Jacques Villeglé - Agnellini Arte Moderna Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia 19.10.2013 – 05.04.2014 2 Mostre e catalogo a cura di / Exposition et catalogo sous le commissariat de Dominique Stella Roberto Agnellini La mostra è stata realizzata con il patrocinio di / L’exposition a été réalisée sous le patronnage de Sommario / Sommaire Direzione / Directeur Roberto Agnellini Direzione artistica / Direction artistique Dominique Stella Direttore operativo / Directeur opérationnel Giancarlo Patuzzi 9 Direzione commerciale / Direction commerciale Ugo Ruggeri Segreteria / Secrétariat Maura Armani Progetto grafico / Projet graphique Tap Grafiche Redazione / Rédaction Domenico Pertocoli Traduzioni / Traductions Dal francese all’italiano / Du français à l’italien Silvia Denicolai Fotografie delle opere / Photographies des oeuvres © Fabio Cattabiani Crediti / Copyright © Testo Dominique Stella, © Roberto Agnellini Copertina / Couverture 1965 Quai des Celestins (part.) e Disegno Jacques Villeglé Ringraziamenti / Remerciements à On. Emilio Del Bono Sindaco della città di Brescia Lanfranco Cirillo Erminia Colossi Armando Donati Mario Dora Ettore Marchina Alessandro Medici Angelo Medici Cesare Medici Roberto Morigi Massimiliano Mucciaccia Roberto Pellizzari Yvonne Pugliese Marco Setti Carlo Silvestrin Marinella Spagnoli Valérie Villeglé Jacques Villeglé Agnellini Arte Moderna Cinque anni Dominique Stella 18 Gli eventi / Les évènements 77 Jacques Villeglé Agnellini Arte Moderna Cinq ans Dominique Stella 89 Le opere / Les œuvres La mostra è stata realizzata con il sostegno di / L’exposition a été réalisée avec le soutien de 212 Note biografiche 221 Biographie sélective 230 Bibliografia selezionata / Bibliographie sélective Roberto Agnellini Vorrei cogliere l’occasione della mostra Jacques Villeglé/ Agnellini Arte Moderna 5 anni per ringraziare Jacques della fiducia che mi ha manifestato nell’affidarmi il ruolo di rappresentare la sua opera in Italia. Vorrei ribadire in poche parole la stima, il rispetto e l’amicizia che mi lega personalmente all’artista e all’uomo che non ha mai smesso durante questi cinque anni di manifestare la sua disponibilità, anzi direi la sua complicità, per il migliore svolgimento possibile della nostra comune attività. Al di la dell’artista stimo la persona, che non si è mai imposta con superbia come spesso capita nel mondo dell’arte, intrattenendo invece rapporti di grande umanità e semplicità con tutti. Da quando ho conosciuto Jacques, circa sette anni fa, fin da subito mi ha colpito la sua straordinaria capacità di intuire le situazioni e imbastire progetti con rigore e tenacia. Da quel primo incontro il nostro rapporto, sia professionale che personale, ha avuto una crescita continua e ancora oggi si alimenta grazie alla capacità del maestro d’interagire con i nostri programmi in maniera positiva ed entusiasta. Cinque anni fa ho deciso di inaugurare la Galleria con una mostra personale di Villeglé, mi è sembrato doveroso dedicare questa apertura, che segnava la mia nascita come gallerista, ad un artista che rappresentava e rappresenta tutt’ oggi il mio modo di vivere l’arte, con passione, curiosità e dedizione verso un mondo così affascinante e complesso al tempo stesso. Analizzando il lavoro compiuto durante questi cinque anni, mi colpisce la diversità dei progetti, sia in termine di mostre che di proposte di ogni genere: dalla produzione di sculture Roberto Agnellini all’invenzione di gioielli, dalla redazione di un libretto dedicato a Brescia alla realizzazione di un “murales” in un ristorante/galleria. Abbiamo insieme girato l’Italia esponendo in diverse gallerie, abbiamo visitato musei dove poi abbiamo esposto le sue opere. Molto rimane ancora in programma per il futuro: non ultima la sua donazione di una grande scultura con la scritta STAR al Vittoriale degli Italiani, scultura che prenderà vita nel bellissimo giardino all’ inizio di marzo 2014 nell’ occasione dell’ anniversario dei 150 anni della nascita di D’Annunzio; è con questo spirito che insieme affrontiamo nuove sfide, le viviamo e realizziamo. Una vasta collaborazione documentata da questo catalogo, che testimonia l’impegno riciproco che fino ad oggi ci ha premiato, grazie all’energia inesauribile di Jacques, alla sua costante dedizione nei confronti delle sue idee e alla sua creatività. Je voudrais saisir l’occasion de l’exposition Jacques Villeglé/ Agnellini Arte Moderna 5 ans pour remercier Jacques de la confiance qu’il a manifestée en me confiant le rôle de représenter son oeuvre en Italie. J’aimerais rappeler en quelques mots l’estime, le respect et l’amitié qui me lient personnellement tant à l’artiste qu’à l’homme qui n’a cessé pendant ces cinq années de manifester une disponibilité, je dirais même une complicité, pour soutenir au mieux le développement de notre commune activité. Au delà de l’artiste j’estime la personne qui ne s’est jamais imposée avec une supériorité dédaigneuse, comme cela arrive souvent dans le monde de l’art, conservant au contraire des rapports empreints d’une grande humanité et simplicité avec tous. Dès que j’ai connu Jacques, il y a environ sept ans, j’ai été immédiatement frappé par son extraordinaire intuition à percevoir les situations et à construire des projets avec rigueur et tenacité. Depuis cette première rencontre, notre confiance mutuelle, aussi bien au niveau professionnel que personnel, ne s’est jamais démentie et, encore aujourd’hui, continue de se renforcer grâce à la capacité du “maître” d’interagir avec nous sur notre programmation de manière positive et enthousiaste. . Il y a cinq ans, je décidai d’inaugurer la galerie avec une exposition personnelle de Villeglé. Il m’avait semblé évident de consacrer cette ouverture, qui marquait ma naissance comme galeriste, à un artiste qui représentait et représente encore aujourd’hui ma façon de vivre l’art avec passion, curiosité et engagement dans un monde à la fois fascinant et complexe. Analysant le travail accompli durant ces cinq années, je suis frappé par la diversité des projets tant en terme d’expositions qu’en propositions de tous types: de la production de sculptures à l’invention de bijoux, de la rédaction d’un fascicule dédié à Brescia à la réalisation d’une fresque murale à l’intérieur d’un restaurant-galerie. Nous avons ensemble parcouru l’Italie, exposant dans de nombreuses galeries, nous avons visité des musées où ensuite ont été exposées ses oeuvres. Il reste encore beaucoup à faire dans le futur. Non des moindres est sa donation d’une grande sculpture STAR au Vittoriale des Italiens, sculpture qui prendra place dans le magnifique jardin de la villa de D’Annunzio, début mars 2014, à l’occasion de l’anniversaire des 150 ans de la naissance du poète; c’est avec cet état d’esprit que nous affrontons de nouveaux défis, nous les vivons, et les réalisons. Une importante collaboration, documentée par ce catalogue, témoignage de notre engagement réciproque qui, jusqu’à présent, nous a été bénéfique grâce à l’energie inépuisable de Jacques, à sa constante fidélité, à ses idées et grâce aussi à sa créativité. Dominique Stella Jacques Villeglé Agnellini Arte Moderna Cinque anni La mostra allestita ora alla Galleria Agnellini Arte Moderna ripercorre le tappe di cinque anni di collaborazione con Jacques Villeglé attraverso un’esposizione di circa quaranta opere che propone una retrospettiva del lavoro dell’artista, dal periodo dei primi décollages dell’inizio degli anni sessanta alle ultime opere sociopolitiche. È anche un’occasione per sottolineare la complicità e il rapporto di fiducia che uniscono Roberto Agnellini, Giancarlo Patuzzi e me a Jacques, divenuto vera e propria mascotte della galleria. Infatti, proprio cinque anni fa la galleria inaugurava la propria attività con un’importante retrospettiva dedicata all’artista francese. Il successo fu immediato e l’accoglienza del pubblico e della città considerevole. Il catalogo di questa mostra illustra cinque anni di momenti intensi di una collaborazione lavorativa, ma anche intermezzi di divertimento e numerose soste gastronomiche nei ristoranti divenuti i nostri luoghi di scambio favoriti. Cosa sarebbe l’arte senza la cucina? 8 2008, Saint-Malo, Parigi I nostri ricordi ci riportano quindi, sin dalla prima mostra, a una visita lampo di Roberto Agnellini e Giancarlo Patuzzi a Saint-Malo, città che vide nascere le prime opere spaziali di Villeglé, primi segni di un’identità artistica rivoluzionaria che in seguito ispireranno i décollages. È infatti sulle banchine di Saint-Malo, nel 1947, tra le rovine di una città distrutta dalla guerra, che l’artista Villeglé si confronta per la prima volta con la riflessione sul reale. Questa realtà diviene lo strumento, il soggetto che fonde l’immagine del quotidiano in una pratica artistica. Timidamente egli recupera alcuni fili di ferro sulle banchine di Saint-Malo. Come eco ai lavori pittorici di Joan Miró, che rivendicava il titolo di”pittorepoeta”, Villeglé crea un segno nello spazio che si rivela più vicino alla pittura di Miró di qualsiasi riflessione sull’oggetto stesso. Il segno si vuole pittorico e i suoi Danseurs di fil di ferro ricordano il movimento dei Grafismi-poemi del pittore catalano. Villeglé cerca di creare un disegno nello spazio, secondo una struttura che egli vuole formale, coltivando un rapporto con la costruzione. 9 La storia remota ritorna nelle nostre peregrinazioni sulle banchine della città in cui Villeglé conserva ancora una casa che ospita i suoi momenti di vacanza. Qui lo abbiamo raggiunto, nell’estate del 2008, per un incontro di lavoro e per una pausa distensiva al Ristorante Printania di Dinard, un ambiente che conserva l’autenticità di una Bretagna d’altri tempi cara all’artista. Egli ha permesso alla nostra fotografa Katrin Baumann di memorizzare i momenti trascorsi a strapiombo sul mare nel celebre ristorante e di scattare alcune fotografie in compagnia delle cameriere in costume bretone, ricordando così l’attaccamento che Jacques Villeglé rivendica per questa regione. Qui egli nacque nel 1926 e qui trascorse la sua infanzia, tra Quimper e Vannes, luoghi di cui egli conosce i minimi aneddoti di una storia antica e recente nella quale la sua famiglia si ritrova da generazioni. La sua appartenenza alla Bretagna costituisce del resto una base dell’amicizia che lo lega a Raymond Hains, anch’egli nativo di Saint-Brieuc, e di cui divenne complice a partire dal loro incontro all’Ecole des Beaux-Arts di Rennes nel 1945. Fu da quell’incontro che nacque una collaborazione che produsse i primi décollages a partire dal 1949, alimentati dalle passeggiate di questi agrimensori di strada, come li definisce Pierre Restany, o passeggiatori attivi di Nantes e SaintMalo, città in cui si svolsero le loro prime esperienze. Ma poi molto presto Parigi, dove entrambi si trasferiscono, serve da crogiolo inesauribile della loro raccolta, dei loro”furti” di iconografia pubblicitaria e propagandistica spiegazzata, sfregiata, lacerata, testimone di ogni realtà. E nel dicembre 1949 Villeglé decide di stabilirsi definitivamente a Parigi, 10 limitando”intenzionalmente” la sua pratica appropriativa ai soli manifesti lacerati. Saint-Malo ci porta dunque all’evocazione delle prime opere e delle prime riflessioni di un giovane uomo animato da una capacità di analisi particolarmente acuta della sua epoca e dei suoi contemporanei, di cui egli stabilisce nel corso degli anni un repertorio sociologico ed etnologico dettagliato, sviluppando un procedimento autonomo a partire da una riflessione derivata in linea diretta dalla propria esperienza del lacerato anonimo. Infatti sin dal 1958 egli afferma la sua intuizione analitica e creativa nel testo Des réalités collectives, insistendo sull’importanza della lacerazione: “La lacerazione era per me questa guerriglia delle immagini, dei segni, dei simboli che avvicinava l’arte alla vita e annunciava la fine della pittura di trasposizione”. Villeglé cercava allora il supporto di una nuova estetica in cui non conta l’abilità dell’artista e dove il segno che si esprime sulla tela non risulta più dal gesto, ma al contrario da un’elaborazione prestabilita che l’artista utilizza come materiale, determinando un linguaggio nel quale le lacerazioni rendono illeggibile lo slogan politico o commerciale, che si vede così estraniato. Villeglé da allora svolge un lavoro di archeologia urbana, di classificazione delle immagini, che egli preleva secondo tematiche che gli permettono di elaborare una vera e propria opera creativa con criteri di selezione stabiliti in funzione dell’idea che vuole sviluppare. Questa idea egli la chiama narrazione. Una metodologia che nel 2008 ispirerà il titolo della sua mostra La comédie urbaine al Centre Pompidou di Parigi. La prima mostra dedicatagli dalla Galleria Agnellini Arte Moderna si svolge quindi in parallelo all’omaggio resogli a Parigi, e riprende questo percorso narrativo attraverso un allestimento denso, rappresentativo dei caratteri fondamentali della sua arte. Strappi colorati quasi pittorici, messaggi politici, slogan guerreschi, annunci ludici, tutte parole sottratte ai muri delle città, fino alle opere realizzate secondo la tecnica dei”grafismi sociopolitici”, come Le centenaire de L’Humanité, vasto affresco di propaganda quasi comunista straniata in una scrittura simbolica volutamente ispirata ai graffiti murali, che costituisce la base di un alfabeto che Villeglé sviluppa in un lavoro”lettrista” a partire dal 1968. La preparazione dell’evento fu preceduta da altre sedute di lavoro a Parigi, nello storico atelier in cui l’artista lavora da tanti anni, che è anche la sede del Secrétariat Jacques Villeglé costituito nel 1989 dalla figlia Valérie, indispensabile supporto alla divulgazione dell’opera del padre. Fu nel corso di uno di questi incontri che Jacques propose di creare un libro omaggio alla città di Brescia. Interamente realizzato con segni sociopolitici, esso illustra la storia della città riprendendone lo stemma a forma di mandorla, ritracciando il sistema urbanistico ed evocando i diversi monumenti di una città le cui fondamenta risalgono all’epoca romana. Il leone (o la leonessa) dello stemma ispira a Villeglé una digressione simbolica: “Il leone, re degli animali, simboleggia il potere. Esso evoca il coraggio, la saggezza, la forza, la protezione raggiante”, e il blu dello scudo è un’occasione per rievocare Yves Klein e il nouveau réalisme: “Concluderei ricordando che sono compagno di Yves le Monocrome e che giovedì 27 ottobre 1960, con lui e altri sette artisti, per sostenere la sua rivoluzione blu, ho firmato un manifesto che decideva lo sconvolgimento culturale dell’epoca”. Questo libretto che egli ha composto nell’estate del 2008 testimonia la generosità creatrice di un’artista sempre all’ascolto del proprio pubblico. La nostra storia ci riporta sempre alla Storia dell’arte, e questa parentesi di Villeglé ci induce di ricordare che la firma di quel manifesto fu preceduta, il 16 aprile 1960, da una mostra di Villeglé, Hains e Dufrêne (i tre affichistes francesi), associati ad Arman, Klein e Tinguely, presso la Galleria Apollinaire di Milano. È in quell’occasione che Pierre Restany sigla il primo manifesto del nouveau réalisme, fissando le premesse di un’avventura che segnerà definitivamente lo spirito dell’arte degli anni sessanta e di cui Restany è il geniale interprete, imponendo”un gesto fondamentale di appropriazione del reale” come segno di una logica creatrice”che costituisce l’essenza stessa del linguaggio, l’istanza fondamentale della comunicazione”.1 Intuizione che Villeglé aveva anticipato nel suo libro Des réalités collectives2 pubblicato nel 1958. Questi fondamenti presiedono all’intera opera dell’artista, la cui scrittura sociopolitica appartiene a quella stessa tecnica di appropriazione divenuta oggi linguaggio intuitivo e quasi pittorico che si identifica con l’evidenza di un gesto spontaneo. Il libretto creato da Villeglé, intitolato Brescia / Jacques Villeglé è stato edito in 500 esemplari firmati e numerati. Il primo esemplare è stato donato al sindaco della città in occasione di una cerimonia in cui Villeglé ha ricevuto la medaglia di cittadino onorario di Brescia. 1. Pierre Restany, in Le troisième manifeste du nouveau réalisme: “Le nouveau réalisme: que faut-il en penser?”, Monaco, febbraio 1963. 2. Jacques Villeglé, Des réalités collectives, in “Grâmmes”, rivista ultralettrista, n° 2, maggio 1958. 11 Da allora Jacques Villeglé percorre da intenditore le vie di una città che conosce da un capo all’altro della sua storia e di cui potrebbe facilmente commentare i minimi dettagli architettonici e gli antichi monumenti, amante com’è sempre stato dell’architettura, prima delle sue passioni insieme all’urbanistica che egli scoprì leggendo una biografia di Le Corbousier nel 1944. 2009-2010, il cinquantenario del nouveau réalisme Un affresco realizzato presso la Mediateca del Centre Culturel Saint-Louis de France a Roma Un’altra importante tappa della nostra collaborazione fu la festa organizzata alla Galleria Agnellini Arte Moderna in occasione del cinquantenario del nouveau réalisme. L’esposizione, inaugurata nell’ottobre 2009, si concluse nel mese di aprile 2010, segnando così l’importanza dell’atto fondatore firmato da Restany nell’aprile 1960, in occasione della prima esposizione che riuniva i principali membri del gruppo alla Galleria Apollinaire di Milano; l’atto”ufficiale” fu invece siglato più tardi, a Parigi, il 27 ottobre, come ricorda Villeglé nel suo testo per Brescia. In occasione della celebrazione del 2009 una performance molto suggestiva animò la serata per festeggiare l’anniversario della nascita del nouveau réalisme: Jacques Villeglé, insieme a Ginette Dufrêne, spegneva le cinquanta candele color blu Klein della grande torta che evocava quella creata da Raymond Hains nel 1970 a Milano in occasione del Banchetto funebre, ultima performance del gruppo. Protagonisti assoluti dell’esposizione erano i nouveaux réa- listes, di cui si potevano ammirare più di cinquanta opere significative: Arman, César, Christo, Gérard Deschamps, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Mimmo Rotella, Niki de Saint Phalle, Daniel Spoerri, Jean Tinguely e Jacques Villeglé. Tutti i lavori selezionati, tra cui alcuni degli anni cinquanta, erano di grande valore artistico e storico. Per quell’occasione Villeglé creò un inedito che comprendeva tutti i nomi degli artisti presentati, realizzato con segni sociopolitici. L’esposizione illustrava le tematiche fondanti di quel movimento che mise in discussione la pittura e le pratiche artistiche della fine degli anni cinquanta. Alcune opere di César e Arman materializzavano la problematica dell’utilizzo dell’oggetto quotidiano di natura industriale e del suo riciclaggio in assemblages significativi come la Compression de moto (1970) di César e Accumulation colombienne di Arman, un’accumulazione di caffettiere del 1962. La figura di Yves Klein, determinante per la nascita del movimento, era rappresentata da due opere: La terre bleue realizzata nel 1957 e The Venus of Alexandria del 1960, espressioni della sua creatività, dell’invenzione di quell’incomparabile blu che nel 1956 fu depositato come brevetto industriale.”Il mondo come un quadro”, secondo l’espressione di Restany, si materializzava nell’azione di raccolta di Dufrêne, Hains, Rotella e Villeglé. Il Circo Orfei di Rotella (1963) e la Rue de Poison di Villeglé (1954) ne erano due esempi. L’esposizione continuava con la messinscena del quotidiano e del banale in alcuni “quadri-trappola” di Spoerri; seguiva un lavoro di Raysse, un assemblage in plastica del 1961 intitolato Les seins du supermarché; poi opere di Niki de Saint Phalle e Deschamps (unitisi al gruppo dei nouveaux réalistes nel 1961). Alcuni impacchettamenti tipici di Christo rappresentavano una realtà celata e due opere di Tinguely assemblavano pezzi metallici mobili. Il catalogo era illustrato da fotografie inedite di Enrico Cattaneo, scattate in occasione della festa intitolata L’Ultima Cena che nel 1970 aveva riunito tutti i membri del nouveau réalisme in un addio festoso e delirante, ultimo gesto collettivo al quale aveva cooperato l’assessore alla Cultura di Milano, Paolo Pillitteri, orchestrato da Pierre Restany e Guido Le Noci della Galleria Apollinaire. In quell’occasione fu creata un’opera collettiva intitolata La valise nouveau réaliste, nella quale ogni artista introdusse un’opera in miniatura rappresentativa del proprio lavoro. Villeglé vi inserì Liberté de parole, primo grafismo sociopolitico edito a Milano in quella circostanza. Sempre alla fine del 2009, è Roma che accoglie il lavoro dell’artista in occasione di una retrospettiva proposta in coproduzione con la Galleria Massimiliano Mucciaccia. Questo evento rientra nelle produzioni esterne che la Galleria Agnellini Arte Moderna sviluppa negli ultimi anni al fine di far conoscere l’opera di Villeglé in Italia. La mostra è organizzata in collegamento con la creazione di un affresco commissionato a Villeglé per la Mediateca del Centre Culturel Saint-Louis de France a Roma all’atto della sua inaugurazione. Il murale, eseguito con segni sociopolitici e basato sul testo L’alchimie du verbe del poeta Arthur Rimbaud, adotta una tematica che ben si adatta al luogo quanto allo sviluppo dello stile dell’artista. All’inaugurazione è presente il primo ministro francese François Fillon. 