PERIODICO INDIPENDENTE CULTURALE - ECONOMICO DI FORMAZIONE ED INFORMAZIONE REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD Sito Web: www.corrieredelsud.it - E-Mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] ASSOCIATO ALL’USPI 1,00 Anno XVIII N° 11/2009 - 1 agosto UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA C REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 Obama: «I tempi duri non sono ancora finiti: il deficit è una preoccupazione, ma non dobbiamo stringere la cinghia proprio mentre cerchiamo di uscire dalla recessione» L’America sta uscendo dalla crisi Intanto il Governo italiano valuta la possibilità di introdurre un sistema di fiscalità di vantaggio in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali Giorgio Lambrinopulos V erso la fine del tunnel: gli Stati Uniti si avviano a uscire dalla recessione, della quale “forse cominciamo a vedere l’inizio della fine”. Il presidente americano Barack Obama difende le scelte effettuate dalla sua amministrazione per sostenere l’economia a stelle e strisce. Scelte che, insieme “al salvataggio delle banche, iniziato con il precedente governo”, hanno fatto sì che “la recessione non divenisse depressione” e che “venissero salvate centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Certo è - aggiunge - che “i tempi duri non sono ancora finiti: il deficit è una preoccupazione ma non dobbiamo stringere la cinghia proprio mentre cerchiamo di uscire dalla recessione”. Un’affermazione, questa, in difesa del massiccio piano di stimolo fiscale da 787 miliardi oggetto di persistenti critiche da parte dei repubblicani, che lo accusano di non essere stato in grado di arginare, nonostante l’entità, l’emorragia occupazionale con la disoccupazione sali- La Casa Bianca a Washington ta al 9,5%. Dal North Carolina il presidente americano traccia un bilancio delle azioni prese sul fronte dell’economia nei suoi primi sei mesi alla Casa Bianca. Raccontando di essere rimasto sorpreso dalla copertina dell’ultimo numero di Newsweek, dal titolo ‘La recessione e’ finità, Obama osserva come indubbiamente la situazione è migliorata ma “ci vorrà del tempo prima di agguantare una completa ripresa. Non ci fermeremo e non riposeremo fino a quando tutti quelli che cercano un lavoro non lo troveranno”. “Sappiamo che i tempi duri non sono finiti, ma sappiamo anche - spiega - che senza le azioni intraprese la nostra economia starebbe ancora peggio”. “Non siamo più in caduta libera. I giovani d’oggi sono vagabondi I giovani d’oggi non hanno voglia né di studiare né di lavorare lo rileva il Rapporto Giovani 2008, sono 270 mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni il 9% del totale e 1 milione e 900mila giovani tra i 25 e i 35 anni, il 25%. Non lo ritengono necessario, semplicemente. Basta loro vivere nel limbo tra studio e occupazione, senza impegnarsi seriamente con alcuna ipotesi di vita. E’ un atteggiamento lassista, rinunciatario e inconcludente, privo di un orizzonte professionale ed esistenziale che sembra sempre più prendere piede fra le fila delle nuove leve. La ricerca è stata commissionata dal ministero della Gioventù e re- alizzata dal Dipartimento di Studi sociali, economici e demografici della Sapienza di Roma. Certamente non bisogna neanche troppo generalizzare, ma il fenomeno esiste, la tendenza denunciata c’è. Non è una tendenza che riguarda soltanto i giovani, ma è una posizione dilagante. È quel modo - scrive Socci - di concepire l’esistenza che Teilhard de Chardin definiva «il venire meno del gusto del vivere». Il fenomeno è stato studiato anche in Spagna, dove è stato ribattezzato con il nome “Generacion ni-ni”, “Ne studia, né lavora” e sono circa il 54% dei giovani spagnoli. Il giornale online, Il Sussidiario.net ha intervistato sull’argomen- to il professore Marcello d’Orta e Antonio Socci. Per il primo “né”, ossia la non voglia di studiare, di frequentare una scuola e diplomarsi, ha risposto il maestro D’Orta, in nessuna epoca è “piaciuto” andare a scuola. Una volta si diceva che «se non ti prendi il “pezzo di carta” da grande non potrai fare nemmeno lo spazzino». Ormai sono anni che si è capito che il lavoro non è consequenziale al fatto di essere andati a scuola. Afferma D’Orta - Prevale l’istintività: non appena un giovane si accorge che molte persone, pur non essendo passate neanche per sbaglio da una scuola, hanno un’occupazione e un reddito più che buono, si tuffano a pesce nel mondo del lavoro, sempre che lo trovino. Anche se oggi il rifiuto istintivo nei confronti dell’istituzione scolastica è cambiato, «probabilmente oggi Pinocchio e Lucignolo non andrebbero più nel Paese dei Balocchi, ma resterebbero a scuola». Ovviamente si tratta di una provocazione, ma è molto indicativa rispetto a quanto accade nelle odierne aule scolastiche. La scuola oggi ha perso il proprio prestigio e, soprattutto l’autorità, forse per questo andarci non appare più così gravoso come un tempo. Ma nemmeno appare più utile. Una volta il maestro era un Maestro. Interrogava, Continua a pag 2 Il mercato sta migliorando e il sistema finanziario non è più sull’orlo del collasso. Il tasso a cui stiamo perdendo posti di lavoro si è dimezzato rispetto a quando ho assunto l’incarico sei mesi fa. I prezzi delle case sono saliti per la prima volta in tre anni: quindi non c’é alcun dubbio che le cose vadano meglio. Forse cominciamo a vedere l’inizio della fine della recessione. Ma questo è di poco conforto per chi ha perso il proprio lavoro e non riesce a trovarne un altro”, mette in evidenza Obama. La crisi economica - constata la Fed nel Beige Book, il rap- porto sulla stato di salute dell’economia statunitense - si è “attenuata” in molti distretti: la banca centrale prevede una moderata ripresa dell’industria fra seidodici mesi. L’economia americana nel primo trimestre dell’anno si è contratta del 5,5%, un calo inferiore alle attese degli analisti. Venerdì prossimo il Dipartimento del Commercio renderà nota la prima stima del pil del secondo trimestre che, secondo gli analisti, sarà l’ultimo con segno negativo. Le stime sono di una contrazione dell’1,5%. Obama, alle prese con un calo di popolarità (il sondaggio Gallup lo indica al 54%) e in difficoltà con la riforma sanitaria (che non sarà votata prima dell’autunno), difende davanti alla platea i miliardi di dollari spesi per salvare le banche e l’industria automobilistica. Settori che, spiega, era necessario salvare. “So che può sembrare non corretto a molti americani che soldi dei contribuenti siano stati utilizzati per aiutare banche che si erano esposte a rischi eccessivi. Neanche a me è sembrato giusto: ma il salvataggio delle banche, anche se iniziato con la precedente amministrazione, era necessario perché sbloccando i mercati del credito abbiamo aiutato a far sì che la recessione non divenisse depressione”. “Abbiamo anche adottato azioni per aiutare l’industria automobilistica a Continua a pag 2 Alain Finkielkraut L’umanità perduta Lindau pp. 148 €. 14,00 Il XX secolo ha lasciato al nuovo millennio un’eredità tragica. La più radicale affermazione di autonomia - di liberazione dell’uomo che la storia abbia conosciuto, l’umanesimo figlio della modernità, si è risolta nel suo esatto contrario, la riduzione in schiavitù e lo sterminio di milioni di esseri umani sotto il Terzo Reich così come in Unione Sovietica e in Cina, in Cambogia sotto il regime dei Khmer Rossi, in Ruanda e nel Darfur. Politica 2 Segue dalla prima emergere da una crisi che lei stessa aveva creato: questa era una buona ragione per lasciare andare general Motors e Chrysler, e so che molti la pensano così. Ma nel mezzo della recessione, il loro collasso sarebbe stato una catastrofe per l’economia. Abbiamo salvato centinaia di migliaia di posti di lavoro e ci aspettiamo di riavere i nostri soldi indietro”. Il presidente Barack Obama ha detto oggi di non aspettarsi un voto del Congresso sulla riforma della sanità prima di settembre o ottobre. “Anche nel migliore dei casi il Congresso non voterà su questa legge fino a settembre o alla metà di ottobre”, ha detto Obama parlando a Raleigh in North Carolina. Intanto in Italia : L’Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza Cicchitto-Cota che impegna il governo a portare avanti “con determinazione” gli obiettivi e le linee di azione indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013. Il Dpef passa per un soffio. La Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Dpef con 254 voti a favore e 233 contrari. E la maggioranza porta a casa un risultato positivo anche grazie alle nutrite assenze tra le fila del Pd e dell’Idv dal momento che il centrosinistra dispone di 340 deputati mentre l’opposizione ne ha 277. E il Pdci accusa le opposizioni che siedono in Parlamento di avere salvato il Governo alla Camera nell’approvazione del Dpef: “Siamo di fronte a una netta difficoltà di tenuta della maggioranza parlamentare ma, ancora una volta ci pensa la cosiddetta opposizione a risolvere i problemi di Berlusconi”. Tremonti: “L’Italia non è in declino”, il sistema economico italiano “tiene” e va anche meglio rispetto ad altri paesi europei. Questo indica che “la scelta di fiducia e prudenza” fatta dal governo ha portato buoni risultati. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel corso della replica in Senato sul Dpef torna a criticare i “teorici del declinismo” e sottolinea che l’Italia ha retto bene l’urto della crisi. “Ci è stato detto - afferma Tremonti - che l’Italia è in declino, che non cresce” e altri paesi vanno meglio. “Ma - prosegue - la crisi ha evidenziato che quella crescita non era il prodotto strutturale, sostanziale, non era l’effetto delle riforme, ma quella crescita era prodotta dal debito. Dall’Islanda alla Spagna dal Baltico ai Balcani l’area della crisi si manifesta con intensità superiore a quella che si manifesta in Italia. Ci sono grandi paesi con una caduta del Pil maggiore e altri un po’ diversa, ma la grandezza di riferimento indica la tenuta del nostro sistema”. Questo indica, sottolinea Tremonti, che “la scelta di fiducia fatta dal governo è stata una scelta giusta, oggetto di consenso nelle tornate elettorali. Fiducia e prudenza - conclude - è una scelta che il governo intende continuare a fare”. La risoluzione approva Un Piano per il Sud e l’avvio di opere strategiche per “l’infrastrutturazione del Mezzogiorno d’Italia, al fine di promuovere lo sviluppo e la competitività internazionale”. La risoluzione della maggioranza al Dpef, presentata al Senato dai capigruppo di Pdl e Lega Maurizio Gasparri e Federico Bricolo, impegna il governo ad una politica per il Mezzogiorno con l’obiettivo di fermare una possibile deriva meridionalista nell’ ambito del centrodestra. Il documento, che ha l’appoggio del viceministro dell’Economia Giuseppe Vegas chiede al Governo di valutare “la possibilità di introdurre, tenendo conto delle compatibilità di finanza pubblica, un sistema di ‘fiscalità di vantaggio in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali” ed è invitato a “portare avanti l’azione di riordino e riqualificazione della spesa corrente considerando che ogni tipologia di spesa richiede strumenti di intervento differenziati e non riduzioni generalizzate, avendo come obiettivo quello di aumentare l’efficienza dell’uso di tali risorse in maniera tale da migliorare i servizi offerti e i risultati ottenuti”. Sul versante energetico la risoluzione impegna il governo a “procedere nella politica di affrancamento dell’Italia dalla dipendenza dal petrolio e dalle altre fonti energetiche di cui il Paese risulta privo, continuando a perseguire la politica di autosufficienza attraverso le risorse energetiche provenienti da fonti rinnovabili e con l’utilizzo dell’energia nucleare”. Per quanto riguarda il fisco, la risoluzione della maggioranza invita il governo a “non incrementare la pressione fiscale a carico delle famiglie e delle imprese, evitando di ridurre il livello dei servizi alla collettività attraverso un’ottimizzazione dell’impiego delle risorse, anche elaborando un sistema di imposizione fiscale basato sul quoziente familiare Entro fine settimana sarà tutto chiuso. Il Cdm varerà un piano per il Mezzogiorno e incrementerà fino a 60 milioni di euro i fondi per lo spettacolo, mentre il Cipe sbloccherà i fondi Fas per il Sud Italia. Dopo un vertice di tre ore a Palazzo Grazioli con i ministri competenti e una serie di colloqui tenuti nel corso della giornata il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fa rientrare tutte le polemiche e spiega: “Vorrei spendere una parola per Tremonti, non è vero che è quel mostro che coglie tutte le richieste in modo negativo. Anche a lui piacerebbe dire di sì, ma ha un compito difficile”. Sbloccati i fondi Fus e Fas “I conti del governo sono molto facili da capire: ci sono meno entrate e più spese”, sintetizza Berlusconi ricordando, per esempio, che per la cassa integrazione il governo ha stanziato 34 miliardi per il 2009-2010. “Le entrate sono molto minori visto che la crisi ha stretto gli utili dell’aziende”, continua il premier osservando, però, che “ci sono ottimi segnali di ripresa”. Poi, torna a ribadire che “la profondità della crisi dipende dal fattore psicologico. La paura e il catastrofismo aggravano la crisi e la prolungano. Io continuo a dire: ‘Bisogna continuare a spendere’”. Nonostante i conti uno dei risultati raggiunti oggi dal premier è stato proprio quello di riuscire a incrementare i fondi per lo spettacolo. Il governo deve, però, ancora “discutere” della cifra esatta. Tuttavia, Berlusconi fa sapere che la richiesta è di 60 milioni di euro: “Spero di poter puntare verso quel traguardo”. Data la crisi, però, il premier ha ritenuto opportuno “rivedere il programma” per festeggiare i 150 anni dall’Unità d’Italia, “migliorandolo”. “Ho immaginato un impegno più allargato per la televisione pubblica”, afferma Berlusconi secondo cui “è necessario far conoscere questa storia a tutti gli italiani” anche “attraverso speciali in tv e altre iniziative”. Il piano di rilancio per il Sud, annunciato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e oggetto di un primo esame con alcuni ministri, è stato analizzato in un incontro tra il premier e il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. “Sto facendo incontri con vari ministri. C’è un work in progress per il piano Sud che presenteremo in cdm. Poi, parlando delle richieste di maggiori risorse dei vari ministeri, Berlusconi ha detto: “Tutte le richieste sono meritevoli, non tutte possibili, quando portate al tavolo del Consiglio dei ministri”. Quindi ha difeso l’operato del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, oggetto di critiche dei suoi colleghi di governo per una gestione accentratrice e avara del bilancio dello Stato: Tremonti “è simpaticissimo, non è un mostro, dire di no è difficile, non è lui ma la realtà dei conti che decide”. Al Cipe sono stati sbloccati 4 miliardi per la Sicilia. Durante il vertice si è discusso delle linee guida che approderanno nel prossimo Cdm. Il ministro Angelino Alfano, durante l’incontro, avrebbe fatto notare che ci sono ancora 8 mld di risorse da spendere per l’economia dell’isola, da qui la necessità di legare i finanziamenti che saranno stanziati a obiettivi ben precisi. Tra le linee guida del piano sarebbe stata confermata l’idea di una cabina di regia per l’utilizzo dei fondi. “Non vorrei che fossi diventato come il conte Ugolino che mangiava i suoi figli. Siamo cresciuti insieme e abbiamo insieme aiutato a crescere tanti dirigenti in Sicilia, come Alfano, che ora si ribellano contro di me”. Sono questi alcuni dei passaggi di una lettera che Gianfranco Miccichè ha inviato al premier Silvio Berlusconi. “Considera questa lettera” come l’annuncio di dimissioni, conclude la missiva scritta nei giorni scorsi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In ambienti vicini a Miccichè si osserva che quella lettera sarebbe superata dalle successive dichiarazioni di Berlusconi e dagli impegni presi dal presidente del Consiglio per il Sud. Spunta l’ipotesi commissario. Berlusconi avrebbe anche balenato l’idea di nominare un “commissario” in Sicilia per mettere fine ad una querelle sul partito che si trascina da tempo. Berlusconi ad alcuni parlamentari avrebbe spiegato di ritenere proprio la “questione siciliana” nel partito come la scintilla da cui è nata la discussione sulle politiche del Mezzogiorno. Berlusconi ha parlato del tema del Meridione con Tremonti in aereo. Il responsabile di via XX Settembre si è soffermato con il Cavaliere sui fondi Fas spiegando di non essere mai stato un nemico del Sud. “Ho preso io la partita in mano”, ha assicurato Berlusconi. Giorgio Lambrinopulos N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto Segue dalla prima dava le note, bocciava, ma insegnava anche qualcosa. Ora, alla faccia delle bocciature di zione degli anni ’70, divenuta oggi classe dirigente, fosse minata da un tarlo, da un veleno pericoloso che ha prodotto devastazioni: il veleno dell’ide- Alcol e giovani quest’anno, è tutto percepito nell’inutilità. Anche le stesse bocciature rischiano di essere una pagliacciata perché nove volte su dieci il Tar dà ragione ai genitori che fanno ricorso. In questo clima causato, è doveroso dirlo, dal disastro del ’68, è veramente difficile riuscire ad insegnare qualcosa. (Marcello D’Orta, oggi Pinocchio e Lucignolo non chiedono teorie, ma l’esperienza delle cose, 17.7.09 Il Sussidiario.net). Il maestro Marcello D’Orta è convinto che anche oggi i bambini, i giovani hanno voglia di imparare. Non è vero il cliché che dipinge i giovani come una massa di disperati che non ne vogliono sapere di niente. Il problema è che questa aspettativa di conoscere viene continuamente tradita sotto due versanti: da un lato nell’assenza di un riferimento certo e dall’altro nella riduzione della conoscenza a nozionistica. Per Antonio Socci la colpa di questa sfiducia nei giovani d’oggi bisogna trovarla nel 68, dove si azzerò alla radice la paternità e soprattutto furono delegittimati tutti quelli che proponevano di dare un senso alla vita e un motivo per vivere. Per Socci è tutta la genera- ologia. Un’intossicazione che ha in qualche modo continuato a mietere vittime anche fra le fila delle generazioni successive, come ha scritto benissimo in un libro molto bello Stefano Borselli, Addio a Lotta Continua. (Antonio Socci, Lo stupore, vero antidoto al “male di vivere” di tanti giovani, 17.7.09 Il Sussidiario.net). Non è colpa neanche dei giovani bamboccioni, come li apostrofò il ministro Padoa Schioppa. In ogni modo per Socci l’unica vera emergenza è l’enorme difficoltà che queste generazioni hanno ad incontrare persone che comunichino un senso per la vita e un gusto per la vita. È come se la cultura contemporanea e dominante fosse strutturata in qualche modo proprio per impedire che queste presenze siano incontrabili o per delegittimarle, renderle, se si vuole, invisibili. Tutti parlano d’emergenza educativa, proponendo magari teorie pedagogiche o piani pastorali, ma nessuno propone qualcosa che affascina; un primo passo per uscire dall’anestesia, per Socci è quello di partire dallo stupore, ossia dal domandarsi perché si è al mondo. Domenico Bonvegna Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 1920413 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] Pagina Tre N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto ß Corrado Alvaro e la libertà di stampa Franco Monteleone:”Storia della radio e della Tv”, Marsilio, Venezia, 1999, p.199, 225, nota 7). Roberto De Napoli L ’ingerenza del potere politico nell’informazione radiotelevisiva oggi è afflitta dal ben noto conflitto di interessi, dovuto al fatto che il Presidente del Consiglio è anche il proprietario delle televisioni del gruppo Mediaset, e contemporaneamente ha un’importante influenza sulla RAI, servizio pubblico. Il condizionamento dell’informazione radiotelevisiva da parte del potere politico non è nuovo. Con il Regio Decreto n. 2191 del 14 ottobre 1924 il Governo fascista riconosce alla società privata URI (Unione Radiofonica Italiana) l’esclusività del servizio pubblico delle radioaudizioni italiane, che essa dovrà trasmettere “esclusivamente” le notizie che saranno fornite dall’agenzia di stampa “La Stefani” e che, infine, la trasmissione di notizie provenienti da agenzie diverse “doveva essere autorizzata solo ed esclusivamente dal Governo”. Circa tre anni dopo il Governo acquisisce tutte le azioni dell’URI e crea l’ente pubblico EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche). Il controllo dell’informazione radiofonica è ancora più diretto, attraverso un Ufficio Stampa del regime, operativo già dal 1925 e che il 22 maggio del 1937 diviene il Ministero della Cultura Popolare (MinCul Pop). Dal 1927 e fino al 1944 EIAR è l’organo di informazione unico ed esclusivo del Governo fascista e di Mussolini in persona. Non si hanno notizie di giornalisti dell’Ente radiofonico che hanno rivendicato in qualche modo la propria autonomia professionale. Perché ciò avvenga bisogna aspettare fino al 1945. Protagonista è Corrado Alvaro, il calabrese di San Luca d’Aspromonte, uno dei più grandi scrittori d’Europa del’900. Ma andiamo con ordine. Nel 1940 Corrado Alvaro collaborava con il quotidiano “Il Popolo di Roma”, l’organo di stampa ufficiale del Partito Nazionale Fascista (PNF). Nel luglio del 1943, ne era divenuto direttore, pur non essendo iscritto al partito fascista. Egli, anzi, era antifascista e lo aveva manifestato in diverse circostanze, pubblicamente. L’incarico di direttore non gli aveva fatto