Anno XXXV – n. 238 – Novembre 2013
NOTIZIARIO
Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo”
dei Frati Minori
Indice
U.F.M.E. – XI Assemblea generale
21-25 ottobre 2013
1
Collegio dei Ministri del Nord Italia
Milano – 15 novembre 2013
5
Festa della Provincia – 4 novembre 2013
Saluto e Introduzione del Ministro provinciale
Omelia del Ministro provinciale
8
11
Dal Definitorio
Milano Monastero s. Chiara – 12 novembre 2013
14
Testimonianze di vita fraterna
Il convento della Brunella trova un nuovo proprietario
e un nuovo destino
Chiesa e Convento di s. Gaetano
Il campo del tesoro: santuario e convento di Dongo
I Commissari sull’isola di s. Paolo
17
20
21
25
Dai Monasteri
27
Alcune riflessioni sulla fraternità nel Primo Testamento
Second Parte
29
FilmiAmo
34
Notizie di Casa
36
U.F.M.E.
COMUNICATO FINALE
Cari Fratelli il Signore vi dia Pace!
Nei giorni 21- 25 ottobre 2013 si è riunita a Roma l’undicesima
Assemblea Generale dell’UFME alla quale hanno partecipato i
Ministri, i Custodi e i rappresentanti di tutte le altre entità
dell’Ordine.
Abbiamo vissuto giorni di grazia; il Signore ci ha rivolto ancora
la sua parola, ha rafforzato la nostra vocazione di Frati Minori, e ci
ha fatto sentire in maniera particolarmente forte il vincolo della
fraternità.
Abbiamo guardato all’Europa alla luce della nuova
Evangelizzazione; ci siamo interrogati sulle maniere più efficaci di
trasmettere ai nostri fratelli la nostra esperienza di Gesù Signore e
Redentore.
In maniera particolarmente acuta ci siamo sentiti provocati
dalla situazione precaria di alcune Provincie d’Europa. In alcuni
paesi, infatti, è in pericolo la sopravvivenza stessa dell’Ordine.
L’UFME è certamente un organismo di conoscenza, di
coordinamento e di condivisione. Ci sembra chiaro, tuttavia, che
dall’Assemblea dei Ministri d’Europa debbano nascere anche
iniziative concrete per il rinnovamento della vita dell’Ordine.
Abbiamo pertanto stabilito, come Assemblea UFME, di fare
nostra e di sostenere la proposta avanzata dal nostro Ministro
Generale per la costituzione di una rete di fraternità nuove, a
carattere internazionale, che mirino alla rivitalizzazione delle
Provincie più bisognose dell’Ordine. Questa iniziativa comune, che
vedrà la collaborazione del Governo Generale, dell’UFME e delle
Provincie, va preparata innanzitutto con la preghiera.
Abbiamo profonda fiducia che il Signore benedirà tutti i nostri
sforzi tesi all’edificazione del suo Regno e all’accoglienza del
Vangelo da parte di tutti gli uomini.
Vogliamo anche noi come San Francesco e i primi frati
continuare a portare la buona novella in tutte le regioni d’Europa.
Il Signore ci conceda la gioia di essere suoi testimoni.
XI
ASSEMBLEA
GENERALE
Unio Fratrum
Minorum
Europae
21-25 ottobre
2013
Roma
Frati Mi
L’Assemblea dell’UNIONE DEI FRATI MINORI D’EUROPA
Roma, 25 ottobre 2013
1
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
U.F.M.E.
Noi Ministri provinciali, Custodi, Presidenti delle
diverse Entità presenti sul territorio europeo, insieme ai
cinque Definitori generali dell’Ordine, delegati per le
Conferenze d’Europa, e ai Segretari di Conferenza,
siamo stati convocati a Roma dal 21 al 25 ottobre 2013,
per celebrare l’XI Assemblea Generale dell’UNIONE DEI
FRATI MINORI D’EUROPA (UFME), presso la struttura
francescana di accoglienza, “Il Cantico”.
In questi giorni abbiamo avuto modo di approfondire il tema
«PROGETTO EUROPA OFM PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE», così delicato e
importante in questo momento storico della Chiesa e dell’Ordine.
L’Assemblea ha avuto inizio con l’intervento del Presidente
UFME, Fr. Carlo Serri, che ha informato sul lavoro svolto dal Consiglio
Permanente negli ultimi due anni. Sono seguiti gli interventi di diversi
relatori: il Ministro Generale OFM, Fr. Michael A. Perry, il quale ha
presentato una relazione dal titolo «Europa: visione francescana»;
S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha sviluppato il tema
«Europa: visione ecclesiale». Un prezioso contributo alla riflessione,
che ha sottolineato l’aspetto politico in Europa, è stato offerto
dall’On.le Antonio Tajani, Vice-Presidente della COMMISSIONE EUROPEA,
che ha tenuto una relazione dal titolo «Europa: visione politica».
Preziosi sono stati anche i contributi offerti da Fr. Massimo
Tedoldi, Segretario generale per le Missioni e l’Evangelizzazione, con
la relazione sul tema «Progetto Europa: verso il Nuovo di libertà»; Fr.
Fabio L’Amour Ferreira, dell’Ufficio Giustizia Pace e Integrità del
Creato (GPIC) dell’Ordine, che ha presentato «Il lavoro di GPIC, con
uno sguardo particolare alla questione della Migrazione».
Altro momento significativo, la visita e la condivisione con la
Fraternità di Palestrina, cui ha fatto seguito una sosta di preghiera
nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina insieme ad alcuni
fratelli della Comunità di Sant’Egidio.
L’Assemblea, dopo aver approvato alcune modifiche allo
Statuto UFME, e il bilancio economico, ha eletto il nuovo Consiglio
Permanente UFME nelle persone di:
Fr. Miljenko Šteko (SLAS) – Presidente
Fr. Michel Laloux (COTAF) – Vice-Presidente
Fr. Mario Vaccari (COMPI) – Consigliere
Fr. Filemon Tadeusz Janka (SLAN) – Consigliere
Fr. Vitor Melicias (CONFRES) – Consigliere
Fr. Kevin Ó Laoide (ESC) – Consigliere
XI
ASSEMBLEA
GENERALE
Unio Fratrum
Minorum
Europae
21-25 ottobre
2013
Roma
Frati Mi
PROGETTO
EUROPA OFM
per la nuova
Evangelizzazione
Il nuovo Consiglio permanente ha eletto:
Fr. Paolo Maiello quale Segretario Generale dell’UFME
Fr. Mario Vaccari quale Economo dell’UFME
2
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
U.F.M.E.
Proposte
Le seguenti proposte emerse dal lavoro dei gruppi
tematici e linguistici sono approvate dall’Assemblea.
PREMESSA
Confermiamo le proposte formulate dalla precedente
Assemblea di Lisbona (2011) e auspichiamo la continuazione della
loro attuazione.
PROPOSTE
1.
Chiediamo la creazione di una rete di Fraternità Nuove
in Europa.
Accogliendo la proposta avanzata dal Ministro Generale,
chiediamo che sia costituita una rete di Fraternità Nuove, a
carattere internazionale, soprattutto nei Paesi nei quali la vita
francescana appare essere in maggiore difficoltà;
XI
ASSEMBLEA
GENERALE
Unio Fratrum
Minorum
Europae
21-25 ottobre
2013
Roma
a.
Tali fraternità si realizzino sotto la direzione del Definitorio
Generale in dialogo con il Consiglio Permanente dell’UFME, con i
Ministri Provinciali interessati, sulla base di un Progetto di vita
approvato;
b.
Tali fraternità rispettino i criteri del Ministro Generale
elaborati nel Seminario svoltosi a Frascati nell’anno 2009;
c.
Si curino in modo particolare la scelta e la formazione
dei frati chiamati a formare queste Fraternità Nuove, le quali devono
comprendere anche i frati delle Provincie locali;
d.
Per la formazione dei membri delle Fraternità Nuove, si
ricorra all’aiuto della Fraternità Internazionale inter-francescana
Notre-Dame-des-Nations a Bruxelles.
2.
Sosteniamo la presenza dell’OFM presso le Istituzioni
Europee.
3.
Chiediamo al Consiglio Permanente dell’UFME di
agevolare o favorire le modalità di comunicazione dell’UNIONE (sito
per il collegamento tra Provincie e per le notizie provenienti da
Provincie e Conferenze), al fine di facilitare la diffusione delle
iniziative.
Frati Mi
PROGETTO
EUROPA OFM
per la nuova
Evangelizzazione
4.
Chiediamo di organizzare corsi di esercizi spirituali
comuni nelle varie lingue ufficiali, scegliendo luoghi significativi in
Europa.
3
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
U.F.M.E.
ADESIONE
Appoggiamo la richiesta circa la situazione
dell’Ucraina, presentata da Fr. Astijus Kungys, Ministro
Provinciale della Provincia St. Kazimieras (Lituania),
relativa alla necessità di stringere Accordi associativi tra
l’UNIONE EUROPEA e le Nazioni dell’Europa Orientale
(Ucraina, Moldova e Georgia).
Consapevoli di essere stati guidati dallo Spirito e di aver vissuto
insieme giorni intensi di preghiera, fraternità e approfondimento,
consegniamo ora queste proposte ai fratelli del Consiglio
Permanente UFME perché aiutino tutti i frati presenti sul territorio
europeo a essere, con la testimonianza di vita personale e fraterna,
operatori di nuova evangelizzazione.
XI
ASSEMBLEA
GENERALE
Unio Fratrum
Minorum
Europae
21-25 ottobre
2013
Roma
I FRATI DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI D’EUROPA
Roma, 25 ottobre 2013
PROGETTO
EUROPA OFM
per la nuova
Evangelizzazione
Frati Mi
4
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Collegio dei Ministri del Nord Italia
L’incontro del Collegio dei Ministri è convocato a Milano – S.
Antonio, presenti fr. Mario Vaccari, fr. Antonio Scabio, fr. Bruno Bartolini,
fr. Francesco Patton, fr. Francesco Bravi che presiede l’incontro. Al
mattino è assente fr. Maggiorino Stoppa per le esequie di fr. Arcangelo
Romerio, sarà presente alla sessione di lavoro pomeridiana. Si inizia alle
9.40 con la Salve Regina, il suffragio per fr. Arcangelo Romerio e
l’introduzione dell’OdG da parte di fr. Francesco Bravi, è presente
anche Diathesis.
Curia
Provinciale
15 novembre
2013
Milano
1) Data e luogo dell’Assemblea dei Definitòri 2014
Data conferma da fr. Maggiorino informa che il villaggio
olimpico di Bardonecchia è disponibile ad accoglierci per la
prossima Assemblea dei Definitòri, si decide di fissare la data dal
25 al 29 agosto 2014.
2) Costituzione della Commissione giuridica
Occorre nominare la Commissione che dovrà lavorare sui
mandati Capitolari 2.1.-2.3. relativi all’elaborazione degli SSPP
per la nuova Provincia. I rispettivi Ministri contatteranno i frati
indicati in vista della loro nomina.
3) Progetto Centro Missionario Bologna-Osservanza
Il Coordinamento Missioni ad gentes ha avuto il proprio incontro
in questo fine settimana per continuare l’elaborazione del
progetto. Comincia a prendere corpo il lavoro di progettazione,
sono stati identificati vari livelli di azione, va sviluppata la
tempistica.
Maurizio Serofilli presenta il lavoro fatto assieme a fr. Guido
Ravaglia. C’è lo sforzo per pensare insieme il lavoro legato all’ad
gentes e agli immigrati. Si prova a rielaborare l’esperienza
missionaria nel contesto dell’immigrazione e ad occuparsi
dell’immigrazione con un’attenzione di tipo missionario.
Va completato il gruppo di lavoro che sta elaborando il
progetto. Altri frati potranno essere inseriti in un secondo
momento. Si ritiene opportuno che il gruppo di lavoro ascolti
anche frati imepegnati sul versante dei migranti (es. Prato,
Mazara del Vallo…).
4) Fraternità di Evangelizzazione per le Missioni al Popolo e
FAV+Postulato
Fr. Francesco Bravi, assieme ai consulenti di Diathesis passa poi a
presentare l’allegato “Alcune note sull’intreccio di alcuni
progetti e decisioni relativi al triennio 2013-2016”. La discussione
sui punti toccati nell’allegato risulta ampia e approfondita.
Per alcune scelte occorre che prima sia nominato il Delegato
super partes.
5
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Per quel che riguarda l’intreccio tra fraternità di evangelizzazione e fraternità legate alla
formazione iniziale ci si sofferma sul quadro generale e poi sulle singole fraternità.
Viene formulata un’ipotesi globale sulla quale si concorda di confrontarsi con i Definitòri
entro il prossimo incontro di dicembre, di modo da poter poi comunicare le decisioni
prese.