2010-2011: MiArt, esposizione e presentazione di un bracciale. Un “grande formato” alla galleria. Produzione di STAR e ART Opere grandi, grandi opere è un’occasione per presentare alla Galleria Agnellini un insieme di opere accomunate dal grande formato. L’esposizione propone infatti quattordici opere di grandi dimensioni appartenenti alla storia recente, illustranti questo concetto che a partire dall’inizio del XX secolo non ha smesso di svilupparsi per rispondere a contingenze nuove e obiettivi inediti. L’opera di Villeglé presentata in mostra rientra nella tecnica del décollage di manifesti prelevati in una via parigina, nella fattispecie boulevard Haussmann, secondo una procedura messo a punto nel 1949 insieme a Raymond Hains. Questo vasto décollage di 310 x 284 cm, intitolato 112 Boulevard Hausmann e risalente al 1988, è una delle opere più grandi dell’artista, il quale rievoca la sua metodologia, all’epoca audace e innovatrice, nel testo Des réalités collectives,3 dove descrive il concetto di “ratto di manifesti”: “Presi allora le distanze dall’atto del dipingere o fare collages. Pensavo che l’assenza di premeditazione, di ogni idea preconcetta, dovesse diventare, non soltanto per me ma universalmente, un’inesauribile fonte di arte, di arte degna dei musei. Il risultato ottenuto dal gesto meccanico e aggressivo di un qualsiasi passante laceratore di manifesti doveva essere mostrato e messo sullo stesso piano della tirannia del dono che, nell’uomo colto, suscita il bisogno di appagarsi plasticamente”. Questa teorizzazione di un gesto che pone il décollage al rango di opera d’arte veicola una realtà politica e sociale 3. Ibid. 12 13 illustrata dalle parole di Villeglé: “Questi manifesti, che trasporto dal muro della strada al luogo dell’arte, li percepivo sin dall’inizio come il riflesso coerente e canzonatorio della realtà morale e amorale, spirituale e terra-terra, religiosa e laica, riflessiva e versatile, cosmopolita e pantofolaia, comune a tutti gli uomini miei contemporanei”.4 Si percepisce una certa critica divertita ma anche aspra di un mondo di cui Villeglé è al tempo stesso testimone e attore, escludendo ogni riferimento a un gesto artistico. Il manifesto presentato nella mostra, 112 Boulevard Hausmann, appartiene a questa logica fondamentale che Villeglé sviluppa a partire dall’inizio degli anni cinquanta. Esso illustra la categoria delle opere”politiche” dell’artista, che attraverso i suoi décollages prelevava un esemplare oggettivo e istantaneo del tessuto urbano, immagine della nostra società. Ogni opera appare come una reliquia, un frammento archeologico, testimone di un istante, di un’esperienza, di una vita. La grandezza dell’opera risponde alle dimensioni del luogo in cui essa fu esposta la prima volta, Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble. Nel marzo 2010, sempre fedeli all’impegno che ormai lega la Galleria Agnellini a Jacques Villeglé, partecipiamo alla fiera milanese MiArt con uno stand interamente dedicato a lui. Una grande parete di opere di piccolo formato degli anni sessanta e un gruppo di opere dagli anni settanta agli anni ottanta riassumono una produzione di affichiste ormai conosciuta in Italia, dove la tecnica del décollage è stata a lungo appannaggio di Mimmo Rotella. La comunanza di linguaggio dei due artisti è stata per un certo periodo un ostacolo al riconoscimento del maestro francese. In questa fiera si confrontavano le loro due modalità che si imponevano nelle loro differenze e nella loro singolarità. L’evidenza delle loro particolarità è oggi riconosciuta e tutti ammettono la consapevolezza e il rigore che presiede l’opera di Villeglé. Quell’esposizione fu un’occasione per far conoscere al pubblico milanese una realizzazione unica nella produzione di Villeglé: un gioiello disegnato con lettere dell’alfabeto sociopolitico ispirandosi a una scultura, STAR, realizzata in precedenza. Il bracciale, prodotto dal gioielliere Filippini di Verona, è largo circa cinque centimetri e si indossa come un bracciale alla schiava; è in argento, impreziosito dalla scritta STAR in oro giallo.L’oggetto, assai raffinato, adotta la tipografia propria dell’artista in un’interpretazione insolita in cui la simbologia della parola destrutturata dal grafismo così particolare dell’autore gli conferisce un valore al tempo stesso lussuoso ed enigmatico. Questa interpretazione del linguaggio dei segni sottratti alla cultura popolare graffitista possono sorprendere per lo scarto che esiste tra il valore contestatore del segno e il simbolo che un oggetto di oreficeria rappresenta nell’inconscio di ognuno. Villeglé si concede ormai ogni declinazione del proprio alfabeto che egli intende restituire come scrittura del mondo sotto gli aspetti più diversi che vanno dalla scultura all’arredo urbano, all’arredo d’interni... Come un tagger l’artista propone la sua versione grafica di un linguaggio che ritrova il proprio utilizzo banalizzato in riferimento alla versione che egli scoprì sui muri della metropolitana parigina nel 1969. A partire dal 2006 Villeglé riflette sul lavoro nel volume.”Ho cambiato tecnica – afferma –. Fare scultura è un altro mestie- re. L’artista deve essere multiforme, deve sapersi rinnovare”. È così che dal 2007 spazializza il suo alfabeto in sculture emblematiche la cui simbologia risuona come un segnale. La sua prima realizzazione, nel 2007, è la parola YES declinata in diverse dimensioni, in acciaio corten e in inox. Da allora egli moltiplica i materiali, i supporti e la scala delle sue scritture nello spazio, con un gusto costante per ciò che è segno. Nel 2010 disegna per la Galleria Agnellini Arte Moderna due modelli illustrativi della sua tecnica: ART e STAR, realizzati in bronzo dall’atelier di Walter Vaghi a Garbagnate Milanese nel 2011. L’insieme della sua opera scolpita, tra cui questi due esemplari ART e STAR, è stato oggetto dell’esposizione Jacques Villeglé. Sculptures proposta a SaintGratien nel 2012 in un percorso che costituiva una vera e propria esplorazione nello spazio, nel cuore della materia, attraverso questa tipografia originale, che incrocia simboli economici, religiosi e politici. A Brescia la nostra attività trovò anche un momento di scambio inedito e insolito in occasione dell’inaugurazione del RistorArt I Templari, il cui intento è di associare arte e cucina. La vocazione naturale del luogo è di proporre un incontro tra la raffinatezza di una cucina ricercata e la professione artistica attraverso un’esposizione o un qualsiasi altro evento legato all’arte. La festa di inaugurazione del ristorante, il 12 dicembre 2011, ebbe il patrocinio di Jacques Villeglé che in quest’occasione realizzò su una delle pareti un affresco sul tema SATOR, soggetto privilegiato dell’artista, mentre alle pareti erano esposti alcuni décollages di varie epoche. A questa stessa festa, accompagnata da una cena fastosa, presiedettero le due sculture STAR e ART che sono, insieme all’affresco, gli emblemi della”risto-galleria”. Questo tipo di eventi si inscrive in una dinamica che permette agli artisti di raggiungere un pubblico che non sempre ha il tempo e nemmeno l’abitudine di frequentare gallerie e musei, un pranzo potendo diventare l’occasione per risvegliare curiosità e suscitare interesse. 2011-2012: eventi collaterali La fascinazione che il lavoro di Jacques Villeglé ha suscitato sin dall’inizio della nostra collaborazione non ha cessato di crescere e si accompagna a richieste sempre più numerose da parte di gallerie indipendenti dalla nostra attività, desiderose di presentare le opere di Villeglé nelle loro città. È il caso della Galleria Yvonne Arte Contemporanea di Vicenza, dove in aprile-maggio 2011 sono state esposte quattro opere sociopolitiche e una cinquantina di décollages dagli anni sessanta al 2000, proponendo”un percorso tra le vie di Parigi dove il maestro ha ‘trovato’ le sue opere”, come spiegava il comunicato stampa. Un allestimento originale mostrava i quadri sospesi al soffitto che sembravano fluttuare nello spazio. L’accoglienza della città fu calorosa e Jacques ricevette numerosissime richieste di dediche, gioco al quale egli si presta volentieri redigendole sempre nel suo alfabeto sociopolitico. Qualche mese più tardi, in ottobre-novembre, è a Chiari, alla Galleria d’Arte L’Incontro che i décollages sono presentati nell’ambito dell’esposizione Jacques Villeglé testimone del suo tempo. È l’occasione di mostrare per la prima volta un tavolo in acciaio smaltato, di produzione recente, declina- 4. Jacques Villeglé, La Traversée Urbi & Orbi, Luna-Park Transédition, Paris, 2005, p. 178. 14 15 zione dell’alfabeto sociopolitico, sul quale compaiono i nomi dei grandi maestri del XX secolo. Questo tavolo basso fa parte degli oggetti che Villeglé disegna da qualche tempo, e appartiene alla sua produzione di mobili e sculture. Perché infatti, sempre creativo e desideroso di prolungare il proprio gesto”pittorico”, egli moltiplica l’invenzione di supporti suscettibili di accogliere i suoi criptogrammi; è così che a Parigi ha concepito una pensilina per una fermata d’autobus interamente graffita con segni sociopolitici incisi nel vetro. All’inizio del 2012 ritroviamo Villeglé a Padova al Centro Culturale Altinate - Museo San Gaetano, in una coproduzione di carattere istituzionale che associa il Comune di Padova, la Galleria Agnellini Arte Moderna e CD Studio d’Arte. Questa importante iniziativa, come in ogni esposizione di Villeglé, ha visto l’impegno di tante energie e la partecipazione entusiasta delle autorità, dei collezionisti e del pubblico, sempre numeroso. Bisogna infatti ricordare che da alcuni anni Villeglé ha saputo conquistare, grazie alla sua disponibilità, un numero sempre maggiore di aficionados che seguono assiduamente la sua attività, collezionando le sue opere ma anche facendo incetta di autografi e dediche. Ogni esposizione è accompagnata da una lunga seduta di autografi sui cataloghi, cui l’artista si presta volentieri. In questo Padova non fece eccezione, e il successo della mostra fu considerevole. La rassegna era intitolata Jacques Villeglé. Lettere e frammenti e sottotitolata Un percorso nella scrittura di Jacques Villeglé. La retrospettiva, che privilegiava una scelta di opere in cui il segno e la lettera costituivano l’elemento strutturante dell’immagine, contava circa cento- 16 cinquanta pezzi appartenenti per lo più a collezioni private e significativi delle diverse epoche, tra cui i disegni, raramente esposti, di un poema illeggibile di Camille Bryen intitolato Hépérile éclaté, interpretato da Villeglé secondo una tecnica ultra-lettrista e realizzato nel 1953. La conferenza stampa fu presieduta dall’assessore alla Cultura Andrea Colasio, il quale sottolineò la modernità di un linguaggio artistico dalle implicazioni urbane e dal carattere estremamente contemporaneo. Dopo una cena animata che riunì i diversi partecipanti alla manifestazione e alcuni invitati parigini, un gruppo di giovani video operatori, Roberto Fazio e Digital Network (prodotto da Scena Urbana), proposero uno spettacolo incantevole”per celebrare il polimorfo artista francese” (secondo la loro espressione). Presentarono sulla facciata del Palazzo del Capitaniato una realizzazione composta di”strappi” di immagini video, alla maniera delle lacerazioni di manifesti, ritmati da una musica suggestiva che si sovrapponeva alle sequenze visive. Ne risultò un fuoco d’artificio di suoni e immagini sullo sfondo dell’architettura progettata da Andrea Palladio nel 1565. La scelta del luogo particolarmente appropriato sottolineava il passaggio del tempo e al tempo stesso l’eternità del gesto creativo. Quell’avventura ha permesso di far conoscere meglio Villeglé In Italia, dove la sua notorietà aveva tardato ad affermarsi. Alcuni rapporti importanti si erano tuttavia creati nel corso degli anni grazie agli sviluppi del nouveau réalisme anche in Italia. Infatti la presenza di Villeglé nelle esposizioni che celebravano quella nuova tendenza ricca di promesse si era segnalata già a partire dal 1960 alla Galleria Apollinaire, diretta da Guido Le Noci, in occasione della prima esposizione dedicata al gruppo, ancora ridotto ma già affermato per il suo carattere rivoluzionario. Nel 1962 Guido Le Noci ripropose il movimento presentando Dufrêne, Hains, Rotella e Villeglé, affermando così l’identità degli affichistes. Nel 1963-64 fu la galleria di Arturo Schwarz a Milano ad accogliere i quattro”rapitori” di manifesti, consolidando così l’esistenza del gruppo degli affichistes, con una presentazione di Pierre Restany: Il manifesto lacerato, elemento di base della realtà urbana. Il riconoscimento di questi giovani artisti”d’avanguardia” da parte del mercante e studioso milanese, dalla notorietà già affermata, rappresentò un notevole trampolino di lancio per la loro fama. L’Italia, pronta a credere nelle scelte di questo”guru” dalla reputazione internazionale, adottò gli affichistes sostenendo inizialmente Mimmo Rotella, il rappresentante italiano di un procedimento di cui egli fu allora il principale beneficiario. L’anno 1970 è segnato dalla manifestazione dell’Ultima Cena, ultima deflagrazione del gruppo del nouveau réalisme, organizzata a Milano per iniziativa del Comune. La città accolse esposizioni e performances in un delirio esplosivo che conobbe un eccezionale successo popolare, conferendo a tutti i membri del gruppo un riconoscimento europeo indimenticabile. Le loro opere erano esposte alla Rotonda di via Besana, dove Villeglé presentava, tra le altre, Ach Alma Manetro (1949), “Oui” - Rue Notre-Dame-des-Champs (1958), Tapis Maillot (1959), Rue Beaubourg (1960). Nel 1976 lo Studio Sant’Andrea di Milano presenta gli ultimi décollages. Nel 1977, a Napoli, la Galleria Il Centro propone un’esposizione dei quattro affichistes più Wolf Vostell. Nel corso degli anni ottanta e novanta la presenza di Villeglé si fa meno vistosa. Alcune esposizioni – Galleria Bellora (1989) e Fonte d’Abisso (1990) a Milano, Galleria Peccolo (1989) a Livorno – danno sporadica testimonianza della presenza di Villeglé in Italia, mentre la sua notorietà si allarga in Francia, in Belgio, in Germania e negli Stati Uniti. Sono gli anni duemila a riportarlo in Italia, che ora lo celebra al pari dei più grandi maestri. La sua presenza continua, dal 2005, sulla scena contemporanea alimenta una domanda sempre crescente di sue opere da parte dei collezionisti e conferma l’interesse di un vasto pubblico desideroso di conoscerlo. L’itinerario della Galleria Agnellini Arte Moderna va quindi a inscriversi nella carriera di Jacques Villeglé, che da una ventina d’anni è ormai affermata a livello internazionale. Dopo un lungo periodo di maturazione e sperimentazione di un’esperienza artistica ostinata e costante, il suo lavoro ha ricevuto omaggi e riconoscimenti nel mondo intero, in particolare negli Stati Uniti dove una sua opera figura al Museum of Modern Art. 122 Rue du Temple, 1968 è entrata nelle collezioni del celebre museo newyorchese nel 1988, e ancora nel 2004, in occasione dell’inaugurazione del MoMA ampliato, Jacques Villeglé era l’unico artista europeo vivente a essere presente nella sala dedicata alla pop art! Così il più celebre museo d’arte moderna d’America rendeva omaggio a quest’uomo fuori dal comune, il cui percorso è indissociabile dalla storia dell’arte contemporanea francese. Egli è attualmente uno dei suoi maggiori rappresentanti a livello internazionale. 17 Jacques Villeglé dagli anni sessanta ad oggi 1 1.Invito della mostra / Invitation de l’exposition. 2. Serigrafia dedicata a Brescia, eseguita durante l’inaugurazione della mostra / Sérigraphie hommage à Brescia, exécutée pendant le vernissage de l’exposition. 3. Manifesto della mostra all’ingresso della galleria / Affiche de l’exposition à l’entrée de la galerie. AperturaOuverture galleria de la galerie 9 novembre 2008 – 14 marzo 2009 Agnellini Arte Moderna, Brescia 2 18 19 3 6 5 4. Catalogo della mostra con foto in copertina di Jacques Villeglé / Catalogue de l’expostion, en couverture photo de Jacques Villeglé, Rue du Cloître-Saint-Méri, Paris, 1970. Photo André Morain. 5. Recensioni uscite sulla stampa / Articles sortis dans la presse: “Il Giornale”, 8 gennaio / janvier 2009. 6. “Corriere della Sera”, 9 novembre 2008. 7. “Giornale di Brescia”. 8. “Avvenire”, 21 gennaio / janvier 2009. 9. Copertina di “Arte In” con foto di Jacques Villeglé in studio / Couverture de “Arte In” avec photo de Jacques Villeglé à l’atelier. Photo Katrin Baumann. 9 10. Jacques Villeglé al Centre Pompidou, Parigi, in occasione della sua retrospettiva La comédie urbaine, 17 settembre - 5 gennaio 2009 / Jacques Villeglé au Centre Pompidou, Paris, à l’occasion de sa rétrospective La comédie urbaine, 17 septembre - 5 janvier 2009. 10 11. Roberto Agnellini al Centre Pompidou, Parigi, in occasione dell’inaugurazione della retrospettiva di Jacques Villeglé, 16 settembre 2008 / Roberto Agnellini au Centre Pompidou, Paris, à l’occasion de l’inauguration de l’exposition-rétrospective de Jacques Villeglé, 16 septembre 2008. Photo Katrin Baumann. 