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Anno XVIII N° 11/2009 - 1 agosto
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
C
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Obama: «I tempi duri non sono ancora finiti: il deficit è una preoccupazione, ma non
dobbiamo stringere la cinghia proprio mentre cerchiamo di uscire dalla recessione»
L’America sta uscendo dalla crisi
Intanto il Governo italiano valuta la possibilità di introdurre un sistema di fiscalità
di vantaggio in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali
Giorgio Lambrinopulos
V
erso la fine del tunnel: gli Stati Uniti
si avviano a uscire
dalla recessione, della quale “forse cominciamo a vedere l’inizio della fine”. Il
presidente americano Barack Obama difende le
scelte effettuate dalla sua
amministrazione per sostenere l’economia a stelle e
strisce. Scelte che, insieme
“al salvataggio delle banche, iniziato con il precedente governo”, hanno fatto sì che “la recessione non
divenisse depressione” e
che “venissero salvate centinaia di migliaia di posti di
lavoro”. Certo è - aggiunge
- che “i tempi duri non
sono ancora finiti: il deficit
è una preoccupazione ma
non dobbiamo stringere la
cinghia proprio mentre cerchiamo di uscire dalla recessione”. Un’affermazione, questa, in difesa del
massiccio piano di stimolo
fiscale da 787 miliardi oggetto di persistenti critiche
da parte dei repubblicani,
che lo accusano di non essere stato in grado di arginare, nonostante l’entità,
l’emorragia occupazionale
con la disoccupazione sali-
La Casa Bianca a Washington
ta al 9,5%. Dal North Carolina il presidente americano traccia un bilancio delle
azioni prese sul fronte
dell’economia nei suoi primi sei mesi alla Casa Bianca. Raccontando di essere
rimasto sorpreso dalla copertina dell’ultimo numero
di Newsweek, dal titolo
‘La recessione e’ finità,
Obama osserva come indubbiamente la situazione
è migliorata ma “ci vorrà
del tempo prima di agguantare una completa ripresa.
Non ci fermeremo e non riposeremo fino a quando
tutti quelli che cercano un
lavoro non lo troveranno”.
“Sappiamo che i tempi duri
non sono finiti, ma sappiamo anche - spiega - che
senza le azioni intraprese
la nostra economia starebbe ancora peggio”. “Non
siamo più in caduta libera.
I giovani d’oggi sono vagabondi
I
giovani d’oggi non
hanno voglia né di
studiare né di lavorare lo rileva il Rapporto
Giovani 2008, sono 270
mila ragazzi tra i 15 e i
19 anni il 9% del totale e
1 milione e 900mila giovani tra i 25 e i 35 anni,
il 25%. Non lo ritengono necessario, semplicemente. Basta loro vivere nel limbo tra studio e
occupazione, senza impegnarsi seriamente con
alcuna ipotesi di vita. E’
un atteggiamento lassista,
rinunciatario e inconcludente, privo di un orizzonte professionale ed
esistenziale che sembra
sempre più prendere piede fra le fila delle nuove
leve. La ricerca è stata
commissionata dal ministero della Gioventù e re-
alizzata dal Dipartimento
di Studi sociali, economici e demografici della
Sapienza di Roma. Certamente non bisogna neanche troppo generalizzare,
ma il fenomeno esiste, la
tendenza denunciata c’è.
Non è una tendenza che
riguarda soltanto i giovani, ma è una posizione
dilagante. È quel modo
- scrive Socci - di concepire l’esistenza che Teilhard de Chardin definiva
«il venire meno del gusto
del vivere». Il fenomeno
è stato studiato anche in
Spagna, dove è stato ribattezzato con il nome
“Generacion ni-ni”, “Ne
studia, né lavora” e sono
circa il 54% dei giovani
spagnoli. Il giornale online, Il Sussidiario.net ha
intervistato sull’argomen-
to il professore Marcello
d’Orta e Antonio Socci.
Per il primo “né”, ossia
la non voglia di studiare,
di frequentare una scuola
e diplomarsi, ha risposto
il maestro D’Orta, in nessuna epoca è “piaciuto”
andare a scuola. Una volta si diceva che «se non ti
prendi il “pezzo di carta”
da grande non potrai fare
nemmeno lo spazzino».
Ormai sono anni che si è
capito che il lavoro non è
consequenziale al fatto di
essere andati a scuola. Afferma D’Orta - Prevale
l’istintività: non appena
un giovane si accorge che
molte persone, pur non
essendo passate neanche
per sbaglio da una scuola, hanno un’occupazione
e un reddito più che buono, si tuffano a pesce nel
mondo del lavoro, sempre
che lo trovino. Anche se
oggi il rifiuto istintivo nei
confronti dell’istituzione scolastica è cambiato, «probabilmente oggi
Pinocchio e Lucignolo
non andrebbero più nel
Paese dei Balocchi, ma
resterebbero a scuola».
Ovviamente si tratta di
una provocazione, ma è
molto indicativa rispetto a quanto accade nelle
odierne aule scolastiche.
La scuola oggi ha perso
il proprio prestigio e, soprattutto l’autorità, forse
per questo andarci non
appare più così gravoso
come un tempo. Ma nemmeno appare più utile.
Una volta il maestro era
un Maestro. Interrogava,
Continua a pag 2
Il mercato sta migliorando
e il sistema finanziario non
è più sull’orlo del collasso.
Il tasso a cui stiamo perdendo posti di lavoro si è
dimezzato rispetto a quando ho assunto l’incarico sei
mesi fa. I prezzi delle case
sono saliti per la prima volta in tre anni: quindi non
c’é alcun dubbio che le
cose vadano meglio. Forse
cominciamo a vedere l’inizio della fine della recessione. Ma questo è di poco
conforto per chi ha perso il
proprio lavoro e non riesce
a trovarne un altro”, mette
in evidenza Obama. La crisi economica - constata la
Fed nel Beige Book, il rap-
porto sulla stato di salute
dell’economia statunitense
- si è “attenuata” in molti
distretti: la banca centrale
prevede una moderata ripresa dell’industria fra seidodici mesi. L’economia
americana nel primo trimestre dell’anno si è contratta
del 5,5%, un calo inferiore
alle attese degli analisti.
Venerdì prossimo il Dipartimento del Commercio
renderà nota la prima stima
del pil del secondo trimestre che, secondo gli analisti, sarà l’ultimo con segno
negativo. Le stime sono di
una contrazione dell’1,5%.
Obama, alle prese con un
calo di popolarità (il sondaggio Gallup lo indica al
54%) e in difficoltà con la
riforma sanitaria (che non
sarà votata prima dell’autunno), difende davanti
alla platea i miliardi di dollari spesi per salvare le
banche e l’industria automobilistica. Settori che,
spiega, era necessario salvare. “So che può sembrare
non corretto a molti americani che soldi dei contribuenti siano stati utilizzati
per aiutare banche che si
erano esposte a rischi eccessivi. Neanche a me è
sembrato giusto: ma il salvataggio delle banche, anche se iniziato con la precedente amministrazione,
era necessario perché
sbloccando i mercati del
credito abbiamo aiutato a
far sì che la recessione non
divenisse
depressione”.
“Abbiamo anche adottato
azioni per aiutare l’industria automobilistica a
Continua a pag 2
Alain Finkielkraut
L’umanità perduta
Lindau
pp. 148 €. 14,00
Il XX secolo ha lasciato al nuovo millennio un’eredità tragica.
La più radicale affermazione
di autonomia - di liberazione dell’uomo che la storia abbia
conosciuto, l’umanesimo figlio
della modernità, si è risolta nel
suo esatto contrario, la riduzione
in schiavitù e lo sterminio di milioni di esseri umani sotto il Terzo Reich così come in Unione
Sovietica e in Cina, in Cambogia
sotto il regime dei Khmer Rossi,
in Ruanda e nel Darfur.
Politica
2
Segue dalla prima
emergere da una crisi che lei
stessa aveva creato: questa era
una buona ragione per lasciare
andare general Motors e Chrysler, e so che molti la pensano
così. Ma nel mezzo della recessione, il loro collasso sarebbe
stato una catastrofe per l’economia. Abbiamo salvato centinaia
di migliaia di posti di lavoro e ci
aspettiamo di riavere i nostri soldi indietro”. Il presidente Barack
Obama ha detto oggi di non
aspettarsi un voto del Congresso
sulla riforma della sanità prima
di settembre o ottobre. “Anche
nel migliore dei casi il Congresso
non voterà su questa legge fino a
settembre o alla metà di ottobre”,
ha detto Obama parlando a Raleigh in North Carolina. Intanto in
Italia : L’Aula della Camera ha
approvato la risoluzione di maggioranza Cicchitto-Cota che impegna il governo a portare avanti
“con determinazione” gli obiettivi e le linee di azione indicati nel
Documento di programmazione
economico-finanziaria relativo
alla manovra di finanza pubblica
per gli anni 2010-2013. Il Dpef
passa per un soffio. La Camera
ha approvato la risoluzione di
maggioranza sul Dpef con 254
voti a favore e 233 contrari. E la
maggioranza porta a casa un risultato positivo anche grazie alle
nutrite assenze tra le fila del Pd e
dell’Idv dal momento che il centrosinistra dispone di 340 deputati mentre l’opposizione ne ha
277. E il Pdci accusa le opposizioni che siedono in Parlamento
di avere salvato il Governo alla
Camera nell’approvazione del
Dpef: “Siamo di fronte a una netta difficoltà di tenuta della maggioranza parlamentare ma, ancora una volta ci pensa la cosiddetta
opposizione a risolvere i problemi di Berlusconi”. Tremonti:
“L’Italia non è in declino”, il sistema economico italiano “tiene”
e va anche meglio rispetto ad altri paesi europei. Questo indica
che “la scelta di fiducia e prudenza” fatta dal governo ha portato
buoni risultati. Il ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti,
nel corso della replica in Senato
sul Dpef torna a criticare i “teorici del declinismo” e sottolinea
che l’Italia ha retto bene l’urto
della crisi. “Ci è stato detto - afferma Tremonti - che l’Italia è in
declino, che non cresce” e altri
paesi vanno meglio. “Ma - prosegue - la crisi ha evidenziato che
quella crescita non era il prodotto
strutturale, sostanziale, non era
l’effetto delle riforme, ma quella
crescita era prodotta dal debito.
Dall’Islanda alla Spagna dal Baltico ai Balcani l’area della crisi si
manifesta con intensità superiore
a quella che si manifesta in Italia.
Ci sono grandi paesi con una caduta del Pil maggiore e altri un
po’ diversa, ma la grandezza di
riferimento indica la tenuta del
nostro sistema”. Questo indica,
sottolinea Tremonti, che “la scelta di fiducia fatta dal governo è
stata una scelta giusta, oggetto di
consenso nelle tornate elettorali.
Fiducia e prudenza - conclude - è
una scelta che il governo intende
continuare a fare”. La risoluzione
approva Un Piano per il Sud e
l’avvio di opere strategiche per
“l’infrastrutturazione del Mezzogiorno d’Italia, al fine di promuovere lo sviluppo e la competitività internazionale”. La risoluzione
della maggioranza al Dpef, presentata al Senato dai capigruppo
di Pdl e Lega Maurizio Gasparri
e Federico Bricolo, impegna il
governo ad una politica per il
Mezzogiorno con l’obiettivo di
fermare una possibile deriva meridionalista nell’ ambito del centrodestra. Il documento, che ha
l’appoggio del viceministro
dell’Economia Giuseppe Vegas
chiede al Governo di valutare “la
possibilità di introdurre, tenendo
conto delle compatibilità di finanza pubblica, un sistema di ‘fiscalità di vantaggio in favore delle imprese che investono nelle
regioni meridionali” ed è invitato
a “portare avanti l’azione di riordino e riqualificazione della spesa corrente considerando che
ogni tipologia di spesa richiede
strumenti di intervento differenziati e non riduzioni generalizzate, avendo come obiettivo quello
di aumentare l’efficienza dell’uso
di tali risorse in maniera tale da
migliorare i servizi offerti e i risultati ottenuti”. Sul versante
energetico la risoluzione impegna il governo a “procedere nella
politica
di
affrancamento
dell’Italia dalla dipendenza dal
petrolio e dalle altre fonti energetiche di cui il Paese risulta privo,
continuando a perseguire la politica di autosufficienza attraverso
le risorse energetiche provenienti
da fonti rinnovabili e con l’utilizzo dell’energia nucleare”. Per
quanto riguarda il fisco, la risoluzione della maggioranza invita il
governo a “non incrementare la
pressione fiscale a carico delle
famiglie e delle imprese, evitando di ridurre il livello dei servizi
alla collettività attraverso un’ottimizzazione dell’impiego delle
risorse, anche elaborando un sistema di imposizione fiscale basato sul quoziente familiare Entro fine settimana sarà tutto
chiuso. Il Cdm varerà un piano
per il Mezzogiorno e incrementerà fino a 60 milioni di euro i fondi
per lo spettacolo, mentre il Cipe
sbloccherà i fondi Fas per il Sud
Italia. Dopo un vertice di tre ore a
Palazzo Grazioli con i ministri
competenti e una serie di colloqui tenuti nel corso della giornata
il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fa rientrare tutte
le polemiche e spiega: “Vorrei
spendere una parola per Tremonti, non è vero che è quel mostro
che coglie tutte le richieste in
modo negativo. Anche a lui piacerebbe dire di sì, ma ha un compito difficile”. Sbloccati i fondi
Fus e Fas “I conti del governo
sono molto facili da capire: ci
sono meno entrate e più spese”,
sintetizza Berlusconi ricordando,
per esempio, che per la cassa integrazione il governo ha stanziato
34 miliardi per il 2009-2010. “Le
entrate sono molto minori visto
che la crisi ha stretto gli utili
dell’aziende”, continua il premier
osservando, però, che “ci sono ottimi segnali di ripresa”. Poi, torna
a ribadire che “la profondità della
crisi dipende dal fattore psicologico. La paura e il catastrofismo
aggravano la crisi e la prolungano. Io continuo a dire: ‘Bisogna
continuare a spendere’”. Nonostante i conti uno dei risultati raggiunti oggi dal premier è stato
proprio quello di riuscire a incrementare i fondi per lo spettacolo.
Il governo deve, però, ancora “discutere” della cifra esatta. Tuttavia, Berlusconi fa sapere che la
richiesta è di 60 milioni di euro:
“Spero di poter puntare verso
quel traguardo”. Data la crisi,
però, il premier ha ritenuto opportuno “rivedere il programma”
per festeggiare i 150 anni
dall’Unità d’Italia, “migliorandolo”. “Ho immaginato un impegno
più allargato per la televisione
pubblica”, afferma Berlusconi secondo cui “è necessario far conoscere questa storia a tutti gli italiani” anche “attraverso speciali
in tv e altre iniziative”. Il piano di
rilancio per il Sud, annunciato dal
presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi e oggetto di un primo
esame con alcuni ministri, è stato
analizzato in un incontro tra il
premier e il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. “Sto
facendo incontri con vari ministri. C’è un work in progress per
il piano Sud che presenteremo in
cdm. Poi, parlando delle richieste
di maggiori risorse dei vari ministeri, Berlusconi ha detto: “Tutte
le richieste sono meritevoli, non
tutte possibili, quando portate al
tavolo del Consiglio dei ministri”. Quindi ha difeso l’operato
del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, oggetto di critiche
dei suoi colleghi di governo per
una gestione accentratrice e avara
del bilancio dello Stato: Tremonti
“è simpaticissimo, non è un mostro, dire di no è difficile, non è
lui ma la realtà dei conti che decide”. Al Cipe sono stati sbloccati 4
miliardi per la Sicilia. Durante il
vertice si è discusso delle linee
guida che approderanno nel prossimo Cdm. Il ministro Angelino
Alfano, durante l’incontro, avrebbe fatto notare che ci sono ancora
8 mld di risorse da spendere per
l’economia dell’isola, da qui la
necessità di legare i finanziamenti
che saranno stanziati a obiettivi
ben precisi. Tra le linee guida del
piano sarebbe stata confermata
l’idea di una cabina di regia per
l’utilizzo dei fondi. “Non vorrei
che fossi diventato come il conte
Ugolino che mangiava i suoi figli.
Siamo cresciuti insieme e abbiamo insieme aiutato a crescere
tanti dirigenti in Sicilia, come
Alfano, che ora si ribellano contro di me”. Sono questi alcuni
dei passaggi di una lettera che
Gianfranco Miccichè ha inviato
al premier Silvio Berlusconi.
“Considera questa lettera” come
l’annuncio di dimissioni, conclude la missiva scritta nei giorni scorsi dal sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. In ambienti vicini a Miccichè si osserva che quella lettera sarebbe superata
dalle
successive
dichiarazioni di Berlusconi e dagli impegni presi dal presidente
del Consiglio per il Sud. Spunta
l’ipotesi commissario. Berlusconi avrebbe anche balenato l’idea
di nominare un “commissario”
in Sicilia per mettere fine ad una
querelle sul partito che si trascina da tempo. Berlusconi ad alcuni parlamentari avrebbe spiegato
di ritenere proprio la “questione
siciliana” nel partito come la
scintilla da cui è nata la discussione sulle politiche del Mezzogiorno. Berlusconi ha parlato
del tema del Meridione con Tremonti in aereo. Il responsabile
di via XX Settembre si è soffermato con il Cavaliere sui fondi
Fas spiegando di non essere mai
stato un nemico del Sud. “Ho
preso io la partita in mano”, ha
assicurato Berlusconi.
Giorgio Lambrinopulos
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
Segue dalla prima
dava le note, bocciava, ma insegnava anche qualcosa. Ora,
alla faccia delle bocciature di
zione degli anni ’70, divenuta
oggi classe dirigente, fosse minata da un tarlo, da un veleno
pericoloso che ha prodotto devastazioni: il veleno dell’ide-
Alcol e giovani
quest’anno, è tutto percepito
nell’inutilità. Anche le stesse
bocciature rischiano di essere
una pagliacciata perché nove
volte su dieci il Tar dà ragione
ai genitori che fanno ricorso. In
questo clima causato, è doveroso dirlo, dal disastro del ’68, è
veramente difficile riuscire ad
insegnare qualcosa. (Marcello
D’Orta, oggi Pinocchio e Lucignolo non chiedono teorie,
ma l’esperienza delle cose,
17.7.09 Il Sussidiario.net).
Il maestro Marcello D’Orta è
convinto che anche oggi i bambini, i giovani hanno voglia di
imparare. Non è vero il cliché
che dipinge i giovani come una
massa di disperati che non ne
vogliono sapere di niente. Il
problema è che questa aspettativa di conoscere viene continuamente tradita sotto due
versanti: da un lato nell’assenza di un riferimento certo e dall’altro nella riduzione
della conoscenza a nozionistica. Per Antonio Socci la colpa
di questa sfiducia nei giovani
d’oggi bisogna trovarla nel 68,
dove si azzerò alla radice la
paternità e soprattutto furono
delegittimati tutti quelli che
proponevano di dare un senso
alla vita e un motivo per vivere. Per Socci è tutta la genera-
ologia. Un’intossicazione che
ha in qualche modo continuato
a mietere vittime anche fra le
fila delle generazioni successive, come ha scritto benissimo
in un libro molto bello Stefano
Borselli, Addio a Lotta Continua. (Antonio Socci, Lo stupore,
vero antidoto al “male di vivere”
di tanti giovani, 17.7.09 Il Sussidiario.net). Non è colpa neanche dei giovani bamboccioni,
come li apostrofò il ministro Padoa Schioppa. In ogni modo per
Socci l’unica vera emergenza è
l’enorme difficoltà che queste
generazioni hanno ad incontrare persone che comunichino
un senso per la vita e un gusto
per la vita. È come se la cultura contemporanea e dominante fosse strutturata in qualche
modo proprio per impedire che
queste presenze siano incontrabili o per delegittimarle, renderle, se si vuole, invisibili. Tutti
parlano d’emergenza educativa,
proponendo magari teorie pedagogiche o piani pastorali, ma
nessuno propone qualcosa che
affascina; un primo passo per
uscire dall’anestesia, per Socci è
quello di partire dallo stupore,
ossia dal domandarsi perché si
è al mondo.
Domenico Bonvegna
Direzione - Redazione - Amministrazione
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Pagina Tre
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
ß
Corrado Alvaro e la
libertà di stampa
Franco Monteleone:”Storia della
radio e della Tv”, Marsilio, Venezia, 1999, p.199, 225, nota 7).
Roberto De Napoli
L
’ingerenza del potere politico nell’informazione radiotelevisiva oggi è afflitta
dal ben noto conflitto di interessi,
dovuto al fatto che il Presidente
del Consiglio è anche il proprietario delle televisioni del gruppo
Mediaset, e contemporaneamente
ha un’importante influenza sulla
RAI, servizio pubblico. Il condizionamento dell’informazione
radiotelevisiva da parte del potere politico non è nuovo. Con
il Regio Decreto n. 2191 del 14
ottobre 1924 il Governo fascista
riconosce alla società privata URI
(Unione Radiofonica Italiana)
l’esclusività del servizio pubblico
delle radioaudizioni italiane, che
essa dovrà trasmettere “esclusivamente” le notizie che saranno
fornite dall’agenzia di stampa “La
Stefani” e che, infine, la trasmissione di notizie provenienti da
agenzie diverse “doveva essere
autorizzata solo ed esclusivamente dal Governo”. Circa tre anni
dopo il Governo acquisisce tutte
le azioni dell’URI e crea l’ente pubblico EIAR (Ente Italiano
per le Audizioni Radiofoniche).
Il controllo dell’informazione
radiofonica è ancora più diretto,
attraverso un Ufficio Stampa del
regime, operativo già dal 1925 e
che il 22 maggio del 1937 diviene il Ministero della Cultura Popolare (MinCul Pop). Dal 1927 e
fino al 1944 EIAR è l’organo di
informazione unico ed esclusivo
del Governo fascista e di Mussolini in persona. Non si hanno
notizie di giornalisti dell’Ente radiofonico che hanno rivendicato
in qualche modo la propria autonomia professionale. Perché ciò
avvenga bisogna aspettare fino
al 1945. Protagonista è Corrado
Alvaro, il calabrese di San Luca
d’Aspromonte, uno dei più grandi scrittori d’Europa del’900. Ma
andiamo con ordine. Nel 1940
Corrado Alvaro collaborava con il
quotidiano “Il Popolo di Roma”,
l’organo di stampa ufficiale del
Partito Nazionale Fascista (PNF).
