alessandro gianetti
La guida di Giuda
I 76 bar più temibili di Madrid
© 2012 Miraggi Edizioni
via Dronero 2, 10144 Torino
www.miraggiedizioni.it
Progetto grafico Miraggi
In copertina: Edificio Metrópolis. Autobús. Calle Gran Vía con Alcalá,
foto utente flickr Tomas Fano,
utilizzata e modificata secondo Creative Commons Public Licence 2.0
Finito di stampare a Città di Castello
nel mese di giugno 2012 da CDC Artigrafiche
per conto di Miraggi Edizioni
Prima edizione: giugno 2012
isbn 978-88-96910-21-4
Miraggi Edizioni
Al lettore
A Gabriella, a Roberto
L’azione si svolge in una Madrid assurda, scin­
tillante e affamata.
Ramón del Valle-Inclán, Luci di boemia
Un bicchiere a Madrid – un bicchiere qualsiasi – è
il prisma della gioia.
Ramón Gómez de la Serna, Le tre grazie
Hay más bares entre Atocha y Antón Martín que
en toda Escandinavia1.
Fiero detto popolare madrileno
La guida che mi appresto a scrivere, non senza qualche
angoscioso e notturno ripensamento, può essere considerata, con ragione, sconsigliabile.
Madrid, perversa Iside di pietra e cemento nell’ombelico
di Spagna, sfinisce il visitatore con le sue messi, e nessuno
può tentare di eguagliarne la dote senza perdere il confronto. Chi desidera possederla, può solo affidarsi a essa, e rinunciare a ogni appiglio significa guadagnar tempo.
A te, lettore, dico che dovrai mettere insieme i pezzi uno
alla volta per conoscere l’implacabile disciplina cittadina.
Non credo di facilitarti il compito anticipando che si tratta
della dottrina della notte infinita, della sete mai paga, dei
bar con sette entrate e nessuna uscita. Se ti credi all’altezza,
comincia pure questo libretto. Altrimenti, ti sconsiglio di
proseguire. Anzi, posalo finché sei in tempo!
Una volta varcata la porta d’ingresso, dovrai seguire le
regole del satiro che ti sei scelto per Virgilio. Il quale, te lo
assicuro, preferirebbe non trovarsi in tale posizione. Malconcio, ha potuto risparmiare a stento le energie necessarie
a scrivere questa guida traditrice.
Ci sono più bar tra Antón Martín e Atocha che in tutta la Scandinavia.
1
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El Caribe
A sud del grande fiume
Retiro, Antón Martín,Tirso de Molina e Lavapiés
Sorpassata la balena metallica della stazione di Atocha,
vicino al cancello di un tempio che proietta ombre sinuose
come caducei, c’è un bar immobile. Le polverose ampolle
di cognac tracannate dagli antenati s’impilano su teorie di
bottiglie appena iniziate. Durante le sue pensose passeggiate sull’assito al di là del bancone, un uomo generoso non
lesina tapas fumanti per ogni quartino di birra. Ho conosciuto questo luogo grazie a una donna che ora tortura i
miei giorni, concedendosi distrattamente e negandosi con
dolce premura.
7
Café Mary
El Paleto
In Avenida de la Ciudad de Barcelona c’è il Café Mary,
il miglior posto dove bere un café con leche tra il quadrivio
di Pacifico e il Puente de Vallecas, oblungo dragone di cemento che stabilisce il confine meridionale della città. Se si
arriva da nord, si deve percorrere un dolce declivio ombreggiato, e superare un moderno cavalcavia, fino a intravedere
qualcosa di simile a un bistrot francese. Vi accoglieranno
due donne: chi delle due sia Mary sta a voi scoprirlo. Vi
vezzeggeranno e proteggeranno dai numerosi questuanti,
leste e deliziosamente su di giri. Per chi presta attenzione
ai dettagli, il caffè è servito bollente e i tranci di pane sono
croccanti e dorati. Per raggiungere il Café Mary dovrete
allontanarvi dal centro. Al ritorno, infilate Calle del Doctor
Esquerdo, un viale dal quale osservare le alte e rade nubi
che sovrastano l’altopiano su cui sorge la città1. Vi sembrerà
di essere a L’Avana, ma i rigogliosi abeti sulla carreggiata vi
ricorderanno che Madrid è attraversata da strani eclettismi.
