ari amici de “Il Vinovese”, si avvicinano i giorni
nei quali celebreremo il
Natale di Gesù e l’inizio di un
nuovo anno. Il tempo che scorre
da un lato è motivo di preoccupazione, soprattutto a causa
della persistente situazione di
crisi economica. Ma non è solo l’economia ad essere in crisi. Proprio questi ultimi anni ci
hanno dimostrato – non senza
sconforto – che ad essere in crisi
siamo noi: quanta fatica all’idea
di dover rinunciare a qualche
comfort! Quanto fastidio al pensiero di guadagnare un po’ di
meno! Quanta paura di dover
perdere qualcosa di quanto avevamo accumulato! Intendiamoci:
non intendo qui offendere il frutto del lavoro onesto o dei sacrifici
di una vita. Ma vale la pena che
ANNO XXI - N. 4
Dicembre 2012
Periodico trimestrale
d’informazione e
di cultura
Copia gratuita
Autorizzazione del
Tribunale di Torino
n. 4463
del 1° Aprile 1992
C
NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA
Ci ricorda che nella condivisione le gioie si moltiplicano e i pesi
si dividono.
Non aspettiamoci “qualcosa”
da questo Natale. Ritorniamo ad
aspettare Qualcuno: il Signore
Gesù. Ritorniamo ad “Essere
qualcuno”: non nell’affermazione di noi stessi, ma nella ricerca
di rapporti buoni e fraterni, che
ci rendono veramente uomini.
La Lettera di San Paolo a Tito
afferma: “E’ apparsa la grazia di
Dio… che ci insegna a vivere”.
Viviamo con Lui, viviamo come
Lui. Auguri di cuore, uniti all’assicurazione di una speciale preghiera per tutti e per ciascuno.
Don Marco
Prevosto di Vinovo
CON CONDIVISIONE
E GIOIA ASPETTIAMO QUALCUNO:
IL SIGNORE GESÙ
In attesa del S. Natale
Ma noi aspettiamo Qualcuno:
Dio è con noi, nell’ora della gioia
e in quella della prova. Entrando
nella nostra vita ci insegna che
occorre cercare anzitutto di accoglierci tra persone. Ci dice
che la nostra ricchezza sono
i legami: in famiglia, dove
spesso sono peggiori i
conflitti; tra vicini e
borghigiani; tra
generazioni;
tra origini e
pensieri
diversi.
ci chiediamo come mai questa
crisi, anziché renderci più vicini
e solidali (come avvenne anche
in altre fasi simili della nostra
storia patria) ci abbia resi più
impauriti, sospettosi, avidi, invidiosi… Ecco perché non possiamo parlare di una questione
puramente economica. Siamo
noi, sono i nostri rapporti umani, è la nostra capacità di affrontare insieme la vita ad essere
in crisi. Così il Natale (di Gesù!
Senza di Lui cosa si festeggia?)
viene a lanciarci una domanda:
aspettiamo qualcosa o aspettiamo qualcuno? I giornali non potranno che informarci sull’andamento dei consumi e dirci che:
“Quest’anno si spenderà l’8% in
meno in dolciumi e panettoni”.
Già: per molti il Natale è aspettare “qualcosa”. Per chi ha fatto
del possesso delle cose lo scopo
della vita sarà un triste Natale.
GRAZIE,
GRAZIE,
GRAZIE!
Anche questo travagliato 2012
è passato, i Maya hanno avuto
torto e il mondo continua a ruotare nell’Universo.
Anche la nostra Associazione ha
fatto il suo dovere come sempre:
il Concorso Culturale, i festeggiamenti per i 50 anni di matrimonio
in occasione del pranzo sociale, la gita sociale a Sirmione, la
stampa del bellissimo Armanach,
la puntuale uscita trimestrale del
"Il Vinovese" il teatro, la Mostra
dei Presepi e l’attività di gestione
e restauro della Chiesa dei Batù
(come potete leggere in un altro
articolo).
Ma per tutto questo dobbiamo dire grazie ai componenti
il Direttivo dell’Associazione, al
direttore ed ai redattori del "Il
Vinovese", ai volontari che si
prestano, con entusiasmo, ad
ogni necessità incombente.
E grazie alla Regione Piemonte (in special modo alla
Dr.ssa Taraglio), alla Provincia
di Torino, al Comune di Vinovo,
alla St. John International University e a tutti i Soci che non
fanno mai mancare il proprio
sostegno, sempre pronti a
partecipare a tutte le iniziative
dell’Associazione.
Ma dobbiamo dire grazie
anche all’infaticabile, e mai
domo, Presidente Dino
Sibona sempre pronto a
nuove iniziative sociali
o a favore del ricordo
delle tradizione locali
ed a spronare tutti a
fare sempre meglio
e di più.
Grazie e a Tutti
un augurio di
Buon Natale e
sereno Anno
Nuovo !
Mario
Bernardi
Auguri a tutti!
Che le Festività siano
liete e che il 2013
porti più serenità e pace.
BUON
e NATALE
BUON
ANNO
La dipartita di Margherita Arnolfo
Quando
suore presso la locale Casa del
Cottolengo fino alla chiusura a
metà anni '90. Dagli anni '70
era stata custode della antica
Cappella di San Martino ed animatrice della festa novembrina del famoso Santo Vescovo di
Tours. Infine, con l’inseparabile
sorella Maddalena, era stata attiva nell’AVIS come donatrice di
sangue e come dirigente della
locale sezione. Una grande par-
la vita s’intreccia
con l’amore per il prossimo
SOMMARIO
Il giorno 1° ottobre sul far dell’alba è mancata nel sonno la
mia cara mamma. Da quasi due
anni era ospite della Fondazione
Cronici Quaranta di Carignano
dove soggiornò per tre anni
anche mio padre. Era nata a
Torre San Giorgio vicino a
Saluzzo nel 1922, in una famiglia
contadina con altri due fratelli
ed una sorella. Dopo alcuni anni
trascorsi a Vigone in una cascina
nella zona del Pellice, la famiglia
era giunta nel 1939 a Vinovo.
Qui mia mamma era andata a
lavorare dapprima allo Jutificio
Rebisso vicino al vecchio Molino
e successivamente alla chiusura di questo causa la guerra,
alla segheria Garis di via San
Desiderio. Poi nel 1946 venne il
matrimonio e nel 1958 l’apertura della seconda Tabaccheria
di Vinovo in zona San Martino.
Da quest’anno e fino al 1983 fu
conosciuta da tutti come “Rita
la tabachina”. Raggiunta l’età
della pensione, lasciò il negozio
e con la famiglia ritornò alla
vecchia casa dei Cambiano ( la
famiglia del marito Pietro) nel
vicolo San Lorenzo davanti alla
Confraternita dei Batù. Da questo
momento si dedicò alle attività
del volontariato della Parrocchia
sotto indicazione dell’indimenticabile don Gerardo Russo. Era
stata una dama dell’OFTAL a
partire dal 1984 tramite la sig.
ra Rina Sandrone meglio conosciuta coma “Rina ‘d Candida”
che allora era la responsabile vinovese di tale benemerita
Associazione. Ed in questa veste
quasi sempre accompagnata dal
marito Pietro, era stata molte
volte in pellegrinaggio a Lourdes
ed a Loreto (oltre che a Fatima e
Roma) accompagnando anziani
ed ammalati.
Come è stato detto all’inizio
GLI ITALIANI
IN RUSSIA
Pag. 21
PIEMONTESI
NEL MONDO
Pag. 25
2
Riflessioni sul libro di Savino
tecipazione popolare al funerale
è stato il ringraziamento della
Comunità alla mia cara mamma.
Da queste pagine ringrazio ancora una volta e semplicemente tutti i vinovesi, ed in modo
particolare i volontari vecchi e
nuovi del gruppo Caritas della
Parrocchia, per la partecipazione
al lutto e per la solidarietà dimostratami.
Gervasio Cambiano
Il tormento
del santo sfocia
nell’amore per gli altri7
della Messa funebre dalla commossa voce di Piero Lardone,
mia mamma si era impegnata
molto nella Comunità vinovese
al servizio del prossimo. Per tanti
anni, era stata ministro straordinario dell’Eucarestia, catechista
e responsabile della Caritas parrocchiale di Vinovo coordinando
in particolare l’attività del Banco
alimentare ed i numerosi volontari che “davano una mano” alle
SAPORI E
TRADIZIONI
A CONFRONTO
Pag. 13
Così scrisse Dante Alighieri parlando di San Francesco e tale
veramente fu il Santo, per il suo
tempo e per il nostro, perchè l'insegnamento e l'esempio che ha
lasciato sono eterni, universali e
trasversali ad ogni ideologia.
Il 20 settembre, in uno dei Saloni
della Cascina Don Gerardo, il
Dottor Nicola Savino, ha presentato il suo libro sulla vita di
San Francesco d'Assisi: conoscevo
già l'opera perchè l'amico Gino
Lambiase me ne aveva regalato una copia fresca di stampa
all'inizio dell'estate.
Confesso anche di essermi accostata alla lettura dell'esile libretto
con scettica sufficienza: cosa si
poteva ulteriormente svelare del
Santo che già non fosse stato
pubblicato in una delle sue innumerevoli biografie del passato?
E invece, pagina dopo pagina, è
emersa una figura nuova, moderna, attualissima di uomo tormentato da mille dubbi, travagliato
da debolezze e ambizioni terrene,
vittima di cadute e di umiliazioni,
preda di paure e di inquietudi-
abbiamo tutti molto da imparare.
Quanto simile è stato il suo
mondo al nostro: una società
insoddisfatta, una politica corrotta, un fraintendimento di bisogni
e di necessità, di ideali e di percorsi e come semplice la risposta
e lineare la strada suggerita da
Francesco!!
Egli predica la semplicità e la
generosità, l'altruismo e la tolleranza, il rispetto e la condivisione.
Egli insegna a non avere paura
del diverso e del difficile. Esorta
all'impegno gioioso e disinteressato. Suggerisce la pazienza e
la docilità, il coraggio e la prudenza.
Tutto questo senza avere mai
scritto un sermone, senza avere
lasciato una testimonianza diretta, senza avere compiuto chissà
quali miracoli, ma dimostrando
con l'esempio e con i fatti l'amore
immenso mutuato tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e i suoi simili, tra
l'uomo e la natura e gli animali
e le cose.
Vera Miletto Scuero
FIGURE
DELLA VINOVO
D’ANTAN
Pag. 23
L’Asilo Infantile di Vinovo
INVITO
AGLI SPOSI
DEL 1963
E OLTRE
12
Un coraggioso spazzacamino
15
Il restauro dei “Batù”
16
I saperi del passato
18
La festa di S. Martino
19
La copertina del libro.
Il ricordo di Francesco Leggero 20
La fabbrica di conserve
24
Incontro con l’Africa
28
Dal libro “Cuori nel pozzo”
29
I nostri morti
31
I PREMIATI
DEL
CONCORSO
DI POESIA
Pag. 4
ni, che trova nella fede l'energia
per rimettersi in gioco e dedicare
la vita alla predicazione della
verità.
Non sempre la lettura è stata
agevole: a tratti si percepisce l'impronta dell'intellettuale abituato
a usare un linguaggio raffinato e solenne, ma l'esito e l'effetto dell'opera sono magistrali:
Francesco davvero ne emerge
come “uomo nuovo”, dal quale
Continuando una simpatica
iniziativa anche quest’anno la
Famija Vinovèisa ha in programma per domenica 19 maggio i
festeggiamenti per le coppie che
nel 2013 raggiungono i 50 anni di
matrimonio e oltre.
Invitiamo perciò tutti coloro che
raggiungono questo prestigioso e
importante traguardo, e a coloro
che lo hanno già superato, di
dare il proprio nominativo a Marco
Magliano (tel 011 9656335) o a
Dino Sibona (tel. 339 7576096)
entro il 5 aprile p.v. affinché possiamo festeggiare tutti insieme le
nozze d’oro e oltre.
L’elegante
carabina di precisione “Rochat”
Arma d'eccellenza nel Risorgimento piemontese
La rassegna dedicata alle armi
d’epoca prosegue con la presentazione di un’accuratissima ed
elegante carabina risalente alla
prima metà dell'800.
Si ritiene che detta arma, poiché reperita nel territorio vinovese, sia appartenuta a qualche
personaggio che partecipava
alle gare di tiro al “tavolazzo”
che si tenevano al fondo di via
Parisetto. L'allora istituzione
del Tiro a segno, riconosciuta
come fonte finanziamento alla
Congregazione di Carità, ottenne
generose elargizioni da parte di
casa Savoia, come attesta una
targa commemorativa esposta
all’interno del palazzo comunale
di Vinovo L’arma, ispirata nelle
linee e nelle soluzioni meccaniche alle “Coeve” (ricercatissime carabine cantonali elvetiche)
presenta una canna a sezione
ottagonale di piccolo calibro ad
anima rigata corazzata di mirino a tunnel e diottra di mira,
firmata sulla volata “Rochat a
Turin”; batteria a molla avanti
e catena di scatto corredata di
Stecher mentre la calciatura a
fusto intero (dotata nel lato interno di appoggio per la guancia) è
realizzata in legno di noce scelto con terminale alla volata di
corno biondo.
Questa particolare carabina
da tiro a “Luminello” fu particolarmente apprezzata da Re
Carlo Alberto tanto che era solito
farne dono agli ospiti di rango.
L’armaiolo Rochat, del quale
porta la firma, ha prodotto armi
che tuttora sono conservate presso l’Armeria Reale. Rochat padre
iniziò l’attività di armaiolo in via
Madonna degli Angeli e tenne
bottega a Torino, insieme al figlio
Carlo, fino all’ultimo decennio
del 1800 trasferendo la propria
sede prima in via Palazzo di Città
poi in via Garibaldi (all’epoca Via
Dora grossa).
Una cinquantina di fucili di
questo tipo in mano ai tiratori
genovesi, fecero un fuoco micidiale nei momenti cruciali della
battaglia di Calatafimi nel maggio 1860.
Lo stato sabaudo, cedendo i
suoi territori d’oltralpe, (in particolare la Savoia, terra d’origine
della casa regnante, ma abitata
da popolazioni di lingua francese) e allargando i suoi confini
verso la Lombardia e l’Italia centrale, cessava di essere uno Stato
Dinastico e si avviava a diventare uno Stato Nazionale. Questo
risultato, al momento, poteva
accontentare Cavour e i moderati ma non era soddisfacente per
i democratici, pronti a rilanciare l’iniziativa rivoluzionaria del
Mezzogiorno. In particolare era
la Sicilia, in stato di latente rivolta contro il governo napoletano
ad offrire le condizioni favorevoli
per un’imminente rivoluzione.
I preparativi insurrezionali
nell’isola furono ideati dai mazziniani su una diagnosi dei fallimenti passati. Di qui i progetti di
preparare il terreno in Sicilia per
un intervento dall’esterno guida-
to da Giuseppe Garibaldi.
L’eroe dei due mondi era, per
prestigio e per capacità militari, il
giusto interlocutore tra il Partito
d’azione e gli organizzatori siciliani. All’inizio del 1860 egli era
un patriota di professione, ossessionato dall’idea di unificare il
paese ed aveva asserito che se il
sud era pronto a insorgere potevano contare sul suo aiuto. Tra le
difficoltà politiche, la principale
era quella di ottenere la tolleranza da parte del governo di Torino
e del Re. Garibaldi aveva dato
notizia dei suoi progetti a Vittorio
settant’anni e il più giovane, partito con il padre, di anni ne avesse appena undici. Pochi indossavano la camicia rossa, alcuni
vestivano uniformi militari, i più
erano vestiti in maniera disparata: un’accozzaglia variopinta
tra cui non mancava nemmeno
la veste ecclesiastica e l’abito da
società del cittadino.
Nella notte tra il 5 e il 6
maggio poco più di mille volontari di varia estrazione sociale
(per metà borghese-intellettuale,
per metà operaria o artigiana)
dopo essersi impadroniti di due
La bella carabina "ROCHAT", finemente cesellata.
Emanuele II, chiedendo aiuto e
ottenendo una risposta negativa
ma una disponibilità a tollerare
e, in qualche misura, a incoraggiare i preparativi segretamente.
Cavour, che temeva complicazioni internazionali, era assai
più riservato e ostile e, vedendo
nella spedizione un’occasione
di rilancio per i mazziniani, la
avversò, pur senza far nulla di
serio per impedirla.
Intanto Genova era divenuta il
quartier generale garibaldino. La
spedizione fu così preparata in
fretta e con pochi mezzi finanziari: dunque con scarso equipaggiamento e pessimo armamento.
I volontari, in gran parte lombardi, veneti, liguri, si raccolsero
presso Quarto, alla periferia di
Genova. Oltre ai già menzionati
tiratori scelti (tra i pochi muniti
di carabina propria) erano presenti veterani delle campagne
del 1848 o dei “cacciatori delle
Alpi”, ma anche studenti o popolani, patrioti sfuggiti alle forche
o alle prigioni, idealisti che inseguivano sogni di gloria, letterati
in cerca di emozioni. Si dice che
il più anziano abbia avuto quasi
Particolare della batteria di sparo.
navi a vapore, il “Piemonte” e il
“Lombardo”, presero il mare e,
eludendo la sorveglianza borbonica, dopo pochi giorni sbarcarono a Marsala, nell’estremità
occidentale della Sicilia. Giunto
sull’isola Garibaldi assunse la
dittatura in nome di Vittorio
Emanuele II. Iniziava così l’ardimentosa spedizione destinata
a stupire il mondo come uno
dei rari esempi in cui un regno,
ricco di risorse militari proprie,
finì abbattuto da un manipolo di
volontari male armati ma risoluti a vincere, animati dalla speranza e da ardenti ideali sotto
la guida di un condottiero che,
giorno dopo giorno, rivelava le
sue intuizioni strategiche e la
prontezza della sua tattica. Gli
abitanti del luogo non sapevano
bene se fosse un liberatore o un
altro degli innumerevoli invasori che avevano tormentato il
loro sventurato paese. Mentre in
alcuni villaggi la gente scappava
al suo arrivo, in altri cominciava
a unirsi a lui come pochi avevano fatto nel nord. Gran parte
del clero solidarizzava con la
rivoluzione; il francescano Fra
Pantaleo si unì ai Mille come
cappellano. Il 15 maggio, quattro
giorni dopo lo sbarco, le colonne
garibaldine entrarono in contatto
con un contingente borbonico a
Calatafimi, vicino al famoso tempio greco di Segesta e, nonostante l’inferiorità numerica e degli
armamenti, riuscirono a metterlo
in fuga. La zona era ondulata con
colline oltre i 400 metri, tra i due
schieramenti vi era una vallata.
I borbonici scorgendo gli avversari pensarono ad una banda
di avventurieri che sarebbe
stato facile sbaragliare: essi non
indossavano la divisa e le poche
camicie rosse parevano giubbe
di galeotti. Il fuoco dei genovesi
sorprese i napoletani e con un
violento attacco alla baionetta i
garibaldini si lanciarono sull’avversario ed ebbero la meglio. La
battaglia, combattuta senza ordine né disciplina, durò alcune ore
e fu violenta e sanguinosa. La
vittoria di Calatafimi fu decisiva
ed i “filibustieri” iniziarono a far
paura; tra le truppe si diffuse la
leggenda dell’invulnerabilità di
Garibaldi e la famosa frase: “Qui
si fa l’Italia o si muore!” tramandata dalla tradizione risorgimentale era già destinata a diventare
storia. Galvanizzati dal successo,
i volontari puntarono su Palermo
e la raggiunsero dopo una difficile marcia sulle montagne.
All’arrivo dei garibaldini la città
insorse. Alla fine di maggio, dopo
tre giorni di duri combattimenti,
i contingenti governativi furono
costretti ad abbandonare il capoluogo, dove Garibaldi proclamò
la decadenza della monarchia
borbonica.
Giovanni Clerico
Maria Grazia Brusco
DUE VINOVESI
ALLA "FESTA
DELLA ZUCCA"
A metà ottobre si è svolta a
Candiolo l'ormai popolarissima
“Festa della Zucca”.
Molte le attrazioni e gli stand
allestiti per l'occasione, accanto a
un ricco mercatino di prodotti artigianali e agricoli a chilometri zero.
Tra le altre iniziative è stata
organizzata la consueta “stima”,
consistente nel tentativo di indovinare il peso di un bellissimo
esemplare di zucca.
Il ricavato della vendita dei
biglietti è andato alla Casa di
Accoglienza “La Madonnina”, che
ospita familiari e malati di tumore
che seguono le cure presso il
vicino IRCC.
A sorpresa si sono aggiudicati ex-æquo il primo premio due
vinovesi: la nostra giovane amica
Sharon Bonino e mio marito
Aurelio!!!
Entrambi hanno infatti azzeccato il peso della zucca in questione, stimato e verificato in
Kg. 29,5.
Vera Miletto Scuero
3
Sabato 24 novembre nella Sala degli Affreschi del Castello di Vinovo
LE PREMIAZIONI DEL
XXV CONCORSO DI POESIA E
CULTURA PIEMONTESE
I bambini delle classi II Elementari di Vinovo lasciano la sala, dopo la bella esibizione di canto e di danza.
rescere ogni anno ed avere sempre più rilevanza
sia a livello regionale che
nazionale ed internazionale è
stato l’obiettivo che si è prefisso, sin dalla sua prima edizione, il Concorso voluto dalla
Famija Vinovèisa, per raccogliere le testimonianze vive e
stimolanti di tutti coloro che
sentono un forte legame verso
le proprie radici e sono inclini
C
a esprimere, sia in prosa che in
poesia, le emozioni ed i ricordi
di una vita vissuta.
