4 EDIZIONE - Novembre 2013 LARIUS RIVISTA DEL CIRCOLO NAUTICO “ GABBIANO AZZURRO” 101 INCARICHI SOCIALI_2012-2015 EDITORIALE CONSIGLIO DIRETTIVO: - Presidente - Segretario -Vice presidente - Tesoriere - Consigliere manutenzione Campo boe e spiaggia - Consigliere Comunicazione/Immagine - Consigliere Organizzazione Eventi - Consigliere Organizzazione Regate/comitato regata Sangalli Luigi Dario Rivolta Giancarlo Marazzi Marino Luigi - Presidente - Probiviro - Probiviro 2 Boffino Francesco Fossati Domenico La Scala Massimiliano 13 Mariani Leonardo Vela o Motore due mondi, la stessa passione Giancarlo Rivolta ASSOCIAZIONI 4 6 8 10 Ariel – La casa di Ariel Dario Sangalli Pianeta Canoa Dario Sangalli /Michele Gandola Il GEOL: ieri oggi e...domani Michele Gilardoni Embolina – un mito del sub Claudio Silva Abbigliamento sociale IL PERSONAGGIO 14 16 Collegio Probiviri/Revisori dei Conti: SOMMARIO CIRCOLO NAUTICO GABBIANO AZZURRO Colombo Roberto Beretta Giampietro Tramarin Roberto Io, Lariana adottiva Antonia Migliaresi Un grande personaggio e la gondola lariana Dario Sangalli DIARIO DI BORDO 18 La Rosina Dario Sangalli OLIVETO LARIO 20 23 24 Limonta e il lupo attraverso la storia Claudio Rivolta La regata del “marrone” Fiorenzo Mussi Il Primo Palio delle frazioni Andrea Vigevano EVENTI 30 32 Coppa Oliveto Lario Roberto Colombo Una giornata in barca...un po’ special Micaela Racchini VITA DI CLUB 34 Limonta terra di cardinali Francesco Boffino TECNICA 36 Manutenzione del motore entrobordo diesel Domenico Fossati SOCI: STORIE DI GABBIANI 38 40 Gruppo musicale “Binario 440” Fiorenzo Mussi The best of Pescallo Francesco Boffino IL LARIO E LA SUA STORIA Una suggestiva immagine del campo boe di Limonta sotto la neve invernale. 42 46 48 50 Il Poggio di San Martino Giancarlo Rivolta Il Falco della rupe “pirata del lago di Como” Giancarlo Rivolta TESSILMARE - la storia Margherita Rezzonico CRANCHI - la storia Paola Cranchi 53 GABBIANO POESIA 1 Giancarlo Rivolta I l mondo della nautica è decisamente diviso in due: vela o motore. Tra le due fazioni, vela e motore appunto, notoriamente non corre buon sangue; si dice che gli uni non sopportino gli altri che ripagano con la stessa moneta. Il velista ama il silenzio, il fruscio del vento sulle vele, le scotte e le manovre per sfruttare l’elemento naturale, odia il rumore e le onde fatte dai motoscafi. Il motoscafista d’altro canto non capisce come il velista faccia a stare ore sotto il sole in attesa del vento senza potersi muovere; e poi queste barche a vela lente alle quali dare la precedenza costringendo i motoscafi ad impossibili slalom per evitarle, ma soprattutto come fanno ad andare il giro con la barca inclinata di trenta gradi che pare debbano capovolgersi da un momento all’altro! C’è anche una terza sezione che sono quelli che comprano la barca a vela super attrezzata e poi vanno sempre a motore, ma questa è una storia a parte. Comunque, questa disputa tra vela e motore, io personalmente, ma anche tutto il nostro circolo nautico, l’ha risolta. Velisti e motoristi convivono naturalmente, anzi si integrano e si amano. Parlando della mia esperienza personale, chi mi conosce sa che di base sono un velista. Avevo poco più di vent’anni quando ho scoperto il lago di Como e la Nautica grazie ad un carissimo amico che oggi è il degno presidente del nostro circolo. Da lì ho sperimentato ogni tipo di imbarcazione giungendo alla vela che è stata mia compagna per decenni. Sono però un ammiratore anche delle barche a motore perché, oltre ai difetti, hanno anche i loro pregi. Se la scelta dovesse essere solo tra le barche a motore mi farei una bella barca dislocante, più lenta ma più comoda e parca nei consumi. 2 Ma i supermotoscafi sono spettacolari. Basta avere il pieno assicurato e loro ti portano ovunque in pochissimo tempo. Immaginiamo di essere a Limonta con poco tempo da dedicare al nostro motoscafo! Bene, possiamo, in poco più di mezz’ora andare a prendere l’aperitivo con gli amici di Como, poi via per il pranzo a Piona con picnic in barca, un gelato a Menaggio (dove c’è un bellissimo pontile di attracco) e ritorno verso casa dove si arriva in tempo per il caffè. Il velista invece parte al mattino con un pò di Tivano, all’ora di pranzo cazzeggia senza vento sotto il sole a birra e panini aspettando la Breva che non si sa se arriva e specialmente “quando” arriva. Arrivata la Breva si sfoga: mano di terzaroli, spy, genoa, fiocco e chi più ne ha più ne metta. Quando torna è sera, dopo avere girato in tondo tutto il pomeriggio, stanco ma soddisfatto. Mia moglie, dopo avere sopportato per anni le mie angherie costringendola a spostarsi continuamente da una parte all’altra della barca a vela per le inevitabili virate (sul lago di Como succede ogni dieci minuti), ha sempre sognato una barca su cui prendere il sole senza “cazzare, lascare, issare o ammainare” nulla. Il giorno che casualmente ha provato un motoscafo ha scoperto la sua vera passione per la nautica, fatta di “prendisole, velocità, confort ecc. ecc.”, ed ha deciso di convertire anche me.....e si sa chi comanda normalmente in famiglia! Al Gabbiano Azzurro si può fare, si può essere velisti, motonauti o “binautici” perché la nostra prima passione è il Lario, e la barca, di qualsiasi tipo sia, è solo il mezzo che ci permette di goderne appieno tutte le bellezze fatte di natura, di paesaggi spettacolari, di paesini che si specchiano nel lago o che, appollaiati a mezza montagna regalano viste da togliere il fiato. Ma la vera passione dei nostri soci, velisti o motonauti che siano è un’altra: quella di stare insieme, tra Gabbiani, magari con uscite di flotta sia a vela che a motore, a fare un picnic al EDITORIALE VELA O MOTORE due mondi, la stessa passione tramonto o a fare il bagno. E allora qual è la parola d’ordine di noi Gabbiani? Vela? Motore? Vento? Velocità? Niente di tutto ciò. La nostra parola d’ordine è “Amicizia” con la “A” maiuscola. La nostra passione si sfoga in compagnia, naturalmente in barca, la nostra o ospiti su quella dell’amico gabbiano, ma anche in sede o al ristorante, parlando di barche, di gite, di programmi davanti ad un piatto di “Missultit” o di “riso con il persico”. Così sono nate le migliori idee, così è nato “Larius”, che ormai consideriamo una rivista grazie alla passione dei soci che vi si dedicano con estremo interesse per migliorarlo continuamente. In questo numero, oltre alle numerose attività del Circolo, parliamo come al solito anche di soci, di Oliveto Lario ed in particolare di Limonta che è la cittadina che ci ospita e che per noi è il posto più bello del mondo, ma parliamo anche del Lario e della sua affascinante storia. Un ringraziamento particolare al socio Fiorenzo Mussi che ha regalato a “Larius” la sua veste grafica, rubando tempo al suo lavoro. Grazie anche a tutti i soci che hanno voluto partecipare proponendo articoli da inserire nella nostra bella rivista, ed a quelli che leggono soddisfatti le pagine di Larius. Un grazie a tutti i sostenitori, in primo luogo la Comunità Limontina, che ci confortano con i loro apprezzamenti e ci spronano a continuare. Ed un ringraziamento anche agli sponsor che troverete all’interno della rivista come novità di questa edizione, che ci hanno consentito di raddoppiare la tiratura di Larius a costo zero. Per finire buona navigazione a tutti, sia a vela che a motore, in mare, sul lago o nella vita, e che i venti (o i pistoni) vi siano favorevoli. 3 Dario Sangalli ASSOCIAZIONI A.R.I.E.L. La casa di Ariel Associazione Recupero Imbarcazione d’Epoca Lariana “canottieri di Bellagio”(Bellagina), fucina di grandi campioni del remo e della quale,da ragazzo,ho avuto l’onore di far parte vogando sul quattro con timoniere; ora queste barche sono state sostituite da quelle più competitive in fibra di carbonio. Proseguendo il nostro giro si incontra,accanto ad una barca lariana, una lancia costruita dai cantieri “Archetti” di Mont’Isola sul lago d’Iseo avente le stesse caratteristiche di costruzione delle nostre imbarcazioni in fasciame sovrapposto o klincher, l’unica differenza è la ruota di prua più pronunciata e leggermente più larga al baglio. A lcuni dei nostri lettori sanno già chi è o meglio cos’è Ariel. Ariel è una associazione che fa parte del nostro circolo e che si interessa del recupero di barche in legno e che appartengono alla storia ed alle tradizioni del nostro lago, ma capita, talvolta di imbattersi in imbarcazioni che pur non essendo tipiche lariane hanno le stesse caratteristiche e non possono esere abbandonate ad un destino il più delle volte nefasto; pertanto vengono recuperate ed accolte nella casa di Ariel dove vengono custodite e restituite, quando è possibile, alla loro dignità. Abbiamo pertanto deciso di andare a curiosare in casa di Ariel per vedere i “furestè” (i forestieri) che vi abitano. All’ingresso a darci il benvenuto troviamo la “Lena” il Dinghi 12 piedi dei cantieri Colombo di Grandate, una lariana che già conosciamo (giornalino dell’anno scorso); appena entrati vediamo appese al soffitto due barche da canottaggio costruite dalla ditta SALANI di Firenze, si tratta di un “singolo” (un solo rematore) e di un “doppio” (due rematori),lo scafo è costruito in cedro del Libano che le rende molto leggere, appartenevano alla flotta della leggendaria 4 Accanto, sempre dei cantieri “Archetti” e quindi con le stesse caratteristiche ma con misure maggiori(mt.6,00 di lunghezza x mt 2,20 di larghezza) vi è una grossa lancia a vela con armo tradizionale con randa e fiocco (sloop) e albero in legno abbattibile, alla base del quale una targhetta in ottone riporta la bella preghiera di san Francesco dedicata appunto all’acqua, che così recita: “Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”. In fondo al capannone posto tra una lancia lariana, che negli anni 50/60 trasportava i turisti da Sala Comacina all’isola ed un motoscafo sempre in legno dei cantieri Giacomo Colombo di Menaggio, (del quale parleremo in un’altra occasione),vi è un motoscafo dei cantieri Riva di Sarnico, si tratta di un “Riva junior” e conserva tutto il fascino dei motoscafi costruiti interamente in mogano negli anni sessanta con tutta l’eleganza che Carlo Riva sapeva imprimere a tutte le sue creature; questo modello infatti è del 1962 ed è contrassegnato, così come da tradizione Riva, con il numero 162 (il numero 164 fu acquistato dal re del Pakistan sempre nel 1962). Di Carlo Riva bisogna ricordare che il bisnonno Pietro, maestro d’ascia comacino, si trasferì dal lago di Como a Sarnico sul lago d’Iseo esportando colà l’arte del costruire barche. Per il momento la visita è finita perché non ci sono più ospiti da conoscere ma il bello è anche la gioia della ricerca e della scoperta di nuove barche da ospitare a casa di Ariel e quindi forza ragazzi diamoci da fare. Il motoscafo Riva junior del 1962. Pietro Riva, maestro comacino, si trasferì nel 1842 dal lago di Como a Sarnico sul lago d’Iseo. 5 Dario Sangalli Michele Gandola U BELLAGIO WATER SPORTS na buona alternativa per chi vuole navigare sul lago senza problemi di varo, rimessaggio spese di gestione tutt’altro che economiche, è la canoa o il kayak. Un modo più di altri