11 4 20 7 8 21 12 12. Dominique Stella, Jacques Villeglé, Roberto Agnellini, Saint-Malo, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann. 13. Progetto del fascicolo Brescia. Jacques Villeglé concepito in omaggio alla città di Brescia, con dedica manoscritta / Projet du fascicule Brescia. Jacques Villeglé conçu en hommage à la ville de Brescia, avec dédicace manuscrite. 14. Progetto del fascicolo Brescia. Jacques Villeglé, sommario / Projet du fascicule Brescia. Jacques Villeglé, sommaire. 15. Disegno di copertina del fascicolo / Dessin de couverture du fascicule. 19 16. Dettaglio del disegno di copertina / Détail du dessin de couverture. 17. Copertina del libretto dedicato a Brescia in segni sociopolitici / Couverture du livret dédié à Brescia élaboré en signes sociopolitiques. 18. Roberto Agnellini, Dominique Stella, Jacques Villeglé, Saint-Malo, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann. 18 19. Giancarlo Patuzzi, Roberto Agnellini, Jacques Villeglé, Dominique Stella, al / au Printania, Dinard, agosto / août 2008. Photo Katrin Baumann. 13 22 14 15 16 17 23 24 20 21 22 23 20-21-22. Mostra di Jacques Villeglé alla Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia / Exposition de Jacques Villeglé à la Galleria Agnellini Arte Moderna, Brescia. 23. Jacques Villeglé, Roberto Agnellini, Dominique Stella nello studio di Villeglé, Parigi, 30 maggio 2008 / à l’atelier de Villeglé, Paris, 30 mai 2008. Photo Katrin Baumann. 24. Roberto Agnellini, Jacques Villeglé, Dominique Stella, Rue au Maire, Paris. Photo Katrin Baumann. 24 25 25-26. Stampa della serigrafia STAR in galleria durante l’inaugurazione della mostra di Jacques Villeglé / Réalisation de la sérigraphie STAR à la galerie au cours de l’exposition de Jacques Villeglé, 8 novembre 2008. 27. Cerimonia al Municipio di Brescia: Jacques Villeglé consegna a Adriano Parodi, allora sindaco della città, il n. 1 del libretto dedicato a Brescia / Cérémonie à la Mairie de Brescia: Jacques Villeglé remet à Adriano Parodi, à l’époque maire de la ville, le n° 1 du livret dédié à Brescia. 28. Jacques Villeglé riceve da Adriano Parodi il Grosso d’argento, moneta storica simbolo della città / Jacques Villeglé reçoit de Adriano Parodi le Grosso d’argento, monnaie symbole de la ville. 29. Jacques Villeglé, Dominique Stella, Roberto Agnellini al lavoro in studio, Parigi, 14 giugno 2008 / Jacques Villeglé, Dominique Stella, Roberto Agnellini au travail à l’atelier, Paris, 14 juin 2008. 28 27 29 26 25 26 27 Il Nouveau Réalisme (I cinquant’anni, 1960-2010) 30 31 NOUVEAU REALISME 4 ottobre 2009 – 3 aprile 2010 Agnellini Arte Moderna, Brescia 30. Articolo sull’“Avvenire” in occasione della mostra Il nouveau réalisme (I cinquant’anni), 6 gennaio 2010 / Article sorti dans le journal “Avvenire” à l’occasion de l’exposition Il nouveau réalisme (I cinquant’anni), 6 janvier 2010. 31. Fronte dell’invito della mostra che riproduce il primo manifesto del gruppo del nouveau réalisme firmato dai principali membri a Parigi il 27 ottobre 1960 / Recto de l’invitation à l’exposition qui reproduit le premier manifeste du groupe du nouveau réalisme signé à Paris par les principaux membres le 27 octobre 1960. 28 29 34 LE NOUVEAU RÉALISME I CINQUANT’ANNI LES CINQUANTE ANS 1960_2010 32. Pagina pubblicitaria per la mostra con foto della torta di candele di Raymond Hains realizzata in occasione della manifestazione L’Ultima Cena a Milano nel 1970 / Page publicitaire pour l’exposition reprenant la photo du gâteau de bougies de Raymond Hains qu’il réalisa à l’occasion de la manifestation L’Ultima Cena à Milan en 1970. Photo Enrico Cattaneo. AGNELLINI ARTE MODERNA BRESCIA, VIA SOLDINI 6/A Mostra a cura di Dominique Stella DAL 3 OTTOBRE 2009 AL 3 APRILE 2010 La mostra è stata realizzata con il patrocinio di orari: 10-12.30 e 15.30-19.30 Le Centre Culturel Français de Milan www.agnelliniartemoderna.it Catalogo edito da Shin production 33. Copertina del catalogo della mostra con un particolare della foto della torta di Raymond Hains / Couverture du catalogue de l’exposition avec un détail de la photo du gâteau de Raymond Hains. Comune di Brescia Assessorato alla Cultura e al Turismo 34. Cataloghi e inviti accatastati in galleria / Catalogues et invitations empilés à la galerie. 32 30 33 31 35 35. Jacques Villeglé davanti alla tela realizzata in segni sociopolitici in occasione della mostra, sulla quale ha riprodotto i nomi dei membri del gruppo del nouveau réalisme / Jacques Villeglé devant la toile réalisée en signes sociopolitiques sur laquelle il a reproduit les noms des membres du groupe du nouveau réalisme. 36. Festa d’inaugurazione della mostra: Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne, Dominique Stella, Roberto Agnellini accendono le 50 candele blu Klein della torta immaginata per festeggiare i cinquant’anni / Fête d’inauguration de l’exposition: Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne, Dominique Stella, Roberto Agnellini allument les 50 bougies couleur bleu Klein du gâteau imaginé pour fêter les cinquante ans. 36 37. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne soffiano sulle candele / soufflent les bougies. 38. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne accendono le candele / allument les bougies. 37 40 38 39 39. Jacques Villeglé, Ginette Dufrêne davanti alla torta / devant le gâteau. 40. Jacques Villeglé firma un catalogo / Jacques Villeglé dédicace un catalogue. 32 33 Jacques Villeglé Presentazione Gioiello d’ Artista 41. Il bracciale STAR in segni sociopolitici, prodotto in argento e oro da Filippini Gioielli di Verona / Le bracelet STAR, produit en argent et or par Filippini Gioielli de Vérone. MiArt Milano 42. Autentica del bracciale / Certificat d’authenticité du bracelet. 25–29 marzo 2010 Agnellini Arte Moderna, Brescia 41 42 34 35 46 43-44. Accrochage nello stand della Galleria Agnellini Arte Moderna alla fiera MiArt di Milano / Accrochage dans le stand de la Galleria Agnellini Arte Moderna à la foire MiArt de Milan. 45. Accrochage di opere degli anni sessanta / Accrochage d’œuvres années soixante. 46. Jacques Villeglé, Dominique Stella nello stand di MiArt / dans le stand de MiArt. 44 43 45 36 37 47. Vetrina di presentazione del gioiello STAR con quadretto in segni sociopolitici / Vitrine de présentation du bijou STAR avec un petit tableau en signes sociopolitiques. 48-49. Jacques Villeglé firma le autentiche dei bracciali prodotti in 4 esemplari e 4 prove d’artista / Jacques Villeglé signe les certificats d’authenticité des bracelets édités en 4 exemplaires et 4 épreuves d’artiste. 50. Jacques Villeglé signe un tableau: l’artista firma le opere soltanto al momento della vendita / Jacques Villeglé signe un tableau: l’artiste ne signe les tableaux qu’au moment où ils sont vendus. 47 48 49 50 38 39 Opere Grandi – Grandi Opere I D N A R G E R E OP out 1 ARTE Lay IN 1: 0 -201 15-09 11:52 a 1 Pagin e Stella miniqu o D i d a cura Mostra 5 ottobre 2010 – 26 febbraio 2011 Agnellini Arte Moderna, Brescia , 6/A LDINI VIA SO WO R K OPERE GRANDI 51 L AR 52. Pagina pubblicitaria per la mostra / Page publicitaire pour l’exposition. BARCELÓ FRANCIS GUPTA MATHIEU BERG EN RAUSCH REDDY I SEVERIN TAGRA L& THUKRA VILLEGLÉ WARHOL G XIAOGAN E ZHENGJI S 51. Copertina del catalogo / Couverture du catalogue Opere Grandi - Grandi Opere. GE IA BRESC 2011 febbraio 0 al 26 .30 1 0 2 re ttob 0-19 Dal 2 o -12.30 e 15.3 0 Orari: 1 ia in galler a.it catalogo emodern rt nellinia emoderna.it g .a w w w iart gnellin i info@a ocinio d n il patr co alizzata ilan è stata re Français de M ra st o m l re La u lt u C tre Le Cen rescia rismo ne di B ultura e al Tu u m o C aC ll a to Assessora egno di n il sost zzata co li a re ta ra è sta La most 40 R E P O I D N A GR 52 41 OPERE GRANDI WO GE RK L AR BARCELÓ FRANCIS GUPTA MATHIEU RAUSCHENBERG REDDY SEVERINI THUKRAL&TAGRA VILLEGLÉ WARHOL XIAOGANG ZHENGJIE S 53 55 OPENING 2 OTTOBRE 2010 GRANDI OPERE 53. Cataloghi della mostra in galleria / Catalogues de l’exposition à la galerie. 54. Articolo pubblicato su “Arte Contemporanea” in occasione della mostra / Article publié par “Arte Contemporanea” à l’occasion de l’exposition. 55. Invito per la mostra / Invitation à l’exposition. 56. Articolo a proposito della mostra uscito sul “Tessiner Zeitung”, giornale ticinese publicato in tedesco / Article sur l’exposition sorti dans “Tessiner Zeitung”, journal du Tessin qui sort en allemand. 42 56 54 43 57-58-59. Festa d’inaugurazione della mostra con il quadro di Jacques Villeglé 112 Boulevard Hausmann, 15 marzo 1988, sulla parete centrale della galleria / Fête d’inauguration de l’exposition avec le tableau de Jacques Villeglé 112 Boulevard Hausmann, 15 mars 1988, sur le mur central de la galerie. 58 57 44 59 45 Jacques Villeglé - Lettere e frammenti MUSEO DI PADOVA 26 gennaio – 11 marzo 2012 Centro Culturale Altinate - San Gaetano, Padova 60 46 60. Copertina del catalogo della mostra / Couverture du catalogue de l’exposition. 47 61. Articoli usciti sulla stampa in occasione della mostra / Divers articles sortis dans la presse à l’occasion de l’exposition: “Corriere di Verona”. 62. “La Stampa”. 63. “Tg Com 24”. 64. Allestimento della mostra all’interno del Centro Culturale Altinate - San Gaetano, Padova / Accrochage de l’exposition à l’intérieur du Centro Culturale Altinate - San Gaetano, Padoue. 64 62 48 61 63 49 65. Jacques Villeglé alla mostra / dans l’exposition. 66. Veduta della sala dei segni sociopolitici, con al centro le sculture STAR e ART / Vue de la salle des signes sociopolitiques, avec au milieu les sculptures STAR et ART. 67. Jacques Villeglé risponde a un’intervista / Jacques Villeglé répond à une interview. 68. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition. 69. Sala dei segni sociopolitici / Salle des signes sociopolitiques. 71 68 67 69 65 70. Conferenza stampa in mostra. Da sinistra a destra / Conférence de presse dans l’exposition. De gauche à droite: Carlo Silvestrin, Jacques Villeglé, Dominique Stella, Andrea Colasio, assessore alla Cultura di Padova / assesseur à la Culture de Padoue. 66 50 71. Trittico per la Place Saint-Sulpice, 2003, in mostra nella sala dedicata ai segni sociopolitici / Triptyque pour la Place Saint-Sulpice, 2003, dans la salle dédiée aux signes sociopolitiques. 70 51 Vacanze Romane 72. Vacanze Romane, copertina del catalogo / Vacances Romaines, couverture du catalogue. 73. Invito all’inaugurazione della mostra, 8 ottobre 2009. Sia per la copertina del catalogo che per linvito Villeglé si è ispirato al manifesto del film omonimo con Audrey Hepburn e Gregory Peck / Invitation de l’exposition, 8 octobre 2009. Aussi bien pour la couverture du catalogue que pour l’invitation Villeglé s’est inspiré de l’affiche du film homonyme avec Audrey Hepburn et Gregory Peck. Galleria Mucciaccia 8 ottobre 2009 – 15 gennaio 2010 Roma 72 52 73 53 74-75. Serata d’inaugurazione alla Galleria Massimiliano Mucciaccia a Roma / Soirée d’inauguration à la Galleria Massimiliano Mucciaccia à Rome. 76. Dominique Stella intervistata / Dominique Stella interviewée. 77. Jacques Villeglé in un momento di relax durante l’inaugurazione / Jacques Villeglé, un moment de détente durant le vernissage. 80 78. Roberto Agnellini, Jacques Villeglé. 74 75 76 77 78 79 79. Jacques Villeglé e alcuni spettatori che lo ascoltano mentre commenta i suoi lavori / Jacques Villeglé et quelques spectateurs qui l’écoutent alors qu’il commente son travail. 80. Jacques Villeglé dedica il catalogo / Jacques Villeglé, séance de dédicace du catalogue. 81. Opere degli anni sessanta / Œuvres des années soixante. 81 54 55 Jacques Villeglé Opere dagli anni ’60 ai 2000 83 Yvonne Arte Contemporanea 82. Invito della mostra / Invitation de l’exposition, Yvonne Arte Contemporanea, Vicenza. 83. Fronte dell’invito con frammento di décollage / Recto de l’invitation avec un fragment de décollage. 84. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition. 14 aprile – 21 maggio 2011 85. Video proiettato in mostra sulla storia del nouveau réalisme. Opera di Jean Tinguely / Vidéo projeté durant l’exposition sur l’histoire du nouveau réalisme. Œuvre de Jean Tinguely. Vicenza 82 85 84 56 57 86. Allestimento con i décollages appesi che sembrano galleggiare nello spazio / Installation de l’exposition avec les décollages suspendus qui semblent flotter dans l’espace. 87. Yvonne Villeglé, Jacques Villeglé. 88. Dedica di Jacques Villeglé in segni sociopolitici / Dédicace de Jacques Villeglé en signes sociopolitiques. 89-90. In galleria i manifesti lacerati appesi / Dans la galerie les affiches lacérées suspendues. 91. Yvonne Villeglé, Jacques Villeglé, Dominique Stella al ristorante dopo l’inaugurazione / au restaurant après l’inauguration. 87 92. La mostra in galleria / L’exposition dans la galerie. 86 93. Catalogo della mostra, in copertina Métro ligne Italie, 1965 / Catalogue de l’exposition, en couverture Métro ligne Italie, 1965. 88 91 93 89 58 90 92 59 Jacques Villeglé Testimone del suo tempo 94. Invito alla mostra alla Galleria L’Incontro a Chiari / Invitation de l’exposition à la Galleria L’Incontro à Chiari. 95. Fronte dell’invito con l’opera Rue de Vaugirard, 1991 / Recto de l’invitation avec l’œuvre Rue de Vaugirard, 1991. Galleria d’Arte l’Incontro 96. Copertina del catalogo con un particolare dell’affiche lacérée Les rêveuses d’Ivry / Couverture du catalogue portant le détail de l’affiche lacérée Les rêveuses d’Ivry, novembre 1989. 8 ottobre – 20 novembre 2011 Chiari (BS) 94 96 95 60 61 97. Villeglé firma i manifesti della mostra / Villeglé signe les affiches de l’exposition. 98. Jacques Villeglé in galleria con Erminia Colossi / Jacques Villeglé à la galerie avec Erminia Colossi. 99. Inaugurazione della mostra / Vernissage de l’exposition. 100. Piccole opere degli anni sessanta in mostra alla Galleria L’Incontro / Petites œuvres des années soixante à la Galleria L’Incontro. 101. Erminia Colossi, Jacques Villeglé. 101 102. Jacques Villeglé al lavoro, firma i manifesti della mostra / Jacques Villeglé au travail, il signe les affiches de l’exposition. 102 103. Jacques Villeglé, Eduardo Caputo. 97 99 100 98 62 103 63 Jacques Villeglé 104. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini. RistorArte I Templari. 105. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini, Dominique Stella, Lorella Pagnucco Selvimini. 106. Jacques Villeglé, Helleyne Agnellini, Lorella Pagnucco Selvimini, Dominique Stella. 107. Jacques Villeglé prepara l’affresco sulla parete del RistorArte I Templari / Jacques Villeglé prépare la fresque sur le mur du RistorArte I Templari. RistorArte I TEMPLARI 104 108-109. Tavoli apparecchiati e opera al muro al RistorArte I Templari / Tables dressées et œuvre au mur au RistorArte I Templari. Inaugurazione del ristorante, 12 dicembre 2011 Brescia 105 106 107 108 109 64 65 110-111. Le due sculture ART e STAR all’ingresso del RistorArte I Templari / Les deux sculptures ART et STAR à l’entrée du RistorArte I Templari. 112-113. Jacques Villeglé realizza l’affresco SATOR che rimane come simbolo del luogo dedicato all’arte / Jacques Villeglé réalise la fresque SATOR qui demeure le symbole du lieu dédié à l’art. 114-115. Vedute del RistorArte I Templari che si definisce come luogo d’incontro dove arte e cucina s’incontrano / Vues du RistorArte I Templari qui se définit comme lieu de rencontre où l’art et la cuisine dialoguent. 111 115 114 110 66 112 113 67 Jacques Villeglé 1960 – 1998 VILLEGL é Jacques Villegl 00 COPERTINA é l g e l l i Jacques V 1960 - 1998 Pagina 1 /01/12 08:42 E_Layout 1 11 27 gennaio – 11 marzo 2012 Padova 1960 - 1998 CD Studio d’Arte 116. Copertina del catalogo della mostra allo Studio d’Arte di Padova. La mostra si tiene contemporaneamente alla retrospettiva dedicata a Jacques Villeglé al Centro Culturale Altinate, San Gaetano, Padova / Couverture du catalogue de l’exposition à la galerie Studio d’Arte de Padoue. L’exposition se déroule conjointement à la rétrospective dédiée à Jacques Villeglé au Centro Culturale Altinate, San Gaetano de Padoue. 116 68 69 117 117. Carlo Silvestrin, Dominique Stella, Jacques Villeglé, Studio d’Arte, Padova. 118-119. Jacques Villeglé, Carlo Silvestrin. 120 120. In galleria / A la galerie: Dominique Stella, Jacques Villeglé, Carlo Silvestrin. 119 118 70 71 Star, Art, Malévitch 121. La scultura STAR in corso di lavorazione nell’atelier Fusioni d’Arte, Origgio (Milano) / La sculpture STAR en cours de travail dans l’atelier de fabrication Fusioni d’Arte, Origgio (Milan). LE SCULTURE Les sculptures Agnellini Arte Moderna, Brescia (nelle pagine seguenti / pages suivantes) 122-123. Tavolino Malévitch in acciao smaltato con scritte sociopolitiche che riprendono i nomi dei grandi artisti del secolo passato / Table basse Malévitch en acier émaillé avec écritures en signes sociopolitiques qui reprennent les noms des grands artistes du siècle passé. 124. Scrittura privata dalla quale risulta che Jacques Villeglé affida alla Galleria Agnellini Arte Moderna la realizzazione di STAR in 8 esemplari destinati alla galleria. 4 prove d’artista completano la serie / Ecriture privée par laquelle Jacques Villeglé confie à la Galleria Agnellini Arte Moderna la réalisation de STAR en 8 exemplaires destinés à la galerie. 4 épreuves d’artiste complètent la série. 125. Scrittura privata per ART realizzata secondo lo stesso accordo / Ecriture privée pour ART, realisation suivant le même accord. 121 126. Scrittura privata per la realizzazione di Malévitch / Ecriture privée pour la réalisation de Malévitch. 127-128. Produzione in corso di ART e STAR in 8 esemplari + 4 prove d’artista / Production en cours de ART et STAR en 8 exemplaires + 4 épreuves d’artiste. 129-130. ART e STAR in corso di lavorazione / ART et STAR en cours de travail. 72 73 125 126 124 122 74 127 129 128 130 123 75 Dominique Stella Jacques Villeglé Agnellini Arte Moderna Cinq ans L’exposition qui se déroule à la Galerie Agnellini Arte Moderna retrace les étapes de cinq années de collaboration avec Jacques Villeglé, à travers une exposition d’environ quarante œuvres qui propose une rétrospective du travail de l’artiste de la période des premiers décollages début années soixante aux ultimes œuvres sociopolitiques. C’est aussi l’occasion de souligner la complicité et le rapport de confiance qui unissent Roberto Agnellini, Giancarlo Patuzzi et moi-même à Jacques, devenu véritable mascotte de la galerie. Il y a en effet cinq ans la galerie débutait son activité par une importante exposition dédiée à l’artiste français. Le succès fut immédiat et l’accueil du public et de la ville fut considérable. Ce catalogue illustre cinq années des moments forts d’une collaboration de travail, mais aussi les intermèdes de divertissements et les nombreuses haltes gustatives dans les restaurants devenus nos lieux d’échanges favoris. Que serait l’art sans la cuisine? 