Maria Tonet Martin Data di nascita: 1907 Intervista rilasciata in dialetto nel mese di settembre 2004 Intervistatore: Italo Corai Lei sarebbe la signora… Tonet Maria vedova Martin. Lei è la signora Maria Tonet… Fuori l’età! L’età? 96 anni Nata? A Pordenone. Nata il 27 dicembre del 1907. A che età ha iniziato a lavorare in stabilimento? In stabilimento a 16 anni Così tardi? Di solito a quei tempi iniziavano ad otto anni. Ma prima lavorava già… Prima facevo la sarta (la sartora) e andavo in giro anche per le case; non a servire, a fare di ago! (a fare la sarta) Quanti eravate in famiglia? Eravate in tanti? Eravamo in sei: quattro fratelli e i miei genitori…mia mamma era morta. Bravi, per quell’epoca. Quando sono nata io, è morta lei (mia mamma) e mio papà non si è più risposato. Quanti anni aveva sua mamma, quando è morta? Mia mamma aveva 27 anni. 27 anni quando è morta? Altro! Aveva quattro figli! Eravamo in quattro fratelli! Dove è andata a lavorare in stabilimento? Prima a Rorai e poi da Amman. E lì cosa faceva? Dove era? Ero sui telai. A Rorai era sui telai? Sì e anche a Pordenone; e negli ultimi anni in tessitura… Ho detto giusto, in tessitura? Sui telai o in tessitura…? Sui telai; ma negli ultimi due anni hanno chiuso ma io sono rimasta ancora dentro in filatura dove facevano le matassine. E quanti anni ha lavorato lì? In tutto? Io conto 26 anni. Figlia: 28 avevamo calcolato noi. 28, perché sono stata anche fuori a lavorare. Quando lavorava a Rorai, dove abitava? Eh in via… In via…come si chiama? Figlia: Era là in fondo, mamma? In viale Venezia… In viale Venezia, lì in via del Troi, proprio lì del semaforo c’era la casa, che era di De Franceschi. Andava a lavorare a piedi? Ah sì, una volta sì. Dopo si andava con la bicicletta. Ma prima? Laggiù di Amman a piedi! Da qua! Lei ha conosciuto la Maria Vincenzini? La Maria Bresin? Sì, si! Ha un anno meno di me! E’ più giovane! Sono proprio sicura: eravamo proprio in stabilimento assieme! E’ stato anche da quella (ndr: a fare l’intervista?). E dalla Toppo è stato? Dalla Vedova Toppo? Vedova Toppo? Figlia: Sta tra via Spilimbergo e la via Sacile; quelle tre vie lì.… Ha 94 anni lei! Figlia: E’ una bella signora, grande e grossa. E quella era la sua maestra. Era maestra. Essere maestra e titolare era la stessa cosa? Essere maestra era uguale a essere titolare della macchina? Eh no! La maestra comandava. Era la maestra là sui telai. Figlia: Il titolare era un altro, era Scaramelli. No. Perché mi hanno detto che la titolare di una macchina veniva chiamata “la titolare”. Figlia: Ah sì, e lei ne aveva di teleri! (ndr: telai) Quattro teleri si aveva! Perché io avevo parlato anche con un’altra signora, che forse lei conosce perché stava qui vicino all’ospedale; la Del Piero, sposata Camilot, e veniva da Roveredo. Eh no, non mi ricordo il nome, sa… Sono morte, io sono qui proprio per… No, no, che sono tante! Voi femenate (ndr: donnacce in senso scherzoso) durate più a lungo! Siete in sei… La più vecchia è la sig. a Camilot proprio ieri faceva 100 anni… è un po’ diroccata, ma insomma… Ha 100 anni? Io ho una sorella che va per i cento. Ha lavorato in stabilimento anche lei? Sì ma tanti anni addietro. Ora non riesce a parlare né a camminare. Ne avevo due di sorelle. C’era un maschio e tre sorelle; una è morta due anni fa a 99 anni. Figlia: Lei però è la migliore. Loro sono servite di tutto. A me invece portano in giro. Si fa anche da mangiare? Io mi arrangio a fare tutto: a mezzogiorno mi scaldo (ndr: mi preparo da mangiare) mi faccio il caffè, mi faccio tutto. Figlia: E’ una principessa. Lei si lava, si arrangia. Altro! E poi gioco al solitario, ne so dieci tipi. E cambio sempre! E cammino e poi leggo il giornale. Se vengo a trovarla di nascosto, insegna anche a