mutare atteggiamento; aveva continuato a manifestare il diritto di libertà di stampa addirittura ospitando nel giornale di Mussolini anche gli articoli di giornalisti e scrittori dichiaratamente antifascisti, come Alberto Moravia. Non durò molto. Il 9 settembre del 1943, vale a dire dopo circa due mesi dalla nomina di direttore al giornale del PNF, esattamente il giorno dopo l’annuncio dell’armistizio di Pietro Badoglio dai microfoni dell’EIAR, i nazifascisti invasero Roma. Fra i primi obiettivi ci fu il controllo dell’informazione compresa l’EIAR. Alvaro si trovò a vivere una nuova e più terribile censura. Per i suoi atteggiamenti e le pubblicazioni spacciatamene avverse al nazifascismo fu colpito da mandato di cattura. Quello 3 Corrado Alvaro (1895-1956) stesso giorno dell’invasione tedesca, il 9 settembre, scrisse l’ultimo articolo, il titolo era “Supremo dovere”, poi abbandonò Roma e la famiglia. Si rifugiò in Chieti e lì visse per circa 10 mesi, sotto il falso nome di Guido Giorgi, impartendo lezioni private. Riprese la sua attività di scrittore e giornalista libero al rientro in Roma, dopo la liberazione del 5 giugno 1944. Così come i nazifascisti avevano ferocemente censurato la stampa, gli americani l’avevano liberata. Loro primo atto fu, infatti, la consegna dell’EIAR del Sud e della ITALCABLE, la società delle comunicazioni telefoniche, al Comitato Nazionale di Liberazione (CNL), che subito operò per riportare i due enti alla normalità. Erano entrambi importantissimi per le comunicazioni e le informazioni. Per l’EIAR il CNL nominò un commissario, Luigi Rusca, liberale, antifascista, il quale, proprio per dare un segnale forte di rinnovamento dell’ente ne modificò dapprima il nome, da EIAR in RAI (Radio Audizioni Italia) e poi cercò una figura al di sopra di ogni sospetto, trasparente, non solo antifascista ma anche non iscritto mai ad alcun partito, per porlo alla guida del Giornale Radio nazionale. Ciò avrebbe convinto gli italiani che il governo che si era insediato, il Primo Bonomi, voleva davvero cancellare il Ventennio e costruire un’Italia libera e democratica. La scelta di Rusca cadde su Alvaro. Chi meglio di lui? Antifascista per avere firmato il manifesto contro il fascismo, quando era inviato del settimanale “Il Mondo”; perseguitato addirittura con un mandato di cattura nazifascista; non aveva mai avuto la tessera di alcun partito né mai fatto attività politica in alcuno di essi. Rusca gli garantì ogni autonomia di lavoro ed egli accettò l’incarico; era la fine di gennaio del 1945, circa sette mesi dopo il suo rientro da Chieti. Trascorsero solo trenta giorni ed Alvaro si rese conto che quelle garanzie non c’erano e che era stato ingannato. Anche il nuovo Governo, quello che si apprestava a instaurare in Italia la democrazia, come quello fascista, pretendeva di essere l’unica fonte di informazione di cui Alvaro doveva tener conto. Così, continuamente pressato dalle veline del governo, manda tutti al diavolo e dà le di missioni. Scrive una lettera all’amico commissario Rusca e abbandona la direzione del giornale. Caro commissario, tu mi avevi invitato a dirigere un giornale radio indipendente, libero di informare il pubblico democraticamente, e che soltanto nei grandi problemi di interesse nazionale non agisse in contrasto col governo. Ho dovuto affrontare, nei pochi giorni del mio lavoro, inopportuni interventi che miravano a limitare o ad annullare proprio questa libertà di informazione. In ultimo poi, tu e uno dei nostri principali collaboratori, vi siete impegnati acché io ricevessi, ogni sabato, dall’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, indirizzi e suggerimenti di massima. Il nostro collaboratore, che da tempo sostiene la necessità di una radio priva di sue fonti di informazione autonome e limitate a quelle ufficiose ed ufficiali, ha posto la scelta fra lui, che gode della fiducia della Presidenza del Consiglio, e me, che ho solo le mie convinzioni in fatto di radio in regime di democrazia, cioè libere. Su di esse non posso transigere e perciò rinuncio all’incarico affidatomi dalla tua fiducia. (NdR: La lettera è riporata il Guido Crainz:”Fra EIAR e RAI”, in Nicola Gallerano (a cura di):”L’altro dopoguerra; Roma e il Sud, 1943 – 1945”, Franco Angeli editore, Roma 1981, p. 514. Lo stesso Crainz, ha riproposto la lettera di Alvaro nel programma radiofonico da lui condotto con Ennio Balbo, dal titolo “Il regno del Sud” in “Guerra e vita quotidiana in Italia tra il 1943 e il 1945”, quarta puntata, per la regia di Sergio Vecchio, in onda sul Terzo Programma l’8 dicembre 1984. Uno stralcio è riportato anche in L’episodio, trascurato dagli storici della comunicazione e della radiotelevisione, è emblematico del rifiuto di ogni condizionamento dell’informazione. Alvaro, uomo libero, riteneva che l’informazione dovesse essere libera; ma nell’Italia tesa verso la democrazia, il rapporto informazione – potere politico, rispetto al Ventennio, sembrava, invece aver mutato solo la forma. La nomina di Alvaro era stata accettata con entusiasmo per la neutralità politica di lui tanto da garantire tutti i partiti: quelli al governo (DC, PCI, Pd’A, PSIUP, PLI, PdL) e quelli che ne erano rimasti fuori (PSI, PRI). Le sue dimissioni, dunque, fecero scalpore nell’opinione pubblica, e innescarono una violenta polemica fra i giornali, i partiti e nel governo, oltre che all’interno della stessa redazione RAI che egli era stato chiamato a dirigere. Era la prima volta che il ß Alvaro, furono due giornali di sinistra, “L’”Avanti!” e “L’Unità”, e “Risorgimento Liberale”, organo del Partito Liberale. Solidali ad Alvaro furono, invece, “L’Italia Libera”, del Partito d’Azione, e il settimanale “Epoca”, diretta da un altro grande intellettuale calabrese: Leonida Repaci. Una posizione attendista fu assunta dal quotidiano “Il Popolo”, della DC. Non si inserì nella polemica immediatamente: attese. Si dichiarò, poi, con il governo De Gasperi, schierandosi contro Alvaro. Ma anche all’interno della redazione RAI c’era chi godeva “della fiducia della Presidenza del Consiglio” e contestava Alvaro. Si trattava di Paolo Treves, antifascista, sostenuto dall’”Avanti!”, che aspirava a dirigere il Giornale Radio. Rusca, non appena ricevette le dimissioni di Alvaro, lo nominò subito direttore, ma i giornalisti della redazione organizzarono una durissima protesta e Treves dovette allontanarsi. Fu contestato lo stesso Rusca, accusato, non solo dai giornalisti, ma da tutti i sindacati, di manipolare La sede della Rai in viale Mazzini a Roma problema dei rapporti RAI – Governo e, più in generale, informazione – potere politico era posto in regime democratico e in modo così inequivocabile nelle motivazioni e nella determinazione. Fra i giornali si formarono due fronti: l’uno in difesa dell’autonomia del giornalista, della testata e del diritto di questa ad avere fonti proprie, distinte da quelle ufficiali ed ufficiose, come sosteneva Alvaro; l’altro, al contrario, a sostegno della tesi che l’informazione della RAI doveva essere al servizio del governo e della politica, visto che l’azienda era dello stato. A sostenere questa seconda tesi, contro l’informazione favorendo le veline del governo e facendo tacere quelle scomode. Il 20 aprile del 1945 Rusca fu costretto alle dimissioni. Alvaro continuò a collaborare con la RAI, senza condizionamenti, ma anche senza incarichi di direzione. Nell’ottobre del 1955 scrisse l’editoriale con il quale inaugurò il Gazzettino della Calabria e l’anno dopo, l’11 giugno 1956 il male incurabile che lo affliggeva da tempo lo portò via. Rimase la sua testimonianza di giornalista libero, ma a tutt’oggi nulla è cambiato nel rapporto informazione radiotelevisiva – potere politico, anzi… Vendesi concessionaria auto sita in Padova, con officina e ricambi Per informazioni telefonare nelle ore d’ufficio ai seguenti numeri: 049•8758500 oppure 348•3422678 Politica 4 N on era mai accaduto: uno dei leader mondiali lascia precipitosamente il G8 e se ne torna a casa per sedare quella che sempre più assomiglia a un’autentica insurrezione. È successo al cinese Hu Jintao, preoccupato dalla situazione in quello che un tempo si chiamava Sinkiang e il cui stesso nome è oggi contestato. Il nome Sinkiang, “nuovo possedimento” o “nuova frontiera”, è infatti stato dato alla vasta regione – un milione e seicentomila chilometri quadrati, venti milioni di abitanti – dalla dinastia cinese Qing che l’ha conquistata tra il 1755 e il 1757 con una guerra costata un milione di morti. Ma gli abitanti della regione non sono cinesi. Sono turco-mongoli, e preferiscono parlare non di Sinkiang ma di Turkestan Orientale. Fino al XV secolo, quando quasi tutta la regione passa all’islam, gli abitanti della sua parte occidentale erano musulmani, mentre quelli della parte orientale – solo loro, all’origine, chiamati “uiguri”, un nome più tardi esteso a tutte le popolazioni turcofone della zona – conservavano l’antica religione manichea, tollerando anche minoranze buddhiste e cattoliche. Le operazioni del XVIII secolo corrispondono a un vero e proprio “colonialismo via terra”, praticato dall’impero cinese come da quello russo. Qualche volta in Europa abbiamo difficoltà a comprendere queste imprese coloniali, perché la nostra immagine del colonialismo è legata al mare e alle navi. Ma in realtà i cinesi in quello che chiamano Sinkiang – così come i russi nell’Asia Centrale – si comportano a tutti gli effetti come una potenza coloniale. Possiamo così considerare le ribellioni del XIX secolo come rivolte anti-coloniali, fomentate dal network religioso delle confraternite sufi e in particolare della maggiore confraternita mondiale, particolarmente diffusa tra tutte le etnie turcofone, la Naqshbandiyya. Appartiene a questa confraternita Yaqub Beg (1820-1877), un avventuriero proveniente dall’attuale Uzbekistan, ma di etnia tagika, che profittando di queste rivolte riesce a farsi proclamare “re della Kashgaria” prima di essere sconfitto e ucciso – ma secondo altri si sarebbe suicidato – dal generale cinese Zuo Zong-Tang (1812-1885). La caduta dell’impero cinese suscita nuove speranze d’indipendenza nel movimento anti-colonialista. Ma in realtà sia i repubblicani nazionalisti di Sun Yat-Sen (18661925) e Chang Kai-Shek (18871975) sia i comunisti di Mao Tze-Tung (1893-1976) vogliono un Paese “uno e indivisibile” e, benché stipulino occasionali alleanze tattiche con i separatisti, non hanno nessuna intenzione di concedere loro l’indipendenza. Nella confusione della guerra civile gli indipendentisti riescono comunque a proclamare una “Repubblica Islamica del Turkestan Orientale” nel 1933, prontamente riconquistata dalle truppe nazionaliste cinesi nel 1934. Disperando delle loro sole forze, gli uiguri finiscono per concludere un patto col diavolo con l’Unione Sovietica, e nel 1944 restaurano un “Governo Islamico del Turkestan” (la cosiddetta “seconda” Repubblica del Turkestan, per distinguerla da quella del 1933-1934) che dipende dal supporto militare delle truppe sovietiche. Nel 1949, N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto Islam e resistenza nel Sinkiang cinese quando la vittoria di Mao è certa, Stalin (1878-1953) convoca i cinque principali rappresentanti del Governo Islamico del Turkestan e ordina la “riconciliazione” con la Cina. I cinque non sono convinti: s’imbarcano da Alma Ata, nell’attuale Kazakhistan, per andare a Pechino a negoziare con Mao. Non arriveranno mai. L’Unione Sovietica comunica che sono stati vittima di un disastro aereo, ma documenti emersi dagli archivi del KGB dopo il 1989 confermano che sono invece stati uccisi su ordine di Stalin. I loro colleghi capiscono l’antifona e accettano posizioni nel Partito Comunista Cinese, le cui truppe occupano la regione, mentre il “Sinkiang” nel 1955 diventa una “regione autonoma” della Repubblica Popolare Cinese. Non cessa, però, l’aspirazione all’indipendenza della maggioranza della popolazione, con periodiche e sanguinose rivolte. Il movimento indipendentista è peraltro diviso. La fazione maggiore ha una matrice religiosa islamica. Due fazioni più piccole, ma non irrilevanti, sono invece rispettivamente marxista (e sostenuta, finché esiste, dall’Unione Sovietica) e laica. Quest’ultima si rifà al panturchismo dei Giovani Turchi e al laicismo di Kemal Atatürk (1881-1938), e gode di discrete simpatie nell’establishment militare turco. La strategia della Cina comunista è duplice, e ricorda quella attuata in Tibet. A una dura repressione, specie in ambito religioso – peraltro non senza cicli periodici di ammorbidimento e di L a Nuova Europa si è svegliata un po’ sgomenta. Tinta di un verde sfavillante, per l’ottima performance dei gruppi ecologisti, con macchie di rosso porpora, per la sonora sconfitta dei socialisti, ma soprattutto con occhi pieni di incredulità, per la influente avanzata degli euroscettici. La Nuova Europa si è risvegliata come una bella “signora” dopo una notte di baldoria. Un risveglio di certo non dei migliori. La “vecchia signora Europa” ha perso un po’ del suo charme, ma è ancora bella arzilla. La colpa senza dubbio è che questa “vecchia madame” ancora sta sulle sue, non riesce ad avvicinarsi alla massa che gli gira attorno. Distinta e distante dalla gente, che non ha ancora imparato ad amarla, ma soprattutto a capirla. Le urne hanno Konrad Adenauer (1876-1967) concessioni – fa da contrappunto una politica demografica che mira a rendere gli uiguri musulmani minoritari nel loro stesso Paese. Da una parte, la politica della limitazione delle nascite e del figlio unico è imposta alle donne di etnia uigura in modo particolarmente duro, a suon di aborti forzati anche al nono mese. Dall’altra, una gigantesca operazione di nuova colonizzazione insieme etnica ed economica importa da altre zone della Cina dieci milioni di cinesi. Gli uiguri, da stragrande maggioranza che erano mezzo secolo fa, sono così oggi una minoranza – circa il 40% - nella loro stessa terra di origine, spesso disprezzati dai cinesi immigrati che controllano la politica e l’economia. La questione delle feste tradizionali (meshrep), permesse nel 1994 ma nuovamente vietate nel 1997, porta a un’intensificazione della resistenza. Trenta attivisti uiguri sono condannati a morte e giustiziati, provocando i tumulti del 5 febbraio 1997 nella città di Gulja, duramente repressi dalla polizia con un centinaio di morti. Il successivo 25 febbraio accade qualcosa che segna l’inizio di una nuova, più cupa fase nella storia dell’indipendentismo: tre autobus di linea a Urumchi saltano in aria, con nove morti (tra cui tre bambini) e una settantina di feriti. Benché non manchi tra gli indipendentisti chi considera l’attentato una provocazione della polizia, è probabile che nella seconda metà degli anni 1990 nelle fila della fazione islamica del movimento per l’indipendenza si sia effettivamente infiltrato il terrorismo ultra-fondamentalista islamico. Uno dei gruppi più importanti, il Movimento Islamico del Turkestan Orientale, è considerato un gruppo terroristico e legato ad Al Qaida dagli stessi Stati Uniti, che pure simpatizzano per la causa indipendentista e ne ospitano la principale leader, Rebiya Kadeer, che la diplomazia di Condoleeza Rice ha convinto Pechino nel 2005 a rilasciare dal carcere, dove si trovava dal 2000, ed esiliare negli Stati Uniti. Soprattutto dopo l’11 settembre 2001, il governo cinese dà periodicamente notizia di attentati terroristici sventati (con grande enfasi, durante le Olimpiadi di Pechino del 2008), di campi terroristici scoperti e di terroristi arrestati. Qualche volta si tratta certamente di veri terroristi, ma può anche capitare che “terrorista” sia una comoda etichetta per giustificare la repressione di ogni forma Bonjour Europe! inflitto una sonora sberla alle forze socialiste, che hanno perso un po’ dovunque, vedendo ridotti i propri seggi all’Europarlamento del 20% ( solo 161 seggi). I conservatori del PPE hanno invece a loro volta fortemente consolidato la loro forza riuscendo a conquistare 263 scranni. Il gruppo centrista dell’ALDE ha sostanzialmente mantenuto il suo quorum, conquistando ben 80 seggi. Un ottimo risultato lo hanno raggiunto i gruppi ecologisti, ottenendo ben 52 scanni. La nota dolente purtroppo è derivata dalla forte impennata degli euroscettici e di conseguenza di coloro che sono contrari non all’UE, ma a questo modo di porsi dell’UE. Partiti xenofobi ed ostili all’immigrazione hanno visto a dismisura incrementare i loro consensi. La crescita dell’euroscetticismo, soprattutto tra gli elettori dell’Europa orientale e centrale – strano ma vero –, ha mostrato e dimostrato che purtroppo non esiste ancora un’idea di Europa unita, ma più di ogni altra cosa un’idea di integrazione europea. Questo è dimostrato principalmente dal forte astensionismo che ha raggiunto il livello record del 57%. La verità è che i cittadini europei non sono ancora consapevoli in cosa è l’UE. Cosa sta a significare “Unione Europea”. Molti non sanno che le elezioni per il Parlamento europeo rappresentano un momento determinante per i cittadini europei che auspicano di giocare un ruolo chiave nel funzionamento dell’UE e che sono sotto- posti ad una triplice scelta: 1) una scelta civica, poiché i poteri crescenti del PE gli permetteranno di pesare direttamente sulle decisioni dell’UE; 2) una scelta partigiana, poiché permette di designare dei deputati che si esprimono sempre di più sulla base di criteri ideologici; 3) una scelta di influenza nazionale. Molti non sono consci che il PE è un attore fondamentale nel processo decisionale dell’UE. Esso infatti ha il compito di orientare la legislazione europea che influenza la nostra vita quotidiana, principalmente in termini di protezione all’ambiente e di sicurezza al consumatore. Il PE è sostanzialmente la voce di noi cittadini in Europa, visto che gli eletti orientano il contenuto delle politiche europee. Da ultimo non va dimenticato che la legislazione europea viene trasposta in quella degli Stati membri, il che implica un’influenza diretta sulla legislazione nazionale. I cives europei invece considerano il PE, e l’UE nel suo complesso, come un’entità astratta e lontana dai bisogni quotidiani di noi cittadini. La verità è anche che gli stessi politici non ci aiutano a capire cosa vuol dire Europa. Cosa significa essere cittadini europei. Chi nelle settimane di campagna elettorale ci ha coinvolti in un dibattito sull’UE e sul suo futuro. Chi ha sollevato la nostra attenzione su tematiche europee ed europeiste. Chi ha trattato temi cruciali che concernono l’intera Europa e quindi gli interessi di noi cives europei. Silenzio d’indipendentismo. L’uso tattico e retorico della parola “terrorismo” riemerge anche in questi giorni. Fuori della Turchia e del mondo islamico la causa dell’indipendenza uigura, che pure avrebbe solide ragioni storiche e culturali, ha ben pochi simpatizzanti. I legami – che non sono solo invenzioni del regime cinese – di una sua componente con Al Qaida non l’hanno certamente resa più popolare. Tuttavia, senza ignorare gli effettivi rischi d’infiltrazioni terroristiche internazionali, il rispetto dei diritti umani degli uiguri e della loro identità culturale e politica dovrebbe essere chiesto con vigore dall’Occidente al governo cinese. Che questo avvenga è tutt’altro che sicuro perché, in tempi di crisi finanziaria internazionale, ci sono molte ragioni economiche che sconsigliano d’irritare Pechino. Massimo Introvigne totale! Negli anni passati c’era più attenzione, ma soprattutto si sentiva ancora viva la voce dei padri fondatori dell’Europa unita. Di coloro che avevano fatto sì che il sogno europeo diventasse realtà, tra infinite perplessità. Oggi sono presenti indifferenza ed apatia. Oggi non primeggiano più i nomi di Spinelli, De Gasperi, Adenaur, Monet, Shuman, ma quelli di veline e saltimbanchi. Oggi purtroppo l’ignoranza del passato costituisce la premessa di un futuro ignoto. Oggi la “vecchia signora Europa” ha perso il suo fascino, e per continuare a sopravvivere deve nascondersi dietro figure insignificanti che dell’idea – e degli ideali – di Europa non sanno – e non hannoalcunché. Potrà l’Europa del futuro tornare ad esercitare quel ruolo chiave che tutti noi “eurofili” auspichiamo? Potrà esserci un nuovo giorno per l’Europa? Potremo augurare all’Europa: “bonjour”? Mario Astarita Politica N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto 5 Il Flop di Emanuele Filiberto Respingimenti, L’UE I l principe Emanuele Filiberto di Savoia, dopo la lunga fase televisiva danzante, si è voluto presentare alle elezioni nelle liste dell’UDC. Abbiamo preferito attendere il compimento delle consultazioni, prima di commentare questa sua decisione. E anche prima di ripetere come ancora una volta la televisione abbia dimostrato di costituire per molti un falso mito, una dimensione dorata che è ben lontana dal rappresentare la realtà nella quale troppo spesso si cerca di immedesimarsi. Forte degli applausi di un pubblico abituato ai tronisti delle trasmissioni per ragazze, Emanuele Filiberto ha sognato (e forse gli hanno fatto sognare) di poter rapidamente raggiungere le più rosee tappe che lo separano da un trono vero, partendo da un qualsiasi primato sugli schermi, e procedendo attraverso un incarico parlamentare. Quale sarebbe stato il traguardo successivo? Forse il conseguimento di un ministero, forse la scalata in un partito o, nelle prospettive più dorate, la successione alla carica di primo ministro. Chi sa quali immagini devono essersi affollate nella mente del principe danzante, dopo il successo riportato a Ballando con le Stelle. Ha