CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
Processo verbale dell'adunanza del 23 febbraio 2006
Addì, ventitré febbraio duemilasei, in Milano, nell'Aula consiliare di via Vivaio n. 1, si è riunito il
Consiglio provinciale per la trattazione degli argomenti iscritti agli ordini del giorno ordinario e
supplementari dall’uno al sette, diramati in data 12, 19, 26, 31 gennaio, 2, 9 e 23 febbraio con atti
provinciali n. 3861/2006/2.1/2004/4662.
A norma dell'art. 34 dello Statuto, la Presidenza dell'adunanza viene assunta dal Presidente del
Consiglio provinciale, Vincenzo Ortolina.
Partecipa alla seduta il Segretario generale della Provincia, Avv. Antonino Princiotta, con l’assistenza
del Vice Segretario generale, dr.ssa Liana Bavaro.
Alle ore 15.55 il Presidente del Consiglio invita il Segretario a procedere all'appello nominale dei
presenti.
Rispondono all'appello i seguenti venticinque Consiglieri:
Ortolina Vincenzo
Albetti Roberto
Angiuoni Pierluigi
Ariazzi Costanzo
Arrigoni Vittorio
Barbaro Mario
Bruschi Marco detto Max
Caputo Roberto
Cavicchioli Arianna
Foglia Giuseppe
Fortunati Ombretta
Gaiardelli Andrea
Greco Luigi
Grimoldi Paolo
Guerra Luca
Maestri Pietro
Mauri Matteo
Meroni Fabio
Patta Antonello
Pezzoni Alessandro
Pioli Pier Mauro
Pozzati Vittorio
Re Marco
Scarano Giuseppe
Tranquillino Luigi
Assente giustificato il Consigliere Musciacchio.
E’ altresì presente l’Assessore provinciale Mezzi.
Constatato che l’adunanza è valida per legalmente deliberare, il Presidente del Consiglio, dichiarata
aperta la seduta, così si esprime: “Cari Consiglieri, desidero incominciare questa seduta
ricordando la figura di Luca Coscioni. Tra poco si terrà nel Comune di Orvieto il rito funebre
dell’esponente del Partito Radicale che da dieci anni era malato di sclerosi amiotrofica. Come
tutti sanno, Luca Coscioni era diventato un paladino della libertà di ricerca scientifica. A questa
battaglia ha dedicato tanti anni, convivendo con la malattia, profondendo uno sforzo ed un
impegno civile davvero ammirevoli. Al di là delle convinzioni e delle sensibilità di ognuno (le
mie peraltro credo che in parte le conosciate) su una materia di difficile interpretazione, io credo
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che la tenacia e la passione di Coscioni siano state un esempio oltre che un bellissimo modo di
donare.
Il dibattito, in Italia in particolare, resta aperto. Quali limiti etici porre alla ricerca scientifica, e
se porli? Molti hanno legittimamente idee diverse da quelle che aveva Luca Coscioni, e io non
voglio essere ipocrita, non dirò che quelle idee, oggi, dopo la sua morte, sono per me più
condivisibili: sarebbe un’offesa allo stesso Coscioni e a chi continuerà la sua battaglia. A me
sembra più importante, qui, sottolineare un altro aspetto, quello che riguarda le intenzioni di
Coscioni: dare una speranza, attraverso la ricerca, a tutti i malati. Un intendimento di sicuro
nobile, soprattutto perché compiuto da chi sapeva bene di avere i giorni contati, preferendo
nonostante ciò aiutare invece che farsi aiutare.
Nel suo libro, Luca Coscioni scrive: “Tre anni fa mi sono ammalato ed è come se fossi morto, il
deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse
finito. Ora, solo ora, comincio a capire che questo non è vero, la mia avventura continua in forme
diverse, ma indiscutibilmente continua”. C’è, in queste parole, la sofferenza estrema, e insieme
una speranza eroica, ed è questo, io credo, il tratto più significativo dell’esistenza di un uomo che
ha fatto del dolore un motivo in più per vivere e per lottare.
Alla compagna di Luca Coscioni, Maria Antonietta, e i suoi familiari, agli esponenti del Partito
Radicale, e a tutti quelli che gli sono stati vicini in questi anni, vanno le nostre più vive e sentite
condoglianze. Chiedo di dedicare un minuto di silenzio alla morte di Luca Coscioni.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Segretario generale mentre sono entrati i Consiglieri Clerici,
Dapei, Esposito, Frassinetti, Gavazzi, Lombardi, Malinverno. (Presenti 32)
Sono inoltre entrati in aula il Vice Presidente della Provincia Mattioli e l’Assessore Barzaghi.
Il Consiglio osserva un minuto di silenzio.
Presidente Ortolina: “Vi ringrazio. Un attimo di attesa che sta per scendere il Presidente
Penati. Andiamo avanti con l’ex art. 83, poi sospendiamo quando arriva Penati, chiedo questa
cortesia. Do la parola al Consigliere Dapei per gli interventi ex art. 83.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Elli. (Presenti 33)
Consigliere Dapei: “In realtà io mi ero iscritto innanzitutto per ricordare la figura di Luca
Coscioni, come ha fatto benissimo il Presidente del Consiglio. Mi veniva da pensare che nel
minuto di raccoglimento che abbiamo tenuto, lui nella fase più avanzata della sua malattia
riusciva a scrivere due parole. Lui riusciva a scrivere una parola ogni mezzo minuto con questo
sofisticato meccanismo tecnologico, che consentiva, a chi malato di questa malattia, ancora
lucidissimo come il giorno prima di venirne colpito ma ormai in fase avanzata, in grado di
muovere sole pupille degli occhi, con queste tecnologia lui puntava con le pupille le singole
lettere su un monitor, una telecamera gli riprendeva la pupilla e se lui si soffermava più di tanto
su una lettera e poi cliccava con gli occhi, la lettera veniva assunta come scritta.
Con questo meccanismo lui è riuscito comunque ad aprire il congresso dell’associazione che
porta il suo nome, a mandare più volte messaggi che sono riusciti a coinvolgere più di cinquanta
Premi Nobel rispetto, così come diceva il Presidente Ortolina, a iniziative che possono trovarci
favorevoli o contrari ma che comunque testimoniano di una passione per la politica, una passione
civile e di un altruismo veramente eroici, perché nessuno ha mai nascosto a Luca Coscioni che la
sua malattia sarebbe progressivamente peggiorata senza nessuna possibilità, ad oggi, di invertire
la tendenza e che l’unico esito certo di questa malattia ad oggi è appunto la morte. Malgrado
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questo, lui scriveva, comunicava, faceva politica, portava avanti pensieri nobili che sono per noi
un esempio, al di là dell’infermità che lo aveva colpito. Non ci ricorderemo di lui perché era
malato, ma perché la malattia, una malattia rara ma terribile, non l’ha mai vinto e questo per chi
fa politica è un esempio di nobiltà assoluta.
Per tornare alle cose nostre, ci viene da dire che la Provincia di Milano sta facendo grandissimi
pasticci rispetto al quadro del sistema aeroportuale regionale, io do un dato per tutti, l’Enac che è
l’Ente Nazionale preposto al traffico aereo, alle autorizzazioni, in ultima analisi alla sicurezza dei
voli e quindi dei cittadini che si muovono con gli aerei, ha in corso un ricorso al TAR contro la
Provincia di Milano. Do questo dato, giusto per dire in che situazione siamo e quanto poco ne
sappiamo, perché solo andando a spulciare le determine o le delibere della Giunta apprendiamo
queste cose veramente inedite.
Noi l’altra volta, all’approssimarsi del termine del 24 febbraio per l’assemblea SEA in cui la
Provincia siede a pieno titolo come secondo maggior azionista, abbiamo chiesto come mai ancora
non è stato previsto né in commissione né in aula un momento di confronto politico, non fra la
maggioranza e l’opposizione, ma anche solo fra il Consiglio e l’esecutivo, perché il Presidente
Penati possa andare in assemblea a giocare una partita su cui ha avuto un mandato dall’organo
che, come abbiamo ricordato mille volte in maniera trasversale, è l’unico deputato a dare gli
indirizzi.
Abbiamo letto tantissimi comunicati stampa, ci siamo fatti un’idea di cosa andrà a dire il
Presidente Penati perché la stampa non gli nega gli spazi, quindi da attenti lettori dei giornali già
sappiamo che cosa ci può raccontare il Presidente al riguardo, ma vogliamo sottolineare che
domani c’è l’assemblea della SEA, si sa da mesi e ancora questo Consiglio, così pronto a
discutere dei vivai dei cacciatori o dei problemi dell’altro capo del mondo, non ha ancora detto
una parola in quasi due anni su questo argomento.
Ci aspettiamo che Penati non solo faccia chiarezza rispetto alla politica che la Provincia sta
portando avanti sul quadro infrastrutturale degli aeroporti, ma anche si confronti con il suo
Consiglio e in ultima analisi si rimetta agli indirizzi del Consiglio in materia, grazie.”
Nel frattempo sono entrati in aula gli Assessori Benelli e Matteucci e i Consiglieri Calaminici e
De Gaspari. (Presenti 35)
Consigliere Bruschi: “Grazie Presidente. Per me Luca Coscioni ha rappresentato soprattutto la
moralità della politica. Io ho seguito, appoggiato e sostenuto per quanto mi poteva competere
quelle battaglie sulla ricerca scientifica, quelle battaglie sulla libertà di ricerca scientifica che
Luca Coscioni ha avuto modo di testimoniare non solo con il proprio corpo, perché sarebbe
troppo facile, ma facendo del proprio corpo uno strumento di lotta politica. La mia speranza è
che, a prescindere dal corpo attualmente tumulato, le esequie di Luca Coscioni sono già
avvenute, quelle battaglie possano trovare uno spazio, uno spazio libero e trasversale nella
prossima legislatura.
Detto questo torno però ad un problema amministrativo. Abbiamo avuto una riunione della
commissione lavoro, l’Assessore Casati è venuto assieme ai tecnici a relazionarci, probabilmente
quello che ho da dire interesserà anche al Consigliere Gaiardelli, è venuto a relazionarci sulla
risoluzione di due crisi aziendali e sulle problematiche connesse ad altre due crisi aziendali. Mi
soffermo su una di queste crisi, quella dell’Inse Presse.
Già in una precedente riunione di commissione avevo avuto modo di sollevare una perplessità.
L’Inse Presse è nel quartiere Rubattino di Milano, questo quartiere è una delle aree dismesse che
è stata finalmente, in parte restituita alla città tramite complessi residenziali e tramite un sistema
di verde che dovrebbe fare la gioia dei colleghi più sensibili alle tematiche ambientaliste. Il
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problema dov’è? Il problema sta nel fatto che a quanto scritto sull’accordo siglato dai sindacati e
dalla Provincia, e non dal Comune di Milano come pure sostenuto in sede di commissione, quello
stabilimento dell’Inse Presse dovrebbe stare nel luogo dove è attualmente. Permanere nel luogo
dove è attualmente crea dei forti problemi non per nuovi edifici di terziario, centri comunali e
quant’altro, ma crea dei problemi proprio per il parco che del PRU Rubattino costituisce una
parte integrante e direi qualificante.
In commissione abbiamo avuto delle rassicurazioni da parte dei tecnici, ci hanno detto che
l’accordo sindacale così come è stato sottoscritto doveva essere sottoscritto così ma in realtà c’è
tutta l’intenzione da parte della proprietà dell’Inse Presse, da parte della società PRU Rubattino,
da parte della Provincia e anche del Comune di Milano, di spostare lo stabilimento in una zona
che non vada a ledere la seconda parte del PRU Rubattino, parte che non solo è a verde ma parte
che interessa anche l’ampliamento dell’Università degli Studi di Milano. Io mi sono recato sul
terreno prima della commissione, devo dire al Consiglio che nel momento in cui la seconda fase
del PRU Rubattino non dovesse andare a farsi, nel momento in cui non dovessero arrivare le
ruspe per buttare giù due capannoni completamente abbandonati, nel momento in cui non ci fosse
la cantierizzazione dell’area, la messa a verde e la messa in sicurezza degli argini del Lambro,
noi ci troveremmo di fronte ad una situazione potenzialmente esplosiva perché i capannoni
disabitati sono luogo ideale per insediamenti abusivi. Insediamenti che purtroppo hanno già
avuto una scia di sangue, in un capannone abbandonato è stato commesso un omicidio, recarsi lì
vuol dire fare lo slalom tra siringhe. In quel momento preciso non c’erano occupazioni in atto ma
c’è il rischio che ci siano.
Io chiederò a questo Consiglio provinciale, attraverso un ordine del giorno, un impegno della
Provincia di Milano perché fermo restando il diritto dei lavoratori dell’Inse Presse a continuare in
questa nuova intrapresa, innovativa, avviata anche con il contributo della Provincia, noi non
possiamo comunque prescindere da un progetto urbano che caratterizzerà la Milano a venire. Per
cui, con grande attenzione, con grande delicatezza, senza voler fare alcuna polemica politica,
ritengo che l’impegno che la Provincia di Milano per garantire una soluzione che tuteli i posti di
lavoro e che fra tre anni sposti lo stabilimento produttivo sia un atto assolutamente a favore della
città e del milanese. Grazie.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Censi. (Presenti 36)
Consigliere Fortunati: “Grazie Presidente. Volevo ringraziarla per le parole che ha usato
all’inizio del Consiglio e ringraziare naturalmente anche i colleghi che hanno poco fa ricordato
Luca Coscioni. Anch’io volevo fare un intervento su questo, ovviamente adesso sarà molto più
ridotto perché non è il caso, ma mi sembra comunque corretto anche dal mio punto di vista,
quindi sia del mio impegno politico ma anche di quello relativamente alla delega ai diritti dei
disabili, sottolineare un paio di cose. Intanto, il grande coraggio che ci ha dimostrato nel saper
superare in modo indomito direi problematiche per molti aspetti veramente disperanti, invece
riuscire anche attraverso le proprie difficoltà, a trovare sempre nuove modalità per farsi sentire.
Non solo farsi sentire ma per essere davvero battagliero sia nel campo del dibattito culturale che
sociale che politico.
Ha sottolineato due aspetti estremamente rilevanti per tutti noi, io credo, il rispetto dei diritti di
tutti, in qualunque condizioni si sia, quindi un diritto di cittadinanza attiva e partecipe e quello
dei percorsi di autonomia. Autonomia personale per poter muoversi in un percorso di vita
dignitoso, pari agli altri, nonostante le possibili differenze.
Un altro insegnamento molto grande è il discorso sulle tecnologie. La tecnologia non fine a se
stessa, quindi la ricerca scientifica non fine a se stessa ma mezzo molto importante per la
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riappropriazione di questi percorsi di autonomia. Quindi una diversa lettura, non soltanto
tecnologia e ricerca scientifica a sé, come spesso noi la vediamo, e come purtroppo è stato anche
quando ci siamo trovati davanti al referendum sulla legge che parlava della ricerca per le cellule
staminali, molto spesso quel dibattito sembrava quasi un dibattito asettico, che non ci riguardava.
In realtà l’abbiamo visto qui, ci riguarda direttamente, se non fosse stato per la tecnologia
probabilmente la sua voce noi non l’avremmo sentita mai, invece abbiamo potuto sapere cosa
pensava e la grandezza di un ragionamento politico e sociale che lui ha portato avanti, nelle
nostre diversità anche politiche.
Dall’altra, il ragionamento sulla ricerca scientifica, lui ha lavorato molto in questa direzione,
nella piena consapevolezza che “non sarebbe servita a lui”, ma che sarebbe servita agli altri
questa sua battaglia. Anche questo è un grande insegnamento che noi dobbiamo avere a mente in
questo momento. Quindi non solo un ricordo retorico, come non è stato per nessuno di quelli che
sono intervenuti prima di me, ma un ricordo il più possibile partecipato di lavoro comune in
quella direzione: autonomia, rispetto della persona e delle dignità di ciascuno di noi. Grazie.”
Nel frattempo sono entrati in aula i Consiglieri Accame e De Nicola. (Presenti 38)
Consigliere Accame: “Grazie Presidente. Mi felicito dell’entrata del Presidente Penati perché è
proprio a lui, e in subordine al Vice Presidente, che mi rivolgevo nell’interrogazione di oggi, nel
senso che ero già intervenuto in quest’aula sulla questione delle guardie ecologiche volontarie
più di una volta. Orbene, queste mie suppliche hanno prodotto un risultato, perché in data 10
febbraio 2006 è stato emanato da questo ente l’ordine di servizio n. 246, che parla appunto
dell’utilizzo degli automezzi da parte delle guardie ecologiche volontarie. Questo è un
regolamento complicato, è un regolamento che comunque in parte agevola il lavoro delle guardie
ecologiche che erano gravate, come sappiamo tutti, perché ormai forse a forza di ripeterlo in
quest’aula qualcuno lo aveva capito, il problema era il rifornimento, le guardie ecologiche
volontarie dovevano per forza venire a rifornirsi presso l’autorimessa della Provincia.
Questo meccanismo è stato in parte bypassato, ma solamente in parte, secondo me questo
regolamento è migliorabile su una cosa. Perché, visto che ci sono tutta una serie di controlli
periodici sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista dell’utilizzo dei mezzi,
bisogna imporre che almeno un rifornimento mensile venga effettuato presso l’autorimessa della
Provincia? E’ veramente superfluo, il dirigente che se ne occupa è il geometra Guido Guida, vedo
che il cortese Vice Presidente sta prendendo nota, si potrebbe migliorare definitivamente e dare
soddisfazione all’opposizione che con gran voce ha sempre reclamato una maggiore fluidità del
servizio di guardia ecologica volontaria, abolendo questo rifornimento mensile, perché ci sono
già in questo regolamento tutta una serie di controlli periodici prescritti da parte dell’ente
provinciale, che rendono assolutamente superfluo sia dal punto di vista amministrativo che dal
punto di vista della qualità del mezzo la visita delle guardie ecologiche volontarie di una volta al
mese presso l’autorimessa.
Questo non lo dico io, lo dicono le guardie ecologiche volontarie che oggi mi hanno mandato
cortesemente una mail, e li ringrazio, per informare me in prima persona che mi ero interessato a
questo argomento, ma anche l’Amministrazione che questo regolamento finalmente fa un passo
avanti ma si potrebbe fare un passo definitivo di regolamentazione di tutta questa questione
abolendo l’obbligatorietà del rifornimento mensile, ma lasciando i controlli che già sono previsti
in questo regolamento di carattere amministrativo e di carattere funzionale nei confronti dei
mezzi utilizzati. Grazie.”
Nel frattempo è entrato in aula il Presidente della Provincia Penati. (Presenti 39)
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Presidente Ortolina: “Scusate, come eravamo d’accordo, chiedo la cortesia di lasciare lo spazio
per l’intervento del Presidente Penati, che poi pregherò, essendo presente e considerando i suoi
impegni, anche di dare la risposta orale alle prime tre interrogazioni cui è stata date recentemente
una qualche risposta scritta, e mi permetto anche di invitarlo nelle prossime sedute di riuscire
all’inizio a dedicarci un po’ di tempo per completare il percorso di risposta alle interrogazioni
ormai datate alle quali è stata data risposta scritta ultimamente.
Per cui, intervento di Penati in relazione in particolare alla richiesta, riconfermata anche in questa
seduta da Dapei, di informazioni e quant’altro sulla imminente assemblea della SEA, poi la
cortesia di leggerci le risposte alle tre interrogazioni che sono state calendarizzate per questa
seduta.
Do la parola al Presidente Penati, che sa qual è l’oggetto e la risposta richiesta rispetto al suo
intervento, grazie.”
Nel frattempo è entrato in aula il Segretario generale.
Presidente Penati: “Grazie Presidente. Intanto sgombriamo il campo da chi, non so se
coscientemente o incoscientemente, dice bugie. Io mi riferisco al Consigliere Dapei, perché
magari non ci fossero dubbi. E’ citato nel suo intervento il fatto che ci sarebbe un contenzioso tra
la Provincia di Milano e l’Enac, che secondo lui è riconducibile alla vertenza sulla questione
della SEA. (Intervento fuori microfono). Le mie fonti sono una televisione a circuito chiuso che
si vede nel mio ufficio.”
Presidente Ortolina: “Per favore, Dapei!”
Presidente Penati: “Grazie Consigliere Dapei. La ringrazio Consigliere Dapei, avendo
testimoniato a suo modo che esiste l’oggetto da attaccare, nel mio caso. Grazie Consigliere
Dapei, nel mio caso esiste l’oggetto che deve essere collegato.
La vertenza riguarda l’aeroporto di Bresso, nulla a che vedere con la vicenda che si tratta domani
in assemblea, e riguarda le distanze dell’edificato che devono tenersi dall’aeroporto di Bresso, e
siccome il P.R.G. è stato in qualche modo assentito anche dalla Provincia, c’è questo ricorso in
relazione alle distanze dei futuri edifici, in relazione alla presenza dell’aeroporto di Bresso.
Quindi nulla a che vedere con la vicenda che riguarda la vertenza SEA. Qui era attaccato il
cervello quando le ho dato la risposta, mi creda.
Per quanto riguarda invece l’assemblea di domani, io ho accolto la richiesta del Presidente del
Consiglio, pur ritenendo, visto l’argomento dell’ordine del giorno di domani, che non è dentro
quelle indicazioni che il Consiglio ha dato al Presidente e alla Giunta rispetto al tema delle
partecipate. Noi domani abbiamo chiesto che venisse convocata un’assemblea in cui non è che
noi ci presentiamo con una proposta o dobbiamo accogliere una proposta, o dobbiamo votare una
proposta che sta dentro quelle prerogative di indirizzo del Consiglio provinciale stabilite nella
delibera cui avete fatto riferimento, tra l’altro rilevo una qualche contraddizione in essere, una
delibera controversa da parte vostra che però viene richiamata che venga attuata. Non rientra in
quelle prerogative del Consiglio provinciale, stabilite in quella delibera, perché noi chiediamo in
sostanza tre informazioni.
Come tutti sapete, la Provincia di Milano non è presente nel consiglio di amministrazione, si
stanno prendendo delle decisioni che sono non poco influenti anche sulla partecipazione della
Provincia in SEA, non abbiamo nessuna fonte diretta di informazioni, abbiamo chiesto che
venisse convocata un’assemblea perché quello è l’unico modo per avere le informazioni in via
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ufficiale, quindi da parte dell’organo ufficiale, il Presidente del consiglio di amministrazione che
è tenuto a dare le informazioni ai soci. Quindi non c’è nessun indirizzo da raccogliere su questa
cosa. Visto che c’è invece una curiosità di sapere prima ciò che diremo, noi non abbiamo nessuna
preoccupazione a dirlo. Infatti, adesso ve lo dico.
Il tema è quello dell’alienazione del 33% della SEA, di questa vendita che è partita tra uno
scontro tra il consiglio di amministrazione e il Comune di Milano che è socio di maggioranza.
Uno scontro in cui il Sindaco di Milano chiedeva al consiglio di amministrazione di convocare
un’assemblea nella quale chiedere a sua volta che fosse elargito un maxi dividendo, nella misura
stimabile tra 250 e 280 milioni di euro, propendendo di più, stando alle dichiarazioni alla stampa,
per i 280 milioni di euro.
Secondo fatto, ciò doveva avvenire non come usualmente si può fare e come usualmente avviene,
nell’assemblea ordinaria dell’approvazione del bilancio consuntivo ma la richiesta era di due tipi,
di farlo per quell’entità, 250 o più probabilmente la richiesta si voleva attestare sui 280 milioni,
ma di farlo in tempi assolutamente rapidi e a ridosso del termine di consegna delle offerte per la
vendita del 33%, perché questo potesse dare garanzia a coloro che avrebbero poi fatto l’offerta
dell’acquisto, di poter beneficiare di un terzo di quel maxi dividendo. Questo è evidente a tutti.
Il giorno 30 di gennaio l’assemblea delibera il maxi dividendo, il 31 è il termine per la
presentazione delle offerte, chi fa l’offerta per l’acquisto del 33% sa che potrà beneficiare di un
terzo di quel maxi dividendo. Questo era l’impianto che si voleva dare.
C’è stato un momento di frizione prima che si arrivasse alla determinazione dell’assemblea e del
quanto si dovesse arrivare a mettere come maxi dividendo. Il 7 gennaio, per mezzo della stampa,
veniamo ancora una volta a conoscere che tutti i membri del consiglio di amministrazione hanno
firmato una lettera di dimissioni in bianco nelle mani di Albertini. Ritorna ciclicamente questa
cosa, che Albertini dice: io faccio firmare a tutti coloro che nomino nel consiglio di
amministrazione una lettera di dimissioni con la data in bianco. Naturalmente la lettera di
dimissioni con la data in bianco la trattiene Albertini, il che vuol dire che in qualsiasi momento
io posso dimissionare quei singoli Consiglieri di amministrazione.