Sarà per questa formula semplice ma molto stimolante che il
Concorso si è guadagnato, anno
dopo anno, uno spazio sempre
più “ingombrante” nel panorama letterario ed ha avuto il
grande pregio di coinvolgere le
giovani generazioni e non solo
per dire!
Uno spazio sempre maggiore
è stato dato infatti alle scuole, dalle elementari alle medie,
che esistono sul territorio del
Piemonte e, grazie a maestre
sensibili e soprattutto molto attive, i bambini si sono appassionati alla cultura piemontese ed alla
lingua della Terra ove vivono,
e sono così riusciti a comporre
graziosissime poesie che hanno
intenerito il foltissimo pubblico
presente alla premiazione.
La "Sala degli Affreschi’ del
Castello di Vinovo, messa cortesemente a disposizione dalla St.
John International University per
l’occasione, sabato 24 novembre
u.s. è stata la sede dove si è svolta la premiazione del XXV° concorso di Cultura Piemontese che
ogni anno la Famija Vinovèisa
organizza con il patrocinio della
Regione Piemonte e della Provincia di Torino.
Tanta era la folla che voleva
presenziare che molti, che non
erano riusciti a trovare posto
nella Sala, si sono accontentati dell’ospitalità del bellissimo
Chiostro dal momento che i
posti, seduti ed in piedi, sono
andati presto esauriti.
Questo è un altro riscontro
del favore che l’iniziativa raccoglie in Piemonte e non solo,
dal momento che tutt’Italia partecipa con scrittori e poeti non
famosi ma di forte emotività
espressiva.
La commissione valutatrice composta da anni da Vera
Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, Mario Maina, Censin Pich,
Giuseppe Perrone, che si sottopone al pesante impegno di
leggere e valutare centinaia di
componimenti che giungono da
ogni parte d’Italia, oltre che da
Francia e Argentina, ha lavorato
davvero sodo.
Agli storici giudici si è aggiunta
quest’anno una componente giovane: Graziella Pace, che ha esaminato ben centocinquanta elaborati provenienti dalle scuole,
e come ogni anno ha dato vita a
L’ARCOBALENO
La nostra vita è come un fiore
Se apri il tuo cuore all’amore.
Quando il tuo animo non è sereno
Pensa ai colori dell’arcobaleno.
Il primo colore è il rosso fuoco
Che c’insegna a prender la vita come un gioco.
Il secondo è il verde speranza,
che ci aiuta a viverla con costanza.
Il giallo infonde in noi quella luce vera
Che deve esserci compagna dall’alba fino a sera.
L’arancione ci ricorda il tramonto
Quando della nostra vita a Dio dovremo render conto.
Il blu ci porta lassù,
dove oltre le nubi esisti Tu.
Il viola ci porta a pensare ad una cosa sola
alla nostra anima quando verso Te s’invola.
L’indaco rappresenta la Tua Passione
Sofferta per noi e per la nostra Redenzione.
Maria Brarda
Orbassano (TO)
Giovanna Franzoso e Graziella Pace si sono alternate nella presentazione.
4
Tra Gervasio Cambiano e Mario Costa la giovanissima esordiente Eloide M. Melano.
Mario Costa premia Antonio Tavella, poeta di eccezionale sensibilità e cultura.
RIO TERCÈRO
An Argentina a-i é un paìs,
andova, pì ‘d sent ani fà,
ij nòstri grand a la levatris,
na partìa ‘d travaj a l’han portà.
Rio Tercèro a l’e sò nòm;
dal Piemont tanti a son partì:
pòca scòla, ma ver galantòm,
an serca ‘d certësse për l’avnì.
A lassavo famija, amis,
a portavo veuja ‘d travajé,
coragi, speranse ‘nt la valis,
ant él cheur na piassa e ‘n cioché.
Sta region a l’era vnuje strèita,
a l’han angagiasse con passion,
a trassé na stra’ncor pa fèita
e sërché sò pòst, soa posission.
Për vagné fiusa a’rpòsavo mai,
fatigand sempe sensa ambreuj,
dë ‘d di a fasìo ‘l prim travaj,
la sèira n’àutr, la neuit .... ij fieuj
Beppe Sinchetto
Moncalieri (TO)
Alunni delle Elementari con le simpatiche ricette tradizionali: non solo scritte, ma anche lette con abilità.
LUN-A E SOL
IL CIELO SUL VISO
I pensava stamatin, dësvijandme,
ëd trové la lus ësclinta dël sol,
nopà, àuta ‘n cel j’erlo anco’ la lun-a
ch’a stantava ‘d saluté sò amis,
rè dij patanù ancora andurmì.
L’altra sera tra due strati di nuvole scure
traspariva un rosato tramonto,
come un’antica sottoveste dalla sottana,
come un soffuso sorriso,
color delle gote arrossate
di una giovane al primo complimento
amoroso.
A fianco, ancora leggermente
imbiancato stava il Viso,
proprio come un signore
canuto che sorveglia il suo tramonto.
Tutt’intorno colline ineguali
che un tempo speravano superare
il loro signore ma hanno perso
la spinta verso l’alto,
si sono acquietate.
Qua e là ancora spruzzi bianchi,
il verde tarda a salire dalle valli,
il colore cupo della terra
si spande,
così rimane come una pelle macchiata
da tante mucche che una volta
alpeggiavano ed ora muggiscono,
ferme nelle moderne stalle.
Che drolarìa, già bele dël di
trovè la lun-a con la ghigna rionda
ch’a saluta ‘l mond ‘me na stria fàussa
lassand al di novel j’arcan nuité
përtant ch’a peusso fosoné bin dru.
Di e neuit, sol e lun-a as coro dré
e për tant ch’a slongo ij brass, mai as ciapo,
lus e ombre a dan vita a nòstra vita,
lus fà ombra, complement d’un mond sol
se col tòch ëd mond as lassa basé.
Ti it ses mia lus, e mi toa ombra
tuti e doi a ramengh për cost senté
ch’a scor arbest su nòstra mare tèra
e tant come la lun-a a beica ‘l sol
mi i m’anciarmo a gòde ‘l tò bel soris.
Mario Bernardi
Vinovo (TO)
Carlin Porta
Villar Perosa (TO)
5
letture di grande effetto emotivo.
Il lavoro della commissione dal
momento che gli elaborati sono
giunti così numerosissimi, ha
comportato molte riunioni per
poterli esaminare tutti ed addivenire ad una graduatoria che
tenesse conto delle molteplici
variabili che danno vita ad un
elaborato.
L'ASO E ‘L FILÒSOFO
Un filòsofo, ‘n dì ch’a l’era a spass,
a l’e ‘mbatusse ‘nt un aso bin carià
ch’a tribulava për tornessne a cà
dòp na giornà ‘d fatighe sensa pas
“It seus fortuná“ a l’ha dije ‘l pensator
“posà toa sòma it l’has pì gnun sagrin,
it peule arposete fin-a a la matin
rumiand ël fen con ël profum dIe fior;
mi, per contra, i l’hai ‘l pèis dij me pensé
ch’a l’e ‘n bel pò pi grev ëd tut tò bast
e am lassa pi nen deurme ni mangè”.
L’aso a l’ha scotalo con passiensa,
ma, prima d’andé via, për coment,
aussand la cova a l’ha fait un vent
për peuj arpié la stra con soa cadensa.
ËI filòsofo umilia, ofèis,
a l’ha brajaje apress: “Maleducà!
Ti ‘t ses mach n’aso sensa dignità
e ‘t vas mach bin a gamalete ‘d pèis!”
Passà ‘n pò `d temp, lontan da la sità,
ël filòsofo, strach d’un long camin,
a l’ha vist la bestia ‘n companìa d’un crin
ch’a mangiava tranquila ‘n mes’a ‘n pra:
“Vist , me car aso, ch` it ses arposà
a l’ha prinsipíà ‘l filòsofo a parlé
“e mi i son pròpi stanch ëd camìné,
lassme monté sla schin-a e pòrtme a ca"
“Mì i l’hai capi la stória com’a l’é”
a l’ha dije l’aso sesa des-ne ‘ntéis:
mi i pòrto ij tò pensé ch’a son tant peis,
ma, a ca, ti ‘t peule pro tornet-ne a pè”.
Questo è stato sottolineato dal
prof. Perrone, docente di lingua
e cultura piemontese, che ha
condotto le fila della premiazione con grande amabilità ed un
pizzico di sana ironia strappando
qualche sorriso alla platea in un
momento in cui, ahimè, di sorridere c’è ben poca voglia.
La mobilitazione della Famija
Vittorio Gullino
Racconigi (CN)
Gianfranco Porqueddu consegna il premio a Letizia Griotti.
Don Marco si complimenta con la Famija per il successo della manifestazione.
Il dottor Costa premia Vittoria Rollé partecipante come maestra e come autrice.
LA MIA TERRA
Risalirò in silenzio la collina,
che era la tua vita, a sole alto,
inseguendo i sogni che narravi,
con la memoria sotto il grande ulivo
seduto ad aspettare il mio ritorno.
Ripenso, padre, al grano maturo,
accarezzato dal vento vespertino,
e la terra dissodata a mano.
Al pane caldo, lievitato in bianchi
panni, con farina di grano dorato.
Tornerò a cercare la tua memoria
nella mia terra, fattasi lontana,
i giorni passati nei verdi campi,
sotto i filari, in tua compagnia.
A riascoltare il vento cantare
tra le foglie degli ulivi, a ritrovare
la freschezza dolce dell’autunno.
A ricordare te, mio padre.
La Prof. Midollini premia la stutendessa Viola Berti, prima classificata tra i partecipanti delle Scuole Medie.
6
Giovanni Cianchetti
Grugliasco (TO)
Vinovèisa, nessuno escluso, è
stata come al solito grandiosa e
il suo presidente, Dino Sibona,
ha creato una “macchina perfetta” nella quale ciascuno ha un
suo ruolo e tutti collaborano con
entusiasmo e con grande partecipazione emotiva.
Credo che questo sia il vero
motore segreto di questa manifestazione; partecipare per il
piacere di farlo con entusiasmo
e non per il gusto di esserci e
ciò ha una valenza straordinaria
soprattutto per ciò che riguarda
il numero degli elaborati provenienti da piemontesi emigrati nel
mondo .
Quest’anno, oltre alla partecipazione ormai consueta di
Géneviève Bardin, vincitrice
lo scorso anno per la sezione
dedicata all’emigrazione, ed alla
segnalazione, per la poesia “Mis
alle sezioni più impegnative per
un lungo futuro di questo ‘certame letterario’ che va sempre
più imponendosi nel panorama
culturale della nostra Regione.
I bimbi delle Scuole elementari di Vinovo hanno aperto la
manifestazione ballando la
‘Monferrina’ imparata in una
loro scorribanda nelle Langhe ai
tempi della vendemmia.
Far conoscere il territorio e le
sue peculiarità ai giovanissimi
Graziella Pace consegna il premio al giovane Alessio Colasurdo, talento esordiente.
tolineato l’importanza del venticinquennale ed ha ringraziato
l’impegno della Famija Vinovèisa
per il crescente successo della
manifestazione, ma ha altresì
voluto evidenziare quanto l’apporto della Famija sia fondamentale, sotto tutti i profili, per il
restauro della Chiesa dei Batù,
gioiello artistico vinovese e così
cara ai vinovesi di nascita ed
adozione.
Ha voluto lanciare, proprio per-
Il saluto del Gruppo Alpini, che hanno ospitato i Giudici durante le loro riunioni.
SOMMERSE
PRATERIE
Salento porta d’Oriente
sei terra di saraceni
di vento salmastro
per te si piega l’erba
all’infinito mare.
Qui si incontrano
terra rossa e nuda rena
sabbie d’alabastro
sabbie che conoscono
l’ala del gabbiano
il canto selvaggio della risacca
evocante l’attesa inutile
della fiumara.
Sommerse praterie gemono
al ritmo incessante dell’onda
che saccheggia, sferza
allenta e ricomincia
carezzando conchiglie fossili
arenili bianchi di sale,
mosaico di coralli sgretolati
da marea che avanza.
Natalia Bertagna
Moncalieri (TO)
I simpatici ballerini-cantanti in posa con le loro maestre.
Manos”, di Teresita Bovio Bussin
di Cordoba (Argentina), il secondo premio per la poesia in piemontese è andato a Piumetto
Marisa di Albi (Francia) che ha
scritto “Fërvé 2012”, dove descrive, come in un quadro, uno scorcio di Torino sotto una nevicata
di febbraio scorso.
L’autrice, particolarmente commossa durante la lettura tuttavia
ha precisato che non ha mai visto
la città sotto la neve, il suo desiderio di poterla vedere le ha dato
l’immaginazione per descriverla
con un amore così profondo che
ha fatto riflettere il pubblico.
Sovente sono proprio i nostri
emigrati che ci fanno apprezzare ciò che noi non vediamo
e riteniamo “normale” della
nostra Terra e ciò ci fa riflettere
sull’amore che li lega indissolubilmente alle loro radici nonostante il tempo che passa.
La forte partecipazione delle
Scuole Medie G. Gramsci ed
Elementari di Vinovo oltre alle
Scuole Primarie di Avigliana
e Buttigliera è una garanzia e
un’ipoteca per le edizioni future; assicurerà infatti partecipanti
è importante perché li lega alla
Terra dove sono nati e dove vivono e crea emozioni e sensazioni che si porteranno nel cuore,
maturandole, durante tutto il
corso della vita.
Numerosi sono stati gli interventi delle Autorità presenti alla
Cerimonia di premiazione e ciascuna di loro ha espresso parole
di apprezzamento per il Concorso
in se stesso e per l’attività svolta
dalla Famija Vinovèisa.
In particolare Don Marco
Ghiazza, parroco delle Parrocchie di Vinovo e di Garino ha sot-
ché in quella Chiesa si svolge la
Rassegna dei Presepi e perché
siamo in periodo prenatalizio,
un messaggio di speranza ed un
incitamento a ripartire, nonostante la crisi, per una ripresa
di valori di cui il nostro Paese
ha tanto bisogno e su cui si fondano i rapporti interpersonali
che danno vita alla comunità
Vinovese e non solo.
Si sono quindi alternati
nella premiazione Gianfranco
Porqueddu, VicePresidente della
Provincia di Torino che ha portato anche i saluti del Presidente
7
MAN A MAN
CIÒCHE ‘D MÈ PAIS
Man a man che ‘I di a meuir ’nt ij farò dël sol-sota
‘m maravija ’ntajé-mne
‘d sa pas ch’ a s’ ënbaron-a. Rusch e trafen tra pòch
a chiteran. L’ é pasi ‘s fialì che meusi a bogia
ël feuje
ën cunanda la landa ëd na lus ch’ a s’ëmbiuma.
L’ euj a peul cheuji leugna la ligna da l’ archengh
dij brich. Già pòchi lum a s’anvisco dossman,
stèile o lumin ch’ a sio. Im na ston chèt, tra mentre
ch’ a s’arviva la vos
dël bial.
Ëns la còma dël pra I’ ombra dj albron dia riva
a s’ësIonga ‘n trassand ëns la caussagna ‘n geugh
dròlo d’ombre cinèise. A I’ era mlù’d cristal
ël cel,
un pò prima dl’émbrun-a. Un paisage da seugn
a m’arcòrda na bòcia
ch’ a àussa, ‘n sopatand-la, na fiochëtta brossà,
o ‘d fior, cole che magna a tnisìa sia tàula
dël salòt bon, stërmà ën na ciochëtta’d véder.
A-i é ‘n mi ch’ a s’ëstërma
la gòi
për na stèila ch’ a dròca, ën mi ch’ i sèrch d’ arvivi
se nuiteje d’antan, ën na prima marcà
da na piuvera’d tàu càndi dla ceresera,
e dai grum d’ òr sij pra dij pé-d’-òca. A I’ é ‘l geugh
d’ un buf
ch’ a sopata là, ‘l bronde d’ un chèrpus e la neuit
na fà un vascapon
për un vej pelegrin, s’ël batù d’ un viasseul.
Note: 1) farò = falò; 2) sol-sota = tramonto; 3) ‘ntajé-mne = prendere coscienza; 4) trafen = tramestii; 5) a
chiteran = cesseranno; 6) fialì = respiro; 7) landa = leggenda; 8) s’ëmbiuma = si copre di rosume; 9) archengh
= orizzonte (parola del Biellese); 10) còma = brullo del falciato;11) albron = pioppi selvatici; 12) dròlo = strano
13) fiochëtta brossà = nevischio; 14) d’antan = di altri tempi; 15) tàu = petali; 16) pé-d’òca = ranuncoli; 17)
chèrpus = carpine; 18) vascapon = mantello pastorale; 19) batù = terra battuta.
Traduzione in italiano
A mano a mano
A mano a mano che il giorno muore nei falò del tramonto
mi meraviglia il prendere coscienza
di quella pace che si raduna. Lavoro e tramestii tra poco
cesseranno. È pacifico quel respiro lento che muove
le foglie
cullando la leggenda di una luce che si copre di rosumi.
L’occhio può cogliere lontana la linea all’orizzonte
dei bricchi. Già pochi lumi si accendono dolcemente,
stelle o chiarori che siano. Sto zitto, mentre
si ravviva la voce
del ruscello
Sul brullo del falciato del prato l’ombra dei pioppi selvatici della riva
si allunga tracciando sulla capezzagna un gioco
strano di ombre cinesi. Era diventato di cristallo
il cielo,
poco prima dell’imbrunire. Un paesaggio da sogno
mi ricorda una sfera
che alza, scuotendola, un nevischio,
o dei fiori, quelli che la zia teneva sul tavolo
del salotto buono, protetti da una campana di vetro.
È in me che si nasconde
la gioia
per una stella che cade, in me che cerco di rivivere
quelle notti di altri tempi, in una primavera segnata
da una pioggia di petali candidi del ciliegio,
o dai grumi d’oro sui prati dei ranuncoli. È il gioco
di una ventata
che dà un movimento là, alle fronde di un carpine e la notte
ne fa un mantello pastorale
per un vecchio pellegrino, sulla terra battuta di un viottolo
Antonio Tavella
Racconigi (CN)
Antonio Saitta, l’assessore alla
Cultura del Comune di Vinovo
Mario Costa, e Paola Taraglio,
segretario della Consulta Regionale all’Emigrazione.
Riportando i dati dell’articolo
pubblicato sull’ultimo numero
de “Il Vinovese”, Paola Taraglio
ha ricordato, illustrando il rapporto pubblicato da “Migrantes”
sui flussi migratori dall’Italia e
8
verso l’Italia, con dati alla mano,
come purtroppo dal Piemonte
sia ripartita l’emigrazione, non
più verso i Paesi cui si indirizzò
la nostra emigrazione nel corso
dei secoli passati, ma verso altre
mete.
Ha specificato poi come l’emigrante di oggi appartenga a una
tipologia ben diversa da quella
che caratterizzava la cosiddetta
An sla pìassa dIa gesia aranda al cioché
ch’a s’àussa drit e aùss sota ‘l bleu dël cel,
i fon sosta a sente dle ciòche ‘l dindané
e ant le ven-e më s-ciòd ël seugn pì bel.
Ciòche dël pais ch’a pòrto vos ëd mia gent
ch’a compagno vita e mòrt dij mè paisan,
quand a son-o a spantio tanti sentiment
da matin bonora a la sèira con sò dindalan.
M’anfassa tòst ëd nostalgia ‘l cheur n’ondà,
artorno dosse a guideme ij pass le vos dij mè,
i véjo dij mè vej ancora càude e sclinte le pianà,
l’àmima s’arpata ‘d gòj e a mi am ven da canté.
Artreuvo j’odor amis ch’a përfumavo le stra
ij feston dij cop ansima le ca colorà ‘d lun-a,
ij seugn reusa ant ij liber d’ëscòla stërmà
e ‘l fum dij fornej che al vent as perdìa dun-a.
Am piaserìa torna scoté le stòrie ‘d mia gent,
canté le canson ch’a së spataravo për le contrà,
stòrie e canson che j’eve ‘d mè pais a ten-o a ment
e che ant lë score dle bialere ancreus a l’han fongà.
ËI dindanè dIe ciòche ora am compagna
e mi m’anandio për na stra marcà d’arcòrd,
limosnand i ciamo mach na brancà ‘d seugn.
Vittoria Rollè
Pianezza (TO)
FËRVÉ 2012
Fërvè a l’ha tut ambianchà.
A l’ha stërmà ij cop, ij pra.
I penso al Piemont anfiochà,
i l’heu ‘nt la testa na vos cha fa:
Ah se podeissa voghe na vòta
ël Piemont sota la fiòca,
esse scumosa valòsca
portà dal vent, piuma d’òca.
Vardé d’en àut brich e sità,
scoté ‘l silensi ansima ij pra,
respiré ancreus l’aria gelà,
sërché ’nt ëI bianch ëI m’è passà.
ËI Re Monvis për tèila’d fond:
fedel vijor da l’alba al tramont
a cudiss pianura e mont,
definission dël nòst orisont.
La bisa a l’ha andurmì
Coni, Fossan ëdcò Mondvì.
Ma ’l Pò sempre ardì
a l’ha gòj ëd vëdde Turin.
La Mole a l’ha butà ’l caplèt,
‘l Valentin a tërmola sota ’l bianch corpèt,
Palass Madama a l’e coatà ’d pissèt,
ma Porta Palass a l’ha perdù ij banchèt.
L’aria ch’am pòrta andaré
a Cavlimor am fa fërmé.
