COMMUNITY C Mototuristi non per caso I diari della motocicletta Il lavoro felicemente lasciato alle spalle, il gusto dell’avventura, una coppia che afferra per la coda il sogno del viaggio della vita: 30.000 chilometri attraverso 20 paesi fino all’Australia. Prima di partire però c’è una terrificante lista di 500 voci che solo a metterla giù... Testo e foto di Anna e Fabio Stojan E La strada tutta a curve di Sa Calobra. Nella pagina accanto, in alto, uno dei due fari che sorvegliano Port de Soller. 2 • dueruote.it cco il mio ricorrente “incubo di viaggio”: tramonto in un deserto qualunque, sosta per merenda o per controllare il percorso sulla mappa. Al momento di ripartire, la moto non si avvia. Uno, due, tre tentativi: niente da fare. Mi risveglio in un bagno di sudore. Come tutti gli incubi, è perfetto: siamo soli, sono un pessimo meccanico, non c’è nessuno in vista, fra poco sarà buio… La domanda è: se hai questi incubi, perché viaggi? Perché la realtà non riesce a eguagliare l’incubo: non è mai così “perfetta”. C’è sempre una via di scampo. Non sei in mezzo al deserto oppure arriva subito qualcuno, ti accorgi (passata la crisi) che hai attrezzi e ricambi per la riparazione, hai tenda, cibo e acqua, sufficienti per aspettare un po’. Insomma: nella maggior parte dei casi, ne uscirai. Lo sai perché ci sei già passato e ti sei preparato. dueruote.it • 3 c BELLISSIMI GUAI In effetti, sembra che i guai facciano il viaggiatore: più ne hai avuti e meno drammatici sembrano. L’importante è tenere duro. Quelle che considero le prime esperienze di viaggio, le ho avute in sella a un Cimatti Gentleman, verde pisello. Era bruttino e pieno di problemi: “sparava via” il filtro dell’aria alla fine di ogni discesa. Per fortuna il filtro era a destra e finiva nel fosso al lato della strada. L’unico problema era ritrovarlo. Siccome l’ho sempre ritrovato, ho continuato a viaggiare. Dopo qualche anno sono passato a un Maggiolino VW, sempre verde pisello. Ogni viaggio era una via crucis fra un guasto e l’altro. Un amico che può testimoniare tre guasti (diversi) nello stesso giorno. Nono- stante tutto, ha rappresentato un vero trampolino: Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Yugoslavia, Bulgaria. Turchia. Dopo il Maggiolino è arrivato un furgone Volkswagen, una R4, un Bedford, una moglie. I veicoli hanno avuto tutti i problemi possibili e Anna ha avuto (e ha) la funzione di renderli meno drammatici. Essere una piccola squadra, permette di alzare l’asticella dell’avventura. A metà degli anni ’80, siamo tornati in moto. Grecia, Turchia, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Iran, Siria, Giordania, Israele, Egitto, Libia, Tunisia, Marocco. E, poiché, a ogni viaggio riuscito, viene voglia di andare un po’ più in là, abbiamo dovuto affrontare il problema del tempo a disposizione. In tre settimane, non puoi Sum dolupta il inimagnat quis ma nis culless impore cumque vellabore coris ressimpori consedit omnimpores et quas pelecul laborecae. Am, cor saerit quia vendae eatem quuntot atatur? Ut landuntus et aut faccabo. Nequae velecto omnis sanda cum qui utat et peritiat. Arum, non coreperion num ipid que ipita cullorum aut quis sa volo eum dis doluptam quam fuga. La stbit, offic tesente quo essinum vent veliaes seribus, sedigenia si in pere consenimi, omnitio riorrundit, voluptas dis adit osfsfffici remostis magnis 4 • dueruote.it pensare di fare più dì 14-15000 chilometri. Per prima cosa, abbiamo deciso di metterli tutti nella stessa direzione: eliminando il viaggio di ritorno si arriva molto più lontano. Certo, rispedire la moto alla base non è semplice né economico, ma aumenta di molto il raggio d’azione. Abbiamo provato con Italia, Turchia, Turkmenistan e Uzbekistan: è riuscita! Ora potevamo dirci pronti per un viaggio vero: da anni cullavamo un sogno: Italia-Australia. Un sogno che pareva destinato a restare tale, fino a quando ci si è presentata la possibilità di vendere la società che avevamo fondato e afferrarlo per la coda. Abbiamo dimenticato ogni prudenza e ci si siamo buttati nell’organizzazione. LO STRESS DA PREPARAZIONE Volevamo viaggiare per sei mesi, attraverso Italia, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Cina, Pakistan, India, Malaysia, Singapore, Indonesia e Australia. Circa 30mila chilometri. E qui entra in gioco la vera “prova del viaggiatore”: lo stress da preparazione. Oltre alle solite attività (preparazione della