pensato ad una repubblica alla Napoleone III, con il presidente che accoglie il voto parlamentare e diventa monarca dopo aver superato le trionfali elezioni? Ma il popolo italiano ha scelto ancora una volta, e credo per il meglio, riuscendo a separare lo spettacolo dalla politica. In questo campo, del resto, l’esperienza dimostra che i rappresentanti del mondo televisivo o musicale non abbiano mai riscosso molto successo e che le loro apparizioni in veste di persone pubbliche sono state talvolta brevi e deludenti. Emanuele Filiberto ha raccolto soltanto un flop disastroso, riassunto in poche migliaia di voti dispersi su un territorio vastissimo. Si è trattato di una sconfitta così eclatante che non si riesce a capire come abbia fatto il principe a gettarsi in un’avventura che lo ha lasciato contare impietosamente, e che ha demolito l’ipotetica immagine di un uomo in grado di catalizzare intorno a sé una larga simpatia su Emanuele Filiberto cui avrebbe potuto contare nel futuro. Insomma, che siano state nella media nadopo essere entrato a far parte zionale, e la gente si è del tutto di un mondo che non compete a disinteressata alla sorte politica un pretendente al trono e che gli del principe. Noi invece abbiamo Italiani non considerano degno di smesso già da molto tempo di apconsiderazione politica, l’erede plaudire a principi e pretendenti dei Savoia non si è saputo spen- che non sanno fare il loro dovedere strategicamente sulla lunga re. Il padre, il nonno o l’antenato prospettiva, evocando la possi- di chiunque non costituiscono ai bilità di attrarre numerosi con- nostri occhi un titolo di merito sensi tra l’opinione pubblica. In sufficiente per guadagnarsi stima tutta la vicenda mi dispiace an- o affetto, e ci rifiutiamo di chiucora una volta per quel generoso dere gli occhi sui difetti e sulle gruppo di fedelissimi Monarchici mancanze dei nostri leaders, sia che, nonostante le disavventure e monarchici che repubblicani. i disastri di Vittorio Emanuele, Insomma, ci rifiutiamo di apsono stati di nuovo al fianco di plaudire e di fare da seguito a colui che ritengono il deposita- chiunque non scenda pienamenrio dei destini realisti, costi quel te all’interno del ruolo che dice che costi e faccia quel che faccia. di voler interpretare e dimostra Anzi, in un paio di loro Circo- la consueta impreparazione su lari pubbliche, i fervidi seguaci tanti argomenti della vita sociadell’ex-ballerino hanno cercato le. Colui che intende assumere di attutire le future batoste che una veste pubblica impari non intelligentemente pensavano solo a ballare e a ripetere facili sarebbero giunte con le consul- battute. Impari invece a pensare, tazioni, e hanno perciò avvisato lavorare, proporre, a comportarsi di possibili contenziosi sul modo secondo le richieste della società di scrivere sulla scheda il nome italiana, senza seguire una moda stesso del principe o sulle even- e metodi che non sono degni né tuali contestazioni dei voti non di un politico né di un principe. chiari. Poco o niente di tutto ciò è accaduto. Le contestazioni pare Carmelo Currò A rischio mezzo milione di posti di lavoro T recentomila: tanti sono i lavoratori interessati, secondo la relazione tecnica del governo, dalla regolarizzazione delle badanti e delle colf. E’ quanto emerge dal dossier del servizio studi della Camera. “Nella relazione tecnica - si legge nel dossier - del governo si ipotizza che la regolarizzazione possa interessare 300mila lavoratori, metà impiegati nell’assistenza personale e metà nel lavoro domestico”. Del totale, 170mila sono stranieri non comunitari, mentre il resto sono cittadini italiani o appartenenti a un Paese Ue. Fissata questa soglia, il “contributo forfetario una tantum di 500 euro a persona - prosegue il dossier - dovrebbe generare un introito complessivo di 150 milioni nel 2009”, di cui il 40% destinato a fare fronte a maggiori oneri per il servizio sanitario nazionale e amministrativi. In particolare i maggiori oneri per il Ssn sono calcolati in 67 milioni per il 2009 e 200 milioni all’anno dal 2010 al 2012. Una stima calcolata, si sottolinea, sul numero di lavoratori stranieri non comunitari dal momento che i lavoratori italiani e comunitari usufruiscono già delle prestazioni del servizio sanitario nazionale. Sino a mezzo milione di posti di lavoro a rischio nel 2009 per effetto della crisi. E’ la prospettiva contenuta nel Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel, riferita all’ipotesi peggiore per i prossimi mesi, quando ‘’la disoccupazione continuera’ ad aumentare e il ricorso agli ammortizzatori sociali sara’ ancora significativo’’. In particolare, il rapporto messo a punto dalla commissione dell’informazione, indica la stima che nell’anno possa esserci una perdita di posti di lavoro tra le 350mila e le 540mila unita’ se misurati in forze di lavoro e tra le 620mila e le 820mila in termini di Ula (Unita’ lavorative annue). Quanto ai disoccupati, potrebbero aumentare in una forchetta che oscilla tra le 270mila e 460mila unita’. Il tasso di disoccupazione a fine anno potrebbe collocarsi, nella peggiore delle ipotesi, “poco al di sotto del 9%”. Nello specifico, le tabelle indicano un range tra il 7,9% come ipotesi ottimista e l’8,6% come ipotesi sfavorevole (8,3% lo scenario base). Peggio per le donne, per le quali il tasso di disoccupazione è atteso al 10% nel dato medio annuo, nello scenario base, rispetto all’8,5% del 2008, mentre per gli uomini passerebbe dal 5,5 al 7,1%. “Cruciali” nel determinare “caratteristiche e intensità della ripresa”, viene quindi sottolineato, saranno gli ultimi mesi del 2009 ed i primi del 2010. Per questo motivo, “é importante che vi sia piena consapevolezza del fatto che nei prossimi mesi potrebbero rendersi necessari ulteriori interventi per estendere e rendere ancora più flessibili i sostegni al reddito, così come diventa determinante anche l’impulso che le stesse parti sociali e le autorità regionali potranno dare agli strumenti in loro possesso (enti bilaterali, fondi interprofessionali, risorse regionali e soprattutto comunitarie)”. Ad oggi, comunque, viene inoltre rilevato, “gli ammortizzatori sociali si stanno dimostrando più efficaci del previsto nel fronteggiare la caduta dell’occupazione” e le risorse stanziate dal governo, anche con il concorso delle regioni, destinate agli strumenti ordinari e straordinari, “coprono la maggior parte dei lavoratori”. “Siamo in una fase di forte difficoltà e di grande incertezza” ma, tuttavia, la crisi internazionale “sembra mostrare alcuni segnali di attenuazione. Vi sono, a livello mondiale, indicatori che appaiono rivelare una ripresa, sia pure lieve, dell’attività economica. E’ probabile, dunque, che il punto più basso della recessione sia stato superato”. Il Cnel, aggiunge, “promuoverà tutte le azioni necessa- richiama l’Italia L a Commissione europea si è riservata di dare una valutazione, non appena l’Italia darà le informazioni sulle misure e le modalità intraprese in materia di respingimenti dell’immigrazione irregolare, attuati a partire dal 6 maggio scorso. Questo richiamo della Commissione ha avuto inizio quando l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite ha suscitato delle perplessità sui respingimenti italiani, i quali metterebbero “sotto scacco” il diritto di asilo. Sempre, la Commissione, intanto, ha espresso questo monito all’Italia: vanno rispettate “non solo le norme Ue- ha spiegato il vicepresidente della Commissione, Barrot- ma anche quelle internazionali. Il principio del non respingimento è scritto nel diritto internazionale”. Peraltro, a nostro avviso, non si possono respingere persone in Paesi dove rischiano di Un gommone di clandestini essere torturate o maltrattate. Ma c’è di più. In primis, il polverone sulla condotta italiana per i respingimenti, lo aveva sollevato l’Unhcr appena saputo che dall’Italia erano stati respinti, recentemente, sulle coste libiche, anche, dei richiedenti asilo politico e per aver usato con i migranti le “maniere forti”. Poi, L’Avvenire, quotidiano dei vescovi, nella rubrica “Secondo noi” ha sostenuto” la necessità di fare chiarezza al più presto sulle modalità dei respingimenti italiani messi in atto dal 6 maggio scorso”. Anche il Papa ha ribadito che quello degli immigrati è un valore ormai, assurto a “non rie nelle sue competenze per assicurare al paese una strategia di uscita dalla crisi che sia virtuosa, efficace e che faccia riprendere una crescita basata sulla produttività, l’occupazione e la dinamica salariale”. “I risultati ottenuti dall’attuale sistema di ammortizzatori sociali, così come è stato rafforzato per il biennio, non eliminano la necessità di una riforma del sistema - di cui si parla dal 1997 - ma ne possono consentire una discussione più equilibrata e più completa”. Lo afferma il Cnel nel rapporto presentato lo scorso 22 luglio, sottolineando che “porrà questo argomento al centro della riflessione dei prossimi mesi, unitamente a quella più complessiva sul futuro del sistema di welfare in Italia”. Sottolineando che, comunque, la platea dei beneficiari non è universale, per il Cnel “una riforma degli ammortizzatori sociali deve tenere conto di alcuni elementi determinanti”, a partire dalle “condizioni di accesso ai sostegni al reddito e le compatibilità di un livello di caratte- negoziabile” per la Chiesa, quasi quanto famiglia e vita. C’è, pure una battaglia, quella dei cattolici, che si sta combattendo a livello planetario verso i governi occidentali che contrastano o, comunque, non favoriscono- anche legittimamente- condizioni umane per chi cerca di scappare dalla miseria o dalle guerre, vittime il più delle volte di sfruttamento (Cfr.”Il Sole 24 Ore”. com, del 17 luglio 2009). Noi diciamo, a questo punto, che nel nostro Paese qualcosa si sta muovendo per allentare e razionalizzare l’azione dei respingimenti di immigrati irregolari. C’è in primo luogo, in Italia, l’emersione del lavoro nero dei cittadini extracomunitari, grazie alle maggiori regolarizzazioni da parte dei datori di lavoro. Situazione dovuta soprattutto, ai controlli sempre più intensificati da parte degli organi di ispezione che hanno portato avanti negli ultimi anni, interventi più mirati ed efficienti, per far fronte ad una delle maggiori problematiche del nostro Paese. E dulcis in fundo, sempre per dare una visione critica ed obiettiva ai respingimenti italiani, volgiamo lo sguardo alla “svolta sui diritti umani del nuovo Governo Usa”(Cfr. “La Stampa.it” del 17 luglio 2009). Infatti, l’Amministrazione Obama è pronta a riconoscere lo status di rifugiate e il diritto di asilo alle cittadine straniere, vittime di violenze domestiche e abusi sessuali. Questa è una svolta che consente di aiutare tante vittime. Così, negli Usa, il Dipartimento della Sicurezza nazionale, tra l’altro, competente in materia di immigrazione, sembra, oggi, ben disposto a far ottenere l’asilo a queste donne vittime di abusi sessuali e violenze. Salvatore Resta re universale con i costi in termini di sostenibilità finanziaria”; ma anche dal “rafforzamento delle azioni di formazione e di orientamento, ancora oggi troppo slegate dai bisogni reali del mercato del lavoro, se si vuole riorientare il sentiero di sviluppo dell’economia italiana sui cosiddetti green jobs o i white jobs (lavori legati ai servizi socio-sanitario-assistenziali alla persona o alle famiglie)”. Nel decreto anti-crisi che dovrà essere approvato dal Parlamento “ci sono delle cose che se diventassero legge bloccherebbero sostanzialmente l’erogazione del credito alle imprese”. Lo ha detto Corrado Faissola, presidente dell’Abi a margine dell’inaugurazione della autostrada Bre-be-mi dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha lodato nel suo intervento il sistema bancario italiano. Di cosa si tratta? “Leggetevi gli emendamenti e lo vedrete” ha detto Faissola facendo il segno della bocca cucita”. G. L. Attualità 6 Inchiesta sui rifiuti in Sicilia Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro produttiva. È comunque sul piano degli interessi materiali che si Ultima Parte condensa maggiormente il senso dell’affare. La posta in palio rimaCarlo Ruta ne senza precedenti: circa 5 miliardi di euro in un ventennio, fra fondi governativi e comunitari. In via ufficiale, ovviamente, ogni l secondo tempo della partita decisione è aperta. Ma nei fatti, è siciliana significa ovviamente realmente così? È possibile che si tante cose. Dalla prospettiva prescinda del tutto dai solchi tracpropriamente politica, è in gioco ciati dalle gare del 2003? Sin dail potere. Sul terreno dei rifiuti, gli esordi, la storia ha presentato oltre che delle risorse idriche e un profilo mosso. Come era predelle energie, andranno facendo- vedibile, è sceso in campo il top si infatti gli assetti regionali dei dell’industria italiana dell’enerprossimi decenni. L’affare è desti- gia. Senza difficoltà gli appalti nato altresì a pesare sul contratto degli inceneritori di Bellolampo, che va ridefinendosi fra Palermo e Campofranco e Augusta sono anRoma, fra l’interesse autonomisti- dati infatti a tre gruppi d’imprese, co in versione Lombardo e quello rispettivamente Pea, Platani e Tidi un potere centrale che intende feo, guidati da società del gruppo mettere mano alla Costituzione Falck. Nel secondo si è inserita come mai in passato. La presen- altresì, con una quota di riguardo, za insistente del presidente regio- Enel Produzione. E la cosa darebnale presso le sedi governative, be poco da riflettere se non fosse danno peraltro conto di affinità per il piglio particolare con cui sostanziali, di una interlocuzione tale società veniva amministrata, allora, da Antonino Craparotta, destinato a finire in disgrazia per l’emergere di una storia di capitali extracontabili, alla volta di paesi arabi. Ancora senza alcun ostacolo, come da consuetudine, la quarta aggiudicazione, per l’impianto di Paternò, è andata a Sicil Power, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia Raffaele Lombardo, presidente della Regione all’inceneritore etSiciliana neo, sembra essere I finito fuori gioco. Sono comunque altre presenze, discrete e nondimeno importanti, a rivelare i toni della vicenda. Il posizionamento rapido della famiglia Pisante, presente nelle cronache giudiziarie sin dai tempi di “Mani pulite”, e del gruppo Gulino di Enna nelle quattro compagini aggiudicatarie, attraverso la Emit e l’Altecoen, è al riguardo paradigmatico. Come tale è stato percepito del resto, sin dai primi tempi, da alcune procure, che hanno lanciato l’allarme inceneritori, e dalla stessa Corte dei Conti siciliana, intervenuta sul caso con perentorietà. A gare concluse, sono emersi, come è noto, degli inconvenienti, che hanno costretto l’imprenditore ennese, reduce con i Pisante della vicenda di MessinAmbiente, finita in scandalo, a farsi da parte, con la cessione di quote che gli hanno fruttato diversi milioni di euro. I termini della questione rimangono però intatti. Si è aperta una contrattazione. Interessi di varia portata sono diventati compatibili. È stato tenuto debitamente conto delle tradizioni. Il gruppo pugliese infine, senza alcun pregiudizio, è rimasto in gioco. Tutto questo costituisce però solo un aspetto della storia. Si sono avuti infatti ingressi ancor più discreti, per certi versi invisibili, al confine comunque fra l’economia e la politica. È il caso della Pianimpianti: nota società di Milano amministrata dal calabrese Roberto Mercuri. Attiva in numerose aree della penisola e all’estero nell’impiantistica per l’ambiente, tale impresa ha potuto godere di un inserimento strategico nel sistema degli appalti calabresi: in quelli dei depuratori in particolare, che hanno mosso circa 800 milioni di euro. Ha manifestato altresì dei LETTERA AL DIRETTORE I Farmainternet l ministro della salute cinese ha vietato l’uso dell’elettroshock per ragazzi la cui unica colpa era di navigare troppe ore in internet. [1] La pratica è ora sotto investigazione, ma le cliniche continuano a riceve pazienti e si moltiplicano anche in U.S.A. ed Europa; il Centro di Ricovero per Internet Dipendenti in Bradford, Pennsylvania, è senz’altro il più noto. [2] In Cina però ben il 14 per cento dei giovani rischia di essere etichettato “internet dipendente”. [3] La clinica di Daxing, un sobborgo di Beijing, è la più grande. Si trova all’interno di una base di addestramento militare e l’ospedale si distingue dagli edifici adiacenti per le grate metalliche, i lucchetti alle porte e le barre alle finestre. Molti pazienti sono forzati a venirci dai propri genitori e il trattamento, che costa più di 1300 dollari al mese, comprende consulenza, disciplina mili- tare e ipnosi. La navigazione web è sostituita da giochi di guerra e da addestramento militare. [4] La rieducazione spesso prevede “la macchina a onde nanometriche”, un casco che emette onde elettromagnetiche, dentro cui viene infilata la testa del paziente. [5] Nel 2012 l’”internet dipendenza” sarà probabilmente inserita nel DSM-V, il manuale di riferimento della psichiatria e accettata a livello globale. Non è la prima volta che un comportamento viene ridefinito malattia, è già accaduto per il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, il “gioco d’azzardo patologico”, già presente nel DSM-IV, o il “disordine dello shopping compulsivo”. Navigare in internet è una scelta, non una patologia. Non è una lesione, non è qualcosa che uno ha ma qualcosa che uno fa. Non può essere diagnosticato o misurato da nessuno strumento e qualunque valutazione è sog- getta all’interpretazione. Se si considera patologica la libera scelta di navigare in internet, allora perché non creare una malattia per chi sta troppe ore al telefono? O una per chi legge troppi libri? O una per chi guida troppe ore in automobile? Davis Fiore [1] http://www.telegraph. co.uk/news/worldnews/asia/china/5835417/China-bans-electricshock-therapy-for-internet-addicts.html [2] http://www.guardian.co.uk/ technology/2008/mar/23/news. internet [ 3 ] h t t p : / / w w w. w a s h i n g tonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/02/21/ AR2007022102094.html [4] http://news.xinhuanet. com/english/2009-07/16/content_11715855.htm [5] BBC Focus, Num. 204, luglio 2009, pag. 68; http://io9. com/388744/a-chinese-cure-forinternet-addiction N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto punti di contatto oggettivi con l’Udc, essendone stato vice presidente l’ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, amico di Pier Ferdinando Casini, ma soprattutto legatissimo a Lorenzo Cesa, attuale segretario nazionale del partito. Per tali ragioni, ritenuta cardinale negli intrecci fra politica e affari in Italia, è finita al centro Luigi De Magistris di indagini giudiziarie complesse, condotte dal Le due società sono finite sotto sostituto procuratore di Poten- inchiesta nel 2005 per un giro di za Henry John Woodcock e, so- tangenti connesse alla costruzioprattutto, da Luigi De Magistris. ne dei due termovalorizzatori di Nell’atto di accusa del sostituto Colleferro. Compaiono altresì di Catanzaro vengono passati in nell’inchiesta Cash cow, ancorassegna fatti specifici, alcuni di ra in corso, che nella medesima non poco conto: dal sequestro di area laziale ha coinvolto, fra gli 3,8 milioni di euro al fratello e al altri, decine di politici. A questo padre di Roberto Mercuri su un punto, dal momento che sono treno diretto in Lussemburgo, al state disposte nuove gare, si tratversamento di 370 mila euro che ta di capire cosa potrà avvenire la Pianimpianti avrebbe fatto alla delle intese sottoscritte a partire Global Media, ritenuta, attraver- dal 2003. Di certo, le società agso Cesa, il polmone finanziario giudicatarie hanno guadagnato dell’Udc. Un teste, riferendosi una posizione favorevole. Da tiagli appalti dei depuratori in sen- tolari dei cantieri, hanno ripreso so lato, ha detto inoltre del siste- a beneficiare infatti del “Cip6”, ma in uso delle tangenti, stabilite malgrado il blocco di ogni attinella misura dal 3 al 7 per cento, vità dal 2007. Otterranno infine equamente divise fra la Calabria il mega risarcimento che reclae Roma. In conclusione, l’accusa mavano, di 200 milioni di euro ha presentato la società di Mer- appunto, pur avendo effettuato curi come la “cassaforte” di una nei tre siti lavori esigui, solo di associazione finalizzata all’ille- recinzione e movimento terra. cito, ma l’inchiesta, che come è Dopo la firma dell’accordo, renoto è passata di mano, è stata gna quindi un curioso ottimismo. largamente archiviata. Cosa c’en- Prova ne è che i titoli Falck hantra però tutto questo con gli ince- no avuto in Borsa rialzi del tutto neritori in Sicilia? In apparenza anomali, lontanissimi dai trend nulla. Pianimpianti, nei raggrup- dell’attuale recessione. Ma quali pamenti guidati dal gruppo Falk, giochi vanno facendosi? La cifra reca una presenza del tutto sim- della penale, che evoca un calcobolica, con quote dello 0,1 per lo complesso, di certo costituirà cento. Nell’affare ha guadagnato un forte deterrente alla partein realtà un rilievo sostanziale per cipazione di nuove compagini. quanto è avvenuto, in via assolu- Nel caso in cui la gara dovesse tamente privata, dopo le aggiudi- andare a vuoto, l’affidamento dicazioni del 2003. Le società Pea, retto agli attuali concessionari, a Platani e Tifeo, l’1 luglio 2005 trattativa privata, potrebbe essehanno commissionato infatti re quindi un esito “inevitabile”. proprio all’impresa di Mercuri, Ed è la stessa Falck a dare conto in associazione con la Lurgi di di intese in tal senso con l’AgenFrancoforte, la fornitura, chia- zia regionale, nella relazione vi in mano, dei tre incenerito- semestrale del giugno 2008. Per ri, per un importo complessivo motivi di opportunità potrebbe di mezzo miliardo di euro, che prevalere tuttavia una seconda costituisce, a conti fatti, la fetta soluzione: il ritorno in gara, dipiù grossa, più immediata, quin- rettamente o in forma mimetica, di più tangibile, dell’intera posta delle imprese già aggiudicatarie, in palio. È il caso di sottolineare che finirebbero per pagare a sé in ultimo che pure il sodalizio stesse la penale, per il ripristiPianimpianti-Lurgi è connotato no dei patti. In ambedue i casi, da un iter mosso, antecedente e come è evidente, risulterebbe successivo alla firma dei contrat- eluso il pronunciamento della ti con Actelios-Elettroambiente. Corte di Giustizia Ue. Lorenzo Cesa, segretario dell’UDC INSERTO Corriere Letterario N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto A cura di Antonio D’Ettoris Marija Skobcova, una vita in difesa dei più deboli Marco Spedicato I n un agile libro di novantacinque pagine dal titolo Marija Skobcova L’esilio, la conversione, il lager nazista, Effatà Editrice e con uno stile chiaro e scorrevole, Emilia Bea docente di Filosofia del diritto e di Filosofia politica presso l’Università di Valencia, offre al lettore l’opportunità di conoscere e di arricchirsi spiritualmente e culturalmente, attraverso una straordinaria lezione di storia e soprattutto un’appassionante testimonianza di vita cristiana spesa nel servizio di un grande amore per il prossimo. E’ la storia di Mat Marija Skobcova, il cui vero nome fu Elizaveta Pilenko, canonizzata dal patriarcato di Costantinopoli il 16 Gennaio del 2004, la quale si può definire, senza timore di essere smentiti, una vera eroina della cristianità nell’esercizio teorico e pratico di una fede pura ed incrollabile. Marija, nacque nel 1891 a Riga da una famiglia benestante Russa, da giovane fu una rappresentante di un partito socialrivoluzionario, che pur appartenendo ad una posizione di sinistra, si opponeva alle rigidità ed ai verticismi bolscevichi. Nel 1910 il suo primo matrimonio con il menscevico Kuz’min-Karavaev, che in seguito si convertirà al cattolicesimo ed entrerà a far parte della Compagnia di Gesù. Dopo la separazione dal suo primo marito, Marija sposò l’ufficiale cosacco Daniil Skobcov, appartenente all’esercito bianco che si opponeva ai comunisti. Si conobbero nel febbraio 1918, allorquando lei fu nominata (fatto clamoroso nella Russia dell’epoca), Sindaco di Maria Zambrano L’agonia dell’Europa Marsilio pp. 102 €. 