Nel luglio del 1943, ne era divenuto direttore, pur non essendo
iscritto al partito fascista. Egli,
anzi, era antifascista e lo aveva
manifestato in diverse circostanze, pubblicamente. L’incarico di
direttore non gli aveva fatto mutare atteggiamento; aveva continuato a manifestare il diritto di libertà
di stampa addirittura ospitando
nel giornale di Mussolini anche
gli articoli di giornalisti e scrittori
dichiaratamente antifascisti, come
Alberto Moravia. Non durò molto. Il 9 settembre del 1943, vale
a dire dopo circa due mesi dalla
nomina di direttore al giornale
del PNF, esattamente il giorno
dopo l’annuncio dell’armistizio
di Pietro Badoglio dai microfoni
dell’EIAR, i nazifascisti invasero Roma. Fra i primi obiettivi ci
fu il controllo dell’informazione
compresa l’EIAR. Alvaro si trovò
a vivere una nuova e più terribile
censura. Per i suoi atteggiamenti
e le pubblicazioni spacciatamene
avverse al nazifascismo fu colpito da mandato di cattura. Quello
3
Corrado Alvaro (1895-1956)
stesso giorno dell’invasione tedesca, il 9 settembre, scrisse l’ultimo articolo, il titolo era “Supremo
dovere”, poi abbandonò Roma e
la famiglia. Si rifugiò in Chieti e
lì visse per circa 10 mesi, sotto il
falso nome di Guido Giorgi, impartendo lezioni private. Riprese
la sua attività di scrittore e giornalista libero al rientro in Roma,
dopo la liberazione del 5 giugno
1944. Così come i nazifascisti
avevano ferocemente censurato
la stampa, gli americani l’avevano liberata. Loro primo atto fu,
infatti, la consegna dell’EIAR
del Sud e della ITALCABLE, la
società delle comunicazioni telefoniche, al Comitato Nazionale
di Liberazione (CNL), che subito
operò per riportare i due enti alla
normalità. Erano entrambi importantissimi per le comunicazioni
e le informazioni. Per l’EIAR il
CNL nominò un commissario,
Luigi Rusca, liberale, antifascista, il quale, proprio per dare un
segnale forte di rinnovamento
dell’ente ne modificò dapprima
il nome, da EIAR in RAI (Radio
Audizioni Italia) e poi cercò una
figura al di sopra di ogni sospetto,
trasparente, non solo antifascista
ma anche non iscritto mai ad alcun partito, per porlo alla guida
del Giornale Radio nazionale. Ciò
avrebbe convinto gli italiani che
il governo che si era insediato, il
Primo Bonomi, voleva davvero
cancellare il Ventennio e costruire
un’Italia libera e democratica. La
scelta di Rusca cadde su Alvaro.
Chi meglio di lui? Antifascista
per avere firmato il manifesto
contro il fascismo, quando era inviato del settimanale “Il Mondo”;
perseguitato addirittura con un
mandato di cattura nazifascista;
non aveva mai avuto la tessera di
alcun partito né mai fatto attività
politica in alcuno di essi. Rusca
gli garantì ogni autonomia di lavoro ed egli accettò l’incarico; era
la fine di gennaio del 1945, circa
sette mesi dopo il suo rientro da
Chieti. Trascorsero solo trenta giorni ed Alvaro si rese conto
che quelle garanzie non c’erano
e che era stato ingannato. Anche
il nuovo Governo, quello che si
apprestava a instaurare in Italia la
democrazia, come quello fascista,
pretendeva di essere l’unica fonte
di informazione di cui Alvaro doveva tener conto. Così, continuamente pressato dalle veline del
governo, manda tutti al diavolo e
dà le di missioni. Scrive una lettera all’amico commissario Rusca
e abbandona la direzione del giornale.
Caro commissario, tu mi avevi invitato a dirigere un giornale
radio indipendente, libero di informare il pubblico democraticamente, e che soltanto nei grandi
problemi di interesse nazionale
non agisse in contrasto col governo. Ho dovuto affrontare, nei
pochi giorni del mio lavoro, inopportuni interventi che miravano
a limitare o ad annullare proprio
questa libertà di informazione.
In ultimo poi, tu e uno dei nostri
principali collaboratori, vi siete impegnati acché io ricevessi,
ogni sabato, dall’Ufficio Stampa
della Presidenza del Consiglio,
indirizzi e suggerimenti di massima. Il nostro collaboratore, che
da tempo sostiene la necessità di
una radio priva di sue fonti di informazione autonome e limitate a
quelle ufficiose ed ufficiali, ha posto la scelta fra lui, che gode della
fiducia della Presidenza del Consiglio, e me, che ho solo le mie
convinzioni in fatto di radio in
regime di democrazia, cioè libere.
Su di esse non posso transigere e
perciò rinuncio all’incarico affidatomi dalla tua fiducia.
(NdR: La lettera è riporata
il Guido Crainz:”Fra EIAR e
RAI”, in Nicola Gallerano (a cura
di):”L’altro dopoguerra; Roma e
il Sud, 1943 – 1945”, Franco Angeli editore, Roma 1981, p. 514.
Lo stesso Crainz, ha riproposto
la lettera di Alvaro nel programma radiofonico da lui condotto
con Ennio Balbo, dal titolo “Il
regno del Sud” in “Guerra e vita
quotidiana in Italia tra il 1943 e il
1945”, quarta puntata, per la regia
di Sergio Vecchio, in onda sul Terzo Programma l’8 dicembre 1984.
Uno stralcio è riportato anche in
L’episodio, trascurato dagli storici della comunicazione e della
radiotelevisione, è emblematico
del rifiuto di ogni condizionamento dell’informazione. Alvaro, uomo libero, riteneva che
l’informazione dovesse essere
libera; ma nell’Italia tesa verso la
democrazia, il rapporto informazione – potere politico, rispetto al
Ventennio, sembrava, invece aver
mutato solo la forma. La nomina
di Alvaro era stata accettata con
entusiasmo per la neutralità politica di lui tanto da garantire tutti
i partiti: quelli al governo (DC,
PCI, Pd’A, PSIUP, PLI, PdL) e
quelli che ne erano rimasti fuori (PSI, PRI). Le sue dimissioni,
dunque, fecero scalpore nell’opinione pubblica, e innescarono una
violenta polemica fra i giornali,
i partiti e nel governo, oltre che
all’interno della stessa redazione
RAI che egli era stato chiamato a
dirigere. Era la prima volta che il
ß
Alvaro, furono due giornali di sinistra, “L’”Avanti!” e “L’Unità”, e
“Risorgimento Liberale”, organo
del Partito Liberale. Solidali ad
Alvaro furono, invece, “L’Italia
Libera”, del Partito d’Azione, e il
settimanale “Epoca”, diretta da un
altro grande intellettuale calabrese:
Leonida Repaci. Una posizione attendista fu assunta dal quotidiano
“Il Popolo”, della DC. Non si inserì nella polemica immediatamente: attese. Si dichiarò, poi, con il
governo De Gasperi, schierandosi
contro Alvaro. Ma anche all’interno della redazione RAI c’era chi
godeva “della fiducia della Presidenza del Consiglio” e contestava
Alvaro. Si trattava di Paolo Treves,
antifascista, sostenuto dall’”Avanti!”, che aspirava a dirigere il Giornale Radio. Rusca, non appena
ricevette le dimissioni di Alvaro,
lo nominò subito direttore, ma i
giornalisti della redazione organizzarono una durissima protesta
e Treves dovette allontanarsi. Fu
contestato lo stesso Rusca, accusato, non solo dai giornalisti, ma
da tutti i sindacati, di manipolare
La sede della Rai in viale Mazzini a Roma
problema dei rapporti RAI – Governo e, più in generale, informazione – potere politico era posto
in regime democratico e in modo
così inequivocabile nelle motivazioni e nella determinazione. Fra
i giornali si formarono due fronti: l’uno in difesa dell’autonomia
del giornalista, della testata e del
diritto di questa ad avere fonti
proprie, distinte da quelle ufficiali
ed ufficiose, come sosteneva Alvaro; l’altro, al contrario, a sostegno
della tesi che l’informazione della
RAI doveva essere al servizio del
governo e della politica, visto che
l’azienda era dello stato. A sostenere questa seconda tesi, contro
l’informazione favorendo le veline
del governo e facendo tacere quelle scomode. Il 20 aprile del 1945
Rusca fu costretto alle dimissioni.
Alvaro continuò a collaborare con
la RAI, senza condizionamenti,
ma anche senza incarichi di direzione. Nell’ottobre del 1955 scrisse l’editoriale con il quale inaugurò il Gazzettino della Calabria e
l’anno dopo, l’11 giugno 1956 il
male incurabile che lo affliggeva
da tempo lo portò via. Rimase la
sua testimonianza di giornalista
libero, ma a tutt’oggi nulla è cambiato nel rapporto informazione
radiotelevisiva – potere politico,
anzi…
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Politica
4
N
on era mai accaduto: uno
dei leader mondiali lascia
precipitosamente il G8 e
se ne torna a casa per sedare quella che sempre più assomiglia a
un’autentica insurrezione. È successo al cinese Hu Jintao, preoccupato dalla situazione in quello che
un tempo si chiamava Sinkiang e il cui stesso nome è oggi contestato. Il nome Sinkiang, “nuovo
possedimento” o “nuova frontiera”, è infatti stato dato alla vasta
regione – un milione e seicentomila chilometri quadrati, venti
milioni di abitanti – dalla dinastia
cinese Qing che l’ha conquistata
tra il 1755 e il 1757 con una guerra costata un milione di morti. Ma
gli abitanti della regione non sono
cinesi. Sono turco-mongoli, e preferiscono parlare non di Sinkiang
ma di Turkestan Orientale. Fino
al XV secolo, quando quasi tutta
la regione passa all’islam, gli abitanti della sua parte occidentale
erano musulmani, mentre quelli
della parte orientale – solo loro,
all’origine, chiamati “uiguri”, un
nome più tardi esteso a tutte le
popolazioni turcofone della zona
– conservavano l’antica religione
manichea, tollerando anche minoranze buddhiste e cattoliche. Le
operazioni del XVIII secolo corrispondono a un vero e proprio
“colonialismo via terra”, praticato
dall’impero cinese come da quello russo. Qualche volta in Europa
abbiamo difficoltà a comprendere
queste imprese coloniali, perché
la nostra immagine del colonialismo è legata al mare e alle navi.
Ma in realtà i cinesi in quello che
chiamano Sinkiang – così come i
russi nell’Asia Centrale – si comportano a tutti gli effetti come una
potenza coloniale. Possiamo così
considerare le ribellioni del XIX
secolo come rivolte anti-coloniali,
fomentate dal network religioso
delle confraternite sufi e in particolare della maggiore confraternita mondiale, particolarmente
diffusa tra tutte le etnie turcofone,
la Naqshbandiyya. Appartiene a
questa confraternita Yaqub Beg
(1820-1877), un avventuriero proveniente dall’attuale Uzbekistan,
ma di etnia tagika, che profittando di queste rivolte riesce a farsi
proclamare “re della Kashgaria”
prima di essere sconfitto e ucciso – ma secondo altri si sarebbe
suicidato – dal generale cinese
Zuo Zong-Tang (1812-1885). La
caduta dell’impero cinese suscita
nuove speranze d’indipendenza
nel movimento anti-colonialista.
Ma in realtà sia i repubblicani nazionalisti di Sun Yat-Sen (18661925) e Chang Kai-Shek (18871975) sia i comunisti di Mao
Tze-Tung (1893-1976) vogliono
un Paese “uno e indivisibile” e,
benché stipulino occasionali alleanze tattiche con i separatisti,
non hanno nessuna intenzione di
concedere loro l’indipendenza.
Nella confusione della guerra civile gli indipendentisti riescono
comunque a proclamare una “Repubblica Islamica del Turkestan
Orientale” nel 1933, prontamente
riconquistata dalle truppe nazionaliste cinesi nel 1934. Disperando delle loro sole forze, gli uiguri
finiscono per concludere un patto
col diavolo con l’Unione Sovietica, e nel 1944 restaurano un “Governo Islamico del Turkestan” (la
cosiddetta “seconda” Repubblica
del Turkestan, per distinguerla
da quella del 1933-1934) che dipende dal supporto militare delle truppe sovietiche. Nel 1949,
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
Islam e resistenza nel Sinkiang cinese
quando la vittoria di Mao è certa,
Stalin (1878-1953) convoca i cinque principali rappresentanti del
Governo Islamico del Turkestan e
ordina la “riconciliazione” con la
Cina. I cinque non sono convinti:
s’imbarcano da Alma Ata, nell’attuale Kazakhistan, per andare a
Pechino a negoziare con Mao.
Non arriveranno mai. L’Unione
Sovietica comunica che sono stati
vittima di un disastro aereo, ma
documenti emersi dagli archivi
del KGB dopo il 1989 confermano che sono invece stati uccisi su
ordine di Stalin. I loro colleghi
capiscono l’antifona e accettano
posizioni nel Partito Comunista
Cinese, le cui truppe occupano la
regione, mentre il “Sinkiang” nel
1955 diventa una “regione autonoma” della Repubblica Popolare
Cinese. Non cessa, però, l’aspirazione all’indipendenza della maggioranza della popolazione, con
periodiche e sanguinose rivolte. Il
movimento indipendentista è peraltro diviso. La fazione maggiore
ha una matrice religiosa islamica.
Due fazioni più piccole, ma non
irrilevanti, sono invece rispettivamente marxista (e sostenuta,
finché esiste, dall’Unione Sovietica) e laica. Quest’ultima si rifà al
panturchismo dei Giovani Turchi
e al laicismo di Kemal Atatürk
(1881-1938), e gode di discrete
simpatie nell’establishment militare turco. La strategia della Cina
comunista è duplice, e ricorda
quella attuata in Tibet. A una dura
repressione, specie in ambito religioso – peraltro non senza cicli
periodici di ammorbidimento e di
L
a Nuova Europa si è svegliata un po’ sgomenta.
Tinta di un verde sfavillante, per l’ottima performance dei
gruppi ecologisti, con macchie di
rosso porpora, per la sonora sconfitta dei socialisti, ma soprattutto
con occhi pieni di incredulità, per
la influente avanzata degli euroscettici. La Nuova Europa si è
risvegliata come una bella “signora” dopo una notte di baldoria. Un
risveglio di certo non dei migliori.
La “vecchia signora Europa” ha
perso un po’ del suo charme, ma
è ancora bella arzilla. La colpa
senza dubbio è che questa “vecchia madame” ancora sta sulle
sue, non riesce ad avvicinarsi alla
massa che gli gira attorno. Distinta
e distante dalla gente, che non ha
ancora imparato ad amarla, ma soprattutto a capirla. Le urne hanno
Konrad Adenauer (1876-1967)
concessioni – fa da contrappunto
una politica demografica che mira
a rendere gli uiguri musulmani
minoritari nel loro stesso Paese.
Da una parte, la politica della limitazione delle nascite e del figlio
unico è imposta alle donne di etnia uigura in modo particolarmente duro, a suon di aborti forzati anche al nono mese. Dall’altra, una
gigantesca operazione di nuova
colonizzazione insieme etnica ed
economica importa da altre zone
della Cina dieci milioni di cinesi.
Gli uiguri, da stragrande maggioranza che erano mezzo secolo
fa, sono così oggi una minoranza
– circa il 40% - nella loro stessa
terra di origine, spesso disprezzati
dai cinesi immigrati che controllano la politica e l’economia. La
questione delle feste tradizionali
(meshrep), permesse nel 1994 ma
nuovamente vietate nel 1997, porta a un’intensificazione della resistenza. Trenta attivisti uiguri sono
condannati a morte e giustiziati,
provocando i tumulti del 5 febbraio 1997 nella città di Gulja, duramente repressi dalla polizia con
un centinaio di morti. Il successivo 25 febbraio accade qualcosa
che segna l’inizio di una nuova,
più cupa fase nella storia dell’indipendentismo: tre autobus di linea a Urumchi saltano in aria, con
nove morti (tra cui tre bambini) e
una settantina di feriti. Benché non
manchi tra gli indipendentisti chi
considera l’attentato una provocazione della polizia, è probabile che
nella seconda metà degli anni 1990
nelle fila della fazione islamica del
movimento per l’indipendenza si
sia effettivamente infiltrato il terrorismo ultra-fondamentalista islamico. Uno dei gruppi più importanti, il Movimento Islamico del
Turkestan Orientale, è considerato
un gruppo terroristico e legato ad
Al Qaida dagli stessi Stati Uniti,
che pure simpatizzano per la causa indipendentista e ne ospitano la
principale leader, Rebiya Kadeer,
che la diplomazia di Condoleeza
Rice ha convinto Pechino nel 2005
a rilasciare dal carcere, dove si
trovava dal 2000, ed esiliare negli
Stati Uniti. Soprattutto dopo l’11
settembre 2001, il governo cinese
dà periodicamente notizia di attentati terroristici sventati (con grande enfasi, durante le Olimpiadi di
Pechino del 2008), di campi terroristici scoperti e di terroristi arrestati. Qualche volta si tratta certamente di veri terroristi, ma può
anche capitare che “terrorista” sia
una comoda etichetta per giustificare la repressione di ogni forma
Bonjour Europe!
inflitto una sonora sberla alle forze
socialiste, che hanno perso un po’
dovunque, vedendo ridotti i propri
seggi all’Europarlamento del 20%
( solo 161 seggi). I conservatori del
PPE hanno invece a loro volta fortemente consolidato la loro forza
riuscendo a conquistare 263 scranni. Il gruppo centrista dell’ALDE
ha sostanzialmente mantenuto il
suo quorum, conquistando ben 80
seggi. Un ottimo risultato lo hanno raggiunto i gruppi ecologisti,
ottenendo ben 52 scanni. La nota
dolente purtroppo è derivata dalla
forte impennata degli euroscettici e
di conseguenza di coloro che sono
contrari non all’UE, ma a questo
modo di porsi dell’UE. Partiti xenofobi ed ostili all’immigrazione
hanno visto a dismisura incrementare i loro consensi. La crescita
dell’euroscetticismo, soprattutto
tra gli elettori dell’Europa orientale e centrale – strano ma vero –,
ha mostrato e dimostrato che purtroppo non esiste ancora un’idea
di Europa unita, ma più di ogni
altra cosa un’idea di integrazione
europea. Questo è dimostrato principalmente dal forte astensionismo
che ha raggiunto il livello record
del 57%. La verità è che i cittadini
europei non sono ancora consapevoli in cosa è l’UE. Cosa sta a significare “Unione Europea”. Molti
non sanno che le elezioni per il
Parlamento europeo rappresentano un momento determinante per
i cittadini europei che auspicano di
giocare un ruolo chiave nel funzionamento dell’UE e che sono sotto-
posti ad una triplice scelta: 1) una
scelta civica, poiché i poteri crescenti del PE gli permetteranno di
pesare direttamente sulle decisioni
dell’UE; 2) una scelta partigiana,
poiché permette di designare dei
deputati che si esprimono sempre
di più sulla base di criteri ideologici; 3) una scelta di influenza nazionale. Molti non sono consci che
il PE è un attore fondamentale nel
processo decisionale dell’UE. Esso
infatti ha il compito di orientare la
legislazione europea che influenza
la nostra vita quotidiana, principalmente in termini di protezione
all’ambiente e di sicurezza al consumatore. Il PE è sostanzialmente
la voce di noi cittadini in Europa,
visto che gli eletti orientano il contenuto delle politiche europee. Da
ultimo non va dimenticato che la
legislazione europea viene trasposta in quella degli Stati membri,
il che implica un’influenza diretta
sulla legislazione nazionale. I cives
europei invece considerano il PE,
e l’UE nel suo complesso, come
un’entità astratta e lontana dai bisogni quotidiani di noi cittadini. La
verità è anche che gli stessi politici
non ci aiutano a capire cosa vuol
dire Europa. Cosa significa essere
cittadini europei. Chi nelle settimane di campagna elettorale ci ha
coinvolti in un dibattito sull’UE
e sul suo futuro. Chi ha sollevato
la nostra attenzione su tematiche
europee ed europeiste. Chi ha trattato temi cruciali che concernono
l’intera Europa e quindi gli interessi di noi cives europei. Silenzio
d’indipendentismo. L’uso tattico e
retorico della parola “terrorismo”
riemerge anche in questi giorni.
Fuori della Turchia e del mondo
islamico la causa dell’indipendenza uigura, che pure avrebbe solide
ragioni storiche e culturali, ha ben
pochi simpatizzanti. I legami – che
non sono solo invenzioni del regime cinese – di una sua componente con Al Qaida non l’hanno certamente resa più popolare. Tuttavia,
senza ignorare gli effettivi rischi
d’infiltrazioni terroristiche internazionali, il rispetto dei diritti umani
degli uiguri e della loro identità
culturale e politica dovrebbe essere chiesto con vigore dall’Occidente al governo cinese. Che questo avvenga è tutt’altro che sicuro
perché, in tempi di crisi finanziaria
internazionale, ci sono molte ragioni economiche che sconsigliano d’irritare Pechino.
Massimo Introvigne
totale! Negli anni passati c’era più
attenzione, ma soprattutto si sentiva ancora viva la voce dei padri
fondatori dell’Europa unita. Di
coloro che avevano fatto sì che il
sogno europeo diventasse realtà,
tra infinite perplessità. Oggi sono
presenti indifferenza ed apatia.
Oggi non primeggiano più i nomi
di Spinelli, De Gasperi, Adenaur,
Monet, Shuman, ma quelli di veline e saltimbanchi. Oggi purtroppo
l’ignoranza del passato costituisce
la premessa di un futuro ignoto.
Oggi la “vecchia signora Europa”
ha perso il suo fascino, e per continuare a sopravvivere deve nascondersi dietro figure insignificanti
che dell’idea – e degli ideali – di
Europa non sanno – e non hannoalcunché. Potrà l’Europa del futuro tornare ad esercitare quel ruolo
chiave che tutti noi “eurofili” auspichiamo? Potrà esserci un nuovo
giorno per l’Europa? Potremo augurare all’Europa: “bonjour”?
Mario Astarita
Politica
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
5
Il Flop di Emanuele Filiberto Respingimenti, L’UE
I
l principe Emanuele Filiberto
di Savoia, dopo la lunga fase
televisiva danzante, si è voluto presentare alle elezioni nelle
liste dell’UDC. Abbiamo preferito attendere il compimento delle
consultazioni, prima di commentare questa sua decisione. E anche
prima di ripetere come ancora una
volta la televisione abbia dimostrato di costituire per molti un
falso mito, una dimensione dorata
che è ben lontana dal rappresentare la realtà nella quale troppo
spesso si cerca di immedesimarsi.
