1-2-3-4 di copertina2013.qxd:1-2-3-4 di copertina 18-07-2013 11:00 Pagina 1 Spedizione in abbonamento postale - 70% - Filiale di Bologna - Pubblicazione Quadrimestrale - 40129 Bologna - Via Bassanelli, 9 - 11 Maggio - Agosto 2014 Anno CI - n. 2 RIVISTA DELLA ASSOCIAZIONE DIPLOMATI ISTITUTO ALDINI VALERIANI ALIAVALIAVALIAV A L I AV ASSOCIAZIONE DIPLOMATI ISTITUTO ALDINI VALERIANI L’angolo del presidente FONDATA NEL GIUGNO 1912 Presidente onorario perpetuo: GUGLIELMO MARCONI sommario 1 L’angolo del Presidente 2-3-4 Le riunioni del Consiglio Direttivo 5-6 La “bandiga” una ritrovata ricorrenza degli edili 7-8 La Scuola e l’Industria: ulteriori considerazioni 9 Consiglio Direttivo Biennio 2013-2015 10 Prevenzioni incendi 11-12 Riecco il Mercato di Mezzo e il Mercato Coperto 13 Zirudella “bugiardi molto” 14-15 Curiosità bolognesi “il Porto” 16 Il documento di valutazione dei rischi lavorativi (DVR) Rientro in Emilia, esperienza unica...! 17-18- 1920 Chi l’avrebbe mai pensato!!! 21-22-23-Proposte per il tempo libero 24-25-2627 28-29 30 Le “launeddas” ballo e canto nella tradizione della Sardegna 31-32 Il codice segreto di Archimede DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Sandrolini CAPO REDATTORE: Angelo Cremonini COLLABORATORI: Mauro Cavicchi, Graziano Zanetti, Pierluigi Zacchiroli, Marco Finelli, Giuseppe Benfenati, Gabriele Stanzani, Adelmo Grazia, Cesare Veronesi, Maria Grazia Cadoni, Francesco De Petris RESPONSABILE PROGETTO SITO ALIAV: Ing. Davide Sani SEDE: 40129 Bologna, via Bassanelli, 9-11 Tel. (051) 41.562.11 interno 208 - 051.353500 Internet: www.aliav.it - e-mail: [email protected] Questa pubblicazione è distribuita gratuitamente a tutti i Soci, ai Docenti dell’Istituto e alle principali Aziende di Bologna e provincia, Organo ufficiale dell’ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani. La tiratura di questo numero è di 2500 copie. Fa molto parlare, in questi ultimo tempi, la necessità di promuovere, divulgare e dare maggiore impulso alla Cultura Tecnica. Istituzionii e mass media sembrano essersi risvegliati da un letargo durato anni. Tutti credono di aver scoperto la formula per il salvataggio del nostro paese da una crisi dura, perdurante e dannosa oltre ogni limite. Pare che abbiano scoperto solo ora che la cultura tecnica è il toccasana di tutti i mali e la soluzione per collaborare ad aiutare la rinascita del nostro sistema produttivo e industriale. Questo è assolutamente vero non solo da adesso ma da sempre. La cultura tecnica ha prodotto menti, imprenditori, artigiani e professionisti che hanno consentito lo sviluppo industriale creando lavoro, reddito proponendo e sviluppando il progresso in ogni parte del mondo e nel nostro territorio. Bologna medioevale con il suo sistema di canali che alimentavano mulini e seterie con sistemi tecnologicamente avanzati è stata città industriale ancora prima di quella rivoluzione partita dall’Inghilterra. I trasporti fluviali e lungo i canali erano possibili e sviluppati per mezzo di accorgimenti e soluzioni tecniche che ne regolavano i flussi ed i livelli. La cultura umanistica che pervade la nostra storia ha fatto si che, nel tempo, gli studi liceali fossero il massimo dell’istruzione. Pertanto chi eccelleva negli studi e se lo poteva permettere andava al liceo; chi era più scadente accedeva alla scuola tecnica-industriale. Ancora oggi, questo concetto è radicato in molti ambienti ma è un modo per nascondere la testa sotto la sabbia. Anche gli studi universitari patiscono questa duscriminazione stante la carenza di laureati nelle materie tecniche come da più parti viene sottolieato. Sono situazioni che devono essere rimosse, riequlibrate e promosse in modo giusto e articolato. Il benessere di una nazione come la nostra è misurato sulla produzione industriale che genera reddito, consente alla gente di poter spendere, investire un po’ di risparmi, comperare casa e consumare. Tecnici e ricercatori hanno consentito progressi enormi nella medicina; la tecnica nel campo biomedicale consente, oggi, di effetuare interventi operatori tramite robot. I tecnici hanno fatto in modo che il nostro territorio diventasse leader nel mondo nel settore motoristico, della meccanica di eccellenza e del pakaging. Questa è la cultura tecncica che deve ritrovare il giusto collocamento e la giusta diffusione per riconquistare prestigio e riconoscimento. Diffondendo e sviluppando la Cultura Tecnica si potrà ricostruire il tessuto mentale sul lavoro e sulla produzione per fare in modo che ricominci a generare quel reddito necessario per tornare a camminare a passo sostenuto. Con qualche soldo in più non avremo più l’assillo di far quadrare i conti a fine mese e potremo ricominciare a frequentare teatri per ascoltare musica, assistere a spettacoli di prosa; potremo comperare qualche libro in più o tornare a fare qualche giro per la nostra Italia per riscoprire le sue bellezze storiche e paesaggistiche, visitare musei dove si racconta la italica classicità e la sua storia umanistica e artistica. È in questo senso che ALIAV, nella sua quotidiana attività, ha indirizzato i suoi sforzi per divulgare fin dalle scuole primarie, l’importanza della Cultura Tecnica. Si propone tra i giovani studenti dell’Aldini-Valeriani con iniziative atte al miglioramento della conoscenza. Promuove stage in collaborazione con la scuola e coinvolge gli studenti con iniziative gestionali e pratiche. Si rivolge ai giovani affinchè entrino a far parte dell’Associazione per garantirne la continuità per il secondo centenario appena iniziato. Questo è il nostro compito. Sviluppare il senso di appartenenza alla Cultura Tecnica per fare in modo che i giovani tecnici siano in grado di dichiarare e sostenere di avere studiato per il futuro. Graziano Zanetti CONTI CORRENTI ALIAV: C. C. postale 20515409 C.C. Bancario presso EMILBANCA codice IBAN: IT 91S 07072 02408 031000089463 CODICE FISCALE: 80096230372 - PARTITA IVA: 02093511208 AUTORIZZAZIONE: N. 2939 Tribunale di Bologna del 9 Febbraio 1961 ELENCO INSERZIONISTI: BONFIGLIOLI RIDUTTORI - CARPIGIANI - AMICI DEL MUSEO Il C. D. e la Segreteria ricevono i Soci ogni martedì sera dalle 21 alle 22,30 nella sede di via Bassanelli, 9-11. La riproduzione degli articoli, anche parziale, è permessa solamente citando la fonte. I manoscritti e le fotografie non verranno restituiti. Gli articoli pubblicati, anche a carattere scientifico, rispecchiano soltanto il pensiero degli autori e non comportano responsabilità della direzione. 2 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni le riunioni consiglio direttivo deldel consiglio direttivo ALIAV di MAURO CAVICCHI di MAURO CAVICCHI e GRAZIANO ZANETTI Riunioni del Direttivo Dal Consiglio N Riunioni dal 4 marzo 2013 aldell’ALIAV 3 giugno 2014 Consiglio Direttivo ella riunione del 4/03 si è deliberato l’Ordine del Giorno della 98o Assemblea Generale dei Soci e si è proposto di mettere in discussione alcune pratiche varianti allo Statuto. Si è deciso, inoltre, di inviare le convocazioni tramite il servizio postale e con e-mail in quanto la rivista non potrà uscire in tempo utile. È stato aggiornato il Consiglio sul programma di collaborazione Aldini-Valeriani-Ducati e si è decisa la pubblicazione sulla rivista dello stampato relativo allo stage del 2011 dove gli studenti hanno progettato e costruito un albero a camme per la moto Monster. Si sono poste le basi per organizzare una mostra-convegno promossa dalla nostra Associazione, sull’AldiniValeriani con la partecipazione del Museo del Patrimonio Industriale da tenersi a Bologna con mostre variamente distribuite e conclusione convegno presso l’Aula Magna di Alma A Mater che si trova in S. Lucia, storica sede dell’istituto. In concomitanza con la conclusione del ciclo della Sezione Edili, si è deciso, su proposta del Consigliere Manara, di realizzare un’intervista ai Periti Edili Marchesini e Frascari, noti imprenditori edili, con la collaborazione degli studenti della 5a Edili. Il Consiglio direttivo, nella riunione dell’11/03, ha stabilito la data della 98a Assemblea Generale dei Soci che si terrà il prossimo 29 marzo e si provvederà all’invio delle convocazioni. Su invito del Socio Aderente Cremonini Angelo, il Presidente ha accettato l’invito di aderire ad alcune interessanti manifestazioni promosse dai Maestri del Lavoro nelle quali si tratterà della promozione della cultura tecnica nelle scuole medie. Si ritiene possa essere un’altra occasione per far conoscere ALIAV e promuovere l’ Aldini-Valeriani. Sono stati inoltre esaminati alcuni documenti NOA 2015 - ALIAV ncora una volta ci avviciniamo all’appuntamento con la cerimonia che ci permetterà di riconoscere il giusto merito ai Colleghi Periti Industriali che hanno raggiunto i 25 e i 50 anni dal conseguimento del diploma presso l’Aldini Valeriani. Penserete, forse, che siamo in anticipo ma il lavoro da fare è tanto e il tempo di cui disponiamo ci costringe a stringere i tempi. Questo comunicato è soprattutto rivolto ai Colleghi che hanno conseguito il diploma negli anni 1989-1990 per i 25 anni e negli anni 1964-1965 per i 50 anni. Chiediamo a tutti coloro che rientrano in questi anni scolastici, di farsi promotori per raccogliere i nominativi e gli indirizzi dei loro compagni e di volerceli trasmettere per facilitare il nostro compito di ricerca e consentirci di poter raggiungere il maggior numero possibile di Colleghi e Amici. Siamo sempre stati in molti ai precedenti appuntamenti unitamente ai famigliari. Facciamo in modo di essere ancora di più. Vi aspettiamo. Graziano Zanetti Presidente ALIAV autografi di Guglielmo Marconi che ringraziava l’ALIAV per la sua nomina a Presidente Onorario. Si è deciso di farli trasferire su CD per essere resi noti e conservare, gelosamente, gli originali. La riunione del 18/03 ha provveduto a confermare gli argomenti e le relazioni da porre all’ordine del giorno della prossima Assemblea dei Soci. Si è fatto il punto sul primo incontro con il CNA in occasione de “I SABATI”. Il Presidente ha relazionato sulla positiva reazione degli studenti del 5o anno e ha constatato il deciso interesse degli stessi a questo argomento. Si è anche approvata l’adesione di ALIAV al “Piano Strategico Metropolitano” tramite l’iscrizione al Network relativo. Nella riunione del 25/03, è emerso uno spiacevole contrattempo. Infatti, sulla lettera di convocazione alla prossima Assemblea, si è verificato un errore nella data: in una riga era giusta la data del 29/3 mentre nell’altra no. Inoltre non erano ancora state inviate le convocazioni. Si è immediatamente provveduto pur rientrando nei tempi minimi necessari. Si è considerata poi la ricorrenza del NOA che si terrà nella primavera del 2015. C’è ancora tempo ma le cose da fare sono molte. Si è stabilito di anticipare l’evento sul prossimo numero della rivista, invitando tutti i Soci a fornire gli indirizzi conosciuti dei Periti Industriali interessati e di loro conoscenza. Il Presidente ha poi annunciato con soddisfazione l’esito dell’altro incontro de “I SABATI” sottolinendo il fatto che alcuni studenti hanno espresso l’intenzione di aderire ad ALIAV, dopo il conseguimento del diploma. Il Tesoriere Zacchiroli, ha brevemente illustrato al Consiglio Direttivo, i contenuti della relazione finanziaria che sarà esposta nella prossima As- 3 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani semblea dei Soci. Così è stato fatto dal Presidente sulla relazione dell’attività di ALIAV in questo anno. Si è affrontato il problema della scarsa conoscenza di ALIAV all’interno della scuola. Dobbiamo trovare soluzione ed intraprendere iniziative in senso promozionale e di maggiore presenza verso gli studenti. Il Presidente propone ed il Consiglio approva che sia modificato ed ampliato nella sostanza, il rito di saluto che viene fatto agli studenti del 5o anno in occasione della fine del ciclo scolastico. Anziché la distribuzione spicciola della lettera del Presidente, quest’ anno verrà consegnata, personalmente, una busta contenete l’ultimo numero della nostra rivista, un volantino promozionale aggiornato, la copia dello Statuto e la lettera di saluto. Il presidente consegnerà tutto di persona. La riunuione dell’1/04 è stata caretterizzata da numerose assenze giustificate e si è deciso di rimandare gli argomenti previsti nell’ordine del giorno, alla prossima riunione. Il Presidente e il vice Presidente Colliva, si sono impegnati alla rilevazione di tutti i nominativi dei diplomati degli anni 1989/90 per i venticinque anni e degli anni 1964/65 per i 50 anni in relazione agli inviti per il prossimo NOA. La riunione dell’8/05, si è aperta con la graditissima visita del Socio Mario Bassi, proveniente da Detroit dove ha lavorato e dove risiede ancora ma che continua ad essere Socio ALIAV. Un grande esempio di senso di appartenenza e di attaccamento alle sue origini. Gli è stata regalata una copia del libro del Centenario. All’ordine del giorno è stata esaminata e approvata la proposta che prevede di dare conferma di partecipazione all’Assemblea dei Soci in concomitanza con il ricevimento della convocazione. Si è anche sancito che, se il numero dei partecipanti all’assemblea risulta inferiore a 20, oltre ai componenti del Consiglio Direttivo, la stessa non avrà luogo e sarà rinviata a data da destinarsi. Per il NOA si è completato l’elenco dei diplomati interessati e si procede, da oggi, al reperimento degli indirizzi di attuale residenza per poter inviare gli inviti. A conclusione del ciclo de “I SABATI” il Presidente ha condiviso la grande soddisfazione sull’esito degli incontri. Tutti gli studenti hanno partecipato con grande interesse e partecipazione. Tutto il ciclo è andato oltre le previsioni. Il Presidente, inoltre, anticipa che il prossimo 17 aprile, assieme al Dirigente Scolastico Ing. Salvatore Grillo, avranno un incontro con Intertaba (Gruppo Philip Marris) per concorda- ORSI Mario CHIODINI Germano INNOCENTI Albano OLIVI Mario GRANDI Agostino VARI (CON IMPORTI INFERIORI A € 10,00) € € € € € 64,00 64,00 64,00 50,00 24,00 € 4,00 re un programma di collaborazione scuola-industria. La chiusura della riunione è dedicata ai saluti al socio Mario Bassi che è stato presente e partecipante alla riunione come ospite d’onore. Nella riunione del 15/05, al primo punto, si sono ribadite le decisioni prese per quanto attiene la convocazione delle Assemblee che saranno riportate anche sullo Statuto. Si delibera, inoltre, di provvedere in tempi brevi ad una sistemazione completa della documentazione storica e documentaristica dell’ALIAV, per quanto riguarda, in modo particolare, archivio e biblioteca. Relativamente a “I SABATI” del prossimo anno scolastico, sarà necessario esaminare attentamente il programma per non gravare, come negli ulti- Il Consiglio Direttivo, unitamente al Presidente, vogliono esprimere un sentito ringraziamento alla Società COMAR Sistemi S.r.l. Per aver contribuito, in modo assolutamente gratuito, a migliorare ed ammodernare gli arredi della sede della nostra Associazione. Questa azienda opera da oltre trentanni, nel settore delle pareti attrezzate, divisorie e arredi per l’ufficio ed è presente sul nostro territorio con numerose forniture e installazioni presso Clienti di grande prestigio. Una struttura efficiente, macchinari ed attrezzature al passo con i tempi, ufficio tecnico di grande esperienza e personale altamente qualificato, sono la garanzia per essere attivi sul mercato pur nelle difficoltà di questo particolare momento economico. A tutti un sincero GRAZIE COMAR Sistemi s.r.l. - Via Einaudi, 2 - 10070 Robassomero (TO) 4 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani mi anni, sempre sulle ore degli stessi insegnanti coinvolti il sabato. Si sono ribadite le carenze cui bisogna porre rimedio, per promuovere in modo deciso e costante l’Associazione all’interno della scuolaCAVICCHI e non di MAURO solo. per una interessante visita alle case torre, di notevole rilevanza storica e al plastico della Linea Gotica, esposto nella cittadina, che è collegato ad un libro sulla storia di questi luoghi. Sulla proposta dei Consiglieri Grazia Adelmo e Cesare Veronesi di mettere in vendita i libri del Centenario attraverso le edicole di Bologna, particolarmente dedite anche alla vendita di edizioni, dopo gli accordi presi con la loro organizzazione, si è deciso di procedere dopo il parere vincolante del nostro Socio Consulente Amministrativo Paolo Mazzoni. le riunioni del consiglio direttivo Con la riunione del 29/04 si riprendere l’attività dopo la sospensione in occasione delle festività pasquali. Il Presidente relaziona sull’incontro avuto, in INTERTABA, lo scorso 17/04. In pratica si è deciso di stendere un programma che coinvolga, per il prossimo anno scolastico ed in seguito, la presenza in fabbrica per una settimana al mese, gli studenti del 3o anno di chimica, meccanica ed elettronica, per prendere conoscenza e partecipare ai problemi relativa alla sicurezza sul lavoro in generale, poi a quelli specifici dell’industria. Per quanto riguarda gli studenti del 4o e 5o anno, saranno impiegati in azienda con attività specifiche. Sulla valutazione finale, gli insegnanti decideranno sull’80% mentre l’azienda valuterà il 20%. I dettagli si vedranno non appena sarà steso, definitivamente, il programma. Un altro, significativo, esempio tra i tanti, di rapporto di collaborazione stretto tra scuola e industria in stile Aldini-Valeriani, volto sempre ad una maggiore e più specifica preparazione dei suoi studenti. Un doveroso risonoscimento alla intraprendenza del Preside. Altre iniziative in questo senso sono state intraprese ed altre si sono già concluse con una significativa partecipazione dell’ALIAV: Oltre a ribadire l’attenzione sulla organizzazione del prossimo NOA, si è dato avviso che, in occasione della conclusione del ciclo della sezione Edili, la BANDIGA di saluto, si terrà il prossimo 7 giugno presso il cantiere della sezione. Riunioni del d’onore a vantaggio degli studenti e dei diplomati più meritevoli e meno abbienti dell’Aldini-Valeriani. Si conferma