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PRESENTAZIONE ATTIVITA’
Oggi 13 Novembre realizziamo tutti insieme la prima parte del
progetto “Salvaguardia del Creato”.
Questo progetto triennale, stilato dalla pattuglia
prevede uno
sviluppo che si articola su tre piani:
a) ambito spirituale;
b) ambito storico-artistico-culturale;
c) ambito paesaggistico ambientale.
Questi ambiti sono distinti, ma in realtà si intersecano poiché tutti
vertono a farci osservare, a farci godere, a farci immergere nelle varie
realtà ambientali, paesaggistiche e religiose; tutte insieme
promuovono la spiritualità, avvicinano l’uomo a Dio. L’osservazione e
l’apprezzamento della natura e delle opere dell’uomo inducono a
salvaguardarne l’equilibrio e la bellezza. L’essere umano si realizza
nella sua pienezza solo se riesce ad apprezzare e godere di tutto
quello che fa parte del Creato e per questo dovrebbe sentire
l’esigenza di proteggerlo. Il Creato pertanto è inteso come opera
divina, dove l’uomo nei vari momenti storici ha lasciato la sua
impronta artistica come espressione del suo credo e della sua
cultura.
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Il MASCI quindi con questo progetto si propone di conoscere e
interpretare il Creato in questa complessità per arricchimento
personale e per documentarne l’esistenza e le caratteristiche alfine di
tramandarlo integro ai posteri.
Il titolo di questa esperienza è:
“Arte natura e spiritualità” – Itinerario di salvezza per l’uomo.
Il cammino va dalla Base scout “il Giacinto” fino al “Santo Sepolcro”
presso la Chiesa di San Bartolomeo. Si fa sosta presso la Chiesa di
San Feliciano di Mormonzone, poi si procede verso Carpello in cui
ammireremo l’edicola della “Madonna Bella” e poi, attraverso sentieri
ombreggiati da querce e olivi, si arriva al Convento di San
Bartolomeo.
La meta della nostra vita terrena è la salvezza, la cui realizzazione è
possibile solo attraverso la Resurrezione di Cristo. E’ per questo
motivo che il percorso proposto oggi ha come meta il Santo Sepolcro,
simbolo massimo della Resurrezione.
Il nostro cammino attraverso la natura procede sotto la guida della
nostra Madre Celeste Maria che ci fa riflettere sulle tappe
fondamentali della sua vita terrena:
- L’Annunciazione ricevuta dall’Angelo Gabriele
- La visita alla cugina Elisabetta e il Suo si alla volontà di Dio
- La formazione della Sacra Famiglia di Nazareth con la nascita
di Gesù
- La morte e resurrezione di Suo Figlio
Queste tappe con cui procederemo nel cammino non rispettano la
successione cronologica indicata in quanto presenti nelle opere
che visiteremo in un ordine diverso
1° tappa
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IL GIACINTO
Giacinto è anche il nome della Base da cui partiamo ed è il
nome di Giacinto Candelori uno scout che è simbolo dello
scoutismo folignate
Hyacinthus - genere delle Hyacinthaceae (già incluso nelle Liliaceae),
originario del mediterraneo orientale Asia minore e regioni tropicali
africane, comprende specie bulbose con numerose varietà dalle ricche
infiorescenze coloratissime e profumate, il nome del genere deriva dal
personaggio mitologico Giacinto ucciso da Apollo, presenta un bulbo
arrotondato, tunicato, che produce pochi bulbetti, tra le specie coltivate e in
parte inselvatichite ricordiamo il Hyacinthus orientalis L. dalle foglie
nastriformi con i fiori riuniti in un unico racemo, con colori vari dal ceruleo,
azzurro-cupo, al bianco, roseo o giallo
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EDICOLA DELLA SACRA FAMIGLIA
presso la Base Scout di Foligno
Siamo di fronte all’immagine della Sacra Famiglia. Essa
rappresenta tutto quanto c’è di umano nel disegno di salvezza
che Dio ha per l’uomo. E’ il Si di Maria alla volontà divina, che
permette la redenzione dell’uomo attraverso la resurrezione di
Cristo; Si seguito anche dal Si di Giuseppe.