8,00 Anapa, nella Russia meridionale . Fu proprio a causa delle sue opposizioni politiche che Marija fu esiliata a Parigi insieme al marito ed ai figli, mentre nella primavera del 1920 il movimento bianco veniva definitivamente sconfitto a Kuban. In Francia divenne membro attivo della chiesa ortodossa e nel 1932, sotto la guida del pensatore Sergej Bulgakov, prese i voti monastici per seguire una nobile e santa vocazione: aiutare i fratelli più deboli della società. Nonostante la scarsezza dei mezzi, riuscì a realizzare progetti grandiosi, in particolare il pensionato per bisognosi, emarginati e rifugiati, aperto a Parigi dapprima in via de Saxe e poi in rue de Lourmel. In virtù della sua naturale propensione al bene e della sua attiva partecipazione alle opere di carità, Mat Marija si scontrò inevitabilmente con il male che in quel periodo si era propagato in Europa, l’ideologia neopagana del Nazionalsocialismo. In questo cruciale momento storico, ella svolse un ruolo di rilevante importanza con il suo concreto apporto materiale in difesa dei più deboli, tanto da diventare un simbolo ed un esempio spirituale della cristianità, perseguendo la sua vocazione di amare ed aiutare il prossimo con materna premura. Questa straordinaria figura di donna, peraltro eccellente poetessa e pittrice, più volte si espresse in merito alla “questione ebraica”, parlando piuttosto dell’esistenza di una “questione cristiana” ed evidenziando come gli scismi e le divisioni dei popoli, soprattutto quelli causati dalla differenza di credo, possano aprire le porte ai mali del mondo ed al peggio dell’essere umano, argomento questo tanto attuale nel 1945 quanto oggi. Inoltre non dimenticò di analizzare nel bene e nel male un concetto fondamentale della natura umana, la creatività. Mat Marija ci indica la via della vera salvezza nell’amore per il prossimo e nell’aiuto reciproco, nella vera fratellanza che contraddistinse gli albori della cristianità quando la Chiesa era un unico spirito ed un cuore solo di una grande famiglia. Nella sua missione d’amore, di fede e di carità, Mat Marija visse una vita piena di distacchi, di scelte sofferte, di tentazioni e sacrifici nonché di eventi fatali nei quali non si può non intravvedere il progetto della volontà divina su di lei. Nel 1936 morì di tifo la figlia maggiore Gajana, poco dopo la figlia Anastasija e anche quando l’amatissimo figlio Jurij, che aveva seguito l’esempio della madre nel volontariato, venne ucciso prima di lei dai carnefici nazisti, Madre Maria, malgrado questa ennesima sofferenza, non si arrese. Fu così che per aver accolto ed aiutato i più deboli, tra cui alcuni rifugiati ebrei, per averli protetti nel suo tenero e materno abbraccio presso il centro da lei fondato a Parigi, Mat Marija fu prelevata dalla Gestapo ed imprigionata come sovversiva nel lager nazista di Ravensbrück nel 1943 e immatricolata con il numero 19263. A dispetto di ciò che pensavano i suoi aguzzini, la prigionia non piegò la sua fede e la sua volontà di aiutare gli altri, anzi le offrì la possibilità di innalzare il suo amore per il prossimo ad un livello spirituale e materiale sempre p i ù “Mentre abbiamo vissuto dentro l’Europa, su di essa, non ci siamo mai sentiti abbracciati da quest’unità, da essa protetti, poiché eravamo impegnati in lotte particolari, in aspirazioni superficiali perché basate sull’unità impercettibile”. Così Maria Zambrano, negli anni culminanti del secondo conflitto mondiale, rivolge uno sguardo personale, filosofico e lirico, alle vicende del vecchio continente. Sfruttando sapientemente il materiale offerto dalle Claudia Terribile fonti, Veronese crea per il patrizio veneziano FranceDel piacere della virtù sco Pisani un dipinto straordinariamente complesso Marsilio e articolato, che nel dare forma a un’apologia dei “nobili e legittimi matrimoni”, della famiglia e della pp. 150 €. 24,00 perdurante identità dei suoi valori, offre anche spunto per una riflessione sullo statuto stesso della pittura e sulla dignità dell’artista. John Man L’esercito di terracotta Mondadori pp. 243 €. 10,50 Nel 1974 nei pressi della città cinese di Xian alcuni contadini stavano scavando un pozzo quando, sotto i loro occhi, apparvero alcune figure di terracotta di straordinaria fattura. Ebbe inizio così una delle più clamorose scoperte archeologiche di sempre, quella dell’esercito di terracotta: seimila statue a grandezza naturale di guerrieri con i loro cavalli, ciascuna diversa dalle altre. Una vera armata spirituale messa a guardia del mausoleo del Primo Imperatore cinese Qin Shi Huang Di. Reggae, Rasta: un genere musicale, un movimento politico, una fede, una Livity, fusi con la potenza primigenia del battito del cuore. Bob Marley: il loro profeta, che attraverso la sua stessa parabola artistica e di vita ha tracciato la rotta per il cammino di riscatto e speranza di milioni di fratelli neri. Lorenzo Mazzoni Rasta Marley Le radici del reggae Stampa Alternativa pp. 218 €. 15,00 alto; colse l’opportunità di assistere ed aiutare da vicino chi si sentiva disperato e condividerne le sofferenze e la sorte, con uno straordinario slancio cristiano. 7 sacrificio ha lasciato un indelebile messaggio di carità e di amore, tanto che a Gerusalemme sul monumento di Yad Vashem, il suo nome compare tra quello dei Giusti tra le Nazioni . Nel libro è narrata, con particolare attenzione all’introspezione, l’indimenticabile storia di una donna santa, un’au- Massimo Bucchi Caro Mao perché sei morto Marsilio pp. 236 €. 14,00 Avrebbe anche potuto intitolare questo libro “Io l’avevo detto”: perché è assolutamente vero che la satira è, in qualche misura, profetica. E come i sismografi, registra vibrazioni che preannunciano un movimento, uno sviluppo, un pericolo. Sfogliando questo libro, l’attenzione deve appuntarsi sulla data, sull’anno in cui ogni vignetta è stata fatta. Una per tutte: nel 1993, in piena frenesia di Mani Pulite, c’è un Robespierre che dice semplicemente: “Gli italiani non hanno capito la differenza tra una Rivoluzione e una retata”. Che fosse proprio così, oggi lo possiamo vedere più chiaramente. Attenzione però: “lo l’avevo detto” è la riflessione su un metodo, non un grido narcisista. E Caro Mao perché sei morto è, infatti, un libro attuale, non rivanga il passato. Il suo compito è simile a quello della vignetta (2008) in cui il moribondo esala le sue ultime parole al prete che gli sta accanto: “Lascio a mio figlio il cerino acceso”. Graziella Merlatti Di bronzo e di cielo Ancora pp. 208 €. 14,50 Le campane: un misterioso impasto di bronzo e di cielo, di festa e di lutto, di tempo e di eternità. Il paesaggio dell’Europa cristiana è costellato da migliaia di campanili che “segnano il confine tra la terra e il cielo” (F. De André). I rintocchi dei “sacri bronzi” per secoli hanno fatto da colonna sonora alla vita delle persone e delle comunità. Questo libro racconta storia, leggende, poesie, curiosità su campane e dintorni. Nel marzo del 1945 pochi giorni prima della liberazione, Mat Maria morì in una camera a gas, secondo alcune testimonianze si sostituì volontariamente ad una compagna che piangeva di sconforto per l’idea della morte. Il suo estremo William Wycherley La moglie di campagna Marsilio pp. 374 €. 19,00 tentica testimone del XX secolo, grande lavoratrice e pensatrice, dallo spirito critico e creativo, che tentò nella sua missione di fede e fratellanza di ricercare sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide. Un libro da consigliare a tutti, grandi e piccoli, appartenenti a qualsiasi confessione religiosa. In una trama turbinante di intrighi e di equivoci e in un linguaggio intriso di ambiguità e doppi sensi, si snoda la vicenda (già di Terenzio e di Molière) del cinico libertino che non esita a fingersi impotente per avere accesso alle stanze delle signore, gabbare i mariti gelosi e soprattutto dimostrare che le donne non tengono tanto alla morale quanto a far salva la loro reputazione. Tra il 431 e il 404 a.C. si consumò nel PeloponVictor Davis Hanson neso la lotta tra le potenze dell’epoca: Sparta e Una guerra diversa da tutte Atene. Victor Davis Hanson, autore di saggi che le altre sono già diventati dei classici, illustra la situazioGarzanti ne politica di quel contesto e i suoi retroscena, le pp. 471 €. 14,50 strategie dei generali, le sanguinose battaglie per terra e per mare, nelle città e in campo aperto, con tattiche convenzionali ma anche ricorrendo alla guerriglia, alla tortura, all’omicidio politico, al terrorismo. A cura di R. Mentesana L’istruzione in un comune rurale fra Otto e Novecento Olschki pp. 114 €. 20,00 A Casellina e Torri, oggi Scandicci, l’evolversi dall’istruzione privata alla scuola pubblica iniziò prima che lo Stato unitario ne imponesse l’obbligo ai comuni (1865). L’introduzione all’inventario ricostruisce tali fasi e presenta gli oltre 800 registri scolastici delle 14 scuole giacenti nell’archivio storico di Scandicci; l’arco temporale coperto parte dal 1880 e si ferma alle soglie della Riforma Gentile. Attraverso di essi è possibile ricostruire un quadro sociale del territorio a cavallo fra Otto e Novecento. In questo libro l’uomo delle acque svela i segreti del suo successo ai limiti dell’umano. Ogni capitolo corrisponde a una parola d’ordine e segue il filo narrativo di ciascuna delle otto finali olimpiche del 2008: la costanza, ovvero i 400 metri individuali misti, la determinazione, ovvero i 200 farfalla, e poi la fiducia, il coraggio, la volontà, il riscatto, l’impegno. Michael Phelps No limits Mondadori pp. 256 €. 17,00 LIBRI DA LEGGERE 8 Ferdinando Pellegrino La malattia di Alzheimer Carocci pp. 131 €. 12,50 In una prassi medica in cui prevale il tecnicismo l’assistenza al paziente con Alzheimer diventa un importante momento di riflessione per recuperare la dimensione antropologica del rapporto medico-paziente La Reconquista P ochi assocerebbero la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo alla Reconquista, cioè la plurisecolare riconquista della penisola iberica occupata dai musulmani nel secolo VIII, eppure il mondo che sbarca alla Hispaniola, nell’ottobre del 1492, è lo stesso che ha abbattuto le mura islamiche di Granada pochi mesi prima, con una continuità anche cronologicamente apprezzabile. Parimenti le Crociate sembrano molto lontane, pure geograficamente, dalla Reconquista, ma il mondo cristiano intendeva la crociata non solo come pellegrinaggio armato a conquista o a difesa del Santo Sepolcro ma in generale come ogni impresa tendente, con il beneplacito papale e con le relative indulgenze, a tutelare la fede con le armi su ogni fronte: dalla penisola iberica, appunto, all’Europa orientale, interessata dalle spedizioni dei cavalieri Teutonici e Portaspada contro i pagani di Prussia e del Baltico, fino al cuore della Cristianità, aggredita dall’eresia catara. Questi temi sono affrontati ne La reconquista (il Mulino, Bologna 2009, 238 pp., euro 12,50) da Alessandro Vanoli, docente presso il Diparti- mento di Conservazione dei beni culturali dell’università di Bologna, che aveva già trattato l’argomento in Alle origini della reconquista (Aragno, Torino 2003). Fra quanti immaginano la riconquista come una costante e inarrestabile avanzata, protrattasi inesorabilmente per otto secoli, e quelli che sminuiscono il più possibile la contrapposizione fra cristiani e musulmani, Vanoli sceglie «una salomonica via di mezzo» (p. 8) — fra l’altro accogliendo il termine «reconquista», ma con la «r» minuscola —, che tiene conto della fitta rete di relazioni quotidiane, scambi commerciali e rapporti culturali fra i due contendenti, senza però ignorare la realtà di un lungo processo di riappropriazione territoriale, percepito «come provvidenziale sin dalle prime cronache asturiane (cioè almeno a partire dal secolo X)» (p. 199). La complessità e l’eterogeneità di un fenomeno a lungo considerato come monolitico — e gli stessi contrasti riemergenti periodicamente fra le nascenti monarchie iberiche — non possono far trascurare lo sforzo collettivo dei popoli ispanici, che acquistano gradualmente la consape- C Giuseppe Zecchini Le guerre galliche di Roma Carocci pp. 160 €. 14,50 LIBRI INSERTO (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris volezza di appartenere alla stessa comunità di destino, anche a fronte del pressante richiamo al jihad delle differenti dinastie islamiche. Dopo le difficoltà del secolo X i regni cristiani cominciano a espandersi e diventa più evidente la caratterizzazione religiosa della loro lotta: si afferma definitivamente il culto di Santiago, l’apostolo Giacomo, le cui reliquie erano custodite a Compostela, in Galizia; le loro imprese sono percepite sempre più come un prolungamento delle crociate in Oriente; viene incentivata la presenza dei nuovi ordini religioso-militari dei templari e degli ospedalieri, cui si affiancano quelli sorti nella penisola, quello castigliano di Calatrava, quello leonese di Alcántara, quello portoghese di Avis e, unico non legato ai cistercensi, quello di Santiago, nato per difendere i possedimenti dell’arcivescovado di Compostela. L’equiparazione della Riconquista alla crociata favorisce la partecipazione, talvolta decisiva, di volontari europei alle fasi della lunga guerra: vengono ricordati il contributo della flotta pisana alla spedizione balearica degli anni 1113-1115, la presenza di nobili franchi nell’assedio vittorioso di Saragozza, nel 1118, e l’aiuto d’inglesi, normanni e fiamminghi alla Stefano Pistolini Mister Cool Come funziona il metodo Obama Marsilio pp. 283 €. 16,00 “Mister Cool” analizza il successo di Obama, nato dalla sua disciplina e dal lungimirante lavoro del suo team. Fatto di tecnica del coinvolgimento, studio dell’immagine, dello stile e del linguaggio, il fenomeno Obama è in continuo divenire ora che, da presidente, ha finalmente condotto l’America nel XXI secolo e la sospinge a rialzarsi da una crisi gravissima. presa di Lisbona, nel 1147. Nel 1212 la schiacciante vittoria degli eserciti cristiani presso Las Navas de Tolosas, nel più grande scontro mai avvenuto nella penisola iberica, porta in pochi decenni alla conclusione sostanziale della Reconquista. Resta solo il piccolo regno di Granada, conquistato fra il 1482 e il 1492, dopo oltre due secoli di riorganizzazione politica ed economica — soprattutto il ripopolamento dei territori conquistati e il consolidamento di nuove istituzioni, anche con la concessione di privilegi, i cosiddetti fueros, alle comunità locali e ai corpi intermedi —, segnati pure da grandi sciagure: un forte peggioramento climatico, carestie e la peste del 1348. A Granada, come si è detto, i Re Cattolici decidono di sostenere l’impresa di Colombo: «E anche questo momento per noi così radicalmente “nuovo”, visto con gli occhi di chi lo visse, fu piuttosto la naturale prosecuzione di un lungo e faticoso passato» (p. 188). Vanoli descrive con accuratezza le fasi della Reconquista, senza trascurare gli aspetti propriamente bellici — dagli armamenti alle tecniche di combattimento —, l’archeologia, che continua a fornire dati nuovi sul popolamento del territorio, e l’antropologia. B A cura di Pasquale Sabbatino Iacopo Sannazzaro La cultura napoletana nell’Europa del Rinascimento Olschki pp. VIII-430 €. 55,00 Il profilo critico di Sannazaro offre numerose tessere per ridisegnare la geografia e la storia del Rinascimento. I saggi raccolti affrontano alcuni nodi fondamentali: la dimensione etico-politica dell’Arcadia, il confronto tra le Rime di Bembo e la raccolta Sonetti et canzoni di Sannazaro, il poemetto De Partu Virginis come esempio umanistico di parafrasi biblica. Camilla Pagani Genealogia del primitivo Negretto pp. 124 € 12,00 L’antropologia scientifica dei nostri giorni, direbbe Detienne, “inventa” l’altro per il fatto stesso di trascriverlo e di registrarlo, riducendo la sua parola vivente e integrale alla materialità e alla logica di un testo. Di qui quel “malinteso” costitutivo e strutturale che caratterizza la pratica scientifica dell’antropologia. Malinteso che rende appunto la scienza dell’uomo sempre di là da venire. P. Corti, M. Sanfilippo Storia d’Italia. Annali 24 Migrazioni Einaudi pp. XLVI-803 €. 95,00 CULTURA Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria onservali nella tua I rapporti tra Roma e il mondo celtico sono una costante della storia romana dal IV secolo a.C. sino alla fine dell’impero. Questi rapporti sfociarono nella creazione della civiltà galloromana, uno degli esiti più nobili della storia antica, eppure essi furono scanditi per quattro secoli da una sequela interminabile di guerre, all’inizio guerre d’invasione dei Galli in Italia, poi a mano a mano guerre d’espansione e di conquista dei Romani. è LEGGERE N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto Francesco Pappalardo Questo nuovo “Annale” della “Storia d’Italia” dedicato alle Migrazioni prende spunto da due considerazioni di fondo. La prima considerazione è la rilevanza che nel lungo periodo i processi di emigrazione e di immigrazione hanno avuto nella storia italiana. Innanzi tutto è stata la posizione strategica nel Mediterraneo a rendere l’Italia uno dei nodi di quell’intensa mobilità che ha conferito unitarietà culturale alle civiltà del grande bacino marino. In secondo luogo è stata la dinamica demografica esistente nelle aree di frontiera settentrionali a conferire all’Italia un altro rilevante ruolo strategico. In terzo luogo è stata l’incessante mobilità interna che, nonostante la reiterata frammentazione politica del paese, ha caratterizzato i rapporti fra diverse realtà, mettendo costantemente in contatto le popolazioni di differenti aree economiche e sociali. La seconda considerazione investe l’attualità che i fenomeni di emigrazione e immigrazione hanno assunto oggi, nel breve periodo, sotto lo stimolo delle tendenze affermatesi negli ultimi venti anni. Martha Gellhorn I volti della guerra Il Saggiatore pp. 379 €. 22,00 Dalle notti madrilene squarciate dalle bombe della Guerra civile spagnola, nel 1936, alle guerre in America Latina degli anni novanta, percorrendo le paludi del Vietnam e battendo i deserti del Medio Oriente, “I volti della guerra” narra le storie - di ferocia, amore e sofferenza - dei despoti e delle vittime dei conflitti del secolo scorso. Martha Gellhorn - antesignana delle corrispondenti di guerra, tra i primi a testimoniare l’orrore del campo di concentramento di Dachau - ha raccontato, con i suoi reportage, i fronti più caldi del XX secolo. Una scrittura immediata e realistica sensibile ai suoni, agli odori, alle parole, ai gesti dei luoghi visitati - e un’infallibile capacità di cogliere e custodire l’estrema varietà di esperienze vissute hanno dato forma alla “visione umana del mondo” della grande reporter. Questo libro è ormai un classico del giornalismo moderno. iblioteca Zeffiro Ciuffoletti Alla ricerca del “vino perfetto” Olschki pp. VIII-180 €. 