anche, come avviene ormai da anni, la consegna di una borsa di studio di € 250,00 a favore di uno degli studenti più meritevoli, nell’anno scolastico 2013-2014. La premiazione avverrà nei prossimi giorni in una apposita cerimonia presso la scuola. L’ordine del giorno previsto nella riunione del 27/05 saranno riproposti alla prossima riunione a causa delle numerose assenze, giustificate, di Consiglieri. Consiglio Direttivo dell’ALIAV La riunione del 6/05 è stata aperta dal Presidente riprendendo, per i Consiglieri assenti nella precedente riunione, la relazione sul programma impostato tra Intertaba e l’AldiniValeriani e sulle molteplici iniziative avviate con il Dirigente Scolastico sull’interessante rapporto di collaborazione scuola-industria. Si sono, poi, esaminati tutti i piccoli aggiornamenti allo Statuto per procedere alla stampa definitiva in formato libretto. In base alla collaborazione instaurata tra l’Aliav e la scuola, si è deciso di affidare il tutto alla sezione Grafici. Saranno loro a stampare anche il nuovo volantino aggiornato e la lettera di saluto e auguri ai diplomandi del Presidente. Il Consiglio Direttivo ha inoltre approvato la proposta di una gita a Castel D’Aiano, in data da destinarsi, La riunione del 13/05 si apre con la notizia che il Presidente è stato invitato ad intervenire, il 17 prossimo, ad una manifestazione promossa dai Maestri del Lavoro presso il Palazzo Affari, nella quale verranno premiati i migliori temi svolti da alunni delle terze medie di Bologna, sulla figura di Olivetti. Sarà un’altra possibilità per promuovere ALIAV e la cultura tecnica a ragazzi che possono essere potenziali iscritti presso l’AldiniValeriani. Per il giorno 20/05 è stata fissata la data per realizzare l’intervista ai Periti Edili Luciano Marchesini e Ferruccio Frascari, figure molto note nella realtà imprenditoriale della nostra città e non solo. L’intervista sarà condotta dal Presidente e dal Consigliere Ivano Manara, che ne è stato il promotore. Le domande saranno poste da alcuni diplomandi della sezione Edili. Il Presidente annuncia poi che, dopo una lunga attesa, avrà un incontro con la Dirigente del CNR di Bologna, fissato per il giorno 23/05, per definire un programma di incontri, visite reciproche e lezioni da tenere presso la scuola. Si comunica, inoltre che, dal 4/06 al 15/09, l’attività del Consiglio Direttivo sarà sospesa in concomitanza con la chiusura estiva della scuola. Il Presidente, nella riunione del Consiglio Direttivo del 20/05, informa sul buon esito della partecipazione alla manifestazione pormossa dai Maestri del Lavoro sul tema: “Una stella per la Scuola” per la premiazione dei migliori temi dei ragazzi di terza media. È stato anche apprezzato il suo intervento. Si è anche sottolineata l’ottima riuscita dell’intervista a Marchesini e Frascari. Non appena pronto il video completo, ne sarà data divulgazione a tutti. Si rende noto il buon esito dell’incontro che il Presidente e il Dirigente Scolastico ing. Salvatore Grillo, hanno avuto con il Dott. Cammelli, Presidente della Fondazione Monte di Bologna, tendente a sostenere la proposta di istituire un prestito Il 30/05 si affronta l’ultima riunione del Consiglio Direttivo per questo anno scolastico. Infatti la scuola si chiuderà il prossimo 3/06 per affrontare gli esami. Si pongono le basi per gli argomenti da trattare alla ripresa dei lavori, fissata per martedì 16/09 e si pone subito in evidenza la necessità di ottemperare a quanto previsto nello Statuto sulla rappresentanza, in ambito del Consiglio, di studenti e si deciderà anche sulla collaborazione da chiedere ad altri studenti, sulla gestione del siti internet e sulla organizzazione del nostro sistema informatico per renderlo attuale ed efficiente. Si easamineranno le richieste inoltrate al Presidente di alcuni studenti che avrebbero manifestato l’intenzione di aderire ad ALIAV, dopo il conseguimento del diploma. Dopo aver sentito il parere amministrativo favorevole da parte del nostro Consulente/Socio Paolo Manzoni, si procederà a dar corso alla vendita dei libri del Centenario attraverso le edicole. Queste saranno selezionate dalla loro organizzazione di rappresentanza, tra quelle che hanno una maggiore vendita di libri. Sarà data a stampa una locandina da esporre e, all’interno dei libri, ci sarà una lettera di presentazione del Presidente. Ci sarà poi da discutere la proposta sui nuovi orari della nostra Associazione. In particolare le riunioni del Consiglio Direttivo dovrebbero tenersi a scadenza quindicinale, garantendo però la presenza di un socio, negli altri martedì sera. Si vorrebbero destinare all’apertura anche alcuni giorni del mese in orari tali da consentire l’accesso agli studenti della scuola. Si delibera l’approvazione della proposta di inserire, nel prossimo numero della rivista. la stampa definitiva dello Statuto, in forma di inserto staccabile. Null’altro da deliberare è di rito lo scambio di saluti e l’augurio di buona estate. ALIAV ALIAV Associazione AssociazioneDiplomati DiplomatiIstituto IstitutoAldini AldiniValeriani Valeriani 5 ALIAV e la scuola di GRAZIANO ZANETTI La “bandiga” una ritrovata ricorrenza degli edili I l 7 giugno 2014 rimarrà una data memorabile tra le altre della mia vita. Come molti di coloro che mi leggono sapranno e gli altri lo apprendono oggi, la Sezione Edili dell’ Istituto Aldini-Valeriani, conclude il suo ciclo e non sarà presente alla riapertura dell’anno scolastico. Quarantanove anni fa, esattamente nel mese di luglio del 1965, conseguivo il diploma di Perito Industriale Edile. I miei compagni di classe e io eravamo i primi studenti delle rinata sezione Edili e iniziammo un ciclo che si è protratto per quasi mezzo secolo. Nella tradizione dei cantieri edili del nostro territorio, ricorre un avvenimento molto simpatico: quando si arriva al termine di un fabbricato sia civile sia industriale, è uso esporre sul tetto la bandiera italiana e festeggiare con un lauto banchetto, denominato BANDIGA. Questa tradizione è stata adottata da tutte le quinte classi della sezione Edili che, in occasione della fine della scuola, prima degli esami, nell’area del cantiere dell’Istituto, si allestisce la “Bandiga”. Anche quest’anno, sabato 7 giugno, non è mancato l’appuntamento che era stato annunciato, a tempo debito, con telefonate, e-mail, spazi sui siti e l’immancabile passa parola. Chi era presente, si è accorto di quale sia stato, nel tempo, l’affetto verso questa specializzazione, il grande senso di appartenenza all’Aldini-Valeriani e la grande unione tra i Periti Edili. Ci siamo trovati in oltre trecento diplomati a scambiarci saluti, esperienze, storie di vita vissuta e, purtroppo, a ricordare quelli di noi che ci hanno lasciato. Gli studenti della sezione Edili, hanno fatto un lavoro strepitoso 6 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani considerando anche che gli esami incombono. Hanno messo a tavola questa massa brulicante nel loro cantiere cucinando a ritmo costante e instancabile salsiccia, costolette pancetta, tutto di eMAURO CAVICCHI rigorosamente alla griglia oltre a verdure e ad un numero imprecisato di patatine, fritte al momento. Non potevo tralasciare di dare spazio nella rivista a un avvenimento che sarà certamente ricordato da tutti; non potevo trascurare il fatto di essere presente come componente della prima sezione e partecipare, con gioia e con un po’ di rammarico, a questa ultima “bandiga”. Non potevo nemmeno dimenticare che, con i miei compagni di allora, il prossimo anno festeggeremo i 50 anni dal conseguimento del diploma. Confesso che, mentre scrivo queste righe e ripasso velocemente questo avvenimento, vado con la memoria a quelli vissuti nei tanti anni trascorsi come Perito Edile e mi assale una certa, giustificata commozione. Dicono che non esiste più dialogo tra le vecchie e le nuove generazioni. Sabato ho assistito e partecipato ad un avvenimento che ha categoricamente smentito questa affermazione. La comprensione e la stima dei più anziani verso questi giovani per il loro impegno, lo spirito di corpo ed il senso di appartenenza sono stati il denominatore comune di questa giornata. Ho detto che è stata l’ultima “bandiga” ma, in cuor mio, non mi sono ancora rassegnato. Con l’aiuto di tanti colleghi e come ho più volte scritto in queste pagine, abbiamo in mente un progetto per far rivivere questa specializzazione: la figura di un nuovo tecnico, più specializzato, se ce ne fosse il bisogno, più attento conoscitore del territorio, dell’ambiente, delle nuove tecnologie con una spiccata alternanza tecnico-pratica al passo con i tempi. È stata l’ultima “bandiga” di un ciclo. La nostra intenzione è quella di farne tante altre per assicurare, nel tempo, quella continuità e quello spirito che ci ha caratterizzato fino ad oggi. I Periti Edili che hanno lasciato tracce tangibili nella storia della nostra città, devono poter passare il testimone ai nuovi che scriveranno gli eventi della storia futura. Grazie di cuore a tutti. Agli studenti per la passione che hanno profuso e dimostrato in questa e in tante altre occasioni; a coloro che li hanno aiutati e sostenuti; a tutti coloro che c’erano e che hanno potuto godere di questa giornata di fantastica e genuine semplicità. le riunioni del consiglio direttivo Riunioni del Consiglio Direttivo dell’ALIAV Graziano Zanetti 7 ALIAV ALIAVAssociazione Associazione Diplomati Diplomati Istituto Aldini Aldini Valeriani Valeriani ALIAV scuola di GRAZIANO ZANETTI La Scuola e l’Industria: ulteriori considerazioni N ell’ultimo numero di questa rivista, avevo commentato alcuni articoli tratti dalla stampa quotidiana nei quali si affrontava il tema dell’alternanza scuola-lavoro. Gli interventi del Dirigente Scolastico dell’Aldini-Valeriani, Ing. Salvatore Grillo sulla necessità di adottare questa alternanza, avevano dato adito, in ambito scolastico generale, a risposte di vario tenore tra chi era favorevole e chi esprimeva il proprio dissenso. A chi auspicava che si iniziasse e si rafforzasse questo rapporto con il mondo del lavoro, si contrapponevano coloro che vedevano in questo una inopportuna ingerenza speculativa dell’industria in ambito scolastico. Da tempo si dibatte l’argomento, da tempo si richiede una migliore e maggiore specializzazione dei tecnici per una più spiccata qualificazione. Le esperienze europee, assolutamente favorevoli a questo tipo di collaborazione con il mondo del lavoro e che hanno adottato da tempo, traggono risultati molto favorevoli per loro e per gli studenti che hanno modo di entrare in contatto con le realtà che li attendono finita la scuola. Dobbiamo preparare tecnici che siano capaci di partecipare allo sviluppo industriale in aziende che ne richiedono sempre in numero mag- NE IO ENZ ATT giore anche in questo momento di particolare crisi economica. Lo Stato spende quei pochi soldi a disposizione per rispondere a questa esigenza. Personalmente ne sono un convinto sostenitore. Ho vissuto all’Aldini-Valeriani i miei anni scolastici dove, questo concetto, era alla base dell’istruzione tecnica. Parlo degli anni ’60, quindi di tempi non sollecitati dalle attuali condizioni ma ispirati ad una grande collaborazione tra scuola e mondo del lavoro. Questo, unitamente alla presenza di professionisti nel corpo docente, fecero in modo che l’Aldini-Valeriani, fosse la fucina dove produrre e plasmare tecnici capaci, preparati e pronti a dare il loro contributo nel modo migliore possibile. Negli ultimi decenni, poi, si sono alternate decisioni insensate, riforme scolastiche inadeguate alle esigenze della cultura tecnica, elaborate dalla logica politica senza ragioni pratiche e senza una precisa conoscenza del contesto e delle peculiarità delle varie scuole. Tagli indiscriminati hanno depauperato il patrimonio della cultura tecnica; sono stati ridotti gli orari per un mero risparmio sul numero dei docenti. Sono state accorpate indiscriminatamente, categorie diverse di tecnici con denominazioni fuori da ogni IL CONSIGLIO DIRETTIVO PER LE VACANZE ESTIVE, SOSPENDE LE RIUNIONI MARTEDì 3 GIUGNO 2014 PER RIPRENDERLE MARTEDì 16 SETTEMBRE 2014 logica. Tutto questo ha inferto una ferita grave alla scuola tecnica ed, in particolare, all’Aldini-Valeriani dalla quale tutti noi proveniamo. Ma dalle rovine si può e si deve risorgere. Si comincia a ricostruire con i pochi mezzi a disposizione per vedere una luce alla fine del tunnel. Frase forse retorica ma reale. Ed è proprio questo che l’attuale Dirigente Scolastico ed il suo staff, ha deciso di fare anche, e lo dico con malcelato orgoglio, con il contributo di ALIAV in molte occasioni. La stampa quotidiana, negli ultimi giorni, ne ha data ampia divulgazione; il Prof. Prodi, da sempre sostenitore dell’Aldini-Valeriani, ha voluto annotare e sottolineare l’osservazione: “Il modello Aldini ci salverà” quale fosse un motto ed un augurio per il futuro. Tante sono le iniziative, i progetti ed i programmi in partenza e già partiti: Cito, sommariamente: il corso per Trasporti e Logistica con le Ferrovie; il progetto sottoscritto con Ducati e Lamborghini e quello, in preparazione, con Intertaba del gruppo Philip Morris. Vi è anche una interessantissima collaborazione con il C.N.A. che imposterà corsi dedicati alla formazione di tecnici che abbiano intenzione di “fare industria” ed il progetto “MEC TRAC “già in atto. Altre iniziative sono in corso ma non è mio compito anticipare i risultati. Mi basta richiamare la vostra attenzione strada facendo e ne sarete informati a mezzo stampa. Sarà, comunque, mia cura e del Consiglio Direttivo, aggiornarvi sugli sviluppi e sulle novità, tramite la nostra rivista. Mi sembra doveroso e giusto, a questo punto, dare il giusto tributo di riconoscimento al Consiglio Direttivo che ho l’onore di presiedere, per il lavoro svolto e per il sostegno fornito, che ha permesso ad ALIAV di essere promotrice in alcuni casi e coprotagonista in altri, di questi eventi e di queste trasformazioni per tenere 8 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani alto e migliorare il prestigio della nostra scuola e l’orgoglio del nostro essere “aldiniani”. Nella sua ultracentenaria storia, la scuola, è stata sempre un punto di riferimento della cultura tecnica deldi MAURO CAVICCHI la nostra città, del nostro territorio ed un esempio anche per gli altri istituti che si occupano di formare tecnici idonei, preparati e stimolati a promuovere la crescita produttiva del nostro paese. le riunioni del consiglio direttivo Sarà una prova lunga, impegnativa e difficile ma questi sono i motivi per trovare nuovi stimoli nei quali credere fino al raggiungimento della meta che ci siamo prefissati: promuovere e migliorare la cultura tecnica. Noi giovani nel Mondo di oggi Riunioni del da il Prisma, n. 2 marzo 1953 a cura degli studenti dell’Aldini e del Galvani N Consiglio Direttivo dell’ALIAV oi giovani siamo, in questo tempo, oggetto di frequente discussione: ci si chiede, infatti, se la nostra preparazione è tale da potere sperare in un progresso del mondo quando, domani sarà a noi affidato. Si presenta questo argomento come interessante interrogativo, poiché molti sono coloro che cercano di risolverlo in un modo o nell’altro, secondo il credito che ci concedono e la concezione, quindi, che hanno di questa tanto discussa gioventù moderna. Vi è poi un ritornello molto mo notono che ci ha davvero stancati ad oltranza, e che suona così: “Ai nostri tempi era diverso!...”