatore, strumento per la salificazione)];
in queste “parole derivate”, l’accento tonico cade sulla penultima sillaba;
esempio: parola “primitiva”: farmaken (farmaco)
> farmakolen (farmacologia); farmakolom (farmacologo); farmakiden (farmacia, la facoltà universitaria);
farmakidof (farmacista, donna); farmakuen (farmacia, luogo di produzione e vendita); farmakusen (parafarmacia, sanitaria);
2) i sostantivi “alterati”, cioè i diminutivi, gli accrescitivi e i dispregiativi;
in tale parole alterate, l’accento cade anch’esso sulla penultima sillaba;
esempio: boken (libro – vocabolo primitivo - )
> bokinen (libretto);
bokigen (librone); bokizen (libraccio);
3) i sostantivi “quadrisillabe plurale”. In tali parole l’accento cade sulla penultima sillaba.
esempio: doktorom (dottore – sostantivo maschile singolare)
> doktoromes (dottori – sostantivo maschile plurale).
4) gli aggettivi “sostantivati”, cioè gli aggettivi che fungono da sostantivo; anche in questo caso
l’accento tonico cade sulla penultima sillaba;
esempio: roji (rosso, aggettivo) > rojiof / rojiofes (es.: la rossa / le rosse – aggettivi sostantivati – è /sono passionale/i);
5) i nomi di persona (nome proprio, cognome, soprannome, pseudonimo);
esempi:
mònika bellùcci ; jòrj bùsc.
6) i vocaboli “etnici”
– in pratica tutti quei termini originari di un dato paese e che hanno una diffusione planetaria o che comunque
sono “strettamente” legati al territorio; rientrano in questa categoria i nomi geografici, i nomi di monumenti ed opere d’arte, i
termini eno-gastronomici, i nomi di società ed imprese ;
esempi:
tùr eiffèl; pìzza; pàsta; parì; niù iòrk; jokònda; ròma; màikrosoft; manàttan; milàno, risòtto àlla milanèse, etc;
l' accento, come si vede, può cadere (soltanto nei casi 5 e 6) in qualsiasi posizione
– in conformità alla pronuncia del paese d'origine –, ed inoltre l' accento sarà grafico, cioè è obbligatorio
segnarlo graficamente.
6
L' apostrofo
Un uomo, si scrive con l'apostrofo o senza???
Buon anno, oppure buon' anno???
Un po', oppure un po ???”
Chi non ha mai avuto di questi dubbi, “scagli la prima pietra”!!!
Insomma, l' apostrofo, che in teoria dovrebbe servire a snellire la scrittura e la
pronuncia, nella pratica finisce per complicare le cose rendendo più difficile
l' apprendimento di una lingua.... potessimo farne a meno!!!???
Univerlang accoglie l'invito e detta la regola dell'apostrofo “collante” (4):
In univerlang le parole vanno sempre scritte e pronunciate nella loro interezza – sono aboliti il
l’apostrofo univerlang svolge , come vedremo, solo una funzione di
troncamento, la elisione e la contrazione -;
collante” in particolari “figure grammaticali” – sostantivi composti, avverbi di tempo composti, aggettivi geografici, aggettivi
numerali, termini opposti, tempi passato e futuro –.
Alcuni esempi:
veke’enden [vèke-ènden] (fine settimana);
bede’romen [bède-ròmen](stanza da letto);
pre’toda [prè-tòda] (ieri)
– toda (oggi) -;
pos’toda [pòs-tòda] (domani);
pre’pre’toda [prè-prè-tòda] (l’altro ieri)
pos’pos’toda [pòs-pòs-tòda] (dopodomani);
nai’itàlia manom [nài-itàlia mànom] (uomo italiano);
nai’itàlia manof [nài-itàlia mànof] (donna italiana);
dov’froi [dòv-fròi] (ventiquattro);
frov’fivi [fròv-fìvi] (quarantacinque);
op’beti [òp-bèti] (brutto);
op’godi [òp-gòdi] (cattivo);
i p’lovel [i pì-lòvel] (io amai);
i f’bel [i fì-bèl] (io sarò);
attenzione! nel pronunciare le sopracitate parole “composte” (parole cioè formate da due o più vocaboli), occorre “incollare”, foneticamente,
le parole, nel senso di pronunciarle “ravvicinate”, con un’unica emissione di voce; ogni parola conserva, comunque, il
proprio accento tonico.
7
La maiuscola
Univerlang adotta un principio molto “sbrigativo” e “democratico”, ma soprattutto di
“riverenza” assoluta a Dio; è la regola della maiuscola religiosa (5):
La maiuscola è dovuta solo a Dio, ai Fondatori delle Religioni, ai Profeti, ai Santi, e ancora ai
Libri , ai Luoghi e alle Istituzioni Sacre di tutte le Confessioni
Per tutto il resto si userà sempre la minuscola, perfino all'inizio di un periodo o dopo il punto.
Per facilitare la lettura, dopo il punto è preferibile andare a capo, oppure “battere” 2 volte il
tasto della “spaziatura”.
Risulta evidente il risvolto “pratico” della suddetta regola: niente più incertezze nello
scrivere “presidente” o “ministro”....
Per non contare il fatto che riservando la maiuscola alla sfera della Religione, e
scrivendo tutto il resto minuscolo – compresi i nomi di persona! -, acquisteremo velocità sulla
tastiera del computer in quanto eviteremo la “battuta” del tasto “maiuscolo”.
Tanto per cominciare a “farci l'occhio”, da questo punto in avanti scriverò
applicando questa regola. in questo modo sarò di certo più rapido sulla
tastiera!!!!
attenzione! nei principali programmi di scrittura elettronica, a “inizio frase” e dopo il “punto” viene automaticamente inserita la
lettera maiuscola; pertanto, al fine di non rallentare la nostra scrittura univerlang, è possibile – solo in questi due casi – lasciare la
lettera maiuscola.
curiosità! Dio in univerlang è tradotto Elu (Dio); ciò in onore dell’ebraico biblico, in
considerazione del fatto che “El” (Dio) è stata la prima parola pronunciata da Adamo – in ebraico! nel rivolgersi al Creatore; adottando la radice “El” della primordiale “lingua adamica” - tra l’altro per
tradurre il più sacro dei lemmi (Dio, appunto) – univerlang, “idealmente”, si propone quale “erede” dell’ebraico
biblico ed aspira, in tal senso, a realizzare un antico sogno dell’uomo… la ricostituzione della
primordiale “unità linguistica” dell’umanità, posseduta per millenni e poi perduta per volontà
divina così come narrato nell’episodio biblico della torre di babele (Genesi 11).
8
le sigle
le sigle, dette anche “acronimi”, sono delle parole “atipiche” formate dalle iniziali di
vocaboli che insieme formano la denominazione di un ente, di un'associazione o anche
un breve messaggio (s.o.s. = “save our souls” = salvate le nostre anime).
univerlang, avendo l’esigenza di essere compresa “universalmente”, stabilisce la
regola delle sigle universali (6):
in univerlang è consentito “esclusivamente” l'uso di sigle “universalmente conosciute” e di
rilevanza internazionale; è d'obbligo la lettera minuscola, il punto dopo ogni lettera e il
doppio punto a fine periodo.
per fare qualche esempio: o.n.u..
n.a.t.o..
u.e..
per tutte le altre sigle, quelle cioè che non godono di “fama mondiale” – e che pertanto potrebbero
si deve usare la denominazione completa, a costo di
essere più “lunghi”.... la chiarezza nella comunicazione ha sempre la precedenza!!!
non essere “decodificate” dal nostro interlocutore –,
9
le abbreviazioni
come si scrive l'abbreviazione di “pregiatissimo” oppure di “illustrissimo” ???
chi di noi, nell'iniziare a scrivere una lettera ad una “personalità”, non si è
soffermato, col naso in aria, colto dal dubbio????
mai
univerlang ci solleva da simili imbarazzi e fissa la
regola dell'abolizione delle abbreviazioni (7):
in univerlang sono abolite le abbreviazioni; le parole vanno, pertanto, tutte scritte per intero
nelle varie lingue nazionali, la maggior parte delle abbreviazioni è riferita al titolo
professionale-referenziale (dott., ing., sig., etc.).
per la suddetta regola (7), in univerlang questi titoli andranno scritti preferibilmente
(vedi sotto “importante!”) nella loro “interezza” e comunque usati solo se
“contestualizzati”, cioè se il contesto, la circostanza del discorso ne giustificano l'uso;
esempio: se stiamo parlando dell'attività svolta in “sala operatoria” da un certo signor
rossi, indicheremo quest'ultimo “dottor rossi” – stesso discorso vale per la sua targa professionale o la carta
intestata -; se però parliamo di una partecipazione della stessa persona ad una riunione di
condominio, lo indicheremo come “signor rossi”……
….. Regola democratica (8):
in univerlang tutte la persone hanno pari dignità e vanno identificate col titolo di “signore/a”;
gli eventuali titoli professionali-referenziali sono usati solo se “contestualizzati” (relazioni professionali).
attenzione! la traduzione univerlang di “signore/a” è la seguente:
mistom (signore);
mistomes (signori);
mistof (signora);
mistofes (signore);
curiosità! la traduzione univerlang di “dottore” – dotato di laurea (in generale) - è la seguente:
doktorom (dottore);
doktorof (dottoressa);
doktoromes (dottori);
doktorofes (dottoresse);
attenzione! la traduzione univerlang di “dottore (medico) ” è la seguente:
medikom (dottore-medico);
medikof (dottoressa-medico);
medikomes (dottori-medico);
medikofes (dottoresse-medico);
importante! per il titolo professionale-referenziale, per ragioni di praticità, è prevista l’eccezione alla regola.
mist. (signore/signora); dok. (dottore/essa – laureato -); med. (medico).
Pertanto avremo:
10
a capo
come si spezza la parola “poeta” quando si è al margine del foglio e si vuole andare a
capo???
quante volte ci siamo fermati, giunti al margine destro del nostro foglio, incerti sul da
farsi???!!!
per andare correttamente a capo occorre dividere in sillabe la parola....
sembra semplice, ma non lo è affatto!!! esistono un'infinità di regole ed eccezioni...
un vero “rompicapo”!!!
come al solito ci soccorre univerlang, la lingua della semplificazione, che detta la
regola del “tutto a capo” (9):
in univerlang, nell'andare a capo, la parola non si spezza mai... la si riporta per intero a capo
in pratica univerlang prende a prestito il metodo del programma di scrittura per
computer “microsoft office word”;
il software, appena si rende conto che la parola non trova spazio alla fine del rigo, la
riporta “per intero” al rigo successivo;
ebbene, lo stesso faremo noi quando useremo penna o matita nello scrivere in
univerlang.
11
le doppie
io sono molto inteliggente... sono anche molto sagio... e anche molto
direte giustamente voi!!!!
ignorante,
scherzi a parte, sarete d'accordo con me sul fatto che le doppie sono un gran problema!!!
l'incertezza ci assale spesso sulle parole d'uso non ordinario... a volte anche su quelle comuni!!!
ma univerlang, la lingua della certezza, risolve alla radice il problema con la
regola della unicità delle lettere (10):
in univerlang non esistono le doppie
esistono “solo” 3 eccezioni
(come sempre “funzionali” alla semplificazione):
1. “nomi di persona” (nome proprio, cognome, soprannome, pseudonimo);
2. “nomi geografici” (fiumi, monti, città, nazioni, etc.);
3. “vocaboli etnici” – in pratica tutti quei termini originari di un dato
diffusione planetaria o che comunque sono “strettamente” legati
d'arte, specialità gastronomiche, aziende, etc.) -.
paese e che hanno una
al territorio (monumenti, opere
esempi:
mònika bellùcci,
fransuà mitteràn, mèri pappalàrdo, pìzza, risòtto àlla milanèse,
kolossèo, tùr eiffèl, ferràri;
importante! univerlang - sempre allo scopo di “snellire” ortografia e “fonetica” -, nella formazione delle sue parole
dai corrispondenti termini inglesi – vedi paragrafo successivo -, abolisce la “sequenza” di due o tre
“vocali”; univerlang mantiene infatti “solo” la prima vocale;
esempi:
air – sostantivo inglese -
meat
– sostantivo inglese -
>
>
aren – in univerlang - (aria);
meten – in univerlang - (carne);
stesso ragionamento vale per il gruppo consonantico inglese “ght”, dove però, in univerlang, è
mantenuta “solo” l’ ultima consonante, cioè la t – il gruppo consonantico “gh”, in univerlang , è soppresso -;
esempi:
night
fight
– sostantivo inglese – sostantivo inglese -
attenzione!
>
>
niten
fiten
– in univerlang – in univerlang -
(notte);
(lotta).
la metodica sopra accennata (formazione dei lemmi univerlang dai corrispondenti lemmi inglesi) – e che sarà analizzata più nel
dettaglio nel prossimo capitolo - è stata qui riportata al solo scopo di soddisfare la eventuale “curiosità” del lettore….
la suddetta metodica “non” ha nessuna valenza didattica!
pertanto, lo studente, per apprendere univerlang, non deve applicarla!!!
lo studente deve imparare e memorizzare “direttamente” i vocaboli univerlang…
chi conosce l’inglese, non deve assolutamente ricorrere alla suddetta metodica (risalire, cioè, dal lemma inglese al termine
univerlang), perché ciò comporterebbe un eccessivo rallentamento dei processi di apprendimento e, soprattutto, originerebbe
“grossolani” errori, dal momento che la metodica in oggetto prevede numerose eccezioni funzionali alla
semplificazione morfologica e fonetica di univerlang.
12
il lessico
il lessico è il complesso dei vocaboli che costituiscono una lingua.
le moderne lingue nazionali hanno attinto, per costruire il loro lessico, dalle lingue del
passato (latino, greco, sanscrito, etc.), oppure da lingue attuali di altri paesi (ad
esempio “sport”, “computer”, etc. – parole inglesi usate anche in italiano -).
univerlang, in qualità di lingua ausiliaria pianificata, nella costruzione del suo lessico si
avvale della regola dell'origine inglese (11):
la lingua d'origine di univerlang è l'inglese
attenzione!
– la lingua oggi più diffusa al mondo! -
una obiezione immediata, spontanea, che spesso viene fatta è la seguente:
“visto che la lingua d’origine è l’inglese, univerlang può essere appresa solo
da chi conosce l’inglese”…. ASSOLUTAMENTE NO!
tutti possono imparare univerlang, anche chi non conosce una parola di inglese!
ovviamente chi padroneggia la lingua inglese è “leggermente” favorito, nel senso che sarà
agevolato nel processo di memorizzazione delle nuove parole univerlang, ma ciò non esclude
che chiunque può imparare univerlang;
è come se un italiano decidesse di imparare il tedesco….
sono termini, quelli tedeschi, del tutto estranei per un italiano, eppure tantissimi italiani
riescono ad imparare la lingua tedesca!!!;
pertanto, caro studente, nessun timore….. anche se non conosci l’inglese, nessun problema!
anche tu, in soli 9 giorni, riuscirai ad imparare univerlang!
13
il sostantivo
i sostantivi sono parole che indicano “persone”, “animali”, “esseri del mondo
vegetale”, e “cose” – concrete e astratte -.
sono sostantivi vocaboli come cane, pittore, infermiere, paura, amore, nazione, etc.
univerlang fa derivare i suoi sostantivi dai corrispettivi termini inglesi
“opportunamente” e “funzionalmente” modificati secondo semplici ed intuitive regole;
esempi:
attenzione! sulla “sinistra” è indicata la parola inglese, in “grassetto” il vocabolo univerlang, entro le “parentesi quadre” la pronuncia univerlang,
e tra le “parentesi tonde” la traduzione italiana.
milk > milken [mìlken] (latte)
– si “aggiunge” la desinenza – en al termine inglese che termina per consonante -;;
– la doppia “p” è soppressa - > aple > aplen
vocale del termine inglese, quando questo termina appunto per vocale -;
apple
[àplen] (mela)
- si “sostituisce” la desinenza – en all’ ultima
day > daen [dàen] (giorno);
attenzione!
la metodica appena descritta (formazione dei lemmi univerlang dai corrispondenti lemmi inglesi) è stata qui riportata al solo
scopo di soddisfare la eventuale “curiosità” del lettore…. la suddetta metodica “non” ha nessuna valenza didattica!
pertanto, lo studente, per apprendere univerlang, non deve applicarla!!
lo studente deve imparare e memorizzare “direttamente” i vocaboli univerlang…
chi conosce l’inglese, non deve assolutamente ricorrere alla suddetta metodica (risalire, cioè, dal lemma inglese al termine
univerlang), perché ciò comporterebbe un eccessivo rallentamento dei processi di apprendimento e, soprattutto, originerebbe
“grossolani” errori, dal momento che la metodica in oggetto prevede numerose eccezioni funzionali alla
semplificazione morfologica e fonologica.
genere
genere paritario – genere maschile – genere femminile – genere neutro
nelle moderne lingue nazionali il genere dei sostantivi è quanto mai “irrazionale”, e
spesso non legato al “genere fisiologico” – sesso biologico (maschio e femmina) -;
basti pensare che la parola “mare” in italiano è maschile, in francese è femminile, in
tedesco è neutro – l'inglese, invece, non possiede il “genere” -;
ma a parte la irrazionalità, il genere dei sostantivi è gravato da regole complicate e da
un'infinità di eccezioni;
in italiano, ad esempio:
“figli-o” > “figli-a”, cioè il femminile si ottiene con la desinenza -a;
lo stesso dicasi per “ragazz-o” > “ragazz-a”;
ma purtroppo non è sempre così:
“marit-o” al femminile non fa “marit-a”, bensì “moglie”, cioè un sostantivo
“indipendente” con una radice del tutto diversa;
sempre in italiano esistono, inoltre, sostantivi “comuni”, cioè con una forma comune
per il maschile e il femminile: “parente”, “artista”, “volpe”, etc.
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piuttosto complicato, non vi pare???!!!
in inglese, essendo stato abolito il “genere” - non esistono pertanto le “desinenze” di genere -, le
cose vanno un po' meglio.... ma esiste comunque un certo grado di difficoltà:
“dog” (cane) ha il suo corrispettivo femminile in “bitch” (cagna), cioè un sostantivo
indipendente;
lo stesso dicasi per “actor” (attore) > “actress” (attrice);
risulta evidente lo “sforzo” – per chi vuole acquisire la lingua - nel dover memorizzare due
termini diversi!!!
inoltre, sempre per quanto riguarda l’inglese, avremo che “cat” (gatto/gatta) è un
sostantivo “comune”, cioè non esiste un sostantivo specifico per il genere femminile;
lo stesso vale per “doctor” (dottore/dottoressa); e si potrebbe continuare con
numerosi altri esempi ed ulteriori eccezioni.... che fatica per gli studenti!!!!
nelle attuali lingue nazionali, inoltre, ricorre un palese “maschilismo” linguistico che è
spia di discriminazioni sociali nei confronti delle donne…. discriminazioni nella famiglia,
nel lavoro, nella politica; e ciò avviene in tutto il mondo…….
anche nelle, cosiddette, moderne “democrazie occidentali”!!!!!
nella lingua italiana (ma vale anche per le altre lingue!), si scrive ad esempio:
“i diritti dell'uomo”, “l'ingegno dell'uomo”, etc....
sono queste palesi frasi “sessiste” e discriminatorie, come se la donna appartenesse ad un'altra
specie... magari deprivata di “ingegno e diritti” !!!???
certo, le donne subiscono ben più gravi discriminazioni (in famiglia, nel lavoro, etc.), ma
l'aspetto linguistico non va sottovalutato perchè frasi “maschiliste”, come quelle citate,
instillano subdolamente l'idea di una presunta superiorità dell'uomo;
alla luce di queste considerazioni, è evidente che la “pari dignità linguistica” sia un passo
fondamentale sulla via della uguaglianza uomo-donna, condizione sociale, questa,
indispensabile per una umanità armoniosa e giusta, capace di raggiungere un grado di civiltà e
progresso ad oggi inimmaginabile!!!
univerlang, pertanto, mette al bando ogni forma di “maschilismo linguistico” e detta la
regola della parità linguistico-sociale dei sessi (12):
La pari dignità sociale uomo-donna comincia dalla pari dignità linguistica
In ottemperanza alla suddetta regola (12), univerlang opera una inedita ed originale
“invenzione grammaticale” affiancando ai tradizionali tre generi (maschile, femminile e neutro) un
quarto, inedito, genere grammaticale:
il genere paritario (genere della pari dignità dei sessi) – provvisto di una specifica desinenza, distinta dalle altre tre ( e che vedremo a
breve) -;
tale genere è usato allorché vogliamo riferirci a una persona (o animale) in quanto “specie”, oppure
quando non è importante specificarne il sesso biologico in quanto elemento ininfluente nel contesto;
alcuni esempi d’uso del genere paritario:
“gli uomini sono animali dotati di intelletto”;
“i gatti sono animali dotati di agilità”;
“il cane è il più fedele amico dell’ uomo”;
“vorrei mi regalassero un gatto”;
ma entriamo adesso nel vivo della “grammatica del genere” univerlang:
per prima cosa univerlang distingue due grandi classi di sostantivi:
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1) sostantivi indicanti entità provviste di sesso biologico, maschile e femminile
(persone
e animali);
2) sostantivi indicanti entità non provviste di sesso biologico, cioè “neutre” (esseri
vegetali – piante e frutti - e cose –concrete e astratte -);
operata tale divisione, univerlang fissa la rigida corrispondenza tra “sesso biologico”
e “genere grammaticale” – desinenza maschile e desinenza femminile -;
– maschio e femmina -
in pratica, gli “esseri” dotati di “apparato sessuale maschile” saranno espressi da un
sostantivo di genere grammaticale maschile > desinenza maschile;
gli “esseri” dotati di “apparato sessuale femminile” saranno espressi da un sostantivo
di genere grammaticale femminile > desinenza femminile;
le “entità” prive di “apparato sessuale” – vegetali (piante e frutti) e cose (concrete e astratte) - saranno
espresse da un sostantivo di genere grammaticale neutro > desinenza neutra;
si capisce bene come con un tale “ordine logico” sia molto più semplice apprendere i
vocaboli univerlang…. in pratica, non si potrà mai sbagliare, in univerlang, la desinenza
di “genere”….
è sufficiente stabilire il sesso della persona (o animale) cui si riferisce il sostantivo e, in
conseguenza, assegnarli la corrispondente “desinenza di genere” – che vedremo, nello specifico, tra
poco -;
ma univerlang, come già accennato, non semplifica soltanto…. va ben oltre!
si spinge a sancire un principio di alto profilo etico e sociale:
la pari dignità dei sessi – a cominciare dalla linguistica! -.
dopo questa ampia - ma necessaria – premessa, vediamo nello specifico quali sono i “generi”
univerlang: regola dei 4 generi grammaticali (13):
le “entità sessuate” intese come “specie” (o comunque di cui non si vuole specificare il sesso) hanno il genere paritario
> desinenza -o;
le “entità sessuate” di sesso femminile hanno il genere femminile > desinenza -of;
le “entità sessuate” di sesso maschile hanno il genere maschile > desinenza -om;
le “entità non sessuate” (mondo degli esseri vegetali e cose), non avendo “sesso”, hanno il genere neutro
> desinenza -en;
attenzione! come “criterio mnemo-tecnico” (tecnica di memorizzazione), si potrà procedere nel seguente modo:
la desinenza del genere paritario (-o), può essere “collegata”, vista la forma della vocale “o”, ad un anello;
considerando poi che l’anello è il simbolo del matrimonio, istituzione in cui uomo e donna si uniscono in amore, rispetto e, soprattutto nella
parità dei diritti e doveri, il gioco è fatto!
la desinenza del genere femminile (-of), può facilmente essere ricordata….. basta “attaccare” la f (iniziale di femminile; in inglese feminine)
alla o del precedente genere (genere paritario);
la desinenza del genere maschile (-om), può facilmente essere ricordata….. basta “attaccare” la m (iniziale di maschile; in inglese masculine)
alla o del genere paritario;
circa la desinenza del genere neutro (-en), la vocale e può essere “collegata” alla iniziale della parola elettronica
(in inglese electronics)… questa ( l’elettronica) caratterizza la nostra epoca riempiendo la nostra vita di oggetti “neutri” (che non hanno cioè sesso!);
per quanto riguarda la n, questa è facile da ricordare in quanto iniziale della parola neutro (in inglese neuter).
per quanto riguarda la formazione dei sostantivi univerlang, in base alla regola 11 (regola
dell’origine inglese), si procederà secondo le 2 seguenti modalità:
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1) le 4 desinenze di genere (-o, -of , -om, -en ) sono aggiunte al corrispondente vocabolo
inglese qualora questo termini per consonante.