me il solitario? Eeheheh… L’ho insegnato anche alla parrucchiera… Ho portato via le carte e le ho insegnato il solitario! Ha 57 anni ed io ho tutti quelli che ho! Potrebbe essere sua nipote! No, no… E’ la parrucchiera! Voleva che le insegnassi. Nipote: Noi ne abbiamo di più 97 anni e 57 anni… Sono 40 anni di differenza! Figlia: Ma non si è sposata giovane… Avevo 27 anni! Si è spostata a 27 anni? Sì, non ne avevo ancora 28. Come mai così tardi, che in quegli anni ci si sposava giovani? Macchè… Io dicevo: “no quello” e “no quell’altro” Cosa vuole che le dica! E poi non ero nemmeno bella! Come no! Ma se è bella adesso… Chissà che bella era da giovane! Vediamo ora se si ricorda qualcosa che era successo… Lavorava sotto Ricetti lei quando era all’Amman? No, mai sentito… Forse si ricorda di Zuppingher? Neanche… Piuttosto Scaramelli. Scaramelli era il suo capo? No, era Della Foglia il mio capo; sta ancora a Rorai Grande, il Della Foglia. E’ ancora vivo? Madonna! Sì, sì è ancora vivo. E’ vecchio o giovane? Quanti anni avrà? Figlia: sarà anche morto, mamma! Mi sembra che l’anno scorso… No, no, Della Foglia non è morto… Sai chi ha sposato, Rosa (ndr: rivolgendosi alla nipote) quella amica là con cui parlavi Figlia: A me pareva che fosse morto. Non me l’hai mai detto… Era il capo, girava per lo stabilimento, metteva tutto in nota ed era Della Foglia. Era il controllore, il capo reparto, insomma… Il capo, sì il capo sì… Si trovava meglio a Rorai o a Pordenone? Uguale! Fatica? Tanta o no? Eh sa, ci si prendeva delle belle sudate! A pulire le macchine; c’era la polvere così alta! Sa, la tela faceva tanta polvere. Lei era incorsatrice? No. Io ero sui telai. Ma le incorsatrici non erano sui telai? Sapete, é un termine che ho imparato da una signora che mi ha detto che faceva l’incorsatrice. Non so dirle… Io so che ero sui telai e basta! Durante la prima Guerra mondiale lavorava a Rorai? La prima guerra… Ero piccola quella volta! Ah bene è vero. Aveva 11 anni. C’erano i tedeschi! Figlia: Nel 1915-18; lei è nata nel 1907! E nella seconda Guerra? Eravamo qua. Anche scappati…Non mi ricordo quanti anni che… Hanno buttato giù anche le case, qui a Pordenone anche vicino a dove stavamo noi! Figlia: Mamma, durante la seconda Guerra mondiale non lavoravi, avevi detto, c’era la Rosetta piccola, ricordi? Ah sì… Li portavo lassù da mio papà, perché qui eravamo più in centro come… Lei (la figlia) era piccola… Come sfollati? Figlia: andavamo dal nonno! Si, si. Proprio così. Si ricorda qualcosa del cotonificio, qualche storia? Perché qualcun altro mi ha raccontato, qualcosa che succedeva… Storie? No, no. Sa, si lavorava. Figlia: no, non ha mai raccontato nulla di particolare… Sì raccontava la quotidianità… Cosa vuole, lavoravamo. Sono stata insieme con la signora Lucchetta, però. Come si chiamava “di casa”? Susanna Lucchetta. Ecco…Susanna! Lavoravamo insieme! Figlia: Susanna che lavorava con lei. Ma la signora Lucchetta, ora è andata un po’ fuori con la testa, infatti devo parlare con la figlia. Eravamo amiche, fino a poco tempo fa perché stava qui. Quando io passavo mi salutava sempre dal balcone. Anche quella aveva un anno e pochi mesi più di me. Li ha fatti l’anno scorso, 77 anni… Figlia: 97 anni! Sei tornata indietro di 20 anni! Beh, taci! Li ha finiti l’anno scorso. Figlia: Sa se veniamo qua dopo pranzo, per un’ora e mezza o due, chiacchieriamo sempre. Mi racconta dell’una e dell’altra. Faccio da Gazzettino. Altrimenti le ricordo io alcune cose! E la Lucchetta non parla mica? Eh no, signora! So che non parla. Io parlo; sto anche qua, buona, anche! Mi piace stare anche qua da sola, perché a questa età… Io sono sempre andata a giocare a tombola, a carte. Alla tombola ci sono sempre andata; tengo sei cartelle! Le ho lì. Perché? Se