Se c’è una caratteristica che distingue un tipo gretto, è
la volontà di raggirare anche chi dimostra di essere magnanimo, e i camerieri del Paleto sembrano proprio essere
usciti da una di quelle itineranti accademie del raggiro che
pervadono la vecchia Europa. Messo in allerta dalla prima
visita, un giorno mi proposi di verificare quella sensazione.
Ordinai una caña2, e mi vidi arrivare un tubo, una birra
doppia, ma intavolai ugualmente uno scambio d’impressioni sul programma televisivo che appassionava i presenti:
avventori, baristi e camerieri. Un negozio di Madrid applicava uno sconto a chi accettava di farsi asportare i peli dal
petto. La depilazione avveniva con uno strappo secco di
un nastro adesivo ben incollato alla cute del costato, quindi disposto a semicerchio attorno al tronco. La giornalista
intervistava gli uomini che attendevano il turno affettando
sprezzo del pericolo davanti alle consorti. I camerieri li deridevano. Chi si era già sottoposto al trattamento, si dirigeva orgoglioso alla cassa, sfoggiando la macchia glabra a
metà busto. La birra mi fece venir fame, e detti un’occhiata
alle cosiddette “offerte speciali”. Non ce n’era una che non
La caña è un bicchiere più alto che basso e più stretto che largo, ma senza
per questo essere né troppo alto né troppo stretto. La spumosa birra che vi si
versa è anch’essa parte della caña, poiché se fosse vino il nome non varrebbe.
L’insostituibilità della caña nei bar di Madrid ha pochi paragoni. Uno dei
pochi che regge il confronto è l’ipotetica eliminazione del metro dal sistema
internazionale di misura (o sistema metrico decimale, per l’appunto).
2
La Meseta Central.
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ricalcasse i normali prezzi di listino. Indugiai sui volti dei
camerieri, e mi sembrò di riconoscere quei saputi compagni di scuola che non mi hanno mai passato un compito di
matematica, ma anche i sinistri terzini che mi piantavano i
tacchetti nei polpacci quando zigzagavo per gli erbosi campi della Polisportiva Lippi Rifredi, l’indimenticabile scuola
di calcio del mio quartiere.
Il Jostom
Vero cuore pulsante della rotonda del Claridge, il Jostom
ha un ingresso stretto tra un ortolano sempre sull’uscio e
uno spaccio di patate fritte e arachidi. Non ho mai visto in
faccia la proprietaria dello spaccio (so che è una donna per
via del profumo) perché lavora dietro montagne di svolazzanti nuvolette fritte e altre leggerezze. Al Jostom si può
far colazione o desinare, nessuno ci ha mai cenato. L’esigua
fila di tavoli ospita i clienti fissi, mentre il forestiero, che sa
sorbire in silenzio il suo caffè, impara nomi e cognomi di
chi comanda in città.
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Il Café Moderno e il Laberinto
Iberia
A volte succede che un tercio20 di Estrella sia la rima che
apre e chiude la sera, e che trasformi lo spazio di una notte
in una quartina. Il Café Moderno, in Plaza de las Comendadoras, serve solo birra delle Asturie e non tapas, quasi a non voler giocare la partita de “le migliori tapas sono
quelle di”. Il quartier generale delle guardie del Re, lì vicino, sembra imporre ancora un trasognato ordine militare
alle vie circostanti. Si può andare in cerca di quella rima del
palato nel quartiere settecentesco, e trovarla in mezzo alle
strofe dei poemi altrui, in Calle Valverde. Al Laberinto,
avrete di nuovo l’ambito tercio tra le dita, e potrete ingaggiare più partite di quante ne conti il maggior pallottoliere
del mondo in un calcio balilla che schiera sempre Atlético
de Madrid contro Real Madrid.