L' immagine dell'edicola ,sembra quasi un affresco,ma in realtà è stata
dipinta su una mattonella rivoltata, sulla quale è stata effettuata una
base
di
stucco
e
poi
dipinta
con
tempere
acriliche.
L'autrice di tale dipinto è Nada Salari, una delle sorelle della Comunità
Masci Foligno 2.
La sua innegabile capacità di esprimere in modo artistico i suoi sentimenti
ci ha regalato
questa bella immagine della Sacra Famiglia.
La mattonella è stata donata alla Comunità MASCI
il 6/01/2008
durante la messa dell'Epifania dedicata come ogni anno a Giacinto
Candelori,
fondatore
dello
scoutismo
a
Foligno.
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La messa in opera invece è stata effettuata il 25/05/2008 durante
l'inaugurazione della sede scout alla presenza di Monsignor Arduino
Bertoldo già Vescovo di Foligno.
“MAGNIFICAT”
L'anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
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2° tappa
LA ROSA
Rosa Mistica, in quanto immagine appropriata di una
bellezza inarrivabile per forma, colore, profumo,
espressione di dono e di amore, puro e liberante propria
della Madre di Cristo
La rosa, della famiglia delle Rosaceae, è una pianta che comprende circa
150 specie, numerose varietà con infiniti ibridi e cultivar, originarie
dell'Europa e dell'Asia, di altezza variabile da 20 cm a diversi metri,
comprende specie cespugliose, sarmentose, rampicanti, striscianti, arbusti e
alberelli a fiore grande o piccolo, a mazzetti, pannocchie o solitari, semplici
o doppi, frutti ad achenio contenuti in un falso frutto (cinorrodo); le specie
spontanee in Italia sono oltre 30, di cui ricordiamo la R. canina (la più
comune), la R. gallica (poco comune nelle brughiere e luoghi sassosi), la R.
glauca (frequente sulle Alpi), la R. pendulina (comune sulle Alpi e
l'Appennino settentrionale) e la R. sempervirens.
Il nome, secondo alcuni, deriverebbe dalla parola sanscrita vrad o vrod, che
significa flessibile. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dalla parola
celtica rhood o rhuud, che significa rosso
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Visitazione di Maria ad Elisabetta
In questa seconda tappa meditiamo la visita di Maria alla Cugina Elisabetta Dopo
l'annuncio dell'Angelo, Maria si mette in viaggio per far visita alla cugina
Elisabetta e prestarle servizio. E’ facile immaginare quali sentimenti pervadano il
suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall'angelo, sentimenti di
umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio.
La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che,
ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella cugina, la sua dignità di Madre di
Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di
gioia. "Nell'Incarnazione - commentava S. Francesco di Sales - Maria si umilia
confessando di essere la serva del Signore... Ma Maria non si indugia ad umiliarsi
davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio
al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli
uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione".
Elisabetta rappresenta tutti noi che a seconda del proprio cammino di fede,
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riconosciamo l’importanza del Sì di Maria, che ci permette di dire a nostra volta
si alla vita e ci fa conoscere la via giusta verso la salvezza.
Vangelo di Luca 1, 39 - 45
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse
in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le
sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il
frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il
bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del
Signore
La Chiesa di S Feliciano di Mormonzone
Questa Chiesa sorge nel luogo dove San Feliciano, secondo la tradizione, è
morto nell’anno 251, durante l’impero di Decio, mentre veniva trascinato a
Roma al traino di un carro tirato dai buoi . Il nome Mormonzone è il
toponimo di questo luogo che da “montem rotundum, di trasformò in
Mormonzone. Questo luogo si trovava lungo la via Flaminia (diverticulum
Flaminie) all’incrocio con la via Benedettina che proseguiva fino a Carpello
e poi fino alle Fossacce. (questa strada è quasi del tutto cancellata a causa
della realizzazione della ferrovia).
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In questo luogo è stata realizzata la Chiesa e poi il Monastero in data non
precisata.
Il monastero è ricordato per la prima volta in un atto di donazione nel 1214 .
