SOMMARIO
1.
PRESENTAZIONE ...........................................................................................................................2
2.
HANNO COLLABORATO ...............................................................................................................3
3.
COSI’ ERA SIGFRIDO ....................................................................................................................4
4.
MAGDA: “VITA A DUE” ...................................................................................................................5
5.
RICORDO DEGLI AMICI DELLA CORALE: ...............................................................................8
6.
SIGFRIDEIDE .................................................................................................................................29
7.
RICORDO DEGLI AMICI DI LAVORO .....................................................................................44
8.
PUBBLICAZIONI DI SIGFRIDO ...................................................................................................51
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1.
PRESENTAZIONE
L’idea di scrivere qualcosa per ricordare Sigfrido è nata lo stesso giorno delle sue esequie
(14.5.2011). A tutti noi, suoi vecchi amici della Corale, pareva doveroso in quella triste occasione
ricordarlo con qualche pagina che rimanesse per noi stessi e per tutti coloro che l’hanno amato.
Proponemmo perciò questa idea a tutti gli ex-coristi presenti che l’accolsero con favore.
E’ con grande gioia che presentiamo ora questo lavoro collettivo composto di testi e di foto. I
testi sono stati scritti espressamente per questa occasione; le foto (“Sigfrideide”) sono una
selezione delle innumerevoli fotografie comprese negli album della Corale in cui Sigfrido
compare spesso.
Per ricordare la sua figura ho scelto quella scattata in montagna, a Chamois, il 29.12.1962, al
termine di una gioiosa giornata di sci, in cui Sig, ancora senza barba, figura attorniato da Magda
e da un gruppo di amici che cantano le care canzoni di sempre. A questa foto si è ispirato il
bravissimo Fausto Amodei per il bel disegno (unito alla foto, che servì per gli stampati di
propaganda) nel quale non è difficile riconoscere alcuni dei protagonisti della Corale di allora.
Questa “miniantologia” di scritti e foto non è soltanto un giusto omaggio tributato ad un
carissimo amico scomparso, ma, nel contempo è anche uno spaccato di un’epoca felice della
Corale Universitaria di Torino che abbiamo avuto la fortuna di vivere assieme a Sig.
Abbiamo inserito anche alcune testimonianze di altri amici extra-Corale che hanno conosciuto ed
apprezzato Sigfrido in ambito professionale.
La ricchezza e varietà dei contributi sono una evidente testimonianza del profondo ed indelebile
segno che Sig ha lasciato in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed amarlo.
Quando, ritrovandoci per godere ancora e sempre della nostra amicizia, riprenderemo in mano
queste pagine, ci sembrerà di risentire la forte voce di Sig intonare come allora, per noi e con
noi, “Matona mia cara” e “Cjol mi me”.
Grazie Sig.
(Luciano)
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2.
HANNO COLLABORATO
*amici della Corale:
Gian Franco Barbieri
Alberto Basso
Walter Bich
Arnaldo Cecchettani
Daniele Danieli
Arduino Fallini
Elsa Margaria
Luciano Ratto
Anna Clara Prochet
Edina Prochet
Elena Prochet
Luciano Ratto
Magda Rolando Leschiutta
Goffredo Silvestri
Giorgio Solera
Sergio Valabrega
Franco Varesio
*amici di lavoro:
Elio Bava
Giorgio Brida
Gian Maria Canaparo
Sergio Sartori
Patrizia Tavella
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3.
COSI’ ERA SIGFRIDO
(Chamois, 29 dicembre 1962)
(Disegno di Fausto Amodei)
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4.
MAGDA: “VITA A DUE”
-Sigfrido: essendo ormai da lungo tempo passato il… mezzo del cammino di mia vita amerei
tracciare, per quel poco che la memoria può ancora assistermi, una specie di cronaca della mia
gioventù che cercava faticosamente di conciliare gli studi universitari con il canto, la lettura ed
altre attività culturali.
Io Sigfrido Pietro Leone Romano Agostino Maria sono nato a Roma il giorno 11 febbraio 1933 da
Giovanni Ernesto Leschiutta, ingegnere e architetto e da Maria Pia Agostinis, forosetta
veneziana–romagnola–carnica. L’evento si verificò alle 14.30 al terzo piano, porta a sinistra, del
pianerottolo della casa tuttora esistente, posta in piazza S. Pietro in Vincoli, 40.
Trascorsi una movimentata infanzia e adolescenza sin che il vascello della mia vita si arenò, or
sono cinquantasette anni, tra le nebbie torinesi ove tutt’ora contemplo il trascorrere del tempo.
“Meminisse iuvat”, disse il Saggio, e così anch’io cerco nel ricordo un aiuto, un antidoto forse,
alla predetta contemplazione.
L’oggetto dei miei ricordi sarà sulle tracce di Lorenzo Sterne :”… non trovai guantaie parigine…”,
ma una matematica liguro–piemontese. De gustibus…
Il resto lo sapete. Il tutto è nato e si è sviluppato nella Corale Universitaria.
-Magda: nel 1958 ho incominciato a frequentare la Corale Universitaria, non per le mie doti
canore, ma per fare da dama di compagnia alla mia sorellina che aveva ereditato la meravigliosa
voce canora di mia Mamma.
Ci si riuniva nello scantinato del Collegio Universitario la cui mensa era gestita da uno studente...
(si fa per dire), del Politecnico di Torino: Sigfrido Leschiutta, che non aveva raggiunto la media
dei voti per poter avere il posto gratuito al Collegio e non voleva chiedere l’intervento dei suoi
genitori; trascorse due notti su una panchina, ma il Direttore del Collegio capì la situazione e gli
offrì di assumerlo come gestore della mensa. Il giovane avrebbe considerato disonorevole
tornare a Firenze nella sua famiglia senza la laurea del Politecnico, venendo così meno a quanto
promesso per ottenere il benestare dei genitori molto attenti all’educazione dei figli.
Perché Sigfrido era venuto a Torino per fare l’Università?
Nessuno sapeva che quando Sigfrido viveva a Firenze dove aveva frequentato un ottimo liceo
classico, era interessato a molte strane cose: erano i primi anni ’50, lui aveva a disposizione una
grande stanza su una torretta della casa abitata dalla sua famiglia: lì avrebbe dovuto studiare, ma
quante altre cose erano più interessanti … ogni tanto sua mamma saliva a portargli la merenda,
ma per non essere colto in flagrante si era costruito un sistema che gli permettesse di pre-vedere
l’arrivo della mamma: era un sistema televisivo! Chi mai aveva sentito parlare di “televisione?
Un altro argomento che lo affascinava era la misura del tempo; dove avrebbe potuto trovare
qualche informazione interessante su questi argomenti? All’Istituto Elettrotecnico Nazionale
Galileo Ferraris di Torino !! ( certamente non immaginava che col tempo ne sarebbe divenuto il
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Presidente). Tutti i giorni, comprese le domeniche, andava a controllare i suoi strani orologi ed
ogni sera di Capodanno scendeva a Torino dalla montagna, dove tutta la famiglia stava
festeggiando, per trasmettere il segnale orario ufficiale. Aveva poi inventato il trillo che ancora
precede il segnale suddetto, e che contiene una certa quantità di messaggi utili a chi naviga, a chi
vola ed altro.
Comunque la musica e il canto costituirono sempre una grande risorsa. Fu facile per gli otto
ragazzi canori del collegio trovare altri compagni di università interessati al canto e così poco per
volta si formò la Corale Universitaria. Sotto la guida del maestro Roberto Goitre si formò un
ottimo coro di musica polifonica, si fecero scambi con altre corali d’Italia ed Europa e si trascorse
una gioventù serena, allegra, istruttiva e piena di matrimoni quasi tutti ancora esistenti e felici.
Sigfrido ed io ci sposammo a Sant’Antonio di Ranverso il 18 maggio 1963.
Perché proprio a S. Antonio? Perché la prima volta che uscimmo per fare una piccola gita
andammo a visitare la chiesa di S. Antonio. Sigfrido si era documentato fino ai minimi particolari
e mi illustrò tutte le opere inoltre si era portato il necessario e preparò il te in un boschetto. Il
comportamento fu sempre corretto ed ineccepibile. Sovente la domenica si facevano piccole
gite, il mezzo di trasporto era la Maria Giovanna: una vecchia balilla antidiluviana (anni ‘venti)
con la struttura in legno prossima a cedere per colpa dei tarli e così fu. Comunque per qualche
anno la poveretta resse e riuscì anche a trasportare undici ragazzi appesi da tutte le parti, ma alla
fine la struttura in legno tutta tarlata cedette e fu rottamata!
Torniamo alla Corale Universitaria: si cantava, ma soprattutto si faceva amicizia e queste amicizie
durano ancora! Ci si riunisce ancora due volte all’anno: per la Messa di Natale al Monte dei
Cappuccini (con pranzo) e per una festa di primavera in qualche luogo bello del Piemonte. Fu
durante una “prova” della corale nello scantinato che mi accorsi che Sigfrido mi guardava con
insistenza e all’uscita lodò il mio vestito tutto bianco. Io, contenta, ma intimidita, non indossai
mai più quel vestito …
Vista l’età, l’amicizia gli interessi e la coltura comuni è facile capire che ci sia stato un … certo
numero di matrimoni la maggior parte dei quali procede ancora con serenità verso la vecchiaia
estrema.
Il nostro matrimonio è durato con serenità e reciproco rispetto per quarantotto anni, ne
mancavano due alle nozze d’oro, … ma quando gliene parlavo faceva segno di no con la testa …
cosa aveva capito?....sapeva che il suo tempo era finito?...
Mi ha lasciato tre figli meravigliosi, educati alla sua maniera, senza tante parole, ma con
l’esempio e tre nipotini: due nati ed uno nascituro; l’eredità è splendida, speriamo continui così e
crescano sulle orme del Nonno
-Sigfrido: l’avventura è stata lunga e pesante, ma bella… molto bella. Ho visto crescere i miei figli.
Ho visto invecchiare mia moglie al mio fianco…
Ora sono stanco, molto stanco...Lasciatemi dormire.
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-Magda: è mancato all’improvviso, senza un rantolo, senza un lamento ….
Ora, secondo il suo desiderio, riposa nel cimitero di Cabia in provincia di Udine.
-Sigfrido: Cabia è un ameno villaggio, da dove proviene la mia famiglia, che sorge alla confluenza
tra la valle del But e quella del Chiarsò, a circa 700 metri sul livello del mare e 350 metri dal fondo
valle, per cui si gode tutta una serie di viste molto panoramiche, in particolare verso est, ove
l’occhio si distende sui boschi e sui ghiaieti posti alla base del lungo monte Serenât, ...
“Co sarai vie di chenti
no vai, no sospirâ,
une lagrime a la sguelte
e po lassïmi ponsâ”.
“Quando sarò via di quì
non piangere, non sospirare
una lacrima alla svelta
e poi lasciami riposare”.
(Magda)
(Torino, maggio 1995)
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5.
