. PRESENTAZIONE ATTIVITA’ Oggi 13 Novembre realizziamo tutti insieme la prima parte del progetto “Salvaguardia del Creato”. Questo progetto triennale, stilato dalla pattuglia prevede uno sviluppo che si articola su tre piani: a) ambito spirituale; b) ambito storico-artistico-culturale; c) ambito paesaggistico ambientale. Questi ambiti sono distinti, ma in realtà si intersecano poiché tutti vertono a farci osservare, a farci godere, a farci immergere nelle varie realtà ambientali, paesaggistiche e religiose; tutte insieme promuovono la spiritualità, avvicinano l’uomo a Dio. L’osservazione e l’apprezzamento della natura e delle opere dell’uomo inducono a salvaguardarne l’equilibrio e la bellezza. L’essere umano si realizza nella sua pienezza solo se riesce ad apprezzare e godere di tutto quello che fa parte del Creato e per questo dovrebbe sentire l’esigenza di proteggerlo. Il Creato pertanto è inteso come opera divina, dove l’uomo nei vari momenti storici ha lasciato la sua impronta artistica come espressione del suo credo e della sua cultura. 2 Il MASCI quindi con questo progetto si propone di conoscere e interpretare il Creato in questa complessità per arricchimento personale e per documentarne l’esistenza e le caratteristiche alfine di tramandarlo integro ai posteri. Il titolo di questa esperienza è: “Arte natura e spiritualità” – Itinerario di salvezza per l’uomo. Il cammino va dalla Base scout “il Giacinto” fino al “Santo Sepolcro” presso la Chiesa di San Bartolomeo. Si fa sosta presso la Chiesa di San Feliciano di Mormonzone, poi si procede verso Carpello in cui ammireremo l’edicola della “Madonna Bella” e poi, attraverso sentieri ombreggiati da querce e olivi, si arriva al Convento di San Bartolomeo. La meta della nostra vita terrena è la salvezza, la cui realizzazione è possibile solo attraverso la Resurrezione di Cristo. E’ per questo motivo che il percorso proposto oggi ha come meta il Santo Sepolcro, simbolo massimo della Resurrezione. Il nostro cammino attraverso la natura procede sotto la guida della nostra Madre Celeste Maria che ci fa riflettere sulle tappe fondamentali della sua vita terrena: - L’Annunciazione ricevuta dall’Angelo Gabriele - La visita alla cugina Elisabetta e il Suo si alla volontà di Dio - La formazione della Sacra Famiglia di Nazareth con la nascita di Gesù - La morte e resurrezione di Suo Figlio Queste tappe con cui procederemo nel cammino non rispettano la successione cronologica indicata in quanto presenti nelle opere che visiteremo in un ordine diverso 1° tappa 3 IL GIACINTO Giacinto è anche il nome della Base da cui partiamo ed è il nome di Giacinto Candelori uno scout che è simbolo dello scoutismo folignate Hyacinthus - genere delle Hyacinthaceae (già incluso nelle Liliaceae), originario del mediterraneo orientale Asia minore e regioni tropicali africane, comprende specie bulbose con numerose varietà dalle ricche infiorescenze coloratissime e profumate, il nome del genere deriva dal personaggio mitologico Giacinto ucciso da Apollo, presenta un bulbo arrotondato, tunicato, che produce pochi bulbetti, tra le specie coltivate e in parte inselvatichite ricordiamo il Hyacinthus orientalis L. dalle foglie nastriformi con i fiori riuniti in un unico racemo, con colori vari dal ceruleo, azzurro-cupo, al bianco, roseo o giallo 4 EDICOLA DELLA SACRA FAMIGLIA presso la Base Scout di Foligno Siamo di fronte all’immagine della Sacra Famiglia. Essa rappresenta tutto quanto c’è di umano nel disegno di salvezza che Dio ha per l’uomo. E’ il Si di Maria alla volontà divina, che permette la redenzione dell’uomo attraverso la resurrezione di Cristo; Si seguito anche dal Si di Giuseppe. L' immagine dell'edicola ,sembra quasi un affresco,ma in realtà è stata dipinta su una mattonella rivoltata, sulla quale è stata effettuata una base di stucco e poi dipinta con tempere acriliche. L'autrice di tale dipinto è Nada Salari, una delle sorelle della Comunità Masci Foligno 2. La sua innegabile capacità di esprimere in modo artistico i suoi sentimenti ci ha regalato questa bella immagine della Sacra Famiglia. La mattonella è stata donata alla Comunità MASCI il 6/01/2008 durante la messa dell'Epifania dedicata come ogni anno a Giacinto Candelori, fondatore dello scoutismo a Foligno. 