STRESS LAVORO CORRELATO Dottor Fabio Filippi 05/06/2012 CHE COSA E’ LO STRESS “Lo stress e’ la risposta non specifica dell’organismo umano di fronte a qualsiasi sollecitazione e stimolo si presenti, che innesta una normale reazione di adattamento che può arrivare ad essere patologica in situazioni estreme” Il termine di stress è noto da secoli, almeno dal 1300 Nel 1440 si intende per stress una tensione o pressione fisica applicata su qualsiasi oggetto materiale ... ... o per indicare il concetto di carico fisico durante gli sforzi o i lavori manuali in genere. Solo nel 1843 si affaccia il concetto di impegno psichico La ricerca teorica e pratica sullo stress comincia con gli studi in psicofisiologia che Cannon ha compiuto verso il 1914. Egli elaborò la descrizione del concetto di reazione di allarme che si verifica quando un soggetto affronta un pericolo esterno. Il fenomeno stress è stato concettualizzato nel 1936 da Hans Seyle La testimonianza di ciò risulta da una lettera spedita nello stesso anno alla rivista “Nature”. Infine dal 1951, a seguito di conferenze fatte in vari paesi del mondo da Hans Selye, il termine di stress entra diffusamente nel linguaggio quotidiano e comincia ad assumere la accezione che mantiene tuttora STRESS GENERAL ADAPTATION SYNDROME and the DESEASES OF ADAPTATION Al momento attuale il termine è persino inflazionato e, comunque, al di là della distinzione scolastica tra eustress e stress, la parola “stress”, senza ulteriori specificazioni, ha assunto oggi un significato palesemente negativo. Lo stress da lavoro è un fenomeno tipico del sistema lavorativo, può provocare degli effetti nocivi sulla salute, in base alle caratteristiche del soggetto e all’adattabilità degli stimoli che riceve. Lo stress è il secondo problema di salute legato all’attività lavorativa che viene riferito più frequentemente • Lo stress interessa quasi un lavoratore europeo su quattro. • Dagli alcuni studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress. • Nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE a 15 stati era di circa 20.000 Milioni €. • Il numero di persone che soffrono di stress legato all’attività lavorativa è purtroppo destinato ad aumentare. LO STRESS SI MANIFESTA quando l’organismo deve rispondere a qualsiasi stimolo del mondo esterno e questa risposta consiste in un adattamento del comportamento tramite un’attivazione dei sistemi biologici (psico/neuro/endocrini) che permettono di affrontare e risolvere la situazione in modo tale da evitare possibili conseguenze negative e permettere di sviluppare forme di adattamento nel caso non sia possibile risolvere la situazione (reazione di fuga o di attacco). “Lo stress e’ la risposta non specifica dell’organismo umano di fronte a qualsiasi sollecitazione e stimolo si presenti, innestando una normale reazione di adattamento che può arrivare ad essere patologica in situazioni estreme” • Una cosa importante da tenere a mente è però che lo stress non è di per sé sempre e solo un fattore negativo, in quanto esiste • uno stress positivo o eustress che ci rende più capaci di adattarci positivamente alle situazioni, • uno stress negativo o distress quando la situazione richiede uno sforzo tale di adattamento da superare le nostre capacità di realizzarlo, e quindi si instaura un logorio progressivo che porta al superamento delle nostre difese psicofisiche In base alle modalità con cui gli stimoli esterni si presentano, il nostro organismo risponderà in modo diverso e più precisamente attraverso due modalità distinguibili in: Stress acuto: quando gli eventi stressanti si presentano in modo acuto e la risposta dell’organismo si gioca e si esaurisce nel giro di pochi minuti o al massimo di poche ore (ad esempio una notizia luttuosa, un incidente); Stress cronico: Quando gli eventi stressanti si protraggono per giorni, settimane o mesi e la risposta dell’organismo deve essere mantenuta per tutto quel tempo (ad esempio un rapporto di lavoro problematico). Prendiamo in considerazione il distress cioè la parte negativa dello stress la cui sindrome si caratterizza per: • una prima fase di “allarme” • una seconda fase di “resistenza” • una terza fase di “esaurimento funzionale Dopo una prima fase di allarme, cioè di aumentata attenzione e tensione, l’organismo cerca di contrastare la situazione stressante, acuta o cronica che sia, opponendo una resistenza agli effetti che questa situazione produce sul proprio equilibrio, ma ad un certo punto, nel tentativo di contrastarla, va in esaurimento perché il costo della resistenza è più forte delle capacità di cui dispone il nostro organismo che con il passare del tempo si esaurisce facendo così emergere gli effetti negativi dello stress. Per chi se la ricorda, c’era una frase famosa: “Fermate il mondo voglio scendere” con cui si esprime il concetto di stress anche nel linguaggio più banale LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE Queste situazioni variamente combinate incidono su di noi: quali effetti producono sulla nostra salute? In definitiva lo stress ci interessa perché paghiamo un costo, paghiamo delle conseguenze a livello comportamentale ed emozionale, a livello di disturbi psico-fisiologici e a livello patologico, in quanto l’azione indotta dallo stress può avere un effetto favorente nel sorgere di certe malattie, poiché si sta male quando si è a disagio, ma ci si può anche ammalare, per lo meno in certe condizioni, per colpa dello stress. E’ chiaro che tutto ciò è legato ai diversi livelli di stress, ed è legato soprattutto alla risposta individuale. La risposta individuale è estremamente variabile • perché nella stessa condizione di disagio, alcune persone hanno una reazione di un certo tipo mentre altre l’hanno diversa; quindi attenzione a non generalizzare in modo banale. • È però importante capire che lo stress può incidere sulla nostra salute. • Nell’azione stressante si crea una reazione mentale che scatena una cascata di effetti a livello dei neurotrasmettitori e dei centri ipotalamoipofiso-surrenalici. A livello comportamentale ed emozionale le conseguenze dello stress possono essere: sovreccitazione, irritabilità e rabbia - una persona sotto stress scatta e diventa aggressiva anche per motivi banali e futili; scarsa concentrazione e scarsa attenzione - lo stress ha a che fare con gli infortuni, in quanto una persona con scarsa concentrazione e attenzione, è certamente più portata ad avere un infortunio, se l’ambiente