ari amici de “Il Vinovese”, si avvicinano i giorni nei quali celebreremo il Natale di Gesù e l’inizio di un nuovo anno. Il tempo che scorre da un lato è motivo di preoccupazione, soprattutto a causa della persistente situazione di crisi economica. Ma non è solo l’economia ad essere in crisi. Proprio questi ultimi anni ci hanno dimostrato – non senza sconforto – che ad essere in crisi siamo noi: quanta fatica all’idea di dover rinunciare a qualche comfort! Quanto fastidio al pensiero di guadagnare un po’ di meno! Quanta paura di dover perdere qualcosa di quanto avevamo accumulato! Intendiamoci: non intendo qui offendere il frutto del lavoro onesto o dei sacrifici di una vita. Ma vale la pena che ANNO XXI - N. 4 Dicembre 2012 Periodico trimestrale d’informazione e di cultura Copia gratuita Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992 C NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA Ci ricorda che nella condivisione le gioie si moltiplicano e i pesi si dividono. Non aspettiamoci “qualcosa” da questo Natale. Ritorniamo ad aspettare Qualcuno: il Signore Gesù. Ritorniamo ad “Essere qualcuno”: non nell’affermazione di noi stessi, ma nella ricerca di rapporti buoni e fraterni, che ci rendono veramente uomini. La Lettera di San Paolo a Tito afferma: “E’ apparsa la grazia di Dio… che ci insegna a vivere”. Viviamo con Lui, viviamo come Lui. Auguri di cuore, uniti all’assicurazione di una speciale preghiera per tutti e per ciascuno. Don Marco Prevosto di Vinovo CON CONDIVISIONE E GIOIA ASPETTIAMO QUALCUNO: IL SIGNORE GESÙ In attesa del S. Natale Ma noi aspettiamo Qualcuno: Dio è con noi, nell’ora della gioia e in quella della prova. Entrando nella nostra vita ci insegna che occorre cercare anzitutto di accoglierci tra persone. Ci dice che la nostra ricchezza sono i legami: in famiglia, dove spesso sono peggiori i conflitti; tra vicini e borghigiani; tra generazioni; tra origini e pensieri diversi. ci chiediamo come mai questa crisi, anziché renderci più vicini e solidali (come avvenne anche in altre fasi simili della nostra storia patria) ci abbia resi più impauriti, sospettosi, avidi, invidiosi… Ecco perché non possiamo parlare di una questione puramente economica. Siamo noi, sono i nostri rapporti umani, è la nostra capacità di affrontare insieme la vita ad essere in crisi. Così il Natale (di Gesù! Senza di Lui cosa si festeggia?) viene a lanciarci una domanda: aspettiamo qualcosa o aspettiamo qualcuno? I giornali non potranno che informarci sull’andamento dei consumi e dirci che: “Quest’anno si spenderà l’8% in meno in dolciumi e panettoni”. Già: per molti il Natale è aspettare “qualcosa”. Per chi ha fatto del possesso delle cose lo scopo della vita sarà un triste Natale. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE! Anche questo travagliato 2012 è passato, i Maya hanno avuto torto e il mondo continua a ruotare nell’Universo. Anche la nostra Associazione ha fatto il suo dovere come sempre: il Concorso Culturale, i festeggiamenti per i 50 anni di matrimonio in occasione del pranzo sociale, la gita sociale a Sirmione, la stampa del bellissimo Armanach, la puntuale uscita trimestrale del "Il Vinovese" il teatro, la Mostra dei Presepi e l’attività di gestione e restauro della Chiesa dei Batù (come potete leggere in un altro articolo). Ma per tutto questo dobbiamo dire grazie ai componenti il Direttivo dell’Associazione, al direttore ed ai redattori del "Il Vinovese", ai volontari che si prestano, con entusiasmo, ad ogni necessità incombente. E grazie alla Regione Piemonte (in special modo alla Dr.ssa Taraglio), alla Provincia di Torino, al Comune di Vinovo, alla St. John International University e a tutti i Soci che non fanno mai mancare il proprio sostegno, sempre pronti a partecipare a tutte le iniziative dell’Associazione. Ma dobbiamo dire grazie anche all’infaticabile, e mai domo, Presidente Dino Sibona sempre pronto a nuove iniziative sociali o a favore del ricordo delle tradizione locali ed a spronare tutti a fare sempre meglio e di più. Grazie e a Tutti un augurio di Buon Natale e sereno Anno Nuovo ! Mario Bernardi Auguri a tutti! Che le Festività siano liete e che il 2013 porti più serenità e pace. BUON e NATALE BUON ANNO La dipartita di Margherita Arnolfo Quando suore presso la locale Casa del Cottolengo fino alla chiusura a metà anni '90. Dagli anni '70 era stata custode della antica Cappella di San Martino ed animatrice della festa novembrina del famoso Santo Vescovo di Tours. Infine, con l’inseparabile sorella Maddalena, era stata attiva nell’AVIS come donatrice di sangue e come dirigente della locale sezione. Una grande par- la vita s’intreccia con l’amore per il prossimo SOMMARIO Il giorno 1° ottobre sul far dell’alba è mancata nel sonno la mia cara mamma. Da quasi due anni era ospite della Fondazione Cronici Quaranta di Carignano dove soggiornò per tre anni anche mio padre. Era nata a Torre San Giorgio vicino a Saluzzo nel 1922, in una famiglia contadina con altri due fratelli ed una sorella. Dopo alcuni anni trascorsi a Vigone in una cascina nella zona del Pellice, la famiglia era giunta nel 1939 a Vinovo. Qui mia mamma era andata a lavorare dapprima allo Jutificio Rebisso vicino al vecchio Molino e successivamente alla chiusura di questo causa la guerra, alla segheria Garis di via San Desiderio. Poi nel 1946 venne il matrimonio e nel 1958 l’apertura della seconda Tabaccheria di Vinovo in zona San Martino. Da quest’anno e fino al 1983 fu conosciuta da tutti come “Rita la tabachina”. Raggiunta l’età della pensione, lasciò il negozio e con la famiglia ritornò alla vecchia casa dei Cambiano ( la famiglia del marito Pietro) nel vicolo San Lorenzo davanti alla Confraternita dei Batù. Da questo momento si dedicò alle attività del volontariato della Parrocchia sotto indicazione dell’indimenticabile don Gerardo Russo. Era stata una dama dell’OFTAL a partire dal 1984 tramite la sig. ra Rina Sandrone meglio conosciuta coma “Rina ‘d Candida” che allora era la responsabile vinovese di tale benemerita Associazione. Ed in questa veste quasi sempre accompagnata dal marito Pietro, era stata molte volte in pellegrinaggio a Lourdes ed a Loreto (oltre che a Fatima e Roma) accompagnando anziani ed ammalati. Come è stato detto all’inizio GLI ITALIANI IN RUSSIA Pag. 21 PIEMONTESI NEL MONDO Pag. 25 2 Riflessioni sul libro di Savino tecipazione popolare al funerale è stato il ringraziamento della Comunità alla mia cara mamma. Da queste pagine ringrazio ancora una volta e semplicemente tutti i vinovesi, ed in modo particolare i volontari vecchi e nuovi del gruppo Caritas della Parrocchia, per la partecipazione al lutto e per la solidarietà dimostratami. Gervasio Cambiano Il tormento del santo sfocia nell’amore per gli altri7 della Messa funebre dalla commossa voce di Piero Lardone, mia mamma si era impegnata molto nella Comunità vinovese al servizio del prossimo. Per tanti anni, era stata ministro straordinario dell’Eucarestia, catechista e responsabile della Caritas parrocchiale di Vinovo coordinando in particolare l’attività del Banco alimentare ed i numerosi volontari che “davano una mano” alle SAPORI E TRADIZIONI A CONFRONTO Pag. 13 Così scrisse Dante Alighieri parlando di San Francesco e tale veramente fu il Santo, per il suo tempo e per il nostro, perchè l'insegnamento e l'esempio che ha lasciato sono eterni, universali e trasversali ad ogni ideologia. Il 20 settembre, in uno dei Saloni della Cascina Don Gerardo, il Dottor Nicola Savino, ha presentato il suo libro sulla vita di San Francesco d'Assisi: conoscevo già l'opera perchè l'amico Gino Lambiase me ne aveva regalato una copia fresca di stampa all'inizio dell'estate. Confesso anche di essermi accostata alla lettura dell'esile libretto con scettica sufficienza: cosa si poteva ulteriormente svelare del Santo che già non fosse stato pubblicato in una delle sue innumerevoli biografie del passato? E invece, pagina dopo pagina, è emersa una figura nuova, moderna, attualissima di uomo tormentato da mille dubbi, travagliato da debolezze e ambizioni terrene, vittima di cadute e di umiliazioni, preda di paure e di inquietudi- abbiamo tutti molto da imparare. Quanto simile è stato il suo mondo al nostro: una società insoddisfatta, una politica corrotta, un fraintendimento di bisogni e di necessità, di ideali e di percorsi e come semplice la risposta e lineare la strada suggerita da Francesco!! Egli predica la semplicità e la generosità, l'altruismo e la tolleranza, il rispetto e la condivisione. Egli insegna a non avere paura del diverso e del difficile. Esorta all'impegno gioioso e disinteressato. Suggerisce la pazienza e la docilità, il coraggio e la prudenza. Tutto questo senza avere mai scritto un sermone, senza avere lasciato una testimonianza diretta, senza avere compiuto chissà quali miracoli, ma dimostrando con l'esempio e con i fatti l'amore immenso mutuato tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e i suoi simili, tra l'uomo e la natura e gli animali e le cose. Vera Miletto Scuero FIGURE DELLA VINOVO D’ANTAN Pag. 23 L’Asilo Infantile di Vinovo INVITO AGLI SPOSI DEL 1963 E OLTRE 12 Un coraggioso spazzacamino 15 Il restauro dei “Batù” 16 I saperi del passato 18 La festa di S. Martino 19 La copertina del libro. Il ricordo di Francesco Leggero 20 La fabbrica di conserve 24 Incontro con l’Africa 28 Dal libro “Cuori nel pozzo” 29 I nostri morti 31 I PREMIATI DEL CONCORSO DI POESIA Pag. 4 ni, che trova nella fede l'energia per rimettersi in gioco e dedicare la vita alla predicazione della verità. Non sempre la lettura è stata agevole: a tratti si percepisce l'impronta dell'intellettuale abituato a usare un linguaggio raffinato e solenne, ma l'esito e l'effetto dell'opera sono magistrali: Francesco davvero ne emerge come “uomo nuovo”, dal quale Continuando una simpatica iniziativa anche quest’anno la Famija Vinovèisa ha in programma per domenica 19 maggio i festeggiamenti per le coppie che nel 2013 raggiungono i 50 anni di matrimonio e oltre. Invitiamo perciò tutti coloro che raggiungono questo prestigioso e importante traguardo, e a coloro che lo hanno già superato, di dare il proprio nominativo a Marco Magliano (tel 011 9656335) o a Dino Sibona (tel. 339 7576096) entro il 5 aprile p.v. affinché possiamo festeggiare tutti insieme le nozze d’oro e oltre. L’elegante carabina di precisione “Rochat” Arma d'eccellenza nel Risorgimento piemontese La rassegna dedicata alle armi d’epoca prosegue con la presentazione di un’accuratissima ed elegante carabina risalente alla prima metà dell'800. Si ritiene che detta arma, poiché reperita