Tenete presente che c’è una qual certa contraddizione anche qui, perché ciò che faccio io, dice
Albertini, va bene, è giusto non solo è legale, io sono portatore di giustizia, quindi a mio
insindacabile giudizio posso lascialo o toglierlo in qualsiasi momento. Quando la Provincia
chiede alla maggioranza del consiglio di amministrazione di firmare le dimissioni per far
decadere quel consiglio di amministrazione senza dover pagare gli oneri risarcitori, il portatore di
giustizia fa causa alla Provincia, naturalmente l’ha persa nei giorni scorsi, contro quell’atto che
tendeva a far decadere e che, di fatto, ha fatto decadere il consiglio di amministrazione, secondo
una norma statutaria e con un atto volontario dei membri del consiglio di amministrazione, e non
con un atto lasciato lì a futura memoria in gestione del Sindaco.
Io ricordo che il Sindaco di Milano è da almeno un paio d’anni formalmente un esponente del
mondo politico, né più né meno quanto lo sono io, né più né meno quanto lo sono altri, essendo
stato eletto nelle liste di un partito al Parlamento Europeo, e non rappresenta neppure quella
figura in qualche modo super partes che può essere titolare del fatto che si tenga uno in consiglio
di amministrazione o non lo si tenga. Il 7 gennaio esce di nuovo questa notizia, e cambia e si
ammorbidisce l’atteggiamento del consiglio di amministrazione. Diventa dialogante, sembrava
fossimo sull’orlo di uno scontro e di una rottura, si diventa dialoganti, alla fine si trova una
transazione e si tolgono alla società 200 milioni di euro su super dividendi.
Noi chiediamo ai membri del consiglio di amministrazione domani di riferirci se è vero che
hanno sottoscritto una lettera di dimissioni con la data in bianco all’atto della designazione e
dell’elezione nel consiglio di amministrazione di SEA. Se così non è, smentiscano le parole del
Sindaco, per dichiarazioni e per notizie mai smentite, se è così è grave per una serie di motivi, ne
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enuncerò solo alcuni. Il primo, è gravissimo perché il Presidente del consiglio di
amministrazione, ancorché designato dall’azionista di maggioranza, è tenuto ad essere punto di
garanzia di tutto l’azionariato, risponde all’assemblea dei soci, non risponde al ricatto del
rappresentante del socio di maggioranza che può dimetterlo da oggi a domani senza che lui possa
dire bah.
Secondo elemento che vogliamo conoscere: quanto ha pesato quel fatto, se si rivelasse vero, di
avere nel cassetto delle lettere di dimissioni con la data in bianco, già firmate, come elemento
coercitivo e di pressione perché comunque alla fine il consiglio di amministrazione aderisse alla
richiesta del Comune di operare un maxi dividendo di quell’entità?
Terza questione: di fronte ad un dibattito sulla commistione tra politica ed economia, qual è il
grado di autonomia previsto per legge che devono avere i membri di un consiglio di
amministrazione in quanto rispondono, di fronte alla legge essi stessi e con il loro patrimonio
personale rispetto alle responsabilità civili delle decisioni che assumono? Qual è il grado di
autonomia che può avere un Consigliere di amministrazione che ha la possibilità di essere
cacciato il giorno dopo, senza che nessuno gli debba neppure spiegare il perché ma quando basta
che venga messa una data su una lettera firmata in bianco? Ultimo: come li sceglie il Comune di
Milano i Consiglieri di amministrazione delle proprie partecipate? Sulla base delle capacità
professionali o sulla base della disponibilità a firmare quella lettera? E se ci sono le capacità
professionali e la non disponibilità a firmare quella lettera, vengono nominati lo stesso, oppure
non vengono nominati?
Mi fermo qui. Queste sono le domande cui noi chiediamo delle risposte domani, e in relazione a
quello che ci verrà detto domani noi assumeremo delle azioni conseguenti da questo punto di
vista. Assumeremo delle determinazioni conseguenti, non escludendo il fatto che si possa
chiedere le dimissioni di tutto il consiglio di amministrazione, a partire dal Presidente, in una
vicenda intricata, in una vicenda molto intricata, poco chiara proprio per la tempistica in cui si è
fatta.
Voglio dire un’ultima cosa per fare chiarezza, che non ha riferimento con questa partita ma che
in qualche modo sta dentro lo scenario. Io ho ricevuto nelle giornate scorse, ieri o l’altro ieri, non
ricordo ma non ha molta importanza, il 21, un atto di diffida che poi consegnerò ai giornalisti che
sono presenti qui, da parte del Sindaco Gabriele Albertini, il quale mi diffida dal continuare a
fare dichiarazioni che sono secondo lui infondate. La cosa è molto interessante. Io ribadisco che
sono nelle condizioni di dire che lui ha ricevuto un’offerta di € 10 per azione sulla Serravalle, lo
ribadisco, perché mi diffida dal continuare a dire questa cosa, io lo ribadisco qui, così come non
sono stato smentito quando ho detto che la Camera di Commercio di Milano aveva ricevuto
un’offerta di € 13 per azione da parte del gruppo Gavio. € 13 per azione! Mai smentita la mia
dichiarazione.
Albertini in questa diffida però dice una cosa molto interessante: non è vero che ho ricevuto
un’offerta di € 10, me l’ha fatta da € 8. Bene, io dico che lui l’ha ricevuta da 10, ma 8 è molto di
più di € 6,7 che l’abbiamo pagata noi. Allora non si capisce perché ha fatto tutto quel
pandemonio per dire che avevamo pagato troppo le azioni. E’ scritto qui, lo consegnerò sapendo
che un’offerta di € 8 è un’offerta iniziale, si può alzare. Io ho le prove che è stata fatta di € 10,
comunque anche questa di € 8, per sua stessa ammissione in questa diffida, è un atto significativo
che consegnerò già domani, in copia, alla Corte dei Conti perché possa fare una valutazione
rispetto a chi ha realmente impoverito l’ente o chi invece ne ha fatto un vantaggio. Attenzione,
nelle cose la democrazia è contrappeso, è nel rispetto degli organi elettivi, è circolazione delle
informazioni, non è il fatto di chi tiene nel cassetto i destini a suo insindacabile giudizio di
coloro che sono tenuti a rappresentare un patrimonio inestimabile non del Signor Tizio o del
Signor Caio, della collettività e che devono essere scelti per la loro lealtà rispetto all’ente che li
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propone e per la loro professionalità e capacità, e per la loro serenità di giudizio, non avendo a
monte atti coercitivi da questo punto di vista.
Concludo e ringrazio il Presidente dell’occasione che mi è stata data, come sempre il tempo è
galantuomo, forse più di qualche atto che noi compiamo via via, strada facendo sulle varie
vicende. Grazie.”
Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Ponti.
Presidente Ortolina: “Eventuali brevissimi commenti, massimo cinque minuti, su questo
intervento di Penati. Dapei, cinque minuti massimo per cortesia.”
Nel frattempo sono entrati in aula l’Assessore Brembilla e il Consigliere Modugno. (Presenti
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Consigliere Dapei: “Grazie Presidente. Rispetto agli insulti al sottoscritto qui proferiti davanti
a tutti sospendo il giudizio, probabilmente il Presidente che era assente, ma dice di aver sentito
per televisione, via cavo, aveva il volume basso quindi lo invito a rileggere il mio intervento e a
confermare le accuse di falsità oppure chiedere scusa. Poi mi farò consigliare da qualche
Assessore il nome di qualche buon avvocato che ha tirato in ballo per molto meno di quello che è
stato qui detto. Però Presidente, non ci stiamo, noi abbiamo fatto una richiesta ben precisa,
assolutamente legittima, noi abbiamo chiesto da tempo quanto si sarebbe parlato di politica, non
del Sindaco Albertini e dei suoi errori e delle sue dimissioni in bianco e quant’altro, rispetto alla
SEA, perché domani c’è l’assemblea. Abbiamo ascoltato la solita, questa cosa della Corte dei
Conti è un comunicato stampa di esattamente un mese fa sugli 8, 11, 13 e quant’altro.
Ricontinuiamo ad ascoltare le solite questioni, ricontinuiamo a ricordare al Presidente Penati che
lui sì ha revocato un sacco di amministratori, che ha scritto per mesi ai rappresentanti della
Provincia in Serravalle che si dovevano dimettere e dopo che non si sono dimessi li ha fatti
decadere, con il trucco di dimissioni tutte uguali, fotocopie, in cui cambiava solo la firma. Ha
revocato dalla TEM, ha revocato da mille posti, quindi non si capisce la differenza o l’accusa
rispetto al Sindaco Albertini cosa c’entri.
Soprattutto non capiamo perché neanche il giorno prima dell’assemblea della SEA il Consiglio
non è qua a confrontarsi su una proposta, su una linea politica, che per noi non può essere credo
solo dire che il Sindaco Albertini, che l’anno scorso era il migliore degli amici, adesso è il più
grande dei malfattori della politica, perché questo non è fare politica, questo è attaccare per non
doversi difendere, perché sulle ricostruzioni di Serravalle veramente ormai abbiamo sentito di
tutto, non sentiamo mai ricordare che la Provincia di Como aveva messo in vendita a € 6 a
giugno le azioni, in maniera pubblica, con una delibera e alla fine la gara è stata aggiudicata a €
6,06.
Quindi io mi chiedo se qualcuno veramente, non in maniera strumentale, per precostituire
qualche alibi a qualche amico, voleva comprare a € 13, perché non ha comprato a € 6.06?
Soprattutto, per tornare alla politica, visto che qua più che insulti non sentiamo, aveva
assolutamente senso che la Provincia di Milano comprasse le azioni del Comune di Milano,
tant’è che c’era un nostro emendamento al bilancio in questo senso, un nostro emendamento alla
variazione di bilancio proprio in quel periodo. Ma nel momento in cui il Sindaco di Milano non
vende, perché si sente garantito da un patto di sindacato, il sillogismo non funziona più, non è
che allora compro da un altro che non era patto di sindacato, da un privato con procedure di
totale assenza di trasparenza, perché il 28 luglio nessuno sapeva che si stava per pagare € 8,83 e
il 30 luglio si era già costituita ASAM, sostituito l’amministratore, nominati alcuni che ci è stato
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spiegato sono stati nominati perché se ne andavano quando si voleva, quindi anche in questo non
si capisce il Sindaco Albertini cosa cambia. Quindi procedure di totale, assoluta non trasparenza,
che neanche gli avvocati nominati da Penati mettono in discussione.
Io chiedo alla maggioranza chi ha letto la vostra difesa del nostro ricorso al TAR che verrà
finalmente discusso definitivamente a marzo, c’è già stata un’udienza a dicembre? Che cosa si
dice? Che era una competenza della Giunta, che si poteva fare in questo modo, cioè comprare a
un prezzo campato per aria senza avvertire gli altri che si stava pagando quel prezzo, e quindi
una procedura cristallina per cui uno interessato a vendere offriva € 8,82 e un altro € 8,81, e così
via. La Provincia di Como da 6 fino a 8,83 ci poteva arrivare. Allora qual è la vostra difesa? Che
noi non siamo legittimati, il nostro avvocato sostiene diversamente, perché non abbiamo subito
noi un danno. Poi che il 22 novembre questo Consiglio, con un emendamento Patta all’ultimo
minuto su una delibera che non c’entrava niente, ha sanato aggiungendo un paragrafo in cui si
diceva: tutto quello che ha fatto finora la Giunta a noi sta bene. Non c’è scritto null’altro. Questa
è la vostra linea di difesa.
Allora Presidente, rilegga il mio intervento, vedrà che ho citato l’Enac non a caso, perché vi ha
fatto causa e che questo non c’entra assolutamente con la SEA. Questa congiunzione fra le mie
bugie, la SEA e l’Enac l’ha fatta assolutamente lei, si legga l’intervento e chieda scusa, oppure
riletto l’intervento se rimarrà convinto che sia giusto darmi del bugiardo davanti ai colleghi, agli
amici giornalisti e quant’altro, andremo a fondo in altra maniera di questa questione, come su
altre questioni in cui avete violentato la democrazia e non avete ancora fatto rimedio. Non sto a
recuperare le cose dette nell’ultimo Consiglio, perché sto ancora aspettando che si ponga quel
rimedio con opportuni, regolari meccanismi che evidentemente non albergano in questo ente.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Nobili. (Presenti 41)
Presidente Ortolina: “Domando scusa, quando io sento in aula un eventuale Consigliere che
dice all’altro: guarda che stai dicendo bugie, io non sono in condizioni di intervenire
immediatamente. Devo cercare di capire, do all’interessato ovviamente il diritto di replica,
dopodiché traggo il mio giudizio. Era solo per dire che… La parola a Dapei.”
Consigliere Dapei: “E’ il solito giochino dei due pesi e due misure. A me sta benissimo, il
regolamento prevede che al termine di un intervento tipo quello, è diritto…”
Presidente Ortolina: “Confermo.”
Consigliere Dapei: “L’altra volta il collega Bruschi aveva iniziato l’intervento. Gli schiamazzi
di qualcuno hanno indotto il Presidente del Consiglio a interrompere il ragionamento e fare
l’intervento difensivo immediatamente. Quando dopo dieci, dodici minuti di intervento sulla
Serravalle e quant’altro, si alza un povero Consigliere a dire: guarda che mezz’ora fa mi hanno
dato del bugiardo, passa come al solito come quello che…
Allora, due pesi e due misure non vanno bene, non è che quando qualcuno mette in discussione la
parola del Presidente Penati è un delitto di lesa maestà e non deve valere altrettanto.
Presidente, io le ricordo comunque che nel regolamento non è possibile fare un intervento come
quello di prima. Non è possibile fare imputazioni di malafede o di falsità. Il fatto personale…”
Presidente Ortolina: “Non posso fare censure preventive a nessuno.”
Consigliere Dapei: “Non preventive, ma successive sì.”
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Presidente Ortolina: “Lei ha replicato e si è difeso bene, mi consenta. Ancora sull’intervento di
Penati ci sono interventi? Prego Meroni. (Intervento fuori microfono). Siccome si sono iscritti
anche per argomenti non strettamente attinenti, prego De Nicola.”
Consigliere De Nicola: “Vorrei parlare, è possibile? Grazie a lei e grazie al Presidente Penati
che ha avuto la sensibilità di venire a raccontarci queste cosa abbastanza interessanti di questa
telenovela Palazzo Isimbardi, Palazzo Marino. Interessanti e imbarazzanti per me, perché se c’è
una cosa che non mi andrebbe fare è quella di difendere il Sindaco Albertini, e non intendo
difenderlo, perché credo che sia adulto e vaccinato e credo che sia in grado di confutare se bugie
sono state dette, chi le ha dette e…
E’ molto interessante quello che dice il Presidente Penati per una serie di ragioni, perché io credo
che c’è un principio che nasce dalle parole del nostro Presidente, ed è che a nessuno è tollerato
prendersi gioco delle regole del gioco. Se fosse vero quello che dice il Presidente Penati, che tra
l’altro probabilmente non sarebbe neanche un fatto molto nuovo, io sono certo che proprio perché
il Presidente Penati è una persona che qui ce lo viene a dire, ma non solo qui, che testimonia con
la sua vita politica il rispetto delle regole, che non sono state chieste dimissioni in bianco in
nessun ente di derivazione…
Io sono convinto che lei non l’ha fatto Presidente, così come sono convintissimo che coloro che
lei nominerà, suggerirà negli enti, anche perché vede Presidente, il Sindaco Albertini tra qualche
mese non sarà più Sindaco, lei rimarrà Presidente per qualche anno ancora, mi auguro per lei, e
naturalmente io sarò qui a rammentarle i principi di cui lei si è fatto paladino e alfiere stasera.
Pertanto io sono certo che nei consigli di amministrazione verranno mandate le persone
qualificate, le persone serie, le persone che hanno la competenza per stare in un consiglio di
amministrazione e che la selezione avverrà esclusivamente in funzione dell’esperienza
professionale da cui emanano. Anche perché se capiterà invece che non sarà così, Presidente io
sarò qui a rammentarle che lei forse ha detto una cosa in un giorno della sua vita.
Ma mi interessa di più quale sarà la posizione sulla SEA, al di là di quello che lei dice Presidente,
perché io sono molto preoccupato, e l’ho dichiarato sulla stampa. Io credo che forse sarebbe
opportuno non vendere quel 33% in questo momento. L’ho dichiarato in dissonanza a quello che
il coro della Casa delle Libertà, forse steccando, forse fuori dal coro, per cui mi interessa molto
la posizione che la Provincia assumerà perché forse collima almeno in un punto con il mio modo
di vedere. Rimane un dato, Presidente, io sono felice che lei dimostri questa sensibilità a venire a
parlarci su questa scelta che assumerà la Provincia nel consiglio di amministrazione della SEA.
Io sarei felice se lei coinvolgesse il Consiglio, visto che la SEA comunque ha un’attinenza molto
significativa con il mondo del trasporto, se lei coinvolgesse il Consiglio su scelte che la legge
riserva a lei come Presidente e alla Giunta come organo, sulla scelta per esempio di costituirsi al
Consiglio di Stato nel ricorso per confutare il ricorso al TAR perso, Presidente. Perché è vero che
è una sua competenza, ma è anche vero che un consenso da parte del Consiglio, spiegare al
Consiglio perché lei, sapendo di perdere anche al Consiglio di Stato, punisce i cittadini della
Provincia di Milano lasciando questo modello di trasporto pubblico per un altro anno. Sarebbe
interessante Presidente, se è vero che lei l’ha detto, e credo proprio di sì, nell’articolo pubblicato
dal quotidiano Il Giorno qualche giorno fa, c’è virgolettata una sua frase che suona pressoché
così: “E’ bene che sappiano che comando io”.
Io sono convinto che lei comanda in questa struttura, ma sarei felice Presidente se ogni tanto,
prima di assumere delle decisioni molto importanti per la vita dei cittadini della Provincia di
Milano, se lei volesse venire a spiegarci le ragioni che la inducono a porsi nel rischio di essere
contestato malamente qualora, come tutto lascia intendere, il Consiglio di Stato tra un anno le
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darà ulteriormente torto, però nel frattempo per un anno ancora noi lasceremo la Provincia senza
i mezzi di trasporto ecocompatibili, senza aver utilizzato i soldi stanziati dalla Regione per
questo tipo di mezzi e senza avere un trasporto adeguato quando il clima e l’inquinamento
testimoniano della necessità di un trasporto adeguato alle necessità dei cittadini.”
Presidente Ortolina: “Meroni. Scusa Censi, a questo punto chiudiamo anche gli interventi ex
art. 83, visto che abbiamo pochi nomi. (Intervento fuori microfono). Finiamo gli interventi sul
Presidente, Meroni prego, poi gli diamo spazio per la risposta alle interrogazioni.”
Consigliere Meroni: “Grazie Presidente. Non è che vogliamo intervenire come gruppo della
Lega Nord per l'Indipendenza della Padania nei confronti del Presidente, gli chiediamo
solamente, vista la sua presenza in aula, di poter eventualmente spendere qualche altra parola su
un altro argomento che ci sta a cuore, quello di ASAM, per un semplice motivo. Noi abbiamo
sempre non condiviso il ricorso a carte bollate. Sempre! Noi abbiamo sempre detto che questa è
una sede politica dove chi si presenta comunque eletto dai cittadini, dovrebbe fare sia l’interesse
dei propri amministrati ma anche parlare di politica, quindi con un dialogo, un dibattito, un
confronto, non con le carte bollate.
Noi prendiamo atto che il Sindaco Albertini è riuscito a metterle su un piatto d’argento
un’eventuale battaglia politica. Il Sindaco Albertini ne prenderà le conseguenze quando vi
incontrerete, il problema nostro è diverso, per un semplice motivo. Io l’ho sempre detto, noi
siamo la Provincia di Milano, lei è il Presidente della Provincia di Milano, 189 Comuni. Noi non
possiamo permetterci di litigare quotidianamente con i Sindaci della Provincia di Milano, che si
chiamino Albertini o che si chiamino i quattordici Sindaci che hanno firmato un ricorso al TAR
nei confronti della Provincia di Milano. Questo vuol dire che noi abdichiamo il nostro ruolo
politico alla cosiddetta magistratura, che io rispetto. Fintanto che non verranno smentiti la
rispetto.
Va bene tutto sulla SEA, va bene tutto sulle cifre, a parte che ci sembra di essere in un periodo di
borsa perché in Consiglio provinciale quando lei viene Presidente ci dice sempre tante belle cifre
e noi prendiamo atto che è una Provincia ricca, altrimenti non sarebbe la miglior Provincia del
nostro Paese, sistema Italia, perché è anche logico che noi come Provincia di Monza e Brianza,
istituita e di prossima realizzazione non vogliamo prendere esempio dalla Provincia di Milano.
Noi non vorremmo cominciare a litigare con i nostri Sindaci, quindi noi vogliamo un momento di
chiarezza su tutto quello che sta avvenendo nelle cosiddette stanze segrete del potere occulto
della Provincia di Milano, quindi un dibattito, un confronto all’interno del Consiglio provinciale.
Fra l’altro Presidente, una battuta che mi permetto di fare, penso sia una cosa un po’ ingenua che
il Sindaco Albertini abbia fatto firmare, visto che è un esponente di Forza Italia, abbia fatto
firmare delle lettere in bianco. Può anche darsi che sia accaduto, il fatto stesso che il mio amico
Caputo dalla fila dietro è passato alla fila davanti vuol dire che non in tutto, come battuta se me
la permettete, che da Forza Italia è passato a Margherita vuol dire che queste dimissioni in bianco
non valgono per i Consiglieri provinciali. Però quello che volevo chiedere Presidente, e lo dico
apertamente agli amici, fratelli, alleati, compagni, camerati, chicchessia…”
Presidente Ortolina: “Calma Tranquillino! Non eccitiamo Tranquillino per favore, prego.
(Intervento fuori microfono del Consigliere Tranquillino). Camerata è un termine che c’è sul
vocabolario, tranquillo. Per favore, facciamolo finire. Meroni continui e chiuda per favore.”
Consigliere Meroni: “Scusi Presidente, io ho fatto l’arco costituzionale, l’estrema sinistra e i no
global non li ho citati, però fa niente. Comunque, volevo dire se lei, glielo dico molto
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sinceramente caro Presidente Penati, aspetta che i nominativi indicati in qualsiasi ente da parte
del gruppo della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania firmino una lettera in bianco, guardi
noi i nostri uomini li proponiamo, magari non sono neanche nostri tesserati ma noi proponiamo
della gente che può fare del bene per i cittadini.
Da parte nostra, le indicazioni che noi diamo a questa maggioranza e che daremo in futuro, non
necessitano di dimissioni in bianco. Quindi, le nostre candidature eventualmente che abbiamo
proposto per ASAM non le tenga in considerazione, apra alle altre forze politiche, che sono
disposte a sottoscrivere una lettera di dimissioni in bianco. Non è nostro costume, perché quando
ci chiedono di andare a casa, andiamo a casa, non saltiamo dall’altra parte, andiamo a casa.
Grazie.”
Presidente Ortolina: “Scusare, se non ci sono altri interventi di commento… Prego Gavazzi.”
Consigliere Gavazzi: “Dopo il dotto intervento del Consigliere Meroni, che però sbaglia a
citare extraparlamentari, se lui dice “Tranquillino”, è onnicomprensivo, tutte le parole vanno di là
e rimane tutto a posto, comprende tutto. Grazie, lei è troppo gentile!
Presidente Penati, io mi associo a quanto dichiarato dal Consigliere Meroni esclusivamente sul
fatto che bisognerebbe far ritornare la politica nelle aule istituzionali della politica e non nelle
aule di tribunale. Quando si parla del discorso di ASAM, non voglio assolutissimamente riferirmi
al discorso del ricorso presentato dai quattordici Sindaci, perché dopo un po’ mi ritrovo a parlare
con qualche Sindaco che non ha capito perché ha firmato, il che comincia a crearmi dei seri
problemi, non ha capito cosa è successo. Attenzione, ognuno ha i suoi motivi per non capire.
Però io ritorno sul discorso di ASAM, perché quando lei è venuto in Brianza, all’autodromo, e
c’erano presenti sia i Sindaci sia gli industriali, quando parlava di ASAM aveva usato una
metafora, dicendo che ASAM è questa società, ma se volete lo spezzatino, il famoso spezzatino,
va bene anche lo spezzatino. Non si faccia distrarre dagli Assessori, prendono la scusa perché lei
non ha fatto firmare le dimissioni in bianco e se ne approfittano. Questo non lo capisco…
(Interventi fuori microfono).