5 La messa in opera invece è stata effettuata il 25/05/2008 durante l'inaugurazione della sede scout alla presenza di Monsignor Arduino Bertoldo già Vescovo di Foligno. “MAGNIFICAT” L'anima mia magnifica il Signore * e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. * D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente * e santo é il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia * si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, * ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, * ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, * ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, * ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. 6 2° tappa LA ROSA Rosa Mistica, in quanto immagine appropriata di una bellezza inarrivabile per forma, colore, profumo, espressione di dono e di amore, puro e liberante propria della Madre di Cristo La rosa, della famiglia delle Rosaceae, è una pianta che comprende circa 150 specie, numerose varietà con infiniti ibridi e cultivar, originarie dell'Europa e dell'Asia, di altezza variabile da 20 cm a diversi metri, comprende specie cespugliose, sarmentose, rampicanti, striscianti, arbusti e alberelli a fiore grande o piccolo, a mazzetti, pannocchie o solitari, semplici o doppi, frutti ad achenio contenuti in un falso frutto (cinorrodo); le specie spontanee in Italia sono oltre 30, di cui ricordiamo la R. canina (la più comune), la R. gallica (poco comune nelle brughiere e luoghi sassosi), la R. glauca (frequente sulle Alpi), la R. pendulina (comune sulle Alpi e l'Appennino settentrionale) e la R. sempervirens. Il nome, secondo alcuni, deriverebbe dalla parola sanscrita vrad o vrod, che significa flessibile. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dalla parola celtica rhood o rhuud, che significa rosso 7 Visitazione di Maria ad Elisabetta In questa seconda tappa meditiamo la visita di Maria alla Cugina Elisabetta Dopo l'annuncio dell'Angelo, Maria si mette in viaggio per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio. E’ facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall'angelo, sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio. La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia. "Nell'Incarnazione - commentava S. Francesco di Sales - Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore... Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione". Elisabetta rappresenta tutti noi che a seconda del proprio cammino di fede, 8 riconosciamo l’importanza del Sì di Maria, che ci permette di dire a nostra volta si alla vita e ci fa conoscere la via giusta verso la salvezza. Vangelo di Luca 1, 39 - 45 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore La Chiesa di S Feliciano di Mormonzone Questa Chiesa sorge nel luogo dove San Feliciano, secondo la tradizione, è morto nell’anno 251, durante l’impero di Decio, mentre veniva trascinato a Roma al traino di un carro tirato dai buoi . Il nome Mormonzone è il toponimo di questo luogo che da “montem rotundum, di trasformò in Mormonzone. Questo luogo si trovava lungo la via Flaminia (diverticulum Flaminie) all’incrocio con la via Benedettina che proseguiva fino a Carpello e poi fino alle Fossacce. (questa strada è quasi del tutto cancellata a causa della realizzazione della ferrovia). 