nel territorio vinovese, sia appartenuta a qualche personaggio che partecipava alle gare di tiro al “tavolazzo” che si tenevano al fondo di via Parisetto. L'allora istituzione del Tiro a segno, riconosciuta come fonte finanziamento alla Congregazione di Carità, ottenne generose elargizioni da parte di casa Savoia, come attesta una targa commemorativa esposta all’interno del palazzo comunale di Vinovo L’arma, ispirata nelle linee e nelle soluzioni meccaniche alle “Coeve” (ricercatissime carabine cantonali elvetiche) presenta una canna a sezione ottagonale di piccolo calibro ad anima rigata corazzata di mirino a tunnel e diottra di mira, firmata sulla volata “Rochat a Turin”; batteria a molla avanti e catena di scatto corredata di Stecher mentre la calciatura a fusto intero (dotata nel lato interno di appoggio per la guancia) è realizzata in legno di noce scelto con terminale alla volata di corno biondo. Questa particolare carabina da tiro a “Luminello” fu particolarmente apprezzata da Re Carlo Alberto tanto che era solito farne dono agli ospiti di rango. L’armaiolo Rochat, del quale porta la firma, ha prodotto armi che tuttora sono conservate presso l’Armeria Reale. Rochat padre iniziò l’attività di armaiolo in via Madonna degli Angeli e tenne bottega a Torino, insieme al figlio Carlo, fino all’ultimo decennio del 1800 trasferendo la propria sede prima in via Palazzo di Città poi in via Garibaldi (all’epoca Via Dora grossa). Una cinquantina di fucili di questo tipo in mano ai tiratori genovesi, fecero un fuoco micidiale nei momenti cruciali della battaglia di Calatafimi nel maggio 1860. Lo stato sabaudo, cedendo i suoi territori d’oltralpe, (in particolare la Savoia, terra d’origine della casa regnante, ma abitata da popolazioni di lingua francese) e allargando i suoi confini verso la Lombardia e l’Italia centrale, cessava di essere uno Stato Dinastico e si avviava a diventare uno Stato Nazionale. Questo risultato, al momento, poteva accontentare Cavour e i moderati ma non era soddisfacente per i democratici, pronti a rilanciare l’iniziativa rivoluzionaria del Mezzogiorno. In particolare era la Sicilia, in stato di latente rivolta contro il governo napoletano ad offrire le condizioni favorevoli per un’imminente rivoluzione. I preparativi insurrezionali nell’isola furono ideati dai mazziniani su una diagnosi dei fallimenti passati. Di qui i progetti di preparare il terreno in Sicilia per un intervento dall’esterno guida- to da Giuseppe Garibaldi. L’eroe dei due mondi era, per prestigio e per capacità militari, il giusto interlocutore tra il Partito d’azione e gli organizzatori siciliani. All’inizio del 1860 egli era un patriota di professione, ossessionato dall’idea di unificare il paese ed aveva asserito che se il sud era pronto a insorgere potevano contare sul suo aiuto. Tra le difficoltà politiche, la principale era quella di ottenere la tolleranza da parte del governo di Torino e del Re. Garibaldi aveva dato notizia dei suoi progetti a Vittorio settant’anni e il più giovane, partito con il padre, di anni ne avesse appena undici. Pochi indossavano la camicia rossa, alcuni vestivano uniformi militari, i più erano vestiti in maniera disparata: un’accozzaglia variopinta tra cui non mancava nemmeno la veste ecclesiastica e l’abito da società del cittadino. Nella notte tra il 5 e il 6 maggio poco più di mille volontari di varia estrazione sociale (per metà borghese-intellettuale, per metà operaria o artigiana) dopo essersi impadroniti di due La bella carabina "ROCHAT", finemente cesellata. Emanuele II, chiedendo aiuto e ottenendo una risposta negativa ma una disponibilità a tollerare e, in qualche misura, a incoraggiare i preparativi segretamente. Cavour, che temeva complicazioni internazionali, era assai più riservato e ostile e, vedendo nella spedizione un’occasione di rilancio per i mazziniani, la avversò, pur senza far nulla di serio per impedirla. Intanto Genova era divenuta il quartier generale garibaldino. La spedizione fu così preparata in fretta e con pochi mezzi finanziari: dunque con scarso equipaggiamento e pessimo armamento. I volontari, in gran parte lombardi, veneti, liguri, si raccolsero presso Quarto, alla periferia di Genova. Oltre ai già menzionati tiratori scelti (tra i pochi muniti di carabina propria) erano presenti veterani delle campagne del 1848 o dei “cacciatori delle Alpi”, ma anche studenti o popolani, patrioti sfuggiti alle forche o alle prigioni, idealisti che inseguivano sogni di gloria, letterati in cerca di emozioni. Si dice che il più anziano abbia avuto quasi Particolare della batteria di sparo. navi a vapore, il “Piemonte” e il “Lombardo”, presero il mare e, eludendo la sorveglianza borbonica, dopo pochi giorni sbarcarono a Marsala, nell’estremità occidentale della Sicilia. Giunto sull’isola Garibaldi assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II. Iniziava così l’ardimentosa spedizione destinata a stupire il mondo come uno dei rari esempi in cui un regno, ricco di risorse militari proprie, finì abbattuto da un manipolo di volontari male armati ma risoluti a vincere, animati dalla speranza e da ardenti ideali sotto la guida di un condottiero che, giorno dopo giorno, rivelava le sue intuizioni strategiche e la prontezza della sua tattica. Gli abitanti del luogo non sapevano bene se fosse un liberatore o un altro degli innumerevoli invasori che avevano tormentato il loro sventurato paese. Mentre in alcuni villaggi la gente scappava al suo arrivo, in altri cominciava a unirsi a lui come pochi avevano fatto nel nord. Gran parte del clero solidarizzava con la rivoluzione; il francescano Fra Pantaleo si unì ai Mille come cappellano. Il 15 maggio, quattro giorni dopo lo sbarco, le colonne garibaldine entrarono in contatto con un contingente borbonico a Calatafimi, vicino al famoso tempio greco di Segesta e, nonostante l’inferiorità numerica e degli armamenti, riuscirono a metterlo in fuga. La zona era ondulata con colline oltre i 400 metri, tra i due schieramenti vi era una vallata. I borbonici scorgendo gli avversari pensarono ad una banda di avventurieri che sarebbe stato facile sbaragliare: essi non indossavano la divisa e le poche camicie rosse parevano giubbe di galeotti. Il fuoco dei genovesi sorprese i napoletani e con un violento attacco alla baionetta i garibaldini si lanciarono sull’avversario ed ebbero la meglio. La battaglia, combattuta senza ordine né disciplina, durò alcune ore e fu violenta e sanguinosa. La vittoria di Calatafimi fu decisiva ed i “filibustieri” iniziarono a far paura; tra le truppe si diffuse la leggenda dell’invulnerabilità di Garibaldi e la famosa frase: “Qui si fa l’Italia o si muore!” tramandata dalla tradizione risorgimentale era già destinata a diventare storia. Galvanizzati dal successo, i volontari puntarono su Palermo e la raggiunsero dopo una difficile marcia sulle montagne. All’arrivo dei garibaldini la città insorse. Alla fine di maggio, dopo tre giorni di duri combattimenti, i contingenti governativi furono costretti ad abbandonare il capoluogo, dove Garibaldi proclamò la decadenza della monarchia borbonica. Giovanni Clerico Maria Grazia Brusco DUE VINOVESI ALLA "FESTA DELLA ZUCCA" A metà ottobre si è svolta a Candiolo l'ormai popolarissima “Festa della Zucca”. Molte le attrazioni e gli stand allestiti per l'occasione, accanto a un ricco mercatino di prodotti artigianali e agricoli a chilometri zero. Tra le altre iniziative è stata organizzata la consueta “stima”, consistente nel tentativo di indovinare il peso di un bellissimo esemplare di zucca. Il ricavato della vendita dei biglietti è andato alla Casa di Accoglienza “La Madonnina”, che ospita familiari e malati di tumore che seguono le cure presso il vicino IRCC. A sorpresa si sono aggiudicati ex-æquo il primo premio due vinovesi: la nostra giovane amica Sharon Bonino e mio marito Aurelio!!! Entrambi hanno infatti azzeccato il peso della zucca in questione, stimato e verificato in Kg. 29,5. Vera Miletto Scuero 3 Sabato 24 novembre nella Sala degli Affreschi del Castello di Vinovo LE PREMIAZIONI DEL XXV CONCORSO DI POESIA E CULTURA PIEMONTESE I bambini delle classi II Elementari di Vinovo lasciano la sala, dopo la bella esibizione di canto e di danza. rescere ogni anno ed avere sempre più rilevanza sia a livello regionale che nazionale ed internazionale è stato l’obiettivo che si è prefisso, sin dalla sua prima edizione, il Concorso voluto dalla Famija Vinovèisa, per raccogliere le testimonianze vive e stimolanti di tutti coloro che sentono un forte legame verso le proprie radici e sono inclini C a esprimere, sia in prosa che in poesia, le emozioni ed i ricordi di una vita vissuta. Sarà per questa formula semplice ma molto stimolante che il Concorso si è guadagnato, anno dopo anno, uno spazio sempre più “ingombrante” nel panorama letterario ed ha avuto il grande pregio di coinvolgere le giovani generazioni e non solo per dire! Uno spazio sempre maggiore è stato dato infatti alle scuole, dalle elementari alle medie, che esistono sul territorio del Piemonte e, grazie a maestre sensibili e soprattutto molto attive, i bambini si sono appassionati alla cultura piemontese ed alla lingua della Terra ove vivono, e sono così riusciti a comporre graziosissime poesie che hanno intenerito il foltissimo pubblico presente alla premiazione. La "Sala degli Affreschi’ del Castello di Vinovo, messa cortesemente a disposizione dalla St. John International University per l’occasione, sabato 24 novembre u.s. è stata la sede dove si è svolta la premiazione del XXV° concorso di Cultura Piemontese che ogni anno la Famija Vinovèisa organizza con il patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Torino. Tanta era la folla che voleva presenziare che molti, che non erano riusciti a trovare posto nella Sala, si sono accontentati dell’ospitalità del bellissimo Chiostro dal momento che i posti, seduti ed in piedi, sono andati presto esauriti. Questo è un altro riscontro del favore che l’iniziativa raccoglie in Piemonte e non solo, dal momento che tutt’Italia partecipa con scrittori e poeti non famosi ma di forte emotività espressiva. La commissione valutatrice composta da anni da Vera Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, Mario Maina, Censin Pich, Giuseppe Perrone, che si sottopone al pesante impegno di leggere e valutare centinaia di componimenti che giungono da ogni parte d’Italia, oltre che da Francia e Argentina, ha lavorato davvero sodo. Agli storici giudici si è aggiunta quest’anno una componente giovane: Graziella Pace, che ha esaminato ben centocinquanta elaborati provenienti dalle scuole, e come ogni anno ha dato vita a L’ARCOBALENO La nostra vita è come un fiore Se apri il tuo cuore all’amore. Quando il tuo animo non è sereno Pensa ai colori dell’arcobaleno. Il primo colore è il rosso fuoco Che c’insegna a prender la vita come un gioco. Il secondo è il verde speranza, che ci aiuta a viverla con costanza. Il giallo infonde in noi quella luce vera Che deve esserci compagna dall’alba fino a sera. L’arancione ci ricorda il tramonto Quando della nostra vita a Dio dovremo render conto. Il blu ci porta lassù, dove oltre le nubi esisti Tu. Il viola ci porta a pensare ad una cosa sola alla nostra anima quando verso Te s’invola. L’indaco rappresenta la Tua Passione Sofferta per noi e per la nostra Redenzione. Maria Brarda Orbassano (TO) Giovanna Franzoso e Graziella Pace si sono alternate nella presentazione. 