Forte degli applausi di un pubblico abituato ai tronisti delle trasmissioni per ragazze, Emanuele
Filiberto ha sognato (e forse gli
hanno fatto sognare) di poter rapidamente raggiungere le più rosee
tappe che lo separano da un trono
vero, partendo da un qualsiasi primato sugli schermi, e procedendo
attraverso un incarico parlamentare. Quale sarebbe stato il traguardo successivo? Forse il conseguimento di un ministero, forse la
scalata in un partito o, nelle prospettive più dorate, la successione
alla carica di primo ministro. Chi
sa quali immagini devono essersi
affollate nella mente del principe
danzante, dopo il successo riportato a Ballando con le Stelle. Ha
pensato ad una repubblica alla
Napoleone III, con il presidente
che accoglie il voto parlamentare
e diventa monarca dopo aver superato le trionfali elezioni? Ma il
popolo italiano ha scelto ancora
una volta, e credo per il meglio,
riuscendo a separare lo spettacolo
dalla politica. In questo campo,
del resto, l’esperienza dimostra
che i rappresentanti del mondo
televisivo o musicale non abbiano mai riscosso molto successo e
che le loro apparizioni in veste di
persone pubbliche sono state talvolta brevi e deludenti. Emanuele Filiberto ha raccolto soltanto
un flop disastroso, riassunto in
poche migliaia di
voti dispersi su un
territorio vastissimo. Si è trattato di
una sconfitta così
eclatante che non
si riesce a capire
come abbia fatto il
principe a gettarsi
in un’avventura
che lo ha lasciato
contare impietosamente, e che ha
demolito l’ipotetica immagine di
un uomo in grado di catalizzare
intorno a sé una
larga simpatia su Emanuele Filiberto
cui avrebbe potuto contare nel futuro. Insomma, che siano state nella media nadopo essere entrato a far parte zionale, e la gente si è del tutto
di un mondo che non compete a disinteressata alla sorte politica
un pretendente al trono e che gli del principe. Noi invece abbiamo
Italiani non considerano degno di smesso già da molto tempo di apconsiderazione politica, l’erede plaudire a principi e pretendenti
dei Savoia non si è saputo spen- che non sanno fare il loro dovedere strategicamente sulla lunga re. Il padre, il nonno o l’antenato
prospettiva, evocando la possi- di chiunque non costituiscono ai
bilità di attrarre numerosi con- nostri occhi un titolo di merito
sensi tra l’opinione pubblica. In sufficiente per guadagnarsi stima
tutta la vicenda mi dispiace an- o affetto, e ci rifiutiamo di chiucora una volta per quel generoso dere gli occhi sui difetti e sulle
gruppo di fedelissimi Monarchici mancanze dei nostri leaders, sia
che, nonostante le disavventure e monarchici che repubblicani.
i disastri di Vittorio Emanuele, Insomma, ci rifiutiamo di apsono stati di nuovo al fianco di plaudire e di fare da seguito a
colui che ritengono il deposita- chiunque non scenda pienamenrio dei destini realisti, costi quel te all’interno del ruolo che dice
che costi e faccia quel che faccia. di voler interpretare e dimostra
Anzi, in un paio di loro Circo- la consueta impreparazione su
lari pubbliche, i fervidi seguaci tanti argomenti della vita sociadell’ex-ballerino hanno cercato le. Colui che intende assumere
di attutire le future batoste che una veste pubblica impari non
intelligentemente
pensavano solo a ballare e a ripetere facili
sarebbero giunte con le consul- battute. Impari invece a pensare,
tazioni, e hanno perciò avvisato lavorare, proporre, a comportarsi
di possibili contenziosi sul modo secondo le richieste della società
di scrivere sulla scheda il nome italiana, senza seguire una moda
stesso del principe o sulle even- e metodi che non sono degni né
tuali contestazioni dei voti non di un politico né di un principe.
chiari. Poco o niente di tutto ciò
è accaduto. Le contestazioni pare
Carmelo Currò
A rischio mezzo milione di posti di lavoro
T
recentomila: tanti sono i lavoratori interessati, secondo la
relazione tecnica del governo,
dalla regolarizzazione delle badanti e
delle colf. E’ quanto emerge dal dossier del servizio studi della Camera.
“Nella relazione tecnica - si legge
nel dossier - del governo si ipotizza
che la regolarizzazione possa interessare 300mila lavoratori, metà
impiegati nell’assistenza personale
e metà nel lavoro domestico”. Del
totale, 170mila sono stranieri non
comunitari, mentre il resto sono cittadini italiani o appartenenti a un
Paese Ue. Fissata questa soglia, il
“contributo forfetario una tantum
di 500 euro a persona - prosegue il
dossier - dovrebbe generare un introito complessivo di 150 milioni nel
2009”, di cui il 40% destinato a fare
fronte a maggiori oneri per il servizio
sanitario nazionale e amministrativi.
In particolare i maggiori oneri per il
Ssn sono calcolati in 67 milioni per
il 2009 e 200 milioni all’anno dal
2010 al 2012. Una stima calcolata,
si sottolinea, sul numero di lavoratori
stranieri non comunitari dal momento che i lavoratori italiani e comunitari usufruiscono già delle prestazioni del servizio sanitario nazionale.
Sino a mezzo milione di posti di lavoro a rischio nel 2009 per effetto
della crisi. E’ la prospettiva contenuta
nel Rapporto sul mercato del lavoro
del Cnel, riferita all’ipotesi peggiore
per i prossimi mesi, quando ‘’la disoccupazione continuera’ ad aumentare e il ricorso agli ammortizzatori
sociali sara’ ancora significativo’’. In
particolare, il rapporto messo a punto dalla commissione dell’informazione, indica la stima che nell’anno
possa esserci una perdita di posti di
lavoro tra le 350mila e le 540mila
unita’ se misurati in forze di lavoro e
tra le 620mila e le 820mila in termini di Ula (Unita’ lavorative annue).
Quanto ai disoccupati, potrebbero
aumentare in una forchetta che oscilla tra le 270mila e 460mila unita’.
Il tasso di disoccupazione a fine
anno potrebbe collocarsi, nella peggiore delle ipotesi, “poco al di sotto
del 9%”. Nello specifico, le tabelle
indicano un range tra il 7,9% come
ipotesi ottimista e l’8,6% come ipotesi sfavorevole (8,3% lo scenario
base). Peggio per le donne, per le
quali il tasso di disoccupazione è
atteso al 10% nel dato medio annuo, nello scenario base, rispetto
all’8,5% del 2008, mentre per gli
uomini passerebbe dal 5,5 al 7,1%.
“Cruciali” nel determinare “caratteristiche e intensità della ripresa”,
viene quindi sottolineato, saranno
gli ultimi mesi del 2009 ed i primi
del 2010. Per questo motivo, “é importante che vi sia piena consapevolezza del fatto che nei prossimi mesi
potrebbero rendersi necessari ulteriori interventi per estendere e rendere ancora più flessibili i sostegni
al reddito, così come diventa determinante anche l’impulso che le stesse parti sociali e le autorità regionali
potranno dare agli strumenti in loro
possesso (enti bilaterali, fondi interprofessionali, risorse regionali e
soprattutto comunitarie)”. Ad oggi,
comunque, viene inoltre rilevato,
“gli ammortizzatori sociali si stanno
dimostrando più efficaci del previsto
nel fronteggiare la caduta dell’occupazione” e le risorse stanziate dal
governo, anche con il concorso delle regioni, destinate agli strumenti
ordinari e straordinari, “coprono
la maggior parte dei lavoratori”.
“Siamo in una fase di forte difficoltà
e di grande incertezza” ma, tuttavia,
la crisi internazionale “sembra mostrare alcuni segnali di attenuazione.
Vi sono, a livello mondiale, indicatori che appaiono rivelare una ripresa, sia pure lieve, dell’attività economica. E’ probabile, dunque, che il
punto più basso della recessione sia
stato superato”. Il Cnel, aggiunge,
“promuoverà tutte le azioni necessa-
richiama l’Italia
L
a Commissione europea si
è riservata di dare una valutazione, non appena l’Italia
darà le informazioni sulle misure
e le modalità intraprese in materia
di respingimenti dell’immigrazione irregolare, attuati a partire dal
6 maggio scorso. Questo richiamo
della Commissione ha avuto inizio quando l’Alto commissariato
per i rifugiati delle Nazioni Unite
ha suscitato delle perplessità sui
respingimenti italiani, i quali metterebbero “sotto scacco” il diritto
di asilo. Sempre, la Commissione,
intanto, ha espresso questo monito all’Italia: vanno rispettate “non
solo le norme Ue- ha spiegato il
vicepresidente della Commissione, Barrot- ma anche quelle internazionali. Il principio del non
respingimento è scritto nel diritto
internazionale”. Peraltro, a nostro
avviso, non si possono respingere
persone in Paesi dove rischiano di
Un gommone di clandestini
essere torturate o maltrattate. Ma
c’è di più. In primis, il polverone
sulla condotta italiana per i respingimenti, lo aveva sollevato l’Unhcr appena saputo che dall’Italia
erano stati respinti, recentemente,
sulle coste libiche, anche, dei richiedenti asilo politico e per aver
usato con i migranti le “maniere
forti”. Poi, L’Avvenire, quotidiano dei vescovi, nella rubrica “Secondo noi” ha sostenuto” la necessità di fare chiarezza al più presto
sulle modalità dei respingimenti
italiani messi in atto dal 6 maggio
scorso”. Anche il Papa ha ribadito che quello degli immigrati è
un valore ormai, assurto a “non
rie nelle sue competenze per assicurare al paese una strategia di uscita
dalla crisi che sia virtuosa, efficace
e che faccia riprendere una crescita
basata sulla produttività, l’occupazione e la dinamica salariale”.
“I risultati ottenuti dall’attuale sistema di ammortizzatori sociali,
così come è stato rafforzato per il
biennio, non eliminano la necessità
di una riforma del sistema - di cui
si parla dal 1997 - ma ne possono
consentire una discussione più equilibrata e più completa”. Lo afferma
il Cnel nel rapporto presentato lo
scorso 22 luglio, sottolineando che
“porrà questo argomento al centro
della riflessione dei prossimi mesi,
unitamente a quella più complessiva
sul futuro del sistema di welfare in
Italia”. Sottolineando che, comunque, la platea dei beneficiari non è
universale, per il Cnel “una riforma
degli ammortizzatori sociali deve tenere conto di alcuni elementi determinanti”, a partire dalle “condizioni
di accesso ai sostegni al reddito e le
compatibilità di un livello di caratte-
negoziabile” per la Chiesa, quasi
quanto famiglia e vita. C’è, pure
una battaglia, quella dei cattolici,
che si sta combattendo a livello
planetario verso i governi occidentali che contrastano o, comunque, non favoriscono- anche legittimamente- condizioni umane per
chi cerca di scappare dalla miseria
o dalle guerre, vittime il più delle
volte di sfruttamento (Cfr.”Il Sole
24 Ore”. com, del 17 luglio 2009).
Noi diciamo, a questo punto, che
nel nostro Paese qualcosa si sta
muovendo per allentare e razionalizzare l’azione dei respingimenti
di immigrati irregolari. C’è in primo luogo, in Italia, l’emersione
del lavoro nero dei cittadini extracomunitari, grazie alle maggiori
regolarizzazioni da parte dei datori di lavoro. Situazione dovuta
soprattutto, ai controlli sempre
più intensificati da parte degli organi di ispezione che hanno portato avanti negli
ultimi anni, interventi più mirati
ed efficienti, per
far fronte ad una
delle maggiori
problematiche
del nostro Paese.
E dulcis in fundo,
sempre per dare
una visione critica ed obiettiva
ai respingimenti
italiani, volgiamo lo sguardo
alla “svolta sui
diritti umani del nuovo Governo
Usa”(Cfr. “La Stampa.it” del 17
luglio 2009). Infatti, l’Amministrazione Obama è pronta a riconoscere lo status di rifugiate e il
diritto di asilo alle cittadine straniere, vittime di violenze domestiche e abusi sessuali. Questa è
una svolta che consente di aiutare
tante vittime. Così, negli Usa, il
Dipartimento della Sicurezza nazionale, tra l’altro, competente in
materia di immigrazione, sembra,
oggi, ben disposto a far ottenere
l’asilo a queste donne vittime di
abusi sessuali e violenze.
Salvatore Resta
re universale con i costi in termini di
sostenibilità finanziaria”; ma anche
dal “rafforzamento delle azioni di
formazione e di orientamento, ancora
oggi troppo slegate dai bisogni reali del mercato del lavoro, se si vuole riorientare il sentiero di sviluppo
dell’economia italiana sui cosiddetti
green jobs o i white jobs (lavori legati
ai servizi socio-sanitario-assistenziali
alla persona o alle famiglie)”. Nel decreto anti-crisi che dovrà essere approvato dal Parlamento “ci sono delle
cose che se diventassero legge bloccherebbero sostanzialmente l’erogazione del credito alle imprese”. Lo
ha detto Corrado Faissola, presidente dell’Abi a margine dell’inaugurazione della autostrada Bre-be-mi
dopo che il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi ha lodato nel suo
intervento il sistema bancario italiano. Di cosa si tratta? “Leggetevi gli
emendamenti e lo vedrete” ha detto
Faissola facendo il segno della bocca
cucita”.
G. L.
Attualità
6
Inchiesta sui rifiuti in Sicilia
Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro
produttiva. È comunque sul piano degli interessi materiali che si
Ultima Parte
condensa maggiormente il senso
dell’affare. La posta in palio rimaCarlo Ruta
ne senza precedenti: circa 5 miliardi di euro in un ventennio, fra
fondi governativi e comunitari.
In via ufficiale, ovviamente, ogni
l secondo tempo della partita decisione è aperta. Ma nei fatti, è
siciliana significa ovviamente realmente così? È possibile che si
tante cose. Dalla prospettiva prescinda del tutto dai solchi tracpropriamente politica, è in gioco ciati dalle gare del 2003? Sin dail potere. Sul terreno dei rifiuti, gli esordi, la storia ha presentato
oltre che delle risorse idriche e un profilo mosso. Come era predelle energie, andranno facendo- vedibile, è sceso in campo il top
si infatti gli assetti regionali dei dell’industria italiana dell’enerprossimi decenni. L’affare è desti- gia. Senza difficoltà gli appalti
nato altresì a pesare sul contratto degli inceneritori di Bellolampo,
che va ridefinendosi fra Palermo e Campofranco e Augusta sono anRoma, fra l’interesse autonomisti- dati infatti a tre gruppi d’imprese,
co in versione Lombardo e quello rispettivamente Pea, Platani e Tidi un potere centrale che intende feo, guidati da società del gruppo
mettere mano alla Costituzione Falck. Nel secondo si è inserita
come mai in passato. La presen- altresì, con una quota di riguardo,
za insistente del presidente regio- Enel Produzione. E la cosa darebnale presso le sedi governative, be poco da riflettere se non fosse
danno peraltro conto di affinità per il piglio particolare con cui
sostanziali, di una interlocuzione tale società veniva amministrata,
allora, da Antonino
Craparotta, destinato a finire in disgrazia per l’emergere di
una storia di capitali
extracontabili, alla
volta di paesi arabi.
Ancora senza alcun ostacolo, come
da consuetudine, la
quarta aggiudicazione, per l’impianto di
Paternò, è andata a
Sicil Power, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia:
quello che adesso,
significativamente, con la rinuncia
Raffaele Lombardo, presidente della Regione all’inceneritore etSiciliana
neo, sembra essere
I
finito fuori gioco. Sono comunque
altre presenze, discrete e nondimeno importanti, a rivelare i toni
della vicenda. Il posizionamento
rapido della famiglia Pisante, presente nelle cronache giudiziarie
sin dai tempi di “Mani pulite”, e
del gruppo Gulino di Enna nelle
quattro compagini aggiudicatarie,
attraverso la Emit e l’Altecoen, è
al riguardo paradigmatico. Come
tale è stato percepito del resto, sin
dai primi tempi, da alcune procure, che hanno lanciato l’allarme
inceneritori, e dalla stessa Corte
dei Conti siciliana, intervenuta sul
caso con perentorietà. A gare concluse, sono emersi, come è noto,
degli inconvenienti, che hanno
costretto l’imprenditore ennese,
reduce con i Pisante della vicenda di MessinAmbiente, finita in
scandalo, a farsi da parte, con la
cessione di quote che gli hanno
fruttato diversi milioni di euro.
I termini della questione rimangono però intatti. Si è aperta una
contrattazione. Interessi di varia
portata sono diventati compatibili. È stato tenuto debitamente
conto delle tradizioni. Il gruppo
pugliese infine, senza alcun pregiudizio, è rimasto in gioco. Tutto questo costituisce però solo un
aspetto della storia. Si sono avuti
infatti ingressi ancor più discreti,
per certi versi invisibili, al confine comunque fra l’economia e la
politica. È il caso della Pianimpianti: nota società di Milano amministrata dal calabrese Roberto
Mercuri. Attiva in numerose aree
della penisola e all’estero nell’impiantistica per l’ambiente, tale
impresa ha potuto godere di un
inserimento strategico nel sistema
degli appalti calabresi: in quelli
dei depuratori in particolare, che
hanno mosso circa 800 milioni di
euro. Ha manifestato altresì dei
LETTERA AL DIRETTORE
I
Farmainternet
l ministro della salute
cinese ha vietato l’uso
dell’elettroshock per ragazzi la cui unica colpa era di
navigare troppe ore in internet. [1] La pratica è ora sotto
investigazione, ma le cliniche
continuano a riceve pazienti e si moltiplicano anche in
U.S.A. ed Europa; il Centro di
Ricovero per Internet Dipendenti in Bradford, Pennsylvania, è senz’altro il più noto.
[2] In Cina però ben il 14 per
cento dei giovani rischia di
essere etichettato “internet
dipendente”. [3] La clinica di
Daxing, un sobborgo di Beijing, è la più grande. Si trova
all’interno di una base di addestramento militare e l’ospedale si distingue dagli edifici
adiacenti per le grate metalliche, i lucchetti alle porte e le
barre alle finestre. Molti pazienti sono forzati a venirci
dai propri genitori e il trattamento, che costa più di 1300
dollari al mese, comprende
consulenza, disciplina mili-
tare e ipnosi. La navigazione web è sostituita da giochi
di guerra e da addestramento
militare. [4] La rieducazione
spesso prevede “la macchina a
onde nanometriche”, un casco
che emette onde elettromagnetiche, dentro cui viene infilata
la testa del paziente. [5] Nel
2012 l’”internet dipendenza”
sarà probabilmente inserita
nel DSM-V, il manuale di riferimento della psichiatria
e accettata a livello globale.
Non è la prima volta che un
comportamento viene ridefinito malattia, è già accaduto
per il Disturbo da Deficit di
Attenzione e Iperattività, il
“gioco d’azzardo patologico”,
già presente nel DSM-IV, o
il “disordine dello shopping
compulsivo”. Navigare in internet è una scelta, non una
patologia. Non è una lesione,
non è qualcosa che uno ha ma
qualcosa che uno fa. Non può
essere diagnosticato o misurato da nessuno strumento e
qualunque valutazione è sog-
getta all’interpretazione. Se si
considera patologica la libera
scelta di navigare in internet,
allora perché non creare una
malattia per chi sta troppe ore
al telefono? O una per chi legge troppi libri? O una per chi
guida troppe ore in automobile?
Davis Fiore
[1] http://www.telegraph.
co.uk/news/worldnews/asia/china/5835417/China-bans-electricshock-therapy-for-internet-addicts.html
[2] http://www.guardian.co.uk/
technology/2008/mar/23/news.
internet
[ 3 ] h t t p : / / w w w. w a s h i n g tonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/02/21/
AR2007022102094.html
[4] http://news.xinhuanet.
com/english/2009-07/16/content_11715855.htm
[5] BBC Focus, Num. 204,
luglio 2009, pag. 68; http://io9.
com/388744/a-chinese-cure-forinternet-addiction
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
punti di contatto oggettivi con
l’Udc, essendone
stato vice presidente l’ex parlamentare parmigiano Franco
Bonferroni, amico di Pier Ferdinando Casini, ma
soprattutto legatissimo a Lorenzo Cesa, attuale
segretario nazionale del partito.
Per tali ragioni,
ritenuta cardinale negli intrecci
fra politica e affari in Italia, è
finita al centro Luigi De Magistris
di indagini giudiziarie complesse, condotte dal Le due società sono finite sotto
sostituto procuratore di Poten- inchiesta nel 2005 per un giro di
za Henry John Woodcock e, so- tangenti connesse alla costruzioprattutto, da Luigi De Magistris. ne dei due termovalorizzatori di
Nell’atto di accusa del sostituto Colleferro. Compaiono altresì
di Catanzaro vengono passati in nell’inchiesta Cash cow, ancorassegna fatti specifici, alcuni di ra in corso, che nella medesima
non poco conto: dal sequestro di area laziale ha coinvolto, fra gli
3,8 milioni di euro al fratello e al altri, decine di politici. A questo
padre di Roberto Mercuri su un punto, dal momento che sono
treno diretto in Lussemburgo, al state disposte nuove gare, si tratversamento di 370 mila euro che ta di capire cosa potrà avvenire
la Pianimpianti avrebbe fatto alla delle intese sottoscritte a partire
Global Media, ritenuta, attraver- dal 2003. Di certo, le società agso Cesa, il polmone finanziario giudicatarie hanno guadagnato
dell’Udc. Un teste, riferendosi una posizione favorevole. Da tiagli appalti dei depuratori in sen- tolari dei cantieri, hanno ripreso
so lato, ha detto inoltre del siste- a beneficiare infatti del “Cip6”,
ma in uso delle tangenti, stabilite malgrado il blocco di ogni attinella misura dal 3 al 7 per cento, vità dal 2007. Otterranno infine
equamente divise fra la Calabria il mega risarcimento che reclae Roma. In conclusione, l’accusa mavano, di 200 milioni di euro
ha presentato la società di Mer- appunto, pur avendo effettuato
curi come la “cassaforte” di una nei tre siti lavori esigui, solo di
associazione finalizzata all’ille- recinzione e movimento terra.
cito, ma l’inchiesta, che come è Dopo la firma dell’accordo, renoto è passata di mano, è stata gna quindi un curioso ottimismo.
largamente archiviata. Cosa c’en- Prova ne è che i titoli Falck hantra però tutto questo con gli ince- no avuto in Borsa rialzi del tutto
neritori in Sicilia? In apparenza anomali, lontanissimi dai trend
nulla. Pianimpianti, nei raggrup- dell’attuale recessione. Ma quali
pamenti guidati dal gruppo Falk, giochi vanno facendosi? La cifra
reca una presenza del tutto sim- della penale, che evoca un calcobolica, con quote dello 0,1 per lo complesso, di certo costituirà
cento. Nell’affare ha guadagnato un forte deterrente alla partein realtà un rilievo sostanziale per cipazione di nuove compagini.
quanto è avvenuto, in via assolu- Nel caso in cui la gara dovesse
tamente privata, dopo le aggiudi- andare a vuoto, l’affidamento dicazioni del 2003. Le società Pea, retto agli attuali concessionari, a
Platani e Tifeo, l’1 luglio 2005 trattativa privata, potrebbe essehanno commissionato infatti re quindi un esito “inevitabile”.
proprio all’impresa di Mercuri, Ed è la stessa Falck a dare conto
in associazione con la Lurgi di di intese in tal senso con l’AgenFrancoforte, la fornitura, chia- zia regionale, nella relazione
vi in mano, dei tre incenerito- semestrale del giugno 2008. Per
ri, per un importo complessivo motivi di opportunità potrebbe
di mezzo miliardo di euro, che prevalere tuttavia una seconda
costituisce, a conti fatti, la fetta soluzione: il ritorno in gara, dipiù grossa, più immediata, quin- rettamente o in forma mimetica,
di più tangibile, dell’intera posta delle imprese già aggiudicatarie,
in palio. È il caso di sottolineare che finirebbero per pagare a sé
in ultimo che pure il sodalizio stesse la penale, per il ripristiPianimpianti-Lurgi è connotato no dei patti. In ambedue i casi,
da un iter mosso, antecedente e come è evidente, risulterebbe
successivo alla firma dei contrat- eluso il pronunciamento della
ti con Actelios-Elettroambiente. Corte di Giustizia Ue.