76 2008, Saint-Malo, Paris Nos souvenirs nous ramènent donc, dès la première exposition à un passage éclair de Roberto Agnellini et Giancarlo Patuzzi à Saint-Malo, ville qui vit naître les premières œuvres spatiales de Villeglé, signes précurseurs d’une identité artistique révolutionnaire qui inspireront ensuite les décollages. C’est en effet sur les quais de Saint-Malo, en 1947, dans les ruines d’une ville détruite par la guerre, que l’artiste Villeglé se confronte pour la première fois à la réflexion sur le réel. Cette réalité devient l’outil, le sujet qui fond l’image du quotidien dans une pratique artistique. C’est timidement qu’il récupère quelques fils de fer sur les quais de Saint-Malo. En écho aux travaux picturaux de Joan Miró, qui revendiquait le titre de “peintre-poète”, Villeglé crée un signe dans l’espace qui s’avère plus proche de la peinture de Miró que de toute réflexion sur l’objet lui-même. Le signe se veut pictural et ses Danseurs de fil de fer rappellent le mouvement des Graphismes-poèmes du peintre catalan. Villeglé cherche à créer un dessin dans l’espace, selon une structure qu’il veut formelle, cultivant un rapport à la construction. 77 Les souvenirs lointains s’invitent donc dans nos déambulations sur les quais de la ville où Villeglé conserve encore une maison qui abrite ses moments de vacances. L’été 2008 nous l’y avons rejoint pour une séance de travail et une pose détente au Restaurant Printania de Dinard dans un cadre qui concerve l’autenticité d’une Bretagne d’autrefois, chère à l’artiste. Ceci a permis à notre photographe Katrin Baumann de mémoriser ces instants passés, en surplomb de la mer, dans le célèbre restaurant et de prendre quelques clichés souvenirs en compagnie des serveuses, en coiffe bretonne. Rappelant ainsi l’attachement que Jacques Villeglé revendique envers cette région où il naquit en 1926 et où se déroula son enfance, entre Quimper et Vannes, et dont il connaît les moindres annecdotes d’une histoire ancienne et récente à laquelle se rattache sa famille depuis des générations. Son appartenance à la Bretagne constitue d’ailleurs l’un des fondements de l’amitié qui l’unit à Raymond Hains, lui même natif de Saint-Brieuc, et dont il devient le complice à partir de leur rencontre à l’Ecole des Beaux-arts de Rennes en 1945. C’est de cette rencontre que naît une collaboration qui engendra les premiers décollages dès 1949, alimentés par les promenades des arpenteurs de rue comme les qualifie Pierre Restany, ou promeneurs actifs de Nantes et Saint-Malo qui unissent leurs premières expériences. Très vite Paris, où ils s’installent l’un et l’autre, sert de creuset inépuisable à leur collecte, à leurs “rapts” d’imagerie publicitaire et propagandiste écornée, balafrée, lacérée, témoins de toute les réalités. C’est en décembre 1949 que Villeglé 78 décide de s’installer définitivement à Paris, limitant “intentionnellement” sa démarche appropriative aux affiches lacérées. Saint-Malo nous conduit donc à l’évocation des premières oeuvres et des premières réflexions d’un tout jeune homme animé d’une faculté d’analyse particulièrement aiguë de son époque et de ses contemporains dont il établit au cour des années un répertoire sociologique et ethnologique détaillé, développant une démarche autonome à partir d’une réflexion issue en ligne directe de son expérience de lacéré anonyme. En effet, dès 1958 il affirme son intuition analytique et créative dans le texte Des réalités collectives, insistant sur l’importance de la lacération: “La lacération était pour moi cette guérilla des images, des signes, des symboles, qui rapprochait l’art de la vie et annonçait la fin de la peinture de transposition”. Villeglé recherchait alors le support d’une nouvelle esthétique où l’habileté de l’artiste ne compte guère et où le signe qu’il exprime sur la toile ne résulte plus du geste mais au contraire d’une élaboration préétablie que l’artiste utilise comme matériaux, déterminant ainsi un langage dans lequel les lacérations rendent illisible le slogan politique, ou commercial qui se voit ainsi détourné. Villeglé dès lors effectue un travail d’archéologie urbaine, de classification des images qu’il prélève selon des thématiques qui lui permettent d’élaborer une véritable œuvre créative selon des critères de sélection établis en fonction de l’idée qu’il veut développer. Il appelle cette idée narration. Une méthodologie qui inspirera en 2008 le titre de son exposition La comédie urbaine au Centre Pompidou à Paris. La première exposition qui lui est dédiée à la Galerie Agnellini Arte Moderna est donc organisée dans le même temps que l’hommage qui lui est rendu à Paris et reprend ce cheminement narratif à travers un accrochage dense représentatif des caractères fondamentaux de son art. Arrachages colorés presque picturaux, messages politiques, slogans guerriers, annonces ludiques, toutes paroles dérobées aux murs des villes jusqu’aux oeuvres réalisées selon la technique des “graphismes sociopolitiques”, comme Le centenaire de L’Humanité, vaste fresque de propagande quasi communiste détournée dans une écriture symbolique volontairement inspirée de graffiti muraux qui constituent la base d’un alphabet que Villeglé développe dans un travail “lettriste” depuis 1968. La préparation de l’événement fut précédée d’autres séances de travail à Paris dans l’atelier historique où l’artiste travaille depuis de nombreuses années, qui est aussi le siège du Secrétariat Jacques Villeglé fondé en 1989 par sa fille Valérie, indispensable support à l’information de l’œuvre de son père. C’est au cours de l’un de ces rendez-vous que Jacques proposa de concevoir un livre hommage à la ville de Brescia. Entièrement réalisé en signes sociopolitiques, il illustre l’histoire de le ville reprenant l’emblème, blason en forme d’amande, retraçant le système urbanistique et évoquant les différents monuments d’une ville dont les fondements remontent à l’époque romaine. Le lion de l’écusson inspire Villeglé pour une digression symbolique: “Le lion, roi des animaux, symbolise le pouvoir. Il évoque la bravoure, la sagesse, la force, la protection rayonnante”, le bleu des armoiries est l’occasion d’une évocation d’Yves Klein et du nouveau réalisme: “C’est par là que je conclurais pour rappeler que je suis compagnons de Yves le Monochrome et que le jeudi 27 octobre 1960, avec sept autres artistes et lui-même, pour soutenir sa révolution bleue, j’ai signé un manifeste qui décidait du bouleversement culturel de l’époque”. Ce livret qu’il composa durant l’été 2008 témoigne de la générosité créatrice d’un artiste toujours à l’écoute de son public. Notre histoire nous ramène toujours à l’Histoire de l’art et cette parenthèse de Villeglé nous permet de souligner que cette signature qu’il évoque fut précédée le 16 avril 1960, d’une exposition de Villeglé, Hains, Dufrêne (les trois affichistes français) associés à Arman, Klein et Tinguely à la Galerie Apollinaire de Milan. C’est à cette occasion qu’est signé par Pierre Restany le premier manifeste du nouveau réalisme, fixant les prémices de cette aventure qui marquera définitivement l’esprit de l’art des années soixante et dont Restany sut être l’entremetteur génial en imposant “un geste fondamental d’appropriation du réel” comme signe d’une logique créatrice qui “constitue l’essence même du langage, le ressort fondamental de la communication”.1 Intuition qu’avait déjà anticipée Villeglé dans son livre Des réalités collectives2 publié en 1958. Ces fondements président à l’œuvre entière de l’artiste; son écriture sociopolitique appartient à cette même technique d’appropriation, devenue aujourd’hui langage intuitif et quasi pictural qui s’identifie à l’évidence d’un geste spon- 1. Pierre Restany, in Le troisième manifeste du nouveau réalisme: “Le nouveau réalisme: que faut-il en penser?” Munich, février 1963. 2. Jacques Villeglé, Des réalités collectives, in “Grâmmes”, revue ultralettriste, n° 2, mai 1958. 79 tané. Le livret créé par Jacques, intitulé Brescia / Jacques Villeglé a été édité en 500 exemplaires signés et numérotés. Le premier exemplaire a été donné en hommage au Maire de la ville lors d’une cérémonie où Villeglé reçut la médaille de citoyen d’honneur de la Ville de Brescia. Depuis lors, Jacques Villeglé arpente en connaisseur les rues d’une cité qu’il connaît d’un bout à l’autre de son histoire et dont il pourrait aisément commenter les moindres détails architecturaux et monument ancestraux, en amateur qu’il a toujours été d’architecture, première de ses passions avec l’urbanisme qu’il découvrit en lisant une biographie de Le Corbusier en 1944. 2009-2010, les cinquante ans du nouveau réalisme Une fresque réalisée à la la Médiathèque du Centre Culturel Saint-Louis de France à Rome Une autre étape importante de notre collaboration fut la fête organisée à la Galerie Agnellini Arte Moderna à l’occasion des cinquante ans du nouveau réalisme. L’exposition, inaugurée en octobre 2009, s’est conclue en avril 2010, marquant ainsi la prépondérance de l’acte fondateur signé par Restany en avril 1960, à l’occasion de la première exposition qui réunissait les principaux membres du groupe à la Galerie Apollinaire, à Milan; l’acte dit “officiel” ayant été signé plus tard à Paris le 27 octobre, comme le rappelait Villeglé dans son texte sur Brescia. A l’occasion de cette célébration de 2009, une performance très suggestive anima la soirée pour fêter la naissance du nouveau réalisme: Jacques Villeglé, en même temps que Ginette Dufrêne, éteignit les cinquante bougies couleur bleu Klein du grand gâteau qui évoquait celui réalisé par Raymond Hains en 1970 à Milan, à l’occasion du Banquet funèbre, dernière performance du groupe. Les protagonistes absolus de l’exposition étaient les nouveaux réalistes, dont on pouvait admirer plus de cinquante œuvres significatives: Arman, César, Christo, Gérard Deschamps, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Mimmo Rotella, Niki de Saint Phalle, Daniel Spoerri, Jean Tinguely et Jacques Villeglé. Tous les travaux sélectionnés, dont certains des années cinquante, avaient une grande valeur artistique et historique. Pour cette occasion, Jacques Villeglé créa un inédit qui comprenait tous les noms des artistes présents, réalisé dans son écriture sociopolitique. L’exposition illustrait les thématiques fondatrices du mouvement qui remit en cause la peinture et les pratiques artistiques de la fin des années cinquante. Des œuvres de César et Arman matérialisaient la problématique de l’usage de l’objet quotidien de nature industrielle et de son recyclage dans des assemblages significatifs comme la Compression de moto (1970), de César et Accumulation colombienne (1962), accumulation de cafetières de Arman. La figure de Yves Klein déterminante dans la création du mouvement était représentée par deux œuvres: La terre bleue (1957) et The Venus of Alexandria (1960), expressions de sa créativité, de l’invention de cet incomparable bleu qui en 1956 fut déposé comme brevet industriel. “Le monde comme un tableau”, selon l’expression de Restany, se matérialisait dans l’action de récolte de Dufrêne, Hains, Rotella et Villeglé. Le Circo Orfei de Rotella (1963) ou la Rue du Poison de Villeglé (1954) en étaient deux exemples. L’exposition continuait avec la mise en scène du quotidien et du banal dans des “tableaux-pièges” de Spoerri; suivaient le travail de Raysse, un assemblage en plastique de 1961 intitulé Les seins du supermarché; puis les œuvres de Niki de Saint Phalle et Deschamps (qui s’unirent au groupe des nouveaux réalistes en 1961). Des empaquetages typiques de Christo figuraient une réalité dérobée et deux œuvres de Tinguely assemblaient des pièces métalliques mouvantes. Le catalogue était illustré par des photos inédites de Enrico Cattaneo, prises lors de la fête intitulée L’Ultima Cena qui réunit en 1970 tous les membres du nouveau réalisme dans un adieu festif et délirant, dernier geste collectif auquel œuvra l’assesseur à la Culture de Milan, Paolo Pillitteri, et qui fut orchestré par Pierre Restany et Guido Le Noci de la Galerie Apollinaire. A cette occasion fut produite une œuvre commune intitulée La valise nouveau réaliste, dans laquelle chaque artiste introduisit une œuvre miniature représentative de son travail. Villeglé y inséra Liberté de parole, premier graphisme sociopolitique édité à Milan pour la circonstance. Toujours fin 2009, c’est Rome qui accueille le travail de l’artiste à l’occasion d’une rétrospective proposée en co-production avec la Galerie Massimiliano Mucciaccia. Cet événement fait partie des productions extérieures que la Galerie Agnellini Arte Moderna a développées au cours de ces dernières années afin d’étendre la visibilité de l’œuvre de l’artiste sur le territoire Italien. L’exposition était organisée conjointement à la création d’une fresque dont Villeglé avait eu commande à la Médiathèque du Centre Culturel Saint-Louis de France à Rome, pour son inauguration. Le mur exécuté en signes sociopolitiques d’après le texte L’alchimie du verbe du poète Arthur Rimbaud, adopte une thématique adaptée aussi bien au lieu qu’au développement du style de l’artiste. Il fut inauguré par le premier ministre français d’alors, François Fillon. 2010-2011: MiArt, exposition et présentation d’un bracelet. Un “grand format” à la galerie. Production de STAR et ART Opere grandi, grandi opere fut l’occasion de présenter à la Galerie Agnellini un ensemble d’œuvres autour du thème des grands formats. L’exposition proposait quatorze œuvres de grandes dimensions, faisant partie de l’histoire récente, illustrant ce concept qui depuis le début du XXe siècle n’a cessé d’évoluer pour obéir à des contingences nouvelles et répondre à des objectifs d’exposition totalement inédits. L’œuvre de Villeglé présentée dans l’exposition relève de la technique du décollage d’affiches prélevées dans une rue parisienne, en l’occurrence, boulevard Haussmann, selon un procédé mis au point en 1949 avec Raymond Hains. Ce décollage de grand format, 310 x 284 cm, est intitulé 112 Boulevard Hausmann et date de 1988, il fait partie des plus grandes oeuvres de l’artiste. Il évoque cette méthodologie audacieuse et novatrice, à l’époque, dans son texte Des réalités collectives3, où il décrit le concept du “rapt d’affiche”: “Je pris alors mes distance vis à vis de l’acte de peindre ou de coller. Je pensais que l’absence de préméditation, de 3. Ibid. 80 81 toute idée préconçue, devait devenir, non seulement pour moi, mais universellement, une inépuisable source d’art, d’art digne des musées. Le résultat obtenu par le geste machinal et agressif, d’un quelconque passant lacérateur d’affiches, devait donner à voir et être mis sur le même plan que la tyrannie du don qui crée chez l’homme cultivé le besoin de s’assouvir plastiquement”. Cette théorisation d’un geste qui portait le décollage au rang d’œuvre d’art véhicule une réalité politique et sociale illustrée par ces propos de Jacques Villeglé: “Ces affiches que je transporte du mur de la rue au lieu de l’art, je les prévoyais dès l’origine comme le reflet cohérent et persifleur de la réalité morale et amorale, spirituelle et terre-à-terre, religieuse et laïque, réfléchie et versatile, cosmopolite et pantouflarde, commune à tous les hommes, mes contemporains”.4 On ressent quelque chose d’une critique enjouée mais aussi acerbe d’un monde dont il est tout autant le témoin que l’acteur, excluant toute référence à un geste artistique. L’affiche présentée dans l’exposition, 112 Boulevard Hausmann, appartient à cette logique fondamentale que Villeglé développe depuis le début des années cinquante. Elle illustre la catégorie des œuvres “politiques” de l’artiste, qui à travers ces décollages, prélève un échantillon objectif et instantané du tissu urbain, image de notre société. Chaque œuvre apparaît comme une relique, un fragment archéologique témoin d’un instant, d’une expérience, d’une vie. L’ampleur de l’œuvre répond à l’échelle du lieu où elle fut exposée, Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain à Grenoble où elle fut présentée la première fois. En mars 2010, toujours fidèles à l’engagement qui désormais lie la Galerie Agnellini à Jacques Villeglé, nous participons à la foire milanaise MiArt avec un stand qui lui est entièrement consacré. Un remarquable mur de petits formats des années soixante et un ensemble d’œuvres des années soixante-dix à quatre-vingt-dix résument une production affichiste désormais reconnue en Italie où la technique du décollage fut longtemps l’apanage de Mimmo Rotella. La communauté de langage des deux artistes fut pour un temps un obstacle à la reconnaissance de l’affichiste français. Dans cette foire se confrontaient les deux manières qui s’imposaient dans leur différence et leur singularité. L’évidence de leur particularisme est aujourd’hui implicite et tous admettent la conscience et la rigueur qui président à l’œuvre de Villeglé. Cette exposition fut l’occasion de divulguer au public milanais une réalisation unique dans la production de Villeglé: un bijou dessiné en lettres de l’alphabet sociopolitique s’inspirant d’une sculpture STAR réalisée précédemment. Le bracelet produit par le joaillier Filippini de Vérone est large d’environ cinq cm et se porte comme un bracelet d’esclave, il est en argent rehaussé de l’écriture STAR en or jaune. Cet objet précieux adapte la typographie propre à l’artiste dans une interprétation rare dans laquelle la symbolique du mot déstructuré par le graphisme si particulier de l’auteur lui confère une valeur à la fois luxueuse et énigmatique. Cette interprétation du langage des signes dérobés à la culture populaire graffitiste peut surprendre par le décalage qui existe entre la valeur contestatrice du signe en contraste avec le symbole que représente un objet d’orfèvrerie dans l’inconscient de tout à chacun. Villeglé s’autorise désormais toute déclinaison de son alphabet qu’il veut restituer comme écriture du monde sous des aspects les plus divers qui vont de la sculpture au mobilier urbain, au mobilier d’intérieur... Tel un tagueur l’artiste propose sa version graphique d’un langage qui retrouve son usage banalisé en référence à la version qu’il découvrit sur les murs du métro parisien en 1969. Depuis 2006 il réfléchit au travail en volume. “J’ai changé de technique – affirme-t-il –. Faire de la sculpture est un autre métier. Un artiste doit être multiple, il doit savoir se renouveler”. C’est ainsi que depuis 2007, il spatialise son alphabet dans des sculptures emblématiques dont la symbolique raisonne tel un signal. Sa première réalisation, en 2007, est le mot YES, décliné en plusieurs dimensions, en acier corten et en inox. Depuis, il multiplie les matériaux, les supports et l’échelle de ses écritures dans l’espace, avec un goût constant pour ce qui fait signe. En 2010 il dessine pour la Galerie Agnellini Arte Moderna deux modèles illustratifs de sa technique: ART et STAR, qui furent réalisés en bronze par l’atelier de Walter Vaghi à Garbagnate Milanese en 2011. L’ensemble de son oeuvre sculptée, dont ces deux exemples ART et STAR a fait l’objet d’une exposition Jacques Villeglé. Sculptures proposée à Saint-Gratien en 2012 dans un parcours qui constituait une véritable exploration dans l’espace, au cœur de la matière, à travers cette typographie originale, croisant les symboles monétaires, religieux et politiques. A Brescia notre activité trouva aussi un moment d’échange inédit et insolite à l’occasion de l’inauguration du RistorArt I Templari dont le concept est d’associer art et cuisine. La vocation naturel du lieu est de proposer une rencontre entre le raffinement d’une cuisine recherchée et le travail d’un artiste à travers une exposition ou tout autre événement lié à l’art. La fête d’ouverture du restaurant, le 12 décembre 2011, reçut le parrainage de Jacques Villeglé qui, à cette occasion, réalisa sur une des parois, une fresque sur le thème du SATOR, thème privilégié de l’artiste, alors que sur les murs étaient accrochés des décollages de différentes périodes. A cette même fête, accompagnée du fasteux dîner, présidèrent les deux sculptures STAR et ART qui sont, avec la fresque, les emblèmes de ce «resto-galerie». Ce type d’évènements s’inscrit dans une dynamique qui permet au travail de l’artiste d’atteindre un public qui n’a pas toujours le temps ni même l’habitude de fréquenter galeries et musées, un repas étant parfois l’occasion d’éveiller une curiosité et de susciter un intérêt. 