. Si è deciso allora, di invertire per un poco le parti, assumendo quindi noi il ruolo di soggetti, nella famosa discussione, e stabilendone, come oggetto, il mondo a noi contemporaneo. Dunque iniziamo. Possiamo proprio affermare in coscienza che il mondo ci si presenti roseo ed invitante? Se la risposta, come si può facilmente accertare, è negativa, invitiamo coloro che ci prendono così spesso come oggetto delle loro ansie redentrici, a spostare leggermente i termini del quesito ed a formularlo come noi ora lo for muliamo: eravamo noi preparati ad assumere l’onere di dirigere il mon do? Con questo, non vogliamo accusare, per nulla i nostri ipotetici giudici, ma intendiamo accertare se è proprio vero che l’ansia sussista soltanto per causa nostra, oppure per la risultante di parecchie cause di cui una sola non si presenti col nome di “gioventù moderna”. Invitati ad un accurato esame di coscienza anche i nostri abituali giudici, ritorniamo al mondo. Il quale ci offre spunti di meditazione nera di pessimismo e verde di speranza ad un tempo. L’umanità ha realizzato progressi senza dubbio sbalorditivi in tutti i campi: l’uomo è ora signore della natura e, relativa mente, arbitro delle sue sorti. Sotto le mani dell’uomo le forze naturali, che prima erano a lui ostili; sviluppano lavoro fisicamente utile. assoggettate dall’acume della sua intelligenza. Ciò, che dovrebbe riuscire ad appagare completamente le, aspirazioni dell’essere umano ed a rendergli, pertanto, la vita meno gravosa, appunto per, la raggiunta rispondenza a lui di tutta la natura, non vi riesce che in parte. La pura ragione, creatrice e regolatrice della scienza, non può costituire da sola l’ideale di vita, come dimo stra del resto, il crollo delle teorie filosofiche illuministiche. C’è qualcosa, in più della scienza e quindi di tutti i progressi che le si devono, che manca ancora all’uomo e clic l’uomo, da sempre, cerca affannosamente. Egli cerca un ideale vero e sicuro. Perciò oggi il mondo non è felice, perché appunto manca ancora dell’ideale di vita. Per di più, noi giovani ci troviamo innanzi al conflitto tra diverse risoluzioni del problema della vita, che tendono tutte ad affermare la propria validità e sicurezza e che cercano di sostituirsi l’una all’altra. A noi resta la scelta. L’importante è scegliere. Scegliere con impegno e decisione. Così agendo, dimostreremo agli ipotetici nostri giudici l’erroneità di considerarci indifferenti a quelli che sono -i basilari problemi; ed ancora, quanto sia gratuito l’appellativo di “menefreghisti” che ricorre spesso sulle loro bocche, parlando di noi. Antonio Rubbi A noi la parola da Sottobanco (Periodico studentesco Bolognese - Aprile 1953) G iorni fa uno studente romano è tornato a casa con un quattro in matematica. Il giorno dopo, armato di pistola, ha ucciso il suo professore. Quasi a completare questo tragico episodio, alcuni giorni dopo uno studente liceale per aver preso un quattro in greco, si è buttato dalla finestra. Attorno a questi episodi la stampa ha fatto molto chiasso con fotografie, interviste, ecc. Ma l’interesse suscitato attorno a questi casi non è dovuto al clamore giornalistico che tante volte è più dannoso che utile al fine della formazione dei giovani, bensì al difficile interrogativo: cos’è che fa di questi giovani dei criminali o dei suicidi? Certamente le cause di questi gravi episodii non vanno ricercate in fatti occasionali o particolari. Se noi indaghiamo con serietà ci accorgiamo chealla base di tali crimini così orribili da sembrare impossibili, sta qualche cosa di più complesso. Noi stessi, e in particolare gli uomini dirigenti questa società, dobbiamo sentire una parte di responsabilità per queste azioni. Uno studente ha ammazzato il suo professore, è stato un fatto deplorevole, inammissibile, e stato il prodotto di un processo individuale e sociale che deve essere osservato. La stampa quotidiana e settimanale ha descritto lo studente omicida come un gangster da film americano, misero eroe dei nostri tempi ed ha voluto attirare su di lui l’indignazione e forse la compassione, dimenticando di rispettarlo come un malato. Ora noi studenti crediamo assolutamente necessario un rimedio tenendo presente che crimini come questi non debbono essere soltanto considerati casi gravi in sè, ma sopratutto perchè denotano nei giovani d’oggi una sbagliata educazione morale quindi è necessario occuparsi di loro non solo dopo che sono caduti in errore, ma prima, evitando così il ripetersi di tali gesti. Il problema, l’abbiamo già detto, è molto complesso, ma a tutti spetta il compito, anzi il dovere di risolverne una parte, dal Ministro della P. I. al professore, dallo studente al giornalista, affinché a tutti i giovani venga dato un saldo indirizzo sociale. Luciano Chiarini 9 ALIAV ALIAVAssociazione AssociazioneDiplomati DiplomatiIstituto IstitutoAldini AldiniValeriani Valeriani ALIAV organigramma da PIERLUIGI ZACCHIROLI Consiglio Direttivo Biennio 2013-2015 E-mail Presidente ZANETTI p.i. Graziano [email protected] Vice-Presidente COLLIVA dott. Carlo [email protected] Vice-Presidente STANZANI ing. Gabriele [email protected] Segretario CAVICCHI p.i. Mauro [email protected] Tesoriere ZACCHIROLI p.i. Pier Luigi [email protected] Consigliere BENFENATI p.i. Giuseppe [email protected] Consigliere DALL’OMO p.i. Carlo [email protected] Consigliere FINELLI dott. Marco [email protected] Consigliere GRAZIA p.i. Adelmo // Consigliere MANARA p.i. Ivano [email protected] Consigliere MANFERDINI p.i. Remo [email protected] Consigliere ORSINI p.i. Giovanni [email protected] Rappresentante soci aderenti: CREMONINI Angelo // Consulente contabile e fiscale: MAZZONI dott. Paolo [email protected] Consulenza grafica: VERONESI Cesare [email protected] Istituto Tecnico Industriale: ALDINI VALERIANI Tel. 051.41.562.11 10 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni Salute deleconsiglio sicurezzadirettivo sul lavoro di MAURO CAVICCHI di MARCO FINELLI Riunioni del Prevenzione incendi Consiglio Direttivo dell’ALIAV il D.M. 27/07/2010 la regola tecnica per le attività commerciali Introduzione e breve esposizione Le costruzioni o parte di esse, che ospiteranno esercizi commerciali, possono rientrare tra le attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco di cui al punto 69 del D.P.R. 1 agosto 2011 n. 151. Infatti, la regola tecnica in cui sono specificate le disposizioni ed i criteri per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di cui al D.M. 27 luglio 2010, si applica alle attività commerciali all’ingrosso o al dettaglio, ivi compresi i centri commerciali, aventi superficie lorda, comprensiva di servizi e depositi, nonché degli spazi comuni coperti, superiore a 400 mq. All’art. 2 troviamo gli obiettivi che occorre perseguire ai fini della prevenzione degli incendi sia per la realizzazione che la gestione delle attività soggette in modo tale da: a)minimizzare le cause di incendio; b)garantire la stabilità delle strutture portanti al fine di assicurare il soccorso agli occupanti; c)limitare la produzione e la propagazione di un incendio all’interno dei locali; d)limitare la propagazione di un incendio ad edifici o locali contigui; e)assicurare la possibilità che gli occupanti lascino il locale indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo; f) garantire la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza. In particolare, al punto 1.1. lettera d) dell’Allegato al D.M. 2707/2010 troviamo, tra le definizioni, quella di: d)MALL: galleria interna, coperta, realizzata anche su più piani, su cui si affacciano varie attività commerciali e/o di servizio. Essa deve presentare uscite in posizione contrapposta, altezza (H) minima 7 m e larghezza (L) pari almeno a radice quadrata di 7H, deve essere priva di ingombri che possano essere di ostacolo per l’esodo in emergenza e il carico di incendio specifico non deve essere superiore a 50 MJ/mq anche in presenza di allestimenti e/o promozioni a carattere temporaneo. Tra le caratteristiche costruttive di cui al punto 3, troviamo, al punto 3.3, che le compartimentazioni singole non dovranno essere superiori ai 2500 mq estendibili come sotto riportato. Le attività commerciali devono essere suddivise in compartimenti antincendio, distribuiti sul medesimo livello o su più livelli, di superficie singola non superiore a 2.500 mq, estendibile fino a: a)5.000 mq se l’intera attività commerciale è protetta da impianto automatico di spegnimento ed è inserita in edificio di tipo misto; b)10.000 mq se l’intera attività commerciale è protetta da impianto di spegnimento automatico ed è inserita in edifici di tipo isolato non sottostante ad altri edifici; c)15.000 mq se l’intera attività commerciale è protetta da impianto di spegnimento automatico ed è isolata lungo l’intero perimetro. d)30.000 mq se l’attività commerciale: – ha non più di due piani fuori terra ed è priva di piani interrati destinati alla vendita; – è interamente protetta da impianto di spegnimento automatico e da un sistema di controllo dei fumi realizzato in conformità a quanto previsto al successivo punto 4.9, lettera b); – è isolata lungo l’intero perimetro; – è dotata di una squadra di personale destinata esclusivamente al servizio di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze presente durante l’intero orario di apertura al pubblico. Gli elementi di separazione dei compartimenti devono possedere una classe di resistenza al fuoco non inferiore a quella indicata nella tabella 1 del punto 3.1. Conclusioni Da quanto sintetizzato sopra, si può comprendere come queste regolamentazioni e queste disposizioni intervengono al fine della riduzione del cosiddetto rischio d’incendio. Inoltre, considerando il rischio d’incendio come il prodotto della probabilità d’accadimento d’evento e della grandezza del danno che l’evento stesso potrebbe causare, possiamo affermare che ogni misura tendente a ridurre la probabilità sia una misura di ‘prevenzione’ mentre ogni misura tendente a ridurre i danni sia una misura di ‘protezione’. Ecco allora l’importanza della valutazione dei rischi, perno del D.Lgs. 81/2008, vista come momento di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. ATTENZIONE IMPORTANTE Rammentiamo a tutti che il ns. conto corrente bancario è attivo presso: EMILBANCA - Ag. di Via Arcoveggio, 56/22 - Bologna ed il relativo IBAN è il seguente: IT91S 07072 02408 031000089463 preghiamo quindi tutti i soci che effettuano bonifici bancari a ns, favore di utilizzare questo conto. Quota sociale annuale (per l’Italia): Quota sociale annuale (per estero - Europa): Quota sociale annuale (per estero - oltremare): e. 36,00 e. 46,00 e. 58,00 11 ALIAV ALIAVAssociazione Associazione Diplomati Diplomati Istituto Aldini Aldini Valeriani Valeriani ALIAV informa di GIUSEPPE BENFENATI Riecco il Mercato di Mezzo: è il Mercato Coperto R iecco il Mercato di Mezzo: dopo anni di abbandono, lo storico complesso tra via Clavature e via Pescherie vecchie ha riaperto i battenti. La toponomastica di Bologna ci insegna che “Mercato di Mezzo” era il nome della via che poi è stata ribattezzata col nome di Francesco Rizzoli: ebbe questa denominazione in quanto si trovava in mezzo a due mercati: quello di piazza Ravegnana e quello di piazza Maggiore ed è un errore storico denominare così l’attuale Mercato Coperto inaugurato il 3 aprile scorso! Il complesso commerciale che ospita il Mercato Coperto è denominato da tempo il Quadrilatero, in quanto storicamente era il polso della nostra città, il cui battere pressoché uguale dall’alba a tarda notte segnava il continuo fluire di gente, indaffarata o a spasso; che entrava, usciva per le botteghe e i negozi; si diramava per le stradine adiacenti; si ritrovava in piazza Maggiore; poi ancora si divideva per le Vecchie Pescherie, per le Clavature, per la ineguagliabile via degli Orefici, per riunirsi di nuovo al vecchio Mercato Coperto dove si sparpagliava fra gli innumerevoli banchi colmi di ogni ben di Dio. Per restare nella storia del Mercato Coperto riprendo un articolo del ricercatore storico Dott. Marco Poli apparso da poco su una rivista bolognese in cui narra che nel 1877 il Consiglio Comunale di Bologna decise il “trasloco” delle bancarelle che affollavano da secoli la Piazza Maggiore in vista del prossimo “esercizio di una tramvia urbana a cavalli” con capolinea davanti al Palazzo del Podestà e di una riqualificazione urbana che prevedeva anche il restauro degli edifici a contorno della piazza. Il sindaco in carica, Gaetano Tacconi, dispose lo sgombero per il giorno 8 maggio ed il Consiglio Comunale approvò unanime la decisione per porre fine alla “sconcia e deturpante” presenza delle bancarelle nella piazza maggiore ed anche la stampa locale approvò con entusiasmo. Il quotidiano “La Patria” dell’11 maggio scrisse: “Finalmente il mercato delle erbe si è traslocato e la nostra bella piazza Vittorio Emanuele è libera da quello sconcio: stamani era quasi deserta. Là in fondo sorgevano solitarie le baracche degli acquaiuoli, ma anche queste si disponevano al levar le tende”. Un altro quotidiano bolognese scrisse: “Finalmente piazza Maggiore è sgombra da baracche, cumuli di insalata e di cipolle, dai ciarlatani che vendevano il cerotto per guarire ogni male e cavavano i denti senza dolore. Ora la Piazza è vuota ed ha un aspetto maestoso”. Le proteste dei 450 ambulanti furono limitate in quanto il Comune aveva promesso loro varie alternative: il nuovo “mercato di San Francesco”, uno spazio coperto da una tettoia ubicato nell’attuale via De Marchi che poteva accogliere 250 ambulanti, un’altra tettoia per i venditori di ortaggi era stata predisposta lungo la fiancata della chiesa di San Salvatore in via IV Novembre, un’altra nella piazzetta Caprara (davanti all’omonimo palazzo, oggi sede della Prefettura) ed infine era stato concesso il lato porticato della “seliciata di Strada Maggiore”, oggi piazza Aldrovandi. Ma la sistemazione più prestigiosa fu quella del nuovo edificio realizzato dall’Amministrazione degli Ospedali, quasi a somiglianza di una chiesa, fra via Clavature e via Pescherie con ingresso da entrambe le vie. L’immobile, scrisse “La Patria” 12 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni del consiglio direttivo di MAURO CAVICCHI Riunioni del Consiglio Direttivo dell’ALIAV del 20 maggio 1877, “è riuscito benissimo: nel mezzo c’è una corsia di scaffali, ove i posteggianti possono esporre la loro merce, ai lati ci sono altri posteggi e parecchie botteghe. È perfettamente arieggiato, selciato a pietrini … Insomma, torna a comodo e decoro della città, ad utile dell’Amministrazione che l’ha eseguito, ad onore del consigliere Avv. Vicini che ha ideato e presieduto i lavori”. Un complimento fu riservato anche “al capo mastro Sig. Bedosti cui era stata affidata l’esecuzione dei lavori”. Nel nuovo Mercato Coperto trovarono posto circa 150 “sfrattati” da piazza Maggiore. Alle ore 15 del 20 maggio “i proprietari delle case e botteghe dei dintorni” offrirono una “refezione rallegrata da un po’ di musica” (oggi diremmo una bandiga), ai 30 operai, che per completare velocemente i lavori, avevano lavorato anche di notte: suonò la Banda di Borgo Panigale e al termine della manifestazione “dall’alto del Mercato Coperto piovvero una quantità di foglietti di carta a diversi colori su cui leggevasi un “evviva” in versi”. Erano stati gli “erbivendoli” che in tal modo intendevano ringraziare gli operai e l’Amministrazione degli ospedali. La mattina si era svolta l’inaugurazione ufficiale con le autorità che visitarono il nuovo Mercato Coperto già occupato dai nuovi inquilini: c’era un grande affollamento di curiosi dentro e fuori la nuova costruzione, tantissimi applausi ed allegria. Alla fine della manifestazione fu lamentata la scomparsa di quattro portafogli. Ultimo ad abbandonare Piazza Maggiore fu il teatrino dei burattini di Filippo e Angelo Cuccoli. 13 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani Dedico questa storiella ai bugiardi di cui è pieno il mondo. Dato che alcuni tipi di bugiardi erano già stati dipinti da mio Dedico questa storiella ai bugiardi di cui è pieno il mondo. padre nelle sue zirudèlle ovvero: cacciatori e pescatori, mi è parso Dato bugiardi doverosche o aggialcuni ungere, a tipi compldi etam ento della trerano iade, anchgià e i stati dipinti da mio padre nelle sue zirudèlle ovvero: cacciatori a completamento della triade, anche i “fungaroli” spe eciepescatori, di bugiardo momi lto fè antparso asioso, tadoveroso lvolta esageraaggiungere, to, sempre speranzospecie so. “fungaroli” di bugiardo molto fantasioso, talvolta esagerato, sempre speranzoso. La zirudèla è stata scritta nell’estate del 1990, appresa la notizia dell’ La zirudèla è stata scritta nell’estate del 1990, appresa la notizia dell’ invasione Iraqena invasione Iraqena del Kuwait (che non c'entra molto col contesto, ma del molto col contesto, ma che mi è servita per giustificare alcune rime). che mKuwait i è servita (che per giusnon tificarc'entra e alcune rim e). Busèder dimóndi Bugiardi molto Zirudèla l’èter dé dàpp che a tèvla avéin finé come s’usa qué in vacanza ed rimpïr la nostra pànza, non sapendo cüssa fèr, finé ed lèzar al giurnèl Zirudella l’altro giorno dopo che a tavola abbiamo finito come si usa qui in vacanza di riempire la nostra pancia, non sapendo cosa fare, finito di leggere il giornale c h’l’annunzièva che l’Iraq al vól fèr un patatràc, ai ho détt a chi ragàzz: “ Vgni mò qué ch’a fèin un viàzz. Se a stè bón àv pôrt con mé in t’ un mònd ch’l’é ormai finé ”. che annunciava che l’Iraq vuole fare un patatrac, ho detto ai ragazzi: “Venite che facciamo un viaggio. Se state buoni vi porto con me in mondo che è ormai finito“. L’é qal mònd péin ed sturièll fàtt, fatàzz e zirudèll ch’l’ha descrétt al nônn Giurgiàtt (1) con l’intento cièr e nàtt a tótt quànt ed fèr capîr ch’ai piaséva ed tûr in gîr. E’ un mondo pieno di st orielle, fatti, fattacci e zirudelle che ha descritto il nonno Giorgio (1) con l’intento chiaro e netto di far capire a tutti che amava prendere in giro. Quanti rémm l’ha fàtt mî pèder, l’ha vló scrîver anch prî busèder dedicànd prémma ai pscadûr sóbbit dàpp ai cazadûr, paról péini d’ironî e petronièna bonomî. Quante rime ha fatto mio padre, ha voluto scrivere anche per i bugiardi dedicando prima ai pescatori subito dopo ai cacciatori, parole piene d’ironia e petroniana bonomia. Mé però a cràdd che ló un “ busèder ” al n’ha cgnussó: l’è quàl ch’s’liva al prémm matén e al partèss con al zistén, la zanàtta, un bèl curtèl e in bisàca al manuèl. Io credo però che lui un “bugiardo” non l’ ha conosciuto: è quello che si alza al ma ttino e parte col cestino, il bastone, un coltello e in tasca il manuale. Ste suggètt un pòc curiòus al s’n’in và tótt speranzòus ed truvèr in t’un buscàtt là stra l’erba un quèlch funzàtt d’qui ch’ìs màgnen … naturèl, parché an vól finîr al Spdèl. Sto “Tipo” un po’ curioso se ne va speranzoso di trovare in un boschetto, là in mezzo all’erba, un qualche fungo, di quelli che si mangiano.. naturalmente, perché non vuol finire all’ospedale. E perciò cûss l’ha mài fàtt: l’ha studiè cumpàgn un màtt con custànza e con gran fòga in chi lîber ch’iéin in vòga pr’èsser prónti s’a gli véin ed catèr un quèlch ciudèin Busèder dimóndi E perciò cosa mai ha fatto: ha studiato come un matto con costanza e con gran foga su quei libri che vanno di moda per essere pronto se gli capita di trovare un qualche chiodino. 1/3 04/03/2001 14 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni un po’ deldiconsiglio curiositàdirettivo di MAURO CAVICCHI di GIUSEPPE BENFENATI Riunioni del Curiosità bolognesi: il Porto Consiglio Direttivo dell’ALIAV Peso trasportato da un cavallo T Sul dorso 0,125 Con carro 0,625 Con carro su strade Macadam * 2 Con Barca su fiume 3 Con Barca su canale 5 Su binari di ferro 8 * Strada costituita da pietrisco e materiale collante compresso. Il porto di Bologna del Vignola (1552). E bbene sì! Bologna, città continentale distante quasi 100 Km dal mare, nel passato ebbe un porto, anzi uno dei porti fluviali più importanti dell’Italia settentrionale. Per essere precisi i porti furono addirittura cinque! Per secoli i trasporti, sia di merci che di persone, nella pianura padana furono effettuati su acqua. Originariamente le vie d’acqua venivano utilizzate tale e quali, ossia le barche percorrevano il Po, le paludi e gli affluenti così come li aveva modellati la natura. Successivamente, in periodi diversi, i comuni emiliani, causa la necessità di incrementare i trasporti e ridurne i costi, costruirono vari canali navigabili per collegare le città al Po, il che equivaleva a Venezia capitale del mercato internazionale. Dalla tabella seguente si evince il motivo per cui fu costruita la rete di canali navigabili: La navigazione verso il Po per Bologna era una pratica antica e si svolgeva tra palude e palude con brevi tratti canalizzati. Nel XIII secolo si provvide a scavare il canale Navile alimentato dalle acque dei canali Reno e Savena e dei diversi corsi d’acqua provenienti dalle colline. Fino alla seconda metà del XVIII secolo la navigazione da Bologna al Po veniva suddivisa in due tratti: 1. navigazione superiore da Bologna a Malalbergo tramite il canale Navile su barche trainate da cavalli o buoi marcianti su le “reste”. Questo tratto è lungo circa 36 Km. A Malalbergo vi era una stazione di sosta dove i viaggiatori potevano ristorarsi in una locanda alquanto malfamata (da cui il nome del paese). Nel XV secolo furono costruite diverse conche (chiuse) per spianare gli avvallamenti e rendere più sicura la navigazione. 