di navigare a contatto con la natura a pelo d’acqua e con la possibilità di navigare sotto costa per meglio assaporare i segreti di anfratti e paesaggi sulle rive. Bisogna probabilmente essere un cultore di questa disciplina per meglio esprimere le sensazioni che si provano solcando le acque del nostro Lario da questa prospettiva. Vi invito a questo proposito a leggere o rileggere la poesia pubblicata sul nostro giornalino dell’anno scorso dal titolo “il segreto degli aironi” dove l’autrice con grande sensibilità e bravura ci rende partecipi di una affascinate navigazione su un tratto di lago tra San Giovanni e Lezzeno. Da questo racconto traspare un amore da noi condiviso per questo nostro lago che l’autrice manifesta anche sul suo blog “una terrazza sul Lario” che vi invito a visitare. “Enjoy the Lake from the best possible place,the lake itself......” In questa frase si identifica Bellagio Water Sports Scuola di canoa nella baia di Pescallo. (vedi articolo pagina 14) Due cuori e.....una canoa. L’obbiettivo di Bellagio Water Sports è di dare la possibilità a tutti coloro che amano la natura, la cultura e lo sport di godere delle bellezze del nostro Meraviglioso Lago di Como in totale relax e sicurezza. L’attività in canoa che offriamo è un buon compromesso tra una leggera attività fisica e la possibilità di esplorare le bellezze della nostra area da un punto di vista unico (a circa 10 centimetri dall’acqua) e nel pieno rispetto della natura. Quindi un’alternativa “green” adatta a tutti. Diverse tipologie di tour con il costante controllo di un assistente o il semplice noleggio per il canoista più esperto. La forma strutturale dei nostri kayak è studiata per offrire la massima sicurezza ed affidabilità, disponiamo di kayak tipo sit-on-top singoli e doppi corredati da pagaia in fibra di vetro, giubbetto di aiuto al galleggiamento e sacca paraspruzzi per piccoli oggetti. Dal 2013 Bellagio Water Sports ha introdotto il servizio S.U.P. Board (Esclusiva per il Lago di Como). Il S.U.P. (stand up paddle board) è uno sport d’acqua di superficie, una variante del surf dove l’atleta utilizza una pagaia per muoversi stando in piedi su una tavola di derivazione surfistica. Vi aspettiamo per una “pagaiata” con i nostri kayak o per una “passeggiata” sul Lago con le nostre S.U.P. da Marzo ad Ottobre. ASSOCIAZIONI Pianeta Canoa Per andare in canoa sul lago di Como, o si parte con la canoa sul tetto della macchina, oppure si va a Pescallo, piccola frazione di Bellagio, dove c’è la sede del “Bellagio Water Sports”, associazione che offre la possibilità di noleggiare la canoa, di avere dei road book per sapere dove andare, oppure di avere accompagnatori ed istruttori. Abbiamo chiesto a Michele Gandola, fondatore del Bellagio Water Sports di spiegare come funziona la sua associazione per promuovere il Lago di Como in canoa. Let’s go paddle&Suping Lake Como!!! WEB: www.bellagiowatersports.com EMAIL: [email protected] PHONE: +39 3403949375 Follow Bellagio Water Sports on: Facebook; Linkedin;Tripfilms YouTube;Tripadvisored istruttori. Abbiamo chiesto a Michele Gandola, fondatore del Tutta la famiglia in gita sulla canoa in totale sicurezza. 6 La novità 2013: “stand up paddle board” ovvero passeggiare sul lago con la tavola da surf. 7 Il GEOL: ieri oggi e...domani P er il G.E.O.L. sembra ieri che l’avventura è iniziata, in verità sono passati più di 27 anni da quando alcuni consiglieri della Pro Loco, del gruppo Sportivo e della Comunità San Rocco diedero vita al gruppo “Escursionisti Oliveto Lario”. Compito principale del gruppo fu mettere assieme ragazzi e adulti delle frazioni per portarli in montagna, con uno spirito di reciproco impegno che ha dato tanto ai ragazzi di allora quanto ha sicuramente gratificato i meno giovani. Dopo anni di lavoro ed alcuni problemi, nel 2003 il gruppo si è costituito come autonomo chiamandosi “G.E.O.L. – Gruppo Escursionisti Oliveto Lario”. Ancor oggi, ogni lunedì nella sede delle associazioni a Limonta il G.E.O.L. cerca sempre di portare avanti la sua “missione” cioè far vivere le montagne con escursioni e momenti di condivisione che uniscono tutta la popolazione di Oliveto Lario e non solo. Nel 2010, in occasione del 25°anniversario di fondazione (1986), il G.E.O.L. ha deciso di dare alla luce un libro con i 61 migliori itinerari percorsi sulle montagne del nostro lago e di avviare la mostra fotografica. Il libro, realizzato anche grazie al contributo di soci e simpatizzanti, vede le descrizioni delle camminate divise per aree ed ogni escursione è catalogata come TURISTICA (più facile) od ESCURSIONISTICA (più impegnativa). Inoltre sono riportate le altre caratteristiche (partenza, dislivello…) per informare compiutamente il lettore. Il libro (interamente a colori e con cartine ed immagini), è disponibile con un contributo di 12 € contattando il gruppo all’indirizzo email [email protected] La mostra fotografica è stata allestita nel 2012 presso il Municipio di Oliveto Lario con le migliori immagini tratte dalle escursioni svolte nei 26 anni di attività. L’iniziativa, molto faticosa per un gruppo che si basa solo sull’impegno di volontari, ha riscontrato comunque la soddisfazione del pubblico tra chi ha riscoperto posti ormai dimenticati nella propria memoria e chi nelle foto si è riscoperto con qualche anno in meno. Il G.E.O.L. inoltre sta portando avanti, da ormai 3 anni, il recupero dei sentieri di Oliveto Lario con la loro pulizia e sistemazione di idonee 8 tabelle segnavia: si è iniziato con i sentieri di Limonta, tanto che lo sforzo ha portato ad avere una cartina aggiornata sui percorsi che si possono seguire nei monti dietro la frazione. Dietro Limonta i principali interventi hanno interessato: • la mulattiera che sale a Limontasca e Civenna 2 in un punto dove lo scivolamento a valle di massi e piante rendeva insicuro il passaggio: grazie all’intervento di personale qualificato il tratto è stato bonificato • il ripristino di alcuni tratti di sentieri non più frequentati da anni per il “fastidio” dei proprietari dei terreni al passaggio delle persone • la ricerca dell’antico sentiero di confine tra il feudo di Sant’Ambrogio (Limonta) e Bellagio: il sentiero 27, scomparso in un tratto boschivo a causa dell’incuria, è stato “riportato alla luce”, tanto che ora il sentiero permette di fare delle belle passeggiate da Visgnola fino a Civenna ed oltre. Su questo sentiero sono visibili importanti testimonianze come i cippi di confine datati 1763 che segnalavano, appunto, con la lettera “B” il territorio bellagino e con la “L” la giurisdizione autonoma di Limonta. Questo progetto, che necessita continuamente dell’impegno del G.E.O.L. e di altri amici, si è poi sviluppato anche a Vassena dove, in collaborazione con la squadra antincendio, si sta procedendo a sistemare i tratti di sentiero più devastati. L’obiettivo della riscoperta dei nostri sentieri si scontra anche con altri gravi questioni: • il bisogno di trovare altri volontari da alternare per la pulizia e sistemazione dei sentieri (almeno 3 volte all’anno) • la necessità che vengano rifatti interi tratti di mulattiera distrutti (impegno che la nostra associazione non può prendere in autonomia) • le “acque bianche” non canalizzate che, scendendo a valle, rovinano le nostre bellissime mulattiere (anche questo intervento non può essere portato avanti da noi) • controversie con i privati sul passaggio dei sentieri, sull’impianto delle tabelle segnavia…. ASSOCIAZIONI Michele Gilardoni Insomma, tra problemi e varie difficoltà, il nostro Gruppo continua ad impegnarsi in varie direzioni… Per restare aggiornati sulle attività del Gruppo: seguiteci anche su Facebook oppure contattateci al nostro indirizzo di posta elettronica. Ringraziamo il Circolo Nautico “Gabbiano Azzurro” per l’attenzione e lo spazio dedicatoci. Copertina del libro pubblicato nel 2010 da G.E.O.L. - Gruppo Escursionisti Oliveto Lario in occasione del 25° anniversario di fondazione. 9 EMBOLINA Un mito del sub I l club nacque molti anni fa. Una sera in pizzeria tra una birra e l’altra si cominciò a parlare per gioco di fondare un club subacqueo alla buona senza tante pretese con l’unico scopo di stare assieme e condividere la nostra grande passione per il lago e le immersioni con altre persone. Il nome embolo una sfida alla paura di tutti i sub: l’embolia appunto. Ostruzione di un’arteria o di una vena, causata da un corpo estraneo al normale flusso sanguigno, che è denominato embolo. Così dice Wikipedia. Il nostro amico Juan un socio fondatore e grafico di professione realizzò il logo; una bolla d’azoto con tanto di maschera, bello e divertente. Non poteva mancare a questo punto un motto altisonante, importante: Usque Ad Finem Et Ultra. Fino Alla Fine e Oltre, preso da una nave militare italiana della seconda guerra. Ora mancava la registrazione del nome per formalizzare la nascita del circolo subacqueo presso un notaio di Como. Dove andare a prendere i soldi per le spese notarili? Aprire il portafoglio forse? Troppo facile a nostro avviso. Andiamo a prenderli in fondo al lago allora! Dopo alcune immersioni non semplici recuperammo i cerchi in lega di un fuoristrada Toyota a 55 metri di profondità. L’auto però era su un fianco, due cerchi furono recuperati, per gli altri dovemmo spostare a quote meno impegnative l’auto, quasi due tonnellate e mezzo, un lavoraccio credetemi. La vendita ci fruttò Lire 500.000, giusto per pagare le spese notarili e una serata con gli amici per festeggiare la nascita dell’Embolo Deep Divers Club. Correva l’anno 1990, dicembre. Il passo successivo fu l’acquisto della barca, indispensabile per scoprire zone nuove non accessibili da riva. Tutto cominciò nell’autunno inoltrato del 1991 quando un nostro amico sfogliando Secondamano, settimanale dell’usato, si imbatté in una inserzione dove si vendeva a modico prezzo (l’acquisto – se non ricordo male 7.000.000 di 10 Lire ma poi...) una barca di quasi dieci metri di lunghezza predisposta alle immersioni in ottimo stato, pronta all’uso e visibile a Legnano. Dopo pochi giorni ci recammo a guardare l’oggetto del desiderio, sarà stato l’entusiasmo o che altro in breve terminammo l’affare. Nel volgere di pochi giorni organizzammo il trasporto non facile date le dimensioni e cosa ancora più importante cercammo un luogo dove depositarla per i lavori di manutenzione. Subito ci rendemmo conto che sarebbe stato lungo, snervante, e... costoso. L’entusiasmo era alle stelle quindi partimmo a bomba per completare il lavoro entro primavera, per iniziare la nuova stagione subacquea alla grande. Il tempo passava, ogni giorno qualche nuova sorpresa accoglieva gli indefessi lavoratori, si lavorava con qualsiasi tempo, le ore dopo il lavoro e i fine settimana erano dedicate interamente a lei... Embolina. Chiama il fabbro, chiama il meccanico per il motore, chiama l’elettricista per l’impianto elettrico, poi il notaio per il costosissimo trapasso di proprietà. Alla fine stremati nel corpo per la fatica ma non domi la barca fu messa in acqua. Altre sorprese ci attendevano poco dopo; una fra tutte il motore, smontato e sostituito tutti i pezzi Embolina, all’arrivo in cantiere per