le porta a casa? Me le porto a casa. Me le ha date mia figlia e me le porto a casa. Figlia: va qui della circoscrizione… Sì alla circoscrizione! E torno anche (ndr: a casa), basta che mi portino. Mi portano in macchina; ho la mia nipote che mi porta! Ma di gamba è bene? Eh di gamba…è vecchia! Insomma. Figlia: ringrazia Dio, mamma. Cammina, sì. Si cammina, sì, con il bastone (col bachetin). Con il bastone mi sento più sicura, no? Io ho un bel cortile, non m’inciampo. Non prendo niente! Si va bene qua. Figlia: è di cemento! Sono bene qua, no? Oh sì! E’ proprio bene qui, al piano terra. Figlia: eh ma lei va anche sul burrone! Eh ma io ho tutte le viste, caro! Anche con il mangiare: è regolato! Perché se mangio un po’ di più, non mi va più bene, allora il giorno dopo… Bisogna stare attenti con lo stomaco! Ma quando è andata in pensione? A 55 anni giusti. Sono andata fuori prima dallo stabilimento. Adesso non mi ricordo proprio quando. C’era già stata la crisi? Perché nel ‘54 avevano mandato via molte persone. Eh non lo so questo; Figlia: Mia mamma è andata fuori così, dalla fabbrica, nel ’57. Chi? Dove sono andata nel ‘57? Figlia: Tu. Sei andata fuori dalla fabbrica. Io nel ‘55 ero fuori. Adelina, nel ’55 ero fuori. Ho aspettato di prendere la pensione. E’ più facile che sia andata in pensione nel 1957, perché dal ’54 al ’56, c’è stato quel casino enorme in fabbrica. Io so di avere aspettato, perché avevo più di 50 anni. Figlia: ne aveva 51, io lo so, perché mi ricordo. E’ stata anche fortunata… Figlia: Lei era già a casa, perché sennò io ero a casa a far le fatture, perché c’era anche mio fratello piccolo. Cosa dici! Bene così allora! Ho capito. Io speravo lei mi raccontasse qualche storia successa dentro il Cotonificio. Eh no, no! Figlia: Era un gran dramma, ma c’erano anche persone buone! Sì, sì, per carità. Io sono sempre andata d’accordo con tutti! Questo libretto qua… E’ancora di quella volta. E’ il primo! Noi andiamo a prendere la pensione ancora con questo…. Allora io le domando, non per adesso, quella foto lì. E altre foto vecchie il più possibile, come queste…vanno sul libretto, perché a metà ottobre, a fine ottobre, verrà fatta una presentazione alla Regione. Inviteranno tutti questi lavoratori con cui si é parlato e i familiari e si farà una gran festa… E’ il Comune che fa questo! Eh va bene signora, se le viene in mente qualcosa… Figlia: adesso gliene racconto io una, che fa ridere però! Si ecco, tutto va bene! Figlia: allora una volta quando lavorava in stabilimento, portavano via da mangiare. “Io non avevo nulla” – diceva - e “c’erano quelle che stavano bene che si portavano via il tonno, perché era il cibo dei signori”. Ora io le dico che è diventato il mangiare dei poveretti! E mi raccontava il nome di questa o quella che si mangiava il tonno. Ma poi si volevano bene, c’erano persone buone; quella volta il mondo era buono, ma adesso è cattivo. Si mangiava assieme; era buono quella volta! Figlia: Perché magari adesso le racconto dei disastri… Anche ora, dove vado a giocare, mi telefonano perché io vada a giocare! Figlia: Sì, sì, è la più vecchia ma la cercano, perché lei è calma, buona, non disturba. E’ una persona buona, calma. Faccio meglio di quelle più giovani. Figlia: quelle giovani hanno capito! Sì, quelle giovani domandano, io non domando se è uscito questo o quello, mi basta essere vicino a chi tira fuori (ndr: i numeri della tombola) perché ho fatto tanti anni di tessitura… E le orecchie ne hanno risentito un po’… Per forza! Ma se io sono vicino a chi tira fuori … non domando mai! Perché non voglio mettere nessuna cosa (ndr: protesi acustica), perché quando morirò capisco tutto, anche lei può parlare come vuole! Figlia: Anche perché parliamo forte! Ha avuto quattro figli