Anno XXXV – n. 238 – Novembre 2013 NOTIZIARIO Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo” dei Frati Minori Indice U.F.M.E. – XI Assemblea generale 21-25 ottobre 2013 1 Collegio dei Ministri del Nord Italia Milano – 15 novembre 2013 5 Festa della Provincia – 4 novembre 2013 Saluto e Introduzione del Ministro provinciale Omelia del Ministro provinciale 8 11 Dal Definitorio Milano Monastero s. Chiara – 12 novembre 2013 14 Testimonianze di vita fraterna Il convento della Brunella trova un nuovo proprietario e un nuovo destino Chiesa e Convento di s. Gaetano Il campo del tesoro: santuario e convento di Dongo I Commissari sull’isola di s. Paolo 17 20 21 25 Dai Monasteri 27 Alcune riflessioni sulla fraternità nel Primo Testamento Second Parte 29 FilmiAmo 34 Notizie di Casa 36 U.F.M.E. COMUNICATO FINALE Cari Fratelli il Signore vi dia Pace! Nei giorni 21- 25 ottobre 2013 si è riunita a Roma l’undicesima Assemblea Generale dell’UFME alla quale hanno partecipato i Ministri, i Custodi e i rappresentanti di tutte le altre entità dell’Ordine. Abbiamo vissuto giorni di grazia; il Signore ci ha rivolto ancora la sua parola, ha rafforzato la nostra vocazione di Frati Minori, e ci ha fatto sentire in maniera particolarmente forte il vincolo della fraternità. Abbiamo guardato all’Europa alla luce della nuova Evangelizzazione; ci siamo interrogati sulle maniere più efficaci di trasmettere ai nostri fratelli la nostra esperienza di Gesù Signore e Redentore. In maniera particolarmente acuta ci siamo sentiti provocati dalla situazione precaria di alcune Provincie d’Europa. In alcuni paesi, infatti, è in pericolo la sopravvivenza stessa dell’Ordine. L’UFME è certamente un organismo di conoscenza, di coordinamento e di condivisione. Ci sembra chiaro, tuttavia, che dall’Assemblea dei Ministri d’Europa debbano nascere anche iniziative concrete per il rinnovamento della vita dell’Ordine. Abbiamo pertanto stabilito, come Assemblea UFME, di fare nostra e di sostenere la proposta avanzata dal nostro Ministro Generale per la costituzione di una rete di fraternità nuove, a carattere internazionale, che mirino alla rivitalizzazione delle Provincie più bisognose dell’Ordine. Questa iniziativa comune, che vedrà la collaborazione del Governo Generale, dell’UFME e delle Provincie, va preparata innanzitutto con la preghiera. Abbiamo profonda fiducia che il Signore benedirà tutti i nostri sforzi tesi all’edificazione del suo Regno e all’accoglienza del Vangelo da parte di tutti gli uomini. Vogliamo anche noi come San Francesco e i primi frati continuare a portare la buona novella in tutte le regioni d’Europa. Il Signore ci conceda la gioia di essere suoi testimoni. XI ASSEMBLEA GENERALE Unio Fratrum Minorum Europae 21-25 ottobre 2013 Roma Frati Mi L’Assemblea dell’UNIONE DEI FRATI MINORI D’EUROPA Roma, 25 ottobre 2013 1 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 U.F.M.E. Noi Ministri provinciali, Custodi, Presidenti delle diverse Entità presenti sul territorio europeo, insieme ai cinque Definitori generali dell’Ordine, delegati per le Conferenze d’Europa, e ai Segretari di Conferenza, siamo stati convocati a Roma dal 21 al 25 ottobre 2013, per celebrare l’XI Assemblea Generale dell’UNIONE DEI FRATI MINORI D’EUROPA (UFME), presso la struttura francescana di accoglienza, “Il Cantico”. In questi giorni abbiamo avuto modo di approfondire il tema «PROGETTO EUROPA OFM PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE», così delicato e importante in questo momento storico della Chiesa e dell’Ordine. L’Assemblea ha avuto inizio con l’intervento del Presidente UFME, Fr. Carlo Serri, che ha informato sul lavoro svolto dal Consiglio Permanente negli ultimi due anni. Sono seguiti gli interventi di diversi relatori: il Ministro Generale OFM, Fr. Michael A. Perry, il quale ha presentato una relazione dal titolo «Europa: visione francescana»; S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha sviluppato il tema «Europa: visione ecclesiale». Un prezioso contributo alla riflessione, che ha sottolineato l’aspetto politico in Europa, è stato offerto dall’On.le Antonio Tajani, Vice-Presidente della COMMISSIONE EUROPEA, che ha tenuto una relazione dal titolo «Europa: visione politica». Preziosi sono stati anche i contributi offerti da Fr. Massimo Tedoldi, Segretario generale per le Missioni e l’Evangelizzazione, con la relazione sul tema «Progetto Europa: verso il Nuovo di libertà»; Fr. Fabio L’Amour Ferreira, dell’Ufficio Giustizia Pace e Integrità del Creato (GPIC) dell’Ordine, che ha presentato «Il lavoro di GPIC, con uno sguardo particolare alla questione della Migrazione». Altro momento significativo, la visita e la condivisione con la Fraternità di Palestrina, cui ha fatto seguito una sosta di preghiera nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina insieme ad alcuni fratelli della Comunità di Sant’Egidio. L’Assemblea, dopo aver approvato alcune modifiche allo Statuto UFME, e il bilancio economico, ha eletto il nuovo Consiglio Permanente UFME nelle persone di: Fr. Miljenko Šteko (SLAS) – Presidente Fr. Michel Laloux (COTAF) – Vice-Presidente Fr. Mario Vaccari (COMPI) – Consigliere Fr. Filemon Tadeusz Janka (SLAN) – Consigliere Fr. Vitor Melicias (CONFRES) – Consigliere Fr. Kevin Ó Laoide (ESC) – Consigliere XI ASSEMBLEA GENERALE Unio Fratrum Minorum Europae 21-25 ottobre 2013 Roma Frati Mi PROGETTO EUROPA OFM per la nuova Evangelizzazione Il nuovo Consiglio permanente ha eletto: Fr. Paolo Maiello quale Segretario Generale dell’UFME Fr. Mario Vaccari quale Economo dell’UFME 2 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 U.F.M.E. Proposte Le seguenti proposte emerse dal lavoro dei gruppi tematici e linguistici sono approvate dall’Assemblea. PREMESSA Confermiamo le proposte formulate dalla precedente Assemblea di Lisbona (2011) e auspichiamo la continuazione della loro attuazione. PROPOSTE 1. Chiediamo la creazione di una rete di Fraternità Nuove in Europa. Accogliendo la proposta avanzata dal Ministro Generale, chiediamo che sia costituita una rete di Fraternità Nuove, a carattere internazionale, soprattutto nei Paesi nei quali la vita francescana appare essere in maggiore difficoltà; XI ASSEMBLEA GENERALE Unio Fratrum Minorum Europae 21-25 ottobre 2013 Roma a. Tali fraternità si realizzino sotto la direzione del Definitorio Generale in dialogo con il Consiglio Permanente dell’UFME, con i Ministri Provinciali interessati, sulla base di un Progetto di vita approvato; b. Tali fraternità rispettino i criteri del Ministro Generale elaborati nel Seminario svoltosi a Frascati nell’anno 2009; c. Si curino in modo particolare la scelta e la formazione dei frati chiamati a formare queste Fraternità Nuove, le quali devono comprendere anche i frati delle Provincie locali; d. Per la formazione dei membri delle Fraternità Nuove, si ricorra all’aiuto della Fraternità Internazionale inter-francescana Notre-Dame-des-Nations a Bruxelles. 2. Sosteniamo la presenza dell’OFM presso le Istituzioni Europee. 3. Chiediamo al Consiglio Permanente dell’UFME di agevolare o favorire le modalità di comunicazione dell’UNIONE (sito per il collegamento tra Provincie e per le notizie provenienti da Provincie e Conferenze), al fine di facilitare la diffusione delle iniziative. Frati Mi PROGETTO EUROPA OFM per la nuova Evangelizzazione 4. Chiediamo di organizzare corsi di esercizi spirituali comuni nelle varie lingue ufficiali, scegliendo luoghi significativi in Europa. 3 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 U.F.M.E. ADESIONE Appoggiamo la richiesta circa la situazione dell’Ucraina, presentata da Fr. Astijus Kungys, Ministro Provinciale della Provincia St. Kazimieras (Lituania), relativa alla necessità di stringere Accordi associativi tra l’UNIONE EUROPEA e le Nazioni dell’Europa Orientale (Ucraina, Moldova e Georgia). Consapevoli di essere stati guidati dallo Spirito e di aver vissuto insieme giorni intensi di preghiera, fraternità e approfondimento, consegniamo ora queste proposte ai fratelli del Consiglio Permanente UFME perché aiutino tutti i frati presenti sul territorio europeo a essere, con la testimonianza di vita personale e fraterna, operatori di nuova evangelizzazione. XI ASSEMBLEA GENERALE Unio Fratrum Minorum Europae 21-25 ottobre 2013 Roma I FRATI DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI D’EUROPA Roma, 25 ottobre 2013 PROGETTO EUROPA OFM per la nuova Evangelizzazione Frati Mi 4 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Collegio dei Ministri del Nord Italia L’incontro del Collegio dei Ministri è convocato a Milano – S. Antonio, presenti fr. Mario Vaccari, fr. Antonio Scabio, fr. Bruno Bartolini, fr. Francesco Patton, fr. Francesco Bravi che presiede l’incontro. Al mattino è assente fr. Maggiorino Stoppa per le esequie di fr. Arcangelo Romerio, sarà presente alla sessione di lavoro pomeridiana. Si inizia alle 9.40 con la Salve Regina, il suffragio per fr. Arcangelo Romerio e l’introduzione dell’OdG da parte di fr. Francesco Bravi, è presente anche Diathesis. Curia Provinciale 15 novembre 2013 Milano 1) Data e luogo dell’Assemblea dei Definitòri 2014 Data conferma da fr. Maggiorino informa che il villaggio olimpico di Bardonecchia è disponibile ad accoglierci per la prossima Assemblea dei Definitòri, si decide di fissare la data dal 25 al 29 agosto 2014. 2) Costituzione della Commissione giuridica Occorre nominare la Commissione che dovrà lavorare sui mandati Capitolari 2.1.-2.3. relativi all’elaborazione degli SSPP per la nuova Provincia. I rispettivi Ministri contatteranno i frati indicati in vista della loro nomina. 3) Progetto Centro Missionario Bologna-Osservanza Il Coordinamento Missioni ad gentes ha avuto il proprio incontro in questo fine settimana per continuare l’elaborazione del progetto. Comincia a prendere corpo il lavoro di progettazione, sono stati identificati vari livelli di azione, va sviluppata la tempistica. Maurizio Serofilli presenta il lavoro fatto assieme a fr. Guido Ravaglia. C’è lo sforzo per pensare insieme il lavoro legato all’ad gentes e agli immigrati. Si prova a rielaborare l’esperienza missionaria nel contesto dell’immigrazione e ad occuparsi dell’immigrazione con un’attenzione di tipo missionario. Va completato il gruppo di lavoro che sta elaborando il progetto. Altri frati potranno essere inseriti in un secondo momento. Si ritiene opportuno che il gruppo di lavoro ascolti anche frati imepegnati sul versante dei migranti (es. Prato, Mazara del Vallo…). 4) Fraternità di Evangelizzazione per le Missioni al Popolo e FAV+Postulato Fr. Francesco Bravi, assieme ai consulenti di Diathesis passa poi a presentare l’allegato “Alcune note sull’intreccio di alcuni progetti e decisioni relativi al triennio 2013-2016”. La discussione sui punti toccati nell’allegato risulta ampia e approfondita. Per alcune scelte occorre che prima sia nominato il Delegato super partes. 5 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Per quel che riguarda l’intreccio tra fraternità di evangelizzazione e fraternità legate alla formazione iniziale ci si sofferma sul quadro generale e poi sulle singole fraternità. Viene formulata un’ipotesi globale sulla quale si concorda di confrontarsi con i Definitòri entro il prossimo incontro di dicembre, di modo da poter poi comunicare le decisioni prese. 5) Consultazione per il nome della Provincia È stata avviata la consultazione nelle Province, si è in attesa delle risposte da parte dei frati. Per la seconda consultazione si concorda di fare una lettera unica come CM, indirizzata a tutti i frati del Nord Italia, che riporti: - i nomi e il numero di preferenze che ciascun nome ha ottenuto nella prima consultazione; - la scheda per la seconda votazione nella quale si potrà esprimere una sola preferenza sui dieci nomi più votati nella prima consultazione. 6) Segretariati Formazione e Studi ed Evangelizzazione e Missione Il Segretariato Formazione e Studi ha fatto il primo incontro col nuovo Segretario fr. Lorenzo Raniero. Il nuovo Segretario per le Missioni e l’Evangelizzazione, fr. Alberto Tosini, ha iniziato a incontrare i settori per aiutarli nel loro cammino. Sul lavoro del Coordinamento Missioni ad gentes si è già riferito sopra. 