4 EDIZIONE - Novembre 2013
LARIUS
RIVISTA DEL CIRCOLO NAUTICO “ GABBIANO AZZURRO”
101
INCARICHI SOCIALI_2012-2015
EDITORIALE
CONSIGLIO DIRETTIVO:
- Presidente - Segretario -Vice presidente - Tesoriere
- Consigliere manutenzione
Campo boe e spiaggia
- Consigliere Comunicazione/Immagine
- Consigliere Organizzazione Eventi
- Consigliere Organizzazione
Regate/comitato regata
Sangalli Luigi Dario
Rivolta Giancarlo
Marazzi Marino Luigi
- Presidente
- Probiviro
- Probiviro
2
Boffino Francesco
Fossati Domenico
La Scala Massimiliano
13
Mariani Leonardo
Vela o Motore due mondi, la stessa passione Giancarlo Rivolta
ASSOCIAZIONI
4
6
8
10
Ariel – La casa di Ariel Dario Sangalli
Pianeta Canoa Dario Sangalli /Michele Gandola
Il GEOL: ieri oggi e...domani Michele Gilardoni
Embolina – un mito del sub Claudio Silva
Abbigliamento sociale
IL PERSONAGGIO
14
16
Collegio Probiviri/Revisori dei Conti:
SOMMARIO
CIRCOLO NAUTICO GABBIANO AZZURRO
Colombo Roberto
Beretta Giampietro
Tramarin Roberto
Io, Lariana adottiva Antonia Migliaresi
Un grande personaggio e la gondola lariana Dario Sangalli
DIARIO DI BORDO
18
La Rosina Dario Sangalli
OLIVETO LARIO
20
23
24
Limonta e il lupo attraverso la storia Claudio Rivolta
La regata del “marrone” Fiorenzo Mussi
Il Primo Palio delle frazioni Andrea Vigevano
EVENTI
30
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Coppa Oliveto Lario Roberto Colombo
Una giornata in barca...un po’ special Micaela Racchini
VITA DI CLUB
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Limonta terra di cardinali Francesco Boffino
TECNICA
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Manutenzione del motore entrobordo diesel Domenico Fossati
SOCI: STORIE DI GABBIANI
38
40
Gruppo musicale “Binario 440” Fiorenzo Mussi
The best of Pescallo Francesco Boffino
IL LARIO E LA SUA STORIA
Una suggestiva immagine del campo boe di Limonta sotto la neve invernale.
42
46
48
50
Il Poggio di San Martino Giancarlo Rivolta
Il Falco della rupe “pirata del lago di Como” Giancarlo Rivolta
TESSILMARE - la storia Margherita Rezzonico
CRANCHI - la storia Paola Cranchi
53
GABBIANO POESIA
1
Giancarlo Rivolta
I
l mondo della nautica è decisamente diviso in due: vela o motore.
Tra le due fazioni, vela e motore appunto,
notoriamente non corre buon sangue; si dice che
gli uni non sopportino gli altri che ripagano con
la stessa moneta.
Il velista ama il silenzio, il fruscio del vento
sulle vele, le scotte e le manovre per sfruttare
l’elemento naturale, odia il rumore e le onde
fatte dai motoscafi.
Il motoscafista d’altro canto non capisce come
il velista faccia a stare ore sotto il sole in attesa
del vento senza potersi muovere; e poi queste
barche a vela lente alle quali dare la precedenza
costringendo i motoscafi ad impossibili slalom per
evitarle, ma soprattutto come fanno ad andare
il giro con la barca inclinata di trenta gradi
che pare debbano capovolgersi da un momento
all’altro!
C’è anche una terza sezione che sono quelli che
comprano la barca a vela super attrezzata e poi
vanno sempre a motore, ma questa è una storia a
parte.
Comunque, questa disputa tra vela e motore, io
personalmente, ma anche tutto il nostro circolo
nautico, l’ha risolta.
Velisti e motoristi convivono naturalmente, anzi
si integrano e si amano.
Parlando della mia esperienza personale, chi mi
conosce sa che di base sono un velista.
Avevo poco più di vent’anni quando ho scoperto
il lago di Como e la Nautica grazie ad un carissimo
amico che oggi è il degno presidente del nostro
circolo.
Da lì ho sperimentato ogni tipo di imbarcazione
giungendo alla vela che è stata mia compagna
per decenni.
Sono però un ammiratore anche delle barche a
motore perché, oltre ai difetti, hanno anche i
loro pregi.
Se la scelta dovesse essere solo tra le barche a
motore mi farei una bella barca dislocante, più
lenta ma più comoda e parca nei consumi.
2
Ma i supermotoscafi sono spettacolari.
Basta avere il pieno assicurato e loro ti portano
ovunque in pochissimo tempo.
Immaginiamo di essere a Limonta con poco
tempo da dedicare al nostro motoscafo! Bene,
possiamo, in poco più di mezz’ora andare a
prendere l’aperitivo con gli amici di Como, poi
via per il pranzo a Piona con picnic in barca, un
gelato a Menaggio (dove c’è un bellissimo pontile
di attracco) e ritorno verso casa dove si arriva in
tempo per il caffè.
Il velista invece parte al mattino con un pò di
Tivano, all’ora di pranzo cazzeggia senza vento
sotto il sole a birra e panini aspettando la Breva
che non si sa se arriva e specialmente “quando”
arriva.
Arrivata la Breva si sfoga: mano di terzaroli, spy,
genoa, fiocco e chi più ne ha più ne metta.
Quando torna è sera, dopo avere girato in tondo
tutto il pomeriggio, stanco ma soddisfatto.
Mia moglie, dopo avere sopportato per anni
le mie angherie costringendola a spostarsi
continuamente da una parte all’altra della barca
a vela per le inevitabili virate (sul lago di Como
succede ogni dieci minuti), ha sempre sognato
una barca su cui prendere il sole senza “cazzare,
lascare, issare o ammainare” nulla.
Il giorno che casualmente ha provato un motoscafo
ha scoperto la sua vera passione per la nautica,
fatta di “prendisole, velocità, confort ecc. ecc.”,
ed ha deciso di convertire anche me.....e si sa chi
comanda normalmente in famiglia!
Al Gabbiano Azzurro si può fare, si può essere
velisti, motonauti o “binautici” perché la
nostra prima passione è il Lario, e la barca, di
qualsiasi tipo sia, è solo il mezzo che ci permette
di goderne appieno tutte le bellezze fatte di
natura, di paesaggi spettacolari, di paesini che
si specchiano nel lago o che, appollaiati a mezza
montagna regalano viste da togliere il fiato.
Ma la vera passione dei nostri soci, velisti o
motonauti che siano è un’altra: quella di stare
insieme, tra Gabbiani, magari con uscite di
flotta sia a vela che a motore, a fare un picnic al
EDITORIALE
VELA O MOTORE
due mondi, la stessa passione
tramonto o a fare il bagno.
E allora qual è la parola d’ordine di noi Gabbiani?
Vela? Motore? Vento? Velocità?
Niente di tutto ciò.
La nostra parola d’ordine è “Amicizia” con la
“A” maiuscola.
La nostra passione si sfoga in compagnia,
naturalmente in barca, la nostra o ospiti su
quella dell’amico gabbiano, ma anche in sede
o al ristorante, parlando di barche, di gite, di
programmi davanti ad un piatto di “Missultit” o
di “riso con il persico”.
Così sono nate le migliori idee, così è nato
“Larius”, che ormai consideriamo una rivista
grazie alla passione dei soci che vi si dedicano con
estremo interesse per migliorarlo continuamente.
In questo numero, oltre alle numerose attività del
Circolo, parliamo come al solito anche di soci, di
Oliveto Lario ed in particolare di Limonta che è la
cittadina che ci ospita e che per noi è il posto più
bello del mondo, ma parliamo anche del Lario e
della sua affascinante storia.
Un ringraziamento particolare al socio Fiorenzo
Mussi che ha regalato a “Larius” la sua veste
grafica, rubando tempo al suo lavoro.
Grazie anche a tutti i soci che hanno voluto
partecipare proponendo articoli da inserire nella
nostra bella rivista, ed a quelli che leggono
soddisfatti le pagine di Larius.
Un grazie a tutti i sostenitori, in primo luogo la
Comunità Limontina, che ci confortano con i loro
apprezzamenti e ci spronano a continuare.
Ed un ringraziamento anche agli sponsor che
troverete all’interno della rivista come novità
di questa edizione, che ci hanno consentito di
raddoppiare la tiratura di Larius a costo zero.
Per finire buona navigazione a tutti, sia a vela
che a motore, in mare, sul lago o nella vita,
e che i venti (o i pistoni) vi siano favorevoli.
3
Dario Sangalli
ASSOCIAZIONI
A.R.I.E.L.
La casa di Ariel
Associazione Recupero Imbarcazione d’Epoca Lariana
“canottieri di Bellagio”(Bellagina), fucina di
grandi campioni del remo e della quale,da
ragazzo,ho avuto l’onore di far parte vogando sul
quattro con timoniere; ora queste barche sono
state sostituite da quelle più competitive in fibra
di carbonio.
Proseguendo il nostro giro si incontra,accanto
ad una barca lariana, una lancia costruita dai
cantieri “Archetti” di Mont’Isola sul lago d’Iseo
avente le stesse caratteristiche di costruzione
delle nostre imbarcazioni in fasciame sovrapposto
o klincher, l’unica differenza è la ruota di prua
più pronunciata e leggermente più larga al baglio.
A
lcuni dei nostri lettori sanno già chi è o meglio cos’è Ariel.
Ariel è una associazione che fa parte del
nostro circolo e che si interessa del recupero di
barche in legno e che appartengono alla storia
ed alle tradizioni del nostro lago, ma capita,
talvolta di imbattersi in imbarcazioni che pur
non essendo tipiche lariane hanno le stesse
caratteristiche e non possono esere abbandonate
ad un destino il più delle volte nefasto; pertanto
vengono recuperate ed accolte nella casa di Ariel
dove vengono custodite e restituite, quando è
possibile, alla loro dignità. Abbiamo pertanto
deciso di andare a curiosare in casa di Ariel per
vedere i “furestè” (i forestieri) che vi abitano.
All’ingresso a darci il benvenuto troviamo la
“Lena” il Dinghi 12 piedi dei cantieri Colombo
di Grandate, una lariana che già conosciamo
(giornalino dell’anno scorso); appena entrati
vediamo appese al soffitto due barche da
canottaggio costruite dalla ditta SALANI di Firenze,
si tratta di un “singolo” (un solo rematore) e di
un “doppio” (due rematori),lo scafo è costruito
in cedro del Libano che le rende molto leggere,
appartenevano alla flotta della leggendaria
4
Accanto, sempre dei cantieri “Archetti” e quindi
con le stesse caratteristiche ma con misure
maggiori(mt.6,00 di lunghezza x mt 2,20 di
larghezza) vi è una grossa lancia a vela con armo
tradizionale con randa e fiocco (sloop) e albero
in legno abbattibile, alla base del quale una
targhetta in ottone riporta la bella preghiera di
san Francesco dedicata appunto all’acqua,
che così recita:
“Laudato si’, mi Signore,
per sor’Acqua,
la quale è multo utile et
humile et pretiosa et casta”.
In fondo al capannone posto tra una lancia
lariana, che negli anni 50/60 trasportava i
turisti da Sala Comacina all’isola ed un motoscafo
sempre in legno dei cantieri Giacomo Colombo
di Menaggio, (del quale parleremo in un’altra
occasione),vi è un motoscafo dei cantieri
Riva di Sarnico, si tratta di un “Riva junior” e
conserva tutto il fascino dei motoscafi costruiti
interamente in mogano negli anni sessanta con
tutta l’eleganza che Carlo Riva sapeva imprimere
a tutte le sue creature; questo modello infatti
è del 1962 ed è contrassegnato, così come da
tradizione Riva, con il numero 162 (il numero
164 fu acquistato dal re del Pakistan sempre
nel 1962).
Di Carlo Riva bisogna ricordare che il bisnonno
Pietro, maestro d’ascia comacino, si trasferì
dal lago di Como a Sarnico sul lago d’Iseo
esportando colà l’arte del costruire barche.