di lavoro non è più che sicuro; una diminuzione del rendimento - una persona stressata rende di meno sul lavoro, è fuori discussione; una facilità al pianto - è uno dei primi segni molto importanti che indicano che siamo al limite delle nostre risorse; eccessi o carenze di alimentazione - poca voglia di mangiare o viceversa mangiare molto o troppo; un calo della memoria; un calo dell’autostima - ci si sente inadeguati e subentra un senso di impotenza e di frustrazione che induce spesso una risposta sbagliata attraverso l’assunzione o l’aumento del livello del fumo o degli alcolici; disturbi del sonno - sia come difficoltà ad addormentarsi sia come risvegli precoci e risvegli frequenti; disturbi cardiovascolari - tachicardia, palpitazioni, extrasistoli, ipertensione arteriosa; malattie cardiovascolari e coronariche - angina, infarto ecc.; tendenza all’iperglicemia; cefalea - il mal di testa è un altro disturbo frequente, sebbene molto aspecifico; malattie digestive - gastrite, ulcera gastroduodenale, colite, ecc.; disturbi sessuali - diminuzione della libido fino all’impotenza. Lo stress è contagioso E’ necessario comunque fare attenzione per evitare di cadere in errori o semplificazioni eccessive, perché non si è tutti uguali e quindi si reagisce in modo diverso, ai diversi fattori stressanti e soprattutto ... ... tutti i disturbi prima descritti si rilevano anche in molte situazioni non di stress. I FATTORI STRESSANTI SUL LAVORO • Lo stress si manifesta quando le persone percepiscono uno squilibrio tra: le richieste avanzate nei loro confronti e le risorse a loro disposizione per far fronte a tali richieste • Lo stress sul lavoro può colpire: chiunque, a qualsiasi livello qualsiasi settore aziende di ogni dimensione. I FATTORI STRESSANTI SUL LAVORO .Lo stress diventa un rischio per la sicurezza e la salute quando è prolungato nel tempo .Lo stress può portare a problemi di salute mentale e fisica. .Lo stress influisce: sulla salute e la sicurezza delle singole persone sulla salute delle imprese sulla salute delle economie Possiamo inoltre dividere i fattori stressanti sul lavoro in tre grandi gruppi: 1. i fattori materiali 2. i fattori organizzativi in senso classico 3. i fattori immateriali e psicosociali 1 - i fattori materiali Certamente lo stress è principalmente un fatto psicologico e relazionale, ma anche gli aspetti materiali contano; un ambiente di lavoro molto rumoroso, le vibrazioni, gli inquinanti aerei, le basse temperature e gli sbalzi di temperatura, la movimentazione di carichi pesanti, posture viziate e stancanti, sono tutti elementi che contribuiscono a creare stress. 2 - i fattori organizzativi Più interessanti sono i fattori organizzativi; i principali sono gli orari di lavoro, i turni e in particolare quelli con forte rotazione e il lavoro notturno, i carichi di lavoro, i ritmi di lavoro, la ripetitività e parcellizzazione e la monotonia; tutti questi possono essere fattori causali o concausali di stress. 3 - i fattori immateriali e psicosociali L’ultimo gruppo di fattori chiamato psicosociali relativi al contesto lavorativo riguardano il rapporto con l’ambiente di lavoro e il contenuto del lavoro (se piace oppure no), aspetti quindi molto contigui ai fattori organizzativi visti in precedenza. In particolare i fattori psicosociali legati al contesto lavorativo sono dovuti all’eventuale carenza di cultura organizzativa, motivazionale e comunicativa dell’azienda, un’azienda che non sa motivare, che non trasmette le informazioni, che non sviluppa un buon sistema di relazioni è un’azienda in cui la possibilità di andare incontro a stress è molto alta. Lo stress è dovuto alla disarmonia fra sé stessi e il proprio lavoro, a conflitti fra il ruolo svolto al lavoro e al di fuori di esso e da un grado insufficiente di controllo sul proprio lavoro e sulla propria vita. INDICATORI DI RISCHIO LE CARATTERISTICHE DEL LAVORO CHE POSSONO INDURRE STRESS SONO APPARTENENTI A DUE CATEGORIE 1 - CONTESTO DEL LAVORO 2 - CONTENUTO DEL LAVORO CONTESTO DEL LAVORO Funzione e cultura organizzativa Scarsa comunicazione, livelli bassi per la risoluzione dei problemi e lo sviluppo personale, mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi Ruolo nell’ambito Ambiguità e conflitto di ruolo dell’ organizzazione Ambiguità e conflitto di ruolo Evoluzione della carriera Incertezza o fase di stasi per la carriera, promozione insufficiente o eccessiva, retribuzione bassa, insicurezza dell’impiego, scarso valore sociale attribuito al lavoro Autonomia decisionale e controllo Partecipazione ridotta al processo decisionale, mancanza di controllo sul lavoro (partecipazione) Rapporti interpersonali sul lavoro Isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitto, mancanza di supporto sociale Interfaccia casa/lavoro Richieste contrastanti tra casa e lavoro CONTENUTO DEL LAVORO Ambiente di lavoro ed attrezzature di lavoro Problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture ed attrezzature di lavoro Pianificazione dei compiti Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato o inutile, sottoutilizzo delle capacità, incertezza elevata Carico di lavoro e ritmo di lavoro Carico di lavoro eccessivo o ridotto, mancanza di controllo sul ritmo, livelli elevati di pressione in relazione al tempo Orario di lavoro Lavoro a turni, orari di lavoro senza flessibilità, orari imprevedibili, orari di lavoro lunghi Più in dettaglio i momenti particolarmente a rischio (fattori stressanti) su cui puntare l’attenzione possono essere: La precarietà del posto di lavoro I lavoratori devono essere visti come risorsa e non come un capitolo di spesa; l’impossibilità di progettare il futuro, la perdita del lavoro e di conseguenza della fonte di guadagno favorisce una caduta delle motivazioni ed una ansia da vuoto. La flessibilità La flessibilità, i contratti interinali, il lavoro a basso costo, non permettono la stabilità lavorativa e di conseguenza determinano la non affezione al lavoro e la deresponsabilizzazione e l’angoscia della continua ricerca e della perenne instabilità. Il lavoro sempre più flessibile, porta tanti giovani ad entrare nelle aziende tramite percorsi spesso tortuosi, fatti di tanti diversi impieghi e tante modalità. La flessibilità, deve essere un’opportunità per creare occasioni di lavoro e non precariato. La non definizione delle responsabilità e delle competenze. Non conoscere da parte del lavoratore il sistema della responsabilità in cui è