2. navigazione inferiore da Malalbergo a Ferrara tramite le paludi. A Malalbergo le merci e i passeggeri venivano trasbordati su barche a fondo piatto che i barcaioli spingevano a remi fino a Ferrara. Solo nel 1775 venne costruita una conca a Malalbergo per cui la navigazione da Bologna al Po divenne continua senza la necessità di cambiare imbarcazione. Giunti a Ferrara si aveva un trasbordo su barche più grandi, spesso a vela, per il tratto finale fino a Venezia. La portata d’acqua del canale Navile 15 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani era modesta e spesso, nei mesi estivi, la navigazione era sospesa. Normalmente la navigazione era garantita per 7 mesi l’anno. Le barche avevano un basso pescaggio (1,30 m), due prue per poter navigare in entrambi le direzioni ed erano lunghe dai 6 ai 10 metri e larghe 3. Le imbarcazioni utilizzate erano di diverso tipo, cioè: • “bucintoro” nave coperta di lusso per il trasporto di persone; • “nave” o “barca” destinata al trasporto promiscuo di passeggeri e merci nel tratto superiore; • “burchiello” natante scoperto utilizzato nel tratto superiore; • “sandalo” natante scoperto di ridotte dimensioni utilizzato nel tratto inferiore; Era consuetudine il traino di più barche in convoglio anche per ragioni di sicurezza, spesso questi convogli viaggiavano con una scorta armata. Il viaggio per le persone non era certo comodo, da Bologna a Corticella occorrevano circa 4 ore causa i molti sostegni da passare (circa 30 minuti l’uno) e 7 ore per raggiungere Malalbergo. Le barche erano spesso sporche, durante il viaggio si mangiava, si dormiva, si giocava e spesso si veniva derubati. Nel XIX secolo l’avvento del vapore e delle ferrovie portò gradualmente al disuso del lento e discontinuo trasporto su canali. Nel 1948 sul Navile erano ancora in attività 24 barconi in grado di trasportare circa 100 quintali cadauno. Nel 1248 il Comune sistemò fuori porta Lame il porto del “Maccagnano”, divenuto successivamente il sostegno della Bova; precedentemente il porto si trovava prima a Corticella poi alla “Piscariola”, l’attuale Selva di Pescarola. Durante il dominio dei Bentivoglio In viaggio sul Navile (vecchia cartolina). si sentì l’esigenza di un porto molto vicino alla città e venne incaricato un famoso ingegnere idraulico milanese, il Brambilla, il quale costruì un nuovo scalo subito fuori porta Galliera. Purtroppo il canale Navile aveva il grave difetto di avere una pendenza eccessiva con conseguente erosione delle sponde ed interramento del fondale. Negli anni successivi il Brambilla pose rimedio a ciò costruendo i Sostegni del Battiferro e del Grassi. Le opere del Brambilla si rivelarono insufficienti, quindi il 17 febbraio 1548 Jacopo Barozzi detto il “Vignola” fu incaricato di costruire un porto dentro le mura presso porta Lame ed i lavori finirono quattro anni dopo, nel 1552; la darsena aveva una larghezza di 3 pertiche e una lunghezza di 20 (metri 11,4 per 76) ed era in grado di ospitare tre barche affiancate. Oltre al porto furono rifatti i sostegni di Corticella, del Battiferro e del Grassi oltre ad altri tre, del Landi, del Torresani e della Bova. La costruzione di quest’opera era stata autorizzata dal papa Paolo III con un’ordinanza del 16 marzo 1547. Sulla riva destra del porto vi era l’edificio della dogana, l’abitazione del custode, le stalle per i cavalli ed i buoi ed un ampio piazzale per la movimentazione dei carri. Sulla riva opposta trovarono sede l’osteria del porto e la salara (deposito del sale costruito nel 1785) oltre a due ampi piazzali, uno per il deposito del legname (prato di Magone) e l’altro per il deposito del gesso crudo (ripa del gesso) di cui Bologna era una forte esportatrice essendo le colline attorno alla città ricche di cave di selenite. Il porto confinava: • a occidente con le mura. A lato della “porta delle navi” vi era la casa rossa in cui alloggiava il “catenarolo” custode della “grada” e della catena del porto, costui aveva il compito di impedire l’uscita delle barche che non avessero pagato il passaggio tirando una catena tra i due lati del canale; • a oriente con il canale Cavaticcio che alimentava il porto con le acque provenienti dal canale Reno. In questo punto vi era un ponticello in legno largo 20 piedi (7,60 m) che collegava le due rive. Nel 1718 questo ponticello fu sostituito con uno in muratura. I proventi dei dazi sulle merci servirono per secoli a finanziare l’università. Nel periodo di maggior splendore, il porto vide un intenso traffico di merci e passeggeri, che preferivano la più tranquilla via d’acqua a massacranti viaggi in carrozza o a cavallo. La Madonna policroma, opera di Camillo Mazza (Bo 1602-Bo 1672) – scultore bolognese della corrente carraccesca e padre del più celebre Giuseppe Maria (Bo 1653-Bo 1741) – posta sulla facciata dell’edificio della Dogana, la popolare “Cisa di lavander”, utilizzato prima come magazzino delle merci e poi come magazzino delle lavandaie del canale Reno, è collocata ora in cima allo scalone di Palazzo D’Accursio. Tutti gli edifici della struttura portuale sopravvissero fino al 1934 e poi subirono il processo di decadenza iniziato con l’avvento della ferrovia e con la nuova urbanizzazione per la realizzazione della piazza dei Martiri, della via Don Minzoni e l’ampliamento dei viali di circonvallazione cancellando definitivamente l’impianto del vecchio porto. "Sostegno" o "conca" sul Navile. 16 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni Salute deleconsiglio sicurezzadirettivo sul lavoro di MAURO CAVICCHI di MARCO FINELLI Riunioni del Il documento di valutazione dei rischi lavorativi (DVR) Introduzione Consiglio Direttivo dell’ALIAV L’ordinamento giuridico italiano, nel corso del tempo, ha preso in considerazione i temi della salute e della sicurezza sul lavoro dei lavoratori dipendenti e ad essi equiparati, soprattutto per arginare il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali tenendo presente il ‘debito tutelare’ dello Stato sancito nella Costituzione italiana. Infatti, nel codice civile, il Datore di Lavoro, nella propria qualità giuridica di soggetto titolare del rapporto di lavoro, all’articolo 2087 è obbligato ad ‘adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro’. Attualmente il quadro di riferimento, circa la tutela e la salute nei luoghi di lavoro, è il D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i. (T.U.S.S.L.) che è succeduto al D.Lgs. 626 del 1994 che, a sua volta, recepiva gli indirizzi della direttiva quadro europea 89/391/CEE. Rispetto ai precetti contenuti nel già citato art. 2087 del Codice Civile, già il D.lgs. 626/94 ed il D.Lgs. 81/2008 introducono elementi di profonda novità ovvero la partecipazione e la programmazione. La partecipazione si concretizza con la previsione di un ‘sistema di prevenzione’ basato sia sulle figure chiave (Datore di Lavoro, Dirigenti e Preposti) alle quali spettano gli oneri giuridici di tutela che su ‘nuove’ introduzioni di consulenza quali il Servizio di Prevenzione e Protezione e il Medico Competente e, appunto, partecipative quali i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). La valutazione dei rischi lavorativi Il Datore di Lavoro è obbligato, senza possibilità di delega, a redigere il cosiddetto Documento di valutazione dei Rischi lavorativi (DVR) che dovrà riguardare, ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 81/2008, non soltanto i rischi indicati espressamente nei titoli e nei capi dello stesso D.lgs. 81/2008 bensì tutti i rischi direttamente o indirettamente ricollegabili all’attività lavorativa. L’iter per l’elaborazione del DVR si può sintetizzare nelle seguenti 5 fasi principali: 1. L’identificazione di tutti i pericoli, intesi come situazioni che potenzialmente possano causare un danno ai lavoratori; Saranno oggetto di valutazione non soltanto i rischi legati a fattori più strettamente tecnici, ma anche quelli connessi alle particolari modalità di lavoro ed alla concreta gestione aziendale nonché tutti quelli derivanti dalle più svariate azioni umane; 2. Valutazione e attribuzione del grado di rischio associato ad ogni fonte individuata nella prima fase; 3. Elaborare le azioni correttive e intervenire secondo una programmazione che tenga conto dei livelli di rischio; 4. Attuare le misure programmate; 5. Controllo e riesame al fine del miglioramento di tutela dei lavoratori. Il contenuto del Documento di Valutazione dei Rischi lavorativi Ai sensi del comma 2 dell’art. 28 del D.Lgs. 81/2008, il documento dovrà contenere: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione; b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, let- tera a); c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; e) l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio; f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento. Queste previsioni, in particolare i livelli d’esposizione dei lavori a determinati fattori di rischio, dovranno essere supportate da metodi di valutazione idonei tenendo presente l’evoluzione sia della tecnica che della tecnologia. Conclusioni Da questa esposizione, seppur succinta, appare chiara l’importanza del Documento di Valutazione dei Rischi lavorativi e, soprattutto, appare evidente la complessità d’elaborazione. L’evoluzione tecnologica e le maggiori esigenze di tutela richiedono, per svolgere l’attività di valutazione dei rischi lavorativi, figure sempre più istruite e preparate attraverso percorsi specifici. La qualità delle misure preventive e protettive determinerà sia il grado di tutela dei lavoratori che il grado di adeguatezza del Datore di Lavoro che, davanti ad un infortunio o ad una malattia professionale, dovrà rispondere di quanto previsto ed attuato al fine della tutela del lavoratore coinvolto. 17 ALIAV ALIAV Associazione Associazione Diplomati Diplomati Istituto Istituto Aldini Aldini Valeriani Valeriani Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo di ADELMO GRAZIA Rientro in Emilia esperienza unica...! C ollegandomi al precedente articolo, nei primi mesi del 1995 lasciai ogni incarico ufficiale col gruppo Sirmac di Bologna, mantenendo dei rapporti di collaborazione. In quel periodo furono incrementati i rapporti con due studi, CTS di Faenza e Carpen di Torino, impegnandomi in diversi interventi di analisi di ditte metalmeccaniche. Durante uno di questi interventi, incontrai un mio collega direttore di stabilimenti in provincia di Reggio al quale, in un incontro in Confindustria, gli era stato richiesto, da un contitolare di una ditta reggiana se conosceva un manager atto ad assisterlo nella gestione aziendale. Accettai di incontrarli e stabilimmo che, prima di concordare qualsiasi forma di rapporto, era logico esaminare in loco lo stato dell’azienda. La ditta in esame era la F.lli Dieci S.p.A. di Montecchio (Re), rinomata a livello europeo, produttrice di macchine per l’edilizia e prefabbricati metallici. A metà ottobre, andai 4 giorni presso la sede dove incontrai e visionai dati con i tre fratelli titolari, con 5 dirigenti e diversi capi ufficio e reparto; dopo una settimana presentai una relazione alla proprietà dove evidenziavo le aree di intervento, le azioni e gli obiettivi da raggiungere. Perchè ho intitolato “esperienza unica?” Dopo 45 anni di lavoro con esperienze in ditte che mi avevano formato managerialmente, vedi Fiat, Gruppo Massey Ferguson, Gruppo Same, mi ero trovato di fronte all’antitesi del dogma di gestione industriale! Riflessione: 150 dipendenti, 3 titolari, 5 dirigenti, figli e amici negli uffici. Rileggo alcuni punti dell’analisi presentata ai soci a fine ottobre 1995: - Personale con notevole potenziale, con monoesperienza, da disciplinare; - Situazione economica in emergenza; - Gestione aziendale caotica, in totale regime di anarchia. Dopo un esame delle proposte, mi convocarono e fu stipulato un contratto di consulenza di un anno, rinnovabile, con le mansioni di assistenza alla proprietà. Dal novembre 1995, iniziai una nuova “battaglia”! Per alcune settimane mi sistemai in albergo, poi in un appartamento a Cavriago; rientravo a casa ogni fine settimana, un’ora e mezza di viaggio. L’impatto con la realtà fu traumatico; non esisteva programmazione, non esisteva un controlla mano d’opera, commessa, consuntivi. I tre soci, f.lli Dieci: il maggiore, Giancarlo, Presidente e responsabile commerciale, era il personaggio carismatico ed interveniva su qualsiasi settore aziendale, solo per uno scopo, vendere e accontentare il cliente. Un altro fra- COMUNICAZIONE PER TUTTI I SOCI AI fine di ottimizzare le spese di gestione e principalmente le spese postali chiediamo a tutti i soci che ultimamente non hanno ricevuto comunicazioni a mezzo e-mail, ma che hanno un proprio sito di posta elettronica di darcene comunicazione inviando una e-mail (anche senza testo) al ns. indirizzo: [email protected] Ciò ci aiuterà ad essere più vicini ai nostri associati ed a gestire meglio il servizio di segreteria. Ringraziando anticipatamente a chi vorrà aiutarci, distintamente salutiamo. Il Consiglio Direttivo tello, Roberto, era responsabile della produzione e seguiva l’officina, delfino del fratello maggiore. Il fratello più giovane, Gianni, amministratore delegato, vicepresidente Confindustria di Reggio, era quello atto alle pubbliche relazioni, per lui non esistevano problemi: vogliamoci bene! La F.lli Dieci, aveva un nome nazionale nell’ambito sportivo, era sponsor del Cesena, allora serie A nel campionato di calcio, ed era stata finanziatrice del nuovo Stadio del Giglio a Reggio, ed aveva un settore di tribuna. Nomi celebri dello sport e del giornalismo italiano erano stati loro ospiti in manifestazioni locali. Nel 1995 aveva circa 150 dipendenti e un fatturato di circa 54 miliardi. Ora risentiva di una recessione del mercato nazionale a causa di tangentopoli ed anche di una concorrenza più aggressiva. La produzione delle macchine per l’edilizia era in evoluzione, e il prodotto Dieci riguardava autobetoniere di svariati tipi, macchine speciali e carrelli telescopici. Il mio impegno primario, era di fare una programmazione, assieme a direttori acquisti e produzione, al fine di fornire all’indotto una visione con impegni mensili e all’officina dare la possibilità di gestire razionalmente la mano d’opera. Collaborare ed assistere l’engineering nella prototipazione dei nuovi prodotti. Collaborare con dir. amministrativa. Purtroppo seminavo in un terreno arido, non riuscivo ad estirpare la gramigna che era radicata. Diverse volte al rientro in ditta il lunedì, nel giro in officina, trovavo qualche anomalia; il Presidente Giancarlo, ritornato da una visita a qualche cliente, aveva fatto un contratto di una macchina speciale, imperterrito andava in ufficio tecnico, qualche schizzo, e poi dal fratello in produzione, e poi via alla macchina venduta, acquisti che entravano in tilt, costi senza controllo, ma il cliente era accontantato: successo! Coordinati dalla responsabile amministrazione, ed assieme ai respon- 18 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani sabili di settore, furono elaborati in diverse sere i conti economici delle macchine e prefabbricati; risultato, molto negativo per i prefabbricati! Ne fu decisa la dismissione; in accordo con i sindacatidie MAURO i lavoratori, furoCAVICCHI no liquidati i TFR; diversi trovarono altro impiego, qualcuno in pensione ed una quarantina intrappresero l’attività a sud di Parma, coordinati da l’ex responsabile del settore e progettista. Nell’inizio del 1996, perdurando il calo degli ordini, decidemmo in febbraio di porre 40 dipendenti, fra operai ed impiegati, in cassa integrazione. L’accordo fu siglato dal sottoscritto assieme ai sindacati provinciali e per la prima volta il mio nome apparve sui giornali. Ormai eravamo in stato di emergenza, ma la presenza operativa dei titolari, pregiudicava l’osservanza dei metodi proposti, perchè loro per primi li ignoravano, perchè vittime della presunzione incallita di tanti industriali che “noi dal nulla, con questi sistemi, abbiamo creato una grande azienda”. Conservo una copia di un “memo riservato” che nel giugno 1996, la responsabile amministrativa, inviò ai tre titolari, al commercialista ed al sottoscritto, dove disperata elencava le difficoltà gestionali che ci stavano portando alla paralisi... ne trascrivo la chiusu- ra: “per l’esperienza che ho vissuto in tutti questi anni nell’azienda, reputo questo momento il più grave di tutti e senza soluzione, anche per quella apatia generale riscontrata in tutti, anche nei titolari, specialmente dopo la venuta del sig. Grazia. Tutti da lui si aspettavano il colpo di “bacchetta magica”, al quale sembra siano stati dati “ampi poteri”, però senza gli strumenti necessari, che sono la massima collaborazione di tutti”. L’impegno personale, ormai era rivolto alla sopravvivenza dell’azienda, pertanto collaborare con, l’engineering per la progettazione del nuovo carrello telescopico da presentare al Samoter, gli acquisti per concentrare nell’indotto gruppi funzionali completi ed economici, in altri settori dove c’erano possibilità di recupero. Decisi in accordo con la responsabile