7) Libretto delle preghiere I Capitoli provinciali hanno chiesto di elaborare il libretto per le preghiere della fraternità uguale per tutto il Nord Italia, si ritiene di elaborare il testo a partire dagli attuali libretti in uso nelle Province. Si dà l’incarico a fr. Francesco Patton di far arrivare a compimento questo lavoro. 8) Partecipazione dei Ministri provinciali ai corsi di FoPe per i Guardiani Si concorda di partecipare due per volta ai tre corsi di FoPe per i Guardiani: 2-5 dicembre partecipano fr. Bruno Bartolini, fr. Mario Vaccari, 27-30 gennaio partecipano fr. Francesco Patton, fr. Francesco Bravi, 17-20 febbraio partecipano fr. Maggiorino Stoppa, fr. Antonio Scabio. 9) Possibile incontro per gli archivisti e i Segretari provinciali Gli archivisti saranno convocati e seguiti da fr. Maggiorino Stoppa e si ritroveranno a Torino, per i Segretari provinciali si affida a fr. Bruno Bartolini l’incarico di convocarli a Bologna. Tutto il materiale relativo alla nascita della nuova Provincia va trasmesso a Torino perché lo raccolga e lo possa archiviare. 10) Varie ed eventuali a) Delegato per l’Euroframe, la COMPI lo richiede, si pensa di mandarne uno solo per il Nord Italia, si chiederà al Consiglio per la PG del Nord Italia che segnali chi può essere incaricato per questo servizio, di modo da poterlo poi mettere in contatto con il referente UFME per l’Euroframe. b) Si ritiene utile affidare al Consiglio Fope quanto emerso nell’Assemblea dei Guardiani di Castelletto specialmente le sintesi dei lavori di gruppo. In particolare si chiede che il Consiglio Fope rielabori il materiale relativo alla proposta qualificante per la nuova Provincia e offra una scheda di riflessione al CM, che su questa base, cercherà poi di dare anche il proprio contributo specifico. Le altre risposte dei gruppi dei Guardiani possono essere prese in mano e rielaborate per vedere quali possono essere fatte diventare operative. 6 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 c) Economia: - Fr. Bruno Bartolini ricorda che bisogna prendere in mano le attività commerciali delle sei Province facendo un censimento descrittivo delle opere, dando dei criteri, per poi chiedersi se portare certe attività nella nuova Provincia o chiuderle, ecc. Bisogna capire anche come utilizzare le sedi operative legate alla gestione dell’economia. - Fr. Mario vaccari ricorda la decisione dell’ultima Assemblea dei Definitòri e quanto contenuto nelle decisioni Capitolari specie sul Fondo Comune. Il coordinamento economi dovrà ritrovarsi, indicare un Coordinatore che poi sarà nominato dal CM e iniziare a lavorare soprattutto sul Fondo Comune. Si può ipotizzare anche una verifica del consolidato delle Province sul modello della rendicontazione sperimentata. - Bisognerà infine arrivare a ragionare sugli enti civili da mantenere e sulla rappresentanza legale. Collegio dei Ministri d) Segue un momento di condivisione tra Ministri e ci si ricorda che il prossimo incontro sarà il 13 dicembre a Milano, nella speranza che per S. Lucia ci arrivino due buoni regali: il nome del Delegato super partes e l’approvazione degli Statuti di Cooperazione per il triennio. Alle 16.30 si termina con l’Agimus tibi gratias. Il verbalista fr. Francesco Patton e) Economia: - Fr. Bruno Bartolini ricorda che bisogna prendere in mano le attività commerciali delle sei Province facendo un censimento descrittivo delle opere, dando dei criteri, per poi chiedersi se portare certe attività nella nuova Provincia o chiuderle, ecc. Bisogna capire anche come utilizzare le sedi operative legate alla gestione dell’economia. - Fr. Mario vaccari ricorda la decisione dell’ultima Assemblea dei Definitòri e quanto contenuto nelle decisioni Capitolari specie sul Fondo Comune. Il coordinamento economi dovrà ritrovarsi, indicare un Coordinatore che poi sarà nominato dal CM e iniziare a lavorare soprattutto sul Fondo Comune. Si può ipotizzare anche una verifica del consolidato delle Province sul modello della rendicontazione sperimentata. - Bisognerà infine arrivare a ragionare sugli enti civili da mantenere e sulla rappresentanza legale. 7 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 f) Segue un momento di condivisione tra Ministri e ci si ricorda che il prossimo incontro sarà il 13 dicembre a Milano, nella speranza che per S. Lucia ci arrivino due buoni regali: il Festa della Provincia Saluto e introduzione del Ministro Provinciale Non c'è modo migliore di celebrare la festa del Patrono e Titolare della nostra fraternità provinciale che trovarsi insieme per esprimere il profondo legame che ci lega, rendere grazie al Signore per il dono della vocazione ricevuta, e per festeggiare i fratelli che ricordano in questo anno uno speciale anniversario di ordinazione o di professione. Carissimi fratelli benvenuti alla festa della Provincia. Un saluto particolare lo rivolgiamo ai confratelli festeggiati insieme, e in modo del tutto speciale, ai fratelli residenti nell'infermeria. Non può certo mancare un ricordo per i fratelli che celebrano oggi il loro onomastico: fr. Giancarlo Colombo, fr. Carlo Calloni, fr. Carlo Cavallari. Ricordiamo anche i fratelli che non hanno potuto essere oggi con noi per diversi motivi; ci sentiamo uniti inoltre a tutti i fratelli in missione e fuori Provincia. Vorrei infine che ricordassimo con affetto e nella preghiera anche tutti i fratelli defunti (nella Provincia del cielo sono ormai 527 dalla ricostituzione della Provincia) nella certezza del profondo legame che ci ha uniti e ci unisce nel Signore. Nella lettera di convocazione di questa giornata dicevo: “L'annuale incontro fraterno sarà un momento di grazia nel ricordo di quanto il Signore ha compiuto e compie nella nostra vita, ma vuole essere anche un'occasione per guardare con rinnovata speranza il futuro che stiamo costruendo insieme a tutti i frati del Nord Italia”. É per questo che abbiamo con noi fr. Antonio Scabio, Ministro provinciale del Veneto – Friuli, che ringraziamo di vero cuore per aver accettato l'invito a condividere con noi questo momento di festa, di riflessione e di preghiera. Il titolo che abbiamo scelto per questo nostro convenire è, come sapete, “Tra storie e speranza”. Ricordare il percorso di vita di alcuni di noi, che ancora salutiamo con affetto e che ringraziamo per la testimonianza che ci hanno offerto e che ancora ci offrono, diventa occasione per rinnovare l’impegno a una vita francescana fedele alle proprie radici e allo stesso tempo creativa, aperta al domani. Le storie dei fratelli che ricordano gli anniversari di professione o di ordinazione si intrecciano con la vita e le storie di ciascuno di noi, formando un'unica storia che viene scritta giorno per giorno nella costante ricerca di una risposta fedele alla grazia della vocazione ricevuta. Ed è proprio guardando la storia della nostra fraternità provinciale e le singole storie che la compongono, che siamo stimolati, leggendo nel profondo questa storia, ad aprirci al futuro. La sapiente lettura e accoglienza del passato, letto nella fede con i suoi errori e le sue bellezze, ci apre ad una speranza viva, si fa stimolo che nutre il presente e non ci sbilancia in precipitose fughe in avanti con scelte avventate, né ci fa chiudere in un passato nostalgico che va si 8 Sabbioncello 4 novembre 2013 Tra storie e speranza Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 accolto ma superato per una continua apertura alla novità dello Spirito del Signore. Solo così il presente diventa mirabile sintesi tra passato e futuro e la virtù della speranza sostiene concretamente la ricerca di una qualità di vita che nutre non solo il nostro desiderio ma anche le nostre realizzazioni. É questo, credo, il significato profondo delle provocanti parole di papa Francesco a cui vogliamo ispirarci: “la speranza è la virtù dell'arduo ma possibile: ci invita a non gettare mai la spugna, ma non in maniera velleitaria, quanto piuttosto impegnandoci attivamente, per realizzare qualcosa di reale e di concreto”. Questo invito vorrei raccoglierlo io per primo dentro la mia situazione di salute e nel mio servizio di ministro; questo invito vorrei che fosse raccolto ogni giorno dai fratelli guardiani dentro il loro non semplice compito di animazione e di governo delle nostre fraternità locali; questo invito mi piacerebbe che fosse raccolto dai fratelli che vivono fatiche di relazione e di accoglienza nelle nostre fraternità. Mi piacerebbe che le parole del santo padre animassero e sostenessero la vita di quei fratelli che, considerando le fatiche e i problemi dei singoli e delle fraternità, vedono solo la mediocrità, che per altro esiste, ma non riescono a sperare in una qualità diversa della nostra vita e missione. Desidererei fortemente che le parole di papa Francesco diventassero stimolo per quei fratelli che chiedono solo agli altri di cambiare. Mi piacerebbe pensare che le parole del successore di Pietro sostenessero la ricerca di quei fratelli che si sentono un po’ delusi e forse non stimolati a sufficienza per come stiamo vivendo la nostra vita consacrata. Oso credere che queste parole del papa possano essere di rinnovato stimolo a chi tra noi vive momenti di difficoltà e di fatica. Mi piacerebbe affidare ad ogni frate della Provincia queste parole perché il cammino verso la nuova Provincia veda, nella cordiale apertura ad un nuovo da costruire, il contributo fattivo di tutti. Affido infine le parole di papa Francesco ai confratelli che ricordano oggi gli anniversari di professione o di ordinazione e ai confratelli dell'infermeria: la speranza illumini l'orizzonte della vostra esistenza e vi sostenga nel cammino di ogni giorno. Ci introduciamo a questa giornata con la riflessione/ testimonianza di frate Antonio. Abbiamo pensato che è importante ascoltare l'esperienza di un fratello di un'altra Provincia, e in specie quella di un Ministro provinciale, che ci racconti come la sua fraternità provinciale e lui personalmente hanno vissuto e stanno vivendo il percorso verso la nascita della nuova Provincia: un cammino tra speranze e fatiche, attese e delusioni, confronti e decisioni da prendere, coinvolgimento dei frati e chiusure. Un cammino concreto dove esercitare ogni giorno la virtù della speranza “per realizzare qualcosa di reale e di concreto”, come ci ha invitato a fare papa Francesco. Grazie per quello che ci dirai e per la tua presenza, segno di una condivisione più profonda che ormai ci vede impegnati su tanti fronti per realizzare quanto i nostri Capitoli provinciali hanno deciso. La nostra giornata, dopo l'intervento di frate Antonio, proseguirà con gli auguri ai festeggiati e con la celebrazione dell'eucaristia, dove insieme rinnoveremo il nostro impegno di vita evangelica, per concludersi con il pranzo fraterno. Un grazie sincero alla fraternità di Sabbioncello per la fraterna accoglienza e per tutto quello che ha predisposto per farci vivere bene questa giornata, un grazie anche a tutti coloro che hanno lavorato per preparare il nostro incontro. Che anche questa giornata ci aiuti – come dicevo a Baccanello alla conclusione del Capitolo provinciale – a vivere “l'impegno quotidiano a dare concretezza al sogno evangelico che ancora sostiene le nostre esistenze”. Di nuovo un benvenuto a tutti e buona festa di S. Carlo Borromeo. 