inserito, non avere chiarezza nella definizione dei ruoli all'interno dell'organizzazione, la non definizione dei rapporti con i superiori e non avere punti di riferimento precisi in caso di difficoltà o, al contrario, troppa responsabilità in assenza di competenze adeguate può ingenerare difficoltà e apprensioni in chi opera in questo contesto. Il non rispetto dei ruoli e professionalità Conflitti, mansioni improprie e inadeguate. In questo caso lo stress può derivare dalla conseguenza di dover essere onnipresenti, insostituibili, tutto fare o viceversa essere scavalcato e sentirsi messo da parte. A causa di un'organizzazione inadeguata del lavoro può sorgere incertezza su quali siano i compiti assegnati al lavoratore. In alcune situazioni lavorative, inoltre, possono verificarsi richieste contraddittorie, per cui qualsiasi cosa faccia il lavoratore gli viene rimproverato di violare alcune regole o di non soddisfare alcune richieste, ponendolo in un conflitto irresolubile. I fattori psicologici e sociali I lavori che comportano la necessità di venire a contatto con la sofferenza umana, con malattie o infortuni (come per esempio i servizi di polizia, di assistenza medica e d'emergenza) o nei quali il personale è esposto a minacce di aggressioni (personale di sorveglianza) possono risultare molto gravosi sul piano emotivo ed essere fonte di stress. La mancata informazione e formazione del lavoratore. Se un lavoratore lavora un mese per azienda in sei aziende all'anno, quale formazione riceverà ? Secondo quali tempi e modi ? Il lavoratore deve essere motivato e partecipativo. La formazione deve essere permanente per agevolare l'adeguamento delle competenze dei lavoratori alle esigenze aziendali promuovendo tanto la capacità di inserimento professionale per tutta la vita quanto la competitività dell'azienda e tenendo conto altresì della necessità di prevenire lo stress connesso al lavoro e di promuovere la produttività. L’autonomia decisionale e il controllo sulla propria attività lavorativa. I lavoratori chiedono di assumersi delle responsabilità e di poter (entro limiti ragionevoli) decidere in che modo espletare un compito specifico. Negando loro queste possibilità si può indurre uno stato di stress, soprattutto se per portare a termine il lavoro assegnato è necessario un notevole impegno. E' stato riscontrato che i lavoratori forniscono prestazioni ottimali e si sentono bene se è loro consentito di incidere e avere voce in capitolo sulle proprie condizioni di lavoro, sempre entro determinati limiti. Se al lavoratore è consentito esercitare una tale influenza è più probabile che egli affronti la situazione come una sfida e non come un impegno gravoso. I turni di lavoro e il lavoro notturno. Il sovraccarico lavorativo, i ritmi di lavoro e degli orari di lavoro dovuti a turni di lavoro molto pesanti, lavoro notturno, mancati riposi, richiamo dalle ferie, disorganizzazione lavorativa, richiedono un coinvolgimento ed una condivisione diretta dei lavoratori. L'impegno richiesto dal lavoro o la quantità di lavoro assegnato possono essere troppo gravosi rispetto alle capacità, alla formazione e alle condizioni di partenza del singolo lavoratore o lavoratrice, soprattutto se il datore di lavoro non pretende una prestazione ottimale, ma superlativa e non soltanto occasionalmente ma costantemente. Nel caso del lavoro a turni, ad esempio le variazioni periodiche dei ritmi biologici non coincidono necessariamente con le esigenze ambientali. In questi casi l'organismo può essere costretto a "premere sull'acceleratore" e la fase di "attivazione" può verificarsi in una parte della giornata in cui il lavoratore dovrebbe dormire (per esempio, nelle ore diurne dopo un turno di notte), mentre quella di "disattivazione" in un orario in cui al lavoratore è spesso richiesto di lavorare ed essere vigile. La situazione può essere ulteriormente complicata dal fatto che il lavoratore vive in un ambiente sociale che non è organizzato in funzione delle esigenze dei lavoratori turnisti. Non meno importante è il fatto che il lavoratore può essere costretto ad adeguarsi a variazioni regolari o irregolari delle richieste poste dall'ambiente, come nel caso dei turni a rotazione. Ovviamente, la capacità umana di fornire per un periodo prolungato prestazioni ai massimi livelli è limitata. Fattori fisici (microclima, rumore, ecc.) Il lavoro deve caratterizzare l’identità del lavoratore ed essere uno strumento di coesione sociale, e non solo uno strumento produttivo. La presenza di rischi come il rumore o lo svolgimento dell’attività in condizioni microclimatiche sfavorevoli richiedono un ulteriore affaticamento rispetto alle normali condizioni di lavoro che può logorare un lavoratore soggetto a questi carichi. Il clima aziendale Il rapporto con l’azienda non può essere fondato solo su un rapporto “prestazione – denaro”, ma deve essere qualcosa in più, un modo per realizzarsi, per esprimere al meglio il proprio talento (ad es. la chiarezza nella definizione degli obiettivi e dei valori aziendali, la chiarezza delle priorità). Esposizione a comportamenti illeciti Circolare firmata giovedì 18 novembre 2010 dal ministero del Lavoro in attuazione del Testo unico sulla salute e la sicurezza nel lavoro Il contesto: Carichi e ritmi di lavoro, orario e turni, percorsi di carriera e perfino i conflitti con i colleghi: sono questi alcuni dei fattori di stress che dovranno essere valutati in ogni luogo di lavoro, pubblico e privato, piccolo o grande che sia, per mettere in atto, dove sia necessario, misure per eliminare o ridurre al massimo lo stress. Questo prevede la circolare firmata giovedì 18 novembre 2010 dal ministero del Lavoro in attuazione del Testo unico sulla salute e la sicurezza nel lavoro. La circolare è un atto dovuto, perché sia le normative europee che quelle nazionali affermano, come spiega una nota del ministero guidato da Maurizio Sacconi, che «la valutazione dei rischi da lavoro deve comprendere tutti i rischi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori», non solo, quindi, i rischi tradizionali, “ rischi materiali”, come, per esempio, quelli legati all’uso di sostanze nocive o di macchinari pericolosi, ma anche i “rischi di tipo immateriale”, tra i quali, espressamente, quelli che riguardano lo stress lavoro-correlato». Questo “stillicidio” continuo d’obblighi, sempre più complessi e tra l’altro, spesso, senza adeguati chiarimenti su come applicarli, può giustamente