4 Tra Gervasio Cambiano e Mario Costa la giovanissima esordiente Eloide M. Melano. Mario Costa premia Antonio Tavella, poeta di eccezionale sensibilità e cultura. RIO TERCÈRO An Argentina a-i é un paìs, andova, pì ‘d sent ani fà, ij nòstri grand a la levatris, na partìa ‘d travaj a l’han portà. Rio Tercèro a l’e sò nòm; dal Piemont tanti a son partì: pòca scòla, ma ver galantòm, an serca ‘d certësse për l’avnì. A lassavo famija, amis, a portavo veuja ‘d travajé, coragi, speranse ‘nt la valis, ant él cheur na piassa e ‘n cioché. Sta region a l’era vnuje strèita, a l’han angagiasse con passion, a trassé na stra’ncor pa fèita e sërché sò pòst, soa posission. Për vagné fiusa a’rpòsavo mai, fatigand sempe sensa ambreuj, dë ‘d di a fasìo ‘l prim travaj, la sèira n’àutr, la neuit .... ij fieuj Beppe Sinchetto Moncalieri (TO) Alunni delle Elementari con le simpatiche ricette tradizionali: non solo scritte, ma anche lette con abilità. LUN-A E SOL IL CIELO SUL VISO I pensava stamatin, dësvijandme, ëd trové la lus ësclinta dël sol, nopà, àuta ‘n cel j’erlo anco’ la lun-a ch’a stantava ‘d saluté sò amis, rè dij patanù ancora andurmì. L’altra sera tra due strati di nuvole scure traspariva un rosato tramonto, come un’antica sottoveste dalla sottana, come un soffuso sorriso, color delle gote arrossate di una giovane al primo complimento amoroso. A fianco, ancora leggermente imbiancato stava il Viso, proprio come un signore canuto che sorveglia il suo tramonto. Tutt’intorno colline ineguali che un tempo speravano superare il loro signore ma hanno perso la spinta verso l’alto, si sono acquietate. Qua e là ancora spruzzi bianchi, il verde tarda a salire dalle valli, il colore cupo della terra si spande, così rimane come una pelle macchiata da tante mucche che una volta alpeggiavano ed ora muggiscono, ferme nelle moderne stalle. Che drolarìa, già bele dël di trovè la lun-a con la ghigna rionda ch’a saluta ‘l mond ‘me na stria fàussa lassand al di novel j’arcan nuité përtant ch’a peusso fosoné bin dru. Di e neuit, sol e lun-a as coro dré e për tant ch’a slongo ij brass, mai as ciapo, lus e ombre a dan vita a nòstra vita, lus fà ombra, complement d’un mond sol se col tòch ëd mond as lassa basé. Ti it ses mia lus, e mi toa ombra tuti e doi a ramengh për cost senté ch’a scor arbest su nòstra mare tèra e tant come la lun-a a beica ‘l sol mi i m’anciarmo a gòde ‘l tò bel soris. Mario Bernardi Vinovo (TO) Carlin Porta Villar Perosa (TO) 5 letture di grande effetto emotivo. Il lavoro della commissione dal momento che gli elaborati sono giunti così numerosissimi, ha comportato molte riunioni per poterli esaminare tutti ed addivenire ad una graduatoria che tenesse conto delle molteplici variabili che danno vita ad un elaborato. L'ASO E ‘L FILÒSOFO Un filòsofo, ‘n dì ch’a l’era a spass, a l’e ‘mbatusse ‘nt un aso bin carià ch’a tribulava për tornessne a cà dòp na giornà ‘d fatighe sensa pas “It seus fortuná“ a l’ha dije ‘l pensator “posà toa sòma it l’has pì gnun sagrin, it peule arposete fin-a a la matin rumiand ël fen con ël profum dIe fior; mi, per contra, i l’hai ‘l pèis dij me pensé ch’a l’e ‘n bel pò pi grev ëd tut tò bast e am lassa pi nen deurme ni mangè”. L’aso a l’ha scotalo con passiensa, ma, prima d’andé via, për coment, aussand la cova a l’ha fait un vent për peuj arpié la stra con soa cadensa. ËI filòsofo umilia, ofèis, a l’ha brajaje apress: “Maleducà! Ti ‘t ses mach n’aso sensa dignità e ‘t vas mach bin a gamalete ‘d pèis!” Passà ‘n pò `d temp, lontan da la sità, ël filòsofo, strach d’un long camin, a l’ha vist la bestia ‘n companìa d’un crin ch’a mangiava tranquila ‘n mes’a ‘n pra: “Vist , me car aso, ch` it ses arposà a l’ha prinsipíà ‘l filòsofo a parlé “e mi i son pròpi stanch ëd camìné, lassme monté sla schin-a e pòrtme a ca" “Mì i l’hai capi la stória com’a l’é” a l’ha dije l’aso sesa des-ne ‘ntéis: mi i pòrto ij tò pensé ch’a son tant peis, ma, a ca, ti ‘t peule pro tornet-ne a pè”. Questo è stato sottolineato dal prof. Perrone, docente di lingua e cultura piemontese, che ha condotto le fila della premiazione con grande amabilità ed un pizzico di sana ironia strappando qualche sorriso alla platea in un momento in cui, ahimè, di sorridere c’è ben poca voglia. La mobilitazione della Famija Vittorio Gullino Racconigi (CN) Gianfranco Porqueddu consegna il premio a Letizia Griotti. Don Marco si complimenta con la Famija per il successo della manifestazione. Il dottor Costa premia Vittoria Rollé partecipante come maestra e come autrice. LA MIA TERRA Risalirò in silenzio la collina, che era la tua vita, a sole alto, inseguendo i sogni che narravi, con la memoria sotto il grande ulivo seduto ad aspettare il mio ritorno. Ripenso, padre, al grano maturo, accarezzato dal vento vespertino, e la terra dissodata a mano. Al pane caldo, lievitato in bianchi panni, con farina di grano dorato. Tornerò a cercare la tua memoria nella mia terra, fattasi lontana, i giorni passati nei verdi campi, sotto i filari, in tua compagnia. A riascoltare il vento cantare tra le foglie degli ulivi, a ritrovare la freschezza dolce dell’autunno. A ricordare te, mio padre. La Prof. Midollini premia la stutendessa Viola Berti, prima classificata tra i partecipanti delle Scuole Medie. 6 Giovanni Cianchetti Grugliasco (TO) Vinovèisa, nessuno escluso, è stata come al solito grandiosa e il suo presidente, Dino Sibona, ha creato una “macchina perfetta” nella quale ciascuno ha un suo ruolo e tutti collaborano con entusiasmo e con grande partecipazione emotiva. Credo che questo sia il vero motore segreto di questa manifestazione; partecipare per il piacere di farlo con entusiasmo e non per il gusto di esserci e ciò ha una valenza straordinaria soprattutto per ciò che riguarda il numero degli elaborati provenienti da piemontesi emigrati nel mondo . Quest’anno, oltre alla partecipazione ormai consueta di Géneviève Bardin, vincitrice lo scorso anno per la sezione dedicata all’emigrazione, ed alla segnalazione, per la poesia “Mis alle sezioni più impegnative per un lungo futuro di questo ‘certame letterario’ che va sempre più imponendosi nel panorama culturale della nostra Regione. I bimbi delle Scuole elementari di Vinovo hanno aperto la manifestazione ballando la ‘Monferrina’ imparata in una loro scorribanda nelle Langhe ai tempi della vendemmia. Far conoscere il territorio e le sue peculiarità ai giovanissimi Graziella Pace consegna il premio al giovane Alessio Colasurdo, talento esordiente. tolineato l’importanza del venticinquennale ed ha ringraziato l’impegno della Famija Vinovèisa per il crescente successo della manifestazione, ma ha altresì voluto evidenziare quanto l’apporto della Famija sia fondamentale, sotto tutti i profili, per il restauro della Chiesa dei Batù, gioiello artistico vinovese e così cara ai vinovesi di nascita ed adozione. Ha voluto lanciare, proprio per- Il saluto del Gruppo Alpini, che hanno ospitato i Giudici durante le loro riunioni. SOMMERSE PRATERIE Salento porta d’Oriente sei terra di saraceni di vento salmastro per te si piega l’erba all’infinito mare. Qui si incontrano terra rossa e nuda rena sabbie d’alabastro sabbie che conoscono l’ala del gabbiano il canto selvaggio della risacca evocante l’attesa inutile della fiumara. Sommerse praterie gemono al ritmo incessante dell’onda che saccheggia, sferza allenta e ricomincia carezzando conchiglie fossili arenili bianchi di sale, mosaico di coralli sgretolati da marea che avanza. Natalia Bertagna Moncalieri (TO) I simpatici ballerini-cantanti in posa con le loro maestre. Manos”, di Teresita Bovio Bussin di Cordoba (Argentina), il secondo premio per la poesia in piemontese è andato a Piumetto Marisa di Albi (Francia) che ha scritto “Fërvé 2012”, dove descrive, come in un quadro, uno scorcio di Torino sotto una nevicata di febbraio scorso. L’autrice, particolarmente commossa durante la lettura tuttavia ha precisato che non ha mai visto la città sotto la neve, il suo desiderio di poterla vedere le ha dato l’immaginazione per descriverla con un amore così profondo che ha fatto riflettere il pubblico. Sovente sono proprio i nostri emigrati che ci fanno apprezzare ciò che noi non vediamo e riteniamo “normale” della nostra Terra e ciò ci fa riflettere sull’amore che li lega indissolubilmente alle loro radici nonostante il tempo che passa. La forte partecipazione delle Scuole Medie G. Gramsci ed Elementari di Vinovo oltre alle Scuole Primarie di Avigliana e Buttigliera è una garanzia e un’ipoteca per le edizioni future; assicurerà infatti partecipanti è importante perché li lega alla Terra dove sono nati e dove vivono e crea emozioni e sensazioni che si porteranno nel cuore, maturandole, durante tutto il corso della vita. Numerosi sono stati gli interventi delle Autorità presenti alla Cerimonia di premiazione e ciascuna di loro ha espresso parole di apprezzamento per il Concorso in se stesso e per l’attività svolta dalla Famija Vinovèisa. In particolare Don Marco Ghiazza, parroco delle Parrocchie di Vinovo e di Garino ha sot- ché in quella Chiesa si svolge la Rassegna dei Presepi e perché siamo in periodo prenatalizio, un messaggio di speranza ed un incitamento a ripartire, nonostante la crisi, per una ripresa di valori di cui il nostro Paese ha tanto bisogno e su cui si fondano i rapporti interpersonali che danno vita alla comunità Vinovese e non solo. Si sono quindi alternati nella premiazione Gianfranco Porqueddu, VicePresidente della Provincia di Torino che ha portato anche i saluti del Presidente 7 MAN A MAN CIÒCHE ‘D MÈ PAIS Man a man che ‘I di a meuir ’nt ij farò dël sol-sota ‘m maravija ’ntajé-mne ‘d sa pas ch’ a s’ ënbaron-a. Rusch e trafen tra pòch a chiteran. L’ é pasi ‘s fialì che meusi a bogia ël feuje ën cunanda la landa ëd na lus