Nel 1339 risultano esserci i Benedettini – Olivetani che lo lasciano però
attorno al 1350. Del Convento si è interessato in più occasioni , e in seguito,
il Comune di Foligno con elargizioni di danaro; il che testimonia
l’importanza del luogo sacro per la cittadinanza. Nel 1473 risultano esserci i
Clareni, ma nel 1484 il Convento viene donato agli Amadeiti, francescani
riformati e vi rimasero fino al 1568 anno in cui gli Amadeiti furono uniti ai
Minori Osservanti. Nel 1579 il Convento viene consegnato al Comune di
Foligno ai Carmelitani che si impegnarono a ristrutturare la Chiesa e il
Convento. Alla ristrutturazione della Chiesa ha contribuito la famiglia
Jacobilli.
I carmelitani rimangono nel Convento fino al 1653. Nel 1658 a
Mormonzone vanno i Benedettini con i quali il Vescovo aveva fatto una
permuta avendo in cambio il Convento benedettino realizzato nel 1626
vicino ai Canapè. Il Convento prese il nome di San Benedetto e San
Feliciano.
Nel 1816 i Benedettini vendettero al Sig. Paolo Zipoli il convento per 1620
scudi il quale si impegnarono a tenere aperta la chiesa ai fedeli . In questa
chiesa, sin dalle origini, si festeggiava San Feliciano con una solenne
processione che muoveva da Foligno, pratica che si interrompe negli anni 70
a causa del degrado della Chiesa.
CHIESA E CONVENTO
Quando nel 1484 arrivano gli Amadeiti il convento era certamente molto
piccolo e molto malandato. Tutto l’edificio fu perciò riattivato, ampliato e
portato nel suo assetto definitivo negli ultimi due decenni del sec. XV.
Questi lavori furono resi possibili da donazioni private e dagli aiuti del
Comune di Foligno. In questo periodo – come recita una breve papale del
1484- si realizzarono: il campanile, la campana, il refettorio, il cimitero, il
dormitorio, l’orto ed altri annessi.
In occasione della ristrutturazione avvenuta nei primi decenni del sec. XVII
è stata ristrutturata la facciata grazie al contributo della famiglia Jacobilli: il
fregio presenta decorazioni in terracotta analoghe a quelle di Palazzo
Jacobilli in via Gramsci.
Il contributo della famiglia Jacobilli è testimoniato da un documento in cui si
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legge che nel 1630 è stata realizzata nella chiesa una cappella in onore di
San Feliciano. Sopra l’altare, nel fregio, si legge la data 1642 e sugli stilobati
delle colonne si vedono gli stemmi della famiglia Jacobilli.
Nella Chiesa, fra gli archi che sorreggono la copertura in legno, fu inserita
una volta a botte realizzata con mattoni a fogli e lunettata. In corrispondenza
degli appoggi furono inseriti quattro altari laterali: uno dedicato al
Crocefisso ed uno a San Giuseppe (sulla sinistra), quello di San Feliciano e
quello dedicato poi a San Benedetto a destra.
L’altare maggiore è inserito in un fondale architettonico realizzato con
marmi pregiati ed arricchito da stucchi e cornici e pitture con al centro
l’immagine della Madonna del Carniere – Dietro alla tela sull’intonaco si
leggono le date 1646 e 1690. Sulle pareti laterali del piccolo presbiterio nel
1652 furono realizzati due dipinti murali a tempera inseriti in ricche cornici
di stucco: a destra la “ Presentazione” e a sinistra la “ Visitazione” .
Tali dipinti sono stati di recente attribuiti al frate minore Fra Umile da
Foligno. Le decorazioni presenti all’interno del Monastero sono ricondotte
alla metà del XVII sec. I gigli in stucco che ornano le volte sono segni di
riconoscenza alla città di Foligno.
Il completamento dell’altare è avvenuto con i Monaci Cassinesi che hanno
inserito nei due loculi sotto la mensa i corpi dei Santi Martiri Stratonico
Devonizio oggi nella Cattedrale, qui collocati nel 1660.
La sagrestia nel 1815 risultava essere ubicata dietro l’abside come viene
testimoniato dalle 2 porte laterali.
In seguito alla riscoperta di questo complesso ci proponiamo di attivarci
presso le competenti autorità affinchè la Chiesa venga riaperta al culto e
venga ripristinata la processione in onore di S:Feliciano che ripercorra
l’itinerario del Martire
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3° tappa
Sulla strada per Carpello è la Maestà Bella, molto deperita: madonna co
Bambino e due Angeli, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista
ai lati, nel dosso San Pietro e Paolo, all’esterno tre tondi con Cristo
bendicente , l’Arcangelo Gabriele e l’Annunziata.