L’unica cosa che non può toccare sono gli Assessori, perché gli Assessori hanno un cordone
ombelicale che viene da questa parte, quindi è difficile se si taglia il cordone. Però torno a
ripetere, Presidente, onde evitare quello che dicevo prima, e non entro nel merito dei ricorsi fatti
al TAR, bisognerebbe che lei fosse un pochino più chiaro, perché dopo si ritorna, era l’arrosto o
era lo spezzatino, le metafore servono per dare qualcosa di concreto non per lasciarle a se stanti
solo come metafore. Lei deve specificare alla Brianza cosa intende, se intende usare le metafore
lo faccia, ma che siano chiare e capite bene, altrimenti succedono questi fatti.
Soprattutto io ritorno ancora, non ricordo se lei era presente in aula o meno, io non dico quello
che ha detto il Consigliere Meroni che quelli della Lega non firmeranno mai le dimissioni in
bianco, io sono brianzolo doc, dico che per firmare le dimissioni in bianco prima bisogna
ricevere l’incarico, quindi non voglio capire cosa ha detto Meroni, ad ogni modo le ripeto che
non mi interessa quello. Il discorso che a me veramente interessa è la parte di quello che ha detto
Meroni sulle competenze, ritornando sempre al discorso non mi interessa se il gatto è nero o è
bianco, l’importante è che pigli i topi. Significa che qualsiasi decisione che prenderà che io non
condividerò, ma pur che sarà sempre legittima, la prego di non causare danni alla Brianza. A
buon intenditor poche parole. Il Presidente che lei ha scelto, ottima persona, grande competenza,
il livello deve essere quello. Grazie.”
Presidente Ortolina: “Scusatemi, Penati se ne deve andare fra un po’ per un convegno, io gli
darei la parola rispetto a queste ultime sollecitazioni sulla questione ASAM, ma poi apriamo gli
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interventi e il punto della risposta alle interrogazioni. Prego Penati.”
Presidente Penati: “Caro Dapei, se lei si andrà a riascoltare il mio discorso, sentirà che io ho
detto: non so se qualcuno ha detto delle bugie consapevolmente o inconsapevolmente. Mai mi
sono permesso di dare dei termini che fossero minimamente offensivi, se non dentro un dibattito
di polemica politica, anche accesa, accettabile e accoglibile. La invito ad avere un maggiore
controllo rispetto alle reazioni, perché questa volta ho riso, non è piacevole sentirsi dire che uno
non ha il cervello collegato. Converrà con me… Mi scusi, facciamo una cosa conciliante e non
dialogante, converrà con me che non è piacevole. (Intervento fuori microfono). No, è una
domanda retorica che serve a me per proseguire il discorso. Non è assolutamente piacevole e non
è assolutamente consono al ruolo che ognuno di noi gioca. Io la invito ad andare a sentire non
solo quello che io ho detto in questo intervento ma di andare a sentire quello che voi, tutte le
sedute, dite rispetto alle posizioni che io faccio. Se ciò che io ho detto e il tono con cui l’ho
detto, sta dentro la dinamica della normale polemica politica o se stava sopra le righe rispetto a
quello che voi dite, asserite, nel normale svolgimento dei Consigli provinciali rispetto a quello
che io dico e quello che io faccio. Solo questo. Io non ho mai detto a nessuno che ha il cervello
scollegato, su questo vi invito a trovare una frase in cui ho detto questo.
Per quanto riguarda le questioni che abbiamo visto, io posso garantire una cosa al Consigliere
Meroni e agli altri, le persone che sono state nominate sono persone libere. Libere di sbagliare,
libere di condividere le opinioni che noi diamo. Ragazzi, siete più voi che avete chiesto che ci sia
un controllo ferreo rispetto alle persone che io nomino o designo nei consigli di amministrazione.
Scusate il “ragazzi”, era un po’ informale, colleghi Consiglieri. Quando c’è in quella delibera la
volontà del Consiglio Provinciale di decidere tutto prima quello che viene deciso in quelle cose, è
più qui che c’è una volontà di determinare politiche e decisioni di controllo le più minuziose
possibili per dare un mandato il più preciso possibile, in modo che si intenda coloro che stanno lì
degli esecutori di volontà che vengono da qui. Benissimo, anch’io sono convinto. Benissimo, la
richiesta di oggi a fronte di un ordine del giorno, contraddice questa interpretazione: vai in
assemblea, dimmi cosa vai a dire. Questa di oggi è una falsa partenza, se volevamo dare degli
orientamenti.
Io credo che noi dobbiamo avvalerci della loro professionalità e loro devono assolutamente
ascoltare quelli che sono gli obiettivi che noi vogliamo perseguire, e lo facciamo tutti in un
dialogo alla luce del sole, perché è giusto che i cittadini sappiano che se anche c’è un confronto
di opinioni, questo può essere produttivo rispetto alla ricerca di una soluzione migliore. Non
siamo in Bulgaria, quindi credo che sia giusto che ci sia un’articolazione. Io rispondo degli atti
che faccio. Da quando sono Presidente della Provincia, sono cambiati tre Presidenti delle tre
società, è cambiato il Presidente di Pedemontana, è cambiato il Presidente di TEM, anzi quattro
sono stati i Presidenti, tre cambiati più uno aggiunto, è cambiato il Presidente di Serravalle ed è
stato designato il Presidente di ASAM. Se qualcuno di voi alza il telefono, come ho fatto io
questa mattina con il Presidente Bencini della SEA, telefona a Sapelli e dice: scusi Presidente, il
Presidente Penati quando ti ha indicato per quel posto, ti ha sottoposto di firmare una lettera di
dimissioni con la data in bianco. Io non so la risposta che possiate ricevere, ma penso che tutti
voi la possiate immaginare. Così lo potete fare con gli altri tre, che sono nella condizione di
smentire immediatamente al telefono la cosa. Io ho ricevuto la curiosa risposta letterale:
Presidente, ma di queste lettere ne è pieno il mondo! Io non le sto né confermando né smentendo
che l’ho firmata.
Non è il mio Presidente quello, e non è il Presidente che garantisce gli interessi della collettività
della Provincia di Milano, perché lui deve essere nelle condizioni di dire al rappresentante, non
che passa per la strada, ma di quasi il 15% della quota della sua società, che contribuisce a
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pagargli lo stipendio e a restare lì, che lui è un uomo libero da qualsiasi impedimento. Deve
essere in quelle condizioni e chi non lo mette in quelle condizioni deve rispondere di una
responsabilità politica prima ancora che di carattere giudiziario. Questo è il punto. Su questo noi
vogliamo fare chiarezza.
Io vi invito e invito i giornalisti, invito chiunque a telefonare ai Presidenti che questa
Amministrazione ha favorito che arrivassero alla Presidenza. Se qualcuno di fronte a quella
domanda ha solo bisogno di un attimo di riflessione per dire: adesso cosa dico? Perché se dico di
no e poi mi scoprono, che figura ci faccio? Non avranno nessuna esitazione. Io ho ricevuto questa
risposta questa mattina al telefono.
Io sono uomo di mondo, sembrava che mi si dicesse: insomma, è prassi consolidata. Beh, io sono
un uomo di un altro mondo, il mondo che credo sia giusto dialogare con il Consiglio provinciale,
che il Consiglio provinciale dia gli indirizzi, ma che risponda alla propria coscienza prima di
tutto un amministratore che è stato nominato lì, dentro quegli indirizzi che abbiamo dato. Su
questo punto sono disposto ad andare fino in fondo e a fare chiarezza fino in fondo.
Un’ultima cosa, la questione di ASAM. Dovrebbero distribuire a tutti i capi Gruppo la lettera di
convocazione del consiglio di amministrazione del 14 marzo di ASAM, in cui c’è all’ordine del
giorno la convocazione dell’assemblea per andare al completamento della nomina del consiglio
di amministrazione ottemperando alle cose che ci siamo detti in questo Consiglio provinciale: un
rappresentante del territorio di Monza e Brianza, un rappresentante delle minoranze e un
rappresentante delle maggioranze. Siccome non mi voglio nascondere dietro un dito, non riaprirò
il bando. E’ chiaro? Non riaprirò il bando! Il bando è quello, il Presidente sceglierà in base alle
designazioni che sono state fatte, e ci sono le indicazioni per dover mantenere i vincoli e gli
indirizzi che questo Consiglio provinciale ha dato nella piena garanzia e nel pieno rispetto degli
indirizzi e dei vincoli che sono stati dati.
Possiamo rimandare a settimana prossima le interrogazioni? Alle 6 devo essere in Triennale, con
l’impegno di tornare settimana prossima…”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Gatti. (Presenti 42)
Presidente Ortolina: “Il problema riguarda soprattutto Dapei. Dapei, il Presidente chiede se
possiamo rinviare a settimana prossima la risposta alle interrogazioni, perché abbiamo fatto
purtroppo un po’ tardi per i suoi impegni. Lui garantisce la presenza all’inizio la prossima
settimana. Magari Presidente ne aggiungiamo qualcun’altra a questo punto, almeno quelle del
2004. Va bene, la ringrazio.
Non vedo in aula il Consigliere Guerra, non vedo neanche Patta. Chiedo scusa alla Consigliere
Censi, alla quale do la parola.”
Presiede l’adunanza il Vice Presidente Vicario del Consiglio Cavicchioli.
Nel frattempo è uscito dall’aula il Segretario generale.
Consigliere Censi: “La ringrazio molto. L’argomento che devo trattare non è molto divertente.
Dopo l’umiliazione dello stupro, una sentenza ha tolto ogni residuo di dignità ad una giovane
donna, violentata dal suo patrigno quando aveva appena quattordici anni. Per i giudici che hanno
condannato l’uomo, i rapporti sessuali richiesti alla vittima sarebbero considerati meno gravi
perché la ragazza non era più vergine, quindi il rapporto sessuale consumato con il patrigno
sarebbe stato addirittura consenziente. Dopo il clamore mediatico provocato da questa gravissima
sentenza, lo ricordo emesso dalla 3° Corte di Cassazione, la stessa dei blu jeans che erano
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provocatori per intenderci, quindi non c’è un miglioramento ma semmai c’è un peggioramento, le
motivazioni sono state ritirate per essere riviste, ma il nuovo dispositivo non è ancora stato
depositato.
Resta il fatto che quello che i giudici hanno valutato è un caso offensivo per la dignità della
vittima ma anche per tutte le donne che vivono sulla propria pelle il tema del maltrattamento,
degli abusi e della violenza. Non tiene conto della libertà di scelta di un rapporto sessuale della
vittima, condizionato dal rapporto familiare con l’aggressore. Attribuisce nuovamente un
significato morale al concetto di verginità, riportando il dibattito sociale indietro nel tempo.
In un Paese dove la violenza sessuale è considerata un reato contro la persona da soli dieci anni,
ci sono persone di legge che continuano a trattare questo tema con leggerezza, sbilanciando il
giudizio a favore dell’aggressore, perché non viene riconosciuta alle donne ed alle vittime degli
abusi che peraltro, bisogna ricordarlo, sono anche bambini e ragazzi, l’impossibilità di sottrarsi
allo stupro, imposto loro con minacce fisiche e psicologiche. Per molti giudici sono le donne a
provocare i loro stupratori con gli atteggiamenti o comportamenti ritenuti a rischio, senza
considerare che lo stupro distrugge la vita della vittima, creando problemi di salute e ferite
psicologiche difficili da guarire.
E’ un retaggio culturale inammissibile! Lo sanno bene le associazioni che lavorano per aiutare le
vittime, oppure le ginecologhe, i medici del soccorso violenza sessuale che operano a Milano dal
1996 e che oltre a prestare soccorso sanitario legale e psicologico alle vittime, stanno mettendo in
rete la propria esperienza per favorire la creazione di nuovi sportelli in tutta Italia. A questo
proposito vi ricordo che il 6 marzo presenteremo, insieme all’Assessore Daniela Benelli, il film
che abbiamo prodotto, che si chiama “Se si potesse cambiare il finale”, che è un bellissimo film
su questo tema, che probabilmente porteremo nelle scuole e nei Comuni della Provincia, laddove
verremo chiamati.
Continuo su questa questione, prima che scadano i cinque minuti. La ragazza protagonista di
questa vicenda ha passato gli ultimi quattro anni in una comunità protetta, a cui era stata affidata
dal tribunale insieme ai suoi tre fratelli quando aveva denunciato le violenze subite dal patrigno.
Diventata maggiorenne però, ora è di nuovo a casa, dove è costretta a frequentare nuovamente
l’uomo che l’aveva violentata, condannato sia in primo che in secondo grado di giudizio. Così
ogni volta che incontrerà l’uomo che ha denunciato, vivrà un nuovo dramma e questo succede
oggi, non ci dobbiamo interrogare di questo quando poi lo stupratore uccide la ragazza, come
abbiamo fatto recentemente. E’ importante ricordare che il legislatore stabilisce in materia di
abusi sessuali, che al di sotto dei quattordici anni il consenso del minore al rapporto si presume
viziato di immaturità, sopra i quattordici anni si è ritenuti liberi di scegliere, ma se l’autore della
violenza ha un legame con la vittima, come nel caso di un insegnante, di un genitore o di un
familiare, entro i sedici anni l’atto sessuale viene ancora considerato un abuso. In questo caso
però l’esperienza sessuale della vittima, non ancora sedicenne, è bastata per rendere il giudizio
meno severo nei confronti del patrigno.
Oggi pomeriggio, alle 18, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, ci sarà un presidio
organizzato dalla CGIL, dalla CISL, e dalla UIL, per protestare contro questa sentenza
discriminante, ma soprattutto per riportare all’attenzione un tema che spesso è affrontato con
superficialità, strumentalità e senza voler realmente affrontare il problema.
Io comunico al Presidente che mi assenterò dal Consiglio per partecipare a questo presidio a cui
credo potrebbero presidiare anche altri componenti di questo Consiglio provinciale. Grazie.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Presidente della Provincia Penati. (Presenti 41)
Vice Presidente Cavicchioli: “Grazie alla Consigliere Censi. Clerici, prego.”
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Consigliere Clerici: “Al di là del commentare le sentenze o non commentare le sentenze, anch’io
sono rimasto molto colpito da questa sentenza, non la conosco nei particolari però penso che una
riflessione vada fatta. Ossia, per i giudici italiani che a volte emettono delle sentenze che, a dir poco,
sono bizzarre, parrebbe che il reato è commensurato al numero di rapporti che la persona ha avuto. Io
penso che sia stupro anche se una prostituta non consenziente viene obbligata a fare qualche cosa.
Secondo me è stupro anche questo. Quindi, ripeto, spero di poter leggere quanto hanno scritto i giudici,
i magistrati, non cambierò comunque il parere, sia che siano colpiti dei minori, dei bambini, delle
bambine, ma anche dei maggiorenni e anche di prostitute o prostituti o viados. Quando, in un rapporto
una persona, un essere umano, non è consenziente, è stupro, e i signori giudici se la pensano
diversamente secondo me sbagliano. Ha ragione Censi, sbagliano!”
Nel frattempo sono usciti dall’aula il Vice Presidente della Provincia Mattioli e il Consigliere
Patta. (Presenti 40)
Vice Presidente Cavicchioli: “Si faceva notare che il primo ordine del giorno è un ordine del
giorno firmato da tutti i capi Gruppo, relativo al processo di pace in Sudan, il primo firmatario è
Patta, che però non vedo in Consiglio. Se è firmato da altri capi Gruppo, chiederei ai firmatari
dell’ordine del giorno di intervenire per presentarlo e, di conseguenza, votarlo. La parola al
Consigliere Guerra.”
Consigliere Guerra: “Volevo suggerire questa proposta: possiamo affrontare l’ordine del giorno
su Piazza Fontana, poi riprendiamo quello sul Sudan presentato dal Consigliere Patta.”
Vice Presidente Cavicchioli: “Sì, anche perché devo prender atto che non sono presenti i
Consiglieri. Nella realtà veniva facilitato dal fatto che era stato sottoscritto da tutti, per cui credo
che in un ragionevole tempo avremmo potuto anche votarlo.”
Il Vice Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 2/2 DELL’ORDINE DEL GIORNO – Ordine del giorno presentato in data 5
maggio 2005, primo firmatario il Consigliere Guerra, in merito alla mancata individuazione dei
responsabili della strage di Piazza Fontana ed all’espressione di solidarietà ai parenti delle
vittime da parte dell’Amministrazione provinciale.
Vice Presidente Cavicchioli: “Prego Guerra, cominciamo con il suo ordine del giorno. Ricordo
a tutti dieci minuti di intervento per gli ordini del giorno.
Consigliere Guerra: “Grazie Presidente. L’ordine del giorno presentato il 5 maggio dell’anno
scorso rimane superato nei fatti ma attuale per le conseguenze che da quel fatto sono scaturite.
Il tema che affronto nell’ordine del giorno, che tra l’altro è stato anche firmato da quasi tutti i
rappresentanti del Consiglio provinciale, quindi da tutte le forze politiche presenti, è un tema che
io vorrei affrontare sotto l’aspetto tecnico, quindi evitare di rientrare in un dibattito politico che,
pur giusto e pur comprensibile, rischierebbe di farci traslare proprio dal merito e dallo scopo che
l’ordine del giorno, proposto dal sottoscritto e firmato da tanti Consiglieri provinciali, si propone.
L’ordine del giorno parte dalla sentenza della Cassazione che non individua i responsabili della
strage di Piazza Fontana, avvenuta trentasei anni fa, in cui persero la vita diciassette persone.
Tale sentenza io penso che offenda il senso civico della giustizia, i parenti delle vittime stesse
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che hanno perso delle persone care e che da anni si battono per cercare la verità su questa strage,
come tante altre stragi in questo Paese.
Quello che si chiede nell’ordine del giorno è che la Giunta provinciale, quindi la Provincia,
esprima innanzitutto un appoggio politico a questa associazione che opera da anni nel nostro
Paese, e che soprattutto riesca a dare un contributo economico all’associazione dei parenti delle
vittime perché la beffa della sentenza della Cassazione è che è stato chiesto loro anche di
rimborsare le spese processuali.
Di fronte a questo aspetto, e vorrei tenere su questo terreno il dibattito sulla strage di Piazza
Fontana, io penso che sia doveroso e giusto, e che sia anche il senso di tutte le forze politiche
presenti in quest’aula, esprimere con forza il fatto che la Provincia, di fronte a questa sentenza,
dica una parola forte e chiara, che è quella che di questa strage bisogna battersi fino in fondo e
cercare fino all’ultimo soprattutto i responsabili e dare a questa associazione l’appoggio massimo
perché penso sia un alto gesto di giustizia e un aspetto da non sottovalutare, quindi di appoggio
di fronte a chi ha perso delle persone care e di fronte ad una sentenza che sotto questo punto di
vista è vergognosa. Grazie Presidente.”
Consigliere Frassinetti: “Grazie Presidente. Io non entro nel merito ovviamente di un discorso
più generale su un fatto così complesso, uno dei primi fatti che hanno segnato indubbiamente la
storia di questo Paese, però non si può entrare nel merito dell’ordine del giorno senza fare
qualche considerazione sicuramente anche di tipo politico. Io, e credo anche il mio collega di
gruppo, non abbiamo sottoscritto e non voteremo questo ordine del giorno non tanto perché
pensiamo che non sia giusto dare un contributo ai parenti delle vittime perché ritengo che sia
eccessivamente oneroso, oltre al dolore che hanno provato, dover subire un esborso di tipo
economico per spese processuali.
Però non condivido le parole del Consigliere Guerra, quali: “sentenza vergognosa”, “beffa”; io
non penso che se la legge non riesce a trovare i colpevoli perché non ci sono prove, la sentenza
debba essere considerata vergognosa. Vergognoso sarebbe trovare dei colpevoli a tutti i costi,
con sentenze basate su assiomi, teoremi, inchieste giornalistiche, quello sicuramente mi
sconvolgerebbe molto di più.
Purtroppo è un film già visto, l’abbiamo visto in tante altre situazioni, in questa nazione spesso e
volentieri il colpevole esiste già. Il giudice della Cassazione che si è espresso dopo la conferma
dell’assoluzione, dice: “non possiamo andare oltre un certo limite sulla valutazione dei fatti e le
critiche alla sentenza d’appello per la strage di Piazza Fontana. Non possono trovare spazio in
sede di legittimità, perché tutto si può dire del verdetto della Corte di Assise di Appello di
Milano, tranne che abbia trascurato qualche elemento”. Quindi non c’è stato per la Cassazione
un’omissione o una trascuratezza di elementi giuridici. C’è stato, come continua a dire Delehaye
che è un giudice di Cassazione, “che siamo davanti ad una sconfitta investigativa”; questo sì, una
sconfitta di tipo investigativo che evidenzia come non sia stato possibile dichiarare nessun
colpevole.
Quindi è certo che trentacinque anni di processi hanno portato avanti tanti sospetti. Pochi sanno
che ci sono stati ben undici procedimenti, che il 23 febbraio 1972 si è aperto a Roma il primo
processo, che il 13 ottobre 1972 la Cassazione ha assegnato la competenza a Catanzaro, che nel
1981 si conclude il processo a Catanzaro e c’è un’assoluzione per insufficienza di prove di
Ventura e di Freda, che nel 1982 la Cassazione annulla la sentenza di Catanzaro, che nel 1985 la
Corte d’Assise di Appello di Bari, cui è stato demandato il processo, assolve di nuovo gli
imputati, che nel 1995 Salvini riapre un’inchiesta, che nel 1999 c’è un rinvio a giudizio, che nel
2002 vengono depositate le motivazioni, fino ad arrivare agli ultimi processi.
Io ritengo che questo alternarsi di imputati, questo alternarsi di procedimenti e di processi, faccia
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intendere che sicuramente la verità doveva essere scoperta subito, così come in altri
procedimenti, uno dei più sconvolgenti rimane la strage di Ustica che nasconde sotto il mare
siciliano dei segreti terribili. Qui muoiono tutti, si suicidano colonnelli dell’esercito. Io credo che
veramente anche su quel fatto ci sia e si apra un grande mistero.
Quindi il discorso deve essere complessivo, la riflessione va fatta su un sistema che in quegli
anni probabilmente cercava di destabilizzare il potere nel nostro Paese, ma da lì a confezionare
una sentenza, ce ne passa. Adesso stiamo attendendo, proprio in questi giorni, di sapere cosa farà
la Cassazione sulla strage di Bologna; ultimo verdetto, abbiamo un ragazzo che all’epoca aveva
sedici anni che avrebbe messo materialmente la bomba a Bologna. Vediamo cosa decide la
Cassazione, è un’altra ferita aperta.
Sostanzialmente, questi sono momenti che ormai inducono, anche perché è passato molto tempo,
a non dimenticare ma a cercare insieme di ricostruire quello che è stato uno dei momenti più
terribili degli ultimi anni della nostra vita politica e civile. Io ricordo nel 1969, facevo la seconda
media, si sentivano le sirene delle ambulanze e mia mamma mi diceva, mentre facevo i compiti:
“deve essere successo qualcosa!” Lo ricordo ancora adesso perché è stato un momento che ha
segnato dentro di noi forse la prima grande paura; perché il 1968 era una contestazione di giovani
studenti che comunque, al di là dei moti di piazza portava anche un vento innovativo, anche per i
ragazzi che andavano alle medie inferiori, perché c’era un modo nuovo di partecipare alla vita
politica del Paese. Arriva la strage, come un momento di buio, e in un attimo si sconvolge tutta
una nazione.
Concludo, non è sicuramente per non voler aiutare i parenti delle vittime, ma è proprio per le
considerazioni che vengono fatte, relativamente a una sentenza che è stata una sentenza di
assoluzione, che sarebbe contestata solamente perché nonostante tanti anni di indagini, non si è
trovato un colpevole. Forse i colpevoli sicuramente esistono, sono stati talmente bravi da andare
al di là di quelle che sono le nostre immaginazioni e di quelle che sono le persone che possiamo
incontrare tutti i giorni nella nostra realtà. Qualcosa che va al di là, che spesso e volentieri ha
messo i giovani l’uno contro l’altro, che ha giocato sugli opposti estremismi; questo deve essere
un momento di riflessione perché questi fatti non accadano più.”
Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Dioli.
Consigliere De Gaspari: “Grazie. Io credo che questo ordine del giorno sia il minimo che
possiamo fare per dare voce ai parenti delle vittime di Piazza Fontana che da anni chiedono
giustizia e da anni si impegnano civilmente, in tutti i modi, in tutte le sedi, per ottenere il
riconoscimento di una verità che politicamente è riconosciuta e scritta ma da un punto di vista
giudiziario non ha ancora trovato conclusione nel suo percorso.