Per il momento la visita è finita perché non ci
sono più ospiti da conoscere ma il bello è anche
la gioia della ricerca e della scoperta di nuove
barche da ospitare a casa di Ariel e quindi forza
ragazzi diamoci da fare.
Il motoscafo Riva junior del 1962. Pietro Riva, maestro comacino, si trasferì nel 1842
dal lago di Como a Sarnico sul lago d’Iseo.
5
Dario Sangalli
Michele Gandola
U
BELLAGIO WATER SPORTS
na buona alternativa per chi vuole navigare sul lago senza problemi di varo, rimessaggio spese di gestione tutt’altro che
economiche, è la canoa o il kayak.
Un modo più di altri di navigare a contatto con
la natura a pelo d’acqua e con la possibilità di
navigare sotto costa per meglio assaporare i
segreti di anfratti e paesaggi sulle rive.
Bisogna probabilmente essere un cultore di questa
disciplina per meglio esprimere le sensazioni che
si provano solcando le acque del nostro Lario da
questa prospettiva.
Vi invito a questo proposito a leggere o rileggere
la poesia pubblicata sul nostro giornalino
dell’anno scorso dal titolo “il segreto degli aironi”
dove l’autrice con grande sensibilità e bravura
ci rende partecipi di una affascinate navigazione
su un tratto di lago tra San Giovanni e Lezzeno.
Da questo racconto traspare un amore da noi
condiviso per questo nostro lago che l’autrice
manifesta anche sul suo blog “una terrazza sul
Lario” che vi invito a visitare.
“Enjoy the Lake from the best possible place,the
lake itself......”
In questa frase si identifica Bellagio Water Sports
Scuola di canoa nella baia di Pescallo.
(vedi articolo pagina 14)
Due cuori e.....una canoa.
L’obbiettivo di Bellagio Water Sports è di dare
la possibilità a tutti coloro che amano la natura,
la cultura e lo sport di godere delle bellezze del
nostro Meraviglioso Lago di Como in totale relax
e sicurezza.
L’attività in canoa che offriamo è un buon
compromesso tra una leggera attività fisica e la
possibilità di esplorare le bellezze della nostra
area da un punto di vista unico (a circa 10
centimetri dall’acqua) e nel pieno rispetto della
natura.
Quindi un’alternativa “green” adatta a tutti.
Diverse tipologie di tour con il costante controllo
di un assistente o il semplice noleggio per il
canoista più esperto.
La forma strutturale dei nostri kayak è studiata
per offrire la massima sicurezza ed affidabilità,
disponiamo di kayak tipo sit-on-top singoli e
doppi corredati da pagaia in fibra di vetro,
giubbetto di aiuto al galleggiamento e sacca
paraspruzzi per piccoli oggetti.
Dal 2013 Bellagio Water Sports ha introdotto il
servizio S.U.P. Board (Esclusiva per il Lago di
Como).
Il S.U.P. (stand up paddle board) è uno sport
d’acqua di superficie, una variante del surf dove
l’atleta utilizza una pagaia per muoversi stando
in piedi su una tavola di derivazione surfistica.
Vi aspettiamo per una “pagaiata” con i nostri
kayak o per una “passeggiata” sul Lago con le
nostre S.U.P. da Marzo ad Ottobre.
ASSOCIAZIONI
Pianeta Canoa
Per andare in canoa sul lago di Como,
o si parte con la canoa sul tetto della
macchina, oppure si va a Pescallo,
piccola frazione di Bellagio, dove c’è
la sede del “Bellagio Water Sports”,
associazione che offre la possibilità di
noleggiare la canoa, di avere dei road
book per sapere dove andare, oppure
di avere accompagnatori ed istruttori.
Abbiamo chiesto a Michele Gandola,
fondatore del Bellagio Water Sports
di spiegare come funziona la sua
associazione per promuovere il Lago
di Como in canoa.
Let’s go paddle&Suping Lake Como!!!
WEB: www.bellagiowatersports.com
EMAIL: [email protected]
PHONE: +39 3403949375
Follow Bellagio Water Sports on:
Facebook; Linkedin;Tripfilms YouTube;Tripadvisored
istruttori. Abbiamo chiesto a Michele
Gandola, fondatore del
Tutta la famiglia in gita sulla canoa in totale sicurezza.
6
La novità 2013: “stand up paddle board” ovvero passeggiare
sul lago con la tavola da surf.
7
Il GEOL: ieri oggi e...domani
P
er il G.E.O.L. sembra ieri che l’avventura
è iniziata, in verità sono passati più di
27 anni da quando alcuni consiglieri della
Pro Loco, del gruppo Sportivo e della Comunità
San Rocco diedero vita al gruppo “Escursionisti
Oliveto Lario”.
Compito principale del gruppo fu mettere assieme
ragazzi e adulti delle frazioni per portarli in
montagna, con uno spirito di reciproco impegno
che ha dato tanto ai ragazzi di allora quanto ha
sicuramente gratificato i meno giovani.
Dopo anni di lavoro ed alcuni problemi, nel
2003 il gruppo si è costituito come autonomo
chiamandosi “G.E.O.L. – Gruppo Escursionisti
Oliveto Lario”.
Ancor oggi, ogni lunedì nella sede delle
associazioni a Limonta il G.E.O.L. cerca sempre
di portare avanti la sua “missione” cioè far vivere
le montagne con escursioni e momenti di
condivisione che uniscono tutta la popolazione
di Oliveto Lario e non solo.
Nel 2010, in occasione del 25°anniversario di
fondazione (1986), il G.E.O.L. ha deciso di
dare alla luce un libro con i 61 migliori itinerari
percorsi sulle montagne del nostro lago e di
avviare la mostra fotografica.
Il libro, realizzato anche grazie al contributo di
soci e simpatizzanti, vede le descrizioni delle
camminate divise per aree ed ogni escursione
è catalogata come TURISTICA (più facile) od
ESCURSIONISTICA (più impegnativa). Inoltre
sono riportate le altre caratteristiche (partenza,
dislivello…) per informare compiutamente
il lettore. Il libro (interamente a colori e
con cartine ed immagini), è disponibile con
un contributo di 12 € contattando il gruppo
all’indirizzo email [email protected]
La mostra fotografica è stata allestita nel 2012
presso il Municipio di Oliveto Lario con le migliori
immagini tratte dalle escursioni svolte nei 26
anni di attività. L’iniziativa, molto faticosa per un
gruppo che si basa solo sull’impegno di volontari,
ha riscontrato comunque la soddisfazione
del pubblico tra chi ha riscoperto posti ormai
dimenticati nella propria memoria e chi nelle
foto si è riscoperto con qualche anno in meno.
Il G.E.O.L. inoltre sta portando avanti, da ormai
3 anni, il recupero dei sentieri di Oliveto Lario
con la loro pulizia e sistemazione di idonee
8
tabelle segnavia: si è iniziato con i sentieri
di Limonta, tanto che lo sforzo ha portato ad
avere una cartina aggiornata sui percorsi che si
possono seguire nei monti dietro la frazione.
Dietro Limonta i principali interventi hanno
interessato:
• la mulattiera che sale a Limontasca e Civenna 2 in un punto dove lo scivolamento a valle di
massi e piante rendeva insicuro il passaggio: grazie all’intervento di personale qualificato
il tratto è stato bonificato
• il ripristino di alcuni tratti di sentieri non più frequentati da anni per il “fastidio” dei proprietari dei terreni al passaggio delle persone
• la ricerca dell’antico sentiero di confine tra il feudo di Sant’Ambrogio (Limonta) e Bellagio: il sentiero 27, scomparso in un tratto boschivo
a causa dell’incuria, è stato “riportato alla luce”, tanto che ora il sentiero permette di fare delle belle passeggiate da Visgnola fino a Civenna ed oltre.
Su questo sentiero sono visibili importanti testimonianze come i cippi di confine datati 1763 che segnalavano, appunto, con la lettera “B”
il territorio bellagino e con la “L” la giurisdizione autonoma di Limonta.
Questo progetto, che necessita continuamente
dell’impegno del G.E.O.L. e di altri amici,
si è poi sviluppato anche a Vassena dove, in
collaborazione con la squadra antincendio, si
sta procedendo a sistemare i tratti di sentiero
più devastati.
L’obiettivo della riscoperta dei nostri sentieri si
scontra anche con altri gravi questioni:
• il bisogno di trovare altri volontari da alternare per la pulizia e sistemazione dei sentieri (almeno 3 volte all’anno)
• la necessità che vengano rifatti interi tratti di mulattiera distrutti (impegno che la nostra associazione non può prendere in autonomia)
• le “acque bianche” non canalizzate che, scendendo a valle, rovinano le nostre bellissime mulattiere (anche questo intervento non può essere portato avanti da noi)
• controversie con i privati sul passaggio dei sentieri, sull’impianto delle tabelle segnavia….
ASSOCIAZIONI
Michele Gilardoni
Insomma, tra problemi e varie difficoltà, il nostro
Gruppo continua ad impegnarsi in varie direzioni…
Per restare aggiornati sulle attività del Gruppo:
seguiteci anche su Facebook oppure contattateci
al nostro indirizzo di posta elettronica.
Ringraziamo il Circolo Nautico “Gabbiano Azzurro”
per l’attenzione e lo spazio dedicatoci.
Copertina del libro pubblicato nel 2010 da G.E.O.L. - Gruppo Escursionisti Oliveto Lario in
occasione del 25° anniversario di fondazione.
9
EMBOLINA
Un mito del sub
I
l club nacque molti anni fa. Una sera in pizzeria tra una birra e l’altra si cominciò a parlare per gioco di fondare un club
subacqueo alla buona senza tante pretese con
l’unico scopo di stare assieme e condividere la
nostra grande passione per il lago e le immersioni
con altre persone.
Il nome embolo una sfida alla paura di tutti i
sub: l’embolia appunto. Ostruzione di un’arteria
o di una vena, causata da un corpo estraneo
al normale flusso sanguigno, che è denominato
embolo. Così dice Wikipedia. Il nostro amico
Juan un socio fondatore e grafico di professione
realizzò il logo; una bolla d’azoto con tanto di
maschera, bello e divertente.
Non poteva mancare a questo punto un motto
altisonante, importante: Usque Ad Finem Et Ultra.
Fino Alla Fine e Oltre, preso da una nave militare
italiana della seconda guerra. Ora mancava
la registrazione del nome per formalizzare la
nascita del circolo subacqueo presso un notaio di
Como. Dove andare a prendere i soldi per le spese
notarili? Aprire il portafoglio forse? Troppo facile
a nostro avviso. Andiamo a prenderli in fondo al
lago allora!
Dopo alcune immersioni non semplici recuperammo
i cerchi in lega di un fuoristrada Toyota a 55 metri
di profondità. L’auto però era su un fianco, due
cerchi furono recuperati, per gli altri dovemmo
spostare a quote meno impegnative l’auto, quasi
due tonnellate e mezzo, un lavoraccio credetemi.
La vendita ci fruttò Lire 500.000, giusto per pagare
le spese notarili e una serata con gli amici per
festeggiare la nascita dell’Embolo Deep Divers Club.
Correva l’anno 1990, dicembre.
Il passo successivo fu l’acquisto della barca,
indispensabile per scoprire zone nuove non
accessibili da riva.
Tutto cominciò nell’autunno inoltrato del 1991
quando un nostro amico sfogliando Secondamano,
settimanale dell’usato, si imbatté in una
inserzione dove si vendeva a modico prezzo
(l’acquisto – se non ricordo male 7.000.000 di
10
Lire ma poi...) una barca di quasi dieci metri di
lunghezza predisposta alle immersioni in ottimo
stato, pronta all’uso e visibile a Legnano.
Dopo pochi giorni ci recammo a guardare
l’oggetto del desiderio, sarà stato l’entusiasmo o
che altro in breve terminammo l’affare.
Nel volgere di pochi giorni organizzammo il
trasporto non facile date le dimensioni e cosa
ancora più importante cercammo un luogo dove
depositarla per i lavori di manutenzione.