ch’ a s’ëmbiuma. L’ euj a peul cheuji leugna la ligna da l’ archengh dij brich. Già pòchi lum a s’anvisco dossman, stèile o lumin ch’ a sio. Im na ston chèt, tra mentre ch’ a s’arviva la vos dël bial. Ëns la còma dël pra I’ ombra dj albron dia riva a s’ësIonga ‘n trassand ëns la caussagna ‘n geugh dròlo d’ombre cinèise. A I’ era mlù’d cristal ël cel, un pò prima dl’émbrun-a. Un paisage da seugn a m’arcòrda na bòcia ch’ a àussa, ‘n sopatand-la, na fiochëtta brossà, o ‘d fior, cole che magna a tnisìa sia tàula dël salòt bon, stërmà ën na ciochëtta’d véder. A-i é ‘n mi ch’ a s’ëstërma la gòi për na stèila ch’ a dròca, ën mi ch’ i sèrch d’ arvivi se nuiteje d’antan, ën na prima marcà da na piuvera’d tàu càndi dla ceresera, e dai grum d’ òr sij pra dij pé-d’-òca. A I’ é ‘l geugh d’ un buf ch’ a sopata là, ‘l bronde d’ un chèrpus e la neuit na fà un vascapon për un vej pelegrin, s’ël batù d’ un viasseul. Note: 1) farò = falò; 2) sol-sota = tramonto; 3) ‘ntajé-mne = prendere coscienza; 4) trafen = tramestii; 5) a chiteran = cesseranno; 6) fialì = respiro; 7) landa = leggenda; 8) s’ëmbiuma = si copre di rosume; 9) archengh = orizzonte (parola del Biellese); 10) còma = brullo del falciato;11) albron = pioppi selvatici; 12) dròlo = strano 13) fiochëtta brossà = nevischio; 14) d’antan = di altri tempi; 15) tàu = petali; 16) pé-d’òca = ranuncoli; 17) chèrpus = carpine; 18) vascapon = mantello pastorale; 19) batù = terra battuta. Traduzione in italiano A mano a mano A mano a mano che il giorno muore nei falò del tramonto mi meraviglia il prendere coscienza di quella pace che si raduna. Lavoro e tramestii tra poco cesseranno. È pacifico quel respiro lento che muove le foglie cullando la leggenda di una luce che si copre di rosumi. L’occhio può cogliere lontana la linea all’orizzonte dei bricchi. Già pochi lumi si accendono dolcemente, stelle o chiarori che siano. Sto zitto, mentre si ravviva la voce del ruscello Sul brullo del falciato del prato l’ombra dei pioppi selvatici della riva si allunga tracciando sulla capezzagna un gioco strano di ombre cinesi. Era diventato di cristallo il cielo, poco prima dell’imbrunire. Un paesaggio da sogno mi ricorda una sfera che alza, scuotendola, un nevischio, o dei fiori, quelli che la zia teneva sul tavolo del salotto buono, protetti da una campana di vetro. È in me che si nasconde la gioia per una stella che cade, in me che cerco di rivivere quelle notti di altri tempi, in una primavera segnata da una pioggia di petali candidi del ciliegio, o dai grumi d’oro sui prati dei ranuncoli. È il gioco di una ventata che dà un movimento là, alle fronde di un carpine e la notte ne fa un mantello pastorale per un vecchio pellegrino, sulla terra battuta di un viottolo Antonio Tavella Racconigi (CN) Antonio Saitta, l’assessore alla Cultura del Comune di Vinovo Mario Costa, e Paola Taraglio, segretario della Consulta Regionale all’Emigrazione. Riportando i dati dell’articolo pubblicato sull’ultimo numero de “Il Vinovese”, Paola Taraglio ha ricordato, illustrando il rapporto pubblicato da “Migrantes” sui flussi migratori dall’Italia e 8 verso l’Italia, con dati alla mano, come purtroppo dal Piemonte sia ripartita l’emigrazione, non più verso i Paesi cui si indirizzò la nostra emigrazione nel corso dei secoli passati, ma verso altre mete. Ha specificato poi come l’emigrante di oggi appartenga a una tipologia ben diversa da quella che caratterizzava la cosiddetta An sla pìassa dIa gesia aranda al cioché ch’a s’àussa drit e aùss sota ‘l bleu dël cel, i fon sosta a sente dle ciòche ‘l dindané e ant le ven-e më s-ciòd ël seugn pì bel. Ciòche dël pais ch’a pòrto vos ëd mia gent ch’a compagno vita e mòrt dij mè paisan, quand a son-o a spantio tanti sentiment da matin bonora a la sèira con sò dindalan. M’anfassa tòst ëd nostalgia ‘l cheur n’ondà, artorno dosse a guideme ij pass le vos dij mè, i véjo dij mè vej ancora càude e sclinte le pianà, l’àmima s’arpata ‘d gòj e a mi am ven da canté. Artreuvo j’odor amis ch’a përfumavo le stra ij feston dij cop ansima le ca colorà ‘d lun-a, ij seugn reusa ant ij liber d’ëscòla stërmà e ‘l fum dij fornej che al vent as perdìa dun-a. Am piaserìa torna scoté le stòrie ‘d mia gent, canté le canson ch’a së spataravo për le contrà, stòrie e canson che j’eve ‘d mè pais a ten-o a ment e che ant lë score dle bialere ancreus a l’han fongà. ËI dindanè dIe ciòche ora am compagna e mi m’anandio për na stra marcà d’arcòrd, limosnand i ciamo mach na brancà ‘d seugn. Vittoria Rollè Pianezza (TO) FËRVÉ 2012 Fërvè a l’ha tut ambianchà. A l’ha stërmà ij cop, ij pra. I penso al Piemont anfiochà, i l’heu ‘nt la testa na vos cha fa: Ah se podeissa voghe na vòta ël Piemont sota la fiòca, esse scumosa valòsca portà dal vent, piuma d’òca. Vardé d’en àut brich e sità, scoté ‘l silensi ansima ij pra, respiré ancreus l’aria gelà, sërché ’nt ëI bianch ëI m’è passà. ËI Re Monvis për tèila’d fond: fedel vijor da l’alba al tramont a cudiss pianura e mont, definission dël nòst orisont. La bisa a l’ha andurmì Coni, Fossan ëdcò Mondvì. Ma ’l Pò sempre ardì a l’ha gòj ëd vëdde Turin. La Mole a l’ha butà ’l caplèt, ‘l Valentin a tërmola sota ’l bianch corpèt, Palass Madama a l’e coatà ’d pissèt, ma Porta Palass a l’ha perdù ij banchèt. L’aria ch’am pòrta andaré a Cavlimor am fa fërmé. A sà che lì i vad arviscolè përché a l’é ‘l nòm dij mè pensé. Sota ij pòrti: na bela fija. Fa la sartora, va bin vestìa. A canta për fesse companìa e’l sò cant dal vent l’é portà via. Un giovo morèt con la barëtta an testa l’ha ricevù l’arson ël cheur an festa. A parla pòch, a osserva, a rifleta. A sogna d’un doman sensa tempesta. Ancheuj am pias imaginé, che ‘n di ‘d fiòca për ij mè, a son anviscasse le stèile ‘d fërvè e a son butasse a balé. Mi i son fame sta pitura d’un Piemont a mia misura. I l’heu sognà për un moment d’esse lagiù, portà dal vent. Marisa Piumetto Albi (FRANCIA) 8 MARZO Ragazza, che sfili su vette tacco dodici lungo passerelle illuminate di apparenza, alza lo sguardo e buca la notte che ti corre incontro. Ragazza, rispondi con abilità felina a ciò che ti attende, perché le tue lunghe e snelle gambe siano simbolo di stabilità e tenacia. Ragazza, hai fianchi che si aprono per generare vita. Sei stata concepita per trasformare l’amore accolto in te e donarlo al mondo sotto forme che solo tu puoi immaginare. Non lasciarti crocifiggere su cartelloni patinati di smog. Impedisci che occhi avidi e vuoti frughino sotto la tua pelle per scovare, con malizia, il tuo prezzo. Sii donna e femmina. Lascia che i tuoi setosi capelli siano arma di pace. Usali, non per ghermire o abbindolare, ma per filare trame di ricostruzione e saggezza. Lascia che le tue dita affusolate afferrino raggi di luce e conducili là, dove l’oscurità dell’ignoranza si spande e sommerge, come acqua stagnante, preziose isole di fiducia e speranza. Alza lo sguardo ragazza, buca la notte che ti corre incontro. Dona senso a questo giorno mostrando la stoffa rara di cui è fatta la tua essenza. Afferra il presente praticando la verità di ciò che sei e diverrai dea del domani. Stefania Pansa L'assessore Mario Costa premia il vincitore della sessione "Prosa in italiano" Gianfranco Ribolzi. Il saluto di Paola Taraglio a Géneviève Bardin, concorrente e ospite sempre gradita. Riva di Bra (CN) Mario Costa consegna il premio a Mario Bernardi che con "Il cielo sul Viso" è risultato il primo classificato in "Poesia in italiano". 9 “emigrazione con la valigia di cartone” iconografia dell’emigrante tipo dei tempi passati. Ora infatti emigrano giovani che hanno acquisito un’alta professionalità, che conoscono le lingue, che hanno ottenuto Master presso Università estere e che cercano sbocchi professionali nei Paesi emergenti quali Cina, India ed Australia. C’è poi un gran numero di tecnici specializzati che parallelamente trovano facilità di inseri- mento nelle aziende che stanno sviluppandosi nei Paesi sopra citati cui occorre personale che sia in grado di gestire tecnologie sempre in evoluzione. Questo nuovo tipo d’emigrazione non ha sentimenti di nostalgia verso la Terra che ha dato i natali, ma una sorta di rabbia poiché non trova a casa propria uno sbocco professionale confacente alla professionalità acquisita. Purtroppo il fenomeno, che è PIASSA “GARAVELA” Dzora ij pogieuj, pien ëd Iëssìe stendue. a-i era come në schedari ‘d tute le famije: mare, pare e tante masnà pendùe al fil che ‘nt l’aria spataravo përfum ëd polid Tante famije butà ‘nsema con pòchi sòld ch’a l’avio soens dëscuatà mila sagrin curà ‘n tël temp co’l bin ëd l’amicissia che ‘n mes a lor, con le dificoltà, a vivìa A-i era pa d’anvìa,drinta col mond pòver: la richëssa a l’era mach ël voreisse bin e ‘l giutesse con tut ël cheur, s’as podìa, dòp ëd giornà ‘d travaj fàite ‘d sacrifissi Peui la sèira, dòp sin-a, drinta a cole cort coj grand, tuti riunì, a vivìo d’ore seren-e: për dësmentié ij tanti sagrin ëd la giornà, scancelé le fatighe e trové ‘‘d neuve fòrse Për la stra cole masnà ’d le diverse età a fasìo ‘n ciadel ch’a l’é fieul ëd l’alegria ëd chi a varda con fiusa vers al doman bin vësfi dij pì bej color ëd la speransa Pì tard ij romor fait da tute le fòrse rëstà, a l’ero pì doss e la cesa dla Misericòrdia a tornava a essi ‘n salòt e soa piassëtta, soagnà da la lun-a, tornava pien-a’d pas Ancheuj cola piassa a më smija mòrta; a-i manca soa combrìcola për gieughè: col pòrt vej andoa le barche ormegiavo a resta sol con ij sò scalin veuid e freid in crescita, porta al depauperamento delle nostre risorse e si identifica con la più volte citata “fuga di cervelli” che vanno a portare le energie migliori all’estero anziché in Italia e ciò abbassa le nostre potenzialità per il futuro, vanificando altresì gli sforzi economici che sono stati destinati per la qualificazione di questi giovani e che hanno rappresentato un costo per lo Stato, per i contribuenti e per le famiglie. PIAZZA “GARAVELA” Sopra ai balconi,pieni di bucati stesi, c’era come uno schedario di tutte le famiglie: madre, padre e tanti bambini appesi al filo che nell’aria spargevano profumo di pulito Tante famiglie messe insieme con poco denaro che avevano sovente scoperti mille crucci curati nel tempo col bene dell’amicizia che in mezzo a loro, con le difficoltà, viveva Non c’era invidia, dentro a quel mondo povero la ricchezza era solo il volersi bene e l’aiutarsi con tutto il cuore, se si poteva, dopo giornate di lavoro fatte di sacrifici Poi alla sera, dopo cena, dentro a quei cortili gli adulti, tutti ruiniti, vivevano ore serene: per dimenticare i tanti problemi della giornata, cancellando le fatiche e trovando nuove forze Per la strada quei ragazzi delle diverse età facevano un baccano che è figlio dell’allegria di chi guarda con fiducia verso al domani ben vestito dei più bei colori della speranza Più tardi i rumori, fatti da tutte le forze restate, erano più dolci e la chiesa della Misericordia tornava ad essere un salotto e la sua piazzetta, ornata dalla luna, ritornava piena di pace Oggi quella piazza a me sembra morta; vi manca la sua combriccola per giocare: quel porto vecchio dove le barche ormeggiavano resta solo con i suoi gradini vuoti e freddi Attilio Rossi Carmagnola (TO) Ancora un'allegra immagine della "Monferrina". 