20,00 “Il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo [...] dal Canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo [...]; la Malvagia [...] tende a diluire il prodotto delle due prime uve [...]”: è il celebre brano della lettera di Ricasoli a Studiati che ha segnato la nascita della storia moderna del Chianti Classico. E. Ambrosi, A. Rosina Non è un paese per giovani Marsilio pp. 111 €. 10,00 Gli autori analizzano senza sconti le responsabilità di due generazioni, in modo diverso protagoniste in negativo dell’Italia di oggi. Padri che monopolizzano spazi e risorse disponibili, senza curarsi del bene comune; figli che dipendono morbosamente dalla famiglia, senza coraggio né capacità di immaginare un futuro diverso: sono alcuni dei motivi che rendono l’Italia un paese che non cresce. N. Ciopponi, P. Marcelli Non ci resta che mangiare Edizioni Clandestine pp. 180 €. 10,00 In queste pagine, storia, gastronomia ed arte culinaria si fondono a sensazioni, stati d’animo, sapori e profumi. In esse sono indicati, con capacità ed ironia, i mutamenti intercorsi nel campo alimentare dalla preistoria ai giorni nostri, permettendo al lettore di essere ospite alla mensa greca o di essere a cena con gli Etruschi, abbuffarsi con i Romani e, perché no, di pranzare sulla Luna! Philippa levine L’impero britannico Il Mulino pp. 293 € 25,00 All’impero britannico Philippa Levine ha dedicato un profilo che presenta forti elementi di originalità: non si limita infatti a tracciare la parabola politica dell’impero, dalla sua prima formazione alla decolonizzazione dell’ultimo dopoguerra, ma racconta con vivezza anche che cosa ha significato vivere in un impero per gli uomini e le donne che vi si sono trovati, tanto da dominatori quanto da dominati. N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto Letteratura Mediterranea INSERTO Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura. Giovanna Crisà J asmine Watts è sul punto di coronare il suo sogno: dopo un’adolescenza di povertà e abusi, e un passato da spogliarellista, è riuscita a riscattarsi e a entrare nel mondo dorato delle mogli e fidanzate dei calciatori, fatto di feste, servizi fotografici e shopping. Tuttavia, quando mancano pochi giorni al matrimonio con Jimmy, giovane promessa del calcio inglese, il passato torna a tormentarla Q Mogli e fidanzate e minaccia di negare il lieto fine alla sua favola. Lila ha abbandonato una fortunata carriera d’attrice per sposare il divo hollywoodiano più acclamato del momento. Ma essere la moglie di una star non è tutto rose e fiori, e anche il più magico dei sogni d’amore può trasformarsi in un incubo: dopo la nascita dei due figli, Lila è costretta ad accettare dolorosi compromessi per non perdere il marito. Maxine ha già tre divorzi alle spalle, ma i fallimenti non hanno scalfito il suo ideale di matrimonio perfetto, e quando incontra Carlos le sembra proprio di aver trovato l’uomo giusto. Peccato che sia già sposato... Ambiziosa giornalista d’assalto, Grace è la regina del gossip, sempre a caccia dello scoop, senza curarsi delle conseguenze che i suoi articoli possono avere sui protagonisti del jet set. Totalmente dedita al lavoro, non ha mai avuto né il tempo né il desiderio di impegnarsi sentimentalmente, accontentandosi di Vacanze inglesi uando, all’ultimo momento, Howard decide di non andare in vacanza, Elizabeth non si perde d’animo: se suo marito deve rimanere in città per mandare avanti la prestigiosa e remunerativa agenzia immobiliare, lei non può certo rinunciare a una pausa più che meritata (da che cosa?, si chiede spesso Howard) nell’albergo più esclusivo della costa inglese e fare sfoggio dei suoi nuovissimi, elegantissimi e firmatissimi abitini estivi. Certo la compagnia non è un granché... L’amica Melody, sempre a caccia di uo- mini, ha la sua pargoletta ululante al seguito; i vicini di casa Brian e Dotty invece, chissà perché, hanno preferito ritirarsi nell’entroterra. Be’, poco male, si possono fare nuove amicizie: sicuramente non l’elegantone che le ronza attorno, si vede lontano un miglio che è un playboy di professione; invece la bellissima Lulu sembra essere una persona molto interessante: effettivamente ha un gusto magnifico in fatto di vestiti e poi bisogna starle accanto, con quel marito terribilmente geloso che si ritrova... Senza alcuna pietà per i suoi personaggi, Katie Agnew Mogli e fidanzate “Vacanze inglesi” mette a nudo lo snobismo e le invidie di un mondo che usa il sesso come strumento di potere e che non ammette ostacoli (tanto meno se originati da un vago accenno di coscienza) fra sé e la realizzazione dei propri desideri. La teoria delle nuvole A per sottrazioni successive giunse a dipingere solo nuvole e ad eliminare tutto il resto; lo scienziato Richard Abercrombie, soggiogato da una tale passione enciclopedica da fare il giro del mondo per scoprire come mutano i cicli del pianeta e, per una bizzarra concordanza, le varie forme del sesso femminile. G. C. pp. 462 €. 19,50 J.M.G. Le Clezio Terra amata Bur pp. 260 €. 9,50 prima infanzia il piccolo Chancelade si Christopher Moore Suck! Una storia d’amore Elliot pp. 285 €. 16,50 sente dire dalla nonna: “La vita è così corta”. Un avvertimento quasi minaccioso, che si incide in profondità Essere morti non è per nella sua mente. Ma niente divertente. Ma ne fa tesoro e si ripro- vero schifo! Chiedetelo a Tommy, che al risveglio dopo una notte indimenticabile scopre di essere stato vampirizzato da Jody, la rossa tutto pepe di cui è follemente innamorato… Èdouard Bourdet Siegried Lenz Un minuto di silenzio Neri Pozza pp. 125 €. 14,50 Christian e Stella sono usciti in mare con un dinghy, una piccola imbarcazione a vela perfetta per il vento forte e teso del Mare del Nord che increspa magnificamente quelle acque cristalline, e spazza chilometri e chilometri di maestose falesie e spiagge di sabbia finissima. Giunti sulla spiaggia dell’Isola degli uccelli, una minuscola striscia di terra in mezzo al mare su cui volteggiano come un turbine bianco centinaia di uccelli marini, i due giovani sono stati sorpresi da un’improvvisa tempesta di vento e pioggia. Christian ha condotto Stella in una baracca rivestita di canne sulla spiaggia, un rifugio dove un vecchio ornitologo è solito andare durante la bella stagione. La porta era ancora appesa sui cardini, sulla stufa di ferro vi erano ancora una pentola e un bicchiere d’alluminio, e al centro un giaciglio fatto di alghe secche e tavole di legno inchiodate. Stella si è messa subito a sedere su quel letto improvvisato, la sigaretta in bocca e una canzone sconosciuta sulle labbra. Bellissima, i capelli neri e gli occhi chiari e splendenti, ha sorriso a Christian e l’ha invitato a sedersi accanto a lei. Christian le è scivolato accanto, le ha posato una mano sulla spalla e, desiderando che quel contatto fisico durasse più a lungo possibile, le ha accarezzato la schiena. Solo allora Stella ha gettato la testa all’indietro e l’ha guardato sorpresa, come se avesse sentito o scoperto qualcosa d’inatteso, qualcosa che non aveva previsto, qualcosa che pensava impossibile. A.M. Homes In un paese di madri Feltrinelli pp. 294 €. 17,50 Un giorno della sua essere “non morti” è un Stéphane Andeguy La teoria delle nuvole Fazi pp. 301 €. 18,00 Mondadori G. C. Joseph Connolly Vacanze inglesi Il Saggiatore pp. 375 €. 17,00 kira Rumo, un anziano stilista giapponese, vive a Parigi in una casa piena di libri. Le sue origini sono misteriose: non si sa da dove venga, non si sa che età abbia. Un giorno come tanti Akira decide di assumere una giovane bibliotecaria, Virginie Latour, per catalogare la sua immensa collezione di opere dedicate al più mutevole dei soggetti: le nuvole. A lei, che lentamente saprà conquistarne la fiducia, confida il segreto di una genealogia della scienza e della poesia meteorologica, in parte reale in parte immaginaria, cui hanno partecipato uomini che la Storia ha spesso ignorato. Luke Howard, lettore appassionato delle geografie del cielo, che all’inizio del XlX secolo ha per primo classificato e dato un nome alle nubi; il pittore inglese Carmichael, che relazioni clandestine con uomini sposati. Ma qualcosa arriverà a scalfire la sua corazza di cinismo e spregiudicatezza. 9 mette di vivere quanto più intensamente gli riesce, cercando di non perdere nemmeno un secondo del tempo che ha a disposizione… “In un paese di madri” narra il rapporto fra Jody Goodman, ventenne alle prime armi col mondo del cinema, e Claire Roth, affermata psicologa quarantenne, sposata e con due figli, che da ragazzina era rimasta incinta e aveva dato la figlia in adozione. Con il procedere della terapia, Claire comincia a sospettare che Jody sia proprio la figlia da cui si separò vent’anni prima e dirotta l’argomento delle sedute, che inizialmente dovevano concentrarsi sulla situazione affettiva e lavorativa di Jody (in crisi rispetto alla sua scelta di andare alla scuola di cinema di Ucla), verso la famiglia di Jody e in particolare verso le circostanze della sua adozione. Tutti i dettagli collimano: le date, i luoghi, le persone. Ma come deve comportarsi Claire allora? Tutti quegli aspetti della vita di Jody che il distacco della professione le permetteva di vedere come innocua o semplice esperienza di vita, improvvisamente la toccano da vicino, le appaiono come terribili minacce per la figlia. In un crescendo di ansia e tensione, Claire perde lucidità e sconfina in un territorio pericoloso, morboso, ossessivo, fino a spingere Jody a scappare. Il legame fra le due, però, reale o immaginario che sia, non è facilmente solubile e le due dovranno incontrarsi ancora una volta... Joseph O’Neill La città invincibile Rizzoli pp. 283 €. 19,00 La città invincibile è la storia di Hans van den Broek, olandese a New York, che la moglie, all’indomani dell’11 settembre, ha lasciato solo a guardare il suo matrimonio andare in pezzi. Ed è la storia del mondo nuovo che Hans scopre tra le macerie della tragedia: dal Chelsea Hotel ai parchi dorati dall’autunno, la sua è una New York meravigliosa e ferita, che cerca di sopravvivere a se stessa e al suo mito. È ancora la città del sogno americano, sognato da chi americano non è. Indiani, pakistani, turchi, caraibici: è con loro che Hans si incontra, unico bianco, per trascorrere nostalgici pomeriggi giocando allo sport di quand’era ragazzo, il cricket. Ed è tra loro che conosce un sognatore vero, entusiasta e geniale: Chuck Ramkissoon, un Jay Gatsby nato a Trinidad, grandioso e tragico sbruffone con “una certa esperienza di questioni di vita o di morte”. E un motto: think fantastic. Sarà grazie a Chuck, e all’umanità vitale e colorata che gli sta intorno, che Hans ritrova un po’ di se stesso, e rimette pian piano insieme i pezzi sparsi della sua esistenza. Religione 10 Per non dimenticare Eluana I n Estate abitualmente si legge qualche libro; ne consiglio uno, La vita in gioco. Eluana e noi, a cura di Massimo Pandolfi, edito dalle Edizioni Ares di Milano (www.ares.mi.it), 224 pp. 13 euro. Tutti parlano di te, ragazza discreta, e dicono di sapere cosa sei e quale sia la tua giustizia… Sono alcune delle frasi del monologo in versi di Davide Rondoni, pubblicate all’inizio del libro. Il tiranno non muove più le corazzate, e non ha bisogno delle occhiute polizie. Muove, paga intellettuali dalle menti lucide, parolai che svuotano le parole, il tiranno muove gente d’immagine e senza anima che convinca che tutto è solo apparenza / Non la chiamano esecuzione./ e così si può uccidere in nome delle idee, delle idee buone, si è ucciso, si uccide, si ucciderà in nome delle idee piene di bontà…Chissà se un giorno queste parole su Eluana così dense e piene di significato verranno studiate in qualche scuola della nostra bella Italia. Quale battaglia si è combattuta, si chiede Aldo Maria Valli, utilizzando come terreno di scontro il povero corpo di quella donna? Il libro trae spunto dal caso Englaro, che tante polemiche ha suscitato, per argomentare che il primo diritto da difendere non è quello di morire, ma il diritto a vivere. In queste pagine si vuole presentare le persone che testimoniano cristianamente o laicamente, la vita, qualunque vita, che vale di più della malattia e della morte. Il libro innanzitutto intende dire le cose come stanno, e questo non significa assumere una posizione dura, cattiva, integralista. Tra le cose più semplici da dire, la cronaca dei fatti, è che Eluana è morta perché si è deciso di non darle da bere e da mangiare. Dire che con la morte di Eluana è stata introdotta in Italia l’Eutanasia, forse è poco, perché Eluana non era neanche una malata terminale, non aveva un male misterioso che l’avrebbe portata alla morte: aveva solo bisogno di essere nutrita, idratata e pulita. Inoltre la sua richiesta di morte, era presunta, ricostruita da uomini, mai mes- Antonio Thellung L’inquieta felicità di un cristiano Paoline pp. 159 €. 12,00 Testimonianza di esperienze vissute e viventi, che passano attraverso l’elogio della vita coniugale, con la precisazione che andare d’accordo non è assenza di conflitti ma litigare tenendosi per mano. Nella vecchiaia, poi, il matrimonio diventa ancor più bello, fino a schiudere le porte a una vera e propria estasi coniugale. Ne scaturisce un sorprendente panorama sull’inquieta felicità di un cristiano che si confronta con i suoi limiti. André Vingt-Trois I segni che Dio ci dona Messaggero pp. 96 €. 10,90 Alla luce del vangelo, l’arcivescovo di Parigi evoca la morte, la sofferenza, la gioia, l’infanzia, il tempo che passa. Ricorda quindi “che cosa significa amare”, perché “la premura divina tocca sia quelli che lo conoscono già, sia coloro che non lo conoscono ancora”. Questo testo arriva al momento giusto per ripeterci che i segni hanno un senso e danno senso alla nostra vita. sa per iscritto. Ancora un altro dato di fatto è che i giudici hanno dato l’ok alla morte di una persona. Eluana è morta per una sentenza ha detto il ministro della Giustizia Alfano, anzi Eluana è morta per un semplice decreto (luglio 2008, Corte d’Appello di Milano). Un altro dato di fatto, evidente a tutti, è che gli stessi giudici hanno indossato anche il camice bianco e si sono trasformati in medici. Infatti La Corte d’Appello ha autorizzato la sospensione di alimentazione e idratazione di Eluana, dettando ai medici tutte le regole di condotta, una era quella di umidificare frequentemente le mucose. Un’altra verità da dire è che i mass media, per mesi interi, tutti hanno “visto un altro film”, sganciato dalla realtà, soltanto nelle ultime settimane l’opinione pubblica si è forse resa conto che Eluana Englaro non era attaccata a nessuna macchina, che non c’erano più spine da staccare, che questa ragazza non era in coma ma in stato vegetativo; cioè dormiva, si svegliava, le suorine le facevano anche fare ginnastica. Eppure, per tanti anni, sui quotidiani e suoi siti internet dei quotidiani, rimbalzava lo stesso, fuorviante sondaggio:‘E’ giusto o no staccare la spina?’ Tutti immaginavano Eluana attaccata a quali macchinari. Invece, nella cameretta non c’era altro che un semplicissimo sondino, tante fotografie, dei bambolotti di peluches e la musica a tutto volume. In pratica c’era semplicemente una persona. Una persona che per vivere aveva solo bisogno di essere aiutata a nutrirsi, idratarsi. Invece è morta di fame e di sete. Una cosa disumana. Un omicidio fra i più crudeli che possono esserci, ha scritto Mario Melazzini. Ha vinto l’uomo ideologico che per non dire che vogliamo farla morire di fame e di sete (ad Eluana) diciamo che è necessario applicare il protocollo. Come nel caso del bambino che non vogliamo, invece di dire che lo uccidiamo nel ventre della mamma diciamo che la donna fa un’interruzione volontaria di gravidanza. L Domenico Bonvegna I “Mi limito a sottolineare quanto sia significativo che, per ricordare Giuseppe Barbaglio, rifletteremo per due giorni su Gesù e su Paolo, sul messaggio cristiano tra fede e ricerca. Fede e ricerca. Una fede che non si accontenta di verità impacchettate e che cerca sempre: ha già trovato in un certo senso, ma ancora cerca e non ha paura di nessuna domanda” (dall’Introduzione di D. Garrone). Jean-Pierre Longeat Una giornata da monaco Messaggero pp. 144 €. 11,00 Che cosa capita dietro le pesanti porte di un monastero? Di che cosa si occupa un monaco durante la sua giornata? Il silenzio è obbligatorio? Come poter vivere giorno dopo giorno celibato e povertà nella condivisione? L’abate di Ligugé risponde a tutte queste domande con sincerità e senza nascondere le difficoltà incontrate, descrivendo lo svolgersi della giornata di un monaco. Riflettiamo con i Libri Andrea Vacaro L’ultimo esorcismo Edb pp. 150 €. 14,60 Le nuove scienze ci prospettano una radicale estensione della vita a seguito di una radicale manipolazione dell’uomo. I filosofi parlano allora di ‘post-umanità’, ‘homo cyborg’, ‘tecno-umanesimo’. Il volume conduce attraverso le teorie, gli argomenti e i protagonisti di questo nuovo passaggio epocale, che tocca la concezione stessa dell’uomo e che ha ricadute anche sul versante teologico o, più semplicemente, sulla nostra visione religiosa. Qual è il significato autentico del terzo settore? Quale posto assume nella evoluzione dello stato sociale? Con quali ruoli? Qual è il rapporto fra le componenti del terzo settore? Ha anche un ruolo politico? Sono alcuni dei temi che vengono sviluppati nella pubblicazione, guardando agli sviluppi futuri. A cura di Pietro Boffi Convivenze e matrimonio cristiano Paoline pp. 129 €. 11,00 Don S. Browning Etica cristiana e psicologie morali Edb pp. 344 €. 32,50 Messaggero pp. 96 €. 7,00 A cura di Edoardo Barbieri Chiesa e cultura nell’Italia dell’Ottocento Edb pp. 192 €. 9,80 Che cosa possono imparare l’etica filosofica e la morale cristiana dai processi psicologici? Come combinare l’atteggiamento precettistico e lo sviluppo del senso morale nella persona? L’autore propone una risposta approfondita a tali problemi, nella convinzione che la psicologia morale contemporanea sia in grado di offrire un contributo specifico all’etica cristiana Queste pagine affrontano con umiltà e coraggio la situazione di abbandono in cui viene a trovarsi il separato, la descrivono da vicino, invitano a percorsi concreti per non perdere il contatto con la comunità ecclesiale. S Giovanni Nervo Terzo sistema o terzo settore? Il libro fornisce le coordinate principali e qualche utile indicazione pratica, perché gli operatori pastorali possano affrontare con equilibrio i delicati problemi che la presenza di coppie già conviventi pone alla dinamica dei corsi prematrimoniali, rifuggendo i due estremi: un atteggiamento di condanna e rifiuto o una accettazione silenziosa del dato di fatto. In un’epoca in cui l’esigenza di riflettere sull’identità italiana appare quanto mai sentita, il volume indaga il rapporto tra Chiesa e identità culturale nazionale prendendo in esame il secolo XIX, scelto perché decisivo per la creazione dell’Italia moderna. Con una forte semplificazione, si potrebbe affermare che nell’Ottocento finiva davvero la societas christiana e nasceva la società moderna. ibri dello A cura di Carla Busato Barbaglio I mille volti di Gesù Edb pp. 152 €. 11,90 N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto pirito Godfried Danneels Il credo La gioia di credere Edb pp. 80 €. 6,90 “Il Credo evoca l’immagine di una compressa effervescente chiusa nella scatola: solo quando viene sciolta nell’acqua, comincia a sprigionare forza. Bisogna sciogliere il Credo nell’acqua di una vita vissuta. Dal dovere di credere dobbiamo passare alla gioia di poter credere”. (dall’Introduzione). Bernard Peyrous Vita di Marthe Robin Effatà pp. 400 €. 19,50 Marthe Robin è senza dubbio una delle figure più affascinanti del XX secolo. Questa contadina, costretta a letto per sessant’anni, ha ricevuto nella sua camera più di centomila persone! Ha cambiato la vita di centinaia di persone illuminando, consolando, incoraggiando. E ha fatto tutto questo restando un’anima semplice, affabile, diretta, dotata di un buon senso, un umorismo, un’intelligenza pratica che la rendevano una creatura eccezionale. Comunità di Caresto Siamo separati e adesso Effatà pp. 144 €. 10,00 Romano Penna Paolo scriba di Gesù Edb pp. 240 €. 21,50 Il Nuovo Testamento si apre con i Vangeli e gli Atti degli apostoli e solo dopo compaiono le Lettere di Paolo. Tale disposizione può suggerire l’idea che i Vangeli siano i primi scritti su Gesù, mentre in realtà, dal punto di vista cronologico, i primi testi sono dell’Apostolo. Una ventina d’anni dopo la morte di Gesù, Paolo comincia infatti a scrivere alle comunità. Nelle sue lettere autentiche, per 28 volte viene usato il termine “evangelo”; il vocabolo ricorre 60 volte nell’epistolario paolino e 76 volte in tutto il Nuovo Testamento. Niklaus Brantschen Verso il centro del cuore Messaggero pp. 96 €. 