2) le 4 desinenze di genere (-o, -of , -om, -en ) sono sostituite all’ultima vocale del corrispondente
vocabolo inglese qualora questo termini appunto per vocale.
esempi:
dog > dog-o [dògo ] (cane, in quanto specie, o comunque senza specificazione del sesso) – si aggiunge la desinenza paritaria – o alla parola inglese
che termina per consonante -;
dog > dog-om [dògom] (cane, di sesso maschile) – si aggiunge la desinenza maschile – om alla parola inglese che termina per consonante -;
man > man-o [màno] (uomo, in quanto specie) – si aggiunge la desinenza paritaria – o alla parola inglese che termina per consonante -;
man > man-of [mànof] (donna) – si aggiunge la desinenza femminile – of alla parola inglese che termina per consonante -;
apple > aple > apl-en [àplen] (mela) - si sostituisce la desinenza neutra –en all’ultima vocale del termine inglese che termina appunto per vocale;
attenzione!
la metodica appena descritta (formazione dei lemmi univerlang dai corrispondenti lemmi inglesi) è stata qui riportata al solo
scopo di soddisfare la eventuale “curiosità” del lettore…. la suddetta metodica “non” ha nessuna valenza didattica!
pertanto, lo studente, per apprendere univerlang,
non deve applicarla!!
deve imparare e memorizzare “direttamente” i vocaboli univerlang…
chi conosce l’inglese, non deve assolutamente ricorrere alla suddetta metodica (risalire, cioè, dal lemma inglese al termine
univerlang), perché ciò comporterebbe un eccessivo rallentamento dei processi di apprendimento e, soprattutto, originerebbe
“grossolani” errori, dal momento che la metodica in oggetto prevede numerose “eccezioni” funzionali alla
semplificazione morfologica e fonologica.
alcuni esempi di sostantivi univerlang:
dogo (cane, come specie) > dogof (cagna) > dogom (cane, sesso maschile);
girlo (ragazzo, come specie) > girlof (ragazza) > girlom (ragazzo, sesso maschile);
mano (uomo, come specie) > manof (donna) > manom (uomo, sesso maschile);
keren – neutro –[kèren] (automobile);
aplen – neutro – (mela);
fruten – neutro – (frutto);
tren – neutro – (albero);
concludo il capitolo con un breve riferimento al termine “signorina”.
univerlang, naturalmente, coerentemente alla già citata regola della parità dei sessi (12), abolisce
tale vocabolo perchè palesemente “maschilista”: con “signorina”, infatti, la donna è indicata in relazione al
rapporto con l'uomo (signorina = donna “non sposata”), in un evidente stato di “subordinazione sociale”;
al posto di “signorina” si userà sempre “signora” > mistof, sia essa sposata o meno....
in ambito lavorativo, poi, la donna sarà identificata col titolo professionale “al femminile” (sempre
presente in univerlang, non sempre in inglese o in italiano);
esempi:
doktorom [dòktorom] (dottore,
laureato)
– doktorof [dòktorof] (dottoressa);
medikom [mèdikom] (dottore, medico) – medikof [mèdikof] (dottoressa);
lavorom [làvorom] (avvocato) – lavorof [làvorof] (avvocatessa);
aktorom [àktorom] (attore) – aktorof [àktorof] (attrice);
attenzione! nei sopramenzionati termini univerlang – come in tanti altri! - ricorre una “eccezione” alla regola di
formazione delle parole dai corrispondenti lemmi inglesi – si rammenta che in univerlang le eccezioni sono comunque “sempre”
funzionali alla semplificazione “morfologica o fonologica” -.
numero (singolare e plurale)
nelle varie lingue nazionali per la formazione del plurale esistono regole grammaticali alquanto
complicate...
in italiano, ad esempio, occorre memorizzare un’infinità di regole e eccezioni!!!
e anche quando, come in inglese, pare esistere una sola, semplice regola, numerose e irrazionali sono le
eccezioni... che fatica per gli studenti!!!!
univerlang, la lingua nemica delle eccezioni e delle irregolarità “illogiche”, stabilisce la
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regola del plurale regolare con una “sola” eccezione (14):
il plurale univerlang si ottiene aggiungendo la desinenza - s al sostantivo singolare che finisce per
vocale (-o), e la desinenza - es al sostantivo singolare che finisce per consonante (-m e -f).
Esiste una “sola” eccezione a tale semplice regola: i “sostantivi singolari neutri” che
terminano con la desinenza –en (quindi finiscono con una consonante), al plurale non
aggiungono la desinenza – es, come da regola, bensì sostituiscono la –n finale del sostantivo
singolare con la –s (per il plurale):
alcuni esempi:
dogo [dògo] (cane, riferito alla specie) > dogo-s [dògos] (cani, riferito alla specie);
dogom [dògom] (cane, sesso maschile) > dogom-es [dògomes] (cani, sesso maschile);
dogof [dògof] (cagna) > dogof-es [dògofes] (cagne);
keren [kèren] (automobile) > keres [kères] (automobili);
sempre in un'ottica di semplificazione, in univerlang sono aboliti i “sostantivi difettivi” - quelli cioè
che “difettano”, mancano del singolare oppure del plurale -; in italiano, ad esempio, i sostantivi “sete”, “sangue”,
“pazienza”, etc., mancano della forma plurale; viceversa, i sostantivi “occhiali”, “pantaloni”,
“ferie”, “forbici”, “stoviglie”, etc., non posseggono il singolare;
ebbene, in univerlang, per ognuno dei suddetti sostantivi, esiste sia il singolare che il plurale;
in inglese la situazione è ancora più complicata in quanto esistono sostantivi difettivi che hanno
solo il singolare - reggono pertanto il verbo alla terza persona singolare -, ma si traducono al plurale:
hair (capelli);
information (informazioni);
news – anche se termina per -s è un sostantivo singolare – (notizie);
che impresa districarsi in un tale labirinto.... ma ancora una volta univerlang ci viene in aiuto e con un
colpo di spugna cancella tutti i sostantivi difettivi... si avrà pertanto:
axen [àxen] (capello)
> axes [àxes] (capelli);
infoen [ìnfoen] (informazione) > infoes [ìnfoes] (informazioni);
neven [nèven] (notizia)
> neves [nèves] (notizie);
caro studente, la tua prima lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “leggere” “a voce alta” tutte le
parole univerlang di questa lezione…. non memorizzarle, basta solo tu legga “a voce alta”!
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 2.
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LEZIONE 2
- LESEN doi -
Benvenuto alla tua seconda lezione!
Prima di iniziare, però, è opportuno che tu esegua un veloce ripasso di quanto finora
appreso……
pertanto ti è richiesto di leggere velocemente e “mentalmente” la lezione 1;
nel corso della rapida lettura, però, quando incontrerai i termini univerlang dovrai
“soffermarti” e leggerli “a voce alta” – senza però sforzarti di memorizzarli -.
concluso il ripasso, entriamo nel vivo della nuova lezione (lezione 2 – lesen doi -):
sostantivi alterati (diminutivi –vezzeggiativi-, accrescitivi, dispregiativi)
sono questi dei nomi che derivano da un “sostantivo primitivo” mantenendone il
significato, seppur modificato qualitativamente; esempio:
libro > libretto (o libricino), librone, libraccio;
bambino (o fanciullo) > bambinetto (o fanciullino), bambinone, bambinaccio;
come si può notare, in italiano esiste una certa “irregolarità” dei suffissi (il diminutivo
prevede due suffissi, “-ino” e “-etto”);
univerlang fissa la regola dei sostantivi alterati “mono-suffissali” (15):
per ciascun sostantivo alterato è previsto un unico suffisso
– sul quale si sposta l’accento tonico -:
-in- per il diminutivo (vezzeggiativo);
-ig- per l’accrescitivo;
-iz- per il dispregiativo;
tali suffissi vanno inseriti tra la “radice” e la “desinenza di genere” del corrispondente
vocabolo primitivo, singolare;
alcuni esempi di sostantivi alterati univerlang:
sostantivo primitivo:
boken (libro),
bok- =radice,
-en = desinenza di genere neutro, singolare;
bok-in-en (libretto, libricino) [bokìnen];
bok-ig-en (librone) [bokìgen];
bok-iz-en (libraccio) [bokìzen];
cildom (bambino, fanciullo), cild- =radice,
cild-in-om (bambinetto, fanciulletto, fanciullino);
cild-ig-om (bambinone);
cild-iz-om (bambinaccio);
sostantivo primitivo:
kupen [kùpen](tazza),
kup-in-en (tazzina);
kup-ig-en (tazzone);
sostantivo primitivo:
kup- = radice,
-om =desinenza maschile, singolare;
-en =desinenza neutro, singolare;
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sostantivi composti
i sostantivi composti sono vocaboli che “concentrano” in una sola parola il significato di
2 (o più) parole primitive;
i sostantivi composti sono presenti in italiano (ad es. “capostazione”, etc.), in inglese (“weekend”,
“bedroom”, etc.) e in molte altre lingue nazionali;
i sostantivi composti sono, in genere, parole d’uso “comune” - esprimono cioè un concetto entrato nella
“comunicazione ordinaria”, nel “parlare” di tutti i giorni (“vocabolario attivo”) -.
anche univerlang possiede i sostantivi composti; al riguardo, anzi, detta la
regola dei sostantivi composti “potenziati” (16):
univerlang, oltre a mutuare numerosi “sostantivi composti inglesi”, ne conia di nuovi – neologismi univerlang –
si è scelto di “privilegiare” (e potenziare!) l'uso del “sostantivo composto” perchè
questo è uno strumento grammaticale assai efficiente per “velocizzare” e semplificare
il discorso: con una sola parola, infatti, si riesce ad esprimere un “concetto ordinario”,
entrato nel “dire comune”, altrimenti reso da più parole;
in inglese ad esempio:
“weekend” (fine settimana), è formato da “week” (settimana) e “end” (fine);
“bedroom” (camera da letto), è formato da “bed” (letto) e “room” (stanza);
in univerlang, nella costruzione del “sostantivo composto”, relativamente ai due
casi sopramenzionati, si procede nel seguente modo:
si parte dai due sostantivi inglesi “modificati” secondo le regole univerlang:
“week” > veken (settimana), e “end” > enden (fine);
“bed” > beden (letto), e “room” > romen (stanza);
quindi si uniscono le due parole tramite l’ apostrofo “collante” (‘) – regola (4), vedi pag. 6 -;
nella unione delle due parole, la prima perde l’ultima lettera (la cui “perdita” è appunto
segnalata dall’apostrofo); circa l’ordine delle parole, si ricordi che la prima parola
coincide, in genere, col complemento di specificazione o col complemento di finescopo; esempi:
veke’enden [vèke-ènden] (fine settimana);
bede’romen [bède-ròmen](stanza da letto);
attenzione! circa la pronuncia del “sostantivo composto”, si ricordi che la presenza dell’apostrofo collante
obbliga a legare foneticamente le due parole ricorrendo ad unica emissione di voce; inoltre, avremo
2 accenti tonici, uno per ognuna delle due parole che unendosi hanno formato il nuovo vocabolo.
univerlang, come preannunciato, introduce nuovi ed inediti “neologismi composti”;
tali parole composte sono “tutte” d’uso comune e praticamente entrate nel linguaggio
ordinario – vocabolario attivo -; vediamone alcune:
fesce’veken [fèsce-vèken] (settimana della moda)>>>fescen (moda)
- veken (settimana);
fesce’magazen > [fèsce-màgazen] (rivista di moda) >>> fescen (moda)
buse’staten [bùse-stàten] (stazione degli autobus)
>>> busen (bus)
- magazen (rivista);
- staten (stazione);
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aple’tren [àple-trèn] (albero di mele, melo) >>> aplen (mela)
- tren (albero);
frute’tren [frùte-trèn] (albero da frutto)
- tren (albero);
>>> fruten (frutto)
emerje’exiten [èmerge-èxiten](uscita di emergenza)
>>> emerjen (emergenza) - exiten (uscita);
famile’daen [fàmile-dàen] (giornata della famiglia)
>>> familen (famiglia)
famile’manom [fàmile-mànom] (uomo di famiglia)
>>> familen (famiglia)
- daen (giornata);
- manom (uomo);
vine’glasen [vìne-glàsen] (bicchiere di vino–complemento di specificazione-) >>> vinen (vino) - glasen (bicchiere);
attenzione!
“glasen fir vinen” [glàsen fìr vìnen] (un bicchiere da vino – complemento di finalità -);
vate’glasen [vate-glàsen] (bicchiere di acqua)
>>> vaten (acqua)
- glasen (bicchiere);
alfi vine’glasen [àlfi vìne-glàsen] (mezzo bicchiere di vino);
keste’timen [kèste-tìmen] (ora della interrogazione parlamentare, interrogazione a risposta immediata
>>> kesten (domanda) - timen (ora, momento, tempo cronologico);
nomi
– in parlamento -)
(di persona, di luogo – geografici - , di opere dell’ingegno umano)
il primo nodo da sciogliere è:
si scrive prima il nome o il cognome?
univerlang segue l'uso che vige in quasi tutte le lingue nazionali:
prima il nome, poi il cognome!
e poi, come vanno scritti in univerlang????
e, soprattutto, come si pronunciano????
ebbene, univerlang risolve il problema optando per la pronuncia del paese d'origine,
pronuncia che naturalmente condizionerà la grafia, seppur questa “modificata” e “adattata”
all'alfabeto univerlang.
in virtù dei suddetti adattamenti, i nomi e cognomi saranno scritti in univerlang senza la “h”
(e senza perciò il suono “aspirato” – unica differenza, questa, rispetto la pronuncia originale! -), senza la “w”
(sostituita, a seconda i casi, dalla “u”, o dalla “v”), senza la “y” (sostituita dalla “i”) e senza la
“q” (sostituita dalla “k”);
inoltre, per conservare (il più possibile!!!) la pronuncia del paese d'origine si adotteranno le
doppie, e l' accento grafico (obbligatorio!);
alcuni esempi di nomi di persona in univerlang:
àlbert àinstain, sìlvio berluskòni, mònika bellùcci, jòrj bùsc, fransuà mitteràn, bìl klìnton, tòm krùis,
spàidermen, sùpermen, etc.
come si può notare, parlando univerlang non si rischia di “storpiare” i nomi stranieri.… pratica questa
assai frequente, fonte di ilarità e qualche imbarazzo !!!
attenzione! i nomi dei personaggi storici o comunque “importanti” (i cosiddetti “vip”), compariranno nel
“dizionario enciclopedico univerlang” – cognome e nome -, con a fianco la “versione ortografica”
della lingua d’origine; un esempio :
bùsc jòrj – Bush George (presidente degli stati uniti d'america).
ciò consentirà di avere all'occorrenza il nome “originale” del personaggio, in modo da
consentire eventuali ricerche ed approfondimenti su internet ed enciclopedie.
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lo stesso principio (e adattamento!) adottato per i nomi di persona vale anche per i
nomi propri di luogo (nomi geografici), e per le opere dell'ingegno umano (monumenti,
opere d'arte, edifici, navi, aziende, piatti tipici, prodotti eno-gastronomici tipici, etc.);
alcuni esempi:
ròma, milàno, parì, niù iòrk, itàlia, iù.ès.èi. (u.s.a.), pàsta, pìzza, risotto àlla milanèse, ambòger, kolossèo,
tùr eiffèl, jokònda, pietà dì mikelànjelo, dàun jòn (palazzo della borsa u.s.a.), ferràri, màikrosoft (azienda
informatica), uìndos (sistema operativo informatico), etc.
attenzione! in univerlang, pertanto, se una parola è scritta con l'accento grafico e/o possiede
una doppia, quella parola corrisponde “obbligatoriamente” ad una delle 3 seguenti fattispecie:
1. “nomi di persona” (nome proprio, cognome, soprannome, pseudonimo);
2. “nomi geografici” (fiumi, monti, città, nazioni, etc.);
3. “opere dell’uomo” (monumenti, opere d'arte, specialità eno-gastronomiche, aziende, etc.).
l'articolo
l'articolo è una “piccola” parola che anteposta ad un altro vocabolo lo identifica come
“sostantivo” e ne indica inoltre il carattere di “determinazione”, di “indeterminazione”
oppure di “partizione”.
Si distinguono, pertanto (in italiano), tre tipi di articolo:
1. articolo determinativo – indica persone, animali o cose in senso
“determinato”, cioè ben distinti dagli altri, chiaramente “individuati” e
“conosciuti” (es. “il cane di mario”).
2. articolo indeterminativo - indica persone, animali o cose in senso
“indeterminato”, cioè “indefiniti” e “non conosciuti” (es. “un cane abbaia”).
3. articolo partitivo – indica una “parte dell'insieme”, quest’ultima indefinita
numericamente e quantitativamente (es. “vorrei del pane”; “ho visto delle
rondini”).
in univerlang l'articolo determinativo è te, invariabile sia per il genere che per il
numero;
te, pertanto, traduce tutti gli articoli determinativi italiani: il, lo, la, i, gli, le.
attenzione! in univerlang, al fine di snellire la frase, l'articolo determinativo te
non si scrive mai (lo si sottintende!!!);
esistono “solo” 2 eccezioni:
1)
quando il sostantivo che identifica possiede un tale carattere di determinazione, distinzione ed
eccellenza da essere “unico” (nel suo genere);
un esempio: se scriviamo l' Avvocato, intendiamo riferirci a “giovanni agnelli”; e ancora, se
diciamo la Voce, vogliamo riferirci a “frank sinatra”;
ebbene in questi casi (ma solo in essi!!!), univerlang prevede l’uso di te;
al fine di evitare “incomprensioni”, però, è preferibile ricorrere “eccezionalmente” a tale
costruzione, preferendo altresì esplicitare il nome della persona.
2)
nella costruzione del “superlativo relativo” – che vedremo nella prossima lezione -.
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l'articolo indeterminativo, in univerlang, è oi
– coincidente col “numerale cardinale 1” -,
invariabile;
oi, pertanto, traduce tutti gli “articoli indeterminativi” italiani: un, uno, una.
esempi:
oi boken [òi bòken] (un libro);
oi manom [òi mànom] (un uomo);
oi manof [òi mànof] (una donna).
l'articolo partitivo, in univerlang, è abolito; pertanto, per fare un esempio, la frase
“vorrei del latte”, in univerlang diventa “vorrei latte”.
nel caso in cui, però, sia necessario “contestualizzare” con più precisione la quantità,
ecco che si ricorrerà - con maggiore appropriatezza e logica - ai seguenti 4 “aggettivi indefiniti”:
seri (molto-a,i,e, parecchio-a,i,e, tanto-a,i,e, numeroso-a,i,e, diversi-e, vari-ie);
op’seri (poco-a,i,e, un po’ di);
lomi (una quantità giusta
op’lomi (troppo-a,i,e);
- intermedia tra “molto” e “poco”,
alcuni, alcune, qualche);
esempi:
desidero milken (desidero del latte, desidero il latte, desidero latte
– l’articolo partitivo è abolito
quando appunto si rimane nel generico, quando cioè non se ne vuole specificare la “quantità”, seppur indefinita);
desidero seri milken (desidero “del” latte “in gran quantità”, desidero molto latte,
etc.);
desidero op’seri milken (desidero “del” latte “in scarsa quantità”, desidero poco
latte, desidero “un po’ di” latte, etc.);
desidero lomi milken (desidero “del” latte in giusta quantità - né molto, né poco -);
io vidi lomi girlofes (vidi delle ragazze, alcune ragazze, “qualche” ragazza);
tu mangi op’lomi breden (tu mangi troppo pane);
l'aggettivo
l'aggettivo è quella parola che si aggiunge ad un “sostantivo” al fine di qualificarlo o
determinarlo;
in effetti si distinguono due specie di aggettivi:
aggettivi qualificativi: indicano una qualità, una caratteristica (“buono”, “grasso”,
“verde”);
aggettivi determinativi: aggiungono al sostantivo una determinazione di spazio, di
tempo, di possesso, di quantità - numerica o indefinita – (“quel” cane, “questo” mese, il
“tuo” gatto, “sette” fratelli, “molte” donne);
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l'aggettivo univerlang non possiede genere (paritario, femminile, maschile, neutro),
e numero (singolare e plurale) – cioè è invariabile -;
quando però l’aggettivo assume valore di sostantivo (aggettivo sostantivato), esso
si comporta come tale e pertanto acquisterà genere e numero – cioè è declinabile -;
esempi di aggettivi che fungono da sostantivo:
“il verde è il colore della speranza”;
“le rosse piacciono agli uomini” (riferito alle donne coi capelli rossi);
“gli azzurri hanno vinto la partita” (riferito ai giocatori con la maglia azzurra);
quando invece l’aggettivo assume valore avverbiale (cioè quando si aggiunge ad
determinandolo) si comporterà appunto come un avverbio e pertanto resta invariato;
un “verbo”
esempi di aggettivi che fungono da avverbi:
“io guido veloce” (nel senso di “velocemente”);
“lui scrive chiaro” (nel senso di “chiaramente”);
univerlang fa derivare i suoi aggettivi dai corrispettivi termini inglesi modificati
secondo il seguente schema:
gli aggettivi univerlang si ottengono aggiungendo la vocale i – finale - al corrispondente
termine inglese - qualora questo termini per consonante - , oppure in sostituzione dell’ultima vocale nel caso in
cui l’aggettivo inglese termini appunto per vocale;
esempi:
(a sinistra è indicato il termine inglese, in “grassetto” il vocabolo univerlang, entro le “parentesi
quadre” la pronuncia univerlang, e tra le “parentesi tonde” la traduzione italiana)
green > greni [grèni] (verde, verdi);
good > godi [gòdi] (buono, buona, buoni, buone);
happy > api [àpi] (felice, felici);
attenzione!
la metodica appena descritta (formazione dei lemmi univerlang dai corrispondenti lemmi inglesi) è stata qui riportata al solo
scopo di soddisfare la eventuale “curiosità” del lettore…. la metodologia non ha nessuna valenza didattica!
pertanto, lo studente, per apprendere univerlang, non deve applicarla!!
deve imparare “direttamente” i vocaboli univerlang.
chi conosce l’inglese, non deve assolutamente ricorrere alla suddetta metodica (risalire, cioè, dal lemma inglese al termine
univerlang), perché ciò comporterebbe un eccessivo rallentamento dei processi di apprendimento e, soprattutto, originerebbe
“grossolani” errori, dal momento che la metodica in oggetto prevede numerose eccezioni funzionali alla
semplificazione morfologica e fonologica di univerlang.
come già detto, se l’aggettivo funge da sostantivo (aggettivo sostantivato) si
comporta come tale e pertanto acquisterà genere (paritario-maschile-femminile-neutro) e
numero (singolare-plurale) – cioè è declinabile, nel senso che si aggiungono le specifiche “desinenze di genere e numero”;
attenzione! l’accento tonico, nel caso degli aggettivi “sostantivati”, cade sulla
penultima sillaba (vedi pag. 5).
quindi avremo:
rojio [rojìo] (“il rosso è vivace” – riferito ad una persona o animale, singolare, senza specificazione del sesso -);
rojios [rojìos] (“i rossi hanno vinto” – riferito a dei giocatori generici, senza determinazione di sesso, plurale -);
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rojiom [rojìom] (“il rosso è vivace” – riferito ad una persona o animale, singolare, maschile -);
rojiomes [rojiòmes] (“i rossi hanno vinto il campionato” – riferito a dei giocatori, maschile, plurale -);
rojiof [rojìof] (“la rossa piace agli uomini” – riferito a una donna, singolare, femminile -);
rojiofes [rojiòfes] (“le rosse sono belle e intriganti” – riferito alle donne, femminile, plurale -);
rojien [rojìen] (“il rosso mi piace molto” – riferito al colore, singolare, neutro -);
rojienes [rojiènes] (“le rosse vanno fortissimo – riferito alle auto, neutro, plurale -);
per definizione, come già detto, l'aggettivo si accompagna ad un sostantivo per
qualificarlo o determinarlo....
quale sarà allora la posizione dell’aggettivo rispetto al sostantivo???
in univerlang l'aggettivo è posto “obbligatoriamente” immediatamente prima del sostantivo a
cui si riferisce;
la posizione dell’aggettivo nella frase ci dà lo spunto per accennare ad un argomento (la
sintassi) che troverà comunque una più ampia ed esaustiva trattazione nella sezione
“grammatica” alla voce “approfondimenti” (vedi indice della grammatica);
in questa sede vogliamo solo introdurre la regola dell’ordine sintattico “diretto” (17):
univerlang, in quanto lingua della logica, realizza l’ordine sintattico diretto:
soggetto > verbo > oggetto
tale schema
– tassativo!