Ogni popolo ha le sue passioni segrete: gli italiani per i
dittatori, i tedeschi per i carnefici e gli spagnoli per il bar
Iberia. È posto in cima a Calle San Bernardo, e la sua inospitalità è manifesta. I poliziotti se lo riservano per l’orujo21
delle tre di notte, quando l’inverno gela il liquido dei freni
delle loro pantere e li obbliga a prendersi un truce intervallo dalla delinquenza. È ancora possibile incontrarci uomini
incastonati nella storia del xx secolo come diamanti nel
basalto. Lì, una sera conobbi un medico in pensione, che
si definì fascista come si faceva un tempo, quando certe
parole si pronunciavano battendo i pugni sul tavolo. Esercitava ancora la sua professione nel ristretto circolo degli
amici più intimi. Fervente cattolico e militare di vocazione,
mi spiegò la sua personale teoria sull’esistenza dei miracoli.
Essi sono la dimostrazione che Dio non ha alcun bisogno
di ricorrere alle sue doti più sofisticate (se si può dir così)
per compierli. Gli basta prendere in prestito i due concetti
che stanno alla base dell’arte bellica: la strategia e la logistica. La strategia – mi spiegò – è la Sua intenzione finale, ci è
ignota ed è pertanto inutile interrogarsi su di essa. La logistica, invece, consiste nel far trovare al soldato ciò di cui ha
bisogno nel momento in cui ne avverte la necessità. Questo
è l’aspetto che è dato ammirare all’uomo, il quale, ignorando l’origine della manna, ne desume una volontà superiore.
Un tercio è una birra da 33 cl.
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L’orujo è un’acquavite alle erbe. 61
C’era anche una donna sdentata quando il medico militare
mi diceva queste cose. Gli sedeva accanto con ossuta lascivia e lo blandiva con omaggi che sembravano incapaci di
conquistarlo. Prima di poter esporre il mio punto di vista
a quell’enciclopedico uomo in doppio petto, però, i due si
erano già presi sotto braccio, avevano pagato i tre gin tonic
traccannati da quando mi ero seduto sullo sgabello di fianco al bancone, e se n’erano andati.
El Maño
Un bar modernista con un quadro futurista, ombroso
come il negativo di un Boccioni, è El Maño. Marca di botteghe dai tempi di Caruso, adesso vi si ascoltano i Doors e
David Bowie. Frequentatelo quando il gelo distanzia le figure del fortino Playmobil di Conde-Duque. Oppure d’estate, quando persino le vie in travertino sembrano sul
punto di sciogliersi.
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Cafetería Sicilia
La litrona (o il bar ambulante)
È un caffè che non vi auguro di frequentare, perché si
trova davanti al principale ospedale di Madrid. Sotto i
vestiti dei clienti sbucano protesi, fasciature e cerotti. Il
tema di conversazione preferito è l’esame a cui il frequentatore si sottoporrà di lì a poco, o al quale si è appena sottoposto, con relativi risultati clicnici. Lo scambio a cui
ho assistito ne è la riprova. Due donne e un uomo sono
entrati e si sono accomodati accanto a uno sconosciuto.
Il quale, a sua volta, sedeva accanto a me. Parlavano di
un esame medico che richiedeva un digiuno completo.
Un esame che l’uomo seduto accanto a me, guarda caso,
conosceva. Le due donne stavano per ordinare la colazione, quando lo sconosciuto le ha interrotte, adducendo:
«Conosco bene quell’esame, e richiede un digiuno completo». «Ma come, proprio niente niente?» «Eh no», ha
confermato quello, rigidissimo «nemmeno un bicchier
d’acqua». «Nemmeno un bicchier d’acqua», gli ha fatto
eco l’accompagnatore, realizzando in ritardo l’importanza di dispensare qualche buon consiglio. Le due donne,
a quel punto, si sono rivoltate di scatto: «Ma nemmeno
una birra?». La severità del digiuno si stava palesando in
tutta la sua terribilità. «Nemmeno una birra.»