Subito ci rendemmo conto che sarebbe stato
lungo, snervante, e... costoso. L’entusiasmo
era alle stelle quindi partimmo a bomba per
completare il lavoro entro primavera, per iniziare
la nuova stagione subacquea alla grande. Il tempo
passava, ogni giorno qualche nuova sorpresa
accoglieva gli indefessi lavoratori, si lavorava
con qualsiasi tempo, le ore dopo il lavoro e i fine
settimana erano dedicate interamente a lei...
Embolina.
Chiama il fabbro, chiama il meccanico per il
motore, chiama l’elettricista per l’impianto
elettrico, poi il notaio per il costosissimo trapasso
di proprietà. Alla fine stremati nel corpo per la
fatica ma non domi la barca fu messa in acqua.
Altre sorprese ci attendevano poco dopo; una fra
tutte il motore, smontato e sostituito tutti i pezzi
Embolina, all’arrivo in cantiere per le fasi di restauro.
ASSOCIAZIONI
Claudio Silva
- in origine un motore Fiat della Campagnola
marinizzato - alla prova in acqua si rivelò un vero
chiodo, non c’era verso di tenerlo acceso per
alcuni minuti senza provocare surriscaldamenti
mostruosi, anche il gruppo riduttore/invertitore
non scherzava, andava in ebollizione e per
raffreddarlo secchiate d’acqua per cercare di
fermare l’inevitabile fusione del tutto. Mettemmo
un’altra pezza a tutto questo mettendo mano al
portafoglio ormai prossimo al collasso sostituendo
il motore presso un cantiere di Lezzeno.
Il 23 GIUGNO1992, martedì, potemmo compiere
la sospirata prima uscita in barca con successivi
bagordi a bordo per festeggiare in degno modo
il ciclopico lavoro svolto.
Ridendo e scherzando sono passati tanti anni,
Embolina solca ancora le acque del lago
rimanendo sempre la stessa: mi piego ma non
mi spezzo potrebbe essere il suo motto. Tante
persone sono salite a bordo, con alcune è nata
una bella amicizia che dura nel tempo altre ci
hanno lasciato per seguire strade diverse.
Questa però è un’altra storia.
Negli anni sono capitati molti fatti simpatici
a bordo di Embolina, è bello ricordarli ora a
distanza di tempo, uno su tutti.
Una sera capitò al rientro da un’immersione
notturna un problema serio, eravamo in estate
per fortuna.
È tardi sono già le ventitré, attracchiamo al
pontile di Limonta per scaricare le attrezzature.
Fatto. Marcia avanti inserita, si porta la barca
all’ormeggio finalmente. Cavolo il motore gira
ma Embolina non vuole muoversi perché mai
accidenti? Va be’ apriamo il cofano motore e
sorpresa delle sorprese l’asse dell’elica è rotto,
tranciato in due - il meccanico del cantiere ce
l’aveva pur detto dei possibili problemi che
avrebbe potuto causare quest’asse balengo,
storto.
Naturalmente in questi casi tutti devono andare a
casa - è cosa risaputa che gli amici si vedono nel
momento del bisogno - e così ci ritroviamo in due
poi dopo una telefonata giunge al pontile un terzo
amico con ogni genere di attrezzi. Ben presto ci
rendiamo conto che c’è poco da fare dovremmo
lasciare Embolina al pontile e il giorno successivo
dopo aver procurato una barca trainare il mostro
ferito a Uccio.
A questo punto ecco l’idea; usiamo i remi perché
lasciare Embolina abbandonata per tutta notte
non ci piace per niente.
Avanti con i remi allora, è stata dura e faticosa
Embolina nel campo boe Gabbiano Azzurro. La mitica
imbarcazione dell’associazione di sub è presente nella baia
di Limonta da oltre un ventennio, forse una delle prime
imbarcazioni ormeggiate alla boa.
la remata ma alle tre del mattino la barca era
al sicuro. Il lago ci è stato amico, se si fosse
alzato il vento anche uno sbuffo, non l’avremmo
mai spuntata. Se il guasto fosse capitato quando
eravamo sull’altra sponda? Non voglio nemmeno
pensarci. Alla mattina qualcuno di noi non si è
presentato al lavoro, troppo stanco!
Ora basta però, ho scritto troppo. Lascio la parola
a Giorgio, nostro buon amico e grande subacqueo,
anche lui ha qualcosa da raccontare:
Incontrai Embolo Deep Divers Club per la prima
volta nel web. Ero in caccia di punti d’immersioni
nuovi nel mio amato Lario e per l’appunto il
primo passo fu di cercarli in rete. Quello che
subito mi piacque del loro sito fu la netta
sensazione che le pagine e gli articoli presenti
non fossero stati postati per sfoggio, bensì
per il gusto della vera condivisione. Il sito di
Embolodeepdiversclub è uno scrigno semplice,
eppure contiene moltissime informazioni: scoprii
che nel caso in cui si trovasse un reperto di pelle,
questo può essere trattato con una miscela di
olio di ricino e alcool, avendo cura di impregnarlo
bene... e che il Coregone ha abitudini gregarie
e si mantiene tra la superficie e poche decine di
metri di profondità.
11
Abbigliamento sociale
ASSOCIAZIONI
Tuttavia la parte che lessi senza perdermi
manco una virgola fu quella descrittiva delle
immersioni: chiara, semplice e sempre pervasa
dal medesimo spirito di condivisione. Poi cliccai
il classico chi siamo e per tutta risposta ecco
apparire un compendio sul perché il lago.
È come se incontrando una persona sconosciuta
questa, per presentarsi, iniziasse a parlare del
perché gli piace il profitterol. Pensai; questi
li devo proprio conoscere. E così feci. Ricordo
le parole semplici con cui fui accolto sia al
telefono sia di persona, i brevissimi convenevoli
e soprattutto sul come incominciammo ad
annusarci.
I sub si muovono in branco e bastano pochi
vocaboli per capirsi. Quando poi vidi che anche
le loro bombole avevano il fondello tirai un
sospiro di sollievo; non ero un reietto.
Le sensazioni rimasero buone per tutta la
giornata. Quello che più mi rapì e tutt’ora mi
estasia, fu l’arrivo di Embolina 1°al pontile di
Limonta. Il borbottio del motore e l’incedere
lento ma sapiente mi disse tutto.
Salirci su questo vascello lacustre mi rimanda a
un’idea di affetto per il proprio territorio e al
desiderio di goderne in modo lento le bellezze.
Bellezze che rimangono nonostante tutto
l’impegno che noi umani profondiamo nel metter
mano al creato. Il sito d’immersione scelto fu il
Lupetto, un camioncino che sembra uscito da un
film di De Sica; finì dritto a una curva e ora giace
a una cinquantina di metri di profondità in una
posizione tale che sembra che stia cercando di
voler tornare sulla strada.
In acqua il trio di sub era così composto: Claudio,
Pier ed io nuovo arrivato. Claudio rimase quasi
in silenzio durante lo scarno briefing, in acqua
poi Pier disse chiaramente: Claudio apre, Giorgio
nel mezzo ed io chiudo. Scendemmo dritti
filati ed io fui tenuto sott’occhio durante tutta
l’immersione.
Ricordo una grossa carpa in deco seminascosta
nelle piante acquatiche, ma soprattutto la
sensazione che avevo superato l’esame.
Ora potevo immergermi con loro.
Più tardi scoprii che Claudio si era immerso
sull’Andrea Doria e Pier sperimentava il trimix
come un alchimista d’altri tempi.
Avevo trovato pane per i miei denti domenicali.
A proposito, quando ci torniamo al Lupetto
benedetto che non ci siamo più tornati?
Nuovo Abbigliamento sociale 2014
- giubbetto tecnico con e senza maniche
- polo grigia a manica lunga
Abbigliamento sociale realizzato negli anni precedenti.
12
13
Io, Lariana adottiva
S
Sono di origine partenopea ed abito a Silvi Marina in Abruzzo, approdai per
la prima volta sul Lario nell’estate 2002
non so se casualmente o per destino, certo è che
ci sono tornata ogni anno trascorrendovi periodi
sempre più lunghi esplorando ogni suo angolo e
restandone incantata.
Ora, a distanza di undici anni, mi sento più
lariana che napoletana.
Presa dalla malia del Lario, nel 2004 pensai di
aprire un blog dove poter esprimere tutto il mio
amore per il magico lago e dove poter invitare
i frequentatori a visitare i luoghi che mi erano
entrati nel cuore.
Non ero esperta d’informatica, ma per amore
tutto si fa, e m’impegnai ad apprenderne i primi
rudimenti. Nel giro di poco tempo fui in grado di
inaugurare “Una terrazza sul Lario” all’indirizzo:
http://amoillario.blog.tiscali.it
Fui felicemente sorpresa nel ricevere numerosi
visitatori tra cui i miei amici di sempre e abitanti
del lago che in seguito ho avuto il piacere di
conoscere personalmente.
Dopo qualche anno iniziai a trascorrere l’intera
estate sulle rive del lago e feci l’abbonamento
alla navigazione lariana il cui equipaggio mi
accolse a bordo con affetto facendomi sentire
in famiglia, lo stesso avvenne a San Giovanni di
Bellagio, frazione dove alloggio.
Esplorai anche le splendide ed imponenti montagne
per poter godere dall’alto del panorama.
Estate dopo estate mi resi conto che il blog non
era sufficiente ad esprimere la mia passione per
il lago di Como.
E così ebbi l’idea di annotare, giorno dopo giorno,
le mie escursioni nel territorio, i racconti che gli
abitanti mi facevano su come si viveva un tempo,
e tracciare il profilo di gente comune che per me
rappresentava dei personaggi e, soprattutto, di
raccontare la mia passione per questi luoghi.
Nacque il mio primo libro “ Siamo tutti capitani”
che pubblicai sul sito: http://www.lulu.com
Da allora, scrivere ogni estate il libro-diario è
diventata una necessaria e piacevole abitudine,
14
soprattutto per l’entusiasmo con cui viene accolto
dai lettori lariani che divengono sempre più
numerosi.
Dopo la pubblicazione di “Quando il soo el torna
indree”, “Parte-nopea partelaghèe”, “Da onda
a sponda il lago si racconta” e “Da lago, chiese
e monti si allargano orizzonti”, sono giunta al
sesto diario dal titolo “Se le gru fossero solo
uccelli” che racconta la mia estate 2012 ed è già
in programmazione il settimo che racconterà la
stagione 2013.
Sono grata a questo splendido lago che mi ha
adottata come sua figlia e dove tornerò ogni
estate - lo scorso anno ho fatto anche una
scappata d’inverno per vedere le montagne
innevate - finche avrò un soffio di vita.
IL PERSONAGGIO
Antonia Migliaresi
d’amore per il lago di Como
L’ultimo libro di Antonia Migliaresi
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Vi presento “AMOILLARIO”, duecento pagine
Da anni raccolgo cartoline del lago di
Como e posso dire di averne una discreta
collezione. Sono fermamente convinta
che possedere qualcosa che ci appassiona
e piace, assuma maggior valore quando si
condivide con altre persone che hanno la
nostra stessa passione. Ho quindi pensato
di condividere la mia raccolta di antiche
cartoline del Lario concependo un libro i cui
scritti fossero opera di laghèe amanti del
proprio territorio o di persone come me,
che sul lago non sono nate, ma sono attratte
dal suo territorio cui sono indissolubilmente
legate. Ho contattato così scrittori ed amici
che avessero ricordi, racconti, leggende
ed emozioni da raccontare o anche
che conoscessero approfonditamente il
territorio e la sua storia. In molti mi hanno
risposto affermativamente e sono riuscita a
pubblicare circa 200 pagine di immagini e
scritti che celebrano il lago sotto molteplici
aspetti. La lettura, grazie alle persone che
hanno collaborato, è quindi varia e spazia
per argomenti diversi, in ogni capitolo
coinvolge l’emozione con cui è stato scritto
e la passione per il magnifico lago.
Il libro si trova sul sito www.lulu.com
“http://amoillario.blog.tiscali.it” il blog di Antonia Migliaresi
all’indirizzo intitolato “Una terrazza sul Lario”.
Alcuni libri/diario frutto dell’amore
di Antonia per il lago di Como.