amministrativa, di creare due commissioni per il controllo delle spese; ogni richiesta doveva essere vagliata e siglata da tre componenti; Fu in quel periodo che ci fu un evento significativo; una sera, il figlio maggiore del Presidente, invalido in carrozzella, venne nel mio ufficio e mi riferisce che aveva ritenuto doveroso informarmi che nelle tre abitazioni dei tre fratelli Dieci, le spese di nafta per riscaldamento, telefoni ed altro erano sostenute dalla società! no comment!. Siamo alla fine del le riunioni del consiglio direttivo Riunioni del 1996, fatturato calato a 44 miliardi, circa 120 dipendenti, situazione economica insostenibile e il commercialista dott. Baldi chiese al tribunale di Reggio l’ammissione all’ amministrazione controllata che verrà concessa con decorrenza gennaio 1997. È una nuova esperienza di vita, anche se spiacevole il lavoro da svolgere è gratificante perchè in sintonia con il metodo dell commissario giudiziale dott. Bergomi, giovane commercialista di Reggio. La gestione è più serena, l’incidenza dei fratelli Dieci non esiste, il prodotto è migliorato e alcune ditte anche dall’estero, prendono contatti, perchè interessati al prelievo dell’attività. Ero costantemente informato dell’evolversi dei contatti, e per autorizzazione del commissario, fornivo dati e delucidazioni o quanto richiesto, alle ditte interessate. Avendo mantenuto ottimi rapporti col Gruppo Sirmac di Bologna, dove avevo collaborato dal 1990 al 1995, contattai il titolare sig. Venturi, che nel frattempo aveva ceduto l’azienda al Gruppo Titan, che si dimostrò interessato. Ci furono visite in ditta di dirigenti tecnici che visionato i prodotti da noi realizzati, ne furono ottimamente impressionati. Da Montecchio, due industriali rinomati, soci in diverse attività, si stavano interessando; ormai era evidente che la Dieci, a breve, avrebbe Consiglio Direttivo dell’ALIAV ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani cambiato proprietà. Infatti da agosto 1997, iniziò la trattativa con il Gruppo Fasma di Montecchio, che garantiva 45 posti di lavoro, contro i 92 dipendenti di allora, inoltre l’affitto per 2-3 anni dell’attuale stabilimento e trasferimento successivo in un’area industriale adiacente al paese. Il commercialista dott. Baldi, anche Presidente di una immobiliare, vide con favore la strategia; l’area occupata dalla Dieci, era di circa 10.000 m/2, ed era nel cuore di Montecchio, e poteva, in tempi brevi, diventare un quartiere residenziale con uno spazio commerciale; da settembre la Dieci diventò proprietà della Fasma. Per alcuni mesi collaborai col nuovo Gruppo e mi ricordo che un giorno fummo invitati ad una riunione, io la responsabile amministrativa per l’analisi di tutte le problematiche in atto; sorpresa, ci trovammo di fronte ad un tavolo degli “inquisitori” con Manghi e Correggi, i nuovi titolari, e accanto a loro il direttore del Ced, Ughetti della Dieci, che essendo conoscente dei nuovi soci aveva elargito dati e consigli; sprezzante! Gli ultimi mesi furono di routine, ma piacevoli perchè era stato assunto come direttore commerciale, il dott. Samele, mio collega alla Landini Trattori e poi al Gruppo Same, essendo allora il Direttore Generale della Hurliman, ed alloggiammo assieme in appartamento. A febbraio 1998, lasciai qualsiasi incarico operativo concordandolo con la nuova proprietà; ormai non esisteva rapporto dignitoso. Terminai qui “l’unica esperienza” della mia 19 vita lavorativa, amara per quanto riguarda la mia impotenza a realizzare quanto avevo programmato, non avevo previsto che come avversario avevo l’antitesi del dogma di gestione industriale, bella, perché conobbi persone stupende ed oneste, di cui serbo un gradevole ricordo. Per la prima volta debbo fare i loro nomi: Del Rio Lina, direttrice amministrativa, (ci sentiamo ancora) - Reggiani Iller, prefabbricati, attuale titolare della Ditta Modulcasa Line di Traversetolo (Pr), ai primi posti nazionali, contatti mantenuti - Bonilauri, direttore acquisti, onesto, sincero - Dieci Gianni, ex titolare, ci sentiamo ancora - Correggi Ciro, attuale contitolare Dieci, ottimo industriale, ci sentiamo ancora - Alla prossima: le riflessioni di un over 70! Cassa integrazione alla "Fratelli Dieci" da "Il Resto del Carlino" di martedì 27 febbraio 1996 (di Galeazzo Jemmi) C assa integrazione a zero ore per una quarantina fra operai e impiegati della Fratelli Dieci S.p.a. di Montecchio, settore produzione prefabbricati, a partire dalla prima decade di marzo. L’accordo, è stato siglato dai sindacati e dalla proprietà dell’azienda, rappresentata dal tecnico Adelmo Grazia (di Bologna) che si occupa da qualche mese della riorganizzazione e del risanamento dell’azienda. La crisi perdurante dal blocco delle commesse da parte dei grossi enti (e pure tangentopoli), ha influito a lungo andare anche nel settore della macchine. L’intervento si è reso indispensabile per il rilancio aziendale, con l’obiettivo di conseguire indispensabili re cuperi di efficienza e di redditività, attraverso il perfezionamento ed il lancio sul mercato di prodotti basati su nuove tecnologie, soprattutto per quanto riguarda il settore delle macchine. Come primo passo è già in atto un riassetto organizzativo inter no, attraverso la riorganizzazione e la selezione delle attività: standardizzazione del prodotto prefabbricato ed alta tecnologia per la produzione macchine. La messa in cassa integrazione che sta per essere attivata sarà collegata a uno spostamento dei tecnici al settore macchine. I piani di Adelmo Grazia, al quale la proprietà ha affidato pieni poteri riorganizzati vi, dovranno portare l’azienda verso una produzione di macchine per l’edilizia, l’agricoltura e il movimento terra, appoggiandosi molto all’indotto esterno. “Con profili professionali adeguati – dice Giancarlo Dieci – pensiamo di poter crescere bene nel settore delle macchine, ed entro l’anno penso che potremo assumere nuovo personale specializzato”. A dimostrazione dell’obiettivo che si è imposto la Fratelli Dieci S.p.a. per il suo futuro, il 1o maggio a Verona, in occasione della mostra interna- zionale Samoter, l’azienda montec chiese presenterà una nuova linea di macchine per il movimento terra, l’edilizia e l’agricoltura. Una linea nuova e concorrenziale, sulla quale conta per puntare una crescita della clientela. 20 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni ALIAV direttivo deleconsiglio breve curiosità di MAURO CAVICCHI di GRAZIANO ZANETTI C Chi l’avrebbe mai pensato!!! Riunioni del Consiglio Direttivo dell’ALIAV i spostiamo nel lontano 1962 quando, dopo aver concluso il biennio dell’Aldini-Valeriani in giro per la varie succursali, mi trovai nella sede di Via Castiglione con il difficile compito di scegliere la specializzazione. Cosa fatta! Una breve consultazione famigliare e di corsa a iscrivermi in quella che allora era denominata “radiotecnica”. Bene, ma avevo fatto i conti senza l’oste. Non ero mai stato un genio in matematica e tutti gli anni andavo, regolarmente, a ottobre per riparare. Ben lungi dal raggiungere quel famigerato 7 che apriva tutte le porte, di fronte alla personificazione del Rigore e della Severità che portava il nome di Alfio Pappalardo, temutissimo Preside. Mi venne posto l’ultimatum di operare una scelta tra la neonata Sezione Edili o Termotecnica. L’alternativa sarebbe stata quella di tornare a casa e scegliere un’altra scuola. Questo per dirvi che scelsi Edilizia e mai fu più azzeccata questa scelta per il destino della mia vita professionale. Ci troviamo in 18, in una classe ricavata da un corridoio nel quale era stato un muro; tutti di varia provenienza e di diverse intenzioni e nel volgere dell’anno, diventammo un gruppo, affiatato, unito, compatto e solido a cui molti, all’Aldini Valeriani, facevano benevolo e compiaciuto riferimento. I nostri insegnanti furono talmente appassionati che ci convinsero che eravamo i migliori. Il nostro insegnante di Costruzioni, ing. Luciano Rossi, ci ripeteva che eravamo “gli ultimi umanisti”. Troppo difficile spiegare questa affermazione filosofica, ma la diamo per scontata. In pratica il nostro compito sarebbe stato quello di progettare e costruire tetti per coloro che lavoravano e altri tetti per dare riparo a coloro che, finito il lavoro, dovevano trovare un rifugio sicuro e confortevole. Apprendemmo anche che, nella tradizione del nostro territorio, quando si arriva al coperto di un fabbricato, si issa la bandiera italiana e si festeggia con un lauto banchetto chiamato “BANDIGA”. Esattamente quello che hanno fatto negli anni, per tradizione acquisita e consolidata, gli studenti della sezione Edili, prima di affrontare gli esami a conclusione del ciclo di studi. Acquisita la notizia di questa tradizione, a qualcuno di noi venne in mente di istituire un motto per la classe che era questo. NON C’È BUON COSTRUTTORE CHE NON SIA BUON BEVITORE, e un altro aggiunse, in calce: NON BERE MAI A STOMACO VUOTO. Posso testimoniare che da allora abbiamo sempre tenuto fede a questi principi e ci siamo di buon grado impegnati a rispettarli per tanto tempo ancora, assieme ai tanti che, negli anni, si sono uniti a sostenerci con passione. Giovani di allora, oggi con alcune limitazioni senili, ma per i quali il concetto è sempre valido e sostenibile. A questo punto vi chiederete perchè vi racconto questi aneddoti relativi ad esperienze della mia vita e ai ricordi che un attempato Perito Edile si porta dietro. La risposta è presto data. Mi sono accorto che quelle semplici frasette bonarie e spiritose trovano, oggi, una rinnovata attualità, un nuovo impulso e nuove ragione per essere messe in pratica. Siamo stati profeti, allora, degli avvenimenti di oggi. Infatti, alcuni anni fa, i costruttori hanno messo mano al vecchio Mercato delle Erbe e lo hanno ristrutturato. Hanno ridato un tetto ad uno spazio sotto il quale si acquistano alimenti e dove si può mangiare e bere. È stato poi il turno del vecchio e dismesso cinema Ambasciatori. I costruttori hanno recuperato la struttura e, con le dovute trasformazioni, oggi sotto quel tetto si comprano alimenti, si degusta, si mangia e si può anche digerire leggendo un buon libro. Ma non basta! Anche il Mercato di Mezzo è stato affidato a costruttori che lo hanno ammodernato, ristrutturato e hanno fatto in modo che, sotto quel tetto, si possano acquistare alimenti, degustare e mangiare. I politici in tutti questi anni non si sono accorti che è in questo modo che bisogna coniugare il verbo “mangiare”. All’avvicinarsi del traguardo dei 70 anni, quelle frasette mi accompagnano, di tanto in tanto, in veloci incursioni di acquisto di specialità e di ghiottonerie senza tralasciarne gli assaggi e i profumi inebrianti che si levano da ogni direzione. Primo fra tutti quello della mortadella che ritengo un aroma superiore ad ogni essenza di Dior, Dolce e Gabbana, Armani e tanti altri. Per questo profumo non esiste concorrenza. Nasce FICO, Fabbrica Italiana Contadina. Dove? Presso il Centro Agro Alimentare di Bologna. Cosa sarà? Una grande area dove i costruttori, tra pochi giorni, daranno corpo a grandi spazi dove si realizzeranno e si potranno osservare coltivazioni per ogni stagione e sotto un idoneo tetto, si potranno fare acquisti, assaggi e gustare profumi e sapori. Ma c’è un altro avvenimento eclatante: ho partecipato personalmente all’evento di presentazione di Bologna City of Food. Per chi non ha, come me, dimestichezza con la lingua anglosassone: BOLOGNA CITTA DEL CIBO. La nostra città dovrà diventare il punto di riferimento della alimentazione genuina, della cucina, dei sapori e delle specialità. A Bologna l’EXPO ci fa un baffo!!!!!!! Ci sta, a questo punto, la libertà di esclamare un intercalare dialettale bolognese, molto significativo ed efficace: MO SOCCMEL!!!!!!!!! Non mi permetto di dare spiegazioni, ma invito chi non sa a chiedere. Ho veramente finito, mi fermo a meditare. Penso a quei 18 studenti di Edilizia che iniziarono il loro ciclo nel 1962 e che per divertimento e con sano umorismo bolognese, idearono queste due semplici frasette senza pensare che avrebbero avuto questa sana applicazione e che sarebbero rimaste attuali nel tempo. A questo punto non mi resta che ringraziarvi per l’attenzione e salutarvi concludendo nel modo più bolognese possibile: “as fàn na bela bvuda e po’ tòtt a magnèr”. Facciamoci una bella bevuta e poi tutti a mangiare. 21 ALIAV ALIAVAssociazione Associazione Diplomati Diplomati Istituto Istituto Aldini AldiniValeriani Valeriani attorno a Bologna di CESARE VERONESI da “TAMARI MONTAGNA EDIZIONI” Proposte per il tempo libero Prima parte Continua la serie "Proposte per il tempo libero" con "Da Bologna in Mountain Bike". Questa edizione è stata realizzata dalla Associazione Monte Sole Bike Group nel mese di maggio 1990. È ricca di percorsi per grandi e piccini e di consigli a tutto campo; è però pensabile che dopo oltre 23 anni dalla pubblicazione, alcuni dati riguardanti i tracciati originali, possono aver subito delle modifiche anche sostanziali. Facciamo appello a tutti coloro che si cimenteranno nei percorsi che pubblicheremo nella nostra rivista, di comunicarci le possibili varianti incontrate al numero 051/4156211, Istituto Aldini-Valeriani-Sirani, oppure ad ALIAV, e-mail: [email protected] La rete ciclabile è urgente * “Quo usque tandem abutere, Catilina, salute nostra?” S ino a quando, reciterebbe un Cicerone in versione moderna, un qualsiasi Catilina potrà abusare della nostra salute? Chiunque si sia avventurato – poiché di avventurieri coraggiosi si tratta – per le vie del centro di una qualsiasi città italiana intorno alle 8 della mattina in bicicletta, può comprendere, senza bisogno di ulteriori commenti, il perché è assolutamente urgente ed indispensabile la creazione di piste ciclabili nelle città, e di una rete ciclabile in periferia. Ma anche l’automobilista più incallito deve arrendersi di fronte all’evidenza di fatti clamorosi ed allarmanti: 1) Crescita vertiginosa delle percentuali di ossidi di zolfo, azoto e carbonio all’interno delle città. 2) Conseguente crescita delle percentuali di tumori, soprattutto di cancri alle vie respiratorie. 3) Lievitazione del numero di incidenti stradali nei centri urbani ed extra-urbani. 4) Strani mutamenti delle condizioni climatiche (effetto serra, siccità, distruzione della fascia di ozono...). Si potrebbe continuare a lungo... Un’autovettura in moto, bruciando benzina o combustibile equivalen* Articolo di Martino Caranti, pubblicato su Cicloturismo 9/89. te, immette nell’aria, oltre all’ormai celeberrimo tetraetile di piombo, ossidi di zolfo, carbonio, azoto. Molti di questi gas sono mortali: il tetraetile di piombo, ad esempio, si lega molto facilmente all’emoglobina del sangue, staccando i ponti di solfuro degli aminoacidi che com pongono questa proteina e quindi impedisce all’ossigeno di legarsi a sua volta all’emoglobina. Il monossido di carbonio, altro esempio, veniva usato dai tedeschi nella prima guerra mondiale come gas soffocante!!! Il biossido di carbonio, comunemente anche anidride carbonica, è la causa fondamentale dell’effetto serra; ad alte densità impedisce alle radiazioni che colpiscono il suolo e qui rimbalzano di perdersi nell’atmosfera, creando così un vero e proprio “forno”. A parte l’energia derivata dai processi nucleari, più o meno tutti gli altri combustibili immettono nell’aria anidride carbonica. Basti ricordare la formula di combustione del metano (la cosiddetta fonte pulita!!!) con l’ossigeno: CH4 + 2O2 CO 2 + 2H2 O Cioè per ogni molecola di metano che brucia con l’ossigeno, una molecola di anidride carbonica viene immessa nell’atmosfera. Ci si potrebbe perdere citando le nefaste caratteristiche del biossido di zolfo (anidride solforosa), dell’anidride solforica, causa delle piogge acide, del monossido e biossido d’azoto ... Quello che più spaventa è che per tutte queste sostanze vengano indicati dei valori limite (o soglia), quando eminentissimi scienziati italiani hanno dimostrato che anche la più piccola quantità di tali sostanze può seriamente danneggiare la salute di un individuo (come per le radiazioni, del resto). Ma forse questo discorso ci porterebbe fuori strada. Quello che però non si riesce a capire è perché mai una persona che alla mattina si reca al lavoro sia costretta a sorbirsi una quantità incredibile di gas tossici. Ma non è tutto! Il lievitare continuo degli incidenti deve fare riflettere riguardo alla opportunità di mantenere indistintamente sulla stessa strada un ciclista ed un autovei colo di 7 metri. La soluzione di questo problema porta necessariamente a dover considerare la creazione di reti ciclabili alternative alle strade di traffico automobilistico in periferia e, nei centri urbani, la regolamentazione dell’accesso delle auto, con tutte le complicazioni che da essa derivano. Soluzione non semplice, ma possibile: limitazione dei permessi di transito nei centri storici delle città senza che vengano impediti i servizi fondamentali e ostacolato il caricoscarico merci, documentabile, tra l’altro, attraverso la bolla di accompagnamento. Per le piste ciclabili poi, potrebbe essere utilizzata una parte della carreggiata, ove la strada lo consenta, oppure una parte dei marciapiedi, delimitata da apposita striscia gialla 22 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani Questa società sta morendo ... le riunioni del consiglio E direttivo di MAURO CAVICCHI ra sin troppo ovvio che succedesse; avevamo sperato che la logica e l’intelligenza degli amministratori locali superasse questo problema. E invece, no. Sulla strada che sale a Monte Bibele, così come lungo molti sentieri che dipartono dalla Valle di Zena (tutti, ci teniamo a precisarlo, perfettamente percorribili in Mountain-Bike), è comparso il minaccioso cartello di divieto di transito “A tutti i mezzi esclusi i pedoni”. Chiunque conosca la zona di Bologna, sa bene che per un ciclista che si rispetti (sia stradista che fuoristradista) il percorso lungo la valle del Torrente Zena offre possibilità infinite dí allenamento; per