infastidire chi è poi legalmente responsabile di tali applicazioni. Se poi aggiungiamo il difficilissimo momento congiunturale che sta attraversando l’economia mondiale, e locale in particolare, credo si possa dire, senza paura di smentita, che tale genere di valutazione è arrivata nel momento peggiore possibile In realtà, si potrebbe però anche dire che, almeno in certe realtà aziendali, tale valutazione è più importante di quello che non sembri ad una prima analisi, in quanto gli effetti dello stress da lavoro potrebbero abbassare notevolmente il rendimento dei lavoratori, disperdendone le energie. Per chiarire cosa la valutazione richiede, bisogna precisare che lo stress lavoro correlato è cosa diversa dalla stanchezza, che tutti noi sperimentiamo a causa dell’impegno profuso, o dalla preoccupazione per il mantenimento del posto di lavoro, a causa dell’attuale congiuntura economica sfavorevole . L’analisi dello stress lavoro correlato riguarda spesso la relazione tra azienda e lavoratore, relativamente a organizzazione del lavoro, e la qualità delle relazioni tra i vari soggetti presenti in azienda. Il bicchiere non è sempre mezzo vuoto ... . La rilevazione di questi fattori, può, di fatto, fare emergere fattori che sfuggivano al datore di lavoro, che inspiegabilmente rallentavano le attività produttive. . Scarsa collaborazione, se non attriti veri e propri, tra membri di un ufficio o di un reparto, oppure tra settori dell’azienda, frequenti malattie, assenteismo, sono solo sintomi di un malessere che incide sulla redditività aziendale. . Pertanto la valutazione dei rischi da stress lavoro correlato potrebbe oggi costituire una opportunità per fare emergere eventuali problematiche, presenti ma disconosciute, e riportare l’azienda a un miglior funzionamento. Il 31 dicembre 2010 era il termine a partire dal quale tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, dovevano iniziare a svolgere la valutazione dei rischi da stress lavoro correlato, nel rispetto delle indicazioni fornite dalla Commissione Consultiva sulla sicurezza sul lavoro nominata. Commissione Consultiva sulla sicurezza sul lavoro In proposito, la Commissione Consultiva sulla sicurezza sul lavoro nominata ha istituito al proprio interno uno specifico gruppo di lavoro che ha elaborato un documento contenente le indicazioni operative e di ordine metodologico per guidare il datore di lavoro nei primi approcci alla valutazione del rischio da stress lavorativo. I contenuti, pur se ancora migliorabili ed integrabili, risultano in linea con quanto previsto dalla normativa vigente e, in particolare, dall’accordo interconfederale 9 giugno 2008. Quest’ultimo (oltre a ribadire che la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, al pari di quanto avviene per tutti gli altri rischi) deve essere effettuata dal datore di lavoro nell’ambito della propria organizzazione, e secondo i criteri già delineati dal quadro normativo vigente, afferma i seguenti ulteriori importanti passaggi: Indicazioni ministeriali • • • • • • • • Non tutti i luoghi di lavoro sono necessariamente interessati dallo stress (art. 1, comma 2) Non tutte le manifestazioni di stress sono necessariamente negative (art. 3, comma 2) Lo stress non è una malattia (art. 3, comma 3) Non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato (art. 3, comma 4) L’individuazione dello stress può implicare analisi di fattori oggettivi e soggettivi (art. 4, comma, 2) Il compito di stabilire le misure per prevenire, eliminare o ridurre lo stress spetta al datore di lavoro e le misure sono adottate con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti (art. 4,comma 5) La gestione dei problemi di stress può essere condotta sulla scorta del generale processo di valutazione dei rischi (art. 5, comma 2) Laddove nel luogo di lavoro non siano presenti professionalità adeguate, possono essere chiamati esperti esterni (art. 6, comma 2) Indicazioni ministeriali • Le indicazioni ministeriali inoltre, nel ribadire con estrema chiarezza che la valutazione del rischio stress lavorocorrelato è parte integrante della valutazione dei rischi e che deve essere effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal datore di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS/RLST), indicano un percorso logico e metodologico inteso a permettere una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato e, conseguentemente, a consentire al datore di lavoro la pianificazione e la realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, di riduzione al minimo di tale fattore di rischio. Indicazioni ministeriali • Sulla scorta di questi passaggi fondamentali dell’accordo, e, quindi, della legge che impone la valutazione dei rischi, gli elementi essenziali delle indicazioni ministeriali, nella versione ad oggi elaborata, prevedono che la valutazione sia articola in due fasi: una necessaria (valutazione preliminare); l’altra eventuale, da attivare solo nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si siano rivelate inefficaci. Valutazione preliminare (necessaria) analisi condizioni oggettive La fase preliminare consiste nella rilevazione, da parte del datore di lavoro, di indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili, appartenenti quanto meno a tre distinte famiglie: 1. Eventi sentinella quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentale formalizzate da parte dei lavoratori. I predetti eventi sono da valutarsi anche sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici infortunistici rilevati in azienda). 2. Fattori di contenuto del lavoro quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti. 3. Fattori di contesto del lavoro quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste). In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori dei punti che precedono. In relazione alla valutazione dei fattori di contesto e di contenuto di cui sopra (punti 2 e 3 dell’elenco) occorre sentire i lavoratori e/o i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/RLST). Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile sentire un campione rappresentativo di lavoratori. La scelta delle modalità tramite cui sentire i lavoratori è rimessa al datore di lavoro anche in relazione alla metodologia di valutazione adottata. • Ove dalla valutazione preliminare non emergano elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) e a prevedere un piano di monitoraggio. • Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione ed alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, ecc). • Ove gli interventi correttivi risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (valutazione approfondita). Valutazione approfondita (eventuale) analisi condizioni soggettive • • La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad esempio attraverso differenti strumenti quali questionari, focus group, interviste semistrutturate. Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo di lavoratori. Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunione) che garantiscano il coinvolgimento dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia. IN SINTESI: Questi, in sintesi i punti salienti del documento pubblicato: 1) La valutazione dello stress lavoro correlato è PARTE INTEGRANTE del Documento di Valutazione dei Rischi. 2) La valutazione si articola in due fasi ben distinte: una VALUTAZIONE PRELIMINARE, basata su indicatori oggettivi, verificabili e numericamente quantificabili (sono utilizzabili liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione); una seconda eventuale valutazione (per le aziende con più di 5 dipendenti) da effettuare solo nel caso in cui la prima abbia accertato la presenza del rischio stress sul luogo di lavoro e gli intervento correttivi siano risultati inefficaci (prevedere l’uso di interviste semi-strutturate, focus group o test standardizzati da sottoporre ai dipendenti o ad un campione di essi). 3) La valutazione dello stress lavoro correlato prevede quindi la pianificazione e l’adozione di OPPORTUNI INTERVENTI CORRETTIVI al fine di migliorare il clima aziendale e ridurre quindi questo rischio. OPPORTUNI INTERVENTI CORRETTIVI Da dove cominciare e cosa bisogna fare STRESS IN AZIENDA INDICATORI OGGETTIVI di EFFETTO INDICATORI di RISCHIO VALUTARE LO STRESS IN AZIENDA Il procedimento di valutazione è già implicitamente un’attività di miglioramento che riguarda tutte le variabili organizzative che possono migliorare il modo di lavorare e quindi la produttività aziendale INDICATORI OGGETTIVI di EFFETTO (STRESS IN AZIENDA) • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Assenteismo Aumento dei ritardi Frequente avvicendamento del personale - Elevato turnover Conflitti interpersonali Lamentele frequenti da parte dei lavoratori Scarsa iniziativa Scarsa adesione ai progetti Scarso rispetto delle norme e delle procedure aziendali Problemi disciplinari Violenza e molestie di natura psicologica Difficoltà nelle relazioni aziendali Alta conflittualità sindacale e non - Scioperi prolungati Performace scarse - Allungamento dei tempi di produzione Riduzione della produttività Errori Scarso controllo di qualità Infortuni Aumento dei costi d’indennizzo, dei costi legali o delle spese mediche Feria non godute Ecc. INDICATORI RISCHIO Domanda: considerando che i questionari che attualmente sono più frequentemente impiegati (INAIL – ISPESL) non hanno origine italiana ma sono adattati da quelli adottati nei paesi dell’Europa del nord (modello Cooper), ritenete che un’azienda finlandese presenti gli stessi problemi di una di Padova o di Bari ? Proposta per un QUESTIONARIO STRESS LAVORO-CORRELATO • Non è un test (psico)diagnostico • È quindi applicabile anche dai soggetti aziendali della prevenzione • È UN QUESTIONARIO UTILIZZABILE PER UNA RACCOLTA DI SENSAZIONI SOGGETTIVE DA PARTE DEL DATORE DI LAVORO E DEI LAVORATORI SULL’ESISTENZA DI POSSIBILI SITUAZIONI (indicatori di rischio) CHE ALL’INTERNO DELL’AZIENDA POTREBBERO GENERARE STRESS. QUESTIONARIO STRESS LAVORO-CORRELATO NON VENGONO VOLUTAMENTE RICERCATI I SEGNI OGGETTIVI DELLA PRESENZA DELLO STRESS (indicatori di effetto) RINVIANDO TALE RICERCA AD ALTRO AMBITO. L’interesse del somministratore non deve essere quello di rilevare la presenza dello stress o di un lavoratore stressato tra i tanti e di attribuirgli un “punteggio” (diagnosi), bensì quello di rilevare l’eventuale presenza in azienda di situazioni che potrebbero generare lo stress e, nel caso di positività, di poter intervenire per eliminare, se possibile, o quanto meno diminuire, il rischio potenziale individuato (concentrazione di risposte positive sullo stesso item da parte di più lavoratori). QUESTIONARIO STRESS LAVORO-CORRELATO Utile individuare preliminarmente: Area di lavoro Genere (maschile o femminile) Anzianità di servizio Inquadramento contrattuale (area amministrativa o produttiva – tempo indeterminato o determinato, ecc) Orario di lavoro (turnazione) Le risposte da fornire sono: mai – qualche volta – spesso - sempre (isolamento fisico e sociale) • • • • • • • • • • • • • • • • • 1a – Tra le persone con cui lavoro non esiste un clima di reciproca collaborazione 1b – Nessuno mi aiuta a portare a termine un lavoro quando sono in difficoltà a svolgerlo 1c – Nessuno presta attenzione a quello che dico 1d – Non esiste un rapporto personale con i miei superiori 1e – Esiste difficoltà di comunicazione con i superiori. 1f – Il mio superiore non presta attenzione a quanto dico 1g – Se incontro un problema non ho la possibilità di relazionarmi con i miei superiori per avere un aiuto per portare a termine il lavoro 1 h – Non c’è adozione, da parte dell’azienda, di procedure e politiche in grado di offrire sostegno adeguato ai lavoratori; 1i – Ritengo che i miei superiori non mi siano amici 1l – Ritengo che i miei superiori mi siano ostili 1m – Ritengo che il mio capo sia un incompetente 1n – All’interno dell’azienda avverto la sensazione di essere emarginato da parte dei miei superiori 1o - Non esiste un clima di collaborazione con i miei colleghi 1p – Non riesco a lavorare in armonia con i colleghi 1p – Ritengo che i miei colleghi non mi siano amici 1r – Ritengo che i miei colleghi mi siano ostili 1s – All’interno dell’azienda avverto la sensazione di essere emarginato da parte dei colleghi (partecipazione – autonomia decisionale) • • • • • • • • • • 2a – Non ho possibilità di controllo sul mio lavoro 2b – Non mi sento partecipe del processo decisionale sul lavoro 2c – Non ho influenza sulle decisioni prese dal mio gruppo di lavoro 2d – Non esiste coinvolgimento dei lavoratori al fine di fornire loro la possibilità di dare un loro contributo e fare in modo che questi percepiscano che il proprio punto di vista è ascoltato 2e – Non esiste coinvolgimento dei lavoratori al fine di fornire loro la possibilità di dare un loro contributo e fare in modo che questi partecipino a porre le basi per le azioni da prendere 2f – Si cerca di sviluppare ed adottare soluzioni proposte dai lavoratori in tema di organizzazione del lavoro e sicurezza sul posto di lavoro 2g - Si fornisce la documentazione che attesti, ad ogni fase del processo, i risultati conseguiti e che dia prova che si siano implementate le azioni suggerite? (definizione delle competenze) • • • • • • 3a – Attribuisco scarso valore sociale al mio lavoro. 