5) Consultazione per il nome della Provincia
È stata avviata la consultazione nelle Province, si è in attesa delle risposte da parte dei
frati.
Per la seconda consultazione si concorda di fare una lettera unica come CM, indirizzata
a tutti i frati del Nord Italia, che riporti:
- i nomi e il numero di preferenze che ciascun nome ha ottenuto nella prima
consultazione;
- la scheda per la seconda votazione nella quale si potrà esprimere una sola preferenza
sui dieci nomi più votati nella prima consultazione.
6) Segretariati Formazione e Studi ed Evangelizzazione e Missione
Il Segretariato Formazione e Studi ha fatto il primo incontro col nuovo Segretario fr.
Lorenzo Raniero. Il nuovo Segretario per le Missioni e l’Evangelizzazione, fr. Alberto Tosini,
ha iniziato a incontrare i settori per aiutarli nel loro cammino. Sul lavoro del
Coordinamento Missioni ad gentes si è già riferito sopra.
7) Libretto delle preghiere
I Capitoli provinciali hanno chiesto di elaborare il libretto per le preghiere della fraternità
uguale per tutto il Nord Italia, si ritiene di elaborare il testo a partire dagli attuali libretti in
uso nelle Province. Si dà l’incarico a fr. Francesco Patton di far arrivare a compimento
questo lavoro.
8) Partecipazione dei Ministri provinciali ai corsi di FoPe per i Guardiani
Si concorda di partecipare due per volta ai tre corsi di FoPe per i Guardiani:
2-5 dicembre partecipano fr. Bruno Bartolini, fr. Mario Vaccari,
27-30 gennaio partecipano fr. Francesco Patton, fr. Francesco Bravi,
17-20 febbraio partecipano fr. Maggiorino Stoppa, fr. Antonio Scabio.
9) Possibile incontro per gli archivisti e i Segretari provinciali
Gli archivisti saranno convocati e seguiti da fr. Maggiorino Stoppa e si ritroveranno a
Torino, per i Segretari provinciali si affida a fr. Bruno Bartolini l’incarico di convocarli a
Bologna.
Tutto il materiale relativo alla nascita della nuova Provincia va trasmesso a Torino perché
lo raccolga e lo possa archiviare.
10) Varie ed eventuali
a) Delegato per l’Euroframe, la COMPI lo richiede, si pensa di mandarne uno solo per il
Nord Italia, si chiederà al Consiglio per la PG del Nord Italia che segnali chi può essere
incaricato per questo servizio, di modo da poterlo poi mettere in contatto con il
referente UFME per l’Euroframe.
b) Si ritiene utile affidare al Consiglio Fope quanto emerso nell’Assemblea dei Guardiani di
Castelletto specialmente le sintesi dei lavori di gruppo. In particolare si chiede che il
Consiglio Fope rielabori il materiale relativo alla proposta qualificante per la nuova
Provincia e offra una scheda di riflessione al CM, che su questa base, cercherà poi di
dare anche il proprio contributo specifico. Le altre risposte dei gruppi dei Guardiani
possono essere prese in mano e rielaborate per vedere quali possono essere fatte
diventare operative.
6
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
c) Economia:
- Fr. Bruno Bartolini ricorda che bisogna prendere in mano le
attività commerciali delle sei Province facendo un
censimento descrittivo delle opere, dando dei criteri, per
poi chiedersi se portare certe attività nella nuova Provincia
o chiuderle, ecc. Bisogna capire anche come utilizzare le
sedi operative legate alla gestione dell’economia.
- Fr. Mario vaccari ricorda la decisione dell’ultima Assemblea
dei Definitòri e quanto contenuto nelle decisioni Capitolari
specie sul Fondo Comune. Il coordinamento economi
dovrà ritrovarsi, indicare un Coordinatore che poi sarà
nominato dal CM e iniziare a lavorare soprattutto sul Fondo
Comune. Si può ipotizzare anche una verifica del
consolidato
delle
Province
sul
modello
della
rendicontazione sperimentata.
- Bisognerà infine arrivare a ragionare sugli enti civili da
mantenere e sulla rappresentanza legale.
Collegio
dei
Ministri
d) Segue un momento di condivisione tra Ministri e ci si ricorda
che il prossimo incontro sarà il 13 dicembre a Milano, nella
speranza che per S. Lucia ci arrivino due buoni regali: il
nome del Delegato super partes e l’approvazione degli
Statuti di Cooperazione per il triennio.
Alle 16.30 si termina con l’Agimus tibi gratias.
Il verbalista
fr. Francesco Patton
e) Economia:
- Fr. Bruno Bartolini ricorda che bisogna prendere in mano le
attività commerciali delle sei Province facendo un
censimento descrittivo delle opere, dando dei criteri, per
poi chiedersi se portare certe attività nella nuova Provincia
o chiuderle, ecc. Bisogna capire anche come utilizzare le
sedi operative legate alla gestione dell’economia.
- Fr. Mario vaccari ricorda la decisione dell’ultima Assemblea
dei Definitòri e quanto contenuto nelle decisioni Capitolari
specie sul Fondo Comune. Il coordinamento economi
dovrà ritrovarsi, indicare un Coordinatore che poi sarà
nominato dal CM e iniziare a lavorare soprattutto sul Fondo
Comune. Si può ipotizzare anche una verifica del
consolidato
delle
Province
sul
modello
della
rendicontazione sperimentata.
- Bisognerà infine arrivare a ragionare sugli enti civili da
mantenere e sulla rappresentanza legale.
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
f) Segue un momento di condivisione tra Ministri e ci si ricorda
che il prossimo incontro sarà il 13 dicembre a Milano, nella
speranza che per S. Lucia ci arrivino due buoni regali: il
Festa della Provincia
Saluto e introduzione del Ministro Provinciale
Non c'è modo migliore di celebrare la festa del Patrono e
Titolare della nostra fraternità provinciale che trovarsi insieme per
esprimere il profondo legame che ci lega, rendere grazie al Signore
per il dono della vocazione ricevuta, e per festeggiare i fratelli che
ricordano in questo anno uno speciale anniversario di ordinazione o
di professione. Carissimi fratelli benvenuti alla festa della Provincia.
Un saluto particolare lo rivolgiamo ai confratelli festeggiati insieme,
e in modo del tutto speciale, ai fratelli residenti nell'infermeria. Non
può certo mancare un ricordo per i fratelli che celebrano oggi il loro
onomastico: fr. Giancarlo Colombo, fr. Carlo Calloni, fr. Carlo
Cavallari. Ricordiamo anche i fratelli che non hanno potuto essere
oggi con noi per diversi motivi; ci sentiamo uniti inoltre a tutti i fratelli
in missione e fuori Provincia. Vorrei infine che ricordassimo con
affetto e nella preghiera anche tutti i fratelli defunti (nella Provincia
del cielo sono ormai 527 dalla ricostituzione della Provincia) nella
certezza del profondo legame che ci ha uniti e ci unisce nel
Signore.
Nella lettera di convocazione di questa giornata dicevo:
“L'annuale incontro fraterno sarà un momento di grazia nel ricordo
di quanto il Signore ha compiuto e compie nella nostra vita, ma
vuole essere anche un'occasione per guardare con rinnovata
speranza il futuro che stiamo costruendo insieme a tutti i frati del
Nord Italia”. É per questo che abbiamo con noi fr. Antonio Scabio,
Ministro provinciale del Veneto – Friuli, che ringraziamo di vero cuore
per aver accettato l'invito a condividere con noi questo momento
di festa, di riflessione e di preghiera. Il titolo che abbiamo scelto per
questo nostro convenire è, come sapete, “Tra storie e speranza”.
Ricordare il percorso di vita di alcuni di noi, che ancora salutiamo
con affetto e che ringraziamo per la testimonianza che ci hanno
offerto e che ancora ci offrono, diventa occasione per rinnovare
l’impegno a una vita francescana fedele alle proprie radici e allo
stesso tempo creativa, aperta al domani. Le storie dei fratelli che
ricordano gli anniversari di professione o di ordinazione si
intrecciano con la vita e le storie di ciascuno di noi, formando
un'unica storia che viene scritta giorno per giorno nella costante
ricerca di una risposta fedele alla grazia della vocazione ricevuta.
Ed è proprio guardando la storia della nostra fraternità provinciale e
le singole storie che la compongono, che siamo stimolati, leggendo
nel profondo questa storia, ad aprirci al futuro. La sapiente lettura e
accoglienza del passato, letto nella fede con i suoi errori e le sue
bellezze, ci apre ad una speranza viva, si fa stimolo che nutre il
presente e non ci sbilancia in precipitose fughe in avanti con scelte
avventate, né ci fa chiudere in un passato nostalgico che va si
8
Sabbioncello
4 novembre
2013
Tra
storie
e speranza
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
accolto ma superato per una continua apertura alla novità dello Spirito del Signore.
Solo così il presente diventa mirabile sintesi tra passato e futuro e la virtù della speranza
sostiene concretamente la ricerca di una qualità di vita che nutre non solo il nostro desiderio
ma anche le nostre realizzazioni. É questo, credo, il significato profondo delle provocanti
parole di papa Francesco a cui vogliamo ispirarci: “la speranza è la virtù dell'arduo ma
possibile: ci invita a non gettare mai la spugna, ma non in maniera velleitaria, quanto piuttosto
impegnandoci attivamente, per realizzare qualcosa di reale e di concreto”. Questo invito
vorrei raccoglierlo io per primo dentro la mia situazione di salute e nel mio servizio di ministro;
questo invito vorrei che fosse raccolto ogni giorno dai fratelli guardiani dentro il loro non
semplice compito di animazione e di governo delle nostre fraternità locali; questo invito mi
piacerebbe che fosse raccolto dai fratelli che vivono fatiche di relazione e di accoglienza
nelle nostre fraternità.
Mi piacerebbe che le parole del santo padre animassero e sostenessero la vita di quei
fratelli che, considerando le fatiche e i problemi dei singoli e delle fraternità, vedono solo la
mediocrità, che per altro esiste, ma non riescono a sperare in una qualità diversa della nostra
vita e missione. Desidererei fortemente che le parole di papa Francesco diventassero stimolo
per quei fratelli che chiedono solo agli altri di cambiare. Mi piacerebbe pensare che le parole
del successore di Pietro sostenessero la ricerca di quei fratelli che si sentono un po’ delusi e
forse non stimolati a sufficienza per come stiamo vivendo la nostra vita consacrata. Oso
credere che queste parole del papa possano essere di rinnovato stimolo a chi tra noi vive
momenti di difficoltà e di fatica. Mi piacerebbe affidare ad ogni frate della Provincia queste
parole perché il cammino verso la nuova Provincia veda, nella cordiale apertura ad un nuovo
da costruire, il contributo fattivo di tutti. Affido infine le parole di papa Francesco ai confratelli
che ricordano oggi gli anniversari di professione o di ordinazione e ai confratelli dell'infermeria:
la speranza illumini l'orizzonte della vostra esistenza e vi sostenga nel cammino di ogni giorno.
Ci introduciamo a questa giornata con la riflessione/ testimonianza di frate Antonio.
Abbiamo pensato che è importante ascoltare l'esperienza di un fratello di un'altra Provincia, e
in specie quella di un Ministro provinciale, che ci racconti come la sua fraternità provinciale e
lui personalmente hanno vissuto e stanno vivendo il percorso verso la nascita della nuova
Provincia: un cammino tra speranze e fatiche, attese e delusioni, confronti e decisioni da
prendere, coinvolgimento dei frati e chiusure. Un cammino concreto dove esercitare ogni
giorno la virtù della speranza “per realizzare qualcosa di reale e di concreto”, come ci ha
invitato a fare papa Francesco. Grazie per quello che ci dirai e per la tua presenza, segno di
una condivisione più profonda che ormai ci vede impegnati su tanti fronti per realizzare
quanto i nostri Capitoli provinciali hanno deciso.
La nostra giornata, dopo l'intervento di frate Antonio, proseguirà con gli auguri ai
festeggiati e con la celebrazione dell'eucaristia, dove insieme rinnoveremo il nostro impegno
di vita evangelica, per concludersi con il pranzo fraterno. Un grazie sincero alla fraternità di
Sabbioncello per la fraterna accoglienza e per tutto quello che ha predisposto per farci vivere
bene questa giornata, un grazie anche a tutti coloro che hanno lavorato per preparare il
nostro incontro. Che anche questa giornata ci aiuti – come dicevo a Baccanello alla
conclusione del Capitolo provinciale – a vivere “l'impegno quotidiano a dare concretezza al
sogno evangelico che ancora sostiene le nostre esistenze”. Di nuovo un benvenuto a tutti e
buona festa di S. Carlo Borromeo.