9 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 10 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Omelia del Ministro Provinciale Rm 12, 3-13; salmo 88; Gv 10, 11-16 Carissimi fratelli, rendiamo grazie a Dio per il dono di questa giornata, rendiamo grazie a Dio per il dono della nostra vocazione, rendiamo grazie a Dio per i nostri fratelli che oggi ricordano gli anniversari di professione e di ordinazione. La solenne eucaristia che conclude, nella festa di S. Carlo Borromeo, il nostro stare insieme, raccoglie tutti i nostri grazie e unendoli al rendimento di grazie di Cristo al Padre li trasforma nell'unica offerta gradita a Dio: il sacrificio vivo e santo del Figlio di Dio morto per la nostra salvezza e gloriosamente risorto (cfr. III preghiera eucaristica). In questo santo memoriale, dove ricordiamo la vita e l'esempio del nostro patrono, abbiamo appena chiesto nella colletta: “Custodisci nel tuo popolo, o Padre, lo spirito che animò il vescovo san Carlo”; questo spirito, che ha reso san Carlo – come dice la preghiera sulle offerte - “pastore vigilante e modello di santità”, è chiamato nella preghiera dopo la comunione “lo spirito di fortezza che animò san Carlo e lo rese fedele alla sua missione e pronto a donare la vita per i fratelli”. É questo quello che vogliamo chiedere in questa celebrazione: lo spirito di fortezza. Lo chiediamo per tutta la nostra fraternità provinciale, per chi oggi festeggia gli anniversari di ordinazione e di professione, lo chiediamo per tutti i frati minori in particolare per tutti i frati delle nostre sei Province del Nord Italia tese alla costituzione della nuova Provincia. Il catechismo della Chiesa Cattolica definisce così la virtù della fortezza: “La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa” (n. 1808). La Parola del Signore appena proclamata ci aiuta a comprendere come vivere da forti nella fede in questi nostri giorni nutrendo ancora una volta la nostra speranza. La virtù della fortezza ci rende capaci, ci ha ricordato l'apostolo, di una valutazione saggia e giusta di noi stessi, delle nostre capacità e ci rende consapevoli dei doni ricevuti per l'utilità comune perché “siamo membra gli uni degli altri”. Abbiamo più che mai bisogno di questa virtù nella vita delle nostre fraternità perché i doni diversi “secondo la grazia data a ciascuno di noi”, servano solo per “gareggiare nello stimarci a vicenda” e non per contrapporci rischiando di farci vivere una semplice accoglienza formale che non va oltre, quando c'è, la buona educazione. Solo in una perseveranza a tutta prova possiamo vivere e mettere in pratica quanto la lettera ai Romani ci ha appena invitato a fare: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno”. Se, come diceva il Catechismo, “la virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura”, vivere di questa virtù, ci fa superare ogni umana chiusura di fronte alla diversità dell'altro e ci rende “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”. È imparando ad essere evangelicamente forti che possiamo essere “premurosi nell'ospitalità” accogliendo ogni giorno il fratello nella nostra vita perché “pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo”. Non è forse questa la fortezza che ci manca e che chiediamo al Signore per l'intercessione del nostro patrono? Non è forse questa la fortezza che sola costruisce e non contrappone? Per viverla abbiamo bisogno, secondo l'apostolo, di semplicità, di diligenza e di misericordia; abbiamo bisogno di compiere tutto con gioia. Il brano evangelico, che ci ha riproposto la figura del buon pastore, ci invita a fare nostri gli stessi sentimenti di Cristo Signore. Gesù è pastore buono perché dà la vita per i suoi; è colui che si prende cura del suo popolo offrendo se stesso. Se la virtù della fortezza è quella virtù che “dà il coraggio di giungere... al sacrificio della propria vita”, Gesù che 11 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 offre se stesso per i suoi è il “forte” per eccellenza che può rendere anche noi forti in Lui. Il segreto di questa fortezza sta nel suo profondo ed intimo rapporto con il Padre che rende possibile e sostiene il suo rapporto con i discepoli: “conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre”. Essere forti in Cristo, essere capaci come Lui di consegnare la nostra vita ai fratelli, vuol dire entrare sempre di più nel mistero stesso di Dio, entrare nel profondo rapporto tra il Padre e il Figlio che solo può sostenere la consegna della propria vita per amore sull'esempio del Figlio. La consegna di sé è dunque una questione di fede; se siamo sempre più partecipi dell'eterno amore trinitario siamo capaci di vivere la nostra vita nel costante dono di noi stessi. Ma noi siamo forti nella fede? L'invito che ci faceva l'apostolo nella prima lettura ad essere “perseveranti nella preghiera” come ci trova? Solo se coltiviamo questa fede, che ci fa dire con il padre S. Francesco “Tu sei fortezza” (cfr. LodAl 6), le nostre fraternità saranno un insieme di “forti” che non gareggiano per primeggiare mettendo gli altri al secondo posto, ma un insieme di fratelli che ogni giorno si prendono cura dell'altro e consegnandosi ogni giorno in un reale e attento servizio, rendono trasparente l'annuncio evangelico nei vari servizi che l'obbedienza ci ha chiamato a vivere. Per entrare in questa logica di fede, ci direbbe il Borromeo, abbiamo bisogno di una continua meditazione della passione del Signore, abbiamo bisogno di stare davanti alla croce. “La meditazione della passione di Cristo - disse S. Carlo in un sua omelia - renderà dolcissime le cose più dure, toglierà ogni difficoltà... Veramente felici coloro che hanno impresso nel cuore Cristo crocefisso, e non svanisce mai! Questa continua memoria è per loro uno scudo fortissimo e un'armatura contro tutti gli attacchi di Satana... Chi non sopporterà serenamente anche le cose più terribili pensando: Se sono cristiano, non dovrei essere seguace e imitatore di Cristo?... Egli dalla passione e dalla morte passò alla gloria ... e io rifiuterò, prima della gloria, di patire qualcosa? Egli ha il capo trafitto dalle spine, mani e piedi trapassati dai chiodi... E io mi dedicherò tutto ai piaceri? O se sapeste, fratelli, come questa continua meditazione è per il demonio odiosa e terribile, vi applichereste sempre ad essa!... O felici coloro che in ogni istante custodissero la memoria di questa Passione che dà la vita! Oso dire che sarebbe loro, in qualche modo, impossibile peccare” (dall'Omelia 45 del 1583: Sassi, Sancti Caroli Borromei Homiliae, Milano 1747). Questo, fratelli, è lo spirito di fortezza che ha animato S. Carlo e che chiediamo per tutti noi e in particolare per chi oggi celebra gli anniversari di ordinazione e di professione. Se questa giornata, e queste mie riflessioni, possono aver acceso in ciascuno di noi dei rinnovati propositi di fedeltà, ascoltiamo ancora la parola del nostro Patrono: “Talvolta anche noi siamo riempiti dallo Spirito Santo, quando egli ci ispira santi desideri che ci fanno concepire progetti di bene. Bisogna però correre subito a eseguirli, giacché sono tanti coloro che avvertono le mozioni dello Spirito Santo, ma per negligenza le lasciano illanguidire, sicché esse svaniscono del tutto” (Homilia 43. Mediolani 1747, t. 1, 322). La virtù della fortezza ci aiuti dunque a rinnovare oggi il nostro impegno di vita evangelica perché anche la nostra vita di frati di questa terra lombarda “manifesti... il vero volto del Cristo Signore” (cfr. Colletta). Amen. 12 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 13 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Dal Definitorio Milano Monastero S. Chiara Dopo aver celebrato l’eucarestia mattutina con la comunità delle sorelle del monastero di Milano, si consuma un’abbondante colazione preparata con materna cura dalle clarisse. Alle ore 9.00 si iniziano i lavori con l’approvazione unanime del verbale del II Congresso definitoriale. Il Ministro provinciale informa circa le condizioni dei fratelli ammalati, quindi ricorda i principali eventi accaduti dall’ultimo definitorio. Il 17 ottobre si è celebrato l’apertura dell’anno accademico 2013-2014 dello STISB di Verona; la prolusione ha avuto per oggetto un’interessante presentazione multidisciplinare di alcuni corali recentemente restaurati. Il 20 ottobre, a Cermenate (CO), si è tenuta l’inaugurazione dell’auditorium comunale che è stato intitolato a fr. Arcangelo Zucchi; sono intervenuti il Ministro provinciale e fr. Andrea Bizzozero che ha presentato il libro nel quale tratteggia un profilo biografico di fr. Arcangelo. Dal 21 al 26 ottobre, a Roma, si è tenuta l’annuale Assemblea UFME a cui ha partecipato fr. Almiro Modonesi, in vece del Ministro provinciale. Fr. Almiro riferisce il contenuto dei tre incontri principali dell’Assemblea: 1) incontro con il Ministro generale (ha auspicato la presenza di comunità nuove, a composizione internazionale, nelle zone dove l’Ordine sta scomparendo); 2) incontro con mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione (ha presentato l’attuale contesto culturale, sottolineando che WEB-Internet non è semplicemente uno strumento ma è una vera e propria forma culturale; infine ha auspicato che in ogni città i frati possano offrire un luogo di incontro informale, per la riconciliazione e per relazioni autentiche); on. Antonio Tajani, Vicepresidente del Parlamento europeo (ha offerto una riflessione sulla presenza dei frati nelle istituzioni europee). Il 25 ottobre, presso la Cappella dell’Università Cattolica di Milano, alla presenza del Ministro provinciale e dell’Assistente ecclesiastico centrale, è stata celebrata la s. messa di saluto e di ringraziamento a fr. Luigi Cavagna per il servizio di Rettore della cappellania, svolto con dedizione per 7 anni, e per l’interim come Assistente ecclesiastico centrale assunto alla morte di mons. Lanza. Il 29 ottobre, a Roma presso la PUA, si è tenuto il Convegno della Commissione Fedeltà e Perseveranza, per la Provincia ha partecipato fr. Giampaolo Possenti. Dopo l’intervento introduttivo di mons. Josè Rodriguez Carballo, che ha presentato l’attuale situazione della vita consacrata nel mondo, don. Amedeo Cencini ha presentato un’interessante relazione sul tema degli “abbandoni 14 12 novembre 2013 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 rimanendo nell’Ordine”. Cencini ha evidenziato il problema di quanti rimangono nell’Ordine senza mai vivere momenti di crisi, creando una frattura sempre più profonda tra quello che vivono nella realtà e la forma di vita che hanno promesso di osservare. Nel pomeriggio si sono alternati relatori provenienti da diverse aree geografiche, questi hanno presentato le cause della crisi vocazionale nelle diverse culture. Negli stessi giorni si è riunita a Roma anche la “Commissione sullo Stato dell’Ordine”. I membri della Commissione hanno riflettuto su temi analoghi e hanno stabilito le modalità per rendere pubblica e capillare l’indagine statistica che è stata realizzata intervistando frati minori di tutto il mondo. Il Ministro provinciale riferisce di avere iniziato gli incontri con i guardiani. Fr. Giambattista Delpozzo, Animatore provinciale CPV, riferisce dell’incontro di due giorni vissuto a Rezzato dagli operatori della PG e della CPV dei frati minori del Nord Italia. L’incontro è iniziato con una mezza giornata di lectio e di condivisione sulla Parola di Dio, poi i due gruppi hanno lavorato separatamente. Fr. Giambattista riporta sinteticamente quanto deciso dal gruppo della CPV (seguirà una lettera ufficiale ai Ministri provinciali). Infine, il Ministro provinciale riferisce quanto è stato discusso e deciso negli incontri del Collegio dei Ministri durante l’Assembela COMPI e durante l’annuale Assemblea dei guardiani del Nord Italia (cfr. appositi verbali Assisi, 8-9 ottobre e Castelletto, 15 ottobre). Il Definitorio esprime unanime apprezzamento per quanto vissuto a Sabbioncello lo scorso 4 novembre in occasione della Festa della provincia: numerosa la partecipazione dei frati, valutazione positiva della giornata nel suo complesso, interessante l’intervento di fr. Antonio Scabio, bello anche il clima di fraternità e di festa, apprezzati la celebrazione eucaristica con il rinnovo della forma di vita evangelica, la proiezione delle foto di archivio e i regali (crocifisso modellato da fr. Nazareno Panzeri). Dalle ore 10.30 fino alle ore 12.30 il Definitorio incontra la Madre Presidente della Federazione delle Clarisse di LiguriaLombardia-Piemonte, sr. Chiara Benedetta Conte, insieme alle Madri Abbadesse dei Monasteri lombardi e l’Assistente della Federazione, fr. Emilio Amadeo. La Madre presidente presenta sinteticamente le proposizioni dell’ultima Assemblea riguardanti il rapporto con il Primo Ordine. Tiene poi a ribadire l’acquisizione fondamentale dell’Assemblea: continuare il cammino di comunione