- risponde alla “logica” e al “senso comune” universale!
attenzione! quando l’aggettivo ha funzione di “avverbio” non è soggetto a nessuna particolare prescrizione
riguardo la sua posizione nella frase – si comporterà cioè come un avverbio “originale” -;
quando invece l’aggettivo ha valore di “sostantivo” si posizionerà – come un sostantivo “originale”coerentemente alla sua “funzione logica”: se “soggetto” si posiziona ad inizio frase, se
“complemento oggetto” subito dopo il verbo transitivo, etc.
opposti (contrari)
si dicono “contrari” due termini di significato “opposto”, “contrario” appunto;
tale fenomeno linguistico interessa per lo più gli aggettivi (bello-brutto; buono- cattivo; caldo-freddo), ma è
presente anche in altre categorie della parola:
sostantivi (amore-odio; onestà-disonestà);
verbi (amare-odiare; parlare-tacere);
avverbi (velocemente-lentamente);
preposizioni (dentro-fuori);
questo caratteristico fenomeno della linguistica è detto “antonimìa”.
univerlang sfrutta utilmente la antonimìa per ridurre ulteriormente il numero di “radici”
(elementi
essenziali e invariabili del lessico con cui si formano quasi tutti i vocaboli);
è evidente che avere un numero ridotto di radici facilita enormemente l'apprendimento di una
lingua;
univerlang ottiene ciò con la regola degli opposti (18):
in univerlang, i due termini di significato opposto hanno una “radice comune” - corrispondente al termine
inglese “positivo” [1] (oppure “più comune” > vocabolario attivo) - ;
tale “radice” è ovviamente modificata secondo le regole dell'ortografia univerlang;
il vocabolo univerlang “positivo” (o “più comune”) coinciderà con la suddetta radice, mentre il
vocabolo “negativo” (o “meno comune”) si ottiene, come vocabolo composto, anteponendo al
termine “positivo” op’ – iniziali di “opposto” e “opposite” (in inglese) –
[1] per termine “positivo” si intende un vocabolo che indica la “presenza” di una certa “entità”, concreta o astratta;
per contro, per termine “negativo” si intende il vocabolo che indica la “assenza” di quella stessa “entità”;
esempi:
forte – termine “positivo”, in quanto indica la “presenza” di una entità astratta, una energia, la “forza” appunto;
debole - termine “negativo”, in quanto indica la “assenza” di forza;
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nel caso in cui il suddetto “criterio” – positivo, negativo – non sia “intuitivamente” applicabile, si ricorrerà al criterio del termine
“più comune-meno comune”.
si capisce bene come la suddetta “regola degli opposti” faciliti enormemente l'apprendimento della
lingua: basta memorizzare il termine “positivo” e automaticamente (premettendo op') avremo acquisito
anche il suo contrario;
facciamo qualche esempio:
loven [lòven](amore) – vocabolo “positivo” > presenza di una “energia creativa”;
op’loven [òp-lòven] (odio) – vocabolo “negativo” > assenza di una “energia creativa” che, all’opposto, diventa distruttiva;
strongi [strònghi] (forte) – vocabolo “positivo” > presenza di “forza”;
op’strongi [òp-strònghi] (debole) – vocabolo “negativo” > assenza di “forza”;
aggettivi geografici
i cittadini italiani; le donne statunitensi; i monumenti romani; i giovani parigini; etc.
gli aggettivi in grassetto sono degli “aggettivi determinativi”, in quanto aggiungono al
sostantivo una determinazione di luogo (geografico);
tali “aggettivi geografici” frequentemente fungono da sostantivo:
gli italiani amano il calcio; gli statunitensi amano il basket; le parigine amano la moda;
in univerlang tali vocaboli si costruiscono come i “sostantivi composti”;
sono infatti costituiti da una prima parte “variabile” (esclusivamente negli
“aggettivi sostantivati”),
nai’ – na >iniziali della parola “nativo” (“native” in inglese), i > elemento suffissale identificativo degli aggettivi –
e da una seconda parte “invariabile”, rappresentata dal nome, in lingua “originale”, della
nazione o città – con “accento grafico” ed eventuali “doppie” -); “nai” traduce, genericamente, “nativo,
“originario”;
qualche esempio di “aggettivo geografico”:
nai’itàlia manom [nài-itàlia mànom] (uomo italiano);
nai’itàlia manof [nài-itàlia mànof] (donna italiana);
nai’itàlia manofes [nài-itàlia mànofes] (donne italiane);
nai’ iù.ès.èi. girlom [nài-iù.es.èi gìrlom] (ragazzo statunitense);
nai’ iù.ès.èi. girlofes [nài-iù.es.èi gìrlofes] (ragazze statunitensi);
come si vede, trattandosi di “ aggettivi”, è prevista la “invariabilità” di genere e numero;
nel caso però gli aggettivi geografici abbiano valore di sostantivi (aggettivi sostantivati), ecco che
varieranno in genere e numero; nel caso in esame, però, per ragioni di eufonia, ricorrerà una eccezione
alla regola generale (vedi “aggettivi sostantivati”, pag.23); infatti, le desinenze di genere-numero saranno
aggiunte alla prima parte “nai” e non alla fine della parola come preverebbe la regola generale; si
segnala, infine, lo spostamento dell’accento tonico sulla vocale i allorquando nai acquisisce le desinenze
di genere-numero (come del resto è previsto per tutti gli aggettivi – vedi pag.23 -);
esempi:
naio’itàlia [naìo-itàlia] (l'italiano, senza specificazione di sesso);
naiof’itàlia [naìof-itàlia] (l'italiana);
naiom’itàlia [naìom-itàlia] (l’italiano, di sesso maschile);
naiomes’itàlia [naìomes-itàlia] (gli italiani, di sesso maschile);
naiofes’itàlia [naìofes-itàlia] (le italiane);
naio’iù.ès.èi. [naìo-iù-es-èi] (lo statunitense, senza specificazione di sesso);
naiof’iù.ès.èi. [naìof-iù-es-èi] (la statunitense);
naiom’iù.ès.èi. [naìom-iù-es-èi] (lo statunitense, di sesso maschile);
naios’iù.ès.èi. [naìos-iù-es-èi] (gli statunitensi, senza specificazione di sesso);
naiom’ròma [naìom-ròma] (il romano, di sesso maschile);
naiof’ròma [naìof-ròma] (la romana);
naiomes’ròma [naìomes-ròma] (i romani, di sesso maschile);
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naiofes’ròma [naìofes-ròma] (le romane);
naiom’parì [naìom-parì] (il parigino, di sesso maschile);
naiof’parì [naìof-parì] (la parigina);
naiomes’parì [naìomes-parì] (i parigini, di sesso maschile);
naiofes’parì [naìofes-parì] (le parigine);
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 3.
LEZIONE 3
- LESEN troi -
benvenuto alla tua terza lezione!
prima di iniziare, però, è opportuno che tu esegua un veloce ripasso di quanto finora
appreso……
pertanto ti è richiesto di leggere velocemente e “mentalmente” la lezione 1 e 2;
nel corso della rapida lettura, però, quando incontrerai i termini univerlang dovrai
“soffermarti” e leggerli “a voce alta” – senza sforzarti di memorizzarli -.
concluso il ripasso, entriamo nel vivo della nuova lezione (lezione 3 – lesen troi -):
comparativo (di maggioranza, di minoranza e di uguaglianza)
il comparativo è una figura grammaticale che esprime una comparazione riguardo
una data qualità (aggettivo), un dato modo di essere (participio presente, participio
passato, sostantivo), o una data condizione (avverbio);
il confronto avviene tra due esseri (o cose) denominati, rispettivamente, primo e
secondo termine di paragone;
esempi:
“maria è più bella di Francesca”;
l' aggettivo comparativo è “più bella”;
il primo termine di paragone è “maria”;
il secondo “francesca”;
“tu sei più divertente di mario” (participio presente comparativo);
“tu sei più amato di luca” (participio passato comparativo);
“luigi è più uomo di te” (sostantivo comparativo);
“marco guida più velocemente di luigi” (avverbio comparativo);
nei casi in esempio il comparativo è di maggioranza (introdotto da “più”), ma esiste
anche il comparativo di “minoranza” (introdotto da “meno”) e il comparativo di
“uguaglianza” (introdotto da “come”, oppure da “tanto....quanto”, “così come”);
attenzione! il confronto, oltre che tra due esseri o cose, può anche avvenire tra due aggettivi:
esempio: “luigi è più furbo che intelligente”; in questo caso il secondo termine di paragone è “intelligente”;
e ancora, il secondo termine di paragone può anche essere costituito da una intera frase:
esempio: “marco è più forte di quanto io pensassi” (“io pensassi” è il secondo termine di paragone);
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in univerlang il comparativo si costruisce secondo il seguente schema:
comparativo di maggioranza:
si antepone la particella avverbiale “maggiorativa” mar [màr] (più) all’aggettivo
– sostituito a volte dal participio presente, dal participio passato, dal sostantivo, dall’avverbio -, e la “preposizione di relazione”
tan [tàn] (di, che) al secondo termine di paragone - persona, animale, cosa, o aggettivo, oppure una intera frase -;
esempi:
“maria è mar bella tan Francesca” (maria è più bella di francesca);
“luigi è mar furbo tan intelligente” (luigi è più furbo che intelligente);
“marco è mar forte tan io pensassi” (marco è più forte di quanto io pensassi);
comparativo di minoranza:
si antepone la particella avverbiale “minorativa” op’mar [òp-màr] (meno) all’aggettivo
– sostituito a volte dal participio presente, dal participio passato, dal sostantivo, dall’avverbio -, e la “preposizione di relazione”
tan [tàn] (di, che) al secondo termine di paragone -persona, animale, cosa, o aggettivo, oppure una intera frase-;
esempi:
“maria è op’mar bella tan Francesca” (maria è meno bella di francesca);
“luigi è op’mar furbo tan intelligente (luigi è meno furbo che intelligente);
“marco è op’mar forte tan io pensassi (marco è meno forte di quanto io pensassi);
comparativo di uguaglianza:
si antepone la particella avverbiale “di uguaglianza” us [us] (tanto, ugualmente)
all’aggettivo – sostituito a volte dal participio presente, dal participio passato, dal sostantivo, dall’avverbio -, e la “preposizione
di relazione” tan [tàn] (come, quanto) al secondo termine di paragone - persona, animale, cosa, o
aggettivo, oppure una intera frase -;
esempi:
“maria è us bella tan francesca” (maria è bella come francesca);
“luigi è us furbo tan intelligente” (luigi è tanto furbo quanto intelligente);
“marco è us forte tan io pensassi” (marco è forte tanto quanto io pensavo);
superlativo ( relativo e assoluto)
il superlativo è una figura grammaticale che “estremizza” una data qualità (aggettivo),
un certo modo di essere (participio presente, participio passato, sostantivo), o una
data condizione (avverbio);
esempi di superlativo in italiano:
il più bello; bellissimo; molto bello; divertentissimo; molto divertente; il più amato;
felicissimamente; molto felicemente; etc.
il superlativo può essere di 2 tipi:
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1) superlativo relativo – quando la “estremizzazione” - in positivo = superlativo relativo di maggioranza;
in negativo = superlativo relativo di minoranza - è relativa ad “un insieme”, circoscritta ad “un gruppo”,
limitata ad “un ambito” ben definito, denominato “termine di riferimento”;
esempi:
“maria è la più bella di roma” (aggettivo: superlativo relativo - di maggioranza -; il termine di riferimento è “roma” );
“tu sei il meno divertente della classe” (participio presente: superlativo relativo - di minoranza -);
“tu sei il più amato della famiglia” (participio passato: superlativo relativo - di maggioranza -);
“luigi è il più uomo di tutti” (sostantivo: superlativo relativo - di maggioranza -);
“marco guida il più velocemente di tutti” (avverbio: superlativo relativo - di maggioranza -);
2) superlativo assoluto – quando la “estremizzazione” è assoluta, indipendente e
non riferibile ad un gruppo o ad un insieme;
esempi:
“maria è bellissima” (aggettivo: superlativo assoluto);
“maria è molto -tanto, assai- bella” (avverbio + aggettivo: superlativo assoluto);
“tu sei divertentissimo” (participio presente: superlativo assoluto);
“tu sei amatissimo “ (participio passato: superlativo assoluto);
“luigi è molto -tanto, assai- uomo” (avverbio + sostantivo: superlativo assoluto);
“marco guida velocissimamente” (avverbio: superlativo assoluto);
“marco guida molto – tanto, assai - velocemente” (avverbio + avverbio: superlativo assoluto);
in univerlang, il “superlativo” si costruisce secondo il seguente schema:
1) superlativo relativo
- di maggioranza - :
si antepone l'articolo determinativo te alla particella avverbiale “maggiorativa” mar
(più), questa subito seguita dal “superlativo” (aggettivo, participio, sostantivo,
avverbio); il “termine di riferimento” è preceduto dalla “preposizione di relazione” tan (di);
esempi:
“maria è te mar bella tan roma” (maria è la più bella di roma);
“tu sei te mar amato tan famiglia” (tu sei il più amato della famiglia);
“luigi è te mar uomo tan tutti” (luigi è il più uomo di tutti);
“marco guida te mar velocemente tan tutti” (marco guida il più velocemente di tutti);
attenzione! il “termine di riferimento” (roma, famiglia, etc.) può anche essere sottinteso e pertanto
essere omesso; esempi:
“maria è te mar bella” (maria è la più bella);
“tu sei te mar amato” (tu sei il più amato).
1) superlativo relativo - di minoranza - :
tutto analogo al precedente caso, soltanto muta la particella avverbiale che in questo
caso è “minorativa”: op’mar [òp-màr] (meno);
esempio:
“maria è te op’mar bella tan roma” (maria è la meno bella di roma);
2) superlativo assoluto:
si costruisce anteponendo la particella avverbiale vir [vir] (molto, tanto, assai)
all’aggettivo, al participio, al sostantivo, all’avverbio;
esempi:
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“maria è vir bella” (maria è bellissima, molto bella);
“tu sei vir divertente” (tu sei divertentissimo, molto divertente);
“tu sei vir amato” (tu sei amatissimo, molto amato);
“luigi è vir uomo” (luigi è molto uomo);
“marco guida vir velocemente” (marco guida velocissimamente, molto velocemente);
numerali
gli aggettivi – o aggettivi sostantivati - numerali si dividono in varie sottocategorie:
cardinali, indicano una quantità numerica (due = 2, venti = 20, etc.);
ordinali, indicano l'ordine in una sequenza (quarto = 4°, nono = 9°, etc.);
attenzione! essendo questo un corso univerlang “di base”, non saranno qui analizzati gli altri numerali:
frazionari, moltiplicativi, etc.;
per chi volesse approfondire, consultare la sezione “Grammatica”.