i ciclisti bolognesi, questa valle offre una rapida uscita dalla caotica e nevrotica città in pochissimi chilometri. Chi desidera, con una Mountain-Bi ke, restare vicino a casa, non avrà che da percorrere la Valle e prendere uno dei tanti sentieri che assicurano silenzio, tranquillità, adeguato allenamento per più impegnative escursioni. Ma ora una Comunità Montana ha deciso di bloccare l’accesso ad alcuni sentieri nel proprio comprensorio. L’America, patria della Mountain-Bike, già da tempo adotta provvedimenti simili con cartelli che vietano la percorrenza lungo taluni sentieri non tracciati e lungo piste particolarmente trafficate da pedoni. Altrettanto dicasi per la Svizzera e per la Germania Federale. Queste sono le tesi portate a sostegno delle iniziative della Comunità Montana e di note associazioni ambientaliste: se molti dei paesi più evoluti, hanno vietato l’uso delle Mountain-Bike lungo i sentieri, allora, per non essere da meno, bisogna cominciare anche in Italia. Una pubblicità inglese, apparsa sui più noti mensili ame ricani di Mountain-Bikes, portava, in grande rilievo, la notizia che il 98% delle strade costruite nel mondo non sono asfaltate. Ne deduciamo che quel mare d’asfalto che costituisce le nostre strade, superstrade, autostrade, non supera, mediamente, il 2% di estensione rispetto alle cosiddette “carrozzabili”, forestali, mulattiere, sentieri. Ora, sempre per deduzione, si giunge a considerare che gli oltre 11 milioni di automezzi (Fonte: ISVAP, Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) si dividono, senza pratica mente divieti di sorta, il solo 2% del patrimonio di strade in Italia. Il restante 98%, non essendo ben percorribile dai veicoli a motore, ha finito per essere dimenticato dalle quattro ruote. Su quel 98% di patrimonio di strade libere, insomma, sino a pochi anni fa, transitava un grande numero di pedoni e nessun altro. Tutt’al più si poteva incontrare qualche trattore o Riunioni del qualche motociclista avventuroso. Oggi, percorrendo un sentiero, si incontrano solo i trattori di chi lavora la terra. Non i motociclisti, guardati con sospetto e quindi confinati il più delle volte in percorsi predisegnati. Non i pedoni, che ormai dalle nostre parti sono in numero talmente esiguo da far pensare che loro rappresentanti siano rimasti soltanto i Boys-Scout. Anche un giornale come “Qui Touring” del T.C.I. è costretto ad ammettere (n. 33/1989, pag. 30) che “non sono tuttavia molti gli italiani che si dedicano al trekking”. Una delle cause di questo fenomeno, va ricercata, nella ormai cronica mancanza di tempo della popolazione (non solo italiana) che viaggia di più, va sempre più lontano e non può più, costantemente come accadeva anni fa, permettersi di effettuare escursioni a piedi, nelle proprie valli, per intere giornate. Non è più realistica, purtroppo, l’immagine della famiglia che si aggira nei boschi, passeggiando per ore intere; oggi il nucleo familiare, se giunge ai piedi della montagna, si ferma al primo rifugio, di norma raggiungibile anche con mezzi motorizzati. I percorsi a piedi si sono accorciati e si è ridotta la possibilità di esplorare nuove zone meno accessibili. Questa “mancanza di tempo” ha determinato il calo delle presenze soprattutto sui sentieri di collina e, di conseguenza, l’”infrascamento” sempre più frequente di quelli meno battuti. E così, mentre sulle strade italiane nel solo 1988 si sono registrati oltre 6 milioni di incidenti cioè 17 mila incidenti al giorno, circa 12 al minuto (solo quelli denunciati, dati ISVAP), si cominciano a chiudere gli sbocchi naturali per chi non vuole, obbligatoriamente, respirare gas e polveri mortali. A questo proposito giova ricordare una grave segnalazione, già caduta nel dimenticatoio, effettuata dal Prof. Cesare Maltoni, scienziato di fama mondiale che nei laboratori del Castello di Bentivoglio ricerca quali sostanze oncògene siano presenti nell’ambiente. Poche ma significative righe della sua relazione sono state pubblicate da “Repubblica” - Cronaca di Bologna - il 24/11/1989, pag. II; le riportiamo a monito: “Quasi un bolognese su due si ammala di cancro, quasi uno su tre ne muore... Bologna capitale dei tumori? Niente affatto – dice il Prof. Cesare Maltoni – purtroppo sono percentuali che valgono per tutti i paesi industrializzati. Bologna è solo la prima città che lo sa scientificamente e non per ipotesi”. E continua: “Quando ero un giovane medico, negli anni 50 – ricorda Maltoni – rimasi scioccato dalle tabelle del primo registro tumori, Consiglio Direttivo dell’ALIAV (come in alcuni paesi europei). Per la realizzazione di questo programma non occorrerebbero spese faraoniche, né studi di architetti stranieri o ingegneri aerospaziali; le materie prime le avremmo già tutte, basterebbe aggiungere alcuni scivoli ai gradini e qualche guard-rail nelle strade più larghe. Basterebbe, quando si inizia la costruzione di una strada, ricordarsi di dedicare circa 2 metri (la metà di una corsia), separati dalla carreggiata tramite un guard-rail, per realizzare una rete di piste ciclabili che ridurrebbe almeno il numero degli incidenti e dei costi collegati. Perché giova ricordarlo, è sulle spalle di tutti noi che grava il problema di spese infortunistiche esorbitanti. Per la Sanità in Italia si sono spesi nel solo 1987, 68.103 miliardi. Il costo medio per giornata di ricovero è di 270.000 lire in ospedali pubblici e raggiunge la quota di 1.796.000 lire per le cliniche private (Fonte Istat). Ma il fatto che più ci lascia allibiti viene fornito dalle cifre del costo medio per ricovero che raggiunge i 3.080.000 lire per gli ospedali pubblici e gli 11.295.000 per le cliniche private. Moltiplicando queste cifre per le decine di migliaia di persone ferite in incidenti stradali, appare ovvio che la differenziazione del traffico debba diventare un programma di governo locale, cui dare assoluta precedenza. Quanti miliardi, per considerare soltanto le spese sanitarie, si risparmierebbero, spendendo pochi milioni in ogni comune, per la differenziazione del traffico? La mancata realizzazione della rete ciclabile non è soltanto una carenza amministrativa, ma dipende anche da una precisa volontà politica: sino a quando il settore pubblico sarà incantato dalle sirene (solo sirene?!) dei costruttori di auto e mancherà la necessaria attenzione alla sicurezza dei cittadini, la rete ciclabile non verrà realizzata. “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Ubinam gentium sumus? Quam rem publicam habemus? In qua urbe vivimus?...” 23 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani quello del Connecticut, USA. Diceva: uno su quattro si ammala, uno su cinque muore. Negli anni 60 avevamo già corretto in peggio: uno su tre e uno su quattro. Un mese fa a Carpi, col Collegium Ramazzini, abbiamo dovuto riconoscere che nel mondo industriale le proporzioni sono ormai quelle che la ricerca di Bologna ha confermato”. Se passiamo ad analizzare le cause dell’inquinamento atmosferico, il 40% è da addebitarsi agli impianti di riscaldamento a metano che liberano biossido di carbonio, mentre il 39,8% è dovuto agli scarichi degli automezzi privati in moto. Un altro 6% è dovuto ai mezzi di trasporto pubblico e così via. Se allora, alla luce di questi dati, esaminiamo la circolazione sulle strade, un ciclista che è così mortalmente (tra incidenti e gas inquinanti) colpito, come e con quale spirito può tollerare la chiusura dei sentieri che gli consentono, almeno per qualche ora, di respirare aria più pura, di mantenere il fisico in allenamento e, per di più, riscoprire valori storici della propria terra? Se poi andiamo ad esaminare, con occhio critico ed attento, la situazione dei paesi dove l’accesso alle MTB lungo qualche sentiero è stato vietato, noteremo, nell’organizzazione stessa del traffico, evidenti differenze. Prendiamo, ad esempio, in considerazione la Germania o la Svizzera, che sono più controllabili e più vicine a noi: prima di chiudere gli sterrati, i loro amministratori si sono preoccupati di costruire una rete ciclabile apposita per i ciclisti, lunga centinaia di chilometri, come è avvenuto per le auto. Quindi, e solo dopo avere creato una logica alternativa hanno pensato a limitarne l’eventuale pericolosità, proprio come per le auto si sono chiusi, in quei paesi, i centri storici. Perché impedire ai ciclisti di percorrere un sentiero deserto, quando non riusciamo neppure a limitare i flussi di auto nelle città? E quando neppure si riesce ad abbozzare un progetto di rete ciclabile organico? Nel frattempo in Italia continua l’incetta di autoveicoli (11 milioni di automezzi per una popolazione di 56 milioni equivale ad un automezzo ogni 5 persone, compresi bambini ed anziani) e la frequenza dei tumori cresce esponenzialmente: non c’è speranza per una società di questo tipo. Chiediamo perciò spazio per le biciclette, che davvero rappresentano un ritorno al futuro, e ad una vita sana! Non ci illudiamo che questo possa risolvere ogni problema del nostro paese, ma, quasi senza accorgercene, potremmo risolvere quelli del traffico, delle spese sanitarie insostenibili, degli ospedali sovraffollati, e di una condizione socio-sanitaria che si va aggravando. Non sembra davvero poco. Classificazione dei percorsi T utti gli itinerari seguenti fanno riferimento, come carat teristiche generali, a tre parametri di valutazione standard con valori compresi tra 1 e 5. In questo modo si ha la possibilità di chiarire immediatamente il tipo di difficoltà che si andrà ad affrontare. Tempo di percorrenza (effettivo) Non essendo possibile stabilire il significato di “velocità media di un ciclista mediamente allenato”, abbiamo pensato di esprimere il Tempo di Percorrenza non in ore, bensì in valori, cioè intervalli, abbastanza ampi, di tempo: da 0 a 2 ore Valore assegnato1/5 2 a 4 ore » 2/5 4 a 6 ore » 3/5 6 a 8 ore » 4/5 8 o più ore (1 giorno) » 5/5 N.B. Per alcuni percorsi in cui i tratti con MTB spinta o in spalla sono particolarmente rilevanti (tali da falsare l’effettiva durata, se non considerati), il tempo necessario è stato aggiunto al totale in sella. Eventuali divergenze dai valori effettivi (soste, visite, ecc...), sono indicate specificatamente in ogni percorso. Difficoltà del percorso Tale parametro si riferisce a salite (o discese) affrontate durante il percorso e ne costituisce una Media Pondera- ta. Nel caso però di passaggi particolarmente impegnativi e/o pericolosi, verrà estesa, per ragioni di sicurezza, la valutazione di quei passaggi a tutto il percorso indipendentemente dalla loro incidenza sul totale. Pianura e leggera Val. ass. pendenza a strappi 1/5 Leggera pendenza e media pendenza a strappi 2/5 Pendenza media prolungata 3/5 Pendenza media e forte pendenza a strappi 4/5 Forte pendenza prolungata 5/5 Intendendo: leggera pendenza sino al 7%, media pendenza tra 7 e 18%, forte pendenza superiore al 18%. Caratteristiche del terreno Anche questo parametro è una media ponderata delle singole condizioni di terreno riscontrate lungo l’intero percorso. Per ragioni di sicurezza, per quei passaggi che dovessero risultare particolarmente impegnativi e/o pericolosi, la valutazione di tale tratto sarà estesa a tutto il percorso indipendentemente dalla sua incidenza chilometrica sul totale. Val. Ass. Asfalto 1/5 Carreggiabile non asfaltata 2/5 Sentiero facile 3/5 Sentiero difficoltoso o “tecnico” 4/5 Sentiero impraticabile in MTB (spallaccio) 5/5 GERGO MTB Le nostre Guide scrivono di getto e la Redazione non ha inteso modificare, trasformare od annullare una serie di locuzioni che, se non sono stese in perfetto italiano, hanno però il dono dell’immediatezza e della semplicità. Ne riportiamo alcune, certi che il lettore ci perdonerà errori, imprecisioni o significati impropri espressi nel nostro lavoro. O PETTATA: sentiero che si inerpica per la via più breve verso la cima di un poggio, di una collina, di una montagna. O STRAPPO: improvvisa accentuazione di pendenza. O BRUSCO - BRUSCHISSIMO: rafforza il concetto di pendenza in salita particolarmente accentuata. O ASPRO - ASPERRIMO: come sopra, ma al massimo della difficoltà. O STERRATO: qualsiasi passaggio NON asfaltato (strada, sentiero, etc...). Dicesi particolarmente di vere strade non asfaltate. O CARRARECCIA: passaggio adibito normalmente ai “carri”. Viene usato, anche se impropriamente, per indicare uno sterrato abbastanza largo. O CARREGGIABILE - CARRAIA: come sopra. O SENTIERO: stretto passaggio di argine, di bosco, di montagna, normalmente non transitabile con mezzi diversi dalla MTB,... o dall’andare a piedi. O MTB: ovviamente... MOUNTAIN-BIKE. O TECNICO/TECNICA: trattasi di percorso, in particolare di discesa, che richiede doti accentuate di abilità e di equilibrio. Può presentare anche aspetti di rischio e di pericolosità. O MULATTIERA: anche se impropriamente, vds. Carraia, Carrareccia etc. 24 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani Bologna e il suo contado in pianura, cioè, Samoggia, Lavino, Reno a Nord-Ovest; Idice, Quaderna, Gaiana ad Est-Nord-Est. Si potrebbe idealmente ripercorrere l’itinerario dell’antico sviluppo dei canali che portavano le piccole imbarcazioni sino alla PESCAROLA, il porto della navigazione fluviale di Bologna. Addirittura Berengario I nel 905-907 ed Enrico V nel 1116 (con documenti storici ancora conservati) testimonia no la presenza dell’antico “porto delle navi”, dando precise disposizioni per il suo mantenimento e per la sua efficienza. Percorrendo tuttavia l’odierna via delle Lame, e la via Zanardi che ne è la continuazione verso la periferia fino alla Pescarola, nessuna testimonianza o emergenza storica (come si suole dire oggi) ricorda il passato “fluviale” di Bologna. Un passato (dal 1000 circa al 1929) sempre pieno di angustie e di problemi, causa la scarsità delle acque in genere o, per contro, le grandi ed improvvise piene, la necessità di continui drenaggi, le forti spese per il mantenimento degli argini ecc. Pur con difficoltà, l’interesse di Bologna (politico e militare), dei suoi commercianti (in particolare di tessuti) e dei produttori di fibre (in particolare di canapa e di lino) ad avere uno sfogo al mare mediante il Navile, il Reno ed il Po deve essere stato ben forte se sono occorsi quasi 9 secoli per convincere la città a diversi e più produttivi mezzi di trasporto. Il nostro tempo ha cancellato quasi ogni traccia delle necessità passate e se non fosse per qualche toponimo, a volte anche curioso (ad es. il Peratello – canale di Reno all’interno della città – poi “Peradello” ed infine “Pratello”, che ha originato, una volta coperto, la via omonima) difficilmente si potrebbe ricostruire la struttura delle vie d’acqua a Bologna. Restano i fiumi, giunti sino a noi tra mille sistemazioni e trasformazioni. E restano i loro argini a conservare ina spettate oasi di ossigeno ad una città affogata dai rumori, dall’inquinamento e dal traffico. le riunioni del consiglio direttivo Rinviamo coloro che sceglieranno Bologna come meta di un viaggio in bicicletta alle innumerevoli guide che ne trattanodigliMAURO aspettiCAVICCHI storici ed artistici. In questa sede daremo principalmente risalto a quella parte della città che ha rapporto con il proprio territorio e con i percorsi che siamo riusciti sin qui ad indicare (in attesa che l’auspicata rete ciclabile permetta un’autentica svolta di qualità, o meglio ancora, di civiltà). Il nostro obiettivo è quello di permettere il recupero delle piste che escono da Bologna, mettendo in evidenza alcuni aspetti paesaggistici e culturali che la circondano. Prendiamo quindi l’avvio dal centro della città indicando una prima serie di direttrici di viaggio, che intendiamo progressivamente completare nei prossimi volumi. I percorsi delle pagine che seguono sono il frutto delle esperienze del Gruppo Monte Sole nei suoi primi quattro anni di attività e di ricerche. Riunioni del PERCORSO 1 REGIONE EMILIA ROMAGNA PROVINCIA DI BOLOGNA TEMPO DI PERCORRENZA DIFFICOLTÀ TERRENO 2/5 1/5 2/5 Percorso: Bologna (Ponteluitgo di Borgo Panigale) - Argine sinistro del Reno - Bonconvento - Sala Bolognese - Samoggia - Argine destro del Samoggia - Argine sinistro del Lavino - Sacerno - Bologna Luogo di partenza: Bologna, SS. 9 Ponente, Pontelungo Quota di partenza: m 52 Quota massima raggiunta: m 52 Quota minima raggiunta: m 35 Lunghezza complessiva: km 41 Consiglio Direttivo dell’ALIAV IL NORD La via degli Argini Viene utilizzata dal Gruppo, soprattutto in inverno ed è efficacissima come tracciato di allenamento. L’attrito causato dall’erba gelata della via degli Argini, a contatto con le gomme artigliate delle MTB, procura affaticamento e susseguente riscaldamento come se si pedalasse in salita. Su questi percorsi non si è però esposti a raffreddamenti da discesa e si possono quindi fronteggiare le temperature più rigide. Con brutto tempo, con la nebbia della “bassa”, con la visibilità scarsa, il percorso sugli Argini può essere considerato monotono: ha invece un suo fascino ambientale e conserva la forma fisica durante l’inverno. Per chi parta dal Centro di Bologna – Piazza Maggiore – proponiamo una prima serie di percorsi verso NORD seguendo il tracciato dei nostri fiumi, o meglio, torrenti, al loro sbocco Bagnarola: Villa Malvezzi. Come raggiungere la partenza Pontelungo è facilmente raggiungibile, trovandosi nel quartiere Borgo Panigale. Il punto di partenza è all’angolo tra il ponte sul Reno e via del Triumvirato. Il percorso Da Via del Triumvirato si prende subito a destra, entrando in un parcheggio. Immediatamente a sinistra, scesi all’altezza delle basi del ponte, inizia il sentiero che lambisce le acque del fiume. Si sottopassano due ponti (km 1,5 e km 3 risp.) immergendosi immediatamente in un ambiente fluviale di tutto rispetto. A km 4 si sottopassa l’imponente ponte della tangenziale di Bologna, eretto su enormi strutture che richiamano colonnati dei templi greci. È qui consigliabile tenersi a sinistra, sul sentiero alto, per evitare il fango, frequente nel percorso più vicino al fiume. Continuando, si giunge alla