A sà che lì i vad arviscolè
përché a l’é ‘l nòm dij mè pensé.
Sota ij pòrti: na bela fija.
Fa la sartora, va bin vestìa.
A canta për fesse companìa
e’l sò cant dal vent l’é portà via.
Un giovo morèt con la barëtta an testa
l’ha ricevù l’arson ël cheur an festa.
A parla pòch, a osserva, a rifleta.
A sogna d’un doman sensa tempesta.
Ancheuj am pias imaginé,
che ‘n di ‘d fiòca për ij mè,
a son anviscasse le stèile ‘d fërvè
e a son butasse a balé.
Mi i son fame sta pitura
d’un Piemont a mia misura.
I l’heu sognà për un moment
d’esse lagiù, portà dal vent.
Marisa Piumetto
Albi (FRANCIA)
8 MARZO
Ragazza,
che sfili su vette tacco dodici
lungo passerelle illuminate di apparenza,
alza lo sguardo e buca la notte che ti corre incontro.
Ragazza,
rispondi con abilità felina a ciò che ti attende,
perché le tue lunghe e snelle gambe
siano simbolo di stabilità e tenacia.
Ragazza,
hai fianchi che si aprono per generare vita.
Sei stata concepita per trasformare
l’amore accolto in te e
donarlo al mondo sotto forme che solo tu puoi immaginare.
Non lasciarti crocifiggere
su cartelloni patinati di smog.
Impedisci che occhi avidi e vuoti
frughino sotto la tua pelle per scovare,
con malizia, il tuo prezzo.
Sii donna e femmina.
Lascia che i tuoi setosi capelli siano arma di pace.
Usali, non per ghermire o abbindolare,
ma per filare trame di ricostruzione e saggezza.
Lascia che le tue dita affusolate afferrino raggi di luce
e conducili là, dove l’oscurità dell’ignoranza si spande
e sommerge, come acqua stagnante,
preziose isole di fiducia e speranza.
Alza lo sguardo ragazza,
buca la notte che ti corre incontro.
Dona senso a questo giorno
mostrando la stoffa rara
di cui è fatta la tua essenza.
Afferra il presente
praticando la verità di ciò che sei
e diverrai dea del domani.
Stefania Pansa
L'assessore Mario Costa premia il vincitore della sessione "Prosa in italiano" Gianfranco Ribolzi.
Il saluto di Paola Taraglio a Géneviève Bardin, concorrente e ospite sempre gradita.
Riva di Bra (CN)
Mario Costa consegna il premio a Mario Bernardi che con "Il cielo sul Viso" è risultato il primo classificato in "Poesia in italiano".
9
“emigrazione con la valigia di
cartone” iconografia dell’emigrante tipo dei tempi passati.
Ora infatti emigrano giovani che hanno acquisito un’alta
professionalità, che conoscono
le lingue, che hanno ottenuto
Master presso Università estere e
che cercano sbocchi professionali nei Paesi emergenti quali Cina,
India ed Australia.
C’è poi un gran numero di tecnici specializzati che parallelamente trovano facilità di inseri-
mento nelle aziende che stanno
sviluppandosi nei Paesi sopra
citati cui occorre personale che
sia in grado di gestire tecnologie
sempre in evoluzione.
Questo nuovo tipo d’emigrazione non ha sentimenti di
nostalgia verso la Terra che ha
dato i natali, ma una sorta di
rabbia poiché non trova a casa
propria uno sbocco professionale confacente alla professionalità
acquisita.
Purtroppo il fenomeno, che è
PIASSA “GARAVELA”
Dzora ij pogieuj, pien ëd Iëssìe stendue.
a-i era come në schedari ‘d tute le famije:
mare, pare e tante masnà pendùe al fil
che ‘nt l’aria spataravo përfum ëd polid
Tante famije butà ‘nsema con pòchi sòld
ch’a l’avio soens dëscuatà mila sagrin
curà ‘n tël temp co’l bin ëd l’amicissia
che ‘n mes a lor, con le dificoltà, a vivìa
A-i era pa d’anvìa,drinta col mond pòver:
la richëssa a l’era mach ël voreisse bin
e ‘l giutesse con tut ël cheur, s’as podìa,
dòp ëd giornà ‘d travaj fàite ‘d sacrifissi
Peui la sèira, dòp sin-a, drinta a cole cort
coj grand, tuti riunì, a vivìo d’ore seren-e:
për dësmentié ij tanti sagrin ëd la giornà,
scancelé le fatighe e trové ‘‘d neuve fòrse
Për la stra cole masnà ’d le diverse età
a fasìo ‘n ciadel ch’a l’é fieul ëd l’alegria
ëd chi a varda con fiusa vers al doman
bin vësfi dij pì bej color ëd la speransa
Pì tard ij romor fait da tute le fòrse rëstà,
a l’ero pì doss e la cesa dla Misericòrdia
a tornava a essi ‘n salòt e soa piassëtta,
soagnà da la lun-a, tornava pien-a’d pas
Ancheuj cola piassa a më smija mòrta;
a-i manca soa combrìcola për gieughè:
col pòrt vej andoa le barche ormegiavo
a resta sol con ij sò scalin veuid e freid
in crescita, porta al depauperamento delle nostre risorse e si
identifica con la più volte citata “fuga di cervelli” che vanno
a portare le energie migliori
all’estero anziché in Italia e ciò
abbassa le nostre potenzialità
per il futuro, vanificando altresì
gli sforzi economici che sono
stati destinati per la qualificazione di questi giovani e che hanno
rappresentato un costo per lo
Stato, per i contribuenti e per le
famiglie.
PIAZZA “GARAVELA”
Sopra ai balconi,pieni di bucati stesi,
c’era come uno schedario di tutte le famiglie:
madre, padre e tanti bambini appesi al filo
che nell’aria spargevano profumo di pulito
Tante famiglie messe insieme con poco denaro
che avevano sovente scoperti mille crucci
curati nel tempo col bene dell’amicizia
che in mezzo a loro, con le difficoltà, viveva
Non c’era invidia, dentro a quel mondo povero
la ricchezza era solo il volersi bene
e l’aiutarsi con tutto il cuore, se si poteva,
dopo giornate di lavoro fatte di sacrifici
Poi alla sera, dopo cena, dentro a quei cortili
gli adulti, tutti ruiniti, vivevano ore serene:
per dimenticare i tanti problemi della giornata,
cancellando le fatiche e trovando nuove forze
Per la strada quei ragazzi delle diverse età
facevano un baccano che è figlio dell’allegria
di chi guarda con fiducia verso al domani
ben vestito dei più bei colori della speranza
Più tardi i rumori, fatti da tutte le forze restate,
erano più dolci e la chiesa della Misericordia
tornava ad essere un salotto e la sua piazzetta,
ornata dalla luna, ritornava piena di pace
Oggi quella piazza a me sembra morta;
vi manca la sua combriccola per giocare:
quel porto vecchio dove le barche ormeggiavano
resta solo con i suoi gradini vuoti e freddi
Attilio Rossi
Carmagnola (TO)
Ancora un'allegra immagine della "Monferrina".
10
Purtroppo la ricaduta positiva degli investimenti fatti per la
qualificazione di queste nuove
generazioni avverrà altrove e
non da noi.
Il grosso rammarico sta anche
nel fatto che, se una volta gli
emigranti si guardavano indietro
e mantenevano un forte legame
con il Piemonte così come dimostrato dal numero degli elaborati
pervenuti al Concorso anche da
Oltreoceano, oggi chi parte vuol
tagliare i ponti con un Paese
che lascia con un forte senso di
insoddisfazione ed una mal celata rabbia.
Come sempre la premiazione
si è avvalsa dell’attenta regia di
Fabrizio Franzoso ed dell’impeccabile presentazione di Giovanna
Franzoso, cui è spettato il compito di introdurre i vincitori con il
solito garbo facendoli sentire a
proprio agio, nonostante la comprensibile emozione.
Alle letture dei componimenti
in Italiano ha dato, come sempre, voce e sentimento Graziella
Pace, mentre Giuseppe Perrone
ha introdotto i vincitori di premi
in lingua piemontese leggendo
poi gli elaborati con sapienti
pause e voce modulata oltre ad
espressioni da consumato attore
di prosa.
La sua comunicativa ha permesso, a tutti quanti non “masticano” troppo il piemontese di
apprezzare il contenuto di ciò
che veniva letto anche grazie ad
una traduzione in simultanea per
i passi più ostici.
In chiusura Luigi Lambiase,
dopo una prima sorpresa per
essere stato segnalato quale
autore, ha letto una sua poesia
in dialetto irpino in cui ha ripercorso i sentimenti provati da un
emigrante costretto a lasciare la
propria Terra e la propria famiglia; rabbia, rancore, nostalgia
celata, senso di solitudine che
poi, con la lontananza, si stemperano e pian piano emerge la
Paola Taraglio commenta il premio assegnato a Marisa Piumetto.
Il Maestro Giuseppe Perrone, ritratto tra il Vice Presidente della Provincia Porqueddu (a destra) e il premiato Beppe Sinchetto.
Ancora un'immagine degli alunni delle Elementari con il loro "Arsetari" di specialità culinarie.
LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE
Sezione
Classifica
Prosa in
italiano
1° Classificato/a Gianfranco Ribolzi 8 Settembre 1942
Torino
2° Classificato/a Luciana Rizzotti
La Napoletana
Bra
3° Classificato/a Gemma Ferro
19 Marzo
Moncalieri
4° Classificato/a Giuseppe Mario
Cerra
La città delle
biciclette
Bologna
Speciale
esordiente
Poesia in
italiano
Prosa in
piemontese
Poesia in
piemontese
Nome
vincitore/trice
Titolo dell'opera
Alessio Colasurdo Bellezze ad ogni
angolo
Luogo di
provenienza
Orbassano
1° Classificato/a Mario Bernardi
Il cielo sul Viso
Vinovo
2° Classificato/a Giovanni
Cianchetti
La mia terra
Grugliasco
3° Classificato/a Natalia Bertagna
Sommerse praterie Moncalieri
4° Classificato/a Maria Brarda
L'arcobaleno
Orbassano
5° Classificato/a Stefania Pansa
8 Marzo
Bra
Speciale
esordiente
Libro vagabondo
Castagnole P.te
1° Classificato/a Adriano Cavallo
Pais perdu
Cuneo
2° Classificato/a Letizia Griotti
Na Mëssa fóravia
S. Pietro Val Lemina
3° Classificato/a Giuseppe Mina
Cip-Cip
Ancona
4° Classificato/a Angiolina Rossi
Granda Lisabetta
Torino
5° Classificato/a Enzo Aliberto
El camioncen
Augusta
Canelli
1° Classificato/a Antonio Tavella
Man a man
Racconigi
2° Classificato/a Marisa Piumetto
Fërvé 2012
Albi (Francia)
3° Classificato/a Vittoria Rollè
Cioché 'd mé
Pais
Pianezza
4° Classificato/a Vittorio Gullino
L'aso e 'l filosofo
Racconigi
5° Classificato/a Giuseppe
Sinchetto
Rio Tercero
Moncalieri
6° Classificato/a Carlin Porta
Lun-a e sol
Villar Perosa
6° Classificato/a Attilio Rossi
Piassa Garavela
Carmagnola
Poesia
segnalata
Mis Manos
Cordoba
(Argentina)
Elodie Maria
Melano
nostalgia vera e profonda che
attanaglia il cuore e riporta alla
Terra dei natali.
A conclusione, il presidente della Famija Vinovèisa Dino
Sibona ha espresso l’intenzione
di aprire il concorso a componimenti in tutti i dialetti e lingue
come deve essere nello spirito
di una grande famiglia aperta a
tutti e consapevole delle nuove
popolazioni che compongono la
Comunità.
La Giuria e l’Associazione
Famija Vinovèisa si sono congedate dando appuntamento per
il prossimo anno, ringraziando
tutti i partecipanti, premiati e
non, che hanno permesso il successo di tutte le edizioni e di
questa del venticinquennale in
particolare.
Guido Fochi
IL PAESELLO
DI MONTAGNA
Là, ai piedi del monte
v’è raccolto un paesello;
è umile, povero,
ma molto bello.
Quando vai per via
noti un pastorello,
con le pecore va
lesto, lesto al pascolo.
Prima che l’alba arrivi,
accarezzando il cielo,
vi son già persone che
lavorano con zelo
preparan le donne i formaggi
e gli uomini tagliano i foraggi.
Il vecchio campanaro suona
l”Ave Maria”
e la storia…
à l’è finia.
Èlodie Maria Melano
Teresita Bovio
Dussin
Castagnole Piemonte (TO)
11
COME NEBBIA DI ROSE
Come un eco, un richiamo, una preghiera,
come un'invocazione permanente,
nell'indaco profondo della sera
il nome tuo risuona nella mente.
Come impronte di gatto sulla neve,
come un giglio di ghiaccio congelato,
come un canto d'amore troppo breve,
il volto tuo risorge dal passato.
Come nebbia di rose la mattina,
tutto l'amore che mi fu rubato
aleggia attorno a me sulla collina,
dove tra i morti dormi sotterrato.
Leila Gambaruto
Chieri (TO)
L'ASILO INFANTILE DI VINOVO DA
150 ANNI SEGNA LA NOSTRA STORIA
UN
NUOVO
RETTORE
AL SANTUARIO
DI FORNO
DI COAZZE
A tutti gli Amici del Santuario
“GROTTA DI LOURDES” di Forno
di Coazze! È con gioia che mi
rivolgo a voi per porgervi il mio più
cordiale saluto. Come avete appreso nei mesi scorsi, l'Arcivescovo
mi ha chiesto di seguire questo
nostro amato Santuario succedendo a don Dino che ha ricevuto altri
incarichi. Ringrazio di cuore S.E.
Mons. Nosiglia per l'amicizia e la
fiducia che continua a riporre in
me; ho accettato volentieri questo
nuovo incarico, certamente con
un po' di incoscienza, e mi rendo
conto che dovrò ricoprire altri incarichi diocesani impegnativi cioè le
Case di spiritualità diocesane, i
Diaconi permanenti e gli aspiranti
diaconi. Risiederò a Forno, ma sarò
impegnato altrove più volte ogni
settimana.
vita del Santuario in punta di piedi,
facendo tesoro del lavoro immenso
delle Mamme, di don Francesco
Pairetto, di Mons. Candellone e di
don Morando. È proprio don Dino
che mi ha accolto fraternamente
in questi giorni e mi ha assicurato tutta la sua collaborazione.
Da lui dovrò imparare molte cose.
Ritengo sia fondamentale l'apporto
dei tanti volontari per dare vita alla
Casa di Spiritualità ed al Santuario.
L'obiettivo da perseguire è quello che ogni pellegrino che sale a
Forno possa incontrare il Signore,
unico nostro Maestro, attraverso la
mediazione della Vergine Maria, si
senta accolto e trovi il luogo dove
curare le sue ferite. È ancora il
sorriso di don Viotti che ci insegna
tutto ciò. Nel contempo, non voglio
dimenticare i residenti di Forno.
Mi propongo di incontrarvi tutti,
credenti e non, con la certezza che
è un onore far parte della comunità parrocchiale più piccola della
Diocesi di Torino.
Qualcuno, in questi giorni, mi
ha rimproverato perchè a Forno
sarò solo. Sono convinto che non
avrò tanta solitudine perchè so
che posso contare su tanti amici,
residenti e villeggianti, volontari e
benefattori del Santuario che non
sono mai mancati.
Scherzosamente rispondo sempre dicendo che non andrò in villeggiatura perenne.
A tutti assicuro la mia preghiera e
con voi e per voi invoco la materna protezione della Bella Signora
apparsa a Lourdes a Bernadette.
Accogliamo insieme l'invito che
Maria SS. fece durante le apparizioni: “Andate a bere alla fontana
e a lavarvi!”. Sono parole semplici che ci invitano ad attingere
alla Grazia che sgorga dalla vera
Sorgente che è il Signore.
Mons. Piero Delbosco
NOSTALGIA
Racconta storie antiche
Il canto di cicale
E già fischia il treno
Verso nord
Il nuovo Parroco di Forno di Coazze
Mons. Piero Delbosco.
La scuola dell’infanzia accoglie
i bambini dai 3 ai 6 anni; dispone
di 5 sezioni, fornisce una mensa
fresca interna e spazi interni e verdi
esterni per le attività ludiche.
L’orario della scuola è dalle ore
8,15 alle ore 16,00. Prescuola dalle
ore 7,30 alle ore 8,15.
Dopo scuola dalle ore 16,00 alle
ore 17,30.
Per informazioni contattare la
segreteria della Scuola dell’Infanzia
Paritaria “Asilo infantile di Vinovo”
Via San Bartolomeo 13 Vinovo.
Tel. 011 9651420 - Fax 011 9938759
E-mail [email protected].
12
In passato, molte volte ero salito fino a Forno ed ero sempre
stato colpito dalla fede solida che
ha animato don Viotti, una fede
che ha contagiato tante persone.
Conservo nel cuore il ricordo del
suo volto sorridente e delle sue
parole sempre cariche di speranza. Avevo partecipato 35 anni fa
alla Marcia della Fede da Fornaci
di Beinasco fino a Forno; quella notte mi è rimasta nel cuore
la preghiera continua del Rosario,
guidata sempre da don Viotti, ed
il suo impegno, durante il tragitto
nei momenti di pausa, per amministrare il Perdono del Signore. Mi
chiedevo continuamente: “Come
fa questo prete a non essere mai
stanco?”.
Ho intenzione di inserirmi nella
Alle spalle lascio
Stazioni deserte
Case bianche a manciate
Irreale paesaggio
In fuga verso l'ignoto
Voglio fuggire
Le terre amare
L'odore pungente
Di tabacco al sole
I casolari di campagna
Focolari spenti
Dove lievita pane duro.
Ma il giogo si fa lento
E sono ruota di carro all'alba
Che senza posa muove
Verso rami d'argento
Di ulivi arsi al sole
Sono la pietra di tufo
Che il tempo ha corroso
Sono la terra rossa
Il solco arato
La zolla mossa
Dove ancora palpita
Un lembo del mio stanco cuore.
Natalia Bertagna
Moncalieri (TO)
SAPORI E
TRADIZIONI A CONFRONTO
L'immagine di un'Italia bella e buona
appiamo bene che l’Italia,
per quanto si sia sforzata negli ultimi cento anni, non è diventata una potenza: la nostra cronica carenza di
materie prime ci pone in uno
stato di dipendenza quasi totale dall’estero e sottostare al
mercato vuol dire soddisfare le
esigenze degli altri, subire le
loro iniziative ed essere in una
posizione di perenne soggezione
rispetto a chi decide l’andamento dell’economia globale. E io
poi, se qualcuno me lo spiega,
non ho ancora capito una cosa:
l’Oriente è in una fase di stallo,
l’America ha un debito incalcolabile e l’Europa è in recessione… Chi è che sta bene? Con chi
possono concludere buoni affari
i paesi cosiddetti emergenti? E
in che cosa emergano, infine, è
ancora un mistero, visto che le
loro città conservano le periferie
più sub-sotto-sordide del mondo
intero….
Tant’è, l’Italia da sempre è lì in
bilico, chissà come e dove andrà
a finire. Mi viene anche il dubbio
che ci abbiano accolti nel novero dei “Grandi” per rispetto del
cuore di San Francesco d’Assisi e
del genio di Galileo Galilei!
In una cosa deteniamo però
il primato assoluto rispetto a
chiunque: abbiamo un buon
carattere. Sappiamo accontentarci, sfruttiamo al meglio ciò
che abbiamo e non ci arrabbiamo mai troppo. Abbiamo pazienza, siamo accomodanti e ospitali,
e in quello che ci capita riusciamo a cogliere sempre qualcosa
di buono. Altri sono gli industriali e i borghesi, altri gli ideologi e gli economisti: noi italiani,
in fondo al cuore, siamo tutti
concreti paesani. Ci inteneriamo davanti a un vitellino appena nato o davanti a un campo
di grano maturo, e riusciamo a
dimenticare quasi tutto quando
ci sediamo a tavola, la sera, per
cenare con la nostra famiglia:
per quanto disadorna e povera,
se ci vogliamo bene, la nostra
zuppa, la nostra pasta, la nostra
pizza sono le cose più buone
del mondo! Gli italiani amano
il cibo genuino e nostrano e se
possono concedersi solo un piacere piccolo piccolo rinunciano
volentieri a molte cose, ma non
alla buona tavola. Infine l’Italia è
un paese bellissimo, con montagne superbe e spiagge assolate,
climaticamente è perfetta e le
sue produzioni di carne, vino,
olio, pesce, formaggi e ortofrutta
sono tra le migliori del mondo.
Per tutti questi motivi una possibile via d’uscita dalla crisi economica e occupazionale passa
attraverso la ristorazione e l’accoglienza, e questo era già stato
ben compreso oltre dieci anni
fa, quando la Coldiretti istituì
il programma di “CAMPAGNA
AMICA”. Questo piano si articolava in diverse direzioni, ma
sostanzialmente gli obiettivi si
S
possono ridurre a due: da un lato
offrire al consumatore, a livello
istituzionale, la garanzia della
qualità degli alimenti tramite la
tracciabilità delle materie prime
e la tutela delle tipicità territoriali, dall’altro, attraverso le maglie
di “TERRA NOSTRA”, promuovere e sostenere gli Agriturismi,
le Fattorie didattiche e la Filiera
corta, ossia il Farmer’s market e
le altre forme di vendita diretta.