Io credo che sia giusto che la Provincia dia il proprio impegno per avere prossimamente in
quest’aula i parenti in una loro testimonianza per non dimenticare e dare il proprio sostegno
anche a questo comitato nella richiesta di giustizia e verità. L’impegno anche della Provincia a
contribuire a corrispondere nelle spese processuali, perché credo che questo sia il minimo che noi
possiamo fare. Guardate, i parenti delle vittime di Piazza Fontana, come tanti comitati di persone
scomparse in stragi e attentati in questi anni, stanno facendo un lavoro che è di impegno civile e
credo che vada in una direzione che noi dobbiamo assolutamente supportare e sostenere.
Io ho avuto modo in questi anni di conoscere alcune delle persone che operano all’interno dei
vari comitati, c’è il Comitato per la strage di Bologna, il Comitato per la strage di Ustica, i
parenti delle vittime della strage di Piazza Fontana, i parenti delle vittime dell’incidente aereo di
Linate del 2001.
L’impressione è che in tutti questi casi i parenti delle vittime stiano facendo un lavoro di grande
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testimonianza civile e che arrivare al riconoscimento della verità sia un’opera assolutamente
improba, difficile, quasi mai destinata al successo. Però chi ha perso i propri parenti in una strage
che può essere dovuta a incuria, a disorganizzazione, come nel caso dell’incidente di Linate del
2001, oppure sia dovuta ad un attentato come nel caso di Bologna, Piazza della Loggia o Piazza
Fontana, queste persone non hanno rinunciato perché forse, essendo direttamente coinvolte nel
lutto non si sentono di abdicare alla ricerca della verità. Però queste persone hanno fatto della
ricerca della verità una ragione di vita, perché in questi attentati, in questi incidenti hanno perso
chi i figli, chi la moglie, il marito, i genitori, un fratello, una sorella.
Guardate che l’impegno di questi cittadini è un impegno che in qualche modo ha tenuto viva
nella magistratura, nelle forze politiche, nelle istituzioni, nella stampa, nei media in generale, la
sensibilità per la ricerca della verità che altrimenti in questi anni nessuno più avrebbe avuto
interesse a sollecitare. Probabilmente, se non ci fossero l’impegno e la costanza di queste
persone, mosse sì da una motivazione anche di carattere personale ma che nel frattempo è
diventata una ragione d’essere collettiva, probabilmente se non ci fosse stato questo impegno nel
tempo, che in qualche caso, come nel caso delle vittime di Piazza Fontana, dura da decenni, i
casi, gli episodi, sarebbero morti e sepolti.
Noi invece vediamo che la strage di Piazza Fontana, così come la strage di Bologna, la strage di
Ustica, così come per altri versi io ho citato l’incidente di Linate, sono episodi della vita civile
del nostro Paese, che in qualche maniera lasciano una traccia, non solo una traccia perché è
difficile dimenticare quel che è successo ma perché continuamente nella storia del nostro Paese
emergono fatti, episodi che poi sono oggetto di indagine in qualche caso giornalistica in qualche
caso giudiziaria, che affondano le loro radici in episodi, in avvenimenti lontani come appunto la
strage di Piazza Fontana. Spesso ci sono personaggi che ritornano, spesso ci sono organizzazioni
che ritornano alla ribalta della cronaca, e molto spesso inchieste recenti ci accorgiamo che
affondano le loro radici in episodi come appunto la strage di Piazza Fontana.
Io credo che noi dobbiamo essere grati, quindi non è solo un atteggiamento di solidarietà quello
che ci muove ai parenti delle vittime della strage di Piazza Fontana, oggi parliamo di questo
avvenimento che è un po’ simbolico di tutti i grandi attentati che sono avvenuti dopo la strage del
1969. Noi dobbiamo essere grati a questi cittadini per il loro impegno civile che è di
testimonianza storica, che è stato di sollecitazione alla magistratura, alle forze dell’ordine, perché
in questi anni non abbandonassero mai la ricerca della verità e dobbiamo anche dimostrare loro la
nostra solidarietà perché probabilmente una verità è già scritta, è già riconosciuta e molte ferite
sono state aperte e mai rimarginate dopo la strage del 1969, prima di tutto l’offesa alla città di
Milano, città medaglia d’oro della resistenza nel vedersi sottratto come città a rischio, inquinata,
vedersi sottratto il processo che è stato trasferito a Catanzaro, non in virtù di un atto neutro ma
perché si riconobbe Milano come città che in qualche modo avrebbe potuto deviare nella ricerca
della verità. Abbiamo visto come è andata, la ricerca della verità è stata deviata forse anche per il
fatto che si è sottratto il processo alla sua sede naturale.
Credo che facciamo una cosa buona e giusta se portiamo in questa sede i parenti delle vittime
della strage di Piazza Fontana, a ricordarci ciò che è stato Piazza Fontana, ciò che è stato nella
loro memoria e ciò che è stato nella storia del nostro Paese, e a ricordare anche le traversie che
queste persone hanno sopportato in questi anni nella loro ricerca di verità: traversie, frustrazioni,
intralci, deviazioni. In questo senso, queste sono persone meritorie che ancora credo non abbiano
abbandonato la speranza e noi dobbiamo perlomeno ringraziarli, dare loro una mano nel loro
impegno e gratificarli portandoli in quest’aula e ascoltando la testimonianza che credo possa
essere anche di incoraggiamento e supporto nella ricerca della verità in tanti episodi che con la
strage di Piazza Fontana hanno qualche analogia e in qualche caso hanno anche qualche
parentela, e in ogni caso sono simili alla strage di Piazza Fontana perché anche in questi casi alla
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verità non siamo ancora pervenuti.”
Nel frattempo sono entrati in aula i Consiglieri Del Nero e Patta. (Presenti 42)
Consigliere Gavazzi: “Grazie Presidente. Io intervengo su questo ordine del giorno perché
anagraficamente mi trovo coinvolto. Io ricordo quel dicembre 1969, io faccio il pellicciaio,
lavoro, e ricordo che attraversando il laboratorio per andare nel salone vendite c’era la radio che
aveva annunciato, alle 17 - 17,30: grave attentato a Milano. Più che attentato all’inizio diceva che
erano scoppiate le bombole, la caldaia, diceva una cosa del genere all’inizio, e diceva che c’erano
dei morti. Dopodiché si è visto cosa c’era e ricordo, ragazzo di ventuno anni, che ero venuto a
Milano, in Duomo, e mi aveva impressionato quella fila di bare che c’era in Duomo. Era la prima
strage, vent’anni, e mi aveva molto scosso, mi aveva lasciato parecchio scosso.
Poi tutti gli avvenimenti, perché si era partiti con un indirizzo da una parte, cerchiamo di
ricordarci ancora il discorso Calabresi, Pinelli, Valpreda, e ricordo sempre ventenne che ero
venuto in un teatro a Milano a sentire, dopo qualche anno, Dario Fo che se ricordate faceva uno
spettacolo famoso, che era andato a caccia e nel saltare il fosso è caduto nel fosso, l’hanno
trovato affogato, faceva tutta una serie di avvenimenti strani, li menzionava. Ripeto, al di là
dell’orientamento che veniva dato in quel tempo, la cosa che ci dovrebbe far riflettere è il fatto
che sono passati trentasette anni, non sappiamo chi è stato, tutti fanno supposizioni, l’aveva detto
il Consigliere De Gaspari quando dice “hanno qualche parentela con avvenimenti che ci sono
stati in cui affondano le radici nella strage di Piazza Fontana”.
Io dico, se questo sentire del popolo non è stato recepito dalla magistratura, noi possiamo dire
tutto quello che vogliamo ma possiamo inventarci tutto, ma se questa che è una cosa che si sente,
che hanno sentito tutti, possibile che non siano arrivati ad una conclusione? Non voglio
prendermela con De Gaspari che dice che ci sono delle radici lì dentro e non sia uscita la verità.
Ma è uscito addirittura lo sberleffo, lo sgarbo, non riesco a trovare l’aggettivo per definire questa
sentenza che condanna i parenti. Cioè la vergogna è questa! Al di là di tutto, io non riesco a
trovare un aggettivo che possa dire cosa è stato fatto a questa gente. Gli hanno ammazzato il
papà, ecc., tutto, dopo trentasei anni non ti dicono la roba ma ti dicono: siccome ci abbiamo
messo trentasei anni e abbiamo fatto questo, tu adesso paghi le spese.
Permettetemi solamente un pizzico di polemica anche con quello che diceva prima la Consigliere
Censi, cioè noi dobbiamo piantarla di essere degli ipocriti. I giudici sono uomini che sbagliano,
se io posso sentirmi adesso nel dire che hanno sbagliato con quello che diceva prima la
Consigliere Censi, mi sento di ridire ancora adesso che hanno sbagliato con questa sentenza. Io
dico doppiamente, perché hanno sbeffeggiato anche i familiari. Le sentenze si rispettano, non si
commentano, piantiamola di dirlo perché se strumentalizziamo in un certo modo quando esce una
sentenza fatta in un modo, dobbiamo essere coerenti nel dire che anche i giudici fanno parte di
questo mondo, fanno parte di questa nazione con i loro pregi e i loro difetti.
Mi sento di dire, purtroppo, che i nostri pregi vengono un po’ sottovalutati, i nostri difetti se
capitiamo in mano a loro li fanno pagare carissimi e loro non pagano mai. Bisogna avere il
coraggio di dirlo, non può esistere una casta di “eletti” che non sono sottoposti a nessun giudizio
di nessuno e che urtano soprattutto con il sentire del popolo. Un giudice che emette una sentenza
che non è in sintonia con quello che è il sentire della gente, non può essere un buon giudice se
non è suffragato da fatti concreti, che mi convinca di quello. Ma qui si arriva alla fine che ti dice
dopo trentasei anni: non c’è un colpevole, ci sono diciassette morti, ci sono i parenti e tu paghi le
spese. E’ ingiustizia!
Io voterò convintamente questo ordine del giorno e mi riferisco principalmente alla parte che
impegna la Giunta provinciale a verificare tutte le modalità possibili per contribuire. Non
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lasciamoci sfuggire questa occasione che è simbolica, infatti l’ordine del giorno non stabilisce la
cifra, sarei felice io che la Provincia contribuisse nel coprirla totalmente, trovasse la forma per
far capire che l’Italia è composta anche da altre persone, che si permettono di commentare le
sentenze e di dire che è una vergogna che dopo trentasette anni, e ripeto avevo ventuno anni,
lasciando in una situazione di sconcerto. Però onestamente mi sento anche di dire che dovremmo
piantarla di dire che sono successi altri fatti analoghi che possono essere ricollegati a questa
sentenza, perché se condanniamo l’operato di un giudice non possiamo sostituirci al medesimo,
tranciando delle sentenze. Non dico di rispettare, altrimenti mi contraddirei, però non facciamo
noi i giudici, ma che non ci tolgano la possibilità di commentare e non condividere le sentenze
perché loro non sono l’organo supremo, non sono quelli puri, non sono quelli unti dal Signore
che si possono permettere, loro sì, di fare una sentenza e tutti gli altri a chinare la testa.”
Presiede l’adunanza il Presidente del Consiglio Ortolina.
Consigliere Clerici: “Grazie Presidente. Anch’io ritengo che in linea di massima l’ordine del
giorno vada votato. Prima il Consigliere De Gaspari ricordava nomi e fatti, fatti cui in qualche
modo ho partecipato, nomi che io ho conosciuto. Io ho conosciuto uno dei morti di Piazza
Fontana, io ero molto amico del comandante dell’Itavia Gatti che ha soggiornato nel mio albergo
poche ore prima di morire sul Bologna Palermo.
Non sono però d’accordo con quanto ha affermato il Consigliere De Gaspari che la politica ha già
emesso la sua sentenza, perché mi viene da dire: se fosse stata una bomber ante litteram? Il
nonno di una bomber che ha messo una bomba in Piazza Fontana, ossia il fatto che non si è
riusciti a incriminare, a trovare i colpevoli, e si arrivati a delle assoluzioni non vuol dire che i
colpevoli devono essere da una parte piuttosto che da un’altra, perché avrebbe potuto essere stato
semplicemente un pazzo. Ci vogliamo ricordare di quello che ha fatto Manson in America
quando ha ucciso Sharon Tate, o di quei cinquecento che si sono suicidati, un suicidio di massa
in Africa? I matti esistono! Allora vogliamo per forza dire che è stato un fascista, piuttosto che
un comunista, piuttosto che un verde, piuttosto che uno di Forza Italia che non esisteva neanche?
La giustizia italiana non è arrivata.
Non è giusto che i parenti delle vittime abbiano oggi a pagare per questo, però non vorrei che si
incorresse, poiché questo è un fatto eclatante, come è stato eclatante il fatto dell’Itavia, piuttosto
che i fatti di Brescia o di Bologna, che ci si dimenticasse che anche le piccole vittime, ossia le
singole vittime, o per le singole vittime, dovrebbe essere previsto questo tipo di risarcimento o di
contributo, altrimenti cadremmo nell’errore di dire: se muoiono in tanti contributo, se invece la
vittima è una sola non si fa niente. Forse la legge italiana non è poi così garantista come pretende
di essere, forse il diritto che è nato in Italia, noi ci vantiamo tanto, noi siamo la patria del diritto,
però mi viene da dire che diventato maggiorenne ha preso e se n’è andato all’estero, perché qui il
diritto va sempre a farsi benedire.
Io voterò senz’altro questo ordine del giorno perché mi sembra giusto. Non dimentichiamoci che
però quotidianamente vittime di incidenti stradali, tutto quello che volete, non ricevono un uguale
trattamento a quello che noi oggi stiamo cercando di commensurare per le vittime di Piazza
Fontana, o per meglio dire per i parenti delle vittime di Piazza Fontana.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Censi. (Presenti 41)
Consigliere Elli: “Molto brevemente, noi abbiamo firmato questo ordine del giorno su cui
siamo d’accordo. Volevo rileggere quello che c’è scritto, che un Paese che non riesce a far
giustizia è un Paese che non funziona. Piazza fontana è datato circa trenta-trentacinque anni,
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quindi la giustizia non funziona, da sempre. Poco tempo fa c’era anche un’analisi sul Corriere,
che diceva: “noi siamo il Paese con il maggior numero di giudici in Europa”. Quando si dice in
TV e si continua a menare il torrone sul fatto che abbiamo poche strutture, non è vero, ci sono le
strutture, sono troppi i giudici e la giustizia non funziona. La giustizia italiana non funziona non
da adesso, Piazza Fontana lo testimonia, ma è uno dei tanti esempi che testimoniano come la
giustizia in Italia non funziona.
Detto questo, quindi censurato il fatto che la giustizia non riesca a funzionare nonostante noi
siamo il Paese con il maggior numero di giudici, è chiaro che va tutto il nostro appoggio alle
vittime di Piazza Fontana, che si trovano beffati, oggi devono anche pagare per disfunzioni che
non sono loro, non toccava certo loro dire chi sono stati i colpevoli. Chi sono i colpevoli nessuno
l’ha detto, ma i depistaggi, gli intrallazzi, le false carte che sono girate hanno alterato così
duramente la verità che ormai essa è irraggiungibile.
Mi ricordavano che noi abbiamo anche votato una legge sulla responsabilità dei giudici
attraverso un referendum in cui si chiedeva la responsabilità dei giudici. Io non so come potrebbe
essere considerato questo aspetto, ma è certo che una giustizia che non funziona dimostra
pesantemente che il nostro è un Paese marcio e che va rifatto dalle fondamenta. Proprio per
questo noi sottolineiamo l’esigenza di un federalismo spinto, in modo che ciascuno secondo le
sue tradizioni, le sue culture, possa fare giustizia anche con mezzi diversi tra una Regione e
l’altra, proprio per cercare di essere molto più efficienti rispetto al disastro cui oggi noi siamo di
fronte.”
Nel frattempo è uscita dall’aula il Consigliere Frassinetti. (Presenti 40)
Consigliere Esposito: “Grazie Presidente. Brevemente, soltanto per dire, visto che dai colleghi
è stato detto tutto, e la storia di molti di noi, di quasi tutti, non può esimerci dal concordare sulla
sostanza dell’ordine del giorno. Però io penso che di fronte a temi di questo genere sarebbe
opportuno cercare il maggior consenso possibile intorno all’ordine del giorno, perché l’ordine del
giorno supportato dal massimo delle firme possibili e dei voti possibili rende l’ordine del giorno
condiviso e forte sul piano politico. Io ho ascoltato anche De Gaspari, del quale ricordo tra l’altro
una posizione molto aperta e libera credo sul Giorno della Libertà, un voto in parziale dissenso
rispetto al resto dell’aula, quindi quando ascolto persone che sanno assumere posizioni libere, le
ascolto sempre con grande attenzione. Le cose che ha detto De Gaspari e anche gli altri amici e
colleghi sono assolutamente condivisibili.
Il problema che invece mi ha indotto a intervenire molto brevemente è questo, mi piacerebbe
votare questo ordine del giorno se fosse possibile renderlo con qualche ritocco che è minimale,
ma che a mio parere toglie ogni possibile orientamento a questo ordine del giorno. La crisi della
giustizia la conosciamo, è uno degli argomenti per i quali tutti ci stiamo battendo e credo che
anche la maggioranza alla quale noi ci rifacciamo ha tentato, magari sbagliando, di metterci
mano. E’ un discorso molto impegnativo che non può non convenire sul fatto che se non si riesce
a fare giustizia, il Paese non funziona. Grosso problema sul quale io credo che gli impegni
dovrebbero essere almeno bipartisan, nel senso che possiamo essere, in particolare per il penale
ma anche sul civile, d’accordo su questo. L’evidenziato che “tale sentenza offende il senso
civico” e i parenti delle vittime che cercano da anni la verità e responsabilità della strage, come
di quel “tante altre stragi” sembra una banalità ma tende a togliere limpidezza, perché io avrei
scritto “come di altre stragi di cui non si sono identificate le responsabilità”.
L’altro passaggio, “esprime piena solidarietà alle vittime e ai parenti della strage di Piazza
Fontana”, che non possiamo non condividere, avrei evitato “la forte indignazione di fronte ad una
sentenza”, perché è chiaro che il dispositivo può fare riferimento al fatto che le spese processuali
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siano messe a carico delle vittime, ma letta così sembrerebbe quasi che noi esprimiamo
un’indignazione di fronte ad una sentenza, lì dove ci si insegna da parte della maggioranza, cosa
che io rispetto, che le sentenze si accettano, non si commentano, né possiamo vivere in un mondo
nel quale talune sentenze ci piacciono meno e talune sentenze invece ci piacciono di più. Avrei
tolto, fermo restando la parentesi che parla dell’assurdo che i parenti delle vittime della strage
devono pagare le spese processuali, tutti sapete che questo è dovuto anche al fatto tecnico per cui
le spese processuali vengono messe a carico, anche se lo lascerei perché viene vissuto come un
assurdo e quasi in maniera provocatoria, quindi lascerei quella parentesi.
Fatto questo chiarimento, quindi la forte indignazione di fronte ad una sentenza… a tutti i
cittadini sembrerebbe quasi dire che se la sentenza non interpreta il senso comune non è gradita,
e questo sul piano dell’analisi e sul piano della valutazione lo trovo leggermente distorcente,
proprio per quel principio di rispetto delle sentenze, di fronte alle quali ci dobbiamo inchinare,
altrimenti il Paese va per aria. “La Giunta provinciale a verificare tutte le modalità possibili, ecc.
e invitare in una delle prossime sedute l’associazione dei parenti delle vittime per non
dimenticare”, è questo il senso, richiedere a gran voce giustizia e verità, questo vociare per
chiedere giustizia e verità ben sapendo che sappiamo tutti, ci conosciamo reciprocamente, e
pretendiamo giustizia e verità, io lo do per scontato, metterlo sembrerebbe quasi che vogliamo
fare qualcosa, indurre in qualche modo la magistratura e la giustizia a darci ascolto, fermo
restando tutto il resto dell’impianto che è assolutamente condivisibile.
Se non fossero accettate queste due, chiedo al mio capo Gruppo questi due aggiustamenti che mi
sembrerebbero riportare di fronte al disagio per questi fatti e alla sofferenza, possono essere utili
a precisare il mio intento e la mia attesa rispetto a questo ordine del giorno, chiederò di potermi
astenere ma con questo senso, se non fosse possibile tutti quanti o il massimo di noi possibile
sottoscriverla e votarla.”
Nel frattempo è entrata in aula il Consigliere Colli. (Presenti 41)
Presidente Ortolina: “A questo punto sentirei l’opinione del primo firmatario Guerra rispetto
alla proposta di Esposito, poi mettiamo ai voti.”
Consigliere Guerra: “Io ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi e inviterei
innanzitutto a leggere con attenzione l’impegno che si chiede in questo ordine del giorno, perché
penso che sia quello lo scopo principale per cui i Consiglieri provinciali sono chiamati ad
esprimersi. Lo sforzo che abbiamo fatto è stato quello, volutamente, di attenerci ad un fatto e di
eliminare le varie considerazioni politiche che ci sono sull’evento e che appunto volutamente non
ho voluto toccare perché penso che l’impegno che il Consiglio provinciale va a prendere è un
impegno concreto e chiaro.
Ora, si può limare tutto, però io vorrei precisare questi due aspetti. Il primo: le sentenze si
commentano e i giudici possono sbagliare perché sono persone umane. Da qui a dire che tutti i
giudici sbagliano mi sembra che l’equiparazione sia abbastanza forte e, a parere mio, anche
sbagliata, perché alcuni giudici possono sbagliare ma tanti altri giudici sono persone che in
Sicilia combattono da anni contro la mafia, e quei giudici vanno sostenuti.
Quindi, che la giustizia non funziona è un dato di fatto, però io eviterei, proprio per lo scopo che
è riportato nell’ordine del giorno, di generalizzare e di usare strumentalmente, a modo mio
sbagliato, un ordine del giorno che cerca di dare un appoggio all’associazione delle vittime e
chiama in causa la Provincia per esprimere un parere su questo e dare un contributo anche
economico di fronte a questa tragedia, eviterei proprio per questa di trascinarla in un dibattito
politico che potrebbe farci uscire dallo scopo per cui questo ordine del giorno è nato.
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Poi io sono d’accordo con il collega Gavazzi quando dice: possibile che un avvocato emette
sentenze e non percepisce l’idem sentire del popolo? Io avrei voglia di rovesciare questa cosa,
dicendo: possibile che un politico non sente l’idem sentire della popolazione e a volte va a farsi
delle leggi ad personam? Però questa è una considerazione che faccio a latere.
La seconda questione che vorrei chiarire è che la sentenza è vergognosa non perché, almeno per
me lo è già per questo, perché non si individuano i colpevoli di questa strage, è vergognosa
perché chi ha perso un parente deve anche pagare le spese processuali. Quindi a me spiace che
manchi la collega Frassinetti, ma penso che non abbia capito proprio il senso dell’affermazione
che io ho fatto quando ho introdotto ed esposto questo ordine del giorno. La sentenza è e rimane
vergognosa perché ai parenti delle vittime è stato chiesto di rimborsare le spese processuali. Non
solo, il fatto che non si trovino responsabili di questa strage, non significa necessariamente che la
verità non vada comunque ricercata fino in fondo.
Ecco perché nell’impegno che si va a prendere nell’ordine del giorno si dice apposta che si vuole
invitare in una delle prossime sedute di Consiglio provinciale l’associazione dei parenti delle
vittime per non dimenticare e per richiedere a gran voce giustizia e verità.
Io penso che questi due punti devono essere chiariti, proprio per riportare nell’ambito corretto lo
spirito per cui è nato questo ordine del giorno e penso anche lo spirito con il quale tanti colleghi
Consiglieri provinciali hanno firmato questo ordine del giorno. Per cui approfitto di questo
spazio per dire che ovviamente darò il voto favorevole a questo ordine del giorno, e sono
disposto a limare le due cose che il collega Esposito diceva, fermo restando però che l’impegno
debba essere quello.”
Nel frattempo è uscita dall’aula l’Assessore Benelli.
Presidente Ortolina: “Quindi accoglie la proposta di Esposito? D’accordo! Prego Esposito.”
Consigliere Esposito: “Era soltanto: “Evidenziato che tale sentenza…, e i responsabili di tali
stragi come di altre stragi di cui non si sono identificate le responsabilità”. L’altra era: “Esprime
piena solidarietà alle vittime e ai parenti della strage di Piazza Fontana”. “Impegna la Giunta
provinciale a verificare tutte le modalità possibili per contribuire…, a invitare in una delle
prossime sedute di Consiglio l’associazione dei parenti delle vittime per non dimenticare”.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Grimoldi. (Presenti 40)
Presidente Ortolina: “Guerra non è d’accordo su questa proposta, se ho capito bene. Va bene?
Accolto? Posso mettere ai voti l’ordine del giorno così come è stato verbalmente emendato?