9 In questo luogo è stata realizzata la Chiesa e poi il Monastero in data non precisata. Il monastero è ricordato per la prima volta in un atto di donazione nel 1214 . Nel 1339 risultano esserci i Benedettini – Olivetani che lo lasciano però attorno al 1350. Del Convento si è interessato in più occasioni , e in seguito, il Comune di Foligno con elargizioni di danaro; il che testimonia l’importanza del luogo sacro per la cittadinanza. Nel 1473 risultano esserci i Clareni, ma nel 1484 il Convento viene donato agli Amadeiti, francescani riformati e vi rimasero fino al 1568 anno in cui gli Amadeiti furono uniti ai Minori Osservanti. Nel 1579 il Convento viene consegnato al Comune di Foligno ai Carmelitani che si impegnarono a ristrutturare la Chiesa e il Convento. Alla ristrutturazione della Chiesa ha contribuito la famiglia Jacobilli. I carmelitani rimangono nel Convento fino al 1653. Nel 1658 a Mormonzone vanno i Benedettini con i quali il Vescovo aveva fatto una permuta avendo in cambio il Convento benedettino realizzato nel 1626 vicino ai Canapè. Il Convento prese il nome di San Benedetto e San Feliciano. Nel 1816 i Benedettini vendettero al Sig. Paolo Zipoli il convento per 1620 scudi il quale si impegnarono a tenere aperta la chiesa ai fedeli . In questa chiesa, sin dalle origini, si festeggiava San Feliciano con una solenne processione che muoveva da Foligno, pratica che si interrompe negli anni 70 a causa del degrado della Chiesa. CHIESA E CONVENTO Quando nel 1484 arrivano gli Amadeiti il convento era certamente molto piccolo e molto malandato. Tutto l’edificio fu perciò riattivato, ampliato e portato nel suo assetto definitivo negli ultimi due decenni del sec. XV. Questi lavori furono resi possibili da donazioni private e dagli aiuti del Comune di Foligno. In questo periodo – come recita una breve papale del 1484- si realizzarono: il campanile, la campana, il refettorio, il cimitero, il dormitorio, l’orto ed altri annessi. In occasione della ristrutturazione avvenuta nei primi decenni del sec. XVII è stata ristrutturata la facciata grazie al contributo della famiglia Jacobilli: il fregio presenta decorazioni in terracotta analoghe a quelle di Palazzo Jacobilli in via Gramsci. Il contributo della famiglia Jacobilli è testimoniato da un documento in cui si 10 legge che nel 1630 è stata realizzata nella chiesa una cappella in onore di San Feliciano. Sopra l’altare, nel fregio, si legge la data 1642 e sugli stilobati delle colonne si vedono gli stemmi della famiglia Jacobilli. Nella Chiesa, fra gli archi che sorreggono la copertura in legno, fu inserita una volta a botte realizzata con mattoni a fogli e lunettata. In corrispondenza degli appoggi furono inseriti quattro altari laterali: uno dedicato al Crocefisso ed uno a San Giuseppe (sulla sinistra), quello di San Feliciano e quello dedicato poi a San Benedetto a destra. L’altare maggiore è inserito in un fondale architettonico realizzato con marmi pregiati ed arricchito da stucchi e cornici e pitture con al centro l’immagine della Madonna del Carniere – Dietro alla tela sull’intonaco si leggono le date 1646 e 1690. Sulle pareti laterali del piccolo presbiterio nel 1652 furono realizzati due dipinti murali a tempera inseriti in ricche cornici di stucco: a destra la “ Presentazione” e a sinistra la “ Visitazione” . Tali dipinti sono stati di recente attribuiti al frate minore Fra Umile da Foligno. Le decorazioni presenti all’interno del Monastero sono ricondotte alla metà del XVII sec. I gigli in stucco che ornano le volte sono segni di riconoscenza alla città di Foligno. Il completamento dell’altare è avvenuto con i Monaci Cassinesi che hanno inserito nei due loculi sotto la mensa i corpi dei Santi Martiri Stratonico Devonizio oggi nella Cattedrale, qui collocati nel 1660. La sagrestia nel 1815 risultava essere ubicata dietro l’abside come viene testimoniato dalle 2 porte laterali. In seguito alla riscoperta di questo complesso ci proponiamo di attivarci presso le competenti