moto, corsi di riparazione, allenamento, sponsoring, ecc) c’è il lavoro burocratico: patente, libretto internazionali e Carnet. Poi si sono visti e permessi: vero delirio. Ogni paese li concede a “modo suo”: chi a tempo, chi a data fissa. C’è chi richiede l’invitation letter, chi chiede il percorso, una prenotazione alberghiera, un biglietto aereo, una lettera dell’ambasciata. Poi c’è chi pretende che siate accompagnati, chi ve lo concede in tre giorni, chi in tre settimane, chi non ha una rappresentanza in Italia. E’ sempre “discrezionale” e i motociclisti non sono molto ben visti, perciò conviene chiedere il visto turistico senza specificare il tipo di viaggio. Poi c’è la durata del visto: dovete fare un timetable molto precisa e “incastrarli” bene, considerando imprevisti e ritardi. Il costo è considerevole e bisogna spedire i passaporti ai 4 angoli d’Europa: ci sono voluti 5 mesi. Naturalmente si può sempre incappare in una guerra, una rivoluzione o semplicemente in disordini razziali… Nel frattempo, ti dibatti fra la necessità di avere tutto il necessario e quella di non poterlo trasportare. Qui torna in gioco l’espe- rienza: se hai già viaggiato, un’idea ce l’hai. Rifai la lista con una serie di successive approssimazioni fino a quando sei talmente stanco che decidi che va bene così. E speri che funzioni. La nostra conta circa 500 voci e, una volta completata, bisogna che rientri nel budget. Gli ultimi tre problemi sono: salute, assenza, affidabilità. Il proverbio dice: dopo la cinquantina, ogni giorno una medicina. Il secondo è la gestione della tua vita durante l’assenza: non ti resta che sperare negli amici. Il terzo è l’impegno che ti prendi con chi ti sostiene o ti aiuta: il viaggio non può fallire. Ma c’è sempre il guaio che non hai previsto: due giorni prima della partenza, sono stato investito (per fortuna Anna non era con me) da un camion. Moto e c La mini-lista di Anna e Fabio Abbigliamento Per viaggiare comodi anche per sei mesi, bastano tre magliette, tre mutande, due paia di calze e un paio di pantaloni divisibili, sandali da trekking. Se servono calzature più robuste, userete gli stivali. Attenzione all’abbigliamento tecnico: se si rompe o non è confortevole, sarà molto complicato sostituirlo. Mettete sempre un buon paio di guanti e portatevi guanti di gomma e sottoguanti in pile. Alimentazione L’esperienza ci dice che si trova sempre da mangiare, occorre solo essere adattabili. Se avete esigenze particolari portate una piccola scorta alimentare, da usare in casi disperati. Casa Una piccola tenda, due sacchi a pelo molto leggeri e due “mezzi materassini” pesano meno di 4 chili. Ricordate però che campeggiare spesso non è possibile, soprattutto se viaggiate di città in città. Charity Viaggiare porta a conoscere paesi in cui la situazione è davvero terribile, soprattutto se il viaggio è a stretto contatto con la realtà locale. Perciò è abbastanza comune impegnarsi in questa direzione. E’ però molto importante che non abbia alcun intento speculativo: se volete raccogliere fondi fatelo, ma che vadano interamente ai progetti che avete scelto. Utilizzare queste iniziative per finanziare il viaggio è quantomeno immorale. Comunicazioni Il cellulare di solito è più che sufficiente, in abbinamento a qualche internet-point. Per risparmiare, è 6 • dueruote.it molto utile comprare SIM prepagate nei paesi in cui si transita: hanno costi molto vantaggiosi. Ovviamente il vostro numero di telefono cambia ogni volta. Se viaggiate in zone con copertura limitata, portatevi un telefono satellitare che però costa molto ed è vietato in molti paesi. Igiene personale Sapone di Marsiglia (ottimo anche per barba e panni), spazzolini da denti, deodorante (si suda tanto), un asciugamano in microfibra. Il resto si trova o negli alberghi o si compra in viaggio. Moto Quello che si potrebbe rompere, si romperà: perciò fate un buon controllo e sostituite i componenti usurati. Se sono in buone condizioni, portateli come ricambi. Se la vostra moto non “carica” benzina a sufficienza, sostituite il serbatoio o portatevi una o due taniche di metallo da 5 litri. Installate filtri per la benzina (a monte della pompa) o filtrate il carburante al momento del pieno. Utili un metro di tubo di gomma, per “rubare” benzina in caso di necessità, tutti (e solo), gli attrezzi necessari e un cavo per l’avviamento di emergenza. Pericoli Contrariamente a quello che si pensa, i problemi di