10 Purtroppo la ricaduta positiva degli investimenti fatti per la qualificazione di queste nuove generazioni avverrà altrove e non da noi. Il grosso rammarico sta anche nel fatto che, se una volta gli emigranti si guardavano indietro e mantenevano un forte legame con il Piemonte così come dimostrato dal numero degli elaborati pervenuti al Concorso anche da Oltreoceano, oggi chi parte vuol tagliare i ponti con un Paese che lascia con un forte senso di insoddisfazione ed una mal celata rabbia. Come sempre la premiazione si è avvalsa dell’attenta regia di Fabrizio Franzoso ed dell’impeccabile presentazione di Giovanna Franzoso, cui è spettato il compito di introdurre i vincitori con il solito garbo facendoli sentire a proprio agio, nonostante la comprensibile emozione. Alle letture dei componimenti in Italiano ha dato, come sempre, voce e sentimento Graziella Pace, mentre Giuseppe Perrone ha introdotto i vincitori di premi in lingua piemontese leggendo poi gli elaborati con sapienti pause e voce modulata oltre ad espressioni da consumato attore di prosa. La sua comunicativa ha permesso, a tutti quanti non “masticano” troppo il piemontese di apprezzare il contenuto di ciò che veniva letto anche grazie ad una traduzione in simultanea per i passi più ostici. In chiusura Luigi Lambiase, dopo una prima sorpresa per essere stato segnalato quale autore, ha letto una sua poesia in dialetto irpino in cui ha ripercorso i sentimenti provati da un emigrante costretto a lasciare la propria Terra e la propria famiglia; rabbia, rancore, nostalgia celata, senso di solitudine che poi, con la lontananza, si stemperano e pian piano emerge la Paola Taraglio commenta il premio assegnato a Marisa Piumetto. Il Maestro Giuseppe Perrone, ritratto tra il Vice Presidente della Provincia Porqueddu (a destra) e il premiato Beppe Sinchetto. Ancora un'immagine degli alunni delle Elementari con il loro "Arsetari" di specialità culinarie. LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE Sezione Classifica Prosa in italiano 1° Classificato/a Gianfranco Ribolzi 8 Settembre 1942 Torino 2° Classificato/a Luciana Rizzotti La Napoletana Bra 3° Classificato/a Gemma Ferro 19 Marzo Moncalieri 4° Classificato/a Giuseppe Mario Cerra La città delle biciclette Bologna Speciale esordiente Poesia in italiano Prosa in piemontese Poesia in piemontese Nome vincitore/trice Titolo dell'opera Alessio Colasurdo Bellezze ad ogni angolo Luogo di provenienza Orbassano 1° Classificato/a Mario Bernardi Il cielo sul Viso Vinovo 2° Classificato/a Giovanni Cianchetti La mia terra Grugliasco 3° Classificato/a Natalia Bertagna Sommerse praterie Moncalieri 4° Classificato/a Maria Brarda L'arcobaleno Orbassano 5° Classificato/a Stefania Pansa 8 Marzo Bra Speciale esordiente Libro vagabondo Castagnole P.te 1° Classificato/a Adriano Cavallo Pais perdu Cuneo 2° Classificato/a Letizia Griotti Na Mëssa fóravia S. Pietro Val Lemina 3° Classificato/a Giuseppe Mina Cip-Cip Ancona 4° Classificato/a Angiolina Rossi Granda Lisabetta Torino 5° Classificato/a Enzo Aliberto El camioncen Augusta Canelli 1° Classificato/a Antonio Tavella Man a man Racconigi 2° Classificato/a Marisa Piumetto Fërvé 2012 Albi (Francia) 3° Classificato/a Vittoria Rollè Cioché 'd mé Pais Pianezza 4° Classificato/a Vittorio Gullino L'aso e 'l filosofo Racconigi 5° Classificato/a Giuseppe Sinchetto Rio Tercero Moncalieri 6° Classificato/a Carlin Porta Lun-a e sol Villar Perosa 6° Classificato/a Attilio Rossi Piassa Garavela Carmagnola Poesia segnalata Mis Manos Cordoba (Argentina) Elodie Maria Melano nostalgia vera e profonda che attanaglia il cuore e riporta alla Terra dei natali. A conclusione, il presidente della Famija Vinovèisa Dino Sibona ha espresso l’intenzione di aprire il concorso a componimenti in tutti i dialetti e lingue come deve essere nello spirito di una grande famiglia aperta a tutti e consapevole delle nuove popolazioni che compongono la Comunità. La Giuria e l’Associazione Famija Vinovèisa si sono congedate dando appuntamento per il prossimo anno, ringraziando tutti i partecipanti, premiati e non, che hanno permesso il successo di tutte le edizioni e di questa del venticinquennale in particolare. Guido Fochi IL PAESELLO DI MONTAGNA Là, ai piedi del monte v’è raccolto un paesello; è umile, povero, ma molto bello. Quando vai per via noti un pastorello, con le pecore va lesto, lesto al pascolo. Prima che l’alba arrivi, accarezzando il cielo, vi son già persone che lavorano con zelo preparan le donne i formaggi e gli uomini tagliano i foraggi. Il vecchio campanaro suona l”Ave Maria” e la storia… à l’è finia. Èlodie Maria Melano Teresita Bovio Dussin Castagnole Piemonte (TO) 11 COME NEBBIA DI ROSE Come un eco, un richiamo, una preghiera, come un'invocazione permanente, nell'indaco profondo della sera il nome tuo risuona nella mente. Come impronte di gatto sulla neve, come un giglio di ghiaccio congelato, come un canto d'amore troppo breve, il volto tuo risorge dal passato. Come nebbia di rose la mattina, tutto l'amore che mi fu rubato aleggia attorno a me sulla collina, dove tra i morti dormi sotterrato. Leila Gambaruto Chieri (TO) L'ASILO INFANTILE DI VINOVO DA 150 ANNI SEGNA LA NOSTRA STORIA UN NUOVO RETTORE AL SANTUARIO DI FORNO DI COAZZE A tutti gli Amici del Santuario “GROTTA DI LOURDES” di Forno di Coazze! È con gioia che mi rivolgo a voi per porgervi il mio più cordiale saluto. Come avete appreso nei mesi scorsi, l'Arcivescovo mi ha chiesto di seguire questo nostro amato Santuario succedendo a don Dino che ha ricevuto altri incarichi. Ringrazio di cuore S.E. Mons. Nosiglia per l'amicizia e la fiducia che continua a riporre in me; ho accettato volentieri questo nuovo incarico, certamente con un po' di incoscienza, e mi rendo conto che dovrò ricoprire altri incarichi diocesani impegnativi cioè le Case di spiritualità diocesane, i Diaconi permanenti e gli aspiranti diaconi. Risiederò a Forno, ma sarò impegnato altrove più volte ogni settimana. vita del Santuario in punta di piedi, facendo tesoro del lavoro immenso delle Mamme, di don Francesco Pairetto, di Mons. Candellone e di don Morando. È proprio don Dino che mi ha accolto fraternamente in questi giorni e mi ha assicurato tutta la sua collaborazione. Da lui dovrò imparare molte cose. Ritengo sia fondamentale l'apporto dei tanti volontari per dare vita alla Casa di Spiritualità ed al Santuario. L'obiettivo da perseguire è quello che ogni pellegrino che sale a Forno possa incontrare il Signore, unico nostro Maestro, attraverso la mediazione della Vergine Maria, si senta accolto e trovi il luogo dove curare le sue ferite. È ancora il sorriso di don Viotti che ci insegna tutto ciò. Nel contempo, non voglio dimenticare i residenti di Forno. Mi propongo di incontrarvi tutti, credenti e non, con la certezza che è un onore far parte della comunità parrocchiale più piccola della Diocesi di Torino. Qualcuno, in questi giorni, mi ha rimproverato perchè a Forno sarò solo. Sono convinto che non avrò tanta solitudine perchè so che posso contare su tanti amici, residenti e villeggianti, volontari e benefattori del Santuario che non sono mai mancati. Scherzosamente rispondo sempre dicendo che non andrò in villeggiatura perenne. A tutti assicuro la mia preghiera e con voi e per voi invoco la materna protezione della Bella Signora apparsa a Lourdes a Bernadette. Accogliamo insieme l'invito che Maria SS. fece durante le apparizioni: “Andate a bere alla fontana e a lavarvi!”. Sono parole semplici che ci invitano ad attingere alla Grazia che sgorga dalla vera Sorgente che è il Signore. Mons. Piero Delbosco NOSTALGIA Racconta storie antiche Il canto di cicale E già fischia il treno Verso nord Il nuovo Parroco di Forno di Coazze Mons. Piero Delbosco. La scuola dell’infanzia accoglie i bambini dai 3 ai 6 anni; dispone di 5 sezioni, fornisce una mensa fresca interna e spazi interni e verdi esterni per le attività ludiche. L’orario della scuola è dalle ore 8,15 alle ore 16,00. Prescuola dalle ore 7,30 alle ore 8,15. Dopo scuola dalle ore 16,00 alle ore 17,30. Per informazioni contattare la segreteria della Scuola dell’Infanzia Paritaria “Asilo infantile di Vinovo” Via San Bartolomeo 13 Vinovo. Tel. 011 9651420 - Fax 011 9938759 E-mail [email protected]. 12 In passato, molte volte ero salito fino a Forno ed ero sempre stato colpito dalla fede solida che ha animato don Viotti, una fede che ha contagiato tante persone. Conservo nel cuore il ricordo del suo volto sorridente e delle sue parole sempre cariche di speranza. Avevo partecipato 35 anni fa alla Marcia della Fede da Fornaci di Beinasco fino a Forno; quella notte mi è rimasta nel cuore la preghiera continua del Rosario, guidata sempre da don Viotti, ed il suo impegno, durante il tragitto nei momenti di pausa, per amministrare il Perdono del Signore. Mi chiedevo continuamente: “Come fa questo prete a non essere mai stanco?”