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Omelia del Ministro Provinciale
Rm 12, 3-13; salmo 88; Gv 10, 11-16
Carissimi fratelli,
rendiamo grazie a Dio per il dono di questa giornata, rendiamo grazie a Dio per il
dono della nostra vocazione, rendiamo grazie a Dio per i nostri fratelli che oggi ricordano
gli anniversari di professione e di ordinazione. La solenne eucaristia che conclude, nella
festa di S. Carlo Borromeo, il nostro stare insieme, raccoglie tutti i nostri grazie e unendoli al
rendimento di grazie di Cristo al Padre li trasforma nell'unica offerta gradita a Dio: il
sacrificio vivo e santo del Figlio di Dio morto per la nostra salvezza e gloriosamente risorto
(cfr. III preghiera eucaristica).
In questo santo memoriale, dove ricordiamo la vita e l'esempio del nostro patrono,
abbiamo appena chiesto nella colletta: “Custodisci nel tuo popolo, o Padre, lo spirito che
animò il vescovo san Carlo”; questo spirito, che ha reso san Carlo – come dice la
preghiera sulle offerte - “pastore vigilante e modello di santità”, è chiamato nella preghiera
dopo la comunione “lo spirito di fortezza che animò san Carlo e lo rese fedele alla sua
missione e pronto a donare la vita per i fratelli”. É questo quello che vogliamo chiedere in
questa celebrazione: lo spirito di fortezza. Lo chiediamo per tutta la nostra fraternità
provinciale, per chi oggi festeggia gli anniversari di ordinazione e di professione, lo
chiediamo per tutti i frati minori in particolare per tutti i frati delle nostre sei Province del
Nord Italia tese alla costituzione della nuova Provincia.
Il catechismo della Chiesa Cattolica definisce così la virtù della fortezza: “La fortezza
è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del
bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella
vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e
di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al
sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa” (n. 1808). La Parola del Signore
appena proclamata ci aiuta a comprendere come vivere da forti nella fede in questi nostri
giorni nutrendo ancora una volta la nostra speranza.
La virtù della fortezza ci rende capaci, ci ha ricordato l'apostolo, di una valutazione
saggia e giusta di noi stessi, delle nostre capacità e ci rende consapevoli dei doni ricevuti
per l'utilità comune perché “siamo membra gli uni degli altri”. Abbiamo più che mai
bisogno di questa virtù nella vita delle nostre fraternità perché i doni diversi “secondo la
grazia data a ciascuno di noi”, servano solo per “gareggiare nello stimarci a vicenda” e
non per contrapporci rischiando di farci vivere una semplice accoglienza formale che non
va oltre, quando c'è, la buona educazione. Solo in una perseveranza a tutta prova
possiamo vivere e mettere in pratica quanto la lettera ai Romani ci ha appena invitato a
fare: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli
altri con affetto fraterno”. Se, come diceva il Catechismo, “la virtù della fortezza rende
capaci di vincere la paura”, vivere di questa virtù, ci fa superare ogni umana chiusura di
fronte alla diversità dell'altro e ci rende “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera”. È imparando ad essere evangelicamente forti che possiamo
essere “premurosi nell'ospitalità” accogliendo ogni giorno il fratello nella nostra vita perché
“pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo”. Non è forse questa la fortezza che ci
manca e che chiediamo al Signore per l'intercessione del nostro patrono? Non è forse
questa la fortezza che sola costruisce e non contrappone? Per viverla abbiamo bisogno,
secondo l'apostolo, di semplicità, di diligenza e di misericordia; abbiamo bisogno di
compiere tutto con gioia.
Il brano evangelico, che ci ha riproposto la figura del buon pastore, ci invita a fare
nostri gli stessi sentimenti di Cristo Signore. Gesù è pastore buono perché dà la vita per i
suoi; è colui che si prende cura del suo popolo offrendo se stesso. Se la virtù della fortezza
è quella virtù che “dà il coraggio di giungere... al sacrificio della propria vita”, Gesù che
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
offre se stesso per i suoi è il “forte” per eccellenza che può rendere anche noi forti in Lui. Il
segreto di questa fortezza sta nel suo profondo ed intimo rapporto con il Padre che rende
possibile e sostiene il suo rapporto con i discepoli: “conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre”. Essere forti in Cristo,
essere capaci come Lui di consegnare la nostra vita ai fratelli, vuol dire entrare sempre di più
nel mistero stesso di Dio, entrare nel profondo rapporto tra il Padre e il Figlio che solo può
sostenere la consegna della propria vita per amore sull'esempio del Figlio. La consegna di sé
è dunque una questione di fede; se siamo sempre più partecipi dell'eterno amore trinitario
siamo capaci di vivere la nostra vita nel costante dono di noi stessi. Ma noi siamo forti nella
fede? L'invito che ci faceva l'apostolo nella prima lettura ad essere “perseveranti nella
preghiera” come ci trova?
Solo se coltiviamo questa fede, che ci fa dire con il padre S. Francesco “Tu sei fortezza”
(cfr. LodAl 6), le nostre fraternità saranno un insieme di “forti” che non gareggiano per
primeggiare mettendo gli altri al secondo posto, ma un insieme di fratelli che ogni giorno si
prendono cura dell'altro e consegnandosi ogni giorno in un reale e attento servizio, rendono
trasparente l'annuncio evangelico nei vari servizi che l'obbedienza ci ha chiamato a vivere.
Per entrare in questa logica di fede, ci direbbe il Borromeo, abbiamo bisogno di una continua
meditazione della passione del Signore, abbiamo bisogno di stare davanti alla croce. “La
meditazione della passione di Cristo - disse S. Carlo in un sua omelia - renderà dolcissime le
cose più dure, toglierà ogni difficoltà... Veramente felici coloro che hanno impresso nel cuore
Cristo crocefisso, e non svanisce mai! Questa continua memoria è per loro uno scudo
fortissimo e un'armatura contro tutti gli attacchi di Satana... Chi non sopporterà serenamente
anche le cose più terribili pensando: Se sono cristiano, non dovrei essere seguace e imitatore
di Cristo?... Egli dalla passione e dalla morte passò alla gloria ... e io rifiuterò, prima della
gloria, di patire qualcosa? Egli ha il capo trafitto dalle spine, mani e piedi trapassati dai
chiodi... E io mi dedicherò tutto ai piaceri? O se sapeste, fratelli, come questa continua
meditazione è per il demonio odiosa e terribile, vi applichereste sempre ad essa!... O felici
coloro che in ogni istante custodissero la memoria di questa Passione che dà la vita! Oso dire
che sarebbe loro, in qualche modo, impossibile peccare” (dall'Omelia 45 del 1583: Sassi,
Sancti Caroli Borromei Homiliae, Milano 1747).
Questo, fratelli, è lo spirito di fortezza che ha animato S. Carlo e che chiediamo per tutti
noi e in particolare per chi oggi celebra gli anniversari di ordinazione e di professione. Se
questa giornata, e queste mie riflessioni, possono aver acceso in ciascuno di noi dei rinnovati
propositi di fedeltà, ascoltiamo ancora la parola del nostro Patrono: “Talvolta anche noi
siamo riempiti dallo Spirito Santo, quando egli ci ispira santi desideri che ci fanno concepire
progetti di bene. Bisogna però correre subito a eseguirli, giacché sono tanti coloro che
avvertono le mozioni dello Spirito Santo, ma per negligenza le lasciano illanguidire, sicché
esse svaniscono del tutto” (Homilia 43. Mediolani 1747, t. 1, 322).
La virtù della fortezza ci aiuti dunque a rinnovare oggi il nostro impegno di vita
evangelica perché anche la nostra vita di frati di questa terra lombarda “manifesti... il vero
volto del Cristo Signore” (cfr. Colletta). Amen.
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Dal Definitorio
Milano
Monastero
S. Chiara
Dopo aver celebrato l’eucarestia mattutina con la comunità
delle sorelle del monastero di Milano, si consuma un’abbondante
colazione preparata con materna cura dalle clarisse. Alle ore 9.00 si
iniziano i lavori con l’approvazione unanime del verbale del II
Congresso definitoriale.
Il Ministro provinciale informa circa le condizioni dei fratelli
ammalati, quindi ricorda i principali eventi accaduti dall’ultimo
definitorio. Il 17 ottobre si è celebrato l’apertura dell’anno
accademico 2013-2014 dello STISB di Verona; la prolusione ha avuto
per oggetto un’interessante presentazione multidisciplinare di alcuni
corali recentemente restaurati. Il 20 ottobre, a Cermenate (CO), si è
tenuta l’inaugurazione dell’auditorium comunale che è stato
intitolato a fr. Arcangelo Zucchi; sono intervenuti il Ministro
provinciale e fr. Andrea Bizzozero che ha presentato il libro nel quale
tratteggia un profilo biografico di fr. Arcangelo.
Dal 21 al 26 ottobre, a Roma, si è tenuta l’annuale Assemblea
UFME a cui ha partecipato fr. Almiro Modonesi, in vece del Ministro
provinciale. Fr. Almiro riferisce il contenuto dei tre incontri principali
dell’Assemblea: 1) incontro con il Ministro generale (ha auspicato la
presenza di comunità nuove, a composizione internazionale, nelle
zone dove l’Ordine sta scomparendo); 2) incontro con mons. Rino
Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della
Nuova Evangelizzazione (ha presentato l’attuale contesto culturale,
sottolineando che WEB-Internet non è semplicemente uno
strumento ma è una vera e propria forma culturale; infine ha
auspicato che in ogni città i frati possano offrire un luogo di incontro
informale, per la riconciliazione e per relazioni autentiche); on.
Antonio Tajani, Vicepresidente del Parlamento europeo (ha offerto
una riflessione sulla presenza dei frati nelle istituzioni europee).
Il 25 ottobre, presso la Cappella dell’Università Cattolica di
Milano, alla presenza del Ministro provinciale e dell’Assistente
ecclesiastico centrale, è stata celebrata la s. messa di saluto e di
ringraziamento a fr. Luigi Cavagna per il servizio di Rettore della
cappellania, svolto con dedizione per 7 anni, e per l’interim come
Assistente ecclesiastico centrale assunto alla morte di mons. Lanza.
Il 29 ottobre, a Roma presso la PUA, si è tenuto il Convegno
della Commissione Fedeltà e Perseveranza, per la Provincia ha
partecipato fr. Giampaolo Possenti. Dopo l’intervento introduttivo di
mons. Josè Rodriguez Carballo, che ha presentato l’attuale
situazione della vita consacrata nel mondo, don. Amedeo Cencini
ha presentato un’interessante relazione sul tema degli “abbandoni
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
rimanendo nell’Ordine”. Cencini ha evidenziato il
problema di quanti rimangono nell’Ordine senza mai
vivere momenti di crisi, creando una frattura sempre più
profonda tra quello che vivono nella realtà e la forma di
vita che hanno promesso di osservare. Nel pomeriggio si
sono alternati relatori provenienti da diverse aree
geografiche, questi hanno presentato le cause della crisi
vocazionale nelle diverse culture.
Negli stessi giorni si è riunita a Roma anche la
“Commissione sullo Stato dell’Ordine”. I membri della
Commissione hanno riflettuto su temi analoghi e hanno stabilito
le modalità per rendere pubblica e capillare l’indagine statistica
che è stata realizzata intervistando frati minori di tutto il mondo.
Il Ministro provinciale riferisce di avere iniziato gli incontri con i
guardiani.
Fr. Giambattista Delpozzo, Animatore provinciale CPV,
riferisce dell’incontro di due giorni vissuto a Rezzato dagli
operatori della PG e della CPV dei frati minori del Nord Italia.
L’incontro è iniziato con una mezza giornata di lectio e di
condivisione sulla Parola di Dio, poi i due gruppi hanno lavorato
separatamente.
Fr. Giambattista riporta sinteticamente quanto deciso dal gruppo
della CPV (seguirà una lettera ufficiale ai Ministri provinciali).
Infine, il Ministro provinciale riferisce quanto è stato
discusso e deciso negli incontri del Collegio dei Ministri durante
l’Assembela COMPI e durante l’annuale Assemblea dei guardiani
del Nord Italia (cfr. appositi verbali Assisi, 8-9 ottobre e
Castelletto, 15 ottobre).
Il Definitorio esprime unanime apprezzamento per quanto
vissuto a Sabbioncello lo scorso 4 novembre in occasione della
Festa della provincia: numerosa la partecipazione dei frati,
valutazione positiva della giornata nel suo complesso, interessante
l’intervento di fr. Antonio Scabio, bello anche il clima di fraternità
e di festa, apprezzati la celebrazione eucaristica con il rinnovo
della forma di vita evangelica, la proiezione delle foto di archivio
e i regali (crocifisso modellato da fr. Nazareno Panzeri).