In questa ottica una manifestazione molto importante è stata
organizzata a Roma dal 25 al 30
settembre scorso: la Coldiretti,
tramite i suoi uffici regionali, ha
proposto ad alcuni operatori del
settore di parteciparvi e all’iniziativa ha aderito anche il nostro
concittadino Elio Sandrone, del-
di maiale e una varietà di torte
salate cucinate con le uova di
struzzo.
Quanti eravate in tutto?
Noi piemontesi eravamo in
otto, complessivamente. Il mio
gruppo era formato da tre persone: oltre a me c’erano Silvia
Cipriano dell’Agriturismo “Antico
Casale” di Carmagnola e Cristina
Zamparini della “Cascina San
Giovanni” di Favria Canavese.
Come hai affrontato questa esperienza? Eri euforico?
Spaventato?
Ero terribilmente preoccupato!
In quei giorni, mentre preparavamo decine e decine di barattoli mi sembrava di essere su un
altro pianeta… i pensieri nella
testa ribollivano in un turbine
Non è difficile avere successo con queste materie prime!
l’omonimo Agriturismo, al quale
ho rivolto alcune domande per
saperne di più.
Come è stata impostata questa manifestazione?
I nostri responsabili regionali
ci hanno convocati a Torino e ci
hanno illustrato un programma
di massima. Ci saremmo recati
a Roma, al Circo Massimo, dove
avremmo trovato gli stands preparati con i vari allacciamenti
di acqua e luce e noi avremmo
dovuto pensare a tutto il resto:
organizzare un menù tipico piemontese, comperare le materie
prime, cucinare ciò che poteva essere cotto o servito freddo, confezionato, etichettato a
norma di legge e noleggiare un
furgone adatto al trasporto.
Tu come ti sei organizzato?
Non ho lavorato da solo: ci
siamo divisi in due o tre gruppi
e il mio ha fatto capo al nostro
Agriturismo. Qui abbiamo preparato un antipasto caratteristico
piemontese a base di peperoni,
acciughe e tonno, abbiamo cucinato la “Bagna cauda” da servire
su crostini di pane, e, per finire,
un tipico zabaione al moscato in
cui intingere le “paste di meliga”.
Buonissimo! E gli altri?
Gli altri hanno portato i salami crudi conservati nel grasso
senza fondo: avevo la casa piena
di gente che lavorava, ma non
parlavo con nessuno, solo al telefono per cercare altri produttori
di peperoni, che sembrava non
bastassero mai, per contattare
i grossisti di barattoli, di piatti,
bicchieri e posate di plastica,
sempre con una biro e con un
notes in mano per annotare le
cose da non dimenticare a casa:
tovaglioli di carta, pentole, fornelletti, attrezzi da cucina, strofinacci e asciugamani, grembiuli,
guanti, cuffie, spugne, detersivi,
bacinelle…in certi momenti mi
sembrava di essere nell’occhio
di un ciclone!
Beh, ma in fondo andavate a
Roma, mica in un deserto!
Sicuro, ma devi anche riflettere
sui numeri: qui a casa, quando
hai al massimo una sessantina di ospiti, se ti manca qualcosa all’ultimo momento hai i
negozi e i magazzini a portata
di mano, fai un paio di telefonate e affronti l’imprevisto con
calma. Trasferisci il problema a
Roma, dove non conosci nessuno
e ovunque ti trovi sei lontano da
ciò che cerchi. Riferisci l’emergenza, anziché a cinquanta ospiti seduti, a un passaggio previsto di tremila persone…vedi che
andare nel panico è più facile di
quanto credi!
Non ti eri mai trovato in una
situazione simile?
Avevo già partecipato a qualche
manifestazione simile, come ad
esempio Mangia-Tò, ma non così
lontano da casa e non su una
scala così vasta. In tali condizioni
è scontato che ti spaventi, anzi:
i guai te li tiri addosso come le
mosche sul miele!
Vi è capitato qualche problema grosso?
Niente di grave…nell’insieme
abbiamo avuto una serie di piccole difficoltà che, in ogni caso,
avevamo messo in bilancio. Il
maltempo innanzitutto: siamo
partiti da Torino con un bagaglio
di tre mesi di siccità e a Roma
è piovuto. Lo stand che abbiamo trovato era di circa 20 metri
quadrati: in otto non era facile
muoversi. L’albergo dove andavamo a dormire era lontanissimo; abbiamo forato; uno di noi è
stato scippato…
Ma almeno avete fatto buoni
affari?
E’ difficile dirlo… Quando si
partecipa a queste manifestazioni non si deve partire con l’idea
di realizzare grossi profitti; chi
abitualmente interviene a fiere,
esposizioni o sagre sa che può
anche andare in perdita, ma il
bilancio è comunque positivo: ti
sei fatto conoscere, hai promosso
uno scambio e trasmesso valori e
gusti della tua terra a un pubblico vasto che altrimenti ti sarebbe
rimasto estraneo.
I Romani hanno apprezzato i
gusti piemontesi, almeno?
Meno di quanto speravamo: noi
piemontesi abbiamo una tradizione culinaria ricca e fantasiosa, forse anche perché in passato
la nostra aristocrazia ha attirato
nelle sue cucine cuochi di fama,
ai quali le nostre antenate, che in
quelle cucine pelavano patate e
lavavano pentole, hanno carpito
ricette e segreti. Così nella tradizione sono entrati “ij risotìn”,
“ij tajarìn”, “le balotin-e”, “le
roladin-e” … i Romani badano
molto di più al sodo: amatriciana, gricia, porchetta, vaccinara,
abbacchio; facci caso, già solo
a pronunciarle queste parole ti
riempiono la bocca, ti sembra di
masticare!
Almeno avete trovato una
soluzione di compromesso?
Si! Abbiamo comprato della
pasta e abbiamo servito le “penne
alla bagna cauda”: hanno avuto
un grande successo, forse le metteremo anche nel nostro menù.
Andresti ancora una volta?
Perché no? Con l’esperienza le
cose non potrebbero che migliorare.
Sono contento di essere andato e di avere contribuito a far
conoscere a tante persone qualcosa del nostro patrimonio di
sapori; sentiamo spesso parlare
della globalizzazione e dei suoi
effetti non sempre positivi, ma
quando si globalizzano ricette
di cucina, metodi di cottura e di
conservazione dei cibi, sistemi
di agricoltura e di allevamento,
gusti e profumi delle dispense
e delle cantine di tutto il mondo
diventiamo tutti amici e dimentichiamo divergenze e rivalità!
Vera Miletto Scuero
13
FIORI D'ARANCIO... PER UN "SI"!
Nella Chiesa Parrocchiale S. Bartolomeo il 15 settembre scorso si sono uniti
in matrimonio Deborah Lieggi e Denis Marescotti. Al valente musicista ed ex
Bersagliere Denis e a Deborah gli auguri più sentiti dalla Famija Vinovèisa.
volgere i ragazzi, residenti nel nostro
Comune, che frequentano il terzo
e quarto anno della secondaria di
secondo grado (liceo) di Carignano
e Nichelino, affinché aiutino gli studenti della secondaria di primo grado
(scuola media) nello svolgimento dei
compiti.
Spesso i ragazzini sono in difficoltà
nell'esecuzione degli esercizi assegnati e nello studio, oppure sono
soli perché i genitori lavorano e non
possono seguirli adeguatamente, né
possono permettersi, specialmente
in questi tempi di ristrettezza economica, di usufruire di lezioni private.
Il nostro obiettivo, quindi, è quello
di creare una "rete di solidarietà",
chiedendo la disponibilità di studenti
più grandi, per un tempo limitato (1
ora e 30 minuti), almeno una volta la
settimana, per una o più discipline
nelle quali si sentono ben preparati e
pronti ad aiutare gli altri.
Ai ragazzi, tutti, chiediamo la massima serietà di applicazione perché,
pur avendo tempo, nessuno ne ha
da perdere, mentre agli adulti (iscritti
alla BdT e/o genitori liberi da impegni
lavorativi) chiediamo la disponibilità
per la sorveglianza e per la verbalizzazione delle relative presenze.
La BdT cercherà, quindi, di mettere
in comunicazione "la domanda" con
"l'offerta", con un punto essenziale:
la necessità del rapporto uno a uno
(un tutor liceale - uno studente di
scuola media).
Ai ragazzi tutor sarà garantito,
da parte della scuola frequentata
(Carignano e Nichelino), il riconoscimento dell'attività svolta come
credito formativo e, da parte del
Comune di Vinovo, come attività che
permette di accedere alla Pyou Card
con lo sconto a concerti, musei,
ecc. Il Comune di Vinovo e l'Istituto
Comprensivo, da parte loro, forniranno i locali, in forma d'uso gratuita,
come gratuita sarà l'attività svolta.
Pur sapendo che potremmo
incontrare delle difficoltà, riteniamo
che nulla possa essere realizzato
se ci si antepone solo degli ostacoli; pensiamo, inoltre, che i problemi umani vadano affrontati, se e
quando si presentano, come quelli
matematici, e che, come questi,
abbiano una o più soluzioni.
Crediamo che i giovani, se
responsabilizzati e presi individualmente, siano migliori di quanto non
appaiano a noi adulti e riteniamo,
infine, che questa esperienza di
educazione "peer to peer" possa
essere utile anche per i ragazzi
che, per una volta, si troveranno
dall'altra parte.
AUGURI DI BUONE FESTE
BUON NATALE BUONA FINE E BUON PRINCIPIO
DI ANNO NUOVO 2013
Elena Agosto e Alessandro Implicito si sono sposati il 6 ottobre nella Chiesa
Parrocchiale di S. Bartolomeo a Vinovo. Elena è la nipote del compianto Carlo
Agosto e di Emma Irma Gatti da anni sostenitori della Famija Vinovèisa.
V’Auguro Bon Natal con tut ël cheur
e Bon-a Fin e Bon Prinsìpi d’Ann.
V’Auguro dë sté bin, pa avèj ‘d malann
e ‘n bel 2013 carià ‘d boneur.
N’Auguri a coj che ‘d sòld a n’han d’avans
e che ‘nt la vita as la passo bin.
N’Auguri ‘ncor pì gròss a coj tapin
ch’a l’han pa ij sòld për podèj tiré anans.
‘N car arcòrd ëd coj ch’a l’han lassane
e foma cont ch’a sìo ‘ncor sì tra ‘d noi...
ma soma ansian... godom-se ‘n po’ ‘dco noi
col pòch ëd temp che ‘ncora a l’é restane
da vive an cost mondass corm ëd sansùe
mach bon-e a ciucé ‘l sangh ëd chëchëssìa.
Passom-se un bel Natal con la famija,
con Panaton e....delissiose bùe.
L’ùslin a seurt chërpand la greuja dl’euv.
La fior a s-ciòd slargand bin so bùt.
L’Ann vej a-j lassa ‘l pòst a l’Ani Neuv
e as na và strach, forse già stofi ‘d tut.
Si sono uniti in matrimonio nella Chiesa Parrocchiale di Vinovo il 20 ottobre Luca
Rinaldi e Marta Cecilia Gai. Giampiero e Mariangela Gai, in occasione del matrimonio della loro figlia Marta con Luca, hanno proposto l'idea "Un caffè al giorno
con la Famija intorno". E così, 360 euro alla mano, hanno augurato lunga vita a "Il
Vinovese", alla Famija e tanta felicità ai novelli sposi. Chissà che qualcuno non venga
colto dal desiderio di accodarsi: avanti... c'è posto! Una proposta interessante da
tenere presente ad ogni festa sia di matrimonio che di battesimo.
BANCA DEL TEMPO:
IL NUOVO PROGETTO
"SPAZIO-COMPITI"
Quest'anno, tra le attività, la
Banca del Tempo, con la collaborazione del Comune di Vinovo,
dell'Istituto Comprensivo vinovese
e degli Istituti di Istruzione Superiore
14
Doimilatèrdes! Ti, come ‘n fiorelin,
it nasse ‘n cost mondass pèrfid e ingiust;
nòstra speransa a l’é ch’it pòrte ‘d bin
për tant che as peussa vive con pì ‘d sust.
Ti it naseras trames a sti paciòch,
ma se la bon-a sòrt an giuterà
a deurbe j’euj, pì nen esse ‘d fabiòch...
ël mond as farà furb e a cambierà.
La gent as salut-rà con ‘n suris,
trionferà la bon-a visinansa,
ij Pòpoj a diventeran amis
e ‘n piasì fàit l’avrà ‘d riconossensa.
E tuti ij Pòpoj ëd la nòstra Tèra
se për boneur, un dì, ‘l canon a tas,
a voreran mach pì vivës-ne ën Pas!!
di Carignano e Nichelino, ha predisposto il Progetto Spazio-compiti.
Tale progetto si propone di coin-
Tanti Auguri
Mario Giai -Via e Famija
Giacomo Pido
il coraggioso spazzacamino
Le gesta raccolte in un libro
Sabato 29 settembre, a Santa
Maria Maggiore presso il centro
Culturale “Vecchio Municipio”,
si sono svolte le celebrazioni in
ricordo di un avvenimento che
ha portato agli onori della cronaca i Vigezzini ben 400 anni fa.
Dopo la presentazione del
volume: “Storia illustrata del
piccolo spazzacamino che
salvò il Re di Francia” rivolta ai ragazzi delle scuole elementari e medie per valorizzare
le proprie radici e l’orgoglio di
appartenere alla Terra Vigezzina,
a cura del Sindaco Claudio
Cottini che è anche Presidente
del “Museo Regionale dell’Emigrazione Vigezzina nel Mondo”,
si sono svolte le manifestazioni
che hanno riportato alla memoria una storia importante e mai
dimenticata dalla popolazione
locale.
La pubblicazione è stata resa
possibile grazie alla collaborazione tra il Museo, l’Associazione Nazionale Spazzacamini, il
Comune di Santa Maria Maggiore
ed il Comune di Craveggia ove
era nato il nostro piccolo spazzacamino nei cui archivi storici,
sono custoditi i documenti che
testimoniano la vicenda.
C’è da ricordare poi un’altra
pubblicazione in merito e precisamente “Viva gli spazzacamini – origini della fumisteria”
di J.Odelin che fu un industriale ed anche anziano consigliere
Municipale di Parigi editato a
Parigi nel 1913 in cui l’autore,
narra di aver scoperto un libro
avente per titolo “I Mellerio, la
loro origine e la loro storia"
pubblicato nel 1895 da Joseph
Mellerio, discendente di una
famiglia di bigiottieri-gioiellieri
noti in tutta Parigi.
Egli racconta con grande semplicità la sua ascesa economica e di come gli spazzacamini
divennero importanti negozianti
e imprenditori nel corso della
storia.
L’emigrazione degli spazzacamini dalle località piemontesi, che al tempo della narrazione e dei fatti, appartenevano
alla Lombardia, ed erano detti
“Lombard” ed in special modo da
Craveggia, iniziarono ad emigrare nel XVI secolo.
I territori di cui parliamo erano,
a quell’epoca, governati dal duca
Massimiliano Sforza ma, nel 1515,
il duca fu sconfitto a Marignano
da Francesco I re di Francia che
assoggettò i suoi territori.
Questo fece si che non vi fossero problemi di sorta ad emigrare “nello stesso Paese” in
quanto erano sudditi francesi ma
gli spazzacamini che andarono
in Francia non erano soltanto
“fumisti” ma anche commercianti di piccola bigiotteria e venditori ambulanti.
Percorrevano a piedi tutta la
Francia in lungo e in largo con
il riccio ed il raspo, strumenti da
lavoro, e sulla schiena anche la
cassetta a scomparti che conte-
La copertina del volume che racconta
le gesta dello spazzacamino che salvò
il Re di Francia.
neva la paccottiglia da vendere.
Purtroppo i loro commerci
infastidivano i negozianti locali
che ne temevano la concorrenza
e la situazione peggiorò gradualmente sino a creare un clima di
difficile convivenza anche con la
popolazione.
Per di più “ghettizzati” in quartieri totalmente abitati da loro,
vivevano con grande disagio ed
anche un pizzico di paura la
situazione che si era creata ma
si distinguevano sempre nel loro
mestiere ed erano chiamati nelle
case nobiliari a svolgerlo perché
abilissimi ed affidabili.
In questo clima di non facile
convivenza si innesta la vicenda
narrata sia da Mellerio che dal
volume realizzato per i ragazzi
affinché la storia antica, che fa
parte della Storia di oggi, non
si perda e si mantenga nella
memoria.
I più abili spazzacamini, che
provenivano da Craveggia, Malesco e Villette, erano addirittura
chiamati a svolgere il loro lavoro
alla Corte del Re.
Uno di essi era particolarmente esperto e considerato dalla
Corte; il suo nome era Giacomo
Pido, villettese, responsabile
della manutenzione del Louvre
che a quei tempi, era la residenza reale.
Nel 1612 regnava in Francia ,
sotto la tutela della madre italiana Maria De Medici, il giovanissimo Luigi XIII, orfano del
padre Enrico IV assassinato nel
1610 per fanatismo religioso dal
monaco Ravaillac.
C’erano molte tensioni sociali
nel Paese ed anche a Corte la vita
era difficile e cospirazioni e complotti erano all’ordine del giorno
con grande pericolo per l’incolumità della regina e dell’erede
al trono.
Si era in autunno e Pido, come
sempre, fu incaricato di far pulire i camini del palazzo e così
incaricò uno dei suoi giovani
apprendisti di pulire un camino che gli indicò.
Questo spazzacamino salì in
un immenso camino, fece con
scrupolo il suo lavoro e, quando
fu giunto in cima, si riposò un
momento e cantò per avvertire il
suo padrone che aveva terminato
il lavoro.
La vista era splendida ed il
giovane si mise a gironzolare
intorno agli alti camini e, quando
decise di ridiscendere, sbagliò
camino poiché si assomigliavano
tutti, e quando fu quasi ridisceso
del tutto gli parve di sentire la
voce del suo padrone.
Il caminetto era chiuso da un
grande paravento e lo spazzacamino capì di aver sbagliato canna
e si preparò, silenziosamente,
a risalire; stando ben nascosto
fu però preso dalla curiosità di
ascoltare ciò di cui si stava parlando nella stanza.
Così scoprì che si stava tramando un complotto contro il giovane
re Luigi XIII ed il suo governo: i
congiurati stavano mettendo a
punto il loro piano decisivo.
Spaventato da quello che aveva
appena sentito e temendo per
la sua vita, se scoperto il suo
nascondiglio ad opera di uno dei
congiurati, risalì veloce il camino sbagliato e poi, trovato quello
giusto, ridiscese .
Quando il suo padrone, furioso
per il suo ritardo, gli chiese motivo di ciò, lo spazzacamino gli
fece cenno di non gridare perché
gli doveva raccontare un segreto.
Pido capì che gli doveva essere
accaduto qualche cosa di particolarmente pericoloso e, in dialetto, gli ingiunse di non parlare
in quel luogo poiché, essendo i
servitori della regina quasi tutti
italiani, avrebbero compreso la
loro conversazione.
La sera poi si fece raccontare
con calma l’accaduto e comprese
subito l’importanza e la gravità
di quella conversazione e raccomandò al ragazzo di non rivelare
nulla a nessuno se non voleva
essere ucciso lui, i suoi parenti
ed anche il suo padrone.
La sera stessa Pido , che aveva
le officine in via dei Lombardi,
fece avvertire i decani della colonia che li aspettava a casa sua
per comunicare loro un fatto
importantissimo.
Tadini, Del Braccio e Mellerio
si recarono subito a casa di Pido
e seppero del segreto e decisero
che Pido, il mattino seguente,
avrebbe chiesto un’udienza con
la Reggente per svelarle il complotto in tempo utile per sventarlo.
Tre anni erano passati da quando Enrico IV era stato assassinato
a Ravaillac e Maria Adelaide de
Médicis, madre del giovane Luigi
XIII, reggeva il trono contornata
da tantissimi servitori italiani di
cui Pido era diventato amico e
tra questi la capo cameriera della
Regina la famosa Galilai.
A lei si rivolse, pregandola, di
dargli l’opportunità di parlare
con la sovrana avendo un segreto
di stato da comunicarle; per non
destare sospetti, durante l’attesa
della risposta, finse di sorvegliare i suoi operai.
La reggente, che conosceva
bene la colonia ossolano che
risiedeva in via dei Lombardi,
aveva avuto molta parte in causa
nella nomina di Pido a fumista
del Louvre e, messa al corrente
della richiesta da parte della sua
confidente, fece salire Pido da
una scala segreta per il colloquio.
Li Pido le raccontò cosa il suo
apprendista aveva sentito e come
si erano svolte i fatti e la regina
lo ringraziò molto per la sua
devozione e per il servizio che
aveva reso al re ed al governo.
Promise inoltre di ricompensarlo adeguatamente appena si
fosse accertata della veridicità
del fatto.
Se Pido fosse stato ambizioso
ed egoista, la sua fortuna personale sarebbe stata assicurata ma
egli era un generoso dal cuore
nobile e non volle approfittare
della situazione per se stesso e
perorò la causa dei suoi infelici
patrioti e cioè la sua protezione,
un regalo per il piccolo spazzacamino e dei privilegi per i tre
paesi della sua Valle: Villette,
Malesco e Craveggia.
Egli si comportò davvero da
eroe ed al suo coraggio il piccolo
Luigi XIII dovette la sua salvezza
ed il Decreto Reale che Maria de
Mèdicis gli consegnò poco tempo
dopo , complimentandosi ancora
per la sua lealtà, gli accordò i
privilegi che aveva chiesto.