Lorenzo Cesa, segretario dell’UDC
INSERTO
Corriere Letterario
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
A cura di Antonio D’Ettoris
Marija Skobcova, una vita in difesa dei più deboli
Marco Spedicato
I
n un agile libro di novantacinque pagine dal titolo Marija
Skobcova L’esilio, la conversione, il lager nazista, Effatà
Editrice e con uno stile chiaro e
scorrevole, Emilia Bea docente di
Filosofia del diritto e di Filosofia
politica presso l’Università di Valencia, offre al lettore l’opportunità di conoscere e di arricchirsi
spiritualmente e culturalmente,
attraverso una straordinaria lezione di storia e soprattutto un’appassionante testimonianza di vita
cristiana spesa nel servizio di un
grande amore per il prossimo. E’
la storia di Mat Marija Skobcova,
il cui vero nome fu Elizaveta Pilenko, canonizzata dal patriarcato
di Costantinopoli il 16 Gennaio
del 2004, la quale si può definire,
senza timore di essere smentiti,
una vera eroina della cristianità
nell’esercizio teorico e pratico di
una fede pura ed incrollabile. Marija, nacque nel 1891 a Riga da
una famiglia benestante Russa, da
giovane fu una rappresentante di
un partito socialrivoluzionario, che
pur appartenendo ad una posizione
di sinistra, si opponeva alle rigidità
ed ai verticismi bolscevichi. Nel
1910 il suo primo matrimonio con
il menscevico Kuz’min-Karavaev,
che in seguito si convertirà al cattolicesimo ed entrerà a far parte
della Compagnia di Gesù. Dopo
la separazione dal suo primo marito, Marija sposò l’ufficiale cosacco Daniil Skobcov, appartenente
all’esercito bianco che si opponeva ai comunisti. Si conobbero nel
febbraio 1918, allorquando lei fu
nominata (fatto clamoroso nella Russia dell’epoca), Sindaco di
Maria Zambrano
L’agonia dell’Europa
Marsilio
pp. 102 €. 8,00
Anapa, nella Russia meridionale .
Fu proprio a causa delle sue opposizioni politiche che Marija fu esiliata a Parigi insieme al marito ed
ai figli, mentre nella primavera del
1920 il movimento bianco veniva
definitivamente sconfitto a Kuban.
In Francia divenne membro attivo
della chiesa ortodossa e nel 1932,
sotto la guida del pensatore Sergej
Bulgakov, prese i voti monastici
per seguire una nobile e santa vocazione: aiutare i fratelli più deboli
della società. Nonostante la scarsezza dei mezzi, riuscì a realizzare
progetti grandiosi, in particolare il
pensionato per bisognosi, emarginati e rifugiati, aperto a Parigi dapprima in via de Saxe e poi in rue de
Lourmel. In virtù della sua naturale propensione al bene e della sua
attiva partecipazione alle opere di
carità, Mat Marija si scontrò inevitabilmente con il male che in quel
periodo si era propagato in Europa,
l’ideologia neopagana del Nazionalsocialismo. In questo cruciale
momento storico, ella svolse un
ruolo di rilevante importanza con il
suo concreto apporto materiale in
difesa dei più deboli, tanto da diventare un simbolo ed un esempio
spirituale della cristianità, perseguendo la sua vocazione di amare
ed aiutare il prossimo con materna
premura. Questa straordinaria figura di donna, peraltro eccellente poetessa e pittrice, più volte si
espresse in merito alla “questione ebraica”, parlando piuttosto
dell’esistenza di una “questione
cristiana” ed evidenziando come
gli scismi e le divisioni dei popoli,
soprattutto quelli causati dalla differenza di credo, possano aprire le
porte ai mali del mondo ed al peggio dell’essere umano, argomento
questo tanto attuale nel 1945 quanto oggi. Inoltre non dimenticò di
analizzare nel bene e nel male un
concetto fondamentale della natura umana, la creatività. Mat Marija
ci indica la via della vera salvezza nell’amore per il prossimo e
nell’aiuto reciproco, nella vera
fratellanza che contraddistinse gli
albori della cristianità quando la
Chiesa era un unico spirito ed un
cuore solo di una grande famiglia.
Nella sua missione d’amore, di
fede e di carità, Mat Marija visse una vita piena di distacchi, di
scelte sofferte, di tentazioni e sacrifici nonché di eventi fatali nei
quali non si può non intravvedere
il progetto della volontà divina su
di lei. Nel 1936 morì di tifo la figlia maggiore Gajana, poco dopo
la figlia Anastasija e anche quando
l’amatissimo figlio Jurij, che aveva
seguito l’esempio della madre nel
volontariato, venne ucciso prima
di lei dai carnefici nazisti, Madre
Maria, malgrado questa ennesima
sofferenza, non si arrese. Fu così
che per aver accolto ed aiutato i
più deboli, tra cui alcuni rifugiati
ebrei, per averli protetti nel suo tenero e materno abbraccio presso il
centro da lei fondato a Parigi, Mat
Marija fu prelevata dalla Gestapo
ed imprigionata come sovversiva
nel lager nazista di Ravensbrück
nel 1943 e immatricolata con il
numero 19263. A dispetto di ciò
che pensavano i suoi aguzzini, la
prigionia non piegò la sua fede e la
sua volontà di aiutare gli altri, anzi
le offrì la possibilità di innalzare il
suo amore per il prossimo ad un
livello spirituale e materiale sempre
p i ù
“Mentre abbiamo vissuto dentro l’Europa, su
di essa, non ci siamo mai sentiti abbracciati da
quest’unità, da essa protetti, poiché eravamo
impegnati in lotte particolari, in aspirazioni
superficiali perché basate sull’unità impercettibile”. Così Maria Zambrano, negli anni culminanti del secondo conflitto mondiale, rivolge
uno sguardo personale, filosofico e lirico, alle
vicende del vecchio continente.
Sfruttando sapientemente il materiale offerto dalle
Claudia Terribile
fonti, Veronese crea per il patrizio veneziano FranceDel
piacere della virtù
sco Pisani un dipinto straordinariamente complesso
Marsilio
e articolato, che nel dare forma a un’apologia dei
“nobili e legittimi matrimoni”, della famiglia e della
pp. 150 €. 24,00
perdurante identità dei suoi valori, offre anche spunto
per una riflessione sullo statuto stesso della pittura e
sulla dignità dell’artista.
John Man
L’esercito
di terracotta
Mondadori
pp. 243 €. 10,50
Nel 1974 nei pressi della città cinese di Xian alcuni contadini stavano scavando un pozzo quando, sotto i loro occhi, apparvero alcune figure di
terracotta di straordinaria fattura. Ebbe inizio così
una delle più clamorose scoperte archeologiche di
sempre, quella dell’esercito di terracotta: seimila
statue a grandezza naturale di guerrieri con i loro
cavalli, ciascuna diversa dalle altre. Una vera armata spirituale messa a guardia del mausoleo del
Primo Imperatore cinese Qin Shi Huang Di.
Reggae, Rasta: un genere musicale, un movimento
politico, una fede, una Livity, fusi con la potenza
primigenia del battito del cuore. Bob Marley: il loro
profeta, che attraverso la sua stessa parabola artistica
e di vita ha tracciato la rotta per il cammino di riscatto
e speranza di milioni di fratelli neri.
Lorenzo Mazzoni
Rasta Marley
Le radici del reggae
Stampa Alternativa
pp. 218 €. 15,00
alto; colse l’opportunità di assistere ed aiutare da vicino chi si
sentiva disperato e condividerne
le sofferenze e la sorte, con uno
straordinario slancio cristiano.
7
sacrificio ha lasciato un indelebile messaggio di carità e di amore, tanto che a Gerusalemme sul
monumento di Yad Vashem, il
suo nome compare tra quello dei
Giusti tra le Nazioni . Nel libro è
narrata, con particolare attenzione
all’introspezione, l’indimenticabile storia di una donna santa, un’au-
Massimo Bucchi
Caro Mao perché sei morto
Marsilio
pp. 236 €. 14,00
Avrebbe anche potuto intitolare questo libro “Io l’avevo detto”: perché è assolutamente vero che la satira è, in qualche misura, profetica.
E come i sismografi, registra vibrazioni che preannunciano un movimento, uno sviluppo, un pericolo. Sfogliando questo libro, l’attenzione
deve appuntarsi sulla data, sull’anno in cui ogni vignetta è stata fatta.
Una per tutte: nel 1993, in piena frenesia di Mani Pulite, c’è un Robespierre che dice semplicemente: “Gli italiani non hanno capito la differenza tra una Rivoluzione e una retata”. Che fosse proprio così, oggi lo
possiamo vedere più chiaramente. Attenzione però: “lo l’avevo detto” è
la riflessione su un metodo, non un grido narcisista. E Caro Mao perché
sei morto è, infatti, un libro attuale, non rivanga il passato. Il suo compito è simile a quello della vignetta (2008) in cui il moribondo esala
le sue ultime parole al prete che gli sta accanto: “Lascio a mio figlio il
cerino acceso”.
Graziella Merlatti
Di bronzo e di cielo
Ancora
pp. 208 €. 14,50
Le campane: un misterioso impasto di bronzo e di cielo, di festa e di
lutto, di tempo e di eternità. Il paesaggio dell’Europa cristiana è costellato da migliaia di campanili che “segnano il confine tra la terra e
il cielo” (F. De André). I rintocchi dei “sacri bronzi” per secoli hanno
fatto da colonna sonora alla vita delle persone e delle comunità. Questo
libro racconta storia, leggende, poesie, curiosità su campane e dintorni.
Nel marzo del 1945 pochi giorni
prima della liberazione, Mat
Maria morì in una camera a gas, secondo alcune
testimonianze si sostituì
volontariamente ad una
compagna che piangeva di
sconforto per l’idea della morte. Il suo estremo
William Wycherley
La moglie di campagna
Marsilio
pp. 374 €. 19,00
tentica testimone del XX secolo,
grande lavoratrice e pensatrice,
dallo spirito critico e creativo, che
tentò nella sua missione di fede e
fratellanza di ricercare sempre ciò
che ci unisce e non ciò che ci divide. Un libro da consigliare a tutti, grandi e piccoli, appartenenti a
qualsiasi confessione religiosa.
In una trama turbinante di intrighi e di equivoci e in un linguaggio intriso di ambiguità e
doppi sensi, si snoda la vicenda (già di Terenzio e di Molière) del cinico libertino che non
esita a fingersi impotente per avere accesso
alle stanze delle signore, gabbare i mariti gelosi e soprattutto dimostrare che le donne non
tengono tanto alla morale quanto a far salva
la loro reputazione.
Tra il 431 e il 404 a.C. si consumò nel PeloponVictor Davis Hanson
neso la lotta tra le potenze dell’epoca: Sparta e
Una guerra diversa da tutte
Atene. Victor Davis Hanson, autore di saggi che
le altre
sono già diventati dei classici, illustra la situazioGarzanti
ne politica di quel contesto e i suoi retroscena, le
pp. 471 €. 14,50
strategie dei generali, le sanguinose battaglie per
terra e per mare, nelle città e in campo aperto, con
tattiche convenzionali ma anche ricorrendo alla guerriglia,
alla tortura, all’omicidio politico, al terrorismo.
A cura di R. Mentesana
L’istruzione in un
comune rurale fra Otto e
Novecento
Olschki
pp. 114 €. 20,00
A Casellina e Torri, oggi Scandicci, l’evolversi
dall’istruzione privata alla scuola pubblica iniziò
prima che lo Stato unitario ne imponesse l’obbligo
ai comuni (1865). L’introduzione all’inventario
ricostruisce tali fasi e presenta gli oltre 800 registri
scolastici delle 14 scuole giacenti nell’archivio
storico di Scandicci; l’arco temporale coperto
parte dal 1880 e si ferma alle soglie della Riforma
Gentile. Attraverso di essi è possibile ricostruire
un quadro sociale del territorio a cavallo fra Otto e
Novecento.
In questo libro l’uomo delle acque svela i segreti del suo
successo ai limiti dell’umano. Ogni capitolo corrisponde
a una parola d’ordine e segue il filo narrativo di ciascuna
delle otto finali olimpiche del 2008: la costanza, ovvero
i 400 metri individuali misti, la determinazione, ovvero
i 200 farfalla, e poi la fiducia, il coraggio, la volontà, il
riscatto, l’impegno.
Michael Phelps
No limits
Mondadori
pp. 256 €. 17,00
LIBRI DA LEGGERE
8
Ferdinando Pellegrino
La malattia di Alzheimer
Carocci
pp. 131 €. 12,50
In una prassi medica in cui
prevale il tecnicismo l’assistenza al paziente con
Alzheimer diventa un importante momento di riflessione per recuperare la dimensione antropologica del
rapporto medico-paziente
La Reconquista
P
ochi assocerebbero la
scoperta dell’America
da parte di Cristoforo
Colombo alla Reconquista,
cioè la plurisecolare riconquista della penisola iberica
occupata dai musulmani nel
secolo VIII, eppure il mondo che sbarca alla Hispaniola, nell’ottobre del 1492, è
lo stesso che ha abbattuto le
mura islamiche di Granada
pochi mesi prima, con una
continuità anche cronologicamente apprezzabile. Parimenti le Crociate sembrano
molto lontane, pure geograficamente, dalla Reconquista, ma il mondo cristiano
intendeva la crociata non
solo come pellegrinaggio
armato a conquista o a difesa del Santo Sepolcro ma in
generale come ogni impresa
tendente, con il beneplacito
papale e con le relative indulgenze, a tutelare la fede
con le armi su ogni fronte:
dalla penisola iberica, appunto, all’Europa orientale,
interessata dalle spedizioni dei cavalieri Teutonici e
Portaspada contro i pagani
di Prussia e del Baltico, fino
al cuore della Cristianità,
aggredita dall’eresia catara.
Questi temi sono affrontati
ne La reconquista (il Mulino,
Bologna 2009, 238 pp., euro
12,50) da Alessandro Vanoli, docente presso il Diparti-
mento di Conservazione dei
beni culturali dell’università
di Bologna, che aveva già
trattato l’argomento in Alle
origini della reconquista
(Aragno, Torino 2003). Fra
quanti immaginano la riconquista come una costante e inarrestabile avanzata,
protrattasi inesorabilmente
per otto secoli, e quelli che
sminuiscono il più possibile
la contrapposizione fra cristiani e musulmani, Vanoli
sceglie «una salomonica
via di mezzo» (p. 8) — fra
l’altro accogliendo il termine «reconquista», ma con la
«r» minuscola —, che tiene
conto della fitta rete di relazioni quotidiane, scambi
commerciali e rapporti culturali fra i due contendenti,
senza però ignorare la realtà
di un lungo processo di riappropriazione territoriale,
percepito «come provvidenziale sin dalle prime cronache asturiane (cioè almeno
a partire dal secolo X)» (p.
199). La complessità e l’eterogeneità di un fenomeno a
lungo considerato come
monolitico — e gli stessi
contrasti riemergenti periodicamente fra le nascenti
monarchie iberiche — non
possono far trascurare lo
sforzo collettivo dei popoli ispanici, che acquistano
gradualmente la consape-
C
Giuseppe Zecchini
Le guerre galliche di Roma
Carocci
pp. 160 €. 14,50
LIBRI
INSERTO
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
volezza di appartenere alla
stessa comunità di destino,
anche a fronte del pressante
richiamo al jihad delle differenti dinastie islamiche.
Dopo le difficoltà del secolo
X i regni cristiani cominciano a espandersi e diventa
più evidente la caratterizzazione religiosa della loro
lotta: si afferma definitivamente il culto di Santiago,
l’apostolo Giacomo, le cui
reliquie erano custodite a
Compostela, in Galizia; le
loro imprese sono percepite
sempre più come un prolungamento delle crociate
in Oriente; viene incentivata la presenza dei nuovi
ordini religioso-militari dei
templari e degli ospedalieri, cui si affiancano quelli
sorti nella penisola, quello
castigliano di Calatrava,
quello leonese di Alcántara,
quello portoghese di Avis e,
unico non legato ai cistercensi, quello di Santiago,
nato per difendere i possedimenti dell’arcivescovado
di Compostela. L’equiparazione della Riconquista
alla crociata favorisce la
partecipazione, talvolta decisiva, di volontari europei
alle fasi della lunga guerra:
vengono ricordati il contributo della flotta pisana alla
spedizione balearica degli
anni 1113-1115, la presenza
di nobili franchi nell’assedio vittorioso di Saragozza,
nel 1118, e l’aiuto d’inglesi,
normanni e fiamminghi alla
Stefano Pistolini
Mister Cool
Come funziona il metodo
Obama
Marsilio
pp. 283 €. 16,00
“Mister Cool” analizza il successo di Obama, nato dalla sua disciplina e dal lungimirante lavoro del suo team. Fatto di tecnica
del coinvolgimento, studio dell’immagine, dello stile e del linguaggio, il fenomeno Obama è in continuo divenire ora
che, da presidente, ha finalmente condotto
l’America nel XXI secolo e la sospinge a
rialzarsi da una crisi gravissima.
presa di Lisbona, nel 1147.
Nel 1212 la schiacciante vittoria degli eserciti cristiani
presso Las Navas de Tolosas,
nel più grande scontro mai
avvenuto nella penisola iberica, porta in pochi decenni
alla conclusione sostanziale
della Reconquista. Resta solo
il piccolo regno di Granada,
conquistato fra il 1482 e il
1492, dopo oltre due secoli
di riorganizzazione politica
ed economica — soprattutto
il ripopolamento dei territori
conquistati e il consolidamento di nuove istituzioni,
anche con la concessione di
privilegi, i cosiddetti fueros,
alle comunità locali e ai corpi intermedi —, segnati pure
da grandi sciagure: un forte
peggioramento
climatico,
carestie e la peste del 1348.
A Granada, come si è detto,
i Re Cattolici decidono di sostenere l’impresa di Colombo: «E anche questo momento per noi così radicalmente
“nuovo”, visto con gli occhi
di chi lo visse, fu piuttosto
la naturale prosecuzione di
un lungo e faticoso passato»
(p. 188). Vanoli descrive con
accuratezza le fasi della Reconquista, senza trascurare
gli aspetti propriamente bellici — dagli armamenti alle
tecniche di combattimento
—, l’archeologia, che continua a fornire dati nuovi sul
popolamento del territorio, e
l’antropologia.
B
A cura di Pasquale Sabbatino
Iacopo Sannazzaro
La cultura napoletana
nell’Europa del Rinascimento
Olschki
pp. VIII-430 €. 55,00
Il profilo critico di Sannazaro offre numerose tessere per ridisegnare la geografia e
la storia del Rinascimento. I saggi raccolti affrontano alcuni nodi fondamentali: la
dimensione etico-politica dell’Arcadia, il
confronto tra le Rime di Bembo e la raccolta Sonetti et canzoni di Sannazaro, il
poemetto De Partu Virginis come esempio umanistico di parafrasi biblica.
Camilla Pagani
Genealogia del primitivo
Negretto
pp. 124 € 12,00 L’antropologia scientifica dei nostri giorni,
direbbe Detienne, “inventa” l’altro per il
fatto stesso di trascriverlo e di registrarlo,
riducendo la sua parola vivente e integrale
alla materialità e alla logica di un testo. Di
qui quel “malinteso” costitutivo e strutturale che caratterizza la pratica scientifica
dell’antropologia. Malinteso che rende appunto la scienza dell’uomo sempre di là da
venire.
P. Corti, M. Sanfilippo
Storia d’Italia. Annali 24
Migrazioni
Einaudi
pp. XLVI-803 €. 95,00
CULTURA
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
onservali nella tua
I rapporti tra Roma e il mondo celtico
sono una costante della storia romana dal
IV secolo a.C. sino alla fine dell’impero.
Questi rapporti sfociarono nella creazione
della civiltà galloromana, uno degli esiti
più nobili della storia antica, eppure essi
furono scanditi per quattro secoli da una
sequela interminabile di guerre, all’inizio
guerre d’invasione dei Galli in Italia, poi
a mano a mano guerre d’espansione e di
conquista dei Romani.
è
LEGGERE
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
Francesco Pappalardo
Questo nuovo “Annale” della “Storia d’Italia” dedicato
alle Migrazioni prende spunto da due considerazioni
di fondo. La prima considerazione è la rilevanza che
nel lungo periodo i processi di emigrazione e di immigrazione hanno avuto nella storia italiana. Innanzi
tutto è stata la posizione strategica nel Mediterraneo a
rendere l’Italia uno dei nodi di quell’intensa mobilità
che ha conferito unitarietà culturale alle civiltà del
grande bacino marino. In secondo luogo è stata la
dinamica demografica esistente nelle aree di frontiera
settentrionali a conferire all’Italia un altro rilevante
ruolo strategico. In terzo luogo è stata l’incessante
mobilità interna che, nonostante la reiterata frammentazione politica del paese, ha caratterizzato i rapporti
fra diverse realtà, mettendo costantemente in contatto
le popolazioni di differenti aree economiche e sociali. La seconda considerazione investe l’attualità
che i fenomeni di emigrazione e immigrazione hanno assunto oggi, nel breve periodo, sotto lo stimolo
delle tendenze affermatesi negli ultimi venti anni.