cardinali
sono così denominati perchè costituiscono il “cardine” della numerazione, cioè i numeri
fondamentali da cui derivano tutti gli altri (ordinali, frazionari, moltiplicativi, etc.);
i cardinali sono invariabili per genere e numero;
in univerlang i numeri cardinali sono espressi “unicamente” dalle cifre arabe (1, 2, 3, etc.);
sono pertanto aboliti i numeri romani (I, II, III, IV, etc.); naturalmente i numeri univerlang
possono essere scritti anche in lettere (oltre che in cifre); vediamoli:
0=zei; 1=oni; 2=doi; 3=troi; 4=froi; 5=fivi; 6=sivi; 7=civi; 8=pivi; 9=nivi; 10=tivi;
11=ontivi; 12=dotivi; 13=trotivi;
20=dovi; 21=dov’oni;
22=dov’doi;
14=frotivi; 15=fitivi; 16=sitivi; 17=citivi; 18=pitivi; 19=nitivi;
23=dov’troi;
24=dov’froi;
25=dov’fivi;
26=dov’sivi;
27=dov’civi;
28=dov’pivi; 29=dov’nivi;
30=trovi; 31=trov’oni;
32=trov’doi; 33=trov’troi; 34=trov’froi; 35=trov’fivi; 36=trov’sivi; 37=trov’civi;
38=trov’pivi; 39=trov’nivi;
40=frovi; 41=frov’oni;
42=frov’doi; 43=frov’troi; 44=frov’froi; 45’=frov’fivi; 46=frov’sivi; 47=frov’civi;
48=frov’pivi; 49=frov’nivi;
50=fuvi; 51=fuv’oni;
52=fuv’doi;
53=fuv’troi;
54=fuv’froi;
55=fuv’fivi;
56=fuv’sivi;
57=fuv’civi;
58=fuv’pivi; 59=fuv’nivi;
60=suvi; 61=suv’oni;
62=suv’doi; 63=suv’troi; 64=suv’froi; 65=suv’fivi; 66=suv’sivi; 67=suv’civi;
68=suv’pivi; 69=suv’nivi;
70=cuvi; 71=cuv’oni;
72=cuv’doi; 73=cuv’troi; 74=cuv’froi; 75=cuv’fivi; 76=cuv’sivi; 77=cuv’civi;
78=cuv’pivi; 79=cuv’nivi;
80=puvi; 81=puv’oni;
82=puv’doi; 83=puv’troi; 84=puv’froi; 85=puv’fivi; 86=puv’sivi; 87=puv’civi;
88=puv’pivi; 89=puv’nivi;
90=nuvi; 91=nuv’oni;
92=nuv’doi; 93=nuv’troi; 94=nuv’froi; 95=nuv’fivi; 96=nuv’sivi; 97=nuv’civi;
98=nuv’pivi; 99=nuv’nivi;
100=centi;
101=cent’oni; 102=cent’doi; 103=cent’troi; 104=cent’froi; 105=cent’fivi; 106=cent’sivi;
107=cent’civi; 108=cent’pivi; 109=cent’nivi;
110=cent’tivi; 111=cent’ontivi;
112=cent’dotivi; 113=cent’trotivi;
116=cent’sitivi; 117=cent’citivi; 118=cent’pitivi; 119=cent’nitivi;
114=cent’frotivi;
115=cent’fitivi;
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120=cent’dovi;
121=cent’dov’oni;
122=cent’dov’doi;
123=cent’dov’troi;
125=cent’dov’fivi; 126=cen’dov’sivi; 127=cen’tdov’civi; 128=cent’dov’pivi; 129=cent’dov’nivi;
124=cent’dov’froi;
130=cent’trovi;
134=cent’trov’froi;
131=cent’trov’oni;
132=cent’trov’doi;
133=cent’trov’troi;
135=cent’trov’fivi; 136=cent’trov’sivi; 137=cent’trov’civi; 138=cent’trov’pivi; 139=cent’trov’nivi;
140=cent’frovi; 141=cent’frov’oni; 142=cent’frov’doi; 150=cent’fuvi; 151=cent’fuv’oni; 152=cent’fuv’doi;
160=cent’suvi; 161=cent’suv’oni; 162=cent’suv’doi; 170=cent’cuvi; 171=cent’cuv’oni; 172=cent’cuv’doi;
180=cent’puvi; 181=cent’puv’oi; 182=cent’puv’doi; 190=cent’nuvi; 191=cent’nuv’oni; 192=cent’nuv’doi;
200=do’centi; 201=do’cent’oni; 202=do’cent’doi; 210=do’cent’tivi; 211=do’cent’ontivi; 212=do’cent’dotivi;
220=do’cent’dovi; 221=do’cent’dov’oni; 222=do’cent’dov’doi; 230=do’cent’trovi; 231=do’cent’trov’oni;
240=do’cent’frovi; 241=do’cent’frov’oni; 242=do’cent’frov’doi; 250=do’cent’fuvi; 251=do’cent’fuv’oni;
260=do’cent’suvi; 261=do’cent’suv’oni; 262=do’cent’suv’doi; 270=do’cent’cuvi; 271=do’cent’cuv’oni;
280=do’cent’puvi; 281=do’cent’puv’oni; 282=do’cent’puv’doi; 290=do’cent’nuvi; 291=do’cent’nuv’oni;
300=tro’centi 301=tro’cent’oni;302=tro’cent’doi;310=tro’cent’tivi;311=tro’cent’ontivi; 312=tro’cent’dotivi;
320=tro’cent’dovi; 321=tro’cent’dov’oni; 322=tro’cent’dov’doi; 330=tro’cent’trovi; 331=tro’cent’trov’oni;
340=tro’cent’frovi; 341=tro’cent’frov’oni; 342=tro’cent’frov’doi; 350=tro’cent’fuvi; 351=tro’cent’fuv’oni;
360=tro’cent’suvi; 361=tro’cent’suv’oni; 362=tro’cent’suv’doi; 370=tro’cent’cuvi; 371=tro’cen’tcuv’oni;
380=tro’cent’puvi; 381=tro’cent’puv’oni; 382=tro’cent’puv’doi; 390=tro’cent’nuvi; 391=tro’cent’nuv’oni;
400=fro’centi; 401=fro’cent’oni;402=fro’cent’doi;410=fro’cent’tivi;411=fro’cent’ontivi; 412=fro’cent’dotivi;
420=fro’cent’dovi; 421=fro’cent’dov’oni; 422=fro’cent’dov’doi; 430=fro’cent’trovi; 431=fro’cent’trov’oni;
440=fro’cent’frovi; 441=fro’cent’frov’oni; 442=fro’cent’frov’doi; 450=fro’cent’fuvi; 451=fro’cent’fuv’oni;
460=fro’cent’suvi; 461=fro’cent’suv’oni; 462=fro’cent’suv’doi; 470=fro’cent’cuvi; 471=fro’cent’cuv’oni;
480=fro’cent’puvi; 481=fro’cent’puv’oni; 482=fro’cent’puv’doi; 490=fro’cent’nuvi; 491=fro’cent’nuv’oni;
500=fiv’centi; 501=fiv’cent’oni; 502=fiv’cent’doi; 510=fiv’cent’tivi; 511=fiv’cent’ontivi; 512=fiv’cent’dotivi;
520=fiv’cent’dovi; 521=fiv’cent’dov’oni; 522=fiv’cent’dov’doi; 530=fiv’cent’trovi; 531=fiv’cent’trov’oni;
540=fiv’cent’frovi; 541=fiv’cent’frov’oni; 542=fiv’cent’frov’doi; 550=fiv’cent’fuvi; 551=fiv’cent’fuv’oni;
560=fiv’cent’suvi; 561=fiv’cent’suv’oni; 562=fiv’cent’suv’doi; 570=fiv’cent’cuvi; 571=fiv’cent’cuv’oni;
580=fiv’cent’puvi; 581=fiv’cent’puv’oni; 582=fiv’cent’puv’doi; 590=fiv’cent’nuvi; 591=fiv’cent’nuv’oni;
600=siv’centi;601=siv’cent’oni; 602=siv’cent’doi;610=siv’cent’tivi;611=siv’cent’ontivi; 612=siv’cent’dotivi;
620=siv’cent’dovi; 621=siv’cent’dov’oni; 622=siv’cent’dov’doi; 630=siv’cent’trovi; 631=siv’cent’trov’oni;
640=siv’cent’frovi; 641=siv’cent’frov’oni; 642=siv’cent’frov’doi; 650=siv’cent’fuvi; 651=siv’cent’fuv’oni;
660=siv’cent’suvi; 661=siv’cent’suv’oni; 662=siv’cent’suv’doi; 670=siv’cent’cuvi; 671=siv’cent’cuv’oni;
680=siv’cent’puvi; 681=siv’cent’puv’oni; 682=siv’cent’puv’doi; 690=siv’cent’nuvi; 691=siv’cent’nuv’oni;
700=civ’centi;701=civ’cent’oni; 702=civ’cent’doi;710=civ’cent’tivi;711=civ’cent’ontivi; 712=civ’cent’dotivi;
720=civ’cent’dovi; 721=civ’cent’dov’oni; 722=civ’cent’dov’doi; 730=civ’cent’trovi; 731=civ’cent’trov’oni;
740=civ’cent’frovi; 741=civ’cent’frov’oni; 742=civ’cent’frov’doi; 750=civ’cent’fuvi; 751=civ’cent’fuv’oni;
760=civ’cent’suvi; 761=civ’cent’suv’oni; 762=civ’cent’suv’doi; 770=civ’cent’cuvi; 771=civ’cent’cuv’oni;
780=civ’cent’puvi; 781=civ’cent’puv’oni; 782=civ’cent’puv’doi; 790=civ’cent’nuvi; 791=civ’cent’nuv’oni;
800=piv’centi; 801=piv’cent’oni; 802=piv’cent’doi; 810=piv’cent’tivi; 811=piv’cent’ontivi; 812=piv’cent’dotivi;
820=piv’cent’dovi; 821=piv’cent’dov’oni; 822=piv’cent’dov’doi;830=piv’cent’trovi; 831=piv’cent’trov’oni;
840=piv’cent’frovi; 841=piv’cent’frov’oni; 842=piv’cent’frov’doi; 850=piv’cent’fuvi; 851=piv’cent’fuv’oni;
860=piv’cent’suvi; 861=piv’cent’suv’oni; 862=piv’cent’suv’doi; 870=piv’cent’cuvi; 871=piv’cent’cuv’oni;
880=piv’cent’puvi; 881=piv’cent’puv’oni; 882=piv’cent’puv’doi;890=piv’cent’nuvi; 891=piv’cent’nuv’oni;
900=niv’centi; 901=niv’cent’oni; 902=niv’cent’doi; 910=niv’cent’tivi; 911=niv’cent’ontivi; 912=niv’cent’dotivi;
920=niv’cent’dovi; 921=niv’cent’dov’oni;922=niv’cent’dov’doi;930=niv’cent’trovi; 931=niv’cent’trov’oni;
940=niv’cent’frovi; 941=niv’cent’frov’oni; 942=niv’cent’frov’doi; 950=niv’cent’fuvi; 951=niv’cent’fuv’oni;
31
960=niv’cent’suvi; 961=niv’cent’suv’oni; 962=niv’cent’suv’doi; 970=niv’cent’cuvi; 971=niv’cent’cuv’oni;
980=niv’cent’puvi; 981=niv’cent’puv’oni; 982=niv’cent’puv’doi;990=niv’cent’nuvi; 991=niv’cent’nuv’oni;
1000=keli; 1001=kel’oni; 1002=kel’doi; 1010=kel’tivi; 1011=kel’ontivi; 1012=kel’dotivi;
1020=kel’dovi; 1021=kel’dov’oni; 1022=kel’dov’doi; 1099=kel’nuv’nivi;
1100=kel’centi; 1101=kel’cent’oni; 1110=kel’cent’tivi; 1111=kel’cent’ontivi; 1112=kel’cent’dotivi;
1200=kel’do’centi; 1201=kel’do’cent’oni; 1202=kel’do’cent’doi; 1203=kel’do’cent’troi; 1204=kel’do’cent’froi;
1300=kel’tro’centi;1400=kel’fro’centi;1500=kel’fiv’centi;1600=kel’siv’centi;
1700=kel’civ’centi;1800=kel’piv’centi; 1900=kel’niv’centi;
2000=do’keli; 2001=do’kel’oni; 2002=do’kel’doi; 2010=do’kel’tivi; 2011=do’kel’ontivi; 2012=do’kel’dotivi;
2020=do’kel’dovi; 2021=do’kel’dov’oni; 2022=do’kel’dov’doi; 2099=do’kel’nuv’nivi;
2100=do’kel’centi; 2101=do’kel’cent’oni; 2102=do’kel’cent’doi; 2110=do’kel’cent’tivi; 2111=do’kel’cent’ontivi;
2200=do’kel’do’centi;
2201=do’kel’do’cent’oni;
2202=do’kel’do’cent’doi;
2203=do’kel’do’cent’troi;
2204=do’kel’do’cent’froi;
2300=do’kel’tro’centi;
2400=do’kel’fro’centi;
2500=do’kel’fiv’centi;
2700=do’kel’civ’centi; 2800=do’kel’piv’centi; 2900=do’kel’niv’centi;
3000=tro’keli;
2600=do’kel’siv’centi;
3101=tro’kel’cent’oni; 4000=fro’keli; 5000=fiv’keli; 6000=siv’keli; 7000=civ’keli; 8000=piv’keli;
9000=niv’keli;
10000=tiv’keli; 10801=tiv’kel’piv’cent’oni; 11000=ontiv’keli; 12000=dotiv’keli; 19000=nitiv’keli;
20000=dov’keli; 30000=trov’keli; 40000=frov’keli; 50000=fuv’keli; 60000=suv’keli; 70000=cuv’keli; 80000=puv’keli;
90000=nuv’keli; 90346=nuv’kel’tro’cent’frov’sivi;
100000=cent’keli;
100802=cent’kel’piv’cent’doi;
400000=fro’cent’keli;500000=fiv’cent’keli;600000=siv’cent’keli;
700000=civ’cent’keli;800000=piv’cent’keli;900000=niv’cent’keli;
200000=do’cent’keli;
300000=tro’cent’keli;
1 000 000=megi;
1 000 802=meg’piv’cent’doi; 2 000 000=do’megi; 3 000 000=tro’megi;
4 000 000=fro’megi; 5 000 000=fiv’megi; 6 000 000=siv’megi;7 000 000=ci’megi;8 000 000=piv’megi;
9 000 000=niv’megi;
11 000 000=ontiv’megi;
000 000=tiv’megi; 10 000 802=tiv’meg’piv’cent’doi;
20 000 000=dov’megi; 30 000 000=trov’megi; 40 000 000=frov’megi; 50 000 000=fuv’megi; 60 000 000=suv’megi;
70 000 000=cuv’megi;80 000 000=puv’megi;
90 000 000=nuv’megi;
10
100 000 000=cent’megi;
300 000 000 =tro’cent’megi;
600 000 000=siv’cent’megi;
900 000 000=niv’cent’megi;
100 000 802=cent’meg’piv’cent’doi;
200 000 000=do’cent’megi;
400 000 000=fro’cent’megi;
500 000 000=fiv’cent’megi;
700 000 000=civ’cent’megi; 800 000 000=piv’cent’megi;
1 000 000 000=jegi;
3 000 000 000 =tro’jegi;
6 000 000 000=siv’jegi;
9 000 000 000=niv’jegi;
1 000 000 802=jeg’piv’cent’doi;
2 000 000 000=do’jegi;
4 000 000 000=fro’jegi;
5 000 000 000=fiv’jegi;
7 000 000 000=civ’jegi;
8 000 000 000=piv’jegi;
10 000 000 802=tiv’jeg’piv’cent’doi; 11 000 000 000=ontiv’jegi;
20 000 000 000=dov’jegi;
30 000 000 000=trov’jegi; 40 000 000 000=frov’jegi;
50 000 000 000=fuv’jegi; 60 000 000 000=suv’jegi;
70 000 000 000=cuv’jegi;
80 000 000 000=puv’jegi;
90 000 000 000=nuv’jegi;
10 000 000 000=tiv’jegi;
100 000 000 000=cent’jegi;
100 000 802 000=cent’jeg’piv’cent’do’keli;
300 000 000 000 =tro’cent’jegi;
400 000 000 000=fro’cent’jegi;
600 000 000 000=siv’cent’jegi; 700 000 000 000=civ’cent’jegi; 800
900 000 000 000=niv’cent’jegi;
1000 000 000 000=teri
(mille miliardi).
200 000 000 000=do’cent’jegi;
500 000 000 000=fiv’cent’jegi;
000 000 000=piv’cent’jegi;
32
ordinali
gli “aggettivi numerali ordinali” indicano la posizione, l'ordine in una serie
(primo, secondo,
terzo, trentacinquesimo, etc.);
a differenza dei cardinali (sempre invariabili), gli ordinali, quando fungono da sostantivi
(aggettivi sostantivati), variano nel genere (paritario, femminile, maschile, neutro) e nel numero
(singolare-plurale);
in univerlang gli “aggettivi numerali ordinali” sono espressi unicamente dalle
“cifre arabe” (1, 2, 3, etc.), obbligatoriamente accompagnate dall’esponente (°);
esempi:
1° (primo,a,i,e);
2° (secondo,a,i,e);
3°(terzo,a,i,e); etc.
attenzione! sono aboliti i numeri romani (I, II, III, IV, etc.);
importante! quando l’ordinale funge da sostantivo, gli “esponenti” accanto la cifra araba variano a seconda del “genere grammaticale”:
paritario (1°);
femminile (1’’);
maschile (1’);
neutro ( 1^);
allo scopo di agevolare la memorizzazione dei suddetti “esponenti” si consiglia il metodo “ricorda collegando” (strumento mnemo-tecnico):
si tratta, in pratica, di collegare l’oggetto da memorizzare ad un concetto o una immagine “familiare” o che comunque si fissi bene nella nostra mente;
quando ci occorrerà ricordare l’oggetto in questione, basterà allora “richiamare” quella “immagine” collegata (essendo questa ben impressa nella
nostra mente), e il gioco è fatto!
nel caso dei sopramenzionati esponenti , ad esempio, si potrebbe procedere nel seguente modo:
per quanto riguarda l’esponente dell’aggettivo ordinale ( 1° ), tale piccola “o” è facilmente collegabile alla “-o” del suffisso proprio degli aggettivi
numerali ordinali scritti a lettere ( vedi sotto);
nel caso dell’esponente dell’ordinale sostantivo paritario ( 1° ), tale piccola “o” è facilmente collegabile alla “-o” della desinenza specifica del
genere paritario ( vedi pag. 15);
nel caso invece dell’esponente dell’ordinale sostantivo femminile ( 1’’ ), si può collegare questo “doppio” piccolo segno al doppio cromosoma
sessuale ( xx ) presente nelle donne;
nel caso invece dell’esponente dell’ordinale sostantivo maschile ( 1’ ), si può collegare questo “unico” piccolo segno all’unico cromosoma
sessuale ( x ) presente negli uomini;
nel caso invece dell’esponente dell’ordinale sostantivo neutro ( 1^ ), si può collegare questo piccolo segno al tetto di una casa, il cui genere è per
l’appunto “neutro”;
naturalmente questo è solo un esempio del metodo “ricorda collegando”…. ognuno è libero di creare i “collegamenti” con immagini e concetti i più
disparati, sempre che siano a lui “familiari”.
gli “aggettivi numerali ordinali” univerlang possono essere scritti anche a “lettere”
(oltre che in cifre arabe);
si costruiscono dai corrispettivi numeri cardinali
- numeri di base -
esempi:
1° = onio (primo); 2° = doio (secondo);
etc.
con l'aggiunta del suffisso -o;
3° = troio (terzo); 10° = tivio (decimo);
quando l’ordinale funge da sostantivo di genere paritario:
1° = onio (primo); 2°= doio (secondo); 3°= troio (terzo);
10° = tivio (decimo);
33
quando l’ordinale funge da sostantivo di genere femminile:
1” = oniof (prima); 2”= doiof (seconda); 3”= troiof (terza); 10” = tiviof(decima);
quando l’ordinale funge da sostantivo di genere maschile:
1’ = oniom (primo); 2’= doiom (secondo); 3’= troiom (terzo);
10’= tiviom (decimo);
quando l’ordinale funge da sostantivo di genere neutro:
1^ = onien (primo); 2^= doien (secondo); 3^= troien (terzo);
10^= tivien (decimo);
il plurale dei suddetti “ordinali sostantivati” è espresso aggiungendo “s” alla cifra
araba e “s/es” ai sostantivi scritti a lettere; esempi:
sostantivo di genere paritario, plurale:
1°s = onios (primi); 2°s= doios (secondi);
3°s= troios (terzi);
sostantivo di genere femminile, plurale:
1”s = oniofes (prime); 2”s= doiofes (seconde);
sostantivo di genere maschile, plurale:
1’s = oniomes (primi); 2’s= doiomes (secondi);
sostantivo di genere neutro, plurale:
1^s = onies (primi); 2^s= doies (secondi);
10°s = tivios (decimi);
3”s= troiofes (terze);
3’s= troiomes (terzi);
3^s= troies (terzi);
10”s = tiviofes(decime);
10’s = tiviomes (decimi);
10^s= tivies (decimi);
caro studente, la tua terza lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di leggere “a voce alta” tutte
le parole univerlang di questa lezione…. non memorizzarle, basta solo tu legga “a voce alta”!
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 4.
34
LEZIONE 4
- LESEN froi –
benvenuto alla tua quarta lezione!
prima di iniziare, però, è opportuno che tu esegua un veloce ripasso di quanto finora appreso……
pertanto ti è richiesto di leggere velocemente e “mentalmente” la lezione 1, 2 e 3;
nel corso della rapida lettura, però, quando incontrerai i termini univerlang dovrai
“soffermarti” e leggerli “a voce alta” – senza sforzarti di memorizzarli -.
concluso il ripasso, entriamo nel vivo della nuova lezione (lezione 4 – lesen froi -):
il pronome
il pronome è una parola che sta al posto
(pro-)
del sostantivo
(nome);
attenzione! sarebbe in realtà più corretto chiamarlo “sostituente”, perchè sostituisce non solo i sostantivi, ma anche gli aggettivi, i verbi e
anche intere frasi;
i pronomi si dividono in varie classi:
− personali (io, tu, egli, mi, te, lo, sé, si, etc.);
− possessivi (mio, tuo, suo, etc.);
− dimostrativi (questo, quello, etc.);
− indefiniti (qualcuno, nessuno, etc.);
− relativi (che, il quale, etc.);
− interrogativi (chi?, quale?, quanto?, etc.)
− esclamativi (che!, quanto!, etc.)
pronomi personali
– soggetto, complemento e riflessivi i pronomi personali sono parole “brevi” che sostituiscono i sostantivi per snellire il discorso;
essi, a seconda della funzione che svolgono nella frase, si distinguono in tre sottoclassi:
pronomi personali “soggetto”:
hanno funzione di soggetto ed in univerlang vanno sempre indicati (mai sottintesi!); ecco lo specchio
completo:
univerlang
i -1^sing. ui -2^sing. ilo -3^sing. paritaria
-ilof -3^sing. f. –
-ilom -3^sing.m. -ilen -3^sing. n. –
is
uis
ilos
-1^plur.-2^plur. -
-3^plur. paritaria
-ifes -3^plur. f. –
-imes -3^plur.m. -iles -3^plur. n. –
italiano
io
tu
sempre minuscolo, anche ad inizio frase
note
egli, lui, ella, lei, esso, essa
per persona e animale in quanto “specie”
ella, lei
egli, lui
esso, essa
per persona e animale di sesso femminile
per persona e animale di sesso maschile
per cosa e vegetale (neutro)
noi
voi
essi, esse, loro
per persone e animali in quanto “specie”
esse, loro
essi, loro
essi, esse
per persone e animali di sesso femminile
per persone e animali di sesso maschile
per cose e vegetali (neutro)
esempi:
i amo mia moglie (io amo mia moglie, amo mia moglie);
uis leggete un libro (voi leggete un libro);
attenzione! allo scopo di agevolare la memorizzazione si consiglia il metodo “ricorda collegando” (strumento mnemo-tecnico):
si tratta, in pratica, di collegare la parola da memorizzare ad un concetto, o una immagine “familiare”, o che comunque si fissi bene nella nostra mente;
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quando ci occorrerà ricordare la parola in questione, basterà allora “richiamare” quella “immagine” collegata (essendo questa ben impressa nella
nostra mente), e il gioco è fatto!
nel caso dei pronomi personali soggetto, ad esempio, si potrebbe procedere nel seguente modo:
ci si sforzerà di memorizzare solo la 1° pers. sing. i (io), quindi si immagina di “attaccare” davanti alla “i” l’ultima delle cinque vocali, cioè la “u”, e
si ottiene così la 2° pers. sing.: u-i (tu); a questo punto immaginiamo che quest’ultima vocale (la i) attragga l’articolo italiano -lo, così da ottenere
la 3^sing. paritaria;
a questo punto basta sostituire la o con le altre rimanenti 3 desinenze di genere (-of, -om, -en ) e avremo ottenuto la declinazione completa della
3° persona singolare;
ricordando poi che “noi” è, in qualche modo, il plurale di “io”, “voi” il plurale di “tu”
desinenza del plurale (s/es) per ottenere la 1°, la 2° e la 3° persona plurale;
e “essi” il plurale di “egli”,
basta solo “aggiungere” la
naturalmente questo è solo un esempio del metodo “ricorda collegando”… ognuno è libero di creare i “collegamenti” con immagini e concetti i più
disparati, sempre che siano a lui “familiari”.
pronomi personali complemento:
hanno funzione di complemento – diretto o indiretto - ;
il complemento “diretto” (complemento oggetto) segue “direttamente” il verbo; quello
“indiretto” è preceduto da una preposizione;
esempi:
“io amo lei” (lei = complemento diretto – complemento oggetto -);
“luigi passeggia con lei” (lei = compl. “indiretto”, preceduto dalla preposizione di compagnia “con”);
in Italiano ogni “pronome personale complemento” ha diverse forme (me-mi, te-ti, lo-gli, etc.);
in univerlang esiste “una sola forma” per ogni pronome complemento, che può “seguire”,
oppure “precedere” il verbo;
ecco lo specchio completo:
univerlang
ji –1^sing.jui –2^sing.jilo –3^sing. paritaria.-jilof -3^sing. f. –
-jilom -3^sing.m. -jilen -3^sing. n. –
jis–1^plur.juis–2^plur.jilos
-3^plur. paritaria-
-jifes -3^plur.f.--------jimes -3^plur.m. -jiles -3^plur. n. –
italiano
me, mi
te, ti
lui, lei, lo, la, gli, ne
lei, la, le, ne
lui, lo, gli, ne
esso, la, lo, gli, ne
note
per persona e animale in quanto “specie”
per persona e animale di sesso femminile
per persona e animale di sesso femminile
per cosa e vegetale (neutro)
noi, ci
voi, vi
loro, li, ne
loro, le, ne
loro, li, ne
essi,esse, ne
per persone e animali in quanto “specie”
per persone e animali di sesso femminile
per persone e animali di sesso maschile
per cose e vegetali (neutro)
esempi:
io amo jui (io ti amo; io amo te);
mario parla con jis (mario parla a noi; mario ci parla);
attenzione! allo scopo di agevolare la memorizzazione si consiglia il metodo “ricorda collegando”:
memorizza solo la 1° pers. sing. ji (me, mi), quindi procedi “aggiungendo” alla “s” i “pronomi personali soggetto”
(vedi sopra: ui, ilo, etc): otterrai così tutti i “pronomi personali complemento”. In pratica, basta memorizzare i
“pronomi personali soggetto”, per poi derivare, anteponendo la “s”, tutti i “pronomi personali complemento”.
36
pronomi personali riflessivi:
sono particelle pronominali complemento che si riferiscono alla stessa persona che
compie l’azione (soggetto);
esempi:
tu ti lavi; mario si pettina; lui scrive di sé stesso; loro si lavano;
in pratica l’azione compiuta dal soggetto “ricade” – direttamente o indirettamente - sul soggetto
stesso, che perciò nella frase ha anche funzione di complemento – diretto (compl. oggetto) o
indiretto (compl. di termine, di specificazione, etc.) -;
in univerlang esiste un’unica particella riflessiva – fli – (fl >riflessivo, reflexive in
inglese; i > invariabile, invariable in inglese), che deve sempre “seguire” il verbo – regola
dell’ordine sintattico “diretto” (17), pag. 24 -;
per quanto riguarda la particella “rafforzativa” stesso, questa in univerlang si traduce
mei (me >pronome personale complemento inglese, i > invariabile, invariabile in
inglese); si posiziona sempre dopo il pronome riflessivo fli;
esempi:
io pettino fli (io mi pettino;);
luigi lava fli mei (luigi lava sé stesso);
maria lava fli (maria si lava);
tu lavi le mani ib fli mei (tu lavi le mani a te stesso – compl. di termine introdotto dalla preposizione “ib”);
mario parla od fli mei (mario parla di sé stesso – compl. di specificazione-argomento introdotto dall preposizione “od”).
pronomi allocutivi
i pronomi allocutivi sono quei pronomi personali che si usano quando ci si rivolge
“direttamente” a qualcuno (dal latino “alloquor” = rivolgere la parola);
in italiano si distinguono il “tu” confidenziale, il “lei” di cortesia, di rado il “loro” e il
“voi”;
in univerlang, per semplicità - ma anche per annullare le distanze di classe
incomprensioni) -, si usa esclusivamente la “seconda persona singolare”:
ia (tu) – pronome personale soggetto -;
mea (te, ti) – pronome personale complemento-;
mia (tuo, tua, tuoi, tue) – pronome e aggettivo possessivo (vedi dopo, pag.37)-;
(e le relative
37
pertanto, ci si rivolga all’amico oppure al proprio datore di lavoro, nel discorso diretto
univerlang, si userà “sempre” il “tu”;
è opportuno, comunque, nel caso ci si rivolga a superiori (nel lavoro), ad estranei o
a persone di età maggiore, esprimere loro “considerazione” e “rispetto”… ecco che si
farà allora ricorso al titolo “signore/signora” oppure al “titolo professionalereferenziale” – dottor, ingegnere, etc. -, posto ad “inizio” frase;
esempi:
“mistom, ia vivi in città?” (signore, tu vivi in città?);
“mistof, ia vivi in città?” (signora, tu vivi in città?);
“mistofes et mistomes, ias siete i benvenuti” (signore e signori, voi siete i benvenuti);
“medikof, ia puoi guarire la mia malattia?” (dottoressa, tu puoi guarire la mia malattia?);
attenzione! in univerlang, oltre che il “Lei” , il “Voi” e il “Loro”, è abolito anche il “Noi” (plurale di
maestà).
possessivi (pronomi e aggettivi)
i possessivi sono pronomi (e aggettivi) che indicano il possessore;
naturalmente il significato di “possessore” è generico e “allargato” in quanto spesso non definisce un
rapporto di effettivo possesso bensì una generica relazione di affiliazione, di consuetudine, di confidenza,
etc.;
esempi:
“la mia scuola”, “il nostro buon mario”, “il tuo paese”;
gli “aggettivi” possessivi accompagnano sempre un sostantivo (di cui indicano il possessore);
esempio: “il tuo libro”;
i “pronomi” possessivi indicano ugualmente il possessore ma
sostantivo (che è sottinteso essendo, il sostantivo, citato in precedenza);
non accompagnano il
esempio:
“di chi è il libro?