15
Dario Sangalli
N
on esiste pubblicazione, guida turistica, sito web o quant’altro del lago
di Como dove non si parli della “ROSINA DI
BELLAGIO”, ultima rappresentante di una gloriosa
flotta di gondole lariane adibite al trasporto
nei rimpianti (da molti) anni passati, quando il
movimento delle merci sul Lario era affidato alla
breva ed al Tivano. Esistono molte pubblicazioni
scritte da autorevoli e bravi scrittori (spiccano
tra tutti quelli di Lucia Sala, Bellagina doc, che
narra la vita quotidiana vissuta nei nostri paesi
negli anni che furono) ma anch’io, pur non
avendone titolo, se non il grande amore per il
nostro lago e tutto ciò che lo riguarda, voglio dire
qualche cosa.
Ho il grande onore di conoscere ed il piacere
di rientrare nella schiera dei suoi innumerevoli
amici, Gianbattista Barindelli (Giona), ultimo
proprietario e capitano della “Rosina”, uno
degli ultimi discendenti dei Barindelli di Loppia
dai tempi in cui da ogni parte d’Italia bastava
appunto scrivere su ogni spedizione “barca
Barindelli, Como, lago” per essere sicuri
dell’arrivo a destinazione delle merci.
Giona vive con la sua bella famiglia in una
splendida casa rivolta come la prua di una barca
verso il centro lago con una vista spettacolare
e arredata con innumerevoli e stupendi quanto
unici oggetti che erano parte delle tante gondole
appartenute ai Barindelli. Alle pareti fotografie
inedite che tutto ti raccontano del lavoro delle
gondole, tra tutte spiccano le fotografie di
Lorenzo Barindelli (Lorenzin), il papà di Gianni.
Da lui Gianni ha appreso l’arte del navigare
e la passione per le gondole nonché la sua
disponibilità nel partecipare alle innumerevoli
manifestazioni e sagre popolari organizzate in
ogni parte del lago in tutte le stagioni. Ma la
cosa più bella è quando Gianni, con il suo solito
entusiasmo, narra gli innumerevoli e coinvolgenti
avvenimenti che hanno ruotato intorno alla vita
delle gondole, iniziando dal nonno Lorenzo, (di
cui il padre prese il nome). Del nonno racconta
il viaggio a Venezia per recuperare la Rosina,
16
requisita dai Tedeschi durante la guerra, e come
la riportò, con varie ed avventurose peripezie,
a Loppia trainandola da Venezia lungo il fiume
Po con un rimorchiatore, o quando con grande
perizia suo padre Lorenzino ha saputo riportare
più di una volta la Rosina in porto attraverso le
improvvise tempeste che malauguratamente ogni
tanto investono in maniera veramente cruenta
il lago, oppure ancora ti racconta gli aneddoti
dei vari personaggi più o meno importanti, che
ha ospitato sulle sue barche. Di Lorenzino va
detto che era benvoluto da tutti, così come lo
è oggi Gianni, conosceva tutti e ovunque aveva
amici, quando c’era da uscire con la Rosina non lo
fermava nessuno, l’amico Gini, del circolo vela di
Pescallo ricorda ancora con nostalgia le veleggiate
con la Rosina spinta dal Tivano o dalla breva e di
come Il Lorenzino manifestava la gioia di stare
sulla sua barca e sul suo lago.
IL PERSONAGGIO
Un grande personaggio
e la gondola Lariana
Di Lorenzo Barindelli vi invito a leggere poi qui
di seguito le vicende di un suo amico fedele,
tra i tanti che ha avuto di amici, sicuramente
il più grande, il suo nome era Germano. Sono
molti gli aneddoti che si potrebbero raccontare
tanti da riempire un’infinità di pagine, ma
temo di non avere sufficiente capacità per farlo
e voglio concludere con un ringraziamento a
Gianni Barindelli prima di tutto per l’amicizia
che mi concede e per la disponibilità che ha
avuto anche nei confronti del nostro circolo,
ma soprattutto per l’impegno notevole sia sotto
il profilo economico che per il tempo dedicato
a mantenere in vita una fetta importante e
insostituibile della nostra storia e che aiuta a
far rivivere le nostre tradizioni affinché non
vengano dimenticate dalle nuove generazioni.
GRAZIE GIONA
Il capitano Giona Barindelli al timone della sua “ROSINA”.
Germano: per anni
sulla tomba del padrone
dal quotidiano “La Provincia di Lecco” 03.02.2009
Gianbattista Barindelli, quando fu insignito della targa di
socio onorario del Circolo Nautico Gabbiano Azzurro per il suo
gravoso impegno nel mantenimento della “Rosina”, autentico
gioiello storico del Lago di Como.
BELLAGIO Germano è un cane anomalo, non scodinzola più di tanto,
mantiene un certo distacco e difficilmente fa le feste. Ti guarda con quegli
occhi larghi e lucidi, si ferma qualche passo lontano e aspetta sia tu ad
avvicinarti per accarezzarlo. Quando chiamano la sua padrona abbaia per
avvertirla, e per entrare in casa non si fa problemi ad aprire la porta,
sempre accostata per lui. Germano ha quasi diciotto anni, è un cane
anziano, e da undici ha perso un amico. Fino a poco tempo fa lo andava
a trovare al cimitero, poi a qualcuno la cosa ha dato fastidio, ora non
ci va più, gira per il suo regno: la frazione di Loppia a Bellagio. L’amico
di Germano si chiamava Lorenzino Barindelli, tra le sue braccia era
praticamente nato, mangiava con lui al tavolo da pranzo, girava con
lui in barca e in camion. Poi il padrone è morto, Germano l’ha capito ed ha
iniziato ad accompagnare la moglie al cimitero: si fermava davanti alla lapide composto, quasi non volesse
sfigurare in quel luogo sacro. Imparata la strada il piccolo Germano ha iniziato a passare, quando capitava,
a trovare l’amico. Un giorno, un anno fa o poco più, Germano sta male, non riesce a muoversi. Qualcuno
lo ha avvelenato con del topicida. Il cane lotta per settimane, a Loppia inizia una processione di parenti e
amici che lo vogliono salutare, alla fine si riprende. Però da allora perde parte della vista e l’udito, non si
muove più dalle strade di Loppia, neppure per andare a trovare l’amico sulla tomba.
17
La Rosina
L
’unica ancora esistente delle vecchie
barche del nonno Lorenzo, la fece costruire nel 1903 nei cantieri Galli di Lecco
e le diede il nome di sua figlia Rosa.
In origine era senza motore e navigava con la sola
vela ed in mancanza di vento ci si aiutava con i
lunghi remi ancora visibili sulla Rosina che è stata
sempre la preferita dai Barindelli e da sempre
soprannominata “la negra” per il rivestimento
protettivo con il carboligno (tintura a base di
pece) dello scafo. Nel 1923 fu portata nei cantieri
Galli per motorizzarla con un motore Weber
Zurich a nafta, durante la guerra, scarseggiando
il carburante si usò la nafta dei forni dei
prestinai, troppo pesante ed il motore ne risentì,
venne cambiato ed ora si trova al Museo della
Barca Lariana a Pianello.
Nel 1984 lo scafo fu fatto resinare dai cantieri
“Mostes” di Lezzeno.
Sul libretto di navigazione della Rosina è indicata
una portata di 350 quintali ma ne porta molte
di più.
Finita la sua carriera di trasporti è rimasta
l’invitato speciale delle feste padronali e dei
principali avvenimenti sul lago.
La Rosina, con la sorella Giulia, all’ormeggio nella darsena
di Loppia.
18
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La Rosina alla giornata promossa dal Circolo Nautico Gabbiano
Azzurro a favore di ragazzi diversamente abili.
CLUB “AMICI DELLA ROSINA”
L’equipaggio della Rosina con il presidente del Circolo
Gabbiano Azzurro, Dario Sangalli.
La Rosina con il suo carico di limontini e prelati alla via del
Santuario.
Nel grembo di ariel nasce il club
“Amici Della Rosina” con lo scopo
di far conoscere ed aiutare le ultime
gondole lariane esistenti sul lago di
Como, ed in particolare
la ROSINA, unica gondola ancora in
attività. Chi volesse dare un contributo
di qualsiasi tipo può contattare:
339 1847377 - 339 8727937
La Rosina alla messa del 14 agosto al Santuario del Moletto.
19
DIARIO DI BORDO
Dario Sangalli
Claudio Rivolta
OLIVETOLARIO
Limonta e il lupo
attraverso la storia
Oliveto Lario
L
imonta è una terricciuola presso che ascosa fra i castagni al guardo di chi, spiccatosi dalla punta di Bellagio,
per navigar verso Lecco, la cerca a mezza
costa, in faccia a Lierna. Cominciando
dall’ottavo secolo, fino agli ultimi tempi
che fur tolti i feudi in Lombardia, essa
fu sempre soggetta al monastero di
S. Ambrogio di Milano; e l’Abate fra gli
altri titoli avea quello di conte di Limonta.
Questo è l’incipit del meraviglioso romanzo
storico scritto da Tommaso Grossi e pubblicato
nel 1834 a Milano, nel quale si narrano gli eventi
e le vicissitudini legate a Marco Visconti, signore
di Milano.
Situata nel 1329, la vicenda si svolge tra Limonta,
Milano e il castello di Rosate. Marco Visconti,
signore di Milano, ama Bice, la figlia del conte
Oldrado del Balzo, che è invece innamorata del
cugino di Marco, Ottorino Visconti. La trama
delle vicissitudini private si innesta sulle vicende
storiche del tempo (la lotta tra Niccolò V e
Giovanni XXII, la calata di Ludovico il Bavaro,
l’assedio di Milano ecc.), ricostruite dall’autore
sulla scorta delle cronache coeve.
Nel racconto emergono, tra gli altri, alcuni
personaggi minori tra i quali spiccano per
originalità e caratterizzazione, il “Lupo”,
scudiero di Ottorino originario di Limonta ed
il “Tremacoldo” prete-giullare che con la sua
satira irriverente e un po’ blasfema rappresenta
la ribellione all’ordine costituito fungendo un
pochino da “anima critica” delle vicende e degli
intrighi del tempo.
Interessante e colorato il ritratto del popolo
limontino, largamente descritto nel romanzo
dal quale emerge la particolare devozione a
S. Ambrogio ed alla chiesa ambrosiana che
prosegue tutt’ora con la tradizione che vuole
il Sindaco di Oliveto Lario (dopo l’unificazione
delle tre frazioni Limonta Vassena ed Onno) alla
Santa Messa annuale che si tiene nella Basilica
di S. Ambrogio, durante la quale viene rinnovata
la cerimonia della consegna dei doni, di solito
rappresentati da Olio e castagne per le quali
Limonta era ed è rinomata, in memoria delle
“decime” riconosciute al proprio feudatario
durante il medio evo e sino alla annessione
del feudo di Limonta alla Repubblica Cisalpina
avvenuta nel 1797.
Giova a tal fine ricordare le vicissitudini storiche
che fanno di Limonta un singolare esempio di
storia medioevale, ricca di eventi che la rendono
certamente unica tra le terre lariane; tra l’altro
va ricordata la donazione di Civenna, Limonta e
Campione fatta dall’imperatore Lotario nell’835
e confermata da Carlo il Grosso nell’anno 880,
per cui gli abati del monastero esercitarono in
quei luoghi giurisdizione sovrana quali feudatari
imperiali. Nei tempi più recenti portò anche
il titolo onorifico di imperiale, non tanto per
il ricordo dell’antica donazione feudale, e del
diploma 12 giugno 873 col quale l’imperatore
Lodovico II prendeva il monastero sotto la sua
protezione, quanto per effetto del diploma
dell’imperatore Leopoldo del 15 aprile 1697
col quale gli venne confermata la donazione e
l’immunità dei luoghi di Campione, Limonta e
Civenna, con la concessione di poter esporre
l’insegna dell’aquila imperiale negli stessi luoghi.
Pur tra alterne vicende, il feudo di Limonta
costituì per otto secoli un’enclave giurisdizionale
circondata dal territorio dello Stato di Milano,
cioè una specie di microstato semi-indipendente,
la cui fine avvenne nell’epoca napoleonica,
con l’annessione della Contea alla Repubblica
Cisalpina nel 1797.