tra i Monasteri, pur garantendo l’autonomia e la libertà di ciascuno. Sr. Chiara Benedetta sottolinea che la realizzazione concreta di questo proponimen il nostro cammino, si individuano i seguenti possibili temi per la giornata: apertura al nuovo, docilità all’azione dello Spirito Santo, capacità di leggere i segni dei tempi, attenzione al tempo che si vive… Per il prossimo anno pastorale si ipotizza anche una proposta formativa (Fo.Pe.) congiunta per frati e clarisse, della durata di più giorni, su temi carismatici (si chiederà il coinvolgimento della Commissione Interprovinciale Fo.Pe., 15 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 sentito il parere dei Definitòri). Si discute della collaborazione tra clarisse e Pastorale giovanile e vocazionale. Ad imitazione dell’esperienza nella Provincia ligure si auspica che la collaborazione non sia soltanto a livello organizzativo ma anche a livello formativo e fraterno. Fr. Giambattista Delpozzo pensa che si potrebbe iniziare questa collaborazione partendo da un gruppo di lavoro ristretto, per poi allargare progressivamente la partecipazione. Il gruppo di lavoro sarà costituito dai frati di Rezzato coinvolti direttamente nella CPV e PG e da una sorella clarissa per ciascun monastero lombardo. Alle ore 12.30 si celebra insieme l’Ora sesta cui segue la mensa condivisa con le sorelle clarisse. E’ un bel momento di fraternità e di festa francescana. I lavori riprendono nel pomeriggio per affrontare alcune questioni di economia e di legale rappresentanza. Fr. Marco Fossati presenta sinteticamente l’esito dei lavori del CAE: • si è deciso di proporre un incontro formativo per gli economi locali (utilizzo del programma di contabilità e redazione della nota integrativa-commento al bilancio). L’incontro si terrà il 13 dicembre nel convento di Sabbioncello o di Monza, in concomitanza con l’annuale incontro con l’assicuratore; • il CAE ha fatto un sopraluogo nell’infermeria provinciale ed ha costatato la reale necessità di ristrutturare le stanze ed alcuni spazi comuni; • il CAE ha preso visione della richiesta della fraternità di Monza di ristrutturare parte dei tetti. Il Definitorio, dopo aver preso atto che sono state perfezionate tutte le formalità necessarie per il cambio del Rappresentante legale della Provincia, nomina Procuratore del Rappresentante legale (Procuratore ad negotia) fr. Michele Cafagna. Il Ministro da lettura degli Orari e degli Uffici conventuali delle fraternità e il Definitorio, a norma SS.PP. art 4 - 5- 6 - 25 - 27 §1, li approva. Contestualmente vengono presentati i nominativi degli Assistenti spirituali delle fraternità OFS e il Ministro, con il consenso del Definitorio, procede alle nomine. Si stabilisce che il prossimo Congresso definitoriale si terrà il 10 dicembre presso il convento di s. Giovanni Battista alla Creta (Milano). I lavori del Congresso Capitolare si concludono alle ore 17.30 circa. A laude di Cristo e del Poverello Francesco. Amen! 16 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna da VareseNews 29 ottobre 2013 Il convento della Brunella trova un nuovo proprietario e un nuovo destino Il fabbricato che ospitava il seminario dei frati minori, in via Crispi accanto alla chiesa, è stato ceduto alla Fondazione Piatti, che realizzerà in quegli spazi un Centro Multiservizi per le Disabilità e la Famiglia Il convento della Brunella continuerà a essere un “portatore di bene”. Il fabbricato che ospitava il seminario dei frati minori, in via Crispi a Varese, accanto alla chiesa, è stato infatti ceduto alla Fondazione Piatti che realizzerà in quegli spazi un grande progetto: un Centro Multiservizi per le Disabilità e la Famiglia. L’accordo prevede la cessione dell’intero fabbricato (2.400 mq) più un'area verde di 1700 mq. Un buon affare per la Fondazione, che trova per il progetto una sede prestigiosa e centrale, ma anche una soddisfazione morale per i frati: «Da quando si è sparsa la voce che la Curia non era interessata a rilevare anche il convento, abbiamo ricevuto proposte di ogni genere: chi lo voleva per fare un albergo, chi per fare case o uffici, chi una scuola privata... - spiega padre Renato Beretta, già legale rappresentante dell'Ordine - ma non erano destinazioni che ci sembravano consone alle nostre intenzioni, che erano quelle di valutare soluzioni a “impatto sociale positivo”. Poi è arrivato don Pino con questa proposta, e abbiamo fermato tutto». “Don Pino” è don Pino Gamalero, che da molti anni si prende cura di una realtà importante ospitata nel ex seminario dei frati: il consultorio familiare La Casa, che molti varesini conoscono per i corsi pre-matorimoniali, ma che fa anche assistenza alla coppia e a tutti i passi della maternità. «Quando abbiamo saputo che la Curia aveva scelto di non tenere il convento, ci siamo preoccupati: quella era la nostra sede, tutte le nostre attività sarebbero state a rischio. Ho saputo però dell’interessamento della fondazione ad una sede per il loro nuovo progetto e mi sono fatto avanti con la proposta». Un’idea che ha messo d’accordo tutti, e in breve tempo: l’annuncio della partenza dei frati dalla Brunella è dei primi di giugno e il progetto è stato presentato oggi, 29 ottobre, meno di sei mesi dopo, nei locali che ospitano il consultorio familiare: che resterà insieme alle nuove realtà - nella struttura, sfruttando un comodato d’uso previsto nelle trattative. 17 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna UN SEGNO DEL DESTINO L'incontro tra gli intendimenti dei frati minori e la fondazione Renato Piatti "non è un caso", anche se apparentemente lo sembra, come ha raccontato la presidente della fondazione Piatti Cesarina del Vecchio: «35 anni fa io e mio marito Renato, cui ora è dedicata la Fondazione, avendo un figlio disabile ci siamo rivolti ai frati della Brunella per chiederci se potevano darci in uso due locali, per poter condividere l’esperienza e aiutarsi reciprocamente con altri genitori nella stessa situazione. Qua sotto, 35 anni fa, è nata Anfass, e sembra un segno del destino che la fondazione Renato Piatti, che prende ili via da Anfass, abbia ora avuto l'occasione di comprarla. Io sono convinta che questo non succeda per caso: sono certa che la persona a cui è dedicata la fondazione ci stia guidando da lassu. Così possiamo preparare un progetto grande, che si possa estendere a molte fragilità. E devo ringraziare i frati che hanno visto in noi la prosecuzione di un opera, nella nostra proposta. In questo luogo vogliamo far convergere centri diurni, residenzialità, ricerca. Cercavamo il luogo giusto, l'abbiamo trovato. Non solo per la struttura, ma per il fatto che qui c’è l’anima della nostra storia» LA STRUTTURA Il nuovo centro riunirà in un solo luogo la clinica, la riabilitazione precoce, la residenzialità, la formazione, la ricerca, la sperimentazione scientifico-sociale nonché l’ascolto e l’accompagnamento delle famiglie. Una struttura multifunzionale che potrà porsi come “sportello unico di welfare” e avrà “un orientamento mirato alla presa in carico della famiglia in modo complessivo, soprattutto nelle situazioni di criticità (separazioni, disabilità, non autosufficienza, povertà, ecc.)”. La struttura sarà divisa in più parti: al piano terra è prevista l'unità di offerta sanitaria riabilitativa di NPIA per minori con autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), al primo piano una Comunità alloggio, cioè una unità residenziale temporanea o permanente per adulti con disabilità, al terzo piano le sedi sociali di Fondazione Piatti, ANFFAS Varese e Associazione Sportiva ASA Varese, il Centro per la famiglia in collaborazione con il Consultorio Fondazione Istituto La Casa e il Centro studi e formazione sulle disabilità intellettive e relazionali. Al quarto piano resterà invariata l’ubicazione e l’attività dell’attuale consultorio familiare accreditato della Fondazione Istituto la Casa. Il progetto, che prevede la riqualificazione dell’immobile in chiave sociale, si avvale della collaborazione attiva della Fondazione Istituto “La Casa” di Varese, Anffas onlus di Varese e Associazione Sportiva ASA Varese nonché della partecipazione di ASL Varese attraverso la sua Direzione Sociale. «Lo sviluppo ideale di un percorso già avviato con Fondazione Piatti affiancando esperienze e competenze complementari» ha commentato il presidente della Fondazione Istituto La Casa Carlo Negri. ALLA PRESENTAZIONE ANCHE IL PRESIDENTE DELLA LOMBARDIA E IL SINDACO DI VARESE Alla conferenza di presentazione c’erano le istituzioni civili e religiose. Rappresentanti delle prime erano il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il Commissario Straordinario alla Provincia di Varese, Dario Galli, e il Sindaco di Varese, Attilio Fontana. «Quella della fondazione piatti è stata una scelta coraggiosa e generosa, che siamo qui 18 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna per sostenere, con quello che possiamo fare. Come Regione Lombardia siamo molto attenti alla fragilità e, proprio pochi giorni fa abbiamo assunto una delibera che stanzia 30 milioni di euro per i componenti fragili della famiglia - ha spiegato in particolare Roberto Maroni -. Anche da questo punto di vista la Regione Lombardia è tra le più attente a questo mondo e anche oggi, qui a Varese, dimostriamo la nostra attenzione verso le situazioni di fragilità, situazioni in cui vogliamo intervenire, per risolverle». Per la parte religiosa, oltre ai Frati Minori e al responsabile de La Casa, c’era anche Monsignor Gilberto Donnini, Prevosto di Varese: «I frati della Brunella sono stati qui 75 anni e sono molto dispiaciuto che non ci siano più - ha innanzitutto sottolineato Donnini - Ma, nella disgrazia, la soluzione che è stata trovata è molto bella e sono contento per motivi anche personali: qui sotto c’era la sede del Luce dove ho lavorato per 11 anni. Mi sarebbe spiaciuto finisse in mezzo a una speculazione qualunque». CHIESA E ORATORIO DONATI ALLA CURIA MILANESE Quello dell'ex seminario è solo una parte del comprensorio della chiesa della Brunella, di cui fa parte anche la chiesa stessa e il grande oratorio: la proprietà di questi ultimi, nei quali c'è anche la mensa dei poveri e l'armadio dei poveri, è stata donata dai Frati Minori alla Curia Milanese «I frati ci lasciano una eredità impegnativa ma ricchissima d cui raccogliamo lo spirito con entusiasmo - spiega il nuovo parroco della Brunella don Marco Casali - le attività di mensa, docce e armadio del povero proseguono, sotto l'egida della Caritas. E per metterlo in pratica, i volontari che garantiscono tutto questo sono più di cento». Stefania Radma 19 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna 20 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna IL CAMPO DEL TESORO: SANTUARIO E CONVENTO DI DONGO Premessa Del grande valore del recente libro di G. Petrella, L’oro di Dongo, Firenze 2012 (anch’esso un piccolo vero “tesoro” per la nostra cultura locale) ho già scritto sui «Quaderni della biblioteca del convento», e non intendo ripetermi. Se mai, cominciare a dire che il volume è felicemente apparso alla vigilia del IV centenario di fondazione del convento, avvenuta nel 1614, e che – forse – si celebrerà nel prossimo anno. In ogni caso, appunto, questo libro ne costituirebbe già un ben valido e concreto festeggiamento. Vorrei, invece, sviluppare, sia pure solo per accenni, uno dei caratteri principali e significativi che Petrella ha colto nella storia di questa biblioteca, ovvero il “caso felice” di un complesso librario che ci è pervenuto pressoché intatto, non solo dopo quattrocento anni, ma, soprattutto, dopo le note traversìe che gli istituti religiosi ebbero ripetutamente a subìre nella tarda modernità, con le ripetute iniziative di soppressione, quali che siano le ragioni e le eventuali giustificazioni, che non è qui il caso di approfondire. La spiegazione di questa vicenda eccezionale - almeno nel panorama italiano – è ben chiara, ovvero il legame sussistente, fin dalle origini, tra il santuario mariano, quindi il convento e la comunità di Dongo, al punto da costituire, il complesso santuario+convento uno degli elementi dell’identità locale. Un legame talmente profondo da resistere a ben tre tentativi di chiusura del convento, a cui sarebbe quasi sicuramente seguita la dispersione della biblioteca. 