le fasi di restauro. ASSOCIAZIONI Claudio Silva - in origine un motore Fiat della Campagnola marinizzato - alla prova in acqua si rivelò un vero chiodo, non c’era verso di tenerlo acceso per alcuni minuti senza provocare surriscaldamenti mostruosi, anche il gruppo riduttore/invertitore non scherzava, andava in ebollizione e per raffreddarlo secchiate d’acqua per cercare di fermare l’inevitabile fusione del tutto. Mettemmo un’altra pezza a tutto questo mettendo mano al portafoglio ormai prossimo al collasso sostituendo il motore presso un cantiere di Lezzeno. Il 23 GIUGNO1992, martedì, potemmo compiere la sospirata prima uscita in barca con successivi bagordi a bordo per festeggiare in degno modo il ciclopico lavoro svolto. Ridendo e scherzando sono passati tanti anni, Embolina solca ancora le acque del lago rimanendo sempre la stessa: mi piego ma non mi spezzo potrebbe essere il suo motto. Tante persone sono salite a bordo, con alcune è nata una bella amicizia che dura nel tempo altre ci hanno lasciato per seguire strade diverse. Questa però è un’altra storia. Negli anni sono capitati molti fatti simpatici a bordo di Embolina, è bello ricordarli ora a distanza di tempo, uno su tutti. Una sera capitò al rientro da un’immersione notturna un problema serio, eravamo in estate per fortuna. È tardi sono già le ventitré, attracchiamo al pontile di Limonta per scaricare le attrezzature. Fatto. Marcia avanti inserita, si porta la barca all’ormeggio finalmente. Cavolo il motore gira ma Embolina non vuole muoversi perché mai accidenti? Va be’ apriamo il cofano motore e sorpresa delle sorprese l’asse dell’elica è rotto, tranciato in due - il meccanico del cantiere ce l’aveva pur detto dei possibili problemi che avrebbe potuto causare quest’asse balengo, storto. Naturalmente in questi casi tutti devono andare a casa - è cosa risaputa che gli amici si vedono nel momento del bisogno - e così ci ritroviamo in due poi dopo una telefonata giunge al pontile un terzo amico con ogni genere di attrezzi. Ben presto ci rendiamo conto che c’è poco da fare dovremmo lasciare Embolina al pontile e il giorno successivo dopo aver procurato una barca trainare il mostro ferito a Uccio. A questo punto ecco l’idea; usiamo i remi perché lasciare Embolina abbandonata per tutta notte non ci piace per niente. Avanti con i remi allora, è stata dura e faticosa Embolina nel campo boe Gabbiano Azzurro. La mitica imbarcazione dell’associazione di sub è presente nella baia di Limonta da oltre un ventennio, forse una delle prime imbarcazioni ormeggiate alla boa. la remata ma alle tre del mattino la barca era al sicuro. Il lago ci è stato amico, se si fosse alzato il vento anche uno sbuffo, non l’avremmo mai spuntata. Se il guasto fosse capitato quando eravamo sull’altra sponda? Non voglio nemmeno pensarci. Alla mattina qualcuno di noi non si è presentato al lavoro, troppo stanco! Ora basta però, ho scritto troppo. Lascio la parola a Giorgio, nostro buon amico e grande subacqueo, anche lui ha qualcosa da raccontare: Incontrai Embolo Deep Divers Club per la prima volta nel web. Ero in caccia di punti d’immersioni nuovi nel mio amato Lario e per l’appunto il primo passo fu di cercarli in rete. Quello che subito mi piacque del loro sito fu la netta sensazione che le pagine e gli articoli presenti non fossero stati postati per sfoggio, bensì per il gusto della vera condivisione. Il sito di Embolodeepdiversclub è uno scrigno semplice, eppure contiene moltissime informazioni: scoprii che nel caso in cui si trovasse un reperto di pelle, questo può essere trattato con una miscela di olio di ricino e alcool, avendo cura di impregnarlo bene... e che il Coregone ha abitudini gregarie e si mantiene tra la superficie e poche decine di metri di profondità. 11 Abbigliamento sociale ASSOCIAZIONI Tuttavia la parte che lessi senza perdermi manco una virgola fu quella descrittiva delle immersioni: chiara, semplice e sempre pervasa dal medesimo spirito di condivisione. Poi cliccai il classico chi siamo e per tutta risposta ecco apparire un compendio sul perché il lago. È come se incontrando una persona sconosciuta questa, per presentarsi, iniziasse a parlare del perché gli piace il profitterol. Pensai; questi li devo proprio conoscere. E così feci. Ricordo le parole semplici con cui fui accolto sia al telefono sia di persona, i brevissimi convenevoli e soprattutto sul come incominciammo ad annusarci. I sub si muovono in branco e bastano pochi vocaboli per capirsi. Quando poi vidi che anche le loro bombole avevano il fondello tirai un sospiro di sollievo; non ero un reietto. Le sensazioni rimasero buone per tutta la giornata. Quello che più mi rapì e tutt’ora mi estasia, fu l’arrivo di Embolina 1°al pontile di Limonta. Il borbottio del motore e l’incedere lento ma sapiente mi disse tutto. Salirci su questo vascello lacustre mi rimanda a un’idea di affetto per il proprio territorio e al desiderio di goderne in modo lento le bellezze. Bellezze che rimangono nonostante tutto l’impegno che noi umani profondiamo nel metter mano al creato. Il sito d’immersione scelto fu il Lupetto, un camioncino che sembra uscito da un film di De Sica; finì dritto a una curva e ora giace a una cinquantina di metri di profondità in una posizione tale che sembra che stia cercando di voler tornare sulla strada. In acqua il trio di sub era così composto: Claudio, Pier ed io nuovo arrivato. Claudio rimase quasi in silenzio durante lo scarno briefing, in acqua poi Pier disse chiaramente: Claudio apre, Giorgio nel mezzo ed io chiudo. Scendemmo dritti filati ed io fui tenuto sott’occhio durante tutta l’immersione. Ricordo una grossa carpa in deco seminascosta nelle piante acquatiche, ma soprattutto la sensazione che avevo superato l’esame. Ora potevo immergermi con loro. Più tardi scoprii che Claudio si era immerso sull’Andrea Doria e Pier sperimentava il trimix come un alchimista d’altri tempi. Avevo trovato pane per i miei denti domenicali. A proposito, quando ci torniamo al Lupetto benedetto che non ci siamo più tornati? Nuovo Abbigliamento sociale 2014 - giubbetto tecnico con e senza maniche - polo grigia a manica lunga Abbigliamento sociale realizzato negli anni precedenti. 12 13 Io, Lariana adottiva S Sono di origine partenopea ed abito a Silvi Marina in Abruzzo, approdai per la prima volta sul Lario nell’estate 2002 non so se casualmente o per destino, certo è che ci sono tornata ogni anno trascorrendovi periodi sempre più lunghi esplorando ogni suo angolo e restandone incantata. Ora, a distanza di undici anni, mi sento più lariana che napoletana. Presa dalla malia del Lario, nel 2004 pensai di aprire un blog dove poter esprimere tutto il mio amore per il magico lago e dove poter invitare i frequentatori a visitare i luoghi che mi erano entrati nel cuore. Non ero esperta d’informatica, ma per amore tutto si fa, e m’impegnai ad apprenderne i primi rudimenti. Nel giro di poco tempo fui in grado di inaugurare “Una terrazza sul Lario” all’indirizzo: http://amoillario.blog.tiscali.it Fui felicemente sorpresa nel ricevere numerosi visitatori tra cui i miei amici di sempre e abitanti del lago che in seguito ho avuto il piacere di conoscere personalmente. Dopo qualche anno iniziai a trascorrere l’intera estate sulle rive del lago e feci l’abbonamento alla navigazione lariana il cui equipaggio mi accolse a bordo con affetto facendomi sentire in famiglia, lo stesso avvenne a San Giovanni di Bellagio, frazione dove alloggio. Esplorai anche le splendide ed imponenti montagne per poter godere dall’alto del panorama. Estate dopo estate mi resi conto che il blog non era sufficiente ad esprimere la mia passione per il lago di Como. E così ebbi l’idea di annotare, giorno dopo giorno, le mie escursioni nel territorio, i racconti che gli abitanti mi facevano su come si viveva un tempo, e tracciare il profilo di gente comune che per me rappresentava dei personaggi e, soprattutto, di raccontare la mia passione per questi luoghi. Nacque il mio primo libro “ Siamo tutti capitani” che pubblicai sul sito: http://www.lulu.com Da allora, scrivere ogni estate il libro-diario è diventata una necessaria e piacevole abitudine, 14 soprattutto per l’entusiasmo con cui viene accolto dai lettori lariani che divengono sempre più numerosi. Dopo la pubblicazione di “Quando il soo el torna indree”, “Parte-nopea partelaghèe”, “Da onda a sponda il lago si racconta” e “Da lago, chiese e monti si allargano orizzonti”, sono giunta al sesto diario dal titolo “Se le gru fossero solo uccelli” che racconta la mia estate 2012 ed è già in programmazione il settimo che racconterà la stagione 2013. Sono grata a questo splendido lago che mi ha adottata come sua figlia e dove tornerò ogni estate - lo scorso anno ho fatto anche una scappata d’inverno per vedere le montagne innevate - finche avrò un soffio di vita. IL PERSONAGGIO Antonia Migliaresi d’amore per il lago di Como L’ultimo libro di Antonia Migliaresi mo l’ulti a del a n i t r pe od La co ubblicat si p e libro ia Migliar accolta r n Anot ILLARIO” line O t r M a A c o ersi “ iv tiche di an ritti di d nti del c e di s naggi ama rosi e perso Fra i num che a lago. di Antoni to a i p c i i c m e a t a o par critti all n n a h oro s del libro l l i n e co de azion ario form il segret e anch Circolo a. t o nostr arlo Rivol c n a i G Vi presento “AMOILLARIO”, duecento pagine Da anni raccolgo cartoline del lago di Como e posso dire di averne una discreta collezione. Sono fermamente convinta che possedere qualcosa che ci appassiona e piace, assuma maggior valore quando si condivide con altre persone che hanno la nostra stessa passione. Ho quindi pensato di condividere la mia raccolta di antiche cartoline del Lario concependo un libro i cui scritti fossero opera di laghèe amanti del proprio territorio o di persone come me, che sul lago non sono nate, ma sono attratte dal suo territorio cui sono indissolubilmente legate. Ho contattato così scrittori ed amici che avessero ricordi, racconti, leggende ed emozioni da raccontare o anche che conoscessero approfonditamente il territorio e la sua storia. In molti mi hanno risposto affermativamente e sono riuscita a pubblicare circa 200 pagine di immagini e scritti che celebrano il lago sotto molteplici aspetti. La lettura, grazie alle persone che hanno collaborato, è quindi varia e spazia per argomenti diversi, in ogni capitolo coinvolge l’emozione con cui è stato scritto e la passione per il magnifico lago. Il libro si trova sul sito www.lulu.com “http://amoillario.blog.tiscali.it” il blog di Antonia Migliaresi all’indirizzo intitolato “Una terrazza sul Lario”. Alcuni libri/diario frutto dell’amore di Antonia per il lago di Como. 15 Dario Sangalli N on esiste pubblicazione, guida turistica, sito web o quant’altro del lago di Como dove non si parli della “ROSINA DI BELLAGIO”, ultima rappresentante di una gloriosa flotta di gondole lariane adibite al trasporto nei rimpianti (da molti) anni passati, quando il movimento delle merci sul Lario era affidato alla breva ed al Tivano. Esistono molte pubblicazioni scritte da autorevoli e bravi scrittori (spiccano tra tutti quelli di Lucia Sala, Bellagina doc, che narra la