Vale la pena riportarne un
"estratto” su richiesta presentata da Jacques Pido e (elenco dei richiedenti) nativi del
paese della Lombardia, questo
reame, affinché siano solo loro
in Francia a potere praticare la
loro professione della quale non
possono vivere se non è loro concesso di commerciare le piccole
merci che portano di solito nelle
loro scatole decorate di cristallo
detto Inluminet (chincaglieria) o
semplice con volere del Re.
Cessarono quindi le difficoltà
che erano state portate avanti da
Procuratore del re nel Distretto
di Parigi che vietava la vendita
delle chincaglierie dei fumisti ed
addirittura la sua esposizione in
pubblico.
Fu così che divennero a tutti gli
effetti commercianti ambulanti e
si attirarono le ira dei negozianti
che pagavano le tasse e protestarono furiosamente con il re
che però, ricordandosi ciò che
avevano fatto per lui i fumisti
prese le loro difese ed emise un
decreto simile a quello che, anni
addietro, era stato emesso da sua
madre.
Così, dal 1635 sia l’industria
della fumisteria che quella della
bigiotteria si erano notevolmente
sviluppati e fu necessario suddividerle e diventare o fumisti o
commercianti di bigiotteria.
Gli Acerro, i Guglielmazzi, i Mellerio, i Borgnis e i Dell’Angelo (di
Craveggia) optarono per la bigiotteria mentre i Cottini, i Gunetta,
i Del Braccio ed i Guglielmi,
anche loro di Craveggia), restarono fumisti ed ognuna di queste
famiglie conservò la sua professione sino al XIX secolo.
Così la manifestazione che si
è tenuta il 29 settembre a Santa
Maria Maggiore ha voluto celebrare una storia che risale a
moltissimi anni fa e che ha poi
visto non solo lo sviluppo della
fumisteria in Francia ma anche
l’evoluzione dei bigiottieri che
diventarono poi orefici di chiara
fama in territorio francese e che,
ancora oggi hanno negozi rinomati e di grande classe.
Paola Alessandra Taraglio
15
Il punto sulla
Chiesa di S.Croce
Il
completamento
del restauro
vale bene
un
investimento
solidale
Ampia veduta della
pavimentazione riposta in opera
con le mattonelle originarie
e completata con le nuove
mattonelle, sempre realizzate
a mano.
In alto: gli alpini Agostino
Armando e Luigi Obito che, insieme
ad altri volontari, si sono dedicati
ai “lavori pesanti”.
A fianco: rosone parietale
con dipinta una conchiglia
simbolo della Vergine ma anche
di San Rocco.
Sotto: primo piano della grotta della
Madonna di Lourdes con l’altare di
marmo abilmente rimesso a nuovo
dalla ditta Imberti.
Questi sono giorni di visita alla
Chiesa di S.Croce detta dei Batù,
perché ci sono i presepi in pre­
parazione. Ma noi vogliamo fare
il punto sui lavori di restauro della
Chiesa seicentesca.
Si è completato il rifacimento del­
la parte posteriore della chiesa
che una volta era dietro l’altare e
conteneva il coro ligneo.
Oggi si può ammirare l’ancona
con le sue colonne completa­
mente restaurate, con lo Spirito
Santo che ci guarda dall’alto e
tutto il complesso rifulge dei co­
lori originali e di una sistemazione
in completa sicurezza.
Lungo le pareti sono appoggiati
i ‘dorsali’ posteriori del coro ri­
portati a nuovo, con i sei pannelli
rubati in passato, rifatti in noce
massiccio. Non si è avuto tempo
di procedere al completamento
definitivo per via dell’allestimen­
to dei presepi: sarà fatto a mostra
conclusa.
Nelle pareti sono stati ridipinte le
decorazioni floreali e a croce (co­
me le originali) e restaurati i due
lampadari a gocce.
Poiché tutto il pavimento è stato
tolto mattonella per mattonella,
per realizzare un vespaio a prote­
zione dell’umidità, si è provvedu­
to ad installare anche un sistema
di riscaldamento che, grazie agli
installatori, è costato solo per il
materiale utilizzato.
Il pavimento è stato quindi ri­
posto in opera con l’aggiunta di
nuove mattonelle, sempre realiz­
zate a mano, per completare la
zona dove in passato aveva su­
bìto danni.
E questo lo si deve alla grande
maestria dei volontari che hanno
lavorato con impegno e, diciamo­
lo pure con fatica e tanto sudo­
re, perché tutto ritornasse come
l’antico.
Anche la Ditta Imberti si è impe­
gnata gratuitamente a restaurare
i due altari di marmo che si trova­
no a destra e sinistra dell’entrata.
E quello a destra con la Madonna
di Lourdes si può già ammirare
lucente, che più lucente non si
può.
Va ricordato che su tutti i la­
vori veglia (forse fin troppo) la
Sovraintendenza dei Beni Cultu­
rali di Torino sempre pronta a
consultare antichi documenti per
assicurare l’assoluta rispondenza
con gli originali dell’epoca.
Ma ora parliamo del futuro: ancora
tanto da fare nella parte anteriore,
il ripristino delle pareti, l’illumina­
zione, la parte lignea dell’entrata
con tutte le modanature dorate, il
bellissimo organo.
Ma i soldi sono finiti !
Lanciamo un appello a tutte le as­
sociazioni Vinovesi: prima di or­
ganizzare eventi per raccogliere
fondi per restaurare opere situate
in altri paesi pensiamo a comple­
tare quelli del nostro. Sono certo
che tutti i Vinovesi approveranno
e saranno riconoscenti verso tutti
quelli che vorranno concorrere a
far risorgere il ‘passato’ della no­
stra bella Vinovo.
Il Comune ha dato l’esempio:
mentre procede al rinnovo della
piazza comunale ha deliberato
una prima tranche di € 10.000 nel
2013 per la Chiesa dei Batù.
E come sempre un appello ai
Vinovesi, siate generosi e colla­
borate con noi in questa grande
opera di restauro di un’autentica
reliquia del 1600: la straordinaria
CHIESA DI SANTA CROCE, CONFRATERNITA DEI BATU’.
Grazie, grazie a tutti !
A sinistra: la bellissima ancona
con i Ss. Andrea e Lorenzo tornata
all’antico splendore.
In alto: i tecnici della ditta
Lettario intenti al montaggio
dell’impianto di riscaldamento.
A fianco: rosone parietale con
dipinto un cuore con rose, simbolo
d’amore, sormontato dalle
fiamme della passione di Cristo e
circondato da un’aureola di raggi,
regalità e rinascita.
Sotto: il “Cristo benedicente”
dall’alto dell’ancona.
Quando l’agricoltura
incontra i saperi del passato
Vera Miletto Scuero: il ricordo di un amico
Francesco Bergamasco (a sinistra nella foto) ritratto nel magazzino presso la sua
abitazione, assieme al nostro redattore Gervasio Cambiano e al fratello Michele.
Il 16 settembre scorso ci ha
lasciati Francesco Bergamasco,
all'età di 72 anni.
Figura notissima nel paese, con
il fratello Michele aveva aderito
ad una recente iniziativa della
Famija Vinovèisa: nell'edizione
di marzo di questo giornale, a
firma di Maria Grazia Brusco,
avevamo pubblicato un articolo
sul mondo contadino del passato
e i fratelli Bergamasco ci avevano accolti con simpatia e disponibilità nel loro cortile.
Con dovizia di immagini e di
aneddoti ci avevano descritto il
loro modo di interpretare l'agricoltura e la zootecnia rimasto
praticamente immutato negli
ultimi cinquant'anni e, a testimonianza di questo rispetto estremo per la tradizione, ci avevano
mostrato una grande varietà di
attrezzi, di recipienti, di utensili
e di macchinari costruiti artigianalmente che per decenni, se
non per secoli, sono stati usati
nelle cascine e nelle campagne
prima dell'avvento della tecnologia.
Le fotografie di questa variata
oggettistica corredano il nostro
“Armanach 2013”, che è appunto
dedicato all'agricoltura.
Francesco Bergamasco era un
uomo mite e gentile, forse un po'
chiuso di carattere, ma sempre
disponibile al dialogo e al sorriso, semplice e sensibile.
La notizia della sua scomparsa,
ha destato sorpresa e cordoglio
nell'intera comunità vinovese,
ma più di tutti ne patisce ora
la mancanza il fratello Michele,
che è rimasto solo nella casetta
di Via San Desiderio e fatica a
rassegnarsi alla perdita del congiunto con cui ha diviso pacificamente e operosamente tutta
la vita.
Quanti ricordi
nella lunga vita ricca di lavoro e tribolazioni
Breve storia della centenaria Nonna Vincenza
Questa volta è toccato a Garino
festeggiare il bel traguardo dei
“100 anni” raggiunto da una
nostra concittadina: la Sig.ra
Zizzi Anna Vincenza (da tutti
conosciuta col nome di nonna
Vincenza).
Nata il 24 ottobre 1912 a Cisternino (Br). Vincenza si è sposata nel 1932 con Francesco Blonda.
Insieme al marito, si occupava
dei lavori in campagna, coltivando uliveti e vigneti di proprietà
dei suoceri in Puglia. Pochi anni
dopo il matrimonio, mentre era
in dolce attesa della loro figlia
primogenita, Francesco partì per
la guerra in Abissinia.
In questi anni Vincenza continuò ad occuparsi della famiglia
e del lavoro, mentre Francesco
faceva la spola tra la guerra d’
Africa e casa. Altri due figli furono
concepiti in questo periodo. Al termine dei conflitti, tornato definitivamente a casa, Francesco tornò
ad occuparsi del lavoro agricolo
insieme alla sua Vincenza. In quegli anni Vincenza dovette affrontare grossi problemi di salute che
riuscì a superare, come era solita
ricordare, grazie all’intercessione
di S. Francesco al quale era profondamente devota. Infatti, dopo
una serie di interventi chirurgici piuttosto importanti, Vincenza
finì in coma e, proprio durante
lo stato di incoscienza, il Santo le
apparve in sogno rassicurandola
sulla propria guarigione. Il giorno successivo le sue condizioni
incominciarono a migliorare e
negli anni a venire portò alla luce
altri tre figli. Nel 1982 venne a
18
Anna Vincenza attorniata dai nipoti nel giorno del suo importante compleanno.
mancare il marito e dopo alcuni
anni di vedovanza, rimasta sola
al paese, in quanto i figli si erano
trasferiti ,chi in Piemonte, chi in
Lombardia ed uno addirittura
in Venezuela, decise di risposarsi
con Antonio, un simpatico vecchietto che le fece parecchia compagnia. Con il secondo marito
Vincenza visse circa 11 anni, poi
rimase nuovamente vedova.
I figli troppo lontani dalla
mamma decisero di farla trasferire al nord. Vincenza, lucida ed
autosufficiente fino ad un paio
d’anni fa, amava preparare le
orecchiette in casa, ricordo della
sua Puglia, così come si dedicava
volentieri a lavori di rammendo
e cucito e, come raccontano i
familiari, era molto pignola per
l’ordine e la pulizia. La figlia
ricorda che fino a 3 anni fa,
quando Vincenza sentiva suonare il campanello, correva subito
davanti allo specchio a pettinarsi
e a verificare che tutto fosse a
posto. Oggi, pur senza particolari
patologie, ha perso la sua autonomia e viene accudita a turno
dai figli.
Mamma di 3 figlie e 3 figli,
nonna di 12 nipoti e 9 pronipoti
ha celebrato il compleanno alla
Polisportiva di Garino attorniata
da parenti e amici ed alla presenza del Sindaco Maria Teresa
Mairo e del vicesindaco Franco
Cerulli.
La Famija Vinovèisa si unisce a
quanti hanno voluto festeggiarla
porgendo a nonna Vincenza gli
auguri più sinceri.
Maria Grazia Brusco
AUGURI
DAGLI AMICI
DEL PRESEPE
Natale è arrivato! L’anno che
sta per finire ci lascia un bagaglio non indifferente di incertezze
e preoccupazioni, ma Natale è
Natale, Natale è la “Festa”. Gli
auguri saranno appena sussurrati, non ci saranno manifestazioni di ricchezza e abbondanza,
ma forse proprio per questo le
festività saranno più sentite, più
autentiche, più vere. Si riscopriranno i valori, le emozioni saranno
vissute nell’intimità della famiglia
e degli amici più cari. Lo spirito
di fratellanza e dell’amore universale saranno, ancora una volta,
rimessi a nuovo e, anche se solo
per un momento, il mondo si
illuminerà di speranza. E, se insieme ai buoni propositi uniremo un
pizzico di fantasia e tanta buona
volontà il Natale sarà davvero
bellissimo. Buona volontà che di
certo non manca agli “Amici del
Presepe” che anche quest’anno, come da tradizione, hanno
allestito la bella esposizione,
dedicata alla memoria di Angela
Penati, nella Chiesa dei “Batù”.
Gli artisti si sono impegnati al
massimo anche se i loro lavori
sono stati realizzati in dimensioni
ridotte, causa i lavori di restauro
in pieno fervore. Pian piano i
materiali hanno preso forma; il
colore, le luci e gli elementi hanno
trovato la giusta armonia che,
legata a passione e semplicità,
ha dato a tutte le opere esposte il
calore del Natale. Sostenere questa bella ed apprezzata iniziativa
significa mantenere le tradizioni
e offrire agli artisti uno stimolo
per andare avanti. Le tante piccole natività creano un’atmosfera
magica, mentre nell’abside della
chiesa, come un’elegante cornice, i dorsali del coro ligneo, in
attesa dell’ultima fase di restauro,
danno bella mostra di sé ricordandoci che tutto ciò che viene
dal passato, con le dovute cure,
si rigenera tornando ad essere
attuale e “vivo”.
E’ questo il nostro Natale …
ieri, oggi, domani affinché quegli
auguri appena sussurrati prendano voce catturando i nostri
pensieri e il nostro cuore. A tutti
BUONE FESTE!
Maria Grazia Brusco
Sacro e ordinario
per scoprire le gesta di S. Martino
La 35ª edizione svoltasi nel borgo omonimo
Ancora una volta la tradizione
popolare consolidata dell’estate
di San Martino si è realizzata in
pieno.
Il tempo minacciava pioggia
ma domenica 11 novembre un
rasserenamento generale del
cielo ha permesso di festeggiare in allegria il Santo Vescovo
di Tours presso l’omonima
Cappella situata all’estremo nord
est del paese.
Questa era, da tanto tempo,
la festività che per tradizione
chiudeva l’annata agraria e le
famiglie dei fittavoli e mezzadri “facevano San Martino” cioè
cambiavano casa. Quindi era
veramente una festa molto sentita e partecipata.
Il Comitato del Borgo con la
collaborazione della Pro Loco
di Vinovo hanno organizzato
il pomeriggio iniziando con la
distribuzione della polenta e salciccia agli intervenuti.
L’odierna edizione della Festa
(la 35ª per esattezza da quando
si è ripresa a metà anni '70 dello
scorso secolo) ha visto anche la
produzione di torte fatte in casa
San Martino 2012. Don Marco celebra la S. Messa con un chierichetto d'eccezione: Agostino Arnosio.
da alcune volenterose famiglie
del Borgo, che divise in fette
sono state offerte ai presenti.
La Santa Messa vespertina delle
ore 18 celebrata dal Parroco don
Marco Ghiazza ed allietata dalla
Cantoria parrocchiale ha concluso la giornata.
SE IL FATO
DIVENTA
REALTÀ
Gli acciacchi degli anni
Vinovo, il 19 novembre u.s. la Signora Maria Burzio ved. Navone, ritratta accanto alla
figlia Maria Rita, ha compiuto 101 anni. Per l'occasione il nostro parroco Don Marco
ha celebrato una S. Messa di ringraziamento presso la sua abitazione.
E’ proprio vero! Quando le cose
si vogliono combinare, il più delle
volte, diventano quasi impossibili,
mentre quando subentra il fato, il
caso, emergono fatti inverosimili.
Agostino Arnosio e Pietro Lardone
entrambi abitanti nel Borgo di S.
Martino, sono nati nello stesso anno
e nel medesimo paese, Vinovo. Ad
un certo punto della vita, per pura
coincidenza decidono di far parte
dell’Avis vinovese.
Oggi domenica 14 ottobre 2012
senza aver programmato nulla, si
trovano insieme a celebrare i 40
anni di matrimonio nella Parrocchia
LA FILOSOFIA
Come ch'a në dis la siensa,
i soma ëd bestie come j'àutre.
Peuiu për rendne superior
a l'han butane ant ël sërvel
tansipòch d'inteligensa
ch' arconòss ël brut dal bel,
e ch'an serv ëdcò a pensé.
Ma purtròp a tanta gent
a l'han butajla sota ij pé.
A l'é staje peui Platòne,
ch'a l'ha dine che Nosgnor
a l'é bel, l'é brav e giust,
a peul nen fè gnun-e còse
brute, grame e sensa sust.
Ma përché a l'ha cre-à l'òmo?
Anco gnun a l'ha spiegalo.
E 'l diavleri chi l'ha falo?
Ch'a në smija così tant,
a fà la lòta contra 'l bin,
fé 'd mal për chiel a l'é 'n vant.
Aristòtele, anche Cònfucio,
san Gustin, Sòcrate e Kant,
teste fin-e 'd pensador,
ch'a l'han tut capì dla vita
a l'han dit e 'dcò scrivù
com as dev comportesse
për andé a finì lassù.
Ma adess lor a son mòrt,
a l'han lassame 'mbelessì
con la mia filosofìa
ch'i continuo a nen capì.
Giancarlo Casalegno
Rivoli (TO)
di San Domenico Savio a Garino.
Eccoli fotografati a fine cerimonia
in chiesa con le rispettive mogli,
Gabriella ed Angela, anche loro
avisine.
Ma non basta.
Nella foto ci sono pure Franco
Gallesio con la moglie Lisabetta,
che celebravano i 30 anni di
matrimonio, il fotografo vinovese
Matteo Cammarano che ha curato
il servizio fotografico e Don Marco
Ghiazza, nostro amato Parroco
che ha celebrato la funzione, tutti
Donatori!, tutti avisini!
Se si fosse voluto combinare una
cosa del genere difficilmente ci si
sarebbe riusciti, anzi sarebbe stato
sicuramente impossibile, dato l’elevato numero di variabili in gioco, ma
si sa al destino non si comanda.
Pietro Lardone
STANTAGN
Stantagn, a l'improvista
un vel, lontan a l'é volà,
a l'é deurbisse a la vista,
ëd mia vita, la verità.
Stantagn a son passà!
Sicura 'd meno a më speta 'ncor
Chi sa come am capiterà?
Am pija l'afan, la por.
Vàire face dnans a mi
Mincaun-a con ij sò arpròcc,
a më stan dapress minca dì,
carià dzora a mè biròcc.
Che mond da l'àutra part?
A-i sarà pietà 'd mie debolësse
o am manderan trames jë scart?
Belavans a-i é pa 'd certësse.
Ël giudissi dla cossiensa
Am lassa ant ij sagrin.
Rivà giumai a la scadensa,
serco 'd comportme 'n po' dabin.
Beppe Sinchetto
Moncalieri (TO)
Il gruppo di sposi con fotografo e Parroco donatori AVIS.
19
preso con Sé, stringendolo al suo
Cuore Immacolato, per introdurlo alla festa eterna di innumerevoli figli suoi, già al sicuro nella
Casa del Padre.
Veramente Maria era sempre stata accanto a Francesco,
custodendolo con amore materno, vegliando sui suoi passi e il
figlio, Francesco, con la sorella
Luigina, angelo della sua vita,
ogni sera andava virtualmente
a Lourdes a pregare con i pellegrini alla Grotta la corona del
Rosario.
Così da anni quasi sino agli ultimi giorni del suo pellegrinaggio
terreno. L'addio a lui da parte di
innumerevoli persone che l'avevano conosciuto, avvenne nella
Chiesa di Maria Addolorata, là
presso il Camposanto, dove ora
riposano le spoglie mortali di
Due immagini di Francesco: da giovane campione di bocce e negli ultimi anni
della sua vita.
La Vergine SS., Madre di Dio
e Madre nostra, prima che si
levasse l'alba del giorno che la
tradizione popolare a Lei dedica,
è scesa accanto a Francesco, l'ha
Francesco in attesa della risurrezione nell'ultimo giorno, tutto
e sempre nel nome e nel segno
di Maria.
Francesco: un figlio tanto ama-
Gli Inserzionisti
augurano
a tutti i Lettori
BUONE FESTE
Marmi - Pietre
Graniti - Onici
Viale Rimembranza, 23
10142 NICHELINO (TO)
Lavorazioni edili
e funerarie
Progettazione
d’Interni
Arredamento
Tel. +39 011 680 95 16
Fax +39 011 627 28 13
Imberti geom. Antonio
20
www.imbertimarmi.com
[email protected]
P.I. 06262740019
to da Maria e che tanto rassomigliava alla Madre: mite, umile,
paziente, retto e onesto, silenzioso e laborioso, schivo di lodi,
saggio.
Rifuggiva dalle luci dei palcoscenici; si poneva e restava ai
margini senza far rumore, senza
menar vanto per cosa alcuna.
Il suo era il linguaggio evangelico: sì, sì; no, no. Pregava con
fiducia: la sua vita, serena e tranquilla, era preghiera.
Quando il Signore lo chiamò ad
entrare nella sua gioia, avevamo
appena celebrato la solennità di
tutti i Santi. Chi sono i Santi?
Sono coloro che hanno ascoltato
la Parola di Dio, traducendola in
vita. Coloro che hanno camminato umilmente nel solco della
Volontà di Dio, collaborando al
suo progetto di salvezza, che a
Lui, in Lui si sono abbandonati
con semplicità e si sono donati, senza riserve, ai fratelli con
opere di carità silenziosa.