RICORDO DEGLI AMICI DELLA CORALE:
*ALBERTO: “L’ORGANARO”
Il rapporto di amicizia istituito con Sigfrido non poteva che avere come punto d’incontro
fondamentale la musica e della musica, anzi, uno degli aspetti a lui più cari: quello relativo
all’organologia o, in modo ancora più specifico, il mondo dell’arte cembalaria e degli strumenti a
tastiera in genere (la Klaviermusik, insomma, dei tedeschi). Su tale tema parlammo e
discettammo (!) a lungo, credo, anche nel corso di un lungo viaggio (una settimana) con lui
compiuto a bordo della mitica «Maria Giôana», il cimelio automobilistico (la macchina aveva
percorso più di 500.000 chilometri) da lui «restaurato» e messo in grado di faticosamente
muoversi anche sulle impervie rampe del Gran San Bernardo (ma dal sottoscritto per una certa
parte compiuto a piedi perché l’auto aveva il respiro corto). Quel viaggio (estate 1959) ci portò in
Svizzera: a Locarno, Interlaken, Berna, Ginevra, ecc. poi a Innsbruck quindi in Carnia, nella sua
Cabia, dove ora riposa.
Nel corso di quel viaggio infinite furono le occasioni di conversazioni soprattutto musicali:
ricordo di avergli illustrato un progetto di «Olimpiadi del Canto Corale» nel quale ero stato
coinvolto da una organizzazione francese appoggiata al Ministero dell’Educazione Nazionale, un
progetto che poi tramontò con la crisi della Repubblica per i fatti di Algeria e con la nomina a
presidente di De Gaulle.
La competenza di Sigfrido nell’arte cembalaria si affinò con le frequenti visite da lui compiute ai
principali musei di strumenti musicali: possiedo una sua cartolina dalla Yale University che nel
proprio Museo custodisce uno dei quattro esemplari noti di clavicordo opera di Adam Abel,
costruttore torinese di fine Seicento. Una sua cartolina (novembre 1967) da Londra (The British
Museum) riproduce parte dell’autografo del Preludio n. 7 del Libro II del Clavicembalo ben
temperato. Un’altra, da Arta Terme (agosto 1970), recita: «Organo in cornu Evangelii, Duomo di
Udine, attribuito a P. Nacchini, verso il 1780. 6 Mantici. L’organo ha un positivo tergale, forse
l’unico o quasi in tutta la storia organistica veneta del 1700 (un altro è a Verona). Ciao». Come si
vede, i saluti non bastavano.
Data la comprovata sua esperienza in fatto di meccanica e forme (teneva lezioni e costruiva
cembali ai corsi di musica antica di Pamparato) venne chiamato dalla Società Italiana di
Musicologia a contribuire al volume Il Clavicembalo (EDT/Musica, 1984) con la parte relativa alla
Organologia e io stesso lo invitai a scrivere per il DEUMM (Dizionario Enciclopedico Universale
della Musica e dei Musicisti, Utet), la parte relativa alla parte costruttiva dello strumento (vol. I,
1983, pp. 582-594).
I nostri incontri erano anche occasioni di «scambio». Ricordo che una volta mi regalò l’edizione in
facsimile delle Composizioni giovanili inedite di Vincenzo Bellini pubblicata nel 1941 dalla Reale
Accademia d’Italia. Probabilmente Sigfrido aveva acquistato l’opera presso la Libreria di Stato
(allora esistente in Galleria San Federico a Torino) insieme con la Edizione Nazionale delle opere
edite e inedite di Matteo Ricci (Magda ricorderà certamente questo importante manufatto
dell’editoria di Stato ante guerra perché patrocinato ancora dalla Reale Accademia d’Italia). Io
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contraccambiai qualche tempo dopo regalandogli il facsimile del Gabinetto armonico di Filippo
Bonanni (Roma, 1722), un trattato costituito da 151 incisioni in rame riproducenti strumenti
musicali, molti dei quali di natura esotica (e anche questo volume non sarà ignoto a Magda).
Ma i rapporti di ambiente «professionale» sono una cosa, quelli della vera amicizia e stima sono
di ben altro spessore e tenore (anche se Sigfrido cantava da basso, mentre io – Basso – cantavo
da tenore). La comunità degli studiosi ha perduto «l’uomo del tempo», quella degli amici è stata
privata del tempo della sua ineffabile compagnia.
(Alberto)
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*ANNA CLARA: “L’ANGELONE”
“Cara Magda,
da Elena ed Emilia ho saputo che raccogli “memorie”di Sigfrido per i figli: ecco due flash di
quando ero ragazzina.
A me pareva il “gigante buono” o l’angelone caduto dal cielo per il troppo peso (leggi serena,
gioiosa, fanciullesca espressione mentre cantava) a portare gioia e serenità al mondo.
Sempre legato alla musica IL “Sigfridofono”. Ricordo di averne ”sbirciato” la presentazione, in
sala da pranzo in Corso Siccardi, perché poi “occultato” in camera da letto delle sorelle grandi
Elena e Titti. Mi era parso assomigliasse un po’ ad una vecchia calcolatrice che girava per casa,
solo che invece di contare…cantava!
E, anche dormendo, il grande Sigfrido cantava…russando! Certe teorie del tempo interpretavano
il russare come segno di appagamento umano e di gioia di vivere …Non altrettanto piacevole,
forse, per te, Magda, ma nel ricordo...tutto è dolce, tutto manca!
L’assenza terrena del proprio compagno “di viaggio” deve essere terribile: io spero e ti auguro
che quanto condiviso nell’avventura della vostra vita ti aiuti a superare questo difficilissimo
momento .
Poi, lassù, saremo tutti insieme e la festa non finirà mai!...”
(Anna Clara)
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*ARDUINO: “IL GOURMET-ORATORE”
(Casa Fallini, 16 dicembre 2007)
(Casa Fallini, 16 dicembre 2007)
(Arduino)
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*ARNALDO: “L’Ingegné”
Conobbi Sigfrido in quegli anni di esordio della Corale Universitaria Torinese in cui le prove si
svolgevano nel seminterrato del Collegio Universitario di Torino. Tutti impregnati ed affamati di
Musica, animati dalla cultura e dalla valentia del Maestro Roberto Goitre in un genere allora
poco frequentato e conosciuto: la musica corale rinascimentale.
Lui era “Sig”, io ero “Arnaud”, quello che Dante manda in Purgatorio.
Studenti tutti e due; poi lui divenne “Ingegné”, io “Dutur”. Lui crebbe senza sosta, a dismisura,
fino alle alte cariche ed alle onorificenze dell’Accademia delle Scienze, integerrimo paladino della
sua rigorosa etica.
Mi onorò della sua amicizia rimanendo sempre “Sig” grazie a quella umiltà e coerenza del
“Grande” e del fatto che l’unica creazione umana con cui non aveva confidenza è stato sempre il
“vanitoso specchio”.
La sua modestia e la sua bonomia gli permettevano di sorridere a tutte le mie irrefrenabili
intemperanze e alla mia infinita voglia di scherzare, anche quando non era il caso
Abbiamo vissuto insieme a tutti gli amici della Corale quell’entusiasmo indimenticabile degli
incontri corali europei. Abbiamo condiviso innumerevoli ore conviviali e gite ricreative.
Ho apprezzato quelle sue conferenze capaci di far comprendere a tutti cose anche difficili . Ho
gioito, con mia moglie e mio figlio, della compagnia sua e di Magda, sua mite e dolce custode,
attorno al desco familiare, chiedendo tutto quello che non sapevo e avendo su tutto la giusta
risposta. Eravamo tutti felici quando lo vedevamo apprezzare, sempre con profondo gusto,
quanto veniva creato in cucina dalle abili e sapienti mani femminili.
Non lo sentimmo mai fare apprezzamenti critici o malevoli su nemici ed amici. Riservato sempre
nell’esternazione dei suoi alti sentimenti, sempre contenuti; capace di scoprire, non solo nelle
arti umanistiche ma anche nelle scienze, il linguaggio poetico in esse contenuto.
Si stupì un giorno in cui scherzando gli feci ascoltare qualche breve pagina del mio piccolo
repertorio pianistico che avevo imparato a memoria, di come questo meccanismo potesse
accadere; stupefacente la sua semplicità e modestia: proprio lui che nella sua mente fertile aveva
a disposizione, su richiesta, una intera enciclopedia universale.
Ora dopo 56 anni non ci sono più concessi altri incontri, colloqui, immagini. Uguagliare un uomo
così è estremamente difficile; imitarlo, per quanto è possibile, da parte di chi lo ha conosciuto è
un dovere, come pure farlo rivivere raccontando la sua bella favola a coloro che, ignari, iniziano il
difficile percorso della vita.
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(Casa Cecchettani, 16 febbraio 1992 – foto:Luciano)
(Arnaldo)
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* EDINA: “IL VIAGGIAR CANTANDO” o “IL VIAGGIO CANORO”
…Abbiamo lasciato gli amici di Grenoble da forse mezz’ora. Il pullman sale con fatica verso il
Lautaret.
E’ notte e dal buio si presentano silenziose e splendide la visioni dei pini, dei larici nei loro abiti di
ghiaccio: fini e magnifici vestiti di brina. Lungo il percorso appaiono e spariscono nel buio infinite
visioni: è il lavoro del freddo, la brina, che ha trasformato in modo incantevole i boschi: è un
mondo da favola.
Nel fondo del pullman, poche voci appoggiate e fuse dall’immancabile basso di “Sig” snocciolano
un repertorio di inni, canti, spirituals, vecchi canti friulani, motivi piemontesi , vecchie
complaintes…senza mai ripetersi.
Le ore passano, ma il canto continua sommesso: c’è sempre qualche motivo ancora non rivisitato
o interpretato…e i “patiti” del canto continuano imperterriti: le ugole sono giovani ed elastiche.
Beati tempi lontani!
Mah!...siamo già a Torino? Sei ore sono trascorse e non ce ne siamo accorti!
Quante indimenticabili presenze! Quante preziose amicizie! Momenti irripetibili di profonda
fraternità, armonia, gioia e tanto canto.
(Edina)
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*ELENA: “C’ERA LA LUNA”
Ci aveva stupiti fin dall’inizio della sua partecipazione alla vita della Corale: cicciottello, ma
agilissimo! Per questo l’avevamo affettuosamente ribattezzato Dumbo, con chiaro riferimento
all’elefantino volante di Walt Disney.
A quell’epoca, 1955, non ci riunivamo più per le prove in casa del Maestro Goitre (Corso Re
Umberto 17) ma nello scantinato del Collegio Universitario, allora in Via Bernardino Galliari.
Proprio in quel collegio Sig, per mantenersi (il padre gli aveva tagliato i viveri perché, preso da
troppi interessi, era finito fuori corso…) svolgeva il compito di assistente, se ben ricordo.
Già questo fatto ce lo rendeva simpatico .
Ma altri motivi, seri e veramente apprezzabili, si erano manifestati in lui in breve tempo, tanto da
farcene desiderare l’amicizia: perché sapevamo che su quella amicizia potevamo contare.
L’ottima educazione, la squisita gentilezza, la disponibilità, la semplicità a nascondere le sue
eccezionali capacità intellettive abbinate, combinazione non frequente, a quelle pratiche,
manuali, operative.
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E la sua onestà.
Era anche un buon corista, intonato e non certo bisognoso di sostegno e di traino come altri,
“conservati” fra noi per simpatia più che per le loro possibilità canore.