Martha Gellhorn
I volti della guerra
Il Saggiatore
pp. 379 €. 22,00
Dalle notti madrilene squarciate dalle bombe della
Guerra civile spagnola, nel 1936, alle guerre in America Latina degli anni novanta, percorrendo le paludi
del Vietnam e battendo i deserti del Medio Oriente, “I
volti della guerra” narra le storie - di ferocia, amore
e sofferenza - dei despoti e delle vittime dei conflitti
del secolo scorso. Martha Gellhorn - antesignana delle corrispondenti di guerra, tra i primi a testimoniare
l’orrore del campo di concentramento di Dachau - ha
raccontato, con i suoi reportage, i fronti più caldi del
XX secolo. Una scrittura immediata e realistica sensibile ai suoni, agli odori, alle parole, ai gesti dei
luoghi visitati - e un’infallibile capacità di cogliere e
custodire l’estrema varietà di esperienze vissute hanno dato forma alla “visione umana del mondo” della
grande reporter. Questo libro è ormai un classico del
giornalismo moderno.
iblioteca
Zeffiro Ciuffoletti
Alla ricerca del “vino perfetto”
Olschki
pp. VIII-180 €. 20,00
“Il vino riceve dal Sangioveto la dose
principale del suo profumo [...] dal Canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo [...]; la Malvagia [...] tende a diluire il prodotto delle due prime
uve [...]”: è il celebre brano della lettera
di Ricasoli a Studiati che ha segnato la
nascita della storia moderna del Chianti
Classico.
E. Ambrosi, A. Rosina
Non è un paese per giovani
Marsilio
pp. 111 €. 10,00
Gli autori analizzano senza sconti le responsabilità di due generazioni, in modo
diverso protagoniste in negativo dell’Italia
di oggi. Padri che monopolizzano spazi e
risorse disponibili, senza curarsi del bene
comune; figli che dipendono morbosamente dalla famiglia, senza coraggio né
capacità di immaginare un futuro diverso:
sono alcuni dei motivi che rendono l’Italia
un paese che non cresce.
N. Ciopponi, P. Marcelli
Non ci resta che mangiare
Edizioni Clandestine
pp. 180 €. 10,00
In queste pagine, storia, gastronomia ed
arte culinaria si fondono a sensazioni,
stati d’animo, sapori e profumi. In esse
sono indicati, con capacità ed ironia, i
mutamenti intercorsi nel campo alimentare dalla preistoria ai giorni nostri, permettendo al lettore di essere ospite alla mensa
greca o di essere a cena con gli Etruschi,
abbuffarsi con i Romani e, perché no, di
pranzare sulla Luna! Philippa levine
L’impero britannico
Il Mulino
pp. 293 € 25,00
All’impero britannico Philippa Levine ha
dedicato un profilo che presenta forti elementi di originalità: non si limita infatti a
tracciare la parabola politica dell’impero,
dalla sua prima formazione alla decolonizzazione dell’ultimo dopoguerra, ma
racconta con vivezza anche che cosa ha
significato vivere in un impero per gli
uomini e le donne che vi si sono trovati,
tanto da dominatori quanto da dominati.
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
Letteratura Mediterranea
INSERTO
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
Giovanna Crisà
J
asmine Watts è sul punto
di coronare il suo sogno:
dopo un’adolescenza di
povertà e abusi, e un passato
da spogliarellista, è riuscita
a riscattarsi e a entrare nel
mondo dorato delle mogli e
fidanzate dei calciatori, fatto
di feste, servizi fotografici e
shopping. Tuttavia, quando
mancano pochi giorni al matrimonio con Jimmy, giovane
promessa del calcio inglese,
il passato torna a tormentarla
Q
Mogli e fidanzate
e minaccia di negare il lieto
fine alla sua favola. Lila ha
abbandonato una fortunata
carriera d’attrice per sposare il divo hollywoodiano più
acclamato del momento. Ma
essere la moglie di una star
non è tutto rose e fiori, e anche il più magico dei sogni
d’amore può trasformarsi in
un incubo: dopo la nascita
dei due figli, Lila è costretta
ad accettare dolorosi compromessi per non perdere
il marito. Maxine ha già tre
divorzi alle spalle, ma i fallimenti non hanno scalfito
il suo ideale di matrimonio
perfetto, e quando incontra
Carlos le sembra proprio di
aver trovato l’uomo giusto.
Peccato che sia già sposato... Ambiziosa giornalista
d’assalto, Grace è la regina del gossip, sempre a
caccia dello scoop, senza
curarsi delle conseguenze
che i suoi articoli possono
avere sui protagonisti del
jet set. Totalmente dedita
al lavoro, non ha mai avuto
né il tempo né il desiderio
di impegnarsi sentimentalmente, accontentandosi di
Vacanze inglesi
uando, all’ultimo
momento, Howard
decide di non andare in vacanza, Elizabeth
non si perde d’animo: se
suo marito deve rimanere
in città per mandare avanti
la prestigiosa e remunerativa agenzia immobiliare,
lei non può certo rinunciare a una pausa più che
meritata (da che cosa?, si
chiede spesso Howard)
nell’albergo più esclusivo
della costa inglese e fare
sfoggio dei suoi nuovissimi, elegantissimi e firmatissimi abitini estivi. Certo la compagnia non è un
granché... L’amica Melody, sempre a caccia di uo-
mini, ha la sua pargoletta
ululante al seguito; i vicini
di casa Brian e Dotty invece, chissà perché, hanno
preferito ritirarsi nell’entroterra. Be’, poco male,
si possono fare nuove
amicizie: sicuramente non
l’elegantone che le ronza
attorno, si vede lontano un
miglio che è un playboy di
professione; invece la bellissima Lulu sembra essere
una persona molto interessante: effettivamente ha un
gusto magnifico in fatto di
vestiti e poi bisogna starle
accanto, con quel marito
terribilmente geloso che
si ritrova... Senza alcuna
pietà per i suoi personaggi,
Katie Agnew
Mogli e fidanzate
“Vacanze inglesi” mette a
nudo lo snobismo e le invidie di un mondo che usa
il sesso come strumento di
potere e che non ammette
ostacoli (tanto meno se originati da un vago accenno
di coscienza) fra sé e la
realizzazione dei propri
desideri.
La teoria delle nuvole
A
per sottrazioni successive
giunse a dipingere solo
nuvole e ad eliminare tutto
il resto; lo scienziato Richard Abercrombie, soggiogato da una tale passione enciclopedica da fare il
giro del mondo per scoprire come mutano i cicli del
pianeta e, per una bizzarra
concordanza, le varie forme del sesso femminile.
G. C.
pp. 462 €. 19,50
J.M.G. Le Clezio
Terra amata
Bur
pp. 260 €. 9,50
prima infanzia il piccolo Chancelade si
Christopher Moore
Suck!
Una storia d’amore
Elliot
pp. 285 €. 16,50
sente dire dalla nonna:
“La vita è così corta”.
Un avvertimento quasi minaccioso, che si
incide in profondità
Essere morti non è per
nella sua mente. Ma
niente divertente. Ma
ne fa tesoro e si ripro-
vero schifo! Chiedetelo
a Tommy, che al risveglio dopo una notte indimenticabile scopre di
essere stato vampirizzato da Jody, la rossa tutto
pepe di cui è follemente
innamorato…
Èdouard Bourdet
Siegried Lenz
Un minuto di silenzio
Neri Pozza
pp. 125 €. 14,50
Christian e Stella sono usciti in mare con un dinghy, una piccola imbarcazione a vela perfetta per
il vento forte e teso del Mare del Nord che increspa magnificamente quelle acque cristalline, e spazza chilometri
e chilometri di maestose falesie e spiagge di sabbia finissima.
Giunti sulla spiaggia dell’Isola degli uccelli, una minuscola striscia di terra in mezzo al mare su cui volteggiano come un turbine
bianco centinaia di uccelli marini, i due giovani sono stati sorpresi da un’improvvisa tempesta di vento e pioggia. Christian ha
condotto Stella in una baracca rivestita di canne sulla spiaggia,
un rifugio dove un vecchio ornitologo è solito andare durante la
bella stagione. La porta era ancora appesa sui cardini, sulla stufa
di ferro vi erano ancora una pentola e un bicchiere d’alluminio,
e al centro un giaciglio fatto di alghe secche e tavole di legno inchiodate. Stella si è messa subito a sedere su quel letto improvvisato, la sigaretta in bocca e una canzone sconosciuta sulle labbra.
Bellissima, i capelli neri e gli occhi chiari e splendenti, ha sorriso
a Christian e l’ha invitato a sedersi accanto a lei. Christian le è
scivolato accanto, le ha posato una mano sulla spalla e, desiderando che quel contatto fisico durasse più a lungo possibile, le
ha accarezzato la schiena. Solo allora Stella ha gettato la testa
all’indietro e l’ha guardato sorpresa, come se avesse sentito o
scoperto qualcosa d’inatteso, qualcosa che non aveva previsto,
qualcosa che pensava impossibile.
A.M. Homes
In un paese di madri
Feltrinelli
pp. 294 €. 17,50
Un giorno della sua
essere “non morti” è un
Stéphane Andeguy
La teoria delle
nuvole
Fazi
pp. 301 €. 18,00
Mondadori
G. C.
Joseph Connolly Vacanze inglesi Il Saggiatore pp. 375 €. 17,00
kira Rumo, un
anziano
stilista
giapponese, vive a
Parigi in una casa piena di
libri. Le sue origini sono
misteriose: non si sa da
dove venga, non si sa che
età abbia. Un giorno come
tanti Akira decide di assumere una giovane bibliotecaria, Virginie Latour,
per catalogare la sua immensa collezione di opere
dedicate al più mutevole
dei soggetti: le nuvole. A
lei, che lentamente saprà
conquistarne la fiducia,
confida il segreto di una
genealogia della scienza e
della poesia meteorologica, in parte reale in parte
immaginaria, cui hanno
partecipato uomini che la
Storia ha spesso ignorato.
Luke Howard, lettore appassionato delle geografie
del cielo, che all’inizio
del XlX secolo ha per primo classificato e dato un
nome alle nubi; il pittore
inglese Carmichael, che
relazioni clandestine con
uomini sposati. Ma qualcosa arriverà a scalfire la sua
corazza di cinismo e spregiudicatezza.
9
mette di vivere quanto
più intensamente gli
riesce, cercando di
non perdere nemmeno
un secondo del tempo
che ha a disposizione…
“In un paese di madri” narra il rapporto fra Jody
Goodman, ventenne alle prime armi col mondo del cinema, e
Claire Roth, affermata psicologa quarantenne, sposata e con
due figli, che da ragazzina era rimasta incinta e aveva dato
la figlia in adozione. Con il procedere della terapia, Claire
comincia a sospettare che Jody sia proprio la figlia da cui si
separò vent’anni prima e dirotta l’argomento delle sedute, che
inizialmente dovevano concentrarsi sulla situazione affettiva
e lavorativa di Jody (in crisi rispetto alla sua scelta di andare
alla scuola di cinema di Ucla), verso la famiglia di Jody e in
particolare verso le circostanze della sua adozione. Tutti i dettagli collimano: le date, i luoghi, le persone. Ma come deve
comportarsi Claire allora? Tutti quegli aspetti della vita di
Jody che il distacco della professione le permetteva di vedere
come innocua o semplice esperienza di vita, improvvisamente la toccano da vicino, le appaiono come terribili minacce
per la figlia. In un crescendo di ansia e tensione, Claire perde
lucidità e sconfina in un territorio pericoloso, morboso, ossessivo, fino a spingere Jody a scappare. Il legame fra le due,
però, reale o immaginario che sia, non è facilmente solubile e
le due dovranno incontrarsi ancora una volta...
Joseph O’Neill
La città invincibile
Rizzoli
pp. 283 €. 19,00
La città invincibile è la storia di Hans van
den Broek, olandese a New York, che la
moglie, all’indomani dell’11 settembre, ha lasciato solo
a guardare il suo matrimonio andare in pezzi. Ed è la
storia del mondo nuovo che Hans scopre tra le macerie
della tragedia: dal Chelsea Hotel ai parchi dorati dall’autunno, la sua è una New York meravigliosa e ferita, che
cerca di sopravvivere a se stessa e al suo mito. È ancora
la città del sogno americano, sognato da chi americano
non è. Indiani, pakistani, turchi, caraibici: è con loro che
Hans si incontra, unico bianco, per trascorrere nostalgici pomeriggi giocando allo sport di quand’era ragazzo,
il cricket. Ed è tra loro che conosce un sognatore vero,
entusiasta e geniale: Chuck Ramkissoon, un Jay Gatsby
nato a Trinidad, grandioso e tragico sbruffone con “una
certa esperienza di questioni di vita o di morte”. E un
motto: think fantastic. Sarà grazie a Chuck, e all’umanità vitale e colorata che gli sta intorno, che Hans ritrova
un po’ di se stesso, e rimette pian piano insieme i pezzi
sparsi della sua esistenza.
Religione
10
Per non dimenticare
Eluana
I
n Estate abitualmente si legge qualche
libro; ne consiglio uno, La vita in gioco.
Eluana e noi, a cura di Massimo Pandolfi, edito dalle Edizioni Ares di Milano
(www.ares.mi.it), 224 pp. 13 euro. Tutti
parlano di te, ragazza discreta, e dicono di
sapere cosa sei e quale sia la tua giustizia…
Sono alcune delle frasi del monologo in versi di Davide Rondoni, pubblicate all’inizio
del libro. Il tiranno non muove più le corazzate, e non ha bisogno delle occhiute polizie. Muove, paga intellettuali dalle menti
lucide, parolai che svuotano le parole, il tiranno muove gente d’immagine e senza anima che convinca che tutto è solo apparenza
/ Non la chiamano esecuzione./ e così si
può uccidere in nome delle idee, delle idee
buone, si è ucciso, si uccide, si ucciderà in
nome delle idee piene di bontà…Chissà se
un giorno queste parole su Eluana così dense e piene di significato verranno studiate
in qualche scuola della nostra bella Italia.
Quale battaglia si è combattuta, si chiede
Aldo Maria Valli, utilizzando come terreno
di scontro il povero corpo di quella donna?
Il libro trae spunto dal caso Englaro, che
tante polemiche ha suscitato, per argomentare che il primo diritto da difendere non è
quello di morire, ma il diritto a vivere. In
queste pagine si vuole presentare le persone
che testimoniano cristianamente o laicamente, la vita, qualunque vita, che vale di più della malattia e della morte. Il libro innanzitutto
intende dire le cose come stanno, e questo
non significa assumere una posizione dura,
cattiva, integralista. Tra le cose più semplici da dire, la cronaca dei fatti, è che Eluana
è morta perché si è deciso di non darle da
bere e da mangiare. Dire che con la morte di
Eluana è stata introdotta in Italia l’Eutanasia,
forse è poco, perché Eluana non era neanche
una malata terminale, non aveva un male
misterioso che l’avrebbe portata alla morte:
aveva solo bisogno di essere nutrita, idratata e pulita. Inoltre la sua richiesta di morte,
era presunta, ricostruita da uomini, mai mes-
Antonio Thellung
L’inquieta felicità di un
cristiano
Paoline
pp. 159 €. 12,00
Testimonianza di esperienze vissute e
viventi, che passano attraverso l’elogio
della vita coniugale, con la precisazione
che andare d’accordo non è assenza di
conflitti ma litigare tenendosi per mano.
Nella vecchiaia, poi, il matrimonio diventa ancor più bello, fino a schiudere
le porte a una vera e propria estasi coniugale. Ne scaturisce un sorprendente
panorama sull’inquieta felicità di un cristiano che si confronta con i suoi limiti.
André Vingt-Trois
I segni che Dio ci dona
Messaggero
pp. 96 €. 10,90
Alla luce del vangelo, l’arcivescovo di
Parigi evoca la morte, la sofferenza, la
gioia, l’infanzia, il tempo che passa. Ricorda quindi “che cosa significa amare”,
perché “la premura divina tocca sia quelli
che lo conoscono già, sia coloro che non
lo conoscono ancora”. Questo testo arriva al momento giusto per ripeterci che i
segni hanno un senso e danno senso alla
nostra vita.
sa per iscritto. Ancora un altro dato di fatto
è che i giudici hanno dato l’ok alla morte di
una persona. Eluana è morta per una sentenza ha detto il ministro della Giustizia Alfano,
anzi Eluana è morta per un semplice decreto
(luglio 2008, Corte d’Appello di Milano). Un
altro dato di fatto, evidente a tutti, è che gli
stessi giudici hanno indossato anche il camice
bianco e si sono trasformati in medici. Infatti
La Corte d’Appello ha autorizzato la sospensione di alimentazione e idratazione di Eluana,
dettando ai medici tutte le regole di condotta,
una era quella di umidificare frequentemente le
mucose. Un’altra verità da dire è che i mass
media, per mesi interi, tutti hanno “visto un altro film”, sganciato dalla realtà, soltanto nelle
ultime settimane l’opinione pubblica si è forse
resa conto che Eluana Englaro non era attaccata a nessuna macchina, che non c’erano più
spine da staccare, che questa ragazza non era
in coma ma in stato vegetativo; cioè dormiva,
si svegliava, le suorine le facevano anche fare
ginnastica. Eppure, per tanti anni, sui quotidiani e suoi siti internet dei quotidiani, rimbalzava lo stesso, fuorviante sondaggio:‘E’
giusto o no staccare la spina?’ Tutti immaginavano Eluana attaccata a quali macchinari.
Invece, nella cameretta non c’era altro che un
semplicissimo sondino, tante fotografie, dei
bambolotti di peluches e la musica a tutto volume. In pratica c’era semplicemente una persona. Una persona che per vivere aveva solo
bisogno di essere aiutata a nutrirsi, idratarsi.
Invece è morta di fame e di sete. Una cosa
disumana. Un omicidio fra i più crudeli che
possono esserci, ha scritto Mario Melazzini.
Ha vinto l’uomo ideologico che per non dire
che vogliamo farla morire di fame e di sete
(ad Eluana) diciamo che è necessario applicare il protocollo. Come nel caso del bambino che non vogliamo, invece di dire che lo
uccidiamo nel ventre della mamma diciamo
che la donna fa un’interruzione volontaria di
gravidanza.
L
Domenico Bonvegna
I
“Mi limito a sottolineare quanto sia significativo che, per ricordare Giuseppe Barbaglio, rifletteremo per due giorni su Gesù e
su Paolo, sul messaggio cristiano tra fede
e ricerca. Fede e ricerca. Una fede che non
si accontenta di verità impacchettate e che
cerca sempre: ha già trovato in un certo
senso, ma ancora cerca e non ha paura di
nessuna domanda” (dall’Introduzione di D.
Garrone).
Jean-Pierre Longeat
Una giornata da monaco
Messaggero
pp. 144 €. 11,00
Che cosa capita dietro le pesanti porte di
un monastero? Di che cosa si occupa un
monaco durante la sua giornata? Il silenzio è obbligatorio? Come poter vivere
giorno dopo giorno celibato e povertà nella condivisione? L’abate di Ligugé risponde a tutte queste domande con sincerità e
senza nascondere le difficoltà incontrate,
descrivendo lo svolgersi della giornata di
un monaco.
Riflettiamo con i Libri
Andrea Vacaro
L’ultimo esorcismo
Edb
pp. 150 €. 14,60
Le nuove scienze ci prospettano una radicale estensione della vita a seguito di una radicale manipolazione
dell’uomo. I filosofi parlano allora di ‘post-umanità’,
‘homo cyborg’, ‘tecno-umanesimo’. Il volume conduce
attraverso le teorie, gli argomenti e i protagonisti di questo nuovo passaggio epocale, che tocca la concezione
stessa dell’uomo e che ha ricadute anche sul versante
teologico o, più semplicemente, sulla nostra visione
religiosa.
Qual è il significato autentico del terzo settore? Quale posto assume nella evoluzione dello stato sociale?
Con quali ruoli? Qual è il rapporto fra le componenti
del terzo settore? Ha anche un ruolo politico? Sono
alcuni dei temi che vengono sviluppati nella pubblicazione, guardando agli sviluppi futuri.
A cura di Pietro Boffi
Convivenze e
matrimonio cristiano
Paoline
pp. 129 €. 11,00
Don S. Browning
Etica cristiana e psicologie
morali
Edb
pp. 344 €. 32,50
Messaggero
pp. 96 €. 7,00
A cura di Edoardo Barbieri
Chiesa e cultura
nell’Italia dell’Ottocento
Edb
pp. 192 €. 9,80
Che cosa possono imparare l’etica filosofica e la
morale cristiana dai processi psicologici? Come
combinare l’atteggiamento precettistico e lo sviluppo del senso morale nella persona?
L’autore propone una risposta approfondita a tali
problemi, nella convinzione che la psicologia
morale contemporanea sia in grado di offrire un
contributo specifico all’etica cristiana
Queste pagine affrontano con umiltà e coraggio
la situazione di abbandono in cui viene a trovarsi
il separato, la descrivono da vicino, invitano a
percorsi concreti per non perdere il contatto con la
comunità ecclesiale.
S
Giovanni Nervo
Terzo sistema o terzo
settore?
Il libro fornisce le coordinate principali e qualche
utile indicazione pratica, perché gli operatori pastorali possano affrontare con equilibrio i delicati
problemi che la presenza di coppie già conviventi
pone alla dinamica dei corsi prematrimoniali,
rifuggendo i due estremi: un atteggiamento di condanna e rifiuto o una accettazione silenziosa del
dato di fatto.
In un’epoca in cui l’esigenza di riflettere
sull’identità italiana appare quanto mai sentita,
il volume indaga il rapporto tra Chiesa e identità culturale nazionale prendendo in esame il
secolo XIX, scelto perché decisivo per la creazione dell’Italia moderna. Con una forte semplificazione, si potrebbe affermare che nell’Ottocento finiva davvero la societas christiana e
nasceva la società moderna.
ibri dello
A cura di Carla Busato
Barbaglio
I mille volti di Gesù
Edb
pp. 152 €. 11,90
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
pirito
Godfried Danneels
Il credo
La gioia di credere
Edb
pp. 80 €. 6,90
“Il Credo evoca l’immagine di una compressa effervescente chiusa nella scatola: solo quando viene sciolta nell’acqua,
comincia a sprigionare forza. Bisogna
sciogliere il Credo nell’acqua di una vita
vissuta. Dal dovere di credere dobbiamo
passare alla gioia di poter credere”.
(dall’Introduzione).
Bernard Peyrous
Vita di Marthe Robin
Effatà
pp. 400 €. 19,50
Marthe Robin è senza dubbio una delle figure più affascinanti del XX secolo.
Questa contadina, costretta a letto per
sessant’anni, ha ricevuto nella sua camera
più di centomila persone! Ha cambiato la
vita di centinaia di persone illuminando,
consolando, incoraggiando. E ha fatto tutto questo restando un’anima semplice, affabile, diretta, dotata di un buon senso, un
umorismo, un’intelligenza pratica che la
rendevano una creatura eccezionale.