3b – Sento la mancanza di obiettivi nel mio lavoro 3c – Mi sento sotto-utilizzato nel mio ruolo di lavoro 3d – Avverto ambiguità o conflitti nel mio ruolo 3e – Non riesco a identificare correttamente il mio ruolo all’interno dell’organizzazione aziendale 3f – Non è ben definita la mia competenza e la mia responsabilità (rispetto della professionalità) • • • • • 4a – Non viene riconosciuta la professionalità alle persone 4b – Non viene premiata la professionalità alle persone 4c – Non viene rispettata la mia professionalità 4d – Non viene rispettato il mio ruolo di lavoro. 4e – Questo lavoro non mi permette di sviluppare le mie abilità (carichi di lavoro) • • • • • • • • • 5a – Le richieste avanzate nei miei confronti mi sembrano superiori alle mie energie 5b – Il carico di lavoro che mi viene affido è eccessivo 5c - La pressione esercitata è eccessiva rispetto al tempo a disposizione 5d - Il carico di lavoro che mi viene affido è ridotto rispetto alle mie potenzialità 5e – I ritmi di lavoro sono troppo elevati 5f – Il lavoro è troppo monotono 5g – Il mio lavoro richiede troppo impegno fisico 5h – Il mio lavoro richiede troppo impegno mentale 5i – Durante il lavoro sono sottoposto a richieste tra loro contrastanti (turni di lavoro) • • • • • 6a – Il lavoro a turni mi risulta troppo gravoso 6b – I turni di notte mi risultano troppo gravosi, non riesco a recuperare le energie spese durante il lavoro. 6c – I turni di lavoro sono imprevedibili 6d – I turni di lavoro sono troppo lunghi 6e – I turni di lavoro non sono abbastanza flessibili (evoluzione della carriera e precarietà ed incertezza del lavoro) • • • • • • • • • 7a – Vedo incertezza circa le prospettive della mia carriera 7b – Mi attendevo una promozione 7c – Non esistono incentivi 7d – Non vengono concessi premi di produzione 7e – Non esiste promozione da parte dell’azienda di comportamenti positivi sul lavoro 7f – La retribuzione mi sembra bassa 7g – Ho difficoltà evidenti ed innegabili di sopportare il “costo della vita quotidiana”, non più correlato con gli emolumenti derivanti dal mio lavoro 7h – Il posto di lavoro è precario, avverto forte incertezza circa la possibilità di mantenere il mio posto di lavoro, non mi sento al riparo da un possibile licenziamento 7i – Non vedo la possibilità di potermi ricollocare rapidamente dopo l’eventuale perdita del posto di lavoro (interfaccia casa-lavoro) • • • • • 8a – Esistono richieste contrastanti tra casa e lavoro 8b – E’ disagevole recarmi al lavoro da dove abito 8c – Il tempo necessario per recarmi al lavoro e per poi ritonare a casa è eccessivo 8d – Non esiste mezzo pubblico di trasporto per recarmi al lavoro per cui ogni giorno sono costretto a guidare a lungo 8e – Il costo dei trasporti per recarmi al lavoro risulta eccessivo (ambiente di lavoro – solo per i reparti produttivi) • • • • • • 9a – Ho dei problemi inerenti la disponibilità delle strutture e delle attrezzature di lavoro 9b – Ho dei problemi inerenti l’affidabilità, l’idoneità e la manutenzione delle strutture e delle attrezzature di lavoro 9c – Ritengo che le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori non siano conformi alle specifiche disposizioni legislative e regolamentari 9d - Ritengo che l’azienda non mi abbia sufficientemente informato sui rischi presenti nell’ambiente di lavoro 9e – L’azienda non prevede la predisposizione di misure atte ad identificare tutti gli aspetti del lavoro, dell’organizzazione di lavoro e dell’ambiente di lavoro considerati fattori di rischio 9f – Non esite all’interno dell’azienda un luogo che possa essere utilizzato per riposo o refezione (ambiente di lavoro – solo per i ruoli impiegatizi) • • • • • • • • • 9g – Mi risulta gravoso il rapporto con gli utenti 9h – La strumentazione (VDT) messa a disposizione non è adeguata in quanto obsoleta o comunque superata da macchine più moderne, più efficienti e meno affaticanti 9i – L’ergonomia del posto di lavoro è inadeguata 9l - La collocazione del mio posto di lavoro (open space) non mi permette la necessaria concentrazione 9m - Il software non mi sembra essere adeguato alla mansione da svolgere 9n - Il software non è di facile utilizzo ed è inadeguato al mio livello di conoscenza e di esperienza 9o - Il software non è strutturato in modo tale da fornire ai lavoratori indicazioni comprensibili sul corretto svolgimento dell’attività; 9p - Il sistema non fornisce l’informazione in un formato e in un ritmo adeguato agli operatori 9q - I principi dell’ergonomia non sono applicati all’elaborazione dell’informazione da parte dell’uomo (fattori fisici) • • • • • 10a – Sono costretto a lavorare in ambiente troppo caldo e/o troppo freddo 10b – La presenza nell’ambiente di una temperatura troppo elevata e/o bassa non mi permette una adeguata concentrazione e mi impedisce di svolgere correttamente il mio lavoro 10c – La presenza di rumore eccessivo disturba il mio lavoro 10d - La presenza di rumore eccessivo non mi permette una adeguata concentrazione e mi impedisce di svolgere correttamente il mio lavoro 10e – Il livello di illuminazione non mi sembra adeguato e mi impedisce di svolgere correttamente il mio lavoro NOTA: Valutazione soggettiva dello stress lavoro-correlato da parte dei lavoratori La validità di indagini sottoforma di questionari di autovalutazione è spesso argomento di discussione, in quanto il loro esito è subordinato alla percezione soggettiva del problema. Tuttavia, è dimostrato che la percezione individuale riveste un ruolo chiave nel prevenire l’insorgenza di patologie da stress lavoro-correlate. Le percezioni dei lavoratori, pertanto, rappresentano un utile indicatore dello stato di salute dell’azienda e possono essere parte integrante di una strategia di più ampio respiro volta ad individuare e gestire le potenziali fonti di stress lavorocorrelato. Valutazione soggettiva dello stress lavoro-correlato da parte dei lavoratori A patto che ..... non vi siano risposte “tendenziose” CONCLUSIONI (ESITO DEL PRIMO LIVELLO DI VALUTAZIONE) ASSENZA / PRESENZA di RISCHI POTENZIALI TRASCURABILI / NON TRASCURABILI