1. L’IDENTITÀ ORIGINARIA… A) MADONNA DEL FIUME Tutto nasce – come capita spesso nelle vicende di santuari mariani – da un’immagine della Vergine, fatta oggetto di particolare devozione. Nel nostro caso, la collocazione di tale immagine, all’interno di una di quelle “santelle” di cui è disseminato il nostro territorio, nei pressi del torrente (più solennemente chiamato fiume) che attraversa l’abitato di Dongo con i consueti apporti di gioie e dolori che un corso d’acqua, soprattutto se a regime irregolare, rappresenta per il territorio che attraversa -, è già destinata per questo solo fatto ad essere sentita come elemento integrante e sensibile dell’identità locale. Si tratta, infatti, di un tipico esempio di “sacralizzazione” di luoghi (come per i tempi) di passaggio e/o di rischio (come l’ingresso di una valle, o la cima di un monte, o uno sperone prominente sopra uno specchio d’acqua). Come tali, questi luoghi vennero frequentemente fatti oggetto di spontanea “sacralizzazione”, per offrire senso e protezione, e ciò già in epoca precristiana; il che, naturalmente, rafforza in modo notevole il legame con la popolazione locale. Anche la “Madonna del fiume” di Dongo si colloca, poi, in quella intensa stagione devozionale che si pone tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento – quando si può datare, presumibilmente, la realizzazione dell’immagine -, per una diffusa, spontanea ventata di 21 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna spiritualità suscitata, anche in reazione alla ben nota, pesante condizione di inadeguatezza delle istituzioni ecclesiastiche. Erano, di nuovo, spontaneamente, tra le popolazioni locali che sorgevano occasioni e motivi di fervore religioso. Come attestano molti fenomeni, anche di devozione mariana, che si verificano, nel nostro territorio come altrove; ad esempio le notissime “visioni” della Madonna a Gallivaggio (1492), a Tirano (1504), a Locarno… ; quale ne sia l’effettiva dimensione soprannaturale, che lo storico, ovviamente, non è in grado di valutare, non avendo gli strumenti adeguati. B) MADONNA DELLE LACRIME A questo primo, originario, significato e valore di una devozione fortemente integrata con la mentalità locale, si sovrappone poi – nel periodo stesso di edificazione del santuario, a seguito di un’altra tipica “visione” mariana, ovvero la lacrimazione di statue e immagini della Vergine, a metà del Cinquecento – la contrapposizione ad uno degli esiti drammatici (per la divisione introdotta nell’unica Chiesa) di quello stesso fermento spirituale spontaneo, ovvero le Riforme evangeliche. Esse giungono fino a lambire anche l’Altolario, a seguito dell’annessione delle valli dell’Adda e della Mera alle Tre Leghe: caratterizzate, queste, da una consistente presenza riformata (circa due terzi dei Comuni) al loro interno; divenute, quelle, luogo ideale di rifugio per molti riformati (o sospetti tali) in fuga dalla penisola, soprattutto dopo il ripristino dell’Inquisizione romana, nel 1542. Madonna delle Lacrime, dunque, di fronte a questo dramma della divisione. E, di nuovo, l’argine – questa volta di carattere religioso e culturale – posto a fronte della diffusione della Riforma, una novità per molti aspetti estranea alla tradizione devozionale delle popolazioni locali. Il legame con la Vergine viene così a tutelare e a rafforzare l’identità locale, esprimendosi poi fisicamente (e visivamente, in una nota contrapposizione tra l’ex auditu della religiosità riformata, e l’e visu di quella tridentina), nell’erezione di un santuario a cospetto del lago e delle valli alpine su di esso prospicienti, nonché dotate di passi incombenti proprio anche alle spalle di Dongo. C) CONVENTO FRANCESCANO Terzo e conclusivo elemento della fase originaria del santuario di Dongo è l’erezione di un convento francescano, nel 1614. Non è certo senza significato che si tratti di francescani, in particolare di un ramo riformato. Ciò, infatti, si pone in continuità con il clima di fervore spirituale diffuso prima dell’avvento delle Riforme protestanti, come già ricordato; in seguito alla divisione, i francescani (tra cui i cappuccini) vengono, come è noto, dispiegate sul territorio come forze atte sia a rianimare dall’interno la religiosità delle comunità cattoliche, in fase di profonda ristrutturazione, sia a contrapporsi, sul lato dottrinale e spirituale, alle proposte riformate. Si pensi alla vicina Domaso; più a nord a Chiavenna, quindi Morbegno, Sondrio, Tirano, conventi tutti fondati nella prima metà del Seicento. E non è un caso, di nuovo, che i frati assistano religiosamente la guarnigione militare del forte di Fuentes, collocato all’inizio del Seicento dall’omonimo governatore spagnolo di Milano a presidio del confine con le Tre Leghe. Tale rapporto è ben segnalato, tra l’altro, dalla presenza, nella biblioteca del convento, di dizionari cinque-seicenteschi di lingua castigliana. 22 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna L’istituzione del convento è strettamente legata alla comunità di Dongo, che ne è ufficialmente il soggetto fondatore, con i legami economici che ciò comporta. Ed è, di nuovo, un elemento di forte legame e di identità, tanto più che le difficoltà burocratiche che ci si trovò a dover affrontare furono la contemporanea presenza di cappuccini a Domaso, quindi con una concorrenza, addirittura doppia (cappuccini / minori; Domaso / Dongo) che, notoriamente, rafforza l’identità. Un triplice legame, dunque, unisce, fin dalle origini, la comunità di Dongo al santuario mariano e al convento francescano. Viene in mente il passo della Scrittura che dice: «Una corda a tre capi non si rompe tanto presto» (Qoh 4, 12). 2. … E LA SUA SUCCESSIVA MANIFESTAZIONE La forza di questo plurimo legame di identità appare, con evidenza, nella fase finale dell’epoca moderna. Quando l’iniziativa statale delle soppressioni – con la sua fredda impostazione di pura logica razionale - viene a scontrarsi con legami sociali e religiosi ben più radicati nel territorio e nelle popolazioni. E soccombe. Per ben tre volte, infatti - a fronte di soppressioni del convento decretate da regimi diversi tra loro ma caratterizzati da una analoga mentalità statalista e utilitaristica (con un senso veramente ridotto dell’“utilità”) -, il convento (e la sua biblioteca) vengono trattenuti con forza a Dongo, appunto per iniziativa della comunità locale. Quel legame tra il santuario mariano, il convento, la popolazione di Dongo, non poteva essere scisso, costituendo parte importante dell’identità locale. A) LA SOPPRESSIONE AUSTRIACA (1772) Se questa prima soppressione fu, di fatto, solo un semplice tentativo non andato propriamente a termine, ciò si deve, appunto, alla compatta opposizione sollevata sia dal vescovo di Como, sia soprattutto dal clero e dalla popolazione di Dongo e del territorio circostante, proprio sulla base della notevole utilità che la presenza di quei religiosi aveva per le comunità locali. B) LA SOPPRESSIONE NAPOLEONICA (1810) Ben più determinata e violenta l’iniziativa posta in atto da Napoleone, nel 1810. Ma altrettanto determinata - e soprattutto generosa ed intelligente – fu la reazione della comunità di Dongo, in particolare di una nobile famiglia, i Poldi Petazzi. Appoggiati anche dal vescovo di Como – l’illuminato mons. Rovelli che aveva compiuto una analoga operazione per il ricupero del monastero della Trinità, appena fuori le mura della città, onde farne il seminario teologico, collocandovi altresì una raccolta di libri ricuperati da diversi monasteri e conventi cittadini pure a rischio -, i fratelli Poldi Petazzi acquistano dal demanio il santuario e il convento. In questo modo, non soltanto annullano di fatto il provvedimento governativo ma, assumendo il complesso come bene privato, pongono una premessa fondamentale per la sua futura salvaguardia. 23 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna Anche la popolazione nel suo insieme espresse l’attaccamento al santuario e al convento, in questa occasione. E’ interessante rilevare come, anche durante gli anni della chiusura del convento, appena si poté – grazie all’intervento del vescovo di Como – il santuario rimase comunque aperto e frequentato, per quanto possibile. Segno chiaro di una comunità che non si rassegna all’imposizione. Ovviamente, la festosa restituzione del convento all’uso originario, e del santuario alla cura della comunità religiosa, nel 1838, pone un altro elemento di forte coesione tra paese e santuario+convento. La presenza, poi, come oratore d’occasione, dell’abate Teglio, noto studioso di storia e di arte del Liceo “Volta” di Como, sottolinea la partecipazione anche della più ampia comunità comasca e diocesana all’avvenimento. C) LA SOPPRESSIONE ITALIANA (1866) Quando anche il neonato Stato italiano intraprese la strada dei precedenti regimi, in fatto di soppressioni e incameramento dei beni monastici e conventuali, nel 1866, si ebbe nuovamente, e in primo luogo, una dura reazione. La caparbietà e arroganza del giovane Stato unitario, giunto a mettere in campo, grottescamente, un consistente schieramento di forza pubblica, non poté avere altro effetto che provocare il carattere concreto e impulsivo degli abitanti di Dongo. Essi, perciò, nella notte del 22 giugno di quell’anno, organizzarono un vero e proprio cordone di difesa armata attorno al convento. La chiusura di forza della casa religiosa procedette ugualmente. Ma ecco, a questo punto, entrare nuovamente in gioco gli eredi della benemerita famiglia PolTi Petazzi, i Manzi. Forti del diritto di proprietà acquisito sul convento, ebbero il coraggio e la costanza di chiamare a giudizio gli stessi organi governativi (spingendosi anche all’appello dopo una prima sentenza a loro sfavore), fino ad ottenere pieno riconoscimento dei propri diritti per poi restituire il convento (e la biblioteca) pienamente all’uso suo proprio. Il convento annesso al santuario poté così felicemente giungere, all’inizio del secolo successivo, alla celebrazione di un III centenario quanto mai significativo, se si pensa a tutti i rischi corsi in precedenza e alla crescente vicinanza della popolazione a quei luoghi di devozione e di cultura. E non è certo di poco significato il fatto che a promuovere e a organizzare le celebrazioni di quel centenario fosse proprio la guida spirituale della intera comunità di Dongo, ovvero l’arciprete Prospero Bellesini. Per quel III centenario nacque anche quel libro da cui ho tratto la gran parte delle notizie oggi riferite, ovvero l’opera del francescano minore Paolo Maria Sevesi, Il santuario e il convento di S. Maria del Fiume in Dongo, edito nel 1914 dalla tipografia della Casa della Provvidenza, fondata in Como da don Guanella. Conclusione Nell’imminenza del 2014 viene spontanea una domanda. Vi sarà un IV centenario? Verrà messo quantomeno in cantiere una nuova storia, necessariamente più approfondita e critica, rispetto a quella, pure rigorosa, del padre Sevesi? Ma la domanda più profonda e inquietante è un’altra. Quale attaccamento esiste ancora, non solo tra la comunità di Dongo e il suo santuario ma, più in generale, tra le nostre comunità locali e i formidabili patrimoni di religiosità, di arte e di cultura di cui siamo – e dobbiamo essere – fedeli e premurosi custodi? Senza tale attaccamento, altre ben più pericolose minacce continueranno l’opera di distruzione, ahimé già da tempo iniziata. Non sono più regimi statali, per quanto arroganti. Molto peggio fa, oggi, l’ignoranza, l’indifferenza, la corruzione, il vandalismo. Sarà il caso di reagire ancora, e con una certa determinazione. Sull’esempio di quelli di Dongo. Saverio Xeres 24 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna Cronaca della presentazione del volume del prof. Petrella a Como Il 15 novembre a Como, presso la "Sala Benzi" (già prima sede della Biblioteca Comunale cittadina) del Liceo Classico statale "A.Volta", vi è stata la presentazione del libro del