8,00 Il nostro tempo è caratterizzato dall’attività febbrile e dal chiasso. In questa situazione è un dovere salvare il silenzio, limitare la velocità. E occorre anche scoprire dentro di noi il luogo in cui regna il silenzio, il luogo in cui il tempo e l’eternità si incontrano nella pienezza del momento presente. Come può l’uomo trovare il suo centro? Come si può trovare pienezza e felicità? Attualità N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto 11 Giovannino Guareschi italiano libero P er ricordare i quarant’anni dalla scomparsa di Giovanni Guareschi (1908-1968) si è svolta a Roma, organizzata dall’Associazione Famiglia Domani, una tavola rotonda cui hanno partecipato personalità della politica e della cultura quali Renato Farina, deputato del Popolo della Libertà e giornalista del quotidiano Libero, Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Monica Mondo, conduttrice dell’emittente televisiva Sat 2000 nonché firma de L’Osservatore romano e lo scrittore Marco Ferrazzoli che nel corso della serata ha presentato il suo ultimo saggio: Non solo don Camillo. L’intellettuale civile Giovannino Guareschi (L’Uomo libero, Roma 2009). In apertura de Mattei ha spiegato brevemente chi è stato l’intellettuale Giovannino Guareschi e soprattutto che cosa ha significato la sua figura D nell’Italia del dopoguerra per la formazione di intere generazioni. Due erano le caratteristiche che qualificavano il Guareschipensiero, riflesse profondamente nel Guareschi-uomo. Anzitutto la fede cattolica, amata e professata pubblicamente senza falsi timori e senza vergogna in un periodo storico in cui dirsi “cristiani” iniziava ad essere un dato non più scontato e, soprattutto negli ambienti culturali che andavano per la maggiore, si sarebbe rivelato più un ostacolo che un aiuto. La seconda, ad essa strettamente collegata, era un anticomunismo vivo, ragionato, sferzante e mai retorico. Come ha sottolineato Renato Farina prendendo la parola infatti, Guareschi era anticomunista proprio perché profondamente cattolico e amante della verità, della giustizia e della bellezza (“Odiava il comunismo perché amava gli uomini” ha ripetuto più volte l’originale penna di Libero). Questa integrità morale peraltro, gli sarebbe costata cara più avanti quando per la fedeltà alla verità finì per ben due volte in carcere, anche con la complicità di alcuni politici democristiani importanti. Si avvicinava infatti il periodo del compromesso storico, ovvero dell’alleanza semplicemente impensabile fino a pochi anni prima e da lui mai giustificata, tra l’ideologia che negava l’esistenza stessa di Dio (rappresentata in Italia politicamente dal PCI) e il principale partito cristiano del Paese che portava addirittura la croce sullo stemma. Quelli che oggi si sarebbero definiti ‘cattolici adulti’ rappresentavano già per il lungimirante Guareschi un Cristianesimo solo di facciata molto pericoloso poiché di fatto erodevano i voti dei credenti più semplici e quindi più puri, per venderli al nemico di sempre scendendo a compro- Verso una nuova era ove va il mondo? Cosa sta succedendo alla nostra societàw? Quali sono gli effettivi rapporti tra Occidente ed Oriente? Vi è per davvero un “new deal” nella politica estera americana? A che punto è il reale stato di democrazia nel mondo? Interrogativi questi che giorno dopo giorno ognuno di noi si dovrebbe porre, per la realizzazione di quella “pax mundi” tanto agognata ed auspicata da tutti. Una serie di testi sebbene non ci diano la chiave per poter risolvere a pieno il problema per lo meno cercano di farcelo comprendere. Cercano di farci capire qual è il reale stato della società contemporanea ed a che cosa sta andando incontro il cittadino mondiale nella odierna società globale e globalizzata. Testi che si badi bene non sono del tutto “freschi di stampa”qualcuno infatti seppur non recente ha però l’abilità di farci ritenere che la nostra società non si è totalmente evoluta. Testi come quello di Ian Buruma e Avishai Margalit “Occidentalismo” (Einaudi) analizzano i pregiudizi e le radici storiche di un Occidente disumanizzato: esso è una sorta di “spedizione archeologica” nella cultura occidentale: gli autori dimostrano infatti come l’Occidente senz’anima è capace solo di un “pensiero-calcolo”, che non è altro che un’immagine nata ed alimentata in Occidente. Una società dove si rovescia nella versione “occidentalista” dei fondamentalismi islamici che ritraggono un’intera società come una massa di decadenti avidi, premessa intellettuale alla loro distruzione. A questa versione dell’occidentalismo si contrappone un altro libro dell’intellettuale palestinese Edward Said “Orirntalismo” (Feltrinelli) in cui si ipotizza la visione degli occidentali sull’Oriente. Una sorta di dialogo a distanza dove il termine “orientalismo” indica i diversi modi in cui la cultura europea ha cercato di conoscere e appropriarsi dell’Oriente, ricavandone una nozione collettiva che ha permesso di identificare un “noi” europei in contrapposizione agli “altri” non europei. L’analisi di Said muove dall’accezione più classica - orientalismo come insieme delle discipline accademiche che studiano usi, costumi, letteratura e storia - per poi passare all’esame dell’orientalismo come concezione culturale fondata su una distinzione ontologica tra Oriente e Occidente, fonte di molte opere di scrittori e pensatori. Con intenti diversi si muove lo scrittore statunitense Noam Chomsky che nel saggio “Il bene comune” (Piemme) si rende portavoce di un’emozionata difesa della forza della democrazia – in particolare quella americana – nel mondo contemporaneo. Un sistema in cui crescono a dismisura il potere e i privilegi della sparuta minoranza dei più ricchi a dispetto della maggioranza dei cittadini non può dirsi una democrazia. Lo aveva già capito Aristotele, anche se oggi le sue paiono le parole di un pericoloso radicale contemporaneo. Parte da qui questa lucida invettiva che analizza, denuda e denuncia misfatti e menzogne con cui i centri di potere finanziari e le multinazionali cercano di paralizzare le istituzioni democratiche ed assumerne il controllo. E senza offrire illusorie formule magiche, Chomsky invita a riappropriarsi di strumenti e spazi che consentano di essere realmente cittadini e non solo sudditi ed obbedienti consumatori. Sulla stessa linea si muove un altro scrittore statunitense Charles A. Kupchan che nel “La fine dell’era americana” (Vita e pensiero) invita gli USA a rivedere la sua politica estera, abbandonando la sua posizione “unilateralista”, assunta negli ultimi tempi. Negli anni Novanta in effetti era opinione diffusa che la caduta del muro di Berlino avesse decretato il trionfo della democrazia liberale e del capitalismo di mercato, cancellando l’ultima grande linea di demarcazione ideologica. Sarebbe cominciata un’era di prosperità economica e di pace stabile, sotto l’egida dell’unica superpotenza planetaria rimasta: gli Stati Uniti. In realtà la fine della Guerra Fredda ha segnato paradossalmente non la vittoria definitiva dell’America, ma l’avvio del suo declino e un periodo di forte instabilità. L’incalzare di concorrenti economici e politici, quali la Cina e la stessa Unione Europea, non si concilia con il dominante “unilateralismo” americano in materia di politica estera ed impone all’America di ridefinire la sua egemonia mondiale. I reali ed effettivi rapporti tra Europa e Stati Uniti vengono approfonditi in un saggio del politologo Timothy Garton Ash. Egli analizza in “Free world” (Mondadori) le consonanze ed i contrasti nella lotta al terrorismo, ma non solo, tra le due superpotenze. In verità negli ultimi anni, almeno dal momento in cui gli Stati Uniti hanno iniziato ad avanzare l’ipotesi di un attacco contro l’Iraq di Saddam Hussein, è andato profilandosi una sorta di scontro fra l’Europa e gli USA, in cui i partiti di destra e quelli di sinistra di ciascun paese si sono profondamente divisi tra posizioni “europeiste” ed attente alla collegialità delle decisioni in campo internazionale, e posizioni “atlantiste”, dove la minaccia del terrorismo che prende origine dall’Islam radicale renderebbe necessario un allineamento con la politica di George W. Bush e le sue scelte unilaterali. In questo libro Timothy Garton Ash sostiene come queste divisioni siano assolutamente dannose per entrambe le parti. Da ultimo il premio Nobel per l’economia 1998, Amartya Sen, ha voluto tracciare nel suo libro “La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un’invenzione dell’Occidente.” (Mondadori), le difficoltà incontrate dalla coalizione angloamericana nel secondo dopoguerra iracheno, sostenendo che esse hanno portato alla ribalta il problema della possibilità di “esportare” forme di governo democratico, di matrice occidentale, in paesi che ne sono privi. Inserendosi in questo acceso dibattito Amartya Sen, illustra l’esistenza di secolari tradizioni democratiche in paesi attualmente oppressi da regimi totalitari, e invita a non commettere un ulteriore peccato di “imperialismo culturale”: l’appropriazione indebita dell’idea di democrazia. L’autore ci suggerisce di esplorare e sviluppare quegli aspetti della democrazia che sono valori condivisi dalla storia Guareschi con la famiglia messi perfino sui punti fondamentali dell’antropologia cristiana (anzitutto l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e il valore assoluto della vita umana). “Sono un borghese di destra, un reazionario”: così si definiva l’autore di Don Camillo e Peppone, forse l’unico vero cantore della famiglia italiana dai tempi dell’immortale Alessandro Manzoni de I promessi sposi. Si appassionava quindi alla politica ma senza entrare nell’agone in prima persona proprio perché si reputava uno scrittore e viveva di scrittura, o, in senso più ampio: di cultura (fu anche giornalista, saggista e regista cinematografico). Politico ma non partitico dunque, come ha sostenuto Monica Mondo, eppure appassionato come pochi lo sono stati dei valori più alti della libertà, del dovere quotidiano, dell’onore civile: una sorta di ‘intellettuale totale’. Secondo la giornalista il nome di Guareschi ancora oggi continua a dividere gli italiani: “per i suoi detrattori rappresenta un’Italia arruffona, bigotta, superstiziosa e ignorante. A nostro avviso invece quella di Guareschi è un’Italia umanissima e popolare che preferisce la canonica o l’aia al loft”. Come infatti hanno dimostrato alcuni interventi di personalità politiche proiettati durante la serata insieme ad estratti dei film di Don Camillo e Peppone, Guareschi era temuto proprio perché amante dei valori umani più autentici, in definitiva cristiani: “Era il nostro nemico” ammise una volta Miriam Mafai. Marco Ferrazzoli, in conclusione, ha spiegato che era l’ansia missionaria dello scrittore cattolico a preoccupare, a ragione, il comunista di allora: “Guareschi non vedeva nel marxista un nemico, ma qualcuno da convertire. Per lui il comunista emiliano medio era un piccolo borghese, proveniente dalla tradizione cattolica, che tentava di affrancarsi dalla sua condizione di sottoproletario, quindi qualcuno che, in fondo, poteva essere salvato”. Omar Ebrahime Il Faust di Goethe al teatro Bellini N apoli - Rivolgendosi a se stesso, Mefistofele così si congeda a fine spettacolo, constatando che l’anima del suo Faust è presa in consegna dagli angeli: Che vergogna per il più astuto dei diavoli! Mefisto hai perduto. Ancora una volta sei rimasto solo. Si chiude con il sapore della commedia un testo che ha tutti i caratteri della tragedia. Il “Faust” di Johann Wolfgang Goethe, come lo stesso scrittore lo definiva, è un grande gioco molto serio, cercando con un ossimoro una sintesi letteraria difficile da trovare. Perché il Faust non è solo un patto con il diavolo, che è diventato finanche un modo di dire, ma l’insieme delle contraddizioni umane, uno scontro tra ragione e sentimento, desiderio di andare oltre e paura di rischiare, come quando a un bivio per un attimo ti fermi, sai che tornare indietro non si può e allora scegli una strada delle due e sai anche che al primo passo seguirà un secondo e tanti ancora; e tutto il mondo cambia intorno, da una scelta dipendono anche i destini altrui… Il fascino del testo di Goethe, vissuto nella fruizione di una messinscena teatrale, smuove le coscienze, impone di fermarsi e ragionare sulla nostra condizione di uomini, ora tragica ora eroica, ora degna ora insignificante. Se poi lo spettacolo è quello messo in scena dalla compagnia di Glauco Mauri e Roberto Sturno, allora si assiste, attorno a un pilastro della letteratura teatrale, alla costruzione di un edificio di una bellezza assoluta. Mauri (che cura anche la regia) e Sturno si alternano nei ruoli di Faust e Mefistofele, che più che protagonista e antagonista (come dovrebbe essere, condizione necessaria per far scorrere la narrazione) sono due protagonisti (sia la coppia Faust/Mefistofele, considerando la complessità dei loro caratteri, sia la coppia Mauri/ Sturno, per la purezza della recitazione). Il vecchio Faust (Mauri) cede alla tentazione di tornare giovane, vestendo i panni di Mefistofele (Sturno), e ripercorre alcuni sentieri della vita, l’amore, il potere, la ricchezza, provocando purtroppo dolore agli altri e anche a se stesso. Rendendosi conto, solo alla fine del suo percorso terreno che la libertà, come la vita, è un premio che merita solo chi se la deve conquistare giorno dopo giorno. A distanza di due secoli il testo manifesta una sconvolgente attualità, anche grazie alla efficace traduzione e all’adattamento teatrale di Dario Del Corno e Glauco Mauri. Le scene che cambiano continuamente (di Mauro Carosi), i costumi (di Odette Nicoletti) e le musiche (di Germano Mazzocchetti), uniti alla bravura e professionalità di tutti gli attori rendono lo spettacolo un importante appuntamento con il teatro inteso come la più nobile produzione della letteratura. dell’umanità intera. In conclusione si può affermare che tutti questi saggi hanno la facoltà di offrire al lettore una visione effettiva del pensiero politico, economico e sociale contemporaneo in cui illustri intellettuali hanno voluto dire la loro sull’autentico significato e ruolo della nostra società contemporanea per un’umanità condivisa, dove ognuno si possa sentire “cittadino del mondo”. Vincenzo De Luca Mario Astarita Cultura 12 N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto ß Facebook: domani smetto ß Una nota sui rapporti tra Facebook e religione Massimo Introvigne “F acebook: domani smetto” di Alessandro Q. Ferrari (Castelvecchi, Roma 2009) è un romanzo intelligente e che fa riflettere. Ferrari, del resto, è uno degli autori dei fumetti che di recente hanno rilanciato la Walt Disney Italia con un successo anche internazionale ritornando alla “linea chiara” e alle storie semplici e comprensibili, e dimenticando le tentazioni d’imitare i giapponesi. Il romanzo non si consiglia ai bambini per il riferimento insistito e che sembra ormai obbligatorio in ogni opera di narrativa che si voglia vendere a un certo libertinismo sessuale: ma anche questo del resto fa parte di Facebook. In breve, l’opera – che ha una tecnica che si potrebbe definire cinematografica – mette in scena una serie di persone che si avvicinano più o meno casualmente a Facebook e – dopo qualche esperienza che in alcuni casi non è negativa – ne finiscono completamente risucchiate, dedicando al “social network” un numero spropositato di ore e finendo per perdere gli amici, le fidanzate e anche il lavoro. Il paragone con la droga è proposto in modo esplicito e insistito. Tramite gli “amici di amici” su Facebook alla fine molti dei protagonisti s’incontrano. Non per tutti la storia è a lieto fine, anzi lo è solo per coloro che riescono a smettere e ad abbandonare Facebook (alcuni abbandonano Internet in generale, e una delle protagoniste se ne va senza computer in Tailandia). Una prima osservazione è che il libro descrive due problemi reali, il primo è stato studiato da psicologi e psichiatri già da molti anni: il rischio di una dipendenza da Internet che ricorda la dipendenza dalla droga e che isola chi ne è vittima dal mondo reale. Gli studi risalgono in gran parte a un’epoca in cui Facebook non c’era, e certo Facebook rischia oggi di aggravare il problema. Il secondo problema è al centro dello studio sociologico di Internet avviato, con altri, da Tim Jordan: si tratta del cosiddetto “information overload” (sovraccarico d’informazioni). Grazie a, o per colpa di, Internet riceviamo più informazioni di quante siamo capaci di assorbire, vagliare e organizzare e alla fine entriamo in crisi. Anche qui, Facebook può aggravare il problema. Se dunque questi problemi sono reali, vi è un aspetto su cui il libro appare parziale e datato. Nel febbraio 2009 Facebook ha annunciato che gli utenti che sono su Facebook (che oggi sono più di duecento milioni, non più i centocinquanta milioni citati dal romanzo) principalmente per business o cause non profit sono diventati la maggioranza. Per la verità per il business a fini di lucro altri strumenti continuano a essere più importanti di Facebook, mentre quest’ultimo è forse lo strumento più rilevante al mondo per cause politiche (Obama insegna), religiose, culturali e sociali. Di questo in “Facebook: domani smetto” non c’è traccia. I protagonisti del romanzo sono su Facebook principalmente per quello che in gergo giovanile si chiama genericamente “cazzeggio” o per cercare avventure amorose. Personaggi simili, naturalmente, su Facebook ci sono e anzi pullulano: ma forse non sono (più) la maggioranza. Il romanzo di Ferrari m’interroga e stimola una riflessione non solo come sociologo ma anche come cattolico. Facebook e altri stru- rapidamente obsoleti. Per rimanere all’Italia, chi non ricorda i proclami di Beppe Grillo secondo cui i blog avrebbero dominato la politica, pronunciati proprio mentre negli Stati Uniti (come poi sarebbe successo anche in Italia) Facebook stava rendendo ampiamente obsoleti i blog? O gl’investimenti di Antonio Di Pietro per costruirsi una presenza su Second Life, uno strumento che si è rivelato del tutto effimero? Anche Facebook, che oggi è sulla cresta dell’onda, con ogni probabilità sarà superato tra qualche anno da qualche cos’altro. La storia della tecnologia è sottoposta a continue accelerazioni. Insegna dunque Giovanni Paolo II che la Chiesa proclama sempre la stessa dottrina, ma le transizioni tecnologiche esigono che questa proclamazione avvenga tramite «nuove forme di evangelizzazione», le quali richiedono Papa Benedetto XVI menti simili sono “buoni” o “cattivi” per il cristiano? Il problema è stato affrontato anche dal Magistero, in particolare attraverso due documenti cruciali: il Messaggio di Giovanni Paolo II per la XXXVI Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Internet, un nuovo Forum per proclamare il Vangelo”, del 24 gennaio 2002, e il Messaggio di Benedetto XVI per la XLIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Nuove tecnologie, nuove relazioni”, del 24 gennaio 2009. Le date sono significative: Facebook è nato nel 2004 nelle università e si è esteso fuori dell’ambiente universitario nel 2006, così che il documento di Giovanni Paolo II si situa prima dell’esplosione di questo strumento. Al riguardo, è anzitutto necessario evitare quello che i sociologi di Internet chiamano (ma l’espressione è più antica di Internet) «determinismo tecnologico», la convinzione cioè che novità tecnologiche determinino automaticamente conseguenze sociali, e che queste conseguenze siano permanenti. Quanto al primo punto, le conseguenze non sono mai automatiche ma dipendono da un numero molto alto di variabili. Quanto al secondo, la velocità con cui la tecnologia muta rende molto incauto chi pensa a conseguenze permanenti o punta tutte le sue fiche su strumenti che diventano che la Chiesa «impari a parlare le diverse lingue» che di volta in volta emergono. Oggi si tratta di «Internet [che] può offrire magnifiche opportunità di evangelizzazione se utilizzato con competenza e con una chiara consapevolezza della sua forza e delle sue debolezze». Internet spesso «rende possibile un primo incontro con il messaggio cristiano, in particolare ai giovani, che sempre più ricorrono al ciberspazio quale finestra sul mondo». Naturalmente, non tutto va per il meglio: «Internet ridefinisce in modo radicale il rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo. Attrae l’attenzione ciò che è tangibile, utile, subito disponibile. Può venire a mancare lo stimolo a un pensiero e a una riflessione più profondi, mentre gli esseri umani hanno bisogno vitale di tempo e di tranquillità interiore per ponderare ed esaminare la vita e i suoi misteri e per acquisire gradualmente un maturo dominio di sé e del mondo che li circonda. La comprensione e la saggezza sono il frutto di uno sguardo contemplativo sul mondo e non derivano dalla mera acquisizione di fatti, seppur interessanti. Sono il risultato di un’intuizione che penetra il significato più profondo delle cose in relazione fra loro e con tutta la realtà. Inoltre, quale “forum” in cui praticamente tutto è accettabile e le diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazioquasi nulla è duraturo, Internet fa- ne sociale. Ciò finisce per disturvorisce un modo di pensare relati- bare anche i modelli di riposo, di vistico e a volte alimenta la fuga silenzio e di riflessione necessari dalla responsabilità e dall’impe- per un sano sviluppo umano». gno personali». Come ovviare a Chiunque abbia letto il romanzo questi problemi? È necessario, ri- di Ferrari, ma anche chiunque non sponde Giovanni Paolo II, che «la si comporti come i protagonisti di comunità cristiana escogiti modi quel libro e tuttavia sappia quanto molto pratici per aiutare coloro tempo porta via Facebook se lo si che entrano in contatto per la pri- vuole utilizzare in modo sistemama volta attraverso Internet, a tico e coerente al servizio di una passare dal mondo virtuale del ci- causa, e quanto possa sottrarre al berspazio al mondo reale della co- sonno o ad altre attività, non potrà munità cristiana». «Il fatto che non sentire come rivolto a sé il mediante Internet le persone mol- monito del Papa. Se dunque la tiplichino i loro contatti in modi prima indicazione – che vale per finora impensabili offre meravi- ogni tecnologia – è quella di congliose possibilità alla diffusione siderare anche Facebook (e ogni del Vangelo. Ma è anche vero che altro strumento Internet di ieri, di rapporti mediati elettronicamente oggi e di domani) come un meznon potranno mai prendere