Cosa ricordare di lui? Tutto. Mai uno sgarbo, una cattiveria, una mancanza di rispetto, un
pettegolezzo. Invece, se richiesto, capace delle parole giuste, adatte a sollevare il morale, a
consigliare con prudenza ed equilibrio. Non mi è facile tirare fuori dal “còfo”(*) delle mie
memorie fatti e parole di anni ormai molto lontani: 1955, 1956,…1958.
Provo a pescare a caso e vi trovo…la Balilla tacconata e rimessa in moto da Sig, capace di
arrampicarsi, ben carica di coristi, su per le strade della collina e di arrivare a sorpresa – quella
volta senza ospiti a bordo – fino a Strasburgo, dove noi della Corale eravamo ospitati in
occasione di un festival di Cori Universitari.
Moglie e figli hanno conosciuto bene il suo interesse, la sua competenza, la sua abilità nel
riparare radio d’epoca.
E raschiando il fondo del mio còfo vien fuori non dico l’amicizia ma la conoscenza sì, quindi un
rapporto fra appassionati, di un mio zio, Camillo Prochet, anche lui radioamatore.
Ritrovo la volta in cui mi chiese di parlargli della mia esperienza di figlia di un ottimo padre, ma
valdese, e di dirgli sinceramente se ritenevo di incoraggiare il sentimento che provava per la
bionda Franca, anche lei non cattolica, come invece era lui, profondamente ed assolutamente
convinto. O la sera in cui mi invitò a cena senza tante parole e commenti: sapeva – l’aveva capito
da solo – che ero di cattivo umore.
Un giorno, a Onzo (nell’entroterra di Albenga), mi lamentavo della mia difficoltà di memoria: Le
sua parole a commento?: “Gli animali con più memoria sono i meno intelligenti, gli elefanti, per
intenderci”. Non mi sono mai preoccupata di sapere se tale informazione sia esatta; ma quel
giorno le sue parole mi aiutarono a capire meglio che avrei potuto campare ugualmente, anche
studiare ed insegnare, sviluppando altre capacità.
Erano ormai sposati lui e Magda, Mobu (sta per “moglie buona”), la Gallina, come la chiamava lui
in riferimento al pollaio che si era creato nel posto di lavoro.
La volta in cui li accompagnai a Pinerolo da un rigattiere che aveva e restaurava spesso dei pezzi
belli ed interessanti. Io cercavo un comò e proprio quel giorno ne scovai uno che mi piaceva. Ma
non avevo con me né soldi né libretto degli assegni. Ma Sig, con la massima tranquillità, pagò per
me la cifra richiesta. (Che ovviamente restituii).
E gli incontri a Plan, tanto amata seconda terra delle sue radici? E i pezzi di rustici acquistati,
meravigliosamente restaurati con tanta passione? Da parte mia sempre più raramente visitati.
Ma la vita è fatta così, anche di difficoltà ad incontrare gli amici più cari e vivere ancora insieme
momenti di comunione intensa.
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Ma soprattutto risento la sua voce: quanto gli piaceva cantare!
Dal mio comò tiro ancora fuori la sera in cui, Sig e Luciano, vennero a bussare alla finestra della
classe in cui, con una collega, facevo doposcuola a Châtillon. Stupore! Felicità! Un panino (?)
come cena consumato stando seduti sul letto in una stanzetta sopra il bar Ruschena (per
informazioni rivolgersi a Luciano**) e poi su un terrapieno poco discosto dal paese a cantare,
cantare, cantare… Era inverno, ma non avevamo freddo. C’era la luna…eravamo giovani…
(*)antica parola piemontese: sta per cofano, baule (Luciano)
(**)a Châtillon. mio paese natale, il mio nonno materno, Leandro Ruschena, era proprietario del “Caffè Nord”, ora
demolito ma che ha operato fino a pochi anni fa. Questo caffè, ubicato all’incrocio tra le strade che conducono ad
Aosta ed al Breuil-Cervinia, era il capolinea del servizio di corriera che portava valligiani e turisti nella Valtournanche
e alpinisti verso il Cervino.
Qui Sig ed io pernottammo dopo l’incontro con Elena. Il giorno dopo battemmo gli alpeggi attorno a Torgnon alla
vana ricerca di quella baita per la Corale di cui accenno a pagina 26 (Luciano)
(Elena)
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*ELSA: “UN AMICO”
Sono entrata in Corale (eravamo in via Lagrange, a Palazzo Bricherasio, con tanto di carrozza
nell’androne) al primo anno di Medicina, per merito di Sergio Valabrega, che era compagno ad
ingegneria di mio fratello Riccardo, e gli aveva segnalato la urgente richiesta di ragazze da parte
della Corale Universitaria.
Per fortuna c’era questa necessità, altrimenti non sarei credo mai entrata, data la mia assoluta
carenza di doti canore e musicali. L’esame mi venne fatto dal Maestro Goitre, Giorgio Bert, e
Bernardino Streito sul “balletto” di Gastoldi : Possa morir chi t’ama! Una cosa straziante! Per
festeggiare Sigfrido mi onorò di un passaggio verso la CrÔta Palüch sulla “Maria Giovanna”! Per
prima cosa mi mise in mano un pezzo di specchio: “tienilo un po’ alto, è lo specchietto
retrovisore…..”!
Indossava un camiciotto di flanella a scacchi e anche in pieno inverno appariva sempre accaldato.
Non c’era canzone che non conoscesse, in qualsiasi lingua, e aveva una grande pazienza ed
entusiasmo nell’ insegnarle, inserendosi con la sua voce da basso, con un garbo inversamente
proporzionale alla sua mole!
Quando Magda stava partorendo Barnaba (avevamo allora al S.Anna 20.000 parti all’anno), un
altro piccolo nasceva con una grave insufficienza respiratoria che necessitava di assistenza
rianimatoria. L’attrezzatura di cui disponevo era rudimentale, e proprio in quel momento, non
volle funzionare. Senza indugio Sigfrido si bardò con camice, cappello e mascherina, entrò in sala
parto e in pochi minuti risolse il problema . Chissà dove sarà adesso quel bimbetto, involontario
gemello Leschiutta.
Quanti episodi ricordo… Quando tornò alla discarica delle macchine per riprendersi il maggiolone
per portare a casa Paolino, perché con quello aveva portato i fratelli! Quando riuscì non so come
ad aggiustare l’impianto elettrico vetusto della mia “nuova” casa di Moncalieri; ritornando a casa
trovai un biglietto sul tavolo di cucina: “qui non c’è nessuno, comunque il frigo adesso
funziona”!!!!!
Anche ai Toisoni il suo passaggio fu fondamentale: salito su una scala di legno a pioli, precipitò
fracassando tutti i gradini e aprendo la scala in due, per fortuna senza danni!
E come non ricordare la preparazione segreta dei brani da cantare per il matrimonio delle mie
figlie in via Eleonora d’Arborea…
Aveva capacità eccezionali, unite ad una modestia incredibile e ad un sorriso arguto ed
affettuoso. A me personalmente rimane il rimpianto di avere purtroppo un po’ trascurato le
amicizie strette in Corale, sicuramente le più vere e durature, quelle che ho nel cuore e che mi
riscaldano nel ricordo. Non provo tristezza ripensando agli Amici perduti, solo commozione e
gratitudine per averli conosciuti.
(Elsa)
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*FRANCO: “IL RIFERIMENTO”
Mi è caro, anche se mi si stringe il cuore nel farlo, portare la mia affettuosa testimonianza per
una persona che è stata per me, oltre che un carissimo ed indimenticabile amico, una figura di
riferimento.
(Casa Fallini, 16 dicembre 2007)
Di Sigfrido sono sempre stato attirato dalla curiosità. Una curiosità intellettuale insaziabile nei
campi più diversi, con una capacità di approfondimento che lo rendeva un esperto nei settori più
svariati.
Non era soltanto un’autorità a livello mondiale nel campo della misura del tempo, ma un serio
cultore di storia della scienza (ed è per me un caro ricordo aver collaborato con lui nella stesura
di una memoria della storia delle Esposizioni di Torino del 1884 e del 1911).
Collezionava e riparava strumenti musicali, vecchie radio, motociclette scassate, con una
passione che lo ha mantenuto giovane fino all’insorgere della malattia.
Ed amava spiegare al popolo le tante cose che sapeva, con un’aria un po’ professorale, a dire il
vero, ma con una capacità di divulgazione che era una delle sue doti non minori. Penso che fosse
molto seguito ed amato dai suoi allievi ed una bella testimonianza se ne è avuta nella
commemorazione da parte dei suoi colleghi del Politecnico nel corso della cerimonia funebre.
Ma a me preme qui ricordare la sua grande umanità e senso dell’amicizia.
Andarlo a trovare era un piacere per l’arguzia del suo conversare, per la non banalità dei suoi
ragionamenti, per la curiosità e l’ansia di sapere che sapeva trasmetterti, ed anche un po’ per la
gentilezza ed i complimenti ottocenteschi che riservava alle signore.
Un giorno venne a trovarci a Cesana e regalò a Maresa una bella scatola di legno intagliato con
l’ordine tassativo di farsela riempire di gemme e di brillanti. Ora ci tengo le carte da gioco ma il
gioiello ce l’ho ugualmente, di legno, perché ogni volta che la prendo in mano penso a lui.
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Da uno dei suoi numerosi viaggi in Cina a raccattare razzi che si erano persi ci portò un bellissimo
aquilone di seta, che non ho mai fatto volare perché troppo bello e delicato.
Ma la prossima estate lo riprenderò e lo farò volare sulle sue montagne di Plan perché mi
sembrerà di essere ancora un poco vicino a lui
Ciao, Sig.
(Franco)
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*GIANFRANCO: “ IL PROF”
Ho conosciuto Sigfrido quando ero ancora poco più che una matricola del Politecnico e lui un
giovane docente già molto apprezzato dagli studenti per la sua arguzia e le sue capacità
comunicative.
Dopo aver conseguito la laurea ottenni una borsa di studio presso l’Istituto Elettrotecnico
“Galileo Ferraris” di Torino, dove il “Prof. Leschiutta” era ormai diventato un’autorevole esperto
di livello mondiale nel settore della misura del tempo, e questo segnò l’inizio di una
collaborazione a tutto campo, destinata a consolidarsi negli anni, oltreché di un’amicizia che
sarebbe poi durata per tutta la vita.
Ben presto le nostre vicende professionali ci portarono ad operare in comparti diversi ma il
nostro comune impegno nella ricerca scientifica e tecnologica fece sì che le nostre strade si
intrecciassero continuamente; le occasioni venivano offerte dalle frequenti riunioni
internazionali o dalla comune partecipazione a convegni, conferenze, pubblicazioni su riviste
scientifiche. Ogni nostro incontro, merito della sua intelligenza poliedrica, offriva terreno per
interminabili e fecondi scambi di vedute sui temi più disparati: tecnologia, storia, arte,
letteratura, musica, e quant’altro; perché così era Sigfrido, uomo di cultura a tutto campo,
scienziato e umanista nello stesso tempo.