vita quotidiana vissuta nei nostri paesi negli anni che furono) ma anch’io, pur non avendone titolo, se non il grande amore per il nostro lago e tutto ciò che lo riguarda, voglio dire qualche cosa. Ho il grande onore di conoscere ed il piacere di rientrare nella schiera dei suoi innumerevoli amici, Gianbattista Barindelli (Giona), ultimo proprietario e capitano della “Rosina”, uno degli ultimi discendenti dei Barindelli di Loppia dai tempi in cui da ogni parte d’Italia bastava appunto scrivere su ogni spedizione “barca Barindelli, Como, lago” per essere sicuri dell’arrivo a destinazione delle merci. Giona vive con la sua bella famiglia in una splendida casa rivolta come la prua di una barca verso il centro lago con una vista spettacolare e arredata con innumerevoli e stupendi quanto unici oggetti che erano parte delle tante gondole appartenute ai Barindelli. Alle pareti fotografie inedite che tutto ti raccontano del lavoro delle gondole, tra tutte spiccano le fotografie di Lorenzo Barindelli (Lorenzin), il papà di Gianni. Da lui Gianni ha appreso l’arte del navigare e la passione per le gondole nonché la sua disponibilità nel partecipare alle innumerevoli manifestazioni e sagre popolari organizzate in ogni parte del lago in tutte le stagioni. Ma la cosa più bella è quando Gianni, con il suo solito entusiasmo, narra gli innumerevoli e coinvolgenti avvenimenti che hanno ruotato intorno alla vita delle gondole, iniziando dal nonno Lorenzo, (di cui il padre prese il nome). Del nonno racconta il viaggio a Venezia per recuperare la Rosina, 16 requisita dai Tedeschi durante la guerra, e come la riportò, con varie ed avventurose peripezie, a Loppia trainandola da Venezia lungo il fiume Po con un rimorchiatore, o quando con grande perizia suo padre Lorenzino ha saputo riportare più di una volta la Rosina in porto attraverso le improvvise tempeste che malauguratamente ogni tanto investono in maniera veramente cruenta il lago, oppure ancora ti racconta gli aneddoti dei vari personaggi più o meno importanti, che ha ospitato sulle sue barche. Di Lorenzino va detto che era benvoluto da tutti, così come lo è oggi Gianni, conosceva tutti e ovunque aveva amici, quando c’era da uscire con la Rosina non lo fermava nessuno, l’amico Gini, del circolo vela di Pescallo ricorda ancora con nostalgia le veleggiate con la Rosina spinta dal Tivano o dalla breva e di come Il Lorenzino manifestava la gioia di stare sulla sua barca e sul suo lago. IL PERSONAGGIO Un grande personaggio e la gondola Lariana Di Lorenzo Barindelli vi invito a leggere poi qui di seguito le vicende di un suo amico fedele, tra i tanti che ha avuto di amici, sicuramente il più grande, il suo nome era Germano. Sono molti gli aneddoti che si potrebbero raccontare tanti da riempire un’infinità di pagine, ma temo di non avere sufficiente capacità per farlo e voglio concludere con un ringraziamento a Gianni Barindelli prima di tutto per l’amicizia che mi concede e per la disponibilità che ha avuto anche nei confronti del nostro circolo, ma soprattutto per l’impegno notevole sia sotto il profilo economico che per il tempo dedicato a mantenere in vita una fetta importante e insostituibile della nostra storia e che aiuta a far rivivere le nostre tradizioni affinché non vengano dimenticate dalle nuove generazioni. GRAZIE GIONA Il capitano Giona Barindelli al timone della sua “ROSINA”. Germano: per anni sulla tomba del padrone dal quotidiano “La Provincia di Lecco” 03.02.2009 Gianbattista Barindelli, quando fu insignito della targa di socio onorario del Circolo Nautico Gabbiano Azzurro per il suo gravoso impegno nel mantenimento della “Rosina”, autentico gioiello storico del Lago di Como. BELLAGIO Germano è un cane anomalo, non scodinzola più di tanto, mantiene un certo distacco e difficilmente fa le feste. Ti guarda con quegli occhi larghi e lucidi, si ferma qualche passo lontano e aspetta sia tu ad avvicinarti per accarezzarlo. Quando chiamano la sua padrona abbaia per avvertirla, e per entrare in casa non si fa problemi ad aprire la porta, sempre accostata per lui. Germano ha quasi diciotto anni, è un cane anziano, e da undici ha perso un amico. Fino a poco tempo fa lo andava a trovare al cimitero, poi a qualcuno la cosa ha dato fastidio, ora non ci va più, gira per il suo regno: la frazione di Loppia a Bellagio. L’amico di Germano si chiamava Lorenzino Barindelli, tra le sue braccia era praticamente nato, mangiava con lui al tavolo da pranzo, girava con lui in barca e in camion. Poi il padrone è morto, Germano l’ha capito ed ha iniziato ad accompagnare la moglie al cimitero: si fermava davanti alla lapide composto, quasi non volesse sfigurare in quel luogo sacro. Imparata la strada il piccolo Germano ha iniziato a passare, quando capitava, a trovare l’amico. Un giorno, un anno fa o poco più, Germano sta male, non riesce a muoversi. Qualcuno lo ha avvelenato con del topicida. Il cane lotta per settimane, a Loppia inizia una processione di parenti e amici che lo vogliono salutare, alla fine si riprende. Però da allora perde parte della vista e l’udito, non si muove più dalle strade di Loppia, neppure per andare a trovare l’amico sulla tomba. 17 La Rosina L ’unica ancora esistente delle vecchie barche del nonno Lorenzo, la fece costruire nel 1903 nei cantieri Galli di Lecco e le diede il nome di sua figlia Rosa. In origine era senza motore e navigava con la sola vela ed in mancanza di vento ci si aiutava con i lunghi remi ancora visibili sulla Rosina che è stata sempre la preferita dai Barindelli e da sempre soprannominata “la negra” per il rivestimento protettivo con il carboligno (tintura a base di pece) dello scafo. Nel 1923 fu portata nei cantieri Galli per motorizzarla con un motore Weber Zurich a nafta, durante la guerra, scarseggiando il carburante si usò la nafta dei forni dei prestinai, troppo pesante ed il motore ne risentì, venne cambiato ed ora si trova al Museo della Barca Lariana a Pianello. Nel 1984 lo scafo fu fatto resinare dai cantieri “Mostes” di Lezzeno. Sul libretto di navigazione della Rosina è indicata una portata di 350 quintali ma ne porta molte di più. Finita la sua carriera di trasporti è rimasta l’invitato speciale delle feste padronali e dei principali avvenimenti sul lago. La Rosina, con la sorella Giulia, all’ormeggio nella darsena di Loppia. 18 RIANA LA GONDOLA LA ica del storica a vela tip ua ne io az rc ba ’im un e e pr na è La gondola Laria rme aggraziate con fiancate tond una ”, fo ca Ha ni o. ur ib m “L Co lago di nza dalla izza una discende mune la manovrabilità ot ip Si . ta ia nc sla co ana; avevano in e nave d’epoca rom ) e due false chiglie (una a prua a to at nz pi se o la nd ve fo a l (data da navigare permettevano di evano una a poppa) che Le dimensioni di progetto dipend ai o. pp ch rivare an e scarrocciare tro re e potevano ar rta po va ve do e ioni portavano dal peso ch mi delle imbarcaz no i re ne avevano ge In 30 metri. ensioni maggiori maestose m di di le el qu lo nomi di donna, so l paese di appartenenza. Queste de a anche, aggiunto il nome no al trasporto merci sul lago m iva che, rv uc se m ni to di imbarcazio za, allo spostamen ndii nell’altra an um ns tra di di pe tare su nei perio o tri animali da spos cavalli, asini ed al sporto su gondole durò fino vers tra Il . rra go to via te su sponda del la to poi dal traspor ra galleggianti ra pe su , 00 19 l ole anco la metà de . Uniche due gond ppia autocarri o ferrovia “Rosina” ormeggiate al molo di Lo osina”. la “R sono la “Giulia” e ca ancora navigante è proprio la ni “Rosina”, (Bellagio) di cui l’u ale proprietario e curatore della attu utico Gabbiano Giona Barindelli, ario del Circolo Na a di usare il suo or on o ci so te en attualm entusiast se, in e disponibile ed Azzurro, è sempr azioni culturali, sociali e/o religio st ife an gioiello per m mo. quel del lago di Co La Rosina alla giornata promossa dal Circolo Nautico Gabbiano Azzurro a favore di ragazzi diversamente abili. CLUB “AMICI DELLA ROSINA” L’equipaggio della Rosina con il presidente del Circolo Gabbiano Azzurro, Dario Sangalli. La Rosina con il suo carico di limontini e prelati alla via del Santuario. Nel grembo di ariel nasce il club “Amici Della Rosina” con lo scopo di far conoscere ed aiutare le ultime gondole lariane esistenti sul lago di Como, ed in particolare la ROSINA, unica gondola ancora in attività. Chi volesse dare un contributo di qualsiasi tipo può contattare: 339 1847377 - 339 8727937 La Rosina alla messa del 14 agosto al Santuario del Moletto. 19 DIARIO DI BORDO Dario Sangalli Claudio Rivolta OLIVETOLARIO Limonta e il lupo attraverso la storia Oliveto Lario L imonta è una terricciuola presso che ascosa fra i castagni al guardo di chi, spiccatosi dalla punta di Bellagio, per navigar verso Lecco, la cerca a mezza costa, in faccia a Lierna. Cominciando dall’ottavo secolo, fino agli ultimi tempi che fur tolti i feudi in Lombardia, essa fu sempre soggetta al monastero di S. Ambrogio di Milano; e l’Abate fra gli altri titoli avea quello di conte di Limonta. Questo è l’incipit del meraviglioso romanzo storico scritto da Tommaso Grossi e pubblicato nel 1834 a Milano, nel quale si narrano gli eventi e le vicissitudini legate a Marco Visconti, signore di Milano. Situata nel 1329, la vicenda si svolge tra Limonta, Milano e il castello di Rosate. Marco Visconti, signore di Milano, ama Bice, la figlia del conte Oldrado del Balzo, che è invece innamorata del cugino di Marco, Ottorino Visconti. La trama delle vicissitudini private si innesta sulle vicende storiche del tempo (la lotta tra Niccolò V e Giovanni XXII, la calata di Ludovico il Bavaro, l’assedio di Milano ecc.), ricostruite dall’autore sulla scorta delle cronache coeve. Nel racconto emergono, tra gli altri, alcuni personaggi minori tra i quali spiccano per originalità e caratterizzazione, il “Lupo”, scudiero di Ottorino originario di Limonta ed il “Tremacoldo” prete-giullare che con la sua satira irriverente e un po’ blasfema rappresenta la ribellione all’ordine costituito fungendo un pochino da “anima critica” delle vicende e degli intrighi del tempo. Interessante e colorato il ritratto del popolo limontino, largamente descritto nel romanzo dal quale emerge la particolare devozione a S. Ambrogio ed alla chiesa ambrosiana che prosegue tutt’ora con la tradizione che vuole il Sindaco di Oliveto Lario (dopo l’unificazione delle tre frazioni Limonta Vassena ed Onno) alla Santa Messa annuale che si tiene nella Basilica di S. Ambrogio, durante la quale viene rinnovata la cerimonia della consegna dei doni, di solito rappresentati da Olio e castagne per le quali Limonta era ed è rinomata, in memoria delle “decime” riconosciute al proprio feudatario durante il medio evo e sino alla annessione del feudo di Limonta alla Repubblica Cisalpina avvenuta nel 1797. Giova a tal fine ricordare le vicissitudini storiche che fanno di Limonta un singolare esempio di storia medioevale, ricca di eventi che la rendono certamente unica tra le terre lariane; tra l’altro va ricordata la donazione di Civenna, Limonta e Campione fatta dall’imperatore Lotario nell’835 e confermata da Carlo il Grosso nell’anno 880, per cui gli abati del monastero esercitarono in quei luoghi giurisdizione sovrana quali feudatari imperiali. Nei tempi più recenti portò anche il titolo onorifico di imperiale, non tanto per il ricordo dell’antica donazione feudale, e del diploma 12 giugno 873 col quale l’imperatore Lodovico II prendeva il monastero sotto la sua protezione, quanto per effetto del diploma dell’imperatore Leopoldo del 15 aprile 1697 col quale gli venne confermata la donazione e l’immunità dei luoghi di Campione, Limonta e Civenna, con la concessione di poter esporre l’insegna dell’aquila imperiale negli stessi luoghi. Pur tra alterne vicende, il feudo di Limonta costituì per otto secoli un’enclave giurisdizionale circondata dal territorio dello Stato di Milano, cioè una specie di microstato semi-indipendente, la cui fine avvenne nell’epoca napoleonica, con l’annessione della Contea alla Repubblica Cisalpina nel 1797. La prima pagina del primo numero del giornalino di Limonta “Il Tremacoldo” promosso dall’indimenticato Sindaco Arnaldo Mondonico nell’anno 2006. 