anche lei signora? Quattro, sì! Come sua mamma, insomma… Figlia: mia mamma due per tipo. Si ricorda se anche sua mamma ha lavorato in stabilimento? Ah non so quello! Figlia: eh ma così giovane, a 27 anni! Aveva tre anni e mezzo quando è morta la figlia più grande… Mia nonna è andata in stabilimento a otto anni… Figlia: No lei non le ha mai raccontato niente… avevano tante zie, anche non sposate che li hanno tirati su questi quattro piccini. Non li è mancato nulla sa, nell’insieme, anche se erano poveri che andavano alla carità, ma avevano tanto affetto, li volevano bene perché erano senza la mamma. Si viveva con i nonni. Figlia: dove sei andata a fare la carità? Giù verso Palse, Prata. Andavano anche le zie a fare la carità. Deve essere stata miseria nera, a quell’epoca! Eh sì! Una volta, ero piccola, ho detto a mia nonna che avevo fame e lei mi disse di andare a vedere nella “panera” (ndr: dispensa, mobile per il pane, le farine) e nella panera non c’era nulla, ed io non ho mangiato nulla! Perché la panera era vuota! Eppure ho una sorella, se sapesse, che grande che è… E’ quella che va per i cento anni… Ma grande! Eh così insomma “trappoline”, tutte trappole! In gita, sì, sono andata tanto… in gita con la signora Zanco la conosce? La signora Zanco? Mi voleva bene! Le ho fatto tanti lavori, uncinetti, robe… Ma era già in pensione? Sì, sì! L’ultima volta che sono andata in gita avevo… Figlia: 87 anni… 87 anni… con la signora Zanco… E dove era andata? Prima a Padova, poi ci hanno portate, perché la signora Zanco faceva parte della circoscrizione… Ma era organizzato dal Comune? Figlia: no era la circoscrizione… sì fa sempre parte del Comune! Ah può nominargliela! Le ha fatto perfino le punte per il nipotino… Tutto! Anche a uncinetto il lenzuolino! Anche quello che vede lì… Figlia: Tutto! Ha le mani d’oro! Figlia: le dico solo che una vestaglia l’avrà disfatta almeno 20 volte: o il collo, o le maniche o l’incavo non andava bene! E’ ancora delicata! Sì è delicata che se non va bene rifaccio! Perché lavoravo anche per gli altri! Figlia: A me nasconde quello che sta facendo perché io le dico “Mamma, sei ancora lì a disfare quella roba?”Allora mi nasconde le cose prima che arrivi io! Ma a me non interessa, può fare per me, è lei che ha l’idea in testa! Vedete! Sono queste le cose che scriverò nel libro. Figlia: ah sì, sono vere queste cose! Lei dovrebbe essere qui… No, quelle dello stabilimento le raccontano tutti, ma poi è la vita a casa..; Il mio figlio più giovane ha 55 anni. Figlia: Lo ha avuto che aveva 41 anni. Mancavano due mesi per avere 41 anni. Il più vecchio ne ha 67. Figlia: eh no cara! 68 anni ne ha! Ho sbagliato La mia età! Mi pareva d’aver detto giusto! E per un anno..! E’ grande come lei! Non è una “trappola” (ndr: nel senso di cosa piccola) come me! Mia madre era una “trappola” come lei! E lei (rivolta all’intervistatore) è così grande! Figlia: assomiglierà a suo papà! Mio marito era normale! Figli e sorelle eravamo normali e la mamma era piccola, e quando facevamo le foto, mio papà si metteva dietro e avanti a noi figli, e mia madre si metteva a fianco con un scagno per sembrare più alta! Figlia: eh, eh si usava anche una volta lo scagno! Come faceva il vescovo! Ha mai visto in stabilimento i bambini che lavoravano con lo scagno? No! Figlia: Sa cosa facevano? Quando era Natale facevano la festa e davano dei pacchi dono a tutti i lavoratori e andavamo lì e c’erano biscotti e si festeggiava. Figlia: Ma lui diceva i bambini che lavoravano… A mia nonna che aveva otto anni le avevano messo lo scagno, era del 1868… Quando hanno aperto lo stabilimento, nel 1875, lei aveva otto anni… Poi sa dove sono andata? Anche a fare tappeti… a Pordenone… dopo che eravamo a casa… Figlia: lì delle scuole… Come