Riusciva a spiegarti la teoria della relatività con argomentazioni semplici e alla portata dei meno
addetti ai lavori per passare subito dopo ad illustrarti con la competenza di un critico d’arte gli
aspetti pittorici di un quadro del Tintoretto o la relazione esistente tra la Divina Commedia e la
misura del tempo: il tutto con la modestia e la semplicità tipiche degli uomini dotati di
autentiche qualità intellettuali.
Mi piace ricordare la settimana trascorsa a Venezia quando, nelle ore libere da impegni
professionali, ci accompagnava per calli e campielli facendoci apprezzare gli angoli più remoti e
poco conosciuti della città, o ci intratteneva con una dotta relazione sull’equilibrio statico dello
scafo delle gondole o sulla fisica degli strumenti musicali.
Già, proprio la musica era uno dei campi in cui sapeva esprimere il meglio della sua eclettica
personalità, quella di ingegnere musicista. Come Socio Fondatore e primo Presidente
dell’Accademia del Santo Spirito mise in gioco la sua competenza sull’ingegneria degli strumenti
musicali propugnando la creazione di un Laboratorio di costruzione di strumenti a tasto. Fu per
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lui affascinante, anche come verifica di ciò che andava insegnando, costruire, partendo dalla
tavola, strumenti musicali dai più semplici ai più complessi.
Non sarebbe sufficiente un intero volume per raccontare i mille episodi che hanno
accompagnato il progressivo rinsaldarsi della nostra amicizia; tuttavia, per una sua iniziativa gli
sono particolarmente riconoscente: quella di avermi introdotto nella Corale Universitaria di
Torino.
Ci trovavamo davanti ad un banco di strumenti nel suo laboratorio al Galileo Ferrarsi;
discorrevamo di una ipotetica codifica digitale del segnale televisivo (si era nel 1967 e le
tecnologie non rendevano ancora commercialmente realizzabile tale sistema), mi raccontava di
quando, poco dopo la fine della guerra, mettendo insieme componenti elettronici ricuperati da
vecchi residuati bellici, era riuscito a costruirsi un ricevitore ed a visualizzare le immagini dei
funerali di Giorgio VI trasmesse dalla BBC. La Televisione sarebbe stata introdotta in Italia solo
qualche anno dopo. Ad un tratto, con uno dei suoi tipici voli di immaginazione, cominciò a
parlarmi di polifonia, delle sue esperienze di corista, dei concerti in Italia e delle tournées
all’estero, dei concorsi di Arezzo, della vita associativa di un coro; fui immediatamente
affascinato dalle sue parole e chiesi quale fosse la prassi per essere ammessi in così eletta
compagnia. Si accese di entusiasmo, afferrò un telefono e mi mise immediatamente in contatto
con la persona che curava i rapporti con i nuovi coristi; si udivano provenire dall’altro capo del
telefono le note di un violoncello: la casa era quella di Elena Prochet.
Il mio incontro con la “Corale” e con gli amici che ne facevano parte diede vita ad un rapporto
indissolubile che avrebbe segnato felicemente tutta la mia vita.
Quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo e frequentarlo hanno ora perso un punto di
riferimento ma è viva la memoria di tutto ciò che da lui hanno imparato ad apprezzare.
(Gianfranco)
(Torino, 15 giugno 1961 - Foto: Luciano)
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*GIORGIO: “LE OCCASIONI”
Il mio ricordo di Sigfrido si snoda attraverso molte occasioni grazie alle quali, in contesti e
situazioni diverse, ho potuto approfondire la sua conoscenza e apprezzare le sue numerose e
straordinarie doti.
Un grande amico e un grande maestro che ho conosciuto quando sono entrato in Corale, nel
lontano 1957: da allora ho avuto il privilegio di condividere con lui molte e svariate esperienze.
Degli anni della Corale, in cui ci univa il piacere del Canto e del Coro inteso come esperienza di
vita e di socialità, ricordo alcuni episodi di partecipazione a forme di assistenza, come quelle in
occasione dell'alluvione del Polesine e del terremoto in Friuli. Da me coinvolto, era sempre
presente e pronto a dare il suo aiuto.
La sua formazione morale e la sua grande e solida fede ci hanno avvicinato spiritualmente,
rafforzando ulteriormente la nostra amicizia. Nel 1983 è entrato nell'Arciconfraternita dello
Spirito Santo, accettando anche di far parte del Consiglio di Presidenza.
In occasione del mio matrimonio mi dimostrò la sua amicizia chiedendomi di poter servire la
Santa Messa e quando nacque Paolo, il terzo dei suoi figli, ancora per amicizia e fiducia, mi chiese
di accettare di esserne Padrino di Battesimo.
Sigfrido fu la prima persona che interpellai per creare l'Accademia del Santo Spirito. Insieme
valutammo i tempi, i modi, le persone da coinvolgere e analizzammo le difficoltà che avremmo
potuto incontrare nella realizzazione di quel progetto. Tutti coloro che vi contribuirono
provenivano dalla Corale; a casa mia si svolgevano sempre le innumerevoli riunioni, come i
moltissimi Consigli della Corale: Sigfrido era sempre presente, tant'è che, per un certo tempo,
essendosi ammalato, le riunioni si spostarono direttamente nella sua camera da letto.
Nel 1985 l'Accademia del Santo Spirito nasce ufficialmente: il grande concerto inaugurale è
diretto da Sergio Balestracci, per molti anni Direttore Artistico. Il primo Presidente è Sigfrido.
Dopo 25 anni di ininterrotta attività di questa benemerita associazione musicale, l'Accademia
raccoglie, in una pubblicazione edita da Allemandi nel 2010, quanto è stato realizzato. Ancora
una volta Sigfrido ci onora con un suo scritto di saluto, partecipazione e augurio per le attività
future: è stato l'ultimo documento che ci ha lasciato.
Grazie Sig per tutte le occasioni che ci hai dato di conoscerti, apprezzarti, volerti bene.
(Giorgio)
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*GOFFREDO: “IN MEMORIAM SIGFRIDO”
Ho cominciato a conoscere Sigfrido, anzi il professore Leschiutta del rinomato “Galileo Feraris” di
Torino, quando ero a Roma, all’ANSA. E questo nome compariva nei programmi spaziali europei,
specialista di una scienza molto particolare, non troppo affascinante, che andava spiegata,
meglio fatta scoprire. La misura e metrologia del tempo e della frequenza.
Mai avrei immaginato che fosse una scienza così “sottile”, che dovesse essere così “sottile”.
Perché avere misure, per esempio, al miliardesimo, ma anche più “fini”, era fondamentale per gli
orologi atomici, la ricerca (fisica o astrofisica), i computer (non ancora i pc) o una centrale
nucleare. Insomma per tutti i “sistemi complessi” che entrano nelle più varie attività, anche le più
quotidiane.
E siccome all’ANSA, allora, bisognava spiegare tutto, affinché un briciolo di chiarezza arrivasse
agli altri giornalisti nei giornali e negli altri mezzi di comunicazione che utilizzavano il nostro
lavoro di agenzia, e siccome l’informazione non era ancora il “tritatutto” di oggi, ero abituato a
farmi spiegare le cose dai diretti interessati. Così cominciai a conoscere il professor Leschiutta,
specialista di misure.
Mai avrei immaginato di incontrare Sigfrido in una baita (da lui tutta ristrutturata), a Plan, una
valle a sinistra salendo verso il Sestriere. Ma tali e tanto diffusi sono i rami della Corale
Universitaria di Torino (di cui Sigfrido, musicista e musicista di antichi strumenti, fu fra i primi
componenti) e dei componenti Prochet della Corale, e di Magda la consorte incontrata alla
Corale, che l’incontro avvenne.
Allora c’era ancora Jimmy (altro Prochet, Giacomo, ma non della Corale), persona deliziosa
quando il suo spirito di violoncellista e intimo poeta “si scioglieva” nella giusta compagnia. Non
parlammo di scienza. Non parlai di scienza. Non si poteva.
Ricordo quella giornata come una delle più appaganti della mia vita, cioè come una di quelle che
si vorrebbe non finisse mai. Una di quelle in cui scandalizzai mia moglie Emilia invocando, come
sul Tabor, la costruzione di tre tende. Per Emilia e Goffredo, per gli elettrodomestici e per i
tecnici degli elettrodomestici. Sigfrido e Magda la loro “tenda” l’avevano già.
Ricordo che Sigfrido cominciò a declamare versi greci in perfetta metrica e allora mi apparve
come un principe rinascimentale che sa di scienza, “di greco e di latino” e di musica. Un perfetto
umanista. E anche “faber” perché lì accanto continuava ad essere impegnato a raddrizzare una
baita per uno dei tre figli. Temo di non aver resistito a sfoderare il mio “cavallo di battaglia”, il
“Padre nostro” in greco.
(Goffredo)
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*LUCIANO: “C’E’ SIG”
Di ritorno dal funerale, col cuore affranto, gli occhi lucidi ed un groppo in gola , ho provato
urgente il desiderio di scrivere qualcosa su di lui: compito non facile quando - come purtroppo mi
è accaduto in precedenza per compagni morti in montagna ed in altre occasioni - si tratta di
amici di una vita, e nel caso di Sig di quasi un fratello.
Dopo oltre 50 anni di amicizia è stato arduo scegliere tra i tanti ricordi quelli più significativi; la
memoria era ingiallita ed allora per rinverdirla non mi è restato altro che attingere all’aureo libro
“Cantare insieme: 1954-1974”, e, soprattutto, ai ponderosi 10-album-10 nei quali, dal 1954 (per
la precisione: 15 aprile, anno di fondazione) in poi, ho raccolto puntualmente foto, documenti,
testimonianze e curiosità di vario genere della Corale, oltre che agli scritti del sito dei
“Coristosauri “, vale a dire dei “reduci” della Corale raggruppati nell’attuale “Associazione degli
Amici della Corale“, sorta nel 1971.
Sfoglio gli album della memoria e mentre penso a lui vengo assalito da uno tsunami di tanti bei
ricordi tutti positivi .
Innanzitutto mi chiedo dove e come ci siamo conosciuti: non al Poli perché eravamo distaccati di
un anno (lui era più giovane), ma bensì durante una prova della Corale: nell’inverno del 1955 la
sede di prova era uno scantinato del Collegio Universitario di Via Galliari, dove Sig risiedeva.
Una sera lo vedemmo arrivare: ci salutò, si presentò e si mise in fondo alla sala dietro ai bassi e
per un po’ stette ad ascoltare, poi si fece dare uno spartito e si mise a cantare, con lo stupore del
Maestro Roberto Goitre che ci mise poco ad ingaggiarlo nel coro, non però tra i bassi come Sig
sperava ma nel mitico manipolo dei tenori-ingegneri, per migrare dopo qualche tempo
stabilmente tra i bassi.
Si ambientò subito con tutti noi. Sovente, dopo le prove - se non tiravamo a far tardi tutti
insieme alla Crôta Palüc, al Baracün d’la Stura, all’Osteria Vittoria, ai Ronchi, alla Trattoria
dell’Amicizia o alla nostra “succursale”, la piola di Via Montebello - lui mi accompagnava a casa.
