SARA GIOVINAZZI
una voce a Sud
la
cosa
che
mi
ha
sempre
affascinato della musica popolare,
o
meglio
della
musica
di
tradizione, è il fatto che sa dare
costantemente voce alle parti più
dirette
e
meno
edulcorate
dell’essere umano. Che non ha
mediazioni.
E
infatti
non
si
possono avere mediazioni quando si
parla di lavoro, amore, morte,
vita,
sfruttamento,
fatica.
La
musica
popolare
imbastisce
piuttosto metafore, sguscia tra
doppi, tripli, multipli sensi, ma
non può mentire, come non possono
mentire lo stomaco, le braccia, i
piedi, le mani. E questa abilità
per me è arte allo stato puro.
Nasce a Massafra (Taranto) e si avvicina alla musica da piccola grazie al papà Fernando che negli
anni la avvia allo studio del pianoforte, le regala un sacco di bei dischi e le trasmette la passione
per la musica di tradizione popolare del Sud Italia.
Trasferitasi a Trento per studiare Sociologia, si lascia alle spalle le prime formazioni musicali hard
rock e si avvicina al canto tradizionale e allo studio delle percussioni a cornice. Lontana centinaia di
chilometri dal suo Sud, dai luoghi elettivi della tradizione, dalle feste, dalle Madonne, dalle
masserie e dai candë all’ovë, va nei contesti tradizionali quando può, nel resto del tempo ascolta i
nastri delle storiche registrazioni sul campo e, in pieno folk revival, inizia ad apprezzare la
riproposta valida e impara a distinguerla da quella sterile. Decide di coltivare il suo lato purista e
nel 1995 compra il suo primo tamburello da Mesciu Ninu a Nociglia (LE) e va a cercare Luigi Stifani,
il violinista delle tarantate, entra nel barbiere a Nardò, gli stringe la mano e si commuove.
A Trento nel 1998 fonda, insieme al chitarrista Ulrich Sandner, il gruppo di musica popolare
Alì’nghiastrë. Con questa formazione costantemente in movimento sonoro e umano, suona in
regione, fuori regione e oltre. Nel 2000 arriva il primo disco del gruppo, omonimo, con la vittoria di
un Festival Acustico in città, poi arriva la vittoria al Festival di Ivrea (2001) e il piazzamento al Green
Age Festival di Torino. Con il tempo, parallelamente alla tradizione del Sud Italia, il gruppo si apre
alla composizione di pezzi originali (Montedidio – 2007 – ispirato all’omonimo libro di Erri de Luca)
gruppo del musicista tunisino Helmi M’Hadhbi. Insieme agli Alì’nghiastrë negli ultimi anni avvia
collaborazioni saltuarie in qualità di musicista con la Scuola Sperimentale dell’Attore, di Ferruccio
Merisi e Claudia Contin, e con il Teatro dei Picari di Macerata, per cui nel 2007 preparano le
musiche di scena dello spettacolo “il Diavolo con le Zinne” .
foto: Stefania Endrici
ed esplora le sonorità più tipicamente mediterranee, soprattutto dal 2008 con l’avvicinarsi al
Nel 2001 oltre che dedicarsi al canto e al tamburello, Sara inizia a suonare la chitarra battente e
l’organetto diatonico.
Dal 2002 al 2004 Sara collabora con i Laboratori di Musica Popolare (Scuola Musicale Il Diapason,
Associazioni AbiesAlba e Cantiere Popolare) nell’ambito dei quali per tre anni tiene un Corso di
Tecnica e Costruzione di tamburi a cornice. In quegli stessi anni con l’ensamble Urlaubu presenta
due spettacoli musical-teatrali ispirati ai classici Moby Dick e Don Chisciotte scritti, musicati e
diretti da Ulrich Sandner.
Nel luglio 2004 e poi nel maggio 2005 insieme a Francesco Patruno, Desirè Chierico, Massimiliano
Morabito e Ulrich Sandner assembla il gruppo Rotatorta - musiche IMpopolari del Sud Italia - e
partecipa in Francia ai Festival di danze popolari di Gennetines prima e Damadà poi.
Dal settembre 2004 con il Collettivo del Brumaio e con la collaborazione dell’ATIS, l’Associazione
degli insegnanti di Storia del Ticino, partecipa alla realizzazione ed esecuzione di due spettacoli,
destinati alle scuole elementari e medie: il primo, “Festa d’Aprile” (2004) dedicato a musica, canti e
letture della Resistenza Italiana e il secondo “Lo zio mio d’America voleva la barba fatta” (2007) sui
canti di Emigrazione italiana.