. Ho intenzione di inserirmi nella Alle spalle lascio Stazioni deserte Case bianche a manciate Irreale paesaggio In fuga verso l'ignoto Voglio fuggire Le terre amare L'odore pungente Di tabacco al sole I casolari di campagna Focolari spenti Dove lievita pane duro. Ma il giogo si fa lento E sono ruota di carro all'alba Che senza posa muove Verso rami d'argento Di ulivi arsi al sole Sono la pietra di tufo Che il tempo ha corroso Sono la terra rossa Il solco arato La zolla mossa Dove ancora palpita Un lembo del mio stanco cuore. Natalia Bertagna Moncalieri (TO) SAPORI E TRADIZIONI A CONFRONTO L'immagine di un'Italia bella e buona appiamo bene che l’Italia, per quanto si sia sforzata negli ultimi cento anni, non è diventata una potenza: la nostra cronica carenza di materie prime ci pone in uno stato di dipendenza quasi totale dall’estero e sottostare al mercato vuol dire soddisfare le esigenze degli altri, subire le loro iniziative ed essere in una posizione di perenne soggezione rispetto a chi decide l’andamento dell’economia globale. E io poi, se qualcuno me lo spiega, non ho ancora capito una cosa: l’Oriente è in una fase di stallo, l’America ha un debito incalcolabile e l’Europa è in recessione… Chi è che sta bene? Con chi possono concludere buoni affari i paesi cosiddetti emergenti? E in che cosa emergano, infine, è ancora un mistero, visto che le loro città conservano le periferie più sub-sotto-sordide del mondo intero…. Tant’è, l’Italia da sempre è lì in bilico, chissà come e dove andrà a finire. Mi viene anche il dubbio che ci abbiano accolti nel novero dei “Grandi” per rispetto del cuore di San Francesco d’Assisi e del genio di Galileo Galilei! In una cosa deteniamo però il primato assoluto rispetto a chiunque: abbiamo un buon carattere. Sappiamo accontentarci, sfruttiamo al meglio ciò che abbiamo e non ci arrabbiamo mai troppo. Abbiamo pazienza, siamo accomodanti e ospitali, e in quello che ci capita riusciamo a cogliere sempre qualcosa di buono. Altri sono gli industriali e i borghesi, altri gli ideologi e gli economisti: noi italiani, in fondo al cuore, siamo tutti concreti paesani. Ci inteneriamo davanti a un vitellino appena nato o davanti a un campo di grano maturo, e riusciamo a dimenticare quasi tutto quando ci sediamo a tavola, la sera, per cenare con la nostra famiglia: per quanto disadorna e povera, se ci vogliamo bene, la nostra zuppa, la nostra pasta, la nostra pizza sono le cose più buone del mondo! Gli italiani amano il cibo genuino e nostrano e se possono concedersi solo un piacere piccolo piccolo rinunciano volentieri a molte cose, ma non alla buona tavola. Infine l’Italia è un paese bellissimo, con montagne superbe e spiagge assolate, climaticamente è perfetta e le sue produzioni di carne, vino, olio, pesce, formaggi e ortofrutta sono tra le migliori del mondo. Per tutti questi motivi una possibile via d’uscita dalla crisi economica e occupazionale passa attraverso la ristorazione e l’accoglienza, e questo era già stato ben compreso oltre dieci anni fa, quando la Coldiretti istituì il programma di “CAMPAGNA AMICA”. Questo piano si articolava in diverse direzioni, ma sostanzialmente gli obiettivi si S possono ridurre a due: da un lato offrire al consumatore, a livello istituzionale, la garanzia della qualità degli alimenti tramite la tracciabilità delle materie prime e la tutela delle tipicità territoriali, dall’altro, attraverso le maglie di “TERRA NOSTRA”, promuovere e sostenere gli Agriturismi, le Fattorie didattiche e la Filiera corta, ossia il Farmer’s market e le altre forme di vendita diretta. In questa ottica una manifestazione molto importante è stata organizzata a Roma dal 25 al 30 settembre scorso: la Coldiretti, tramite i suoi uffici regionali, ha proposto ad alcuni operatori del settore di parteciparvi e all’iniziativa ha aderito anche il nostro concittadino Elio Sandrone, del- di maiale e una varietà di torte salate cucinate con le uova di struzzo. Quanti eravate in tutto? Noi piemontesi eravamo in otto, complessivamente. Il mio gruppo era formato da tre persone: oltre a me c’erano Silvia Cipriano dell’Agriturismo “Antico Casale” di Carmagnola e Cristina Zamparini della “Cascina San Giovanni” di Favria Canavese. Come hai affrontato questa esperienza? Eri euforico? Spaventato? Ero terribilmente preoccupato! In quei giorni, mentre preparavamo decine e decine di barattoli mi sembrava di essere su un altro pianeta… i pensieri nella testa ribollivano in un turbine Non è difficile avere successo con queste materie prime! l’omonimo Agriturismo, al quale ho rivolto alcune domande per saperne di più. Come è stata impostata questa manifestazione? I nostri responsabili regionali ci hanno convocati a Torino e ci hanno illustrato un programma di massima. Ci saremmo recati a Roma, al Circo Massimo, dove avremmo trovato gli stands preparati con i vari allacciamenti di acqua e luce e noi avremmo dovuto pensare a tutto il resto: organizzare un menù tipico piemontese, comperare le materie prime, cucinare ciò che poteva essere cotto o servito freddo, confezionato, etichettato a norma di legge e noleggiare un furgone adatto al trasporto. Tu come ti sei organizzato? Non ho lavorato da solo: ci siamo divisi in due o tre gruppi e il mio ha fatto capo al nostro Agriturismo. Qui abbiamo preparato un antipasto caratteristico piemontese a base di peperoni, acciughe e tonno, abbiamo cucinato la “Bagna cauda” da servire su crostini di pane, e, per finire, un tipico zabaione al moscato in cui intingere le “paste di meliga”. Buonissimo! E gli altri? Gli altri hanno portato i salami crudi conservati nel grasso senza fondo: avevo la casa piena di gente che lavorava, ma non parlavo con nessuno, solo al telefono per cercare altri produttori di peperoni, che sembrava non bastassero mai, per contattare i grossisti di barattoli, di piatti, bicchieri e posate di plastica, sempre con una biro e con un notes in mano per annotare le cose da non dimenticare a casa: tovaglioli di carta, pentole, fornelletti, attrezzi da cucina, strofinacci e asciugamani, grembiuli, guanti, cuffie, spugne, detersivi, bacinelle…in certi momenti mi sembrava di essere nell’occhio di un ciclone! Beh, ma in fondo andavate a Roma, mica in un deserto! Sicuro, ma devi anche riflettere sui numeri: qui a casa, quando hai al massimo una sessantina di ospiti, se ti manca qualcosa all’ultimo momento hai i negozi e i magazzini a portata di mano, fai un paio di telefonate e affronti l’imprevisto con calma. Trasferisci il problema a Roma, dove non conosci nessuno e ovunque ti trovi sei lontano da ciò che cerchi. Riferisci l’emergenza, anziché a cinquanta ospiti seduti, a un passaggio previsto di tremila persone…vedi che andare nel panico è più facile di quanto credi! Non ti eri mai trovato in una situazione simile? Avevo già partecipato a qualche manifestazione simile, come ad esempio Mangia-Tò, ma non così lontano da casa e non su una scala così vasta. In tali condizioni è scontato che ti spaventi, anzi: i guai te li tiri addosso come le mosche sul miele! Vi è capitato qualche problema grosso? Niente di grave…nell’insieme abbiamo avuto una serie di piccole difficoltà che, in ogni caso, avevamo messo in bilancio. Il maltempo innanzitutto: siamo partiti da Torino con un bagaglio di tre mesi di siccità e a Roma è piovuto. Lo stand che abbiamo trovato era di circa 20 metri quadrati: in otto non era facile muoversi. L’albergo dove andavamo a dormire era lontanissimo; abbiamo forato; uno di noi è stato scippato… Ma almeno avete fatto buoni affari? E’ difficile dirlo… Quando si partecipa a queste manifestazioni non si deve partire con l’idea di realizzare grossi profitti; chi abitualmente interviene a fiere, esposizioni o sagre sa che può anche andare in perdita, ma il bilancio è comunque positivo: ti sei fatto conoscere, hai promosso uno scambio e trasmesso valori e gusti della tua terra a un pubblico vasto che altrimenti ti sarebbe rimasto estraneo. I Romani hanno apprezzato i gusti piemontesi, almeno? Meno di quanto speravamo: noi piemontesi abbiamo una tradizione culinaria ricca e fantasiosa, forse anche perché in passato la nostra aristocrazia ha attirato nelle sue cucine cuochi di fama, ai quali le nostre antenate, che in quelle cucine pelavano patate e lavavano pentole, hanno carpito ricette e segreti. Così nella tradizione sono entrati “ij risotìn”, “ij tajarìn”, “le balotin-e”, “le roladin-e” … i Romani badano molto di più al sodo: amatriciana, gricia, porchetta, vaccinara, abbacchio; facci caso, già solo a pronunciarle queste parole ti riempiono la bocca, ti sembra di masticare! Almeno avete trovato una soluzione di compromesso? Si! Abbiamo comprato della pasta e abbiamo servito le “penne alla bagna cauda”: hanno avuto un grande successo, forse le metteremo anche nel nostro menù. Andresti ancora una volta? Perché no? Con l’esperienza le cose non potrebbero che migliorare. Sono contento di essere andato e di avere contribuito a far conoscere a tante persone qualcosa del nostro patrimonio di sapori; sentiamo spesso parlare della globalizzazione e dei suoi effetti non sempre positivi, ma quando si globalizzano ricette di cucina, metodi di cottura e di conservazione dei cibi, sistemi di agricoltura e di allevamento, gusti e profumi delle dispense e delle cantine di tutto il mondo diventiamo tutti amici e dimentichiamo divergenze e rivalità! Vera Miletto Scuero 13 FIORI D'ARANCIO... PER UN "SI"! Nella Chiesa Parrocchiale S. Bartolomeo il 15 settembre scorso si sono uniti in matrimonio Deborah Lieggi e Denis Marescotti. Al valente musicista ed ex Bersagliere Denis e a Deborah gli auguri più sentiti dalla Famija Vinovèisa. volgere i ragazzi, residenti nel nostro Comune, che frequentano il terzo e quarto anno della secondaria di secondo grado (liceo) di Carignano e Nichelino, affinché aiutino gli studenti della secondaria di primo grado (scuola media) nello svolgimento dei compiti. Spesso i ragazzini sono in difficoltà nell'esecuzione degli esercizi assegnati e nello studio, oppure sono soli perché i genitori lavorano e non possono seguirli adeguatamente, né possono permettersi, specialmente in questi tempi di ristrettezza economica, di usufruire di lezioni private. Il nostro obiettivo, quindi, è quello di creare una "rete di solidarietà", chiedendo la disponibilità di studenti più grandi, per un tempo limitato (1 ora e 30 minuti), almeno una volta la settimana, per una o più discipline nelle quali si sentono ben preparati e pronti ad aiutare gli altri. Ai ragazzi, tutti, chiediamo la massima serietà di applicazione perché, pur avendo tempo, nessuno ne ha da perdere, mentre agli adulti (iscritti alla BdT e/o genitori liberi da impegni lavorativi) chiediamo la disponibilità per la sorveglianza e per la verbalizzazione delle relative presenze. La BdT cercherà, quindi, di mettere in comunicazione "la domanda" con "l'offerta", con un punto essenziale: la necessità del rapporto uno a uno (un tutor liceale - uno studente di scuola media). Ai ragazzi tutor sarà garantito, da parte della scuola frequentata (Carignano e Nichelino), il riconoscimento dell'attività svolta come credito formativo e, da parte del Comune di Vinovo, come attività che permette di accedere alla Pyou Card con lo sconto a concerti, musei, ecc. Il Comune di Vinovo e l'Istituto Comprensivo, da parte loro, forniranno i locali, in forma d'uso gratuita, come gratuita sarà l'attività svolta. Pur sapendo che potremmo incontrare delle difficoltà, riteniamo che nulla possa essere realizzato se ci si antepone solo degli ostacoli; pensiamo, inoltre, che i problemi umani vadano affrontati, se e quando si presentano, come quelli matematici, e che, come