Comunità di Caresto
Siamo separati e
adesso
Effatà
pp. 144 €. 10,00
Romano Penna
Paolo scriba di Gesù
Edb
pp. 240 €. 21,50
Il Nuovo Testamento si apre con i Vangeli e gli Atti degli apostoli e solo dopo
compaiono le Lettere di Paolo. Tale disposizione può suggerire l’idea che i
Vangeli siano i primi scritti su Gesù,
mentre in realtà, dal punto di vista cronologico, i primi testi sono dell’Apostolo. Una ventina d’anni dopo la morte di
Gesù, Paolo comincia infatti a scrivere
alle comunità. Nelle sue lettere autentiche, per 28 volte viene usato il termine
“evangelo”; il vocabolo ricorre 60 volte
nell’epistolario paolino e 76 volte in tutto
il Nuovo Testamento.
Niklaus Brantschen
Verso il centro del cuore
Messaggero
pp. 96 €. 8,00
Il nostro tempo è caratterizzato dall’attività febbrile e dal chiasso. In questa
situazione è un dovere salvare il silenzio, limitare la velocità. E occorre anche scoprire dentro di noi il luogo in cui
regna il silenzio, il luogo in cui il tempo
e l’eternità si incontrano nella pienezza
del momento presente. Come può l’uomo trovare il suo centro? Come si può
trovare pienezza e felicità?
Attualità
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
11
Giovannino Guareschi italiano libero
P
er ricordare i quarant’anni
dalla scomparsa di Giovanni Guareschi (1908-1968)
si è svolta a Roma, organizzata
dall’Associazione Famiglia Domani, una tavola rotonda cui hanno partecipato personalità della
politica e della cultura quali Renato Farina, deputato del Popolo
della Libertà e giornalista del quotidiano Libero, Roberto de Mattei,
vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Monica
Mondo, conduttrice dell’emittente televisiva Sat 2000 nonché
firma de L’Osservatore romano e
lo scrittore Marco Ferrazzoli che
nel corso della serata ha presentato il suo ultimo saggio: Non solo
don Camillo. L’intellettuale civile
Giovannino Guareschi (L’Uomo
libero, Roma 2009). In apertura
de Mattei ha spiegato brevemente
chi è stato l’intellettuale Giovannino Guareschi e soprattutto che
cosa ha significato la sua figura
D
nell’Italia del dopoguerra per la
formazione di intere generazioni. Due erano le caratteristiche
che qualificavano il Guareschipensiero, riflesse profondamente
nel Guareschi-uomo. Anzitutto la
fede cattolica, amata e professata
pubblicamente senza falsi timori e senza vergogna in un periodo storico in cui dirsi “cristiani”
iniziava ad essere un dato non
più scontato e, soprattutto negli
ambienti culturali che andavano
per la maggiore, si sarebbe rivelato più un ostacolo che un aiuto.
La seconda, ad essa strettamente
collegata, era un anticomunismo
vivo, ragionato, sferzante e mai
retorico. Come ha sottolineato Renato Farina prendendo la parola
infatti, Guareschi era anticomunista proprio perché profondamente
cattolico e amante della verità,
della giustizia e della bellezza
(“Odiava il comunismo perché
amava gli uomini” ha ripetuto più
volte l’originale penna di Libero).
Questa integrità morale peraltro,
gli sarebbe costata cara più avanti
quando per la fedeltà alla verità
finì per ben due volte in carcere,
anche con la complicità di alcuni
politici democristiani importanti.
Si avvicinava infatti il periodo
del compromesso storico, ovvero
dell’alleanza semplicemente impensabile fino a pochi anni prima
e da lui mai giustificata, tra l’ideologia che negava l’esistenza stessa
di Dio (rappresentata in Italia politicamente dal PCI) e il principale partito cristiano del Paese che
portava addirittura la croce sullo
stemma. Quelli che oggi si sarebbero definiti ‘cattolici adulti’ rappresentavano già per il lungimirante Guareschi un Cristianesimo
solo di facciata molto pericoloso
poiché di fatto erodevano i voti
dei credenti più semplici e quindi
più puri, per venderli al nemico
di sempre scendendo a compro-
Verso una nuova era
ove va il mondo? Cosa
sta succedendo alla nostra societàw? Quali sono
gli effettivi rapporti tra Occidente
ed Oriente? Vi è per davvero un
“new deal” nella politica estera
americana? A che punto è il reale
stato di democrazia nel mondo?
Interrogativi questi che giorno
dopo giorno ognuno di noi si dovrebbe porre, per la realizzazione
di quella “pax mundi” tanto agognata ed auspicata da tutti. Una serie di testi sebbene non ci diano la
chiave per poter risolvere a pieno
il problema per lo meno cercano
di farcelo comprendere. Cercano
di farci capire qual è il reale stato
della società contemporanea ed a
che cosa sta andando incontro il
cittadino mondiale nella odierna
società globale e globalizzata. Testi che si badi bene non sono del
tutto “freschi di stampa”qualcuno
infatti seppur non recente ha però
l’abilità di farci ritenere che la
nostra società non si è totalmente
evoluta. Testi come quello di Ian
Buruma e Avishai Margalit “Occidentalismo” (Einaudi) analizzano
i pregiudizi e le radici storiche di
un Occidente disumanizzato: esso
è una sorta di “spedizione archeologica” nella cultura occidentale:
gli autori dimostrano infatti come
l’Occidente senz’anima è capace solo di un “pensiero-calcolo”,
che non è altro che un’immagine
nata ed alimentata in Occidente.
Una società dove si rovescia nella
versione “occidentalista” dei fondamentalismi islamici che ritraggono un’intera società come una
massa di decadenti avidi, premessa
intellettuale alla loro distruzione.
A questa versione dell’occidentalismo si contrappone un altro
libro dell’intellettuale palestinese
Edward Said “Orirntalismo” (Feltrinelli) in cui si ipotizza la visione
degli occidentali sull’Oriente. Una
sorta di dialogo a distanza dove il
termine “orientalismo” indica i diversi modi in cui la cultura europea
ha cercato di conoscere e appropriarsi dell’Oriente, ricavandone
una nozione collettiva che ha permesso di identificare un “noi” europei in contrapposizione agli “altri” non europei. L’analisi di Said
muove dall’accezione più classica
- orientalismo come insieme delle
discipline accademiche che studiano usi, costumi, letteratura e
storia - per poi passare all’esame
dell’orientalismo come concezione culturale fondata su una distinzione ontologica tra Oriente e
Occidente, fonte di molte opere di
scrittori e pensatori. Con intenti diversi si muove lo scrittore statunitense Noam Chomsky che nel saggio “Il bene comune” (Piemme) si
rende portavoce di un’emozionata
difesa della forza della democrazia
– in particolare quella americana –
nel mondo contemporaneo. Un sistema in cui crescono a dismisura
il potere e i privilegi della sparuta
minoranza dei più ricchi a dispetto della maggioranza dei cittadini
non può dirsi una democrazia. Lo
aveva già capito Aristotele, anche
se oggi le sue paiono le parole di
un pericoloso radicale contemporaneo. Parte da qui questa lucida
invettiva che analizza, denuda e
denuncia misfatti e menzogne con
cui i centri di potere finanziari e
le multinazionali cercano di paralizzare le istituzioni democratiche
ed assumerne il controllo. E senza
offrire illusorie formule magiche,
Chomsky invita a riappropriarsi
di strumenti e spazi che consentano di essere realmente cittadini
e non solo sudditi ed obbedienti
consumatori. Sulla stessa linea si
muove un altro scrittore statunitense Charles A. Kupchan che nel
“La fine dell’era americana” (Vita
e pensiero) invita gli USA a rivedere la sua politica estera, abbandonando la sua posizione “unilateralista”, assunta negli ultimi tempi.
Negli anni Novanta in effetti era
opinione diffusa che la caduta del
muro di Berlino avesse decretato
il trionfo della democrazia liberale
e del capitalismo di mercato, cancellando l’ultima grande linea di
demarcazione ideologica. Sarebbe
cominciata un’era di prosperità
economica e di pace stabile, sotto
l’egida dell’unica superpotenza
planetaria rimasta: gli Stati Uniti.
In realtà la fine della Guerra Fredda ha segnato paradossalmente
non la vittoria definitiva dell’America, ma l’avvio del suo declino e
un periodo di forte instabilità. L’incalzare di concorrenti economici e
politici, quali la Cina e la stessa
Unione Europea, non si concilia
con il dominante “unilateralismo”
americano in materia di politica
estera ed impone all’America di
ridefinire la sua egemonia mondiale. I reali ed effettivi rapporti
tra Europa e Stati Uniti vengono
approfonditi in un saggio del politologo Timothy Garton Ash. Egli
analizza in “Free world” (Mondadori) le consonanze ed i contrasti
nella lotta al terrorismo, ma non
solo, tra le due superpotenze. In
verità negli ultimi anni, almeno dal
momento in cui gli Stati Uniti hanno iniziato ad avanzare l’ipotesi di
un attacco contro l’Iraq di Saddam
Hussein, è andato profilandosi una
sorta di scontro fra l’Europa e gli
USA, in cui i partiti di destra e
quelli di sinistra di ciascun paese
si sono profondamente divisi tra
posizioni “europeiste” ed attente
alla collegialità delle decisioni in
campo internazionale, e posizioni “atlantiste”, dove la minaccia
del terrorismo che prende origine dall’Islam radicale renderebbe
necessario un allineamento con la
politica di George W. Bush e le
sue scelte unilaterali. In questo libro Timothy Garton Ash sostiene
come queste divisioni siano assolutamente dannose per entrambe
le parti. Da ultimo il premio Nobel per l’economia 1998, Amartya
Sen, ha voluto tracciare nel suo
libro “La democrazia degli altri.
Perché la libertà non è un’invenzione dell’Occidente.” (Mondadori), le difficoltà incontrate dalla
coalizione angloamericana nel secondo dopoguerra iracheno, sostenendo che esse hanno portato alla
ribalta il problema della possibilità
di “esportare” forme di governo
democratico, di matrice occidentale, in paesi che ne sono privi. Inserendosi in questo acceso dibattito
Amartya Sen, illustra l’esistenza
di secolari tradizioni democratiche in paesi attualmente oppressi
da regimi totalitari, e invita a non
commettere un ulteriore peccato
di “imperialismo culturale”: l’appropriazione indebita dell’idea di
democrazia. L’autore ci suggerisce di esplorare e sviluppare quegli aspetti della democrazia che
sono valori condivisi dalla storia
Guareschi con la famiglia
messi perfino sui punti fondamentali dell’antropologia cristiana (anzitutto l’indissolubilità del
vincolo matrimoniale e il valore
assoluto della vita umana). “Sono
un borghese di destra, un reazionario”: così si definiva l’autore
di Don Camillo e Peppone, forse
l’unico vero cantore della famiglia italiana dai tempi dell’immortale Alessandro Manzoni de I
promessi sposi. Si appassionava
quindi alla politica ma senza entrare nell’agone in prima persona
proprio perché si reputava uno
scrittore e viveva di scrittura, o,
in senso più ampio: di cultura
(fu anche giornalista, saggista e
regista cinematografico). Politico
ma non partitico dunque, come
ha sostenuto Monica Mondo, eppure appassionato come pochi lo
sono stati dei valori più alti della libertà, del dovere quotidiano,
dell’onore civile: una sorta di
‘intellettuale totale’. Secondo la
giornalista il nome di Guareschi
ancora oggi continua a dividere
gli italiani: “per i
suoi detrattori rappresenta un’Italia
arruffona, bigotta, superstiziosa e
ignorante. A nostro
avviso invece quella di Guareschi è
un’Italia umanissima e popolare
che preferisce la
canonica o l’aia
al loft”. Come
infatti hanno dimostrato alcuni
interventi di personalità politiche proiettati durante la serata
insieme ad estratti dei film di
Don Camillo e Peppone, Guareschi era temuto proprio perché
amante dei valori umani più
autentici, in definitiva cristiani:
“Era il nostro nemico” ammise
una volta Miriam Mafai. Marco
Ferrazzoli, in conclusione, ha
spiegato che era l’ansia missionaria dello scrittore cattolico a
preoccupare, a ragione, il comunista di allora: “Guareschi
non vedeva nel marxista un
nemico, ma qualcuno da convertire. Per lui il comunista
emiliano medio era un piccolo borghese, proveniente dalla
tradizione cattolica, che tentava di affrancarsi dalla sua
condizione di sottoproletario,
quindi qualcuno che, in fondo,
poteva essere salvato”.
Omar Ebrahime
Il Faust di Goethe al teatro Bellini
N
apoli - Rivolgendosi a se
stesso, Mefistofele così
si congeda a fine spettacolo, constatando che l’anima
del suo Faust è presa in consegna
dagli angeli: Che vergogna per
il più astuto dei diavoli! Mefisto
hai perduto. Ancora una volta sei
rimasto solo. Si chiude con il sapore della commedia un testo che
ha tutti i caratteri della tragedia. Il
“Faust” di Johann Wolfgang Goethe, come lo stesso scrittore lo
definiva, è un grande gioco molto
serio, cercando con un ossimoro una sintesi letteraria difficile
da trovare. Perché il Faust non è
solo un patto con il diavolo, che
è diventato finanche un modo di
dire, ma l’insieme delle contraddizioni umane, uno scontro tra
ragione e sentimento, desiderio
di andare oltre e paura di rischiare, come quando a un bivio per
un attimo ti fermi, sai che tornare indietro non si può e allora
scegli una strada delle due e sai
anche che al primo passo seguirà
un secondo e tanti ancora; e tutto
il mondo cambia intorno, da una
scelta dipendono anche i destini altrui… Il fascino del testo di
Goethe, vissuto nella fruizione di
una messinscena teatrale, smuove
le coscienze, impone di fermarsi e
ragionare sulla nostra condizione
di uomini, ora tragica ora eroica,
ora degna ora insignificante. Se
poi lo spettacolo è quello messo in
scena dalla compagnia di Glauco
Mauri e Roberto Sturno, allora si
assiste, attorno a un pilastro della
letteratura teatrale, alla costruzione di un edificio di una bellezza
assoluta. Mauri (che cura anche
la regia) e Sturno si alternano nei
ruoli di Faust e Mefistofele, che
più che protagonista e antagonista
(come dovrebbe essere, condizione necessaria per far scorrere la
narrazione) sono due protagonisti
(sia la coppia Faust/Mefistofele,
considerando la complessità dei
loro caratteri, sia la coppia Mauri/
Sturno, per la purezza della recitazione). Il vecchio Faust (Mauri) cede alla tentazione di tornare
giovane, vestendo i panni di Mefistofele (Sturno), e ripercorre alcuni sentieri della vita, l’amore, il
potere, la ricchezza, provocando
purtroppo dolore agli altri e anche
a se stesso. Rendendosi conto,
solo alla fine del suo percorso terreno che la libertà, come la vita, è
un premio che merita solo chi se
la deve conquistare giorno dopo
giorno. A distanza di due secoli il
testo manifesta una sconvolgente
attualità, anche grazie alla efficace traduzione e all’adattamento teatrale di Dario Del Corno e
Glauco Mauri. Le scene che cambiano continuamente (di Mauro
Carosi), i costumi (di Odette Nicoletti) e le musiche (di Germano
Mazzocchetti), uniti alla bravura
e professionalità di tutti gli attori
rendono lo spettacolo un importante appuntamento con il teatro
inteso come la più nobile produzione della letteratura.
dell’umanità intera. In conclusione si può affermare che tutti questi saggi hanno la facoltà di offrire
al lettore una visione effettiva del
pensiero politico, economico e
sociale contemporaneo in cui illustri intellettuali hanno voluto dire
la loro sull’autentico significato e
ruolo della nostra società contemporanea per un’umanità condivisa, dove ognuno si possa sentire
“cittadino del mondo”.
Vincenzo De Luca
Mario Astarita
Cultura
12
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
ß Facebook: domani smetto ß
Una nota sui rapporti tra Facebook e religione
Massimo Introvigne
“F
acebook: domani smetto” di Alessandro Q.
Ferrari (Castelvecchi,
Roma 2009) è un romanzo intelligente e che fa riflettere. Ferrari,
del resto, è uno degli autori dei fumetti che di recente hanno rilanciato la Walt Disney Italia con un
successo anche internazionale ritornando alla “linea chiara” e alle
storie semplici e comprensibili, e
dimenticando le tentazioni d’imitare i giapponesi. Il romanzo non
si consiglia ai bambini per il riferimento insistito e che sembra ormai obbligatorio in ogni opera di
narrativa che si voglia vendere a
un certo libertinismo sessuale: ma
anche questo del resto fa parte di
Facebook. In breve, l’opera – che
ha una tecnica che si potrebbe definire cinematografica – mette in
scena una serie di persone che si
avvicinano più o meno casualmente a Facebook e – dopo qualche esperienza che in alcuni casi
non è negativa – ne finiscono
completamente risucchiate, dedicando al “social network” un numero spropositato di ore e finendo
per perdere gli amici, le fidanzate
e anche il lavoro. Il paragone con
la droga è proposto in modo esplicito e insistito. Tramite gli “amici
di amici” su Facebook alla fine
molti dei protagonisti s’incontrano. Non per tutti la storia è a lieto
fine, anzi lo è solo per coloro che
riescono a smettere e ad abbandonare Facebook (alcuni abbandonano Internet in generale, e una
delle protagoniste se ne va senza
computer in Tailandia). Una prima osservazione è che il libro descrive due problemi reali, il primo
è stato studiato da psicologi e psichiatri già da molti anni: il rischio
di una dipendenza da Internet che
ricorda la dipendenza dalla droga
e che isola chi ne è vittima dal
mondo reale. Gli studi risalgono
in gran parte a un’epoca in cui Facebook non c’era, e certo Facebook rischia oggi di aggravare il
problema. Il secondo problema è
al centro dello studio sociologico
di Internet avviato, con altri, da
Tim Jordan: si tratta del cosiddetto “information overload” (sovraccarico d’informazioni). Grazie a, o per colpa di, Internet riceviamo più informazioni di quante
siamo capaci di assorbire, vagliare e organizzare e alla fine entriamo in crisi. Anche qui, Facebook
può aggravare il problema. Se
dunque questi problemi sono reali, vi è un aspetto su cui il libro appare parziale e datato. Nel febbraio 2009 Facebook ha annunciato
che gli utenti che sono su Facebook (che oggi sono più di duecento
milioni, non più i centocinquanta
milioni citati dal romanzo) principalmente per business o cause
non profit sono diventati la maggioranza. Per la verità per il business a fini di lucro altri strumenti
continuano a essere più importanti di Facebook, mentre quest’ultimo è forse lo strumento più rilevante al mondo per cause politiche (Obama insegna), religiose,
culturali e sociali. Di questo in
“Facebook: domani smetto” non
c’è traccia. I protagonisti del romanzo sono su Facebook principalmente per quello che in gergo
giovanile si chiama genericamente “cazzeggio” o per cercare avventure amorose. Personaggi simili, naturalmente, su Facebook
ci sono e anzi pullulano: ma forse
non sono (più) la maggioranza. Il
romanzo di Ferrari m’interroga e
stimola una riflessione non solo
come sociologo ma anche come
cattolico. Facebook e altri stru-
rapidamente obsoleti. Per rimanere all’Italia, chi non ricorda i proclami di Beppe Grillo secondo cui
i blog avrebbero dominato la politica, pronunciati proprio mentre
negli Stati Uniti (come poi sarebbe successo anche in Italia) Facebook stava rendendo ampiamente
obsoleti i blog? O gl’investimenti
di Antonio Di Pietro per costruirsi
una presenza su Second Life, uno
strumento che si è rivelato del tutto effimero? Anche Facebook, che
oggi è sulla cresta dell’onda, con
ogni probabilità sarà superato tra
qualche anno da qualche cos’altro. La storia della tecnologia è
sottoposta a continue accelerazioni. Insegna dunque Giovanni Paolo II che la Chiesa proclama sempre la stessa dottrina, ma le transizioni tecnologiche esigono che
questa proclamazione avvenga
tramite «nuove forme di evangelizzazione», le quali richiedono
Papa Benedetto XVI
menti simili sono “buoni” o “cattivi” per il cristiano? Il problema
è stato affrontato anche dal Magistero, in particolare attraverso due
documenti cruciali: il Messaggio
di Giovanni Paolo II per la
XXXVI Giornata mondiale delle
comunicazioni sociali “Internet,
un nuovo Forum per proclamare
il Vangelo”, del 24 gennaio 2002,
e il Messaggio di Benedetto XVI
per la XLIII Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali “Nuove tecnologie, nuove relazioni”,
del 24 gennaio 2009. Le date sono
significative: Facebook è nato nel
2004 nelle università e si è esteso
fuori dell’ambiente universitario
nel 2006, così che il documento di
Giovanni Paolo II si situa prima
dell’esplosione di questo strumento. Al riguardo, è anzitutto
necessario evitare quello che i sociologi di Internet chiamano (ma
l’espressione è più antica di Internet) «determinismo tecnologico»,
la convinzione cioè che novità
tecnologiche determinino automaticamente conseguenze sociali,
e che queste conseguenze siano
permanenti. Quanto al primo punto, le conseguenze non sono mai
automatiche ma dipendono da un
numero molto alto di variabili.
Quanto al secondo, la velocità con
cui la tecnologia muta rende molto incauto chi pensa a conseguenze permanenti o punta tutte le sue
fiche su strumenti che diventano
che la Chiesa «impari a parlare le
diverse lingue» che di volta in
volta emergono. Oggi si tratta di
«Internet [che] può offrire magnifiche opportunità di evangelizzazione se utilizzato con competenza e con una chiara consapevolezza della sua forza e delle sue
debolezze». Internet spesso «rende possibile un primo incontro
con il messaggio cristiano, in particolare ai giovani, che sempre più
ricorrono al ciberspazio quale finestra sul mondo». Naturalmente,
non tutto va per il meglio: «Internet ridefinisce in modo radicale il
rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo.
Attrae l’attenzione ciò che è tangibile, utile, subito disponibile.