il po- zo, non come un fine, di dominasto del contatto umano diretto, ri- re la tecnologia e di non lasciarsechiesto da un’evangelizzazione ne dominare, la seconda è quella autentica. Infatti l’evangelizza- – già sottolineata con grande vizione dipende sempre dalla testi- gore da Giovanni Paolo II nel monianza personale di colui che è 2002 – di non banalizzare l’amicistato mandato a evangelizzare (cfr zia rinchiudendola nel cerchio Rm 10, 14-15)». Queste ultime virtuale, e di passare sistematicaparole di Giovanni Paolo II sem- mente e dove si può dall’amicizia brano davvero profetiche se riferi- virtuale all’amicizia nel mondo te ai social network come Facebo- reale. Dal magistero pontificio riok, che allora non esistevano. caviamo dunque le seguenti indiForniscono già la chiave di quello cazioni: I nuovi strumenti, come che Papa Wojtyla metteva a tema: ogni strumento, presentano insieil corretto «utilizzo di Internet per me occasioni e rischi (tra cui quella causa dell’evangelizzazione». lo di esserne assorbiti, introducenFacebook, infatti, in modo molto do nella propria vita rapporti dipiù immediato e interattivo di un storti e malsani con il tempo), ma sito Internet o di un blog moltipli- non devono essere considerati di ca la visibilità delle bandiere (Fa- per sé negativi, anzi offrono «mecebook come si è accennato ha ravigliose possibilità alla diffusioora superato i duecento milioni di ne del Vangelo». Chi si trova nelle utenti: le dimensioni di «un conti- possibilità di farlo deve trarre pronente» per usare l’espressione di fitto da queste possibilità: «CarisBenedetto XVI), e fa nascere rap- simi, sentitevi impegnati ad introporti virtuali che il gergo dei crea- durre nella cultura di questo nuovo tori dello strumento chiama preci- ambiente comunicativo e informasamente «amicizie». Che cosa tivo i valori su cui poggia la vostra pensare di queste amicizie? Ri- vita!» (Benedetto XVI). L’apostosponde, nel secondo dei docu- lato via Internet e via Facebook menti citati, lo stesso Benedetto non può né deve essere affrontato XVI. Anzitutto, il desiderio di in modo casuale e dilettantesco: stringere nuove amicizie, sia pure «Nei primi tempi della Chiesa, gli virtuali, non è di per sé negativo: Apostoli e i loro discepoli hanno «Questo desiderio di comunica- portato la Buona Novella di Gesù zione e amicizia è radicato nella nel mondo greco-romano: come nostra stessa natura di esseri uma- allora l’evangelizzazione, per esseni e non può essere adeguatamen- re fruttuosa, richiese l’attenta comte compreso solo come risposta prensione della cultura e dei costualle innovazioni tecnologiche. mi di quei popoli pagani nell’inAlla luce del messaggio biblico, tento di toccarne le menti e i cuori, esso va letto piuttosto come rifles- così ora l’annuncio di Cristo nel so della nostra partecipazione al mondo delle nuove tecnologie comunicativo ed unificante amore suppone una loro approfondita di Dio, che vuol fare dell’intera conoscenza per un conseguente umanità un’unica famiglia. Quan- adeguato utilizzo» (ibid.). L’apodo sentiamo il bisogno di avvici- stolato funziona quando passa da narci ad altre persone, quando vo- online a offline cioè quando finalgliamo conoscerle meglio e farci mente si conosce di persona chi conoscere, stiamo rispondendo per qualche tempo abbiamo conoalla chiamata di Dio – una chia- sciuto solo su Facebook. Conclumata che è impressa nella nostra do ringraziando Ferrari per lo stinatura di esseri creati a immagine molo offerto dal romanzo e citane somiglianza di Dio, il Dio della do Giovanni Paolo II: «Internet comunicazione e della comunio- permette a miliardi di immagini di ne». Ma anche qui c’è un rovescio apparire su milioni di schermi in di medaglia: «occorre essere at- tutto il mondo. Da questa galassia tenti a non banalizzare il concetto di immagini e suoni, emergerà il e l’esperienza dell’amicizia. Sa- volto di Cristo? Si udirà la sua rebbe triste se il nostro desiderio voce? Perché solo quando si vedi sostenere e sviluppare on-line drà il Suo Volto e si udirà la Sua le amicizie si realizzasse a spese voce, il mondo conoscerà la “buodella disponibilità per la famiglia, na notizia” della nostra redenzioper i vicini e per coloro che si in- ne. Questo è il fine dell’evangelizcontrano nella realtà di ogni gior- zazione e questo farà di Internet no, sul posto di lavoro, a scuola, uno spazio umano autentico, pernel tempo libero. Quando, infatti, ché se non c’è spazio per Cristo, il desiderio di connessione virtua- non c’è spazio per l’uomo». Cultura N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto 13 La rialibilitazione di Calvino e la devozione a Galileo La cultura ecclesiastica in mano a lettori di sussidiari scolastici C redevamo passata la moda facile delle riabilitazioni. Delle riabilitazioni, delle scuse e dei pentimenti. Ovviamente dei pentimenti di esponenti importanti del Cattolicesimo i quali, a distanza di secoli, scoprono che la Chiesa cui appartengono e in cui hanno studiato e fatto carriera, ha o avrebbe commesso irreparabili colpe nei confronti dei dissidenti del passato, rendendosi protagonista di carcerazioni e processi ingiusti, stragi e persecuzioni. Insomma, da Società perfetta missionaria e martire per sua natura, la Chiesa cattolica lungo la sua storia si sarebbe dimostrata legata al potere, persecutrice dei deboli, chiusa al progresso, e persino più che fallibile. Evidentemente le passate riabilitazioni di discutibili personaggi storici non sembrano essere bastate. Una nuova tornata, sollecitata dall’ansia di super-esposizione mediatica da parte di esponenti ecclesiastici in cerca di pubblicità, insieme alla solita tirata sul processo a Galileo, getta nell’agone anche un uomo come Calvino, ossia il riformatore religioso che con le persecuzioni ha in effetti molto a che vedere; certamente non come perseguitato ma nella veste di feroce persecutore, e di insaziabile aguzzino assetato di sangue. Ricordate i sussidiari scolastici che parlavano dei roghi delle streghe, dell’Inquisizione, del sole che la Chiesa credeva fosse in movimento e che sta fermo, della Terra ritenuta piatta ma che invece è rotonda? e ricordate la bella storia sulla persecuzione papale dei Templari o sui dolci che Maria Antonietta chiedeva fossero dati al popolo affamato che chiedeva pane? e il famoso “grido di dolore” che Vittorio Emanuele II diceva di sentir levarsi da tante parti dell’Italia che lui (o meglio, i suoi politici massoni) intendeva liberare strappandole ai sovrani legittimi? Sembra incredibile ma generazioni di studenti, anche di quelli che sarebbero poi diventati classe dirigente nel Paese, sono stati spiritualmente cresciuti e plasmati assorbendo queste ed altre infinità di bugie storiche. Mistificazioni risorgimentali, storia scritta dai vincitori, in cui i roghi allestiti dai protestanti sono stati confusi con persecuzioni scatenate dalla Chiesa; o due sante persone come Luigi XVI e Maria Antonietta, esempi di virtù umane e di mistica regalità, sono state rispettivamente Giovanni Calvino (1509-1564) Galileo Galilei (1564-1642) raffigurate come un cretino e una donna di facili costumi. Nonostante in Italia e all’estero studi serissimi (che si possono consultare o acquistare in qualsiasi libreria) abbiano fatto giustizia di questi falsi e volgari luoghi comuni, ancora resiste, in Italia e all’estero, chi non fa giustizia degli antichi esempi imparati nelle aule scolastiche; ed alla propria pretesa cultura non aggiunge critica e ricerca di autentico rigore. L’articolo dell’accademico di Francia Alain Besançon apparso sull’Osservatore Romano, e in cui si “riabilita” la figura di Calvino, parla di meriti e di “impronte” indelebili da lui lasciate sulla faccia della Terra, di un “patrimonio” cristiano di modernità interpretativa e di rilancio della Fede che avrebbero fatto grandi le Nazioni più progredite del mondo occidentale. In realtà l’articolo lascia increduli sui destini delle fonti di informazione cattoliche e sul benessere dell’Accademia di Francia “I cattolici non sanno la storia -ha risposto dalle pagine del quotidiano La Stampa il grande storico Franco Cardini (3 luglio 2009)-. Dimenticano le sanguinose guerre e divisioni provocate in Europa e le centinaia di povere donne che Calvino ha fatto bruciare. Se si fosse trattato di Torquemada se ne sarebbero ricordati. Eppure Calvino creò un sistema liberticida, totalitario, un regime radicale e intollerante poi riprodotto da quei ‘moralizzatori’ e ‘onesti’ dei quali bisogna avere paura come Robespierre e il nazista Goebbels”. Si tratta di osservazioni già diffuse nell’Ottocento da Bartolo Longo il quale da perfetto uomo di cultura, ricordava lo storico protestante Picot come testimone delle più nefande perversioni di Calvino e del suo malato desiderio di veder scorrere sangue umano dinanzi ai propri occhi. A poche ore di distanza dalla beatificazione laica di Calvino, è stata la volta di Galileo. Su quest’ultimo si è già parlato moltissimo, prima della recente uscita del vescovo che lo ha riproposto come esempio di povero perseguitato. L’ignoranza più nera ha infatti lasciato credere per anni che la Chiesa di Roma, ritenendo conforme a Verità di Fede il linguaggio figurato della Bibbia, abbia condannato lo scienziato per il solo motivo di aver voluto dimostrare un sistema astronomico da quello tolemaico, cui il Cattolicesimo avrebbe fatto riferimento. Niente di più falso anche in questo caso. In primo luogo, Galileo non fu altro se non un diffusore del sistema copernicano, ossia del principio scientifico secondo cui il sole rimane fermo mentre la Terra e gli altri pianeti gli si muovono intorno. Che ne pensasse la Chiesa è ben noto. Il Papa Paolo III ricevette dallo stesso canonico polacco Niccolò Copernico, il libro in cui egli spiegava, con dotte osservazioni scientifiche, questa teoria. E il libro, scritto dunque da un sacerdote, era dedicato allo stesso Pontefice il quale ne fu attento e gratissimo lettore! Ma a sua volta Copernico perfezionava la tesi dell’illustre astronomo tedesco Ioseph Windmanstal il quale nel 1533 l’aveva già illustrata a Roma, dinanzi al Papa Clemente VII e a molti cardinali, riscuotendo un vivissimo successo e un prezioso dono da parte del Santo Padre. Questi devoti studiosi cattolici, tuttavia, non facevano altro se non approfondire e spiegare una teoria già conosciuta nei millenni e quindi illustrata nel Quattrocento da una tra le più grandi menti dell’umanità: il cardinale Nicolò da Cusa il quale liberamente aveva insegnato la dottrina del doppio movimento della Terra intorno a sé stessa e intorno al Sole. Dunque, la Chiesa non solo conosceva bene da secoli la verità scientifica sul movimento degli astri ma la propagandava e la proteggeva, premiando e incoraggiando gli scienziati che ne illustravano i particolari. Galileo, come ha messo in luce anni fa il noto studioso Marcello Caleo, piuttosto che soffermarsi sugli sbagli del vecchio (e già screditato) sistema tolemaico, tendeva ad usare una frase letteraria della Bibbia come “fermati o Sole”, pronunciata nel corso di una battaglia sostenuta dagli Ebrei, quale dimostrazione che nel Testo sacro potessero annidarsi anche altri errori scientifici e dottrinari. Insomma, ritenendo che la frase non fosse soltanto un’espressione letteraria, usata presso un popolo che non si curava troppo dell’effettivo movimento degli astri ma che si esprimeva secondo quel che vedeva (anche noi diciamo “il sole sorge” o “il sole tramonta”), Galilei riteneva che la Bibbia e l’estensore del passo, fossero incorsi in una eclatante caduta. A questo punto, l’astronomo poteva usare il passo veterotestamentario come un ariete per demolire l’intera Dottrina della ispirazione divina delle Sacre Scritture e della infallibilità della Chiesa che ad esse fa riferimento. Ecco, dunque, a che cosa in effetti si riferisce il vero processo a Galileo. Un processo che di sicuro non attaccò “nuove” teorie scientifiche di cui la Chiesa era già convinta da secoli; ma un’indagine sulle intenzioni di un uomo che intendeva servirsi dell’astronomia per sfer- Mons. Sergio Pagano, vescovo di Celene rare un attacco al Cattolicesimo come Istituzione divina. Ed è inutile dire che i sei mesi di “carcere” di cui si parla tanto, furono più che altro mesi di riflessione trascorsi dal povero condannato nei più grandi agi, ospite onorato nella sontuosa villa dell’arcivescovo Piccolomini di Siena, suo grande amico. Al vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio segreto vaticano che ha presentato i documenti del processo a Galileo, ed ha pronunciato l’improvvida frase “la Chiesa rischia di comportarsi verso la ricerca sulle staminali, la genetica e le scoperte scientifiche attuali con gli stessi preconcetti che ebbe verso Galileo”, auguriamo fervidi studi, buone letture e minor contatto con gli organi di informazione, dal momento che la sua attività pubblica evidentemente gli sottrae tempo al doveroso compito di interpretazione e di comprensione di carte e di libri. Carmelo Currò Scuole più serie e bocciati aumentati S i sono appena conclusi gli esami di maturità 2009 e sono già a disposizione le prime statistiche. I non ammessi agli esami di stato sono stati circa 29 mila, quasi il 30% in più dell’anno scorso. Anche la media dei voti si è abbassata e i 100 sono stati il 10% in meno. Con le nuove regole della Riforma Gelmini (ammissione con la media minima del sei; il cinque in condotta elemento ostativo all’ammissione; maggiore valorizzazione del curriculum, cioè dei risultati ottenuti in costanza di studio, piuttosto che della buona prestazione occasionale del solo ultimo anno) il percorso scolastico ha ricominciato ad essere serio. I risultati sociologici di questo buonismo scolastico, durato 40 anni, sono sotto gli occhi di tutti: ragazzi de-strutturati e de-futurizzati, cioè senza nerbo e senza voglia di combattere per se stessi e per il loro futuro. Certo, le cause di questo disagio sono tante ma questa scuola attuale, incapace di far rispettare le fondamentali regole di vita, capace solo nelle promozioni di massa e che ha messo al bando il merito, ha avuto le sue brave responsabilità. Lo spirito di sacrificio per esempio non è stato coltivato negli studenti italiani e infatti oggi la stragrande maggioranza di loro si aspetta che siano gli altri (cioè gli adulti) a risolvere i loro problemi, e non mi riferisco solo a problemi scolastici. Abbiamo disabituato i ragazzi alle pro- ve impegnative. Il soldato nelle esercitazioni impara a non avere paura, a sopportare la fatica e la fame, a non temere il dolore. Fa del suo corpo uno strumento docile alla sua volontà. All’estremo opposto di questo perfetto autocontrollo, di questo dominio dello spirito sul corpo, c’è l’obeso che non sa resistere all’impulso e si ingozza fino a sformarsi, tanto da diventare incapace persino di camminare. Gli Americani si pongono traguardi sempre più elevati, prove sempre più difficili. Chi conosce come funzionano i master nelle grandi università americane sa che ogni studente riceve una bibliografia immensa e per farcela deve studiare 14-15 ore al giorno. E’ così che negli USA formano la loro classe dirigente! Abbiamo demotivato i professori riducendoli a rango di burocrati senza alcun prestigio e con scarsi compensi, derisi dai bulli e dagli strafottenti, nonché umiliati dai genitori che, anziché ringraziarli per quello che fanno, vanno ad accusarli quando questi puniscono o rimproverano i loro “cocchi”. Cambiare le cose era quindi un dovere per quanti amano il nostro Paese e le generazioni future. Ma non tutti la pensano alla stessa maniera, quasi tutto il Partito Democratico ha gridato allo scandalo: “Una scuola con più bocciati rischia di lasciare indietro i figli delle famiglie che hanno più problemi e meno cultura”, ha affermato tra i tanti Stefano Rusconi. Ma costoro non capiscono che una scuola di massa mette tutti allo stesso livello e quando tutti hanno il 6, piuttosto che l’8 o il 9, a vincere nella vita sarà sempre il figlio del benestante o del più raccomandato. Quando invece si realizza una scuola meritocratica, il figlio studioso della famiglia umile con il suo curriculum eccellente non sarà mai raggiunto dal figlio mediocre della famiglia borghese perché a quest’ultimo nessuno gli potrà gonfiare i voti. Così ci si affranca dalla povertà e si diventa qualcuno! Quando capiremo che la “severità è amore ” non sarà mai troppo tardi! Esigere il massimo delle possibilità da ciascuno è fattore di giustizia e di crescita umana e sociale. Alessandro Pagano Mariastella Gelmini, ministro della Pubblica Istruzione Cultura 14 N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto Quale futuro per l’Occidente? Intervista col filosofo americano Lee Harris P er dimostrare la verità di una tesi i testimoni più credibili sono sempre quelli che, venendo da percorsi culturali o politici diversi, alla fine decidono di fare retromarcia stringendo la mano agli avversari di un tempo. E’ stata questa la storia di Oriana Fallaci (1929-2006) che al termine di una vita per certi versi rivoluzionaria e avversa all’insegnamento della Chiesa, ha lasciato un commovente testamento: “Deve esserci qualcosa di vero se un’atea e il Papa dicono la stessa cosa”. Oriana Fallaci parlava della spaventosa crisi morale e culturale che l’Occidente attraversa in questi anni auspicando una rinascita dello spirito europeo più autentico. Negli Stati Uniti la parabola di Oriana Fallaci si riscontra nella biografia di Lee Harris, suo grande ammiratore. Nato nel Sud degli Stati Uniti da una famiglia non cattolica e dopo aver trascorso buona parte della sua vita spendendosi per la causa dell’internazionalismo progressista, questo filosofo americano tra i più originali in Patria ha incredibilmente voltato pagina dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 lasciando di stucco amici e colleghi di un tempo. In occasione dell’uscita in Italia del suo primo saggio (La civiltà e i suoi nemici. Il prossimo passo della storia, Rubbettino) lo abbiamo intervistato per capire le ragioni di questa scelta improvvisa, senz’altro ‘politicamente scorretta’. Lee Harris, nei suoi saggi lei sostiene che per l’Occidente oggi la sfida più grande sia quella rappresentata dalla recrudescenza del radicalismo islamico e della sua ‘guerra santa’. In Europa, però, diversi tra osservatori e politici ritengono che questa sia una visione oltremodo esagerata, se non del tutto falsa. Sarebbe stata infatti ideata e propagandata appositamente dall’Amministrazione Bush per giustificare prima e sostenere poi la guerra in Iraq. Davvero lei ritiene l’Islam una minaccia per l’Occidente? Perchè? Credo che dopo l’11 settembre sia difficile sostenere che l’Islam fondamentalista non sia una minaccia. La domanda semmai è: quanto è grande questa minaccia? Dopo un evento come l’11 settembre, nessun Presidente avrebbe potuto dire agli americani: “Ascoltate, so che potreste pensare che l’Islam fondamentalista sia una minaccia. Hanno appena ucciso tremila dei nostri connazionali e raso al suolo due grattacieli. Ma aspettiamo solo un paio di generazioni e vedrete che la minaccia in realtà non è poi così grave”. Accusare Bush perchè pensa che l’11 settembre costituisca una minaccia è davvero paradossale. Accusarlo per avere intrapreso delle azioni sbagliate in risposta a questa minaccia…questo è un altro discorso. Ma non c’era alcun bisogno di sovrastimare gli effetti dell’11 settembre: parlavano da soli. Nel suo interessante viaggio alla ricerca delle radici culturali della crisi dell’Occidente, La civiltà e i suoi nemici. Il prossimo passo della storia, la tesi principale è che l’Occidente abbia un proble- ma di “dimenticanza”. Può spiegarci meglio che cosa intende? E chi sono i “nemici” a cui fa riferimento nel titolo? Ho preso in prestito il concetto di dimenticanza dal grande filosofo arabo della storia Ibn-Khaldun (1332-1406), al cui pensiero sono profondamente debitore. Egli sosteneva che, quando una società diventa troppo benestante, tende a dimenticare gli sforzi che ha dovuto Lee Harris compiere per raggiungere quel livello di prosperità. Una società dedita alla guerra che riesce a diventare un grande impero, espandendosi territorialmente, alla fine frenerà la sua corsa per godere tranquillamente i frutti della conquista, come hanno fatto gli Arabi e i Romani. Quindi si occuperà di alimentare i valori civilizzati e dimenticherà lo spirito guerriero dei propri progenitori, cioè quello che gli ha fornito il confortevole stile di vita di cui ora gode. In poche parole, i suoi membri diventeranno così civilizzati e raffinati da disprezzare i valori rozzi e primitivi dei loro progenitori. A questo punto, sostiene Ibn-Khaldun, la dimenticanza diventerà il tallone d’Achille di quella società. Quando verranno sfidati da un popolo bellicoso e aggressivo non saranno più in grado di ritrovare il coraggio e la risolutezza che un tempo distinguevano i loro padri e verranno distrutti. I nuovi conquistatori, a loro volta, attraverseranno lo stesso ciclo arrivando infine allo stesso punto fatale di dimenticanza. Il mio concetto di nemico invece è stato largamente frainteso. Non stavo cercando di identificare dei soggetti specifici o fare un elenco di persone, ma spiegare un genere di pensiero comune a tutte le società tribali e che tuttavia si è estinto nelle moderne culture avanzate. Tutte le tribù primitive vedono il mondo nei termini di ‘noi-contro-loro’. Chiunque si trova nella tribù del nemico è tuo nemico. Se un membro della tribù nemica uccide uno della tua tribù, tu uccidi uno della sua e non importa se la persona