ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVI Agenzia formativa l’Altra Città Gennaio 2015 Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Premessa e fonti L’analisi dei fabbisogni formativi è stata condotta a partire da quattro fonti: ! le azioni di ricerca del settore Ricerca e Sviluppo dell’associazione l’Altra Città ! le progettazioni negli anni 2013-2014 dell’agenzia formativa ! la partecipazione a seminari, focus group, convegni ! i colloqui formali e informali con committenza e clienti ! l’analisi documentale I materiali raccolti sono stati riclassificati per settori del lavoro in analogia con la relazione sull’analisi dei fabbisogni condotta nell’aprile del 2012. In alcuni casi i progetti presentati nella precedente relazione sono stati realizzati e conclusi nel periodo di riferimenti. A quella relazione si rimanda per i dettagli mentre in questa si troveranno gli elementi di approfondimento provenienti dalle valutazioni finali. Il quadro di riferimento L’analisi dei fabbisogni tiene conto del quadro di riferimento della formazione professionale che è in rapida evoluzione come effetto della nuova programmazione FSE e della nuova norma regionale sul sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Di particolare interesse per l’agenzia formativa l’Altra Città risultano essere le previsioni di una quota minima delle risorse da destinarsi ad obiettivi di inclusione sociale che, insieme con le linee di finanziamento previste per la formazione del personale scolastico sui temi dell’alternanza scuola lavoro e delle progettazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) offre i primi elementi di indirizzo dell’analisi dei fabbisogni. A questo si aggiunge l’eliminazione del precedente asse di finanziamento in regime di formazione continua rivolta agli occupati ed una maggiore concentrazione delle risorse su disoccupati e inattivi che sono il target da sempre principale dell’agenzia. Di seguito gli ambiti prioritari di intervento del POR FSE Toscana per il periodo 2014-2020. ! Favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con particolare attenzione alle donne e alle fasce più svantaggiate della popolazione attiva (disoccupati di lunga durata e lavoratori espulsi o a rischio di espulsione dal mercato del lavoro). ! Promuovere e sostenere i processi di autonomia dei giovani, favorendone l’accesso al mercato del lavoro attraverso un’adeguata qualificazione professionale, mediante l’ integrazione fra scuola, formazione, università e mondo del lavoro, anche nel quadro dell’attuazione della Youth Employment Initiative, nonché sostenendo processi di autoimprenditorialità. ! Sostenere le strategie di sviluppo dei territori e i loro processi di innovazione attraverso un’offerta formativa di qualità, capace di valorizzare le eccellenze e rispondente alle esigenze di sviluppo produttivo della Regione. ! Ridurre le disparità di genere, che tuttora permangono nel mercato del lavoro, rafforzando le politiche di conciliazione e l’offerta di opportunità di formazione e istruzione per consolidare i percorsi di occupabilità e di sviluppo professionale. Anche per la programmazione 2014-20 Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] ! Promuovere politiche di mobilità e di cooperazione nell’ambito dei percorsi di istruzione e di formazione per favorire l'occupabilità, in particolare dei giovani. ! Sostenere l’innovazione e l’efficacia dell’offerta didattica per prevenire la dispersione scolastica, migliorare i livelli di apprendimento e la qualità dell’istruzione: alternanza scuolalavoro, integrazione tra istruzione e formazione professionale Da questi elementi deriva il perimetro di analisi dei fabbisogni basata sugli elementi in ingresso elencati (ricerca, partecipazione a focus group e convegni, confronti con committenti e clienti dei corsi, analisi documentale) sinteticamente rappresentata dalla figura sottostante nella quale sono rappresentate quattro aree/settori di analisi e quattro tipologie di attività che all’interno dei settori sono rappresentati: ! le aree: formazione per il settore sociale, per il settore dell’istruzione, per lo sviluppo di competenze di alto profilo, per il settore dell’orientamento; ! le tipologie: percorsi per qualifiche o certificazione di competenze, percorsi di formazione continua on the job, percorsi di sviluppo di competenze in ambito non formale e informale, sviluppo di competenze orientative e di empowerment individuale. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Progetti di formazione Starter Intendi Animatore Europrogettista Assistente familiare Didattica on line Videomaking Capire Jobs Inteagriazione Amiata FIXO IDA2.0 Focus group e seminari Next level Newsjob Le storie siamo noi Passaporto del volontario Ricerche L’assistente sociale L’operatore terapeutico Neet Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] I progetti di formazione Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Starter Il progetto Starter aveva l’obiettivo di contribuire allo sviluppo una rete di attori che dalla scuola all’impresa, passando per la rete di associazioni di categoria, istituzioni del lavoro e della formazione professionale, generasse nuovi strumenti operativi e metodologici capaci di accompagnare gli studenti nello sviluppo di competenze trasversali, tecnico-professionali ed orientative necessarie ad un maggiore adattamento al mercato del lavoro. L’alternanza scuola-lavoro è un approccio didattico finalizzato a sviluppare competenze negli studenti per una maggiore sintonia tra percorsi di istruzione e sistema del lavoro, basato su strumenti, esperienze e collaborazioni tra scuola e organizzazioni produttive. È una risposta a diverse esigenze evidenziate da rapporti sulla scuola, sull’occupabilità dei giovani, e dalle osservazioni sulle condizioni sociali di lavoro che oggi richiedono competenze e modalità di apprendimento con cui i docenti si confrontano quotidianamente. Perché il concetto di lavoro permei l’esperienza formativa occorre sviluppare una rete di attori che dalla scuola all’impresa, passando per la rete di associazioni di categoria, istituzioni del lavoro e della formazione professionale, generi nuovi strumenti operativi e metodologici capaci di guidare gli studenti nello sviluppo di competenze trasversali, tecnico-professionali ed orientative necessarie ad un maggiore adattamento al mercato del lavoro. Gli attori chiave individuati dalla DGR 1111/2011 “Approvazione Linee Guida per la promozione, implementazione, realizzazione di percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro per gli anni scolastici dal 2011/2012 al 2013/2014”, sono i tutor scolastici, i tutor aziendali e i tutor di rete: costoro, per condurre adeguatamente gli studenti nel delicato passaggio dall’istruzione al lavoro in termini di efficienza (minori costi di adattamento per giovani e imprese), innovatività (capacità delle imprese di valorizzare le competenze dei giovani) ed efficacia sociale (empowerment, fiducia, pro-attività), devono poter disporre di un’opportuna formazione. Starter nasce proprio per rispondere a questo bisogno in particolare con l’obiettivo di creare un ambiente favorevole allo sviluppo e alla condivisione di strumenti per l’alternanza scuola-lavoro. La formazione è stata integrata da attività di accompagnamento individuali per i tutor scolastici e da seminari di diffusione che hanno rafforzato i legami tra i nodi della rete. Il progetto è stato un’occasione per avvicinare il mondo della scuola e quello del lavoro, favorire la comprensione negli studenti delle competenze necessarie, valorizzare il concetto di lavoro come realtà e valore fondativo dell’esperienza formativa e, soprattutto, dotare i tutor degli strumenti operativi e metodologici per gestire il processo di alternanza. L’azione formativa ha accompagnato due anni scolastici, 2012-2013 e 2013-2014, individuando come attori chiave i tutor scolastici, i tutor aziendali e i tutor di rete; a costoro sono state rivolte le azioni formative e di diffusione per aumentare la capacità di progettare, in un’ottica di rete, strumenti e esperienze di alternanza scuola lavoro da offrire agli studenti. I seminari previsti per la fine delle attività del primo anno di Starter sono stati programmati nei mesi di ottobre-dicembre con lo scopo di rilanciare le attività e fare il punto sugli obiettivi raggiunti nel primo anno. Le attività di diffusione previste per il secondo anno si sono realizzate in diversi momenti dell’anno 2014, fino all’ultimo che si è tenuto ad ottobre presso l’istituto Bianciardi capofila del progetto Starter. Ai seminari sono stati invitati i consulenti e anche rappresentanti degli alunni e delle famiglie in modo da condividere le finalità e le modalità di sviluppo dell’alternanza scuola lavoro. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] I seminari sono stati l’occasione di un confronto che ha messo insieme il mondo della scuola con quello delle imprese, dal quale sono emersi i seguenti fabbisogni formativi che riguardano le competenze dei docenti e quelle dei tutor aziendali: ! capacità di progettare percorsi didattici che al proprio interno prevedano esperienze di alternanza scuola lavoro; ! capacità di leggere i bisogni del mercato del lavoro e le opportunità dei territori; ! capacità di analizzare le organizzazioni e integrare questi elementi nella programmazione disciplinare; ! capacità di accogliere, accompagnare e integrare i giovani studenti nelle attività delle aziende e dei luoghi di lavoro; ! strumenti e modelli di valutazione delle competenze sviluppate in alternanza scuola lavoro. IDA 2.0 IDA2.0 è un percorso formativo che nasce in continuità con altre iniziative dello stesso genere che negli anni hanno reso possibile l’integrazione tra sistema della formazione e sistema dell’istruzione per innalzare i livelli di istruzione sperimentando nuove tecnologie ed approcci didattici. Utilizza la piattaforma precedentemente sviluppata nel progetto Accedi e si avvale di un partenariato esteso di soggetti che operano nella Toscana Meridionale nei settori della formazione e dell’istruzione. IDA2.0 è un percorso di formazione nato dall’esigenza di rendere accessibili i corsi di istruzione per adulti a persone che vivono in contesti particolari ed in aree decentrate delle province di Arezzo, Siena e Grosseto o che per motivi diversi, legati alla propria organizzazione di vita e di lavoro, non possono frequentare un corso serale tradizionale e di conseguenza di innalzarne i livelli di istruzione secondaria di II grado. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la realizzazione di un intervento integrato tra i sistemi dell’istruzione, della formazione professionale e dell’orientamento in modalità blended (in presenza e a distanza) all’interno del quale le risorse messe a disposizione nell’ambito del progetto si sono integrate con le procedure e gli strumenti degli istituti scolastici coinvolti relativamente alle attività di valutazione e monitoraggio inerenti i compiti del consiglio di classe. L’offerta formativa si è articolata in 6 periodi didattici (di cui uno articolato tra il liceo artistico e il liceo delle scienze umane) così distribuiti nell’area sovra provinciale: ! Grosseto: o I Periodo indirizzo - Liceo Artistico e Sociale o II Periodo indirizzo - Agraria, Agroalimentare e Agroindustria ! Siena: o III Periodo indirizzo - ITC IGEA o II Periodo - ITC IGEA ! Arezzo: o I Periodo - Professionale Target del progetto IDA 2.0 sono state le persone adulte di quattro contesti territoriali (Grosseto, area del Casentino, area sociosanitaria dell’Alta Val d’Elsa e l’area sociosanitaria Senese) Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] variamente articolati come viene evidenziato nell’immagine sottostante, con l’obiettivo di garantire a ciascun allievo un’offerta formativa e di orientamento della durata complessiva di 1000 ore. L’evento di diffusione, tenutosi il 19 novembre a Poggibonsi, ha visto una grande partecipazione (oltre 60 presenti) di docenti, corsisti e responsabili del corso. Durante l’evento sono state raccontate le esperienze di mentor, tutor e orientatori e sono state ascoltate le testimonianze di due corsisti. In occasione dell’evento sono emersi alcuni elementi di grande interesse, tra i quali l’istituzionalizzazione della figura del mentor che si è rivelata decisa, la necessità di un’organizzazione solida e integrata da molte competenze e la richiesta di dare continuità a questa iniziativa. In termini di bisogni formativi gli elementi più interessanti sono sostanzialmente due: ! lo sviluppo di competenze di progettazione e gestione di percorsi di istruzione blended, ovvero di percorsi di istruzione per gli adulti in cui i docenti siano in grado di progettare e costruire modalità e materiali didattici direttamente su piattaforme on line in modo da rendere efficace per studenti adulti, l’acquisizione delle competenze dei diversi indirizzi e profili e al tempo stesso permettano la conciliazione dei percorsi di vita e lavoro con gli obiettivi di acquisizione di un diploma ! la costruzione di una figura di mentor ad oggi poco diffusa nelle istituzioni scolastiche secondarie superiori, che appare essere una figura centrale per garantire il successo formativo. Intendi Intendi è un progetto di formazione e consulenza che ha interessato l’area sovraprovinciale A della Regione Toscana (province di Arezzo, Siena e Grosseto) con il fine di contribuire alla costruzione di una “scuola antirazzista e dell’inclusione” come indicato dalla Delibera della Giunta Regionale n. 530 del 11/07/2008. Il progetto Intendi è stato realizzato in parallelo alle analoghe sperimentazioni condotte nelle altre aree sovra provinciali della regione Toscana. Intendi è un percorso di formazione e consulenza nato dall’esigenza di rendere più inclusive le scuole, in linea con le previsioni della delibera regionale. Attraverso le azioni progettuali si è inteso garantire nelle istituzioni scolastiche la promozione di una cultura della convivenza e del dialogo interculturale in un’ottica inclusiva e di valorizzazione delle diversità di qualunque natura esse siano (diversità di pensiero, di abilità, di genere ed orientamento sessuale, di lingua e cultura, ecc.). Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la realizzazione di un intervento integrato di formazione rivolto a tutti i docenti delle scuole di ogni grado e di consulenza rivolto alle scuole aderenti (otto per la provincia di Grosseto). L’offerta formativa si è articolata in 11 percorsi per la provincia di Grosseto, più un corso interprovinciale per i dirigenti scolastici (il totale dei corsi previsti dal progetto era 31). L’evento di diffusione tenutosi ad Arezzo il 30 ottobre ha visto una buona partecipazione (oltre 40 presenti) ed è stata l’occasione per discutere dei fabbisogni formativi ulteriori, otre che dei risultati, fabbisogni che riguardano le competenze del personale ATA e dei gruppi dirigenti delle scuole che necessitano di formazione specifica per lo sviluppo organizzativo. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Durante l’evento sono state raccontate le esperienze dei tre territori e sono state ascoltate le testimonianze dei rappresentanti di alcune scuole che hanno elaborato il piano di gestione delle diversità, oltre che dei docenti dei corsi e dei consulenti che hanno aiutato le scuole a realizzare i piani di gestione. Per l’evento di diffusione è stato realizzato un prodotto aggiuntivo, un video, nel quale è stato spiegato dai protagonisti delle attività, come il piano di gestione può essere realizzato in una scuola, quali le opportunità e le criticità e come presentarlo al personale della scuola. Il video, insieme alla pubblicazione finale che contiene riflessioni e un esempio di piano di gestione realizzato in una scuola della rete, rappresentano materiali di immediato consumo che potranno essere utili per altre scuole toscane, accompagnandole passo passo nella realizzazione dei propri piani. In occasione dell’evento sono emersi alcuni elementi di grande interesse; la riflessione su alcuni temi di esclusione che, al di là delle diversità già normate e, per così dire, tradizionali come l’inclusione degli alunni stranieri, degli alunni con certificazioni per DSA e disabilità, danno il senso della previsione normativa sui BES. Condizioni economiche, orientamento di genere, differenze culturali e religiose sono i nuovi bisogni su cui estendere il perimetro e garantire l’inclusione. Una seconda osservazione riguarda l’interesse manifestato per le attività da parte del personale ATA che ha partecipato sia alla formazione che, in alcuni casi, alla redazione dei piani di gestione, dimostrando come il lavoro sulla dimensione organizzativa dell’inclusione debba passare per tutte le componenti della scuola. Un ultimo elemento è relativo alle considerazioni sugli assetti di governance della scuola che per accogliere un sistema di pianificazione che, in modo intenzionale, gestisca obiettivi impegnativi come l’inclusione di tutte le sue differenze, deve dotarsi di un gruppo dirigente orizzontale e variegato e non solo di pochi referenti. In questo senso è stato significativo che alla redazione dei piani abbiano partecipato persone diverse dagli insegnanti di sostegno, a dimostrazione che le scuole hanno colto l’occasione per una riflessione sulla loro struttura organizzativa. Animatore di comunità L’animatore di comunità è una professionalità che opera nel settore della sanità e dell'assistenza sociale. Promuove lo sviluppo della crescita personale, dell'inserimento e della partecipazione sociale dei soggetti. Definisce interventi educativi, sociali e culturali rispondenti ai bisogni e promuove momenti di animazione, comunicazione interpersonale, dinamica di gruppo, attività ludiche. L’animatore di comunità opera assumendo le responsabilità connesse al ruolo tecnico che svolge, compreso il proprio aggiornamento professionale. Le competenze sviluppate nel percorso sono relative alle dinamiche della relazione di aiuto, alla psicologia e alla pedagogia, alla programmazione e alla progettazione di interventi di animazione, alla comunicazione in ambito lavorativo. Nel tempo l’agenzia formativa ha proposto il corso di animatore di comunità in otto diverse edizioni, sempre realizzata a pagamento come attività riconosciuta. Il successo del corso ha dimostrato che il fabbisogno formativo in questo ambito è ancora ampio in quanto la figura dell’animatore di comunità è spendibile in diverse tipologie di comunità, dagli asili, alle case di riposo, dalle comunità terapeutiche ai centri diurni per le persone disabili. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] In queste strutture i fabbisogni formativi evidenziati sono quelli legati alle competenze offerte; competenze legate alla relazione d’aiuto ma anche alla relazione educativa. Per questo motivo il tema della progettazione in generale e della progettazione educativa in particolare rappresenta una risposta ai fabbisogni formativi di queste figure di lavoro sociale. Nell’agosto del 2014 è stata completata l’analisi di placement relativa al corso di animatore di comunità (e al corso di europrogettista); l’analisi di placement mostra risultati positivi in termini di accesso al lavoro dei corsisti delle edizioni passate sentiti. I fabbisogni formativi del settore sono al momento in linea con la formazione erogata. Europrogettista L’agenzia formativa ha organizzato, negli anni passati, due corsi di formazione sulla figura dell’europrogettista, con risultati positivi in termini di definizione di professionalità che, faticando nel mercato locale, tuttavia hanno trovato un’occupazione. Queste considerazioni derivano dall’analisi di placement condotta nell’anno 2014. Nell’anno 2014 è stato realizzato un corso di euro progettista limitando le attività formative ad una sola ADA, certificata alla fine del corso. Questa scelta è maturata dall’analisi dei fabbisogni formativi che ha evidenziato come più che di una figura professionale completa nella sua definizione da profilo professionale, fosse necessaria la competenza centrale di quella figura ovvero la capacità progettuale. Questa considerazione è determinata da un confronto con molte organizzazioni, pubbliche e private, e da alcune associazioni di categoria che hanno indicato nelle capacità progettuali la via all’accesso alle risorse europee, ma più in generale per la costruzione di progetti di vario genere e per diversi livelli e fonti di finanziamento, non solo europee. L’europrogettista nel mercato locale, si occupa di bandi pubblici, di fund raising su finanziamenti privati, di gestione progetti, ma non necessariamente di progetti europei. La visione delle caratteristiche della progettazione sui finanziamenti europei è certamente utile ad andare oltre una dimensione locale, soprattutto con riferimento alla logica con cui i progetti sono costruiti e presentati, ma anche su come sono gestiti. In questo senso un fabbisogno formativo ulteriore è proprio quello del project management, figura capace di gestire un progetto sia nella conduzione delle attività progettuale, che nella gestione finanziaria, sia nel coinvolgimento di partenariati sempre complessi e variegati. Si segnalano allo stesso tempo due ulteriori fabbisogni emersi nel corso dell’erogazione dei corsi di europrogettista: la conoscenza dell’inglese, sia parlato che scritto e la capacità di scrivere in modo chiaro e rapido. Assistente familiare L’assistente familiare svolge attività di sostegno ed assistenza nella vita quotidiana ad anziani e disabili, presso il loro domicilio. Per esercitare il ruolo occorre l'iscrizione negli appositi elenchi per assistente familiare (laddove istituiti). Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Questa figura è un’evoluzione più qualificata del lavoro domestico di assistenza e cura, che si basa su competenze legate alla sfera relazionale, alla cura, all’organizzazione del tempo e delle attività, e alla sicurezza. Dagli incontri con le cooperative sociali e con i servizi sociali, oltre che con le associazioni di volontariato, sono stati raccolti i bisogni del mercato dell’assistenza. Le famiglie chiedono figure non solo affidabili, ma capaci di contribuire all’organizzazione della vita familiare. Si può considerare la famiglia, come una organizzazione complessa nella quale gestione del tempo e obiettivi a volte concorrenti tra i suoi componenti necessitano di figure di supporto e facilitazione. Non solo l’assistenza per anziani, bambini, disabili, ma la partecipazione all’organizzazione dell’insieme di attività della famiglia che richiede qualità e competenze complesse. L’assistente familiare si integra nel percorso vita-lavoro delle figure di riferimento assicurando una maggiore efficienza nell’uso del tempo di tutti e contribuendo in modo indiretto al benessere del datore di lavoro, oltre che a quello della persona assistita. In futuro moduli di time management potranno essere introdotti nelle attività formative come evoluzione della richiesta ai bisogni. Didattica on line Le esperienze dei progetti regionali Accedi I e II e Ida 2.0 avevano messo in evidenza le necessità di disporre, anche negli istituti di istruzione del secondo ciclo, di piattaforme per la didattica on line, ma al tempo stesso di formare competenze nei docenti per attuare metodologie e processi formativi on-line. Nel seminario finale di diffusione del processo Accedi II, tenuto presso la Sala Pegaso della Provincia di Grosseto il 7 marzo 2013, l’esperienza di Accedi II era stata messa a confronto con altre esperienze di integrazione tra formazione e istruzione per gli adulti, anche in una prospettiva europea in cui molto era stato pensato e fatto in tema di competenze degli adulti. La pubblicazione distribuita in quella occasione (“Guida per i docenti per la gestione del blended learning nell’istruzione degli adulti”) aveva riscosso un grande interesse in quanto mostrava i passaggi necessari alla costruzione della piattaforma e alla sua gestione. Al tempo stesso i dirigenti scolastici hanno manifestato un interesse e un bisogno crescente di formazione dei propri docenti anche in concomitanza con l’affermazione delle modalità blended di formazione per gli adulti, che andavano sostituendo i tradizionali percorsi di istruzione “serali”. Da queste considerazioni è emersa la necessità di pensare e progettare corsi di formazione su competenze specifiche rivolti ai docenti delle scuole superiori che trattassero temi come: ! le tecniche, i metodi e le strategie per la didattica on-line; ! la costruzione di piattaforme specifiche e friendly per la gestione della didattica on line; ! la pianificazione e il coordinamento di attività e risorse connesse alla gestione di una piattaforma e-learning. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Videomaking L’operatore di videoripresa è un professionista in grado di riprendere le immagini ritenute più importanti e adatte in relazione al prodotto da realizzare, spostandosi e orientando la telecamera in base alle direttive del regista, del direttore della fotografia o della cabina di regia. Il corso progettato rappresenta un’opportunità per acquisire competenze specifiche per chi lavora o intende operare nel settore audio-visivo, lavorando in squadra e seguendo le indicazioni di un regista, impiegando le attrezzature e applicando le nozioni di linguaggio cinematografico e di tecniche fotografiche. La scelta di progettare un corso su questa competenza è derivato da un’analisi dei fabbisogni del settore condotta con associazioni e società che si occupano di produzioni di contenuti per il cinema e per la tv. Da questi incontri è emersa la necessità di disporre di videomaker capaci di organizzare in autonomia il processo di produzione di contenuti che sono poi utilizzati soprattutto per le piattaforme di webtv, ma anche per i settori tradizionali della produzione di audiovisivi. Si segnala infine un fabbisogno specifico dell’industria di produzione di materiali didattici che sono sempre più spesso “oggetti” audiovisivi utilizzati su piattaforme web. Capire Il progetto Capire nasce dell’analisi dei bisogni condotta dall’amministrazione provinciale (settore Formazione Professionale) presso le Case Circondariali di Grosseto e Massa Marittima e dalle indicazioni rilevate dal responsabile della progettazione dell’Altra Città e degli altri partner, a seguito di un confronto con l’area educativa delle suddette strutture detentive. La necessità di sviluppare competenze utili ai detenuti per la collocazione nel mondo del lavoro una volta scontata la pena, ha suggerito di concentrare l’attenzione su alcune capacità specifiche legate a lavori che presentano buone potenzialità di collocazione futura, soprattutto nelle cooperative sociali: il dog-sitter e il care plant assistant. Il dog-sitter, espressione di uso comune per indicare la persona che custodisce, dietro compenso, un cane durante l'assenza dei suoi padroni, è una figura che ha competenze che possono essere sviluppate all’interno delle case circondariali come si è realizzato nel progetto Capire che in questo senso è replicabile. Lo stesso vale per la figura del plant care assistant, ovvero colui che si prende cura in generale delle piante, una sorta di giardiniere che fa interventi a domicilio quali ad esempio potature, concimazione e disinfestazione delle piante, fino ad allestire limitate aree verdi come terrazze e balconi. Entrambe le attività formative sono state realizzate, nel progetto Capire, nella forma dei percorsi professionalizzanti in grado di mettere in condizione il detenuto di lavorare come dipendente presso cooperative sociali impegnate nella manutenzione del verde e nella gestione di canili oppure come lavoratore autonomo, entrando in contatto con singoli clienti (privati cittadini, condomini, volontari). Sebbene siano numerose le iniziative volte ad incrementare l’occupabilità dei detenuti, nella maggior parte dei casi, esse rappresentano un primo passo nel lungo e tortuoso percorso che porta all’inclusione socio-lavorativa di soggetti svantaggiati. Infatti, se da un punto di vista normativo, la finalità costituzionale della