Dalle ore 10.30 fino alle ore 12.30 il Definitorio incontra
la Madre Presidente della Federazione delle Clarisse di LiguriaLombardia-Piemonte, sr. Chiara Benedetta Conte, insieme alle
Madri Abbadesse dei Monasteri lombardi e l’Assistente della
Federazione, fr. Emilio Amadeo. La Madre presidente presenta
sinteticamente le proposizioni dell’ultima Assemblea riguardanti il
rapporto con il Primo Ordine. Tiene poi a ribadire l’acquisizione
fondamentale dell’Assemblea: continuare il cammino di
comunione tra i Monasteri, pur garantendo l’autonomia e la
libertà di ciascuno. Sr. Chiara Benedetta sottolinea che la
realizzazione concreta di questo proponimen il nostro cammino,
si individuano i seguenti possibili temi per la giornata: apertura al
nuovo, docilità all’azione dello Spirito Santo, capacità di leggere i
segni dei tempi, attenzione al tempo che si vive…
Per il prossimo anno pastorale si ipotizza anche una
proposta formativa (Fo.Pe.) congiunta per frati e clarisse, della
durata di più giorni, su temi carismatici (si chiederà il
coinvolgimento della Commissione Interprovinciale Fo.Pe.,
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
sentito il parere dei Definitòri).
Si discute della collaborazione tra clarisse e Pastorale giovanile
e vocazionale. Ad imitazione dell’esperienza nella Provincia
ligure si auspica che la collaborazione non sia soltanto a
livello organizzativo ma anche a livello formativo e fraterno.
Fr. Giambattista Delpozzo pensa che si potrebbe iniziare
questa collaborazione partendo da un gruppo di lavoro
ristretto, per poi allargare progressivamente la partecipazione.
Il gruppo di lavoro sarà costituito dai frati di Rezzato
coinvolti direttamente nella CPV e PG e da una sorella clarissa
per ciascun monastero lombardo. Alle ore 12.30 si celebra
insieme l’Ora sesta cui segue la mensa condivisa con le sorelle
clarisse. E’ un bel momento di fraternità e di festa francescana.
I lavori riprendono nel pomeriggio per affrontare
alcune questioni di economia e di legale rappresentanza. Fr.
Marco Fossati presenta sinteticamente l’esito dei lavori del
CAE:
• si è deciso di proporre un incontro formativo per gli
economi locali (utilizzo del programma di contabilità e
redazione della nota integrativa-commento al bilancio).
L’incontro si terrà il 13 dicembre nel convento di
Sabbioncello o di Monza, in concomitanza con l’annuale
incontro con l’assicuratore;
• il CAE ha fatto un sopraluogo nell’infermeria
provinciale ed ha costatato la reale necessità di
ristrutturare le stanze ed alcuni spazi comuni;
• il CAE ha preso visione della richiesta della fraternità
di Monza di ristrutturare parte dei tetti.
Il Definitorio, dopo aver preso atto che sono state
perfezionate tutte le formalità necessarie per il cambio del
Rappresentante legale della Provincia, nomina Procuratore
del Rappresentante legale (Procuratore ad negotia) fr.
Michele Cafagna. Il Ministro da lettura degli Orari e degli
Uffici conventuali delle fraternità e il Definitorio, a norma
SS.PP. art 4 - 5- 6 - 25 - 27 §1, li approva. Contestualmente
vengono presentati i nominativi degli Assistenti spirituali delle
fraternità OFS e il Ministro, con il consenso del Definitorio,
procede alle nomine.
Si stabilisce che il prossimo Congresso definitoriale si
terrà il 10 dicembre presso il convento di s. Giovanni Battista
alla Creta (Milano). I lavori del Congresso Capitolare si
concludono alle ore 17.30 circa. A laude di Cristo e del
Poverello Francesco. Amen!
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Testimonianze di vita Fraterna
da VareseNews
29 ottobre 2013
Il convento della Brunella
trova un nuovo proprietario
e un nuovo destino
Il fabbricato che ospitava il seminario dei frati
minori, in via Crispi accanto alla chiesa, è stato
ceduto alla Fondazione Piatti, che realizzerà in
quegli spazi un Centro Multiservizi per le Disabilità
e la Famiglia
Il convento della Brunella continuerà a essere un “portatore di bene”.
Il fabbricato che ospitava il seminario dei frati minori, in via Crispi a Varese, accanto alla
chiesa, è stato infatti ceduto alla Fondazione Piatti che realizzerà in quegli spazi un grande
progetto: un Centro Multiservizi per le Disabilità e la Famiglia.
L’accordo prevede la cessione dell’intero fabbricato (2.400 mq) più un'area verde di 1700
mq. Un buon affare per la Fondazione, che trova per il progetto una sede prestigiosa e
centrale, ma anche una soddisfazione morale per i frati: «Da quando si è sparsa la voce
che la Curia non era interessata a rilevare anche il convento, abbiamo ricevuto proposte di
ogni genere: chi lo voleva per fare un albergo, chi per fare case o uffici, chi una scuola
privata... - spiega padre Renato Beretta, già legale rappresentante dell'Ordine - ma non
erano destinazioni che ci sembravano consone alle nostre intenzioni, che erano quelle di
valutare soluzioni a “impatto sociale positivo”. Poi è arrivato don Pino con questa proposta,
e abbiamo fermato tutto».
“Don Pino” è don Pino Gamalero, che da molti anni si prende cura di una realtà importante
ospitata nel ex seminario dei frati: il consultorio familiare La Casa, che molti varesini
conoscono per i corsi pre-matorimoniali, ma che fa anche assistenza alla coppia e a tutti i
passi della maternità. «Quando abbiamo saputo che la Curia aveva scelto di non tenere il
convento, ci siamo preoccupati: quella era la nostra sede, tutte le nostre attività sarebbero
state a rischio. Ho saputo però
dell’interessamento della fondazione ad
una sede per il loro nuovo progetto e mi
sono fatto avanti con la proposta».
Un’idea che ha messo d’accordo tutti, e
in breve tempo: l’annuncio della
partenza dei frati dalla Brunella è dei
primi di giugno e il progetto è stato
presentato oggi, 29 ottobre, meno di sei
mesi dopo, nei locali che ospitano il
consultorio familiare: che resterà insieme alle nuove realtà - nella struttura,
sfruttando un comodato d’uso previsto
nelle trattative.
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Testimonianze di vita Fraterna
UN SEGNO DEL DESTINO
L'incontro tra gli intendimenti dei frati minori e la fondazione Renato Piatti "non è un caso",
anche se apparentemente lo sembra, come ha raccontato la presidente della fondazione
Piatti Cesarina del Vecchio: «35 anni fa io e mio marito Renato, cui ora è dedicata la
Fondazione, avendo un figlio disabile ci siamo rivolti ai frati della Brunella per chiederci se
potevano darci in uso due locali, per poter condividere l’esperienza e aiutarsi
reciprocamente con altri genitori nella stessa situazione. Qua sotto, 35 anni fa, è nata
Anfass, e sembra un segno del destino che la fondazione Renato Piatti, che prende ili via
da Anfass, abbia ora avuto l'occasione di comprarla. Io sono convinta che questo non
succeda per caso: sono certa che la persona a cui è dedicata la fondazione ci stia
guidando da lassu. Così possiamo preparare un progetto grande, che si possa estendere a
molte fragilità. E devo ringraziare i frati che hanno visto in noi la prosecuzione di un opera,
nella nostra proposta. In questo luogo vogliamo far convergere centri diurni, residenzialità,
ricerca. Cercavamo il luogo giusto, l'abbiamo trovato. Non solo per la struttura, ma per il
fatto che qui c’è l’anima della nostra storia»
LA STRUTTURA
Il nuovo centro riunirà in un solo luogo la clinica, la riabilitazione precoce, la residenzialità, la
formazione, la ricerca, la sperimentazione scientifico-sociale nonché l’ascolto e
l’accompagnamento delle famiglie. Una struttura multifunzionale che potrà porsi come
“sportello unico di welfare” e avrà “un orientamento mirato alla presa in carico della
famiglia in modo complessivo, soprattutto nelle situazioni di criticità (separazioni, disabilità,
non autosufficienza, povertà, ecc.)”.
La struttura sarà divisa in più parti: al piano terra è prevista l'unità di offerta sanitaria
riabilitativa di NPIA per minori con autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), al primo
piano una Comunità alloggio, cioè una unità residenziale temporanea o permanente per
adulti con disabilità, al terzo piano le sedi sociali di Fondazione Piatti, ANFFAS Varese e
Associazione Sportiva ASA Varese, il Centro per la famiglia in collaborazione con il
Consultorio Fondazione Istituto La Casa e il Centro studi e formazione sulle disabilità
intellettive e relazionali. Al quarto piano resterà invariata l’ubicazione e l’attività dell’attuale
consultorio familiare accreditato della Fondazione Istituto la Casa.
Il progetto, che prevede la riqualificazione dell’immobile in chiave sociale, si avvale della
collaborazione attiva della Fondazione Istituto “La Casa” di Varese, Anffas onlus di Varese e
Associazione Sportiva ASA Varese nonché della partecipazione di ASL Varese attraverso la
sua Direzione Sociale. «Lo sviluppo ideale di un percorso già avviato con Fondazione Piatti
affiancando esperienze e competenze complementari» ha commentato il presidente della
Fondazione Istituto La Casa Carlo Negri.
ALLA
PRESENTAZIONE
ANCHE
IL
PRESIDENTE DELLA LOMBARDIA E IL
SINDACO DI VARESE
Alla conferenza di presentazione
c’erano le istituzioni civili e religiose.
Rappresentanti delle prime erano il
Presidente della Regione Lombardia,
Roberto
Maroni,
il
Commissario
Straordinario alla Provincia di Varese,
Dario Galli, e il Sindaco di Varese,
Attilio
Fontana.
«Quella
della
fondazione piatti è stata una scelta
coraggiosa e generosa, che siamo qui
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Testimonianze di vita Fraterna
per sostenere, con quello che possiamo fare. Come Regione Lombardia siamo molto
attenti alla fragilità e, proprio pochi giorni fa abbiamo assunto una delibera che stanzia 30
milioni di euro per i componenti fragili della famiglia - ha spiegato in particolare Roberto
Maroni -. Anche da questo punto di vista la Regione Lombardia è tra le più attente a
questo mondo e anche oggi, qui a Varese, dimostriamo la nostra attenzione verso le
situazioni di fragilità, situazioni in cui vogliamo intervenire, per risolverle».
Per la parte religiosa, oltre ai Frati Minori e al responsabile de La Casa, c’era anche
Monsignor Gilberto Donnini, Prevosto di Varese: «I frati della Brunella sono stati qui 75 anni e
sono molto dispiaciuto che non ci siano più - ha innanzitutto sottolineato Donnini - Ma, nella
disgrazia, la soluzione che è stata trovata è molto bella e sono contento per motivi anche
personali: qui sotto c’era la sede del Luce dove ho lavorato per 11 anni. Mi sarebbe
spiaciuto finisse in mezzo a una speculazione qualunque».
CHIESA E ORATORIO DONATI ALLA CURIA MILANESE
Quello dell'ex seminario è solo una parte del comprensorio della chiesa della Brunella, di cui
fa parte anche la chiesa stessa e il grande oratorio: la proprietà di questi ultimi, nei quali c'è
anche la mensa dei poveri e l'armadio dei poveri, è stata donata dai Frati Minori alla Curia
Milanese «I frati ci lasciano una eredità impegnativa ma ricchissima d cui raccogliamo lo
spirito con entusiasmo - spiega il nuovo parroco della Brunella don Marco Casali - le attività
di mensa, docce e armadio del povero proseguono, sotto l'egida della Caritas. E per
metterlo in pratica, i volontari che garantiscono tutto questo sono più di cento».
Stefania Radma
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Testimonianze di vita Fraterna
IL CAMPO DEL TESORO:
SANTUARIO E CONVENTO DI DONGO
Premessa
Del grande valore del recente libro di G. Petrella,
L’oro di Dongo, Firenze 2012 (anch’esso un piccolo vero
“tesoro” per la nostra cultura locale) ho già scritto sui
«Quaderni della biblioteca del convento», e non intendo
ripetermi. Se mai, cominciare a dire che il volume è
felicemente apparso alla vigilia del IV centenario di
fondazione del convento, avvenuta nel 1614, e che –
forse – si celebrerà nel prossimo anno. In ogni caso,
appunto, questo libro ne costituirebbe già un ben valido
e concreto festeggiamento.
Vorrei, invece, sviluppare, sia pure solo per
accenni, uno dei caratteri principali e significativi che
Petrella ha colto nella storia di questa biblioteca, ovvero
il “caso felice” di un complesso librario che ci è
pervenuto
pressoché
intatto,
non
solo
dopo
quattrocento anni, ma, soprattutto, dopo le note
traversìe che gli istituti religiosi ebbero ripetutamente a
subìre nella tarda modernità, con le ripetute iniziative di soppressione, quali che siano le
ragioni e le eventuali giustificazioni, che non è qui il caso di approfondire. La spiegazione di
questa vicenda eccezionale - almeno nel panorama italiano – è ben chiara, ovvero il
legame sussistente, fin dalle origini, tra il santuario mariano, quindi il convento e la comunità
di Dongo, al punto da costituire, il complesso santuario+convento uno degli elementi
dell’identità locale. Un legame talmente profondo da resistere a ben tre tentativi di chiusura
del convento, a cui sarebbe quasi sicuramente seguita la dispersione della biblioteca.