è suo” (è sottinteso “il libro”, precedentemente citato).
in italiano, come anche in inglese, la grammatica dei possessivi è alquanto complessa e gravata da
molteplici regole ed eccezioni;
univerlang semplifica la materia abolendo regole asfissianti ed eccezioni e stabilisce quanto segue:
i “pronomi” e gli “aggettivi” possessivi coincidono (a differenza dell’inglese dove hanno forme diverse);
i “pronomi e gli aggettivi” possessivi si riferiscono sempre al possessore e pertanto ad esso
si “accordano” nel genere –paritario, femminile, maschile, neutro- e nel numero –singolare o plurale-;
i “pronomi e gli aggettivi” possessivi possono essere (o meno) preceduti dagli
articoli determinativo o indeterminativo (sono pertanto eliminate tutte quelle complicate limitazioni tipiche della
lingua italiana e inglese);
gli “aggettivi” possessivi
(come del resto tutti gli aggettivi univerlang)
precedono il sostantivo;
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i “pronomi” possessivi stanno al posto di sostantivi precedentemente citati e mai di
sostantivi sottintesi di cui hanno assunto “convenzionalmente” il significato;
pertanto in univerlang non si potrà dire:
“vado a casa dei miei”; “dite la vostra”; etc.
sii dirà invece più correttamente:
“vado a casa dei miei genitori”; “dite la vostra opinione”;
ecco lo specchio completo dei possessivi (pronomi e aggettivi) univerlang:
univerlang
mi –1^sing.mui
milo
–2^sing.–3^sing. paritaria.-
-milof -3^sing. f. –
-milom -3^sing.m. -milen -3^sing. n. –
mis–1^plur.muis–2^plur.milos
italiano
mio, mia, miei, mie
note
tuo, tua, tuoi, tue
suo, sua, suoi, sue
(“di lui”)
suo,sua, suoi,sue (“di lei”)
suo,sua, suoi,sue (“di lui”)
suo, sua, suoi, sue (“di esso-a”)
per persona e animale in quanto “specie”
per persona e animale di sesso femminile
per persona e animale di sesso maschile
per cosa e vegetale (neutro)
nostro, nostra, nostri,
nostre
vostro, vostra, vostri,
vostre
-3^plur. paritaria-
-mifes -3^plur. f. –
-mimes -3^plur.m. -miles -3^plur. n. –
loro
loro
loro
di essi-e
per persone e animali in quanto “specie”
per persone e animali di sesso femminile
per persone e animali di sesso maschile
per cose e vegetali (neutro)
attenzione! allo scopo di agevolare la memorizzazione si consiglia il metodo “ricorda collegando”:
memorizza solo la 1° pers. sing. mi (mio, mia, miei, mie), quindi procedi “aggiungendo” alla “m” i “pronomi personali
soggetto” (vedi sopra: ui, ilo, etc): otterrai così tutti i “pronomi-aggettivi possessivi”. In pratica, basta memorizzare i
“pronomi personali soggetto”, per poi derivare, anteponendo la “m”, tutti i “pronomi-aggettivi possessivi”.
esempi:
mi boken (il mio libro);
mi bokenes; (i miei libri);
oni mi boken (un mio libro);
milom tren (il suo albero – riferito a un possessore, persona o animale, di sesso maschile-);
milof tren (il suo albero – riferito a un possessore, persona o animale, di sesso femminile-);
milo branen (il suo cervello – riferito a un possessore, persona o animale, senza specificazione del sesso -);
milen frutenes (i suoi frutti – riferito a un possessore, albero, neutro-);
milen “fanalino dello stop”(il suo fanalino – riferito a un possessore, autovettura, neutro-);
l’albero è milof (l’albero è suo – riferito a un possessore, persona o animale, di sesso femminile-);
l’albero è mimes (l’albero è loro – riferito a dei possessori, persone o animali, di sesso maschile-);
l’albero è mifes (l’albero è loro – riferito a dei possessori, persone o animali, di sesso femminile-).
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dimostrativi (pronomi e aggettivi)
i dimostrativi sono pronomi (o aggettivi) che servono ad indicare esseri o cose in
maniera precisa, individuandone anche, in modo chiaro ed inequivocabile, la
“posizione” rispetto a chi parla ;
gli aggettivi, naturalmente, accompagnano un sostantivo
(prendi “questo” libro);
i pronomi invece lo sostituiscono facendone appunto le veci
(prendi “questo”);
in italiano, come del resto in tutte le lingue nazionali, la materia dei “dimostrativi” è
alquanto complessa;
univerlang razionalizza e semplifica nel seguente modo:
ti = aggettivo dimostrativo – indeclinabile - (questo, questa, questi, queste) > vicino a chi parla;
tati = aggettivo dimostrativo
– indeclinabile -
(quello, quella, quelli, quelle,)
> lontano da chi parla;
esempi:
ti manom (questo uomo);
ti manofes (queste donne);
ti manof (questa donna); ti kato (questo gatto – genere paritario -); ti boken (questo libro);
ti manomes (questi uomini);
ti katos (questi gatti); ti bokenes (questi libri);
tati manom (quell’ uomo); tati manof (quella donna); tati boken (quel libro);
tati manomes (quegli uomini); tati bokenes (quei libri);
tati katos (quei gatti - paritario-);
come si vede, l'aggettivo dimostrativo univerlang (ti, tati) non possiede “genere” (maschile, femminile, paritario,
neutro), e “numero” (singolare, plurale) – indeclinabile -;
quando però funge da pronome dimostrativo – sostituto del sostantivo - acquisterà genere e
numero – declinabile – grazie all’aggiunta delle desinenze di genere-numero;
avremo pertanto:
tio = pronome dimostrativo paritario, singolare - riferito a persona o animale senza specificazione del sesso –
(questo, questa, questi, costui, costei) > vicino a chi parla;
tiom = pronome dimostrativo maschile, singolare - riferito a persona o animale - (questo, questi, costui) > vicino a chi parla;
tiof = pronome dimostrativo femminile, singolare - riferito a persona o animale - (questa, costei) > vicino a chi parla;
tien = pronome dimostrativo neutro, singolare - riferito a cosa o vegetale - (questo, ciò, questa cosa) > vicino a chi parla;
tios = pronome dimostrativo paritario, plurale
- riferito a persone o animali senza specificazione del sesso-
(questi, costoro) > vicino a chi parla;
tiomes = pronome dimostrativo maschile, plurale - riferito a persone o animali - (questi, costoro) > vicino a chi parla;
tiofes = pronome dimostrativo femminile, plurale - riferito a persone o animali - (queste, costoro) > vicino a chi parla;
tienes = pronome dimostrativo neutro, plurale - riferito a cose o vegetali - (questi) > vicino a chi parla;
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tatio = pronome dimostrativo paritario, singolare - riferito a persona o animale senza specificazione del sesso (quello, quella) > lontano da chi parla;
attenzione! l’accento tonico, nel caso dei pronomi dimostrativi, analogamente agli aggettivi “sostantivati” (vedi pag.23), cade sulla penultima
sillaba, cioè immediatamente prima della desinenza di genere-numero; quindi: tatio [tatìo], tatiom [tatìom], etc.
tatiom = pronome dimostrativo maschile, singolare - riferito a persona o animale - (quello) > lontano da chi parla;
tatiof = pronome dimostrativo femminile, singolare - riferito a persona o animale - (quella) > lontano da chi parla;
tatien = pronome dimostrativo neutro, singolare - riferito a cosa o vegetale - (quello, quella cosa) > lontano da chi parla; tatios = pronome dimostrativo paritario, plurale
- riferito a persone o animali senza specificazione del sesso-
(quelli) > lontano da chi parla;
tatiomes = pronome dimostrativo maschile, plurale - riferito a persone o animali - (quelli) > lontano da chi parla;
tatiofes = pronome dimostrativo femminile, plurale - riferito a persone o animali - (quelle) > lontano da chi parla;
tatienes = pronome dimostrativo neutro, plurale - riferito a cose o vegetali - (quelli) > lontano da chi parla;
esempi:
tiom è mio padre (questo, questi, costui è mio padre);
tiom è il mio cane – genere maschile - (questo è il mio cane, di sesso maschile);
tio è il mio cane – genere paritario - (questo è il mio cane, senza che si specifichi il sesso);
tien è utile per lavorare – riferito a uno strumento, genere neutro - (ciò,questa cosa, questo è utile per lavorare);
tien è una banana – riferito a un vegetale, genere neutro - (ciò, questa è una banana);
tios sono i miei zii – genere paritario - (questi, costoro sono i miei zii, senza che si specifichi il sesso);
tienes servono per lavorare – riferito a degli strumenti, genere neutro- (queste cose, questi servono per lavorare);
tienes sono grani di pepe – riferito a vegetali, genere neutro- (questi sono grani di pepe);
tiof è mia madre (questa,costei è mia madre);
tiof è la mia gatta (questa è la mia gatta);
tiofes sono le mie sorelle (queste, costoro sono le mie sorelle);
tatiom è mio padre (quello, il tale è mio padre);
tatio è il mio cane (quello è il mio cane, senza che si specifichi il sesso);
tatien è utile per lavorare – riferito a uno strumento, genere neutro - (quello, quella cosa è utile per lavorare);
tatien è una banana – riferito a un vegetale, genere neutro - (quella è una banana);
tatios sono i miei zii (quelli sono i miei zii, senza che si specifichi il sesso);
tatienes servono per lavorare – riferito a degli strumenti, genere neutro- (quelli, quelle cose servono per lavorare);
tatienes sono grani di pepe – riferito a vegetali, genere neutro- (quelli sono grani di pepe);
tatiof è mia madre (quella è mia madre);
tatiofes sono le mie sorelle (quelle sono le mie sorelle);
vedo che stai meglio, e tien (e ciò, questa cosa = soggetto, neutro, sing.) mi rende felice;
41
pronomi relativi
il pronome “relativo” è una breve parola - che introduce una “proposizione secondaria” - posizionata
“subito dopo” un sostantivo, a cui si “relaziona” e che sostituisce – per evitarne la ripetizione -;
un esempio:
“prenderò l’aereo che parte alle 8:00”;
in questa frase, “che” è pronome relativo; esso infatti, posizionato “immediatamente”
dopo il sostantivo “aereo” introduce la proposizione secondaria “parte alle 8:00” e al
contempo sostituisce il sostantivo “aereo” – che altrimenti andrebbe ripetuto -;
il capitolo dei pronomi relativi, in italiano come in inglese, è assai complesso e ostico:
sono previste varie forme a seconda se il pronome è riferito a persona o cosa, o
ancora se funge da soggetto oppure da complemento; insomma, per lo studente un
vero “rompicapo”.
univerlang, invece, semplifica “ai minimi termini” e fissa
– indeclinabile -, un “solo” pronome relativo adatto per ogni funzione
oggetto, compl. di compagnia, etc. -:
vo
un’unica forma
– soggetto, complemento
(che, il quale, la quale, i quali, le quali, cui, durante il quale, quando, dove);
esempi:
prenderò l’aereo
prendi la mela
leggerò il libro
vo (che, il quale = soggetto, neutro, sing.) parte alle 8:00;
vo (che = soggetto, neutro, sing.) è sul tavolo;
vo (che = compl. oggetto, neutro, sing.) mario ha scritto;
interrogativi (pronomi e aggettivi)
prima di parlare degli “interrogativi” è doveroso accennare alla forma interrogativa
di una frase;
in univerlang questa si ottiene ricorrendo semplicemente all’ “inversione”
soggetto-verbo;
esempi:
lovel ia fiscen? (tu ami il pesce?
bel mèri api? (Mary è felice?);
– nel senso di pietanza, fiscen = pesce; fisco [fìscio]= pesce, nel senso di animale -);
dopo questa indispensabile premessa, passiamo
pronomi e aggettivi interrogativi univerlang;
ora
alla
trattazione
dei
come per i pronomi relativi, la materia degli interrogativi è assai complicata in italiano
(come anche in inglese);
42
esistono, in italiano, numerose forme:
“chi”, “che”, “quale”, “cosa”, “che cosa”, “quanto” ;
come avrete notato, molti dei sopramenzionati pronomi e aggettivi “interrogativi”
possono essere pure “pronomi relativi”;
in virtù di tale coincidenza “ortografica” – ma non sintattica!!! -, in univerlang gli aggettivi e i
pronomi interrogativi sono tradotti con:
vi (“chi” – riferito a persona o animale-);
vo (“che”, “quale”, “quali”);
ven (“che”, “cosa”, “che cosa” – riferito a vegetale e cosa -);
ov (“quanto”, “quanti”, “quante”);
oc (“come” – avverbio di modo -);
i sopramenzionati “interrogativi” univerlang sono indeclinabili, sia che fungano da aggettivo, sia che fungano da
pronome.
esempi:
vo boken vantel ia? (che libro, quale – aggettivo - libro vuoi?);
vo bokenes vantel ia? (che libri, quali – aggettivo - libri vuoi?);
vo? (quale, quali? – pronome –);
attenzione!!! “vo”, anche se pronome, non si declina: il genere e il numero si deducono dal discorso);
vo manof loxel ia? (quale
– aggettivo – donna ami?);
ov bokenes vantel ia? (quanti – aggettivo - libri vuoi?);
ov? (quanto, quanta, quanti, quante? – pronome -);
attenzione! “ov”, anche se pronome, non si declina: il genere e il numero si deducono dal discorso);
ov kostel ien? (quanto – pronome - costa? – cosa o vegetale -);
ov kostel ienes? (quanto – pronome - costano? – cose o vegetali -);
ov kostel ti boken? (quanto – pronome – costa questo libro?);
vi bel i ? (chi
– pronome, “predicato nominale”
– sono
– copula -
io
– soggetto -?);
attenzione!!! “vi”, anche in questo caso – e nei successivi -, anche se pronome, non si declina perché “predicato nominale” – il genere
e il numero sono dedotti dal soggetto –);
bel ia? (chi sei tu?);
bel iom? (chi è lui?- riferito a persona o animale di sesso maschile -);
bel iof? (chi è lei?- riferito a persona o animale di sesso femminile -);
bel io? (chi è lui?- riferito a persona o animale senza specificazione del sesso -);
vi bel iomes? (chi sono loro? - riferito a persone o animali di sesso maschile –);
vi bel iofes? (chi sono esse? - riferito a persone o animali di sesso femminile -);
vi bel ios? (chi sono essi? - riferito a persone o animali senza specificaz. del sesso -);
vi
vi
vi
vi
ven bel ien? (cosa è esso? - riferito a vegetale o cosa -);
ven vantel ia? (che, che cosa
ven? (che, che cosa?);
– vegetale o cosa –
vuoi tu
– soggetto -?);
vo vantel ia? (quale, quali – compl. oggetto – vuoi tu – soggetto -?);
attenzione!!! “vo”, anche se pronome, non si declina: il numero e il genere si deducono dal discorso);
vi vantel ia? (chi
– persona o animale –
vuoi tu
– soggetto -?);
43
vi bel? (chi è?
> riferito all’interlocutore telefonico o al citofono, oppure a persona comunque “non visibile” e perciò non
identificabile nel genere e nel numero – impersonale -);
vi nokel? (chi – soggetto – bussa? > riferito a terzi, non visibile);
vi spekel? (chi – soggetto – parla? > riferito a terzi, non visibile);
– soggetto – è – copula – bello-a-i-e? – persona o animale, predicato nominale);
attenzione!!! “beti”, non si declina: il numero e il genere si deducono dal discorso);
vi bel beti? (chi
vi bel betiof? (chi – predicato nominale – è – copula – la bella? – persona o animale, soggetto);
vi bel betiomes? (chi – predicato nominale – sono – copula – i belli?– persone o animali di sesso maschile, soggetto -);
ven bel beti? (cosa – soggetto – è – copula – bello? – vegetale o cosa, predicato nominale -);
attenzione!!! “beti”, non si declina: il numero e il genere si deducono dal discorso);
ven bel betien? (cosa
oc bel ia? (come
– predicato nominale –
– avverbio di modo –
sei
è
– copula –
il bello?
– predicato verbale –
tu
– vegetale o cosa, soggetto-);
– soggetto -
?
come stai?);
esclamativi (pronomi e aggettivi)
passiamo ora alla trattazione dei pronomi e aggettivi esclamativi, cioè quelle parti del
discorso atte ad introdurre una esclamazione;
alla stregua degli interrogativi, gli esclamativi hanno, in italiano, numerose e
complicate forme:
“che”, “quale”, “quanto”, “quanti”, “quante”;
come avrete notato, molti dei sopramenzionati pronomi e aggettivi “esclamativi”
possono essere pure “interrogativi”; in virtù di tale coincidenza “morfologica” – ma non
sintattica!!! -, in univerlang gli aggettivi e i pronomi esclamativi sono tradotti con:
vo (“che”, “quale”);
ov (“quanto”, “quanti”, “quante”);
i sopramenzionati “esclamativi” univerlang sono indeclinabili, sia che
pronome.
fungano da aggettivo, sia che fungano da
esempi:
vo loven! (che amore!; quale amore!);
vo
vo
vo
vo
betiom! (che bello! – riferito a persona o animale di sesso maschile -);
betiof! (che bella! – riferito a persona o animale di sesso femminile -);
betio! (che bello! – riferito a persona o animale senza specificazione del sesso > genere paritario -);
betien! (che bello! – riferito a vegetale o cosa > genere neutro -);
vo betiomes! (che belli!
– riferito a persone o animali di sesso maschile -);
vo manom! (che uomo!);
vo manomes! (che uomini!);
44
vo manof! (che donna!);
ov iom bel beti! (quanto è bello! – riferito a persona o animale di sesso maschile -);
ov iof bel manof! (quanto è donna!);
caro studente, la tua quinta lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “leggere” “a voce alta” tutte
le parole univerlang di questa lezione…. non memorizzarle, basta solo tu legga “a voce alta”!
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 5.
LEZIONE 5
- LESEN fivi –
benvenuto alla tua quinta lezione!
prima di iniziare, però, è opportuno che tu esegua un veloce ripasso di quanto finora
appreso……
pertanto ti è richiesto di leggere velocemente e “mentalmente” la lezione 1, 2, 3, e 4;
nel corso della rapida lettura, però, quando incontrerai i termini univerlang dovrai
“soffermarti” e leggerli “a voce alta” – senza sforzarti di memorizzarli -.
concluso il ripasso, entriamo nel vivo della nuova lezione (lezione 5
– lesen fivi -):
il verbo
il verbo è quella parola del discorso che indica una “azione” – verbi dinamici: saltare,
scrivere, etc. – oppure uno “stato” di esseri o cose – verbi statici: essere, avere, invecchiare, etc. - .
il verbo è una parola “pilastro” del discorso, nel senso che “descrive la vita” di esseri e
cose;
addirittura il “solo” verbo – coadiuvato da opportuna gestualità – può descrivere, senza l’ausilio
di altre parole (sostantivi, aggettivi, etc.), situazioni e dinamiche di vita ordinaria, tanto da
consentire, “da solo”, una seppur “essenziale” comunicazione tra due individui;
non a caso “verbo” deriva dalla parola latina “verbum” che significa “parola”, nel
senso di “parola per eccellenza”;
questa “centralità” del verbo rispetto alle altre parole del discorso (aggettivi,
preposizioni, etc.) ha un importante riflesso nel lessico univerlang;
– regola del “verbo generatore” –
con la radice
infatti, come vedremo in seguito
del verbo si “generano” – grazie a specifici suffissi – quasi tutte le altre parole del discorso
– sostantivi, aggettivi, avverbi -;
è facilmente intuibile come “semplificato” e snello risulti essere un lessico così
costruito…. e quanto più agevole il suo apprendimento!!!
i modi
i modi del verbo servono a dare una “determinazione”, una specifica connotazione – di
oggettività, di supposizione, di comando, etc. – alla azione o allo stato che il verbo esprime;
in italiano, i modi del verbo sono 7:
infinito – esprime una azione (o uno stato) “impersonalmente” e senza tempo
(lavorare è indispensabile);
indicativo – presenta una azione o uno stato reale, oggettivo (io lavoro);
congiuntivo – esprime una “condizione” - supposizione, dubbio, desiderio - (se tu lavorassi
approverebbe);
meno lei
45
condizionale – descrive un’azione subordinata ad una “condizione”
(se tu lavorassi meno lei
approverebbe);
imperativo – esprime un comando o un’esortazione ( lavora!);
gerundio – serve a dare una connotazione “strumentale”, “modale”, “causale”, o
“temporale” al verbo (“lavorando l’uomo impara quanto dura è la vita”; “si allontanò zoppicando”);
participio – serve a dare una connotazione “aggettivale” al verbo (l’uomo amante del
lavoro; l’amata moglie).
i suddetti “modi” possono avere, ciascuno, diversi “tempi” (in italiano: presente, imperfetto,
passato remoto, passato prossimo, trapassato remoto, trapassato prossimo, passato, trapassato, futuro, futuro
anteriore);
una vera “odissea” per lo studente!!!
in univerlang, come vedremo, si semplifica al massimo:
alcuni “modi” infatti sono stati soppressi
– congiuntivo e gerundio -;
inoltre, in virtù del principio della “logica” –
aggiunti 3 inediti “modi verbali” – il “modo
antecedente”– che analizzeremo in seguito;
pilastro fondamentale di univerlang –
corrente ”,
sono stati
“modo subentrante” e il “modo
riguardo i “tempi” relativi ai sopramenzionati “modi”, sono stati mantenuti i “soli”
– presente, passato e futuro –.
tempi fondamentali
le persone
nella lingua italiana il verbo è caratterizzato da una “desinenza” indicante la persona:
– io am-o (1°pers. sing.),
tu ami-i ( 2° pers. sing.), etc. - ;
avremo pertanto 6 desinenze “corrispondenti” ai “6 pronomi personali soggetto” fondamentali:
io am-o, tu am-i, egli am-a, noi am-iamo, voi am-ate, essi am-ano;
immaginate lo sforzo di uno studente che oltre ad imparare i pronomi personali dovrà mandare
a memoria le sei desinenze!!??!!
attenzione! in inglese, anche se non esistono le 6 desinenze di persona, il capitolo dei verbi non è poi tanto più facile da digerire…..”simple present”,
“present continuous”, “present perfect”, “ing form”, “futur in the past”…. per non parlare poi degli innumerevoli “verbi irregolari”….
univerlang, la lingua che si impara in soli 10 giorni, elimina le “desinenze di persona”,
essendo quest’ultima indicata dal soggetto – obbligatorio! - ; esempio:
i lovel (io amo);
ia lovel (tu ami);
io, iof, iom, ien lovel ( egli, ella, esso ama);
is lovel (noi amiamo);
ias lovel (voi amate);
ios, iofes, iomes, ienes lovel (loro, esse, essi amano);
i tempi
il tempo di un verbo individua il “momento” di una azione (o di uno stato);
tale “momento” può riguardare l’attualità, cioè il periodo che si vive – presente - ;
può riguardare un periodo già conclusosi – passato -;
oppure riferirsi ad un periodo che deve ancora venire – futuro - ;
46
questi sopramenzionati costituiscono i “tempi fondamentali” di un verbo;
come già detto, in italiano (e inglese) esistono molti “altri” tempi, e ciascun “modo” (indicativo,
può contemplarne diversi (il modo “indicativo” italiano, ad esempio,
prevede ben 8 tempi! – presente, imperfetto, passato remoto, futuro, passato prossimo, trapassato prossimo,
trapassato remoto, futuro anteriore -);
il che rappresenta un gran rompicapo per lo studente!!! – anche l’inglese non scherza: ”simple
condizionale, etc.)
present”, “present continuous”, “present perfect”, “ing form”, “futur in the past”, etc. costituiscono, in effetti, materia
non facile da digerire! -
univerlang, invece, per i vari modi verbali, possiede i “soli” tempi fondamentali
– presente, passato e futuro – ;
analizziamo adesso nello specifico i
modo
modi
ei
tempi
univerlang:
infinito
l’infinito univerlang – forma “base” dei verbi - esprime una azione (o uno stato) senza nessuna
determinazione di persona e di tempo (“lavorare è indispensabile” );
importante! l’infinito è la forma “base” dei verbi univerlang e, come vedremo dopo, anche dell’intero
impianto lessicale; la parola “infinito” – che “in grammatica” indica il modo verbale “non definito” nella persona e nel tempo -
deriva dal latino “infinitus” che significa “infinito”, “indefinito”, “immenso”………. aggettivi, questi, che ben
si adattano alla natura di Dio – Elu, in univerlang -;
tutto questo preambolo per sottolineare la “centralità” e la potenzialità “creativa” del modo “infinito”;
infatti, da esso derivano tutti gli altri modi e tempi del verbo, nonché sostantivi, aggettivi, etc. (regola del
“verbo generatore” – vedi dopo -);
l’infinito univerlang si costruisce nel seguente modo:
si prende il corrispondente “infinito inglese” e si elimina “to”, quindi:
si aggiunge la “desinenza modale” dell’infinito
esempi:
to drink (inglese) > drink-el
to love (inglese) > love-el
to go (inglese)
> go-el
attenzione!
