L'eco dell'elezione di Papa Francesco nel mondo islamico
Intervista al patriarca libanese maronita Béchara Boutros Raï
Roma, 27 Marzo 2013 (Zenit.org) Giuseppe Rusconi | 219 hits
Tra i protagonisti del dialogo in Medio Oriente tra cristiani e musulmani, il patriarca libanese maronita
Béchara Boutros Raï ci ha rilasciato volentieri un’intervista, in particolare sull’eco dell’elezione di papa
Francesco nel mondo islamico. Figura di grande rilievo istituzionale nel Paese dei Cedri, creato cardinale da
Benedetto XVI nello scorso novembre, Raï – su incarico dello stesso papa Ratzinger – ha anche guidato
alcuni giovani libanesi nella stesura del testo delle meditazioni che saranno lette durante la tradizionale Via
Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
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Patriarca, come è stata accolta l’elezione di papa Francesco tra i cristiani del Medio Oriente?
Patriarca Raï: La notizia della fumata bianca è stata seguita in diretta anche da tutte le emittenti radio
televisive del Libano e di altri diversi Paesi arabi. Il nuovo Papa ha subito si è subito conquistato la simpatia
e ha acceso l’entusiasmo nei cuori dei cristiani libanesi. Anche in quelli dei Paesi arabi, che auspicano un
leader che possa intervenire presso le istanze internazionali in favore della pace e della convivenza fraterna
e pacifica fra tutti i componenti dei loro rispettivi Paesi ( in particolare Siria, Egitto, Iraq) che vivono oggi
momenti di dura prova.
E tra i musulmani mediorientali?
Patriarca Raï: La notizia della scelta di papa Francesco è stata accolta favorevolmente sia dai musulmani
moderati nel Libano che dai loro simili nei Paesi arabi senza distinzione fra sunniti, sciiti o drusi. Pur non
conoscendolo ancora, i musulmani come i cristiani sperano molto nel nuovo Papa e vedono nel Capo della
Chiesa una persona carismatica che ispira rispetto e fiducia, perché le due visite degli ultimi Papi in Libano e
in alcuni Paesi arabi hanno lasciato un’ottima impressione ed un positivo impatto nella mente dei musulmani.
Essi infatti hanno constatato che il Papa è un uomo pacifico, che invita solo alla riconciliazione, al dialogo,
alla preghiera e al rispetto della dignità dell’uomo e denuncia apertamente ogni forma di violenza, guerra e
distruzione.
Come è stato accolto il nome Francesco? Suscita fiducia, speranze? Richiama ancora in qualche
modo l’incontro del 1219 tra Francesco d’Assisi e il sultano Malik-al-Kamil vicino a Damietta, in
Egitto?
Patriarca Raï: Gran parte dei musulmani (come dei cristiani), ascoltando e leggendo le spiegazioni fornite
riguardo al significato del nome Francesco – che fa riferimento a san Francesco d’Assisi – ha molto
apprezzato la scelta. Essa indica chiaramente il programma del Pontificato, incentrato in modo particolare
sull’attenzione ai poveri, agli emarginati e ai più bisognosi nella società nonché sul dialogo islamo-cristiano.
Francesco è un nome che palesa una grande apertura al dialogo con il mondo musulmano sull’esempio del
santo di Assisi, che incontrò il Sultano in Egitto per cercare e proporre la via pacifica del dialogo fraterno
come mezzo di soluzione ai conflitti. Già San Francesco è noto al mondo musulmano anche a motivo degli
incontri interreligiosi di Assisi, promossi su iniziativa del Beato Papa Giovanni Paolo II. Certo il programma
del pontificato del nuovo Papa, così segnato sin dall’inizio dall’inizio dal nome Francesco, suscita fiducia e
tanta speranza.
Nel discorso di venerdì 22 marzo al Corpo diplomatico papa Francesco ha detto tra l’altro: “E’
importante intensificare il dialogo tra le varie religioni, penso innanzitutto a quello con l’Islam, e ho
molto apprezzato la presenza, durante la Messa di inizio del mio ministero, di tante autorità civili e
religiose del mondo islamico”. Pensa che queste parole saranno seguite da atti concreti, tesi a
valorizzare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide?
Patriarca Raï: La notevole presenza di capi di Stato e delegazioni del mondo musulmano alla Messa di inizio
Pontificato è un chiaro riflesso della loro volontà di apertura alla Chiesa in generale e alla politica di pace del
Vaticano, ormai ben nota al mondo musulmano. Sono fiducioso d’altra parte che il Papa farà seguire a
queste sue parole degli atti concreti e sono anche altrettanto fiducioso nella positiva reazione dei musulmani
moderati ad ogni iniziativa di dialogo e di mutua comprensione. Certamente papa Francesco darà nuova
forza e una nuova dimensione al Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Alcuni giovani libanesi, sotto la Sua guida, hanno redatto il testo della Via Crucis di quest’anno al
Colosseo. Nel testo si parla costantemente anche delle sofferenze delle popolazioni del Medio
Oriente: si può essere fiduciosi che tanti giovani mediorientali superino gli odi atavici e percorrano
finalmente la via della pace? Oppure è oggi un’illusione? Le giovani generazioni libanesi sono sulla
buona strada del dialogo e della convivenza fondata su ciò che è comune oppure evidenziano anche
loro rancori e diffidenze?
I giovani libanesi, nella redazione del testo della Via Crucis, si sono espressi confessando le loro
preoccupazioni e le sofferenze del loro Paese e dei Paesi del Medio Oriente, ma hanno ugualmente
manifestato le loro speranze nel futuro perché non c’è morte senza resurrezione per chi confida nel Signore.
Tutti i giovani libanesi cristiani e musulmani, grazie a Dio, hanno maturato una buona esperienza
percorrendo la via della convivenza pacifica su ciò che è comune e ciò che unisce. Si sono già messi sulla
buona strada dopo tutto ciò che hanno dovuto soffrire nella guerra del Libano: sono ormai in grado di
superare ogni rancore ed ogni diffidenza. Speriamo che i tempi futuri e la politica non soffochino queste
speranze nate nei cuori dei giovani con progetti di guerre, distruzioni e divisioni. Un gruppo di 45 giovani
libanesi sono giunti a Roma, per partecipare alla Via Crucis guidata dal Santo Padre al Colosseo. Le loro
meditazioni sono state pubblicate in un libretto in arabo e francese per essere utilizzate nelle nostre chiese
parrocchiali il Venerdì Santo.
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