2011-2012: évènements collatéraux L’engouement qu’a soulevé le travail de Jacques Villeglé depuis le début de notre collaboration n’a cessé de croître et il s’accompagne de demandes toujours croissantes de la part de galeries indépendantes de notre activité, désireuses de présenter les œuvres de Villeglé dans leur ville. C’est le cas de la Galerie Yvonne Arte Contemporanea de Vicenza où, en avril-mai 2011, sont exposées quatre œuvres sociopolitiques et environ une cinquante de décollages des 4. Jacques Villeglé, La Traversée Urbi & Orbi, Luna-Park Transédition, Paris, 2005, p. 178. 82 83 annés soixante à deux mille, proposant “un parcours dans les rues de Paris où le maître a ‘trouvé’ ses œuvres”, comme le souligne le communiqué de presse. Un accrochage original montrait les tableaux suspendus au plafond, semblant flotter dans l’espace. L’accueil de la ville fut chaleureux et Jacques fut assailli de demande de dédicaces, jeu auquel il se prête volontier, rédigeant toujours celles-ci dans son alphabet sociopolitique. Quelques mois plus tard, en octobre-novembre, c’est à Chiari, à la Galerie L’Incontro que les décollages sont présentés au cours d’une exposition: Jacques Villeglé témoin de son temps. Ce fut l’occasion de montrer pour la première fois une table en acier émaillé, de production récente, déclinaison de l’alphabet sociopolitique, sur laquelle apparaissent les noms des grands artistes du XXe siècle. Cette table basse fait partie des objets que dessine Villeglé depuis quelques temps et appartient à sa production de meubles et sculptures. Car en effet, toujours créatif et désireux de prolonger son geste “pictural” il multiplie l’invention de supports susceptibles d’accueillir ses cryptogrammes, c’est ainsi qu’à Paris il a conçu un abri-bus entièrement graffité de signes sociopolitiques gravés dans le verre. Au début de l’année 2012 nous retrouvons Villeglé à Padoue au Centro Culturale Altinate - Museo San Gaetano, dans une co-production de type institutionnel qui associe la Municipalité de Padoue, la Galerie Agnellini Arte Moderna et CD Studio d’Arte. Cette importante initiative, comme à chaque exposition de Villeglé, a vu l’implication de nombreuses énergies et la participation enthousiaste des autorités, des 84 collectionneurs et du public toujours présent. Il faut en effet rappeler que depuis quelques années Villeglé a su conquérir, grâce à sa disponibilité constante, un nombre toujours croissant d’aficionados qui suivent assidûment son parcours, collectionnant parfois les œuvres mais chassant aussi les autographes et les dédicaces. Chaque exposition est accompagnée d’une très longue séance de paraphes de catalogues à laquelle l’artiste se prête volontier. Padoue ne fit pas exception et le succès de l’exposition fut considérable. Le show était intitulé Jacques Villeglé. Lettere e frammenti et sous-titré Un pecorso nella scrittura di Jacques Villeglé. La rétrospective, qui privilégiait un choix de tableaux dans lesquels le signe et la lettre constituaient l’élément structurant de l’image, comptait environ 150 pièces, appartenant principalement à des collections privées et significatives des diverses époques dont les dessins, rarement exposés, d’un poème illisible de Camille Bryen intitulé Hepérile éclaté interprété par Villeglé selon une technique ultra-lettriste et réalisé en 1953. La conférence de presse fut présidée par l’assesseur à la Culture Andrea Colasio qui soulignait la modernité d’un langage artistique aux implications urbaines et au caractère extrêmement contemporain. Après un dîner animé qui réunissait les différents participants de la manifestation et quelques invités parisiens, un groupe de jeunes vidéastes, Roberto Fazio et Digital Network (produit par Scena Urbana), proposèrent un spectacle féerique “afin de célébrer l’artiste français polymorphe” (selon leur expression). Ils projetèrent sur la façade du Palazzo del Capitaniato une réalisation composée de déchirures d’images vidéo, à la façon des lacérations d’affiches, rythmée par une musique suggestive qui fonctionnait en superposition des séquences visuelles. En résultait un feu d’artifice de son et d’images sur fond d’une architecture construite par Andrea Palladio en 1565. Le choix du lieu particulièrement approprié soulignait à la fois le passage du temps et l’éternité du geste créatif. Toute cette aventure a permis de conforter la présence de l’artiste dans notre pays où sa notoriété a tardé a s’affirmer. Des liens importants s’étaient pourtant créés au cours des années à travers le développement du mouvement nouveau réaliste en Italie. En effet la présence de Villeglé dans ces expositions qui célèbraient une nouvelle tendance riche de promesses s’est illustrée dès 1960 à la Galerie Apollinaire, dirigée par Guido Le Noci, lors de la première exposition consacrée au groupe, réduit certes, mais déjà affirmé dans sa démarche révolutionnaire. En 1962 Guido Le Noci réitère en présentant cette fois Dufrêne, Hains, Rotella et Villeglé, affirmant ainsi l’entité des affichistes. En 1963-1964 ce fut la galerie d’Arturo Schwarz à Milan qui accueillit les quatre “rapitori”, consolidant ainsi l’existence du groupe des affichistes, dans une présentation de Pierre Restany: L’affiche lacérée, élément de base de la réalité urbaine. La reconnaissance de ces jeunes artistes ‘d’avantgarde’ par le marchand milanais, de notoriété déjà affirmée, constitua un tremplin notable à leur célébrité grandissante. L’Italie, prête à croire dans le choix de ce gourou de réputation internationale, adopta les affichistes, soutenant d’abord Mimmo Rotella, le représentant italien d’une démarche dont il fut alors le principal bénéficiaire. L’année 1970 est marquée la manifestation de L’Ultima Cena, dernière salve du groupe du nouveau réalisme, organisée à Milan sur l’initiative de la Municipalité. La ville accueillit expositions et performances dans un délire explosif qui connut un succès populaire exceptionnel, conférant à tous les membres du groupe une reconnaissance européenne inoubliable. Les œuvres étaient montrée à la Rotonda di via Bessana où Villeglé présentait, entre autres, Ach Alma Manetro (1949), “Oui” - Rue Notre-Dame-des-Champs (1958), Tapis Maillot (1959), Rue Beaubourg (1960). En 1976 le Studio Sant’Andrea de Milan présente les derniers décollages. A Naples en 1977 la Galerie Il Centro propose une exposition des quatre affichistes, plus Wolf Vostell. Au cours des années quatre-vingt et quatre-vingt-dix la présence de Villeglé est moins notable. Quelques expositions, à Milan, Galerie Bellora (1989) et Fonte d’Abisso (1990), à Livourne, Galerie Peccolo (1989), constituent un témoignage plus sporadique de la présence de Villeglé en Italie, alors que sa carrière s’intensifie en France, en Belgique, en Allemagne et aux Etats-Unis. Les années deux mille l’ont ramené en Italie qui aujourd’hui le célèbre à l’égal des plus grands. Sa présence continue, depuis 2005, sur la scène contemporaine entretient une demande toujours croissante de la part des collectionneurs et confirme l’intérêt d’un public désireux de le connaître. L’itinéraire de la Galerie Agnellini Arte Moderna s’inscrit donc dans la carrière de Jacques Villeglé qui depuis une 85 vingtaine d’années a pris une envolée internationale. Après une longue période de maturation et de sédimentation d’une expérience artistique, obstinée et continue, son travail a reçu hommages et reconnaissance dans le monde entier, notamment aux Etats-Unis où une de ses œuvres figure dans la collection du Museum of Modern Art. En 1988, 122 Rue du Temple, 1968 est entrée dans les collections du célèbre musée new-yorkais et en 2004, lors de l’inauguration du MoMA agrandi, Jacques Villeglé était le seul créateur européen vivant accroché dans la salle dédiée au pop art! Ainsi le plus célèbre musée d’art moderne d’Amérique rendait-il hommage à cet homme hors pair dont le parcours est indissociable de l’histoire de l’art contemporain français. Il en est actuellement un des ses représentants majeurs au niveau international. 86 LE OPERE Les œuvres 89 Rue Villaret de Joyeuse 13 juillet 1961 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 53,8 x 38,8 cm 90 91 Rue René Boulanger Janvier 1961 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 34 x 49,5 cm 92 93 Rue des Haudriettes 18 juin 1961 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 20,4 x 16,3 cm 94 95 La Verticale de la Biennale 1961 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 25,2 x 20 cm 96 97 Rue Poujade 20 janvier1962 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 44 x 78,5 cm 98 99 Rue Pavée 1962 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 25,5 x 17 cm 100 101 Rue Sisley 9 septembre 1963 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 68,6 x 45 cm 102 103 Rue Brisemiche (Mat 94) 4 mai 1963 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 50,6 x 22 cm 104 105 Rue du Maure Janvier 1963 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 23,5 x 32 cm 106 107 Aubervilliers Septembre 1963 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 26 x 37,2 cm 108 109 Saint-Denis Septembre 1963 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 22 x 16,8 cm 110 111 Boulevard Hervé Morvan 7 juin 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 46,5 x 63,7 cm 112 113 Rue Bréa Mai 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 34,8 x 47 cm 114 115 Impasse Pasquet 13 novembre 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 60 x 26 cm 116 117 Rue de Seine Septembre 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 38,2 x 46,9 cm 118 119 Ruelle de la Succession Juin 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 25 x 25 cm 120 121 Métro Mabillon Septembre 1964 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 24 x 18 cm 122 123 Quai des Célestins 20 mars 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 111,8 x 130,3 cm 124 125 Rue de Vaugirard 17 février 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 27,2 x 67,5 cm 126 127 Clamart 11 avril 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 39,5 x 77 cm 128 129 Rue Chapon 23 mai 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 35,5 x 23 cm 130 131 Rue des Haudriettes (3e) 21 septembre 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 14 x 18 cm 132 133 C.C. 240.32 Septembre 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 29,3 x 22 cm 134 135 Métro Novembre 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 19,2 x 27,8 cm 136 137 Les Surlendemains Décembre 1965 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 22 x 20 cm 138 139 Impasse de la Compression 8 septembre 1967 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 46 x 55 cm 140 141 122, Rue du Temple Novembre 1968 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 36,7 x 28,6 cm 142 143 Rue Pastourelle Août 1968 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 22,7 x 16,5 cm 144 145 Rue du Temple 1969 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 26 x 26,5 cm 146 147 Rue Rampal 1972 Manifesti strappati applicati su masonite Affiches lacérées marouflées sur Isorel 35,5 x 59 cm 148 149 Boulevard de la Gare 1973 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 87 x 137,5 cm 150 151 Rue Brantôme 31 octobre 1974 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 64,2 x 27 cm 152 153 Rue Chéret - Créteil Mars 1975 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 51 x 62 cm 154 155 Rue de La Reynie Octobre 1975 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 68 x 48 cm 156 157 Rue de l’Internationale Décembre 1976 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 33,5 x 47,5 cm 158 159 Quai de Granelle Février 1977 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 24,5 x 44,5 cm 160 161 Rue de Vaugirard Mars 1977 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 29 x 35,5 cm 162 163 Affiche de métro 17 avril 1977 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 57 x 38 cm 164 165 RATP Août 1977 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 52,8 x 27 cm 166 167 Rue de Poitou 1978 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 62 x 81 cm 168 169 Rue Saint-Martin 18 mars 1979 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 55 x 38 cm 170 171 112 Boulevard Haussmann 1988 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 310 x 284 cm 172 173 Rue de Provence Avril 1988 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 130 x 162 cm 174 175 Avenue de la Gare 1989 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 30 x 25 cm 176 177 Quai d’Issy-les-Moulineaux 28 janvier 1991 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 100 x 81 cm 178 179 Quai du Président Roosvelt 8 mars 1991 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 116 x 89 cm. 180 181 Bagneux 1991 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 35 x 44,5 cm 182 183 Quai de la Gare 1992 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 41 x 47 cm 184 185 Turin 1992 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 41 x 33 cm 186 187 Rue de Gigant - Nantes 1994 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 130 x 89 cm 188 189 Lycée de Jeunes Filles 6 août 1998 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 108 x 131,5 cm 190 191 Le Carré magique Décembre 2003 Pastelli a olio su carta intelata Pastel gras sur papier entoilé 42 x 29,5 cm 192 193 L’Art est fait par tous et non par un - Lautréamont 2003 Pastelli a olio su carta intelata Pastel gras sur papier entoilé 42 x 29,7 cm 194 195 Centenaire de L’Humanité Avril 2004 Pastelli a olio su tela Pastel gras sur toile 200 x 300 cm 196 197 Bernard Frank 15 novembre 2006 Collage, pastelli a olio e bomboletta spray su tela Collage, pastel gras et bombage sur toile 75 x 55 cm 198 199 Octavio Paz 2006 Pastelli a olio su carta intelata Pastel gras sur papier entoilé 65 x 50 cm 200 201 Opération quimpéroise - Braden Le Quartier 2006 Manifesti strappati applicati su tela Affiches lacérées marouflées sur toile 60 x 39,5 cm 202 203 Art 2010 Scultura in bronzo patinato e inserti in bronzo dorato Bronze patiné et poli avec insertions de bronze doré 49,5 x 97 x 7,5 cm 204 205 Star 2010 Scultura in bronzo patinato e inserti in bronzo dorato Bronze patiné et poli avec insertions de bronze doré 63 x 97 x 10,5 cm 206 207 Malévitch 2011 Lamiera smaltata da serigafia a colore Plaque en acier émaillé par tirage sérigraphique couleur 130,1 x 75,5 x 4,5 cm 208 209 APPARATI Annexes 211 Note biografiche Jacques Villeglé nasce a Quimper (Finistère, in Bretagna) il 27 marzo 1926. A Vannes (dipartimento di Morbihan, in Bretagna), dove risiede dal 1934, Villeglé scopre, nel giugno 1943, l’Anthologie de la peinture de 1906 à nos jours (Ed. Montaigne, Parigi, 1927) di Maurice Raynal, che fino alla fine della guerra sarà la sua principale fonte d’informazione sulla pittura contemporanea. Tra le opere riprodotte, in bianco e nero, un Miró lo sconcerta in modo particolare per l’indeterminatezza della macchia lanuginosa centrale e per la disinvoltura, leggerissima, del grafismo. In questo periodo Villeglé lavora presso lo studio di un architetto abbastanza tradizionalista; tuttavia, grazie a una monografia e a una biografia di Le Corbusier, prende coscienza del fatto che anche l’urbanistica sta attraversando un’evoluzione che egli ignorava completamente. Nel febbraio 1944 Villeglé soggiorna per un breve periodo nella Parigi occupata: i quadri esposti nelle gallerie lo deludono. Al suo ritorno legge Guignol’s Band di L.F. Céline, e quel testo lo converte alla letteratura di Drieu La Rochelle, che a quel tempo godeva di un enorme consenso del pubblico. A settembre Villeglé si iscrive all’Ecole des Beaux-Arts di Rennes. Alla fine di gennaio del 1945 nasce l’amicizia con Raymond Hains, anche lui iscritto all’Ecole des Beaux-Arts (sezione scultura), fino a Pasqua però, quando decide di ritirarsi. Poco dopo, anche Villeglé fa domanda di ammissione all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture. Con Etapes de la peinture française contemporaine depuis le cubisme 1911-1944 di Bernard Dorival, Villeglé apprende – nonostante le reticenze dell’autore, che era professore 212 all’Ecole du Louvre – le nozioni dell’automatismo psichico surrealista. Lo spirito di questo libro, fortemente intriso della “prudenza contadina e borghese” dell’anti-intellettualismo vichista – che rifiutava, per un umanesimo figurativo, “tanto l’astrazione dell’avanguardia quanto il sogno del surrealismo” –, prefigurava lo statismo culturale della Quarta Repubblica, ripiegata sul “genio pittorico francese” e sul rispetto del “disordine stabilito”, come lo definiva all’epoca Emmanuel Mounier. Dopo aver lavorato quattro mesi presso lo studio di un architetto di Saint-Malo, nel gennaio del 1947 Villeglé si iscrive all’Ecole des Beaux-Arts di Nantes. Risiede dapprima in rue du Bocage, vicino all’ospedale militare dove, tempo addietro, André Breton ha conosciuto Jacques Vaché. Un aneddoto di cui Villeglé verrà a conoscenza poco tempo dopo leggendo l’Histoire du surréalisme di Maurice Nadeau. È questo il periodo in cui Villeglé approfondisce le sue conoscenze sul caso oggettivo e sulla scrittura automatica. In aprile Villeglé viene ammesso all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts (sezione architettura). Durante le vacanze a Saint-Malo inizia a raccogliere objets trouvés: fili di ferro o residui del “mur de l’Atlantique” che, senza il minimo intervento da parte dell’artista, costituiscono già delle vere e proprie pitture o sculture. In dicembre Villeglé e Hains visitano in modo sistematico tutte le gallerie di Parigi per sapere “chi è chi”, “chi fa cosa”, “chi espone chi” ecc. Durante questa ricognizione i due artisti incontrano Colette Allendy (1895-1960), la vedova del Dott. René Allendy (1889-1942), che dirigeva allora una galleria in rue de l’Assomption n. 67, a Auteuil. In quel momento la galleria ospitava una mostra di disegni di Arp, Kandinsky, Magnelli e Miró. 1948-1949. Villeglé fa avanti e indietro fra Nantes e Parigi. A settembre conosce il poeta Camille Bryen (1907-1977), originario della “città del ponte trasbordatore e dell’angoscia nantese”; con lui frequenta Wols alla Pergola, alla Rôtisserie Saint-Germain o alla Rhumerie Martiniquaise. Nel febbraio del 1949 Villeglé realizza con Hains Ach Alma Manetro, la prima affiche lacerata. A dicembre Villeglé lascia definitivamente Nantes e si trasferisce a Parigi, abbandonando, senza alcun rimpianto, gli studi in architettura. “Intenzionalmente” – “intenzione” nel senso husserliano del termine di “visione” – limita il suo procedimento appropriativo ai soli manifesti lacerati. 