ANALISI DEI RISULTATI Pur risultando spesso percentualmente basso il numero delle risposte positive rispetto alla totalità dei lavoratori intervistati, e quindi di scarsa rilevanza i problemi emergenti, i risultati ottenuti dovranno sempre essere comunque essere analizzati nel loro significato. Il passaggio dalla fase di valutazione del rischio a quella della identificazione delle misure correttive da attuare può non essere semplice. Per questo l’analisi dei risultati, preventivamente comunicati ai lavoratori, e la successiva traducibilità in azioni correttive, può essere facilitata utilizzando la tecnica del focus group che, pur con i limiti metodologici dell’applicazione in contesti aziendali di piccole dimensioni, in linea generale, potrà essere di ausilio alla gestione di quei passaggi che necessitano del coinvolgimento diretto dei lavoratori, nell’analisi dei risultati ottenuti. IL FOCUS - GROUP L’approccio metodologico del focus group (discutere possibili soluzioni utilizzando un campione rappresentativo dei lavoratori) risulta, comunque, un buon sistema per far emergere le problematiche specifiche dell’azienda e per una “comprensione” dei risultati degli strumenti adottati nelle fasi precedenti. Il focus group consente di analizzare le principali fonti potenziali di pressioni eccessive nei luoghi di lavoro e di verificarle con i lavoratori, oltre a rappresentare un’opportunità ideale per la discussione di possibili soluzioni. È fondamentale che i lavoratori e le figure della prevenzione prendano parte a tali processi in quanto: • sono i soggetti più vicini alle problematiche identificate; • rappresentano le fonti più attendibili con le quali analizzare l’applicabilità delle soluzioni proposte; • il coinvolgimento in particolare dei lavoratori, con un ruolo attivo nello sviluppo ed approvazione di soluzioni contribuisce, con maggior probabilità, a garantire il successo delle azioni concordate. Il coinvolgimento e la partecipazione del lavoratore nella nello sviluppo delle soluzioni ne ottiene il consenso e quindi una più ampia adesione È importante che tutte le parti in causa possano contribuire liberamente ed in maniera partecipata al processo stesso. E’ bene pertanto programmare un AUDIT da parte della proprietà con i dipendenti, ai fini di analizzare e quindi risolvere, nei limiti delle possibilità dell’Azienda, i problemi evidenziati. Una volta giunti in questa fase del processo di valutazione del rischio stress lavoro-correlato è essenziale elaborare e diffondere un piano d’azione. Le funzioni chiave di un piano d’azione sono: • stabilire gli obiettivi da conseguire; • assegnare le priorità; • dimostrare che il Datore di Lavoro tiene seriamente conto delle preoccupazioni sollevate dai lavoratori; • fornire gli elementi in relazione ai quali procedere con valutazioni e revisioni. Le eventuali misure correttive da adottare, con relativa tempistica di realizzazione, nonché la modalità di monitoraggio sull’efficacia delle stesse, andranno documentate nel Documento di Valutazione dei Rischi. Il contributo del Medico Competente • Il contributo fornito dal Medico Competente permette di individuare e caratterizzare gli specifici “eventi sentinella” e i “fattori di contesto e di contenuto” del lavoro, nonché permette l’analisi e l’interpretazione dei risultati ottenuti nella fase preliminare della valutazione. • Il coinvolgimento del Medico Competente potrebbe inoltre nuovamente richiedersi nel momento in cui, a fronte di una situazione di assenza di un “rischio residuo”, potrebbero emergere eventuali criticità relativamente a singoli lavoratori. In tal caso, le soluzioni sviluppate per la maggioranza dei lavoratori potrebbero non rivelarsi efficaci per la risoluzione dei problemi che coinvolgono solo alcuni di essi. Tenuto conto della peculiarità delle problematiche che coinvolgono la sfera psichica del lavoratore, il ruolo del Medico Competente, nel rispetto del segreto professionale, sarà fondamentale nella gestione di tali casi. PERIODICITA’ • La valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, concordemente con la valutazione generale dei rischi, dovrà essere rielaborata in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità (art.29, comma 3 D.Lgs. 81/08). • In ogni caso si può ragionevolmente ritenere corretta una nuova valutazione trascorsi due/tre, al massimo 4 anni dall’ultima effettuata. Uno sguardo a culture diverse dalla nostra Karōshi (過労死, karōshi) Karōshi è un termine giapponese, che significa morte per eccesso di lavoro Il Giappone è uno dei pochi paesi in cui questa categoria è riportata nelle statistiche dei decessi. • Le principali cause mediche di karoshi sono infarto e ictus • Tra cui emorragia subaracnoidea (18,4%), emorragia cerebrale (17,2%), trombosi cerebrale o infarto (6,8%), infarto miocardico (9,8%), insufficienza cardiaca (18,7% ), e altre cause (29,1%) Karōshi (過労死, karōshi) • • • • • Il primo caso di karoshi è stato segnalato nel 1969 con la morte di un operaio di 29 anni nel reparto di trasporto di un giornale giapponese. Nel 1987, mentre l'interesse pubblico era aumentato, il Ministero del Lavoro giapponese ha cominciato a pubblicare le statistiche sul karoshi. L'espansione economica internazionale recente delle multinazionali giapponesi ha esportato la nozione di karoshi verso paesi quali la Cina, la Corea e Taiwan. C'è un notevole interesse a livello internazionale nella gestione della produzione giapponese, noto in Occidente come 'produzione snella'. I sostenitori di questa nuova forma di gestione sostengono che migliora sia la produttività economica e sanitaria. In Giappone, tuttavia, il rapporto tra gestione della produzione e la morte improvvisa a causa di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari è stato un importante argomento di discussione fin dal 1970. In Nord America e Europa occidentale una serie di studi hanno dimostrato una relazione significativa tra stress lavorativo elevato (esigenze di produzione elevati e bassi livelli di controllo e sostegno sociale) e malattie cardiovascolari. Karōshi (過労死, karōshi) Non dimentichiamo che in Giappone esiste il cosiddetto lavoro straordinario volontario non retribuito diventato ultimamente piuttosto comune Karōshi (過労死, karōshi) Secondo le ultime stime dell'Organizzazione internazionale del Lavoro, ILO, il Giappone detiene il primato di dipendenti che superano le 50 ore a settimana (28,1 per cento), mentre nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea, la cifra non va oltre il 10 percento (in Italia siamo al 4,2 per cento). Il Giappone non ha ratificato alcuna Convenzione dell'ILO sull'orario lavorativo Karō-jisatsu (過労自殺 karō-jisatsu) "karo-jisatsu“ letteralmente "suicidio dovuto all'eccesso di lavoro" È un problema serio in Giappone Secondo gli ultimi dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, il numero di suicidi in Giappone è quasi il doppio di quello negli Stati Uniti. L'ultimo studio dell'agenzia di Polizia nazionale giapponese evidenzia che nel 2006 si sono tolte la vita, in tutto il paese, 32.155 persone. Kawahito stima che più di cinquemila suicidi ogni anno sono il risultato della depressione causata da eccesso di lavoro. Karō-jisatsu (過労自殺 karō-jisatsu) "Tutto il tempo che ho passato è stato sprecato" In una giornata di marzo del 1999, ancora prima che i germogli di ciliegio cominciassero a sbocciare, un ragazzo di 23 anni, Yuji Uendan, in preda a una forte depressione causata dall'eccesso di lavoro, si è tolto la vita. È stato trovato nel suo appartamento di Kumagaya, alla periferia di Tokyo, con quelle parole scribacchiate su una lavagnetta bianca che usava per l'elenco degli appuntamenti giornalieri. Karō-jisatsu (過労自殺 karō-jisatsu) Uendan aveva lavorato per quasi 16 mesi come ispettore di apparecchiature per la produzione di semiconduttori, in una stanza asettica con una luce soffusa giallastra nella fabbrica della Nikon a Kumagaya, vestito dalla testa ai piedi con una divisa bianca sterile. Era stato assunto dall'appaltatrice Nextar (oggi Atest) che lo mandava per incarichi a termine alla Nikon, una delle principali produttrici giapponesi di macchine fotografiche e dispositivi ottici. Uendan faceva turni di giorno e di notte di 11 ore a rotazione, con straordinari e viaggi extra che gli facevano raggiungere le 250 ore al mese. Nel suo ultimo periodo di lavoro all'interno della fabbrica era arrivato a 15 ore consecutive senza un giorno libero. Soffriva di mal di stomaco, insonnia, intorpidimento delle estremità. In poco tempo era dimagrito di 13 chili. Nel marzo del 2005, il tribunale distrettuale di Tokyo ha dichiarato che sia la Nextar sia la Nikon erano da ritenersi responsabili per la morte di Uendan e ha ordinato a entrambe le aziende il risarcimento dei danni. Dal sito INAIL Dipendente suicida per troppo stress: condannata la Renault • Dipendente suicida per troppo stress: condannata la Renault. • 7 gennaio 2010: Il tribunale di sicurezza sociale di Nanterre accusa l'azienda di "negligenza ingiustificabile" per il suicidio di un suo ingegnere, morto a causa dello stress provocato dall'imposizione di orari di lavoro troppo duri • La vedova della vittima: "Un segnale per le imprese che sacrificano ogni cosa sull'altare del profitto“ Dal sito INAIL Dipendente suicida per stress da lavoro: Mazda condannata • Dipendente suicida per stress da lavoro: Mazda condannata 2 marzo 2011. • Il colosso giapponese dei motori verserà ai familiari una cifra pari a 555 mila euro. • Secondo la corte distrettuale di Kobe la vittima, di 25 anni, avrebbe totalizzato fino a 80 ore di straordinari al mese e sarebbe stato anche ridicolizzato dai superiori con l'accusa di inefficienza • Il Giappone è tristemente noto per episodi del genere che riguardano, solitamente, manager stravolti da eccesso di stress (al punto che il fenomeno è definito con la specifica parola "karoshi"). Sempre dal sito INAIL RASSEGNA STAMPA • • • • • • • • • • • • INAIL - Telelavoro: calma lo stress da ufficio, ma accresce le ansie di carriera INAIL - Stress da lavoro: età, turnover e orari tra le cause più scatenanti INAIL - Stress: il primo nemico delle donne lavoratrici INAIL - Pubblicazioni e riviste - Patologia psichica da stress, mobbing e costrittività organizzativa INAIL - Stress sul lavoro: le donne a rischio di parto cesareo INAIL - Stress e lavoro: 'Ci vuole lo psicologo‘ Inail - Lavoro e tecnologie, per i lavoratori italiani un binomio sempre più stressante INAIL - Un continente di stressati: in Europa sono 40 milioni INAIL - La conciliazione dei tempi di vita e lavoro fa bene alle aziende. INAIL - Malattie da stress lavoro-correlato: un fenomeno complesso da valutare INAIL - Mancata valutazione dello stress da lavoro: a Torino la prima inchiesta 24 marzo 2011 Ecc. NOTA FINALE • • • • • La precarietà e l’incertezza del lavoro, sono elementi stressanti di enorme portata. La situazione macroeconomica attuale, legata alla “crisi mondiale dell’economia”, induce una forte incertezza circa la possibilità di mantenere il proprio posto di lavoro o la possibilità di potersi ricollocare rapidamente dopo la sua eventuale perdita: la perdita del lavoro porta allo sgretolamento del proprio progetto esistenziale; a questo si aggiungono anche le difficoltà evidenti ed innegabili di sopportare il “costo della vita quotidiana”, non più correlato con gli emolumenti derivanti dal proprio lavoro. Queste sono oggi, purtroppo, le principali fonti di stress che incombono sui lavoratori. Tali problematiche non sono però gestibili dall’azienda, in quanto ad essa estranee. Pertanto nella valutazione dello stress lavoro-correlato, sarà importante e necessario tener conto di tutti questi fattori che possono risultare come fenomeni interferenti di notevole importanza. (questo veniva detto il 15/02/2008) Bibliografia • • • • • • • • • • Atti Seminario stress da lavoro 2003 – Dipartimento di Sanità Pubblica della città di Bologna Seminari di Medicina del Lavoro 2008 Università degli Studi di Verona – Metodologia di valutazione dei rischi da stress lavoro correlato – dottoressa Antonia Ballottin Linee Guida Regione Toscana - Stress lavoro correlato Linee Guida Regione Lombardia - Stress lavoro correlato Metodologia ISPESL per valutazione stress lavoro-correlato Lettera circolare in ordine alla approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato di cui all’articolo 28, comma 1-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modifiche ed integrazioni Accordo europeo sullo stress sul lavoro – Bruxelles 8 ottobre 2004 Stress e Mobbing – Harald Ege e Maurizio Lancioni – Pitagora Edizioni Bologna Job Content Questionnaire – versione standard a 49 item – Gruppo ISPESL JCQ I.N.A.I.L. Valutazione e Gestione del Rischio da stress Lavoro-Correlato Manuale ad uso delle aziende in attuazione del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. La lezione è scaricabile dal sito: www.filippimedilav.it