prof. GianCarlo Petrella della Cattolica di Milano sul patrimonio librario della Biblioteca del Convento di Dongo. Titolo del volume: "L'ORO di DONGO ovvero per una storia del patrimonio librario del Convento dei Frati Minori di Santa Maria del Fiume (con il catalogo degli incunaboli)", Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2012, della collana Biblioteca di Bibliografia Italiana. E' stato un bel pomeriggio. Ha aperto i lavori e fatto gli onori di casa il prof. Mario Longatti, docente fino a poco tempo fa di greco e latino presso lo stesso liceo. Ha presentato, poi, la sua applaudita relazione il prof. don Saverio Xeres, della diocesi di Como, che ha fatto riflettere sui valori che la presenza francescana ha rappresentato, auspicando che tali valori non vadano assolutamente persi (la sua introduzione viene qui presentata). Il prof. Petrella Petrella, da par suo e da conoscitore appassionato della materia, ha tenuto una vera "lectio magistralis" sulla storia (soprattutto sulla formazione) della biblioteca francescana donghese. Non vi è stato sicuramente calo di attenzione tra quanti sono intervenuti. Era presente un buon numero di persone, fra le quali, oltre al Preside e VicePreside dell'Istituto ospitante, il prefetto di Como e la Direttrice della biblioteca comunale della città. Testimonianze di vita Fraterna I commissari sull'isola di san Paolo di Carlo Giorgi 29 ottobre 2013 Cinque giorni insieme, per riscoprire, ancora una volta, dove affondano le radici della nostra fede. Dal 21 al 25 ottobre, i commissari di Terra Santa di lingua italiana si sono ritrovati a Malta per il loro consueto convegno annuale: in 25, tra responsabili e collaboratori, hanno potuto aggiornarsi su tematiche biblico/teologiche e condividere le proprie esperienze di servizio a favore della Terra di Gesù. Tra i partecipanti non solo commissari italiani ma anche i frati «parlanti» italiano provenienti da Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia e dalla stessa Malta. 25 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna Non è un’isola qualsiasi, Malta, per la Custodia di Terra Santa e per tutti noi i cristiani: la tradizione individua con precisione lo scoglio del naufragio dell’apostolo Paolo sull’isola. Nell’autunno dell’anno 60 Paolo, «prigioniero per Cristo», viene condotto sotto scorta da Cesarea Marittima a Roma. Nel corso della navigazione però, la nave su cui viaggia l’apostolo viene sorpresa da una feroce tempesta di grecale; e la furia delle onde fa schiantare l’imbarcazione su uno scoglio mettendo a serio rischio la vita di tutti i naviganti. Quella che sembra, a prima vista, una disgrazia, si trasforma invece per gli indigeni nella visita della Provvidenza che porta così la fede cristiana su un’isola sperduta nel centro del Mediterraneo, a un popolo che parla una lingua barbara, ma che da subito dimostra affetto e accoglienza per Paolo e per Gesù Cristo, che egli proclama. La convivenza dei commissari sull’isola di Paolo è stata abbondante di incontri, visite, conferenze: fra Marcello Buscemi, dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme (professore ordinario di esegesi e teologia paolina e di filologia neotestamentaria), ha affrontato la relazione iniziale dal titolo Paolo di Tarso e la Chiesa madre di Gerusalemme, sottolineando come san Paolo abbia sempre considerato «madre» la Chiesa di Gerusalemme dove, nel Cenacolo, lo Spirito ha iniziato a soffiare e dove tutti noi siamo nati nella fede. Fra Renato Beretta, recente visitatore generale alla Custodia ed esperto in questioni amministrative nell’Ordine dei Frati Minori, ha svolto la seconda relazione, sull’amministrazione dei beni in prospettiva francescana, sottolineando come ancora oggi i frati siano chiamati a lasciarsi guidare, con coraggio e trasparenza, dall’evangelicità delle loro scelte amministrative. Fra Giorgio Vigna, commissario del Piemonte attualmente residente in Libano, ha infine portato il saluto del Custode di Terra Santa il quale ha chiesto ai commissari due attenzioni: innanzitutto quella di curare il rapporto con i vescovi, per informarli sullo stato della Custodia, le iniziative e la colletta del Venerdì santo. In secondo luogo, la cura dei pellegrinaggi come opportunità unica di evangelizzazione ed occasione per entrare in contatto con le pietre vive di Terra Santa, ovvero le locali comunità cristiane. Il convegno è stato anche l’occasione per definire le nuove cariche del gruppo. Presidente – al posto di fra Pasquale Ghezzi, commissario uscente della Lombardia – è stato eletto fra Giuseppe Battistelli, commissario dell’Umbria. Suoi consiglieri fra Sandro Guarguaglini, commissario della Toscana, fra Paschalis Kwoczała, commissario dalla Polonia, e fra Anthony Chircop, di Malta. Infine sono stati presentati i nuovi commissari, nominati nel corso dell’ultimo capitolo della Custodia: fra Francesco Ielpo, commissario della Lombardia, fra Piero Di Luca, commissario della Liguria, e fra Adriano Contran, commissario del Veneto. (ha collaborato fra Francesco Ielpo) 26 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 …dai Monasteri Bouar, 3 Novembre 2013 Carissime Madri e sorelle, madre Chiara Benedetta e P. Emilio, che il Signore vi dia Pace! Questo dono lo si sta invocando da ogni parte della terra e anche qui in Centrafrica. Penso che siate al corrente di ciò che stiamo vivendo in questi giorni a Bouar. Continuate a innalzare con noi una preghiera piena di fiducia al Signore. Vi condivido in breve cosa stiamo vivendo con la nostra gente. Da alcuni giorni sentivamo voci di un possibile arrivo dei nuovi ribelli nella città di Bouar. Lo scopo di questi nuovi ribelli è quello di cacciare dal Paese i ribelli stranieri che hanno preso il potere nel mese di Marzo. (E’ veramente una lotta continua...al potere!!!!!) Queste voci sono diventate realtà il giorno 26 Ottobre. Al mattino la missione è stata invasa da una fiumana di gente, donne, bambini, uomini…con qualche bagaglio in mano e sulla testa...Era un correre, ovunque, ma la direzione che dava sicurezza era l’oratorio, la chiesa, la casa di accoglienza della parrocchia. Le porte si aprivano per tutti questi rifugiati. Anche la foresteria del nostro monastero è stata adibita a infermeria, piccolo “dispensario da campo” per le urgenze.... Noi ci siamo messe tutte al lavoro cercando di preparare tutto il necessario. Il medico e gli infermieri dell’ospedale sono venuti da noi per poter lavorare, perché l’ospedale non era più sicuro. In un attimo il volto della missione è cambiato...più di 4000 persone erano arrivate!!!! Non si vedeva più un pezzetto di spazio. Gli spari con armi pesanti hanno incominciato a farsi sentire e sono durati un bel momento. Erano nella zona del campo militare, non molto lontano da noi. La preghiera era la sola arma che dava forza a tutti... Sono incominciati ad arrivare i feriti, soprattutto bambini che si sono trovati nella zona pericolosa.... grida e pianti non cessavano. Le infermiere facevano il possibile per confortare i bambini... In una stanzetta della nostra infermeria abbiamo accolto una bimba, di nome Divina, di 6 anni circa, molto ferita, hanno cercato di metterle la flebo perché aveva sete.... non gridava, parlava con una vocina che strappava lacrime....Il suo caso era grave, l’hanno portata in ospedale per cercare di operarla, ma lei...se n’è andata in cielo.... A un’altra hanno dovuto amputare un braccio, anche lei piccola.... e cosi altri casi drammatici. In questa situazione di “morte”, ci sono stati anche degli “inni alla vita”. La sera di domenica 27 Ottobre una donna bussa al nostro cancello perché oramai sanno che l’infermeria è da noi. E’ una donna che deve partorire. La portiamo all’infermeria “ da campo” cioè sotto il chiostro all’aperto.... Sono le sette di sera e ...dal nostro refettorio dopo poco, sentiamo un vagito: “ E’ nata!!!!” Allora corriamo tutte a vedere la piccolina appena nata, è nata in una circostanza poco favorevole.... ma lei è viva. E noi le facciamo festa, è la prima bimba che nasce sotto il chiostro di un monastero!!!! Naturalmente abbiamo detto alla mamma di chiamarla “Chiara” E lei era felice. (è quella che vedete nella foto, due minuti dopo la nascita.....) L’arrivo di militari che fanno parte della forza di pace dell’Africa centrale per la protezione dei civili ha rassicurato un po’ tutti. Si sono installati proprio davanti al nostro monastero. (così proteggono anche noi...) Da alcuni giorni non si sentono più gli spari, “sembra” che la vita sia diventata normale, la gente è più serena, ma non vuole lasciare la missione...hanno paura; corrono voci che non li rassicurano. Nello stesso tempo più dura la loro permanenza più c’è il pericolo di malattie perché con un tale affollamento è difficilissimo custodire l’igiene. Sono giunti anche alcuni medici senza frontiere per aiutare a curare la gente. 27 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 …dai Monasteri Ogni sera il curato, aiutato dalla gente della parrocchia raduna tutti i bambini nella cattedrale per fare un po’ di animazione per loro perché si possano distendere e vivere il più serenamente possibile questo momento difficile. Dal nostro monastero è bello sentire i bimbi cantare, gridare, e divertirs ..... In questa situazione di sofferenza è stato bello constatare che il punto di riferimento, il luogo che dava sicurezza alla gente, anche ai nostri fratelli musulmani, era la parrocchia. In effetti, proprio il primo giorno quando c’è stato il fuggi, fuggi...una famiglia musulmana che conosciamo è stata la prima a bussare alla porta della nostra cappella per cercare rifugio da noi. Erano in quindici persone con bimbi piccoli. Non sapevano più come ringraziare per aver loro aperto la nostra casa. Sono rimasti per tre giorni accampati nel nostro parlatorio. Carissime vi ho condiviso un po’ di ciò che stiamo vivendo a Bouar in questi giorni..., non sappiamo che cosa ci aspetta nei prossimi giorni, ma la certezza della presenza del Signore in mezzo a noi ci fa guardare avanti con fiducia perché Lui non abbandona i suoi poveri e quelli che confidano in Lui. Ancora di più in questa circostanza comprendiamo quanto sia indispensabile la preghiera e l’abbandono nelle mani buone del Signore Gesù. A tutte il nostro grazie per il dono della vostra preghiera incessante, Con affetto e gratitudine sr. M. Letizia e sorelle 28 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Alcune riflessioni sulla fraternità nel Primo Testamento LA PEDAGOGIA DI GIUSEPPE Relazione di fratel Luca Monaco di Dumenza 13 aprile 2013 Ome (BS) SECONDA PARTE Alla luce di queste brevi premesse, che ci ricordano soprattutto con quali interrogativi intendiamo accostarci alla figura di Giuseppe, entriamo ora nel vivo della sua storia. Abbiamo ascoltato una delle pagine culminanti del suo ciclo, quella in cui Giuseppe, ormai divenuto un uomo potente in Egitto, si fa riconoscere dai suoi fratelli, non subito, ma al terzo incontro. Di fatto, però, Giuseppe aveva riconosciuto i suoi fratelli immediatamente, al loro primo incontro, narrato al capitolo 42. Lì leggiamo, ai vv. 6-7: 6Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. 7Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l’estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: «Da dove venite?». Giuseppe, dunque, riconosce i fratelli sin dal primo incontro, ma soltanto al terzo si fa riconoscere da loro. Non può farlo subito. Se lo avesse fatto al primo incontro, Ruben, Giuda, tutti gli altri avrebbero riconosciuto in lui soltanto Giuseppe, colui che avevano rifiutato e che ora è diventato un uomo potente, in grado di saziare la loro fame durante la carestia. Ma Giuseppe non si accontenta di questo riconoscimento. Vuole che lo riconoscano e lo accolgano finalmente come ‘fratello’. Per questo motivo, attraverso un graduale e paziente processo di purificazione dei sentimenti e di maturazione spirituale, conduce i fratelli a diventare a loro volta interiormente fratelli. In altri termini, Giuseppe non si limita a perdonare i fratelli per quanto hanno commesso contro di lui. Non desidera soltanto riconciliarsi con loro; mira piuttosto a ritessere la fraternità lacerata. Ruben e gli altri devono essere perciò trasformati e restituiti a quella identità vocazionale che non avevano voluto o saputo accogliere. Devono in altri termini tornare, o iniziare a essere finalmente fratelli. E quando si diventa davvero fratelli? Per la Bibbia la risposta è chiara, a partire proprio dalla pagina dolorosa di Caino e Abele: si è fratelli quando si diventa custodi dell’altro. Quando si sa rispondere alla grande domanda di Dio: dov’è tuo fratello? LA “CONVERSIONE DI GIUDA” A questo interrogativo Caino non aveva saputo rispondere, ma ora, nel ciclo di Giuseppe, la risposta è sulle labbra di Giuda. Dopo lo stratagemma della coppa nascosta nel sacco di Beniamino (raccontato al capitolo 44) Giuseppe finge di voler punire solamente costui, il fratello ‘più piccolo’, e di rimandare tutti gli altri in pace dal loro padre. A questo punto interviene Giuda, con un discorso molto ampio e bello, che meriterebbe di essere letto nella sua interezza; mi limito a evidenziarne soltanto due versetti, il 32 e il 33: 29 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 32…il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre dicendogli: “Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita”. 33Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! Giuda si fa custode, o ‘garante’ di Beniamino, sino al punto di offrire la propria vita in cambio di quella del fratello. Sacrifica se stesso perché l’altro viva. L’atteggiamento iniziale viene così capovolto. Giuda e gli altri fratelli avevano sacrificato Giuseppe per poter vivere loro, in quanto vedevano in Giuseppe una minaccia per la loro esistenza, a motivo dei suoi sogni di predominio; ora invece Giuda è disposto a sacrificare se stesso perché abbia vita Beniamino e con lui anche l’anziano padre Giacobbe. Possiamo quindi osservare questa duplice trasformazione: – in primo luogo: Giuda e gli altri, dopo aver messo in pericolo la vita di Giuseppe, adesso si fanno custodi di Beniamino, la cui vita è minacciata; – in secondo luogo: Giuda e gli altri, dopo non aver esitato a provocare il dolore del padre Giacobbe con la notizia, peraltro falsa, della morte di Giuseppe, ora si preoccupano di non arrecargli ulteriore dolore a motivo di Beniamino. La custodia del fratello e la consapevolezza del padre sono i due atteggiamenti essenziali che fondano la vera fraternità, e grazie alla pedagogia sapiente di Giuseppe ora Giuda diviene capace di entrambi: si fa custode di Beniamino, si preoccupa del dolore del padre anziano. “quello di Giuseppe è un perdono, una riconciliazione, capace anche di ricomporre quella giustizia che la violenza dei fratelli aveva infranto” Occorre qui spendere qualche parola in più su questa che ho definito la ‘pedagogia di Giuseppe’, che trasforma e addirittura giunge a capovolgere l’atteggiamento di Giuda e degli altri fratelli. Dobbiamo notare che quello di Giuseppe è un perdono, una riconciliazione, capace anche di ricomporre quella giustizia che la violenza dei fratelli aveva infranto. Giuseppe perdona e riconcilia facendo però giustizia. Dove ‘fare giustizia’ non significa punire o vendicare il torto subito, ma significa ‘rendere l’altro giusto’. O in altri termini: condurre l’altro a porre l’atto giusto in una situazione simile a quella in cui, in precedenza, aveva posto un atto ingiusto. È ciò che Giuseppe realizza proprio attraverso lo stratagemma della coppa. Nascondendo la coppa nel sacco di Beniamino, Giuseppe crea infatti questa situazione critica: pone Giuda e tutti gli altri davanti a Beniamino, che è il fratello più piccolo, il più debole e il più amato dal padre Giacobbe, e la cui vita è minacciata. In questo modo, Giuda e gli altri vengono a trovarsi con Beniamino in una situazione molto simile a quella in cui si erano trovati di fronte a Giuseppe. Tuttavia, mentre verso Giuseppe avevano agito in modo ingiusto e violento, ora verso Beniamino il loro atteggiamento è diverso, completamente trasformato e guarito. Come osserva Robert Alter1, il discorso di Giuda al capitolo 44, di cui ho citato solo un paio di versetti ma che andrebbe meditato nella sua interezza, costituisce un ‘annullamento’, punto per punto, sia sul piano morale sia sul piano psicologico, della violenza perpetrata un tempo dai fratelli 4. Questo è il perdono che sa unire in sé la misericordia e la giustizia, in quanto sa rendere l’altro finalmente capace di quell’atto giusto di cui in precedenza era stato incapace. Il perdono di Giuseppe è in questo caso esemplare e rivelativo del modo di perdonare tipico di Dio, la cui misericordia non è disgiunta dalla giustizia, e la cui giustizia è già tutta inclusa 1 R. ALTER, L’arte della narrativa biblica, Queriniana, Brescia 1990 (= Biblioteca biblica, 4) p. 209. 30 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 dentro la misericordia. In questo modo non solo non si è violenti, poiché si perdona il torto subito anziché vendicarlo, ma si giunge addirittura a guarire la violenza che c’è nell’altro. LA “CONVERSIONE’ DI GIUSEPPE” La vicenda di Giuseppe ci obbliga però ad aggiungere un altro elemento importante per la nostra riflessione. Ci ricorda infatti che, per giungere a operare questa trasformazione nei fratelli, Giuseppe deve anzitutto vivere un cammino graduale di conversione personale. La trasformazione dei fratelli è dentro la trasformazione stessa vissuta da Giuseppe. Il Giuseppe che si fa ri-conoscere al capitolo 45 non è più lo stesso Giuseppe che i fratelli avevano conosciuto al capitolo 37. In questo caso il ri-conoscimento va inteso in senso forte: è un conoscere in modo nuovo, non solo perché cambia la percezione soggettiva che abbiamo dell’altro, ma perché oggettivamente è cambiato anche l’altro. Il ri-conoscimento è autentico e pieno quando vi è tanto una trasformazione soggettiva dello sguardo, quanto una trasformazione oggettiva di colui che guardiamo. Giuseppe ora è un altro uomo. O potremmo dire meglio: è finalmente diventato un uomo, mentre prima era soltanto un adolescente un po’ viziato. Possiamo intuire questa trasformazione di Giuseppe facendo attenzione al tema dei sogni che scandisce tutta la sua vicenda personale. Il ciclo di Giuseppe ci presenta infatti complessivamente tre coppie di sogni, narrati rispettivamente ai capitoli 37, 40 e 41. La prima coppia, al capitolo 37, è rappresentata dai sogni che Giuseppe stesso fa, riguardanti il suo destino, nonché il suo rapporto con gli altri fratelli e con gli stessi genitori. Del primo sogno Giuseppe racconta ai fratelli: 7Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si prostrarono davanti al mio» (v. 7). Nel secondo sogno vengono coinvolti anche i genitori: 9Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me». 10Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?» (vv. 9-10). La seconda coppia di sogni la incontriamo al capitolo 40; sono i sogni del coppiere e del panettiere del faraone, e riguardano il loro destino: fausto per il primo, che sarà liberato dal carcere; nefasto per il secondo, che invece verrà impiccato. La terza e ultima coppia di sogni la leggiamo al capitolo 41: sono i celebri sogni del faraone, con le sette vacche grasse e le sette magre, e poi le sette spighe piene e le sette vuote. Non commento i sogni, mi limito a osservare un elemento interessante: mentre Giuseppe interpreta i quattro sogni degli altri (del coppiere, del panettiere e i due del faraone) di fatto non interpreta i propri. Li racconta, ai fratelli e al padre, ma senza interpretarli. Possiamo domandarci: non li interpreta perché sono talmente chiari da non avere bisogno di spiegazioni? Oppure, è proprio questa mancanza di interpretazione a costituire la ‘colpa’ di Giuseppe, il suo errore, il segno della sua immaturità, che giunge a provocare la giustificata reazione sdegnata di Giacobbe e degli altri suoi figli? DA UN SOGNO “IN PROPRIO” AL SOGNO DI DIO Leggiamo nel libro del Siracide: 6 Se non sono una visione inviata dall’Altissimo, non permettere che se ne occupi la tua mente (34,6) 31 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Ciò significa che i sogni vanno interpretati per cercare in essi la ‘visione dell’Altissimo’; vale a dire: il loro senso si manifesta soltanto riconoscendoli come rivelazione del mistero di Dio. Giuseppe, invece, inizialmente attacca il cuore e la mente ai suoi sogni senza interpretarli, senza ricercare in essi la visita dell’Altissimo, la sua visione. È vero, il loro significato appare chiaro: voi vi prostrerete davanti a me. Così li comprende Giuseppe, così li capisce anche Giacobbe. Tuttavia, tutto ciò che Giuseppe vivrà, passando attraverso il rifiuto, la prova, la prigionia, l’umiliazione, tutto lo condurrà a capire che questo senso, così apparentemente chiaro dei suoi sogni, era invece menzognero e ingannevole. Tutta la sua vita lo porterà a comprendere in modo diverso, e questa volta secondo la visione dell’Altissimo, i suoi sogni. A capire in modo differente ciò che prima aveva preteso di comprendere senza interpretare. Certo, il sogno iniziale di Giuseppe sembra alla fine avverarsi. Nel primo incontro con i fratelli, in 42,6, il narratore descrive la scena in questo modo: 6 Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. La stessa cosa accade al secondo incontro, in 43,26: 26 Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono che avevano con sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. Ma nel terzo incontro, quando la fraternità è finalmente riconciliata e riconosciuta, non c’è più nessuna prostrazione. Giuda e i suoi fratelli hanno appena affermato di essere disposti a diventare schiavi di Giuseppe per custodire la vita di Beniamino, così da non aggiungere altro dolore al dolore del padre Giacobbe, ma ora è Giuseppe a non permettere che si prostrino “quando la fraternità è finalmente riconciliata e riconosciuta, non c’è più nessuna prostrazione” davanti a lui; al contrario, al v. 4 dice loro: «Avvicinatevi a me!», e al v. 15 «baciò tutti i fratelli e pianse». Non c’è la prostrazione, ma il bacio, l’abbraccio. L’atteggiamento di Giuseppe diventa ancora più chiaro al capitolo 50, quando leggiamo la conclusione dell’intera storia. Dopo la morte di Giacobbe, i fratelli non si fidano più di Giuseppe, temono che, morto il padre, il suo atteggiamento possa cambiare nei loro confronti. Perciò, al v. 18 i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». 19Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? 20Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. 21Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore (50,18-21). Da sottolineare questo verbo ‘avverarsi’: Dio, attraversando insieme a Giuseppe il male e volgendolo in bene, ‘compie quello che oggi si avvera’. Ora, in questo momento, il sogno iniziale di Giuseppe si avvera, ma in modo del tutto diverso rispetto alla sua attesa iniziale. Se Giuseppe aveva potuto comprendere il suo sogno nel senso di un predominio, ora giunge a interpretarlo nel senso di un servizio. Ai fratelli che gli dicono ‘siamo tuoi schiavi’, Giuseppe replica ‘io non tengo il posto di Dio, e soltanto a Dio ci si prostra. Se Dio mi ha innalzato dal luogo nel quale voi mi avevate umiliato, è perché io vivessi questo servizio verso di voi: darvi da mangiare nel tempo della carestia e così far vivere un popolo numeroso’. Il sogno di Giuseppe si avvera, ma si avvera nel momento in cui Giuseppe diviene capace di interpretarlo in modo diverso, e può interpretare il sogno perché ora sa dare un senso a tutta la sua vicenda storica, riconoscendo in essa, soprattutto nella violenza e nell’ingiustizia che ha subito, la presenza di un Dio che ha saputo trarre persino dal male un 32 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 bene. I sogni, affermava il Siracide, occorre interpretarli e accoglierli come ‘visita di Dio’, e allora, interpretandoli in questo modo, si giunge a capire che tutta la vita è tempo e luogo in cui Dio ci visita. E visitandoci, ci chiama a conversione; chiama a conversione anche le nostre attese e le nostre speranze, i nostri sogni. Converte il male in bene, ma converte anzitutto il cuore dell’uomo: da un sogno pensato per se stesso – voi vi prostrerete davanti a me – Giuseppe deve convertirsi a un sogno pensato per gli altri – io vi servirò perché voi possiate vivere nel tempo della carestia e attraverso di voi possa vivere un popolo numeroso. Il covone messo al centro degli altri non stava a significare che egli avrebbe dominato sui suo fratelli, ma che essi si sarebbero riuniti attorno a Giuseppe per ricevere da lui pane e vita. LA SAPIENZA SCESE CON LUI Giuseppe, dunque, aveva un sogno da vivere e inizialmente aveva creduto di dover spendere la propria vita alla luce di quel sogno, che era un sogno di grandezza, di predominio. Il sogno di un innalzamento che di fatto ha lacerato la fraternità. Poi giunge a capire che doveva interpretare il suo sogno in modo diverso, alla luce della visione di Dio e della sua visita. E la visita di Dio lo conduce anzitutto nella spoliazione, nell’abbassamento, nell’umiliazione, nella prova. Da lì comprenderà che il suo sogno doveva essere vissuto non per sé, ma per gli altri. Commentando la storia di Giuseppe, il libro della Sapienza afferma: 13Ella [la Sapienza] non abbandonò il giusto venduto, ma lo liberò dal peccato. 