1. L’IDENTITÀ ORIGINARIA…
A) MADONNA DEL FIUME
Tutto nasce – come capita spesso nelle vicende di santuari mariani – da un’immagine
della Vergine, fatta oggetto di particolare devozione. Nel nostro caso, la collocazione di tale
immagine, all’interno di una di quelle “santelle” di cui è disseminato il nostro territorio, nei
pressi del torrente (più solennemente chiamato fiume) che attraversa l’abitato di Dongo con i consueti apporti di gioie e dolori che un corso d’acqua, soprattutto se a regime
irregolare, rappresenta per il territorio che attraversa -, è già destinata per questo solo fatto
ad essere sentita come elemento integrante e sensibile dell’identità locale. Si tratta, infatti, di
un tipico esempio di “sacralizzazione” di luoghi (come per i tempi) di passaggio e/o di rischio
(come l’ingresso di una valle, o la cima di un monte, o uno sperone prominente sopra uno
specchio d’acqua). Come tali, questi luoghi vennero frequentemente fatti oggetto di
spontanea “sacralizzazione”, per offrire senso e protezione, e ciò già in epoca precristiana; il
che, naturalmente, rafforza in modo notevole il legame con la popolazione locale.
Anche la “Madonna del fiume” di Dongo si colloca, poi, in quella intensa stagione
devozionale che si pone tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento – quando si può datare,
presumibilmente, la realizzazione dell’immagine -, per una diffusa, spontanea ventata di
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Testimonianze di vita Fraterna
spiritualità suscitata, anche in reazione alla ben nota,
pesante condizione di inadeguatezza delle istituzioni
ecclesiastiche. Erano, di nuovo, spontaneamente, tra le
popolazioni locali che sorgevano occasioni e motivi di
fervore religioso. Come attestano molti fenomeni, anche di
devozione mariana, che si verificano, nel nostro territorio
come altrove; ad esempio le notissime “visioni” della
Madonna a Gallivaggio (1492), a Tirano (1504), a Locarno… ;
quale ne sia l’effettiva dimensione soprannaturale, che lo
storico, ovviamente, non è in grado di valutare, non avendo
gli strumenti adeguati.
B) MADONNA DELLE LACRIME
A questo primo, originario, significato e valore di una
devozione fortemente integrata con la mentalità locale, si
sovrappone poi – nel periodo stesso di edificazione del
santuario, a seguito di un’altra tipica “visione” mariana,
ovvero la lacrimazione di statue e immagini della Vergine, a
metà del Cinquecento – la contrapposizione ad uno degli
esiti drammatici (per la divisione introdotta nell’unica Chiesa)
di quello stesso fermento spirituale spontaneo, ovvero le
Riforme evangeliche. Esse giungono fino a lambire anche l’Altolario, a seguito
dell’annessione delle valli dell’Adda e della Mera alle Tre Leghe: caratterizzate, queste, da
una consistente presenza riformata (circa due terzi dei Comuni) al loro interno; divenute,
quelle, luogo ideale di rifugio per molti riformati (o sospetti tali) in fuga dalla penisola,
soprattutto dopo il ripristino dell’Inquisizione romana, nel 1542.
Madonna delle Lacrime, dunque, di fronte a questo dramma della divisione.
E, di nuovo, l’argine – questa volta di carattere religioso e culturale – posto a fronte
della diffusione della Riforma, una novità per molti aspetti estranea alla tradizione
devozionale delle popolazioni locali. Il legame con la Vergine viene così a tutelare e a
rafforzare l’identità locale, esprimendosi poi fisicamente (e visivamente, in una nota
contrapposizione tra l’ex auditu della religiosità riformata, e l’e visu di quella tridentina),
nell’erezione di un santuario a cospetto del lago e delle valli alpine su di esso prospicienti,
nonché dotate di passi incombenti proprio anche alle spalle di Dongo.
C) CONVENTO FRANCESCANO
Terzo e conclusivo elemento della fase originaria del santuario di Dongo è l’erezione di
un convento francescano, nel 1614. Non è certo senza significato che si tratti di francescani,
in particolare di un ramo riformato. Ciò, infatti, si pone in continuità con il clima di fervore
spirituale diffuso prima dell’avvento delle Riforme protestanti, come già ricordato; in seguito
alla divisione, i francescani (tra cui i cappuccini) vengono, come è noto, dispiegate sul
territorio come forze atte sia a rianimare dall’interno la religiosità delle comunità cattoliche,
in fase di profonda ristrutturazione, sia a contrapporsi, sul lato dottrinale e spirituale, alle
proposte riformate. Si pensi alla vicina Domaso; più a nord a Chiavenna, quindi Morbegno,
Sondrio, Tirano, conventi tutti fondati nella prima metà del Seicento. E non è un caso, di
nuovo, che i frati assistano religiosamente la guarnigione militare del forte di Fuentes,
collocato all’inizio del Seicento dall’omonimo governatore spagnolo di Milano a presidio del
confine con le Tre Leghe. Tale rapporto è ben segnalato, tra l’altro, dalla presenza, nella
biblioteca del convento, di dizionari cinque-seicenteschi di lingua castigliana.
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Testimonianze di vita Fraterna
L’istituzione del convento è strettamente legata alla comunità di Dongo, che ne è
ufficialmente il soggetto fondatore, con i legami economici che ciò comporta. Ed è, di
nuovo, un elemento di forte legame e di identità, tanto più che le difficoltà burocratiche
che ci si trovò a dover affrontare furono la contemporanea presenza di cappuccini a
Domaso, quindi con una concorrenza, addirittura doppia (cappuccini / minori; Domaso /
Dongo) che, notoriamente, rafforza l’identità.
Un triplice legame, dunque, unisce, fin dalle origini, la comunità di Dongo al santuario
mariano e al convento francescano. Viene in mente il passo della Scrittura che dice: «Una
corda a tre capi non si rompe tanto presto» (Qoh 4, 12).
2. … E LA SUA SUCCESSIVA MANIFESTAZIONE
La forza di questo plurimo legame di identità appare, con evidenza, nella fase finale
dell’epoca moderna. Quando l’iniziativa statale delle soppressioni – con la sua fredda
impostazione di pura logica razionale - viene a scontrarsi con legami sociali e religiosi ben
più radicati nel territorio e nelle popolazioni. E soccombe.
Per ben tre volte, infatti - a fronte di soppressioni del convento decretate da regimi
diversi tra loro ma caratterizzati da una analoga mentalità statalista e utilitaristica (con un
senso veramente ridotto dell’“utilità”) -, il convento (e la sua biblioteca) vengono trattenuti
con forza a Dongo, appunto per iniziativa della comunità locale. Quel legame tra il
santuario mariano, il convento, la popolazione di Dongo, non poteva essere scisso,
costituendo parte importante dell’identità locale.
A) LA SOPPRESSIONE AUSTRIACA (1772)
Se questa prima soppressione fu, di fatto, solo un semplice tentativo non andato
propriamente a termine, ciò si deve, appunto, alla compatta opposizione sollevata sia dal
vescovo di Como, sia soprattutto dal clero e dalla popolazione di Dongo e del territorio
circostante, proprio sulla base della notevole utilità che la presenza di quei religiosi aveva
per le comunità locali.
B) LA SOPPRESSIONE NAPOLEONICA (1810)
Ben più determinata e violenta l’iniziativa posta
in atto da Napoleone, nel 1810. Ma altrettanto
determinata - e soprattutto generosa ed intelligente
– fu la reazione della comunità di Dongo, in
particolare di una nobile famiglia, i Poldi Petazzi.
Appoggiati anche dal vescovo di Como –
l’illuminato mons. Rovelli che aveva compiuto una
analoga operazione per il ricupero del monastero
della Trinità, appena fuori le mura della città, onde
farne il seminario teologico, collocandovi altresì una
raccolta di libri ricuperati da diversi monasteri e
conventi cittadini pure a rischio -, i fratelli Poldi
Petazzi acquistano dal demanio il santuario e il
convento. In questo modo, non soltanto annullano
di fatto il provvedimento governativo ma,
assumendo il complesso come bene privato,
pongono una premessa fondamentale per la sua
futura salvaguardia.
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Testimonianze di vita Fraterna
Anche la popolazione nel suo insieme espresse l’attaccamento al santuario e al
convento, in questa occasione. E’ interessante rilevare come, anche durante gli anni della
chiusura del convento, appena si poté – grazie all’intervento del vescovo di Como – il
santuario rimase comunque aperto e frequentato, per quanto possibile. Segno chiaro di una
comunità che non si rassegna all’imposizione.
Ovviamente, la festosa restituzione del convento all’uso originario, e del santuario alla
cura della comunità religiosa, nel 1838, pone un altro elemento di forte coesione tra paese e
santuario+convento. La presenza, poi, come oratore d’occasione, dell’abate Teglio, noto
studioso di storia e di arte del Liceo “Volta” di Como, sottolinea la partecipazione anche
della più ampia comunità comasca e diocesana all’avvenimento.
C) LA SOPPRESSIONE ITALIANA (1866)
Quando anche il neonato Stato italiano intraprese la strada dei precedenti regimi, in
fatto di soppressioni e incameramento dei beni monastici e conventuali, nel 1866, si ebbe
nuovamente, e in primo luogo, una dura reazione. La caparbietà e arroganza del giovane
Stato unitario, giunto a mettere in campo, grottescamente, un consistente schieramento di
forza pubblica, non poté avere altro effetto che provocare il carattere concreto e impulsivo
degli abitanti di Dongo. Essi, perciò, nella notte del 22 giugno di quell’anno, organizzarono
un vero e proprio cordone di difesa armata attorno al convento.
La chiusura di forza della casa religiosa procedette ugualmente. Ma ecco, a questo
punto, entrare nuovamente in gioco gli eredi della benemerita famiglia PolTi Petazzi, i Manzi.
Forti del diritto di proprietà acquisito sul convento, ebbero il coraggio e la costanza di
chiamare a giudizio gli stessi organi governativi (spingendosi anche all’appello dopo una
prima sentenza a loro sfavore), fino ad ottenere pieno riconoscimento dei propri diritti per
poi restituire il convento (e la biblioteca) pienamente all’uso suo proprio.
Il convento annesso al santuario poté così felicemente giungere, all’inizio del secolo
successivo, alla celebrazione di un III centenario quanto mai significativo, se si pensa a tutti i
rischi corsi in precedenza e alla crescente vicinanza della popolazione a quei luoghi di
devozione e di cultura. E non è certo di poco significato il fatto che a promuovere e a
organizzare le celebrazioni di quel centenario fosse proprio la guida spirituale della intera
comunità di Dongo, ovvero l’arciprete Prospero Bellesini.
Per quel III centenario nacque anche quel libro da cui ho tratto la gran parte delle
notizie oggi riferite, ovvero l’opera del francescano minore Paolo Maria Sevesi, Il santuario e il
convento di S. Maria del Fiume in Dongo, edito nel 1914 dalla tipografia della Casa della
Provvidenza, fondata in Como da don Guanella.
Conclusione
Nell’imminenza del 2014 viene spontanea una domanda. Vi sarà un IV centenario?
Verrà messo quantomeno in cantiere una nuova storia, necessariamente più approfondita e
critica, rispetto a quella, pure rigorosa, del padre Sevesi?
Ma la domanda più profonda e inquietante è un’altra. Quale attaccamento esiste
ancora, non solo tra la comunità di Dongo e il suo santuario ma, più in generale, tra le nostre
comunità locali e i formidabili patrimoni di religiosità, di arte e di cultura di cui siamo – e
dobbiamo essere – fedeli e premurosi custodi? Senza tale attaccamento, altre ben più
pericolose minacce continueranno l’opera di distruzione, ahimé già da tempo iniziata. Non
sono più regimi statali, per quanto arroganti. Molto peggio fa, oggi, l’ignoranza,
l’indifferenza, la corruzione, il vandalismo.
Sarà il caso di reagire ancora, e con una certa determinazione.
Sull’esempio di quelli di Dongo.
Saverio Xeres
24
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Testimonianze di vita Fraterna
Cronaca della presentazione del volume del prof. Petrella a Como
Il 15 novembre a Como, presso la "Sala Benzi" (già prima sede della Biblioteca
Comunale cittadina) del Liceo Classico statale "A.Volta", vi è stata la presentazione del libro
del prof. GianCarlo Petrella della Cattolica di Milano sul patrimonio librario della Biblioteca
del Convento di Dongo.