Allora io abitavo in via Ormea, proprio dietro l’Istituto Galileo Ferraris di cui, molti anni dopo, lui
sarebbe diventato Presidente. Giunti sotto casa mia, ero io ad accompagnare lui in via Galliari, e
così via, avanti ed indietro, da perfetti flâneurs nottambuli, discutendo come filosofi peripatetici
di mille argomenti di comune interesse, dei nostri studi e prospettive future: lui, fin da allora si
sentiva più portato per la scienza ed io per la tecnologia.
Diversi per fisico e carattere (lui pacioso e serafico, io segaligno e nevrotico), eravamo
complementari in molte cose e in perfetta sintonia sulle questioni importanti. La mia ruvidezza
valdostana contrastava con la sua amabilità friulana condita da un pizzico di galanteria rivolta alle
signore (famosi i suoi baciamano, da perfetto gentleman).
Il “rusco” richiesto dagli assurdi sbarramenti del Poli di allora (che entrambi non superammo
finendo inesorabilmente fuori-corso) non ci impediva di dedicarci a vari hobbies oltre agli studi;
non eravamo di certo dei secchioni: forse eravamo ispirati dal saggio principio del “minimo
risultato (il sospirato 18) col minimo sforzo”!
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Comunque pochi ricordano che in uno di quegli anni gli studenti del Poli (noi due compresi)
scioperarono per ben 40 giorni filati per avere - da balenghi matricolati quali eravamo - più
sessioni di esame, vale a dire per studiare di più. Per contro, una decina di anni più tardi, per
contrappasso, gli studenti sessantottini avrebbero bloccato le varie facoltà universitarie
contestando i piani di studi, in definitiva per studiare di meno: evoluzione della specie!
Sig era ricco di curiosità anche al di fuori dell’ambito dei suoi studi e perciò i temi di
conversazione non mancavano certo; solo di politica, allora come successivamente in tanti anni
di frequentazione, non sono mai riuscito a conoscere le sue idee: poco male. Forse Sig rispettava
l’aureo precetto anglosassone secondo il quale i veri gentlemen non parlano mai tra loro di
donne, soldi e politica (ma allora di cosa parlano?!).
Questo avveniva di sera, ma, durante il giorno, mi accadeva sovente di tornare a casa dal Poli e di
sentirmi annunciare da mia mamma sorridente: “C’è Sigfrido”, e, come al solito, lo trovavo in
camera mia sdraiato mentre leggeva i miei libri di montagna.
Mio padre e mia madre erano molto affezionati a lui, e spesso mia madre, alla quale portava
sempre qualche fiore, lo invitava a pranzo tanto per rompere la monotonia della mensa
universitaria. Era un gourmet (ma anche un “gourmand”, vale a dire una buona forchetta), e così
non disdegnava la buona cucina e la scelta cantina. Apprezzava perciò molto i manicaretti di mia
mamma, ottima cuoca.
Sig amava la vita in tutte le sue espressioni; non aveva certo bisogno di seguire il motto
“Souviens-toi de vivre” del bohémien Théophile Gautier. Tutto lo interessava e lo entusiasmava.
Credo di poter dire che Sig è sempre stato un “bon vivant” che sapeva gustare tutte le cose belle
e buone della vita, professando però anche una profonda spiritualità, mai esibita, che ispirava ed
impregnava tutta la sua ricca esistenza.
Un cenno particolare merita il suo comportamento con gli amici: lontano dai suoi, riversò su tutti
noi il suo empito di affetto: Sig ci “costringeva” ad essergli amico e noi l’abbiamo sempre
ripagato in tanti anni vissuti insieme ed anche ora come testimoniano gli scritti di questa
pubblicazione in suo omaggio.
Elena ha ben sintetizzato com’era l’amicizia che ci legava a lui allegando al suo scritto la bella
citazione di Giovanni Crisostomo.
Come ha bene ricordato Gianfranco nel suo scritto, sia nella sua attività professionale, che come
accademico non è mai stato noioso ma vivace e spiritoso, conservando quello spirito ludico e
goliardico che negli anni giovanili lo inducevano allo scherzo, alla battuta, alla bisboccia, alla sana
e mai sboccata allegria che contraddistingueva tutti noi, in contrasto con le becere bravate di
certi goliardi di allora che con i loro papiri vessavano le povere matricole.
Testimonianza della sua giocosità è uno scritto semiserio, che non figura nell’elenco delle sue
numerose pubblicazioni del capitolo 8 , intitolato “L’arte della misura del tempo presso le
cortigiane e altre curiose storie sulle misure, le istituzioni e i personaggi che hanno edificato la
moderna metrologia”. Un altro scritto, privo della sua firma e noto a pochi, compariva nel libro
“Cantare insieme – Corale Universitaria 1954- 1974”; lo riporto qui di seguito:
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Lo ricordo sempre presente ed attivo nell’intensa attività associativa del “dopo-prove”, nelle
cantate in piola o sotto i portici, e nelle nostre gite e scampagnate domenicali in collina. Allora
viaggiavamo tutti a piedi, io ero il solo a possedere una fiammante Vespa, ma un giorno Sig
acquistò a peso e la rimise in sesto pezzo per pezzo, la “Maria Giôana”, vale a dire una Balilla
lussuosamente decapotabile (le auto cabriolet allora erano rarissime), di anno incerto, targata
251645 TO.
Un giorno, il 12.1.1962, mi inviò da Bormio, durante uno dei suoi viaggi in Balilla, questa scritta
da lui letta in un’osteria:
“chi ben beve, ben dorme
chi ben dorme, mal no pensa
chi mal no pensa, mal no fa
chi mal no fa, paradiso avarà
ora ben bevè, che paradiso avarè”
Questa diventò la “Regola” della “confraternita dei “Fratres Bibones”, fondata da Sig, Arnaldo,
Pablo, Mario, Valentino, e da me, a fine agosto 1962 durante il Festival di Arezzo, confraternita
che aveva anche questo motto in latino maccheronico: “Bibite fratres, bibite. Ne diabolus vos
otiosos inveniat”.Lo spirito di forte amicizia che legava i coristi di allora li spingeva a condividere
ogni momento libero in pranzi sociali, cene, feste di fine anno, balli di carnevale, partite di calcio
tra tenori e bassi (con Sig arbitro sempre distratto), tornei di scacchi , messe di Natale, gite
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escursionistiche e sciistiche, fino agli accantonamenti estivi, nel 1956 e ’57 a Pelaud in val di
Rhêmes, e, nel 1959 a Bionaz in Valpelline.
Pochi lo hanno conosciuto in imprese montane e riescono ad immaginarlo – come testimoniano
le foto di Sigfrideide - legato in cordata su un ghiacciaio e in tenuta tartarinesca in vetta al Monte
Niblè, o come audace sciatore sulle nevi di Sauze e Chamois in esilaranti competizioni
slalomistiche (si fa per dire!) con Arnaldo, mentre Pablo (Paolo Ravizza: altro bel tomo)
osservandoli diceva (parole sue) di “scompisciarsi in cacchini”.
A Bionaz, nell’agosto del 1959, eravamo (Franco, Mario, Valentino, Umberto mio amico alpinista
di Genova ed io) ospitati in poche spoglie camere della casa parrocchiale: una mattina sentimmo
il suono inconfondibile della tromba di una vecchia auto; la riconoscemmo subito: ci
precipitammo all’ingresso del villaggio dove Sig, in piedi sulla sua Maria Giôana, chiedeva di noi;
con lui c’era Alberto Basso: entrambi erano di passaggio diretti in Svizzera per il Colle del Gran
San Bernardo.
Si fermarono con noi un paio di giorni felici e spensierati. Poi i due amici ripresero il loro viaggio
e pare che, sugli ultimi ripidi tornanti prima del colle, la povera Maria Giôana, fiaccata dai suoi
500.000 chilometri cumulati in tanti anni, sia stata costretta a salire fantozzianamente a marcia
indietro, con Alberto a mo’ di retrovisore, seguita dall’ ilarità dei finanzieri di servizio al valico.
Animato da un’irrefrenabile slancio vitale che lo spingeva a viaggiare visitare cercare conoscere
leggere studiare vedere imparare insegnare costruire fare e strafare, aveva una personalità
poliedrica con molteplici interessi e si dedicava a diverse attività non solo intellettuali ma anche
manuali: dal restauro di mobili orologi radio e strumenti musicali, al collezionismo di vecchie
radio (a Onzo mi mostrò la sua importante raccolta di cui era giustamente orgoglioso), alla cura
della barca che teneva poco usata nel porto di Imperia, ecc. ecc.
Lettore onnivoro, era dotato di una memoria prodigiosa che gli permetteva di rimembrare interi
brani studiati sui banchi di scuola e di infiorare i suoi discorsi di frequenti citazioni professorali.
Laureatosi, “con calma” come diceva lui, la sua carriera accademica si sviluppò velocemente e
felicemente diventando professore del Poli, poi dell’ Istituto Galileo Ferraris di cui divenne
Presidente, fino ad entrare a far parte della prestigiosa Accademia delle Scienze di Torino.
Anche al di fuori della sua professione è sempre stato impegnato: nella Corale certo, ma anche
in altre iniziative che forse non ricordo completamente. Da Giorgio fu coinvolto nell’avventura
dell’Accademia del Santo Spirito” di cui diventò il primo Presidente.
In tutta questa sua intensa operosità che destava l’ammirazione di tutti noi, era sorretto dal
paziente ed amorevole sostegno di Magda. Qualcuno ha scritto che “Dietro a (sarebbe meglio
scrivere al fianco di) ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, e Magda ne è stata la
migliore conferma.
Col tempo gli impegni professionali lo assorbirono sempre più al punto che lo perdemmo quasi di
vista, e solo in poche occasioni riuscimmo a prenderlo “al volo” nel senso letterale
dell’espressione, tra un aereo e l’altro che lo conducevano in giro per il mondo per convegni,
conferenze, lezioni, ecc.
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Ho sempre pensato che l’umanità si divida in due categorie, gli itineranti e gli stanziali. Io, che al
massimo mi dedico alle scorribande alpinistiche sulle Alpi, ed a qualche viaggiucolo organizzato
nei Paesi europei, mi sentivo uno stanziale, un bugia-nen al confronto di lui frenetico itinerante
globe-trotter, sempre “on the road “, e di questo scherzavamo.
La sua incessante attività di viaggiatore derivava certamente dai molteplici impegni professionali
e dalla sua curiosità intellettuale, ma anche dalla sua indole di instancabile vagabondo che
manifestò fin da giovane: un giorno mi disse di sentirsi come uno dei famosi “clerici vagantes”
del lontano passato.