rieducazione del condannato (art. 27, comma 2, della Costituzione), che trova attuazione concreta nell’Ordinamento Penitenziario (legge 354/75), Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] riafferma il diritto delle persone in esecuzione penale all’istruzione, alla formazione ed al lavoro con l’obiettivo di pervenire ad un loro positivo rientro nel contesto sociale al termine della detenzione, da un punto di vista socioeconomico si presenta sovente una diffidenza che il territorio può mostrare nei confronti del detenuto. Per questo motivo, a prescindere dagli strumenti adottati, resta fondamentale aggiornare le competenze dei detenuti attraverso una specifica formazione professionale, nonché consolidare e rendere ancora più efficace la rete di supporto per la concretizzazione di progetti di inserimento lavorativo. Un ulteriore fabbisogno formativo emerso nel progetto Capire è legato agli operatore delle cooperative sociali che spesso accolgono soggetti svantaggiati ma non hanno figure specifiche come i tutor dell’inserimento o responsabili del personale con competenze specifiche nella progettazione e valutazione dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Jobs Jobs è un percorso di formazione e orientamento che ha un target ed una finalità particolari, in quanto si tratta di recuperare o sviluppare l’agentività di giovani adulti e favorire il loro inserimento consapevole nel mercato del lavoro in forma autonoma. L’intervento formativo è stato ritagliato sul target dei NEET giovani tra i 18 e i 29 anni prevedendo una logica progettuale che si compone di una attività formativa ed una attività non formativa della durata di 240 ore (140 ore di aula, 80 di stage e 20 ore di consulenza orientativa di gruppo), integrate ed interdipendenti l’una con l’altra ai fini dell’obiettivo finale: la promozione di un percorso di empowerment individuale. Il progetto formativo prende le mosse dall’analisi di un fenomeno che dalla metà degli anni 2000 è stato rilevato in numerose ricerche, quello dei giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), una popolazione nella fascia di età tra i 15 ed i 29 anni che non studia, non segue iniziative di aggiornamento professionale o di avviamento al lavoro superiori a sei mesi di durata, è senza alcun tipo di impiego e non è in cerca di occupazione. I NEET sono il prodotto di numerosi fattori (struttura del mercato del lavoro, struttura della famiglia e relativi livelli di reddito, atteggiamenti culturali, motivazioni, qualità delle competenze acquisite attraverso la scuola ecc…) e rischiano di divenire parte di una generazione colpita da una progressiva e sempre più profonda rassegnazione, che alimenta il circolo vizioso inerzia personaledifficoltà ad uscire dalla condizione in cui ci si trova. In Italia il fenomeno è fotografato dall’Istat dai cui dati emerge che nel 2010 il 22,1% dei giovani, più di due milioni in termini assoluti, è compreso nella generazione dei NEET (tre punti percentuali in più rispetto alla precedente rilevazione del 2008). Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] In termini di ulteriori fabbisogni formativi si evidenzia la necessità di disporre di figure specifiche di orientamento, capaci di sviluppare la capacità di scelta dei giovani. Si tratta di creare figure intermedie che possono essere specializzazioni degli operatori dei Centri per l’Impiego, con il compito di costruire insieme ai giovani progettualità personali, basate sulla valorizzazione delle competenze da loro possedute, prima ancora di cominciare una ricerca di lavoro e di formazione. Queste figure di orientamento conoscono il mercato del lavoro, il sistema dei servizi di istruzione e formazione professionale, le reti di impegno nella comunità che offrono occasioni di affermazione e coinvolgimento (ad esempio il volontariato, l’associazionismo formale e informale ecc…). Ma il fabbisogno formativo riguarda anche i gioani Neet, non solo in quanto potenziali destinatari di formazione professionale specifica, ma anche come destinatari di percorsi di orientamento e di progettazione di sviluppo di competenze in ambito non formale e informale. Si segnalano infine bisogni specifici per i Neet legati alle competenze chiave: competenze digitali, di comunicazione e di imprenditorialità. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] InteAgriAzione Il progetto InteAgriAzione si è configurato come un’azione di carattere formativo a supporto del più ampio intervento di Agricoltura sociale in atto sul territorio dell’Amiata. L’intento era fornire competenze e conoscenze specifiche a tutti gli attori della filiera, sia soggetti svantaggiati, sia imprenditori. Per quanto riguarda il primo target di utenza il progetto ha sviluppato una filiera integrata di attività di formazione in aula, formazione on the job e orientamento al lavoro. La fase formativa è stata indirizzata allo sviluppo di competenze professionali in ambito agricolo e della gestione di coltivazioni arboree e ortofrutticole, sia tramite lezioni teoriche/pratiche, sia tramite esperienze di stage. La fase non formativa è stata finalizzata a orientare i soggetti nel mondo del lavoro, anche tramite la creazione di impresa, ovvero la nascita di cooperative o altre strutture in grado di assorbire professionalmente gli allievi al termine del loro percorso riabilitativo e di formazione. Per gli imprenditori e gli operatori aderenti alla filosofia e alla pratica dell’Agricoltura sociale, era prevista un’attività di formazione su argomenti specifici (Obiettivi dell’agricoltura sociale; Gestione del soggetto con disagio; Organizzazione dell’azienda per accogliere soggetti svantaggiati; Obblighi legali; Accesso ad agevolazioni fiscali; Accesso a finanziamenti) che contemplava la stesura di un Project Work finalizzato a traghettare l’azienda in modo organico nell’Agricoltura sociale, sia da punto di vista della riorganizzazione delle dinamiche di accoglienza del personale, sia produttivo e commerciale, valorizzandone alfine i punti di forza e la finalità solidale. Nel corso dell’ultimo decennio è cresciuta nella società la consapevolezza del ruolo multifunzionale dell’agricoltura. Oltre alla dimensione produttiva, viene oggi considerata quella turistico-ricreativa, della conservazione del paesaggio, della tutela ambientale, della gestione delle acque, del mantenimento della tradizione rurale. Oggi si sta facendo strada l’idea dell’agricoltura come strumento di intervento riabilitativo e di integrazione sociale. Si parla in questo senso di Agricoltura Sociale. Il termine agricoltura sociale, ad oggi, non ha alcun riferimento normativo/giuridico nel nostro Paese. Indica in senso ampio tutte quelle esperienze e quei progetti che coniugano agricoltura e finalità sociale, con particolare riferimento all’inserimento (socio-terapeutico, educativo, lavorativo) dei soggetti più vulnerabili della società e/o a rischio di marginalizzazione. Sono quindi molteplici e variegate le esperienze definibili di agricoltura sociale, da quelle di carattere riabilitativo (rivolte a persone con gravi disabilità con un fine principale socioterapeutico), a quelle formative e di inserimento lavorativo (orientate all’occupazione di soggetti svantaggiati con disabilità relativamente meno gravi o per soggetti a bassa contrattualità: detenuti, tossicodipendenti, migranti, rifugiati); fino a quelle ricreative (per bambini o anziani di tipo educativo, ricreativo, vacanziero, di assistenza e compagnia. Si tratta di servizi erogati secondo norme e forme organizzative variabili nelle singole realtà locali e paesi; attraverso il coinvolgimento attivo degli operatori sociali e agricoli interessati, si è prodotto un primo nomenclatore delle attività possibili, esposte in apposite schede illustrative. In questa sede tralasciando gli studi sulle proprietà benefiche e terapeutiche derivanti dalla cura e dalla crescita delle piante (realizzati già a partire dal ‘700), ovvero le sollecitazioni alla psiche, alla motilità, all’autostima ai processi decisionali che derivano dal lavoro in agricoltura, ci interessa approfondire soprattutto il ruolo dell’agricoltura per l’integrazione lavorativa dei soggetti svantaggiati, partendo dal presupposto che ogni individuo, compresi quelli con problematiche Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] conclamate, sono abili a qualcosa, possono rappresentare una ricchezza da non disperdere, quindi sono utili all’economia non dei costi per il welfare. Del resto la crisi in atto esige risposte innovative nei sistemi di produzione e distribuzione del valore creato. Soluzioni capaci di generare, allo stesso tempo, valore economico e sociale, assumono rilievo, cambiando totalmente il modo in cui soggetti pubblici e privati – del privato economico e sociale - guardano al proprio ruolo. Responsabilità, partecipazione, costruzione di conoscenza condivisa sono le coordinate di progetti di innovazione sociale, capaci di mobilizzare le risorse locali per dare risposte nuove ai bisogni del territorio. In questa prospettiva opera Amiata Responsabile, uno dei rari progetti di agricoltura sociale attivi in provincia, nel quale sono coinvolti partner istituzionali (anche la Provincia di Grosseto), Società della Salute, aziende, cooperative sociali, Università. Il progetto è articolato e complesso e punta a sviluppare l’agricoltura sociale in ogni suo aspetto, ma in