-el
( Dio, in ebraico biblico… entità Infinita!);
>
drinkel (bere);
> no le “doppie” in univerlang
>
lovel (amare);
goel (andare).
la metodica appena descritta (formazione dei lemmi univerlang dai corrispondenti lemmi inglesi) è stata qui riportata al solo
scopo di soddisfare la eventuale “curiosità” del lettore…. la suddetta metodica “non” ha nessuna valenza didattica!
pertanto, lo studente, per apprendere univerlang,
non deve applicarla!!
deve imparare “direttamente” i vocaboli univerlang…
chi conosce l’inglese, non deve assolutamente ricorrere alla suddetta metodica (risalire, cioè, dal lemma inglese al termine
univerlang), perché ciò comporterebbe un eccessivo rallentamento dei processi di apprendimento e, soprattutto, originerebbe
“grossolani” errori, dal momento che la metodica in oggetto prevede numerose eccezioni funzionali alla
semplificazione morfologica e fonologica di univerlang.
importante! in italiano il modo infinito è anche usato per la “forma negativa” dell’imperativo (“non correre!”);
e ancora, l’infinito, sempre in italiano, può essere usato anche come “imperativo impersonale”, cioè un imperativo rivolto non ad una determinata
persona, ma indirizzato impersonalmente a più persone – tipico esempio, i segnali stradali: “guidare piano!”; “non bere alcolici” -;
in univerlang tali usi dell’infinito non sono previsti! pertanto, in univerlang, sia per l’imperativo negativo che per la “cartellonistica”, si userà
“esclusivamente” il modo imperativo univerlang – vedi dopo - ;
47
modo indicativo, tempo
presente
l’indicativo presente univerlang esprime il momento “attuale” reale, il tempo
“oggettivo” che viviamo;
circa la sua costruzione, si prende l’infinito univerlang e gli si antepongono
i pronomi personali soggetto; esempio:
lovel > modo “infinito” univerlang (amare);
i, ia, io……. > pronomi pers. sogg. univerlang;
quindi avremo:
i lovel (io amo);
ia lovel (tu ami);
io, iof, iom, ien lovel ( egli, ella, egli, esso ama);
is lovel (noi amiamo);
ias lovel (voi amate);
ios, iofes, iomes, ienes lovel (loro, esse, essi amano);
modo indicativo, tempo
passato
l’indicativo passato univerlang esprime un momento reale “già trascorso”, un tempo
“oggettivo” ormai conclusosi, appunto passato (past, in inglese);
circa la sua costruzione, si prende l’indicativo presente
univerlang
e si antepone p’ - iniziale
appunto di “passato”, “past, in inglese” -;
quindi avremo:
i p’lovel [i pì-lòvel] (io amavo, io amai, io ebbi amato);
ia p’lovel
(tu amasti…);
io, iof, iom, ien p’lovel
(egli, lei, egli, esso amò…);
(noi amammo…);
is p’lovel
ias p’lovel
(voi amaste…);
(loro, esse, loro, essi amarono…);
ios, iofes, iomes, ienes p’lovel
attenzione! in univerlang esiste un solo tempo passato per il modo indicativo – contro i 5 dell’italiano -;
per tradurre il passato univerlang in passato italiano (passato remoto, imperfetto, trapassato remoto), ci verrà in aiuto il contesto.
modo indicativo, tempo
futuro
il futuro univerlang esprime un momento “oggettivo” che ha “da venire”, un periodo
non ancora vissuto, quindi futuro (future, in inglese);
circa la sua costruzione, si prende l’indicativo presente
appunto di “futuro”, “future, in inglese” -;
quindi avremo:
i f’lovel [i fì-lòvel] (io amerò);
(tu amerai);
ia f’lovel
io, iof, iom, ien f’lovel
(egli, lei, egli, esso amerà);
univerlang
e si antepone f’
- iniziale
48
is f’lovel
(noi ameremo);
ias f’lovel
(voi amerete);
ios, iofes, iomes, ienes f’lovel (loro, esse, loro, essi ameranno);
attenzione! in univerlang esiste un solo tempo futuro per il modo indicativo – contro i 2 dell’italiano -.
condizionale, tempo presente
il modo condizionale è anche detto il modo “cortese”, in quanto usato
univerlang – nelle frasi di cortesia e nei convenevoli (“vorrei un bicchiere d’acqua”);
modo
– in italiano, e anche in
circa la sua costruzione, si prende il modo infinito univerlang, si sostituisce la -l finale
con la c - iniziale appunto di “condizionale”, “conditional, in inglese” –, quindi si antepongono i pronomi
personali soggetto;
quindi avremo:
i
lovec [i lòvec – la “c” ha il suono “dolce” di “cena” -] (io amerei);
(tu ameresti);
ia lovec
io, iof, iom, ien lovec
(egli, lei, egli, esso amerebbe);
(noi ameremmo);
is lovec
ias lovec
(voi amereste);
ios, iofes, iomes, ienes lovec
(loro, esse, loro, essi amerebbero);
modo imperativo, tempo presente
il modo imperativo, tempo presente esprime un comando per una azione – o uno stato da compiersi nel momento “attuale”, il periodo che si vive, il presente appunto;
il modo imperativo è anche detto il modo “esortativo” in quanto usato – in italiano, e anche in
univerlang – per esprimere “esortazione”, incoraggiamento, incitamento (“vado!”; in questa frase, più
che un comando, il soggetto dà a sé stesso un incitamento ad andare);
circa la sua costruzione, si prende il modo infinito univerlang, si sostituisce -el con
im
- iniziali appunto di “imperativo”, “imperative, in inglese” -,
soggetto;
avremo pertanto:
i lovim
lovim
io, iof, iom, ien lovim
is lovim
lovimes
ios, iofes, iomes, ienes lovim
quindi si antepongono i pronomi personali
(amo!);
(ama!);
(egli, lei, egli, esso ami!);
(amiamo!);
(amate!);
(loro, esse, loro, essi amino);
attenzione! nell’imperativo presente, la 2° persona singolare e la 2° plurale sono quelle più usate;
per tale ragione, al fine di snellire la frase, si ricorre alla eccezione “funzionale” sopra
introdotta, cioè si sopprime il pronome personale soggetto per la 2° pers. (sing. e plur.) e
si aggiunge la desinenza plurale (es) per la 2° pers. plur.
attenzione! come precedentemente accennato, in italiano la “forma negativa” dell’imperativo è ottenuta con l’infinito presente, preceduto dalla
negazione;
l’infinito presente, sempre in italiano, può essere usato anche come “imperativo impersonale”, cioè un imperativo rivolto non ad una determinata
persona, ma indirizzato impersonalmente a più persone – tipico esempio, i segnali stradali: “guidare piano!”; “non bere alcolici!” -;
in univerlang tali usi dell’infinito non sono previsti! pertanto, in univerlang, sia per l’imperativo negativo, sia per la cartellonistica – esortazioni,
suggerimenti, prescrizioni impersonali -, si userà “esclusivamente” l’imperativo univerlang alla 2° pers. (sing. oppure plur.) ;
esempi:
“no drinkim alken” ( non bere alcool!);
“no drinkimes alken” ( non bevete alcool!);
49
“drivimes op’speda” (guidare piano! – guidate piano!);
attenzione! notate come l’imperativo univerlang non contempli l’uso “obbligatorio” del punto esclamativo…. questo eventuale e facoltativo
“risparmio” è possibile perché esiste, in univerlang, la “desinenza modale imperativa – im”, atta a segnalare con specificità il modo imperativo.
modo
participio, forma attiva
– corrisponde al “participio presente” italiano –
il modo participio, forma attiva (participio attivo) serve a dare una connotazione
“aggettivale” – attiva, in quanto compie l’azione - al verbo (l’uomo amante del lavoro);
circa la sua costruzione, si prende il modo infinito
ia
dell’infinito) con
– la
“attivo”, “active” in inglese -;
e si sostituisce -el
i (suffisso dell’aggettivo) ad indicare la connotazione “aggettivale” del participio;
quindi avremo:
lovel (amare – infinito -) >
modo
univerlang
lovia
(amante, che ama
participio, forma passiva
la
a
(desinenza
in quanto iniziale di
– participio attivo -).
– corrisponde al “participio passato” italiano –
il modo participio, forma passiva (participio passivo) serve a dare una connotazione
“aggettivale” – passiva, in quanto subisce l’azione - al verbo (la donna amata è sempre felice);
circa la sua costruzione, si prende il modo infinito
univerlang
e si sostituisce -el
ip
– la i (suffisso dell’aggettivo) ad indicare la connotazione “aggettivale” del participio;
dell’infinito) con
“passivo”, “passive” in inglese -;
quindi avremo:
lovel (amare – infinito -) >
modo
lovip
(amato, amata
corrente, tempo presente
la
p
(desinenza
in quanto iniziale di
– participio passivo -).
– corrisponde, all’incirca, alla “forma progressiva” italiana e inglese –
il modo corrente è una figura verbale “inedita”, nel senso che non ha un esatto
“corrispondente” in italiano (o in inglese) – esistono, nelle suddette lingue nazionali, dei “modi verbali” o “tempi”
similari (forma progressiva, present continuous, etc.), ma non un vero e proprio “modo corrente”- ;
il “modo corrente”, tempo presente serve a descrivere una azione “corrente” e
“in corso di svolgimento” nel momento in cui si parla o scrive, cioè nel presente
attuale;
esempio:
“io sto bevendo” – l’azione “corre”, si svolge nel momento in cui si parla - ;
il modo corrente, tempo presente si costruisce, in univerlang, in maniera assai
semplice:
si prende il modo infinito univerlang, si sostituisce la -l (finale ) con -k – “k”, iniziale appunto di
“corrente”, “current, in inglese” –;
attenzione! ricorre in questo caso una “eccezione” alla regola della pronuncia univerlang: la “c” (di “corrente”) in questo caso, per ragioni di eufonia,
diventa dura e si trasforma in “k”;
quindi si antepongono i “pronomi personali soggetto”;
avremo allora:
50
i
ia
drinkek
drinkek
[i drìnkek]
io, iof, iom, ien drinkek
(io sto bevendo);
(tu stai bevendo);
(egli, lei, lui, esso sta bevendo);
(noi stiamo bevendo);
(voi state bevendo);
(loro, esse, loro, essi stanno bevendo);
is drinkek
ias drinkek
ios, iofes, iomes, ienes drinkek
modo antecedente, tempo presente
– corrisponde, all’incirca, al “passato prossimo” italiano –
il modo antecedente è anch’esso una figura “verbale inedita”, nel senso che non ha
un esatto “corrispondente” in italiano (o in inglese), ma solo forme “similari”;
il “modo antecedente”, tempo presente, esprime una azione che si è svolta in un
momento “di poco” antecedente rispetto al momento in cui si parla o scrive, cioè il
presente attuale;
esempio:
“ho bevuto molto”
– l’azione del bere è “di poco” antecedente all’azione “presente” del mio parlare -;
attenzione! nel caso l’azione fosse “molto” antecedente rispetto al presente, si ricorrerà all’indicativo
passato remoto, in italiano (e all’ indicativo passato, in univerlang -;
esempio:
“ l’anno scorso, a capodanno, bevvi molto”
>
“l’anno scorso, a capodanno, i p’drinkel molto”;
il “modo antecedente”, tempo presente si costruisce, in univerlang, in maniera assai
semplice:
si prende il modo infinito univerlang, si sostituisce la -el (desinenza dell’infinito) con an
- iniziali appunto di “antecedente”, “antecedent, in inglese”–;
quindi si antepongono i “pronomi personali soggetto”;
avremo allora:
i drinkan
ia drinkan
io, iof, iom, ien drinkan
is drinkan
ias drinkan
ios, iofes, iomes, ienes drinkan
(io ho bevuto)
(tu hai bevuto);
(egli, lei, egli, esso ha bevuto);
(noi abbiamo bevuto);
(voi avete bevuto);
(loro, esse, loro, essi hanno bevuto);
la forma negativa
la frase negativa univerlang si costruisce in modo assai semplice
si antepone
no
– avverbio di negazione -
al verbo;
attenzione! se nella frase c’è un’altra parola di senso negativo, il “no” si omette;
esempi:
ia no lovel mia marom.
no drinkel iof vinen?
(tu non ami tuo marito);
(lei non beve vino?);
– e senza alcuna eccezione! -:
51
is
p’etel nenien [nenìen].
(noi non mangiammo nulla);
attenzione! in base alla “regola degli opposti” – e con un piccolo adattamento “eufonico” – l’avverbio di
affermazione “sì ” in univerlang si traduce:
op’ni [òp-nì].
la forma passiva
nella frase “ mario ama luisa”, il soggetto (mario) compie l’azione – forma attiva - ;
nella frase “luisa è amata da mario”, il soggetto (luisa) “subisce” l’azione che viene
compiuta da mario (complemento d’agente);
questa seconda forma del verbo – “è amata da” - è detta passiva;
in univerlang, in analogia all’italiano ed altre lingue, la forma passiva si costruisce nel
seguente modo:
verbo “essere” > bel
esempi:
i bel lovip frim mea
i p’bel lovip frim mea
i ban lovip frim mea
i f’bel lovip frim mea
+ participio passivo > - ip
+ preposizione del compl. d’agente > frim
(io sono amato da te);
(io fui amato da te);
(io sono stato amato da te);
(io sarò amato da te);
la forma impersonale
analizziamo queste frasi:
“nel gioco si vince e si perde”; “quella sera si ascoltarono delle belle canzoni”;
“all’improvviso si vide la luna”; “si dice che mario è un buon marito”;
“è necessario che tu studi”; “accadde che io ebbi un incidente”;
“sembra che la cosa non ti importa”; “c’è bisogno di voi”;
“piove a dirotto”; “in alta quota nevica”; “fa caldo”;
“è presto”; “va bene”; “va a gonfie vele”; “va male”; etc.
tutti i verbi e le locuzioni verbali in “grassetto” non hanno un soggetto “definito”, ben
determinato;
il soggetto – sottinteso! – è “indefinito” (il “si” equivale a “uno”, “qualcuno”, etc.),
oppure – come nel caso degli agenti atmosferici – coincide con una entità impersonale, astratta (il tempo
meteorologico);
per tali motivi la suddetta forma è detta impersonale;
in univerlang la forma impersonale si costruisce anteponendo al verbo il soggetto
“impersonale” e invariabile it .
esempio:
it ranek (sta piovendo, piove);
52
caro studente, la tua sesta lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “leggere” “a voce alta” tutte
le parole univerlang di questa lezione…. non memorizzarle, basta solo tu legga “a voce alta”!
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 6.
LEZIONE 6
- LESEN sivi –
benvenuto alla tua sesta lezione!
prima di iniziare, però, è opportuno che tu esegua un veloce ripasso di quanto finora
appreso……
pertanto ti è richiesto di leggere velocemente e “mentalmente” la lezione 1, 2, 3, 4, e 5;
nel corso della rapida lettura, però, quando incontrerai i termini univerlang dovrai
“soffermarti” e leggerli “a voce alta” – senza sforzarti di memorizzarli -.
concluso il ripasso, entriamo nel vivo della nuova lezione (lezione 6 – lesen sivi -):
l’avverbio
l’avverbio è una parola “invariabile” che si accompagna ad un “verbo” – ma anche ad un
sostantivo, ad un aggettivo o ad un altro avverbio – per darne una “determinazione” di vario genere;
così, ad esempio, nella frase:
“lui guidava prudentemente”, prudentemente è un avverbio perchè aggiunge una
“determinazione” ( una specifica attribuzione) al verbo “guidare”;
a seconda della natura di tale “determinazione”, gli avverbi
classificano in:
avverbi
avverbi
avverbi
avverbi
avverbi
avverbi
avverbi
di
di
di
di
di
di
di
– e le locuzioni avverbiali -
modo-maniera (velocemente, male, bene, in fretta, di rado, a piedi, di corsa, etc.);
tempo
(mai, sempre, quando, di giorno, di tanto in tanto, per sempre, etc.);
luogo
(qui, là, di sotto, per di là, etc.);
quantità
(poco, molto, meno, più, quanto, di più, press’a poco, etc.);
affermazione (sì, certo, davvero, per l’appunto, etc.);
negazione
(no, non, niente affatto, neppure per sogno, etc.);
dubbio
(probabilmente, forse, etc.);
univerlang costruisce i suoi avverbi secondo il seguente schema:
gli avverbi univerlang si costruiscono sostituendo la vocale -i – suffisso aggettivale - del
corrispondente aggettivo univerlang – nel caso questo esista!- con la vocale -a – suffisso avverbiale -;
se invece l’aggettivo univerlang non esiste, si modifica “opportunamente” il corrispondente avverbio inglese
– in base a strategiche (e variabili) scelte di semplificazione morfologica e fonologica -.
esempi:
si
53
api (felice, felici)
strongi (forte, forti)
very (molto)
more (molto)
when (quando)
well (bene)
where (dove)
= aggettivo univerlang
= aggettivo univerlang
=
=
avverbio inglese
avverbio inglese
= avverbio inglese
= avverbio inglese
= avverbio inglese
>
>
>
>
>
>
>
apa (felicemente) = avverbio univerlang;
stronga (fortemente) = avverbio univerlang;
vir
mar
ken
vet
vex
(molto)
(più)
(quando)
(bene)
(dove)
= avverbio univerlang;
= avverbio univerlang;
= avverbio univerlang;
= avverbio univerlang;
= avverbio univerlang;
attenzione! gli avverbi univerlang vex (dove), vir (molto) e vet (bene) potrebbero creare qualche difficoltà nella memorizzazione….. per ridurre al
minimo lo sforzo ti consiglio di ricorrere al metodo “ricorda collegando” – strumento mnemo-tecnico -;
procedi nel seguente modo:
immagina di dover partire alla ricerca di un tesoro…. sulla tua mappa sarà segnato con una x “dove” (vex) è nascosto il tesoro;
questo si trova a roma (vir), città “molto” bella… ”superlativa” (“molto”, come anche “vir” in univerlang, entra nella costruzione del superlativo
assoluto);
soggiornando a roma poi, non potrai non recarti alle terme (vet)….ti assicuro starai “bene” e in completo relax!
naturalmente questo è solo un esempio del metodo “ricorda collegando”…. ognuno è libero di creare i “collegamenti” con immagini e concetti i più
disparati, sempre che siano a lui “familiari”.
ti consiglio di ricorrere a questo metodo tutte le volte incontrerai una qualche difficoltà nei processi di memorizzazione!
attenzione! gli avverbi univerlang non hanno vincoli o particolari prescrizioni circa la
loro posizione nella frase;
pertanto si potrà avere:
“i loxel vir mi marof” (io amo molto mia moglie); o anche:
“i loxel mi marof vir” (io amo mia moglie molto).
la preposizione
la preposizione è una piccola parola che si antepone (pre-posizione) alle altre parole del
discorso – sostantivi, pronomi e verbi all’infinito – al fine di stabilire tra le parole di una frase una
“relazione logica” e quindi dare un significato compiuto alla frase stessa;
esempio:
“mario cammina con luisa”;
in questa frase la preposizione “con” stabilisce una relazione di “compagnia” tra mario
e luisa, così da dare un senso compiuto alla frase…. provate infatti a fare a meno di
“con”……..