Può venire a mancare lo stimolo a
un pensiero e a una riflessione più
profondi, mentre gli esseri umani
hanno bisogno vitale di tempo e di
tranquillità interiore per ponderare ed esaminare la vita e i suoi misteri e per acquisire gradualmente
un maturo dominio di sé e del
mondo che li circonda. La comprensione e la saggezza sono il
frutto di uno sguardo contemplativo sul mondo e non derivano dalla
mera acquisizione di fatti, seppur
interessanti. Sono il risultato di
un’intuizione che penetra il significato più profondo delle cose in
relazione fra loro e con tutta la realtà. Inoltre, quale “forum” in cui
praticamente tutto è accettabile e
le diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola,
interrompendo la reale interazioquasi nulla è duraturo, Internet fa- ne sociale. Ciò finisce per disturvorisce un modo di pensare relati- bare anche i modelli di riposo, di
vistico e a volte alimenta la fuga silenzio e di riflessione necessari
dalla responsabilità e dall’impe- per un sano sviluppo umano».
gno personali». Come ovviare a Chiunque abbia letto il romanzo
questi problemi? È necessario, ri- di Ferrari, ma anche chiunque non
sponde Giovanni Paolo II, che «la si comporti come i protagonisti di
comunità cristiana escogiti modi quel libro e tuttavia sappia quanto
molto pratici per aiutare coloro tempo porta via Facebook se lo si
che entrano in contatto per la pri- vuole utilizzare in modo sistemama volta attraverso Internet, a tico e coerente al servizio di una
passare dal mondo virtuale del ci- causa, e quanto possa sottrarre al
berspazio al mondo reale della co- sonno o ad altre attività, non potrà
munità cristiana». «Il fatto che non sentire come rivolto a sé il
mediante Internet le persone mol- monito del Papa. Se dunque la
tiplichino i loro contatti in modi prima indicazione – che vale per
finora impensabili offre meravi- ogni tecnologia – è quella di congliose possibilità alla diffusione siderare anche Facebook (e ogni
del Vangelo. Ma è anche vero che altro strumento Internet di ieri, di
rapporti mediati elettronicamente oggi e di domani) come un meznon potranno mai prendere il po- zo, non come un fine, di dominasto del contatto umano diretto, ri- re la tecnologia e di non lasciarsechiesto da un’evangelizzazione ne dominare, la seconda è quella
autentica. Infatti l’evangelizza- – già sottolineata con grande vizione dipende sempre dalla testi- gore da Giovanni Paolo II nel
monianza personale di colui che è 2002 – di non banalizzare l’amicistato mandato a evangelizzare (cfr zia rinchiudendola nel cerchio
Rm 10, 14-15)». Queste ultime virtuale, e di passare sistematicaparole di Giovanni Paolo II sem- mente e dove si può dall’amicizia
brano davvero profetiche se riferi- virtuale all’amicizia nel mondo
te ai social network come Facebo- reale. Dal magistero pontificio riok, che allora non esistevano. caviamo dunque le seguenti indiForniscono già la chiave di quello cazioni: I nuovi strumenti, come
che Papa Wojtyla metteva a tema: ogni strumento, presentano insieil corretto «utilizzo di Internet per me occasioni e rischi (tra cui quella causa dell’evangelizzazione». lo di esserne assorbiti, introducenFacebook, infatti, in modo molto do nella propria vita rapporti dipiù immediato e interattivo di un storti e malsani con il tempo), ma
sito Internet o di un blog moltipli- non devono essere considerati di
ca la visibilità delle bandiere (Fa- per sé negativi, anzi offrono «mecebook come si è accennato ha ravigliose possibilità alla diffusioora superato i duecento milioni di ne del Vangelo». Chi si trova nelle
utenti: le dimensioni di «un conti- possibilità di farlo deve trarre pronente» per usare l’espressione di fitto da queste possibilità: «CarisBenedetto XVI), e fa nascere rap- simi, sentitevi impegnati ad introporti virtuali che il gergo dei crea- durre nella cultura di questo nuovo
tori dello strumento chiama preci- ambiente comunicativo e informasamente «amicizie». Che cosa tivo i valori su cui poggia la vostra
pensare di queste amicizie? Ri- vita!» (Benedetto XVI). L’apostosponde, nel secondo dei docu- lato via Internet e via Facebook
menti citati, lo stesso Benedetto non può né deve essere affrontato
XVI. Anzitutto, il desiderio di in modo casuale e dilettantesco:
stringere nuove amicizie, sia pure «Nei primi tempi della Chiesa, gli
virtuali, non è di per sé negativo: Apostoli e i loro discepoli hanno
«Questo desiderio di comunica- portato la Buona Novella di Gesù
zione e amicizia è radicato nella nel mondo greco-romano: come
nostra stessa natura di esseri uma- allora l’evangelizzazione, per esseni e non può essere adeguatamen- re fruttuosa, richiese l’attenta comte compreso solo come risposta prensione della cultura e dei costualle innovazioni tecnologiche. mi di quei popoli pagani nell’inAlla luce del messaggio biblico, tento di toccarne le menti e i cuori,
esso va letto piuttosto come rifles- così ora l’annuncio di Cristo nel
so della nostra partecipazione al mondo delle nuove tecnologie
comunicativo ed unificante amore suppone una loro approfondita
di Dio, che vuol fare dell’intera conoscenza per un conseguente
umanità un’unica famiglia. Quan- adeguato utilizzo» (ibid.). L’apodo sentiamo il bisogno di avvici- stolato funziona quando passa da
narci ad altre persone, quando vo- online a offline cioè quando finalgliamo conoscerle meglio e farci mente si conosce di persona chi
conoscere, stiamo rispondendo per qualche tempo abbiamo conoalla chiamata di Dio – una chia- sciuto solo su Facebook. Conclumata che è impressa nella nostra do ringraziando Ferrari per lo stinatura di esseri creati a immagine molo offerto dal romanzo e citane somiglianza di Dio, il Dio della do Giovanni Paolo II: «Internet
comunicazione e della comunio- permette a miliardi di immagini di
ne». Ma anche qui c’è un rovescio apparire su milioni di schermi in
di medaglia: «occorre essere at- tutto il mondo. Da questa galassia
tenti a non banalizzare il concetto di immagini e suoni, emergerà il
e l’esperienza dell’amicizia. Sa- volto di Cristo? Si udirà la sua
rebbe triste se il nostro desiderio voce? Perché solo quando si vedi sostenere e sviluppare on-line drà il Suo Volto e si udirà la Sua
le amicizie si realizzasse a spese voce, il mondo conoscerà la “buodella disponibilità per la famiglia, na notizia” della nostra redenzioper i vicini e per coloro che si in- ne. Questo è il fine dell’evangelizcontrano nella realtà di ogni gior- zazione e questo farà di Internet
no, sul posto di lavoro, a scuola, uno spazio umano autentico, pernel tempo libero. Quando, infatti, ché se non c’è spazio per Cristo,
il desiderio di connessione virtua- non c’è spazio per l’uomo».
Cultura
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
13
La rialibilitazione di Calvino e la devozione a Galileo
La cultura ecclesiastica in mano a lettori di sussidiari scolastici
C
redevamo passata la moda
facile delle riabilitazioni.
Delle riabilitazioni, delle
scuse e dei pentimenti. Ovviamente dei pentimenti di esponenti
importanti del Cattolicesimo i
quali, a distanza di secoli, scoprono che la Chiesa cui appartengono
e in cui hanno studiato e fatto carriera, ha o avrebbe commesso irreparabili colpe nei confronti dei
dissidenti del passato, rendendosi
protagonista di carcerazioni e processi ingiusti, stragi e persecuzioni. Insomma, da Società perfetta
missionaria e martire per sua natura, la Chiesa cattolica lungo la
sua storia si sarebbe dimostrata
legata al potere, persecutrice dei
deboli, chiusa al progresso, e persino più che fallibile. Evidentemente le passate riabilitazioni di
discutibili personaggi storici non
sembrano essere bastate. Una
nuova tornata, sollecitata dall’ansia di super-esposizione mediatica
da parte di esponenti ecclesiastici
in cerca di pubblicità, insieme alla
solita tirata sul processo a Galileo,
getta nell’agone anche un uomo
come Calvino, ossia il riformatore
religioso che con le persecuzioni
ha in effetti molto a che vedere;
certamente non come perseguitato
ma nella veste di feroce persecutore, e di insaziabile aguzzino assetato di sangue. Ricordate i sussidiari scolastici che parlavano
dei roghi delle streghe, dell’Inquisizione, del sole che la Chiesa credeva fosse in movimento e che sta
fermo, della Terra ritenuta piatta
ma che invece è rotonda? e ricordate la bella storia sulla persecuzione papale dei Templari o sui
dolci che Maria Antonietta chiedeva fossero dati al popolo affamato che chiedeva pane? e il famoso “grido di dolore” che Vittorio Emanuele II diceva di sentir
levarsi da tante parti dell’Italia
che lui (o meglio, i suoi politici
massoni) intendeva liberare strappandole ai sovrani legittimi? Sembra incredibile ma generazioni di
studenti, anche di quelli che sarebbero poi diventati classe dirigente nel Paese, sono stati spiritualmente cresciuti e plasmati assorbendo queste ed altre infinità
di bugie storiche. Mistificazioni
risorgimentali, storia scritta dai
vincitori, in cui i roghi allestiti dai
protestanti sono stati confusi con
persecuzioni scatenate dalla Chiesa; o due sante persone come Luigi XVI e Maria Antonietta, esempi di virtù umane e di mistica regalità, sono state rispettivamente
Giovanni Calvino (1509-1564)
Galileo Galilei (1564-1642)
raffigurate come un cretino e una
donna di facili costumi. Nonostante in Italia e all’estero studi
serissimi (che si possono consultare o acquistare in qualsiasi libreria) abbiano fatto giustizia di questi falsi e volgari luoghi comuni,
ancora resiste, in Italia e all’estero, chi non fa giustizia degli antichi esempi imparati nelle aule
scolastiche; ed alla propria pretesa cultura non aggiunge critica e
ricerca di autentico rigore. L’articolo dell’accademico di Francia
Alain Besançon apparso sull’Osservatore Romano, e in cui si “riabilita” la figura di Calvino, parla
di meriti e di “impronte” indelebili da lui lasciate sulla faccia della
Terra, di un “patrimonio” cristiano di modernità interpretativa e di
rilancio della Fede che avrebbero
fatto grandi le Nazioni più progredite del mondo occidentale. In realtà l’articolo lascia increduli sui
destini delle fonti di informazione
cattoliche e sul benessere dell’Accademia di Francia “I cattolici
non sanno la storia -ha risposto
dalle pagine del quotidiano La
Stampa il grande storico Franco
Cardini (3 luglio 2009)-. Dimenticano le sanguinose guerre e divisioni provocate in Europa e le
centinaia di povere donne che
Calvino ha fatto bruciare. Se si
fosse trattato di Torquemada se ne
sarebbero ricordati. Eppure Calvino creò un sistema liberticida, totalitario, un regime radicale e intollerante poi riprodotto da quei
‘moralizzatori’ e ‘onesti’ dei quali
bisogna avere paura come Robespierre e il nazista Goebbels”. Si
tratta di osservazioni già diffuse
nell’Ottocento da Bartolo Longo
il quale da perfetto uomo di cultura, ricordava lo storico protestante Picot come testimone
delle più nefande perversioni
di Calvino e del suo malato desiderio di veder scorrere sangue umano dinanzi ai propri
occhi. A poche ore di distanza
dalla beatificazione laica di
Calvino, è stata la volta di Galileo. Su quest’ultimo si è già
parlato moltissimo, prima della recente uscita del vescovo
che lo ha riproposto come
esempio di povero perseguitato. L’ignoranza più nera ha infatti lasciato credere per anni
che la Chiesa di Roma, ritenendo conforme a Verità di
Fede il linguaggio figurato
della Bibbia, abbia condannato lo scienziato per il solo motivo di aver voluto dimostrare
un sistema astronomico da
quello tolemaico, cui il Cattolicesimo avrebbe fatto riferimento. Niente di più
falso anche in questo caso.
In primo luogo, Galileo non
fu altro se non un diffusore
del sistema copernicano,
ossia del principio scientifico secondo cui il sole rimane fermo mentre la Terra e
gli altri pianeti gli si muovono intorno. Che ne pensasse la Chiesa è ben noto.
Il Papa Paolo III ricevette
dallo stesso canonico polacco Niccolò Copernico, il
libro in cui egli spiegava,
con dotte osservazioni
scientifiche, questa teoria.
E il libro, scritto dunque da
un sacerdote, era dedicato
allo stesso Pontefice il quale ne fu
attento e gratissimo lettore! Ma a
sua volta Copernico perfezionava
la tesi dell’illustre astronomo tedesco Ioseph Windmanstal il quale nel 1533 l’aveva già illustrata a
Roma, dinanzi al Papa Clemente
VII e a molti cardinali, riscuotendo un vivissimo successo e un
prezioso dono da parte del Santo
Padre. Questi devoti studiosi cattolici, tuttavia, non facevano altro
se non approfondire e spiegare
una teoria già conosciuta nei millenni e quindi illustrata nel Quattrocento da una tra le più grandi
menti dell’umanità: il cardinale
Nicolò da Cusa il quale liberamente aveva insegnato la dottrina
del doppio movimento della Terra
intorno a sé stessa e intorno al
Sole. Dunque, la Chiesa non solo
conosceva bene da secoli la verità
scientifica sul movimento degli
astri ma la propagandava e la proteggeva, premiando e incoraggiando gli scienziati che ne illustravano i particolari. Galileo,
come ha messo in luce anni fa il
noto studioso Marcello Caleo,
piuttosto che soffermarsi sugli
sbagli del vecchio (e già screditato) sistema tolemaico, tendeva ad
usare una frase letteraria della
Bibbia come “fermati o Sole”,
pronunciata nel corso di una battaglia sostenuta dagli Ebrei, quale
dimostrazione che nel Testo sacro
potessero annidarsi anche altri errori scientifici e dottrinari. Insomma, ritenendo che la frase non
fosse soltanto un’espressione letteraria, usata presso un popolo
che non si curava troppo dell’effettivo movimento degli astri ma
che si esprimeva secondo quel
che vedeva (anche noi diciamo “il
sole sorge” o “il sole tramonta”),
Galilei riteneva che la Bibbia e
l’estensore del passo, fossero incorsi in una eclatante caduta. A
questo punto, l’astronomo poteva
usare il passo veterotestamentario
come un ariete per demolire l’intera Dottrina della ispirazione divina delle Sacre Scritture e della
infallibilità della Chiesa che ad
esse fa riferimento. Ecco, dunque,
a che cosa in effetti si riferisce il
vero processo a Galileo. Un processo che di sicuro non attaccò
“nuove” teorie scientifiche di cui
la Chiesa era già convinta da secoli; ma un’indagine sulle intenzioni di un uomo che intendeva
servirsi dell’astronomia per sfer-
Mons. Sergio Pagano, vescovo
di Celene
rare un attacco al Cattolicesimo
come Istituzione divina. Ed è
inutile dire che i sei mesi di “carcere” di cui si parla tanto, furono
più che altro mesi di riflessione
trascorsi dal povero condannato
nei più grandi agi, ospite onorato
nella sontuosa villa dell’arcivescovo Piccolomini di Siena, suo
grande amico. Al vescovo Sergio
Pagano, prefetto dell’Archivio
segreto vaticano che ha presentato i documenti del processo a Galileo, ed ha pronunciato l’improvvida frase “la Chiesa rischia
di comportarsi verso la ricerca
sulle staminali, la genetica e le
scoperte scientifiche attuali con
gli stessi preconcetti che ebbe
verso Galileo”, auguriamo fervidi studi, buone letture e minor
contatto con gli organi di informazione, dal momento che la sua
attività pubblica evidentemente
gli sottrae tempo al doveroso
compito di interpretazione e di
comprensione di carte e di libri.
Carmelo Currò
Scuole più serie e bocciati aumentati
S
i sono appena conclusi gli
esami di maturità 2009 e
sono già a disposizione le
prime statistiche. I non ammessi
agli esami di stato sono stati circa 29 mila, quasi il 30% in più
dell’anno scorso. Anche la media
dei voti si è abbassata e i 100 sono
stati il 10% in meno. Con le nuove regole della Riforma Gelmini
(ammissione con la media minima del sei; il cinque in condotta
elemento ostativo all’ammissione; maggiore valorizzazione del
curriculum, cioè dei risultati ottenuti in costanza di studio, piuttosto che della buona prestazione
occasionale del solo ultimo anno)
il percorso scolastico ha ricominciato ad essere serio. I risultati
sociologici di questo buonismo
scolastico, durato 40 anni, sono
sotto gli occhi di tutti: ragazzi
de-strutturati e de-futurizzati,
cioè senza nerbo e senza voglia
di combattere per se stessi e per
il loro futuro. Certo, le cause di
questo disagio sono tante ma questa scuola attuale, incapace di far
rispettare le fondamentali regole
di vita, capace solo nelle promozioni di massa e che ha messo al
bando il merito, ha avuto le sue
brave responsabilità. Lo spirito di
sacrificio per esempio non è stato
coltivato negli studenti italiani e
infatti oggi la stragrande maggioranza di loro si aspetta che siano
gli altri (cioè gli adulti) a risolvere
i loro problemi, e non mi riferisco
solo a problemi scolastici. Abbiamo disabituato i ragazzi alle pro-
ve impegnative. Il soldato nelle
esercitazioni impara a non avere
paura, a sopportare la fatica e la
fame, a non temere il dolore. Fa
del suo corpo uno strumento docile alla sua volontà. All’estremo
opposto di questo perfetto autocontrollo, di questo dominio dello spirito sul corpo, c’è l’obeso
che non sa resistere all’impulso
e si ingozza fino a sformarsi, tanto da diventare incapace persino
di camminare. Gli Americani si
pongono traguardi sempre più
elevati, prove sempre più difficili. Chi conosce come funzionano
i master nelle grandi università
americane sa che ogni studente
riceve una bibliografia immensa
e per farcela deve studiare 14-15
ore al giorno. E’ così che negli
USA formano la loro classe dirigente! Abbiamo demotivato i
professori riducendoli a rango di
burocrati senza alcun prestigio e
con scarsi compensi, derisi dai
bulli e dagli strafottenti, nonché
umiliati dai genitori che, anziché
ringraziarli per quello che fanno,
vanno ad accusarli quando questi
puniscono o rimproverano i loro
“cocchi”. Cambiare le cose era
quindi un dovere per quanti amano il nostro Paese e le generazioni future. Ma non tutti la pensano
alla stessa maniera, quasi tutto il
Partito Democratico ha gridato
allo scandalo: “Una scuola con
più bocciati rischia di lasciare indietro i figli delle famiglie
che hanno più problemi e meno
cultura”, ha affermato tra i tanti
Stefano Rusconi. Ma costoro non
capiscono che una scuola di massa mette tutti allo stesso livello e
quando tutti hanno il 6, piuttosto
che l’8 o il 9, a vincere nella vita
sarà sempre il figlio del benestante o del più raccomandato. Quando invece si realizza una scuola
meritocratica, il figlio studioso
della famiglia umile con il suo
curriculum eccellente non sarà
mai raggiunto dal figlio mediocre
della famiglia borghese perché
a quest’ultimo nessuno gli potrà
gonfiare i voti. Così ci si affranca
dalla povertà e si diventa qualcuno! Quando capiremo che la
“severità è amore ” non sarà mai
troppo tardi! Esigere il massimo
delle possibilità da ciascuno è
fattore di giustizia e di crescita
umana e sociale.
Alessandro Pagano
Mariastella Gelmini, ministro
della Pubblica Istruzione
Cultura
14
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
Quale futuro per l’Occidente?
Intervista col filosofo americano Lee Harris
P
er dimostrare la verità di
una tesi i testimoni più credibili sono sempre quelli
che, venendo da percorsi culturali
o politici diversi, alla fine decidono di fare retromarcia stringendo
la mano agli avversari di un tempo. E’ stata questa la storia di
Oriana Fallaci (1929-2006) che al
termine di una vita per certi versi
rivoluzionaria e avversa all’insegnamento della Chiesa, ha lasciato un commovente testamento:
“Deve esserci qualcosa di vero se
un’atea e il Papa dicono la stessa
cosa”. Oriana Fallaci parlava della spaventosa crisi morale e culturale che l’Occidente attraversa in
questi anni auspicando una rinascita dello spirito europeo più autentico. Negli Stati Uniti la parabola di Oriana Fallaci si riscontra
nella biografia di Lee Harris, suo
grande ammiratore. Nato nel Sud
degli Stati Uniti da una famiglia
non cattolica e dopo aver trascorso buona parte della sua vita spendendosi per la causa dell’internazionalismo progressista, questo filosofo americano tra i più
originali in Patria ha incredibilmente voltato pagina dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 lasciando di stucco amici e colleghi
di un tempo. In occasione
dell’uscita in Italia del suo primo
saggio (La civiltà e i suoi nemici.
Il prossimo passo della storia,
Rubbettino) lo abbiamo intervistato per capire le ragioni di questa scelta improvvisa, senz’altro
‘politicamente scorretta’. Lee
Harris, nei suoi saggi lei sostiene
che per l’Occidente oggi la sfida
più grande sia quella rappresentata dalla recrudescenza del radicalismo islamico e della sua ‘guerra
santa’. In Europa, però, diversi tra
osservatori e politici ritengono
che questa sia una visione oltremodo esagerata, se non del tutto
falsa. Sarebbe stata infatti ideata e
propagandata
appositamente
dall’Amministrazione Bush per
giustificare prima e sostenere poi
la guerra in Iraq. Davvero lei ritiene l’Islam una minaccia per l’Occidente? Perchè? Credo che dopo
l’11 settembre sia difficile sostenere che l’Islam fondamentalista
non sia una minaccia. La domanda semmai è: quanto è grande
questa minaccia? Dopo un evento
come l’11 settembre, nessun Presidente avrebbe potuto dire agli
americani: “Ascoltate, so che potreste pensare che l’Islam fondamentalista sia una minaccia.
Hanno appena ucciso tremila dei
nostri connazionali e raso al suolo due grattacieli. Ma aspettiamo
solo un paio di generazioni e vedrete che la minaccia in realtà
non è poi così grave”. Accusare
Bush perchè pensa che l’11 settembre costituisca una minaccia è
davvero paradossale. Accusarlo
per avere intrapreso delle azioni
sbagliate in risposta a questa minaccia…questo è un altro discorso. Ma non c’era alcun bisogno di
sovrastimare gli effetti dell’11
settembre: parlavano da soli. Nel
suo interessante viaggio alla ricerca delle radici culturali della
crisi dell’Occidente, La civiltà e i
suoi nemici. Il prossimo passo
della storia, la tesi principale è
che l’Occidente abbia un proble-
ma di “dimenticanza”. Può spiegarci meglio che cosa intende? E
chi sono i “nemici” a cui fa riferimento nel titolo? Ho preso in prestito il concetto di dimenticanza
dal grande filosofo arabo della
storia Ibn-Khaldun (1332-1406),
al cui pensiero sono profondamente debitore. Egli sosteneva
che, quando una società diventa
troppo benestante, tende a dimenticare gli sforzi che ha dovuto
Lee Harris
compiere per raggiungere quel livello di prosperità. Una società
dedita alla guerra che riesce a diventare un grande impero, espandendosi territorialmente, alla fine
frenerà la sua corsa per godere
tranquillamente i frutti della conquista, come hanno fatto gli Arabi
e i Romani. Quindi si occuperà di
alimentare i valori civilizzati e dimenticherà lo spirito guerriero dei
propri progenitori, cioè quello che
gli ha fornito il confortevole stile
di vita di cui ora gode. In poche
parole, i suoi membri diventeranno così civilizzati e raffinati da disprezzare i valori rozzi e primitivi
dei loro progenitori. A questo
punto, sostiene Ibn-Khaldun, la
dimenticanza diventerà il tallone
d’Achille di quella società. Quando verranno sfidati da un popolo
bellicoso e aggressivo non saranno più in grado di ritrovare il coraggio e la risolutezza che un tempo distinguevano i loro padri e
verranno distrutti. I nuovi conquistatori, a loro volta, attraverseranno lo stesso ciclo arrivando infine
allo stesso punto fatale di dimenticanza. Il mio concetto di
nemico invece è stato largamente frainteso. Non stavo cercando
di identificare dei soggetti specifici o fare un elenco di persone,
ma spiegare un genere di pensiero comune a tutte le società tribali e che tuttavia si è estinto
nelle moderne culture avanzate.