autorità affinchè la Chiesa venga riaperta al culto e venga ripristinata la processione in onore di S:Feliciano che ripercorra l’itinerario del Martire 11 3° tappa Sulla strada per Carpello è la Maestà Bella, molto deperita: madonna co Bambino e due Angeli, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista ai lati, nel dosso San Pietro e Paolo, all’esterno tre tondi con Cristo bendicente , l’Arcangelo Gabriele e l’Annunziata. IL GIGLIO Fiore che spesso appare tra le mani della Vergine Maria simbolo di purezza Il giglio (Lilium L. 1753) è un genere di piante della famiglia delle Liliaceae Come l'iris, il genere Lilium è originario dell'Europa, dell'Asia e del Nord America; comprende piante con un'altezza da 80 cm a 2 m, dotate di bulbo a scaglie imbricate, disposte intorno ad un disco centrale, da cui originano inferiormente le radici, e superiormente lo stelo. Le scaglie, a seconda della specie, sono più o meno larghe, acuminate, serrate tra loro.Le radici del bulbo sono perenni e non si rinnovano tutti gli anni come succede solitamente nelle piante bulbose; solo i gigli di origine cinese e giapponese, alla ripresa vegetativa, formano un palco di radici avventizie sullo stelo sopra il bulbo a fior di terra, che contribuiscono alla nutrizione delle parti aeree. Le foglie generalmente lanceolate, più o meno strette con venature 12 parallele, sono disposte attorno al fusto eretto, a volte in palchi, solitamente in ordine sparso.I fiori hanno sei tepali (tre petali e tre sepali petaloidi), e sono terminali, spesso riuniti in numerose infiorescenze portate da lunghi steli, con forme e colori diversissimi, e spesso profumatissimi.Il genere comprende circa 80 specie e numerosi ibridi e cultivar L’ANNUNCIAZIONE Ci fermiamo ora a meditare il momento del Si di Maria per eccellenza all’annuncio fattoLe dall’Arcangelo Gabriele. E’ per questo che siamo qui ad ammirare l’edicola della Maestà bella che tra le altre immagini riporta quella dell’ Annunciazione. Consideriamo la Fede incondizionata con cui Maria accoglie la volontà di Dio. Anche noi fidandoci di Lui possiamo essere capaci di accettare la sua volontà nella nostra vita. L'Annunciazione è l'annuncio del concepimento verginale e della nascita verginale di Gesù che viene fatto a sua madre Maria (per il Vangelo secondo Luca) e a suo padre Giuseppe (per il Vangelo secondo Matteo) dall'arcangelo Gabriele.La Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa celebrano questo evento il 25 marzo di ogni anno (solennità dell'Annunciazione del Signore).Come ogni data relativa agli eventi della infanzia di Gesù, anche quella del 25 marzo per l’ Annunciazione è stata stabilita in riferimento a quella del Natale, e quindi, come questa, è stata indicata solamente dalla tradizione della Chiesa, mancando al riguardo riferimenti precisi nei Vangeli. Quale momento del concepimento, l'Annunciazione è stata simbolicamente collocata nel giorno al 9° mese prima del Natale, e questo avvenne presto dopo l’istituzione della festa del Natale e la sua collocazione al 25 dicembre, che avvenne in Occidente intorno alla metà del IV sec. d.C. (in Oriente 13 alla fine dello stesso secolo). Tale collocazione ha anche però un valore teologico e liturgico: l’ Annunciazione, quale momento storico dell’inizio dell’Incarnazione e quindi della storia della salvezza, viene così a cadere nello stesso periodo in cui la tradizione ebraica poneva l’inizio del suo anno religioso, cioè nel mese di nisan (marzo/aprile), e fino all’ Alto Medioevo proprio il 25 marzo segnava l'inziio del ciclo liturgico annuale del cristianesimo, poi spostato allo stesso Natale ed infine all’Avvento, ma anche l'inizio del calendario civico (come ad esempio in Firenze). Questo fatto fu favorito anche dalla coincidenza con importanti ciclicità astronomiche: infatti, se la collocazione del Natale fu volutamente fatta coincidere con il periodo del solstizio invernale, l'Annunciazione viene così a cadere in quello dell' equinozio primaverile. Luca 1, 26-38 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". [34]Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. 