questi, abbiano una o più soluzioni. Crediamo che i giovani, se responsabilizzati e presi individualmente, siano migliori di quanto non appaiano a noi adulti e riteniamo, infine, che questa esperienza di educazione "peer to peer" possa essere utile anche per i ragazzi che, per una volta, si troveranno dall'altra parte. AUGURI DI BUONE FESTE BUON NATALE BUONA FINE E BUON PRINCIPIO DI ANNO NUOVO 2013 Elena Agosto e Alessandro Implicito si sono sposati il 6 ottobre nella Chiesa Parrocchiale di S. Bartolomeo a Vinovo. Elena è la nipote del compianto Carlo Agosto e di Emma Irma Gatti da anni sostenitori della Famija Vinovèisa. V’Auguro Bon Natal con tut ël cheur e Bon-a Fin e Bon Prinsìpi d’Ann. V’Auguro dë sté bin, pa avèj ‘d malann e ‘n bel 2013 carià ‘d boneur. N’Auguri a coj che ‘d sòld a n’han d’avans e che ‘nt la vita as la passo bin. N’Auguri ‘ncor pì gròss a coj tapin ch’a l’han pa ij sòld për podèj tiré anans. ‘N car arcòrd ëd coj ch’a l’han lassane e foma cont ch’a sìo ‘ncor sì tra ‘d noi... ma soma ansian... godom-se ‘n po’ ‘dco noi col pòch ëd temp che ‘ncora a l’é restane da vive an cost mondass corm ëd sansùe mach bon-e a ciucé ‘l sangh ëd chëchëssìa. Passom-se un bel Natal con la famija, con Panaton e....delissiose bùe. L’ùslin a seurt chërpand la greuja dl’euv. La fior a s-ciòd slargand bin so bùt. L’Ann vej a-j lassa ‘l pòst a l’Ani Neuv e as na và strach, forse già stofi ‘d tut. Si sono uniti in matrimonio nella Chiesa Parrocchiale di Vinovo il 20 ottobre Luca Rinaldi e Marta Cecilia Gai. Giampiero e Mariangela Gai, in occasione del matrimonio della loro figlia Marta con Luca, hanno proposto l'idea "Un caffè al giorno con la Famija intorno". E così, 360 euro alla mano, hanno augurato lunga vita a "Il Vinovese", alla Famija e tanta felicità ai novelli sposi. Chissà che qualcuno non venga colto dal desiderio di accodarsi: avanti... c'è posto! Una proposta interessante da tenere presente ad ogni festa sia di matrimonio che di battesimo. BANCA DEL TEMPO: IL NUOVO PROGETTO "SPAZIO-COMPITI" Quest'anno, tra le attività, la Banca del Tempo, con la collaborazione del Comune di Vinovo, dell'Istituto Comprensivo vinovese e degli Istituti di Istruzione Superiore 14 Doimilatèrdes! Ti, come ‘n fiorelin, it nasse ‘n cost mondass pèrfid e ingiust; nòstra speransa a l’é ch’it pòrte ‘d bin për tant che as peussa vive con pì ‘d sust. Ti it naseras trames a sti paciòch, ma se la bon-a sòrt an giuterà a deurbe j’euj, pì nen esse ‘d fabiòch... ël mond as farà furb e a cambierà. La gent as salut-rà con ‘n suris, trionferà la bon-a visinansa, ij Pòpoj a diventeran amis e ‘n piasì fàit l’avrà ‘d riconossensa. E tuti ij Pòpoj ëd la nòstra Tèra se për boneur, un dì, ‘l canon a tas, a voreran mach pì vivës-ne ën Pas!! di Carignano e Nichelino, ha predisposto il Progetto Spazio-compiti. Tale progetto si propone di coin- Tanti Auguri Mario Giai -Via e Famija Giacomo Pido il coraggioso spazzacamino Le gesta raccolte in un libro Sabato 29 settembre, a Santa Maria Maggiore presso il centro Culturale “Vecchio Municipio”, si sono svolte le celebrazioni in ricordo di un avvenimento che ha portato agli onori della cronaca i Vigezzini ben 400 anni fa. Dopo la presentazione del volume: “Storia illustrata del piccolo spazzacamino che salvò il Re di Francia” rivolta ai ragazzi delle scuole elementari e medie per valorizzare le proprie radici e l’orgoglio di appartenere alla Terra Vigezzina, a cura del Sindaco Claudio Cottini che è anche Presidente del “Museo Regionale dell’Emigrazione Vigezzina nel Mondo”, si sono svolte le manifestazioni che hanno riportato alla memoria una storia importante e mai dimenticata dalla popolazione locale. La pubblicazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il Museo, l’Associazione Nazionale Spazzacamini, il Comune di Santa Maria Maggiore ed il Comune di Craveggia ove era nato il nostro piccolo spazzacamino nei cui archivi storici, sono custoditi i documenti che testimoniano la vicenda. C’è da ricordare poi un’altra pubblicazione in merito e precisamente “Viva gli spazzacamini – origini della fumisteria” di J.Odelin che fu un industriale ed anche anziano consigliere Municipale di Parigi editato a Parigi nel 1913 in cui l’autore, narra di aver scoperto un libro avente per titolo “I Mellerio, la loro origine e la loro storia" pubblicato nel 1895 da Joseph Mellerio, discendente di una famiglia di bigiottieri-gioiellieri noti in tutta Parigi. Egli racconta con grande semplicità la sua ascesa economica e di come gli spazzacamini divennero importanti negozianti e imprenditori nel corso della storia. L’emigrazione degli spazzacamini dalle località piemontesi, che al tempo della narrazione e dei fatti, appartenevano alla Lombardia, ed erano detti “Lombard” ed in special modo da Craveggia, iniziarono ad emigrare nel XVI secolo. I territori di cui parliamo erano, a quell’epoca, governati dal duca Massimiliano Sforza ma, nel 1515, il duca fu sconfitto a Marignano da Francesco I re di Francia che assoggettò i suoi territori. Questo fece si che non vi fossero problemi di sorta ad emigrare “nello stesso Paese” in quanto erano sudditi francesi ma gli spazzacamini che andarono in Francia non erano soltanto “fumisti” ma anche commercianti di piccola bigiotteria e venditori ambulanti. Percorrevano a piedi tutta la Francia in lungo e in largo con il riccio ed il raspo, strumenti da lavoro, e sulla schiena anche la cassetta a scomparti che conte- La copertina del volume che racconta le gesta dello spazzacamino che salvò il Re di Francia. neva la paccottiglia da vendere. Purtroppo i loro commerci infastidivano i negozianti locali che ne temevano la concorrenza e la situazione peggiorò gradualmente sino a creare un clima di difficile convivenza anche con la popolazione. Per di più “ghettizzati” in quartieri totalmente abitati da loro, vivevano con grande disagio ed anche un pizzico di paura la situazione che si era creata ma si distinguevano sempre nel loro mestiere ed erano chiamati nelle case nobiliari a svolgerlo perché abilissimi ed affidabili. In questo clima di non facile convivenza si innesta la vicenda narrata sia da Mellerio che dal volume realizzato per i ragazzi affinché la storia antica, che fa parte della Storia di oggi, non si perda e si mantenga nella memoria. I più abili spazzacamini, che provenivano da Craveggia, Malesco e Villette, erano addirittura chiamati a svolgere il loro lavoro alla Corte del Re. Uno di essi era particolarmente esperto e considerato dalla Corte; il suo nome era Giacomo Pido, villettese, responsabile della manutenzione del Louvre che a quei tempi, era la residenza reale. Nel 1612 regnava in Francia , sotto la tutela della madre italiana Maria De Medici, il giovanissimo Luigi XIII, orfano del padre Enrico IV assassinato nel 1610 per fanatismo religioso dal monaco Ravaillac. C’erano molte tensioni sociali nel Paese ed anche a Corte la vita era difficile e cospirazioni e complotti erano all’ordine del giorno con grande pericolo per l’incolumità della regina e dell’erede al trono. Si era in autunno e Pido, come sempre, fu incaricato di far pulire i camini del palazzo e così incaricò uno dei suoi giovani apprendisti di pulire un camino che gli indicò. Questo spazzacamino salì in un immenso camino, fece con scrupolo il suo lavoro e, quando fu giunto in cima, si riposò un momento e cantò per avvertire il suo padrone che aveva terminato il lavoro. La vista era splendida ed il giovane si mise a gironzolare intorno agli alti camini e, quando decise di ridiscendere, sbagliò camino poiché si assomigliavano tutti, e quando fu quasi ridisceso del tutto gli parve di sentire la voce del suo padrone. Il caminetto era chiuso da un grande paravento e lo spazzacamino capì di aver sbagliato canna e si preparò, silenziosamente, a risalire; stando ben nascosto fu però preso dalla curiosità di ascoltare ciò di cui si stava parlando nella stanza. Così scoprì che si stava tramando un complotto contro il giovane re Luigi XIII ed il suo governo: i congiurati stavano mettendo a punto il loro piano decisivo. Spaventato da quello che aveva appena sentito e temendo per la sua vita, se scoperto il suo nascondiglio ad opera di uno dei congiurati, risalì veloce il camino sbagliato e poi, trovato quello giusto, ridiscese . Quando il suo padrone, furioso per il suo ritardo, gli chiese motivo di ciò, lo spazzacamino gli fece cenno di non gridare perché gli doveva raccontare un segreto. Pido capì che gli doveva essere accaduto qualche cosa di particolarmente pericoloso e, in dialetto, gli ingiunse di non parlare in quel luogo poiché, essendo i servitori della regina quasi tutti italiani, avrebbero compreso la loro conversazione. La sera poi si fece raccontare con calma l’accaduto e comprese subito l’importanza e la gravità di quella conversazione e raccomandò al ragazzo di non rivelare nulla a nessuno se non voleva essere ucciso lui, i suoi parenti ed anche il suo padrone. La sera stessa Pido , che aveva le officine in via dei Lombardi, fece avvertire i decani della colonia che li aspettava a casa sua per comunicare loro un fatto importantissimo. Tadini, Del Braccio e Mellerio si recarono subito a casa di Pido e seppero del segreto e decisero che Pido, il mattino seguente, avrebbe chiesto un’udienza con la Reggente per svelarle il complotto in tempo utile per sventarlo. Tre anni erano passati da quando Enrico IV era stato assassinato a Ravaillac e Maria Adelaide de Médicis, madre del giovane Luigi XIII, reggeva il trono contornata da tantissimi servitori italiani di cui Pido era diventato amico e tra questi la capo cameriera della Regina la famosa Galilai. A lei si rivolse, pregandola, di dargli l’opportunità di parlare con la sovrana avendo un segreto di stato da comunicarle; per non destare sospetti, durante l’attesa della risposta, finse di sorvegliare i suoi operai. La reggente, che conosceva bene la colonia ossolano che risiedeva in via dei Lombardi, aveva avuto molta parte in causa nella nomina di Pido a fumista del Louvre e, messa al corrente della richiesta da parte della sua confidente, fece salire Pido da una scala segreta per il colloquio. Li Pido le raccontò cosa il suo apprendista aveva sentito e come si erano svolte i fatti e la regina lo ringraziò molto per la sua devozione e per il servizio che aveva reso al re ed al governo. Promise inoltre di ricompensarlo adeguatamente appena si fosse accertata della veridicità del fatto. Se Pido fosse stato ambizioso ed egoista, la sua fortuna personale sarebbe stata assicurata ma egli era un generoso dal cuore nobile e non volle approfittare della situazione