confluenza del sentiero con una carrozzabile (km 6) ben individuabile dalla presenza di un massiccio ponte di tubi, sulla destra. Il percorso prosegue invece a sinistra, arrivando ad una sbarra sulla confluenza tra la carrozzabile ed una strada asfaltata, nei pressi di un maneggio. Tenendo la destra, subito dopo la sbarra, l’argine rimane per un breve tratto parallelo alla strada asfaltata, poi se ne distacca. Mantenendosi sull’argine (o sul sentiero immediatamente alla base interna dell’argine), si giunge alla chiesa di Bonconvento (km 12,5), quindi al ponte della Trasversale di Pianura e, subito dopo, a quello detto de’ Gatti (km 15). Sottopassando alla sinistra del ponte, si scende sulla strada asfaltata (prendere a destra in direzione Nord) per poi svoltare a sinistra per Via Gatti (km 15,3), interamente sterrata, e parallela alla Trasversale di Pianura sulla quale si 25 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani è costretti a ritornare poco dopo, al fine di attraversare lo scolo Dosolo (km 17,8). Si prosegue per Sala Bolognese, lasciando a sinistra la basilica romanica e al km 20,7 (prendere a destra prima del ponte), raggiungendo l’argine del Samoggia. Da questo punto si svolta verso Sud, seguendo la strada ghiaiata alla base dell’argine sino al ponte di Forcelli (Idrovora, km 23,4, confluenza Lavino-Samoggia). Seguendo a sinistra, dopo il ponte, l’argine del Lavino, su strada ghiaiata, ci si immette sulla Persicetana (km 25,5, a sinistra), per poi svoltare subito dopo a destra per via Molino (km 25,8) che costeggia nuovamente l’argine, allontanandosene brevemente nei pressi della strada asfaltata che conduce a Sacerno, da percorrere a sinistra sino al Ponte del Pilastrino del Triumvirato (km 29,8). Proseguendo, si oltrepassa l’abitato di Sacerno e si segue la via omonima sino all’incrocio con la Persicetana (km 32, a destra). Pochi metri dopo, sulla sinistra, si erge la splendida villa Paleotti, già Spalletti. Passando sotto un’arcata si può entrare nel parco della villa. Si incontra sulla destra un notevole pozzo, mentre sulla sinistra un sentierino sterrato conduce nei pressi di un’altra villa, anch’essa abitata, arricchita da 2 platani imponenti (occorrono 5-6 persone per abbracciarli alla base). Ripresa poi la Persicetana verso Bologna, si giunge ad un semaforo (km 38,5) dal quale, prendendo a sinistra, ci si immette sulla strada asfaltata che conduce a Pontelungo (km 41). SACERNO “... presso Bologna, primi di Novembre 43 a.C. (NdR: Cesare è stato ucciso da appena un anno, 44 a.C.!)” Ottaviano, Antonio e Lepido, col seguito dei loro ufficiali e delle truppe, si incontrarono su un’isoletta del Fiume Lavinio. I colloqui durano due giorni; al termine i tre uomini sono concordi su alcune decisioni: Ottaviano rassegnerà il consolato. Una nuova magistratura quinquennale, con potere consolare, sarà istituita e conferita ai tre negoziatori. Durante il mandato saranno costoro a designare le magistrature annuali. Per quanto riguarda la ripartizione delle province, Antonio avrà la Gallia Cisalpina e Transalpina, Ottaviano l’Africa, la Sicilia, la Sardegna, Lepido la “vecchia” Gallia (parte confinante con i Pirenei, cioè) e la Spagna. La “Lex Titia”, promulgata il 27 Novembre 43 a.C. e con scadenza al 31 Dicembre 38 a.C., conferirà la necessaria sanzione costituzionale al TRIUMVIRATO. L’istituzione di tale nuova magistratura decide irreversibilmente, è inutile sottolinearlo, della definitiva caduta della Repubblica .di Roma; la regola del governo è ora aperta all’arbitrio dispotico di tre uomini. Subito dopo la conclusione della conferenza, i triumviri decidono di inviare a Roma “agenti” per eliminare intanto i capi più pericolosi dell’opposizione. Tra questi, naturalmente, Cicerone, il firmatario più autorevole della difesa del cesaricidio e della guerra di Modena. La notte del 28 Novembre, con la pubblicazione della nuova lista di proscrizione che aggiunge alle 70 già proclamate dal console Pedio altre 150 persone, ha ufficialmente inizio il periodo del terrore. Saranno così assassinati circa 300 senatori e 200 cavalieri». (Da Storia Moderna di Roma antica, “Il secondo triumvirato”, Ferni Editore, pagg. 82 e segg.). Sacerno, sull’odierno torrente Lavino. Il Monte Sole Bike Group in uno dei suoi percorsi, legge una pagina che lascia tutti i partecipanti all’escursione col fiato sospeso. Tra di essi sono presenti lavoratori, studenti universitari, docenti di Bologna e immediati dintorni, che in queste zone vivono da sempre e a cui il cartello “Sacerno”, è più che familiare. Carlo, abitante del luogo, e appassionato dirigente del Monte Sole B/G, ascolta sorpreso, come tutti, la lettura di avvenimenti che hanno cambiato la storia (in maniera forse più rilevante della Conferenza di Yalta dei giorni nostri), ed accosta ora un antico detto popolare per cui Sacerno era nominata “Mez Mond”, che in dialetto bolognese significa “Mezzo Mondo” ma, anche, “Centro del Mondo”. BONCONVENTO Gli argini dei fiumi, lo abbiamo già detto, creano al ciclista in MTB parecchi problemi di affaticamento. Una delle maggiori difficoltà è però data dai tronchi di canne mozzate dai pastori al loro passaggio, che possono produrre lesioni ai bordi delle coperture. Molte “forature” sugli argini sono determinate dai mozziconi a punta delle canne. E con ragione!! Infatti le canne di questa zona erano particolarmente ricercate dai romani per le frecce del loro esercito (notizia addirittura riportata da Plinio). La canna del Reno, particolarmente resistente e leggera, ha dato a questo luogo il nome di “Canetolo” sostituito soltanto negli ultimi secoli dal nome attuale. SALA BOLOGNESE Non può mancare una visita — anche se veloce — alla bella Pieve di S. Biagio. È romanica, datata addirittura prima del mille e direttamente interessata alla lotta tra Gregorio VII ed Enrico IV ai tempi di Matilde. Parteggiò da prima per l’Imperatore, poi — dopo l’umiliazione di Canossa — parteggiò per il Papa. Da allora sembra che i salesi ne abbiano avuto abbastanza ed abbiano pensato soprattutto a lavorare i loro terreni, particolarmente produttivi. La comunità di Sala ha espresso nel 1447 addirittura un Papa: Nicolò V (era stato canonico della Pieve dal 1423 al 1426). PERCORSO 2 REGIONE EMILIA ROMAGNA PROVINCIA DI BOLOGNA TEMPO DI PERCORRENZA DIFFICOLTÀ TERRENO 2/5 1/5 2/5 Percorso: Idice - Castenasò - Bagnarola - Maddalena di Cazzano - S. Martino in Soverzano - Mezzolara Pieve di Budrio - Castenaso - Idice Luogo di partenza: Idice Quota di partenza: m 55 Quota massima raggiunta: m 55 Quota minima raggiunta: m 35 Lunghezza complessiva: km 63 Come raggiungere la partenza Idice di S. Lazzaro di Savena si trova alla periferia Est di Bologna a circa 9 km dal centro del capoluogo. Il percorso Dal ponte di Idice sulla Via Emilia, si prende Via del Fiume che (a dx) gira attorno all’isolato dell’albergo Tre Ponti e sottopassa il ponte in destra dell’Idice già su carrareccia non asfaltata. Superata una rete metallica, a sinistra in prossimità della riva, si passa a fianco di alcune cave di ghiaia e si prosegue direttamente verso Nord, raggiungendo in breve il ponte della ferrovia. Ad una sbarra, (km 1,9) prendere a sinistra, attraversando un’aia e, proseguendo su sterrato prima e asfalto dopo, si raggiunge la strada Colunga-Russo. Si prende a sinistra, superando l’autostrada sino ad incrociare una nuova strada asfaltata che porta alla Borgatella. Prima di arrivare al ponte, deviare a destra, sempre in destra dell’Idice; si prosegue sino all’attraversamento del fiume, dopo un paio di chilometri, su ponte sterrato e si continua da questo momento direttamente verso Nord sino a Castenaso, raggiunto dopo il 26 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani superamento della statale S. Vitale (km 8,3). Si prende la strada per Vigorso e, proseguendo oltre la frazione, a sinistra la strada per Bagnarola. La visita esterna alle ville di Bagnarola è gentilmente concessa dal custodi MAURO CAVICCHI de solo su opportuna richiesta. Raggiunta la Via S. Donato, si prosegue a destra per Maddalena di Cazzano, raggiungendo dopo 7 km di provinciale, il castello di S. Martino in Soverzano (km 29). Ritornati per la stessa strada a S. Giovanni in Triario (km 31), si prende a sinistra la stradina asfaltata per Mezzolara (km 36). Da questa località ci si porta rapidamente sull’argine sinistro dell’Idice che, dopo aver superato il ponte in ferro della ferrovia Bologna-Molinella, acquista dimensioni veramente insolite. All’interno dell’argine si allarga un prato pianeggiante con erba costantemente rasata e ordinatamente raccolta in balle. Volendo, l’allenamento su questo terreno, può essere particolarmente efficace: aria sana, erba che produce il necessario affaticamento, spazi ampi da permettere anche forti aumenti di velocità. Al Ponte della Riccardina, dopo la visita esterna alla villa, si può proseguire su asfalto direttamente per Vigorso, oppure continuare sull’argine che presenta gradualmente condizioni di terreno meno agibili. E opportuno percorrere l’ultimo tratto verso Castenaso direttamente su asfalto, per riprendere, infine, il Lungo Idice già indicato per l’andata e concludere l’escursione all’albergo Tre Ponti di Idice (km 63 circa). Note: Percorso di allenamento tra strade non trafficate e argini vietati alle autovetture. Tecnica e assistenza: Si consiglia di portare con sé soprattutto camere d’aria di scorta e materiale per aggiustare – quando occorra – camere d’aria forate. le riunioni del consiglio direttivo Riunioni del i villaggi dei progenitori e, successivamente gli incontri e gli scontri tra civiltà diverse. Pensiamo ai Galli, feroci e prestanti provenienti dal Nord; pensiamo ai romani, più organizzati militarmente e civilmente. Qui hanno lasciato il nome anche della località (Castrum Nasicae da Scipione Nasica, conquistatore nell’anno 190 a.C.). Castenaso ha strade diritte e canalizzazioni ad angolo retto: dalla storia, ci viene consegnata con caratteristiche tipiche dei villaggi romani. Quando, dopo la fine dell’epoca barbarica, cominciano a formarsi i Comuni, Bologna dimostra subito il suo interesse al primo “contado” verso Est: è sulla Via del Sale (Cervia ne è il capolinea), elemento indispensabile per la conservazione dei cibi ed insostituibile nella alimentazione. Ha terreni da tempo abbandonati dalle acque e già pronti per una agricoltu ra fiorente. L’espansione di Bologna verso Castenaso è un fatto naturale: i Signori della città impiantano qui le loro ville che sostituiscono le fortificazioni militari. Cambia l’economia e la villa diviene il centro di ogni possedimento (o possessione). Nei secoli d’oro della canapa (XVI-XVIII sec.) è con Budrio e Granarolo al centro di questa attività e personaggi di rilievo lasciano la loro impronta sul territorio; sono i Gozzadini, gli Ariosti, i Bolo- Consiglio Direttivo dell’ALIAV CASTENASO Proviamo ad immaginare il paesaggio attorno a Bologna, dopo lo spaventoso cataclisma che ha fatto arretrare le acque sino a disegnare l’attuale Pianura Padana (Padusa). Da questa parte di Bologna sfocia l’Idice dalle colline e, prima di spagliare nella valle, sfiora e nutre terreni già abitati dall’uomo che esce dalle palafitte e si avvia all’agricoltura e ad un maggior benessere. I Villanoviani sono “una comunità benestante, latifondista e allevatrice di bestiame”. Hanno rapporti con la città che ai piedi delle colline comincia a prendere dimensione e fascino. Ci piace, passando lungo la strada dell’Idice in MTB, immaginare 27 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani gnini, gli Accorsi, i Bugami, e tanti altri. Accanto alla villa si ristruttura no le case coloniche: divengono “murate”, “copate”, fornite di pozzo, stalla, teggia e forno normalmente a contornare l’aia. Il mondo contadino affronta le lotte e le prime rivendicazioni: tra i braccianti ed i lavoratori della terra, si formano le prime leghe sindacali. In questo ambiente, già socialmente evoluto, vive per anni Gioacchino Rossini, nella villa vicino alla Madonna del Pilar (ne è rimasta una lapide), assieme alla moglie Isabella Colbran; qui ha musicato il Guglielmo Tell e la Semiramide. In questa zona Giovanni Gozzadini ha messo in luce la civiltà villanoviana con sensazionali campagne di scavi iniziate nel 1853 al confine tra i Comuni di S. Lazzaro di Savena e Castenaso. BUDRIO (BUTRIUM/BOTRO/ FOSSATO) Iniziava sostanzialmente qui l’immensa Valle Padusa, tra boschi e paludi, torrenti, canali, arbusti e fossati certamente impegnativi da superare in quei tempi remoti. Zona anche questa centuriata e quindi, come Castenaso, radicalmente organizzata dalla civiltà romana. Ha caratteristiche naturali fondamentali: i fiumi all’uscita dalle valli “spagliano” nella pianura, creando estese zone paludose. Le foreste sono estesissime: non pare possano sussistere possibilità di insediamenti umani. Invece gradualmente le acque si ritirano. Le Abbazie svolgono in questo momento un’importantissima funzione civile e religiosa favorendo tra l’altro la coltivazione graduale dei terreni emersi. Nuclei familiari tentano la ventura nella “nuova frontiera” della grande valle che si estende sino al Po. All’origine troviamo la donazione di terreni ad opera di Matilde (era dappertutto!). I rapporti giuridici vengono regolati da contratti di affitto a vita tra gli abati e le famiglie che lavorano la terra, e nei secoli nasce una forma di concessione del tutto originale: la Partecipanza. La Partecipanza è un particolare patto agrario tra il concedente (Abate o Comune) e la famiglia del contadino, che accetta di lavorare a vita un determinato appezzamento di terreno. È un fenomeno unico e abbastanza esteso nella pianura bolognese: lo ritroveremo a S. Agata, Granarolo, Pieve di Cento, ecc. ed è in una certa misura ancora in vigore. Questo contatto di coinvolgimento diretto del Lavoratore e della sua famiglia alla vicenda produttiva ed ai suoi riflessi in campo sociale e politico, avrà effetti benefici, soprattutto nel periodo d’oro, tra il XVI ed il XVIII secolo. In quest’epoca la produzione della canapa, opportunamente tutelata da sgravi fiscali e facilitata nelle esportazioni verso Venezia ed il resto del mondo, raggiunse il suo apice. Il metodo di lavorazione del garzolo era segretissimo e ciò permise per decenni lo sfruttamento del “brevetto” ed il prosperare dell’economia della zona. I parchi, le cappelle private e soprattutto le ville sontuose del budriese sono tuttora testimonianza di tanta fortuna. In particolare la piccola Versailles di Bagnarola è degna di essere visitata e ammirata: un monumento di tanta bellezza a pochi chilometri da Bologna non può restare sconosciuto. Altrettanto dicasi per la Riccardina, villa del giurista Accursio, che sin dal 1200, era collegata, tramite un ponte, alla sponda destra dell’Idice. La zona fu teatro di importanti fatti d’arme. I Veneti guidati dal “capitano” Bartolomeo Colleoni si scontrarono il 25 luglio 1467 con una strana lega, che comprendeva bolognesi, milanesi, urbinati e napoletani proprio sulla riva sinistra dell’Idice. Le colubrine mobili del Colleoni, per la prima volta nella storia montate singolarmente su affusti, crearono notevoli difficoltà alle armi della Lega che venivano ancora trasportate da carri e deposte soltanto al momento dell’uso. Il fatto ed il luogo viene anche riportato dall’Ariosto nell’“Orlando Furioso” canto III par. 46, vicenda di Ercole I di Ferrara). A noi piace soprattutto vederlo ora in veste pacifica di argiCastello di S. Martino in Soverzano. ne con prato interno particolarmente apprezzabile per l’allenamento in MTB. CASTELLO DI S. MARTINO IN SOVERZANO Venendo da Dugliolo, così come da Maddalena di Cazzano, d’inverno, in particolare, quando i platani del parco non hanno foglie e lasciano intravvedere l’imponenza della torre e le merlature delle mura, fa veramente impressione e desta sorpresa la splendida immagine del Castello. Si capisce a prima vista che fu costruito fuori tempo (nel 1411 invece del 1100), in un luogo che non doveva avere grandi risorse di difesa (i Castelli di quel tipo erano costruiti soprattutto nella prima collina), ma è senza dubbio un esemplare chiaro di costruzione castellana e veramente apprezzabile anche per motivi di studio. Una lapide sulla porta principale ricorda la concessione di Leone X ai Conti Manzoli nel 1514; un lungo portico sulla sinistra introduce al parco delle fiere che la tradizione vuole si susseguano dal 1584 ogni 4 di ottobre. Il parco, la ghiacciaia, la stalla perfettamente ricostruite e cromaticamente inserite nell’ambiente ne offrono un complesso di grande valore. Prima di lasciare l’Idice, è consigliabile una visita veloce alla Pieve di Budrio, che conserva una bellissima croce latina in marmo dell’epoca di Carlo Magno (828, anno riportato da Fedora Servetti Donati su Budrio etc. pag. 197). Non è poco per un “semplice” itinerario di pianura. 