particolare, appunto, quello dell’integrazione lavorativa, che può avvenire attraverso la creazione di nuove imprese o l’ingresso dei soggetti svantaggiati dentro le imprese aderenti. Ed è proprio dal coinvolgimento di queste ultime che si trae la garanzia di un’agricoltura sociale per certi versi “evoluta”, cioè capace di produrre occupazione reale, di sublimare il binomio “economica e sociale”, senza che prevalga il primo elemento (reperimento di mano d’opera a basso tra le categorie svantaggiate) o il secondo, cioè una logica esclusivamente assistenziale e sanitaria, da cui muove la costituzione di vere e proprie comunità o aziende agricole terapeutiche. Questi elementi analizzati nella fase progettuale e verificati nell’attuazione del progetto costituiscono ancora fabbisogni formativi per il territorio. L’agricoltura sociale è uno degli obiettivi di sviluppo più importanti che coniuga, nella programmazione europea 2014-2020 adottata dai Piani Operativi della Toscana, le risorse previste nel FSE e nel FEASR. L’agricoltura sociale, in un territorio vocato all’agricoltura di qualità e in una fase di ridefinizione delle politiche sociosanitarie, rappresenta un interessante ambito di sviluppo occupazione per i soggetti più deboli del mercato del lavoro, allo stesso modo in cui la nascita delle cooperative sociali ha permesso di inserire nel lavoro decine di migliaia di persone che per lungo tempo sono state assistite dai sistemi di protezione sociali e a cui è stata data autonomia e dignità. I fabbisogni non sono solo propri dei soggetti svantaggiati ai quali è necessario garantire competenze specifiche legate all’agricoltura, ma anche agli imprenditori agricoli che hanno bisogno di disporre di competenze specifiche in tema di inserimenti di soggetti svantaggiati, di progettazione di nuovi prodotti e servizi che valorizzino la dimensione sociale e di comunicazione perché tali prodotti e servizi siano percepiti dal mercato come un valore aggiunto. Amiata Il corso, della durata di 154 ore era rivolto a disoccupati, inoccupati ed occupati per offrire opportunità di aggiornamento o di riconversione professionale. Gli obiettivi del corso erano i seguenti: 1. Creazione di una figura che opera nell’ambito di una concezione “evoluta” della gestione dell’accoglienza, ovvero che si rivolga all’utente per il suo benessere sia all’interno della struttura sia all’esterno, tramite azioni di orientamento al territorio e per favorire la sua permanenza nell’ambito provinciale. Ne deriva l’innalzamento del livello qualitativo del Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] prodotto turistico, puntando sulla soddisfazione del consumatore e sulla fidelizzazione con l’area vasta di riferimento. Inoltre, s’innescano dinamiche che offrono organicità a molti eventi/manifestazioni organizzate sul territorio anche al fine di sviluppare una programmazione e una promozione adeguata e anticipata. 2. Creazione di una rete di accoglienza turistica provinciale, dove gli operatori sono impegnati a connettere le strutture ricettive della provincia per una loro integrazione e interdipendenza ai fini della fruizione allargata dei territori. Strumento indispensabile di sviluppo risulta l’attivazione di un processo di lavoro a rete basato sul tema della collaborazione competitiva volto alla creazione di un “distretto turistico”, con la definizione di un nuovo patto tra gli attori sociali, istituzioni, enti di tutela e operatori. Un soggetto che sviluppi, in sinergia con gli operatori privati, sia una linea di incoming puro con pacchetti e progetti per il breve periodo, sia azioni tese a dare una gestione “professionale” alle iniziative presenti, cogliendone cioè appieno le potenzialità economiche e la portata promozionale. 3. Rispondere al fabbisogno espresso dal settore turistico-alberghiero del territorio provinciale per innalzare la qualità dei servizi offerti nella gestione del processo di accoglienza turistica, attraverso lo sviluppo di specifiche competenze tecnico-professionali (accogliere i clienti al loro arrivo in albergo seguendo, mediante la collaborazione con gli altri reparti, tutti i passaggi al fine di assicurare durante tutto il loro soggiorno nella struttura) in soggetti disoccupati, occupati ed inattivi interessati ad intraprendere un percorso di (ri)qualificazione. I settori di riferimento, soprattutto quello turistico-alberghiero che aveva espresso un bisogno specifico di formazione nelle competenze di comunicazione e in particolare di accoglienza. Questo bisogno, al termine delle attività formative, è apparso confermato e la capacità di accogliere i turisti sembra essere ancora una necessità per qualificare l’offerta turistica del territorio. Nuove modalità di sviluppo di questa competenza potranno essere individuate, in particolare attraverso l’approccio dello storytelling ovvero la modalità di coinvolgimento dei turisti nella narrazione del territorio attraverso i suoi servizi che diventano parte di una storia e di una identità nella quale sono inseriti, per trasformare l’esperienza turistica e renderla viva e personale. Di questo approccio e di queste modalità di qualificazione degli addetti al settore potranno beneficiare in particolar modo coloro che operano nelle strutture agrituristiche. FIXO Il progetto FIXO “Scuola & Università”, finanziato da Italia Lavoro Spa, intendeva aiutare le scuole secondarie superiori a realizzare e migliorare i servizi di placement per diplomandi e diplomati, con l’intenzione di ridurne i tempi di ingresso nel mercato del lavoro e di aumentarne le possibilità di trovare un’occupazione in linea con gli studi effettuati. Con riferimento al Piano operativo del progetto FIXO per le due scuole per le quali l’agenzia formativa l’Altra Città ha sviluppato servizi (ISIS Da Vinci Fermi di Arcidosso e Polo Bianciardi di Grosseto), l’obiettivo era contribuire all’obiettivo generale di rafforzare i servizi di placement degli istituti, attraverso l’Implementazione e lo sviluppo di percorsi di orientamento personalizzati per gli studenti-beneficiari indicati dalla scuola come gruppo target. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Le attività di orientamento sono state sviluppate attraverso l’approccio narrativo che caratterizza le modalità di lavoro, gli strumenti e le competenze dell’agenzia formativa l’Altra Città. L’orientamento narrativo è una metodologia di orientamento formativo non direttiva e centrata sull’utente, lo studente in questo caso; il suo scopo è l’empowerment ovvero lo sviluppo delle loro capacità di individuare i propri obiettivi e di reperire risorse per raggiungerli, attraverso riflessioni sul sé, attivazione di sistemi relazioni e la costruzione della proiezione futura. Attraverso i percorsi di orientamento realizzati le scuole hanno potuto offrire agli studenti delle classi quarte e quinte una parte delle ore previste da FIXO al temine delle quali hanno potuto disporre di un bilancio individuale delle risorse e di un curriculum vitae caricato sulla piattaforma Cliclavoro. Dalle attività sono emersi fabbisogni formativi specifici per gli studenti, relativi alle competenze trasversali. Gli studenti hanno la necessità non solo di aumentare le capacità di scegliere in modo consapevole e, se possibile strategico, il proprio futuro. Allo stesso tempo dall’analisi degli esiti del progetto sono emerse anche necessità formative per i docenti: aiutare gli studenti in uscita dalle scuole a scegliere il proprio futuro è un compito importante ma che non può essere improvvisato. I contatti, le relazioni con il territorio, il sistema dell’istruzione terziaria sono gli elementi di conoscenza generale da associare ai profili degli studenti. Per questo compito occorre una formazione specifica da progettare per i docenti delle scuole superiori. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] I focus group e i seminari Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Next level Il progetto Next level viene proposto da diversi anni dal CNA di Grosseto in collaborazione con l’agenzia formativa l’Altra Città. È un intervento che si svolge nelle istituzioni scolastiche della provincia di Grosseto individuate da CNA è articolato in due distinte attività: 1. moduli di orientamento già sperimentati durante i precedenti anni scolastici da CNA. Gli interventi, della durata di 4 ore nelle scuole secondarie, prevedevano la presenza di un esperto di orientamento di gruppo; 2. atelier di orientamento di gruppo rivolti a ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di II grado dell’area grossetana dei voucher individuali per la partecipazione a atelier di orientamento di gruppo della durata di 12 ore (3 pomeriggi). L’idea di Next Level è sviluppare capacità di orientamento all’imprenditorialità negli studenti attraverso laboratori sulla creazione di impresa, sulla definizione della propria vocazione e altri ancora. Il progetto, nelle sue attività realizzate per gli studenti del quinto anno, quindi in uscita dal sistema dell’istruzione, è stato oggetto di un focus group finale di confronto tenutosi nel novembre 2014 presso la sede di CNA e a cui hanno partecipato referenti del sistema dell’istruzione, della formazione professionale, rappresentanti delle associazioni di categoria e del mondo del lavoro. Il seminario, introdotto e coordinato dalla dirigente della Regione dott.ssa Montomoli, ha suggerito alcune linee di sviluppo