La prima pagina del primo numero del giornalino di Limonta “Il Tremacoldo” promosso dall’indimenticato
Sindaco Arnaldo Mondonico nell’anno 2006.
20
21
Fiorenzo Mussi
Viene in ultimo naturale ricordare una persona
che non molto tempo fa fece del “tremacoldo” il
titolo del quotidiano locale che ha rappresentato,
anche se per pochi numeri, il giornale dei
Limontini con il quale l’amico Arnaldo Mondonico,
indimenticato Sindaco di Oliveto Lario, con
il consueto entusiasmo e pungente ironia, ha
rappresentato il proprio pensiero senza lesinare
critiche rimproveri e canzonature rimaste nella
memoria dei Limontini. Il primo numero del
Tremacoldo, del 12 luglio 2006, citava appunto,
nel frontespizio, la figura del tremacoldo al quale
Arnaldo si rivolse per raccontare la sua terra e la
sua gente.
OLIVETOLARIO
Regata del “marrone”
Questo suo “status” particolare, la rese terra
vivace e vitale, meta di personaggi portatori di
nuove idee e di evoluzione socio-culturale di arte
e di modernità che però poco hanno scalfito la
dura scorza degli abitanti di Limonta, legati a
tradizioni antiche ed alla riservatezza tipica dei
piccoli borghi e paesi che non hanno mancato di
ricordare il lavoro ed i personaggi di Tommaso
Grossi, grazie alle Vie titolate alla “Contessa
Ermelinda” (già moglie del Conte del Balzo),
ed ai “Visconti” oltre che alle lapidi poste
all’ingresso di Villa Manzoni ed al Bivio tra
Bellagio Lecco ed il Ghisallo che riprendono
le belle parole di Tommaso Grossi.
S
abato 19 ottobre grande raduno sulla
spiaggia del Circolo per chiudere in bellezza
l’anno velistico con l’ultima regata chiamata,
per tradizione, “regata del marrone”. Quest’anno
purtroppo non li abbiamo mangiati come gli altri anni
anche a causa di quel maledetto Cinipide, il parassita
killer che sta distruggendo molti raccolti. Ci siamo
tutti rilassati per qualche ora in barca aspettando
il vento che, purtroppo, è stato un grande assente.
Per fortuna ci ha pensato la neo mamma Marina che,
nell’attesa, ha cucinato in barca delle mezzemaniche
al tonno fantastiche, Grande Marina!!!
Alla pagina 4 del primo numero del giornalino di
Limonta “Il Tremacoldo” del 2006 si parla anche della
nascita del nuovo Campo Boe del Gabbiano Azzurro.
Un pannello raffigurante una scena tratta dai racconti inseriti nel romanzo di Tommaso Grossi del 1834.
22
23
Andrea Vigevano
Consigliere del Comune di Oliveto Lario con delega per il
turismo, lo sport e i rapporti con le associazioni
Vicepresidente Gruppo Manzoniano Lucie
enerdì 20, sabato 21 e domenica
22 settembre 2013 si è svolto a Oliveto Lario il “1° Palio delle Frazioni”.
La manifestazione, organizzata con il Patrocinio
del Comune di Oliveto Lario, è stata resa possibile
grazie alla preziosa collaborazione di tutte le
Associazioni di Oliveto Lario: Circolo Nautico
Gabbiano Azzurro, Comunità San Rocco, Gruppo
Escursionisti Oliveto Lario, Gruppo Manzoniano
Lucie Asd, Le Tre Terre, Oratorio di Limonta,
Oratorio di Onno e Team Oliveto Asd. Associazioni
che da tempo desideravano organizzare una
simile manifestazione che purtroppo, a causa
del grande impegno richiesto dal punto di vista
organizzativo, veniva sempre rimandata.
I numerosi volontari delle Associazioni, si sono
prodigati nelle tre giornate per organizzare,
assistere e supervisionare le diverse attività di
carattere sportivo e non, che hanno composto il
nutrito programma, tra cui ricordiamo il torneo di
calcetto, giochi senza frontiere, torneo di Burraco
e Scala 40, corsa podistica e marcia di regolarità,
regata delle Lucie Lui&Lei; queste si sono svolte
a turno nelle tre frazioni di Oliveto Lario, Onno,
Vassena e Limonta, utilizzando le varie strutture
presenti preposte alle singole attività. Molto
apprezzata è stata anche la gustosa spaghettata
organizzata il sabato sera per tutti i concorrenti
a cui hanno potuto partecipare anche parenti e
amici e che ha permesso di condividere momenti
di gioia e allegria.
Al Palio hanno partecipato 3 squadre, una per
ciascuna frazione, per un totale di circa novanta
partecipanti di tutte le età appartenenti alla
relativa frazione come residenti o villeggianti.
I componenti delle tre squadre erano distinguibili
da delle coccarde colorate: arancioni per la
squadra di Onno, gialle per quella di Vassena
e infine verdi per quella di Limonta. Durante
le varie attività in programma, i concorrenti si
sono alternati a secondo delle proprie capacità,
caratteristiche fisiche e attitudini, regalando al
numeroso pubblico presente a tutte le attività,
sia momenti di spettacolo agonistico/sportivo che
24
di puro divertimento.
A prescindere dai vari meriti sportivi che
hanno visto protagonisti tutti i partecipanti, è
importante notare come dalla manifestazione
sia emerso il desiderio di trovarsi assieme
per partecipare a delle attività utilizzando le
varie strutture ricettive presenti nel Comune
di Oliveto Lario, Comune caratterizzato da un
territorio molto vasto e che per via delle proprie
caratteristiche fisiche a volte rende difficile
l’incontro dei cittadini delle tre frazioni.
Per ciascuna attività svolta venivano attribuiti
5 punti alla prima squadra classificata, 3 punti
alla seconda e 1 punto alla terza. Al termine
delle tre giornate, le tre squadre erano divise
soltanto da 2 punti tra una e l’altra, indicando
un forte equilibrio sportivo tra tutti i
partecipanti. Il “1° Palio delle Frazioni” ha visto
vincere la squadra di Onno, seguita da quella di
Vassena e di Limonta.
Come si diceva pocanzi, le tre giornate sono state
caratterizzate anche da meriti sportivi. Da citare
la prova della marcia di regolarità, vinta dalla
squadra di Limonta che è giunta al traguardo con
uno scarto di soli 19 secondi, caratterizzando
una prestazione di altissimo livello agonistico;
un plauso va anche all’impegno delle ragazze
della squadra di Vassena che, dopo una lunga
estate di allenamenti, le hanno viste primeggiare
nella regata delle Lucie Lui&Lei conquistando le
prime tre posizioni. Domenica pomeriggio, ultima
giornata di attività, la manifestazione ha ospitato
anche la finalissima delle regate delle Lucie per il
“Trofeo Arnaldo Mondonico a.m.” giunto alla
sua sesta edizione www.gmlucie.it e che ha
visto vincere l’equipaggio di Pescate seguito
da quello di Oliveto Lario e Vercurago. Anche
grazie alla regata delle Lucie, di anno in anno
seguita da un numero di fans sempre maggiore,
si è potuto avere un foltissimo pubblico che
ha letteralmente riempito tutto il lungolago di
Onno di fronte al campo di regata, seguendo
e incitando i vogatori della regata delle Lucie
Lui&Lei, visitando il mercatino di prodotti
OLIVETOLARIO
Grande successo del
“1° palio delle Frazioni”
di Oliveto Lario
V
Alcune fasi della regata “Lui&Lei” dove sulle Lucie si sono misurati gli equipaggi in coppia delle tre frazioni.
Una fase del trofeo Arnaldo Mondonico a.m. In primo piano
l’imbarcazione di Oliveto Lario che cerca di farsi spazio tra le
altre Lucie in gara.
Partenza della gara podistica.
25
OLIVETOLARIO
tipici/artigianali presente con i suoi stand già
dalla prima mattina e applaudendo a tutti i
partecipanti del Palio durante la premiazione
che si è svolta sul posto al termine. Premiazione
che ha visto consegnare dalle mani del Sindaco di
Oliveto Lario, prof. Bruno Polti, e dai Presidenti
di tutte le Associazioni che hanno contribuito
all’organizzazione della manifestazione, un
attestato di partecipazione
a tutti i concorrenti del Palio.
Calato il sipario sul “1° Palio delle Frazioni”,
le Associazioni si sono già messe al lavoro per
iniziare ad organizzare l’edizione del prossimo
anno, sfruttando un prezioso bagaglio di
esperienze acquisite durante le tre giornate
della manifestazione, che sicuramente porterà
il “2° Palio delle Frazioni” a presentare un
programma con nuove e più ricche attività
e miglioramenti organizzativi a vantaggio di
tutta la manifestazione, dei suoi partecipanti
e del pubblico. Inoltre si sta lavorando per
la realizzazione di un vero e proprio “Palio”:
un trofeo di manifattura locale e di materiali
caratterizzanti Oliveto Lario, che verrà passato
di anno in anno alle squadre vincitrici della
manifestazione.
La premiazione dei vincitori della regata delle Lucie
intitolata alla memoria dell’ex Sindaco di Oliveto Arnaldo
Mondonico.
Da sinistra: l’attuale Sindaco di Oliveto prof. Bruno Polti,
la vedova dell’ex Sindaco Arnaldo Mondonico sig.ra Luciana
Raineri, l’equipaggio della Lucia di Pescate che riceve il
primo premio (Davide Buffoni e Michael Cordolcini) ed
Andrea Vigevano.
Foto d’insieme dei vari equipaggi partecipanti alla regata
delle Lucie.
Il Sindaco si Oliveto Lario prof. Bruno Polti con i rappresentanti
§delle associazioni che hanno contribuito al risultato positivo
del Primo Palio delle Frazioni.
26
Alcune fasi dei giochi del Primo Palio delle frazioni.
27
OLIVETOLARIO
Il Circolo Nautico Gabbiano Azzurro, come
le altre associazioni di Oliveto Lario, ha partecipato
con alcuni soci volontari alle operazioni necessarie per
l’organizzazione del Palio delle Frazioni. In particolare il
Circolo ha prestato l’assistenza alla gare delle Lucie (sia per
il trofeo A.M. che per la regata Lui&Lei) svoltasi domenica
22 settembre 2013, preparando il campo di regata con le
boe, spostando le Lucie in gara dalle loro sedi a Onno dove
si è svolta la competizione e riportando le stesse a gara
ultimata. I rappresentanti del Gabbiano Azzurro hanno fatto
da giuria con l’imbarcazione del presidente Sangalli dando il
via alla gara e segnandone l’arrivo.
Grazie a tutti i soci partecipanti.
Calcetto Limonta
Calcetto Onno
Calcetto Vassena
Alcune fasi di assistenza alla gara delle Lucie di Onno.
28
Le tre squadre delle rispettive frazioni che si sono affrontate nelle partite di calcetto.
29
Roberto Colombo
S
I premi pronti per la consegna; il vincitore si aggiudicherà,
per il proprio circolo di appartenenza, anche la coppa
Oliveto Lario
Questa la classifica dei premiati
1° Dehler 34 di La Scala
2° Comet 910 di Girardi/Censi
3° J 24 di Lucchi
abato 31 agosto si è svolta la tradizionale regata del nostro circolo. Di buon mattino
presidente e organizzatori si sono
ritrovati sulla spiaggia del circolo per allestire
il ricevimento delle iscrizioni.
Montati gazebo e tavoli una barca procedeva
alla messa in acqua delle tre boe di riferimento
lungo il percorso. Anche quest’anno la partenza
davanti alla sede del circolo tracciava una linea
retta in direzione sud fino alla punta di Grumo
per poi risalire direzione nord fino alla seconda
boa posizionata di fronte alla punta di Pescallo in
centro lago. Quattordici le imbarcazioni iscritte.
Barche in acqua per le 13 ed ecco arrivare, a
onorare l’appuntamento, un bel vento di Breva
di 15 nodi. I tre squilli di tromba annunciano la
partenza del cronometro e subito dopo l’ultimo
squillo si abbassa la bandiera, tutte le barche
già posizionate per la partenza danno inizio
a una bellissima panoramica di vele gonfie di
bolina che spingono per arrivare alla prima boa.