20 21 Fiorenzo Mussi Viene in ultimo naturale ricordare una persona che non molto tempo fa fece del “tremacoldo” il titolo del quotidiano locale che ha rappresentato, anche se per pochi numeri, il giornale dei Limontini con il quale l’amico Arnaldo Mondonico, indimenticato Sindaco di Oliveto Lario, con il consueto entusiasmo e pungente ironia, ha rappresentato il proprio pensiero senza lesinare critiche rimproveri e canzonature rimaste nella memoria dei Limontini. Il primo numero del Tremacoldo, del 12 luglio 2006, citava appunto, nel frontespizio, la figura del tremacoldo al quale Arnaldo si rivolse per raccontare la sua terra e la sua gente. OLIVETOLARIO Regata del “marrone” Questo suo “status” particolare, la rese terra vivace e vitale, meta di personaggi portatori di nuove idee e di evoluzione socio-culturale di arte e di modernità che però poco hanno scalfito la dura scorza degli abitanti di Limonta, legati a tradizioni antiche ed alla riservatezza tipica dei piccoli borghi e paesi che non hanno mancato di ricordare il lavoro ed i personaggi di Tommaso Grossi, grazie alle Vie titolate alla “Contessa Ermelinda” (già moglie del Conte del Balzo), ed ai “Visconti” oltre che alle lapidi poste all’ingresso di Villa Manzoni ed al Bivio tra Bellagio Lecco ed il Ghisallo che riprendono le belle parole di Tommaso Grossi. S abato 19 ottobre grande raduno sulla spiaggia del Circolo per chiudere in bellezza l’anno velistico con l’ultima regata chiamata, per tradizione, “regata del marrone”. Quest’anno purtroppo non li abbiamo mangiati come gli altri anni anche a causa di quel maledetto Cinipide, il parassita killer che sta distruggendo molti raccolti. Ci siamo tutti rilassati per qualche ora in barca aspettando il vento che, purtroppo, è stato un grande assente. Per fortuna ci ha pensato la neo mamma Marina che, nell’attesa, ha cucinato in barca delle mezzemaniche al tonno fantastiche, Grande Marina!!! Alla pagina 4 del primo numero del giornalino di Limonta “Il Tremacoldo” del 2006 si parla anche della nascita del nuovo Campo Boe del Gabbiano Azzurro. Un pannello raffigurante una scena tratta dai racconti inseriti nel romanzo di Tommaso Grossi del 1834. 22 23 Andrea Vigevano Consigliere del Comune di Oliveto Lario con delega per il turismo, lo sport e i rapporti con le associazioni Vicepresidente Gruppo Manzoniano Lucie enerdì 20, sabato 21 e domenica 22 settembre 2013 si è svolto a Oliveto Lario il “1° Palio delle Frazioni”. La manifestazione, organizzata con il Patrocinio del Comune di Oliveto Lario, è stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione di tutte le Associazioni di Oliveto Lario: Circolo Nautico Gabbiano Azzurro, Comunità San Rocco, Gruppo Escursionisti Oliveto Lario, Gruppo Manzoniano Lucie Asd, Le Tre Terre, Oratorio di Limonta, Oratorio di Onno e Team Oliveto Asd. Associazioni che da tempo desideravano organizzare una simile manifestazione che purtroppo, a causa del grande impegno richiesto dal punto di vista organizzativo, veniva sempre rimandata. I numerosi volontari delle Associazioni, si sono prodigati nelle tre giornate per organizzare, assistere e supervisionare le diverse attività di carattere sportivo e non, che hanno composto il nutrito programma, tra cui ricordiamo il torneo di calcetto, giochi senza frontiere, torneo di Burraco e Scala 40, corsa podistica e marcia di regolarità, regata delle Lucie Lui&Lei; queste si sono svolte a turno nelle tre frazioni di Oliveto Lario, Onno, Vassena e Limonta, utilizzando le varie strutture presenti preposte alle singole attività. Molto apprezzata è stata anche la gustosa spaghettata organizzata il sabato sera per tutti i concorrenti a cui hanno potuto partecipare anche parenti e amici e che ha permesso di condividere momenti di gioia e allegria. Al Palio hanno partecipato 3 squadre, una per ciascuna frazione, per un totale di circa novanta partecipanti di tutte le età appartenenti alla relativa frazione come residenti o villeggianti. I componenti delle tre squadre erano distinguibili da delle coccarde colorate: arancioni per la squadra di Onno, gialle per quella di Vassena e infine verdi per quella di Limonta. Durante le varie attività in programma, i concorrenti si sono alternati a secondo delle proprie capacità, caratteristiche fisiche e attitudini, regalando al numeroso pubblico presente a tutte le attività, sia momenti di spettacolo agonistico/sportivo che 24 di puro divertimento. A prescindere dai vari meriti sportivi che hanno visto protagonisti tutti i partecipanti, è importante notare come dalla manifestazione sia emerso il desiderio di trovarsi assieme per partecipare a delle attività utilizzando le varie strutture ricettive presenti nel Comune di Oliveto Lario, Comune caratterizzato da un territorio molto vasto e che per via delle proprie caratteristiche fisiche a volte rende difficile l’incontro dei cittadini delle tre frazioni. Per ciascuna attività svolta venivano attribuiti 5 punti alla prima squadra classificata, 3 punti alla seconda e 1 punto alla terza. Al termine delle tre giornate, le tre squadre erano divise soltanto da 2 punti tra una e l’altra, indicando un forte equilibrio sportivo tra tutti i partecipanti. Il “1° Palio delle Frazioni” ha visto vincere la squadra di Onno, seguita da quella di Vassena e di Limonta. Come si diceva pocanzi, le tre giornate sono state caratterizzate anche da meriti sportivi. Da citare la prova della marcia di regolarità, vinta dalla squadra di Limonta che è giunta al traguardo con uno scarto di soli 19 secondi, caratterizzando una prestazione di altissimo livello agonistico; un plauso va anche all’impegno delle ragazze della squadra di Vassena che, dopo una lunga estate di allenamenti, le hanno viste primeggiare nella regata delle Lucie Lui&Lei conquistando le prime tre posizioni. Domenica pomeriggio, ultima giornata di attività, la manifestazione ha ospitato anche la finalissima delle regate delle Lucie per il “Trofeo Arnaldo Mondonico a.m.” giunto alla sua sesta edizione www.gmlucie.it e che ha visto vincere l’equipaggio di Pescate seguito da quello di Oliveto Lario e Vercurago. Anche grazie alla regata delle Lucie, di anno in anno seguita da un numero di fans sempre maggiore, si è potuto avere un foltissimo pubblico che ha letteralmente riempito tutto il lungolago di Onno di fronte al campo di regata, seguendo e incitando i vogatori della regata delle Lucie Lui&Lei, visitando il mercatino di prodotti OLIVETOLARIO Grande successo del “1° palio delle Frazioni” di Oliveto Lario V Alcune fasi della regata “Lui&Lei” dove sulle Lucie si sono misurati gli equipaggi in coppia delle tre frazioni. Una fase del trofeo Arnaldo Mondonico a.m. In primo piano l’imbarcazione di Oliveto Lario che cerca di farsi spazio tra le altre Lucie in gara. Partenza della gara podistica. 25 OLIVETOLARIO tipici/artigianali presente con i suoi stand già dalla prima mattina e applaudendo a tutti i partecipanti del Palio durante la premiazione che si è svolta sul posto al termine. Premiazione che ha visto consegnare dalle mani del Sindaco di Oliveto Lario, prof. Bruno Polti, e dai Presidenti di tutte le Associazioni che hanno contribuito all’organizzazione della manifestazione, un attestato di partecipazione a tutti i concorrenti del Palio. Calato il sipario sul “1° Palio delle Frazioni”, le Associazioni si sono già messe al lavoro per iniziare ad organizzare l’edizione del prossimo anno, sfruttando un prezioso bagaglio di esperienze acquisite durante le tre giornate della manifestazione, che sicuramente porterà il “2° Palio delle Frazioni” a presentare un programma con nuove e più ricche attività e miglioramenti organizzativi a vantaggio di tutta la manifestazione, dei suoi partecipanti e del pubblico. Inoltre si sta lavorando per la realizzazione di un vero e proprio “Palio”: un trofeo di manifattura locale e di materiali caratterizzanti Oliveto Lario, che verrà passato di anno in anno alle squadre vincitrici della manifestazione. La premiazione dei vincitori della regata delle Lucie intitolata alla memoria dell’ex Sindaco di Oliveto Arnaldo Mondonico. Da sinistra: l’attuale Sindaco di Oliveto prof. Bruno Polti, la vedova dell’ex Sindaco Arnaldo Mondonico sig.ra Luciana Raineri, l’equipaggio della Lucia di Pescate che riceve il primo premio (Davide Buffoni e Michael Cordolcini) ed Andrea Vigevano. Foto d’insieme dei vari equipaggi partecipanti alla regata delle Lucie. Il Sindaco si Oliveto Lario prof. Bruno Polti con i rappresentanti §delle associazioni che hanno contribuito al risultato positivo del Primo Palio delle Frazioni. 26 Alcune fasi dei giochi del Primo Palio delle frazioni. 27 OLIVETOLARIO Il Circolo Nautico Gabbiano Azzurro, come le altre associazioni di Oliveto Lario, ha partecipato con alcuni soci volontari alle operazioni necessarie per l’organizzazione del Palio delle Frazioni. In particolare il Circolo ha prestato l’assistenza alla gare delle Lucie (sia per il trofeo A.M. che per la regata Lui&Lei) svoltasi domenica 22 settembre 2013, preparando il campo di regata con le boe, spostando le Lucie in gara dalle loro sedi a Onno dove si è svolta la competizione e riportando le stesse a gara ultimata. I rappresentanti del Gabbiano Azzurro hanno fatto da giuria con l’imbarcazione del presidente Sangalli dando il via alla gara e segnandone l’arrivo. Grazie a tutti i soci partecipanti. Calcetto Limonta Calcetto Onno Calcetto Vassena Alcune fasi di assistenza alla gara delle Lucie di Onno. 28 Le tre squadre delle rispettive frazioni che si sono affrontate nelle partite di calcetto. 