1950-1954. Dopo un breve apprendistato a Nancy presso gli Ateliers de Maxéville di Jean Prouvé (1901-1984), il creatore dei “murs-rideaux”, Villeglé partecipa alla messa a punto delle lettere deflagrate – che Raymond Hains fotografava già dal 1947 servendosi di una trama di vetro scanalato – e a diversi film tra cui Pénélope e Loi du 29 juillet 1881 o Défense d’afficher. Uno stralcio di Pénélope sarà montato, nella primavera del 1960, dall’équipe del Centre de Recherche Image della RTF e divulgato con il titolo di Etude aux allures – nome della composizione di musica concreta con cui Pierre Schaeffer (1910-1995), l’allora direttore del Centro, sonorizzò questo cortometraggio (12 min. circa, colori, 16 mm). Il titolo Pénélope era stato inizialmente scelto da Villeglé per i colori mediterranei del film e per le sue riprese ininterrotte. Da vero “ad-hochista”, sugli scarti sovrapposti delle pellicole egli realizzerà dei graffiti utilizzando la china, che seccandosi andrà via via screpolandosi. Queste pellicole graffiate verranno mostrate all’inizio degli anni ottanta in una mostra al Centre Georges Pompidou di Parigi (Paris - Saint-Brieuc 1950-1952). 1° maggio 1952. Hepérile, il poema fonetico di Camille Bryen edito da PAB (Pierre-André Benoît, 1922-1993), viene scelto per ufficializzare la deflagrazione della scrittura. Hepérile éclaté, un piccolo volume dedicato a una fauna di ultra-lettere baiadere – ondine scanalate della nuova mitologia –, verrà realizzato il 19 giugno 1953 in occasione di una mostra personale di Bryen alla Galerie Colette Allendy di Parigi. A dicembre, Chez Moineau, in rue du Four 22, Hains e Villeglé frequentano i lettristi dissidenti, tra cui Bull Dog Brau (19301985), Guy-Ernest Debord (1931-1994), Gil J Wolman (19291995), Jean-Michel Mension ecc. che avevano appena fondato la loro prima internazionale, premessa al situazionismo. Nel febbraio 1954 Villeglé e Hains conoscono François Dufrêne (1930-1982), del quale da otto anni seguivano le pubblicazioni e i recital lettristi. Grazie a Dufrêne conoscono Yves Klein “il Monocromo” (1928-1962), di ritorno dal Giappone. Aprile-maggio 1957. Sfuggita ai dogmatismi degli astrattisti, la galleria di Colette Allendy organizza la prima retrospettiva delle affiches lacerate. A rendere possibile la mostra è Yves Klein, che anticipa di otto giorni la chiusura della propria. Tre critici commentano l’esposizione: Edmond Humeau, Le lyrisme des murs su “Combat” del 5 giugno 1957; Michel Courtois su “Arts” del 5 giugno 1957; e Pierre Restany su 213 “Cimaise” dell’ottobre 1957. Durante il vernissage della mostra Villeglé incontra per la prima volta Gérard Deschamps (all’epoca diciannovenne), un frequentatore abituale della galleria dove tra l’altro aveva già esposto. Rendendosi conto che critica e pubblico non avevano colto il nuovo atteggiamento pittorico introdotto dai manifesti lacerati, così come venivano strappati dai muri o dalle palizzate, Villeglé fa il punto sulla lacerazione in quanto “manifestazione spontanea” in un articolo intitolato Des réalités collectives, pubblicato nel maggio del 1958 in “Grâmmes”, rivista provocatoriamente sottotitolata “ultra-lettrista”. Isidore Isou risponderà alla provocazione sulla rivista di Maurice Lemaître “Poésie Nouvelle”. Conclusa una prima vendita di affiches lacerate di piccolo formato, nel febbraio del 1959 Dufrêne invita Villeglé a presentare il suo lavoro – dove nel frattempo aveva preso forma il “Lacéré Anonyme” – nell’atelier di suo padre, in rue Vercingétorix. La manifestazione ha luogo a giugno. Sorta di personaggio mitico, il Lacerato Anonimo nasce dalla credenza in una creazione collettiva. Così come le cattedrali sarebbero state costruite da una volontà comune, per slancio popolare. E così come, secondo Vico, Omero personifica il popolo greco, il Lacerato Anonimo rappresenta l’insieme dei laceratori sconosciuti. È la rimessa in questione dell’artista interprete dell’animo popolare e intermediario dell’inconscio collettivo. Nel mese di ottobre alcune affiches lacerate, un monocromo blu e una “macchina per dipingere”, disseminati all’interno e all’esterno del Musée Municipal d’Art Moderne de la Ville de Paris, creano i tre luoghi evenemenziali della prima edizione 214 della Biennale des Jeunes. Tre luoghi che il nuovo incaricato agli Affari Culturali André Malraux ridurrà a due. Ricordando la sua visita alla mostra il giorno dell’inaugurazione, Malraux si dimentica infatti di Klein, menzionando invece la minacciosa macchina di Tinguely (1925-1991), che per poco non lo aveva sporcato di pittura, e le “affiches lacerate, i più insidiosi ready-made”. Malraux racconterà questa sua esperienza a Picasso nel libro La tête d’obsidienne (Gallimard, Parigi, 1974, p. 141). Nel corso dell’anno esce il libro Sur Marcel Duchamp di Robert Lebel (1904-1986): le affiches lacerate, che fino a quel momento erano stati impropriamente assimilati al collage, saranno d’ora in poi identificati come ready-made. E i “rapitori di manifesti” dovranno faticare non poco per far capire quanto l’influenza duchampiana fosse stata assolutamente secondaria nell’elaborazione dell’affiche lacerata. In risposta alle nuove tendenze emerse dalla prima Biennale di Parigi e grazie all’intermediazione di Alain Jouffroy, nel febbraio del 1960 viene affidata a François Dufrêne una sala del Salon Comparaisons. Dufrêne presenta il lavoro degli “affichistes” accanto ad alcuni “assemblagisti”, a una giovane croûtiste, ad alcuni espressionisti barocchi e ad alcuni artisti sperimentali che lavoravano sullo spazio e sul movimento. Ursula Girardon (1926-1989), boulevard Pasteur, è il primo intermediario a concludere la vendita di un’affiche lacerata. Villeglé accompagna Dufrêne negli studi-laboratori di Pierre Henry, in rue Cardinet 80. Su incoraggiamento di Jouffroy, tra i due inizia una collaborazione tecnologica-criritmica. Ad aprile, a Milano, il giovane critico ventinovenne Pierre Restany coglie il particolare momento storico per redigere il primo manifesto del nouveau réalisme e organizzare, alla Galleria Apollinaire, la mostra Baptême de l’appropriation, che legittima a tutti gli effetti l’intuizione avuta dal critico osservando le opere di Yves Klein, Jean Tinguely, Raymond Hains, François Dufrêne e Jacques Villeglé all’epoca della Biennale. A questo gruppo iniziale si aggiungerà Arman, amico di Restany. Sei mesi dopo, il 27 ottobre 1960, a Parigi, nell’appartamento di Yves Klein, il gruppo riunito da Restany firma la dichiarazione costitutiva dei nouveaux réalistes. Di passaggio a Parigi, a dicembre Mimmo Rotella fa visita ai “rapitori di manifesti”, che allora esponevano per la prima volta con il gruppo dei nouveaux réalistes al Festival d’Avantgarde, nel Padiglione americano alla Porte de Versailles. Nel 1961 Villeglé subentra a Dufrêne al Salon Comparaisons (gli verrà riservata una sala fino al 1968): egli invita, oltre ai nouveaux réalistes, alcuni giovani artisti pop americani ed europei, oltre a diversi rappresentanti parigini dell’arte povera, dell’école de Nice, del lettrismo, della mec art, Poulet 20 NF e gli “objecteurs”; insomma, tutti artisti marginali, o il cui lavoro non corrispondeva alle direttive degli altri organizzatori. La presenza di Villeglé all’interno del comitato direttivo del Salone stimola il gruppo dei “pittori della realtà”: i soggetti delle loro opere passeranno, nell’arco di duetre anni, dalla natura morta (ancora come veniva intesa nel XVII secolo) ai pastiches urbani del nouveau réalisme, senza però snaturarsi, rimanendo comunque fedeli ai canoni accademici e al cavalletto, rispettosi del lavoro in quanto tale e, naturalmente, non abbandonando mai la pittura. Nel 1967, prima di dimettersi dal suo incarico al Salon Comparaisons, di cui non condivideva le posizioni tradizionaliste, Villeglé proporrà, assieme a Jean-Louis Brau, di predisporre per il Salone dell’aprile 1968 una “sala hippie”, dove non sarebbe stata esposta nessuna opera plastica. Una proiezione di diapositive ricorderà l’originaria destinazione del luogo, da sempre riservato alla pittura. 17 maggio 1961. A Parigi, apertura della Galerie J in rue Montfaucon. Primo contratto. 1961-1963. Nonostante la dichiarata presa di posizione in merito al primato del “rapire” sul “fare”, il gruppo dei cosiddetti “affichistes”, per distinguerli dagli altri nouveaux réalistes, viene paradossalmente invitato prima all’esposizione The Art of Assemblage (New York, Dallas e San Francisco), poi a quella intitolata 50 ans de collage (Saint-Etienne e Parigi). Nel 1963 Robert Lebel e Alain Jouffroy fanno il punto sulla distinzione fra “collage” e “oggetto” in una mostra presso una galleria effimera a Saint-Germain-des-Prés. 1963-1964. Mostre personali alle gallerie J di Parigi e Ad Libitum di Anversa. Il direttore del Kaiser Wilhelm Museum di Krefeld, Paul Wember, acquista un’affiche ad Anversa, incoraggiando inoltre il primo acquisto, europeo e istituzionale, di opere di Dufrêne e Hains. Mostre dei quattro “rapitori” presentate da Pierre Restany presso la galleria di Arturo Schwarz a Milano (L’affiche lacérée, élément de base de la réalité urbaine) e la Gres Gallery di Chicago. Nel maggio 1965 alcune affiches di un ballo (firmati Mathieu e lacerati) offrono a Villeglé l’occasione di elaborare un pri- 215 mo lavoro tematico. Contro l’appropriazione che lo ha preceduto, il laceratore va al cuore purpureo del grafismo, mettendo a nudo, con tre colpi di rasoio, una macchia-scudo di sabbia. A destra: volti. A sinistra: una fila uguale con una punta triangolare all’inglese. L’insieme di queste affiches viene esposto nel febbraio del 1967 da Jacqueline Ranson, in rue Furstenberg, con il titolo De Mathieu à Mahé. Ad agosto Villeglé inizia a redigere Lacéré Anonyme o Urbi & Orbi, dove argomenta la rilettura moderna dei miti tradizionali e l’ambiguità che essa comporta quando il colpo di fulmine diventa criterio di creazione. Inoltre Villeglé descrive come il suo collezionare i manifesti lacerati lo abbia fatto diventare lui stesso una “personalità lacerata”. Grazie alla mediazione del patafisico Noël Arnaud, il 20 ottobre Villeglé entra in contatto con Léo Malet (1909-1996), ex surrealista, romanziere, nonché il padre del personaggio di Nestor Burma (detective privato). Già negli anni trenta Malet si era immaginato una forma di “décollage direzionato” per realizzare oggetti “psico-atmosferici-anamorfici”. Con l’intenzione, non poco maliziosa, di stilare il catalogo ragionato dell’opera dell’Oberdada Johannes Baader (18751954), il 9 novembre 1968 Villeglé incontra Carola GiedionWelcker al Café Odéon di Zurigo. In seguito, dopo la pubblicazione di un articolo sulla rivista “Leonardo”, farà visita a César Domela (22 aprile 1969), a Raoul Hausmann (17 maggio), a Herta Wescher (29 maggio), a Poupart-Lieussou (7 giugno) e a Jefim Jef Golyschev (16 giugno). Le mostre del nouveau réalisme e della pop art – primi bilanci dell’attività artistica degli anni sessanta – e, in segui- 216 to, quelle del décollage si susseguono a La Haye, Vienna, Berlino, Krefeld, Anversa e Milano. 28 febbraio 1969. Nixon fa visita a Charles de Gaulle. Sulle pareti di un corridoio della metropolitana Villeglé vede le tre frecce del vecchio Partito socialista, la croce gaulliana, la svastica nazista, la croce celtica inscritte nella “O” dei movimenti Jeune Nation, Ordre Nouveau, Occident ecc. E ancora, le tre frecce dinamiche, timoniere e pavloviane di Serge Tchakhotine a indicare, senza altro commento, il nome del presidente americano. 6-7 maggio. In occasione della manifestazione Liberté de parole, organizzata da J.J. Lebel, il primo grafismo sociopolitico viene esposto al Théâtre du Vieux-Colombier. Poco tempo dopo sarà pubblicato dagli editori milanesi ed esposto assieme a una “valigia nouveau réaliste”. Agosto 1970. Inizia la redazione del catalogo ragionato dell’opera di Villeglé. Tra il 1983 e il 1988, a occuparsi del catalogo sarà Françoise-Julie Piriou, allora studentessa all’Università dell’Alta Bretagna, sotto la direzione di Jean-Marc Poinsot. Ottobre-novembre. Decimo anniversario del nouveau réalisme alla Galerie Mathias Fels (Parigi) e Rotonda di via Besana (Milano). Il critico Otto Hahn (1935-1996) pubblica sulla rivista “VH 101”, n. 3, alcuni brani tratti dal Lacéré Anonyme con il titolo Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée. Prima acquisizione ufficiale in Francia di un’affiche di Villeglé ad opera del Fonds National d’Art Contemporain. 1971-1972. Staatsgalerie di Stoccarda: prima esposizione museale interamente dedicata alle affiches lacerate. La pre- fazione del catalogo è di Johannes Cladders, futuro direttore del Museo di Mönchengladbach, il quale, in occasione dell’inaugurazione del museo – nel 1981 – dedicherà una sala alle opere dei tre affichistes parigini. Carl André realizza il pavimento della sala. Retrospettiva di Villeglé al Moderna Museet di Stoccolma e al Museum Haus Lange di Krefeld. Mostre personali a Colonia: da Michael Werner e alla Galerie Der Spiegel, diretta da Eva (1913-1988) e Hein Stünke (1913-1994). 1974. Preannunciando la pubblicazione della prima versione del Lacéré Anonyme o Urbi & Orbi da parte del Musée National d’Art Moderne (luglio 1977), Villeglé ne anticipa alcuni brani sulle riviste “Apeïros” e “Alfabeta”, e nella collana “Poquettes volantes” del “Daily Bull”. Alla fine dell’anno inizia la realizzazione del film d’animazione Un mythe dans la ville (29 min., colori, 16 mm). La colonna sonora (Couper n’est pas jouer, 1969) è di Bernard Heidsieck. Previa autorizzazione dell’artista, Villeglé utilizza la locandina di una mostra che Jean Dubuffet farà affiggere, nell’aprile del 1976, nei quartieri Halles-Beaubourg-Marais, e un “libro impubblicabile” commissionato appositamente a Denise A. Aubertin. 1976-1977. Villeglé partecipa alla mostra itinerante Panorama de l’art français 1960-1975, organizzata dall’AFAA (Association Française d’Action Artistique) e presentata ad Atene, Ankara, Istanbul, Teheran, Baghdad, Damasco, Tel Aviv, Tunisi, Rabat e Algeri. 1976-1981. Villeglé partecipa alle mostre Beautés volées al Musée d’Art et d’Industrie di Saint-Etienne, Paris-New York al Centre Georges Pompidou di Parigi, Dufrêne et Villeglé, affiches lacérées al Centre Noroît di Arras, Bryen éclaté a Nantes, Paris/Paris 1937-1957 al Centre Pompidou, WestKunst 1939-1970 a Colonia. In occasione della seconda esposizione del gruppo degli affichistes alla Galerie Mathias Fels di Parigi (marzo-aprile), Villeglé redige il testo in catalogo Commémoration de la loi du 29 juillet 1881. Michel Lancelot (1938-1996) dedica a Villeglé la trasmissione televisiva Loi du 29 juillet 1881, Villeglé (realizzazione Georges Paumier, produzione Antenne 2, 20 min., colori, 16 mm). Gennaio 1982. Les Présidentielles 81 vues par Villeglé, Centre d’Art Contemporain J. & J. Donguy, rue de la Roquette, Parigi. Febbraio-giugno. Guérilla des écritures: vari interventi su aree riservate all’affissione nelle città di Rennes e Parigi (con la collaborazione di Art Prospect, Bretagna). Aprile 1985. Villeglé è a Rennes per commemorare il centenario dei primi scritti “ontogenici” di Jarry e della creazione di Ubu. Per celebrare l’anniversario del Retour de l’Hourloupe (alias Bosse-de-nage) vengono organizzate due mostre: la prima, alla Maison de la Culture, è presentata da Bernard Lamarche-Vadel (1949-2000); la seconda (Les affichistes selon Villeglé), alla Galerie Art & Essai dell’Università di Villejean, è presentata da Béatrice Salmon. Luglio. Villeglé monta nuovamente su telaio, per esporli nell’ottobre seguente, due affiches già presentate alla seconda Biennale des Jeunes di Parigi (1961) e rimasti in deposito per ventiquattro anni: uno sarà acquistato nel 1987 da 217 Claude Fournet per il Musée d’Art Moderne et Contemporain di Nizza; l’altro, intitolato Carrefour Sèvres-Montparnasse (3,19 x 8,10 metri), sarà esposto prima nella retrospettiva Les nouveaux réalistes (Parigi, Mannheim e Winterthur) e in seguito al Magasin di Grenoble (1988), al Kunstmarkt di Colonia (1989), al MoMA di New York (High and Low, 1990), al Ludwig Museum di Colonia (nella mostra Pop Art) e al Centro de Arte Reina Sofía di Madrid nel 1992, al Centre Pompidou di Parigi (Les années pop) nel 2001. Villeglé crea un vero e proprio gruppo finanziario per realizzare il primo volume del catalogo ragionato della sua opera, che viene pubblicato in occasione della mostra La peinture dans la non-peinture (Nizza, dal luglio 1988; Tolosa, ottobre 1988; Colonia, 1989). 1989. Valérie Villeglé dà vita al Secrétariat Jacques Villeglé, un organo preposto all’informatizzazione degli archivi e alla redazione del catalogo ragionato dell’opera di Villeglé, che conta a oggi sette volumi pubblicati. Mostre personali al Centro Culturale d’Arte Bellora di Milano, alla Galleria Peccolo di Livorno, alla Galerie Reckermann di Colonia e alla Zabriskie Gallery di New York. 1990. Esce il volume Villeglé. La présentation en jugement di Bernard Lamarche-Vadel (Marval, Parigi). Nel 1991, grazie agli addetti culturali della Regione Nord Pas-de- Calais e alla tenacia dello stampatore Alain Buyse, vengono organizzate le prime mostre “decentralizzatrici” a Lille e a Douai. 1994. Villeglé viene invitato da Franz W. Kaiser al Museum Paleis Lange Voorhout dell’Aia nell’ambito di una serie di 218 mostre personali di arte contemporanea francese organizzate dall’AFAA. 1995. Esce il volume Un homme sans métier, Jannink, Parigi. 28-29 settembre. Su iniziativa della DAP viene proiettato un film su Villeglé nell’ambito degli “Archives du XXe Siècle” (film coprodotto da Terra Luna, realizzato da Fabrice Maze, con un’intervista a cura di Philippe Piguet). 1996. Retrospettiva al Centre d’Art Contemporain BouvetLadubay di Saumur, con un’intervista a cura di Geneviève Nevejan. 1997. Esce il volume Carrefour politique (Vers les Arts, Calignac). Inizio di una nuova serie tematica dedicata alla musica amplificata. Prima mostra di Villeglé al Carré d’Art di Bayonne (maggio-giugno 1998), presentata da Marie Albet. 1997-1998. Villeglé partecipa alle mostre dei nouveaux réalistes a Parigi (Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois; pubblicazione del libro di Catherine Francblin), Colonia (Museum Ludwig), Vence (Notre-Dame des Fleurs), Esslingen (Villa Merkel), Milano (Fonte d’Abisso Arte) e Nizza (MAMAC). 1998. Esce il volume Liens et lieux, Galerie Départementale du Douven, Locquémeau, prefazione di Annie Goëdard-Le Goff. Novembre. Retrospettiva alla Alan Koppel Gallery di Chicago, organizzata in collaborazione con Chloé R. Ziegler (prefazione di Simon Anderson, intervista di Annette Ferrara). 1999. Mostre personali a: Colonia, Galerie Der Spiegel, Double message; Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, prima mostra tematica, Mots 1949-1996, presenta- ta da Catherine Millet; Poitiers, Confort Moderne, Villeglé, la musique amplifiée, presentata da Dominique Truco, François Dagognet, Alain Jouffroy e Pierre Restany; Ginevra, Galerie Sonia Zannettacci; New York, Ubu Gallery, Rétrospective 1959-1998; Los Angeles, Shoshana Wayne Gallery; Mérignac, Vieille Eglise Saint-Vincent, Villeglé techno-rapt, presentata da Dominique Dussol. Pubblicazione di Cheminements 1943-1959 (Jean-Pierre Huguet/ “Les Sept Collines”, Saint-Julien-Molin-Molette). 