IL GIGLIO
Fiore che spesso appare tra le mani della Vergine Maria
simbolo di purezza
Il giglio (Lilium L. 1753) è un genere di piante della famiglia delle Liliaceae
Come l'iris, il genere Lilium è originario dell'Europa, dell'Asia e del Nord
America; comprende piante con un'altezza da 80 cm a 2 m, dotate di bulbo a
scaglie imbricate, disposte intorno ad un disco centrale, da cui originano
inferiormente le radici, e superiormente lo stelo. Le scaglie, a seconda della
specie, sono più o meno larghe, acuminate, serrate tra loro.Le radici del
bulbo sono perenni e non si rinnovano tutti gli anni come succede
solitamente nelle piante bulbose; solo i gigli di origine cinese e giapponese,
alla ripresa vegetativa, formano un palco di radici avventizie sullo stelo
sopra il bulbo a fior di terra, che contribuiscono alla nutrizione delle parti
aeree. Le foglie generalmente lanceolate, più o meno strette con venature
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parallele, sono disposte attorno al fusto eretto, a volte in palchi, solitamente
in ordine sparso.I fiori hanno sei tepali (tre petali e tre sepali petaloidi), e
sono terminali, spesso riuniti in numerose infiorescenze portate da lunghi
steli, con forme e colori diversissimi, e spesso profumatissimi.Il genere
comprende circa 80 specie e numerosi ibridi e cultivar
L’ANNUNCIAZIONE
Ci fermiamo ora a meditare il momento del Si di Maria per eccellenza
all’annuncio fattoLe dall’Arcangelo Gabriele. E’ per questo che siamo
qui ad ammirare l’edicola della Maestà bella che tra le altre immagini
riporta quella dell’ Annunciazione. Consideriamo la Fede
incondizionata con cui Maria accoglie la volontà di Dio. Anche noi
fidandoci di Lui possiamo essere capaci di accettare la sua volontà nella
nostra vita.
L'Annunciazione è l'annuncio del concepimento verginale e della nascita verginale
di Gesù che viene fatto a sua madre Maria (per il Vangelo secondo Luca) e a suo
padre Giuseppe (per il Vangelo secondo Matteo) dall'arcangelo Gabriele.La
Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa celebrano questo evento il 25 marzo di
ogni anno (solennità dell'Annunciazione del Signore).Come ogni data relativa agli
eventi della infanzia di Gesù, anche quella del 25 marzo per l’ Annunciazione è
stata stabilita in riferimento a quella del Natale, e quindi, come questa, è stata
indicata solamente dalla tradizione della Chiesa, mancando al riguardo riferimenti
precisi nei Vangeli. Quale momento del concepimento, l'Annunciazione è stata
simbolicamente collocata nel giorno al 9° mese prima del Natale, e questo
avvenne presto dopo l’istituzione della festa del Natale e la sua collocazione al 25
dicembre, che avvenne in Occidente intorno alla metà del IV sec. d.C. (in Oriente
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alla fine dello stesso secolo). Tale collocazione ha anche però un valore teologico
e liturgico: l’ Annunciazione, quale momento storico dell’inizio
dell’Incarnazione e quindi della storia della salvezza, viene così a cadere
nello stesso periodo in cui la tradizione ebraica poneva l’inizio del suo
anno religioso, cioè nel mese di nisan (marzo/aprile), e fino all’ Alto
Medioevo proprio il 25 marzo segnava l'inziio del ciclo liturgico annuale
del cristianesimo, poi spostato allo stesso Natale ed infine all’Avvento,
ma anche l'inizio del calendario civico (come ad esempio in Firenze). Questo
fatto fu favorito anche dalla coincidenza con importanti ciclicità astronomiche:
infatti, se la collocazione del Natale fu volutamente fatta coincidere con il periodo
del solstizio invernale, l'Annunciazione viene così a cadere in quello dell'
equinozio primaverile.
Luca 1, 26-38
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un
uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia,
il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si
domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai
un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e
chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il
suo regno non avrà fine".