Prego Clerici per dichiarazione di voto.”
Consigliere Clerici: “Riconfermo la dichiarazione di voto. Mi era sfuggito e trovo non
peregrine le osservazioni che ha fatto il collega Esposito, le trovo assolutamente giuste. Per cui
riconfermo che voterò a favore di questo ordine del giorno. Voglio dire al collega Guerra, nel
mentre che lo ringrazio per aver pensato e formulato, gli do merito di questo, comunque non
abbiamo introdotto noi la polemica “leggerissima polemica politica”, è stata introdotta da altri,
da quella parte non di qua. Comunque complimenti perché trovo che sia un ordine del giorno
assolutamente centrato, grazie.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere De Nicola. (Presenti 39)
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Presidente Ortolina: “Scusi Esposito, faccia avere il testo corretto alla Presidenza. Metto in
votazione l’ordine del giorno così come è stato emendato. E’ aperta la votazione.”
Dopodiché, chiusa la discussione, il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il seguente
ordine del giorno, comprensivo delle modifiche proposte dal Consigliere Esposito durante l’adunanza
consiliare, come da verbale integrale del presente atto:
“IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
in adunanza 23 febbraio 2006
PRESO ATTO
della recente sentenza della Cassazione che non individua i responsabili della strage di Piazza Fontana,
avvenuta 36 anni fa in cui persero la vita 17 cittadini innocenti;
EVIDENZIATO
che tale sentenza offende il senso civico, i parenti delle vittime, che cercano da anni la verità ed i
responsabili di tale strage, come di altre stragi di cui non si sono identificate le responsabilità e la
giustizia italiana;
RICORDATO
che un Paese che non riesce a fare giustizia è un paese che non funziona perché siamo anche di fronte
all’assurdo che i parenti delle vittime della strage devono pagare le spese processuali;
ESPRIME
piena solidarietà alle vittime ed ai parenti della strage di Piazza Fontana;
IMPEGNA
la Giunta provinciale a verificare tutte le modalità possibili per contribuire, per quanto possibile e nelle
forme che reputa più opportune, alle spese processuali e ad invitare in una delle prossime sedute del
Consiglio l’associazione dei parenti delle vittime per non dimenticare e per richiedere a gran voce
giustizia e verità.”
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico.
Durante la votazione è temporaneamente assente il Segretario generale; svolge le sue funzioni il Vice
Segretario generale.
Assenti al momento della votazione il Presidente della Provincia Penati e i Consiglieri Caputo, Casati,
Censi, Del Nero, De Nicola, Esposito, Frassinetti, Gavazzi, Grimoldi, Malinverno, Mauri Musciacchio,
Nobili e Scarano.
E così risultano presenti 31 Consiglieri.
Sono altresì presenti gli Assessori: Barzaghi, Brembilla, Dioli, Matteucci, Mezzi e Ponti.
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Terminate le operazioni di voto, dichiara approvato l’ordine del giorno con trentuno voti a favore.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Presidente Ortolina: “Passiamo all’ordine del giorno sulla pace in Sudan. Do la parola a Patta,
prego.”
Il Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 2/19 DELL’ORDINE DEL GIORNO – Ordine del giorno presentato in data 9
febbraio 2006, primo firmatario il Consigliere Patta, in merito alla costruzione di una rete localenazionale per un reale processo di pace in Sudan.
Consigliere Patta: “Grazie Presidente. Questo ordine del giorno, come vedete, cade in una
situazione internazionale che nessuno di noi si sarebbe augurato. Pare che stiamo assistendo
all’avverarsi di una profezia sciagurata, quella che molti hanno auspicato, richiamato forse,
nonostante nel mondo il sentimento di pace sia fortemente diffuso, la possibilità intendo dire di
uno scontro di civiltà. Io qui non voglio ovviamente, di fronte ad un ordine del giorno condiviso
praticamente in modo pressoché unanime mi sembra, entrare nel merito di un tema e delle
motivazioni su questa problematica. Dico soltanto una cosa, di fronte a questa eventualità che si
sta verificando nel mondo e che ci mette tutti di fronte al nostro senso di responsabilità, credo
che la proposta dell’assessorato in questione, quella di un intervento di incremento delle attività
di cooperazione in questo caso con il Sudan, arrivi nel modo più opportuno. La cooperazione in
generale, e in particolare quella che parte dal basso delle comunità locali, delle associazioni,
delle organizzazioni non governative, quella cooperazione è uno strumento che forse più degli
interventi dei governi, mettendo in comunicazione i popoli e favorendo gli scambi culturali, forse
è uno degli strumenti principali per favorire il superamento delle incomprensioni.
In questo momento in cui il Sudan è appena uscito da un conflitto, è più che mai necessario fare
in modo che il vento di altri conflitti non si affermi in quei territori, e quindi mettersi in relazione
con quel popolo in uno spirito di pace, di mutua solidarietà, di cooperazione, per favorire che le
energie più solidali e tolleranti che come da noi ci sono in quei territori, diventino ancora più
forti e che lì si avvii un processo in politica di partecipazione democratica. Gli accordi di pace
auspicano la separazione tra Stato e religione, auspicano la divisione dei poteri, auspicano la
diffusione di un clima di maggiore tolleranza interna e di rispetto reciproco rispetto a noi, che
purtroppo nel mondo veniamo vissuti, e spesso non a torto, come controparte.
Ecco allora che questo progetto, che ha già visto impegnata attivamente questa Provincia, pensate
al progetto del Monte Nuba, pensate alla conferenza internazionale che si è tenuta in questa sede,
che questo progetto possa essere condiviso da più enti locali. Allora, favorire lo sviluppo della
cooperazione degli enti locali, favorire la realizzazione di progetti concreti, favorire la
costruzione di una rete locale nazionale per la cooperazione, come questo ordine del giorno si
propone, mi sembra più che auspicabile da parte di questo Consiglio.
Io voglio qui aggiungere solo una proposta che è nata da un confronto tra diversi di noi, e che
svilupperemo in sede di bilancio, ve la schematizzo con alcune affermazioni e alcune suggestioni,
quindi non faccio un discorso articolato ed esaustivo. La Provincia di Milano è una delle aree
geopolitiche amministrative più importanti d’Europa e del mondo. Più importante non sotto tutti
gli aspetti, non dal punto di vista politico, non intendevo questo ma adesso mi chiarisco, la
semplificazione ad un orecchio attento induce… Volevo dire che la Provincia di Milano se è
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capace di coordinare le energie che ci sono nel territorio di tutta la Provincia, può assumersi una
responsabilità nei confronti di una Regione dell’Africa o del Sud America, o di qualsiasi parte
del mondo, e realizzare progetti di dimensioni notevolissime.
Io quindi penso che sia possibile che la Provincia di Milano si impegni come coordinatrice,
catalizzatrice delle energie che da tutti gli enti locali di questo territorio possano confluire in un
progetto non nato dall’alto ma costruito anch’esso dal basso, con le associazioni della solidarietà
internazionale, con le ONG, con l’ONU e l’UNESCO, con i missionari, con tutti quanti, per
immaginare un progetto che possa portare elementi di crescita, di sviluppo, di maturazione
economica, politica e sociale in un territorio del mondo, e stringere relazioni che possano
favorire un’evoluzione di quel territorio non solo economica ma anche in una direzione culturale
che è quella che citavo prima e che auspichiamo.
Questo è un annuncio, credo che l’ipotesi presente oggi vada già in quella direzione, quindi per le
valenze che ho enunciato mi sembra del resto ampiamente condivisa da maggioranza e
opposizione, credo che sia utile che oggi noi facciamo questa scelta. Grazie.”
Presidente Ortolina: “Grazie. Prego Bruschi.”
Consigliere Bruschi: “Grazie Presidente. Ricordo già in tempo passato di aver portato all’aula
il problema del Darfur quando ancora era in piena esplosione, l’ordine del giorno non l’ho
firmato perché l’ha firmato il mio capo Gruppo, ma non ho nessuna difficoltà a dare una
valutazione assolutamente positiva dell’ordine del giorno, delle notazioni che compie e del suo
dispositivo. Quanto all’idea lanciata adesso dal capo Gruppo Patta, è un’idea interessante, sarà il
caso di parlarne approfonditamente, con quei paletti di certezza che sono necessari nel momento
in cui la Provincia di Milano si candida non solo a usare risorse proprie, che può tranquillamente
fare, quanto a un’opera di coordinamento. Non vorrei in questo momento fare polemica, ma
scordiamoci l’esperienza Sri Lanka e cerchiamo qualcosa di diverso, che del resto è già stato
indicato in questo ordine del giorno, con l’avvertenza che proprio per quanto è scritto in questo
ordine del giorno e proprio per alcune notazioni che faceva il capo Gruppo Patta, è necessario
che questi percorsi siano percorsi di accompagnamento laddove ci sia un processo di democracy
building.
Io per una volta, detto questo, vorrei sfruttare questo ordine del giorno per parlare di altro, di un
argomento limitrofo, di un argomento che mi sta molto preoccupando. Ho ricevuto giusto martedì
una posta elettronica da un mio amico del Marocco, è un medico, siamo amici in una stessa
istituzione, si è occupato ed è membro di un’associazione che si chiama Taimate. Questa
associazione ha organizzato una giornata culturale per bambine e bambini dai sei ai dodici anni,
abitanti nei quartieri diseredati della città di Khenifra. Ecco quanto mi scrive: “Durante la
giornata, sono state proposte ai bambini diverse attività, in particolare un laboratorio di disegno
con la premiazione dei migliori lavori. Ai partecipanti non è stato imposto alcun tema, abbiamo
chiesto loro di dar corso alla fantasia. Ogni bambino ha ricevuto tre fogli e un astuccio di sei
pennarelli. Passando fra le fila, abbiamo notato una bambina che non aveva nemmeno aperto il
suo astuccio di pennarelli. Ci siamo avvicinati e l’abbiamo aiutata ad aprirlo. Quando pochi
minuti più tardi siamo passati di nuovo, il foglio della bambina era ancora bianco. La bambina
sembrava incapace di disegnare alcunché. Le abbiamo domandato molto gentilmente perché non
disegnava. Nessuna risposta da parte sua, teneva lo sguardo fisso davanti a sé e neppure ci
guardava. E’ stato allora che un’educatrice che ci aiutava in questa manifestazione e conosceva
bene la piccola, è venuta da noi e ci ha detto: questa bambina viene dalla scuola coranica e là non
si insegna loro ad immaginare. Non diventa allora facile pensare che questi bambini possano un
giorno mutarsi in bombe viventi?”
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Noi sappiamo cosa ha scatenato l’indegna mattanza del Darfur, sappiamo cosa sta scatenando
ormai da anni, non dal 11 settembre ma da molto prima, quello che io non riesco a considerare
uno scontro di civiltà. Non riesco a considerarlo prima di tutto perché la nozione stessa è
pericolosa, rischia di creare una contrapposizione manichea che già c’è, che già è in corso, e non
vedo il Consigliere Tranquillino, comunque mi piace considerare che spesso e volentieri molti
dei sentimenti che vengono agitati tra le masse islamiche siano sentimenti di sovrastruttura
rispetto ad altri malesseri che trovano nel fattore religioso un loro catalizzatore. Io non parlo di
scontro di civiltà, e voglio essere in questo molto onesto, noi dobbiamo fare una pulizia del
vocabolario, la nozione di civiltà implica una radice che è “cives”.
Nella società occidentale la radice del cives è presente, viva e operante, mi è capitato un’altra
volta di ricordare che se il cristianesimo è stato, e lo dico da non cristiano, è tornato ad essere la
religione dell’amore… è un riconoscimento ancora più prezioso Barbaro…, lo si deve anche al
fatto che le parole del Cristo erano innervate comunque da una cultura che riconosceva l’uomo
con determinati diritti e mai si sarebbe sognata di imporre alcuna sharia religiosa. Questo è il
cives romanum sum, questo è Giustiniano, questo è il fattore che ha fatto sì che l’Europa anche
nei suoi momenti - lo metto molto tra virgolette - più bui, non si trasformasse mai in una
teocrazia, perché comunque c’era questa riserva che c’è nel Cristo, che c’è in Giustiniano, che
c’è in Agostino, che c’è in Tommaso, di differenza fra il potere civile e il potere religioso. Anche
quando più il potere religioso ha teso a confondersi con il potere civile, questa riserva culturale
comunque c’è stata, è stata viva, è stata operante.
Questa riserva, in molti Paesi dell’islam non c’è e la drammatica opzione che spesso ci si trova
ad affrontare è tra regimi dittatoriali laici, come dittatoriale laico ma con un’uscita comunque
positiva data l’area, fu la Turchia di Ataturk. Ataturk ne fece peggio di Bertoldo ma aveva un
disegno lucido di laicizzazione di un Paese che altrimenti sarebbe stato una bomba ad orologeria
piazzata nel Bosforo così come è stata per secoli piazzata lì. Allora, abbiamo l’alternativa tra
regimi di questa fatta e tra regimi islamici. L’Iran di Reza Pahlavi era un Iran occidentalizzato,
era un Iran dove nessuno si sarebbe sognato di lapidare una donna perché portava una minigonna,
ma era una società fortemente squilibrata e il trionfo del regime degli Ayatollah, che non è stato
immediato perché ci fu una fase laica, ricordo il nome di Bani Sadr, era dovuto a questi squilibri.
Noi dobbiamo operare in un senso, nel recupero degli squilibri economici, per cui ben vengano le
situazioni di cooperazione internazionale, ben venga la lotta alla corruzione che alimenta regimi,
alimenta partiti estremisti e rischia di far degenerare le situazioni. Comunque la si pensi, Hamas
ha vinto in Palestina perché anche l’Europa ha foraggiato la corruzione del regime di Arafat.
Queste cose vanno dette con nettezza.
Allora, dobbiamo aiutare contemporaneamente anche i processi di democracy building, sapendo
che sono difficili perché ci andiamo a intrecciare a una cultura che da secoli, non da sempre ma
da secoli, è diversa. E’ una cultura con cui è difficile avere un’interlocuzione, e faccio solo un
esempio. In occidente c’è un principio, è quello della responsabilità personale, io compio un
reato, compio un delitto, sono accusato. E’ stato facile accendere in Libia, accendere ovunque nel
mondo arabo la miccia con delle vignette pubblicate da un giornaletto dell’estrema destra danese
mesi prima, perché là quel principio di responsabilità personale non c’è. Un popolo viene ritenuto
responsabile per un atto di alcune persone. Attenzione! Facciamo molta attenzione e lo dico qua,
la Danimarca bene ha fatto, la civilissima Danimarca, a non scusarsi perché di nulla il popolo
danese aveva da scusarsi. Altre sono le responsabilità personali. Noi abbiamo un dovere, non
come Provincia di Milano, come attori politici, che è quello di compiere un lavoro. Il lavoro lo si
compirà il giorno in cui un italiano di origine marocchina siederà in Consiglio provinciale a
Milano, non in quanto marocchino, non con quote separate, ma in quanto persona che come negli
USA ha fatto un percorso, una Condoleeza Rice italiana se vogliamo. Sarà possibile?”
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Presiede l’adunanza il Vice Presidente Vicario del Consiglio Cavicchioli.
Consigliere Malinverno: “Grazie Presidente. Sono molto d’accordo con l’intervento del
Consigliere Bruschi, che sottoscrivo pienamente con l’analisi che ha fatto. Vorrei tornare nella
fattispecie sull’ordine del giorno, per me è doveroso intervenire, io non ho potuto firmarlo
materialmente ma chiaramente unisco la mia firma a quel documento (non per altro, anch’io
come il Consigliere Bruschi fin dall’inizio in quest’aula ho più volte sollecitato l’attenzione sulle
questioni della guerra nel Darfur, in Sudan, soprattutto per i gravi crimini nei confronti dei
cristiani, e non solo).
Devo dare atto all’Assessore Dioli di avere promosso con convinzione non solo lo sviluppo di
un’iniziativa specifica, ma l’attenzione più complessiva di tutto l’ente sulle questioni del Sudan.
Quindi dico che se oggi c’è un ordine del giorno condiviso, non è per una sorta di politically
correct ma perché, mi piace poter pensare, autonomamente, pur partendo da presupposti politico
culturali diversi, la nostra capacità di sollecitare altre istituzioni a prestare attenzione a zone
dimenticate dall’informazione in generale e da quella che è la logica degli interessi, perché
probabilmente lì non essendoci né petrolio né altri interessi probabilmente è una guerra
dimenticata forse per questo ed altri motivi, ma adesso non stiamo ad aprire fronti polemici. Dico
solo che sicuramente la cosa che condivido dell’ordine del giorno è la capacità di puntualizzare
aspetti concreti di procedure istituzionali amministrative e non un generico appello al “volemose
bbene”, ma alla determinazione di muovere passi istituzionali concreti. Mi piacerebbe che questo
tipo di capacità il Consiglio provinciale lo esprimesse magari facendo un lavoro in commissione
su altre situazioni.
Oggi “Avvenire” pubblicava la mappa, purtroppo drammatica, delle situazioni di discriminazione
religiosa, in questo caso ai danni dei cristiani, in diverse parti del mondo. Comunque, in generale,
sarebbe interessante fare un lavoro di sollecitazione, di attenzione e invito qui l’Assessore Dioli,
così come ha fatto bene sulle questioni del Sudan, a prendersi in carico questa “mission”, a meno
che non ci lasci fra qualche settimana per altri lidi di natura istituzionale. Però dico che se
dovesse rimanere ancora in Provincia, sarebbe interessante poter sviluppare un’attenzione sulla
base dei diritti della democrazia, della libertà, del libero confronto delle idee, sollecitare
l’attenzione su altre zone del mondo che sicuramente non vengono considerate, prese in
considerazione, o comunque non sono oggetto di discussione e di confronto da parte dei mezzi di
comunicazione di massa.
Chiaramente va tutto il mio appoggio, il mio voto e anche la mia firma che, per motivi puramente
formali, non è stata apposta.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Caputo. (Presenti 38)
Vice Presidente Cavicchioli: “L’Assessore Dioli ha chiesto di intervenire alla fine. C’è qualcun
altro che vuole intervenire? Per dichiarazione di voto dopo. Prego Assessore.”
Assessore Dioli: “Io volevo innanzitutto ringraziare il Presidente e il Vice Presidente del
Consiglio provinciale, i capi Gruppo tutti che hanno voluto portare all’approvazione in Consiglio
questo ordine del giorno, molto importante come è stato sottolineato dagli interventi per tutti noi
e che riguarda la costruzione di una rete locale e nazionale per cercare di aiutare questo processo
di pace che ancora purtroppo, nonostante i trattati firmati oltre un anno fa, non ha ancora visto il
suo raggiungimento. E’ una situazione che, avrete letto anche recentemente, purtroppo è ancora
molto, molto problematica e, così come tra l’altro chiestoci lo scorso anno dalla Campagna
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Sudan, io ho consegnato a tutti un libretto che raccoglie gli atti di quell’interessantissimo
convegno, a detta non solo nostra ma anche di tutti gli esperti del settore, su una situazione
ancora purtroppo non sufficientemente indagata.
Io devo ringraziare anche il capo Gruppo Patta per la presentazione di questo ordine del giorno e
credo che la cosa più importante sia stata il fatto che sia arrivato come proposta da parte del
Consiglio tutto, come è stato sottolineato, da parte della maggioranza e della minoranza che
dimostrano di poter lavorare insieme su temi molto complessi, sui quali sicuramente occorre
impegnarci maggiormente come Provincia di Milano. In particolare, io volevo richiamare alcune
tappe che ci vedranno nuovamente coinvolti tutti, dell’importanza della realizzazione di questa
rete locale, innanzitutto perché l’idea nostra è quella di avviare una ricerca, in parte era già stata
avviata per l’evento dello scorso anno, con tutte le Amministrazioni comunali del nostro
territorio, proprio milanese, che già si sono adoperate per azioni di pace, per progetti di
solidarietà, di cooperazione, in queste parti del territorio.
L’altro, che invece è un progetto ambizioso, quello che avete sottoscritto anche voi, riguarda il
fatto di creare una rete nazionale. Questo è un progetto ambizioso perché significa che la nostra
Provincia, da una parte viene riconosciuta come riferimento nazionale rispetto a questo percorso
di pace. Viene dato a questa Provincia, non all’Assessore competente, non alla sua maggioranza,
ma alla Provincia tutta, un riconoscimento reale circa un impegno che a più voci è emerso, in
questo caso in questo Consiglio, ma anche che si è realizzato di fatto non solo nell’iniziativa che
noi abbiamo organizzato, ma vi ricordo che avevate firmato tutti un ordine del giorno presentato
da Casati, proprio sul fatto di devolvere una certa cifra su un progetto a favore del Sudan. Erano
€ 10.000 allora, che però ci sono serviti per avviare un processo di conoscenza, di relazione, con
la società civile, con le ONG che giustamente vogliono avere un ruolo importante in quella
società. Proprio qui sta il punto, è proprio qui che si riesce, soltanto con la partecipazione della
società civile abbiamo capito che si riesce veramente a raggiungere un processo di pace,
soprattutto a fare approvare quelli che sono i nove protocolli che riguardano tutti gli aspetti che
voi giustamente avete sottolineato all’interno dell’ordine del giorno.
Sono obiettivi, quelli che avete citato, e propositi inseriti in impegni, magari sotto forma
differente, a livello nazionale, portati avanti dal Coordinamento Nazionale degli Enti locali per la
pace che in questo caso ci chiede di essere come Provincia tutta un riferimento in questo senso.
Allora ben vengano anche le richieste ovviamente di impegno maggiore per quanto concerne la
parte della cooperazione internazionale. E’ stata citata la parte relativa ai capacity building, vi
devo dire che è una richiesta espressamente sottolineata da parte dei rappresentanti del Sudan.
Ricordo che un rappresentante che attualmente è ministro in quel Paese, ha svolto dei corsi di
formazione tramite questa questione dei capacity building. Immaginatevi che soddisfazione ci
può essere nell’essere riusciti a contribuire a far crescere quella che è una conoscenza a livello
anche amministrativo e politico di come può essere il funzionamento di un Governo.
Io volevo soltanto comunicarvi, e concludo, che ci saranno alcune tappe concrete, una di queste
sarà quella di portare, chiaramente anche con il contributo del Presidente del Consiglio che ho
visto è scritto che dovrà mandare il nostro ordine del giorno a tutti gli altri enti locali, ma poi la
realizzazione concreta della rete attraverso anche l’utilizzo, e qui vi invito a vederlo, del nostro
sito sulla pace, il sito della Provincia di Milano che ha un link che è destinato alla rete Sudan. Il
lavoro che faremo verrà svolto anche coinvolgendo i Comuni per la pace, che già esistono nel
nostro territorio e vi terremo sempre informati rispetto alla possibilità, per esempio, di vederci
impegnati in un’eventuale delegazione di amministratori locali che possa vedere una nostra visita
in Sudan, proprio per conoscere meglio la realtà e programmare con più consapevolezza gli
interventi di cooperazione decentrata. Grazie a tutti, concludo dicendo che non voglio entrare nel
merito dell’ultimo discorso sulle libertà giustamente religiose, i diritti, ecc., che stiamo
31
valutando. Era all’interno anche degli obiettivi del Comitato di Coordinamento della Casa della
Pace, proprio per organizzare al più presto un evento che sottolineasse molti degli aspetti che
sono stati detti dai Consiglieri di minoranza. Grazie.”
Vice Presidente Cavicchioli: “Per dichiarazione di voto, ci sono interventi? Dapei.”
Consigliere Dapei: “Grazie Presidente. Noi siamo cofirmatari di questa proposta del collega
Patta e voteremo a favore di questo ordine del giorno, che speriamo in qualche modo contribuisca
alla realizzazione di qualcosa di concreto per un Paese, e soprattutto un Popolo che, come è stato
qui ahimè ma giustamente ricordato, patisce indicibili sofferenze. Ci sono molti italiani
fortemente impegnati da tanto tempo sul territorio e noi con il voto favorevole a questa proposta
vogliamo anche rendere omaggio a loro, qualcuno è stato ricordato, non possiamo citarli tutti,
Barbara Contini e quanti altri. I dati che ci arrivano dalle organizzazioni impegnate sul posto,
pensiamo all’Unicef, alla Fao e quant’altro, tracciano un quadro drammatico, basta vedere
l’aspettativa di vita che è tra le più basse che io abbia visto in statistiche simili, il numero dei
bambini che perdono la vita nei primi cinque anni di vita, l’accesso all’acqua.