Questo è stato Francesco, un
santo, quindi. Noi lo abbiamo
conosciuto solo indirettamente
attraverso la sorella Luigina, e
l'abbiamo subito stimato e amato.
Solo un piccolo aneddoto.
Essendo venuto a conoscenza che
eravamo impossibilitate a coltivarci un po' di terra, lo fece lui
per noi, silenziosamente, cosicché ogni tanto ci giungevano i
prodotti dell'orto di Francesco,
diventato anche il nostro orto.
Caro Francesco, amiamo pensarti come un bambino, placidamente addormentato sul cuore di
sua Madre. In Cielo avrai trovato
un pezzo di terra da coltivare
con gioia e senza fatica, ora ne
attendiamo ancora i frutti e gli
ortaggi. Grazie!!!
Quando venimmo a conoscenza del tuo trasferimento definitivo, nella Patria comune, sgorgò dal nostro cuore il canto del
Magnificat per le grandi cose,
per le meraviglie che in te ha
operato il Signore.
Deo gratias!!!
Le tue sorelle del
Monastero di Cavoretto
ARMANACH
2013: UNA
TESTIMONIANZA
DEL TEMPO
PASSATO
Per le prossime festività di Natale
e nuovo anno uscirà al pubblico L’Armanach 2013 della Famija
Vinovèisa. La storica iniziativa esce
ormai puntuale ogni anno per la 27
annata. Molta strada si è fatto dalle
prime edizioni degli anni '80 quelle
ancora curate per la parte in lingua
piemontese dal “ragio” Giuseppe
Aliberti. L’odierno Armanach oltre
a riportare proverbi e modi di dire
in piemontese ed in italiano per
ogni giorno dell’anno, ogni pagina
bimensile, ha un bella illustrazione ricavata da vecchie fotografie riguardanti gli antichi mestieri contadini che un tempo erano
veramente l’economia portante del
nostro paese. La mietitura e trebbiatura del grano, i “giardinè” ossia
gli ortolani, l’aratura dei campi e la
figura ieratica del seminatore sono
le figure d’un tempo che illustrano le pagine dell’Armanch 2013.
Come al solito un bel gruppo di
persone vi ha lavorato: Vera Miletto
Scuero, Rino Visconti, Giovanni
Alessiato, Gervasio Cambiano. Ad
multos anno!
ASSISTENZA E VENDITA
AUTO NUOVE E USATE
INSTALLAZIONE
IMPIANTI GPL “LANDI”
Renault
Pautassi
VINOVO
Via Cottolengo, 96
Tel. 0119 652 304
augurando
au
tor
e
I cari ricordi
della vita di Francesco Leggero
Un uomo silenzioso e laborioso
,
d
a
À
a
è fotogr
Buone Feste
stampa
con arte
i tuoi scatti natalizi
Via Cottolengo, 22 - Vinovo - Tel. 0119 653 617
dove erano dislocate le nostre
Divisioni di Fanteria mal armate,
peggio equipaggiate e mal nutrite. Iniziò così la tragica “ritirata
di Russia” rimasta impressa in
tutte le famiglie italiane.
In Piemonte, come nel Nord
Italia, siamo abituati a pensare
agli alpini in Russia, ma l’ARMIR
( cioè l’Armata Italiana in Russia)
era composta da ben 7 divisioni
di fanteria, due di Camice Nere,
e poi artiglieria e cavalleria, bersaglieri, carabinieri ed i migliori
specialisti di tutte le armi: genieri, autisti, le armi chimiche e
financo l’aviazione. In tutto ben
220.000 soldati e 7000 ufficiali.
Il fascismo ci teneva a fare bella
figura davanti ai tedeschi. Cosa
che non avvenne perché lo sfondamento del fronte fu il risultato
del cedimento delle nostre deboli
linee di difesa: un fante per lo più
armato del vecchio fucile 91 ogni
7 metri di prima linea.
Per circa venti giorni una fiumana di soldati italiani, tedeschi,
romeni ed ungheresi (tallonati
dai blindati russi) si riversarono
a piedi verso le retrovie prima di
fermarsi alle linee di resistenza
L`EPOPEA
DEGLI ITALIANI SUL DON
Dicembre 1942: bono talianski
Russia 1942. I genieri italiani gettano un ponte di barche sul fiume Dnjepropetrowsk.
ell’inverno 1942-43 avvenne la vera e propria svolta
nella guerra in corso dal
1940. Da quel momento le potenze dell’Asse (Germania nazista ed Italia fascista) iniziarono
l’inarrestabile declino fino alla
sconfitta finale.
Mentre in Africa pur ridotti alla
sola Tunisia, italiani e tedeschi
resistevano ancora abbastanza
bene, all’altro capo del teatro
europeo della guerra e cioè sul
fronte del fiume Don nella Russia
meridionale, la formidabile
potenza dell’ Armata Rossa vinse
la battaglia di Stalingrado grande città industriale sul Volga,
strappandola ai tedeschi dopo
inanerrabili sofferenze d’ambo
le parti. A metà dicembre 1942
i russi sfondarono il fronte tra
il settore tenuto dai romeni e
quello tenuto dagli italiani lad-
N
Russia gennaio 1943. La colonna degli alpini della Divisione Julia in ritirata verso Nikolajewka.
L’AVIS
VINOVO
augura
a tutti i vinovesi
sinceri auguri
di pace e prosperità
FOCO
COSTRUZIONI
FILIALE DI VINOVO
Via Cottolengo, 46
Tel. 011 962 3395 - Fax 178 27 01 674
www.iviaggidilitta.it e-mail [email protected]
di Geom.
Giampiero Foco
Via Gioanetti, 9
10048 Vinovo (TO)
Tel./Fax 011 9653885
Cell. 334 9135032
[email protected]
COSTRUZIONI
RISTRUTTURAZIONI
MANUTENZIONI CIVILI
E INDUSTRIALI
21
imbastite in fretta e furia dai
tedeschi.
Al capo nord del fronte tenuto dagli italiani rimase fermo
e compatto il Corpo d’ Armata
Alpino composto dalle Divisioni
Cuneense, Julia e Tridentina
e dalla malandata divisione di
fanteria Vicenza, permettendo lo
sganciamento di quel che rimaneva delle divisioni italiane. Poi
da metà gennaio anche gli alpini
si ritirarono verso ovest.
C’è una famosissima fotografia che ritrae una lunghissima
colonna di soldatini intabarrati in coperte, pastrani, giacconi
stracciati, povere macchie nere
sullo sfondo della neve. Le famose “100.000 gavette di ghiaccio”.
E poi dopo 15 giorni con il disperato assalto al sottopassaggio ferroviario di Nikolajewka gli alpini
superstiti riuscirono ad aprirsi
un varco verso l’ovest. Perfino
il Comando sovietico riconobbe il valore del Corpo d’Armata
Alpino.
La Divisione Cuneense, una
forte e salda unità militare già
molto provata in Albania, risultò
distrutta al 92%. Cioè su circa
20.000 alpini se ne salvarono
meno di 2000. Si può ben dire
che ogni famiglia della “Granda”
ebbe un disperso in Russia. Nei
paesi del saluzzese, albese, monregalese e cebano, e per le vallate alpine, lunghi elenchi di morti
e dispersi costellano le lapidi dei
caduti.
Per quanto riguarda Vinovo i
militari nella sfortunata campagna di Russia furono una dozzina. I dispersi e deceduti con data
certa furono:
Sussio Ottavio alpino del famoso “Doi” cioè il 2 Reggimento
Alpini, scomparso a metà gennaio 1943 nei primi giorni della ritirata, Boretto Lorenzo artigliere
del Reggimento Casale morto a
Kashari il 21 dicembre 1942 ed il
tenente medico Aldo Canuto già
medaglia di bronzo per la campagna sulle alpi del 1940, del 53
Reggimento Fanteria Divisione
Sforzesca preso prigioniero dai
e sorridente persona che spesso
si può incontrare per Vinovo.
Straordinari i cappellani militari: dai più famosi padre Brevi
e don Gnocchi, ai piemontesi
don Italo Ruffino oggi decano
del clero diocesano poiché ha
compiuto 100 anni lo scorso ottobre cappellano al Comando divisionale della Divisione Torino,
al valsusino don Rinaldo Trappo
cappellano del battaglione alpini
Ceva, mancato lo scorso anno,
a don Francesco Testa cappellano del Battaglione alpini Borgo
San Dalmazzo e tanti altri. Tutti
furono, oltre che sacerdoti, veri
fratelli e compagni d’arme per
il gregge grigioverde a loro affidato.
Gervasio Cambiano
Torino 1939. Antonio Ragusa il primo da sinistra, "Giuanin" Boretto del Belriparo il quarto da sinistra col bicchiere in mano.
russi e poi deceduto nel campo
di prigionia di Susdal. A questi va
anche aggiunto Picco Giovanni
alpino del Battaglione Mondovì,
disperso nel gennaio 1943, la cui
famiglia originaria di Centallo
venne ad abitare a Vinovo al
principio degli anni 40 con la
guerra ancora in corso e poiché ha la lapide nella tomba di
famiglia nel Cimitero di Vinovo
Pier Luigi Piccolo deceduto nel
gennaio 1943. Altri sette parteciparono a quella tragedia ma
riuscirono a tornare a casa.
Ragusa Antonio e Gerlo Emilio
autisti dell’ autocentro di Torino
che fecero tutta la campagna di
Russia sotto il famoso imperativo
urlato dagli ufficiali “spingere”.
Fango, neve e gelo, avevano eliminato ogni traccia di strada o
pista nella steppa e costringevano gli autisti a spingere a forza di
braccia i propri automezzi.
Mola Michele geniere del
Battaglione Genio Divisionale,
era già stato in Somalia a costruire strade e poi nel 1941 venne
inviato in Russia con il primo
contingente italiano del CSIR.
Raccontava con ironico distacco,
che si fece tutta la Russia andata e ritorno a piedi quasi senza
metter piede su di un automezzo.
Racca Giovanni “Giuanin”,
fante
del
51
Reggimento
Divisione Sforzesca, catturato dai
russi nel gennaio 1943 portato in
un campo di prigionia in Siberia.
Dato per disperso in Italia, ritornò a casa quando più nessuno
se lo aspettava nel novembre
1946 con un piede congelato e 4
anni di prigionia nell’ Arcipelago
Gulag sulle spalle.
Bevilacqua Michele originario di Moncalieri sposatosi poi
a Vinovo nel dopoguerra, fante
del Battaglione Lanciafiamme e
l’Ingegniere Italo Fovanna originario del Lago Maggiore trasferitosi poi a Vinovo negli anni
80 dello scorso secolo e sotto
tenente del Battaglione Genio
Armi Chimiche poi partigiano
con “Mauri” nelle alte Langhe.
Infine va ricordato con simpatia uno degli ultimi viventi di tale
tragedia. Monge Giuseppe originario di Busca venuto ad abitare
a Vinovo col fratello nel 1955.
Giovane recluta del battaglione
Alpini Dronero, dopo la ritirata di
Russia (ricorda in particolare con
tanta emozione i fatti di Gomel)
fu prigioniero in Germania fino
al 1945. Tutt’oggi è una cordiale
Dall'album
dei ricordi
Pina Ballesio Canalis ritratta nel suo
giardino con la figlia Marilena e il figlio
Carlo.
Materiali Edili
DI VALLERO & C. s.n.c.
VINOVO (TO)
Via Parisetto, 20 - Tel. 0119 651 221
VERNICIATURA A FORNO
BANCO DI RISCONTRO SCOCCHE
VETTURA SOSTITUTIVA
ADERENTE ACCORDO ANIA
RECUPERO DANNI
Via Tetti Grella 90/2 - VINOVO (TO) - Tel. 011 9 652 818
22
Erbe - Spezie
Mieli
Cosmetica naturale
Via S. Bartolomeo, 6
Tel. 011 9 652 984
VINOVO (TO)
Associato
e mail [email protected]
sede legale - via Gavuzzi n. 11
sede operativa - p.za Rey n. 1
corrispondenza - via Gavuzzi n. 11
p.za L. Rey n. 1 - Tel. 011.965.1969
Il Direttivo
Augura
Buone Feste
DUE CARE FIGURE
DELLA VINOVO D`ANTAN
Piccolo mondo antico
ono passato per caso una
domenica mattina davanti all'asilo infantile “Luigi
Rey”; ho visto il portone socchiuso e una suorina, minuta minuta,
che pazientemente raccattava da
terra della carta lasciata cadere
proprio davanti alla soglia da
qualche passante distratto o, più
verosimilmente, maleducato.
Incoraggiato dall'aspetto sorridente e disponibile di quella personcina, le ho chiesto di
allargarmi un po' lo spiraglio
della porta per permettermi di
rivedere ancora una volta l'interno di quella scuola, dove quasi
novant'anni fa, come scolaretto,
forse un po' troppo vivace e birichino, mi recavo ogni mattina
con il cestino della mia merenda.
Un'ondata di ricordi, alquanto
sfuocati per la lontananza, mi
ha assalito. Avendone già parlato in altre occasioni, non voglio
qui ripetermi. Desidero invece
parlare di un'altra nostalgica
reminiscenza. Alla suorina, che
non conoscevo, avevo rivolto la
parola in italiano, cosa che faccio
sempre mal volentieri a Vinovo:
mi ha risposto nella stessa lingua
e mi ha offerto sollecitamente di
accompagnarmi all'interno per
un giro di visita, durante il quale
le è sfuggita una frase in dialetto. Ho afferrato, come sempre,
l'occasione al volo e ho cambiato
immediatamente e con grande
piacere registro al mio discorso.
Ne è venuta fuori una notizia
che ha gonfiato ancor più l'ondata della mia nostalgia e del
mio intenerimento: la suorina
era la figlia di Marianin Gay e di
Giacolin Pipino. Allora mi sono
rivisto tra i banchi della scuola
elementare a fianco di Marianin,
sotto la guida dell'indimenticabile maestra Metilde Gay Stardero,
con tanti compagni e compagne
che non ci sono più: Teresa Dao,
S
Durante la cerimonia di consegna del Premio Bravo 1990 si riconoscono nella fotografia: suor Rosanna Pipino, la
mamma"Marianin", il papà "Giacolin" festeggiato e il commendatore Michele Bertero.
Giovanna 'd Dere, Baldo Gho,
Biele Olivero, Giovan del preive,
Pierin Grindatto, Vigin Grana,
Guido Ferrero, Pino 'd Plasa,
Tonin Meinard, disperso nei
Balcani durante la guerra, sono
i nomi che in questo momento
si affacciano alla mia memoria.
Poi il pensiero è scivolato sulla
figura, austera e dolce insieme,
del padre della suorina, Giacolin
Pipino, una delle coscienze più
rette e più limpide che io abbia
conosciuto nella mia, ormai troppo lunga, vita. L'ho rivisto nella
tribuna, che i vinovesi chiamavano orchestra, in fondo alla
chiesa, con le dita distese sulla
tastiera dell'organo parrocchiale e gli occhi fissi sullo spartito
NAFTA - GASOLII
da riscaldamento e autotrazione
COMBUSTIBILI
Eredi
ferrero c.
Deposito e Uffici:
Via Sestriere 41/7 VINOVO - Garino (TO) Tel. 011 9 651 443
della musica da eseguire nelle
cerimonie religiose. Era per lo
più quel canto gregoriano che,
sciaguratamente, è stato lasciato
cadere per far posto a note, a
tratti più adatte alle discoteche e
alle movide che non alle cerimonie sacre. Suonava con passione
e, insieme, con fervore religioso, il buon Giacolin e spesso
la maestria delle sue esecuzioni
copriva le sbavature della non
intonatissima cantoria di allora
( punto a vantaggio dei giovani
cantori odierni: cantano e suonano senza mai stonare, anche
se la musica è quella che è) .
Suonava Giacolin nelle messe
solenni delle grandi festività,
tra il profumo dell'incenso e il
canto dei fedeli o della cantoria, e nelle serate fredde della
novena di Natale (altra tradizione che ha ceduto il posto a nuove
forme, assai meno coinvolgenti e
affascinanti, di liturgia), accompagnando il canto latino delle
profezie messianiche, che nessuno capiva ma che entravano
nel cuore di tutti, perchè tutti
istintivamente le vivevano come
preannuncio della intima gioia
natalizia. Echeggiavano, tra le
navate dall'intonaco trasudante
e trascolorante (sarebbe toccato più tardi all'infaticabile don
Gerardo la non facile impresa di
rifare il volto a tutta la chiesa)
le note solenni di quella musica, sollevate dalle dita dell'or-
MACELLERIA
B RGO
DEL
Da Francesco
Qualità
eCortesia
VINOVO - Via G. Cottolengo 1/C - Tel. 0119 931 285
Ferramenta - Colori
di Negro Giovanni
Costruzioni - manutenzioni - ristrutturazioni
Sede Legale: Via Cottolengo 96/2
10048 Vinovo (Torino)
Tel./Fax 011 9 652 205
e-mail [email protected]
Cod. Fisc. / P. iva 10059820018
Via Cottolengo, 66
10048 VINOVO (TO)
Tel./Fax 011 9 624 061
Cell. 338 9 301 955
E-mail: [email protected]
23
Riflessioni nostalgiche
sulla fabbrica di conserve alimentari “Martino”
Uno sbiadito ricordo di attività passate
Vogliono le statistiche che la
Facoltà universitaria di psicologia, oltre che essere una delle più
affollate, sia anche una delle più
prolifiche produttrici di disoccupati. Io non so fino a che punto
abbiano ragione; però constato
che gli psicologi seri - e ce ne sono
- hanno ragione quando affermano che basta talvolta un minimo
propellente per risvegliare dal
il loro carico alla pesa pubblica
sulla piazzetta di fronte all'attuale caserma dei carabinieri (il
“Littorio” nella parlata popolare), poi andavano a riversarlo nella fabbrica di borgo San
Martino. Vi lavoravano parecchie ragazze del paese insieme
za Marconi, allora semplicemente la “piasa”, nel dehors della
“Stella d'Italia”, nel quale ogni
sera si radunavano a sorseggiare un caffè i vip di allora, al
signor Martino, che domandava:
”Che cosa deve fare mio figlio
che ha poca voglia di studiare?”
il caustico avvocato Canavero
rispondeva, non senza una dose
di benevola impertinenza, “ Fagli
Il logo della fabbrica usato nelle carte intestate.
Suor Rosanna Pipino davanti alla
Statua della Madonna nell'Asilo Rey.
ganista, e i fedeli se le sentivano
ancora risuonare negli orecchi
anche quando, finita l'esecuzione, quelle agilissime dita si alzavano dalla tastiere e rimanevano
sospese a mezz'aria, mentre l'organo, spento l'ultimo brontolio,
taceva.
Forse nei miei sfoghi di nostalgia mi lascio troppo facilmente
vincere dal sentimento. Eppure i
miei allievi di un liceo di Torino,
durante le discussioni in classe, che allora si facevano in un
clima sereno e non astioso, mi
rimproveravano di essere un
vecchio illuminista, maniacalmente attaccato al desiderio di
razionalità. Allora, però, ero un
giovane pugnace e dialettico,
non un nonagenario debilitato,
che galleggia stentatamente sui
ricordi e sui rimpianti.
Ludovico Griffa
nostro subcosciente ricordi sepolti
da anni. Ne ho avuto la prova
un mattino quando al supermercato il mio sguardo per caso si è
posato su un banco di peperoni in
offerta. Era un piccolo strato di
frutti di calibratura perfetta, lucidi come se fossero tirati a cera,
splendenti in una meravigliosa
policromia che andava dal rosso
acceso al giallo vivo al verde
intenso. Allora si è accesa di colpo
la scintilla dei ricordi. E ho rivisto
i carri di peperoni che una volta,
ad autunno incipiente, passavano
per le strade di Vinovo, diretti
alla fabbrica di conserve alimentari di Giuseppe Martino: “Martin
‘d le tole” dicevano i vinovesi sempre pronti a caratterizzare con
formule icastiche, talvolta anche
un po' impertinenti e perfino sboccate, un personaggio o una situazione. Era una fabbrica situata in
un caseggiato, ora in gran parte,
demolito, in fondo a via Orelle,
confinante con il complesso di edifici del Cottolengo. Arrivavano, i
carri, da Carmagnola, pesavano
ad altre che arrivavano specialmente da Piobesi: le vedevo sfilare allegramente - le Fanciulle
in Fiore di proustiana memoria
- in bicicletta per via Surda, dove
abitavo prima della guerra. Vi ha
lavorato come maldestro aiutante
di segreteria, per poco tempo e
con scarso, per non dire nullo,
successo, anche lo scrivente. Per
le mie incombenze, assai modeste,
eppure gravose per la mia svagatezza, mi capitava di attraversare
abbastanza spesso il capannone
dove si facevano bollire le verdure prima di inscatolarle e la
gradevole fragranza acidula di
quella bollitura, mi riempiva le
narici. L'ho risentita, ora come
allora, quel mattino, proprio al
supermercato davanti alla variopinta e luccicante esposizione.
Quella di Giuseppe Martino era
un'industria prosperosa a quei
tempi. Ricordo a proposito di questa prosperità un discorso assai
significativo, udito una sera, da
fuori naturalmente, quando ero
poco più che ragazzetto. In piaz-
fare quello che fai tu, che compri i
peperoni a camionate e li rivendi
in scatole di due etti“.
E quella non era la sola industria fiorente del paese. Ma dove
sono finite quelle fonti di lavoro, manifatture tessili, segherie,
imprese edili, e altre ancora, che,
insieme con le attività agricole,
davano a tante famiglie lavoro
e pane, non abbondante ma sufficiente per i modesti bisogni di
allora?