[34]Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco
uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te
stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà
sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta,
tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il
sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a
Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga
di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
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Edicola della Maesta’Bella
Del Mezzastris
Un particolare
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NOTE STORICHE SU
MEZZASTRIS,Pierantonio. (MESSASTRIS)
– Erede di una genia di pittori (il bisnonno Matteolo risulta svolgere tale attività in un
documento del 1382).
. Nacque a Foligno intorno al 1430 e fece testamento sul finire del 1506 . Nel 1456 affrescò
parte di una cappella in Santa Maria in Campis, dove soprattutto nell’Annunciazione si
dimostra buon seguace dell’Angelico che avendo dimorato a Foligno aveva lasciato traccia
della sua operosità. Seguì poi Benozzo Gozzoli di cui fu probabilmente aiuto a Montefalco; lo
copiò nella Cappella Eroli in san Francesco a Narni; lo aiutò nel lavoro di maggior mole nella
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Volta dell’oratorio dei Pellegrini ad Assisi, dove verso il 1470 affrescò nelle pareti laterali
scene della leggenda di S:Antonio Abate e di San Giacomo. Si dedicò soprattutto alla pittura
murale :molti suoi affreschi , staccati, si conservano nella Galleria di Foligno ; altri si
conservano in Santa Maria in Fraportas, nel Monastero di Santa Lucia e in quello delle
Contesse, come pure a Montefalco a Trevi a Spoleto, a Narni e a Spello. Rimase del tutto
estraneo al movimento pittorico della vicina Perugia, ma sebbene di temperamento tutto
diverso, non sfuggì all’influenza del Niccolò Alunno; il capo della scuola di Foligno a quel
tempo, e subì anche quella di Matteo da Gualdo di cui continuò l’opera nell’oratorio dei
Pellegrini. Pittore mite e sensibile, dalla tavolozza delicata , dall’espressione dolce, svolse la
sua attività per un cinquantennio.
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4° tappa
L’ULIVO
L'ulivo è visto come simbolo di pace e di resurrezione. La Bibbia
narra che dopo il diluvio universale Noè vide una colomba volare,
essa portava un ramo d'ulivo come simbolo della fine della catastrofe.
Da questo evento il ramo d'ulivo è diventato un simbolo importante
della religione cattolica. Oltre a questo evento, l'ulivo viene utilizzato
nella giornata delle palme per ricordare l'arrivo di Gesù a
Gerusalemme.
Questo giorno ricorda pace e amore ed è per questo motivo che nel
distintivo scout della nostra regione è rappresentato il ramo d'ulivo
L'olivo o ulivo[2] (Olea europaea L.) è una pianta da frutto. Originario del
Vicino Oriente, è utilizzato fin dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti,
le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore, per
l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sapore amaro dovuto al
contenuto in polifenoli, l'uso delle olive come frutti nell'alimentazione
richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamaricazione (riduzione
dei principi amari), realizzata con metodi vari
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LA RESURREZIONE
Siamo giunti alla meta del nostro del nostro cammino :il SANTO
SEPOLCRO. Maria per tener fede al suo Si, ha accettato di condividere
il proprio figlio con l’umanità intera; ciò ha significato doverLo
accompagnare sulla via dolorosa, soffrendo con Lui e per Lui ma
restandone in disparte. E’ l’accettazione del dolore della Croce che ci
porta alla RESURREZIONE. Rivolgiamo il nostro pensiero alla
sofferenza di Maria nei momenti difficili della nostra vita.
Vangelo Luca 24; 1-12
+ Dal Vangelo secondo Luca
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al
sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la
pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del
Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini
presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto
chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è
vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in
Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai
peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono
tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna
Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano
queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad
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esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli.
E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.
Il Santo Sepolcro presso il Convento di San Bartolomeo -Foligno
Nella splendida chiesa conventuale di San Bartolomeo (primo convento
costruito appositamente per gli Osservanti, terminato nel 1415) esiste una
replica fedele del sepolcro di Gesù realizzata nel 1676.