”mario cammina luisa”….. è ovvio che la frase non avrebbe alcun senso!
attenzione! in italiano, come in inglese e altre lingue nazionali, l’uso delle preposizioni
– e delle locuzioni prepositive - rappresenta una delle maggiori difficoltà;
in italiano, ad esempio, esistono numerosissime preposizioni – e altrettante locuzioni prepositive – e
impararle tutte costituisce un’impresa!
ma ciò che veramente rende la materia un vero “rompicapo” è l’uso “promiscuo” delle
preposizioni stesse; mi spiego meglio:
in italiano (e in altre lingue) succede che “uno stesso complemento” è retto da
“diverse” preposizioni…. quale di queste “diverse” preposizioni usare dipende di volta
in volta dal contesto, dall’ordine delle parole nella frase, dalle convenzioni linguistiche,
etc.
in pratica non esistono regole precise (e logiche!) che possano venire in aiuto al
povero studente…
54
un esempio con il “compl. di moto a luogo”:
“vado al mare”; “vado in Francia”; “vado dal medico”; “mi sono imbarcato per il
Canada”;
ebbene, ben “4 preposizioni” diverse per introdurre “uno stesso” complemento (compl. di
moto a luogo) !!!!
univerlang semplifica “enormemente” la materia:
ogni complemento è retto da un’ unica preposizione ;
le preposizioni univerlang si costruiscono modificando “opportunamente” le corrispondenti
preposizioni inglesi – in base a strategiche (e variabili) scelte di semplificazione morfologica e fonologica -.
esempi:
of (di) = preposizione inglese
at (a) = preposizione inglese
through (attraverso) = preposizione inglese
into (dentro) = preposizione inglese
>
>
>
>
od (di) = preposizione univerlang;
ad (a) = preposizione univerlang;
tra (attraverso) = preposizione univerlang;
ins (dentro) = preposizione univerlang;
e, al
vediamo adesso quali sono le
“principali” preposizioni univerlang
contempo, “quali” complementi ciascuna preposizione ha in reggenza, ricordando che
uno specifico complemento è retto da un’unica preposizione
– ma non viceversa, nel senso che una
preposizione può reggere più “complementi assimilabili” -:
ad
(a, con, da, in) > regge il “compl. di termine” e il “compl. di moto a luogo”;
in effetti i due complementi sono “assimilabili” in quanto entrambi costituiscono la
“destinazione finale”, il “termine”, il “traguardo” di una azione;
esempi:
“voglio dare un bacio a maria”; “io parlo a mario”; “consegno un regalo a maria”
noi andiamo da mario; “noi andiamo al mare”;
“noi andiamo in Canada”
(a chi? a che cosa? > compl. di termine);
(dove? –presenza di movimento- > compl. di moto a luogo);
in
(in, a, da, di, nel, con) > regge il “compl. di stato in luogo” e il “compl. di tempo”;
in effetti i due complementi sono “assimilabili” in quanto sia l’uno che l’altro esprimono una
“dimensione” - “spaziale”, il primo; “temporale”, il secondo – all’interno della quale si compie l’azione espressa
dai rispettivi verbi reggenti;
esempi:
“io vivo in città”; “io mangerò al ristorante”; io sono dal medico (dove? –assenza di movimento- > compl. di stato in luogo);
“io partirò in estate”; “io partirò a primavera”, “io partirò di notte”; “io partirò nella notte”; “io partirò col buio” (quando? > compl. di tempo);
attenzione! in univerlang si dirà: “io partirò (in) lunedì”; “mario arriverà a-(in) Natale”; “ti vedrò il-(in) 3 marzo”; “mi rilasserò in vacanza”;
frim (da, da parte di) >regge il “c. di agente”, il “c. di moto da luogo”, il “c. di separazione”, il “c. di origine –provenienza-”;
in effetti i 4 complementi sono “assimilabili” in quanto, seppur con le dovute specificità,
esprimono tutti il “punto di partenza” della azione espressa dai rispettivi verbi reggenti;
esempi:
“io sono amato da mia moglie”; “il documento fu approvato da parte di tutti”
“mario viene dal negozio”; “io sono uscito di casa alle 8:00”, “lui è caduto dal tetto”
“mario si allontana dal negozio”; “io mi separo da te”,
“lui dissente da te”
“lei viene dal Brasile”; “io sono originario di qui”, “lui discende da una nobile famiglia”
vit
(con, a, in)
> regge il
“compl. compagnia”,
(da chi? da che cosa? > compl. di agente);
(da dove?
>
compl. di moto da luogo);
(da dove? >
compl. di separazione);
(da dove? da chi? > compl. di origine-provenienza);
il “compl. di mezzo” e
il “compl. di modo”;
in effetti i tre complementi sono “assimilabili” in quanto, seppur con le dovute specificità,
indicano un essere o una cosa che riveste un ruolo “accessorio”, “ausiliario”, modale, rispetto
all’azione espressa dai rispettivi verbi reggenti;
esempi:
“io esco con mia moglie”;
“mario lavora con il fratello”
“mario viene a piedi”; “io sono uscito in auto”; “mario lavora con l’auto”
“mario lavora con calma”; “tu parli con saggezza”, “lui parla con rabbia”
fir
(per, di, a, da)
> regge il
(con chi? in compagnia di chi? > compl. di compagnia);
(per mezzo di chi? di che cosa? > compl. di mezzo);
(in che modo? come?
> compl. di modo);
“compl. di causa-motivo”,
il “compl. di fine-vantaggio”;
55
in effetti i due complementi sono “assimilabili” in quanto, seppur con le dovute specificità,
indicano un essere o una cosa con una funzione “catalizzatrice”, “d’innesco”, “di finalità”,
rispetto all’azione espressa dai rispettivi verbi reggenti;
esempi:
“sono felice per la tua vittoria”; “io mi rallegro del tuo successso” (per quale causa? per quale motivo? a causa di chi? > compl. di causa-motivo);
“vado a comprare il pane”; “lavoro per guadagnare”; “cucinerò per te” (per quale fine? a vantaggio di chi? > compl. di fine-vantaggio);
tra
(per, attraverso, da)
> regge il
“compl. di moto per luogo”;
esempi:
“vado per i campi”; “ viaggerò attraverso la campagna”; “entrerò dalla finestra” (per dove? attraverso cosa? > compl. di moto per luogo);
od
(di, a, su) > regge il “c. di specificazione (di chi? di cosa?) – appartenenza, possesso, denominazione, qualità, misura, tempo, etc. –:
esempi:
“il gusto del vino”
“il libro di mario”
“il ricordo di te”
“la città di Roma ”
“una donna di infinita bellezza”
“un pesce di 3 kg”
“una vacanza di 4 settimane”
“un tavolo di marmo”
“una condanna di (a) 2 anni”
“essere privo di energie”
“pieno di soldi”
“discutere di (sulla) politica”
“molti di loro”
ons
> appartenenza;
> possesso;
> relazione;
> denominazione;
> qualità;
> misura;
> tempo;
> materia;
> pena;
> privazione;
> abbondanza;
> argomento;
> partitivo;
(su, sopra, al di sopra)
> regge il
“compl. di luogo”;
esempi:
“il libro è sul tavolo”; “ viaggerò sopra le nuvole”; “il gatto cammina sui tetti” (dove? > compl. di luogo);
la congiunzione
la congiunzione è una piccola parola – invariabile - che “congiunge” due parole di una stessa
proposizione (“desidero un panino e un’ aranciata”), oppure due proposizioni (“ti telefono quando arriverà il pacco
postale”);
le “congiunzioni univerlang” si costruiscono modificando “opportunamente” le corrispondenti
congiunzioni inglesi – in base a strategiche (e variabili) scelte di semplificazione morfologica e fonologica -.
esempio:
and (e, ed)
=
congiunzione inglese
but (ma, però)
=
=
congiunzione inglese
et
>
congiunzione inglese
because (perchè)
neither
>
or (o, oppure)
=
congiunzione inglese
sed
> becas
(nè) = congiunzione inglese
(e, ed)
(ma, però)
[bècias] (perchè)
>
>
= congiunzione univerlang;
= congiunzione univerlang;
= preposizione univerlang;
net (nè) = congiunzione univerlang;
oet
(o, oppure)
= congiunzione univerlang;
56
if (se)
=
congiunzione inglese
>
sef
(se)
= congiunzione univerlang;
la esclamazione (interiezione)
la esclamazione (interiezione) è una parola – invariabile - che serve ad esprimere
sentimenti (sensazioni) “intensi” o “improvvisi” – “che gioia!”; “che noia!”; “che paura!”; “come è bello!”; etc. -;
gli stessi sentimenti possono essere espressi, oltre che con parole di senso compiuto,
con la “riproduzione” di suoni onomatopeici (“interiezioni” propriamente dette) che
“per convenzione” indicano appunto un particolare stato fisico o emotivo;
alcuni esempi:
brrr!
ah!
> che freddo!
> che gioia!
oh! > che sorpresa!
ahimè! > povero me!
ehi! > attenzione! - tu!
univerlang, essendo una lingua “internazionale” (che deve essere quindi compresa da “tutti”),
abolisce tutti i “suoni onomatopeici” (interiezioni);
ciò al fine di evitare che una “convenzione” - in uso in certi paesi, e non in altri – possa creare incomprensioni ed
ambiguità;
pertanto, al posto del suono si userà la singola “parola esclamativa” o la “locuzione esclamativa”;
esempi:
brr! > che freddo! >
vo op’iten!
ah! > che bello! >
vo betien [betìen]!
ehi! > tu!
>
ia!
ehi! > attenzione! stai (sii) attento! >
bim karefi.
il verbo generatore
il verbo è una parola “pilastro” del discorso, nel senso che “descrive la vita” di esseri e
cose;
addirittura il “solo” verbo – coadiuvato da opportuna gestualità – può descrivere, senza l’ausilio
di altre parole (sostantivi, aggettivi, etc.), situazioni e dinamiche di vita ordinaria, tanto da
consentire, “da solo”, una seppur “essenziale” comunicazione tra due individui;
non a caso “verbo” deriva dalla parola latina “verbum” che significa “parola”, nel
senso di “parola per eccellenza”;
questa “centralità” del verbo rispetto alle altre parole del discorso (aggettivi,
preposizioni, etc.) ha, come vedremo, un importante riflesso nel lessico univerlang;
univerlang, infatti, allo scopo di ridurre “al minimo” il numero delle radici del suo
lessico – così da renderne più agevole l’apprendimento -, stabilisce la regola del verbo generatore (19):
57
in univerlang il verbo è una parola-primitiva capace di “generare” altre parole ( parole derivate);
infatti, partendo dalla sua “forma base” - l’infinito -, grazie a specifici suffissi, si formano vari
vocaboli: i sostantivi, l’aggettivo e l’avverbio.
esempio:
lov-el (amare)
= infinito;
se togliamo il suffisso del modo infinito –el (in ebraico biblico El = Dio – Infinito -), resta la radice:
lov-
se a questa radice aggiungiamo il suffisso del sostantivo, maschile, sing. -om, otteniamo:
lov-om
(amatore) = sostantivo di persona di sesso maschile -
lovof (amatrice);
se alla radice “lov-“ aggiungiamo invece il suffisso del sostantivo, neutro, sing. -en, otteniamo:
lov-en
(amore) = sostantivo neutro;
se alla radice “lov-“ aggiungiamo il suffisso dell’aggettivo -i, otteniamo:
lov-i
lov-a
(amorevole) = aggettivo qualificativo;
se alla radice “lov-“ aggiungiamo il suffisso dell’avverbio -a, otteniamo:
(amorevolmente) = avverbio di modo;
quanto sopra descritto, è un “efficace” metodo volto alla ottimizzazione dei radicali
lessicali e alla semplificazione del loro apprendimento “mnemonico”;
la metodica prevede l’individuazione di uno schema di azione (o stato) – verbo generatore-,
entro cui poi è possibile collocare – con derivazione “suffissale” - varie entità attinenti – sostantivi, aggettivo,
avverbio -;
in pratica ogni “radicale verbale” genera una sorta di “filiera” popolata da numerose
parole appartenenti allo stesso gruppo semantico;
curiosità! derivare le parole dalla “radice verbale” è tipico del sanscrito, antichissima lingua indoeuropea, tutt’oggi parlata in varie regioni orientali;
in sanscrito sono stati scritti i Veda (i Sacri Testi dell’Induismo, che rappresentano i più antichi scritti sacri che siano pervenuti ai giorni nostri).
attenzione! questa è la regola generale (verbo generatore), ma è ovvio che là dove non esista il verbo inglese corrispondente, oppure questo verbo
non sia di uso comune (vocabolario attivo), il ruolo di “termine generatore” è svolto da sostantivi o aggettivi;
un esempio:
bet-i ( bello) = aggettivo > termine generatore, che darà origine alle parole derivate, compreso il verbo:
bet-en (bellezza) = sostantivo neutro;
bet-el (abbellire) = infinito.
ritengo a questo punto utile rappresentare “analiticamente” lo schema sopra descritto:
verbo generatore > lov-el
|
1° sostantivo
|
2° sostantivo
|
aggettivo
|
avverbio
(infinito)
(persona che compie l’azione)
(cosa, attinente con l’azione)
(aggettivo
(avverbio
= amare
> lov-om
> lov-en
qualificativo) > lov-i
di modo) > lov-a
=
(sost. maschile, sing.) =
(sost. neutro, sing.) =
amorevole
= amorevolmente
tale tabella suffissale vale per tutti i “verbi generatori”;
amatore
amore
58
naturalmente è possibile “allungare” la sopradescritta filiera così da aggiungere altre
parole derivate: basta prevedere “specifici affissi” – suffissi e prefissi –, per la cui completa e
analitica trattazione rimando alla sezione “grammatica” (www.univerlang.com).
attenzione! lo “schema” di cui sopra non è tassativo ………….. è, infatti, concepito come un sistema “aperto” e flessibile, con possibili deroghe ed
eccezioni; questo al fine di non “irrigidire” troppo univerlang e poter soddisfare eventuali esigenze di “eufonetica” (gradevole sonorità linguistica),
nonché consentire una dinamica “evoluzione” del lessico e della sintassi;
tale “evoluzione” avverrà sotto il diretto controllo dell’ “accademia della lingua universale”;
questo “organismo” si riunirà periodicamente per creare e “codificare” nuovi termini (della vita quotidiana e della scienza) e nuovi strumenti
morfo-sintattici;
le “determinazioni” della “accademia” sono vincolanti per gli organi istituzionali e le strutture scolastiche statali.
il verbo-sostantivo
il verbo-sostantivo è una “particolare” figura grammaticale assai diffusa in inglese (-ing form: banking,
e che univerlang mutua (e potenzia!) perché funzionale e oltremodo efficace;
il verbo-sostantivo è una parola che esprime più di una semplice azione… esso identifica una
“pratica”, un “fenomeno”, una “consuetudine” con rilevanza socio-economica o comunque
“ordinaria” ed entrata nel vivere di tutti i giorni; il “verbo-sostantivo” è così denominato perché
possiede la doppia natura (verbale e sostantivale); nella frase ha la funzione di “sostantivo”
(soggetto o complemento);di seguito alcuni esempi della lingua inglese:
shopping, mobbing, etc.)
il termine “shopping” più che una “singola” e semplice azione – comprare, acquistare -, identifica
“un complesso fenomeno socio-culturale”, “un particolare rituale dei cittadini delle metropoli”
– che non è solo l’azione dell’acquistare oggetti, ma anche il “passeggiare”, il “curiosare”, il “trascorrere piacevolmente alcune ore”, etc. -;
stesso discorso vale per “banking”: non soltanto la “singola azione” di prelevare denaro dallo
sportello bancario, bensì un “complesso” di operazioni, quali acquisto di titoli di stato, azioni,
contrattazione di un mutuo, etc;
“mobbing”, similmente, non è solo “perseguitare un dipendente”…. è molto di più:
dequalificare il dipendente, isolarlo, affidargli mansioni troppo onerose o, all’opposto,
tenerlo inoccupato, far circolare malignità sul suo conto, etc……. solo l’insieme di tutte queste
deplorevoli azioni configura la odiosa pratica del “mobbing”;
ne segue che “comprare, acquistare” ha un significato
“shopping” un altro……
“prelevare denaro” ha un significato
“banking” un altro……
(e relativa, specifica “traduzione” univerlang),
(e relativa, specifica “traduzione” univerlang),
“perseguitare un dipendente” ha un significato
“mobbing” un altro……
(e relativa, specifica “traduzione” univerlang),
univerlang costruisce i suoi “verbi-sostantivo” dai corrispondenti termini inglesi tramite la
trasformazione del suffisso –ing in -it (t > iniziale di “trans” ad indicare la doppia natura
della figura grammaticale in esame (verbo-sostantivo);
esempi:
shopp-ing >
scop-it [sciòpit] (il fare acquisti girovagando per negozi);
bank-ing > bank-it (l’insieme delle operazioni bancarie);
mobb-ing > mob-it (la serie di azioni vessatorie messe in atto dal capo in danno al dipendente);
alcune frasi:
scopit bel beti sed dispendioso” (“il fare acquisti per negozi” – lo shopping – è bello ma dispendioso”);
bankit
bel
noioso”
(“il fare operazioni bancarie ” – banking – è noioso”);
59
attenzione! univerlang “potenzia” e amplifica l’uso dei “verbo-sostantivi”, nel senso che esistono delle forme univerlang che non hanno un
corrispettivo inglese (“-ing” form);
alcuni esempi:
parkit (parcheggio=l’atto del parcheggiare) > parken (parcheggio= posto auto) > parkagen [parkàgen] (area di parcheggio) > parkel (parcheggiare);
batit (bagno= l’immersione in acqua, per igiene o per svago – mare e piscina -) > baten (vasca da bagno) > batel fli (farsi il bagno –generico-);
dresit (vestizione=l’atto del vestire, indossare degli abiti) > dresen (vestito, abito) > dresel fli (vestirsi) ;
pait (pagamento=l’atto di versare dei soldi) > paen (saldo) > pael (pagare, saldare);
attenzione! il plurale del “verbo-sostantivo” segue la regola generale: pait (pagamento) > paites (pagamenti).
caro studente, la tua settima lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “leggere” “a voce alta”
tutte le parole univerlang di questa lezione…. non memorizzarle, basta solo tu le legga “a voce alta”!
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 7.
LEZIONE 7
- LESEN civi –
benvenuto alla tua settima lezione!
con la precedente lezione abbiamo concluso la grammatica “essenziale” univerlang
– per la trattazione completa si
rimanda alla sezione “grammatica” (www.univerlang.com) - ;
entriamo adesso “nel vivo” della lingua dedicando questa
conversazione;
lezione ( e le altre due successive) alla
seguiranno, pertanto, frasi univerlang che descrivono situazioni quotidiane riferite a due personaggi di fantasia,
Paolo (p.) e Maria (m.);
attenzione! la pronuncia non è segnata dal momento che in univerlang ogni lettera ha un solo suono e
che l’accento tonico cade sempre sulla prima vocale di qualsiasi parola, fatte salve 5 eccezioni – vedi pag. 5 - ;
ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
il primo incontro…… Paolo e Maria si vedono per la prima volta!
(p.) -
ele! mi namen
Ciao!
(m.) - ele!
Ciao!
(p.) -
bel
Il mio nome
pàolo.
è
et mia?
Paolo .
E
i bel marìa.
Io
sono
Maria.
frim
vex
bel ia, marìa?
Di
dove
sei
tu,
Maria?
(m.) - i bel frim florìdia, in sicìlia.
Io sono
(p.) -
di
(p.) - vo
Quale
(m.) - mi
di
in
Solarino,
et ia?
Sicilia.
E
tu?
mia ajen , marìa?
la tua
età,
bel
età
ho
vo
Quale
è
44 (anni).
bel
è
Maria?
trov’doi
32 (anni).
una
irenes.
anni
irenes.
anni.
mia
joben,
marìa?
il tuo
lavoro,
Maria?
(m.) - i bel oi ditidof [ditìdof].
Io sono
Sicilia.
è
i evel frov’froi
Io
in
bel
ajen
La mia
(p.) -
Floridia,
i bel frim solarìno, in sicìlia.
Io sono
(p.) -
il tuo?
dietista.
et
ia?
E
tu?
et
mia?
E
la tua?
60
(p.) (p.) -
i bel oi
dermolom [dermòlom].
Io sono un
dermatologo.
vex
jobel ia, marìa?
Dove
lavori
tu
Maria?
(m.) - i jobel in florìdia, in
Io
lavoro
a
Floridia,
mi omen.
nella
mia
casa.
(p.) - no, i no jobel in ospiten.
No,
io non
lavoro
in
ospedale.
et ia?
jobel ia
E
Lavori
tu?
toc
i
jobel
anche
io
lavoro
tu
in ospiten?
in
ospedale?
in omen.
in
casa.
.
Bene! questa è stata la prima conversazione avvenuta tra i nostri due protagonisti…..
se sei curioso e vuoi sapere cosa è successo dopo, continua a leggere questa seconda
conversazione avvenuta qualche giorno dopo, in strada….
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta” le frasi univerlang.
(p.) - api’daen,
marìa!
Felice (buon) giorno,
(m.) - api’mornen,
Felice (buon)
(p.) -
toc
i,
Anche
io,
Paolo!
i
bel
io
sono (sto)
no jobel
ia
grazie.
non
tu
lavori
vet.
et
ia?
bene.
E
tu?
toda?
oggi?
f’jobel
in
afnen.
lavorerò
nel (di)
pomeriggio.
toc
i!
vet!
is
evel
fredi
mornen….. vantec ia
oi kofen?
Anche
io!
Bene!
noi
abbiamo
libera
la mattina…….
un
Sì,
grazie.
i novel
oi
Io conosco
un
Sì,
mi
La mia
(m.) - mi
La mia
(p.) - mia
La tua
(p.) - toc
Anche
is?
andiamo
noi?
vir
nisi….
vex
bel
Dove
è
mia
keren?
la tua
auto?
bel
iv…..
ien bel
è
qui…….
Essa
è
op’iv…..
lì (là)…
keren
bel
auto
è
essa
mi
la mia
vorresti
andiamo noi con la mia
auto
bel
ia?
tu?
è
ti,
brovni
questa,
marrone
bel
tati, grei
koloren.
è
quella,
colore.
beti.
grigio
bel ien
bella.
E’
essa
spedi?
veloce?
no bel spedi,
sed
ien
konsumel
non
ma
essa
consuma
è
keren
auto
colore.
essa
vir
veloce,
no bel
non
è
caffè?
auto?
koloren.
ien
molto
tu
goel is vit mi keren?
molto carino….
keren
(m.) - no, ien
No,
goel
Dove
bar
va bene!
et
E
vex
baren
(m.) - op’ni, ok!
(p.) -
tu? (come stai?)
tanke.
(m.) - op’ni, tanke.
(p.) -
ia?
sei
io
Sì,
(p.) -
bel
Come
paolo!
mattino,
(m.) - op’ni, i
oc
Maria!
op’vir.
poco.
spedi….. sed ien konsumel vevir.
veloce………
ma
essa
consuma
moltissimo.
et
mia?
E
la tua?
61
(p.) - marìa, lovel
Maria,
ia
speden?
tu
la velocità?
ami
(m.) - no, i
No,
no lovel
speden…… i
lovel
livel!
non
la velocità………. Io
amo
vivere!
io
(p.) - vet!
Bene!
amo
toc
i
lovel
Anche
io
amo
liven.
la vita.
Terminata questa conversazione, Paolo e Maria salgono sull’automobile…..
Paolo indossa dei jeans, Maria un grazioso vestito verde….. verde come i suoi
bellissimi occhi!!!!
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
(p.) -
likel
ia
mi
apprezzi (ti piace) tu
la mia
(m.) - op’ni, ien bel ok.
Sì,
(p.) -
no,
No,
va bene.
i
(m.) - evel
no,
No,
(m.) - toc
Anche
(p.) -
likel
tu
i
io
moten
una
p’evel
(p.) -
i
likel
ia
drivel,
pàolo?
apprezzi (ti piace)
tu
guidare,
Paolo?
tien.
penso
questo.
non molto.
odio
il traffico.
motorino?
sed
nov
no.
ien
bel
tep
danjeri.
ma
adesso
no.
Essa
è
troppo
pericolosa.
i goel
afin
vit
Ma
io
spesso
con (in)
mai
vado
busen.. i no
con (in)
nov i parkel.
il bar!
(p.) - tanke marìa,
Maria,
autobus.
likel
et ia?
E
tu?
busenes.
i lovel
Io
amo
vir valkel.
molto camminare.
io parcheggio.
bel vir skili in
molto
busen.
il bus… Io non apprezzo (mi piacciono) gli autobus.
Ora
Grazie
op’lovel trafiken.
oi motinen [motìnen]?
un
sed
goel op’ivir vit
sei
io
camminare?
bex baren!
tu
i
perché
valkel?
tu
Ecco
(m.) - ia
becas
la guida
moto
tinkel
Io (non) vado
(p.) -
comoda?
moten
i
(m.) - no, no vir.
No,
oi
io
Ami
konveni?
essa
o
una
lovel ia
ien
E’
oet
moto
avevo
bel
driven
non apprezzo (mi piace)
ia oi
Hai
(p.) -
no
io
keren?
auto.
abile
nel
parkit….
konplimenes!
parcheggio….
Complimenti!
ia bel vir kindi.
tu
sei
molto gentile.
“Tu sei molto gentile” queste parole il nostro protagonista rivolge a Maria mentre
scende dall’auto…… in verità avrebbe voluto gridarle “sei splendida! sei fantastica!”