29 Roberto Colombo S I premi pronti per la consegna; il vincitore si aggiudicherà, per il proprio circolo di appartenenza, anche la coppa Oliveto Lario Questa la classifica dei premiati 1° Dehler 34 di La Scala 2° Comet 910 di Girardi/Censi 3° J 24 di Lucchi abato 31 agosto si è svolta la tradizionale regata del nostro circolo. Di buon mattino presidente e organizzatori si sono ritrovati sulla spiaggia del circolo per allestire il ricevimento delle iscrizioni. Montati gazebo e tavoli una barca procedeva alla messa in acqua delle tre boe di riferimento lungo il percorso. Anche quest’anno la partenza davanti alla sede del circolo tracciava una linea retta in direzione sud fino alla punta di Grumo per poi risalire direzione nord fino alla seconda boa posizionata di fronte alla punta di Pescallo in centro lago. Quattordici le imbarcazioni iscritte. Barche in acqua per le 13 ed ecco arrivare, a onorare l’appuntamento, un bel vento di Breva di 15 nodi. I tre squilli di tromba annunciano la partenza del cronometro e subito dopo l’ultimo squillo si abbassa la bandiera, tutte le barche già posizionate per la partenza danno inizio a una bellissima panoramica di vele gonfie di bolina che spingono per arrivare alla prima boa. Grazie al buon vento si evidenzia da subito una gara avvincente, sei barche in prima linea alla partenza a inseguire il Deheler 34 di La Scala, che da subito manifesta l’intenzione di primeggiare e conservare la coppa. I contendenti non sono da meno e cosi a seguire ci sono nell’ordine: Majstrak di Mussi, Turbolenta di Bellotti, Meteor di Alboni, Ellidelli di Picchiattini, Madame Leon di Leone EVENTI Coppa Oliveto Lario 2013 Il secondo giro del percorso sempre sostenuto da un buon vento, evidenziava tattiche ed errori degli equipaggi distanziando e avvicinando le vele fino al traguardo. IL Dehler di La Scala regatava con sicurezza senza errori e si confermava primo consentendo al Gabbiano Azzurro di mantenere la Coppa Oliveto Lario, Bravo Massimiliano!!!. Bravi tutti i partecipanti che alla fine hanno festeggiato con noi sulla spiaggia del circolo la buona riuscita della Manifestazione. La più piccola imbarcazione in gara del socio Claudio Rivolta in coppia col presidente Dario Sangalli. Regata in coppia: Ezio Alboni con la moglie Antonella hanno realizzato un risultato di tutto rispetto. Bellissima immagine la contesa della prima boa tra queste barche, la Scala con Dehler, sulla risalita verso la boa a Nord con vento in poppa allungava la distanza dal primo gruppo inseguitore. Alla boa di Pescallo l ‘ingaggio tra Ellidelli di Picchiattini e il Comet 910 di Girardi/Censi dava ulteriore spettacolo e anche qualche attimo di tensione per il rischio collisione; nessuno “mollava”, e la giuria vista la spettacolarità, tollerava. La premiazione del vincitore della Coppa Oliveto Lario edizione 2013. 30 La spiaggia nei preparativi per la partenza. Alcune fasi della partenza di bolina e del bordo di poppa verso Pescallo. 31 Una giornata in barca un po’...Special U n gioioso appuntamento che grazie all’”arrivederci” dell’anno prima viene in automatico fissato sulla nostra agenda per l’estate successiva: la giornata in barca con gli amici del Circolo Nautico il Gabbiano Azzurro… I genitori della squadra lissonese che per la prima volta hanno partecipato alla giornata, hanno più volte sottolineato l’ospitalità, la serenità e la normalità dell’amicizia che ormai lega tutte queste persone. A questo coro si unisce il ringraziamento di tecnici e volontari della società brianzola…. Mentre i ragazzi, penso, a loro modo abbiano già generosamente palesato la loro gioia per queste ore… Un abbraccio forte e sincero, personale, a tutti i Soci del Circolo Nautico il Gabbiano Azzurro con il rinnovato invito, in giornate ben più fresche, a fare una sciata con noi. Arrivati ormai alla sesta edizione, non aspettiamo altro che l’OK di Giancarlo che, dopo la consultazione delle mappe metereologiche, ci conferma la presenza del sole… La spiaggia di Uccio attrezzata per accogliere i ragazzi diversamente abili della soc. “Polisportiva Sole”. Quest’anno per la prima volta non ci sentiamo solo ospiti, ma amici ancora più veri: i soci del Circolo Nautico hanno risposto infatti ad una richiesta della Polisportiva Sole e invece che offrire il pasto, hanno deciso di “adottare un atleta” e permettere ad un nostro ragazzo di allenarsi e partecipare alle gare Regionali e Nazionali che Special Olympics organizzerà nella prossima stagione invernale. Così sotto i gazebo messi sulla spiaggia di Limonta paste, insalate, torte salate e dolci, arancini e polpette sono state preparate dalle famiglie della Polisportiva. La gita 2013 per i ragazzi ha potuto far provare sia il motore che la vela, assecondando tutte le preferenze. Emporio Lario propone per tutti i soci del Circolo Gabbiano Azzurro Il folto gruppo di ragazzi, tecnici, volontari e genitori della società lissonese hanno potuto provare nuove emozioni: ad aspettarci sul pontile soci del Circolo con diverse imbarcazioni che hanno permesso ai partecipanti di scegliere in quale modo fendere le acque del lago: il silenzio della barca a vela o il rumore di quella a motore, il relax al sole sorseggiando una bibita o l’adrenalina dei salti, la leggerezza del timone o la forza del “ volante”. Il sole caldo invita anche ad un bagno rinfrescante dopo il pranzo nell’acqua pulita del lago, in una sfida di bravura a nuoto tra ragazzi della Polisportiva e soci del Circolo Nautico. Le imbarcazioni si preparano a trasportare ragazzi ed accompagnatori per il solito giro turistico sul lago. 32 uno sconto del 10% sulle attrezzature nautiche 33 EVENTI Micaela Racchini Francesco Boffino L a scorsa estate, oltre alla ormai tradizionale celebrazione del Cardinale Gianfranco Ravasi, in occasione della festa della Madonna del Moletto, siamo stati onorati dalla visita del Cardinale Emerito Dionigi Tettamanzi, che ha officiato nella festività del Santo Bernardo. Ora, sappiamo tutti che la storia di Limonta è ricca di riferimenti al legame con la Chiesa. In particolare strettissimo fu quello con l’Abbazia di S. Ambrogio di Milano, di cui addirittura Limonta fu per lungo tempo un feudo. Questo solo elemento non bastava tuttavia a spiegare il susseguirsi di presenze di così alti Prelati nel territorio della “terricciuola”. Abbiamo così scoperto che, oltre alla rete di importanti relazioni del nostro beneamato Parroco, coltivate fin dai tempi del seminario, a promuovere tutte queste visite c’è l’attività della Signora Franca, strettissima collaboratrice del Card. Ravasi e, in estate, ospite della Comunità Parrocchiale limontina. Per il Card. Ravasi tutto si è svolto come da tradizione, con l’antica gondola del nostro socio onorario Giona Barindelli che ha preso a bordo il Cardinale, le Autorità e la Corale Bilacus, per il tragitto dall’imbarcadero fino al Santuario e ritorno. Diversamente, per la visita del Cardinale Tettamanzi (che già in qualità di capo della Diocesi Ambrosiana era stato ospite di Limonta nel 2006), Don Marino ha pensato di dare una impronta cordialmente familiare, organizzando oltre all’accoglienza degna del personaggio, anche una gita privata in barca alla Madonna del Moletto. E per concretizzare la Sua idea, chi meglio dei Gabbiani poteva essergli di aiuto? Così nel pomeriggio del 18 agosto il possente Wind Rose del nostro Roberto Tramarin ha imbarcato 34 Cardinale e Parroco per condurli prima al Santuario e poi portarli in gita fino al centro lago. Quanti di noi hanno avuto la fortuna di potere essere presenti avranno notato il sincero entusiasmo e la gioia del Cardinale per la gradita sorpresa. Senza volere essere irriverenti, in molti abbiamo avuto la piacevole sensazione di partecipare ad una gita in famiglia con un amabile Vecchio Zio che da tanto tempo non vedevamo. VITA DI CLUB Limonta terra di Cardinali La Rosina in viaggio verso il Santuario del Moletto con a bordo le autorità limontine; al centro da sinistra il Sindaco prof. Bruno Polti, il Parroco di Oliveto Don Marino ed il Cardinale Gianfranco Ravasi. La suggestiva Messa del Moletto che ogni anno si celebra la sera del 14 Agosto sia per i fedeli a terra che per le imbarcazioni. L’arrivo al Moletto dell’imbarcazione del socio Roberto Tramarin con a Bordo oltre al Parroco di Oliveto il Cardinale Dionigi Tettamanzi. Foto di gruppo davanti al bellissimo Santuario della Madonna del Moletto, ospite il cardinale Dionigi Tettamanzi. Gratificati dalle parole di ringraziamento indirizzateci, abbiamo rinnovato a Don Marino l’impegno ad assisterlo nell’organizzare, ed eventualmente gestire, futuri eventi e speriamo che questo possa anche contribuire a rendere più solido il nostro legame con la gente del luogo e con il territorio che ci ospita. Ringrazio di cuore gli amici del “Gabbiano Azzurro” di Limonta per gli ottimi servizi organizzati in occasione delle visite alla nostra Parrocchia dei cardinali Gianfranco Ravasi al Moletto il 14 agosto e del cardinale Dionigi Tettamanzi il 18 agosto alla festa patronale di Limonta. La sera del 14 è stata la più affollata degli ultimi anni. Arrivo puntuale, lieto e devoto con il comballo al santuario. La benedizione delle barche, spontanea, forse abbisogna di un percorso più agile davanti al prelato benedicente. Molto cari sono stati i signori del motoscafo la domenica 18 che ci hanno traghettati al santuario e fatto godere il giro alla punta di Bellagio con felicità del cardinale Dionigi e di noi suoi accompagnatori. A voi ed a noi auguriamo “multos annos”. Vostro don Marino Wind Rose, l’imbarcazione del socio Roberto Tramarin, messa a disposizione per il trasporto delle autorità religiose nella giornata del 18 agosto 2013. Il nostro socio Tramarin con a bordo il Cardinale Dionigi Tettamanzi e il nostro Parroco Don Marino. 35 TECNICA Domenico Fossati Manutenzione del motore entrobordo diesel L a manutenzione del motore è un insieme di operazioni preventive che permette di conservare il motore in buono stato di funzionamento e di individuare eventuali guasti. La manutenzione è facilitata se si ha cura di annotare la quantità di carburante acquistata, il numero delle ore di esercizio (per conoscere il consumo di carburante) e le revisioni fatte (in genere il cambio dell’olio motore e del relativo filtro, che deve essere fatto ogni 100 ore). ATTENZIONE: Niente è più pericoloso per la meccanica di un intervento che si spinge oltre le conoscenze di chi lo fa. Controlli sul motore • Verifiche visive a motore spento. • Tensione della carica letta sul voltometro: l’ago deve essere vicino al valore nominale della batteria 12 Volt. • Assenza di tracce d’olio sul motore, sugli accessori, così come nel vano motore. • Assenza di ossidazione sui collegamenti elettrici. Controlli con la mano • Assenza di tracce di acqua attorno ai raccordi dei tubi e assenza di crepe su questi ultimi. • Livello e colore dell’olio nel carter del motore. Se appare come maionese, contiene sicuramente dell’acqua. • Tensione della cinghia dell’alternatore, deve flettere circa 1 centimetro spingendo con il pollice della mano. • Assenza d’acqua nel filtro del carburante. La messa in moto del motore • Controlli uditivi. Normale rotazione del motorino di avviamento girando la chiave di accensione. 