Con la crescita artistica e gli stimolanti incontri musicali, al “purismo” applicato alla musica
tradizionale si sostituisce la “contaminazione consapevole”, la convinzione cioè che, fatto salvo che
una tradizione per poterla contaminare bisogna conoscerla, il rispetto per la musica tradizionale
debba passare dal fatto di non scimmiottarla né depredarla nei suoi repertori per mancanza di
fantasia, ma che al contrario vada studiata, metabolizzata, vissuta musicalmente e poi riproposta.
Così Sara si convince che la bellezza nel far musica popolare sta proprio in quella tensione tra la
tradizione e la sua messa in gioco. Forse è proprio questa tensione un modo per ridarle vita quando
non si è portatori di tradizione viva.
A questo punto, proprio al momento giusto, nel 2005 insieme ad altri 11 musicisti, Sara viene
chiamata dal violinista Corrado Bungaro a far parte del progetto artistico musicale della
costituenda orchestra multietnica trentina, l’OrcheXtra Terrestre. Con l’OXT dal 2005 a oggi Sara
Giovinazzi si è esibita in numerosi concerti e incide nel 2007 il primo disco dell’OrcheXtra
Terrestre, OXT – musiche dell’altro mondo.
Ora sì che si ritiene veramente in viaggio.
Nel 2011 arriva Venti Buoni Motivi il disco del decennale degli Alì’nghiastrë uscito nella collana
BlockNota edita dall’etichetta friulana Nota di Valter Colle. Il disco raccoglie venti brani del
repertorio storico e recente del gruppo, accompagnati da un corposo libretto scritto da Sara in cui
visioni e suggestioni oniche si intrecciano all’ascolto.
Dal 2012 Sara entra come linfa musicale nella Bottega Buffa CircoVacanti di Trento, un collettivo
culturale che si occupa di ricerca, produzione e divulgazione delle arti sceniche e musicali.
Il viaggio tra gli elementi naturali riconduce all’antico e a quella ancestrale necessità umana di
contatto con i luoghi dove fermenta l’immaginario umano, individuale e collettivo.
Ora Sara è sulla riva di questo lago e tesse tele per attraversarlo.
Alì'nghiastrë 2000
Nell'estate del 2000 gli Alì'nghiastrë registrano il loro primo CD vincendo il "III
° Festival Acustico" del Caffè Paradiso di Trento.
Alì'nghiastrë - Montedidio - 2007
Abbiamo prodotto più di quello di cui abbiamo lasciato traccia sonora. Questo
perché siamo sempre stati pigri e soprattutto sempre in movimento.
Rigorosamente oscillatorio.
Ci riconosciamo anche nelle parole degli altri. Così è accaduto per il
bellissimo Montedidio di Erri De Luca, un libro denso di amore e stima per un
quartiere sospeso tra due città e due destini.
A quelle città, a quei destini, abbiamo dedicato questo lavoro, uscito per non
uscire mai dai nostri cassetti. Ma c'è e non possiamo far finta di nulla.
OrcheXtra Terrestre - Musiche dell’altro Mondo - 2007
Dopo un lungo viaggio nelle culture musicali terrestri atterra a Trento
l’OrcheXtra Terrestre, una miscela di suoni, idiomi, profumi, colori e
geografie della Terra. Il Salento ritrova l’Africa, le Alpi incontrano i Balcani, il
Popolo del Vento riscopre l’India, Europa ed Americhe si guardano allo
specchio, in una vera e propria fusione tra Nord Sud Est ed Ovest. Lo sguardo
è anche in su, oltre il cielo, verso altri pianeti ed orizzonti : Musiche dell’Altro
Mondo, in una vera e propria atmosfera extra-terrestre.
Alì'nghiastrë - Venti Buoni Motivi - 2011
(Ed. Nota)
"Gli elementi naturali [aria acqua terra fuoco] sono il
luogo in cui le cose, i fatti umani, le storie personali,
gli incontri e quello che producono, prendono la
consistenza
che
meglio
soddisfa
la
loro
espressione. Anche la musica passa attraverso
luoghi, persone, fatti e nel tempo prende una
consistenza piuttosto che un'altra. I brani musicali
danno aria, si inginocchiano a terra, prendono
fuoco e si spengono, come anche respirano,
rotolano, ardono e si asciugano dopo un bagno in
mare."
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foto: Stefania Endrici
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