Io so che la Provincia e società che hanno a che fare con la Provincia e i Comuni hanno fatto
molto in questo senso in Paesi lontani, il mondo è troppo grande per le nostre capacità ma uno
dei grandi problemi che si aprono nel momento in cui c’è la pace, quindi problemi ormai non più
di sopravvivenza dalle pallottole ma dalle malattie e dalle altre sventure, uno dei più grandi
problemi è che circa il 40% della popolazione del Sudan non ha accesso ad acque pulite. Stiamo
parlando di un Paese gigantesco, possiamo solo contribuire a fare qualcosa ma è un contributo
che chiediamo anche noi che venga dato perché è assolutamente indispensabile porsi anche
problematiche quali queste.
L’aspetto sull’informazione è fondamentale, il mondo si muove su certe problematiche
soprattutto quando l’opinione pubblica percepisce l’esistenza di un problema, se non c’è questa
percezione, non si muovono i governi, non si muovono i poteri che possono in qualche modo fare
qualcosa. Noi credo già nella seconda seduta dopo l’insediamento di questa tornata abbiamo
posto questo problema, in realtà lo ponemmo all’Assessore alla cultura perché circolava uno
spettacolo teatrale organizzato tra l’altro, voglio citare anche lui non perché sia mio cognato,
Antonio Calbi che è stato spesso sia in Sudan che in Ruanda a fotografare la situazione,
soprattutto per portarne l’immagine qua, per renderci conto di cosa stava succedendo. Ci fu, è
stato ricordato, un convegno e quant’altro.
La Provincia, per quello che fin qui ha potuto fare diamo atto che si sia mossa, quindi anche la
stessa Provincia ottiene il riconoscimento per quello che può valere dal nostro gruppo consiliare
con il voto favorevole. La firma del trattato di pace è l’inizio di un percorso, finalmente, e non
l’ottenimento di un risultato. Il mantenimento della pace passa anche e soprattutto da dare la
libertà dal bisogno a popolazioni e governi. In questo senso l’occidente può fare molto perché la
testimonianza di quello che la nostra civiltà ha saputo fare e non fare, gli errori che ha commesso
e ha imparato a non commettere più, per il resto del mondo devono essere quell’esempio che fin
qui è mancato, perché più che essere fornitori di armi o di motivi di conflitto, ahimè non siamo
stati.
In questo senso c’è da registrare un chiaroscuro rispetto al ruolo dell’ONU. L’ONU è
un’organizzazione democratica di membri spesso non democratici, quindi noi dobbiamo fare
qualcosina in più perché qualche altro Paese finora ha fatto troppo poco, anzi peggio.”
Riassume la presidenza dell’adunanza il Presidente del Consiglio Ortolina.
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Presidente Ortolina: “Credo siano terminate le dichiarazioni di voto, per cui credo che
possiamo mettere al voto l’ordine del giorno sul Sudan di cui abbiamo sinora discusso. Invito i
Consiglieri tutti a rientrare in aula e dichiaro aperta la votazione.”
Dopodiché, chiusa la discussione, il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il seguente
ordine del giorno:
“IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
in adunanza 23 febbraio 2006
Considerato che:
•
il 9 gennaio 2005 è stato siglato l’Accordo di pace complessivo per il Sudan dopo oltre venti
anni di conflitto;
•
la situazione sudanese è da considerarsi tuttora complessa e tale da rendere necessario anche il
sostegno della Comunità Internazionale al fine di favorire l’implementazione degli accordi;
•
si conviene quale compito delle amministrazioni locali favorire in un clima di reciprocità
internazionale lo sviluppo di una situazione di pace e di rispetto dei diritti umani su scala
mondiale;
•
si ritiene opportuno operare al fine di rendere possibile l’implementazione ed il rispetto degli
accordi siglati;
•
la cooperazione decentrata rappresenta un utile strumento di aiuto allo sviluppo e all’instaurarsi
di un clima favorevole di concordia a livello locale.
Ritenute positive le azioni intraprese dalla Provincia di Milano in merito a:
9 progetti di cooperazione quale quello avviato in collaborazione con Amani per l’educazione
nella zona dei Monti Nuba;
9 relazioni con società civile che hanno consentito di svolgere nel marzo 2005 la Conferenza
Internazionale “Quale pace per il Sudan?” in collaborazione tra la Campagna Sudan e la
Provincia di Milano.
Valutata la necessità di:
•
monitorare lo sviluppo ed il percorso di pace indicato dai 6 protocolli d’intesa firmati, nonché
dall’accordo complessivo, dedicati alla separazione tra Stato e Religione,
all’autodeterminazione, alla divisione dei poteri, alla ripartizione delle risorse (incluso il
petrolio), alla sicurezza, al rispetto del cessate il fuoco ed allo stato delle aree contese di Abyei,
Monti Nuba e Nilo Azzurro;
•
monitorare e favorire il rispetto dei diritti umani, tema ad oggi ancora estremamente delicato;
33
•
favorire la crescita di una forte società civile e la sua partecipazione alla vita democratica del
nuovo Sudan, in particolare facendo attenzione al rispetto in un quadro democratico condiviso
delle diverse componenti etniche, religiose e culturali che compongono la società sudanese;
•
favorire la permanenza e la continuità di azione dei progetti di cooperazione in grado di rendere
possibile uno sviluppo locale significativo e capace di rendere misurabili, dalla popolazione, i
dividendi della pace;
impegna
la Giunta provinciale e l’Assessore alla Pace e alla Cooperazione competente
1. a fare opera d’informazione sul territorio locale e nazionale circa l’evolversi della situazione in
Sudan e il progredire del percorso di pace;
2. a favorire la costruzione di una rete locale e nazionale di enti locali per la cooperazione
decentrata con il Sudan;
3. a favorire i progetti di capacity building in grado di contribuire alla costruzione e gestione delle
amministrazioni locali sudanesi, in osservanza di un campo d’azione indicato a livello mondiale
dall’UNDP;
4. a diffondere materiali sulla situazione sudanese e a utilizzare le competenze acquisite in
specifici percorsi di formazione per le amministrazioni che si interessino alla questione;
5. a favorire la realizzazione di progetti concreti per una piena solidarietà con il popolo sudanese;
impegna altresì
il Presidente del Consiglio provinciale a diffondere l’ordine del giorno a tutti i consigli comunali del
territorio provinciale.”
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico.
Durante la votazione è temporaneamente assente il Segretario generale; svolge le sue funzioni il Vice
Segretario generale.
Assenti al momento della votazione il Presidente della Provincia Penati e i Consiglieri Arrigoni,
Caputo, Casati, Censi, Colli, De Nicola, Frassinetti, Grimoldi e Musciacchio.
E così risultano presenti 36 Consiglieri.
Sono altresì presenti gli Assessori: Barzaghi, Brembilla, Dioli, Matteucci, Mezzi e Ponti.
Terminate le operazioni di voto, dichiara approvato l’ordine del giorno con trentasei voti a favore.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Presidente Ortolina: “Passiamo all’ordine del giorno successivo. Considerato che ormai sono
circa le 19, considerato che alcuni Consiglieri mi hanno invitato a chiudere abbastanza presto per
una serie di impegni, considerato che la messa in discussione di altri ordini del giorno potrebbe
impegnarci in un tempo molto significativo, salvo imprevisti proporrei di discutere soltanto
questo ordine del giorno, rispetto al quale do la parola al Consigliere Lombardi per
l’illustrazione. (Intervento fuori microfono). Lo so, è il solito discorso, noi stiamo andando in
34
ordine cronologico di presentazione degli ordini del giorno. Anticipiamo, come sapete, quelli che
hanno firme di tutti i gruppi. Prego Lombardi.”
Il Presidente del Consiglio pone quindi in trattazione lo:
ARGOMENTO N. 2/5 DELL’ORDINE DEL GIORNO – Ordine del giorno presentato in data 28
novembre 2005, primo firmatario il Consigliere Lombardi, in merito ai disagi dei cittadini del
quartiere Pelucca – Villaggio Falck di Sesto San Giovanni per inquinamento causato da veicoli.
Consigliere Lombardi: “Grazie Presidente. Questa in realtà è una riproposizione di un ordine
del giorno che riguarda il casello di Sesto San Giovanni. Io ho portato qui uno schemino,
purtroppo non sono abile nel proiettare, per cui soltanto chi ha una buona vista può vedere, ma
intanto con il ragionamento cercherò di rendervi partecipi di quanto è qui disegnato.
Sostanzialmente, anche le tangenziali milanesi, così come succede per il grande raccordo anulare
di Roma, si può parlare di un grande cerchio che contorna Milano, che circonda Milano. L’unico
casello che interrompe questo cerchio, è quello di Sesto San Giovanni.
Il Presidente del Consiglio provinciale mi guarderà un po’ di traverso perché anche per quanto lo
riguarda ricordo le battaglie riguardanti il casello di Carugate, però mi consentirà di dire che in
realtà il casello di Carugate, pur essendo importante per i locali e anche per la viabilità del
milanese, non è esattamente all’interno del cerchio delle tangenziali, è leggermente più spostato
ad est e quindi non interrompe il cerchio delle tangenziali.
Per far capire un po’ quello di cui stiamo parlando, è un casello da cui transitano ogni giorno
circa cinquantamila veicoli, ma il flusso dei veicoli che utilizzano la tangenziale nord, che è un
peduncolo di km. 2,800 è molto, molto superiore, stime attendibili non ne ho trovate però credo
che siamo nell’ordine di almeno centomila veicoli al giorno. Dove finiscono gli altri
cinquantamila veicoli che non transitano dal pedaggio? Finiscono nella viabilità ordinaria del
nord milanese, in particolare dalle parti di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese, perché per
km. 2,800 l’utente, spesso pendolare, si trova a pagare € 1,5 a passaggio quindi, dovendo andare
e in molti casi anche tornare, si tratta di € 3 al giorno che partono soltanto per fare soltanto k.
2,800. Ovviamente l’istinto di sopravvivenza anche economica ha suggerito ai pendolari di
bypassare il casello e quindi di utilizzare la viabilità ordinaria. Facendo così si perdono soltanto
sette o otto minuti, a fronte di un mancato esborso di € 3 al giorno, ripeto.
Ovviamente le tangenziali, anche in quel peduncolo, continuano a rimanere intasate perché
ovviamente c’è tanta, tanta gente che usufruisce di macchine aziendali, oppure i camion che
comunque continuano a intasare anche il peduncolo. Per cui abbiamo una situazione di
inquinamento e di congestione del traffico che investe tutta la fascia nord di Milano, in
particolare Sesto e Cologno. L’inquinamento è notevolissimo, come potete immaginare, perché
semplicemente il flusso dell’autostrada, sapete bene negli orari di punta e non solo di cosa stiamo
parlando, transita attraverso case, attraverso scuole, attraverso parchi pubblici, attraverso asili,
c’è di tutto, lì sono due città grosse che si intersecano in quel punto dove c’è la barriera, dove la
gente tenta di bypassare la barriera.
Anche la circoscrizione 4 di Sesto San Giovanni, quella del Villaggio Falck ha da tempo
ingaggiato una battaglia cercando di sensibilizzare le istituzioni, in primis la Provincia, visto il
ruolo che ricopre in Serravalle prima e in ASAM adesso. Sono passati ben undici anni dal giorno
in cui è stata inaugurata la tangenziale nord, non per polemizzare ma soltanto per fare una
cronistoria adeguata, preme ricordare, lo fa anche chi siede in consiglio di zona 4 a Sesto,
maggioranza targata assolutamente centrosinistra, ma credo che questi problemi sono veramente
al di fuori degli schieramenti, e io in questa occasione ricordo che il Presidente Penati si era più
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volte impegnato a eliminare il casello qualora gli introiti del casello avessero ripagato la
costruzione della tangenziale.
E’ inutile dire che ovviamente la tangenziale si è ripagata più e più volte. Non solo, i contribuenti
di quella zona e anche del resto del milanese sono stati beffati più volte, perché noi abbiamo
pagato questo peduncolo di km. 2,800 con le opere per i mondiali del 1990, l’abbiamo pagato con
i finanziamenti per le opere delle Colombiadi del 1992, e chi usufruisce, e siamo in tanti, di quel
casello lo sta pagando con i 3 euro al giorno famosi di cui dicevo prima.
Il Presidente Penati ha verificato, ma poi una volta verificato no c’è stato l’atto conseguente alle
parole spese anche in campagna elettorale. Ricordo personalmente su un muro del villaggio Falck
la scritta, all’indomani della vittoria di Palazzo Isimbardi: bravo Penati, adesso via la barriera. Il
muro è stato abbattuto perché lì adesso sta sorgendo… City, la barriera no.
Ho avuto nel frattempo, mentre affrontavo in varie maniere, anche in loco, questa battaglia che
mi vede impegnato ormai da un anno e mezzo, ho ricevuto una risposta scritta da parte
dell’Assessore Matteucci, la quale mi ha lasciato abbastanza di stucco perché ha aperto più fronti
rispetto al problema in sé. Quindi, il problema in sé rimane, e la soluzione viene rimandata a un
tempo che è più in là da venire, ma per cercare di attenuare quelli che sono i problemi oggi
esistenti su questo peduncolo, Matteucci dice che la Serravalle realizzerà un’uscita diretta, non a
pagamento, in direzione Cologno San Maurizio. In questo modo, la componente di traffico diretta
verso est eviterà di transitare dalla frazione Pelucca.
Su queste soluzioni il Comune di Cologno si è riservato di valutare la fattibilità connessa a
problemi idrogeologici, fiume Lambro. Cosa vuol dire questo primo punto? Stiamo discutendo di
uno svincolo alla tangenziale nord, quindi alle tangenziali milanesi, che passerà esattamente
sull’alveo del Lambro, esattamente dopo che la Provincia e la Regione hanno messo in campo un
impegno che ormai va avanti da sei anni, per fare un grande parco intercomunale, una grande
oasi naturalistica che si chiamerà Parco della media Valle del Lambro. Quindi, come abbiamo
visto in commissione qualche tempo fa, nel mentre in cui si pensa ad un parco, si è già pensato
alla tangenziale che ci passa in mezzo.
Non è un caso isolato, porterò altri esempi in Consiglio Provinciale, lo stiamo vedendo già in
commissione. Non mi meraviglia che il Comune di Cologno abbia delle forti perplessità. Questa
volta, almeno a quanto dice qui, soltanto per il rischio idrogeologico ma io dico anche un fatto di
coerenza, dopo sei anni e milioni di euro spesi per riqualificare una zona che era in particolare
dismessa, discariche della ex Falck, ecc., una volta riqualificata, una volta restituita al pubblico
una fetta importante del nord milanese, ci passiamo in mezzo con la tangenziale.
Tra gli altri palliativi che vengono indicati nella lettera, c’è anche il fatto che adesso verrà aperta
una nuova strada di collegamento diretto che passerà proprio in mezzo al quartiere ex Falck.
Questa, secondo me, è un’aggravante perché adesso impieghiamo otto minuti per bypassare il
casello, nel momento in cui - ma credo che in questi giorni sia già stata aperta - verrà aperta
questa nuova strada di collegamento interno a Sesto San Giovanni, si impiegheranno quattro
minuti, per cui anche quelli che oggi non pensano di bypassare il casello, domani ci penseranno
volentieri.
Le altre soluzioni sono francamente veramente poca cosa, su questo mi pareva giusto puntare
l’attenzione, ma anche su quello che è il provvedimento a lungo termine, che mi ha lasciato e che
ci ha lasciato alquanto perplessi, anzi sbigottiti direi. L’Assessore Matteucci dice: non vi
preoccupate, tanto il casello di Sesto tra due anni non servirà più, perché tanto si pagheranno
tutte le tangenziali milanesi.
Io credo che anche gli altri amici del gruppo avranno occasione già oggi di intervenire su questo,
io dico che questa è una soluzione veramente abominevole in quanto ci troveremo Milano e le
strade provinciali che corrono parallelamente o vicino alle tangenziali milanesi intasate. Ci sarà il
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capoluogo e i Comuni limitrofi dell’immediato hinterland completamente intasati da veicoli che,
pur di non pagare un tot, che può anche essere pochissimo, comunque moltiplicato per i giorni
della settimana e del mese, diventano molto e cominciano a pesare parecchio sulle tasche delle
famiglie lombarde, pur di non pagare l’utilizzo delle tangenziali milanesi faranno di tutto e
ovviamente intaseranno la viabilità ordinaria.
Io credo che questa sia una non soluzione che vada nella direzione esattamente opposta rispetto a
quanto abbiamo sentito dire qui su ASAM e sulla volontà della Provincia di avere una
partecipazione pubblica attraverso ASAM. ASAM è stato detto che è stata fatta per garantire la
qualità della vita, ASAM è stata fatta per migliorare la vita dei cittadini milanesi. Io credo che se
queste sono le soluzioni e se questo è il cammino che sta intraprendendo ASAM ne vedremo
delle brutte, non delle belle.”
Nel frattempo è uscito dall’aula l’Assessore Brembilla.
Consigliere Barbaro: “Grazie Presidente. Il collega Lombardi pone alla nostra attenzione un
problema assai delicato, la mobilità in un’area della Provincia di Milano che rappresenta, per la
verità, quasi la complessità totale non solo della Provincia ma dell’intera Regione Lombardia. Io
credo che la risposta rispetto a quanto ha evidenziato poc’anzi, inquinamento, congestione, il
tempo per raggiungere percorrenze limitate che ormai hanno superato in gran lunga quelli che
possono essere tempi accettabili, io credo che ASAM debba studiare forme non per sfuggire il
problema, studi di fattibilità, di concerto, perché sono due i Comuni interessati, il Comune di
Sesto San Giovanni e il Comune di Cologno Monzese.
Io non entro nello specifico, nel merito di quale potrebbe essere la più idonea soluzione per dare
una risposta concreta all’inquinamento, alla congestione e, aggiungo, anche ai costi economici. Io
non voglio entrare nel merito, anche perché potrebbero essere sistemi di pagamento elettronici, se
si punta alla gratuità è un discorso, se invece vogliamo risolvere il problema ci sono tante altre
soluzioni, ripeto potrebbe essere il sistema di pagamento elettronico. Ma secondo una mia
modesta convinzione, è che noi dobbiamo cambiare filosofia, perché teoricamente, facendo uno
scenario, picchettiamo come qualcuno ci ha insegnato il casello, lo togliamo, non vi è dubbio che
qualche miglioria di fatto scaturirebbe. Ma siamo certi di dare la risposta per quanto riguarda
l’inquinamento? Prego? Fatemi finire il pensiero. Beati voi che avete queste certezze! Io non le
ho queste certezze nel regno dei cieli. Non le ho queste certezze, anche perché poi i tempi di
percorrenza per Milano e da Milano per, ci portano a fare una disamina più organica, che non
significa non fare nulla, parliamoci chiaro.
L’ordine del giorno, lo dico con serena tranquillità, senza nessun tipo di arroccamento di
maggioranza, non me la sento di approvarlo per una semplice ragione, perché non fa un cenno a
cambiare filosofia. Qui diciamo va bene la macchina, adoperiamola a tutti i costi. Sono opinioni,
possono essere non condivise, per carità. Di potenziare il trasporto pubblico caro Lombardi tu
non fai un cenno per quanto riguarda tentiamo di dare una risposta che ci siano meno code
possibili, le code creano maggiore inquinamento, ecc., ecc., l’hai scritto anche nell’ordine del
giorno, quindi le ricadute negative. Ma non mi dici però, e io non condivido ma lo dico con
rispetto, nella più ampia soggettività, non mi dici però la soluzione potrebbe essere una volta che
abbattiamo teoricamente il casello, il problema inquinamento sparisce? Nel modo più assoluto
no.
Incominciamo a ragionare per quanto riguarda anche in quell’area, in quel quadrante, di
potenziare i mezzi pubblici, ma non per sfuggire, i mezzi pubblici con quella logica di tentare di
spostare il traffico personale, lo so Luca, è così perché ci siamo assunti degli impegni, non
rinnego me stesso. Il problema è di invertire la tendenza, altrimenti è un palliativo, banalizzo,
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una frattura alle ossa e mettiamo il cerotto. Noi non dobbiamo mettere il cerotto se è una frattura,
se necessita il gesso si mette il gesso, se devi restare quaranta giorni immobile come è successo a
qualcuno, a chi vi sta parlando, devi stare quaranta giorni immobile.
Per concludere, uno studio di fattibilità da parte di ASAM, ricordando che fino ad oggi ASAM
non è entrata nella piena titolarità, abbiamo una Serravalle. Uno studio di fattibilità che deve
essere portato in Consiglio provinciale e vediamo cosa ci indica per la soluzione del problema.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Tranquillino. (Presenti 37)
Consigliere Clerici: “Le parole del collega mi lasciano un momentino perplesso, perché
sembrerebbero voler smentire il principio di Bernulli e il tubo di Venturi, laddove recitano che
diminuendo la sezione aumenta la velocità. Nel traffico è esattamente il contrario, se si
diminuisce la sezione, il traffico rallenta e inquina, e noi vogliamo velocizzarlo. E’ giusto, lo so
che è giusto. (Interventi fuori microfono).”
Presidente Ortolina: “Lasciamo parlare Clerici, per favore.”
Consigliere Clerici: “Oggi mi voglio proprio sbizzarrire sui vari temi. Volevo dire che, prima
di tutto, come ci ha non meno di due ore fa detto il Presidente di questa Provincia, Presidente
Penati, che è aduso scegliere le persone per la loro competenza, oltretutto dimostrata, e per il loro
valore, il Professor Sapelli che è uomo di competenza e di valore ci ha detto che a un certo punto
le tangenziali vanno fatte e le macchine vanno fatte correre. E l’ha detto in quest’aula, non l’ha
detto in camera caritatis per tenere buono il Clerici di Forza Italia della situazione, l’ha detto di
fronte a tutti, scelto dal Presidente Penati.
Qual è il problema? Ed è un problema anche politico, perché voi vi riempite tanto la bocca della
città metropolitana, ebbene signori miei dall’epoca del cavallo, del carretto e delle biciclette, la
città si è estesa. E’ vero, esiste la città metropolitana, esiste la conurbazione fino a Sesto San
Giovanni, e allora la nostra tangenziale è diventata una via della città, punto e basta. E’ inutile
che per andare da qui a casa mia io debba pagare il Corso Monforte, la Via Cino del Duca, Piazza
San Babila, mettiamo del road pricing ovunque. Scusate, il bello della diretta diceva Gianni
Minà, un grande, un estimatore di Che Guevara. Torniamo a noi, io sono per il road pricing,
perché ha un senso. Ha un senso dire se io ti offro il mezzo per venire in centro, metropolitana,
autobus, tram, taxi e tutto quello che vuoi, ma questi signori, uno per tutti davanti a me, che
usano la tangenziale o le tangenziali per necessità, per necessità! Devono essere taglieggiati, tra
l’altro facendo male anche i conti caro Ruggiero, perché ci si mettono sette o otto minuti di più,
ma sai sette o otto minuti cosa costano in macchina? Allora, da quel prezzo devi togliere i sette o
otto minuti, poi devi aggiungere anche il costo dell’Epatos B12. L’Epatos B12 è quell’unguento
che regola il nostro fegato, che diventa marcio a furia di stare in coda sulle strade.
Laddove la gente agisce in stato di necessità, come sulle tangenziali che sono sistematicamente
intasate, non si riesce a correre, o noi offriamo delle alternative, o noi dobbiamo smetterla di far
pagare. Perché questi pagano quando comprano la macchina, quando trapassano la macchina,
quando pagano il bollo, quando vanno a fare la benzina che è la più cara d’Europa insieme
all’Olanda, e via dicendo, ma questi signori quante volte devono pagare? Allora, è solo perché
uno deve uscire a Sesto San Giovanni? Se esce prima non paga, si fa 20 km gratis, ma se va a
Sesto San Giovanni deve pagare. Cos’è? La gabella? Siamo tornati ai dazi? Il Signor Penati non
si scandalizza per questa cosa, visto che i suoi stessi cittadini, o meglio ex cittadini o concittadini
lo esigevano? Un atto di ragionevolezza!
Dobbiamo far pagare? Facciamo pagare tutti piuttosto, il minore incasso che lo paghi la
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comunità, perché la comunità ha di ritorno, ha come beneficio di ritorno il non inquinamento.”
Nel frattempo sono usciti dall’aula l’Assessore Matteucci e il Consigliere Esposito. (Presenti
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Consigliere Guerra: “Grazie Presidente. La prima considerazione che mi viene da fare è che il
problema traffico non si scopre in questo momento, è che quella barriera esiste lì da anni, per cui
il problema è noto, esiste da anni ripeto, tra l’altro chi vi parla conosce bene quelle zone perché
vengo praticamente da lì, ho modo di constatare ogni mattina il traffico e il problema
conseguente che si crea, cioè quello dell’impatto ambientale e quindi quello che vivono i cittadini
di quel quartiere che è la Pelucca di Sesto San Giovanni.