La litrona è la sola consumazione disponibile nell’ubiquo
bar ambulante di Madrid, le cui dimensioni coincidono
con quelle della città. È una bottiglia di birra da un litro, di
un vetro colore dell’ambra, spacciata da tutti i negozi con
reparto di alcolici. Non si contano i madrileni che, ancora
alle prese con il lavoro quotidiano che li sfama, pensano al
momento del rientro, e al primo bicchiere di birra spillante
dalla loro litrona. E sono innumerevoli i muriccioli, i prati
e i selciati presi a prestito da chi la beve all’addiaccio. Senza
la litrona Madrid sarebbe una città meno ottimista, perché
la durata della notte sarebbe in definitiva stabilita dal sindaco31. Se uno di questi giornalisti le dedicasse un articolo,
non tralascerebbe di dire che dà luogo, giornalmente, a più
di mille capannelli non autorizzati, e a un numero imprecisato di serenate. A mo’ di postilla, aggiungerebbe che la
chiave del suo successo è la versatilità. Viene infatti usata
come mazzo di fiori dal pretendente timido, quasi balbuziente (che non saprebbe scegliere regalo più appropriato)
ma anche come scatola di cioccolatini dai partecipanti a
qualsiasi ricevimento si tenga in città. Quando i negozi
sono chiusi, la icosaedrica litrona si divide in lattine da 33
cl. Mancherà sempre un centilitro perché la somma delle
parti sia uguale all’intero, ma gli ambulanti cinesi, che patUna sciagurata normativa dell’Ayuntamiento de Madrid ha fissato la chiusura dei bar alle ore 3.00, ma per fortuna c’è ancora chi se ne infischia. 31
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tugliano le vie, sanno fin troppo bene che i madrileni sono
troppo assorti nel prolungamento arbitrario della notte per
farsi intimorire da un grossolano errore di calcolo32.
I lavoratori dei bar di Madrid si ritrovano, conversano fino alle ore piccole e,
se ne hanno ancora qualcuna da raccontarsi, conoscono sempre un collega che
è lieto di servirgli l’ultima birra in un esercizio del quartiere. Questa dedizione
agli interessi della categoria, così tipica dei militanti dell’alcool, è causa di frequenti cambiamenti di nome dei bar stessi. Non è infrequente, infatti, che un
barista si svegli al mattino in un bar che non è il suo, e che non voglia lasciarlo
prima di avergli cambiato nome, arredo o persino reputazione. Per questo,
chiediamo ai lettori di questa guida di accertarsi delle generalità del bar dove
si trovano e, nel caso in cui qualcosa non corrisponda alle caratteristiche qui
riportate, di segnalarlo al seguente indirizzo: [email protected].
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Conclusione
Sei giunto al termine del viaggio, lettore. Hai certamente
capito da un pezzo le mie riserve a precederti in luoghi simili. Non è un caso che i sifoni che spillano birra nei bar di
Madrid somiglino tanto alle fontane di un giardino. Per la
spontaneità con cui le persone vi si abbeverano e per la gratuità con la quale i camerieri somministrano l’alcool, come
se il profitto che ne ricavano fosse il lato meno interessante
della questione. A Madrid, l’uva e il malto stanno all’ebbrezza come il nettare e l’ambrosia alla deità, e non è la
quantità di bicchieri trangugiati a fare l’ubriachezza, ma
la distanza onirica che si è capaci di ricavare sin dal primo
calice. Non c’è bisogno di dirti, a questo punto, che intere piazze cittadine possono fare all’occorrenza. Succede a
Plaza del Dos de Mayo, a Plaza San Ildefonso e a Plaza de
Lavapiés, come una volta successe in Plaza de Cabestreros
e come succederà tra i grandi abeti del Parque de Debot e
del Parque del Oeste. Hai già capito, infine, perché quando
qualcuno entra in un vagone della smisurata metropolitana
di Madrid con una bottiglia in mano, nessuno s’impaurisca.
Se è in compagnia, l’ubriaco canterà; se è solo, attaccherà
bottone; e se precipita sulle rotaie del treno, ormai incapace
anche solo di reggersi in piedi, sarà soccorso dall’onnipresente Ángel Caído, che lo rimetterà in sesto solo per scolarsi
con lui l’ultimo bicchiere.