2000. Micropolitiques, Le Magasin, Grenoble. Mostre personali alla Cité de la Musique di Parigi (prefazione in catalogo di Catherine Francblin) e alla Galerie Lucien Schweitzer del Lussemburgo. 2001. Villeglé viene invitato dal FRAC (Fonds Régional d’Art Contemporain) della Corsica alla mostra Décentralisation 3, a Corte. Mostre personali a: Londra, James Mayor Gallery; Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, seconda mostra tematica, Images 1958-1991, presentata da Catherine Francblin; Los Angeles, Chac Mool Gallery; Ginevra, Galerie Sonia Zannettacci; Chicago, Alan Koppel Gallery. Odile Felgine, biografa di Roger Caillois e Victoria Ocampo, dedica a Villeglé una monografia (Ides et Calendes, Neuchâtel). 2002. Esposizioni a La Briantais, Saint-Malo, Lille. Creazione, assieme a Ferdinando Botto Poala, dello spazio AE (stoffe e abiti) e realizzazione del CD-Rom Jacques Villeglé. Catalogue raisonné. 2003. Mostre personali a: Poitiers, Musée Sainte-Croix, Alphabet socio-politique; Vannes, Musée de la Cohue; Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, terza mostra tematica, Sans lettre ni figure 1951-1968, presentata da Hans Ulrich Obrist e Robert Fleck. A febbraio la Città di Buenos Aires invita Villeglé a intervenire presso il Centro Cultural Recoleta. 2004. Realizzazione di due arazzi presso l’atelier André Magnat (Aubusson) e l’atelier Pinton (Felletin), destinati ai musei di Cognac. 2005. Esce il volume La traversée Urbi & Orbi, Transéditions, Parigi. Mostre personali a: Orchies, Maison de la Chicorée; Ginevra, Galerie Sonia Zannettacci; Metz, Arsenal; Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, quarta mostra tematica, Politiques 1957-1991, prefazione di Nicolas Bourriaud. 2006. Mostre personali a: San Francisco, Modernism; Chicago, Alan Koppel Gallery; Quimper, Le Quartier; Knokkele-Zoute e Art Köln, Guy Pieters Gallery; Milano, Galleria Tonelli; Monaco, Incognito; Valencia, Museo della Città. 2007. Mostre personali a: Parigi, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, quinta mostra tematica, La lettre lacérée; Padova, Vecchiato New Art Galleries; Art Paris, Guy Pieters Gallery; Lussemburgo, Galerie Lucien Schweitzer; Hannover, Stiftung Ahlers Pro Arte / Kestner Pro Arte. Pubblicazione di due monografie: una edita dalla Galerie Linda & Guy Pieters (biografia di Odile Felgine, prefazione di Arnaud Labelle-Rojoux, intervista di Yves e Michèle Falco); l’altra con prefazione di Kaira Cabañas, François Bon e Nicolas Bourriaud (Flammarion, nella collana “La création contemporaine”). 219 Biographie seléctive Retrospettiva del nouveau réalisme (decennio 1950-1960) al Grand Palais di Parigi e allo Sprengel Museum di Hannover. Per l’occasione vengono realizzati uno scrittoio e un tavolino dal vetraio Gilles Chabrier e dal designer René Bouchara, esposti ad Art Paris. 2008. Retrospettive di Villeglé al Centre Pompidou di Parigi e al Musée Départemental d’Art Ancien et Contemporain di Epinal. Villeglé inaugura la Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia e participa alla Biennale di Gwangju (Corea). Esposizioni a Istanbul (Pera Museum), Ginevra (Galerie Sonia Zannettacci), Chicago (Alan Koppel Gallery), San Francisco (Modernism), Nizza (Bibliothèque Louis-Nucéra). Il Consiglio Generale dei Vosgi commissiona a Villeglé un Mémorial socio-politique in acciaio Corten di 15 x 2 metri per il giardino del museo. Pubblicazione di una monografia di Gérard Durozoi (Hazan, Parigi) e di due interviste: una di Marion Chanson (Thalia, Ennery); l’altra di Didier Dauphin (Bookstorming, Parigi). Nell’ottobre 2009 Villeglé è l’invitato d’onore alla Mediateca del Centre Culturel Saint-Louis-de-France a Roma. Il giorno dell’inaugurazione l’artista realizza un affresco socio-politico. In questa occasione la Galleria Mucciaccia di Roma gli rende omaggio con una retrospettiva curata da Dominique Stella. Aprile 2010. Installazione di un alfabeto socio-politico in bassorilievo di 3,5 x 3,5 metri nel cortile della Ecole d’Arts Plastiques di Châtellerault. Mostra al MiArt con Agnellini Arte Moderna; la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois di 220 Parigi presenta la sesta mostra tematica, La peinture dans la non-peinture. Opere di Villeglé sono presenti nella mostra inaugurale del Centre Pompidou di Metz, Chefs-d’œuvre?, e nell’accrochage inaugurale del LaM di Villeneuve-d’Ascq. 2011. Villeglé lavora a vari progetti di mobili e sculture. Mostre a: Londra, Alexia Goethe Gallery e Stuart Shave Modern Art; Casablanca e Marrakech, Matisse Art Gallery; San Francisco, Modernism; Vicenza, Yvonne Arte Contemporanea; Chiari, Galleria L’Incontro. 2012. A cinque anni dal’inaugurazione l’Espace Jacques Villeglé di Saint-Gratien presenta la prima mostra di sculture dell’artista. Il Musée d’Art Contemporain di Marsiglia gli dedica una retrospettiva. La Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois espone la documentazione di Pénélope alla Fiera di Basilea. La Modernism Gallery di San Francisco (Martin Muller Books) pubblica una scelta di di testi da La Traversée Urbi & Orbi in inglese. 2013. Jacques Villeglé inaugura la nuova sede della Alan Koppel Gallery a Chicago; espone alla Mayor Gallery di Londra, alla Galerie Sonia Zannettacci de Ginevra, alla Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia, al Castello di Vitré. Sue scultre sono presentate all’Abbaye Saint-Jean d’Orbestier vicino alle Sables d’Olonne. Bernard Blistène lo invita a mostrare i suoi grafismi socio-politici al Nouveau Festival del Centre Pompidou, e Mathieu Copeland a Une exposition sans texte alla Maison d’Art Bernard Anthonioz di Nogent-sur-Marne. Alla fine di novembre Villeglé tiene una conferenza al Guggenheim Museum di Abu Dhabi per l’acquisizione di sue opere da parte del museo. Jacques Villeglé nait à Quimper (Finistère, Bretagne) le 27 mars 1926. A Vannes (Morbihan, Bretagne), où il demeure depuis 1934, il découvre, en juin 1943, l’Anthologie de la peinture de 1906 à nos jours (Ed. Montaigne, Paris, 1927) de Maurice Raynal. Jusqu’à la fin de la guerre ce volume sera sa principale information sur la peinture contemporaine. Parmi les œuvres reproduites, en blanc et noir, une œuvre de Miró le déroute principalement par l’indétermination d’une cotonneuse tache centrale, et par la désinvolture du graphisme des plus légers. Il travaille alors chez un architecte assez conventionnel, par contre, à travers une monographie et une biographie de Le Corbusier, il prend conscience que l’urbanisme est également dans une évolution qu’il ignorait totalement. En février 1944, court séjour dans le Paris occupé, déçu par les tableaux qu’il peut voir aux vitrines des galeries. A son retour, il lit Guignol’s Band de L.F. Céline; cette lecture le change de la littérature à la Drieu La Rochelle qui faisait florès. En septembre il s’inscrit à la section peinture de l’Ecole des Beaux-Arts de Rennes Fin janvier 1945, il se lie avec Raymond Hains qui vient de s’inscrire à la section sculpture, pour la quitter à Pâques, tandis que lui-même passe à l’atelier d’admission de l’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture. Avec Etapes de la peinture française contemporaine depuis le cubisme 1911-1944, de Bernard Dorival, malgré les réticences de l’auteur, professeur à l’Ecole de Louvre, il prend connaissance de l’automatisme psychique surréaliste. L’es- prit de ce livre empreint de la “prudence paysanne et bourgeoise” de l’anti-intellectualisme vichyste, qui rejetait, pour un humanisme figuratif, “autant l’abstraction de l’avantgarde que le rêve du surréalisme”, préfigurait le statisme culturel de la Quatrième République, replié sur le “génie pictural français”, et le respect du “désordre établi”, comme disait à l’époque Emmanuel Mounier. En janvier 1947, après avoir travaillé quatre mois chez un architecte de Saint-Malo, Villeglé s’inscrit à l’Ecole des BeauxArts de Nantes. Il y demeure d’abord rue du Bocage, près de l’hôpital militaire qui vit la rencontre de André Breton et Jacques Vaché. Il en prend connaissance peu après en lisant l’Histoire du surréalisme de Maurice Nadeau et complète en même temps ses notions sur le hasard objectif et l’écriture automatique. En avril il est admis à l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts (section architecture). Durant les vacances il commence à Saint-Malo la collecte d’objets trouvés: échantillon de catalogue, fils d’acier, déchets du mur de l’Atlantique qui, sans la moindre intervention d’un artiste, constituent indubitablement des peintures ou des sculptures. A Paris, en décembre, pour savoir qui est qui, qui fait quoi, qui expose qui, visite systématique, avec Hains, de l’ensemble des galeries parisiennes. En fin de parcours, ils font connaissance de Colette Allendy (1895-1960), veuve du Dr René Allendy (1889-1942), qui dirige une galerie, rue de l’Assomption n° 67 à Auteuil. Elle y présentait alors un ensemble de dessins de Arp, Kandinsky, Magnelli et Miró. 221 1948-1949. Nombreux aller et retour entre Nantes et Paris. En septembre fait la connaissance au Dôme du peintre et poète Camille Bryen (1907-1977), originaire de “la ville du pont transbordeur et de l’angoisse nantaise”, puis, avec lui, fréquente Wols à la Pergola, à la Rôtisserie Saint-Germain ou à la Rhumerie Martiniquaise. Arrache avec Hains, en février 1949, Ach Alma Manetro, première affiche lacérée commune. En décembre, Villeglé quitte définitivement Nantes et abandonne sans regret ses études d’architecture pour s’installer à Paris. Intentionnellement – l’intention désignant au sens le plus husserlien du terme la vision – il décide de limiter sa démarche appropriative aux seules affiches lacérées. 1950-1954. Après un court stage au deuxième trimestre à Nancy aux Ateliers de Maxéville de Jean Prouvé (1901-1984), créateur des “murs-rideaux”, il participe à la mise au point des “lettres éclatées” que Hains photographiait depuis 1947 au travers d’une trame de verre cannelé, et à divers films dont Pénélope et Loi du 29 juillet 1881 ou Défense d’afficher. Un extrait de Pénélope sera monté au printemps 1960 par l’équipe du Centre de Recherche Image de la RTF et diffusé sous le titre Etude aux allures, nom de la composition de musique concrète avec lequel Pierre Schaeffer (1910-1995), directeur du Centre, sonorisa ce court-métrage (12’ env., couleurs, 16 mm), baptisé primitivement Pénélope par Villeglé, à cause des couleurs méditerranéennes et des incessantes reprises. Sur les déchets des pellicules surexposées, avec de l’encre de Chine grasse, qui craquellera en séchant, Villeglé, suivant son habitude “ad-hociste”, fera des graffiti. 222 Ce qui en a subsisté sera diffusé par le Centre Georges Pompidou au début des années quatre-vingt sous le titre Paris - Saint-Brieuc 1950-1952. 1er mai 1952. Hepérile, poème phonétique de Camille Bryen édité par PAB (Pierre-André Benoît, 1922-1993), est choisi pour officialiser l’éclatement de l’écriture. Hepérile éclaté, petit livre voué à une faune d’ultra-lettres bayadères, ondines cannelées de la nouvelle mythologie, s’effectuera le 19 juin 1953 à l’occasion d’une exposition personnelle de Bryen à la Galerie Colette Allendy. En décembre Hains et Villeglé fréquentent Chez Moineau, sordide café, 22 rue du Four, les lettristes dissidents, Bull Dog Brau (1930-1985), Guy-Ernest Debord (1931-1994) et Gil J Wolman (1929-1995), Jean-Michel Mension, etc. qui viennent de fonder leur première internationale, prémisse du situationnisme. En février 1954, ils font la connaissance de François Dufrêne (1930-1982), dont ils suivaient depuis huit ans les publications et les récitals lettristes. Celui-ci les présente à Yves Klein “le Monochrome” (1928-1962) de retour du Japon. Avril-mai 1957. Première rétrospective des affiches lacérées chez Colette Allendy, qui avait échappé aux dogmatismes des abstraits, Yves Klein ayant raccourci de huit jours sa propre exposition. Trois critiques la commenteront: Edmond Humeau, Le lyrisme des murs, “Combat”, 5 juin 1957; Michel Courtois, “Arts”, 5 juin 1957; et Pierre Restany, “Cimaise”, octobre 1957. Au cours du vernissage, première rencontre avec Gérard Deschamps (19 ans), familier du lieu pour y avoir déjà exposé. Se rendant compte que la critique, tout comme le public, n’avait pas saisi qu’il y avait un nouveau comportement pictural à exposer des affiches lacérées, telles qu’elles avaient été arrachées du mur ou de la palissade, Villeglé rédige une mise au point sur la lacération “manifestation spontanée”, qu’il fait paraître en mai 1958 sous le titre Des réalités collectives dans “Grâmmes”, revue sous-titrée par provocation de l’“ultra-lettrisme”. Isidore Isou répondra à cette provoc dans la revue de Maurice Lemaître “Poésie Nouvelle”. En février 1959, François Dufrêne, ayant effectué une première vente d’affiches lacérées de petits formats, et “Lacéré Anonyme” ayant pris corps en Villeglé, il l’invite à présenter ses œuvres dans l’atelier de son père, rue Vercingétorix; la manifestation aura lieu en juin. Lacéré Anonyme est un personnage mythique, né de la croyance en une création collective. Ainsi, les cathédrales auraient été construites par une volonté commune, par l’élan populaire. Pour Vico, Homère personnifie le peuple grec; Lacéré Anonyme personnifie l’ensemble des lacérateurs inconnus. C’est la remise en question de l’artiste interprète de l’âme populaire intermédiaire de l’inconscient collectif. En octobre, des affiches lacérées, un monochrome bleu, une machine à peindre, disséminés à l’intérieur et à l’extérieur du Musée Municipal d’Art Moderne de la Ville de Paris, créent les trois lieux événementiels de la première Biennale des Jeunes. Pour André Malraux, qui venait de prendre les Affaires culturelles, ces trois lieux se réduiront à deux. Lorsqu’il se remémore sa visite inaugurale, Malraux oublie Klein, il mentionne avec la machine baladeuse et menaçante de Tinguely (1925-1991), qui l’avait ou qui avait manqué de l’éclabousser, “les affiches lacérées, les plus insidieux des ready-mades”. Le genre “haffreux” semble lui dire Picasso à qui il relate le vernissage (La tête d’obsidienne, Gallimard, Paris, 1974, p. 141). En cours d’année paraît Sur Marcel Duchamp de Robert Lebel (1904-1986); l’objet devient un dénominateur commun et les affiches lacérées, qui étaient abusivement assimilées au collage, seront dès lors identifiées au ready-made. Les ravisseurs auront beaucoup de mal à secondariser l’influence duchampienne. En février 1960, pour répondre aux nouvelles tendances révélées par la première Biennale, Dufrêne, par l’intermédiaire d’Alain Jouffroy, est chargé d’une salle au Salon Comparaisons. Il y présente, à côté des affichistes, un ramasseur de chiffons d’usines, des assemblagistes, une jeune croûtiste, des expressionnistes baroques et des expérimentaux travaillant l’espace ou le mouvement. Ursula Girardon (1926-1989), boulevard Pasteur: premier courtier à vendre une affiche lacérée. Villeglé accompagne Dufrêne dans les studios-laboratoires de Pierre Henry, 80 rue Cardinet. Entre eux deux commence, à l’instigation de Jouffroy, une collaboration technologiecrirythme. En avril, à Milan, Pierre Restany, jeune critique, 29 ans, saisit ce moment historique pour rédiger le premier manifeste du nouveau réalisme et organiser une exposition, à la Galleria Apollinaire, Baptême de l’appropriation, qui sanctionne l’état de fait qu’il avait ressenti lors de la Biennale avec 223 Yves le Monochrome, Tinguely, Hains, Dufrêne et Villeglé. Au groupe initial il ajoute son ami niçois Arman. Six mois plus tard, le 27 octobre, au domicile d’Yves Klein aura lieu la signature de la déclaration constitutive du groupe des nouveaux réalistes élargi. En décembre Mimmo Rotella, de passage à Paris, rend visite à chacun des « ravisseurs”, qui exposaient alors pour la première fois côte à côte avec l’ensemble des nouveaux réalistes dans le cadre du Festival d’avant-garde de Paris au Pavillon américain de la Porte de Versailles. En 1961, Villeglé prend le relais de Dufrêne au Salon Comparaisons (il gardera la responsabilité d’une salle jusqu’en 1968). Outre les nouveaux réalistes, il y invitera de jeunes pop américains et européens, des représentants parisiens de l’arte povera, de l’école de Nice, des lettristes, le mec art, Poulet 20 NF, les “objecteurs”, enfin tous les marginaux, ou dont les critères ne correspondaient pas aux disciplines des autres organisateurs. Sa présence au sein du comité directeur de ce salon stimula le groupe des “peintres de la réalité” dont les sujets évoluèrent et passèrent en deux-trois ans de la nature morte dans la tradition du XVIIe siècle aux pastiches des thèmes urbains du nouveau réalisme, tout en restant eux-mêmes fidèles aux canons académiques à l’échelle du tableau de chevalet, respectueux du travail pour le travail, et bien entendu sans se libérer du préjugé de la matière picturale. En 1967, las de la mentalité traditionnelle des salons, qui débite l’espace géométrique par œuvre, il propose avec Jean-Louis Brau, avant de donner sa démission, pour celui 224 d’avril 1968, une “salle hippie” dans laquelle ne serait exposée aucune œuvre plastique. Pendant que les participants y feraient leurs actions, quelques projections de diapos rappelleraient la destination picturale du lieu. 17 mai 1961. Ouverture de la Galerie J, rue Montfaucon, premier contrat. 1961-1963. Malgré leur détermination et leur prise de position commune en faveur d’une primauté du “ravir” sur le “faire”, ceux qui furent différenciés des autres nouveaux réalistes par l’appellation “affichistes” furent invités paradoxalement aux expositions The Art of Assemblage à New York, Dallas et San Francisco, puis à 50 ans de collage à Saint-Etienne et Paris. Robert Lebel et Alain Jouffroy différencièrent en 1963 le collage de l’objet par une exposition germano-pratine dans une galerie éphémère. 1963-1964. Expositions personnelles: Galerie J (Paris) et Ad Libitum (Anvers). Paul Wember, directeur du Kaiser Wilhelm Museum de Krefeld, acquiert près de la galerie anversoise une affiche. Il sera également à l’origine du premier achat européen institutionnel pour Dufrêne et Hains. Expositions des quatre “ravisseurs”, préfacées par Restany (L’affiche lacérée, élément de base de la réalité urbaine), chez Arturo Schwarz à Milan et à la Gres Gallery à Chicago. En mai 1965, des affiches d’un bal signées Mathieu et lacérées offrent à Villeglé une série thématique. Contre la première appropriation le lacérateur s’était attaqué au cœur pourpre du graphisme, mettant à nu, de trois coups de rasoir, une tache-écu de sable avec billette et crosse renver- sées, destrée de gueules, sénestrée d’une filière de même comportant pointe triangulaire à l’anglaise. L’ensemble de ces affiches fut exposé chez Jacqueline Ranson, rue Furstenberg, en février 1967 sous le titre De Mathieu à Mahé. En août Villeglé commence la rédaction de Lacéré Anonyme ou Urbi & Orbi. Il y aborde l’aspect moderne du vieil artiste des mythes traditionnels, avec toute l’ambiguïté que comporte cet état lorsque le coup de foudre devient critère de création et comment, en collectionnant des affiches agressées, il est devenu une personnalité lacérée. Le 20 octobre, par l’intermédiaire du pataphysicien Noël Arnaud, Villeglé prend langue avec Léo Malet (1909-1996), autodidacte, ancien surréaliste et romancier créateur du “privé” Nestor Burma, qui, au cours des années trente, avait imaginé avec une certaine forme de “décollage dirigé” de confectionner des objets “psycho-atmosphériques-anamorphiques”. Il était alors attributaire d’une boîte de livres sur le quai de l’Hôtel de Ville, aux abords du Pont Louis-Philippe. Le 9 novembre 1968, ayant l’intention malicieuse d’établir le catalogue raisonné de l’œuvre de l’Oberdada Johannes Baader (1875-1954), Villeglé rencontre à Zurich, Café Odéon, Carola Giedion-Welcker. Puis il rendra visite, chez eux, après la parution d’un article dans la revue “Leonardo”, à César Domela (22 avril 1969), Raoul Hausmann (17 mai), Herta Wescher (29 mai), Poupart-Lieussou (7 juin) et à Jefim Jef Golyschev (16 juin). Les expositions du nouveau réalisme ou du pop art, premiers bilans de l’activité des années soixante, puis celles du décollage, se succèdent à La Haye, à Vienne, à Berlin, à Krefeld, à Anvers, à Milan. 