Titolo del volume: "L'ORO di DONGO ovvero per una storia del patrimonio librario del
Convento dei Frati Minori di Santa Maria del Fiume (con il catalogo degli incunaboli)",
Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2012, della collana Biblioteca di Bibliografia Italiana.
E' stato un bel pomeriggio.
Ha aperto i lavori e fatto gli onori di casa il prof. Mario Longatti, docente fino a poco
tempo fa di greco e latino presso lo stesso liceo.
Ha presentato, poi, la sua applaudita relazione il prof. don Saverio Xeres, della diocesi
di Como, che ha fatto riflettere sui valori che la presenza francescana ha rappresentato,
auspicando che tali valori non vadano assolutamente persi (la sua introduzione viene qui
presentata).
Il prof. Petrella Petrella, da par suo e da conoscitore appassionato della materia, ha
tenuto una vera "lectio magistralis" sulla storia (soprattutto sulla formazione) della biblioteca
francescana donghese. Non vi è stato sicuramente calo di attenzione tra quanti sono
intervenuti. Era presente un buon numero di persone, fra le quali, oltre al Preside e VicePreside dell'Istituto ospitante, il prefetto di Como e la Direttrice della biblioteca comunale
della città.
Testimonianze di vita Fraterna
I commissari sull'isola
di san Paolo
di Carlo Giorgi
29 ottobre 2013
Cinque giorni insieme, per riscoprire, ancora una
volta, dove affondano le radici della nostra fede. Dal
21 al 25 ottobre, i commissari di Terra Santa di lingua
italiana si sono ritrovati a Malta per il loro consueto
convegno annuale: in 25, tra responsabili e
collaboratori, hanno potuto aggiornarsi su tematiche
biblico/teologiche e condividere le proprie esperienze
di servizio a favore della Terra di Gesù. Tra i
partecipanti non solo commissari italiani ma anche i
frati «parlanti» italiano provenienti da Polonia,
Slovenia, Croazia, Slovacchia e dalla stessa Malta.
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Testimonianze di vita Fraterna
Non è un’isola qualsiasi, Malta, per la Custodia di Terra Santa e per tutti noi i cristiani:
la tradizione individua con precisione lo scoglio del naufragio dell’apostolo Paolo sull’isola.
Nell’autunno dell’anno 60 Paolo, «prigioniero per Cristo», viene condotto sotto scorta da
Cesarea Marittima a Roma. Nel corso della navigazione però, la nave su cui viaggia
l’apostolo viene sorpresa da una feroce tempesta di grecale; e la furia delle onde fa
schiantare l’imbarcazione su uno scoglio mettendo a serio rischio la vita di tutti i naviganti.
Quella che sembra, a prima vista, una disgrazia, si trasforma invece per gli indigeni nella
visita della Provvidenza che porta così la fede cristiana su un’isola sperduta nel centro del
Mediterraneo, a un popolo che parla una lingua barbara, ma che da subito dimostra
affetto e accoglienza per Paolo e per Gesù Cristo, che egli proclama.
La convivenza dei commissari sull’isola di Paolo è stata abbondante di incontri, visite,
conferenze: fra Marcello Buscemi, dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme
(professore ordinario di esegesi e teologia paolina e di filologia neotestamentaria), ha
affrontato la relazione iniziale dal titolo Paolo di Tarso e la Chiesa madre di Gerusalemme,
sottolineando come san Paolo abbia sempre considerato «madre» la Chiesa di
Gerusalemme dove, nel Cenacolo, lo Spirito ha iniziato a soffiare e dove tutti noi siamo nati
nella fede.
Fra Renato Beretta, recente visitatore generale alla Custodia ed esperto in questioni
amministrative nell’Ordine dei Frati Minori, ha svolto la seconda relazione,
sull’amministrazione dei beni in prospettiva francescana, sottolineando come ancora oggi i
frati siano chiamati a lasciarsi guidare, con coraggio e trasparenza, dall’evangelicità delle
loro scelte amministrative.
Fra Giorgio Vigna, commissario del Piemonte attualmente residente in Libano, ha
infine portato il saluto del Custode di Terra Santa il quale ha chiesto ai commissari due
attenzioni: innanzitutto quella di curare il rapporto con i vescovi, per informarli sullo stato
della Custodia, le iniziative e la colletta del Venerdì santo. In secondo luogo, la cura dei
pellegrinaggi come opportunità unica di evangelizzazione ed occasione per entrare in
contatto con le pietre vive di Terra Santa, ovvero le locali comunità cristiane.
Il convegno è stato anche l’occasione per definire le nuove cariche del gruppo.
Presidente – al posto di fra Pasquale Ghezzi, commissario uscente della Lombardia – è stato
eletto fra Giuseppe Battistelli, commissario dell’Umbria. Suoi consiglieri fra Sandro
Guarguaglini, commissario della Toscana, fra Paschalis Kwoczała, commissario dalla
Polonia, e fra Anthony Chircop, di Malta. Infine sono stati presentati i nuovi commissari,
nominati nel corso dell’ultimo capitolo della Custodia: fra Francesco Ielpo, commissario
della Lombardia, fra Piero Di Luca, commissario della Liguria, e fra Adriano Contran,
commissario del Veneto.
(ha collaborato fra Francesco Ielpo)
26
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
…dai Monasteri
Bouar, 3 Novembre 2013
Carissime Madri e sorelle,
madre Chiara Benedetta e P. Emilio,
che il Signore vi dia Pace! Questo dono lo si sta
invocando da ogni parte della terra e anche qui in
Centrafrica. Penso che siate al corrente di ciò che
stiamo vivendo in questi giorni a Bouar. Continuate
a innalzare con noi una preghiera piena di fiducia
al Signore. Vi condivido in breve cosa stiamo
vivendo con la nostra gente.
Da alcuni giorni sentivamo voci di un possibile
arrivo dei nuovi ribelli nella città di Bouar. Lo scopo
di questi nuovi ribelli è quello di cacciare dal Paese i ribelli stranieri che hanno preso il potere
nel mese di Marzo. (E’ veramente una lotta continua...al potere!!!!!)
Queste voci sono diventate realtà il giorno 26 Ottobre. Al mattino la missione è stata invasa da
una fiumana di gente, donne, bambini, uomini…con qualche bagaglio in mano e sulla
testa...Era un correre, ovunque, ma la direzione che dava sicurezza era l’oratorio, la chiesa, la
casa di accoglienza della parrocchia. Le porte si aprivano per tutti questi rifugiati. Anche la
foresteria del nostro monastero è stata adibita a infermeria, piccolo “dispensario da campo”
per le urgenze.... Noi ci siamo messe tutte al lavoro cercando di preparare tutto il necessario. Il
medico e gli infermieri dell’ospedale sono venuti da noi per poter lavorare, perché l’ospedale
non era più sicuro. In un attimo il volto della missione è cambiato...più di 4000 persone erano
arrivate!!!! Non si vedeva più un pezzetto di spazio. Gli spari con armi pesanti hanno
incominciato a farsi sentire e sono durati un bel momento. Erano nella zona del campo militare,
non molto lontano da noi. La preghiera era la sola arma che dava forza a tutti...
Sono incominciati ad arrivare i feriti, soprattutto bambini che si sono trovati nella zona
pericolosa.... grida e pianti non cessavano. Le infermiere facevano il possibile per confortare i
bambini... In una stanzetta della nostra infermeria abbiamo accolto una bimba, di nome
Divina, di 6 anni circa, molto ferita, hanno cercato di metterle la flebo perché aveva sete....
non gridava, parlava con una vocina che strappava lacrime....Il suo caso era grave, l’hanno
portata in ospedale per cercare di operarla, ma lei...se n’è andata in cielo....
A un’altra hanno dovuto amputare un braccio, anche lei piccola.... e cosi altri casi
drammatici.
In questa situazione di “morte”, ci sono stati anche degli “inni alla vita”. La sera di domenica 27
Ottobre una donna bussa al nostro cancello perché oramai sanno che l’infermeria è da noi. E’
una donna che deve partorire. La portiamo all’infermeria “ da campo” cioè sotto il chiostro
all’aperto.... Sono le sette di sera e ...dal nostro refettorio dopo poco, sentiamo un vagito: “ E’
nata!!!!” Allora corriamo tutte a vedere la piccolina appena nata, è nata in una circostanza
poco favorevole.... ma lei è viva. E noi le facciamo festa, è la prima bimba che nasce sotto il
chiostro di un monastero!!!! Naturalmente abbiamo detto alla mamma di chiamarla “Chiara”
E lei era felice. (è quella che vedete nella foto, due minuti dopo la nascita.....)
L’arrivo di militari che fanno parte della forza di pace dell’Africa centrale per la protezione dei
civili ha rassicurato un po’ tutti. Si sono installati proprio davanti al nostro monastero. (così
proteggono anche noi...)
Da alcuni giorni non si sentono più gli spari, “sembra” che la vita sia diventata normale, la
gente è più serena, ma non vuole lasciare la missione...hanno paura; corrono voci che non li
rassicurano. Nello stesso tempo più dura la loro permanenza più c’è il pericolo di malattie
perché con un tale affollamento è difficilissimo custodire l’igiene. Sono giunti anche alcuni
medici senza frontiere per aiutare a curare la gente.
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
…dai Monasteri
Ogni sera il curato, aiutato dalla gente della parrocchia raduna tutti i bambini nella cattedrale
per fare un po’ di animazione per loro perché si possano distendere e vivere il più serenamente
possibile questo momento difficile. Dal nostro monastero è bello sentire i bimbi cantare, gridare,
e divertirs .....
In questa situazione di sofferenza è stato bello constatare che il punto di riferimento, il luogo
che dava sicurezza alla gente, anche ai nostri fratelli musulmani, era la parrocchia. In effetti,
proprio il primo giorno quando c’è stato il fuggi, fuggi...una famiglia musulmana che
conosciamo è stata la prima a bussare alla porta della nostra cappella per cercare rifugio da
noi. Erano in quindici persone con bimbi piccoli. Non sapevano più come ringraziare per aver
loro aperto la nostra casa. Sono rimasti per tre giorni accampati nel nostro parlatorio.
Carissime vi ho condiviso un po’ di ciò che stiamo vivendo a Bouar in questi giorni..., non
sappiamo che cosa ci aspetta nei prossimi giorni, ma la certezza della presenza del Signore in
mezzo a noi ci fa guardare avanti con fiducia perché Lui non abbandona i suoi poveri e quelli
che confidano in Lui. Ancora di più in questa circostanza comprendiamo quanto sia
indispensabile la preghiera e l’abbandono nelle mani buone del Signore Gesù.
A tutte il nostro grazie per il dono della vostra preghiera incessante,
Con affetto e gratitudine sr. M. Letizia e sorelle
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Alcune riflessioni sulla fraternità
nel Primo Testamento
LA PEDAGOGIA DI GIUSEPPE
Relazione
di fratel
Luca
Monaco di
Dumenza
13
aprile
2013
Ome (BS)
SECONDA
PARTE
Alla luce di queste brevi premesse, che ci ricordano
soprattutto con quali interrogativi intendiamo accostarci alla figura
di Giuseppe, entriamo ora nel vivo della sua storia. Abbiamo
ascoltato una delle pagine culminanti del suo ciclo, quella in cui
Giuseppe, ormai divenuto un uomo potente in Egitto, si fa
riconoscere dai suoi fratelli, non subito, ma al terzo incontro. Di fatto,
però, Giuseppe aveva riconosciuto i suoi fratelli immediatamente,
al loro primo incontro, narrato al capitolo 42. Lì leggiamo, ai vv. 6-7:
6Giuseppe
aveva autorità su quella terra e vendeva il grano
a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe
vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a
terra. 7Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece
l’estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: «Da dove
venite?».
Giuseppe, dunque, riconosce i fratelli sin dal primo incontro,
ma soltanto al terzo si fa riconoscere da loro. Non può farlo subito.
Se lo avesse fatto al primo incontro, Ruben, Giuda, tutti gli altri
avrebbero riconosciuto in lui soltanto Giuseppe, colui che avevano
rifiutato e che ora è diventato un uomo potente, in grado di saziare
la loro fame durante la carestia. Ma Giuseppe non si accontenta di
questo riconoscimento. Vuole che lo riconoscano e lo accolgano
finalmente come ‘fratello’. Per questo motivo, attraverso un
graduale e paziente processo di purificazione dei sentimenti e di
maturazione spirituale, conduce i fratelli a diventare a loro volta
interiormente fratelli. In altri termini, Giuseppe non si limita a
perdonare i fratelli per quanto hanno commesso contro di lui. Non
desidera soltanto riconciliarsi con loro; mira piuttosto a ritessere la
fraternità lacerata. Ruben e gli altri devono essere perciò trasformati
e restituiti a quella identità vocazionale che non avevano voluto o
saputo accogliere. Devono in altri termini tornare, o iniziare a essere
finalmente fratelli. E quando si diventa davvero fratelli? Per la Bibbia
la risposta è chiara, a partire proprio dalla pagina dolorosa di Caino
e Abele: si è fratelli quando si diventa custodi dell’altro.