Tutte le tribù primitive vedono il
mondo nei termini di ‘noi-contro-loro’. Chiunque si trova nella tribù del nemico è tuo nemico.
Se un membro della tribù nemica uccide uno della tua tribù, tu
uccidi uno della sua e non importa se la persona che uccidi
era colpevole dell’uccisione del
fratello di cui stai vendicando
la morte. La tua tribù e la tribù
nemica sono in lotta da tempo
immemorabile. Nessuno ricorda
il motivo della guerra perpetua
che state combattendo, poiché
non c’è ‘motivo’ nel nostro senso
del termine. La causa del conflitto infinito nasce dalla battaglia
universale per la sopravvivenza
che Darwin ha posto a fondamento della sua teoria dell’evoluzione. Le tribù primitive saranno in lotta per conquistare tanto
le risorse naturali, quanto gli uomini e la forza-lavoro. Poiché
non ce ne saranno mai abbastanza per tutti, la loro lotta non avrà
mai termine. Ogni generazione
erediterà quindi il nemico dei
Copertina libro Harris
propri genitori. Il concetto del
nemico è essenziale al loro modo
di organizzare l’esperienza. Funziona come un a-priori kantiano:
è la cornice entro cui scompongono il loro mondo. è solo nelle
società liberali avanzate, in cui
c’è benessere per tutti, che non
troviamo più il bisogno di ‘ereditare’ un nemico. Anche qui è la
nostra dimenticanza a renderci
incomprensibile il concetto primitivo di nemico. Non lo comprendiamo perché non siamo cresciuti con esso. Non ci siamo abituati. Fa parte della nostra
incapacità di comprendere in
profondità il pensiero e l’atteggiamento di quanti non condividono i nostri valori culturali. Uno
dei concetti ricorrenti in La civiltà e i suoi nemici è che le elìtes intellettuali europee hanno avuto
una responsabilità enorme negli
efferati delitti del XX secolo, il
“secolo devastato” come lo ha
definito lo storico Robert Conquest, e che nei casi in cui esse
sono riuscite ad avere più potere, le conseguenze sono state
semplicemente disastrose. Può
riassumerci questa sua riflessione con degli esempi concreti? In
breve: all’interno di forme oggettivamente democratiche di
governo è stato possibile che dei
partiti guidati da un pugno di intellettuali arrivassero al potere.
Una cosa del genere non sarebbe
mai potuta accadere in nessuna
delle forme di governo che esistevano prima dell’avvento della
democrazia. In una monarchia o
in un’aristocrazia, l’intellettuale
poteva giocare il ruolo di uno
‘strumento utile’ ma non poteva
mai sperare di acquisire il diretto
controllo del governo. Il sistema
dei partiti invece si rivelò un
mezzo perfetto per consentire
all’intellettuale di acquistare la
base del potere all’interno di un
sistema parlamentare. Il partito
poteva essere piccolo all’inizio,
come quello nazionalsocialista, e
poi guadagnare col tempo sempre più seguaci. Inoltre, poteva
ostruire il normale funzionamento dell’intero sistema parlamentare, portandolo allo stallo completo, come fecero appunto i nazisti sotto la scaltra guida di
Hermann Göring (1893-1946)
nel Reichstag di Weimar. Così,
un compatto partito di minoranza poteva arrivare a dominare lo
svolgimento dei lavori parlamentari e avere perfino la meglio
su una maggioranza litigiosa.
Poiché i partiti europei si organizzarono seguendo delle linee ideologiche, quelli che erano i ‘professionisti delle idee’ – gli intellettuali in senso stretto – furono in
grado di guadagnare rapidamente
carisma e autorità su tutti gli altri.
Mussolini all’inizio era per l’appunto un intellettuale socialista
che si ispirava agli scritti dell’ideologo Georges Sorel (1847-1922).
Sorel aveva elaborato la ricetta
grazie a cui un partito avrebbe potuto raccogliere un ampio seguito
di massa: suscitare un mito trascinante, fortemente mobilitativo in
grado di guadagnare attivisti per
la causa. E il fascismo fu un’ideologia di questo tipo. Come il bolscevismo di Lenin e il nazismo di
Hitler. Ognuno di loro arrivò al
potere grazie ai sistemi parlamentari fragili e inconsistenti delle rispettive nazioni. Così, una volta
arrivati al vertice delle istituzioni,
poterono finalmente applicare
concretamente le loro ideologie
per rifare la società e il mondo a
loro piacimento. Direi che ci riuscirono fin troppo bene.
Omar Ebrahime
Il femminismo non ha aiutato la donna
C
he cosa pensa del femminismo padre Gheddo?
Condivide le battaglie
femministe? Don Piero risponde
nel testo Ho 80 Tanta fiducia,
edito da S. Paolo. Una società
guidata maggiormente dalle donne, sarebbe più umana. Quando
nel 1968, emerse la questione
femminista, con le donne che si
mobilitavano per ottenere pari
dignità con l’uomo, mi piaceva,
anche perché ricordavo gli effetti
negativi del‘maschilismo’ scrive
Gheddo. In seguito però ho modificato il mio parere quando ho
capito che le femministe non volevano solo avere pari dignità,
ma anche essere come gli uomini, ignorando la diversa natura
dei due sessi. La società che va
contro le leggi di natura è destinata sempre ad essere disumana.
La decadenza di una società incomincia sempre dalla decadenza della famiglia; mi permetto di
aggiungere dalla decadenza della
donna. E’ venuto meno il modello di famiglia unita, per mille
motivi, ma soprattutto a causa del
femminismo esasperato. In passato c’erano certamente coppie
sofferenti perché non andavano
d’accordo e dovevano sacrificarsi
per non rompere l’unità familiare
ad ogni costo (…) Certo la donna
era spesso quella che doveva subire, sopportare, avere pazienza,
sacrificarsi per mantenere la famiglia unità. Ci sono casi in cui
è il marito a pazientare. Oggi la
situazione è molto peggiore – per
don Piero – nella società italiana
si sta distruggendo la famiglia e
il concetto stesso di matrimonio.
Soprattutto tra le donne giovani
si è affermata un’ideologia femminista che annulla le ricchezze
rispettive dei due sessi, per una
‘parità’ che snatura la donna e finisce per confondere e deresponsabilizzare l’uomo. Insomma
quando la donna tenta di diventare “uoma”, come ha scritto una
rivista femminista, va fuori strada e dissesta il matrimonio, la famiglia, i figli. Il modello di donna
oggi presentato dai mass media,
dove si esalta la libertà sessuale e
le più svariate “esperienze”, crea
gravi danni alla stabilità della famiglia e riduce il senso del matrimonio. Tirando le somme oggi
dopo quarant’anni dall’emergere
del femminismo, che doveva “liberare” la donna dall’oppressione maschilista, le donne stesse si
stanno accorgendo che il modello
culturale corrente nega la femminilità e danneggia prima le donne, poi la famiglia, i figli e tutta
Femministe degli anni ‘70
la società. In pratica il modello di
donna che per affermare se stessa
imita il peggio dell’uomo, è una
solenne buggeratura per le donne
stesse, le rende meno donne.
Domenico Bonvegna
Economia
N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto
15
A cura di Gianfranco D’Ettoris
ICE, nel 2008 tiene l’export
L
a graduatoria dei principali
Paesi di destinazione delle
esportazioni italiane (nel
complesso aumentate dello 0,3%
nel 2008) non è particolarmente
mutata rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dal Rapporto ICE 2008-2009 elaborato su
dati resi disponibili dall’ISTAT e
presentato a Roma. Al primo posto si conferma la Germania, sebbene il valore delle esportazioni
verso questo Paese sia diminuito
dell’1,3%, seguita dalla Francia
(-2,5%), mentre una flessione più
netta si è registrata verso la Spagna
(-12,7%), rimasta al terzo posto dei
principali mercati di destinazione.
La Russia ha migliorato la propria
posizione, attestandosi al settimo
posto (+ 9,5%). Sono diminuite
inoltre le esportazioni verso gli
Stati Uniti (-5%), quarto Paese di
sbocco per le nostre esportazioni,
mentre quelle verso la verso la Cina
sono aumentate del 2,5%. La po-
ICE, Il Mezzogiorno cresce
S
econdo i dati contenuti nel
Rapporto ICE 2008-2009
presentato a Roma, dal
punto di vista della distribuzione
territoriale delle esportazioni, il
2008 è stato caratterizzato da una
significativa flessione di quota
dell’Italia centrale e nord-orientale, dovuta principalmente alle perdite subite dal Veneto, dalla Toscana e dalle Marche, il cui export
ha risentito in misura consistente
della crisi economica globale, soprattutto nei settori tradizionali.
L’Emilia Romagna ha invece fatto
registrare un ulteriore incremento
di quota, che ha prolungato la tendenza espansiva in corso da molti
anni. Il risultato relativamente
migliore ottenuto dall’Italia nordoccidentale è stato invece principalmente generato dall’industria
metalmeccanica in Lombardia e
in Liguria e dai mezzi di trasporto
e dagli alimentari in Piemonte. Il
nuovo incremento di quota conseguito dal Mezzogiorno si deve
invece essenzialmente all’aumento dei prezzi dei prodotti energetici, che ha dilatato il valore delle
esportazioni di Regioni come la
Sicilia e la Sardegna, fortemente
specializzate in questo comparto.
Anche l’Abruzzo ha fatto registrare una crescita delle esporta-
zioni superiore alla media nazionale, soprattutto per il contributo
degli autoveicoli. Di rilievo anche
il contributo alle esportazioni fornito dai distretti industriali - aggregati di piccole e medie imprese specializzate nelle produzioni
tipiche del made in Italy - che nel 2008 si è attestato mediamente
vicino al 38%, con punte del 61%
nel tessile e nei mobili e del 58%
nella filiera del cuoio-calzature. Peraltro alcuni distretti industriali hanno da tempo imboccato un
sentiero evolutivo che li sta trasformando da sistemi territoriali
orientati all’esportazione, ma con
filiere produttive prevalentemente
interne al distretto, in centri di coordinamento di catene produttive
transnazionali che, senza smarrire
le proprie radici territoriali, integrano anche i sistemi produttivi
locali di paesi a bassi salari come
la Cina. Negli ultimi tre anni è
inoltre ulteriormente aumentata
la concentrazione delle esportazioni di servizi nelle due Regioni (Lombardia e Lazio) in cui si
collocano le città con la sede delle
maggiori imprese del terziario. È
tuttavia cresciuta sensibilmente
anche la quota del Veneto.
Elis Bortoluzzi Dubach
Lavorare con le fondazioni
Franco Angeli
pp. 304 €. 28,00
Il manuale si rivolge all’ampio e variegato
pubblico degli operatori attivi in ambito sociale
e culturale interessati ai finanzaimenti e alla
collaborazione con le fondazioni erogatrici. I
lettori apprendono passo dopo passo che cosa
sono le fondazioni erogatrici, come lavorano,
quali sono le condizioni da osservare se si
desidera ottenere e mantenere nel tempo la
loro collaborazione nel sostenere un progetto, finanziandolo o diventandone partner.
Carlo Bellavite Pellegrini
Modelli d’equilibrio e fondamentali d’impresa
Carocci
pp. 207 €. 22,10
Il libro prende in esame sia la letteratura in
materia di rendimenti dei titoli azionari nel
lungo periodo in diverse aree del mondo, sia
quella in materia di pricing dei titoli azionari.
Si concentra in modo particolare sui modelli a
tre fattori introdotti nella letteratura in seguito
agli studi di Fama e French (1992), e prova
a implementare tali modelli introducendo
variabili economiche di controllo, quali la
produttività e la governance di sistema, oltre
a quelle di stato usate nella modellistica.
G. N.
sizione in graduatoria della stessa
Cina (14° posto) e quella del Giappone (17° posto) sono rimaste stabili. Le importazioni italiane sono
invece aumentate dell’1,1% in
valore, soprattutto dai Paesi esportatori di materie prime energetiche
quali Libia (che è passata dall’ottavo al quinto posto), Russia (giunta
al sesto posto) e Algeria (+41% rispetto al 2007) che ha guadagnato due posizioni nella graduatoria
dei principali fornitori dell’Italia.
In classifica quest’anno sono entrati anche Azerbaigian e Arabia
Saudita, a conferma della forte
incidenza dei prodotti energetici
sugli acquisti di merci dall’estero.Le importazioni dalla Cina
sono ulteriormente aumentate
(+8,8%) così come la sua quota
sull’import dell’Italia (arrivata al
6,3%). Il deterioramento del saldo commerciale nel 2008 è derivato principalmente dagli scambi
con i Paesi produttori di materie
prime (Africa, Medio Oriente e
Russia), effetto della forte crescita dei prezzi sul valore delle
importazioni nella prima parte
dell’anno. Vi hanno contribuito
anche l’aumento del disavanzo
con la Cina e la riduzione dell’attivo con gli Stati Uniti, effetto
della recessione sulle esportazioni italiane e del deprezzamento
del dollaro. Migliorato invece il
saldo con l’Unione europea, risultato di una contrazione delle
importazioni maggiore rispetto a quella delle esportazioni.
I dati disponibili sui primi cinque
mesi del 2009 mostrano ancora
una sensibile caduta delle esportazioni e delle importazioni con tutte le aree, mentre i saldi risentono
favorevolmente del calo dei prezzi delle materie prime importate
rispetto ai picchi raggiunti nella
prima parte dell’anno scorso. Le
esportazioni infatti presentano diminuzioni che coinvolgono tutti
i Paesi e le aree geoeconomiche,
ad eccezione della Cina. Per le
importazioni tendenze negative
si rilevano per i principali partner
commerciali. Nello stesso periodo
si registrano saldi positivi, in particolare, con gli Stati Uniti, l’Oceania, la Svizzera, i paesi asiatici
(Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malaysia e
Thailandia) ed il Messico.
Gianfranco Nitti
Per le vacanze estive utilizzate i contratti Confedilizia
Corrado Sforza Fogliani
Presidente Confedilizia
L
e vacanze estive sono l’occasione che molti attendono
per prendere in affitto una
casa dove trascorrere in piena libertà i propri momenti di relax
(brevi o lunghi che essi siano).
Indubbi sono i vantaggi che si
hanno nello scegliere questa forma di villeggiatura: basti pensare
alla libertà di movimento nel poter
organizzare al meglio la propria
giornata, nel regolare i propri ritmi
sulla base di quelli dei più piccoli
o semplicemente per risparmiare qualcosa rispetto alle soluzioni
alberghiere. Per evitare, però, che
l’affitto tra privati possa generare
conflitti futuri (che possono sorgere soprattutto dal non avere saputo regolare nel modo giusto il
rapporto), gli interessati possono
avvalersi delle tre formule con-
U
trattuali previste dalla Confedilizia
allo scopo (“contratto week-end”,
per vacanze di 2/3 giorni; “contratto per le locazioni brevi vacanze”, per periodi da 10/15 giorni
ad un mese massimo; “contratto
per le locazioni ad uso turistico”,
per periodi superiori ad un mese),
utilizzando i modelli di contratto
all’uopo predisposti e reperibili
presso le Associazioni territoriali
della Confedilizia. Sul sito Internet della Confedilizia è presente
il “Decalogo per una villeggiatura
senza liti”, in cui si possono trovare consigli e regole da seguire affinché si possa parlare di locazione
ad uso turistico e non di altre figure
giuridiche simili, ma con obblighi
differenti (si pensi alla disciplina
degli affittacamere). I proprietari
di casa che vogliono agevolare la
permanenza del proprio inquilino
nella casa affittata e farlo sentire
a proprio agio anche in luoghi a
lui sconosciuti, possono compilare – scaricandolo sempre dal sito
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
tilità
Dalla Zuana, Farina, Strozza
Nuovi italiani
Il Mulino
pp. 170 €. 14,00
I ragazzi stranieri costituiscono ormai una
quota considerevole, e crescente, della popolazione giovanile in Italia. Se è vero che i giovani rappresentano il futuro di un paese, dunque, una parte significativa del nostro futuro
sarà affidata a questi nuovi concittadini. Quali
sono le loro speranze e le loro possibilità?
Roberto Petrini
Processo agli economisti
Chiarelettere
pp. 170 €. 13,60
Gli economisti fanno errori macroscopici e
non sono stati capaci di prevedere la crisi.
Com’è possibile? Adesso molti di loro sono
sul banco degli imputati. Questo libro spiega
perché e individua i maggiori capi d’imputazione, prima di tutto l’infatuazione per il dio
Mercato. Un duro atto d’accusa verso una
categoria che sembra aver perso il contatto
con la realtà e con i bisogni delle persone. È forse giunta l’ora dell’autocritica?
della Confedilizia – il “Libretto
d’uso della casa di villeggiatura”,
vale a dire un documento - opportunamente compilato dal locatore
- nel quale vengono racchiuse non
solo tutte le informazioni relative
agli impianti domestici presenti
nell’abitazione, ma anche i dati
relativi al portiere (se esistente)
e alla persona da contattare in
caso di necessità e di urgenza, le
informazioni sui principali punti
di riferimento del quartiere (quali, per esempio, farmacia, ospedale, mezzi di trasporto pubblici
o privati) ecc. A completamento
del libretto si consiglia di allegare anche una cartina della città e
depliant aggiornati relativi a musei, mostre e convegni vari. Dallo
stesso sito può essere scaricato
anche il “cartoncino del tempo”,
da compilare e fornire all’ospite nelle locazioni brevi per informarlo sulle previsioni meteo
(pure reperibili - continuamente
aggiornate - sul sito).
Matilde Adducci
L’India contemporanea
Carocci
pp. 138 €. 15,50
Questo libro vuole dar conto dei tratti salienti
dei processi socioeconomici che si sono
svolti nel corso di oltre un quarantennio,
evidenziandone successi e limiti alla luce
del complesso rapporto fra economia e società, nella speranza che ciò possa aiutare
a comprendere le ragioni della persistenza
nel paese di alcuni forti nodi problematici.
Navigare in Costa Azzurra,
Liguria, Toscana e Lazio
Effemme
pp. 272 €. 54,00
Porti e approdi, fari e fanali, pericoli e divieti,
cambusa e servizi a terra: una guida dettagliata
e di facile consultazione per navigare senza
rischi nelle acque del Mediterraneo. La seconda edizione del primo volume, riguardante le
fasce costiere di Liguria, Toscana e Lazio, aggiorna le informazioni con tutte le novità inerenti normative, incremento di opere e servizi,
offrendo ai diportisti anche l’intera panoramica
degli scali e degli ancoraggi più suggestivi
della Costa Azzurra.
Società geografica Italiana
Atlante del Turismo in
Italia
Carocci
pp. 158 €. 16,50
La geografia si occupa di turismo da sempre,
analizzando quei fattori ambientali, sociali,
economici che sono alla base di una crescente concorrenzialità nella dinamica della
domanda e dell’offerta. Il volume introduce
all’analisi dei punti di forza e di debolezza del
nostro sistema turistico: mentre il patrimonio
culturale diventa la principale leva competitiva per l’Italia, i tradizionali segmenti
del turismo balneare e montano risentono
della concorrenza dei paesi del Mediterraneo.
A cura di Irene Ponzo
Conoscere l’immigrazione
Carocci
pp. 183 €. 18,60
Sempre più frequentemente i professionisti dei servizi pubblici, del no-profit e
anche del profit devono fare i conti, nel
corso della loro attività lavorativa, con il
fenomeno dell’immigrazione e sono quindi chiamati a rivedere e integrare il proprio
bagaglio di competenze. Il testo offre schemi concettuali e analitici per organizzare la
conoscenza sulle principali questioni relative al fenomeno migratorio.
La divisione della Cristianità Occidentale
i studi a Oxford e la conversione al
carriera di storico indipendente dal
olo saltuariamente e per incarichi
storia dell’educazione occidentale
oto principalmente come studioso
’affermazione dei regimi totalitari
e tiene conversazioni radiofoniche
nascono a seguito delle Conferenze
di Edimburgo, fra le più celebri del
8, è chiamato a occupare la prima
rvard University, negli Stati Uniti
Christopher Dawson
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Tenace assertore dell’unità di
i d’America, si sofferma anone culturale di questi ultimi,
w England e del metodismo
Christopher Dawson
La divisione della
Cristianità Occidentale
a cura di Paolo Mazzeranghi
e con presentazione di Marco Respinti
ISBN 978-88-89341-11-7
9 788889 341117
07/05/09 11:32
Christopher Dawson
La divisione della Cristianità Occidentale
a cura di Paolo Mazzeranghi
e con presentazione di Marco Respinti
Il saggio The Dividing of Christendom (1965) raccoglie una parte delle lezioni tenute da Christopher Dawson nel periodo in
cui occupa la cattedra di Studi cattolico-romani alla Divinity School della Harvard University (1958-1962). Dopo le opere,
in parte note al lettore italiano, dedicate alla formazione della civiltà cristiana occidentale, Dawson percorre l’itinerario che,
partendo dal declino dell’unità medioevale, ha portato alla dissoluzione di tale civiltà, con l’esito non secondario — per la sua
sensibilità di un inglese convertito al cattolicesimo, che ha a cuore la restaurazione dell’unità culturale del continente di fronte
alla sfida della moderna secolarizzazione — di aver prodotto una separazione intellettuale, psicologica e di vissuto storico,
altrettanto pronunciata di quella strettamente teologica, fra cattolicesimo e protestantesimo. Esamina dunque la Riforma
protestante, la Riforma cattolica, più conosciuta come Contro-Riforma, l’età del barocco, il sorgere del pensiero scientifico
moderno, la cultura classica francese nel periodo dell’assolutismo, lo spirito scettico e libertino, l’illuminismo, la Rivoluzione
Francese con particolare attenzione alle sue conseguenze sul cattolicesimo di Francia ed europeo. Tenace assertore dell’unità
di civiltà che accomuna Europa e Stati Uniti d’America, si sofferma anche sul ruolo della religione nella formazione culturale
di questi ultimi, come nel caso del puritanesimo del New England e del metodismo wesleyano.
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-11-7
pp. 312, € 19,90
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L`America sta uscendo dalla crisi