La chiesa conventuale di San Bartolomeo è un luogo della memoria
sanfrancescana, in quanto il convento fondato dai Trinci, signori della
città, per un frate minore loro parente, Paoluccio Trinci, rilevatore
dell’Osservanza francescana, ha visto succedersi nel tempo figure di
santi frati veri fari nel cammino della Chiesa; mentre all’interno della
chiesa conventuale nel 1676 fu costruita una apposita cappella, per
mettervi una replica del Santo Sepolcro.
“Come si apprende dalla targa apposta sulla controfacciata – spiega
monsignor Mario Sensi, docente alla Pontificia Università
Lateranense - a commissionare il manufatto fu fra’ Lorenzo da
Foligno, guardiano di San Bartolomeo: era stato ordinato sacerdote
nel 1645 e nominato guardiano nello stesso 1676”. La costruzione lunga 6 metri, larga 3.70 e alta 3.50 – riproduce su scala ridotta le
stesse misure del Santo Sepolcro. Ad eseguirla fu un buon artigiano,
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di cui però si ignora il nome. Per l’esecuzione gli furono
indubbiamente presentate le piante e le immagini del Santo Sepolcro
stampate da Bernardino Amici da Gallipoli in un volume edito nel
1609. Un rapporto dunque storicamente documentato quello tra
Foligno e la Terra Santa; il Santo Sepolcro conservato a San
Bartolomeo è meta di pellegrinaggi più di quanto si possa
immaginare.
Le misure che padre Bernardino suggerisce – sottolinea monsignor
Mario Sensi - sono le stesse applicate per il modello di Foligno, dove
tuttavia sono stati aggiunti dei dettagli: tale l’angelo posto al di sopra
del tettino, con in mano un cartiglio dove è scritto: “et erit sepulcrum
eius gloriosum”. Ai quattro lati del pronao sono posti altrettanti angeli
con le scritte ‘Virgo in partu; Virgo post partum; surrexit, non est hic;
venite et videte locum ubi positus erat Dominus’, affermando così la
duplice valenza del monumento: per il culto del Cristo ‘uomo-dio
passionato’ - espressione cara alla beata Angela da Foligno - e della
Vergine Addolorata”. Sulla facciatina del monumento, a destra e a
sinistra dell’accesso, sono state poste due bacheche vitree, con
all’interno reliquie di Terrasanta, ciascuna corredata di una breve
scritta che ne dichiara al provenienza. Un avviso manoscritto, avverte
infine che “in questo luogo santo ponno acquistarsi tutte le
indulgenze del Santo Sepolcro, ogni qualvolta si visiti con la dovuta
devozione, come appare per breve di Innocenzo XI, 5 settembre
1686 e di Innocenzo XII, 16 dicembre 1695”.
“Come ognuno di noi sa – aggiunge monsignor Sensi - il Santo Sepolcro è il
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luogo dove si è attuato il mistero pasquale; pertanto è il santuario per
eccellenza della cristianità il luogo più sacro al mondo. Ma la Terra
Santa non è dietro l’angolo e il relativo pellegrinaggio costituisce un
impegno finanziario notevole. Lo si può tuttavia sostituire recandosi
nei santuari che imitano il Santo Sepolcro. Il relativo pellegrinaggio ha
lo stesso valore di quello di Terrasanta e pertanto lo sostituisce”.
La ricostruzione su modello del Santo Sepolcro è un fenomeno di
portata europea. Questi monumenti si trovano, quasi tutti, lungo il
percorso che hanno seguito i pellegrini per il Santo Sepolcro:
“Conoscerli – chiosa monsignor Mario Sensi - costituisce innanzitutto
un invito a leggere la mens che ha mosso milioni di persone a
compiere il pellegrinaggio gerosolimitano che, per gli occidentali,
divenne un imperativo categorico dopo che Urbano II a Clermont, nel
1095, predicò la crociata, invitando i cristiani a intraprendere l'iter
Iherosolimitanum, per liberare la città santa dalla servitù dei nemici
della fede. La crociata, predicata dal papa e dai suoi delegati, non fu
infatti una guerra santa, ma una forma originale di pellegrinaggio. Al
grido di “Deus lo volt”, i crociati posero, sulla propria veste, una croce
di panno, simbolo del voto che si doveva sciogliere a Gerusalemme”.
Antonella, Eva, Maria Bruna, Rosalba
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2° tappa - Masci Umbria