Quando si sa rispondere alla grande domanda di Dio: dov’è
tuo fratello?
LA “CONVERSIONE DI GIUDA”
A questo interrogativo Caino non aveva saputo rispondere,
ma ora, nel ciclo di Giuseppe, la risposta è sulle labbra di Giuda.
Dopo lo stratagemma della coppa nascosta nel sacco di
Beniamino (raccontato al capitolo 44) Giuseppe finge di voler
punire solamente costui, il fratello ‘più piccolo’, e di rimandare tutti
gli altri in pace dal loro padre. A questo punto interviene Giuda,
con un discorso molto ampio e bello, che meriterebbe di essere
letto nella sua interezza; mi limito a evidenziarne soltanto due
versetti, il 32 e il 33:
29
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
32…il
tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre
dicendogli: “Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre
per tutta la vita”. 33Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del
giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i
suoi fratelli!
Giuda si fa custode, o ‘garante’ di Beniamino, sino al punto di offrire la propria vita in
cambio di quella del fratello. Sacrifica se stesso perché l’altro viva. L’atteggiamento iniziale
viene così capovolto. Giuda e gli altri fratelli avevano sacrificato Giuseppe per poter vivere
loro, in quanto vedevano in Giuseppe una minaccia per la loro esistenza, a motivo dei suoi
sogni di predominio; ora invece Giuda è disposto a sacrificare se stesso perché abbia vita
Beniamino e con lui anche l’anziano padre Giacobbe. Possiamo quindi osservare questa
duplice trasformazione:
– in primo luogo: Giuda e gli altri, dopo aver messo in pericolo la vita di Giuseppe,
adesso si fanno custodi di Beniamino, la cui vita è minacciata;
– in secondo luogo: Giuda e gli altri, dopo non aver esitato a provocare il dolore del
padre Giacobbe con la notizia, peraltro falsa, della morte di Giuseppe, ora si preoccupano
di non arrecargli ulteriore dolore a motivo di Beniamino.
La custodia del fratello e la consapevolezza del padre sono i due atteggiamenti
essenziali che fondano la vera fraternità, e grazie alla pedagogia sapiente di Giuseppe ora
Giuda diviene capace di entrambi: si fa custode di Beniamino, si preoccupa del dolore del
padre anziano.
“quello di Giuseppe è un perdono, una riconciliazione, capace anche di
ricomporre quella giustizia che la violenza dei fratelli aveva infranto”
Occorre qui spendere qualche parola in più su questa che ho definito la ‘pedagogia
di Giuseppe’, che trasforma e addirittura giunge a capovolgere l’atteggiamento di Giuda e
degli altri fratelli. Dobbiamo notare che quello di Giuseppe è un perdono, una
riconciliazione, capace anche di ricomporre quella giustizia che la violenza dei fratelli aveva
infranto. Giuseppe perdona e riconcilia facendo però giustizia. Dove ‘fare giustizia’ non
significa punire o vendicare il torto subito, ma significa ‘rendere l’altro giusto’. O in altri
termini: condurre l’altro a porre l’atto giusto in una situazione simile a quella in cui, in
precedenza, aveva posto un atto ingiusto. È ciò che Giuseppe realizza proprio attraverso lo
stratagemma della coppa. Nascondendo la coppa nel sacco di Beniamino, Giuseppe crea
infatti questa situazione critica: pone Giuda e tutti gli altri davanti a Beniamino, che è il
fratello più piccolo, il più debole e il più amato dal padre Giacobbe, e la cui vita è
minacciata. In questo modo, Giuda e gli altri vengono a trovarsi con Beniamino in una
situazione molto simile a quella in cui si erano trovati di fronte a Giuseppe. Tuttavia, mentre
verso Giuseppe avevano agito in modo ingiusto e violento, ora verso Beniamino il loro
atteggiamento è diverso, completamente trasformato e guarito. Come osserva Robert
Alter1, il discorso di Giuda al capitolo 44, di cui ho citato solo un paio di versetti ma che
andrebbe meditato nella sua interezza, costituisce un ‘annullamento’, punto per punto, sia
sul piano morale sia sul piano psicologico, della violenza perpetrata un tempo dai fratelli 4.
Questo è il perdono che sa unire in sé la misericordia e la giustizia, in quanto sa rendere
l’altro finalmente capace di quell’atto giusto di cui in precedenza era stato incapace. Il
perdono di Giuseppe è in questo caso esemplare e rivelativo del modo di perdonare tipico
di Dio, la cui misericordia non è disgiunta dalla giustizia, e la cui giustizia è già tutta inclusa
1
R. ALTER, L’arte della narrativa biblica, Queriniana, Brescia 1990 (= Biblioteca biblica, 4) p. 209.
30
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
dentro la misericordia. In questo modo non solo non si è violenti, poiché si perdona il torto
subito anziché vendicarlo, ma si giunge addirittura a guarire la violenza che c’è nell’altro.
LA “CONVERSIONE’ DI GIUSEPPE”
La vicenda di Giuseppe ci obbliga però ad aggiungere un altro elemento importante
per la nostra riflessione. Ci ricorda infatti che, per giungere a operare questa trasformazione
nei fratelli, Giuseppe deve anzitutto vivere un cammino graduale di conversione personale.
La trasformazione dei fratelli è dentro la trasformazione stessa vissuta da Giuseppe. Il
Giuseppe che si fa ri-conoscere al capitolo 45 non è più lo stesso Giuseppe che i fratelli
avevano conosciuto al capitolo 37. In questo caso il ri-conoscimento va inteso in senso forte:
è un conoscere in modo nuovo, non solo perché cambia la percezione soggettiva che
abbiamo dell’altro, ma perché oggettivamente è cambiato anche l’altro. Il ri-conoscimento
è autentico e pieno quando vi è tanto una trasformazione soggettiva dello sguardo, quanto
una trasformazione oggettiva di colui che guardiamo. Giuseppe ora è un altro uomo. O
potremmo dire meglio: è finalmente diventato un uomo, mentre prima era soltanto un
adolescente un po’ viziato. Possiamo intuire questa trasformazione di Giuseppe facendo
attenzione al tema dei sogni che scandisce tutta la sua vicenda personale.
Il ciclo di Giuseppe ci presenta infatti complessivamente tre coppie di sogni, narrati
rispettivamente ai capitoli 37, 40 e 41. La prima coppia, al capitolo 37, è rappresentata dai
sogni che Giuseppe stesso fa, riguardanti il suo destino, nonché il suo rapporto con gli altri
fratelli e con gli stessi genitori. Del primo sogno Giuseppe racconta ai fratelli:
7Noi
stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio
covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si prostrarono
davanti al mio» (v. 7).
Nel secondo sogno vengono coinvolti anche i genitori:
9Egli
fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora
un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me».
10Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse:
«Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i
tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?» (vv. 9-10).
La seconda coppia di sogni la incontriamo al capitolo 40; sono i sogni del coppiere e
del panettiere del faraone, e riguardano il loro destino: fausto per il primo, che sarà liberato
dal carcere; nefasto per il secondo, che invece verrà impiccato. La terza e ultima coppia di
sogni la leggiamo al capitolo 41: sono i celebri sogni del faraone, con le sette vacche grasse
e le sette magre, e poi le sette spighe piene e le sette vuote. Non commento i sogni, mi limito
a osservare un elemento interessante: mentre Giuseppe interpreta i quattro sogni degli altri
(del coppiere, del panettiere e i due del faraone) di fatto non interpreta i propri. Li racconta,
ai fratelli e al padre, ma senza interpretarli. Possiamo domandarci: non li interpreta perché
sono talmente chiari da non avere bisogno di spiegazioni? Oppure, è proprio questa
mancanza di interpretazione a costituire la ‘colpa’ di Giuseppe, il suo errore, il segno della
sua immaturità, che giunge a provocare la giustificata reazione sdegnata di Giacobbe e
degli altri suoi figli?
DA UN SOGNO “IN PROPRIO”
AL SOGNO DI DIO
Leggiamo nel libro del Siracide:
6
Se non sono una visione inviata dall’Altissimo,
non permettere che se ne occupi la tua mente
(34,6)
31
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Ciò significa che i sogni vanno interpretati per cercare in essi la ‘visione dell’Altissimo’;
vale a dire: il loro senso si manifesta soltanto riconoscendoli come rivelazione del mistero di Dio.
Giuseppe, invece, inizialmente attacca il cuore e la mente ai suoi sogni senza interpretarli,
senza ricercare in essi la visita dell’Altissimo, la sua visione. È vero, il loro significato appare
chiaro: voi vi prostrerete davanti a me. Così li comprende Giuseppe, così li capisce anche
Giacobbe. Tuttavia, tutto ciò che Giuseppe vivrà, passando attraverso il rifiuto, la prova, la
prigionia, l’umiliazione, tutto lo condurrà a capire che questo senso, così apparentemente
chiaro dei suoi sogni, era invece menzognero e ingannevole. Tutta la sua vita lo porterà a
comprendere in modo diverso, e questa volta secondo la visione dell’Altissimo, i suoi sogni. A
capire in modo differente ciò che prima aveva preteso di comprendere senza interpretare.
Certo, il sogno iniziale di Giuseppe sembra alla fine avverarsi. Nel primo incontro con i
fratelli, in 42,6, il narratore descrive la scena in questo modo:
6
Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua
popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono
davanti con la faccia a terra.
La stessa cosa accade al secondo incontro, in 43,26:
26
Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono che avevano con
sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra.
Ma nel terzo incontro, quando la fraternità è finalmente riconciliata e riconosciuta, non
c’è più nessuna prostrazione. Giuda e i suoi fratelli hanno appena affermato di essere disposti a
diventare schiavi di Giuseppe per custodire la vita di Beniamino, così da non aggiungere altro
dolore al dolore del padre Giacobbe, ma ora è Giuseppe a non permettere che si prostrino
“quando la fraternità è finalmente riconciliata
e riconosciuta, non c’è più nessuna prostrazione”
davanti a lui; al contrario, al v. 4 dice loro: «Avvicinatevi a me!», e al v. 15 «baciò tutti i fratelli e
pianse». Non c’è la prostrazione, ma il bacio, l’abbraccio. L’atteggiamento di Giuseppe
diventa ancora più chiaro al capitolo 50, quando leggiamo la conclusione dell’intera storia.
Dopo la morte di Giacobbe, i fratelli non si fidano più di Giuseppe, temono che, morto il padre,
il suo atteggiamento possa cambiare nei loro confronti. Perciò, al v. 18
i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci
tuoi schiavi!». 19Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di
Dio? 20Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo
servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un
popolo numeroso. 21Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per
voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore (50,18-21).
Da sottolineare questo verbo ‘avverarsi’: Dio, attraversando insieme a Giuseppe il male
e volgendolo in bene, ‘compie quello che oggi si avvera’. Ora, in questo momento, il sogno
iniziale di Giuseppe si avvera, ma in modo del tutto diverso rispetto alla sua attesa iniziale. Se
Giuseppe aveva potuto comprendere il suo sogno nel senso di un predominio, ora giunge a
interpretarlo nel senso di un servizio. Ai fratelli che gli dicono ‘siamo tuoi schiavi’, Giuseppe
replica ‘io non tengo il posto di Dio, e soltanto a Dio ci si prostra. Se Dio mi ha innalzato dal
luogo nel quale voi mi avevate umiliato, è perché io vivessi questo servizio verso di voi: darvi da
mangiare nel tempo della carestia e così far vivere un popolo numeroso’.
Il sogno di Giuseppe si avvera, ma si avvera nel momento in cui Giuseppe diviene
capace di interpretarlo in modo diverso, e può interpretare il sogno perché ora sa dare un
senso a tutta la sua vicenda storica, riconoscendo in essa, soprattutto nella violenza e
nell’ingiustizia che ha subito, la presenza di un Dio che ha saputo trarre persino dal male un
32
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
bene. I sogni, affermava il Siracide, occorre interpretarli e accoglierli come ‘visita di Dio’, e
allora, interpretandoli in questo modo, si giunge a capire che tutta la vita è tempo e luogo in
cui Dio ci visita. E visitandoci, ci chiama a conversione; chiama a conversione anche le nostre
attese e le nostre speranze, i nostri sogni. Converte il male in bene, ma converte anzitutto il
cuore dell’uomo: da un sogno pensato per se stesso – voi vi prostrerete davanti a me –
Giuseppe deve convertirsi a un sogno pensato per gli altri – io vi servirò perché voi possiate
vivere nel tempo della carestia e attraverso di voi possa vivere un popolo numeroso. Il covone
messo al centro degli altri non stava a significare che egli avrebbe dominato sui suo fratelli, ma
che essi si sarebbero riuniti attorno a Giuseppe per ricevere da lui pane e vita.