che uccidi era colpevole dell’uccisione del fratello di cui stai vendicando la morte. La tua tribù e la tribù nemica sono in lotta da tempo immemorabile. Nessuno ricorda il motivo della guerra perpetua che state combattendo, poiché non c’è ‘motivo’ nel nostro senso del termine. La causa del conflitto infinito nasce dalla battaglia universale per la sopravvivenza che Darwin ha posto a fondamento della sua teoria dell’evoluzione. Le tribù primitive saranno in lotta per conquistare tanto le risorse naturali, quanto gli uomini e la forza-lavoro. Poiché non ce ne saranno mai abbastanza per tutti, la loro lotta non avrà mai termine. Ogni generazione erediterà quindi il nemico dei Copertina libro Harris propri genitori. Il concetto del nemico è essenziale al loro modo di organizzare l’esperienza. Funziona come un a-priori kantiano: è la cornice entro cui scompongono il loro mondo. è solo nelle società liberali avanzate, in cui c’è benessere per tutti, che non troviamo più il bisogno di ‘ereditare’ un nemico. Anche qui è la nostra dimenticanza a renderci incomprensibile il concetto primitivo di nemico. Non lo comprendiamo perché non siamo cresciuti con esso. Non ci siamo abituati. Fa parte della nostra incapacità di comprendere in profondità il pensiero e l’atteggiamento di quanti non condividono i nostri valori culturali. Uno dei concetti ricorrenti in La civiltà e i suoi nemici è che le elìtes intellettuali europee hanno avuto una responsabilità enorme negli efferati delitti del XX secolo, il “secolo devastato” come lo ha definito lo storico Robert Conquest, e che nei casi in cui esse sono riuscite ad avere più potere, le conseguenze sono state semplicemente disastrose. Può riassumerci questa sua riflessione con degli esempi concreti? In breve: all’interno di forme oggettivamente democratiche di governo è stato possibile che dei partiti guidati da un pugno di intellettuali arrivassero al potere. Una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere in nessuna delle forme di governo che esistevano prima dell’avvento della democrazia. In una monarchia o in un’aristocrazia, l’intellettuale poteva giocare il ruolo di uno ‘strumento utile’ ma non poteva mai sperare di acquisire il diretto controllo del governo. Il sistema dei partiti invece si rivelò un mezzo perfetto per consentire all’intellettuale di acquistare la base del potere all’interno di un sistema parlamentare. Il partito poteva essere piccolo all’inizio, come quello nazionalsocialista, e poi guadagnare col tempo sempre più seguaci. Inoltre, poteva ostruire il normale funzionamento dell’intero sistema parlamentare, portandolo allo stallo completo, come fecero appunto i nazisti sotto la scaltra guida di Hermann Göring (1893-1946) nel Reichstag di Weimar. Così, un compatto partito di minoranza poteva arrivare a dominare lo svolgimento dei lavori parlamentari e avere perfino la meglio su una maggioranza litigiosa. Poiché i partiti europei si organizzarono seguendo delle linee ideologiche, quelli che erano i ‘professionisti delle idee’ – gli intellettuali in senso stretto – furono in grado di guadagnare rapidamente carisma e autorità su tutti gli altri. Mussolini all’inizio era per l’appunto un intellettuale socialista che si ispirava agli scritti dell’ideologo Georges Sorel (1847-1922). Sorel aveva elaborato la ricetta grazie a cui un partito avrebbe potuto raccogliere un ampio seguito di massa: suscitare un mito trascinante, fortemente mobilitativo in grado di guadagnare attivisti per la causa. E il fascismo fu un’ideologia di questo tipo. Come il bolscevismo di Lenin e il nazismo di Hitler. Ognuno di loro arrivò al potere grazie ai sistemi parlamentari fragili e inconsistenti delle rispettive nazioni. Così, una volta arrivati al vertice delle istituzioni, poterono finalmente applicare concretamente le loro ideologie per rifare la società e il mondo a loro piacimento. Direi che ci riuscirono fin troppo bene. Omar Ebrahime Il femminismo non ha aiutato la donna C he cosa pensa del femminismo padre Gheddo? Condivide le battaglie femministe? Don Piero risponde nel testo Ho 80 Tanta fiducia, edito da S. Paolo. Una società guidata maggiormente dalle donne, sarebbe più umana. Quando nel 1968, emerse la questione femminista, con le donne che si mobilitavano per ottenere pari dignità con l’uomo, mi piaceva, anche perché ricordavo gli effetti negativi del‘maschilismo’ scrive Gheddo. In seguito però ho modificato il mio parere quando ho capito che le femministe non volevano solo avere pari dignità, ma anche essere come gli uomini, ignorando la diversa natura dei due sessi. La società che va contro le leggi di natura è destinata sempre ad essere disumana. La decadenza di una società incomincia sempre dalla decadenza della famiglia; mi permetto di aggiungere dalla decadenza della donna. E’ venuto meno il modello di famiglia unita, per mille motivi, ma soprattutto a causa del femminismo esasperato. In passato c’erano certamente coppie sofferenti perché non andavano d’accordo e dovevano sacrificarsi per non rompere l’unità familiare ad ogni costo (…) Certo la donna era spesso quella che doveva subire, sopportare, avere pazienza, sacrificarsi per mantenere la famiglia unità. Ci sono casi in cui è il marito a pazientare. Oggi la situazione è molto peggiore – per don Piero – nella società italiana si sta distruggendo la famiglia e il concetto stesso di matrimonio. Soprattutto tra le donne giovani si è affermata un’ideologia femminista che annulla le ricchezze rispettive dei due sessi, per una ‘parità’ che snatura la donna e finisce per confondere e deresponsabilizzare l’uomo. Insomma quando la donna tenta di diventare “uoma”, come ha scritto una rivista femminista, va fuori strada e dissesta il matrimonio, la famiglia, i figli. Il modello di donna oggi presentato dai mass media, dove si esalta la libertà sessuale e le più svariate “esperienze”, crea gravi danni alla stabilità della famiglia e riduce il senso del matrimonio. Tirando le somme oggi dopo quarant’anni dall’emergere del femminismo, che doveva “liberare” la donna dall’oppressione maschilista, le donne stesse si stanno accorgendo che il modello culturale corrente nega la femminilità e danneggia prima le donne, poi la famiglia, i figli e tutta Femministe degli anni ‘70 la società. In pratica il modello di donna che per affermare se stessa imita il peggio dell’uomo, è una solenne buggeratura per le donne stesse, le rende meno donne. Domenico Bonvegna Economia N° 11/2009 - ANNO XVIII - 1 agosto 15 A cura di Gianfranco D’Ettoris ICE, nel 2008 tiene l’export L a graduatoria dei principali Paesi di destinazione delle esportazioni italiane (nel complesso aumentate dello 0,3% nel 2008) non è particolarmente mutata rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dal Rapporto ICE 2008-2009 elaborato su dati resi disponibili dall’ISTAT e presentato a Roma. Al primo posto si conferma la Germania, sebbene il valore delle esportazioni verso questo Paese sia diminuito dell’1,3%, seguita dalla Francia (-2,5%), mentre una flessione più netta si è registrata verso la Spagna (-12,7%), rimasta al terzo posto dei principali mercati di destinazione. La Russia ha migliorato la propria posizione, attestandosi al settimo posto (+ 9,5%). Sono diminuite inoltre le esportazioni verso gli Stati Uniti (-5%), quarto Paese di sbocco per le nostre esportazioni, mentre quelle verso la verso la Cina sono aumentate del 2,5%. La po- ICE, Il Mezzogiorno cresce S econdo i dati contenuti nel Rapporto ICE 2008-2009 presentato a Roma, dal punto di vista della distribuzione territoriale delle esportazioni, il 2008 è stato caratterizzato da una significativa flessione di quota dell’Italia centrale e nord-orientale, dovuta principalmente alle perdite subite dal Veneto, dalla Toscana e dalle Marche, il cui export ha risentito in misura consistente della crisi economica globale, soprattutto nei settori tradizionali. L’Emilia Romagna ha invece fatto registrare un ulteriore incremento di quota, che ha prolungato la tendenza espansiva in corso da molti anni. Il risultato relativamente migliore ottenuto dall’Italia nordoccidentale è stato invece principalmente generato dall’industria metalmeccanica in Lombardia e in Liguria e dai mezzi di trasporto e dagli alimentari in Piemonte. Il nuovo incremento di quota conseguito dal Mezzogiorno si deve invece essenzialmente all’aumento dei prezzi dei prodotti energetici, che ha dilatato il valore delle esportazioni di Regioni come la Sicilia e la Sardegna, fortemente specializzate in questo comparto. Anche l’Abruzzo ha fatto registrare una crescita delle esporta- zioni superiore alla media nazionale, soprattutto per il contributo degli autoveicoli. Di rilievo anche il contributo alle esportazioni fornito dai distretti industriali - aggregati di piccole e medie imprese specializzate nelle produzioni tipiche del made in Italy - che nel 2008 si è attestato mediamente vicino al 38%, con punte del 61% nel tessile e nei mobili e del 58% nella filiera del cuoio-calzature. Peraltro alcuni distretti industriali hanno da tempo imboccato un sentiero evolutivo che li sta trasformando da sistemi territoriali orientati all’esportazione, ma con filiere produttive prevalentemente interne al distretto, in centri di coordinamento di catene produttive transnazionali che, senza smarrire le proprie radici territoriali, integrano anche i sistemi produttivi locali di paesi a bassi salari come la Cina. Negli ultimi tre anni è inoltre ulteriormente aumentata la concentrazione delle esportazioni di servizi nelle due Regioni (Lombardia e Lazio) in cui si collocano le città con la sede delle maggiori imprese del terziario. È tuttavia cresciuta sensibilmente anche la quota del Veneto. Elis Bortoluzzi Dubach Lavorare con le fondazioni Franco Angeli pp. 304 €. 28,00 Il manuale si rivolge all’ampio e variegato pubblico degli operatori attivi in ambito sociale e culturale interessati ai finanzaimenti e alla collaborazione con le fondazioni erogatrici. I lettori apprendono passo dopo passo che cosa sono le fondazioni erogatrici, come lavorano, quali sono le condizioni da osservare se si desidera ottenere e mantenere nel tempo la loro collaborazione nel sostenere un progetto, finanziandolo o diventandone partner. Carlo Bellavite Pellegrini Modelli d’equilibrio e fondamentali d’impresa Carocci pp. 207 €. 22,10 Il libro prende in esame sia la letteratura in materia di rendimenti dei titoli azionari nel lungo periodo in diverse aree del mondo, sia quella in materia di pricing dei titoli azionari. Si concentra in modo particolare sui modelli a tre fattori introdotti nella letteratura in seguito agli studi di Fama e French (1992), e prova a implementare tali modelli introducendo variabili economiche di controllo, quali la produttività e la governance di sistema, oltre a quelle di stato usate nella modellistica. G. N. sizione in graduatoria della stessa Cina (14° posto) e quella del Giappone (17° posto) sono rimaste stabili. Le importazioni italiane sono invece aumentate dell’1,1% in valore, soprattutto dai Paesi esportatori di materie prime energetiche quali Libia (che è passata dall’ottavo al quinto posto), Russia (giunta al sesto posto) e Algeria (+41% rispetto al 2007) che ha guadagnato due posizioni nella graduatoria dei principali fornitori dell’Italia. In classifica quest’anno sono entrati anche Azerbaigian e Arabia Saudita, a conferma della forte incidenza dei prodotti energetici sugli acquisti di merci dall’estero.Le importazioni dalla Cina sono ulteriormente aumentate (+8,8%) così come la sua quota sull’import dell’Italia (arrivata al 6,3%). Il deterioramento del saldo commerciale nel 2008 è derivato principalmente dagli scambi con i Paesi produttori di materie prime (Africa, Medio Oriente e Russia), effetto della forte crescita dei prezzi sul valore delle importazioni nella prima parte dell’anno. Vi hanno contribuito anche l’aumento del disavanzo con la Cina e la riduzione dell’attivo con gli Stati Uniti, effetto della recessione sulle esportazioni italiane e del deprezzamento del dollaro. Migliorato invece il saldo con l’Unione europea, risultato di una contrazione delle importazioni maggiore rispetto a quella delle esportazioni. I dati disponibili sui primi cinque mesi del 2009 mostrano ancora una sensibile caduta delle esportazioni e delle importazioni con tutte le aree, mentre i saldi risentono favorevolmente del calo dei prezzi delle materie prime importate rispetto ai picchi raggiunti nella prima parte dell’anno scorso. Le esportazioni infatti presentano diminuzioni che coinvolgono tutti i Paesi e le aree geoeconomiche, ad eccezione della Cina. Per le importazioni tendenze negative si rilevano per i principali partner commerciali. Nello stesso periodo si registrano saldi positivi, in particolare, con gli Stati Uniti, l’Oceania, la Svizzera, i paesi asiatici (Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malaysia e Thailandia) ed il Messico. Gianfranco Nitti Per le vacanze estive utilizzate i contratti Confedilizia Corrado Sforza Fogliani Presidente Confedilizia L e vacanze estive sono l’occasione che molti attendono per prendere in affitto una casa dove trascorrere in piena libertà i propri momenti di relax (brevi o lunghi che essi siano). Indubbi sono i vantaggi che si hanno nello scegliere questa forma di villeggiatura: basti pensare alla libertà di movimento nel poter organizzare al meglio la propria giornata, nel regolare i propri ritmi sulla base di quelli dei più piccoli o semplicemente per risparmiare qualcosa rispetto alle soluzioni alberghiere. Per evitare, però, che l’affitto tra privati possa generare conflitti futuri (che possono sorgere soprattutto dal non avere saputo regolare nel modo giusto il rapporto), gli interessati possono avvalersi delle tre formule con- U trattuali previste dalla Confedilizia allo scopo (“contratto week-end”, per vacanze di 2/3 giorni; “contratto per le locazioni brevi vacanze”, per periodi da 10/15 giorni ad un mese massimo; “contratto per le locazioni ad uso turistico”, per periodi superiori ad un mese), utilizzando i modelli di contratto all’uopo predisposti e reperibili presso le Associazioni territoriali della Confedilizia. Sul sito Internet della Confedilizia è presente il “Decalogo per una villeggiatura senza liti”, in cui si possono trovare consigli e regole da seguire affinché si possa parlare di locazione ad uso turistico e non di altre figure giuridiche simili, ma con obblighi differenti (si pensi alla disciplina degli affittacamere). I proprietari di casa che vogliono agevolare la permanenza del proprio inquilino nella casa affittata e farlo sentire a proprio agio anche in luoghi a lui sconosciuti, possono compilare – scaricandolo sempre dal sito A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr tilità Dalla Zuana, Farina, Strozza Nuovi italiani Il Mulino pp. 170 €. 14,00 I ragazzi stranieri costituiscono ormai una quota considerevole, e crescente, della popolazione giovanile in Italia. Se è vero che i giovani rappresentano il futuro di un paese, dunque, una parte significativa del nostro futuro sarà affidata a questi nuovi concittadini. Quali sono le loro speranze e le loro possibilità? Roberto Petrini Processo agli economisti Chiarelettere pp. 170 €. 13,60 Gli economisti fanno errori macroscopici e non sono stati capaci di prevedere la crisi. Com’è possibile? Adesso molti di loro sono sul banco degli imputati. Questo libro spiega perché e individua i maggiori capi d’imputazione, prima di tutto l’infatuazione per il dio Mercato. Un duro atto d’accusa verso una categoria che sembra aver perso il contatto con la realtà e con i bisogni delle persone. È forse giunta l’ora dell’autocritica? della Confedilizia – il “Libretto d’uso della casa di villeggiatura”, vale a dire un documento - opportunamente compilato dal locatore - nel quale vengono racchiuse non solo tutte le informazioni relative agli impianti domestici presenti nell’abitazione, ma anche i dati relativi al portiere (se esistente) e alla persona da contattare in caso di necessità e di urgenza, le informazioni sui principali punti di riferimento del quartiere (quali, per esempio, farmacia, ospedale, mezzi di trasporto pubblici o privati) ecc. A completamento del libretto si consiglia di allegare anche una cartina della città e depliant aggiornati relativi a musei, mostre e convegni vari. Dallo stesso sito può essere scaricato anche il “cartoncino del tempo”, da compilare e fornire all’ospite nelle locazioni brevi per informarlo sulle previsioni meteo (pure reperibili - continuamente aggiornate - sul sito). Matilde Adducci L’India contemporanea Carocci pp. 138 €. 15,50 Questo libro vuole dar conto dei tratti salienti dei processi socioeconomici che si sono svolti nel corso di oltre un quarantennio, evidenziandone successi e limiti alla luce del complesso rapporto fra economia e società, nella speranza che ciò possa aiutare a comprendere le ragioni della persistenza nel paese di alcuni forti nodi problematici. Navigare in Costa Azzurra, Liguria, Toscana e Lazio Effemme pp. 272 €. 54,00 Porti e approdi, fari e fanali, pericoli e divieti, cambusa e servizi a terra: una guida dettagliata e di facile consultazione per navigare senza rischi nelle acque del Mediterraneo. La seconda edizione del primo volume, riguardante le fasce costiere di Liguria, Toscana e Lazio, aggiorna le informazioni con tutte le novità inerenti normative, incremento di opere e servizi, offrendo ai diportisti anche l’intera panoramica degli scali e degli ancoraggi più suggestivi della Costa Azzurra. Società geografica Italiana Atlante del Turismo in Italia Carocci pp. 158 €. 16,50 La geografia si occupa di turismo da sempre, analizzando quei fattori ambientali, sociali, economici che sono alla base di una crescente concorrenzialità nella dinamica della domanda e dell’offerta. Il volume introduce all’analisi dei punti di forza e di debolezza del nostro sistema turistico: mentre il patrimonio culturale diventa la principale leva competitiva per l’Italia, i tradizionali segmenti del turismo balneare e montano risentono della concorrenza dei paesi del Mediterraneo. A cura di Irene Ponzo Conoscere l’immigrazione Carocci pp. 183 €. 18,60 Sempre più frequentemente i professionisti dei servizi pubblici, del no-profit e anche del profit devono fare i conti, nel corso della loro attività lavorativa, con il fenomeno dell’immigrazione e sono quindi chiamati a rivedere e integrare il proprio bagaglio di competenze. Il testo offre schemi concettuali e analitici per organizzare la conoscenza sulle principali questioni relative al fenomeno migratorio. La divisione della Cristianità Occidentale i studi a Oxford e la conversione al carriera di storico indipendente dal olo saltuariamente e per incarichi storia dell’educazione occidentale oto principalmente come studioso ’affermazione dei regimi totalitari e tiene conversazioni radiofoniche nascono a seguito delle Conferenze di Edimburgo, fra le più celebri del 8, è chiamato a occupare la prima rvard University, negli Stati Uniti Christopher Dawson 965) raccoglie una parte delnel periodo in cui occupa la ivinity School della Harvard in parte note al lettore italiacristiana occidentale, Dawson eclino dell’unità medioevale, à, con l’esito non secondario nvertito al cattolicesimo, che turale del continente di fronone — di aver prodotto una di vissuto storico, altrettanto ca, fra cattolicesimo e proteprotestante, la Riforma cattoa, l’età del barocco, il sorgere ura classica francese nel pee libertino, l’illuminismo, la enzione alle sue conseguenze Tenace assertore dell’unità di i d’America, si sofferma anone culturale di questi ultimi, w England e del metodismo Christopher Dawson La divisione della Cristianità Occidentale a cura di Paolo Mazzeranghi e con presentazione di Marco Respinti ISBN 978-88-89341-11-7 9 788889 341117 07/05/09 11:32 Christopher Dawson La divisione della Cristianità Occidentale a cura di Paolo Mazzeranghi e con presentazione di Marco Respinti Il saggio The Dividing of Christendom (1965) raccoglie una parte delle lezioni tenute da Christopher Dawson nel periodo in cui occupa la cattedra di Studi cattolico-romani alla Divinity School della Harvard University (1958-1962). Dopo le opere, in parte note al lettore italiano, dedicate alla formazione della civiltà cristiana occidentale, Dawson percorre l’itinerario che, partendo dal declino dell’unità medioevale, ha portato alla dissoluzione di tale civiltà, con l’esito non secondario — per la sua sensibilità di un inglese convertito al cattolicesimo, che ha a cuore la restaurazione dell’unità culturale del continente di fronte alla sfida della moderna secolarizzazione — di aver prodotto una separazione intellettuale, psicologica e di vissuto storico, altrettanto pronunciata di quella strettamente teologica, fra cattolicesimo e protestantesimo. Esamina dunque la Riforma protestante, la Riforma cattolica, più conosciuta come Contro-Riforma, l’età del barocco, il sorgere del pensiero scientifico moderno, la cultura classica francese nel periodo dell’assolutismo, lo spirito scettico e libertino, l’illuminismo, la Rivoluzione Francese con particolare attenzione alle sue conseguenze sul cattolicesimo di Francia ed europeo. Tenace assertore dell’unità di civiltà che accomuna Europa e Stati Uniti d’America, si sofferma anche sul ruolo della religione nella formazione culturale di questi ultimi, come nel caso del puritanesimo del New England e del metodismo wesleyano. I-88900 Crotone, via Lucifero 40 tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413 ISBN 978-88-89341-11-7 pp. 312, € 19,90