36 • Vibrazione del motore o oscillazione troppo forte al cambio di regime. • Vibrazione all’asse dell’elica al cambio di regime. Controlli olfattivi e visivi • Odore di olio caldo e spia pressione olio accesa, spegnere subito il motore. • All’uscita del tubo di scappamento, emissione di fumo bianco, nero o azzurro. • Odore e fumo di scappamento all’interno della barca: aerare e cercare la causa lungo il tubo di scappamento. • Presenza di gocce d’acqua all’uscita dell’asse dell’elica, nello scafo, attorno a un premistoppa. • Mancanza d’acqua all’uscita del tubo di scappamento; fermare il motore. • Controllare che le spie pressione olio e alternatore siano spente. INTERVENTI DI MANUTENZIONE • Cambio dell’olio e del filtro. Per cambiare l’olio fate girare il motore fino a quando l’olio si riscalda, poi spegnere il motore. Aspirare l’olio con una pompa meccanica attraverso l’apposito condotto o il tubo contenente l’astina del livello. Con la chiave speciale per filtri sbloccate il filtro dell’olio poi svitatelo a mano, attenzione alle scolature di olio, usate un recipiente sotto il filtro. Prima di mettere il nuovo filtro lubrificate la guarnizione di gomma con un po’ d’olio. Avvitare a mano il nuovo filtro. Mettere l’olio nuovo fino al livello consigliato, avviare il motore e controllare che la spia pressione olio si spenga subito. Verificare anche che il filtro non abbia perdite. Sostituzione della girante della pompa dell’acqua di mare • Chiudere la valvola della presa a mare. Svitate le viti del coperchio, riponetele con la relativa guarnizione, estraete la girante, pulite il corpo della pompa all’entrata e uscita da eventuali impurità. Lubrificare con vaselina la sede per la nuova girante, inserire la girante facendola girare in senso orario, in modo che le palette siano orientate correttamente sin dall’inizio. Controllate che le due facce della guarnizione non presentino delle asperità, mettete un po’ di vaselina poi sistemate il coperchio e stringete le viti sempre una contrapposta all’altra. Aprire la presa a mare accendere il motore, verificare che non ci siano perdite d’acqua dal coperchio e per il buon funzionamento della pompa deve uscire acqua dal tubo di scappamento. Il motore entro bordo diesel Faryman 27 CV installato sull’Alpha 9,50 del 1973. 37 Gruppo Musicale “BINARIO 440” S i, viaggiare, evitando le buche più dure..... Il viaggio. Ci sono tanti tipi di viaggio: il viaggio con la fantasia, più facile ed economico che ti consente di poter girare in libertà senza vincoli di tempo, di soldi e di lingua; quello programmato, dove scatenare la più vivace curiosità e assaporare tutto ciò che si è previsto; viaggi romantici, viaggi culturali, viaggia allucinogeni, viaggi di lavoro e viaggi per dimenticare. Io vi voglio parlare di un viaggio per cantare. Un viaggio in treno, partito anni fa come un diretto e che oggi ha trasformato un po’ la sua natura diventando un treno locale che si ferma a tutte le stazioni. BINARIO 440 è la metafora di un luogo pubblico, una banchina ferroviaria dalla quale salgono e scendono sul nostro treno amici, musicisti, cantanti e interpreti vari per compiere con noi un breve viaggio musicale attraverso interpretazioni di canzoni che hanno fatto la storia della musica degli anni 60 e 70. Vari interpreti, ognuno con il proprio genere, strumenti nuovi che entrano ed escono dal gruppo alimentando musiche diverse e impreviste. Sax, fisarmoniche, violini, armoniche costruiscono assieme al corpo centrale del gruppo, armonie con radici di estrazioni differenti. E questo treno diventa una sorta di caravanserraglio, un circo “Barnum” della musica che compie divertenti escursioni in vari luoghi limitrofi. Ed una fra le ultime tappe di questo viaggio è stata in ottobre, organizzata dal nostro circolo nautico in quel di Bellagio dal mitico “MARCOBENZINA”. Una serata all’insegna del “Toc” e del “Ragel” dove il gruppo “BINARIO 440” ha scatenato i ballerini più caldi fino a tarda sera con musiche anni ‘70, un po’ “imprigionate” dalla dimensione del locale ma comunque coinvolgenti (il prossimo evento lo faremo sulla Rosina in mezzo al lago). SOCI: STORIE DI GABBIANI Fiorenzo Mussi HERTZ Grazie a: Giancarlo (organizzatore e chitarra solista), Claudio (batteria), Bebe (percussioni), Sergio (tastiera), Massimo (chitarra ritmica), Fiorenzo (basso) Gimmi, Giusi e Trie (voci). I soci Giancarlo e Fiorenzo porteranno in giro per il mondo nelle loro tournèe la bandiera del Circolo Nautico. Dal 2014 tutti i componenti e amici del circolo nautico Gabbiano Azzurro avranno diritto di salire gratuitamente sul nostro treno. A presto MARCO BENZINA - LO STAR WARS BAR Voglio spendere due parole sul Marcobenzina’s Bar, anche se è molto difficile da descrivere e tantomeno coglierne il senso perchè, parafrasando una canzone di Vasco Rossi, “un senso non ce l’ha”. Più lo frequento e più mi sento in un luogo che si potrebbe definire fuori dal tempo e dallo spazio, un Bar galleggiante dove reale e surreale si fondono in modo perfetto; l’ambiente, gli avventori, il suo creatore sono una miscela irresistibile di un’umanità variopinta che riassume al meglio la galassia lariana. Nel cuore della megalopoli galattica del Centro Lago, Marcobenzina’s Bar sembra uscito dai sogni Lucasiani di “Guerre Stellari”, lo Star Wars Bar, la locanda che galleggia nello spazio con un arredo stile anni ’50, dove è possibile incontrare ogni tipo di personaggio proveniente dai vari pianeti lariani, senza doverti stupire di nulla. Senza dimenticare lo slogan d’ingresso che l’amico Marco ha voluto sulla parete esterna, quel “Vino e Cucina” che richiama le atmosfere Procidiane de “Il Postino”, dove la “metafora” è di casa e dove al meglio si possono comprendere le parole tratte dal film, non ricordo se di Pablo Neruda o di Mario Ruoppolo ma fa lo stesso: “La poesia non è di chi la scrive, è di chi ……gli serve”. Naturalmente da Marcobenzina sono di casa anche simpatia e cortesia nonchè ottima cucina dai fornelli della moglie-chef Betty. Giancarlo Rivolta 38 39 SOCI: STORIE DI GABBIANI The Best of Pescallo by Boffino 40 41 Il poggio di San Martino I l Santuario della Madonna delle Grazie si erge sulla cima della frazione di San Martino sopra Griante, in provincia di Como e si raggiunge con un sentiero pedonale che si arrampica in mezzo a boschi e radure sino al poggio che ospita la Chiesa. L’origine del Santuario si spiega con una leggenda, come ce ne sono tante sul Lario, che parla di un miracoloso ritrovamento. Durante la grande peste, narrata anche da Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi” (1628-1630), una pastorella di Griante, giunta al Poggio di San Martino per cercare erbe o forse per ritrovare una pecorella sfuggitale, entrò in una stretta grotta, dove vi trovò la statua lignea della Vergine che ancora oggi è conservata all’interno del Santuario. La vista sul promontorio di Bellagio e sui due rami del lago è veramente fantastica ( la foto non rende giustizia alla realtà). Alcuni scorci sul lago durante la salita al poggio di San Martino. Andò subito in paese a raccontare a tutti della scoperta e, con non poca fatica, alcuni griantesi riuscirono a recuperare la statua ed a portarla in paese. Tutti pensarono ad un miracolo, perché nessuno aveva mai saputo dell’esistenza della statua e decisero di posizionarla nella chiesa parrocchiale per esporla all’adorazione di tutti. La bellissima Chiesa che custodisce la statua della Mdonna di cui alla leggenda della pastorella. 42 43 IL LARIO E LA SUA STORIA Giancarlo Rivolta Qui accadde un fatto imprevisto, perché la statua tornò misteriosamente al poggio di San Martino, ma non nella grotta in cui fu rinvenuta, bensì in una posizione dalla quale con uno sguardo era possibile abbracciare tutta la valle e il lago di Como. Gli abitanti interpretarono il fatto come una precisa richiesta della Madonna e costruirono una chiesa in suo onore e la statua posta in una nicchia sopra l’altare. Nonostante questa storia si tramandi da molto tempo, alcuni documenti storici fanno pensare ad origini ancor più antiche. La struttura è formata da 3 parti ben distinte, risalenti a periodi diversi, ma le parti più antiche risalgono ai tempi dei Romani, che avevano costruito un avamposto difensivo e un punto di osservazione, con accanto una casa per soldati. A provare l’antichità della struttura alcuni reperti, riportati alla luce durante le opere di restauro e ora conservati al Museo Archeologico di Como. In seguito le due strutture preesistenti furono assemblate per formare il nucleo antico della Chiesa. A metà del XVII secolo, quando fu ritrovata la statua lignea della Madonna, parte dell’abside fu abbattuta, fu costruita una nicchia e vi fu posta la statua. Nel secolo seguente si decise di aprire la porta dell’antica casetta dei soldati e si costruì il portico della facciata e, a causa dei sempre più numerosi fedeli che accorrevano al Santuario, nel 1805 e per tutto il 1800, la struttura fu più volte ampliata e restaurata senza per questo perdere l’aspetto architettonico originario. Per visitare il Santuario della Madonna delle Grazie, è necessario raggiungere Griante (da Bellagio con il traghetto per Cadenabbia o Menaggio), lasciare il mezzo in parcheggio e farsi una bella camminata in salita per trenta/quaranta minuti (si sale ad un’altezza di mt. 862); un po’ di fatica ma ne vale veramente la pena per gli scorci panoramici sul lago ed in particolare su Bellagio che si possono godere durante il viaggio e per i profumi che si colgono nel bosco che si attraversa su un bellissimo sentiero in ciottoli. Inoltre la fatica viene ripagata appena arrivati al poggio per la vista mozzafiato su tutto il lago e per il Santuario, autentica perla immersa nel verde. 44 45 Il Falco della rupe “pirata del lago di Como” I l Lario ha avuto il suo “pirata” nel ‘500, Gian Giacomo Medici, detto “il Medeghino”. “Medeghino” sta per piccolo Medici, soprannome che tendeva a sminuire la famiglia Milanese Medici, alla quale apparteneva, nei confronti dell’omonima fiorentina. Nacque nel 1495 a Milano, da Bernardo Medici e Cecilia Serbelloni, famiglia povera e numerosa. Primo di quattordici figli Gian Giacomo imparò ben presto l’arte di arrangiarsi, mettendosi a capo di una banda di teppistelli dedita a furti e ribalderie di ogni genere. Aveva appena sedici anni quando ebbe una lite con un degno rivale uscendone mezzo morto ad opera della banda di quest’ultimo ed abbandonato per strada. Appena guarito il Medeghino si vendicò, uccidendo in pieno giorno il suo rivale. Per questo fu bandito da Milano e si rifugiò sul Lago di Como, che diventò la base di molte sue imprese. Qui riunì molti fuoriusciti e li organizzò in una banda che sconvolse in quegli anni il lago di Como con scorrerie, assalti ad imbarcazioni ed efferatezze di ogni tipo, guadagnandosi il soprannome di “Falco della Rupe”. Il cinquecento lo vide protagonista inoltre di numerose vicende sia umane che militari, sempre all’insegna della violenza. Con le sue imprese cominciò ad arricchirsi e, sposando la causa del futuro duca Francesco II, da brigante divenne capitano. Nel 1522 Francesco Sforza grazie a Carlo V, tornò in possesso di Milano, nominò governatore Girolamo Morone che volle il Medeghino come suo braccio destro e guardia del corpo. Il Medeghino uccideva su commissione del Morone i suoi nemici sino a che il Duca, infastidito da tanta efferatezza e da tanti delitti impuniti, ordinò al Morone di disfarsi del Medici. A questo punto il cancelliere finse di concedere l’investitura del Castello di Musso al Medeghino, consegnandogli una lettera sigillata da portare personalmente