per gli studenti di quella fascia di età e i fabbisogni formativi relativi. La capacità di progettare i propri percorsi post scuola secondaria è certamente uno degli elementi su cui rafforzare i giovani di quella fascia di età. Si tratta di una competenza trasversale, tra quelle indicate dalla Commissione Europea per l’apprendimento permanente. Altri fabbisogni fanno riferimento a competenze professionali utili per collocarsi nel settore dell’artigianato che ha margini di sviluppo in settori specifici. Infine un’ultima osservazione è stata sottolineata dai rappresentanti della scuola, ovvero la necessità di dare ai docenti le competenze necessarie alla costruzioni di percorsi di accompagnamento in uscita dalla scuola degli studenti. Percorsi di orientamento alle scelte ma anche di lettura del contesto in cui si inseriranno. Newsjob Il progetto NewsJob, finanziato dal programma europeo Leonardo, ha avuto l'obiettivo principale di testare un modello di apprendimento specifico mirato a ultra 45enni, disoccupati che hanno perso il lavoro a causa dell'attuale crisi economica. NewsJob ha avuto l'obiettivo di rinnovare i loro profili professionali e di sostenere il loro reinserimento nel mercato del lavoro. Il progetto NewsJob si è concentrato sullo sviluppo delle competenze chiave trasversali (Racc. 2006/962/CE) e "abilità non di routine " (rif. "Nuove competenze e nuovi posti di lavoro” COM (2008) 868), prestando particolare attenzione alle competenze imprenditoriali. Per questi scopi NewsJob ha testato un modello di apprendimento integrato (ILM), finalizzato allo sviluppo di tali competenze. L' ILM si è concentrato su: ! conoscenza - attraverso la capacità di blended learning; Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] ! abilità- attraverso stage; ! capacità - attraverso azioni di mentoring. Le competenze acquisite dagli ultra45enni disoccupati sono state confrontate e inserite nell'ambito del sistema europeo di crediti per l'istruzione e il quadro di formazione professionale (ECVET), con l'obiettivo complementare anche di allargare il suo utilizzo all'interno del sistema di istruzione e formazione professionale. Nel corso del progetto sono stati realizzati alcuni focus group cui hanno partecipato il direttore e il presidente dell’agenzia formativa e alcuni collaboratori che sono stati anche invitati a partecipare al seminario finale che si è tenuto a Riga (Lettonia). Da questi confronti sono emersi elementi di rilievo sui fabbisogni formativi di questo particolare target. In primo luogo il bisogno di strumenti per riprogettare la propria vita, in un momento della loro età difficile e con uno senso di inadeguatezza rispetto alla concorrenza per il lavoro portata da persone più giovani e qualificate. Questo bisogno di competenze auto-orientative è alla base di percorsi di formazione rivolti agli adulti espulsi dal mercato del lavoro e con bassa qualificazione. Accanto a questo bisogno ce ne sono altri legati alle competenze di base informatiche, che sono una delle carenze principali delle persone in quella fascia di età. Senza queste competenze non solo l’handicap in campo lavorativo sarà superiore, ma anche le possibilità di accedere alla formazione non formale (esempio corsi on line). Infine un fabbisogno informativo evidenziato è anche relativo a figure di mentor o di coach capaci di rafforzare i percorsi di ricerca lavoro. Si tratta di persone che non necessariamente si occupano di formazione, ma che assolvono al ruolo di sostegno nell’affrontare una sfida che, in quella fascia di età, appare difficile. Possono essere persone che hanno svolto lavori in settori di interesse degli utenti target, o che hanno competenze imprenditoriali già affermate. Tecnicamente hanno caratteristiche del mentor (ovvero di una persona che, in virtù delle sue esperienze passate è in grado di rappresentare e prevedere le difficoltà e indicare soluzioni pratiche per affrontarle) e del coach (motivatori che sostengono la capacità di scegliere e di non arrendersi di fronte alle difficoltà). Sono competenze che possono essere rafforzate con percorsi specifici ad oggi poco diffusi. Le storie siamo noi Nel settembre 2013 si è svolto a Grosseto il convegno biennale "Le storie siamo noi" sull'orientamento narrativo. Giunto alla sua quarta edizione, il convegno è la prima iniziativa scientifica e divulgativa italiana dedicata interamente al rapporto tra scienze della narrazione e orientamento. Esperti di varie discipline e operatori della formazione, dell'istruzione e dell'orientamento si incontrano per fare il punto sui recenti sviluppi teorici e applicativi dell'approccio narrativo. Il convengo “Le storie siamo noi” rappresenta da diversi anni il luogo in cui il settore ricerca e sviluppo dell’Altra Città insieme con l’agenzia formativa Pratika di Arezzo, presenta le proprie esperienze e riflessioni sull’orientamento narrativo e trova il confronto con quanti in Italia lavorano sullo stesso tema. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] L’aspetto importante del convegno è la sua immediata ricaduta operativa sugli strumenti e sulle modalità di lavoro dell’agenzia formativa, ma anche un’occasione per comprendere le necessità degli operatori dell’orientamento, tra i quali i docenti delle scuole, in termini di fabbisogni formativi che sono legate soprattutto alla definizione di strumenti operativi. Passaporto del volontario La formazione non si esaurisce all’interno dei percorsi formali. Il paradigma europeo della formazione permanente viene sintetizzato in due affermazioni: Lifelong (lungo tutto l’arco della vita) e Lifewide (in ogni contesto) learning L’esigenza è quella di riconoscere in modo formale conoscenze e capacità acquisite in contesti non formali o informali. Sperimentazioni sulla certificazione delle competenze maturate in ambito informali sono state sviluppate in ambito lavorativo, come ad esempio il libretto del cittadino o la validazione delle competenze realizzate con i lavoratori di grandi gruppi industriali (Fiat, Merloni). L’esperienza più interessante in Europa è quella francese del Passeporte Benévolé. Creato nel 2007 (due anni dopo la pubblicazione dell’Inventory) dall’associazione France Bénévolat il Passeport Benévolé è uno strumento di valorizzazione delle esperienze di solidarietà. Esso non soltanto certifica l’esperienza del volontariato, ma soprattutto conferisce un valore professionale all’impegno nella solidarietà ed entra come capitolo qualificante nel curriculum personale. Pertanto è uno strumento molto utile e proficuo per giovani, disoccupati e per chi aspira a un avanzamento di carriera. Ma il Passeport Bénévole è stato anche accettato dal Ministero dell’Educazione Nazionale, come garanzia che attesta la Validation des acquis de l’expérience (VAE). La VAE è stata sviluppata dal Pôle Emploi (Agenzia nazionale del lavoro) e dall’AFPA (Association Nationale pour la Formation Professionnelle des Adultes), ossia l’associazione nazionale per la formazione degli adulti. La VAE in Francia offre la possibilità di convertire la propria esperienza professionale in un diploma, o in una qualifica professionale, dopo che un’apposita commissione ha valutato positivamente il dossier presentato. Oltralpe per mezzo della VAE si è registrato un aumento significativo, nell’ordine del cinquanta percento nell’arco di tre anni, dei diplomi e dei titoli ottenuti nel quadro di un processo individuale di validazione delle acquisizioni dell’esperienza. In Italia esperienze di questo genere sono state sviluppate a Milano e a Gela, oltre che dal Cesvot, Centro Servizi per il Volontariato della Regione Toscana, grazie al lavoro di consulenza volontaria e gratuita offerto dall’associazione l’Altra Città. Nell’esperienza di Grosseto è stata simulata la creazione di tre profili professionali di volontari: l’operatore volontario, il coordinatore di servizi di volontariato e il responsabile di associazioni. Queste figure sono state create con le stesse modalità con cui le figure professionali sono definite dal sistema regionale dei profili professionali, attraverso ADA definite con performance, conoscenze e abilità. Da questo lavoro di ricerca e di confronto, condotto anche a livello regionale e nell’ambito di un evento di diffusione con altre organizzazioni di volontariato europee (progetto Leonardo), sono derivate alcune linee di sviluppo di possibili percorsi di formazione. I fabbisogni formativi si riferiscono, in questo caso agli operatori dei centri per l’impiego per la validazione delle Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] competenze e ai responsabili delle associazioni di volontariato per l’emersione delle competenze nei volontari e la raccolta delle evidenze. Le stesse potenzialità sono proprie anche delle aziende for profit, in quanto le esperienze di lavoro hanno la stessa potenzialità di sviluppo di competenze viste nel volontariato. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Le ricerche Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] L’assistente sociale L’attività di ricerca condotta nella seconda metà del 2012 dal settore “ricerca e sviluppo” dell’associazione L’altra città in collaborazione con il Coeso – SDS ha preso le mosse dalla particolare situazione in cui si trova il sistema socio-sanitario pubblico, privato e del privato sociale, costretto da anni a fronteggiare contemporaneamente diverse emergenze, causate dalla crisi economica in atto. Esso, infatti, è ancora oggi chiamato costantemente a rivedere i propri servizi, a rimodulare i costi di questi ultimi e a fare i conti con target sempre diversi. In questa situazione, la partecipazione attiva dell’utenza dei servizi, la prevenzione e, quindi, la promozione del benessere e lo sviluppo dell’empowerment delle persone e delle comunità hanno assunto un ruolo sempre più strategico e fondamentale alla sostenibilità degli interventi. Tuttavia, la capacità di attivazione e di partecipazione dell’utenza è resa in alcuni casi difficile dalla persistenza di abitudini, di rappresentazioni e, quindi, di attribuzioni di significato ereditate dal passato e poco congruenti con la realtà dei fatti. Nel caso dei servizi sociali – questa era l’ipotesi di partenza della ricerca – prevale ancora oggi una rappresentazione del loro lavoro come un servizio puramente assistenziale, frutto di una cultura “paternalista”. A ciò si accompagna una visione dell’assistente sociale – frutto del permanere di luoghi comuni che si tramandano attraverso narrazioni pubbliche e private – come detentore di un potere (ad es. il potere di assegnare o meno i fondi, di dare o togliere diritti, ecc.). Gli stessi utenti dei servizi sociali vivono il problema della stigmatizzazione da parte di una comunità che li rappresenta come dei soggetti svantaggiati, quindi improduttivi e costosi. Per avere un’idea della rappresentazione dell’assistente sociale si è fatto ricorso all’analisi di tre tipi di fonti: ! le storie che mettono in scena il personaggio “assistente sociale” nei principali media (cinema, letteratura, tv, canzone); ! la rappresentazione dell’assistente sociale e del lavoro sociale da parte delle agenzie narrative del territorio (redazioni giornalistiche, studenti e docenti delle scuole professionali, associazioni); ! la rappresentazione dell’assistente sociale e del lavoro sociale da parte degli assistenti sociali (come mi vedo io – come mi vedono gli altri). Al fine di migliorare l’efficacia degli interventi e di favorire la partecipazione attiva dei cittadini, e sulla base delle recenti acquisizioni della ricerca condotta nell’ambito delle scienze umane e delle neuroscienze, la ricerca mostra come sia fondamentale da parte delle persone e delle organizzazioni esercitare un controllo sulle narrazioni che danno senso al ruolo degli operatori e alle loro azioni quotidiane. Per aumentare le potenzialità dell’impatto delle micro narrazioni sul territorio è importante agire, almeno nella fase iniziale, con strumenti di rilevanza nazionale, in modo da dare credibilità e autorevolezza alle storie e, inoltre, da dare fiducia agli stessi assistenti sociali e ai loro interlocutori privilegiati (la rete amicale e familiare), i quali devono sentirsi gratificati. È altresì importante il coinvolgimento: ! delle agenzie narrative del territorio e dei professionisti addetti alla narrazione: giornalisti e professionisti dei media; ! del terzo settore e dei volontari: ! della scuola e dei docenti. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] La ricerca suggerisce alcuni fabbisogni formativi per la figura dell’assistente sociale, legati alla capacità di narrare il proprio lavoro. Al tempo stesso questa particolare focalizzazione della competenza di comunicazione in ottica di storytelling, è una nuova via di sviluppo per una figura professionale che nel tempo si è arricchita di tante nuovi aspetti su cui nel tempo si è lavorato (scrittura, lavoro di gruppo ecc…). L’operatore terapeutico Con la pubblicazione Comunità e persone. Progetto e racconto di un programma terapeutico il settore ricerca e sviluppo dell’Altra Città ha inteso studiare le caratteristiche del lavoro terapeutico e la sua efficacia a distanza di tempo, potendo contare su oltre 20 anni di dati di osservazione; al tempo stesso la ricerca ha fornito indicazioni sulle competenze e i fabbisogni formativi dell’operatore terapeutico, una figura professionale che nel tempo ha visto il suo ruolo crescere e qualificarsi. La comunità terapeutica aiuta il soggetto tossicodipendente a porsi in un atteggiamento di ricerca rispetto a sé e a quanto accade, per comprendere e ricercare il significato del suo modo di essere. Ciò che distingue la comunità terapeutica da altri approcci di trattamento delle dipendenze è l’uso intenzionale della comunità, fatta di volontari, utenti, operatori, famiglie, in una relazione che racchiude al suo interno gli elementi per facilitare il cambiamento sociale e psicologico degli individui. Nella comunità le attività sono programmate con lo scopo di produrre effetti terapeutici ed educativi nei partecipanti, e tutti i partecipanti ne sono mediatori. Queste attività, da sole e in differenti combinazioni, costituiscono gli interventi che direttamente ed indirettamente influenzano l’individuo nel processo di cambiamento, ed è l’uso di ogni attività come momento educativo o di recupero l’elemento che caratterizza la metodologia della comunità. Finita l’era pionieristica in cui soprattutto i volontari avevano trovato formule terapeutiche per gestire le esperienze delle comunità, la centralità dell’operatore terapeutico ha cominciato ad affermarsi. Nella prime fasi degli approcci di comunità l’attenzione era sul modello e sugli strumenti terapeutici, in una ricerca di messa a punto di buone prassi e modalità di intervento. Con l’affermarsi della necessità di figure professionali si valorizza il ruolo dell’operatore che cresce con la formazione professionale, la specializzazione e la supervisione di altre figure. La figura dell’operatore è fondamentale: gli operatori terapeutici hanno diverse provenienze, spesso una formazione specifica, ma altrettanto spesso sono ex utenti di programmi terapeutici, almeno in alcune esperienze di comunità molto diffuse in Italia. L’operatore è un tecnico, ma un tecnico che assume le funzioni e le sembianze dell’educatore. Agisce con uno strumento che è la relazione di aiuto, per sviluppare nell’utente la capacità di affrontare se stesso e la sua vita senza il velo deformante rappresentato dalla sostanza. È una relazione di aiuto improntata all’autenticità, non direttiva, che agisce sulle qualità della persona, la rende più forte, più sicura, più capace di scegliere. Ad affermarsi è il paradigma dell’empowerment, in cui l’unicità e le capacità di ogni persona sono stimolate alla continua ricerca di nuove vie, di nuovi strumenti. Da queste osservazioni derivano le riflessioni sui fabbisogni formativi degli operatori terapeutici. Accanto alla formazione specifica legata al rapporto terapeutico (relazione di aiuto) e alle conoscenze delle nuove dipendenze e dei nuovi strumenti terapeutici ad esse legati (si pensi alla Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] diffusa nuova dipendenza dal gioco d’azzardo), l’operatore terapeutico deve essere sempre più capace di lavorare in staff misti, fatti, cioè, da persone che vengono dal volontariato oltre che dal programma terapeutico, e da figure specialistiche come psichiatri e psicologi che aiutano ad affrontare le sempre più diffuse “doppie diagnosi” ovvero la contemporanea presenza di dipendenze da sostanze e di comportamenti psicotici. L’analisi condotta nella pubblicazione insieme con il confronto con gli operatori del settore, ha evidenziato, infine, la necessità di sviluppare competenze trasversali sempre più importanti nel lavoro terapeutico e, tra queste, quella relativa alla comunicazione scritta. La scrittura delle cartelle terapeutiche e delle relazioni ad uso delle altre figure rappresentano un fabbisogno formativo di primo piano. Neet La pubblicazione Neet realizzata dal settore ricerca e sviluppo dell’Altra Città, è parte della collana “Educazione e ricerca sociale” della casa editrice Pensa Multimedia. La pubblicazione nasce da un lungo lavoro di analisi dei fabbisogni formativi realizzato per la progettazione del corso di formazione Jobs, ed è stata l’occasione per approfondire un tema che nel tempo è diventato centrale nel dibattito pubblico sulle politiche attive del lavoro in favore di questo target. Neet è un acronimo molto efficace che si è diffuso rapidamente nel mondo fino a diventare uno dei principali indicatori del disagio dei giovani, un disagio legato alla capacità e alla possibilità di definire un proprio progetto professionale. Neet significa Not in Education, Employment or Training, ovvero giovani che non hanno né cercano lavoro, e che non sono inseriti nei sistemi dell’istruzione o della formazione professionale. Originariamente l’acronimo Neet nasce in Gran Bretagna, alla fine degli anni ’80 e si riferiva ai giovani tra i 16 e i 18 anni che non avevano accesso ai sussidi di disoccupazione. Una relazione presentata al Parlamento inglese alla fine degli anni ’90 (Bridging the gap) indagava in particolare sullo stato delle giovani ragazze-madri tra i 16 e i 18 anni che, abbandonata la scuola, non riuscivano ad affacciarsi nel mondo del lavoro. Il bisogno di definire attraverso indicatori il senso di disincanto e scoraggiamento dei giovani, ha, nel tempo, ampliato il range di età utilizzato per calcolare il numero e la percentuale dei Neet. I dati Istat fanno riferimento ai giovani tra i 15 e i 29 anni, ma ci sono indicatori che confrontano i dati nel range compreso tra i 20 e i 24 anni ed altri che arrivano a considerare giovani Neet fino ai 35 anni. Si