Io vorrei cercare di evitare di ridurre il discorso dell’ordine del giorno presentato dal collega
Lombardi in una votazione secca, quindi ottenere come contropartita un annullamento delle
intenzioni che io comprendo e che in fonde anche condivido del Consigliere che ha presentato
l’ordine del giorno. Allora io pensavo questo, c’è un tavolo aperto con gli enti locali su questa
vicenda, quindi c’è un confronto tra i Comuni che sono coinvolti, in particolar modo il Comune
di Cologno Monzese per quanto riguarda la parte inerente al futuro Parco della Media Valle del
Lambro, e anche del Comune di Sesto, con Serravalle che ha promesso di rendere molto più
efficienti i meccanismi della barriera del casello.
Inoltre, c’è la Provincia che in questo tavolo sta avendo un ruolo e può avere ancora un ruolo di
concertazione, di programmazione per la soluzione del problema traffico dovuto a questa
barriera. Io suggerirei di fare intervenire, anche se so che è difficile, un altro ente che è
importantissimo ma che nessuno ha citato, che l’Aipo, cioè quell’ente che ha competenze dirette
sull’alveo del fiume Lambro, perché Cologno Monzese ha il grosso dramma, e l’abbiamo
sperimentato qualche anno fa con l’esondazione del fiume Lambro, che non riesce ad avere una
interlocuzione valida con l’ente preposto a fare i lavori di sistemazione idraulica, quindi gli
interventi sulle sponde del fiume Lambro per quanto concerne la pulizia, il rifacimento degli
argini, la creazione di casse di espansione in caso di esondazione, e quant’altro.
Io suggerirei, appunto perché non me la sento di esprimermi questa sera con un voto secco per un
problema concreto che esiste, di dare un impegno all’assessorato competente, e tenere aperto
questo tavolo con gli enti preposti e di presentarsi con un progetto più complessivo e più certo,
per cercare di dare delle soluzioni al problema che c’è in essere. Penso che sia questa la
soluzione, una delle possibili soluzioni concrete che si può offrire ai cittadini di quella zona,
onde evitare poi una serie di posizioni che sono demagogiche, togliamo da oggi a domani la
barriera, e tutto quello che ne consegue.
Per cui l’intervento che volevo fare io è di questo tipo. Condivido il taglio, le preoccupazioni che
sono espresse nell’ordine del giorno, penso che però la soluzione debba essere trovata in maniera
più lavorata, per cui io spingerei per un impegno politico e un impegno concreto, che è quello di
un progetto che la Provincia può presentare dopo aver sentito gli enti locali e gli enti che sono
interessati all’interno della vasta area di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, del Parco della
media Valle del Lambro.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere Censi. (Presenti 37)
Presidente Ortolina: “Di fatto, chiede un congelamento dell’ordine del giorno. Poi sentiamo
Lombardi, ovviamente. Meroni, prego.”
Consigliere Meroni: “Grazie Presidente. Lei che è di Carugate, sa benissimo che ultimamente
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abbiamo manifestato presso il casello di Carugate, noi come Lega Nord per l'Indipendenza della
Padania chiedevamo e chiediamo l’abolizione di questo inutile pedaggio. Quindi ci trova
concordi con l’amico Lombardi sull’eliminazione dei caselli. Il problema è molto semplice se lo
mettiamo, come mi piace metterlo, in politica. Non è da ieri che i Sindaci del centrosinistra che
hanno amministrato in tutti questi anni l’area del vimercatese, erano con noi a manifestare
quando qui non c’era il Presidente Penati ma c’era la Presidente Colli.
Quindi io potrei anche accettare quello che dice l’amico Guerra di un congelamento, l’importante
è capire cosa vogliamo fare, perché da parte nostra abbiamo sempre auspicato l’abolizione di una
tassa ingiusta, non equa per chi utilizza per andare a lavorare la tangenziale, ma l’abbiamo detto
quando qui c’era la Colli e lo diciamo oggi quando qui c’è Penati. Non vi chiediamo di metterci
d’accordo, chiediamo di trovare una soluzione alternativa, che potrebbe anche essere quella di
pagare se non ci fossero le code. Utopia! Noi paghiamo ma le code ci sono lo stesso,
bisognerebbe capire se la strategica che ha in mente il Presidente Penati prevede ulteriori
infrastrutture per la nostra Provincia di Milano, vorrei dire Brianza ma dico per la nostra
Provincia di Milano, per uscire da questo impasse che mette a repentaglio non tanto, come
qualcuno ha detto, la vita dei cittadini, mette a repentaglio giustamente il fegato dei cittadini,
perché pagare, rimanere in coda, arrabbiarsi, incazzarsi, arrivare in ritardo agli appuntamenti, poi
magari trovare quello che ti dà il volantino dicendo noi proponiamo, e ritrovarcelo dopo dieci
anni che amministra o che presiede il Consiglio provinciale di Milano e non proferisce parola,
magari uno può anche dire che qui ci prendono tutti in giro. La classe politica dovrebbe dare
anche delle soluzioni, è per quello che noi siamo favorevoli a questo ordine del giorno, come
eravamo favorevoli tanti anni fa, quando qui amministrava il Presidente Tamberi. Grazie.”
Presidente Ortolina: “Soltanto per orientare il dibattito successivo. Lombardi, rispetto
all’ipotesi che faceva Guerra, lei come la pensa? La parola a Lombardi.”
Consigliere Lombardi: “Anzitutto sono primo firmatario ma ci sono altri che hanno firmato
l’ordine del giorno. Per quanto riguarda il mio parere, credo che non sia opportuno rinviarlo
perché già il 18 novembre 2004 avevo presentato un identico ordine del giorno, avevamo
concordato un testo che si chiudeva impegnando l’Amministrazione provinciale ad avviare una
riflessione nelle commissioni e negli assessorati competenti, per affrontare e risolvere alla radice
i problemi citati. Un anno e mezzo fa, dovevamo avere…”
Presidente Ortolina: “Quindi chiede di metterlo ai voti comunque, d’accordo. Gaiardelli,
prego.”
Consigliere Gaiardelli: “Grazie Presidente. Io mi permetto comunque di insistere con il collega
Lombardi e con gli altri colleghi che hanno presentato questo ordine del giorno, perché anche in
assenza dell’Assessore che purtroppo si è dovuto assentare, mi pare che facciamo un
ragionamento un po’ monco. Da un punto di vista generale, quindi senza entrare nello specifico,
noi siamo favorevoli a valutare una politica di road pricing rispetto agli accessi a Milano. Certo il
problema, e qui subentra la questione dell’equità, è che alcuni pagano e pagano esageratamente,
altri non pagano affatto, quindi chiaramente lo studio e il ragionamento andrebbe fatto più in
generale su tutto il sistema delle tangenziali e il pedaggiamento delle tangenziali. Io non credo
che sia corretto che alcuni per percorrere poche centinaia di metri paghino un pedaggio
esagerato, mentre altri percorrono grandi tratti di sistema tangenziale, di fatto senza pagare.
Bisognerebbe studiare un modo affinché ci possa essere un’equità anche nel pagamento del
sistema delle tangenziali.
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Proprio per questo, la valutazione che noi facciamo è che il sistema di pedaggiamento portato su
tutto il sistema delle tangenziali deve servire come deterrente ad entrare in città con le auto,
salvaguardando il problema della salute non in termini solamente locali, giustamente il quartiere
che ci ricordava il Consigliere Lombardi ha questo problema di traffico parassitario, il problema
però della qualità dell’aria è purtroppo un problema più generale di tutta l’area metropolitana
milanese.
Quindi mi piacerebbe poter fare questi ragionamenti con l’Assessore competente, per vedere
effettivamente cosa si può fare. Io penso ad esempio che magari in un primo momento potrebbe
essere da valutare una riduzione del pedaggio, potrebbe essere una strafa forse più percorribile
rispetto all’eliminazione totale della barriera. E’ chiaro che sono ragionamenti che dal principio
politico che noi esprimiamo, che è quello di voler salvaguardare la qualità della vita, di un
quartiere, magari raggiungere un sistema della mobilità diverso su tutta l’area metropolitana
milanese, dobbiamo tradurre in un atto tecnico che non ho gli strumenti questa sera per valutare
se sia la soluzione che proponiamo la soluzione più idonea al raggiungimento dello scopo.
Per tornare alla questione del road pricing, io non condivido l’ipotesi emersa su alcuni giornali,
di un pedaggiamento legato alla sola cerchia dei Navigli. Secondo me il problema deve essere
visto in una chiave più ampia, almeno a livello del sistema delle tangenziali, proprio per favorire
l’accesso in Milano con i mezzi pubblici. E’ chiaro ed evidente che il sistema dei mezzi pubblici
al giorno d’oggi non funziona, per cui le risorse che invece dovessero arrivare da questo sistema
di pedaggiamento devono poi essere convogliate sul mezzo pubblico perché non possiamo
chiedere ai cittadini che si recano in città per lavorare di non arrivare in automobile, però di
arrivare stipati sui mezzi pubblici che ci sono una volta ogni tanto e il più delle volte fanno
ritardo.”
Presidente Ortolina: “Scusi Gaiardelli, lei in pratica dice anche che l’eventuale presenza
dell’Assessore Matteucci alla discussione di questo ordine del giorno ci consentirebbe di
assumere una decisione con maggior cognizione di causa? Quindi l’ipotesi potrebbe essere:
congeliamo un attimo, lo ricalendarizziamo la prossima volta, sentendo il parere dell’Assessore.
Lombardi ha sentito? Andiamo avanti nel dibattito, Dapei.”
Nel frattempo è uscito dall’aula l’Assessore Ponti.
Consigliere Dapei: “Grazie Presidente. Consentitemi una battuta sul metodo, quando noi siamo
d’accordo con una proposta che fa la maggioranza, non chiediamo il ritiro, votiamo a favore,
questo l’abbiamo fatto sia in ordini del giorno che in mozioni che in atti importanti di
amministrazione. Ancora oggi abbiamo votato insieme proposte della maggioranza, senza nessun
imbarazzo. Comunque, c’è un fatto nuovo che credo stia alla base dell’iniziativa del collega
Lombardi, che poi si è affiancato, che nasce da lontano perché ha ricordato lui questa è una
proposta fatta già nel 2004, e ritirata o comunque congelata perché bisognava analizzare bene.
Il fatto nuovo è che abbiamo comprato la Serravalle e non mi sembra una cosa di poco conto. Qui
siete venuti a raccontarci, non i presenti, in effetti sono d’accordo con Gaiardelli che sono stati
più gli assenti, ci hanno raccontato che era giusto perché finalmente l’ente locale poteva
comandare in Serravalle. Noi non abbiamo visto una sola volta in cui questo si sia concretizzato
davvero. Non solo, io mi rivolgo anche al collega Patta, primo firmatario del famoso
emendamento del 22 novembre, su questo tema il Presidente Penati è venuto ancora oggi in
Consiglio a dirci che non è come ci aveva raccontato, che Albertini non comanda in SEA, ha
nominato delle persone, le deve lasciar lì con la loro autonomia finché non scadono. Cos’è questa
storia di chiedere le dimissioni in bianco, di far dimettere o quant’altro? Dice Penati, c’è
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un’autonomia, sono due cose distinte l’ente locale, il Sindaco e la SEA che al 80% è posseduta.
Mi auguro, ma non chiedo che qualcuno qua lo ammetta, che qualcuno inizi a rendersi conto di
che cosa veramente è successo. E’ successo che invece di fare un passo in avanti nella possibilità
del Consiglio e dell’ente di determinare le politiche sul territorio della società Serravalle, che non
sto a ricordare cosa comporta, abbiamo fatto un grandissimo passo indietro.
Tra l’altro noi sappiamo perfettamente, e credo che questo sia il vero imbarazzo della
maggioranza, che se la maggioranza dovesse fare propria questa proposta, dovesse riconoscerne
il valore o comunque anche ringraziare perché si è messo nero su bianco una cosa che pensava
anche lei, sa perfettamente che poi non si attua. Questo è il vero problema. Non ci aspettiamo che
lo ammettiate, non è un invito a confessare, ma siamo convinti che il problema è che siete ormai
anche voi intimamente convinti che qualunque decisione venisse mai presa sulla Serravalle qui
dentro avrebbe il valore che ha avuto l’ordine del giorno sulla carta riciclata o sull’ingresso della
Turchia in Europa, che forse può diventare il paletto oltre il quale spostare questo ragionamento,
ancora nessuno ha proposto che si potrebbe riragionarci dopo.
Gaiardelli, perché non c’è Matteucci, ma soprattutto perché non c’è Penati? Ma non è una
battuta, io credo che sia una cosa interessante, riguarda anche Sesto San Giovanni. Rispondiamo
con le battute, ma la mia non lo è. Penati non c’è, ma non è una battuta, perché su questa cosa lui
ha una parte importante, qua non può venire a dire che è colpa di Albertini o del vecchio
Presidente o del vecchio amministratore della Serravalle. Qua bisogna assumersi le proprie
responsabilità e dire che cosa vuole fare la Provincia rispetto a queste cose. Il Presidente della
commissione Barbaro ci dice: chiediamo ad ASAM uno studio di fattibilità. Benissimo, ma di
fattibilità su che cosa? Ad ASAM cosa chiedete? Di fare uno studio per fare che cosa, più caselli,
meno caselli? Lo studio di fattibilità deve verificare che è un’intuizione politica, una volontà
politica sia attuabile o meno, ma noi non abbiamo capito qual è.
Io rimango convinto che Penati ha preferito intervenire sulla SEA, dove è assoluta minoranza e
non sulla Serravalle perché è maggioranza, perché qui lui può fare qualcosa e non se la può
prendere con nessun altro. Credo che veramente questo sia inquietante, non nei rapporti
maggioranza e minoranza, ma su che cosa si è combinato. Poi capisco che in politica vale sempre
più la coerenza, non si può ammettere un errore clamoroso come quello che è stato fatto, noi
diamo come contributo non delle parole ma alcuni ricorsi al TAR che speriamo rimettano a posto
la questione.
Il Presidente Barbaro diceva la questione della gratuità, è stato invece spiegato benissimo, è la
tracimazione il problema, non solo lì ma dappertutto. Ormai, per un verso le infrastrutture
insufficienti, per qualche altro verso in questo caso troppo costose, comportano che qualcuno
abbandoni la tangenziale fatta per un certo scopo e utilizzi altre strade fatte per altri scopi. Non è
che da questo punto di vista la tariffazione automatica risolve il problema. Quanto ci frutta la
Serravalle? Ci frutta meno o più dell’intervento di cui stiamo parlando? Più o meno uguale. Noi
non ci rimetteremmo neanche una lira, non dovremmo tirare fuori soldi per finanziare la
Serravalle. La Serravalle farebbe un po’ meno utili. Sugli studi di fattibilità qual è l’obiettivo?
Gli utili della Serravalle che non vanno più nel nostro calderone ma vanno nel calderone di
ASAM e io non credo che qui qualcuno pensi che ASAM farà asili nido, ASAM non farà asili
nido, pagati i suoi debiti penserà alle questioni autostradali, perché solo società autostradali ha in
pancia.
Sui mezzi pubblici, anche qua non facciamo ricorso contro il Comune che vuole trovare i soldi
per fare la metropolitana, sediamoci insieme al Comune per vedere che cosa bisogna fare per fare
una nuova metropolitana. Ci sono dei costi sociali che bisogna analizzare prima degli utili che
mettiamo a rischio, ne abbiamo parlato anche altre volte, costi sociali di tutti i tipi, anche sulla
sicurezza, quindi sulla sanità e quant’altro, ma questo ragionamento non trova d’accordo chi ha
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evidentemente un’altra linea politica. Avete cambiato cinque volte lo statuto della Serravalle, tre
Presidenti, avete speso centinaia di milioni di euro, poi neanche una questione che riguarda Sesto
San Giovanni, con i muri che un tempo chiedevano a Penati di fare una certa cosa, vi mette nella
condizione di poter assumere una decisione politica. Neanche quella di votare contro perché
adesso faremo altri due o tre tentativi per convincere il Consigliere a ritirare la sua proposta. Io
gli dico, nel ringraziarlo per tutto lo sforzo che ha fatto per porre questo problema, alla luce di
questa novità, la novità che adesso la Serravalle è nostra, prima non lo era, io dico che sta
facendo troppo poco, l’invito che gli faccio io è di valutare come per esempio nel bilancio di
previsione che stiamo per andare a discutere possiamo circostanziare ancora di più come tirar
fuori non un impegno, non un progetto che da anni ci sentiamo raccontare ma un qualcosa di
concreto, e su quello io credo che almeno non abbiamo il problema che si chiederà il ritiro
dell’emendamento in cambio di una raccomandazione, il bilancio si approva o non si approva, gli
emendamenti si approvano o non si approvano.
Questa proposta del collega Lombardi non solo va nella direzione giusta, ma fa emergere anche
dei nodi che sono fondamentali per capire qual è il vero rapporto che ormai ha l’ente locale e i
suoi organi democratici con le politiche sul territorio, e noi lo vediamo non solo sulla viabilità,
ma lo vediamo sul servizio idrico, lo vediamo su ciascuna questione di competenza della
Provincia, le nostre competenze ci sono state succhiate, ci era stato raccontato ripeto, voglio
chiudere su questo, che qualcuno andava lì a rappresentare noi, mentre oggi ci siamo sentiti
spiegare che chi sta lì non rappresenta noi ma la Provincia ha scelto perché gestisca
autonomamente quella partita.
Io credo che da qui al bilancio è fondamentale, se sono coerenti gli inviti che sono stati fatti al
Consigliere Lombardi, cioè che c’è una parte di questa questione su cui possiamo trovare un
accordo, noi dobbiamo sentire dalla viva voce del Presidente della Serravalle, di cui ci siamo
dimenticati l’esistenza, fino all’anno scorso era la questione più importante del mondo, adesso
sembra quasi che non conti più nulla, e dal Prof. Sapelli Presidente di ASAM qual è la linea che
hanno capito che gli sia stata data e se sono disponibili a cambiarla, se non è la linea che questo
organo immaginava di aver dato o che fosse stata data.”
Nel frattempo sono usciti dall’aula gli Assessori Barzaghi, Dioli e Mezzi.
E’ inoltre entrato in aula il Segretario generale, mentre é uscito il Vice Segretario generale.
Consigliere Bruschi: “Sarò abbastanza breve, però l’argomento è indubbiamente importante.
Uno dei problemi è che di ordini del giorno anche votati all’unanimità, per quanto riguarda le
infrastrutture e il trasporto pubblico, sono piene le fosse di questo Palazzo. Io vorrei ricordare
ancora una volta, e continuerò a farlo finché non sarà troppo tardi, un ordine del giorno sulla
privatizzazione della Valdata, cui la oggi totalmente in mano pubblica Serravalle ha dato una
risposta o si accinge a dare una risposta che è radicalmente diversa rispetto a quella che tutti
insieme abbiamo votato. Se un consiglio posso dare al collega Lombardi, che ringrazio perché si
tratta di un’iniziativa assolutamente giusta, è quello di tramutare comunque vada la votazione di
stasera, quell’ordine del giorno in una delibera di indirizzo, perché siccome degli ordini del
giorno sono piene le fosse, allora al di là di come andrà a finire la votazione, è opportuno andare
su una delibera di indirizzo.
Dico questo anche perché per tutta la partita delle infrastrutture e dei trasporti, siano
infrastrutture pubbliche o infrastrutture private, gli atti di questa Amministrazione non mi
soddisfano per niente. Non mi soddisfano da utente del mezzo automobilistico perché a una
promessa elettorale che pure mi risulta essere stata fatta di abolizione di un casello, ancora oggi
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si cincischia.
L’ordine del giorno Lombardi doveva essere abbracciato dalla maggioranza, visto che dà modo
alla maggioranza stessa di ottemperare a quello che era un debito elettorale, e sono debiti che è
opportuno onorare, altrimenti se ne pagano le conseguenze dal punto di vista politico. Non sono
soddisfatto come utente del mezzo pubblico, perché se voglio attraversare la Provincia di Milano
attraverso i mezzi pubblici mi scontro contro le inadempienze che non sto ad enumerare ma che
sono state più volte denunciate dal collega De Nicola, grazie ad un atto di questa
Amministrazione provinciale. Sono un utente della metropolitana, da questo punto di vista gli
unici due atti fatti da questa Amministrazione provinciale sono stati quelli di bocciare più e più
volte ordini del giorno intesi al prolungamento della linea metropolitana fino a Paullo e l’altro
atto è stato quello di ricorrere contro il Comune di Milano, lo ricordava prima il capo Gruppo
Dapei, per la vendita di SEA, non per comprare qualcos’altro ma per avviare i lavori della linea 4
della metropolitana.
Al di là della voglia di Filippo Penati di essere presente anche nel consiglio di amministrazione
di SEA, resta comunque un problema che quando fai un ricorso devi vedere contro cosa ti
scontri. Se noi ci siamo opposti a una determinata operazione ASAM non è stato perché al di là e
al di sotto di ASAM c’erano una serie di atti concreti, ma è stato per una considerazione che
purtroppo viene confermata dai primi atti dell’Amministrazione provinciale.
Chiudo con questa notazione, visto che ASAM non è quella società strumentale della Provincia
di Milano riguardo alle infrastrutture, perché tale non si dimostra e gradirei sapere se la
Presidenza del Consiglio provinciale e/o i suoi Dirigenti abbiano provveduto a trasferire agli
amministratori nominati in grazia della Provincia di Milano i deliberati di questo Consiglio
Provinciale, sia in ordine ai piani industriali sia in ordine a Valdata. Non so se si possa
interrogare il Presidente del Consiglio provinciale ma lo farò, perché tutte le volte che sono
venuti a rispondere in audizione, vuoi l’amministratore delegato di TEM, vuoi il Professor
Sapelli, sono caduti letteralmente dal pero per quanto riguarda i deliberati di questo Consiglio.
Allora mi rivolgo a chi ci deve tutelare, ma non per chiedere di farlo adesso, perché Presidente
Ortolina sarebbe un po’ comodo, ma per capire se è stato fatto quando andava fatto, cioè nel
momento della votazione. Noi alzeremo, l’ho detto la volta scorsa, la nostra soglia di attenzione
rispetto alle nostre garanzie, io credo che in questo momento sarebbe un atto di coraggio da parte
del Consiglio di andare a ottemperare a un ordine del giorno che, ribadisco, va incontro a quella
che era stata una promessa elettorale della maggioranza stessa.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Elli. (Presenti 36)
Consigliere Greco: “Io credo che l’appello che il Consigliere Bruschi ha fatto fuori microfono è
stato indirizzato ad una persona che nel 1971, giovane segretario cittadino del PCI di Cologno
Monzese, aveva fatto un manifesto contro l’insediamento della tangenziale est a Cologno, in una
logica - mi manca Gavazzi in questo momento - da democristianone. Lo dico con lo stesso tono
di affetto con cui lo dice il Consigliere Gavazzi, nel senso che il Sindaco democristiano di
Cernusco sul Naviglio, poi deputato di Forza Italia Gian Stefano Frigerio, riuscì per esempio a
fare in modo che il percorso della tangenziale passasse in un certo modo, per cui servisse
Cernusco ma non frantumasse l’habitat di Cernusco.
Lo stesso fece il Sindaco democristiano di Brugherio, che poi fu il fondatore del primo circolo di
Forza Italia, se ricordo bene. Il Sindaco socialista di Cologno, in una polemica con il PCI che era
all’opposizione di quel tipo di Giunta, disse banalmente che noi eravamo fuori dal circolo del
progresso, ecc., quindi con un discorso di un certo tipo. Poiché c’era un idem sentire fra la
maggioranza che reggeva la Provincia di Milano in quel periodo e la maggioranza che reggeva il
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Consiglio comunale di Cologno in quel periodo, ovviamente furono date tutte le autorizzazioni
possibili e immaginabili perché la tangenziale avesse il percorso che oggi ha, tagliando in due la
città di Cologno. Tagliandola letteralmente in due! E’ questione di questi giorni il parere positivo
dei cittadini che abitano al quartiere Stella su un progetto di mitigazione della tangenziale est
rispetto al quartiere Stella, cosa che si sarebbe potuta evitare se il ragionamento fosse stato fatto
nei termini: cerchiamo di portare meno danni alla città.
Io ricordo che una delle motivazioni che furono usate contro i comunisti di Cologno in quel
periodo su questa vicenda, era non solo che eravamo contro il progresso ma che addirittura non
avevamo a cuore i problemi economici, visto che la richiesta di variante che noi avevamo posto
sul percorso avrebbe comportato una maggiore spesa rispetto a quanto preventivato. Voglio
ricordare, siamo nel 1971, che il preventivo fu di 4 miliardi dell’epoca, io non so fare le
rivalutazioni, oggi saremmo a qualche migliaio di miliardi, e alla fine l’opera costò 16 miliardi.