si dice: i tappeti persiani; insegnavo io alle altre… Figlia: ha fatto un tappeto! Perché a lei piacevano i nodi. Tutto a nodi; e poi siamo andati tutti in una stanza e mi portavo via anche mio figlio piccolo. Figlia: Sì era stato alla fine, sempre tramite lo stabilimento; avevano organizzato un corso finale, per riempire le ore e dare lavoro. In stabilimento perché c’era crisi. Mi ricordo che mi portavo da casa anche roba da aggiustare. Io dico una cosa sola: che quello che ho fatto io, non mi sembra neppure vero… sì, io so che è vero ma a ripensarla … A 12 anni sono andata a “curar galletta”( ndr: a raccogliere i bachi da seta) da Romor… Adesso si capisce… Non le dico! Ah la signora Marietta, voleva bene a me più di tutti… Da Romor? … ah un po’ alla volta (ndr: vengono fuori le cose) vedete, bisogna avere pazienza! Figlia: dove mamma? Come si chiama… laggiù in corso… Figlia: in Corso Vittorio… Ma “curavano la galletta” lì? Altrochè! La prendevamo su la galletta…e si era in otto donne. Ma lei dice di prenderla su, non di “curarla”! Sì, ma dopo bisognava curarla, e dopo si andava sui granai e dopo si scottava aldilà della strada, e poi la portavamo su, sui… come si dice… Figlia: sui solai Sì sui solai grandi e la si mescolava. E poi la si lessava… Dopo averla scottata non nasceva più. La si curava bene dopo, tutte sedute attorno… Mi racconti bene: la galletta la metteva sull’acqua calda o la si scaldava dentro? No, c’era il fuoco. C’era uno da Rorai, Lisot… Lisot? Eh sì sono da Rorai sì… Che dentro su una stanza scaldavano… Non la buttavano sull’acqua calda, ma uccidevano i “cavalieri” (ndr: bachi da seta) col caldo. Sempre lì. Lì del gelato, chi era lì?… E un po’ in giù c’era un portone e si attraversava la strada con le cassette sulle spalle… Figlia: in corso Garbaldi… lì dov’era Polo. Anche quella della galletta! Figlia: Faceva tanti vestiti, giacchette da uomo, da lavoro, pantaloni! Ci vestiva tutti quanti… Tutti, tutti li ho vestiti! Figlia: Ma belli, nelle fotografie siamo tutti vestiti! Adesso mi pare di essere buona da niente! Sarà anche giusto! Lasci fare agli altri… Ma a me non occorre nulla; io dico “compratemi”, perché non è che manchi, ma è tutto da mettere a posto ed allora tengo quello che ho… Perché, vede, noialtri, io sono degli anni ’30 come suo figlio. E’ del ’36! Figlia: ma sempre degli anni ’30! Noi abbiamo visto come si stava poco prima della guerra, dopo la guerra e adesso che c’è l’opulenza. A distanza di due generazioni questi erano miserabili come il Biafra, pativano la fame. Figlia: eh sì, non si mangiava bene no. Case vecchie di legno… Beh avevamo anche le vacche noi! Ben, meglio per voi! Mia nonna aveva.... Mio nonno non aveva nulla, era povero, ma la roba era di mia nonna… Ah era andato “ a cuc” (ndr: espressione per dire quando il marito va a vivere in casa dei genitori della moglie) suo nonno! Avevamo campi, avevamo il bue… Ah sua nonna era una “vacca pulita”! (ndr: per dire che era fortunata) Era tutto di mia nonna; i Tonet stavano qua in strada… Figlia: Sa qua Tonet, dov’è il geometra Pellegrino; sua madre era di Tonet, cugina di mia mamma. I Tonet stavano lì. Figlia: sì gli ho già detto dove. Beh insomma vede che se la lascio parlare, qualcosa viene fuori… se la lascio parlare vien fuori altro… Figlia: Siamo sempre che parliamo noi. E’ una vita che parliamo! Tutti i giorni… Se sapesse della galetta… andavamo sulle…Come si dicevano le “grisiole”! (ndr: sono le graticole su cui si adagiavano i bachi da seta per lasciarli fare il bozzolo) E li si mescolava, una da una parte ed una dall’altra, ma non una sola, ce n’erano tre quattro, là di Romor… Figlia: Sì mamma, ce l’avevano anche qua, dai nonni si aveva la galetta… Sì, ma qua le case…ognuno sulle case sue, facevano (ndr: l’allevamento dei bachi?) poi la portavano… Ma là invece, sono andata là e mi volevano bene, la signora... Figlia: aveva dieci anni. Adesso nemmeno a trenta vanno a lavorare! E dopo sono andata anche per le case a “lavorar di ago”, prima di andar in stabilimento… Figlia: Anche dai Posocco andava ad aggiustargli, perché la mamma, la signora Santina, aveva tanti figli ed aveva bottega e lei andava là ad aggiustare a mettere a posto la biancheria. Invece di andare a mangiare a casa, dallo stabilimento, andavo a mangiare dai Posocco… Figlia: Noi qui siamo proprio i vecchi; Martin, aveva tre case qua… Ma noi le abbiamo raccontato quello che è giusto… Figlia: eh mamma! Ma ancora come le ho detto… a me non sembra vero! Ora abbiamo parlato tutti! Ma lo strumento fa confusione… se si parla tutti insieme, se è una persona sola che parla la si riconosce sennò c’è confusione! Ma a me basta… Figlia: beh… ma lei ha visto anche lei com’è! Non per niente è proprio in gamba… Ah beh se le dico… E’ la meglio che abbia incontrato! Figlia: Ah visto! Ma lei lo sapeva già! Ah, ma chi si crede di essere, antipatica! Figlia: Perché sa, io le racconto delle sue amiche, anche della Tubero, che adesso è andata un po’ in crisi poco più giovane. Perché sa, noi siamo qui di Rorai, gente che saluta tutti gli anziani e si domanda anche come stanno, e poi le porto le novità; e lei allora dice “ Sì mi sembra di essere la migliore”! “Sì, sì sei la migliore” le dico e “siamo fortunati e tu anche”! Conosceva la Maria Colin? Dove stava? E’ nata a Borgomeduna, ma poi si è trasferita a Rorai Piccolo. Ne conoscevo tante! Ha sposato Cadamuro. E’ del 1910. Ha tre anni meno di lei, ma ha lavorato tanti anni in stabilimento. Non me la ricordo… Figlia: E poi siamo andati fuori… E l’Ortenilla Bailot, la conosceva? Chi? L’’Ortenilla Bailot! No. Figlia: questo cognome l’abbiamo già sentito, ma non questo nome. I Bailot stavano vicino a mia zia, su in Comina (ndr: zona periferica di Pordenone) Se si dovesse ricordare qualcos’altro, le lascio il mio numero di telefono… anche se sono solo tre righe, perché devo far venire fuori due paginette. Figlia: eh ma sa ce ne sono tante…è una vita sa! Ce ne sarebbero da raccontare… Figlia: poi sa: ha nove nipoti e…Quanti pronipoti mamma? Otto? Nove pronipoti… Figlia: Siamo un parentado così, vario. Da mia mamma e da mio papà sono venute fuori 34-35 pronipoti… Figlia: come nove? Sono più maschi che femmine. Da una parte ci sono tre femmine, da una parte dei nipoti e altre tre femminucce dalla parte dei pronipoti e cinque maschi… Figlia: E mamma dì: “tutti fortunati, perché sono tutti sani!” Tutti sani! Io non mi lamento per gli anni, ho solo un problema… Figlia: la vista? Lei si è fatta tutte le feste: battesimi e cresime… Ben credo! Sarà la regina! Io non mi lamento per gli anni, ho solo un problema… Figlia: io la chiamo la principessa! Perché “regina” mi sembra troppo vecchia… Beh allora dirò al Sindaco che tenga presente, che è nata in settembre… No il 27 dicembre Quindi fra tre anni che compie 100 anni dobbiamo fare una bella festa! Figlia: eh, ma lei lo conosce… Perché alla circoscrizione mi ha anche baciato la mano… C’era la festa, c’era anche una più giovane di me di due anni, ma a quella non le ha fatto chissà che… Ma scusi, quando vengono gli ospiti a chiacchierare con lei, non offre un caffè? Ben… non viene mai nessuno… Figlia: sì, sì glielo faccio Ma no signora! Figlia: io non lo bevo, ma glielo fa sempre all’altra figlia! Ai nipoti appena arrivano chiede sempre se vogliono l’aranciata, le caramelle. No signora! Sto scherzando, la stavo provocando, per vedere se a quell’età, aveva la grinta di alzarsi e farmi il caffè… Anche io lo bevo senza zucchero… ma ho come si dice… quelle pastiglie!!!!