14 Edicola della Maesta’Bella Del Mezzastris Un particolare 15 NOTE STORICHE SU MEZZASTRIS,Pierantonio. (MESSASTRIS) – Erede di una genia di pittori (il bisnonno Matteolo risulta svolgere tale attività in un documento del 1382). . Nacque a Foligno intorno al 1430 e fece testamento sul finire del 1506 . Nel 1456 affrescò parte di una cappella in Santa Maria in Campis, dove soprattutto nell’Annunciazione si dimostra buon seguace dell’Angelico che avendo dimorato a Foligno aveva lasciato traccia della sua operosità. Seguì poi Benozzo Gozzoli di cui fu probabilmente aiuto a Montefalco; lo copiò nella Cappella Eroli in san Francesco a Narni; lo aiutò nel lavoro di maggior mole nella 16 Volta dell’oratorio dei Pellegrini ad Assisi, dove verso il 1470 affrescò nelle pareti laterali scene della leggenda di S:Antonio Abate e di San Giacomo. Si dedicò soprattutto alla pittura murale :molti suoi affreschi , staccati, si conservano nella Galleria di Foligno ; altri si conservano in Santa Maria in Fraportas, nel Monastero di Santa Lucia e in quello delle Contesse, come pure a Montefalco a Trevi a Spoleto, a Narni e a Spello. Rimase del tutto estraneo al movimento pittorico della vicina Perugia, ma sebbene di temperamento tutto diverso, non sfuggì all’influenza del Niccolò Alunno; il capo della scuola di Foligno a quel tempo, e subì anche quella di Matteo da Gualdo di cui continuò l’opera nell’oratorio dei Pellegrini. Pittore mite e sensibile, dalla tavolozza delicata , dall’espressione dolce, svolse la sua attività per un cinquantennio. 17 4° tappa L’ULIVO L'ulivo è visto come simbolo di pace e di resurrezione. La Bibbia narra che dopo il diluvio universale Noè vide una colomba volare, essa portava un ramo d'ulivo come simbolo della fine della catastrofe. Da questo evento il ramo d'ulivo è diventato un simbolo importante della religione cattolica. Oltre a questo evento, l'ulivo viene utilizzato nella giornata delle palme per ricordare l'arrivo di Gesù a Gerusalemme. Questo giorno ricorda pace e amore ed è per questo motivo che nel distintivo scout della nostra regione è rappresentato il ramo d'ulivo L'olivo o ulivo[2] (Olea europaea L.) è una pianta da frutto. Originario del Vicino Oriente, è utilizzato fin dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti, le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore, per l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sapore amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l'uso delle olive come frutti nell'alimentazione richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamaricazione (riduzione dei principi amari), realizzata con metodi vari 18 LA RESURREZIONE Siamo giunti alla meta del nostro del nostro cammino :il SANTO SEPOLCRO. Maria per tener fede al suo Si, ha accettato di condividere il proprio figlio con l’umanità intera; ciò ha significato doverLo accompagnare sulla via dolorosa, soffrendo con Lui e per Lui ma restandone in disparte. E’ l’accettazione del dolore della Croce che ci porta alla RESURREZIONE. Rivolgiamo il nostro pensiero alla sofferenza di Maria nei momenti difficili della nostra vita. Vangelo Luca 24; 1-12 + Dal Vangelo secondo Luca Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad 19 esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto. Il Santo Sepolcro presso il Convento di San Bartolomeo -Foligno Nella splendida chiesa conventuale di San Bartolomeo (primo convento costruito appositamente per gli Osservanti, terminato nel 1415) esiste una replica fedele del sepolcro di Gesù realizzata nel 1676. La chiesa conventuale di