Grazie al buon vento si evidenzia da subito una
gara avvincente, sei barche in prima linea alla
partenza a inseguire il Deheler 34 di La Scala,
che da subito manifesta l’intenzione di
primeggiare e conservare la coppa.
I contendenti non sono da meno e cosi a seguire
ci sono nell’ordine:
Majstrak di Mussi,
Turbolenta di Bellotti,
Meteor di Alboni,
Ellidelli di Picchiattini,
Madame Leon di Leone
EVENTI
Coppa Oliveto Lario 2013
Il secondo giro del percorso sempre sostenuto
da un buon vento, evidenziava tattiche ed errori
degli equipaggi distanziando e avvicinando le vele
fino al traguardo. IL Dehler di La Scala regatava
con sicurezza senza errori e si confermava primo
consentendo al Gabbiano Azzurro di mantenere
la Coppa Oliveto Lario, Bravo Massimiliano!!!.
Bravi tutti i partecipanti che alla fine hanno
festeggiato con noi sulla spiaggia del circolo la
buona riuscita della Manifestazione.
La più piccola imbarcazione in gara del socio Claudio Rivolta
in coppia col presidente Dario Sangalli.
Regata in coppia: Ezio Alboni con la moglie Antonella hanno
realizzato un risultato di tutto rispetto.
Bellissima immagine la contesa della prima
boa tra queste barche, la Scala con Dehler,
sulla risalita verso la boa a Nord con vento in
poppa allungava la distanza dal primo gruppo
inseguitore.
Alla boa di Pescallo l ‘ingaggio tra Ellidelli di
Picchiattini e il Comet 910 di Girardi/Censi dava
ulteriore spettacolo e anche qualche attimo
di tensione per il rischio collisione; nessuno
“mollava”, e la giuria vista la spettacolarità,
tollerava.
La premiazione del vincitore della Coppa Oliveto Lario
edizione 2013.
30
La spiaggia nei preparativi per la partenza.
Alcune fasi della partenza di bolina e del bordo di poppa
verso Pescallo.
31
Una giornata in barca
un po’...Special
U
n gioioso appuntamento che grazie all’”arrivederci” dell’anno prima viene
in automatico fissato sulla nostra agenda
per l’estate successiva: la giornata in barca con
gli amici del Circolo Nautico il Gabbiano Azzurro…
I genitori della squadra lissonese che per la prima
volta hanno partecipato alla giornata, hanno
più volte sottolineato l’ospitalità, la serenità e
la normalità dell’amicizia che ormai lega tutte
queste persone.
A questo coro si unisce il ringraziamento di
tecnici e volontari della società brianzola….
Mentre i ragazzi, penso, a loro modo abbiano già
generosamente palesato la loro gioia per queste
ore…
Un abbraccio forte e sincero, personale, a tutti i
Soci del Circolo Nautico il Gabbiano Azzurro con il
rinnovato invito, in giornate ben più fresche,
a fare una sciata con noi.
Arrivati ormai alla sesta edizione, non aspettiamo
altro che l’OK di Giancarlo che, dopo la
consultazione delle mappe metereologiche,
ci conferma la presenza del sole…
La spiaggia di Uccio attrezzata per accogliere i ragazzi
diversamente abili della soc. “Polisportiva Sole”.
Quest’anno per la prima volta non ci sentiamo
solo ospiti, ma amici ancora più veri: i soci del
Circolo Nautico hanno risposto infatti ad una
richiesta della Polisportiva Sole e invece che
offrire il pasto, hanno deciso di “adottare un
atleta” e permettere ad un nostro ragazzo di
allenarsi e partecipare alle gare Regionali e
Nazionali che Special Olympics organizzerà nella
prossima stagione invernale.
Così sotto i gazebo messi sulla spiaggia di Limonta
paste, insalate, torte salate e dolci, arancini e
polpette sono state preparate dalle famiglie
della Polisportiva.
La gita 2013 per i ragazzi ha potuto far provare sia il motore che la vela, assecondando tutte le preferenze.
Emporio Lario propone per tutti i soci del Circolo Gabbiano Azzurro
Il folto gruppo di ragazzi, tecnici, volontari e
genitori della società lissonese hanno potuto
provare nuove emozioni: ad aspettarci sul pontile
soci del Circolo con diverse imbarcazioni che
hanno permesso ai partecipanti di scegliere
in quale modo fendere le acque del lago: il
silenzio della barca a vela o il rumore di quella a
motore, il relax al sole sorseggiando una bibita o
l’adrenalina dei salti, la leggerezza del timone o
la forza del “ volante”.
Il sole caldo invita anche ad un bagno rinfrescante
dopo il pranzo nell’acqua pulita del lago, in
una sfida di bravura a nuoto tra ragazzi della
Polisportiva e soci del Circolo Nautico.
Le imbarcazioni si preparano a trasportare ragazzi ed
accompagnatori per il solito giro turistico sul lago.
32
uno sconto del 10% sulle attrezzature nautiche
33
EVENTI
Micaela Racchini
Francesco Boffino
L
a scorsa estate, oltre alla ormai tradizionale celebrazione del Cardinale Gianfranco Ravasi, in occasione della
festa della Madonna del Moletto, siamo stati
onorati dalla visita del Cardinale Emerito Dionigi
Tettamanzi, che ha officiato nella festività del
Santo Bernardo.
Ora, sappiamo tutti che la storia di Limonta è
ricca di riferimenti al legame con la Chiesa. In
particolare strettissimo fu quello con l’Abbazia
di S. Ambrogio di Milano, di cui addirittura
Limonta fu per lungo tempo un feudo. Questo
solo elemento non bastava tuttavia a spiegare
il susseguirsi di presenze di così alti Prelati nel
territorio della “terricciuola”.
Abbiamo così scoperto che, oltre alla rete di
importanti relazioni del nostro beneamato
Parroco, coltivate fin dai tempi del seminario, a
promuovere tutte queste visite c’è l’attività della
Signora Franca, strettissima collaboratrice del
Card. Ravasi e, in estate, ospite della Comunità
Parrocchiale limontina.
Per il Card. Ravasi tutto si è svolto come da
tradizione, con l’antica gondola del nostro socio
onorario Giona Barindelli che ha preso a bordo
il Cardinale, le Autorità e la Corale Bilacus, per
il tragitto dall’imbarcadero fino al Santuario e
ritorno.
Diversamente, per la visita del Cardinale
Tettamanzi (che già in qualità di capo della
Diocesi Ambrosiana era stato ospite di Limonta
nel 2006), Don Marino ha pensato di dare una
impronta cordialmente familiare, organizzando
oltre all’accoglienza degna del personaggio,
anche una gita privata in barca alla Madonna del
Moletto.
E per concretizzare la Sua idea, chi meglio dei
Gabbiani poteva essergli di aiuto?
Così nel pomeriggio del 18 agosto il possente Wind
Rose del nostro Roberto Tramarin ha imbarcato
34
Cardinale e Parroco per condurli prima al
Santuario e poi portarli in gita fino al centro lago.
Quanti di noi hanno avuto la fortuna di potere
essere presenti avranno notato il sincero
entusiasmo e la gioia del Cardinale per la gradita
sorpresa.
Senza volere essere irriverenti, in molti abbiamo
avuto la piacevole sensazione di partecipare ad
una gita in famiglia con un amabile Vecchio Zio
che da tanto tempo non vedevamo.
VITA DI CLUB
Limonta terra di Cardinali
La Rosina in viaggio verso il Santuario del Moletto con a bordo
le autorità limontine; al centro da sinistra il Sindaco prof.
Bruno Polti, il Parroco di Oliveto Don Marino ed il Cardinale
Gianfranco Ravasi.
La suggestiva Messa del Moletto che ogni anno si celebra
la sera del 14 Agosto sia per i fedeli a terra che per le
imbarcazioni.
L’arrivo al Moletto dell’imbarcazione del socio Roberto
Tramarin con a Bordo oltre al Parroco di Oliveto il Cardinale
Dionigi Tettamanzi.
Foto di gruppo davanti al bellissimo Santuario della Madonna
del Moletto, ospite il cardinale Dionigi Tettamanzi.
Gratificati dalle parole di ringraziamento
indirizzateci, abbiamo rinnovato a Don Marino
l’impegno ad assisterlo nell’organizzare, ed
eventualmente gestire, futuri eventi e speriamo
che questo possa anche contribuire a rendere più
solido il nostro legame con la gente del luogo e
con il territorio che ci ospita.
Ringrazio di cuore gli amici del “Gabbiano
Azzurro” di Limonta per gli ottimi servizi
organizzati in occasione delle visite alla nostra
Parrocchia dei cardinali Gianfranco Ravasi al Moletto
il 14 agosto e del cardinale Dionigi Tettamanzi il 18
agosto alla festa patronale di Limonta. La sera del
14 è stata la più affollata degli ultimi anni. Arrivo
puntuale, lieto e devoto con il comballo al santuario. La
benedizione delle barche, spontanea, forse abbisogna
di un percorso più agile davanti al prelato benedicente.
Molto cari sono stati i signori del motoscafo la domenica
18 che ci hanno traghettati al santuario e fatto godere
il giro alla punta di Bellagio con felicità del cardinale
Dionigi e di noi suoi accompagnatori. A voi ed a noi
auguriamo “multos annos”. Vostro don Marino
Wind Rose, l’imbarcazione del socio Roberto Tramarin, messa
a disposizione per il trasporto delle autorità religiose nella
giornata del 18 agosto 2013.
Il nostro socio Tramarin con a bordo il Cardinale Dionigi
Tettamanzi e il nostro Parroco Don Marino.
35
TECNICA
Domenico Fossati
Manutenzione del motore
entrobordo diesel
L
a manutenzione del motore è un insieme di operazioni preventive che permette di conservare il motore in buono stato di
funzionamento e di individuare eventuali guasti.
La manutenzione è facilitata se si ha cura di
annotare la quantità di carburante acquistata,
il numero delle ore di esercizio (per conoscere
il consumo di carburante) e le revisioni fatte (in
genere il cambio dell’olio motore e del relativo
filtro, che deve essere fatto ogni 100 ore).
ATTENZIONE: Niente è più pericoloso per la
meccanica di un intervento che si spinge oltre
le conoscenze di chi lo fa.
Controlli sul motore
• Verifiche visive a motore spento.
• Tensione della carica letta sul voltometro: l’ago deve essere vicino al valore nominale della batteria 12 Volt.
• Assenza di tracce d’olio sul motore, sugli accessori, così come nel vano motore.
• Assenza di ossidazione sui collegamenti elettrici.
Controlli con la mano
• Assenza di tracce di acqua attorno ai raccordi dei tubi e assenza di crepe su questi ultimi.
• Livello e colore dell’olio nel carter del motore.
Se appare come maionese, contiene sicuramente dell’acqua.
• Tensione della cinghia dell’alternatore, deve flettere circa 1 centimetro spingendo con il pollice della mano.
• Assenza d’acqua nel filtro del carburante.
La messa in moto del motore
• Controlli uditivi.
Normale rotazione del motorino di avviamento girando la chiave di accensione.
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• Vibrazione del motore o oscillazione troppo forte al cambio di regime.
• Vibrazione all’asse dell’elica al cambio di regime.
Controlli olfattivi e visivi
• Odore di olio caldo e spia pressione olio accesa, spegnere subito il motore.
• All’uscita del tubo di scappamento, emissione di fumo bianco, nero o azzurro.
• Odore e fumo di scappamento all’interno della barca: aerare e cercare la causa lungo il tubo di scappamento.
• Presenza di gocce d’acqua all’uscita dell’asse dell’elica, nello scafo, attorno a un premistoppa.
• Mancanza d’acqua all’uscita del tubo di scappamento; fermare il motore.
• Controllare che le spie pressione olio e alternatore siano spente.
INTERVENTI DI MANUTENZIONE
• Cambio dell’olio e del filtro.
Per cambiare l’olio fate girare il motore fino a quando l’olio si riscalda, poi spegnere il motore.
Aspirare l’olio con una pompa meccanica attraverso l’apposito condotto o il tubo contenente l’astina del livello.
Con la chiave speciale per filtri sbloccate il filtro dell’olio poi svitatelo a mano, attenzione alle scolature di olio, usate un recipiente sotto
il filtro.