Tra le molte sue lettere che ho raccolto negli album citati, lettere che mi scriveva da mezza Italia
(dalla Carnia Firenze Roma Venezia Onzo Imperia ecc.) ne ricordo una (è del 20 agosto 1959) che
trascrivo qui di seguito perché è significativa al riguardo:
Caro Luciano,
quì Sigfrido: c’è il Signor Luciano in casa? Il Signor Luciano c’è. Bene: mi siedo nel mio solito
angolo: Luciano cosa mi racconti di bello? Beh, per questa volta racconto io! Dopo ChâtillonIvrea-Biella-Lago Maggiore-S.Gottardo (“orrore”: riflessione di Maria Giovanna)-Svizzera-SwitzLucerna-Interlaken-Friburgo-Berna-Zurigo-Liechtenstein-Austria-Casa Mia… Il viaggio è piuttosto
lunghetto: 2200 Km. Maria Giovanna da brava ragazza si è sempre comportata benissimo: solo
che mentre prima si ubriacava solo di benzina, adesso lo fa anche con l’olio: ma in Austria l’olio
costa solo 220 lire il litro. L’unico guaio , una foratura a Grenoble, e poi, prima di fare grandissime
salite, ho sostituito, di mia iniziativa, prima che si rompesse il giunto elastico. Adesso veniamo a
noi. Scrivimi per favore la data esatta di Arezzo, se ci vai, e se è previsto un rimborso spese di
viaggio, perché l’anno scorso io non ho avuto niente … Inoltre ho una paura maledetta di non
poterci venire. Ho scritto anche all’Enrico(*), così nel caso che tu non venga, mi può scrivere lui:
prendete accordi telefonici. Io ho studiato le parti con l’aiuto del registratore …, mi sono portato
un po’ di bobine e così ogni tanto mi risento Uliana oppure “Le chant des oiseaux”. Stammi bene
Luciano, grazie per l’inseguimento di Châtillon ed arrivederci.
(Sigfrido)
(*): Enrico Correggia (Luciano)
Prodigo di idee, a volte stravaganti come il “sigfridofono” ( chi ne ha memoria?: ne fa un cenno
nella sua bella lettera indirizzata a Magda, Anna Clara, sorella di Elena).
Un anno decise, così all’improvviso, senza spiegarmene i motivi, che quello doveva essere
“L’anno del Luciano”, e pertanto io, stupito, ricevetti regolarmente ogni mese, dalle diverse parte
del mondo in cui si trovava, un pacco o plico o busta contenenti omaggi insoliti: vecchi libri di
montagna musica o vino, cartoline curiose, documenti umoristici e così via.
Singolare e tipica di Sig è stata la circolare, inviata a pochi di noi, il 18 maggio 1978 , per ricordare
i 15 anni di matrimonio. L’ha ritrovata Elena nel suo “còfo” (come dice lei), e la riporto qui in
originale (si noti, assieme alla sua firma, la controfirma, a mo’ di certificazione, di Magda!):
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Poi venne l’avventura della “baita” di Plan che lo impegnò notevolmente nell’opera di restauro,
arredo e successivo ampliamento.
Proprio a Plan ci trovammo tutti insieme il 15 settembre del 2007 per festeggiare le nozze di
Paolo e Manuela. In quella occasione, nonostante il male che già l’aveva colpito, era ancora
vitalissimo, pieno di entusiasmo, e ci parlava dei suoi programmi di acquisto e restauro di
un’altra baita, tanto che scherzando gli chiesi se intendesse fondare il feudo di famiglia a Plan.
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L’idea della baita fu da lui realizzata a seguito di infruttuosi tentativi fatti molti anni prima da
alcuni di noi (Sig, ovviamente, compreso) che si erano proposti, proprio per favorire il nostro
“stare insieme”, di affittare o addirittura acquistare una baita dove trascorrere le nostre vacanze.
Dopo lunghe ricerche in Val d’Aosta (la “mia” valle), trovammo quanto faceva al caso nostro a
Gressoney La Trinitè, ma all’ultimo il proprietario non si fidò di noi (non ricordo peraltro dove e
come pensassimo di trovare i soldi), ed il nostro progetto sfumò.
In quel lietissimo ed indimenticato giorno di settembre a Plan, ad un tratto, mentre godevo della
compagnia di tanti amici festosi attorno a Sig, a Magda ed ai suoi cari, fui rattristato da un
improvviso angoscioso presentimento: che quella fosse l’ultima volta che in così tanti eravamo
riusciti a ritrovarci con lui.
Purtroppo fu così: lo vedemmo e festeggiammo ancora in qualche occasione natalizia ma il male
correva veloce.
In questi ultimi anni gli siamo stati spiritualmente, e direi pudicamente, sempre vicini. Infine il
male ha avuto il sopravvento: la situazione, in questi ultimi tempi è peggiorata rapidamente fino
al triste epilogo annunciato da un grave messaggio trasmesso fulmineamente tra tutti noi,
messaggio inesorabile che temevamo arrivasse e che ci ha visti riuniti attorno alla sua bella
famiglia per abbracciarlo idealmente e per cantare tutti insieme per un’ultima volta, in omaggio
e ricordo del “nostro” caro indimenticabile grande Sig.
(Luciano)
-------------------------*SERGIO: “CANTI DEL POLI”
Ricordo che quando andavamo al Poli per affrontare qualche esame cantavamo queste due
canzoni:
“Al chant del gal
“Ai preiat le bele stele
Al krik el di
Mandi ninine
Mandi ninine
Mi toce partir”
Tuc i sant dal paradis
Cal signur fermi la uere
Cal mio ben torni al pais”
(Sergio)
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29
6.
SIGFRIDEIDE
(Arezzo, 22 agosto 1959)
(Casa Bert, Via S.Pio,5, 26 maggio 1955)
giugn1958)
(Collegio Universitario,Via Galliari, 28
30
(Agliè, 17 giugno 1961)
(Langhe, primavera 1962)
31
(Stupinigi, 9 luglio 1963)
(Torino, 14 dicembre 1960)
(Trento, 30 dicembre 1960- Foto:Daniele)
32
(Pellerina,20 marzo 1962: Corale contro Università)
(Pellerina, 5 settembre 1958: tenori contro bassi)
33
(Bionaz, 10 agosto 1959)
(Torgnon, 6 marzo 1960)
34
(Monte Niblè, 5 settembre 1962)
(In vetta al monte Niblè)
(Nel rifugio)
35
(Champorcher, 31 dicembre 1960)
(Cesana, 10 febbraio 1963)
(Salice, gennaio 1962)
(Chamois, dicembre 1962)
36
(Arezzo, agosto 1962)
(Col de l’Autaret, 25 aprile 1960)
(S. Antonio di Ranverso, 6 settembre 1961)
37
(Grenoble, 21 maggio 1960)
(Grenoble, 4 giugno 1958)
(Torre Pellice, maggio 1962)
(Arezzo, 21 agosto 1962)
(Arezzo, 21 agosto 1962)
(Vezzolano, 9 maggio 1965)
38
(Champorcher, 31 dicembre 1964)
(Vezzolano, 9 maggio 1965)
(Cantoira, 17 maggio 1964)
(Champorcher, 31 dicembre 1964)
(Primavera 1961)
39
(Chamois, dicembre 1962)
(Sciolze, 4 marzo 1961)
(Piacenza, 21 novembre 1961)
(Sciolze, 4 marzo 1961)
(Ottobre 1962)
(Champorcher, 31 dicembre 1964)
40
(S. Antonio di Ranverso,nozze Alberto/Loredana, 6 settembre 1961)
41
(Sant’Antonio di Ranverso, nozze Sig/Magda,18 maggio 1963)
42
(Plan, 15 settembre 2007)
(Casa Fallini,16 dicembre 2007)
43
(Monte dei Cappuccini, 20 dicembre 2006)
(Ristorante del CAI, 20 dicembre 2006)
(Luciano)
44
7.
RICORDO DEGLI AMICI DI LAVORO
Questo capitolo comprende alcuni scritti, raccolti da Walter, di personaggi che hanno conosciuto
Sigfrido per motivi professionali:
*ELIO BAVA: “RICORDO DEL PROFESSOR LESCHIUTTA”
Il 12 maggio 2011, mentre ci si apprestava a celebrare la giornata mondiale della metrologia, la
comunità metrologica internazionale e, in particolare, quella italiana sono state scosse da un
duro colpo nell’apprendere della scomparsa del Professor Sigfrido Leschiutta, figura ben nota in
molti ambiti culturali perché numerosi sono stati gli interessi da lui coltivati, che qui vengono
ripercorsi solo per punti essenziali.
In primo luogo c'è stata la metrologia in senso ampio, anche se la parte più significativa della sua
attività si è concentrata sulla misura del tempo e della frequenza, da lui sviluppata all’inizio in
prevalenza presso l’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris (IEN) - ora Istituto Nazionale
di Ricerca Metrologica (INRIM) - e, in seguito, presso il Politecnico di Torino, in qualità di
Professore ordinario.
Animato da grande attenzione per il nuovo, riuscì a far giungere all’IEN scienziati di fama
internazionale perché vi trasferissero esperienze e conoscenze.
Alcuni tra i momenti più importanti della sua carriera scientifica furono la prima verifica della
Relatività Generale mediante confronto di orologi atomici posti a diverse altezze rispetto alla
superficie del geoide, l’uno al Plateau Rosa, l’altro all’IEN, e il rilancio delle attività sui campioni
atomici di frequenza.
Si impegnò inoltre per la realizzazione e il miglioramento della scala di tempo nazionale, di
fondamentale importanza tanto nelle aree scientifiche quanto in quelle applicative: basti pensare
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alle necessità di garantire il rispetto degli orari nei trasporti, nelle attività commerciali e bancarie,
insomma in molti aspetti della nostra vita quotidiana.
Successivamente rivolse i suoi interessi ai nuovi metodi di sincronizzazione di orologi mediante
trasmissioni via satellite. Nello sviluppo di questo ambito di ricerca ebbe frequenti incarichi
presso la European Space Agency e l’Agenzia Spaziale Italiana, del cui Consiglio Scientifico fu
anche Membro e Presidente, e organizzò misure di distanza di un satellite geostazionario con
elevata risoluzione.
Tale rilevante attività era intanto alla base della formazione degli studenti in Ingegneria,
promossa attraverso il suo insegnamento nei corsi di misure e metrologia non solo presso il
Politecnico di Torino, ma anche presso altre sedi. Fino a quando la salute lo sostenne continuò a
tenere lezioni presso la Scuola di Dottorato del Politecnico di Torino. Diresse inoltre il corso di
alta formazione "Metrologia e Costanti fondamentali" per la Scuola Internazionale di Fisica
"Enrico Fermi" della Società Italiana di Fisica (SIF) nel 1976, 2000 e 2006.
Sigfrido Leschiutta è stato Presidente dell’IEN (1994-2002), membro del Comitato Internazionale
dei Pesi e delle Misure e presidente del Comitato Consultivo di Tempo e Frequenza, Chairman
della Commissione Metrologia dell’Unione Radio Scientifica Internazionale e socio
dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Tra i suoi interessi vanno ricordati anche la musica e lo studio degli strumenti musicali antichi.
Appassionato del lavoro manuale, fu altresì costruttore di strumenti musicali, di apparati radio, di
opere di falegnameria.
Persona di spirito aperto, ha affrontato con responsabilità e sensibilità i problemi inerenti alle
sue varie attività, dimostrando nei riguardi di tutte le persone con le quali si è incontrato una
naturale cordialità.
(Prof. Elio Bava , Presidente INRIM)
--------------------------*GIAN MARIA CANAPARO: “IL PROFESSOR SIGFRIDO LESCHIUTTA”
Conobbi il prof. Leschiutta, parecchi anni fa, quando frequentai il corso di Misure Elettroniche al
Politecnico di Torino. Quest'uomo, m'impressionò subito non solo per la sua preparazione, ma
per saper rendere semplici i concetti più complicati ed astrusi. Inoltre era estremamente
pragmatico!