San Bartolomeo è un luogo della memoria sanfrancescana, in quanto il convento fondato dai Trinci, signori della città, per un frate minore loro parente, Paoluccio Trinci, rilevatore dell’Osservanza francescana, ha visto succedersi nel tempo figure di santi frati veri fari nel cammino della Chiesa; mentre all’interno della chiesa conventuale nel 1676 fu costruita una apposita cappella, per mettervi una replica del Santo Sepolcro. “Come si apprende dalla targa apposta sulla controfacciata – spiega monsignor Mario Sensi, docente alla Pontificia Università Lateranense - a commissionare il manufatto fu fra’ Lorenzo da Foligno, guardiano di San Bartolomeo: era stato ordinato sacerdote nel 1645 e nominato guardiano nello stesso 1676”. La costruzione lunga 6 metri, larga 3.70 e alta 3.50 – riproduce su scala ridotta le stesse misure del Santo Sepolcro. Ad eseguirla fu un buon artigiano, 20 di cui però si ignora il nome. Per l’esecuzione gli furono indubbiamente presentate le piante e le immagini del Santo Sepolcro stampate da Bernardino Amici da Gallipoli in un volume edito nel 1609. Un rapporto dunque storicamente documentato quello tra Foligno e la Terra Santa; il Santo Sepolcro conservato a San Bartolomeo è meta di pellegrinaggi più di quanto si possa immaginare. Le misure che padre Bernardino suggerisce – sottolinea monsignor Mario Sensi - sono le stesse applicate per il modello di Foligno, dove tuttavia sono stati aggiunti dei dettagli: tale l’angelo posto al di sopra del tettino, con in mano un cartiglio dove è scritto: “et erit sepulcrum eius gloriosum”. Ai quattro lati del pronao sono posti altrettanti angeli con le scritte ‘Virgo in partu; Virgo post partum; surrexit, non est hic; venite et videte locum ubi positus erat Dominus’, affermando così la duplice valenza del monumento: per il culto del Cristo ‘uomo-dio passionato’ - espressione cara alla beata Angela da Foligno - e della Vergine Addolorata”. Sulla facciatina del monumento, a destra e a sinistra dell’accesso, sono state poste due bacheche vitree, con all’interno reliquie di Terrasanta, ciascuna corredata di una breve scritta che ne dichiara al provenienza. Un avviso manoscritto, avverte infine che “in questo luogo santo ponno acquistarsi tutte le indulgenze del Santo Sepolcro, ogni qualvolta si visiti con la dovuta devozione, come appare per breve di Innocenzo XI, 5 settembre 1686 e di Innocenzo XII, 16 dicembre 1695”. “Come ognuno di noi sa – aggiunge monsignor Sensi - il Santo Sepolcro è il 21 luogo dove si è attuato il mistero pasquale; pertanto è il santuario per eccellenza della cristianità il luogo più sacro al mondo. Ma la Terra Santa non è dietro l’angolo e il relativo pellegrinaggio costituisce un impegno finanziario notevole. Lo si può tuttavia sostituire recandosi nei santuari che imitano il Santo Sepolcro. Il relativo pellegrinaggio ha lo stesso valore di quello di Terrasanta e pertanto lo sostituisce”. La ricostruzione su modello del Santo Sepolcro è un fenomeno di portata europea. Questi monumenti si trovano, quasi tutti, lungo il percorso che hanno seguito i pellegrini per il Santo Sepolcro: “Conoscerli – chiosa monsignor Mario Sensi - costituisce innanzitutto un invito a leggere la mens che ha mosso milioni di persone a compiere il pellegrinaggio gerosolimitano che, per gli occidentali, divenne un imperativo categorico dopo che Urbano II a Clermont, nel 1095, predicò la crociata, invitando i cristiani a intraprendere l'iter Iherosolimitanum, per liberare la città santa dalla servitù dei nemici della fede. La crociata, predicata dal papa e dai suoi delegati, non fu infatti una guerra santa, ma una forma originale di pellegrinaggio. Al grido di “Deus lo volt”, i crociati posero, sulla propria veste, una croce di panno, simbolo del voto che si doveva sciogliere a Gerusalemme”. Antonella, Eva, Maria Bruna, Rosalba 22