sicurezza sono assai limitati. Il vero problema è la pericolosità delle strade. In genere vige la legge del più forte, perciò in moto si hanno assai pochi diritti. A questo si aggiungono le condizioni delle strade, gli animali che le scelgono come abitazione o come pascolo e la discrezionalità nel rispetto delle regole del traffico. Pneumatici Prima dalla partenza applicate un prodotto anti-foratura. Se bucate comunque dovrete intervenire con tappi e toppe o spray. Per rigonfiare, meglio un piccolo compressore collegato alla presa di corrente della moto. Se montate pneumatici tubeless e la foratura è importante o c’è una deformazione del cerchio, non resta che inserire una camera d’aria, che vi sarete portati da casa. Stallonare un tubeless è impossibile senza leve adatte, guanti, olio spray, pneumatico caldo e moltissima pazienza. Si potrebbe usare il peso della moto, infilando la ruota sotto al cavalletto, ma solo se avete un solo mezzo a disposizione. Ricordate che è impossibile “ritallonare” (da soli) un pneumatico, senza aver montato la camera d’aria. Sanità Fatevi vaccinare contro le malattie endemiche, portatevi quello che serve per i vostri problemi personali e presidiate le seguenti aree: infezioni (intestinali e non), ferite, botte e punture. Meglio fare un’assicurazione sanitaria da utilizzare nei casi di seria difficoltà. Sponsoring Difficile. Forse perché non siamo bravi a “chiedere soldi per noi”. Il miglior risultato che siamo in grado di ottenere (non sempre) è quello di avere qualche sconto sull’attrezzatura o su qualche servizio. Potrete ottenere qualche pezzo di ricambio, aiuto nella manutenzione, servizi logistici e burocratici a margine zero. Ovviamente li otterrete a fronte di una certa visibilità, che si concretizza in una notevole quantità di lavoro, sia prima che durante il viaggio. Perciò fate bene i vostri conti… pilota completamente distrutti. Forse dovevo scontare l’immeritata fortuna di poter coronare un sogno. Dopo sei mesi di convalescenza e riabilitazione, anche se i danni sono irreversibili, mi sono sentito abbastanza fiducioso in me stesso e ho proposto ad Anna di ritentare l’avventura. Ha detto sì. LA VOGLIA DI RIPARTIRE Per fortuna il secondo tentativo è riuscito. Sapevamo che l’unica cosa certa sarebbero stati gli imprevisti e ne abbiamo avuti tutti giorni, ma a tutti si è trovata una soluzione. Siamo partiti alla fine di giugno 2008 e, il primo gennaio del 2009, eravamo a Sydney. Unica variante rispetto al piano di base, aver “saltato” l’Indo- nesia. 25500 chilometri. Anna ha eroicamente gestito il problema della sua celiachia, con l’aiuto di qualche pacchetto di cibo gluten-free inviato dall’Italia. Anche senza averlo detto, sapevamo che sarebbe stato il viaggio più lungo, più bello e, ragionevolmente, l’ultimo. Ma al ritorno, è stato difficile adattarci alla “vita civile”. Abbiamo pubblicato articoli, partecipato a eventi e s’è finito col parlare di viaggi, nostri e di altri, quasi ogni giorno. A furia di parlarne c’è venuto in mente, sfruttando la nostra notorietà, un viaggio a scopo umanitario. Mi sono messo al lavoro: volevamo sostenere due progetti del CESVI, uno in Tajikstan e uno in Zimbabwe. Ho tracciato un percorso che raggiungeva la Mongolia, l’attraversava, scendeva fino a Tehran passando per la Pamir highway, raggiungeva Nairobi via aerea e proseguiva fino a Capetown. Anche in questo caso, circa 25mila chilometri da fare in 5 mesi. Per alzare l’asticella (sennò che gusto c’è?) ci ho infilato 5000 chilometri di pista, un trasporto aereo a metà percorso e l’attraversamento di una ventina di paesi. A volte c’è venuto il dubbio di aver davvero esagerato e lo stress di preparazione è stato almeno doppio di quello che ci aspettavamo. Ma il vero viaggiatore è quello che sopravvive alla preparazione del viaggio. Poi, per duro che sia, viaggiare è molto più divertente. Siamo partiti a giugno 2010 e tornati a dicembre dello stesso anno e, dopo un po’, abbiamo cominciato a pensarne un altro… Sum dolupta il inimagnat quis ma nis culless impore cumque vellabore coris ressimpori consedit omnimpores et quas pelecul laborecae. Am, cor saerit quia vendae eatem quuntot atatur? Ut landuntus et aut faccabo. Nequae velecto omnis sanda cum qui utat et peritiat. La stbit, offic tesente quo essinum vent veliaes seribus, sedigenia si in pere consenimi, omnitio riorrundit, voluptas dis adit osfsfffici remostis magnis dueruote.it • 7