Poi qualcuno ci ha fatto capire come aumentavano gli appalti, ecc. Io credo che il problema non
sia questo, il ragionamento che mi faccio, quando il Consigliere Lombardi ha preparato l’ordine
del giorno la volta scorsa io mi sono alzato, ho difeso quell’ordine del giorno e a nome della
maggioranza ho annunciato il voto favorevole della maggioranza perché il problema era:
avviamo una procedura di esame della situazione per una soluzione.
Rispetto a questa sera io ho due problemi. Un primo problema è di aver letto sulla Gazzetta della
Martesana il riassunto di questa sera già lunedì, e io quindi qualche problema me lo pongo. Come
fa la Gazzetta della Martesana a uscire lunedì, avanti ieri, con il sunto della riunione di questa
sera in Consiglio provinciale? E’ impreciso, l’unica cosa precisa è che faceva gli auguri che
abbiamo fatto anche noi al collega Lombardi perché era diventato neo papà. Io credo, e mi
rivolgo personalmente al Consigliere Lombardi propri per evitare di mischiare sacro e profano,
perché io ho notato che ogni volta che c’è un’occasione per parlare, si parla di tutto meno che
dell’argomento vero.
Il ragionamento che faccio è di questa natura, primo siamo di fronte ad una proposta, la tua, che
non è originale sotto questo aspetto, nel senso che nel 1994 toccò all’allora Presidente della
Regione Lombardia, l’allora leghista Arrigoni, i colleghi della Lega sono stati informati che avrei
citato il loro Presidente, non il Consigliere che siede in aula con noi, e mi hanno detto: per
favore, dì che non è più della Lega. Ho detto scherzosamente: va bene, parlerò di lui come di un
martire che ha scelto la libertà. Ma in quel momento il Presidente Arrigoni che aveva la
responsabilità della Presidenza della Giunta Regionale Lombarda, rispetto all’iniziativa di due
Consiglieri regionali, lo ripeto, lo dissi quella volta senza citare Arrigoni, la volta scorsa citai i
Consiglieri che avanzarono questa proposta, il Consigliere Guido Galardi e il Consigliere
Camillo Piazza, la risposta di Arrigoni è: “non se ne parla neppure!”
Io sono convinto, avendo fatto un certo tipo di battaglia contro un insediamento di tangenziale,
avendo ripetuto anche contro il peduncolo di Sesto quel tipo di battaglia, io sono convinto che il
problema debba essere affrontato e risolto.
La domanda che io mi permetto sommessamente di porre al Consigliere Lombardi è molto
banale, ci sono battaglie che si fanno per questioni di principio, anzi auspicando di perdere quelle
battaglie, ci sono battaglie che si fanno per crearsi alleanze, per affrontare e risolvere i problemi.
Io sono convinto che il problema sia serio, sono convinto che il problema vada affrontato, vada
risolto, io non posso che richiamarmi a quello che altri colleghi della maggioranza, Guerra e
Gaiardelli in particolare, hanno detto, cioè quello di sospendere il voto questa sera, permettere la
presenza dell’Assessore, chiedere con forza questo studio di fattibilità, ma questa volta ponendo
termini precisi, non voglio dire scriviamo noi il capitolato ma facciamo un ordine del giorno di
indirizzo piuttosto preciso e facciamo in modo che si lavori su un progetto di fattibilità che porti
una soluzione.
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Io vorrei ricordare che a giugno dell’anno scorso, quindi non sto parlando di molti secoli fa, sto
parlando di otto mesi fa, all’assemblea cittadina fatta al quartiere Stella di Cologno c’è stato un
eminente dirigente politico, che non nomino per rispettare la sua privacy, che nel suo intervento
ha detto: sono pronto a scommettere che non si farà neanche un minimo di progetto di
mitigazione. Oggi i cittadini di quel quartiere stanno ragionando di rifare l’incontro pubblico per
dire abbiamo ottenuto un progetto che va incontro alla soluzione, parziale ma ottimale, non è un
gioco di parole, di quello che noi avevamo posto. Io credo che sia questo un fatto importante.
Caro collega, il problema è se vogliamo davvero che la questione vada affrontata, anch’io mi
associo a coloro che chiedono di non votare questa sera la cosa, prendendo l’impegno a fare
quello che abbiamo fatto altre volte in Commissione 1^, per esempio caro Bruschi, a limare
insieme i testi da portare in Consiglio Provinciale, per quelle delibere di indirizzo. L’abbiamo
fatto per lo statuto, piuttosto che per altre questioni, i circondari, ecc. Io ti chiedo di fare questo
tipo di operazione, cioè di capire che questa sera se dobbiamo fare le rotture, poi non mi
preoccupa il manifesto in cui si scrive: i colognesi contro, Penati contro Sesto, roba del genere
perché sono cose che durano l’espace d’un matin, non so se l’ho pronunciato bene, poi sono il
primo a lamentarmi che non si parli italiano in aula.
Il ragionamento che mi sento di fare è che se vogliamo che il problema sia affrontato nei termini
di una soluzione certa, ragioniamo in questi termini, sospendiamo stasera, nella commissione
lavoriamo per un documento di indirizzo che ponga certezze a questo Consiglio, poi se ci saranno
inadempienze rispetto ai documenti di indirizzo, il ragionamento avrà tutt’altra natura, ma
sicuramente andrà in direzione di posizioni politiche molto serie e serene in materia.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Clerici. (Presenti 35)
Presidente Ortolina: “Lombardi, sì o no, grazie. No! Calaminici, prego.”
Consigliere Calaminici: “Voglio dire il mio punto di vista in modo breve. (Intervento fuori
microfono). Io non ho un senso della colpa così spiccato, la mia cultura non mi porta questo
peso. Voglio essere molto semplice e diretto nello stesso tempo. E’ chiaro che se non si riesce,
mi sembra che questa sia ormai la decisione del Consigliere Lombardi e dell’opposizione, se non
si riesce a rinviare la decisione, il nostro gruppo voterà contro questo ordine del giorno. Voterà
contro questo ordine del giorno e nello stesso tempo però, come d’altra parte è emerso, si è
evidenziato nel dibattito, riconosciamo che il problema esiste. I tempi, i modi e il contesto in cui
questo problema si pensa di risolverlo non ci convince.
Questo ordine del giorno, benché certamente non solo legittimo ma anche fondato e plausibile, ha
il senso di un blitz, di una forzatura. Io credo che un problema di questa importanza non si possa
risolvere con una forzatura, che meriti invece tutta l’attenzione e il confronto approfondito che
può portare ad una soluzione. Voglio dire in modo del tutto trasparente che chiedere che non si
paghi il pedaggio, perché sostanzialmente è questo, su un tratto di tangenziale e solo su quello
peraltro, non è per niente scandaloso.
Io non escludo che si possa arrivare a questa conclusione. Non escludo che si possa arrivare a
questa conclusione, nell’ambito però di un ragionamento un po’ più ampio, per decidere. Per
esempio, qui abbiamo sentito pareri diversi, il Consigliere Gaiardelli ha detto che lui non è
contrario a far pagare il pedaggio sulle tangenziali, da un punto di vista ecologista, ecc., altre
posizioni credo invece possono anche orientarsi verso il superamento, proprio per alcune ragioni
che sono state sostenute.
Io penso che il contesto in cui dovremo approfondire e decidere su questa cosa, sia diverso. Non
solo il tema è più ampio ed è quello del far pagare o non far pagare sul sistema complessivo delle
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tangenziali, ma il problema è nel caso specifico, rispetto al progetto che è in essere di
potenziamento della Rho Monza, di cui questo tratto può essere una prosecuzione, anzi è inteso
in questo senso, quindi rispetto a quella tangenziale del nord di cui si parlava, è in quel contesto
che occorre porsi il problema del casello, del pedaggio, ecc.
Io ripeto, non sono perché questo problema lo si affronti senza una posizione precostituita, senza
una pregiudiziale nei confronti dell’eventuale superamento della tariffa, del pedaggio, ecc.
Dobbiamo ragionare se è possibile confrontarsi secondo la logica della contrapposizione
comunque degli schieramenti ma secondo la logica di un approfondimento di merito dei temi e
dei problemi. Io credo che questa questione sia assolutamente legittima, però in quel contesto,
non stasera con una forzatura che evidentemente non può avere alcun risultato, anzi può
pregiudicare uno sforzo, un lavoro comune che possiamo fare. Ancora una volta vi invito a porre
questa questione in un ambito che sia più pertinente, più adeguato rispetto al problema.
Se invece questo non è possibile e dobbiamo votare subito, il nostro orientamento è negativo, ma
il problema resta e noi siamo persuasi che dobbiamo affrontarlo non in tempi remoti ma al più
presto perché questo può servire anche come indirizzo da dare. Vedi Dapei, tu sei legittimato a
dire quello che vuoi, però io non sono per introdurre sempre un po’ surrettiziamente le stesse
questioni della Serravalle, di ASAM, ecc., che sono questioni evidentemente cruciali e che quindi
meritano tutta l’attenzione, ma io non credo che tutte le volte che parliamo dobbiamo evocare
sempre queste questioni. Le abbiamo affrontare, le affronteremo ancora, qui la questione è nello
stesso tempo più grossa di quanto non emerga dall’ordine del giorno, e più precisa e
circostanziata di quanto invece non sia quello di diluirla in un discorso un po’ generico in questa
situazione rispetto alla Serravalle, rispetto ad ASAM, ecc. Questo è il mio punto di vista.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Malinverno. (Presenti 34)
Consigliere Albetti: “Brevemente, io accetto e mi compiaccio dei suggerimenti che questa sera
sono venuti dalla maggioranza riguardo alle tematiche in discussione, solo che non riesco a
capire qual è il metodo che si adopera quando affrontiamo problematiche di questo tipo, perché
sentirmi dire, specialmente nell’ultimo intervento caloroso, che questa è una tematica giusta, che
è una tematica da affrontare e poi guardo e dico: impossibile che la commissione 2^ sono mesi
che non viene convocata. Si poteva portare questo in commissione, tanto più che poi era stato
ripreso all’interno dell’ordine del giorno quando cita che si era impegnata ad avviare la
riflessione delle commissioni e degli assessorati competenti. Quindi non è che l’abbiamo
presentato urgentemente stasera, sono mesi che è lì, si poteva affrontare. Se è vero che c’era tutto
questo calore e questa voglia di risolvere il problema, perché non lo si porta nelle sedi adeguate e
non si inizia un discorso di riflessione con l’Assessore presente?
Il problema è che siccome ci si accorge che sulla stampa certe problematiche hanno un ceto eco,
siccome si va a vedere che questo casello crea code, dà disturbo, allora si ha la percezione di
questo e si dice: rinviamolo e discutiamo. Io ho detto e dico quali sono le condizioni per rinviarlo
e quali sono gli impegni che la maggioranza si prende di fronte a questo argomento per dire non
lo votiamo adesso, così si tolgono le ambiguità. Se invece si dice che è un problema importante
però, se lo votiamo stasera non possiamo che votare contro, se è importante almeno si dica
facciamo qualche emendamento, lo mettiamo a posto, perché l’argomento esiste.
Come al solito mi sembra che le posizioni siano un po’ ambigue, per cui dico che da parte nostra
sicuramente, e il Consigliere Lombardi l’abbia detto prima, lo mettiamo all’ordine del giorno e lo
votiamo, a meno che vengano fuori delle proposte concrete e precise, che dicano: noi intendiamo
fare così, così e così. Questo non è stato detto da nessuno, se non un buonismo nel rinviarlo. Mi
sembra un po’ poco.”
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Consigliere Foglia: “Semplicemente per raccogliere le ultime sollecitazioni che sono state fatte
rispetto al problema. Non voglio reinquadrare tutta la questione, altrimenti perderemmo un sacco
di tempo e apriremmo anche delle polemiche inutili, cosa che forse sarebbe stato meglio evitare.
Indubbiamente la questione ha una rilevanza propria che non può essere però avulsa, così come
alcuni degli intervenuti hanno cercato di spiegare, da un contesto molto più vasto. Io sono
perché, così come è già stato proposto dal Consigliere Greco e da altri, l’argomento possa essere
ancora oggetto di discussione in una sede dove si sviscera, in un contesto più generale, tutta la
questione e quindi il passaggio dalla commissione.
Io sono in possesso delle risposte che l’Assessore Matteucci ha dato a Lombardi, perché volevo
capire che cosa già si era messo in moto per risolvere quel problema, quindi con l’ausilio di
tecnici, con l’ausilio anche dell’Assessore alla partita, ripercorrere tutta la trafila di una
discussione più concreta, in modo da approdare in questo Consiglio con una decisione efficace.
Credo che il Consiglio questa funzione l’abbia ancora.
Noi stiamo predisponendo una ipotesi di ordine del giorno, che non chiamerei alternativo ma di
indirizzo verso quel percorso che ho indicato. Questo che cosa significa? Che se si insiste sulla
votazione dell’ordine del giorno Lombardi io sono contrario a quell’ordine del giorno così
descritto, quindi metteremmo in gioco un ordine del giorno alternativo. Se invece possiamo
concordare che il ritiro si può in qualche modo intendere come un comune impegno rispetto a
quell’ordine del giorno, troviamo una soluzione che può avere un’efficacia.
Io mi rendo conto che, permettetemi questa piccola polemica, chi sostiene gli ordini del giorno e
gli emendamenti dovrebbe essere qui anche a sostenerli, non succede quasi mai, non vorrei far la
parte di quello che siccome ha i numeri allora affossa un’idea, affossa una proposta e non se ne
parla più. Nonostante i numeri ci siano, nonostante…, sono per proporre… Come? La Giunta su
questa questione non credo che sia il caso, non vota, non interviene, su nostra richiesta può anche
essere presente, poi sono d’accordo, la Giunta dovrebbe essere sempre presente, i Presidenti della
Provincia dovrebbero essere sempre presenti. E’ come la storia delle interrogazioni dal 1999 ad
oggi però, non da un anno e mezzo ad oggi, ma questa era una divagazione.
La proposta è questa, leggiamo magari quello che abbiamo proposto come ordine del giorno.
Ripeto, non lo voglio considerare alternativo per sbarazzare il campo da un problema che
comunque c’è, ma che possa indurre ad una comune decisione di rinvio. Del Nero, volevo dire
che era per non usare la banale forza dei numeri. Preferisco non aver sentito questa battuta,
dopodiché la prima cosa che io farei se fossi in voi è di chiamare tutti i vostri a sostenere il
vostro ordine del giorno.”
Nel frattempo è entrato in aula il Consigliere De Nicola. (Presenti 35)
Presidente Ortolina: “Scusate, se facessimo due minuti di sospensione? Allora leggiamo
l’ordine del giorno “non alternativo”, così come ha spiegato Foglia. Prego Patta, legga.”
Consigliere Patta: “IL CONSIGLIO PROVINCIALE
Consapevole del disagio indotto nella popolazione del Comune di Sesto San Giovanni dal traffico
generato per aggirare il casello.
Preso atto degli impegni già enunciati dall’Assessore competente per portare a soluzione il
problema.
Impegna l’Assessore a procedere nella direzione indicata e arrivare a presentare a tempi stretti
alla competente commissione uno studio di fattibilità che consenta di rispondere positivamente
alla domanda che viene dalla popolazione interessata.”
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Nel frattempo è uscita dall’aula il Vice Presidente Vicario del Consiglio Cavicchioli. (Presenti
34)
Presidente Ortolina: “La proposta è questa, cioè se l’ordine del giorno della maggioranza viene
ritirato, si ritorna in commissione per ridiscutere più complessivamente la questione. Se invece
non viene ritirato, saranno messi ai voti entrambi, prima quello proposto dalla minoranza, poi
quello della maggioranza. Prego Lombardi.”
Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Gavazzi. (Presenti 33)
Consigliere Lombardi: “Considerato il fatto che l’apporto dell’Assessore non c’è fisicamente
ma c’è stato attraverso lo scritto che abbiamo avuto e va in una direzione diversa da quella da noi
auspicata, esattamente diversa da quella da noi auspicata, visto il fatto anche che non vogliamo
abdicare al fatto che qui si parli di ASAM, perché di questo stiamo parlando, delle priorità che
ASAM deve avere rispetto alla vita di molti cittadini e infine, consentitemi, essendo anche
amareggiato, l’ordine del giorno è stato presentato un anno e mezzo fa, questo ordine del giorno
che riprendeva l’ordine del giorno presentato un anno e mezzo fa, è stato protocollato a fine
novembre 2005, c’era il tempo di avviare una riflessione anche con l’opposizione.
E’ mancata invece la volontà, per cui noi proseguiamo con questo percorso, anche perché
l’ordine del giorno, a differenza di quello che è stato letto adesso, parte da un presupposto che
per noi significa molto per la discussione che verrà dopo, cioè quello di eliminare il casello di
Sesto, eliminare il pedaggio, pensare alla gratuità delle tangenziali. Abbiamo sentito pareri
diversi, ecco perché è giusto anche contrapporre queste due idee.
Nel contempo, visto che l’ordine del giorno che è stato letto parla di un avvio di riflessione, cosa
che non ci ha mai visto arretrare di un passo, anzi, noi annunciamo anche il voto favorevole al
vostro ordine del giorno.”
Presidente Ortolina: “Le posizioni mi sembrano chiaro. Prego Barbaro. (Intervento fuori
microfono). Votano tutte due. Mettiamo in votazione l’ordine del giorno Lombardi. E’ aperta la
votazione.”
Dopodiché, chiusa la discussione, il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il seguente
ordine del giorno:
ARGOMENTO N. 2/5 DELL’ORDINE DEL GIORNO – Ordine del giorno presentato in data 28
novembre 2005, primo firmatario il Consigliere Lombardi, in merito ai disagi dei cittadini del
quartiere Pelucca – Villaggio Falck di Sesto San Giovanni per inquinamento causato da veicoli.
“IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
in adunanza 23 febbraio 2006
PREMESSO CHE
i cittadini del quartiere Pelucca-Villaggio Falck di Sesto San Giovanni devono da tempo
sopportare una grave situazione di inquinamento causato dalle migliaia di veicoli che ogni giorno
utilizzano la viabilità interna di Cologno Monzese e Sesto San Giovanni per aggirare il casello
della Tangenziale Nord all’altezza di San Maurizio al Lambro ed il relativo pedaggio;
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nella Politica dell’Ente Provincia il diritto dei cittadini alla salute e ad una migliore qualità della
vita devono sempre rivestire carattere di priorità;
l’Amministrazione Provinciale, in risposta ad un ordine del giorno sottoscritto dai Gruppi di
opposizione e presentato in data 18 novembre 2004 che chiedeva l’eliminazione del casello di
San Maurizio al Lambro, si era impegnata ad “avviare una riflessione nelle commissioni e negli
Assessorati competenti per affrontare e risolvere alla radice i problemi citati”;
RICORDATO CHE
la lunga riflessione dell’Amministrazione Provinciale non sembra aver prodotto alcun risultato e
l’esasperazione dei cittadini non ha trovato la risposta delle istituzioni provinciali tanto che
soltanto in data odierna, lunedì 28 novembre 2005, è prevista la prima audizione delle istituzioni
di Sesto con l’Assessore alla Viabilità della Provincia;
il Presidente Penati, da Sindaco, chiese l’eliminazione del casello alla Provincia e alle società di
gestione;
che la Provincia di Milano, attraverso la partecipata al 99% Asam, detiene già dallo scorso luglio
la maggioranza assoluta delle azioni della Società Serravalle, gestore del casello;
CONSIDERATO CHE
il pedaggio di 1,5 Euro è insostenibile per chi, per necessità, deve utilizzare anche più volte al
giorno la Tangenziale Nord;
gli interventi in corso riguardanti il nuovo quartiere di Caltacity hanno addirittura peggiorato la
situazione;
IMPEGNA
l’Amministrazione Provinciale a proporre, all’interno della Società Serravalle, l’eliminazione del
casello di San Maurizio al Lambro.”
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico.
Assenti al momento della votazione il Presidente della Provincia Penati e i Consiglieri Caputo, Casati,
Cavicchioli, Clerici, Colli, Elli, Esposito, Fortunati, Frassinetti, Gavazzi, Grimoldi, Malinverno,
Meroni, Musciacchio, Scarano e Tranquillino.
E così risultano presenti 29 Consiglieri.
Terminate le operazioni di voto, dichiara respinto l’ordine del giorno con ventuno voti contrari, sette a
favore (Consiglieri Accame, Albetti, Bruschi, Dapei, De Nicola, Del Nero, Lombardi) ed un astenuto
(Presidente del Consiglio Ortolina).
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
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Successivamente il Presidente del Consiglio pone in trattazione lo:
Ordine del giorno presentato in data 23 febbraio 2006, primo firmatario il Consigliere Patta, in merito
al disagio indotto nella popolazione del comune di Sesto San Giovanni dal traffico generato
dall’aggiramento del casello della Tangenziale Est.
Presidente Ortolina: “(Intervento fuori microfono). Chiedo di distribuirlo infatti, ribadisco,
fotocopiare e distribuire.
Intanto rileggo l’ordine del giorno proposto.
“IL CONSIGLIO PROVINCIALE
Consapevole del disagio indotto nella popolazione del Comune di Sesto San Giovanni dal traffico
generato per aggirare il casello della tangenziale est.
Preso atto degli impegni già enunciati dall’Assessore competente per portare a soluzione il
problema.
Impegna l’Assessore a procedere nella direzione indicata e arrivare a presentare a tempi stretti
alla competente commissione uno studio di fattibilità che consenta di rispondere positivamente
alla domanda della popolazione interessata”.
Questo è il testo che sta per essere distribuito.
Su questo ordine del giorno c’è una proposta di emendamento. La proposta di emendamento, a
firma Dapei, è: nella frase “impegna l’Assessore a procedere nella direzione indicata e arrivare a
presentare a tempi stretti, ecc.”, togliere le parole “procedere nella direzione indicata”. Quindi la
frase sarebbe: impegna l’Assessore ad arrivare a presentare”.
L’emendamento è accolto dal proponente dell’ordine del giorno, quindi non lo metterei neanche
ai voti, ma metterei ai voti l’ordine del giorno emendato nel senso sopra descritto. E’ chiaro il
significato? Prego Dapei.”
Consigliere Dapei: “Per le motivazioni già espresse dal collega Lombardi, che aveva già
evidenziato quel passaggio per noi un po’ critico che è stato tolto, voteremo a favore e non solo,
garantiremo il numero legale perché voi sapete che senza 24 presenti e votanti non si può
approvare le proposte.”
Presidente Ortolina: “E’ così. Metto in votazione l’ordine del giorno emendato. E’ aperta la
votazione.”
Dopodiché, il Presidente del Consiglio sottopone ai voti del Consiglio il seguente ordine del giorno,
comprensivo dell’emendamento presentato dal Consigliere Dapei, durante l’adunanza consiliare, come
da verbale integrale del presente atto:
“IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MILANO
in adunanza 23 febbraio 2006
Consapevole
del disagio indotto, nella popolazione del Comune di Sesto San Giovanni, dal traffico generato per
aggirare il casello della Tangenziale est
51
Preso atto
degli impegni già enunciati dall’Assessore competente per portare a soluzione il problema
Impegna
l’Assessore ad arrivare a presentare in tempi stretti alla competente commissione uno studio di
fattibilità che consenta di rispondere positivamente alla domanda della popolazione interessata.”
Il Presidente del Consiglio dà inizio alla votazione con sistema elettronico.
Assenti al momento della votazione il Presidente della Provincia Penati e i Consiglieri Accame,
Caputo, Casati, Cavicchioli, Clerici, Colli, Del Nero, Elli, Esposito, Fortunati, Frassinetti, Gavazzi,
Grimoldi, Malinverno, Meroni, Musciacchio, Scarano e Tranquillino.
E così risultano presenti 27 Consiglieri.
Terminate le operazioni di voto, dichiara approvato l’ordine del giorno con ventisette voti a favore.
Il Presidente del Consiglio dà atto del risultato della votazione.
Presidente Ortolina: “Come dalle dichiarazioni, è un voto all’unanimità. Ringrazio tutti.”
Dopodiché, alle ore 20.22 del 23 febbraio 2006, il Presidente del Consiglio toglie la seduta e significa
che il Consiglio è convocato per il giorno 1 marzo 2006.
Del che si è redatto il presente verbale che viene come in appresso sottoscritto.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
(Vincenzo Ortolina)
IL SEGRETARIO GENERALE
(Antonino Princiotta)
per la votazione degli argomento nn. 2/2 e 2/19:
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
(Vincenzo Ortolina)
IL VICE SEGRETARIO GENERALE
(Liana Bavaro)
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23 febbraio 2006 - Città metropolitana di Milano