14Scese con lui nella prigione, non lo abbandonò mentre era in catene (10,13-14). La Sapienza scende con Giuseppe in prigione. Questo significa anzitutto che Dio non abbandona Giuseppe nella prova; ma significa anche che è proprio in questa discesa nella prova che Giuseppe incontro la Sapienza e diventa sapiente. Può allora interpretare non solo i sogni degli altri, ma anche i propri, accogliendo in essi il sogno stesso di Dio, che trae il bene dal male, che sceglie proprio colui che altri hanno scartato. Nella tradizione rabbinica si legge questo detto, a commento di un versetto del salmo 34 (33): Se un uomo usa vasi rotti è una disgrazia, ma per Dio le cose stanno altrimenti; infatti, tutti i suoi servi sono vasi rotti, ‘vicino è il Signore a chi ha il cuore spezzato, salva lo spirito piagato’ (Sal 34,19). 33 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 FilmiAmo… SACRO GRA Scheda a cura di fr. Davide Sironi Grande Raccordo Anulare di Roma: una lingua d’asfalto lunga quasi 70 chilometri racchiude la città eterna le cui immortali bellezze sono al centro di questo vasto territorio circolare: lontane. Nei pressi del GRA c’è un’altra Roma, un’altra aria, un’altra vita. Siamo oltre la periferia, in uno spazio dove la natura e gli uomini lottano per non essere cementificati e sopravvivere ai gas di scarico degli automezzi. Qui vivono persone che sembrano uscite da una surreale sceneggiatura cinematografica e invece sono reali, vere nella loro esistenza dura, isolata, incrostata. Dove è la sacralità del GRA? Forse nei volti di uomini e donne che abitano questo luogo metafisico. L’ultimo documentario di Gianfranco Rosi è una sorpresa. Perché ha vinto il Leone d’oro all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – dopo 15 anni dall’ultimo italiano, Gianni Amelio con “Così ridevano” -. Perché è più di un documentario: ha la capacità magnetica di affascinare propria delle storie cinematografiche che vengono scritte per ammaliare il pubblico. Perché la forza, a volte violenta a volte poetica delle immagini, scava nell’animo dello spettatore. E tutto questo filmando la vita non di personaggi elaborati tramite una astuta sceneggiatura, ma seguendo persone che vivono nei pressi del Grande Raccordo Anulare di Roma. Persone ai limiti: del centro urbano e di una pseudo civiltà perbenista; del calore umano che qui nel deserto relazionale è ridotto a una fiammella. In un intreccio di frammenti di esistenze tanto povere e reali da sembrare surreali, il regista mostra un pescatore di anguille con una sapienza primordiale, prostitute logorate dalla strada, giovani cubiste che perpetuano modelli televisivi, nobili decaduti, donne sole, principi carnevaleschi che vivono in grotteschi palazzi, un “palmologo” che cerca di debellare un infestante parassita da alcune palme, un operatore sanitario che presta soccorso in ambulanza e accudisce la madre ormai anziana e non più cosciente. E’ salendo in ambulanza con quest’ultimo, mentre svolge il suo servizio, che lo spettatore vede da dentro il GRA, altrimenti osservato a distanza attraverso inquadrature suggestive. La macchina da presa è spesso incollata ai personaggi, li scruta, mai frontalmente ma di lato, su piani inclinati. Così vicina che quasi si sente il respiro, l’odore di questa umanità. In altre sequenze, invece, con quadri panoramici rivela spazi ampi, distese di natura attraversate dal GRA come una cicatrice sulla terra ferita. Questi uomini e donne lottano per sopravvivere. Sembrano prigionieri del GRA, della roboante civiltà automatizzata, richiusi in un mondo quasi dimenticato, arcaico o forse profetico: che ritorna a fare i conti con i dolori, la fatica di stare al mondo oggi e che mantiene un minimo 34 Sacro GRA di Gianfranco Rosi Documentario durata 107 min. Italia 2013 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 di dignità. Chi si muove sul GRA sembra percorrere la strada della vita vera: quella della dinamicità affaristica, della produzione economica, del lavoro prima di tutto, quella della vita tecnicista idolatrata che diviene mito, che ha le sue leggi, i suoi rituali, la sua sacralità. Un totem da adorare, desiderare. Pur nella sospensione della narrazione a favore dell’incastro delle vite dei personaggi, di un andamento lento e piano – che forse può annoiare qualcuno, ma che sembra necessario per ascoltare ciò che si sta guardando – questo documentario è un’opera attuale, con una personalità costruita dall’occhio del regista che nelle sue inquadrature già interpreta e sembra sussurrare lo spirito che abita la storia e con cui penetrarla. Il titolo è evocativo e rivelativo: si sta realizzando una sostituzione di simboli, di ciò che è considerato sacro. Si è alla ricerca di un nuovo Graal: quello della civiltà postmoderna iperattiva che ha fatto della frenetica velocità, dell’andare sempre altrove, del correre per esserci, della strada asfaltata, il proprio mito. Un mito da ricercare e avere, il simbolo dell’essere dinamici, dell’essere in contatto con il mondo, ma questa relazionalità è impossibile quando si è richiusi nelle proprie scatole metalliche imprigionate nel traffico. Il Graal, mezzo di comunione, rimane altro. Questo documentario ci mostra che c’è una sacralità che resiste: quella della vita umana, che rimane viva anche nelle condizioni esistenziali desolanti. Le palme crescono ancora, inspiegabilmente, nella periferia romana, come corpi mistici da curare e difendere dalle larve che silenziosamente e invisibilmente le stanno svuotando. Occorre ascoltare attentamente, dedicarci del tempo per accorgersi della devastante azione di questi parassiti: il rumore della loro voracità non è diverso da quello che si sente nei ristoranti del centro di Roma. C’è una sacralità da riscoprire e vivere. 35 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 NOTIZIE di CASA A cura di fr. Enzo Pellegatta OTTOBRE 2013 Professano solennemente fr. Celestino Pagani, fr. Enzo Imbimbo e fr. Enrico Russotto, assieme a fr. Franco Drigo e fr. Alessio Delle Cave (Provincia Veneta) e fr. Sandro Audagna (Provincia Piemontese). 5Verona S. Bernardino Si riunisce l’annuale Assemblea COMPI. Viene eletto il nuovo Consiglio di presidenza (fr. Sabino Iannuzzi, presidente; fr. Antonio Scabio, vicepresidente; fr. Agostino Esposito e fr. Carlo Serri, consiglieri). 07 - 11 Assisi (PG) I Guardiani del Nord Italia si riuniscono per l’annuale Incontro di FoPe interprovinciale. Il giorno 16 ha luogo il II Congresso definitoriale, per l’occasione allargato, nella prima parte, ai Guardiani. 14 - 16 Castelletto di Brenzone (VR) Si celebrano nella Chiesa parrocchiale i funerali della sig.ra Giuseppina Sandrinelli, sorella di fr. Valeriano. 15 Bogno di Besozzo (VA) Nell’ambito “Invito alla Bibbia” la compagnia teatrale Carlo Rivolta presenta la sacra rappresentazione “Cantico dei Cantici”, con Anastasie Musumary e Davide Grioni. 17 Monza Santuario delle Grazie Il Vescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, ordina presbitero fr. Michele Passamani, di Caldonazzo, che ha vissuto l’anno di postulato a Cermenate e ora è nella fraternità interprovinciale di Arco di Trento. 19 Caldonazzo (TN) L’auditorium del Comune viene intitolato a fr. Arcangelo Zucchi. Nell’occasione è presentato il libro, redatto da fr. Andrea Bizzozero, sulla vita di fr. Arcangelo. 20 Cermenate (CO) Fr. Almiro Modonesi, Vicario provinciale, partecipa all’’annuale Assemblea UFME in vece del Ministro provinciale. 21-26 Roma Presso la Cappella dell’Università Cattolica di Milano, alla presenza del Ministro provinciale e dell’Assistente ecclesiastico centrale, si celebra la s. Messa di saluto e di ringraziamento a fr. Luigi Cavagna per il servizio di Rettore della cappellania, svolto con dedizione per 7 anni, e per l’interim come Assistente ecclesiastico centrale assunto alla morte di mons. Lanza. 25 Milano Nella chiesa del Sacro Cuore viene festeggiato con una solenne concelebrazione il 70° di professione di fr. Giorgio Rizzieri. 27 Busto Arsizio (VA) 36 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Si tiene l’annuale Incontro inter-religioso “Nello Spirito di Assisi” con una Tavola rotonda sul tema “Pace nelle periferie dell’esistenza”. Intervengono relatori delle grandi religioni presenti a Milano. 27 Milano S. Angelo Presso la Pontificia Università Antonianum fr. Giampaolo Possenti partecipa in rappresentanza della Provincia al Convegno della Commissione Fedeltà e Perseveranza. 29 Roma Presso la Fondazione Terra Santa viene presentato dall’autrice Chiara Frugoni il libro “Francesco e le terre dei non cristiani”. L’incontro è introdotto da fr. Paolo Canali. 30 Milano Via Gherardini NOVEMBRE 2013 Si celebra la Festa della Provincia, una bella giornata con numerosa partecipazione dei frati, con un interessante intervento di fr. Antonio Scabio e una celebrazione eucaristica con il rinnovo della forma di vita evangelica. Hanno riscosso apprezzamento la proiezione delle foto di archivio e i regali costituiti da un crocifisso modellato da fr. Nazareno Panzeri. 04 Sabbioncello(LC) Nel locale Convento si incontrano gli operatori della PG e della CPV dei frati minori del Nord Italia. 05 - 06 Rezzato (BS) Nella chiesa del Sacro Cuore mons. Giampaolo Citterio, Vicario episcopale della zona di Rho, presiede la concelebrazione per l’inizio del ministero parrocchiale di fr. Pasquale Ghezzi. 09Busto Arsizio (VA) Nel Monastero di s. Chiara il Definitorio si riunisce per il suo III Congresso. 12 Milano Nell’Infermeria provinciale, dove era da qualche tempo ricoverato, torna alla Casa del Padre fr. Arcangelo Romerio, della Provincia piemontese. I funerali vengono celebrati l’indomani nella chiesa del Convento di Monte Mesma, dove fr. Arcangelo ha vissuto molti anni. 14 Sabbioncello di Merate (LC) Nella chiesa parrocchiale si celebrano i funerali della sig.ra Francesca Loda, di anni 96, mamma di fr. Alberto Tosini, Visitatore generale per la nostra Provincia in occasione dell’ultimo Capitolo elettivo. 18 Leno (BS) Nel 6° anniversario della scomparsa viene ricordato fr. Simpliciano Olgiati, educatore francescano per 40 anni al Franciscanum-Luzzago. La sera del 29, nella chiesa di s.Afra in s. Eufemia viene eseguita la “Messa di Requiem” di Giuseppe Verdi, con il Coro Lirico Aurea Parma e l’Orchestra Sinfonica “Carlo Coccia” di Novara e la direzione di fr. Renato Beretta. 29 - 30 Brescia 37 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013 Nel pomeriggio del 30, nella Sala di Ercole del Liceo Luzzago, l’attività educativa e di studio di Padre Simplicio viene ricordata da alcuni amici ed ex allievi. Alle 19.00, nella chiesa di s. Gaetano, il Ministro provinciale fr. Francesco Bravi presiede la Messa di suffragio. 29 - 30 Brescia Si svolge l’Incontro Under 5 del Nord Italia, partecipato da una ventina di frati e animato dal responsabile interprovinciale fr. Enzo Maggioni. 30 Lonigo 38 Anno XXXV ● N. 238 ● Novembre 2013