28 février 1969. Nixon rend visite à Charles de Gaulle. Sur les murs d’un couloir de métro, les trois flèches de l’ancien Parti socialiste, la croix de Lorraine, la croix gammée, la croix celtique inscrite dans le cercle du mouvement Jeune Nation, puis à nouveau les trois flèches pavloviennes de Serge Tchakhotine indiquent graphiquement sans autre commentaire le nom du président américain. 6-7 mai. Le premier graphisme socio-politique est exposé au Théâtre du Vieux Colombier lors de la manifestation Liberté de parole organisée par J.J. Lebel, puis sera publié peu après par des éditeurs milanais dans une “valise nouveau réaliste”. Août 1970. Début de l’établissement du catalogue raisonné de son œuvre. Cet inventaire sera poursuivi entre 1983 et 1988 par Françoise-Julie Piriou, étudiante à l’Université de Haute-Bretagne, sous la direction de Jean-Marc Poinsot. Octobre-novembre: Xe anniversaire du nouveau réalisme, Galerie Mathias Fels (Paris) et Rotonda di via Besana (Milan). Le critique Otto Hahn (1935-1996) publie dans la revue “VH 101”, n° 3, des extraits du Lacéré Anonyme intitulés Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée. Première acquisition officielle en France par le Fonds National d’Art Contemporain d’une affiche villegléenne. 1971-1972. A la Staatsgalerie de Stuttgart, première exposition muséale consacrée aux seules affiches lacérées; le catalogue est préfacé par Johannes Cladders, futur directeur du Musée de Mönchengladbach. Lors de l’inauguration du musée en 1981 il réservera une salle aux œuvres des trois affichistes parisiens; au sol, Carl André. 225 Rétrospective de l’œuvre de Villeglé au Moderna Museet de Stockholm et au Museum Haus Lange de Krefeld, et deux expositions personnelles à Cologne chez Michael Werner et à la Galerie Der Spiegel dirigée par Eva (1913-1988) et Hein Stünke (1913-1994). 1974. Avant de faire publier, en juillet 1977, par le Musée National d’Art Moderne, la première version de Lacéré Anonyme, ou Urbi & Orbi, Villeglé en fait paraître des extraits dans les revues “Apeïros” et “Alfabeta” et dans une collection du “Daily-Bull”, les “Poquettes volantes”. En fin d’année Villeglé entreprend un film d’animation et de dessins animés, Un mythe dans la ville (29’, couleurs, 16 mm), accompagné d’une bande-son de Bernard Heidsieck, Couper n’est pas jouer, 1969. Avec son autorisation il utilisera une affiche d’exposition que Jean Dubuffet faisait placarder en avril 1976 dans les quartiers Halles-BeaubourgMarais et un “livre-impubliable” qu’il avait commandé à cet effet à Denise A. Aubertin. 1976-1977. Villeglé participe à l’exposition itinérante Panorama de l’art français 1960-1975 organisée par l’AFAA (Association Française d’Action Artistique), présentée à Athènes, Ankara, Istanbul, Téhéran, Bagdad, Damas, Tel-Aviv, Tunis, Rabat, Alger. 1976-1981. Il participe aux expositions Beautés volées au Musée d’Art et d’Industrie de Saint-Etienne, Paris-New York au Centre Georges Pompidou, Dufrêne et Villeglé, affiches lacérées au Centre Noroît d’Arras, Bryen éclaté au Musée de Nantes, Paris/Paris 1937-1957 au Centre Georges Pompidou, West-Kunst 1939-1970 à Cologne 226 Villeglé rédige le texte du catalogue Commémoration de la loi du 29 juillet 1881 pour la deuxième exposition du groupe des affichistes à la Galerie Mathias Fels de Paris en marsavril. Michel Lancelot (1938-1996) lui consacre une émission télévisée, Loi du 29 juillet 1881, Villeglé, réalisation Georges Paumier, production Antenne 2, 20’, couleurs, 16 mm. Janvier 1982. Les Présidentielles 81 vues par Villeglé, Centre d’Art Contemporain J. et J. Donguy, rue de la Roquette, Paris. Février-juin. Guérilla des écritures, interventions sur des emplacements réservés à Rennes et à Paris avec l’association Art Prospect de Bretagne. Avril 1985. A Rennes, pour commémorer le centenaire des premiers écrits “ontogéniques” de Jarry et de la conception d’Ubu par un lycéen et célébrer le dixième anniversaire de la collecte du Retour de l’Hourloupe, alias Bosse-de-nage, deux expositions: l’une à la Maison de la Culture préfacée par Bernard Lamarche-Vadel (1949-2000); la seconde, Les affichistes selon Villeglé, présentée par Béatrice Salmon à la Galerie Art et Essai de l’Université de Villejean. Juillet. Villeglé réentoile deux des affiches présentées lors de la deuxième Biennale des Jeunes de Paris (1961), qui étaient restées roulées dans divers dépôts depuis vingt-quatre ans, pour être montrées en octobre: l’une d’elles sera acquise en 1987 par Claude Fournet pour le Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain de Nice; la seconde, Carrefour SèvresMontparnasse (3,19 x 8,10 mètres), sera exposée à Paris, Mannheim et Winterthur, rétrospectives Les nouveaux réalistes, puis au Magasin à Grenoble (1988), à la Kunstmarkt de Cologne (1989), au MoMA de New York (High and Low, 1990), au Ludwig Museum de Cologne (Pop Art) et au Centro de Arte Reina Sofía de Madrid (1992), au Centre Pompidou (Les années pop, 2001). L’artiste crée un groupement financier en vue d’éditer le premier tome du catalogue raisonné de son œuvre sélective qui finalement paraîtra pour les expositions La peinture dans la non-peinture de juillet 1988 à Nice et octobre suivant à Toulouse, puis à Cologne en 1989. 1989. Création par Valérie Villeglé du Secrétariat Jacques Villeglé chargé de l’informatisation de l’ensemble des archives et du catalogue, sept volumes parus à ce jour. Expositions personnelles à Milan, Centro Culturale Bellora, à Livourne, Galleria Peccolo, à Cologne, Galerie Reckermann et à New York, Zabriskie Gallery. 1990. Villeglé. La présentation en jugement, par Bernard Lamarche-Vadel (Marval, Paris). En 1991, grâce à l’initiative du personnel culturel de la Région Nord - Pas-de-Calais et à la ténacité créative de l’imprimeur d’estampes Alain Buyse, premières expositions décentralisatrices à Lille et à Douai. 1994. Villeglé est invité par Franz W. Kaiser au Museum Paleis Lange Voorhout dans le cadre d’un ensemble d’expositions personnelles d’art contemporain français. 1995. Un homme sans métier, Jannink, Paris (épuisé). 28-29 septembre. Tournage sur l’initiative de la DAP, dans le cadre des “Archives du XXe Siècle”, d’un portrait, copro- duit par Terra Luna, réalisé par Fabrice Maze, Philippe Piguet étant responsable de l’entretien. 1996. Rétrospective au Centre d’Art Bouvet-Ladubay de Saumur, entretien avec Geneviève Nevejan. 1997. Carrefour politique, Vers les Arts, Calignac. Jacques Villeglé débute une nouvelle série thématique consacrée à la musique amplifiée. Première exposition au Carré d’Art de Bayonne (mai-juin 1998), préfacée par Marie Albet. 1997-1998. Villeglé participe aux expositions des nouveaux réalistes de Paris (Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, sortie du livre de Catherine Francblin), Cologne (Museum Ludwig), Vence (Notre-Dame des Fleurs), Esslingen (Villa Merkel), Milan (Fonte d’Abisso Arte), Nice (MAMAC). 1998. Liens et lieux, Galerie Départementale du Dourven, Locquémeau, préface d’Annie Goëdard-Le Goff. Novembre. Exposition rétrospective, Alan Koppel Gallery, Chicago, organisée en collaboration avec Chloé R. Ziegler, préface de Simon Anderson, entretien avec Annette Ferrara. 1999. Expositions personnelles à: Cologne, Galerie Der Spiegel, Double message; Paris, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, première exposition thématique, Mots 1949-1996, préfacée par Catherine Millet; Poitiers, Confort Moderne, Villeglé, la musique amplifiée, préfacée par Dominique Truco, François Dagognet, Alain Jouffroy et Pierre Restany; Genève, Galerie Sonia Zannettacci; New York, Ubu Gallery, Rétrospective 1959-1998; Los Angeles, Shoshana Wayne Gallery; Mérignac, Vieille Eglise Saint-Vincent, Villeglé techno-rapt, préfacée par Dominique Dussol. Parution de Cheminements 1943-1959, Jean-Pierre Huguet / “Les Sept Collines”, Saint-Julien-Molin-Molette. 227 2000. Micropolitiques, Le Magasin, Grenoble. Expositions personnelles à la Cité de la Musique, Paris, catalogue préfacé par Catherine Francblin, et à la Galerie Lucien Schweitzer, Luxembourg. 2001. Jacques Villeglé est invité par le FRAC Corse pour l’exposition Décentralisation 3, à Corte. Expositions personnelles à: Londres, James Mayor Gallery; Paris, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, deuxième exposition thématique, Images 1958-1991, préfacée par Catherine Francblin; Los Angeles, Chac Mool Gallery; Genève, Galerie Sonia Zannettacci; Chicago, Alan Koppel Gallery. Odile Felgine, biographe de Roger Caillois et de Victoria Ocampo, lui consacre une monographie parue aux Editions Ides et Calendes, Neuchâtel. 2002. Expositions à La Briantais, Saint-Malo, et à la Mairie de Lille. Création à l’espace AE d’étoffes et de vêtements avec Ferdinando Botto Poala, et réalisation d’un CD-Rom, Jacques Villeglé. Catalogue raisonné. 2003. Expositions personnelles à: Poitiers, Musée SainteCroix, Alphabet socio-politique; Vannes, Musée de la Cohue; Paris, Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, troisième exposition thématique, Sans lettre ni figure 1951-1968, préfacée par Hans Ulrich Obrist et Robert Fleck. Jacques Villeglé est invité par la Ciudad de Buenos Aires à intervenir au Centro Cultural Recoleta en février. 2004. Réalisation de deux tapisseries par les ateliers André Magnat à Aubusson et Pinton à Felletin, destinées aux musées de Cognac. 2005. La traversée Urbi & Orbi, Transéditions, Paris. 228 Expositions personnelles à: Orchies, Maison de la Chicorée; Genève, Galerie Sonia Zannettacci; Metz, Arsenal; Paris, quatrième exposition thématique, Politiques 1957-1991, préfacée par Nicolas Bourriaud, à la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois. 2006. Expositions personnelles à: San Francisco, Modernism; Chicago, Alan Koppel Gallery; Quimper, Le Quartier; Knokke-le-Zoute et Art Cologne, Guy Pieters Gallery; Milan, Galleria Tonelli; Monaco, Incognito; Valence, City Museum. 2007. Expositions personnelles à: Paris, Galerie GeorgesPhilippe & Nathalie Vallois, cinquième exposition thématique, La lettre lacérée; Padoue, Vecchiato New Art Gallery; Art Paris, Guy Pieters Gallery; Luxembourg, Galerie Lucien Schweitzer; Hanovre, Stiftung Ahlers Pro Arte / Kestner Pro Arte. Publication de deux monographies: l’une éditée par la Galerie Linda & Guy Pieters (biographie de Odile Felgine, preface di Arnaud Labelle-Rojoux, entretien avec Yves et Michèle di Falco); l’autre avec la préface de Kaira Cabañas, François Bon et Nicolas Bourriaud (Flammarion, dans la collection “La création contemporaine”). Rétrospective du nouveau réalisme (la décennie 1950-1960) au Grand Palais de Paris et au Sprengel Museum di Hanovre. Pour l’occasion sont réalisés un écritoire et une table basse par le verrier Gilles Chabrier et par le designer René Bouchara, exposés à Art Paris. 2008. Rétrospective de Villeglé au Centre Pompidou de Paris et au Musée Départemental d’Art Ancien et Contemporain d’Epinal. Villeglé inaugure la Galleria Agnellini Arte Moderna de Brescia et participe à la Biennale de Gwangju (Corée). Expositions à Istanbul (Pera Museum), Genève (Galerie Sonia Zannettacci), Chicago (Alan Koppel Gallery), San Francisco (Modernism), Nice (Bibliothèque Louis-Nucéra). Le Conseil Général des Vosges commande à Villeglé un Mémorial socio-politique en acier Corten de 15 x 2 mètres pour le jardin du musée. Publication d’une monographie de Gérard Durozoi (Hazan, Paris) et de deux interwievs: l’une di Marion Chanson (Thalia, Ennery); l’autre de Didier Dauphin (Bookstorming, Paris). 2009. En octobre, Villeglé est l’invité d’honneur de la Médiathèque du Centre Culturel Saint-Louis-de-France à Rome. L’artiste réalise une fresque socio-politique le jour de l’inauguration. A cette occasion la Galleria Mucciaccia de Rome consacre à l’artiste une rétrospective dont la commissaire est Dominique Stella. 2010. En avril installation d’un alphabet socio-politique en bas-relief de 3,5 x 3,5 mètres dans la cour de l’Ecole des Arts Plastiques de Châtellerault. Exposition à MiArt, avec Agnellini Arte Moderna; la Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois présente la sixième exposition thématique La peinture dans la non-peinture. Œuvres de Villeglé dans l’exposition inaugurale du Centre Pompidou à Metz, Chefs-d’œuvre?, et dans l’accrochage inaugural du LaM à Villeneuve-d’Ascq. 2011. Villeglé travaille sur différents projets de meubles et sculptures. Expositions à Londres, Alexia Goethe Gallery et Stuart Shave Modern Art; à Casablanca et Marrakech, Matisse Art Gallery; à San Francisco, Modernism; à Vicence, Yvonne Arte Contemporanea; à Chiari (Brescia), Galleria L’Incontro. 2012. Pour ses cinq ans l’Espace Jacques Villeglé de SaintGratien présente la première exposition de sculptures de Villeglé. Le Musée d’Art Contemporain de Marseille lui consacre une rétrospective. La Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois expose la documentation de Pénélope à la Foire de Bâle. La Galerie Modernism de San Francisco (Martin Muller Books) publie une large sélection de chapitres de La Traversée Urbi & Orbi en anglais. 2013. Jacques Villeglé inaugure les nouveaux locaux de la Galerie Alan Koppel à Chicago; il expose à la Mayor Gallery de Londres, à la Galerie Sonia Zannettacci de Genève, à la Galleria Agnellini Arte Moderna de Brescia, ainsi qu’au Château de Vitré. Ses sculptures seront présentées a l’Abbaye Saint-Jean d’Orbestier près des Sables d’Olonne. Bernard Blistène l’invite à montrer ses graphismes socio-politiques dans le Nouveau Festival du Centre Pompidou, et Mathieu Copeland dans Une exposition sans texte à la Maison d’Art Bernard Anthonioz à Nogent-sur-Marne. Fin novembre, il fait une conférence au Guggenheim Museum de Abu Dhabi pour marquer l’entrée d’une de ses œuvres dans ces collections. 229 Bibliografia selezionata Bibliographie sélective Hepérile éclaté, avec la collaboration de Camille Bryen et Raymond Hains, Lutetia, Paris, 1953. Des réalités collectives, in “Grâmmes - Revue Ultra-lettriste”, n° 2, Paris, 1958. Kollektiva Realiteter, in “Konstrevy”, n° 2, Stockholm, 1961. Le choix, in “Temps Mêlés”, n° 71-73, Verviers, 1964 (prédaté 1er janvier 1965). Villeglé présente, de Mathieu à Mahé, Galerie Jacqueline Ranson, Paris, 1967. L’affiche lacérée: ses successives immixtions dans les arts, in “Leonardo”, n° 1, Oxford-New York, 1969. Le flâneur aux palissades de la manifestation spontanée, in “VH 101”, n° 3, Paris, 1970. Om det överlagda valet, in Villeglé. Rétrospective 19491971 (préface de Otto Hahn), 1971. Anonymer Abriss, in Villeglé. Rétrospective 1949-1972 (textes de Otto Hahn, Pierre Restany, Paul Wember), Museum Haus Lange, Krefeld, 1971. Baader, in “Apeïros”, n° 6, Vaduz, 1974. Les boulevards de la création, in “Apeïros”, n° 8, Vaduz, 1974. Les volantes du ravisseur, in “Daily Bull”, n° 42, La Louvière, 1974. Aspetti del Dada tedesco: Baader, in “Alfabeta”, n° 2, Milano, 1975. Lacéré Anonyme, CNAC Centre Georges Pompidou, Paris, 1977. Eclatement Lacération Graffiti, in Dufrêne et Villeglé, Centre Noroît, Arras, 1980. 230 Commémoration de la loi du 29 juillet 1881, Galerie Mathias Fels, Paris, 1981. L’innocence du choix, in Les nouveaux réalistes, Galerie d’Art Contemporain des Musées de Nice, Nice, 1981. La mémoire arrachée, interview par Jacques Donguy, in Les Présidentielles 81, Galerie J. & J. Donguy, Paris, 1982. Affre en soi duf’Rennes, in Pour François Dufrêne, Association Polyphonix, Centre Georges Pompidou, Paris, 1983. Le retour de l’Hourloupe, Maison de la Culture, Rennes, 1985. De la manifestation spontanée, in “Pleine Marge”, n° 3, Paris, 1986. Urbi & Orbi, W, Mâcon, 1986. Une salle Hippie au Salon Comparaisons, in Jean-Philippe Lemée, Actions, happenings, événements, performances… L’art de l’action en France de 1960 à 1980, diplôme universitaire, Université de Rennes 2, Rennes, juin 1986. Décollage / Décollage assisté, in “Canal”, n° 3, LevalloisPerret, 1987. Quand la comtesse tation prend le métro, in “Lotta Poetica”, n° 2, Genova, 1987. Catalogue thématique des affiches lacérées. La peinture dans la non peinture, vol. I (textes de Claude Fournet, Françoise-Julie Piriou), Marval, Paris, 1988. Amalgame, Amalgame, Galerie du Génie, Paris, 1988. Tumultueux et rigoriste, in François Dufrêne, Musée de l’Abbaye de Sainte-Croix, Les Sables d’Olonne, 1988. Catalogue thématique des affiches lacérées. Graffiti politiques, vol. II (préface de Françoise-Julie Piriou), Marval, Paris, 1989. Catalogue thématique des affiches lacérées. La lettre la- cérée, vol. III-IV (textes de Daniel Abadie, Michel Giroud), Marval, Paris, 1990. Catalogue thématique des affiches lacérées. Transparences, vol. X (préface de Philippe Piguet), Marval, Paris, 1990. Artistes les mots pour le faire (dir. par Alain Jouffroy et Yves Hélias), in “Cahiers du Renard”, n° 3, Paris, 1990. Ad Hoc Ad Hocratie Ad Hocisme, in “Ad Hoc”, n° 5, Bordeaux, 1990. Décentralisation, Alain Buyse, Lille, 1991. Décollage, in L’amour de l’art, Biennale d’Art Contemporain de Lyon, Lyon, 1991. L’hypermnésie créative (dir. par Régis Debray), in La France à l’Exposition universelle de Séville. Facettes d’une nation, Flammarion, Paris, 1992. Décollage, in Tinguely zu Ehren, Galerie Littman, Bâle, 1992. Hepérile éclaté. L’intrusion du verre cannelé dans la poésie, avec la collaboration de Raymond Hains, in Typoésie, Jérôme Peignot - Imprimerie Nationale, Paris, 1993. Une activité papéristique et pusiéreuse, in Le collage - Art du XXe siècle (préface de Françoise Monnin), Fleurus - Idées, Paris, 1993. A la croisée des écritures, in Et tous ils changent le monde, II Biennale d’Art Contemporain, Lyon, 1993. L’épigraphie contestataire / Anti-establishment Epigraphy, Editions 23, Caen, 1994. Interview de Michel Giroud, in Hors limites. L’art et la vie 1952-1994, Centre Georges Pompidou, Paris, 1994. Scénario: le support supertemporel, 1960, in Christian Janicot, Anthologie du cinéma invisible, Jean-Michel Place, Paris, 1994. Catalogue ou l’ambiguïté constitutive, in Gwénaelle Lesné, Jacques Villeglé, collectionneur de symboles: les graphismes socio-politiques, in Murmures des rues - Contexte historique, Centre d’Histoire de l’Art Contemporain, Rennes, 1994. Couverture de la série “La Guerilla des écritures” (7 tomes publiés), L’Evidence, Fontenay-sous-Bois, 1994. Un homme sans métier, Jannink, Paris, 1995. 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