28 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni ALIAV consiglio direttivo delcultura di MAURO CAVICCHI di MARIA GRAZIA CADONI (da “Incontri” n. 90 - ottobre-dicembre 2006) Riunioni Ballo e canto nelladel tradizione della Sardegna Le “launeddas” Consiglio Direttivo dell’ALIAV P arlare delle “launeddas”, dice il grande archeologo Giovanni Lilliu, significa andare al cuore della cultura e della civiltà dei sardi. La più antica testimonianza di questo strumento musicale a fiato è in un bronzetto nuragico al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, che raffigura un suonatore con uno strumento a tre canne. Considerato che i bronzetti risalgono a 2800- 3000 anni fa, possiamo pensare che questi suoni abbiano accompagnato per millenni la vita dei sardi. Le “launeddas” sono rimaste inalterate nella loro struttura essenziale: tre canne che si chiamano “su tumbu”, “sa mancosa” e “sa mancosedda”, con la cavità orale che funziona da riserva d’aria da emettere con una tecnica particolarmente complessa, senza interruzioni di flusso. Ancora oggi la materia prima è dunque la canna comune, “Arundo donax”, che è assai diffusa in Sardegna, nei terreni umidi, lungo i corsi d’acqua, nelle piane vicino alle coste, e che può essere raccolta tra gennaio e marzo, nella fase di luna piena come suggeriscono i vecchi. Alla grande diffusione delle launeddas può aver contribuito questa “povertà” del materiale necessario, facilmente reperibile dal pastore che, con un semplice coltello, poteva trasformare la canna in strumento musicale. La canna, ancora oggi, dopo un periodo di stagionatura, viene pulita all’interno asportando tutti i nodi, che vengono lisciati facendo attenzione a non rovinarla; sulla canna così predisposta se ne innesta un’altra (“su cabizzinu”) sigillando l’innesto con cera vergine per garantirne la tenuta e rinforzando il tutto esternamente con spago impeciato; successivamente vengono aperti i fori per le dita. Nella società sarda tradizionale, l’economia si è basata per anni sull’agricoltura e sulla pastorizia con un ritmo di vita regolato dalle scadenze dei cicli produttivi. Feste e cerimonie religiose – distribuite in genere tra maggio e settembre, mesi di pausa nel lavoro dei campi (non a caso, settembre in sardo si dice “capidanni”, ricordo di un “caput anni” che ne segnava l’inizio per il contadino e per il pastore) – trovavano nel ballo il naturale esito. La disposizione in cerchio dei danzatori; i particolari movimenti delle gambe, l’atteggiamento solenne dei parteci panti, le modalità di partecipazione e gli strumenti utilizzati per scandire il ritmo, hanno indotto molti etnomusicologi – che del resto, ancora oggi, da ogni parte del mondo vengono a studiare questa realtà – ad attribuire al ballo tondo caratteri di forte antichità e valore sacrale. Le “launeddas”, assieme al ballo, sono lo strumento che interpreta meglio la Sardegna e ne sintetizza, per così ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani dire, le profonde radici culturali e quel senso di appartenenza definito come identità regionale e, con termine più attuale, come folklore. Ma è qualcosa di più. Basta assistere a un canto a “tenores” nei paesi della Barbagia, l’area della provincia di Nuoro dove questa tradizione è ancora viva. La voce (“sa boghe”) inizia a cantare in perfetta solitudine, poi si interrompe e, dopo un secondo di silenzio, arriva la risposta ritmata degli altri tre elementi (“sa contra”, “su bassu” e” sa mesa boghe”); il quartetto a “tenores” mette in scena così tutta la sua forza espressiva e l’armonia polifonica. Per questo, non a caso, il canto a “tenores” è stato inserito tra i Masterpieces of the Oral Intangible Heritage of Humanity e proclamato patrimonio dell’umanità, con la motivazione: “non esiste in altri parti del mondo un’espressione vocale, gutturale e polivocale, come quella dei pastori sardi”. A tenore si può cantare di tutto: inni sacri e lamenti funebri, canzoni d’amore e satiriche, balli lenti e veloci, la vita e la morte, la luna e il tramonto. I paesi che danno il nome alle formazioni “Pro defender sa Patria Italiana” L a presenza delle “launeddas” è testimoniata durante la Prima e della Seconda Guerra mondiale. Emilio Lussu raccontava di concerti organizzati nei vari reparti, per i soldati della Brigata Sassari. Le “launeddas” risuonavano in diverse occasioni: per radunare i sardi e quando occorreva stimolare lo spirito di corpo e il coraggio. Le note dello strumento, così melodico e carico di suggestioni, aiutavano a sentirsi meno lontani da casa. “Pro defender sa patria italiana / distrutta s’est sa Sardigna intrea”, cantavano i soldati in trincea. E la Sardegna “intera” aveva avuto i suoi paesi decimati dalla guerra. Le fonti ufficiali parlano di 13.000 caduti, due medaglie d’oro, quattrocentocinque medaglie d’argento, cinquecentocinquantuno di bronzo. La Brigata Sassari, costituita nel marzo del 1915, composta interamente da sardi, quasi tutti pastori e contadini rappresentò, persino nei tragici giorni di Caporetto, un esempio unico di compattezza, di abnegazione e di valore militare. 29 più conosciute di “tenores” sono Orgosolo, Bitti, Oniferi e Neoneli. Il suono delle “launeddas” era ed è tuttora l’elemento cardine per il canto e per accompagnare, oltreché il ballo, poesie popolari e improvvisate, versi satirici, gare poetiche, ma anche riti religiosi. Il loro suono si ritrova in momenti particolari della Messa, nelle processioni e in tutti i riti ed eventi tipici della vita della famiglia e della comunità, nascite, battesimi; fidanzamenti, matrimoni, funerali. Il corteo nuziale in parti colare, con parenti e amici, era preceduto dal suonatore di “launeddas”. Una figura quasi professionale questa, regolarmente pagata dalle amministrazioni comunali come riporta un manoscritto anonimo della fine del Settecento. Le sue prestazioni e il compenso venivano stabiliti da un contratto notarile, perché spesso gli obblighi del suonatore si estendevano a seguire le processioni, ad accompagnare le funzioni religiose e a suonare “su ballu de cresia”. In caso di assenza erano addirittura previste delle penalità, destinate a compensare i sostituti. I suonatori, per tutto questo, erano molto popolari e richiesti al punto che non erano rare le risse e i diverbi per accaparrarsi i migliori, con effetti spesso sanguinosi, dal momento che le armi erano molto diffuse. Solo sul finire del XVIII secolo arrivarono le prime regole: il pregone (progetto di legge in epoca sabauda) del 2 gennaio 1768 del Viceré Des Hayes prescriveva, per l’appunto, di “doversi osservare religiosamente le feste”, vietava nell’ora dei “divini offici” di tenere, intervenire o assistere a balli e ad altri spettacoli pubblici, proibiva agli osti di vendere vino, dar da mangiare o bere durante la Messa ‘o altre funzioni compreso il catechismo. Già in una lettera del giugno 1761 al conte Bogino a Torino, l’arcivescovo di Cagliari aveva proposto di stroncare, con un rimedio a suo avviso efficace, quello che veniva chiamato “lo scandaloso abuso dei balli” in concomitanza con le funzioni religiose: far “carcerare i flauteri, cioè quei contadini i quali suonano con alcune canne in bocca”. Nonostante veri e propri rischi di scomunica, queste disposizioni venivano regolarmente disattese e i balli “dentro de los patios de la iglesias” continuavano a tenersi. Un suonatore pressoché profes sionale esisteva del resto in ogni paese del Campidano, contraria mente al Capo di Sassari e in Gallura dove scarseggiavano le persone in grado di suonare le “launeddas”; i più bravi si spostavano quindi al Centro Nord per le feste e altre ricorrenze sapendo eseguire anche i balli tondi di queste regioni. L’abate Vittorio Angius, nel “Dizionario Geogra- 30 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani supportate politicamente, avevano una potenziale carica dirompente. Il patrimonio etnico-culturale pos sedeva infatti una forza significativa in quanto diffuso nell’intero tessuto comunitario, e per quella via si poneva come veicolo privilegiato di espressione identitaria. Di conseguenza, ci si adoperò per cancellare questo patrimonio vietando gare poetiche, balli in piazza e gioco alla morra. L’operazione, velleitaria in partenza perché diretta a cancellare codici secolari radicati e pratiche di socializzazione legate alla religiosità e alle relative feste, fallì rapidamente. Negli ultimi vent’anni l’interesse per le “launeddas” è di nuovo cresciuto sensibilmente, anche in ambienti musicali non strettamente connessi alla tradizione folklorica isolana: suono e musiche vengono spesso rielaborati e riproposti con un taglio meno convenzionale. Approcci diversi a questo strumento hanno consentito collaborazioni, sovrapposizioni e particolari arrangiamenti, ad esempio, con Fabrizio De Andrè, Angelo Branduardi e altri musicisti che sperimentava no contaminazioni con suoni etnici. Non solo il jazz con il sassofonista inglese Evan Parker o quello americano di David Liebman in concerto con Paolo Fresu, ma anche il rock si è lasciato tentare dai suoni della tradizione sarda. Straordinario è risultato, in particolare l’inserimento delle “launeddas” nel gruppo jazz di Paolo Fresu nell’eseguire dal vivo le musiche che accompagnano le immagini suggestive dell’Istituto Luce sulla Sardegna degli anni Trenta-Cinquanta, messe assieme da Gianfranco Cabiddu nel film “Sonos ‘e memoria” per la Mostra del cinema di Venezia del 1995. Molto attiva in questi ultimi vent’anni è l’Associazione Culturale “Cuncordia A launeddas”, che ha promosso numerose iniziative per lo studio e la diffusione di questo strumento, con corsi, concerti e pubblicazioni. le riunioni del consiglio direttivo di MAURO CAVICCHI Riunioni del Consiglio Direttivo dell’ALIAV “La Patria lontana” copertina di. G. Biasi per il “Giornalino della Domenica” (1909) fico Statistico e Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna negli anni 1833-1856”, ricorda in proposito il caso di Tonara, piccolo paese della Barbagia i cui abitanti avevano una gran passione per il ballo e che però, non potendosi permettere uno “zampognatore”, ballavano alla sola armonia del canto. Tempi duri per i suonatori si ebbero invece durante il periodo fascista. Il regime matura la consapevolezza secondo cui le forme musicali e più in generale culturali sarde, per quanto diffuse a livello popolare e fino a quel momento non Simone Manca di Mores, “Sa danza cun is Launeddas”, Acquerello (1861-1872). Nicola Benedetto Tiole, “Joueurs de Leonedda”. OLTRE IL FOLKLORE L’economia dell’Isola si è basata per anni sull’a gricoltura e sulla pasto rizia con un ritmo di vita regolato dalle scadenze dei cicli produttivi. Feste e cerimonie religiose, distribuite in genere tra maggio e settembre, oltre a costituire preziose testimonianze del costume di questa terra, andando oltre il folklore, trovano nel ballo e nel canto la loro espressione più alta e significativa e la loro naturale manifestazione. - APPELLO AI SOCI CARISSIMI SOCI, NELLA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2015, SI SVOLGERA LA TRADIZIONALE RICORRENZA BIENNALE DEL NOA (nozze di Oro e Argento) RISERVATA A COLORO CHE SI SONO DIPLOMATI RISPETTIVAMENTE NEGLI ANNI 1964-65 e 1989-90. VI RIVOLGIAMO UN INVITO A COLLABORARE ALLA RICERCA DEI COLLEGHI DI QUEGLI ANNI DI VOSTRA CONOSCENZA E DI TRASMETTERE LORO IL MEDESIMO INVITO. SIAMO IN POSSESSO DI TUTTI I NOMINATIVI MA NON DI UNA LARGA PARTE DEGLI INDIRIZZI DI ATTUALE RESIDENZA. CONTIAMO SULLA VOSTRA PREZIOSA COLLABORAZIONE. È UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE E SIGNIFICATIVO. GRAZIE A TUTTI PER OGNI COMUNICAZIONE POTETE FARE RIFERIMENTO AI SEGUENTI NOMINATIVI E INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA: ALIAV: Presidente: Graziano Zanetti Consigliere: Giuseppe Benfenati [email protected] [email protected] cell. 3396175771 [email protected] 31 ALIAV ALIAVAssociazione Associazione Diplomati Diplomati Istituto Aldini Aldini Valeriani Valeriani ALIAV cultura di FRANCESCO DE PRETIS (da “Incontri” n. 90 - ottobre-dicembre 2006) Il Codice segreto di Archimede Archimede in una antica stampa. Vissuto nel III sec. a.C. ha segnato la rinascita della matematica in Europa N ell’anno del Signore 1229, in una Gerusalemme presidiata dai crociati dell’Imperatore Federico II, un monaco ricopia in greco preghiere ortodosse: la pergamena sulla quale scrive non è però nuova, l’amanuense ha avuto cura di cancellare il testo e le immagini precedentemente impresse sugli spessi fogli di pelle. Così, con un’incurante “nonchalance”, il religioso taglia e ricuce nientedimeno che il “corpus” archimedeo, l’intera raccolta nell’originale greco dei trattati del più grande scienziato dell’antichità, Archimede di Siracusa. Vissuto nel terzo secolo avanti Cristo, Archimede e la sua geniale opera non hanno segnato solo la sua epoca ma soprattutto la successiva rinascita della matematica in Europa: dall’idrostatica al calcolo dei volumi di sfera e cilindro, dallo studio delle spirali a quello della meccanica delle leve, Archimede è stato dai più indicato come il capostipite della scienza moderna. Durante l’assedio di Siracusa (212 a.C.) da parte della flotta romana, Archimede si distinse nella difesa della città, costruendo ingegnose macchine da guerra per tenere lontano il nemico: catapulte per lanciare pietre, un sistema di corde, carrucole e ganci per bloccare le navi romane ed i famosi specchi ustori, dispositivi che sfruttavano i raggi solari per sviluppare incendi sulle imbarcazioni. Tanta operosità non salvò però il matematico siracusano: Archimede, assorto in alcune speculazioni su cerchi ed altre figure geometriche, cadde infatti sotto i colpi di un soldato romano, che male aveva reagito al suo “Noli turbare circulos meos”, sottile invito rimasto celebre nei secoli. Lo scrittore romano Valerio Massimo – che ha tramandato l’episodio – riporta anche lo sconforto del generale Marcello, il quale aveva ordinato di risparmiargli la vita nella saggia convinzione che l’intelligenza del Siracusano sarebbe stata di grande utilità per la grandezza di Roma. La sorte, tuttavia, si è dimostrata poco benevola non solo con Archimede ma anche nei confronti di quanto lo scienziato di Siracusa ci ha lasciato di scritto: incendi, saccheggi ed intemperie dei secoli non hanno infatti risparmiato neppure i suoi trattati, giunti a noi per lo più solo in traduzioni arabe e latine; il palinsesto raschiato dal monaco ortodosso rappresenta così una rarissima copia dei suoi scritti originali. Passati quasi sette secoli, il manoscritto di Gerusalemme finisce fortunosamente nelle mani di John Ludwig Heiberg, studioso danese e massima autorità di Archimede per quell’ epoca, che ha la possibilità di esaminarlo in una biblioteca di Costantinopoli (l’attuale Istanbul): Heiberg scatta alcune fotografie al codice e, compresane la vera natura, riesce a fatica a tradurre “Il Metodo”, un trattato ritenuto perso e che ha gettato in seguito una nuova luce sul pensiero scientifico di SOGNO AVVERATO L’opera sui “corpi galleggianti” nella quale Archimede enuncia i principi dell’idrostatica è già disponibile in greco e, nei mesi scorsi, le prime pagine decrittate sono state proiettate sugli schermi del San Francisco Science Center. Il sogno di scienziati e storici adesso è quello di leggere le opere di Archimede dal manoscritto originale. Un traguardo suggestivo e affascinante che sembra finalmente a portata di mano. 32 ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani le riunioni del consiglio direttivo di MAURO CAVICCHI Riunioni del di gran parte del testo: il confronto con le foto scattate a inizio ’900 da Heiberg mostra inequivocabilmente un notevole peggioramento dello stato di conservazione del palinsesto; in queste condizioni la partita contro l’oblio pare essere persa per sempre. Ad un punto morto, ecco che lo Slac (Stanford Linear Accelerator Center) di Palo Alto (California), un’istituzione scientifica che solitamente svolge ricerca in Fisica nucleare, offre i suoi laboratori per esaminare il manoscritto. Grazie a una particolare tecnica di scansione visiva detta fluorescenza a raggi X, sviluppata per lo studio delle particelle subatomiche, le parole di Archimede appaiono distintamente sullo schermo come inchiostro simpatico. L’eccitazione è grande: “Questo è un passo decisivo per comprendere una delle più grandi menti di tutti i tempi”, afferma Uwe Bergmann, capo del progetto dello Slac. “Sui corpi galleggianti” l’opera nella quale Archimede enuncia i principi dell’idrostatica è già disponibile in greco e, a metà Agosto, le prime pagine decrittate sono state proiettate – in una chiave un po’ hollywoodiana – sugli schermi del San Francisco Science Center. Il sogno di scienziati e storici di leggere le opere di Archimede in lingua originale sarà, dun que, realizzato? “La strada per decifrare tutto il codice sarà lunga – avverte Bergmann – non sappiamo esattamente che cosa ci aspetta, il palinsesto potrebbe contenere qualche trattato ancora sconosciuto. Sarei sorpreso però se tra le carte di Archimede dovessimo scorgere la formula E = mc2!”. Consiglio Direttivo dell’ALIAV L’uccisione di Archimede raffigurata in un mosaico d’epoca romana. Archimede. La scoperta di Heiberg desta grande clamore nella comunità scientifica ma le ricerche sul palinsesto non possono continuare: come nell’assedio di Siracusa, è di nuovo un conflitto armato ad interferire con la ricerca del sapere ed alla fine della Prima Guerra Mondiale il codice fa perdere di nuovo le sue tracce. Nel 1998 nuovo colpo di scena: il manoscritto riappare ad un’asta di Christie’s tra i cimeli di una collezione privata francese e viene acquistato da un magnate americano che lo dona anonimamente alla biblioteca del Walters Art Museum di Baltimore (Maryland). Negli Stati Uniti iniziano così studi approfonditi e ci si accorge ben presto che dalle pagine emerge qualcosa che stona totalmente con l’insieme delle sacre orazioni in esso contenute. Con la volontà di dipanare l’enigma, si iniziano ad utilizzare tecniche visive che sfruttano la luce ultravioletta per poter distinguere i vari strati di scrittura. Eureka! è Archimede. Il lavoro di decodificazione però si arresta ben presto perché macchie e miniature rendono impossibile l’interpretazione La delicata fase di recupero e di ricostruzione. Il manoscritto nel laboratorio di restauro. Nel 1998 il manoscritto riappare a un’asta di Christie’s e viene acquistato da un magnate americano ALDINI VALERIANI storia di una grande scuola bolognese PAGINA CARPIGIANI + LIBRO ALIAV.indd 1 21/01/2014 12.09.53 1956 - 2013 Soluzioni per il futuro dell’uomo. wind mobile industrial photovoltaic L’energia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma continuamente. Oltre cinquant’anni di esperienza, competenza e professionalità ci permettono di integrare elettronica, idraulica e meccanica per trasformare l’energia e metterla al servizio dell’uomo. Dal 1956 Bonfiglioli progetta e realizza soluzioni d’eccellenza a livello internazionale innovative e affidabili per il controllo e la trasmissione di potenza nell’industria, nelle macchine operatrici semoventi e per le energie rinnovabili.