Con il tempo mi rivelò di essere stato radioamatore nei periodi dove avere una auto piena di
apparecchiature poteva costituire l'inizio di un lungo iter giudiziario. Persona, dall'atteggiamento
semplice e modesto, aveva una eccletticità spaventosa e conosceva, credo almeno 6 lingue.... Era
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un ottimo autocostruttore, a tal punto che rimasi a bocca aperta quando vidi un clavicembalo in
taratura nel suo laboratorio, che sulla costa aveva la scritta "Sigfrido me fecit"!!!!
Qui lo vediamo quando nel 2006, si presentò alla Sez. ARI di Torino, al tradizionale .mercatino, a
vendere un po' di valvole... un professore di fama mondiale!!
Quando fu tempo per la tesi, non ebbi dubbi e andai da lui a chiedergli una tesi di tipo
pratico/sperimentale; per verificare il mio grado di praticità, apri un cassetto, estrasse una
resistenza e mi chiese "che valore ha questa resistenza?" Siccome non ero digiuno di queste
cose, gli sparai il valore senza esitazione e allora concluse "Lei è un tipo pratico!" Come si fa a
non ricordare un uomo così? Ci ha lasciato a metà maggio 2011.
(Torino, mercatino dell’ARI)
(Dottor Gian Maria Canaparo, Ricercatore INRIM-Foto: Giorgio Brida, 2006)
--------------------------*SERGIO SARTORI:”RICORDANDO SIGFRIDO LESCHIUTTA”
Quando muore un caro amico è sempre difficile descrivere il vuoto di affetti e di rimpianti che
lascia. Ma Sigfrido Leschiutta, morto il 12 maggio del 2011 dopo una lunga malattia, è stato per
tanti, in Italia e nel mondo, molto più di un caro amico.
A lui hanno fatto riferimento i metrologi italiani, che hanno visto, con la sua presidenza, la
rinascita dell’Istituto Elettrotecnico Nazionale “Galileo Ferraris” di Torino; e i metrologi di tanti
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paesi nel mondo che Lo hanno avuto come presidente del Comitato Consultivo di Tempo e
Frequenza e che sono stati da lui stimolati verso nuovi e audaci traguardi nel creare orologi
sempre più precisi e scale di tempo sempre più universali.
I ricercatori italiani e europei che si occupano dello spazio devono a lui tantissimo. Si è speso in
una moltitudine di attività; si è impegnato per far decollare il Progetto Galileo, il sistema europeo
di localizzazione per mezzo di satelliti e stazioni di terra, capace di garantire imprecisione di
quota dell’ordine di solo mezzo metro, “meno della corsa degli ammortizzatori del carrello di un
grande aeroplano”, come amava ricordare agli scettici. Un sistema libero da controlli militari. Alla
sua esperienza ha spesso fatto riferimento la Commissione Europea per avere indicazioni per i
programmi di ricerca innovativa da attivare.
La carriera scientifica di Sigfrido è ben nota a tutti coloro che si occupano di metrologia e di
ricerca spaziale, anche perché tanto ha dato in didattica ai giovani e ai meno giovani.
Quanti allievi ha avuto Sigfrido nella sua attività pluridecennale di docente di misure elettriche ed
elettroniche e di metrologia al Politecnico di Torino? E quanti hanno seguito, affascinati, le sue
conferenze che partivano dalla scienza ma parlavano della vita, spesso ripercorrendola con le
parole di Dante, che sapeva recitare a memoria?
Ecco, nel comunicare con gli altri Sigfrido si spendeva come si spende un attore, si donava con
tutta la sua cultura; si preparava sempre con rigore, presentando ogni argomento attraverso le
fonti originali che raccoglieva in casa e che Magda, sua moglie, disperata cercava di concentrare
in spazi ristretti.
La sua casa, anzi le sue case, includendo quella di vacanza a Plan che tanto amava, vanno
classificate come musei. In una teneva la collezione di radio d’epoca, in altra quella di strumenti
musicali antichi, alcuni restaurati da lui. C’erano poi i libri e le stampe con i ritratti dei grandi
della storia della scienza; per reperirli si faceva aiutare da esperti di testi antichi che annoverava
fra suoi amici. Primi tra questi due fratelli antiquari, con la “bottega” in via Po a Torino, dove lo
accompagnammo, mia moglie e io, per il suo ultimo acquisto quando già era diagnosticato e
operante il suo male.
Poi d’un tratto, eccolo comparire con una barca, rigorosamente a vela, grande abbastanza da
imbarcare figli, nuore, nipoti, e Magda, naturalmente, per trascorrere tutti insieme un paio di
settimane girellando sotto costa.
Magda faceva spesso finta di lamentarsi per queste sue esuberanti trovate; ma era orgogliosa del
suo uomo e lo coccolava e accudiva, anche se bonariamente egli protestava. Così Magda si
adattava a dormire con sotto il letto un organo in fase di restauro, a trasportare casse di
documenti in una mai sufficiente scaffalatura in garage.
Il posto prediletto di Sigfrido era certamente la sala dei mappamondi all’Accademia della Scienze
di Torino, come ben sanno tutte le signore del Gruppo di Misure Elettriche ed Elettroniche che
furono da lui accompagnate a visitarla. In quella sala Sigfrido ritrovava i “filosofi della natura”,
categoria alla quale certamente appartenne; conversava con Lagrange e altri insigni del 700,
forse addirittura con Tito Livio Burattini. Solo con loro riusciva a dar sfogo a tutto il suo amore
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per la Cultura, quella con la C maiuscola, che non fa distinzione tra discipline umanistiche e
discipline fisiche, che vuole essere coltivata da chi ama affrontare problemi complessi e ha gli
strumenti conoscitivi indispensabili per affrontarli. La straordinaria capacità di Sigfrido di parlare
con tutti, di giardinaggio e di ricette di cucina, di satelliti e di orologi nella storia, di musica e di
musicisti, di strumenti elettrici e di strumenti musicali, fanno di lui l'ultimo fra i filosofi della
natura.
Si, con Sigfrido si è spenta una classe di personaggi che ha fatto la nostra storia.
È dunque naturale trovarlo tra i fondatori e presidenti dell'Accademia del Santo Spirito,
meritevole organizzazione musicale torinese, che iniziò la sua attività alla fine degli anni 70 del
secolo scorso, restaurando una chiesa sconsacrata, quella settecentesca del Santo Spirito in
Torino, per poi usarla per mille iniziative culturali. L'Accademia viene fondata nel 1985, a restauri
conclusi.
Per statuto e vocazione l'Accademia si dedica allo studio e alla valorizzazione del patrimonio
musicale cinque-settecentesco, non soltanto attraverso le esecuzioni delle pagine più note di tale
repertorio, ma anche attraverso la ricerca, l'edizione e la presentazione al pubblico - spesso per
la prima volta in epoca moderna - di opere ingiustamente dimenticate. Il repertorio dei concerti
annovera composizioni di oltre 170 autori, principalmente italiani. Sergio Balestracci e Andrea
Banaudi ressero la direzione artistica.
Tra le iniziative degli Accademici spicca il progetto del laboratorio di costruzione di strumenti a
tasto dell'Accademia del Santo Spirito, che nasce nel 1982, durante la pesante opera manuale dei
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restauri, mentre gli Accademici si trasformano in muratori, elettricisti, imbianchini e pittori. Il
progetto si completa con i corsi Estivi di Musica Antica di Pamparato, ai quali Sigfrido dedica per
anni parte delle sue vacanze.
Sigfrido lavora in questo progetto con Gianni Podda, entrambi ingegneri. Il laboratorio non è
soltanto un luogo di falegnameria ma anche un ambiente di discussione, di sperimentazione e di
collaborazione.
Attraverso concorsi e selezioni, l'Accademia è giunta alla formazione di un gruppo di cantanti
solisti, di un coro e di un'orchestra composta da giovani strumentisti che operano nel campo
della musica barocca con strumenti originali. Fin dalla fondazione l'Accademia è stata invitata a
partecipare a tutte le edizioni di uno dei più importanti festival musicali europei, Torino
Settembre Musica .
La vocazione musicale di Sigfrido si manifestava nei modi più impensabile e in ogni luogo. Lo
ricordo una sera a Como, in piazza Volta, durante una Giornata della Misurazione, iniziativa per la
quale si spese sempre moltissimo, con il Suo solito grande entusiasmo: si inginocchiò davanti ad
alcune signore del gruppo e iniziò a cantare un madrigale cinquecentesco.
Come nasce un filosofo della natura in un periodo storico orientato alla super specializzazione?
Sigfrido amava nascondere il suo percorso di studio universitario, costellato di mutamenti di
orientamento e di facoltà, con il racconto di tante ragazze amate, ciascuna abbinata a una
diversa facoltà. Probabilmente in questo racconto c'è qualcosa di vero, almeno stando alle
occhiate gelose di Magda per il passato amoroso del suo uomo. Certamente questi dubbi sulla
facoltà, nella quale condurre a termine il suo percorso universitario, facilitarono il suo avvicinarsi
alla conoscenza della natura secondo i principi del grande Vate la cui commedia divina fu il testo
di riferimento nella sua educazione infantile, impartita a lui e ai fratelli dalla madre prima nel
campo profughi dall’Africa, in Carnia e poi a Venezia dai nonni. E nella sua Carnia è tornato dopo
la morte.
Sigfrido volle sognare una società perfetta, come fecero nel settecento i suoi amici illuministi. Si
rifiutò di analizzare la società di oggi, di cercare di indirizzarla e modificarla. Questa sua scelta gli
eviterà d'essere annoverato tra quei pomposi autodefiniti “intellettuali” del ventesimo secolo,
grandi analisti ma testimoni ininfluenti di alcune tra le più grandi tragedie dell'umanità. Sigfrido,
con la scelta d'essere ingegnere, volle costruire, realizzare, lasciando liberi gli altri di fare o non
fare tesoro del suo messaggio culturale.
L'aver trascorso alcuni giorni con Sigfrido e Magda a Venezia (mia moglie e io fummo loro ospiti
nella multiproprietà che là avevano acquistato) mi ha consentito sia di apprezzare la Sua
incredibile conoscenza di ogni angolo della città che più amava sia di gustare la Sua gioia di vivere
di piccole cose. La sera ci portava a bere uno splitz e a mangiare alcuni stuzzichini in locali noti
solo agli autentici veneziani. Sigfrido amava la vita. Sfidava ogni volta le sgridate di Magda, molto
attenta alla sua dieta e alla sua salute; Magda immancabilmente scopriva questa scappatelle,
individuando briciole sospette fra i peli della vistosa barba del marito.
Concludo questo ricordo di Sigfrido, al quale tanti potrebbero aggiungere tante altre
testimonianze e notizie, citando le parole che mi ha scritto Andrew Wallard, con il quale Sigfrido
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collaborò, in quanto membro del CIPM, nel decennio lungo il quale Andrew fu direttore del
BIPM:
Sai bene quanto ammirassi Sigfrido. Ho sempre pensato che sia stato uno dei pochissimi veri geni
che io abbia conosciuto. Fisico, ingegnere, musicista, filosofo, amante della vita e dotato di una
stupefacente energia che era per me superiore a quella che mai avrei potuto sognare di avere.