Il paese, pulsante di vita, un po'
rozza ma attiva, è diventato una
cittadina di servizi, bella e sorridente grazie al dinamismo della
benemerita
Amministrazione
locale, ma la gente va a cercar
lavoro e stress nella vicina metropoli e per le nostre strade non
sciamano più sulle loro biciclette
le ragazze in fiore, ma strepitano
i motorini puzzolenti e inquinanti
di spensierati ragazzotti, inconsapevoli sperperatori del benessere
creato con tanta fatica dai loro
padri.
Ludovico Griffa
Del Vago
GIOIELLI
Via Carmagnola, 6 - VINOVO (Torino)
Tel. 011 9 651 020 - Fax 011 9 930 469
E-Mail: [email protected]
Buon Natale e Buone Feste
RITIRIAMO
IL VOSTRO ORO USATO
L’OPERAZIONE RICHIEDE L’ESIBIZIONE
E LA REGISTRAZIONE DEL DOCUMENTO DI IDENTITÀ,
COME PREVISTO DALLE NORMATIVE VIGENTI
Via Cottolengo, 73 VINOVO (TO) - Tel. 011 9 623 785
24
OMAGGIO A CINQUE PIEMONTESI
TESTIMONI DELLE LORO RADICI
I premi "Piemontesi nel Mondo"
I piemontesi premiati: da sinistra a destra Marco Rosano, musicista e compositore che risiede in Belgio, Carla Merlone
Squatrito, industriale settore della pasta ed impegnata nel sociale in USA, Celestina Fortina, missionaria laica in Senegal,
Maria Teresa Crolla, docente universitaria e letterata in Argentina, don Bartolomeo Bergese, missionario in Brasile.
stata una cerimonia non
solo ufficiale ma emozionante, sotto il profilo umano, quella che ha visto l’assegnazione dei premi Piemontese nel
Mondo celebrata il 28 settembre
2012 in Consiglio Regionale perché ciascuno dei premiati, attraverso la sua personale storia
di emigrante, ha manifestato il
legame inscindibile per la terra
natìa.
Il premio, che viene assegnato
ogni quattro anni in base alla
legge regionale 42 del 1996,
trae la sua origine da un’idea
di Michele Colombino presidente della Federazione delle
Associazioni dei Piemontesi nel
mondo che, profondo conoscitore dell’emigrazione piemontese, ritenne importante dare
un riconoscimento a chi aveva
fatto onore al Piemonte in Terra
d’emigrazione.
Tanti anni sono passati e tan-
È
tissimi sono stati i premiati che
si sono distinti, in ogni Paese
del mondo, per la loro attività e
per la loro impostazione di vita
molto “low profile” e quest’anno
altri cinque si sono aggiudicati
il Premio assegnato dall’apposita commissione regionale dopo
l’esame dei numerosi curricula
che erano pervenuti.
Il “fil rouge” della cerimonia
è stato il giornalista del TG3
Piemonte Gianfranco Bianco,
profondo conoscitore dell’emigrazione e realizzatore di splendidi documentari al proposito,
che ha saputo raccontare la vita
dei premiati con la familiarità di
chi li conosce da sempre proprio
in virtù della sua esperienza.
Ed ora ecco chi sono i premiati di quest’anno che si riferisce
all’edizione 2011 posticipata per
la concomitanza con le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità
d’Italia: i campi di eccellenza
vanno dalle arti all’imprenditoria, dalle lettere al sociale e le
donne premiate sono state ben
tre su cinque.
Iniziamo però a parlare di loro,
in rigoroso ordine alfabetico,
con Don Bartolomeo Bergese.
Premiato per meriti in campo
sociale.
Nato a Fossano (CN) l’11 ottobre 1941, è dottore in filosofia e teologia biblica presso la
Pontificia Università Urbaniana
di Roma.
E’ stato parroco a Beinette (CN)
ed a Poggi San Siro, frazione
del Comune di Ceva, e direttore
della “Casa dello Studente” di
Ceva (CN), professore di filosofia
e parroco della parrocchia Santi
patroni d’Italia a Roma.
Il suo essere missionario di
carità l’ha portato in Brasile per
dedicarsi agli ultimi che hanno
bisogno di tutto; prima nella parrocchia di Nuova Iguaiçu e suc-
cessivamente, da tredici anni,
opera a Pesqueira a favore della
popolazione locale mirando allo
sviluppo sociale ed all’indipendenza economica delle piccole
aziende agricole ed artigianali
che si sono create per dare autonomia alla gente che abita nella
Comunità.
Nel suo ringraziamento per il
premio ricevuto, Don Bergese ha
tenuto a sottolineare che durante
il suo ministero, che l’ha portato
per le strade del mondo, mai ha
dimenticato le sue origini e le
sue radici che lo legano indissolubilmente alla sua Terra.
Il secondo premio è andato a
Maria Teresa Crolla, premiata
per meriti in campo letterario.
Nata a Santa Fe in Argentina il
12 giugno del 1954, è originaria
di Cressa per il ramo paterno e
di Cuneo per il ramo materno.
Laureata in lettere ed in lingua
e letteratura italiana e francese è
docente ordinario di Letteratura
Italiana e Francese presso la
Facoltà Umanistica dell’Università di Santa Fe.
Oltre alla sua attività di docente promuove il recupero della
memoria degli emigrati piemontesi che hanno contribuito a “fare
la Storia” di questo grande Paese
e che vennero soprannominati
“Gringos”.
In Argentina tale termine è stato
usato per designare gli immigrati
europei e in particolare quelli
di ascendenza italiana (da qui
il termine di Pampa gringa, una
vasta regione situata nella parte
centrale del Paese e colonizzata
soprattutto da agricoltori provenienti dall'Italia settentrionale).
Durante la sua attività le sono
stati attributi numerosi riconoscimenti a livello internazionale
e borse di studio che le hanno
permesso di visitare il nostro
Paese e di sentire ancora di più
‡352)80,
‡%,-28;
‡,'((5(*$/2
‡(67(7,&$
Via Cottolengo, 97
Tel. 011 9 651 096
VINOVO (TO)
25
il forte legame con le sue radici.
Di questo forte attaccamento ha parlato ringraziando del
premio spiegando quant’è forte,
nelle nuovissime generazioni, la
riscoperta dei natali piemontesi
dei propri avi.
Il terzo Premio è andato a
Celestina Fortina per meriti in
campo sociale. Nata a Milano il
10 settembre 1940 “casualmente” è originaria di Oleggio (NO)
da parte del ramo paterno e di
Ghemme (NO) da parte del ramo
materno.
Missionaria laica dal 1994
in Senegal ha dedicato la sua
vita agli altri contribuendo alla
costruzione di villaggi e strutture a favore della popolazione
locale priva di ogni mezzo di
sostentamento ed anche vessata
da malattie endemiche causate
dalla malnutrizione.
I suoi riconoscimenti li ha ottenuti “sul campo” e da parte delle
associazioni di volontariato e
della popolazione senegalese.
Ringraziando per il riconoscimento ha descritto la sua vita
quotidiana al servizio dei più
deboli che vengono aiutati sia
dal punto di vista sociale che culturale indirizzandoli ad un lavoro che li renda autonomi.
Il quarto premio è stato assegnato a Carla Merlone Squatrito
imprenditrice che ha fatto della
“Charity” la sua ragione di vita.
Nata a Torino il 3 settembre
1941, nel 1968 emigra negli Stati
Uniti d’America per seguire il
marito cittadino americano e
fonda un laboratorio di pasta per
far conoscere le varietà della
pasta fresca piemontese alle
famiglie amiche. Da cosa nasce
cosa e, in breve tempo, diventa
imprenditrice e fonda la Carla’s
Pasta industria alimentare che
ora produce la pasta, con tutte
le varianti possibili, per tutti gli
States.
A lei si deve la diffusione della
cucina italiana e piemontese con
il sistema “porta a porta”. La sua
azienda di oltre cento dipendenti, ha mantenuto una struttura
Foto di gruppo dei piemontesi nel mondo premiati e delle autorità comunali,
provinciali e regionali.
familiare e la sua attività industriale è caratterizzata da continui successi.
Non ha mai dimenticato però
le persone bisognose d’aiuto alle
quali devolve cibo e danaro ma
non come pura opera di carità,
ma per metodo di vita, senso
civico e generosità innate che
ha inculcato anche nei figli che
lavorano con lei nell’azienda.
La sua verve e la simpatia comunicativa le hanno fatto ammettere, durante la premiazione
ed in pura lingua piemontese,
che lo stimolo alla sua attività le
è venuto dalla forte voglia di far
conoscere ai suoi amici americani i nostri “agnolotti” che così
sono ora molto apprezzati al di là
dell’Oceano!
Il quinto premio è andato a
Marco Rosano pianista, tastierista, compositore, arrangiatore e
produttore musicale ovviamente
per le arti.
Nato a Torino il 15 ottobre 1964
risiede in Belgio dove è emigrato
per amore avendo sposato una
donna di questo Paese. Le sue
apprezzate esecuzioni gli hanno
permesso la collaborazione con
di D’Urzo Basilio
TOP MOTOR
“Da trent’anni con voi
con la
passione di sempre”
AUTORIPARAZIONI
CENTRO REVISIONI AUTOVEICOLI
MOTO E CICLOMOTORI
AUTORIZZATO
Presa e consegna a domicilio del vostro veicolo
Via La Loggia, 49-51 VINOVO (TO) - Tel./Fax 011 965 13 67
e-mail: [email protected]
26
i maggiori artisti internazionali
sia nel campo della musica classica che in quello della musica
moderna.
Arrangiatore per i maggiori
compositori italiani ed internazionali, oltre che per il cinema, il
teatro e la televisione, ha editato
numerosi CD.
Il suo curriculum è costellato
da premi e da successi ottenuti
in tutto il mondo ma, come ha
dichiarato ricevendo il premio,
è molto legato all’opera che lui
ritiene un summit di esperienze musicali: la scrittura di uno
“Stabat Mater” in cui religiosità
e musica si fondono magistralmente.
Il Presiedente del Consiglio
Regionale, Valerio Cattaneo,
durante il discorso di apertura
della cerimonia, nel dare il benvenuto ai premiati, alle loro famiglie, ai sindaci dei luoghi d’origine tra i quali il Sindaco della
Città di Torino Piero Fassino,
ed alle Autorità presenti, tra i
quali l’assessore all’Internazionalizzazione nonché presidente
della Commissione valutatrice
Massimo Giordano, ha sottoli-
neato come “l’eccellenza piemontese”, che si sta diffondendo
in tutto il mondo è soprattutto
anche “eccellenza” di uomini e
donne che, con il loro valore
nei diversi Paesi d’emigrazione, rappresentati dai premiati,
hanno fatto si che la nostra Terra
sia diventata un riferimento non
solo storico, artistico e letterario
ma anche sotto il profilo umano.
Erano inoltre presenti alla cerimonia di premiazione, il vicepresidente del Consiglio regionale
Roberto Boniperti, i consiglieri
Lorenzo Leardi, Tullio Ponso,
Antonello Angeleri, Federico
Gregorio, Giovanni Negro, Giampiero Leo e Roberto Tentoni,
Il sindaco della Città di Torino
Piero Fassino, città ove sono nati
due dei premiati, durante il suo
intervento ha ricordato la sua
esperienza di Ministro degli Esteri
quando ha avuto modo di conoscere le comunità dei nostri emigrati che, nei colloqui avuti con
lui, hanno sottolineato non solo
l’attaccamento alla Terra natia ma
anche il desiderio forte di riscoprirla e di tramandarne le sue
peculiarità ai loro discendenti.
Infatti, l’associazionismo piemontese, così diffuso nel mondo,
è un segnale della volontà di
aggregazione dei nostri emigrati
all’estero non solo per mantenere rapporti umani ma anche
per creare rapporti economici
sui quali è importante riflettere.
La cerimonia iniziata con le
note dell’Inno Nazionale è terminata in clima di affettuosa amabilità in cui, i ricordi lontani,
ritornavano alla mente come un
recente vissuto e il clima di grande armonia che si è creato ha
lasciato trapelare una profonda
emozione da parte di tutti.
L’intensa giornata dei premiati
è proseguita con una visita alla
Reggia di Venaria, ai suoi giardini ed alle sue mostre che hanno
stupito i visitatori per l’incanto
che vi si respira; uno splendido
ricordo di Torino che porteranno
nel cuore per sempre.
Paola A. Taraglio
Onestà, rispetto, puntualità,
esperienza, riservatezza
e professionalità
sono le garanzie
dei servizi funebri svolti
dall’Agenzia
“S. BARTOLOMEO”
di Anna Maria Celano
e Domenica Dileo
con sede in Via Cottolengo, 58/1
tel.: 011 9 623 936 - 348 9 304 299 - 349 8 326 659
Si effettuano cerimonie funebri di tipo economico,
classico e di prestigio.
Il servizio funebre viene concordato con i famigliari
dando la possibilità di scegliere e di affrontare
la spesa più adatta alle loro esigenze.
I prodotti ed i materiali usati sono tutti
rigorosamente italiani.
Spettacolo benefico
della “Compagnia Della Rovere”
Iniziativa a favore della Chiesa dei "Batù"
ne la sede per le prove, ha provveduto al pagamento dei diritti
SIAE e al Comune di Vinovo per
il patrocinio. Durante la serata
sono state raccolte offerte per
un totale di euro 995 devolute
per il restauro della Chiesa dei
Batù. Incoraggiati dal successo
ottenuto, i simpatici teatranti
hanno promesso di tornare presto a farci sorridere con un’altra
divertente parodia.
Maria Grazia Brusco
PIAZZA CASTELLO
DI TORINO
Fu disegnata nel 1584 dall'architetto Ascanio Vitozzi, a forma
rettangolare. Si estende su una
superficie complessiva di 40.000
metri quadrati.
Piazza Castello è per larghezza
la seconda piazza di Torino dopo
quella della Repubblica.
Questa famosa piazza ha avuto
prima altri quattro nomi che sono i
seguenti: Piazza Imperiale, Piazza
della Riunion, Piazza della Fiera
ed infine Piazza Madama Reale.
F. Piovano
La commedia teatrale "Il cugino di Roccavecchia", messa in opera dalla Compagnia Della Rovere.
Ancora una volta la “Compagnia
Della Rovere” ci ha fatto trascorrere un paio d’ore in allegria e
spensieratezza con la rappresentazione della commedia in due
atti “Il Cugino di Roccavecchia”
di Michele Grindatto, con la regia
di Francesco Pieretto. Un plauso
particolare agli attori, pochi dei
quali con un ‘esperienza teatrale alle spalle, che si sono messi
ancora una volta in gioco con
leggerezza e affiatamento senza
mai dimenticare l’obiettivo prefissato, ossia devolvere gli incassi
a scopo benefico. Un grazie particolare da tutto il cast al nostro
parroco Don Marco per la fiducia
accordata e per la concessione
del teatro, alla Famija Vinovèisa
che, oltre a mettere a disposizio-
Fondate da Servidio Nicola
operano su tutto
il territorio nazionale
e mettono a disposizione
della propria clientela
gli uffici di
Vinovo, via Cottolengo 58/1,
Trofarello, via Torino 52.
Tuttora la moglie
Annamaria Celano,
con i soci
Marco Luison e
Domenica Dileo Vitagliano
gestiscono in modo
esemplare due agenzie
di Onoranze Funebri
nella provincia di Torino
garantendo sempre il
massimo della sensibilità e
umanità di cui sono capaci,
onorando il ricordo
del suo fondatore.
L'ORZO:
IL PRIMO
CEREALE
CONOSCIUTO
DALL'UOMO
La Compagnia Teatrale Della Rovere nello spettacolo benefico a favore del restauro della Chiesa dei "Batù".
ONORANZE FUNEBRI
S. BARTOLOMEO - L’ANNUNZIATA
Coltivato in Cina, circa 10.000
anni a.c., oggi è coltivato in tutto
il mondo. Si usano le cariossidi e
si raccoglie in estate.
E' il primo cereale conosciuto dall'uomo, veniva coltivato in
un'area vastissima dall'India al Nord
Europa: non a caso, la Dea greca
delle messi si chiamava Demetra
che significa: “Madre dell'orzo”
Quando il grano prese il posto
dell'orzo, questo perse parte del
suo prestigio, ma si continuò ad
usarlo sia come foraggio che
come rimedio officinale.
L’AnnunziataS. Bartolomeo
Cerimonie
di estremo saluto
Vinovo
via Cottolengo 58/1
Trofarello
via Torino 52
I principi di grande moralità garantiscono un servizio
di assoluta correttezza verso la propria clientela.
Disponiamo di auto funebre di ultima generazione,
di un locale per l’esposizione dei feretri.
Offriamo la nostra professionalità per il disbrigo di tutte le pratiche.
SVOLGIAMO FUNERALI COMPLETI
DALLA VESTIZIONE DELLA SALMA ALLA FOTOCERAMICA
I nostri recapiti felefonici
24 ore su 24
Tel. 011 9623936
011 6490292
Cellulari:
Annamaria 348 9304299
Marco 338 6881770
Domenica 349 8326659
27
Per secoli, l'acqua di orzo unita
al latte fu somministrata ai tubercolotici, agli anemici e per abbassare
la febbre.
Incontro solidale
con le tradizioni dell’Africa
Testimonianze, canti e balli per conoscersi
l Salone del Gusto che si è
svolto a Torino lo scorso ottobre,
ha avuto, tra i suoi corollari, una
manifestazione che da tempo
coinvolge diverse famiglie vinovesi: Terra Madre.
Si tratta di una iniziativa interessantissima che permette di far
incontrare, conoscere e confrontare esperienze di agricoltura, di
allevamento e di trasformazione
alimentare realizzate in paesi
lontani: la novità però non sta
solo nello scambio di conoscenze
e nella degustazione di specialità gastronomiche esotiche, bensì
consiste nell'ospitare gli operatori stranieri, anziché in strutture
alberghiere, presso case private
Dall'orzo torrefatto e macinato
si ottiene una bevanda simile al
caffè con proprietà diuretiche e
disintossicanti. È l'ingrediente base
della birra, un alimento energetico e
facilmente digeribile.
TORTINO DI ORZO AL TONNO:
Ingredienti:
350 gr. orzo, 200 gr. tonno
sott'olio, 1 ciuffo di prezzemolo, 1
mozzarella, 1 bicchiere di passato
di pomodoro, 3 cucchiai di olio,
sale, pepe rosa.
In una pentola scaldare l'olio, unire
il prezzemolo tritato, aggiungere il
passato di pomodoro e il tonno
scolato e sbriciolato, una macinata
di pepe, un pizzico di sale. Cuocere
a forno moderato per 20 minuti.
Nel frattempo cuocere l'orzo per
30 minuti. Disporlo in una pirofila
leggermente imburrata, alternando
strati di orzo con fettine di mozzarella e qualche cucchiaiata di sugo
di tonno.
Terminare con fettine di mozzarella. Cuocere in forno a 180° per 10
minuti, servire caldo.
Lidia Magliano Bosco
povere e con mezzi estremamente limitati.
In particolare abbiamo fatto
amicizia con due belle signore
della Costa D'Avorio e con i loro
collaboratori che nel villaggio in
cui abitano coltivano alberi da
frutta e producono succhi e frullati che confezionano e commercializzano sul territorio. Inoltre
partecipano al progetto denominato “Mille orti in Africa”: in tutte
le scuole primarie e secondarie
i docenti insegnano agli alunni
anche come si coltivano le piante
che forniscono le derrate alimentari più comuni: cereali, legumi,
ortaggi; i prodotti così ottenuti
vengono cucinati e consumati
Una data
per incontrarsi
Il gruppo dei coscritti della leva del 1935 ritratti davanti alla fontana di piazza Rey, prima del pranzo alla "Campana" di Ceresole
d'Alba il 7 ottobre scorso.
“LE SERRE”
FLORICOLTURA
GARDEN
CENTER
Tutti i fiori per arredare
i vostri balconi, terrazzi
e giardini
Via G. Marconi, 90
(Strada vecchia Vinovo - Piobesi)
Piobesi Torinese - Tel. 011 9 624 946
28
di analoghi operatori del settore
e/o di comuni cittadini.
Quando la manifestazione sta
per concludersi, a Vinovo, è consuetudine organizzare una piccola festa di commiato che coinvolge ospitati, ospitanti ed amici
e ognuno racconta di sé, del suo
lavoro e dei suoi progetti nel
corso di una cena che si svolge
nel salone della Cascina Don
Gerardo.
Anche mio marito ed io siamo
stati invitati: abbiamo trascorso
una serata bellissima e abbiamo
conosciuto tante persone eccezionali che svolgono il loro lavoro con dedizione immensa, spesso in ambienti ostili, in economie
PAVIMENTI IN LEGNO
FORNITURA E POSA PAVIMENTI IN LEGNO
TRADIZIONALI IN MASSELLO, PREFINITI
E GALLEGGIANTI, ZOCCOLINI ED ACCESSORI.
PREVENTIVI GRATUITI
Via G.Verdi 28 - Vinovo - Tel. 339.2838056 Fax 011.9651418
e-mail: [email protected]
nelle stesse mense scolastiche.
Un altro gruppo proveninente
dal Mali ha parlato di un progetto finalizzato alla conservazione
del cibo mediante essiccazione:
poiché in Africa il clima estremo
fa sì che in pochi giorni molti
prodotti ortofrutticoli maturino
e deperiscano, sono stati creati speciali forni che, sfruttando
unicamente il calore del sole,
disidratano tali prodotti senza
alterarne i contenuti nutritivi.