LA SAPIENZA SCESE CON LUI
Giuseppe, dunque, aveva un sogno da vivere e inizialmente aveva creduto di dover
spendere la propria vita alla luce di quel sogno, che era un sogno di grandezza, di predominio.
Il sogno di un innalzamento che di fatto ha lacerato la fraternità. Poi giunge a capire che
doveva interpretare il suo sogno in modo diverso, alla luce della visione di Dio e della sua visita.
E la visita di Dio lo conduce anzitutto nella spoliazione, nell’abbassamento, nell’umiliazione,
nella prova. Da lì comprenderà che il suo sogno doveva essere vissuto non per sé, ma per gli
altri. Commentando la storia di Giuseppe, il libro della Sapienza afferma:
13Ella
[la Sapienza] non abbandonò il giusto venduto,
ma lo liberò dal peccato.
14Scese con lui nella prigione,
non lo abbandonò mentre era in catene (10,13-14).
La Sapienza scende con Giuseppe in prigione. Questo significa anzitutto che Dio non
abbandona Giuseppe nella prova; ma significa anche che è proprio in questa discesa nella
prova che Giuseppe incontro la Sapienza e diventa sapiente. Può allora interpretare non solo i
sogni degli altri, ma anche i propri, accogliendo in essi il sogno stesso di Dio, che trae il bene
dal male, che sceglie proprio colui che altri hanno scartato. Nella tradizione rabbinica si legge
questo detto, a commento di un versetto del salmo 34 (33):
Se un uomo usa vasi rotti è una disgrazia, ma per Dio le cose
stanno altrimenti; infatti, tutti i suoi servi sono vasi rotti, ‘vicino è
il Signore a chi ha il cuore spezzato, salva lo spirito piagato’
(Sal 34,19).
33
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FilmiAmo…
SACRO GRA
Scheda a cura di
fr. Davide Sironi
Grande Raccordo Anulare di Roma: una lingua d’asfalto lunga
quasi 70 chilometri racchiude la città eterna le cui immortali bellezze
sono al centro di questo vasto territorio circolare: lontane. Nei pressi del
GRA c’è un’altra Roma, un’altra aria, un’altra vita. Siamo oltre la
periferia, in uno spazio dove la natura e gli uomini lottano per non essere
cementificati e sopravvivere ai gas di scarico degli automezzi. Qui
vivono persone che sembrano uscite da una surreale sceneggiatura
cinematografica e invece sono reali, vere nella loro esistenza dura,
isolata, incrostata. Dove è la sacralità del GRA? Forse nei volti di uomini
e donne che abitano questo luogo metafisico.
L’ultimo documentario di Gianfranco Rosi è una sorpresa. Perché
ha vinto il Leone d’oro all’ultima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia – dopo 15 anni dall’ultimo italiano, Gianni
Amelio con “Così ridevano” -. Perché è più di un documentario: ha la
capacità
magnetica
di
affascinare
propria
delle
storie
cinematografiche che vengono scritte per ammaliare il pubblico.
Perché la forza, a volte violenta a volte poetica delle immagini, scava
nell’animo dello spettatore.
E tutto questo filmando la vita non di personaggi elaborati tramite una
astuta sceneggiatura, ma seguendo persone che vivono nei pressi del
Grande Raccordo Anulare di Roma. Persone ai limiti: del centro urbano
e di una pseudo civiltà perbenista; del calore umano che qui nel
deserto relazionale è ridotto a una fiammella.
In un intreccio di frammenti di esistenze tanto povere e reali da
sembrare surreali, il regista mostra un pescatore di anguille con una
sapienza primordiale, prostitute logorate dalla strada, giovani cubiste
che perpetuano modelli televisivi, nobili decaduti, donne sole, principi
carnevaleschi che vivono in grotteschi palazzi, un “palmologo” che
cerca di debellare un infestante parassita da alcune palme, un
operatore sanitario che presta soccorso in ambulanza e accudisce la
madre ormai anziana e non più cosciente. E’ salendo in ambulanza con
quest’ultimo, mentre svolge il suo servizio, che lo spettatore vede da
dentro il GRA, altrimenti osservato a distanza attraverso inquadrature
suggestive.
La macchina da presa è spesso incollata ai personaggi, li scruta, mai
frontalmente ma di lato, su piani inclinati. Così vicina che quasi si sente il
respiro, l’odore di questa umanità. In altre sequenze, invece, con quadri
panoramici rivela spazi ampi, distese di natura attraversate dal GRA
come una cicatrice sulla terra ferita.
Questi uomini e donne lottano per sopravvivere. Sembrano prigionieri
del GRA, della roboante civiltà automatizzata, richiusi in un mondo
quasi dimenticato, arcaico o forse profetico: che ritorna a fare i conti
con i dolori, la fatica di stare al mondo oggi e che mantiene un minimo
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Sacro GRA
di Gianfranco Rosi
Documentario
durata 107 min.
Italia
2013
Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
di dignità. Chi si muove sul GRA sembra percorrere la strada della vita vera: quella della
dinamicità affaristica, della produzione economica, del lavoro prima di tutto, quella della
vita tecnicista idolatrata che diviene mito, che ha le sue leggi, i suoi rituali, la sua sacralità.
Un totem da adorare, desiderare.
Pur nella sospensione della narrazione a favore dell’incastro delle vite dei personaggi, di un
andamento lento e piano – che forse può annoiare qualcuno, ma che sembra necessario
per ascoltare ciò che si sta guardando – questo documentario è un’opera attuale, con una
personalità costruita dall’occhio del regista che nelle sue inquadrature già interpreta e
sembra sussurrare lo spirito che abita la storia e con cui penetrarla.
Il titolo è evocativo e rivelativo: si sta realizzando una sostituzione di simboli, di ciò che è
considerato sacro. Si è alla ricerca di un nuovo Graal: quello della civiltà postmoderna
iperattiva che ha fatto della frenetica velocità, dell’andare sempre altrove, del correre per
esserci, della strada asfaltata, il proprio mito. Un mito da ricercare e avere, il simbolo
dell’essere dinamici, dell’essere in contatto con il mondo, ma questa relazionalità è
impossibile quando si è richiusi nelle proprie scatole metalliche imprigionate nel traffico. Il
Graal, mezzo di comunione, rimane altro.
Questo documentario ci mostra che c’è una sacralità che resiste: quella della vita umana,
che rimane viva anche nelle condizioni esistenziali desolanti.
Le palme crescono ancora, inspiegabilmente, nella periferia romana, come corpi mistici da
curare e difendere dalle larve che silenziosamente e invisibilmente le stanno svuotando.
Occorre ascoltare attentamente, dedicarci del tempo per accorgersi della devastante
azione di questi parassiti: il rumore della loro voracità non è diverso da quello che si sente nei
ristoranti del centro di Roma.
C’è una sacralità da riscoprire e vivere.
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NOTIZIE di CASA
A cura di
fr. Enzo Pellegatta
OTTOBRE 2013
Professano solennemente fr. Celestino Pagani,
fr. Enzo Imbimbo e fr. Enrico Russotto, assieme a fr. Franco Drigo e fr.
Alessio Delle Cave (Provincia Veneta) e fr. Sandro Audagna (Provincia
Piemontese).
5Verona
S. Bernardino
Si riunisce l’annuale Assemblea COMPI. Viene eletto il nuovo Consiglio
di presidenza (fr. Sabino Iannuzzi, presidente; fr. Antonio Scabio, vicepresidente; fr. Agostino Esposito e fr. Carlo Serri, consiglieri).
07 - 11
Assisi (PG)
I Guardiani del Nord Italia si riuniscono per l’annuale Incontro di FoPe
interprovinciale. Il giorno 16 ha luogo il II Congresso definitoriale, per
l’occasione allargato, nella prima parte, ai Guardiani.
14 - 16
Castelletto
di Brenzone (VR)
Si celebrano nella Chiesa parrocchiale i funerali della sig.ra Giuseppina
Sandrinelli, sorella di fr. Valeriano.
15 Bogno di Besozzo (VA)
Nell’ambito “Invito alla Bibbia” la compagnia teatrale Carlo Rivolta
presenta la sacra rappresentazione “Cantico dei Cantici”, con
Anastasie Musumary e Davide Grioni.
17 Monza
Santuario delle Grazie
Il Vescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, ordina presbitero fr. Michele
Passamani, di Caldonazzo, che ha vissuto l’anno di postulato a
Cermenate e ora è nella fraternità interprovinciale di Arco di Trento.
19 Caldonazzo (TN)
L’auditorium del Comune viene intitolato a fr. Arcangelo Zucchi.
Nell’occasione è presentato il libro, redatto da fr. Andrea Bizzozero,
sulla vita di fr. Arcangelo.
20 Cermenate (CO)
Fr. Almiro Modonesi, Vicario provinciale, partecipa all’’annuale
Assemblea UFME in vece del Ministro provinciale.
21-26
Roma
Presso la Cappella dell’Università Cattolica di Milano, alla presenza del
Ministro provinciale e dell’Assistente ecclesiastico centrale, si celebra la
s. Messa di saluto e di ringraziamento a fr. Luigi Cavagna per il servizio
di Rettore della cappellania, svolto con dedizione per 7 anni, e per
l’interim come Assistente ecclesiastico centrale assunto alla morte di
mons. Lanza.
25 Milano
Nella chiesa del Sacro Cuore viene festeggiato con una solenne
concelebrazione il 70° di professione di fr. Giorgio Rizzieri.
27 Busto Arsizio (VA)
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
Si tiene l’annuale Incontro inter-religioso “Nello Spirito di Assisi” con una
Tavola rotonda sul tema “Pace nelle periferie dell’esistenza”.
Intervengono relatori delle grandi religioni presenti a Milano.
27 Milano
S. Angelo
Presso la Pontificia Università Antonianum fr. Giampaolo Possenti
partecipa in rappresentanza della Provincia al Convegno della
Commissione Fedeltà e Perseveranza.
29 Roma
Presso la Fondazione Terra Santa viene presentato dall’autrice Chiara
Frugoni il libro “Francesco e le terre dei non cristiani”. L’incontro è
introdotto da fr. Paolo Canali.
30 Milano
Via Gherardini
NOVEMBRE 2013
Si celebra la Festa della Provincia, una bella giornata con numerosa
partecipazione dei frati, con un interessante intervento di fr. Antonio
Scabio e una celebrazione eucaristica con il rinnovo della forma di vita
evangelica. Hanno riscosso apprezzamento la proiezione delle foto di
archivio e i regali costituiti da un crocifisso modellato da fr. Nazareno
Panzeri.
04 Sabbioncello(LC)
Nel locale Convento si incontrano gli operatori della PG e della CPV
dei frati minori del Nord Italia.
05 - 06
Rezzato (BS)
Nella chiesa del Sacro Cuore mons. Giampaolo Citterio, Vicario
episcopale della zona di Rho, presiede la concelebrazione per l’inizio
del ministero parrocchiale di fr. Pasquale Ghezzi.
09Busto Arsizio (VA)
Nel Monastero di s. Chiara il Definitorio si riunisce per il suo III Congresso.
12 Milano
Nell’Infermeria provinciale, dove era da qualche tempo ricoverato,
torna alla Casa del Padre fr. Arcangelo Romerio, della Provincia
piemontese. I funerali vengono celebrati l’indomani nella chiesa del
Convento di Monte Mesma, dove fr. Arcangelo ha vissuto molti anni.
14 Sabbioncello di Merate
(LC)
Nella chiesa parrocchiale si celebrano i funerali della sig.ra Francesca
Loda, di anni 96, mamma di fr. Alberto Tosini, Visitatore generale per la
nostra Provincia in occasione dell’ultimo Capitolo elettivo.
18 Leno (BS)
Nel 6° anniversario della scomparsa viene ricordato fr. Simpliciano
Olgiati, educatore francescano per 40 anni al Franciscanum-Luzzago.
La sera del 29, nella chiesa di s.Afra in s. Eufemia viene eseguita la
“Messa di Requiem” di Giuseppe Verdi, con il Coro Lirico Aurea Parma
e l’Orchestra Sinfonica “Carlo Coccia” di Novara e la direzione di fr.
Renato Beretta.
29 - 30
Brescia
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Nel pomeriggio del 30, nella Sala di Ercole del Liceo Luzzago, l’attività
educativa e di studio di Padre Simplicio viene ricordata da alcuni
amici ed ex allievi. Alle 19.00, nella chiesa di s. Gaetano, il Ministro
provinciale fr. Francesco Bravi presiede la Messa di suffragio.
29 - 30
Brescia
Si svolge l’Incontro Under 5 del Nord Italia, partecipato da una ventina
di frati e animato dal responsabile interprovinciale fr. Enzo Maggioni.
30 Lonigo
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Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013
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