Sento di aver perso un amico dei più cari, vero, onesto e ammirevole, scienziato sempre cortese e
gioioso. Era un uomo dell’inizio del XX secolo e percepivo che si sentiva a disagio di fronte ai
recenti cambiamenti. Le narrazioni sul suo charme, le sue eccentricità, il suo genio, rimarranno un
ricordo affettuoso tra tutti noi “di una certa età”.
(Prof. Sergio Sartori, Direttore dell’IMGC- dalla rivista “Tutte misure News)
-----------------------
*PATRIZIA TAVELLA:”PREGHIERA PER SIGFRIDO”
Chi si occupa di misura di tempo e frequenza in Italia e anche nel mondo è in qualche modo figlio
del Prof Leschiutta.
Con lui abbiamo costruito orologi e scale di tempo, abbiamo navigato con nuovi sistemi di misura
e abbiamo fatto i primi esperimenti via satellite dall'altra parte del mondo.
Come un padre ci ha tenuti per mano all'inizio del nostro cammino, ci ha indicato le mete da
raggiungere, ci ha spronati quando eravamo titubanti e ha saputo dire "bravo" quando lo
meritavamo.
Come di un padre, ora sentiamo una grande mancanza.
Da tutto il mondo ci arrivano messaggi di affetto e simpatia e sappiamo che quanto ci ha
insegnato rimarrà vivo in noi.
Ti ringraziamo Signore per averci dato un così grande segno di umanità, professionalità,
entusiasmo, passione e dedizione.
Ti chiediamo di accogliere vicino a Te e di aiutarci a testimoniare quel riflesso di eterno che
Sigfrido Leschiutta ci ha saputo manifestare.
Noi Ti preghiamo
(Dott.ssa Patrizia Tavella, Allieva e poi collaboratrice di Sigfrido)
51
8.
PUBBLICAZIONI DI SIGFRIDO
- PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E TECNICHE:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
Metodi per misure di fase di frequenze campione su onde miriametriche - R.C, LXIII
riunione AEI, , II, n. 80, 1962.
On the Origin of the World Radio, (in coll. con C. Egidi), Proceedings IEEE, Vol. LI, p. 11561157, 1963
Su una apparecchiatura sismica ad un canale (in coll. con G. Ratti), Geofisica e
Meteorologia, XV, p.55-59, 1966.
Antenne con ferrite per onde miriametriche (in coll. con E. Nano), Elettronica,
p.117-128,1966
Phase Regressions of V.L.F. Waves at medium Distances, IEE Pub. n. 36, MF, LF, and VLF
Radio Propagation, p. 89-97, 1967.
Ricevitore e comparatore di fase ad onde miriametriche, Elettronica, Vol. 17,
p. 42-52,1968.
Precisione di segnali di tempo e frequenza campione ad onda diretta, Atti del colloquio sui
problemi della determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo. Osservatorio
di Brera, Milano, p. 49-58, 1968.
Confronti di fase su onde miriametriche per distanze attorno a mille chilometri, Atti del
colloquio sui problemi della determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo.
Osservatorio di Brera, Milano, p. 69-90, 1968.
Conservazione a lungo termine di scale di tempo, Atti del colloquio sui problemi della
determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo. Osservatorio di Brera,
Milano, p. 111-132, 1968.
Sviluppo dei Servizi di Tempo e Frequenza campione dell'IEN, Atti del colloquio sui
problemi della determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo. Osservatorio
di Brera, Milano, p. 281-299, 1968.
Sincronizzazione di orologi campione tramite segnali di tempo radiodiffusi (in coll.), Atti del
colloquio sui problemi della determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo.
Osservatorio di Brera, Milano, p. 321-329, 1968.
Esperienze con un risuonatore al cesio di tipo commerciale. Atti del colloquio sui problemi
della determinazione, conservazione e sincronizzazione del tempo, Osservatorio di Brera,
Milano, p. 331-345, 1968.
Il nuovo impianto della stazione campione IBF (in coll. con C. Egidi), Elettronica, Vol.17,
p.125-130, 1968.
Esperienze con un risuonatore al cesio di tipo commerciale, Alta Frequenza, vol. 37, p. 916922, 1968.
TV frame pulses used for precision time synchronisation and their noise distribution, (in
coll.), Alta frequenza, vol. 39, p. 452, 1970.
The true meaning of the word "time", (con C. Egidi) Alta frequenza, n. 8, p. 689-693, 1970
Sincronizzazione automatica di scale di tempo (in coll.), Bollettino della società italiana di
fisica, N 79, p. 140-141, 1970.
Long Term Accuracy of time comparisons via TV radio relay links, Proceedings 25th
Frequency Control symposium, p. 194- 1971.
Applicazioni del sistema di navigazione Loran-C per misure di tempo e frequenza (in coll.),
Alta frequenza N 7, p.550-560, 1971.
Campioni atomici di frequenza, LXXII riunione AEI, memoria 2.02, 1971 e L'Elettrotecnica,
vol. 59 p. 333-338, 1972.
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21.
22.
23.
24.
25.
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27.
28.
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34.
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39.
40.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
La metrologia del tempo (in coll. con C. Egidi), Rivista del Nuovo Cimento, vol.1, p. 496518, 1971.
The IEN time scale as an application of some ideas of timekeeping, Proceedings of the
frequency standards and metrology seminar, p.411-430, 1972.
Long Term accuracy of time comparisons via TV signal along radio relay links, IEEE trans. on
instrumentation and measurement, vol. IM-22, p. 88-87, 1973.
The IEN time scale, Alta frequenza, vol. 41, p. 451-456, 1972.
Opticaly pumped caesium cell frequency standard, conf. Prec. Electrom. Meas., p. 310-311,
1974.
Atomic frequency standards, (in coll.con F.Strumia),Alta Frequenza, vol. 43, p. 844-848,
1974.
Le attività di ricerca dell' IEN nel campo dei sistemi di navigazione, atti dell'Istituto Italiano
di Navigazione, n.64, p. 3-11, 1975.
The main national time scales compared with the italian UTC(IEN) time scale in the period
1970-1974 (in coll.), Alta frequenza, vol. 62, p. 558- 568, 1975.
Electromagnetic disturbances in the industrial environment (in coll. con P.G.Galliano),
Feicro conference on technology and working conditions, Rotterdam, 1975.
Optically pumped frequency standards, URSI plenary assembly, Lima, paper 71.1, 1975.
Automatic Time scale comparison using the TV method (in coll.), congresso SIF Lecce,
bollettino SIF N.106, 1975.
Preliminary results on Einstein gravitational red-shift in the Earth's field (in coll. con
L.Briatore), congresso SIF Lecce, bollettino SIF N 106, p. 103, 1975.
Rotazioni di fase nei sintetizzatori di frequenza, Alta Frequenza, vol.44, p.772-777, 1975.
Verifying the gravitational shift due to the Earth's rotation (in coll. con L.Briatore), Lettere
al Nuovo Cimento, vol.15 N. 6, p. 203-207, 1976.
Evidence for the gravitational shift by direct atomic-time-scale comparison (in coll. con
L.Briatore), il Nuovo Cimento, Vol. 37b, N 2, p. 219-231, 1977.
High-Time-resolution Optical Monitoring and Transient-like phenomena, (in coll.), Rapporti
scientifici e tecnici dell'Osservatorio Astrofisico di Asiago, T-R-1 , p.1-19, 1973.
Modalità di trasmissione e prevedibili utilizzazioni di segnali di tempo e frequenza diffusi
mediante satellite SIRIO, Atti XXV Congresso per l'Elettronica, p. 397-409, 1978.
Timing via Satellites, ESA Special Pubblication, SP-137, p. 299-309, 1978.
SIRIO 1 Timing Experiment, (in coll.), ESA SP-137, p.323-324, 1978.
Time and Frequency Chairman Report, SONG Symposium, ESA, SP-137, p. 291-297, 1978.
Ground Based Observations of the X-ray pulses from PSR 0531+21, (in coll.), Il Nuovo
Cimento, Vol. 41b , 1, p. 29-45, 1977.
The High speed Photometer of Asiago observatory (in coll. con P.L. Bernacca), Astronomy
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Il fotometro rapido dell'osservatorio astrofisico di Asiago (in coll.), La ciclografica, Padova,
p. 59, 1978.
Parameters effecting the stability of optically pumped cesium frequency standards
(in coll.), Proceedings 32nd frequency control symposium, Atlantic City, p. 466-468, 1978.
Distribution of a coded standards time information via broadcasting stations (in coll. con
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Time scales, from Metrology and Fundamental Constants, proc. course 68, international
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Segnali di tempo e codici orari radiodiffusi, Elettronica, vol. 67, N 5, p. 449-453, 1980.
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65.
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71.
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Some consideration on LORAN-C AVM systems, (in coll.), Ortung und Navigation,
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Misure di posizione con metodi radioelettrici su terra (in coll.), Riunione AEI, memoria 98,
1984.
Uso dei satelliti TRANSIT per la distribuzione del tempo (in coll.), Riunione AEI, memoria
90, 1984.
Confronti di tempo su mezzi mobili e punti fissi tramite satelliti per navigazione (in coll.),
riunione AEI, memoria 105, 1984.
Thermal Effects on Detectors and Counters, (in coll.), Fifth International Workshop on laser
ranging instrumentation, Vol. 1, p. 119-128, 1984.
Confronti tra diverse tecniche di rivelazione di impulsi per telemetria laser (in coll.),
Riunione AEI, memoria 97, 1984.
Sincronizzazione di orologi con codici radiodiffusi (in coll.), Riunione AEI, memoria 91,
1984.
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Perché la permeabilità si chiama permeabilità? E perché il condensatore si chiama
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Franklin e la Franclen la stufa di Pennsilvania, Tutto Misure, anno II, (in corso di
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Ma la terra è fatta come un arancio o come un limone, Tutto Misure … 2000
Sappiamo che la terra è fatta come una mela schiacciata ai poli, ma è una mela "normale"
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Se lo sterco è stato portato via, il pretore emetta pure la sua sentenza, Tutto Misure …
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La nascita difficile delle misure elettriche, Tutto Misure … 2000
La “bilancia sincera” ed il “metro cattolico” di Tito Livio Burattini, Kos, 2001
Il sistema metrico decimale è bello ma è certamente scomodo - Pensamenti e
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Giuseppe Luigi Lagrange, grandissimo fisico-matematico, ma anche grande metrologo,
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84. La contesa tra negoziante e cliente è sempre stata vivace, Tuttomisure, n. 1, anno III, p. 36,
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85. Il Sistema Metrico Decimale è bello ma è certamente scomodo, Tuttomisure, n. 1, anno III,
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86. Alla ricerca del giorno perduto, Tuttoturismo, pp. 56-57, luglio 2001
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101. Di un curioso uso della rana come rivelatore elettromagnetico, Radio Elettronica kit,
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107. L’equazione dei telegrafisti e la sua regola mnemonica (AF 1953-37,Alta Frequenza,
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(CPM, Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure, Parigi 2005- Foto: Walter)
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In ricordo di Sigfrido