Confezionati sottovuoto possono
essere conservati a lungo e rappresentano una risorsa alimentare importante, anche se la successiva reidratazione richiede un
approvvigionamento regolare di
acqua potabile su cui non si può
sempre fare affidamento.
Dello stesso gruppo faceva
parte una donna molto intraprendente che ha recentemente
avviato la raccolta e la commercializzazione del miele. Ha
spiegato che in Africa non esistono mieli diversi contrariamente a ciò che accade in Europa,
dove si possono consumare
mieli di arancio, di acacia, di
castagno, differenti per sapore,
colore, consistenza e peculiarità. In Africa, pur essendo le api
identiche alle nostre, esiste solo
un miele selvatico che potrebbe essere chiamato “millefiori”,
perchè l'allevamento delle api
non è praticato su larga scala
e non esiste ancora la cultura
dell'arnia posizionata in modo
tale da fornire allo sciame un
polline piuttosto che un altro.
Tuttavia, molto accortamente,
la signora ha ammonito i Paesi
Occidentali esortandoli a non
fare uso indiscriminato di insetticidi, perchè, danneggiare le api
non vuol solo dire impedire loro
di bottinare, e quindi di produrre miele e propoli, ma significa
compromettere le impollinazioni
e interrompere la fruttificazione
delle piante.
Un altro gravissimo problema è emerso in considerazione
del monopolio esercitato dalle
multinazionali delle sementi,
che impediscono lo sviluppo e
la selezione a livello locale delle
cultivar più adatte a quel particolare ecosistema.
In pratica si costringono Stati
già economicamente sofferenti
a importare, ad esempio, cereali
dall'estero a prezzi di mercato
anzichè consentire loro di produrseli utilizzando semi geneticamente compatibili con quei
terreni e con quei climi.
Fortunatamente non si è solo
parlato di cose serie, ma anche
di futilità e alla fine si è riso, ballato e cantato in diverse lingue e
dialetti, in un'atmosfera di calore
e di amicizia che hanno reso la
serata davvero speciale!!
Vera Miletto Scuero
SOGNARE
È
È
È
È
È
È
È
È
sognando
sognando
sognando
sognando
sognando
sognando
sognando
sognando
il cielo che si vola lontano
la pace che si riesce ad amare
l'amore che si evita l'abbandono
la vita che si riesce diversi
di essere diversi che si diventa speciali
il vento che si vola liberi nel cielo
la pace che si arriva al perdono
con la fantasia che non si perde la speranza.
Viola Berti
Classe 2ª Sez. F
Istituto Comprensivo di Vinovo
CLERICO
MARCO
MANUTENZIONE
Belgio 1956.
Uomini in cambio di carbone
Dal libro "Cuori nel pozzo"
Al tavolo della conferenza Paola Taraglio, Michele Colombino, l'autrice del librio Roberta Sorgato e Gabriele Polla.
Il 4 ottobre u.s. è stato presentato, presso il “Centro Incontri
della Regione Piemonte” di
Torino, un romanzo di grande
interesse umano e sociale scritto
da Roberta Sorgato in “punta di
penna” per raccontare la storia
delle vite dei minatori italiani in
Belgio.
L’iniziativa è stata promossa dalla Consulta Regionale
dell’emigrazione del Piemonte e
realizzata dai funzionari che si
occupano d’emigrazione.
Il volume era già stato presentato, con buon successo, presso
lo Stand della Regione Veneto
durante la XXV Edizione del
Salone del Libro di Torino.
La presentazione è stata preceduta dalla proiezione di un
filmato, composto da documenti
dell’Istituto Luce e da frammenti
di documentari Rai, nel quale è
descritta la vita dei nostri connazionali, emigrati proprio in
Belgio, anche per sollecitazione
politica.
Sono riportati infatti i discorsi dei politici italiani dell’epoca
che, vista la crisi che il nostro
Paese stava attraversando dopo
la Seconda Guerra Mondiale,
affermavano che era assolutamente necessario, cercare fuori
dai nostri confini, un lavoro.
Accattivanti manifesti rosa
erano affissi nelle città direttamente dalla aziende minerarie
che spiegavano come avveniva il
reclutamento: tutti erano convogliati presso la stazione di Milano
dove erano visitati da un’apposita commissione che accertava la
loro idoneità e poi partivano per
la loro destinazione dove le “accoglienti case” che erano pronte ad
ospitarli erano in realtà dei contenitori di metallo dove vivevano
i prigionieri durante il tempo di
guerra.
Le testimonianze dei sopravvis-
Servizi
per la
sicurezza
industriale
ESTINTORI
Via G. Cottolengo, 28 - 10048 VINOVO (TO) - Tel. 333.375.37.12
C.F. CLR MRC 85A16 B791K
29
suti al lavoro ed alla tragedia di
Marcinelle, non hanno bisogno di
commento perché la loro veridicità toccante è talmente penetrante
che lascia senza parole.
Da questo documentario illustrativo è iniziata la presentazione cui sono seguite le relazioni ed
il dialogo con il pubblico presente
non solo coinvolto emotivamente
ma anche a livello familiare poiché molti hanno ricordato esperienze personali sul tema.
Cuori nel pozzo rievoca le condizioni di vita di molti emigrati
italiani nelle miniere di carbone
del Belgio e la durissima realtà
che i nostri connazionali hanno
dovuto affrontare, giorno dopo
giorno, con la volontà e la forza
della disperazione dopo aver
visto quanto fosse duro il lavoro
e quanto illusorie le promesse di
un’abitazione decente.
Nel libro vengono descritte la
vita in miniera ma, quanto narrato, vale come “analisi campione” per tutte le miniere del mondo
dove, anche molti emigrati piemontesi hanno lavorato soprattutto negli Stati Uniti: identiche,
se non peggiori, condizioni di
vita.
Il romanzo è quindi un omaggio
ai tanti emigrati che passarono la
loro vita sotto terra sino a livelli
impensabili per amore di chi era
rimasto a casa ad aspettarli o chi
li aspettava, ogni sera, con l’angoscia nel cuore.
L’autrice, figlia di Giovanni,
un minatore deceduto nella
sciagura mineraria del bacino
carbonifero di Rieu du Coeur
Nord a Quaregnon (Belgio) l’8
febbraio del 1956, cui è stata
assegnata la medaglia d’oro al
Merito Civile, non ha mai conosciuto il padre, e, per superare
il dolore di questa mancanza di
identità paterna, scrive la storia
del viaggio dei suoi genitori in
Belgio ed il ritorno dopo la tragedia.
Attraverso quest’analisi familiare affronta un’analisi sociale in
cui fa emergere cosa ha significato essere minatore e quali erano i
condizionamenti cui i nostri emigrati erano sottoposti per mantenere il loro posto di lavoro ed
inoltre le condizioni di “ghettizzazione” in cui vivevano mogli
e figli.
Il racconto inizia partendo
dalla condizione abitativa, analizza la situazione scolastica, la
tutela medica e pensionistica ed
affronta temi di attualità drammatica sulle cosiddette “morti
bianche sul lavoro”.
L’ambiente viene così ben
descritto che, il fumo e la polvere
di carbone che avvolgono cose e
persone ed intralciano la vista del
cielo in una situazione climatica
già ostile, pare di vederli e sentirseli addosso.
I nostri minatori, per essere
ammessi a lavorare in miniera,
dovevano esibire il certificato di
“sana e robusta costituzione” e,
ARSETARI DLA CUSIN-A PIEMONTÈISA
DEI CÌT DLA CLASSE 2ª A E B
D'LA SCUÒLA "DON MILANI" 'D VINEUV
Da l'esperiensa dle mame e dle nòne la garansìa ëd na tradission
ch'as goerna ënt ël temp.
BAGNA CÀUDA
Ciapulè le fiësche d'aj e j'anciove
andrinta a 'n fojòt, butandje ansema
euli e butir. Fé cheuse pian e dosman
- sensa mai fé beuje - për n'orëtta
toirand con un cuciar ëd bòsch,
As mangia compagnandla con vërdure cheuite e cruve card, povron,
coj, siole...
ËL BONÈT
Sbate 6 ross d'euv con doi cuciar ëd
sucher e un lìter ëd làit. Gionteje doi
cuciar ëd farin-a bianca (o fécola 'd
patate) e d'amarèt gratà fin fin. Se as
vol deje ël gust dël café, as dev gionteje
'dcò na tassa 'd cafè; se as veul a la
cicolata as dev gionteje doi cuciar ëd
poer ëd cicolata o 'd cacào. Fé cheuse
ant ël forn o bele a Bagn Maria, fin-a
quand ël cotel (dovrà për prové) a surtirà polid.
I sessantenni regalano sorrisi
Domenica 21 ottobre si sono ritrovati a Vinovo i nati nel 1952 per festeggiare i 60 amni. È stata celebrata la S. Messa anche per
i compagni che non ci sono più. Poi tutti insieme a pranzo al ristorante "Celestino" di Piobesi.
IMPRESE FUNEBRI RIUNITE DAL 1979
Uno tra i più grandi gruppi di Imprese Funebri della Provincia Torinese
UFFICIO: VINOVO, Via Marconi n. 70/a Tel. 011 9624416
LA LOGGIA, Via Bistolfi n. 9 LA LOGGIA
LA PIOBESE, Corso Italia n. 5 PIOBESI T.SE
SAN REMIGIO, Via Umberto I n. 39 CARIGNANO
LA CANDIOLESE, Via Roma n. 5 CANDIOLO
VIOTTO FLAVIO
333/9858968
30
ROLFO PAOLO
338/7080636
RAZZETTI MARCO
345/1145328
se accadeva che “accidentalmente” morissero per le esalazioni
del gas grisou che si formava
nei cunicoli o per altre cause che
comunque erano dovute alla totale mancanza di quelle che oggi si
chiamerebbero “norme di sicurezza”, la loro morte veniva etichettata come “infarto”.
Ciò determinava una situazione
paradossale e lesiva nei confronti
delle famiglie dei deceduti: i primi
erano stati, in vita, dei “truffatori” poiché non avevano confessato di soffrire di problemi cardiaci al momento dell’assunzione
e quindi, per tale motivo veniva
negata alla vedova la pensione di
reversibilità.
Di questa ingiustizia si occupò,
a suo tempo, una funzionaria
delle ACLI, cui la giovane vedova di Giovanni Sorgato, sola
e abbandonata dalle istituzioni
belghe e italiane, si era rivolta chiedendo umilmente aiuto
e proprio questa funzionaria
divenne la paladina di questa
crociata contro l’egemonia indiscussa e assolutamente discutibile delle aziende carbonifere aiutata, in questo percorso, dalle
ACLI.
Particolarmente “forte” e sensibile è stata la relazione introduttiva del Vice Presidente della
Consulta Regionale dell’Emigrazione nonché Presidente
della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel
Mondo Michele Colombino che,
ha ricordato quanto ci sia in
comune tra “quest’esperienza
raccontata senza rabbia, con
le vicende che hanno colpito
tanti nostri minatori piemontesi che sono deceduti, in tragedie analoghe, negli Stati Uniti e
dei quali solo ora si incomincia
a parlare”.
“La parola Calumet finalmente incomincia a riportare alla memoria tanti ricordi
ed ora basta andare sul sito
www.calumetcanavese.org per
capire quanti dei nostri corre-
gionali vissero la stessa vita di
sacrificio ed umiliazione che è
raccontata nel volume”.
Così ha concluso il suo intervento Michele Colombino ricordando i nostri corregionali che,
più poveri al ritorno di quanto
fossero alla partenza, sono rientrati dai paesi d’emigrazione ma
non per questo non devono essere ricordati perché anche loro
hanno fatto la Storia della nostra
emigrazione.
I rappresentanti dell’ACLI,
Gabriele Polla Mattiol, Vice
Presidente Nazionale del CT
ACLI, e Massimo Tarasco, Presidente Regionale ACLI Piemonte
hanno spiegato sia l’attività
dell’ACLI svolta a suo tempo a
favore delle famiglie che, come
quella dell’autrice, sono state colpite da tragedie sul lavoro ed
hanno riconfermato la vocazione
dell’ACLI stessa a sostenere i diritti degli immigrati di oggi poiché,
come scrive Massimo Tarasco,
è bene non dimenticare quando
eravamo noi ad emigrare.
Egli, nel tracciare un breve
excursus della nostra emigrazione nel corso dei secoli, ha posto
l’accento sull’attività del patronato, ieri come oggi, a sostegno dei
diritti dei lavoratori.
Sollecitata poi dalla curatrice
del dibattito e da Gabriele Polla,
Roberta Sorgato, si è “raccontata” durante la sua personale e
sentita presentazione con spontaneità e sincerità senza nascondere
le emozioni provate nello scrivere
e nel ricordare ed ha confermato
che, lo scrivere, ha avuto per lei
un aspetto terapeutico per esorcizzare il dolore che ha inciso la
sua anima a causa della perdita
del padre.
Ha vissuto sulla propria pelle
il sacrificio della sua famiglia,
dopo la tragedia, che avrebbe
potuto condizionare tutta la
sua vita; ha portato a superare
ristrettezze economiche pesanti
ed ha saputo scrivere, quasi dialogando con se stessa e con la sua
famiglia, un romanzo di amore
ed emozioni.
Non si trovano, nel volume,
frasi di acredine ma solo affettuosi ricordi e la sua capacità
di descrivere gli ambienti ed i
caratteri delle persone è così vivida da rendere il lettore partecipe
del cammino di dolore prima e
di speranza poi della famiglia
CI HANNO
LASCIATI...
Al principio del mese di ottobre è mancata Grella Catterina
vedova Rolfo di anni 77.
Sorgato in rappresentanza di
tante famiglie, italiane e piemontesi, che hanno subito la stessa
drammatica sorte e che, purtroppo, non si sono imbattute in una
funzionaria così determinata a
tutelare i diritti di chi non aveva
più nulla che non la speranza di
vivere.
Paola Taraglio
Mariarosa all’età di venticinque
anni circa si è ammalata di “Sclerosi
Multipla”, per i primi tempi in forma
leggera per poi arrivare all’invalidità
totale. Questa malattia terribile l’ha
portata a girare diversi ospedali e
istituti, dove lei cercava sempre la
forza di reagire incontrando nuove
amicizie e cercando nella tragedia
il lato più comico. Di carattere forte
e combattivo ha dimostrato, nonostante tutto, una grande voglia di
vivere e di inventare nuove situazioni.
La Famija Vinovèisa e la redazione de “Il Vinovese” esprimono alla
sorella Piera, al fratello Giovanni e a
tutti i suoi cari le più sentite e sincere
condoglianze.
Catterina Grella ved. Rolfo
Era persona di carattere semplice
e riservata. Devota della Madonna
di San Desiderio, affezionata a
Vinovo e appassionata alla tradizione del Presepe ed al messaggio
portatore di pace, fede e preghiera.
Il giorno 11 ottobre è mancata dopo malattia Moneghino Maria
Luisa vedova Panepinto di anni 73.
Il 5 ottobre u.s. è deceduta
Mariarosa Negro, nata a Vinovo il
22 agosto 1958.
M. Luisa Moneghino ved. Panepinto
Maria Rosa Negro
Originaria di Torino si era trasferita
a Vinovo nell'aprile 1970 col marito
Rodolfo dipendente della Polizia di
Stato ed in seguito Assessore al
Comune di Vinovo. Persona cordiale e di buon carattere era stata
una delle dame del gruppo Oftal di
Vinovo e della Caritas parrocchiale.
LAVANDERIA SELF SERVICE
Via La Loggia, 4 - VINOVO (TO)
Fino a
20 Kg. di
bucato
velocemente
lavato e
asciugato.
Vi aspettiamo!
Aperti tutti i giorni dalle 8,00 alle 22,00
31
Lo scorso 7 novembre è mancato Bosco Antonio di anni 80.
Nessuno muore sulla terra finché
vive nel cuore di chi resta.
Antonio Bosco
I famigliari lo ricordamo con
immenso affetto.
Era ancora un bambino piccolo
quando a causa di una polmonite
perse il suo papà, ma con la responsabilità di un vero ometto iniziò a
lavorare nei campi per portare a casa
della farina e del burro per la sua
mamma e per i suoi fratellini più
piccoli.
Era secondogenito di una famiglia
molto povera composta da 2 fratelli
e 4 sorelle, una famiglia molto unita,
tutti sempre pronti ad aiutarsi l’uno
con l’altro per affrontare tutte le
difficoltà.
Il 13/10/1963 a Torino sposò il suo
grande amore, Magliano Anna, e dal
quel matrimonio il 24/12/1967 è nata
la loro figlia Maria Grazia.
Giuseppe Magliano
NUOVA
Dopo ventinove anni di matrimonio con la sua amata Maddalena
nel 1968 rimane vedovo.
Ci aveva raccontato di avere una
grande passione per l'orto e che,
non avendo mai ottenuto la patente
di guida, i suoi trasferimenti avvenivano in bicicletta, oppure sulla
Vespa 50, più veloce, per recarsi
dalla figlia Giovanna, sposata e
residente a Sangano.
Enrico Castellani
Dopo una lunga malattia e tanta
sofferenza la notte del 13 novembre
2012 Gesù prese tra le Sue braccia
Giuseppe.
Magliano Giuseppe nasce a
Sant’Albano Stura il 25/03/1922.
Gli
Alpini Vinovesi
augurano
ai loro concittadini
Buon Natale
e un sereno
e prospero 2013
Il 15 novembre scorso ci ha
lasciati Enrico Castellani, conosciuto
come "Rico" o "Nicolè", dopo un
breve ricovero presso l'Ospedale S.
Croce di Moncalieri, conseguenza
della malattia che lo aveva colpito
circa un anno fa.
Nell’inverno del 1968 da Pasta
(Orbassano), si trasferirono a Vinovo,
dove da orgoglioso contadino diventò operaio lavorando nella fabbrica di
legnami “Garis” fino alla sua meritata
pensione.
I suoi grandi amori: l’amore infinito per la sua Anna e la sua Maria
Grazia, per la sua casa e il suo
orto che curava come fossero dei
gioielli.
I suoi dolori: la lunga malattia e la
perdita un anno fa della moglie.
Cara Mamma e caro Papà camminerò per strada a testa alta perchè
sono e sarò sempre orgogliosa di
essere Vostra figlia.
Maria Grazia ringrazia di vero
cuore la Famija Vinovèisa, Adriana,
Myriam, Massimo, la Bela Polajera,
il Cucaeuv, la Compania Tradissional
Vinovèisa.
Le offerte degli amici e colleghi di
Maria Grazia per volontà della medesima sono stati devoluti al restauro
della chiesa di S. Croce.
V.A.I. s.n.c
VINOVO AFFARI IMMOBILIARI
Servizi Immobiliari
Rico era nato il 02/04/1934 a
Bettola (PC), ma sin dal 1952 si
era trasferito con i suoi famigliari a
Vinovo, dove ha sempre vissuto.
A Vinovo aveva conosciuto Cordani
Angiolina, detta Lina àanch'essa originaria e proveniente da Bettola, con
la quale si sposò nell'ottobre del
1957 e dalla quale ebbe due figli,
Giovanna e Roberto.
Rico lavorò dapprima alle dipendenze di Garis nella fabbrica di Piazza
Rey e poi in Fiat sino alla pensione.
Tifoso della Juventus (da qui il
soprannome di Nicolè, giocatore
degli anni '50 che un pò lo ricordava), amava giocare a bocce e alle
carte, cui potè dedicarsi con più
continuità una volta in pensione.
Amava anche il canto ed il ballo,
e quando c'era qualche ricorrenza
(pranzi di leva o altro), era spesso
tra i presenti. Era di animo buono e
disponibile, sempre pronto a ridere e
scherzare, conosciuto un pò da tutti
e benvoluto: le numerose presenze ai
suoi funerali ne sono la testimonianza".
Il 24 novembre 2012 si è spento il nostro concittadino centenario
Giuseppe Martinengo.
Nel nostro editoriale di giugno, in
occasione dei festegiamenti per il
suo centesimo compleanno, vi avevamo raccontato alcuni passi della
sua lunga vita laboriosa, svolta come
muratore in giovane età e operaio
successivamente fino alla pensione.
Giuseppe Martinengo
Negli ultimi anni, non potendo più
coltivare l'orto e il giardino della sua
villetta, si era ritirato in un alloggio
assistito dalla sua famiglia e dalla
collaboratrice domestica Maria.
La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vinovese”
porge le più sentite condoglianze
alle famiglie dei defunti.
Editore: Famija Vinovèisa Onlus
Presidente: Dino Sibona
Direttore responsabile: Giovanni Ameglio
Redazione: Gervasio Cambiano, Vera
Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria
Grazia Brusco, Giovanna Franchino,
Fabrizio Franzoso, Michelina Alessiato,
Tersilla Sola.
Progetto grafico: Giovanni Alessiato
Fotocomposizione: Foehn s.n.c.
Stampa: Stargrafica - San Mauro - To
www.famijavinoveisa.it
e-mail: [email protected]
COPIA RISERVATA AI SOCI
Realizzato con il contributo
della Provincia di Torino
F.C.F. FABBRO
Lavorazioni
in ferro battuto
Carpenteria
in ferro
Via Chisola 6 - VINOVO (TO)
Tel. 011 9 654 866
BUON
NATALE
BUON
ANNO
Via G. Marconi 62 - 10048 VINOVO (TO)
Tel. 011 9 623 615
Via S. Giovanni Bosco, 5
10048 Vinovo (TO)
Tel. 011 9 651 515 - Fax 011 9 938 694
Scarica

Dicembre 2012 - famija vinoveisa