Prima di mettere il nuovo filtro lubrificate la guarnizione di gomma con un po’ d’olio.
Avvitare a mano il nuovo filtro.
Mettere l’olio nuovo fino al livello consigliato, avviare il motore e controllare che la spia pressione olio si spenga subito.
Verificare anche che il filtro non abbia perdite.
Sostituzione della girante della pompa
dell’acqua di mare
• Chiudere la valvola della presa a mare.
Svitate le viti del coperchio, riponetele con la relativa guarnizione, estraete la girante, pulite il corpo della pompa all’entrata e uscita da eventuali impurità.
Lubrificare con vaselina la sede per la nuova girante, inserire la girante facendola
girare in senso orario, in modo che le palette siano orientate correttamente sin dall’inizio.
Controllate che le due facce della guarnizione non presentino delle asperità, mettete un po’ di vaselina poi sistemate il coperchio e stringete le viti sempre una contrapposta all’altra.
Aprire la presa a mare accendere il motore, verificare che non ci siano perdite d’acqua dal coperchio e per il buon funzionamento della pompa deve uscire acqua dal tubo di scappamento.
Il motore entro bordo diesel Faryman 27 CV installato
sull’Alpha 9,50 del 1973.
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Gruppo Musicale
“BINARIO 440”
S
i, viaggiare, evitando le buche più dure.....
Il viaggio. Ci sono tanti tipi di viaggio:
il viaggio con la fantasia, più facile ed
economico che ti consente di poter girare in
libertà senza vincoli di tempo, di soldi e di
lingua; quello programmato, dove scatenare la
più vivace curiosità e assaporare tutto ciò che
si è previsto; viaggi romantici, viaggi culturali,
viaggia allucinogeni, viaggi di lavoro e viaggi per
dimenticare. Io vi voglio parlare di un viaggio per
cantare. Un viaggio in treno, partito anni fa come
un diretto e che oggi ha trasformato un po’ la sua
natura diventando un treno locale che si ferma a
tutte le stazioni.
BINARIO 440 è la metafora di un luogo pubblico,
una banchina ferroviaria dalla quale salgono
e scendono sul nostro treno amici, musicisti,
cantanti e interpreti vari per compiere con noi un
breve viaggio musicale attraverso interpretazioni
di canzoni che hanno fatto la storia della musica
degli anni 60 e 70.
Vari interpreti, ognuno con il proprio genere,
strumenti nuovi che entrano ed escono dal gruppo
alimentando musiche diverse e impreviste. Sax,
fisarmoniche, violini, armoniche costruiscono
assieme al corpo centrale del gruppo, armonie
con radici di estrazioni differenti.
E questo treno diventa una sorta di caravanserraglio,
un circo “Barnum” della musica che compie
divertenti escursioni in vari luoghi limitrofi.
Ed una fra le ultime tappe di questo viaggio
è stata in ottobre, organizzata dal nostro
circolo nautico in quel di Bellagio dal mitico
“MARCOBENZINA”.
Una serata all’insegna del “Toc” e del “Ragel”
dove il gruppo “BINARIO 440” ha scatenato i
ballerini più caldi fino a tarda sera con musiche
anni ‘70, un po’ “imprigionate” dalla dimensione
del locale ma comunque coinvolgenti (il prossimo
evento lo faremo sulla Rosina in mezzo al lago).
SOCI: STORIE DI GABBIANI
Fiorenzo Mussi
HERTZ
Grazie a:
Giancarlo (organizzatore e chitarra solista),
Claudio (batteria),
Bebe (percussioni),
Sergio (tastiera),
Massimo (chitarra ritmica),
Fiorenzo (basso)
Gimmi, Giusi e Trie (voci).
I soci Giancarlo e Fiorenzo porteranno in giro per il mondo nelle
loro tournèe la bandiera del Circolo Nautico.
Dal 2014 tutti i componenti e amici del circolo
nautico Gabbiano Azzurro avranno diritto di salire
gratuitamente sul nostro treno.
A presto
MARCO BENZINA - LO STAR WARS BAR
Voglio spendere due parole sul Marcobenzina’s Bar, anche
se è molto difficile da descrivere e tantomeno coglierne il
senso perchè, parafrasando una canzone di Vasco Rossi,
“un senso non ce l’ha”. Più lo frequento e più mi sento
in un luogo che si potrebbe definire fuori dal tempo e
dallo spazio, un Bar galleggiante dove reale e surreale
si fondono in modo perfetto; l’ambiente, gli avventori, il
suo creatore sono una miscela irresistibile di un’umanità
variopinta che riassume al meglio la galassia lariana.
Nel cuore della megalopoli galattica del Centro Lago,
Marcobenzina’s Bar sembra uscito dai sogni Lucasiani
di “Guerre Stellari”, lo Star Wars Bar, la locanda che
galleggia nello spazio con un arredo stile anni ’50, dove è
possibile incontrare ogni tipo di personaggio proveniente
dai vari pianeti lariani, senza doverti stupire di nulla. Senza
dimenticare lo slogan d’ingresso che l’amico Marco ha
voluto sulla parete esterna, quel “Vino e Cucina” che
richiama le atmosfere Procidiane de “Il Postino”, dove
la “metafora” è di casa e dove al meglio si possono
comprendere le parole tratte dal film, non ricordo se di
Pablo Neruda o di Mario Ruoppolo ma fa lo stesso:
“La poesia non è di chi la scrive, è di chi ……gli serve”.
Naturalmente da Marcobenzina sono di casa anche
simpatia e cortesia nonchè ottima cucina dai fornelli della
moglie-chef Betty.
Giancarlo Rivolta
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SOCI: STORIE DI GABBIANI
The Best of Pescallo by Boffino
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Il poggio di San Martino
I
l Santuario della Madonna delle Grazie si erge sulla cima della frazione di San Martino sopra Griante, in provincia di Como
e si raggiunge con un sentiero pedonale che si
arrampica in mezzo a boschi e radure sino al
poggio che ospita la Chiesa.
L’origine del Santuario si spiega con una leggenda,
come ce ne sono tante sul Lario, che parla di un
miracoloso ritrovamento.
Durante la grande peste, narrata anche da
Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi”
(1628-1630), una pastorella di Griante, giunta
al Poggio di San Martino per cercare erbe o forse
per ritrovare una pecorella sfuggitale, entrò in
una stretta grotta, dove vi trovò la statua lignea
della Vergine che ancora oggi è conservata
all’interno del Santuario.
La vista sul promontorio di Bellagio e sui due rami del lago
è veramente fantastica ( la foto non rende giustizia alla
realtà).
Alcuni scorci sul lago durante la salita al poggio di San Martino.
Andò subito in paese a raccontare a tutti della
scoperta e, con non poca fatica, alcuni griantesi
riuscirono a recuperare la statua ed a portarla in
paese.
Tutti pensarono ad un miracolo, perché nessuno
aveva mai saputo dell’esistenza della statua e
decisero di posizionarla nella chiesa parrocchiale
per esporla all’adorazione di tutti.
La bellissima Chiesa che custodisce la statua della Mdonna di cui alla leggenda della pastorella.
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IL LARIO E LA SUA STORIA
Giancarlo Rivolta
Qui accadde un fatto imprevisto, perché la statua
tornò misteriosamente al poggio di San Martino,
ma non nella grotta in cui fu rinvenuta, bensì in
una posizione dalla quale con uno sguardo era
possibile abbracciare tutta la valle e il lago di Como.
Gli abitanti interpretarono il fatto come una
precisa richiesta della Madonna e costruirono
una chiesa in suo onore e la statua posta in una
nicchia sopra l’altare.
Nonostante questa storia si tramandi da molto
tempo, alcuni documenti storici fanno pensare ad
origini ancor più antiche.
La struttura è formata da 3 parti ben distinte,
risalenti a periodi diversi, ma le parti più antiche
risalgono ai tempi dei Romani, che avevano
costruito un avamposto difensivo e un punto di
osservazione, con accanto una casa per soldati.
A provare l’antichità della struttura alcuni
reperti, riportati alla luce durante le opere di
restauro e ora conservati al Museo Archeologico di
Como.
In seguito le due strutture preesistenti furono
assemblate per formare il nucleo antico della
Chiesa. A metà del XVII secolo, quando fu
ritrovata la statua lignea della Madonna, parte
dell’abside fu abbattuta, fu costruita una nicchia
e vi fu posta la statua.
Nel secolo seguente si decise di aprire la porta
dell’antica casetta dei soldati e si costruì il
portico della facciata e, a causa dei sempre più
numerosi fedeli che accorrevano al Santuario, nel
1805 e per tutto il 1800, la struttura fu più volte
ampliata e restaurata senza per questo perdere
l’aspetto architettonico originario.
Per visitare il Santuario della Madonna delle
Grazie, è necessario raggiungere Griante
(da Bellagio con il traghetto per Cadenabbia
o Menaggio), lasciare il mezzo in parcheggio
e farsi una bella camminata in salita per
trenta/quaranta minuti (si sale ad un’altezza
di mt. 862); un po’ di fatica ma ne vale
veramente la pena per gli scorci panoramici
sul lago ed in particolare su Bellagio che si
possono godere durante il viaggio e per i profumi
che si colgono nel bosco che si attraversa su
un bellissimo sentiero in ciottoli. Inoltre la fatica
viene ripagata appena arrivati al poggio per la
vista mozzafiato su tutto il lago e per il Santuario,
autentica perla immersa nel verde.
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Il Falco della rupe
“pirata del lago di Como”
I
l Lario ha avuto il suo “pirata” nel ‘500, Gian Giacomo Medici, detto “il Medeghino”.
“Medeghino” sta per piccolo Medici, soprannome
che tendeva a sminuire la famiglia Milanese
Medici, alla quale apparteneva, nei confronti
dell’omonima fiorentina.
Nacque nel 1495 a Milano, da Bernardo Medici e
Cecilia Serbelloni, famiglia povera e numerosa.
Primo di quattordici figli Gian Giacomo imparò
ben presto l’arte di arrangiarsi, mettendosi a
capo di una banda di teppistelli dedita a furti e
ribalderie di ogni genere.
Aveva appena sedici anni quando ebbe una
lite con un degno rivale uscendone mezzo
morto ad opera della banda di quest’ultimo ed
abbandonato per strada.
Appena guarito il Medeghino si vendicò,
uccidendo in pieno giorno il suo rivale.
Per questo fu bandito da Milano e si rifugiò sul
Lago di Como, che diventò la base di molte sue
imprese. Qui riunì molti fuoriusciti e li organizzò
in una banda che sconvolse in quegli anni il lago
di Como con scorrerie, assalti ad imbarcazioni
ed efferatezze di ogni tipo, guadagnandosi il
soprannome di “Falco della Rupe”.
Il cinquecento lo vide protagonista inoltre di
numerose vicende sia umane che militari, sempre
all’insegna della violenza.
Con le sue imprese cominciò ad arricchirsi e,
sposando la causa del futuro duca Francesco II, da
brigante divenne capitano.
Nel 1522 Francesco Sforza grazie a Carlo V,
tornò in possesso di Milano, nominò governatore
Girolamo Morone che volle il Medeghino come suo
braccio destro e guardia del corpo.
Il Medeghino uccideva su commissione del Morone
i suoi nemici sino a che il Duca, infastidito da
tanta efferatezza e da tanti delitti impuniti,
ordinò al Morone di disfarsi del Medici.
A questo punto il cancelliere finse di concedere
l’investitura del Castello di Musso al Medeghino,
consegnandogli una lettera sigillata da portare
personalmente al castellano, nella quale era
46
scritto l’ordine di uccidere lo stesso Medici.
Ma Gian Giacomo, fiutato l’inganno, sostituì
la prima lettera con un’altra, nella quale si
comandava al castellano di aprire le porte del
castello, così si impadronì del maniero che
divenne la nuova base per le sue imprese.
Il Medeghino spadroneggiò su tutto il lago di
Como, compì razzie e rapine e il castello di Musso
divenne una “città-stato”, dotato persino di una
zecca alla quale il Medici, mise a capo un rigido
magistrato, Martino detto il Mondonico.