62
ma Paolo non poteva certo rovinare tutto…. in fondo la conosceva solo da qualche
giorno!
doveva essere cauto! Tanto più che la sua strategia di corteggiamento dava già i suoi
frutti…. Maria amava già il suo modo di parcheggiare….
presto, molto presto, avrebbe amato anche lui!!!! – almeno così sperava Paolo!?!?! -.
caro studente, la tua lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “rileggere” “a voce alta” questa
lezione e, di seguito, le parole univerlang che troverai nelle 3 pagine successive…. non memorizzarle, basta solo tu le legga “a
voce alta”!
attenzione! leggi le parole univerlang “a voce alta”
ele – ciao
bel
mi
(esclamazione)
- essere (infinito)
- mio (agg. e pron. possessivo)
namen spekel
et
- parlare (infinito)
- e (congiunzione)
mia
i-
nome (sost. neutro)
- tuo (agg. e pron. possessivo)
io (pron. pers. soggetto)
frim
- di, da (prep. di orig., sep., moto da luogo e d’agente)
vex - dove
(avv. di luogo)
ospiten no
- no (avv. di negazione)
toc
- anche (avv. di associazione)
me
- mi, me, io (pron. pers. complemento)
api -
felice, buon (agg.)
daen -
ov vir
- molto (avv. di quantità)
op’vir
vet
in
- in, a (prep. di stato in luogo e di tempo)
op’vet
ajen evel
età (sost. neutro)
- avere (infinito)
jobel-
lavorare (infinito)
joben diten -
lavoro (sost. neutro)
dieta (sost. neutro)
mattino (sost. neutro)
quanto (pron.- agg. interrog. e esclam.)
- tu (pron. pers. soggetto)
che, quale (pron.- agg. interrog. e relat.)
giorno (sost. neutro)
mornen -
ia
vo -
ospedale (sost. neutro)
- poco (avv. di quantità)
- bene (avv. di modo)
- male (avv. di modo)
tanke – grazie
toden ti
(esclamazione)
oggi (sost. n. e avv. di tempo)
- questo (agg. e pron. dimostrativo)
tati
- quello (agg. e pron. dimostrativo)
fredenfredi -
libertà (sost. n.)
libero (agg.)
63
ditidof
[ditìdof] - dietista [donna] (sost. femm.)
doktom -
dottore – “laureato” - (sost. masch.)
dermolom [dermòlom] omen -
goel
casa, abitazione (sost. neutro)
- andare (infinito)
novel
- conoscere (infinito)
baren nisi vit
dermatologo (sost. masch.)
vantel -
oi – un, uno, una
kofen op’ni
- si (avv. di affermazione)
driven
- guida (sost. n.)
carino, grazioso (agg.)
becas
automobile (sost. neutro)
caffè (sost. neutro)
- guidare (infinito)
skili -
keren -
likel
abile (agg.)
- perchè (avv.)
- apprezzare, piacere (infinito)
trafiken -
ok – bene, a posto, d’accordo (esclamazione)
moten -
iv
motinen
- qui, quà (avv. di luogo)
op’iv
ien
- lì, là (avv. di luogo)
- esso, essa (pron. pers. soggetto, neutro)
brovni -
marrone (agg.)
koloren -
colore (sost. neutro)
- ma, però (congiunzione)
nov
- adesso, ora (avv. di tempo)
oet
- o, oppure (cong.)
tep
- troppo (avv. di quantità)
danjeri -
grei -
grigio (agg.)
tinkel
speden -
velocità (sost. neutro)
konsumel
livel
- consumare (infinito)
- vivere (infinito)
liven -
vita (sost. neutro)
[motìnen]- motorino (sost. neutro)
sed
bello (agg.)
veloce (agg.)
traffico (sost. neutro)
motocicletta (sost. neutro)
beti -
spedi -
(art. indeterminativo)
drivel
bar (sost. neutro)
- con, a (prep. di compagnia, di mezzo, e di modo)
volere (infinito)
- pensare (infinito)
busen tien
pericoloso (agg.)
bus (sost. neutro)
- questo, ciò (pron. dimostrativo, neutro)
valkel
- camminare (infinito)
afin
- spesso (avv. di tempo)
ivir
- sempre (avv. di tempo)
64
lovel
- amare (infinito)
op’ivir
- mai (avv. di tempo)
parkel
- parcheggiare (infinito)
op’lovel
- odiare (infinito)
konveni -
comodo (agg.)
parken -
parkagen
[parkàgen] - parcheggio – area - (sost. n.)
veken’enden
parkirom
[parkìrom] - parcheggiatore (sost. m.)
skili (in, vit) fir
abile, bravo (in, con), (agg.)
- per, a (prep. di causa-motivo e di fine-vantaggio)
konplimen kindi -
complimento (sost. neutro)
parcheggio – singolo - (sost. neutro)
- fine-settimana (s.n.)
beden -
letto (sost. neutro)
romen -
stanza (sost. neutro)
beden’romen
fascen -
- stanza da letto (s. neutro)
moda (sost. neutro)
fascen’veken - settimana della moda (s. neutro)
gentile (agg.)
api’daen – buon giorno
(esclamazione)
magazen -
rivista (sost. neutro)
api’mornen – buon mattino
(esclamazione)
fascen’magazen
api’aften – buon pomeriggio
(esclamazione)
staten -
api’even – buona sera
(esclamazione)
kiti’niten – serena, buona notte
(esclamazione)
- stazione dei bus (s. neutro)
busen’stopen
- fermata dei bus (s. neutro)
(esclamazione)
aplen -
in’mar’lit – a dopo, a più tardi
(esclamazione)
tren -
tomen -
(esclamazione)
domani (sost. n. e av.)
stazione (sost. neutro)
busen’staten
in’op’lit – a presto, arrivederci
in’tomen – a domani
mela (sost. neutro)
albero (sost. neutro)
aplen’tren
fruten -
ieri (sost. n. e av.)
fruten’tren
tiden -
oggi (sost. neutro)
emerjen -
settimana (sost. neutro)
monten iren -
mese (sost. neutro)
anno (sost. neutro)
exiten -
- albero di mele (s. neutro)
frutto (sost. neutro)
isten -
veken -
- rivista di moda (s. neutro)
- albero di frutta (s. neutro)
emergenza (sost. neutro)
uscita (sost. neutro)
emerjen’exiten
vaten -
- uscita di emergenza (s. neutro)
acqua (sost. neutro)
65
ixen bex -
glasen -
ferro (sost. neutro)
bicchiere (sost. neutro)
vaten’glasen – bicchiere d’acqua (s. neutro)
ecco (esclamazione)
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 8.
LEZIONE 8
- LESEN pivi –
benvenuto alla tua ottava lezione!
anche questa lezione sarà incentrata sulla conversazione;
nella precedente lezione avevamo lasciato i nostri protagonisti, Paolo (p.) e Maria (m.), che stavano andando
a prendere un caffè….
eccoli dunque all’ interno di un bar….
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
(p.) -
ven visel ia, marìa?
Cosa
(m.) - i
Io
(p.) -
desideri
jep
tu,
Maria?
brekifan, tanke.
già
i drinkel
ho fatto colazione, grazie.
i
no
io
non
brekifan
io
bevo
stul ….
ol
soltanto
i lovel
ho fatto colazione ancora….
io
oi
kofen,
op’vit
sujen,
un
caffè,
senza
zucchero,
brekifen
amo
la colazione
plese.
per favore.
od baren.
del
bar
(p.) - cusim, barirom [barìrom]... oi kofen op’vit sujen, oi milken’glasen et oi kruasàn.
Scusi,
(p.) -
i
barman….
likel
Un caffè
vir
Io apprezzo (mi piace) molto
(m.) - i
Io
(p.) -
lovel
toc
i
io
(m.) - brekfel
fai colazione
ia?
E
tu?
toc
e
anche
likel
apprezzo (piace)
e
un
croissant.
kappuccìno.
il cappuccino.
i prefel kofen
vit
milken’fomen.
io
con
schiuma di latte (macchiato).
in baren
al
bar
afin
spesso
tu?
bicchiere di latte
il cappuccino
tu
mangi
un
kappuccìno, sed
ia
ven etel ia?
cosa
et
il latte.
et
No, non sempre……..
E
milken.
il caffè-latte
(p.) - no, no ivir……..
(m.) - et
zucchero,
kofen’milken
amo
Anche
senza
ma
ivir,
sempre,
preferisco
il caffè
ali daenes?
tutti i giorni?
i
brekifel
in
io
faccio colazione
in (a)
omen.
casa.
66
(p.) -
toen
vit
Tè
biskenes
con
(m.) - toc
i
Anche
(p.) - mia
milken
o
likel
io
oet
biscotti
con
cornflakes.
ienes bel tasti
kòrnflex.
apprezzo (mi piace)
vit kòrnflex.
latte
cornflakes.
Essi
sono
et
gustosi
e
elti.
salutari.
foninen [fonìnen] ringek.
Il tuo
telefonino
sta squillando.
(m.) - cusim pàolo,
Scusa
it bel
Franco,
mi fadof.... i ovel ansvel...
è (impers.)
mia
madre….
Io
devo
rispondere…
(p.) - plese, marìa…. Doim’plese.
Prego,
Maria……
Fai
pure.
.
“Perbacco!” – dovette pensare Paolo contrariato! – “questa telefonata proprio non ci voleva!”….
aveva infatti interrotto la loro amabile conversazione! quella signora, la mamma di
Maria, già si comportava da “suocera”…..
fortunatamente la telefonata ebbe una breve durata, così Paolo potè riprendere il suo
“serrato” corteggiamento…..
ci troviamo ancora all’ interno del bar….
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
(p.) - visel
ia
Desideri
otien [otìen], mària?
tu
altro,
Maria?
(m.) - oi vate’glasen, tanke.
Un
(p.) -
bicchiere d’acqua,
plese,
barirom [barìrom]….
Per piacere,
(barirom)
- troi
doi vaten’glasenes
barman….
Due
euro
bex
e
40
fivi èuro.
Ecco
5
centesimi,
Maria,
Tenga
è (imp.) ancora presto…
(m.) - op’ni,
(m.) - i
io
(p.) -
il conto, grazie.
il resto.
likec
strolel
vit mea. likec ia?
io apprezzerei (mi piacerebbe) passeggiare (fare una passeggiata) con te. Tu apprezzeresti (ti và?)
glada,
ic’bel
beti
c’è
bel
vuten.
tempo (meteo).
vantec
goel
ib centren……
likec ia,
pàolo?
vorrei
andare
in
tu apprezzeresti (ti andrebbe),
Paolo?
glada!
is goim!
Volentieri!
Andiamo!
ia
apprezzi (ti piace)
tu
op’ni, vevir.
si,
bilen, tanke.
e
resten.
pure
volentieri (con piacere),
(m.) - likel
(p.) -
et
grazie.
Getim’plese
euro.
(p.) - marìa, it bel stul op’lit... i
Si,
bicchieri d’acqua
èuro et frovi centenes, tanke.
3
(p.) -
grazie.
moltissimo.
centro …
scopit
lo shopping (fare acquisti girando per negozi)
in
centren?
in
centro?
67
(m.) - lovel ia
Ami
(p.) -
soken?
tu
il calcio?
vir op’vir.
i prefel
tenisen.
Molto poco.
Io preferisco
il tennis.
(m.) - i lovel
Io
op’vir
amo
(m.) - likel
apprezzi (ti piace)
(p.) -
sporten.
poco
lo sport.
i
prefel
Io
preferisco
ia
tel’visen?
tu
la televisione?
et
ia?
E
tu?
fascen.
la moda.
op’ni. i evel doi tel’visagenes [tèl-visàghenes] et i vacel men
afin.
Si.
spesso.
Io
ho
due
televisori
e
io guardo
essa (la guardo)
tutto procedeva a gonfie vele…. Paolo e Maria passeggiano felici
per le vie del centro…
più parlavano, più scoprivano di avere interessi e gusti in comune!
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
(p.) -
mia
fados,
jobel
ios
stul?
I tuoi
genitori,
lavorano
essi
ancora?
(m.) - mi fadom bel pensirom [pensìrom], mi fadof bel
Mio
(p.) -
padre
è
pensionato,
mia
mamma
omirof [omìrof].
è
casalinga.
evel ia sistos?
Hai
tu
fratelli (e sorelle)?
(m.) - i evel ol oi
Io
ho
solo
sistof, èlena, dov’fivi irenes.
una
sorella,
elena,
25
anni.
et
ia?
E
tu?
(p.) - oi sistof, dìna, frov’fivi, et doi sistomes, koncètto, frov’oi,
Una sorella,
Dina,
(m.) - livel ia
Vivi
tu
no, i
(p.) -
No,
(m.) - i
(p.) -
mia
fados?
i tuoi
genitori?
vit
vivo
fratelli,
Concetto,
mi
omen.
et
ia?
la mia
casa.
E
tu?
mi
familen…
in (con la) mia
vit fadom,
famiglia…
con
papà,
no visel ia
oi
mia omen,
oi mia liven?
Non
una
tua
una
desideri
tu
casa,
(m.) - i bel
reliji,
i lovel
Io sono
religiosa,
io
(p.) -
2
vit
ho
livel
e
con
evel
io
Io
45,
amo
Dio
toc
i
belivel in Elu
Anche
io
credo
in
Elu et
Dio
e
tua
41,
fadof
et
sèrjo, trov’pivi.
e
Sergio,
38.
et
mi
sistof.
e
mia
sorella.
mamma
vita?
si
i
belivel
in maren.
perciò
io
credo
nel
et
in
maren.
e
nel
matrimonio.
(m.) - vet!
i bel
gladi
tad
ia
lovel
Relijen.
Bene!
io sono
contenta
che
tu
ami
la Religione.
matrimonio.
et ia?
E
tu?
68
“amo Dio e perciò credo nel matrimonio”,
queste precise parole pronuncia Maria
guardando Paolo negli occhi…… era forse quello un esplicito messaggio?!?!?
forse che Maria già pensava al matrimonio?!?!?
nella prossima “puntata” (scusate!..... “lezione”), potrai conoscere il finale di questa
avvincente “soap opera” (scusate!.... ”corso”).
caro studente, la tua lezione è terminata…. prima però del “meritato riposo” ti chiedo di “rileggere” “a voce alta” questa
lezione e, di seguito, le parole univerlang che troverai nelle 3 pagine successive…. non memorizzarle, basta solo tu le legga “a
voce alta”!
attenzione! leggi le parole univerlang “a voce alta”
ven -
cosa (pron.- agg. interrog. e relat.)
sujen -
visel
- desiderare (infinito)
salten -
sale (sost. neutro)
pepe (sost. neutro)
zucchero (sost. neutro)
etel
- mangiare (infinito)
pepen -
jep -
già (avv. di tempo)
olen -
brekifel
- fare colazione (infinito)
brekifen - colazione
lancen - pranzo
dinen - cena
lancel
dinel
ol
(sost. neutro)
(sost. neutro)
- pranzare (infinito)
- soltanto, solo (avv. di quantità)
kofen -
caffè (sost. neutro)
stul -
- senza (prep. di esclus., di mezzo, e di modo)
kofen’milken
kappuccìno -
- caffè-latte (sost. comp. neutro)
ivir -
sempre (avv. di tempo)
daen -
(esclamazione)
mai (avv. di tempo)
giorno (sost. neutro)
toden ali -
cappuccino (sost. neutro)
- preferire (infinito)
op’ivir -
ancora (avv. di tempo)
plese – per favore, prego
op’vit
prefel
- cenare (infinito)
- bere (infinito)
- con, a (prep. di compagnia, di mezzo, e di modo)
kofen vit milken’fomen – caffè macchiato (sost. comp.)
(sost. neutro)
drinkel
vit
olio (da tavola) (sost. neutro)
oggi (avv. di tempo)
tutto, tutti, tutte (agg.)
69
cusim – scusi, scusa
joben -
barirof [barìrof]-
kruasàn -
barman (sost. masch.)
barwoman (sost. femm.)
milken’glasen
- bicchiere di latte (sost. comp. neutro)
croissant (sost. neutro)
- apprezzare, piacere (infinito)
fonen -
scopit citen -
città (sost. neutro)
centro (sost. neutro)
citen’centren
datom fado -
relato -
figlio (sost. maschile)
mamma (sost. femm.)
parente
- rispondere (infinito)
- fare (infinito)
doim’plese
visel
(sost. parit. sing.)
- dovere (infinito)
ansvel
doel
- centro città (sost. comp. neutro)
genitore (sost. parit. sing.)
fadof -
ovel
(sost. neutro alt.)
shopping (il fare acquisti girovagando) (v. s.)
centren -
- fai pure (esclamaz.)
- desiderare (infinito)
tè (sost. neutro)
biscotto (sost. neutro)
biskenes kornflèx -
biscotti (sost. neutro)
cornflakes (sost. neutro)
ienes – essi, esse
tasti elti -
stul
telefono (sost. neutro)
foninen [fonìnen] - telefonino
toen -
bisken -
lavoro (sost. neutro)
barirom [barìrom]-
likel
(v.imp. e escl.)
lit
(pron. pers. sogg. neutro)
gustoso (agg.)
salutare (agg.)
- ancora (avv. di tempo)
- tardi (avv. di tempo)
op’lit
- presto (avv. di tempo)
in’op’lit – a presto, arrivederci
(esclamazione)
in’mar’lit – a dopo, a più tardi
(esclamazione)
strolel
glada
- passeggiare (infinito)
- volentieri, con piacere (avv.)
ic’bel – c’è,
ci sono
vuten -
tempo meteorologico (sost. neutro)
timen -
tempo cronologico (sost. neutro)
timen’sceden
oren -
- tabella oraria (sost. comp. neutro)
ora (sost. neutro)
minen -
minuto (sost. neutro)
seken -
secondo (sost. neutro)
klok -
ora, orario di orologio (impers.)
70
otien [otìen]oti
altro (pron. neutro)
- altro (agg.)
getel
- bicchiere d’acqua (sost. comp. neutro)
conto (sost. neutro)
- tenere (infinito)
resten -
“ “ pivi et trovi’mornen - sono le 8 e30 di mattina (8:30)
“ “ froi op’mar fivi’aften – sono le 4 meno 5 di pom. (15:55)
“ “ oi et fitivi’niten – sono l’ 1 e 15 di notte (1:15)
resto (pron. neutro)
getim’plese
- tieni pure (v.imp. e esclamaz.)
sunen -
sole (sost. neutro)
soken -
calcio – sport - (sost. neutro)
“ “ oi’aften – è l’ 1:00 di pomeriggio (13:00)
“ “ otivi op’mar dovi’even – le 11 meno 20 di sera (22:40)
“ “ dov’doi et frovi – sono le 22:40 (22:40)
belivel
tenisen -
tennis (sost. neutro)
api -
sporten -
sport (sost. neutro)
tun -
fascen -
moda (sost. neutro)
tele’visenvacel
televisione (tecnologia) (sost. neutro)
- guardare (infinito)
pensirom [pensìrom]omirof
pensionato (sost. maschile)
[omìrof]- casalinga (sost. femm.)
in, ib - credere in, a (infinito)
felice (agg.)
che (congiunzione comparativa)
bridinof [bridìnof]-
sposina (sost. femm.)
bridos -
sposi (sost. parit. plur.)
fadom -
papà (sost. maschile)
fadomi fadofi -
paterno (agg.)
materno (sost. femm.)
familen -
famiglia (sost. neutro)
dogom -
Relijen -
Religione (sost. neutro)
dogof -
reliji-
- quale è l’ora, per favore?
it bel pivi et trovi’even- sono le 8 e 30 di sera (20:30)
vaten’glasen
bilen -
vo bel klok, plese?
cane (sost. maschile)
cagna (sost. femm.)
dogo -
cane (sost. parit. sing.)
Elu – Dio
katof -
gatta (sost. femm.)
op’Elu – satana
breden -
maren -
vaten
religioso (agg.)
matrimonio – istituzione - (sost. neutro)
marom marof -
marito (sost. maschile)
moglie (sost. femm.)
pane (sost. neutro)
- acqua (sost. neutro)
fruten -
frutto (sost. neutro)
fruten’tren
- albero di frutta (sost. neutro)
71
mari -
matrimoniale (agg.)
briden -
bridi-
carne (pietanza) (sost. neutro)
fiscen -
pesce (pietanza) (sost. neutro)
sposalizio – cerimonia - (sost. neutro)
bridom bridof -
meten -
sposo (sost. maschile)
sposa (sost. femm.)
nuziale (agg.)
bridel (“ vit) – sposare (sposarsi con)
pàsta
- pasta (sost.. neutro)
pìzza -
pizza (sost. neutro)
vinen -
vino (sost. neutro)
vinen’glasen – bicchiere di vino (sost. neutro)
(infinito)
bene! adesso hai veramente concluso….. arrivederci a domani con la LEZIONE 9.
LEZIONE 9
- LESEN nivi –
benvenuto alla tua nona e
conclusiva lezione!
anche quest’ultima lezione sarà incentrata sulla conversazione;
nella precedente lezione avevamo lasciato i nostri protagonisti, Paolo (p.) e Maria (m.), coinvolti in un
amabile ed appassionato scambio di idee… si era persino sfiorato, anche se impersonalmente, il tema del
matrimonio!!!!
eccoli all’ interno di un “romanticissimo” ristorante….
attenzione! ti è richiesto di leggere “a voce alta”.
(p.) -
likel
ia
ti
apprezzi (ti piace)
tu
questo
(m.) - op’ni. ien
Si.
(p.) -
è
elegi et
vir….. vir romani.
elegante
molto…
e
visel
ia
etel, marìa….
tu
mangiare, Maria……
molto
meten
prefec
meten
vit
saladen.
carne
con
insalata.
romantico.
oet
carne
preferirei
o
fisen ?
pesce?
toc
i. cusim, vetom …. meten
vit saladen
fir
doi,
anche
io.
con
per
due,
scusi,
vuoi
cameriere…
ia
roji
vinen?
tu
(del) rosso
vino?
(m.) - no, tanke.
No,
grazie.
vet!
Bene!
(p.) -
vir
desideri
(p.) - vantel
(p.) -
Maria?
molto
Cosa
Io
marìa?
ristorante,
ven
(m.) - i
(p.) -
bel
Esso
rostagen [rostàgen],
carne
i
no drinkel
vinen.
io
non
vino.
bevo
insalata
toc
i
no lovel
alkolen…..
i drinkel
anche
io
non
l’alcol…….
Io bevo
amo
in
enden
i
vantec
cokolen’keken.
In
finale (per finire)
io
vorrei
la torta di cioccolato.
ol
soltanto
tanke.
grazie.
vaten.
acqua.
72
(p.) -
lovel
ia
cokolen, marìa?
Ami
tu
il cioccolato,
(m.) - op’ni, pàolo.
Si,
Paolo.
(p.) - et i
E
io
Maria?
i lovel
Io
amo
loxel
vevir
moltissimo
mea, marìa…… vantel
amo (amore “uomo-donna”)
te,
(m.) - op’ni, pàolo…. i vantel
Si,
Paolo……
cokolen.
il cioccolato.
io
voglio
Maria………
vuoi
bridel
vit
sposarmi
con
ia
bridel
tu
sposarti
vit me?
con
me (vuoi sposarmi?).
mea !!!!!!!
te! (voglio sposarti!!!!).
“si, Paolo… voglio sposarti”, queste precise parole pronunciò Maria…. i due si sposarono da lì a
qualche mese….. e la Felicità fu loro compagna per tutta la vita!
caro studente, il tuo corso è terminato…. prima però del “meritato riposo” ti è richiesto di ripassare le ultime 3 lezioni (la
7, la 8 e la 9); ti raccomando di leggere le frasi e le parole univerlang “a voce alta”!
bene! adesso sei un “parlante” univerlang….. FINALMENTE IL
“MONDO”
E’ IL TUO “PAESE”!!!!!!
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