al castellano, nella quale era 46 scritto l’ordine di uccidere lo stesso Medici. Ma Gian Giacomo, fiutato l’inganno, sostituì la prima lettera con un’altra, nella quale si comandava al castellano di aprire le porte del castello, così si impadronì del maniero che divenne la nuova base per le sue imprese. Il Medeghino spadroneggiò su tutto il lago di Como, compì razzie e rapine e il castello di Musso divenne una “città-stato”, dotato persino di una zecca alla quale il Medici, mise a capo un rigido magistrato, Martino detto il Mondonico. In pratica tutte le strade per il lago di Como e per la Svizzera erano in sua mano, come le acque del Lario. Passando al servizio dell’Imperatore ed abbandonando lo Sforza, in nome di Carlo V il Medeghino si investì del castello di Musso con il titolo di Marchese arrogandosi il dominio sul lago di Como da Nesso in su, della città di Lecco di cui si proclamò Conte, della Valsassina, Valdanera, Valsolda e delle tre Pievi (alto Lario), sostituendo nell’insegna della banda la croce rossa con quella bianca. Il neo Marchese di Musso faceva incursioni corsare su tutto il lago, dove possedeva una flotta composta da sette grosse navi a tre vele con quarantotto remi munite di bombarde ed un brigantino dove sull’albero maestro sventolava lo stendardo dalle palle d’oro in campo rosso; il motto della nave era “salva, domine, vigilantes”. A Bologna nel 1529 fu ristabilita la pace fra l’imperatore e Francesco Sforza; il Medici pertanto venne spogliato di tutti i suoi beni tornando ad essere considerato un “bandito”. Accerchiato resistette per dieci mesi nel castello di Musso ma alla fine dovette arrendersi, sconfitto dalle navi Ducali, ma accettando onorevoli condizioni. Il Medeghino iniziò in quel periodo un ventennale servizio di condottiero per la Corona di Spagna, che a tratti l’avrebbe riscattato di un passato da brigante. Seguirono altri periodi da combattente in Ungheria e in Germania conquistando consensi e venne persino nominato Vicerè di Boemia. Carlo V, visti i successi di Gian Giacomo Medici, era pronto ad affidare al suo capitano altri incarichi militari, in un gran progetto d’invasione del Piemonte contro la Francia, ma il Medeghino morì improvvisamente l’8 novembre 1555 probabilmente avvelenato. Ebbe funerali solenni e un maestoso mausoleo di marmo di Carrara opera di Leone Leoni su disegno di Michelangelo, collocato all’interno del Duomo di Milano. Gian Giacomo Medici, da brigante a coraggioso condottiero, era ormai diventato una illustre personaggio e una leggenda. Ma ancora oggi, a chi conosce la storia e le avventure del “Falco della Rupe”, ricordando le sue crudeli scorrerie sul Lario, capita di sentire un brivido correre lungo la schiena ogni volta che percorre le tranquilli acque del Lario. La famosa rupe del “falco”, primo rifugio di Gian Giacomo Medici sul lago di Como. La flotta del Medeghino era composta da sette grosse navi a tre vele con quarantotto remi munite di bombarde. Il Castello di Musso, quartier generale del Pirata del lago di Como. Il bellissimo mausoleo di Gian Giacomo Medici progettato da Michelangelo realizzato all’interno del Duomo di Milano. Il Medeghino in raffigurazioni dell’epoca da Pirata a condottiero 47 IL LARIO E LA SUA STORIA Giancarlo Rivolta IL LARIO E LA SUA STORIA Margherita Rezzonico TESSILMARE, la storia La storia del Lario è anche la storia delle aziende che qui sono nate e che hanno fatto conoscere il nostro territorio in tutto il mondo. Margherita Rezzonico, titolare della Tessilmare e socia del Gabbiano Azzurro ci racconta qui la storia dell’azienda. La creatività, l’impegno, la tecnologia ed il legame famigliare hanno permesso, la nascita e lo sviluppo di un’azienda indomita ancora in espansione dopo 58 anni di attività. TESSILMARE è un’azienda che nasce nel 1947 in un territorio famoso, in tutto il mondo, per le sue tessiture: Como ed il suo lago. Nata come setificio grazie all’impegno del fondatore, Dino Luigi Rezzonico, nel tempo, sotto la gestione del figlio ed ora della terza generazione, ha spostato l’attenzione verso le molteplici possibilità di utilizzo dei tessuti tecnici. La passione verso la meccanica e la conoscenza della chimica, hanno permesso alla Tessilmare, di affrontare settori merceologici, fino ad allora esclusi dalla produzione tradizionale. Il fondatore della Tessilmare Dino Luigi Rezzonico. Il campo di applicazione più selettivo ed affascinante, quello nautico, ha dato gli stimoli necessari perché l’azienda concentrasse i suoi sforzi in quest’unica direzione. I tessuti non dovevano resistere solo all’uomo e al tempo, ma anche all’acqua, al sole ed alla salsedine. Lo studio sistematico ed approfondito dei materiali e dei rivestimenti, ha portato l’azienda ad avere la leadership della produzione tessile europea di settore. Nel frattempo, la conoscenza della nautica e dei cantieri, delle loro problematiche ed esigenze, hanno indotto la Tessilmare a cimentarsi nella produzione di articoli tecnici, quali profili parabordo, capottine parasole, coperture per imbarcazioni, primeggiando anche in questo settore. La Tessilmare quindi, delinea quanto di meglio l’iniziativa italica può rappresentare. 48 49 CRANCHI un marchio, un simbolo di qualità della gente di lago Con questa edizione di LARIUS vogliamo iniziare a raccontare la storia di cantieri nautici che hanno radici sul lago di Como. Abbiamo chiesto a Paola Cranchi di raccontarci della sua Azienda; la CRANCHI S.P.A. nata a S. Giovanni di Bellagio nel 1870 è diventata azienda Leader a livello mondiale. CANTIERE NAUTICO CRANCHI® S.p.A. La storia L’attività nautica di CRANCHI® ha origine nel 1870 sul Lago di Como, a San Giovanni di Bellagio. Nel 1932 si sposta a Brienno, ancora sul Lago di Como, per poi trasferirsi nel 1970 lin Valtellina (SO). A Piantedo, con Aldo Cranchi che rappresenta la 4° generazione, nasce la prima fabbrica CRANCHI® per la produzione di barche in vetroresina. Qui nei 36.000 mq. di Piantedo Plant, fabbrica pilota, si producono imbarcazioni dai 10 ai 15 m. e ci sono: la Sede amministrativa commerciale, il Centro Studi Ricerche, il Centro acquisti, il Centro ricambi e l’Ufficio Risorse Umane. Il cantiere di Brienno La Cranchi nel 1932 si sposta da S. Giovanni di Bellagio a Brienno. 50 Da qui in poi è tutto un susseguirsi di ampliamenti e ammodernamenti, che portano il marchio CRANCHI® a possedere oggi 3 stabilimenti produttivi in Italia dislocati tra Lombardia e Friuli Venezia Giulia, un Marine Test Centre dove è possibile provare tutto l’anno l’intera gamma, una Darsena per alaggio e varo e refitting per yachts di dimensioni superiori ai 50 piedi. Nel 2006 CRANCHI con la quinta generazione si trasforma da SRL in S.p.A. e apre una nuova era commerciale che oggi esporta in 70 Paesi nel mondo più del 80% della Sua produzione. Queste sono ad oggi le fabbriche e le strutture oltre alla già citata Piantedo, collegate alla produzione. CRANCHI: San Giorgio di Nogaro (UD) Plant 2 complesso produttivo di 20.000 mq. su un area di 100.000 mq. Seventy Plant 4 (SO) Nel 2009 è ultimato e diventa operativo il futuristico stabilimento “Seventy Plant 4”,destinato alla produzione degli yachts CRANCHI® oltre i 50 piedi (oltre i 15 m). Un polo che per contenuti tecnologici e soluzioni adottate non ha eguali al mondo. Sorge su una superficie coperta di 30.000 mq all’interno di un’area di complessivi 140.000 mq. Questa fabbrica è concepita per ridurre drasticamente i tempi di esecuzione, aumentando la qualità del prodotto e della vita in fabbrica, per produrre imbarcazioni eccellenti. Marine Test Centre a San Giorgio di Nogaro (UD) Dal 1997 la palestra per le prove più meticolose di prototipi e nuovi modelli. Aperto 365 giorni all’anno, ha la peculiarità di disporre di uno showroom permanente con la possibilità di far effettuare prove in mare alla propria clientela. Cabinato in legno in fase di lavorazione ed al varo nel cantiere della Cranchi a Brienno Darsena Bellagio & Capannone Brienno e Capannone Tremezzo a San Giorgio di Nogaro (UD) Grazie a un pool di professionisti offre servizi di refitting, rimessaggio, alaggio, varo e tutta una serie di assistenza personalizzata. Sardegna Ad Olbia, nel cuore del golfo, siamo presenti con una struttura che sorge su un’area di 15.000 mq., provvista di un capannone di 4.500 mq. Un centro all’avanguardia per la nautica direttamente sul mare. “CRANCHI “made in Manaus Brazil” Produzione su licenza Cranchi Ormai avviata la collaborazione fra CRANCHI e un partner brasiliano con sede a Manaus che produce su licenza. Prodotte da Marzo 2011 ad oggi più di 40 unità dando lavoro a circa 100 addetti. Spostamento di lance appena prodotte per la consegna. La barca traino è una bellissima gondola lariana di nome Franca Brienno. Che fine avrà fatto? 51 IL LARIO E LA SUA STORIA Paola Cranchi CRANCHI USA Presente sul mercato USA dal 1993, CRANCHI commercializza oggi il suo prodotto oltreoceano attraverso una società gestita e controllata direttamente dal Cantiere. Oltre 600 le imbarcazioni vendute in America (Stati Uniti e Sud America) dal 1993 ad oggi. Nel 2013 sono 18 i modelli in produzione con differenti versioni Flybridge, Open, Hard Top e Soft Top e da quest’anno anche una nuova linea di imbarcazioni, la linea Trawler. Una intensa attività lavorativa ci ha permesso di presentare anche quest’anno 4 nuovi modelli. La novità assoluta è il primo modello della linea Trawler, ECO TRAWLER 53 Long Distance, la 54 HT, la fuoribordo Panama 29 e la nuovissima Endurance 27. La nostra Filosofia: qualità ed eccellenza In CRANCHI® abbiamo sempre sostenuto che sono gli investimenti a generare la qualità e la produttività, e che queste due condizioni si possono ottenere solo attraverso l’adozione di impianti e procedimenti tecnologicamente all’avanguardia. Oggi, senza timore di smentite, in CRANCHI® disponiamo di una tecnologia di processo e di prodotto senza eguali attraverso le quali riusciamo ad ottenere un rapporto di qualità altissima ad un prezzo assolutamente competitivo. Utilizzando la nostra competenza e passione per il nostro lavoro e per tutto ciò che è innovativo creiamo le imbarcazioni/yachts in grado di donare benessere e divertimento a chi sceglie il nostro Cantiere. Fare qualità ci impegna al 100%. La ricompensa più appagante sono i clienti soddisfatti che dopo anni di utilizzo delle nostre barche, soddisfatti, ci narrano le loro imprese a bordo delle nostre imbarcazioni che partono da ogni dove e raggiungono mete favolose in tutto il mondo. GABBIANO POESIA Questa è la nostra qualità! Esigiamo che lo scafo uscito dalle linee produttive, dopo aver effettuato i dovuti collaudi di produzione, possa navigare senza interventi. Per alcuni può sembrare poco, per noi è un risultato immenso! Ciascuno di noi è, in verità, un’immagine del grande gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti. Richard Bach Fasi di lavorazione nel nuovo stabilimento di Piantedo in Valtellina. 52 Il nuovo modello “Cranchi Eco Trawler 53”, novità assoluta per la stagione 2013-2014 esposto a Cannes 2013. 53 POESIA Associazione Nautica GABBIANO AZZURRO Limonta www.gabbianoazzurro.it 54 2° EDIZIONE - OTTOBRE 2010