In pratica tutte le strade per il lago di Como e per
la Svizzera erano in sua mano, come le acque del
Lario.
Passando al servizio dell’Imperatore ed
abbandonando lo Sforza, in nome di Carlo V il
Medeghino si investì del castello di Musso con il
titolo di Marchese arrogandosi il dominio sul lago
di Como da Nesso in su, della città di Lecco di cui
si proclamò Conte, della Valsassina, Valdanera,
Valsolda e delle tre Pievi (alto Lario), sostituendo
nell’insegna della banda la croce rossa con quella
bianca.
Il neo Marchese di Musso faceva incursioni
corsare su tutto il lago, dove possedeva una
flotta composta da sette grosse navi a tre vele
con quarantotto remi munite di bombarde ed un
brigantino dove sull’albero maestro sventolava
lo stendardo dalle palle d’oro in campo rosso; il
motto della nave era “salva, domine, vigilantes”.
A Bologna nel 1529 fu ristabilita la pace fra
l’imperatore e Francesco Sforza; il Medici
pertanto venne spogliato di tutti i suoi beni
tornando ad essere considerato un “bandito”.
Accerchiato resistette per dieci mesi nel castello
di Musso ma alla fine dovette arrendersi, sconfitto
dalle navi Ducali, ma accettando onorevoli
condizioni.
Il Medeghino iniziò in quel periodo un ventennale
servizio di condottiero per la Corona di Spagna,
che a tratti l’avrebbe riscattato di un passato da
brigante.
Seguirono altri periodi da combattente in
Ungheria e in Germania conquistando consensi e
venne persino nominato Vicerè di Boemia.
Carlo V, visti i successi di Gian Giacomo Medici,
era pronto ad affidare al suo capitano altri
incarichi militari, in un gran progetto d’invasione
del Piemonte contro la Francia, ma il Medeghino
morì improvvisamente l’8 novembre 1555
probabilmente avvelenato.
Ebbe funerali solenni e un maestoso mausoleo di
marmo di Carrara opera di Leone Leoni su disegno
di Michelangelo, collocato all’interno del Duomo
di Milano.
Gian Giacomo Medici, da brigante a coraggioso
condottiero, era ormai diventato una illustre
personaggio e una leggenda.
Ma ancora oggi, a chi conosce la storia e le
avventure del “Falco della Rupe”, ricordando le
sue crudeli scorrerie sul Lario, capita di sentire
un brivido correre lungo la schiena ogni volta che
percorre le tranquilli acque del Lario.
La famosa rupe del “falco”, primo
rifugio di Gian Giacomo Medici sul lago
di Como.
La flotta del Medeghino era composta da sette grosse navi
a tre vele con quarantotto remi munite di bombarde.
Il Castello di Musso, quartier generale
del Pirata del lago di Como.
Il bellissimo mausoleo di Gian Giacomo
Medici progettato da Michelangelo
realizzato all’interno del Duomo di Milano.
Il Medeghino in raffigurazioni dell’epoca
da Pirata a condottiero
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IL LARIO E LA SUA STORIA
Giancarlo Rivolta
IL LARIO E LA SUA STORIA
Margherita Rezzonico
TESSILMARE, la storia
La storia del Lario è anche la storia delle
aziende che qui sono nate e che hanno fatto
conoscere il nostro territorio in tutto il mondo.
Margherita Rezzonico, titolare della Tessilmare
e socia del Gabbiano Azzurro ci racconta qui la
storia dell’azienda.
La creatività, l’impegno, la tecnologia ed il
legame famigliare hanno permesso, la nascita
e lo sviluppo di un’azienda indomita ancora in
espansione dopo 58 anni di attività.
TESSILMARE è un’azienda che nasce nel 1947
in un territorio famoso, in tutto il mondo,
per le sue tessiture: Como ed il suo lago.
Nata come setificio grazie all’impegno del
fondatore, Dino Luigi Rezzonico, nel tempo,
sotto la gestione del figlio ed ora della terza
generazione, ha spostato l’attenzione verso
le molteplici possibilità di utilizzo dei tessuti
tecnici.
La passione verso la meccanica e la conoscenza
della chimica, hanno permesso alla Tessilmare,
di affrontare settori merceologici, fino ad allora
esclusi dalla produzione tradizionale.
Il fondatore della Tessilmare
Dino Luigi Rezzonico.
Il campo di applicazione più selettivo ed
affascinante, quello nautico, ha dato gli stimoli
necessari perché l’azienda concentrasse i suoi
sforzi in quest’unica direzione.
I tessuti non dovevano resistere solo all’uomo
e al tempo, ma anche all’acqua, al sole ed alla
salsedine.
Lo studio sistematico ed approfondito dei
materiali e dei rivestimenti, ha portato l’azienda
ad avere la leadership della produzione tessile
europea di settore.
Nel frattempo, la conoscenza della nautica e dei
cantieri, delle loro problematiche ed esigenze,
hanno indotto la Tessilmare a cimentarsi nella
produzione di articoli tecnici, quali profili
parabordo, capottine parasole, coperture per
imbarcazioni, primeggiando anche in questo
settore.
La Tessilmare quindi, delinea quanto di meglio
l’iniziativa italica può rappresentare.
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CRANCHI un marchio,
un simbolo di qualità della gente di lago
Con questa edizione di LARIUS vogliamo iniziare
a raccontare la storia di cantieri nautici che
hanno radici sul lago di Como. Abbiamo chiesto
a Paola Cranchi di raccontarci della sua Azienda;
la CRANCHI S.P.A. nata a S. Giovanni di Bellagio
nel 1870 è diventata azienda Leader a livello
mondiale.
CANTIERE NAUTICO CRANCHI® S.p.A.
La storia
L’attività nautica di CRANCHI® ha origine nel 1870
sul Lago di Como, a San Giovanni di Bellagio. Nel
1932 si sposta a Brienno, ancora sul Lago di Como,
per poi trasferirsi nel 1970 lin Valtellina (SO). A
Piantedo, con Aldo Cranchi che rappresenta la 4°
generazione, nasce la prima fabbrica CRANCHI®
per la produzione di barche in vetroresina. Qui
nei 36.000 mq. di Piantedo Plant, fabbrica pilota,
si producono imbarcazioni dai 10 ai 15 m. e ci
sono: la Sede amministrativa commerciale, il
Centro Studi Ricerche, il Centro acquisti, il Centro
ricambi e l’Ufficio Risorse Umane.
Il cantiere di Brienno
La Cranchi nel 1932 si sposta da S. Giovanni di Bellagio a Brienno.
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Da qui in poi è tutto un susseguirsi di ampliamenti
e ammodernamenti, che portano il marchio
CRANCHI® a possedere oggi 3 stabilimenti
produttivi in Italia dislocati tra Lombardia e
Friuli Venezia Giulia, un Marine Test Centre dove
è possibile provare tutto l’anno l’intera gamma,
una Darsena per alaggio e varo e refitting per
yachts di dimensioni superiori ai 50 piedi.
Nel 2006 CRANCHI con la quinta generazione si
trasforma da SRL in S.p.A. e apre una nuova era
commerciale che oggi esporta in 70 Paesi nel
mondo più del 80% della Sua produzione. Queste
sono ad oggi le fabbriche e le strutture oltre alla
già citata Piantedo, collegate alla produzione.
CRANCHI:
San Giorgio di Nogaro (UD) Plant 2
complesso produttivo di 20.000 mq. su un area di
100.000 mq.
Seventy Plant 4 (SO)
Nel 2009 è ultimato e diventa operativo il
futuristico stabilimento “Seventy Plant 4”,destinato
alla produzione degli yachts CRANCHI® oltre i 50
piedi (oltre i 15 m). Un polo che per contenuti
tecnologici e soluzioni adottate non ha eguali al
mondo.
Sorge su una superficie coperta di 30.000 mq
all’interno di un’area di complessivi 140.000 mq.
Questa fabbrica è concepita per ridurre
drasticamente i tempi di esecuzione, aumentando
la qualità del prodotto e della vita in fabbrica,
per produrre imbarcazioni eccellenti.
Marine Test Centre a San Giorgio di Nogaro (UD)
Dal 1997 la palestra per le prove più meticolose
di prototipi e nuovi modelli. Aperto 365 giorni
all’anno, ha la peculiarità di disporre di uno
showroom permanente con la possibilità di far
effettuare prove in mare alla propria clientela.
Cabinato in legno in fase di lavorazione ed al varo nel cantiere della Cranchi a Brienno
Darsena Bellagio & Capannone Brienno e
Capannone Tremezzo a San Giorgio di Nogaro (UD)
Grazie a un pool di professionisti offre servizi di
refitting, rimessaggio, alaggio, varo e tutta una
serie di assistenza personalizzata.
Sardegna
Ad Olbia, nel cuore del golfo, siamo presenti con
una struttura che sorge su un’area di 15.000 mq.,
provvista di un capannone di 4.500 mq. Un centro
all’avanguardia per la nautica direttamente sul
mare.
“CRANCHI “made in Manaus Brazil” Produzione
su licenza Cranchi
Ormai avviata la collaborazione fra CRANCHI e un
partner brasiliano con sede a Manaus che produce
su licenza. Prodotte da Marzo 2011 ad oggi più di
40 unità dando lavoro a circa 100 addetti.
Spostamento di lance appena prodotte per la consegna. La barca traino è una bellissima gondola lariana di nome Franca Brienno.
Che fine avrà fatto?
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IL LARIO E LA SUA STORIA
Paola Cranchi
CRANCHI USA
Presente sul mercato USA dal 1993, CRANCHI
commercializza oggi il suo prodotto oltreoceano
attraverso una società gestita e controllata
direttamente dal Cantiere. Oltre 600 le
imbarcazioni vendute in America
(Stati Uniti e Sud America) dal 1993 ad oggi.
Nel 2013 sono 18 i modelli in produzione con
differenti versioni Flybridge, Open, Hard Top
e Soft Top e da quest’anno anche una nuova
linea di imbarcazioni, la linea Trawler.
Una intensa attività lavorativa ci ha permesso
di presentare anche quest’anno 4 nuovi modelli.
La novità assoluta è il primo modello della linea
Trawler, ECO TRAWLER 53 Long Distance, la
54 HT, la fuoribordo Panama 29 e la nuovissima
Endurance 27.
La nostra Filosofia: qualità ed eccellenza
In CRANCHI® abbiamo sempre sostenuto che
sono gli investimenti a generare la qualità e
la produttività, e che queste due condizioni
si possono ottenere solo attraverso l’adozione
di impianti e procedimenti tecnologicamente
all’avanguardia. Oggi, senza timore di smentite,
in CRANCHI® disponiamo di una tecnologia di
processo e di prodotto senza eguali attraverso
le quali riusciamo ad ottenere un rapporto di
qualità altissima ad un prezzo assolutamente
competitivo. Utilizzando la nostra competenza e
passione per il nostro lavoro e per tutto ciò che
è innovativo creiamo le imbarcazioni/yachts in
grado di donare benessere e divertimento a chi
sceglie il nostro Cantiere.
Fare qualità ci impegna al 100%. La ricompensa
più appagante sono i clienti soddisfatti che dopo
anni di utilizzo delle nostre barche, soddisfatti,
ci narrano le loro imprese a bordo delle nostre
imbarcazioni che partono da ogni dove e
raggiungono mete favolose in tutto il mondo.
GABBIANO POESIA
Questa è la nostra qualità!
Esigiamo che lo scafo uscito dalle linee produttive,
dopo aver effettuato i dovuti collaudi di
produzione, possa navigare senza interventi.
Per alcuni può sembrare poco, per noi è un
risultato immenso!
Ciascuno di noi è, in verità,
un’immagine del grande gabbiano,
un’infinita idea di libertà, senza limiti.
Richard Bach
Fasi di lavorazione nel nuovo stabilimento di Piantedo in Valtellina.
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Il nuovo modello “Cranchi Eco Trawler 53”, novità assoluta per
la stagione 2013-2014 esposto a Cannes 2013.
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POESIA
Associazione Nautica
GABBIANO AZZURRO Limonta
www.gabbianoazzurro.it
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2° EDIZIONE - OTTOBRE 2010
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Larius 2013 - gabbiano azzurro