tratta, comunque, di giovani inattivi sotto due profili; non sono impegnati in attività lavorative o in azioni di ricerca del lavoro; non sono impegnati in attività di costruzione di competenze che aumentino il loro potenziale di occupabilità, ovvero non sono iscritti in percorsi di istruzione o in attività formali o non formali di formazione. La platea dei Neet si alimenta di diverse tipologie di storie; ci sono giovani Neet che semplicemente non hanno tempo e modo di attivarsi in quanto impegnati nelle cure delle proprie famiglie (soprattutto giovani madri) o perché disabili o malati; ci sono i giovani scoraggiati che hanno perso la speranza dopo percorsi fallimentare di inserimento lavorativo; ci sono coloro che sono impegnati in attività diverse dal lavoro e dallo studio (viaggiano, fanno musica, arte); ci sono Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] infine coloro che aspettano che le reti familiari o amicali di riferimento si occupino della ricerca del lavoro giusto per loro. Essendo un indicatore molto efficace, le rilevazioni sui Neet e i confronti nazionali e tra i diversi Paesi sono moltissime. La platea dei Neet varia nelle dimensioni a seconda del range di età preso in considerazione. Un recente contributo viene dalla London School of Economics in un rapporto del 2014 sulla giustizia sociale nell’Unione Europea e in particolare nel monitoraggio di indicatori di inclusione sociale. Nel rapporto, con riferimento ai Neet calcolati nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni, si attribuisce all’Italia il poco invidiabile record di ultimo tra i 28 Paesi dell’Unione Europea: nel 2014 i Neet in quella fascia di età erano il 32% dei giovani, a fronte di una media UE del 18%, una percentuale che nel 2008 si assestava al 21,6% (sempre all’ultimo posto anche se allora in coabitazione con la Croazia). Nella rilevazione Istat del 2014 sulle forze di lavoro, con dati 2013, i giovani Neet, nella fascia di età tra 15 e 29 anni superavano i 2 milioni 435 mila, con una crescita costante (+185 mila unità dal 2012 e +576 mila unità dal 2008), pari al 26% dei giovani in quella fascia di età. Tra loro ci sono molte donne inattive per lo più con figli piccoli, con percentuali decisamente più elevate nel regioni del Sud e con bassi livelli di scolarizzazione. I confronti regionali, presentati anche nel recente “Rapporto 2014 su educazione e istruzione in Toscana” su dati 2012 segnalano che se la media in Italia è del 23,9% (da notare che in un anno i Neet sono aumentati di 2,1 punti percentuali) in Toscana la quota dei Neet è del 18,2%. L’immagine del NEET che vive la sua condizione in uno stato di semi apatia è del tutto fuorviante: dietro la condizione “statistica” di inattività, si nascondano tentativi continui e rapporti frequenti, sia pure frammentari ed informali, con il mercato del lavoro. In particolare, “(…) sono fotografate due realtà che convivono: da un lato coloro che si danno da fare; dall’altro coloro che si appoggiano alla famiglia. In entrambi i casi sullo sfondo rimane la questione della mancanza di opportunità di lavoro, condizione essenziale per acquisire autonomia e indipendenza” (Rapporto IRPET, 2012). A una buona capacità di analisi della loro situazione, non fa riscontro tuttavia una pari capacità di proposta, per lo più schiacciata sull’assunzione - del tutto anacronistica, viste le attuali condizioni della finanza pubblica - che sia “lo Stato” a dovere trovare una soluzione, ad esempio sovvenzionando le aziende per la creazione di opportunità lavorative. Lo stesso soggetto pubblico è chiamato in causa affinché tuteli e regolamenti i contratti e le modalità di lavoro, in modo da eliminare il precariato e impedisca l’uso improprio di stage e tirocini. Ma il disallineamento tra imprenditori e giovani va oltre alla percezione dell’istituzione del tirocinio, investendo il tema stesso delle competenze, con i primi che denunciano il declino – se non il tracollo – delle abilità di chi esce dalla scuola e i secondi che lamentano il profilo modesto e per questo insoddisfacente delle mansioni richieste. Questa situazione apre spazi da cogliere per favorire l’auto-imprenditorialità, soprattutto in comparti e mercati meno esplorati, ma si tratta di una opzione quasi del tutto assente nella mente dei NEET. Molte delle buone pratiche che nel in diversi contesti italiani ed europei sono state sperimentate vanno in questa direzione, affrontando il tema della disoccupazione giovanile, del passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, della creazione di opportunità per fare impresa (in alcuni casi “impresa creativa”). Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] Il problema su cui intervenire in questo secondo caso non è tanto l’esistenza di colli di bottiglia nell’accesso al mondo del lavoro o il già menzionato disallineamento tra domanda e offerta, ma piuttosto una combinazione di difficoltà di accesso con povertà o scarsità di mezzi (sociali, famigliari, individuali) per orientarsi. Se questa percezione è corretta, il problema dei NEET non è perfettamente identificabile con quello della disoccupazione giovanile e non è efficace trattarlo con gli stessi strumenti: la linea di azione dalla modalità corso-apprendistato-sostegno al lavoro (in tutte le sue articolate ed anche innovative forme), va completata con la modalità più flessibile e più impegnativa della mobilitazione delle risorse a livello locale. Quando si affronta il problema dei NEET, occorre investire con convinzione in misure di accompagnamento, dotarsi di personale professionale nel facilitare e orientare, ascoltare e lasciare spazi di decisione ai beneficiari dell’iniziativa, smuovere le coscienze anche con percorsi non direttamente finalizzati al lavoro, creare scaffold dove i giovani possano “incontrare” il lavoro, mettersi in rete, fare circolare le idee. Le indicazioni che si possono trarre da queste analisi partono dalla considerazione che esistono diverse tipologie di Neet per i quali è necessario immaginare percorsi diversi per diversi “tipi” di condizioni esistenziali che possono essere raggruppati in tre macro tipologie: ! gli inattivi; ! i disorientati; ! i vivaci. L’incrocio tra tipologie di NEET e strumenti già sperimentati e pronti all’uso individua anche nel territorio di Grosseto delle opzioni di intervento che coinvolgono a vario titolo diversi soggetti chiamati ad interagire, progettare e sostenere iniziative con il Centro per l’Impiego. Il ruolo delle associazioni di categorie, delle istituzioni scolastiche e delle agenzie formative appare centrale in quanto capaci di portare sistemi di relazioni, occasioni e competenze differenziate per le diverse tipologie di NEET. Si tratta di dotare il sistema (Centri per l’impeigo, scuole, agenzie formative e docenti del sistema dell’istruzione) di diversi strumenti sui quali occorre creare capacità più che prodotti: ! attivare modalità laboratoriali (laboratori teatrali o di avvicinamento ai mestieri, orientamento narrativo per i Neet inattivi e più difficili da agganciare; ! progettare percorsi di rafforzamento della consapevolezza ed emersione della personalità negli studenti dell’ultimo anno; ! rafforzare gli strumenti di self-employment, soprattutto per i NEET più “vivaci”, attraverso progetti formazione che mettano insieme reti capaci di coinvolgerli. I NEET “inattivi” sono invisibili: non chiedono aiuto, non chiedono strumenti o interventi e non sono conosciuti dai soggetti istituzionali o professionali che potrebbero offrire loro delle opportunità. La loro individuazione passa per i soggetti della società civile, l’associazionismo, le parrocchie, le società sportive, all’interno dei quali questi giovani possono trovare educatori o, in generale un mondo adulto capace di intercettarne il disagio. In termini di strategie politiche appare opportuni mobilitare queste reti, formando gli educatori presenti perché possano avvicinare i ragazzi ai servizi di orientamento dei Centri per l’impiego. La condizione psicologica dei giovani NEET “disorientati”, al seconda categoria, è diversa: sono giovani che hanno chiesto aiuto in qualche fase della loro vita, ma che, non avendo ricevuto Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected] risposte adeguate, hanno smesso di chiedere. In questo caso a ripristinare il canale di comunicazione, oltre al mondo associativo e in generale della società civile, possono essere i servizi dei Centri per l’Impiego ma anche il sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale che possono avere già avuto rapporti con loro. La necessità è anche in questo caso, quella di costruire accordi di rete con questi soggetti che possono essere già dotati o possono sviluppare sistemi informativi e strumenti di placement per il monitoraggio dei giovani che incontrano; la creazione di banche dati comuni tra istituzioni scolastiche, agenzie formative e Centri per l’Impiego, può essere una via da sperimentare. Infine i giovani NEET “vivaci” sono probabilmente quelli più in vista: non hanno mai smesso di chiedere e sono ancora in attesa di risposte. Per questi giovani i Centri per l’Impiego possono costruire rapporti di rete con le associazioni di categoria che sembrano più attrezzate per offrire quelle risposte. Via Vittorio Alfieri n° 5a, 11 – 58100 Grosseto Tel. 0564 413228 – 0564 417973 – Fax 0564 413228 – 0564 24500 www.laltracitta.it – [email protected]