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Indice
Al lettore
a sud del grande fiume
El Caribe, Paseo Reina Cristina, 6
Café Mary, Avenida de la Ciudad de Barcelona, 103
El Paleto, Calle Alcalde Sáinz de Baranda, 38
Il Jostom, Avenida del Mediterraneo, 35
Bodegas Casas, Avenida de la Ciudad de Barcelona, 23
Tapas y Fotos, Calle del Doctor Piga, 7
Calle de Argumosa e i suoi bar
Las terrazas di Tirso de Molina
El Corzo, Calle Dr. Cortezo, 15
Taberna de Atocha, Calle de Atocha, 76
Mesón Sancho, Calle del León, 35
La Navalosa, Calle del León 23
Cervantes, Calle del León, 8
La Taberna de los Conspiradores, Calle Moratín, 33
La Cueva, Calle Santa Maria, 33
Quevedo, Calle de Quevedo, 7
Begin the Beguine (o l’haiku), Calle Moratín, 27
Conde de Barajas Café (o l’angolo veneziano),
Plaza del Conde de Barajas, 2
il grande fiume
Il Café de las Letras, Calle de la Virgen de los Peligros, 28
Casa Ciriaco, Calle Mayor, 84
Taberna Real, Plaza de Isabel ii, 8
O’ Faro (salvatore), Calle de la Independencia, 2
Doña Juana, Calle Postigo de San Martín, 5
Cervecería La Viña, Calle de las Navas de Tolosa, 7
Oskar (o l’importanza di un nome), Calle Silva, 2
El Mollete, Calle de la Bola, 4
Il Tacita de Plata e i bar di San Nicola di Bari, Plaza del Biombo, 4
Cervecería Vianvi, Plaza del Carmen, 1
Viena Capellanes (o la domenica mattina), Calle Arenal, 30
El Salero, Calle de las Navas de Tolosa, 9
I bar dell’antiquartiere
(Calle Unión, 2; Calle de la Independencia, 2)
Cervecería Sol Mayor (o l’antiturista), Calle Postas, 5
La Oreja de Jaime, Calle de la Cruz, 12
l’levn (o Chueca), Plaza Vásquez de Mella, 11
El Cofi (o la piccola avventura), Calle de la Salud, 19
Los Pinchitos, Calle Esparteros, 9
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La Galería, Costanilla de los Angeles, 9
La Alegría, Calle de la Veneras, 7
La Casa de las Torrijas, Calle de la Paz, 4
a nord del grande fiume
El Palentino, Calle del Pez, 12
La Taberna de corps e La cajita de nori,
Plaza Guardias de Corps, 1; Calle Limón, 30
El 2D (o la Plaza del Dos de Mayo), Plaza del Dos de Mayo, 8
El Rincón, Calle del Espíritu Santo, 26
La Ida, Calle Colon, 11
El Cangrejero, Calle Amaniel, 25
Jota (o la baia navigante), Calle Sandoval, 6
Estocolmo (o la bomba a orologeria), Calle de la Palma, 7
Noviciado, Calle del Noviciado, 51
Il Café Moderno e il Laberinto
Plaza de las Comendadoras, 1; Calle San Mateo, 26
Iberia, Glorieta de Ruiz Jiménez, 4
El Maño, Calle de la Palma, 64
El Chipiron iii, Calle Eloy Gonzalo, 8
Sagasta Vinos, Calle Sagasta, 2
Somosierra, Calle Fuencarral, 135
Cafeteria HD (o la corruzione di un risveglio),
Calle Guzmán el Bueno, 67
Café Bar Austria, Calle Juan de Austria, 14
La Mina, Calle General Álvarez de Castro, 8
El Valle, Calle Vallehermoso, 52
Il bar dell’Hotel Trafalgar, Calle Trafalgar, 35
El Brillante (o la miniera di zinco), Calle Eloy Gonzalo, 12
Barbados, Calle Bravo Murillo ang. García Paredes
La Pepa di Calle Covarrubias, (o l’Angelo Sterminatore),
Calle Covarrubias, 31
Espuela de Oro, Calle Fernandez de los rios, 11
Cantalejo (o qualsiasi altro), Calle Fernando el Catolico, 5
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le isole
La Marisquería Norte y Sur, Calle Bravo Murillo, 95
Casa Pepe, Calle de Celanova, 19
El Espejo, Paseo de Recoletos, 31
Seny, Calle de Alcalá, 152
La Bodega, Pasaje de Pradillo, 2
Los amigos e Los enemigos, Calle Ezequiel Solana, 114 e 116
I bar della metropolitana
Cafetería Sicilia, Calle Isaac Peral, 44
La litrona (o il bar ambulante)
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Conclusione
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