per se stesso e perorò la causa dei suoi infelici patrioti e cioè la sua protezione, un regalo per il piccolo spazzacamino e dei privilegi per i tre paesi della sua Valle: Villette, Malesco e Craveggia. Egli si comportò davvero da eroe ed al suo coraggio il piccolo Luigi XIII dovette la sua salvezza ed il Decreto Reale che Maria de Mèdicis gli consegnò poco tempo dopo , complimentandosi ancora per la sua lealtà, gli accordò i privilegi che aveva chiesto. Vale la pena riportarne un "estratto” su richiesta presentata da Jacques Pido e (elenco dei richiedenti) nativi del paese della Lombardia, questo reame, affinché siano solo loro in Francia a potere praticare la loro professione della quale non possono vivere se non è loro concesso di commerciare le piccole merci che portano di solito nelle loro scatole decorate di cristallo detto Inluminet (chincaglieria) o semplice con volere del Re. Cessarono quindi le difficoltà che erano state portate avanti da Procuratore del re nel Distretto di Parigi che vietava la vendita delle chincaglierie dei fumisti ed addirittura la sua esposizione in pubblico. Fu così che divennero a tutti gli effetti commercianti ambulanti e si attirarono le ira dei negozianti che pagavano le tasse e protestarono furiosamente con il re che però, ricordandosi ciò che avevano fatto per lui i fumisti prese le loro difese ed emise un decreto simile a quello che, anni addietro, era stato emesso da sua madre. Così, dal 1635 sia l’industria della fumisteria che quella della bigiotteria si erano notevolmente sviluppati e fu necessario suddividerle e diventare o fumisti o commercianti di bigiotteria. Gli Acerro, i Guglielmazzi, i Mellerio, i Borgnis e i Dell’Angelo (di Craveggia) optarono per la bigiotteria mentre i Cottini, i Gunetta, i Del Braccio ed i Guglielmi, anche loro di Craveggia), restarono fumisti ed ognuna di queste famiglie conservò la sua professione sino al XIX secolo. Così la manifestazione che si è tenuta il 29 settembre a Santa Maria Maggiore ha voluto celebrare una storia che risale a moltissimi anni fa e che ha poi visto non solo lo sviluppo della fumisteria in Francia ma anche l’evoluzione dei bigiottieri che diventarono poi orefici di chiara fama in territorio francese e che, ancora oggi hanno negozi rinomati e di grande classe. Paola Alessandra Taraglio 15 Il punto sulla Chiesa di S.Croce Il completamento del restauro vale bene un investimento solidale Ampia veduta della pavimentazione riposta in opera con le mattonelle originarie e completata con le nuove mattonelle, sempre realizzate a mano. In alto: gli alpini Agostino Armando e Luigi Obito che, insieme ad altri volontari, si sono dedicati ai “lavori pesanti”. A fianco: rosone parietale con dipinta una conchiglia simbolo della Vergine ma anche di San Rocco. Sotto: primo piano della grotta della Madonna di Lourdes con l’altare di marmo abilmente rimesso a nuovo dalla ditta Imberti. Questi sono giorni di visita alla Chiesa di S.Croce detta dei Batù, perché ci sono i presepi in pre parazione. Ma noi vogliamo fare il punto sui lavori di restauro della Chiesa seicentesca. Si è completato il rifacimento del la parte posteriore della chiesa che una volta era dietro l’altare e conteneva il coro ligneo. Oggi si può ammirare l’ancona con le sue colonne completa mente restaurate, con lo Spirito Santo che ci guarda dall’alto e tutto il complesso rifulge dei co lori originali e di una sistemazione in completa sicurezza. Lungo le pareti sono appoggiati i ‘dorsali’ posteriori del coro ri portati a nuovo, con i sei pannelli rubati in passato, rifatti in noce massiccio. Non si è avuto tempo di procedere al completamento definitivo per via dell’allestimen to dei presepi: sarà fatto a mostra conclusa. Nelle pareti sono stati ridipinte le decorazioni floreali e a croce (co me le originali) e restaurati i due lampadari a gocce. Poiché tutto il pavimento è stato tolto mattonella per mattonella, per realizzare un vespaio a prote zione dell’umidità, si è provvedu to ad installare anche un sistema di riscaldamento che, grazie agli installatori, è costato solo per il materiale utilizzato. Il pavimento è stato quindi ri posto in opera con l’aggiunta di nuove mattonelle, sempre realiz zate a mano, per completare la zona dove in passato aveva su bìto danni. E questo lo si deve alla grande maestria dei volontari che hanno lavorato con impegno e, diciamo lo pure con fatica e tanto sudo re, perché tutto ritornasse come l’antico. Anche la Ditta Imberti si è impe gnata gratuitamente a restaurare i due altari di marmo che si trova no a destra e sinistra dell’entrata. E quello a destra con la Madonna di Lourdes si può già ammirare lucente, che più lucente non si può. Va ricordato che su tutti i la vori veglia (forse fin troppo) la Sovraintendenza dei Beni Cultu rali di Torino sempre pronta a consultare antichi documenti per assicurare l’assoluta rispondenza con gli originali dell’epoca. Ma ora parliamo del futuro: ancora tanto da fare nella parte anteriore, il ripristino delle pareti, l’illumina zione, la parte lignea dell’entrata con tutte le modanature dorate, il bellissimo organo. Ma i soldi sono finiti ! Lanciamo un appello a tutte le as sociazioni Vinovesi: prima di or ganizzare eventi per raccogliere fondi per restaurare opere situate in altri paesi pensiamo a comple tare quelli del nostro. Sono certo che tutti i Vinovesi approveranno e saranno riconoscenti verso tutti quelli che vorranno concorrere a far risorgere il ‘passato’ della no stra bella Vinovo. Il Comune ha dato l’esempio: mentre procede al rinnovo della piazza comunale ha deliberato una prima tranche di € 10.000 nel 2013 per la Chiesa dei Batù. E come sempre un appello ai Vinovesi, siate generosi e colla borate con noi in questa grande opera di restauro di un’autentica reliquia del 1600: la straordinaria CHIESA DI SANTA CROCE, CONFRATERNITA DEI BATU’. Grazie, grazie a tutti ! A sinistra: la bellissima ancona con i Ss. Andrea e Lorenzo tornata all’antico splendore. In alto: i tecnici della ditta Lettario intenti al montaggio dell’impianto di riscaldamento. A fianco: rosone parietale con dipinto un cuore con rose, simbolo d’amore, sormontato dalle fiamme della passione di Cristo e circondato da un’aureola di raggi, regalità e rinascita. Sotto: il “Cristo benedicente” dall’alto dell’ancona. Quando l’agricoltura incontra i saperi del passato Vera Miletto Scuero: il ricordo di un amico Francesco Bergamasco (a sinistra nella foto) ritratto nel magazzino presso la sua abitazione, assieme al nostro redattore Gervasio Cambiano e al fratello Michele. Il 16 settembre scorso ci ha lasciati Francesco Bergamasco, all'età di 72 anni. Figura notissima nel paese, con il fratello Michele aveva aderito ad una recente iniziativa della Famija Vinovèisa: nell'edizione di marzo di questo giornale, a firma di Maria Grazia Brusco, avevamo pubblicato un articolo sul mondo contadino del passato e i fratelli Bergamasco ci avevano accolti con simpatia e disponibilità nel loro cortile. Con dovizia di immagini e di aneddoti ci avevano descritto il loro modo di interpretare l'agricoltura e la zootecnia rimasto praticamente immutato negli ultimi cinquant'anni e, a testimonianza di questo rispetto estremo per la tradizione, ci avevano mostrato una grande varietà di attrezzi, di recipienti, di utensili e di macchinari costruiti artigianalmente che per decenni, se non per secoli, sono stati usati nelle cascine e nelle campagne prima dell'avvento della tecnologia. Le fotografie di questa variata oggettistica corredano il nostro “Armanach 2013”, che è appunto dedicato all'agricoltura. Francesco Bergamasco era un uomo mite e gentile, forse un po' chiuso di carattere, ma sempre disponibile al dialogo e al sorriso, semplice e sensibile. La notizia della sua scomparsa, ha destato sorpresa e cordoglio nell'intera comunità vinovese, ma più di tutti ne patisce ora la mancanza il fratello Michele, che è rimasto solo nella casetta di Via San Desiderio e fatica a rassegnarsi alla perdita del congiunto con cui ha diviso pacificamente e operosamente tutta la vita. Quanti ricordi nella lunga vita ricca di lavoro e tribolazioni Breve storia della centenaria Nonna Vincenza Questa volta è toccato a Garino festeggiare il bel traguardo dei “100 anni” raggiunto da una nostra concittadina: la Sig.ra Zizzi Anna Vincenza (da tutti conosciuta col nome di nonna Vincenza). Nata il 24 ottobre 1912 a Cisternino (Br). Vincenza si è sposata nel 1932 con Francesco Blonda. Insieme al marito, si occupava dei lavori in campagna, coltivando uliveti e vigneti di proprietà dei suoceri in Puglia. Pochi anni dopo il matrimonio, mentre era in dolce attesa della loro figlia primogenita, Francesco partì per la guerra in Abissinia. In questi anni Vincenza continuò ad occuparsi della famiglia e del lavoro, mentre Francesco faceva la spola tra la guerra d’ Africa e casa. Altri due figli furono concepiti in questo periodo. Al termine dei conflitti, tornato definitivamente a casa, Francesco tornò ad occuparsi del lavoro agricolo insieme alla sua Vincenza. In quegli anni Vincenza dovette affrontare grossi problemi di salute che riuscì a superare, come era solita ricordare, grazie all’intercessione di S. Francesco al quale era profondamente devota. Infatti, dopo una serie di interventi chirurgici piuttosto importanti, Vincenza finì in coma e, proprio durante lo stato di incoscienza, il Santo le apparve in sogno rassicurandola sulla propria guarigione. Il giorno successivo le sue condizioni incominciarono a migliorare e negli anni a venire portò alla luce altri tre figli. Nel 1982 venne a 18 Anna Vincenza attorniata dai nipoti nel giorno del suo importante compleanno. mancare il marito e dopo alcuni anni di vedovanza, rimasta sola al paese, in quanto i figli si erano trasferiti ,chi in Piemonte, chi in Lombardia ed uno addirittura in Venezuela, decise di risposarsi con Antonio, un simpatico vecchietto che le fece parecchia compagnia. Con il secondo marito Vincenza visse circa 11 anni, poi rimase nuovamente vedova. I figli troppo lontani dalla mamma decisero di farla trasferire al nord. Vincenza, lucida ed autosufficiente fino ad un paio d’anni fa, amava preparare le orecchiette in casa, ricordo della sua Puglia, così come si dedicava volentieri a lavori di rammendo e cucito e, come raccontano i familiari, era molto pignola per l’ordine e la pulizia. La figlia ricorda che fino a 3 anni fa, quando Vincenza sentiva suonare il campanello, correva subito davanti allo specchio a pettinarsi e a verificare che tutto fosse a posto. Oggi, pur senza particolari patologie, ha perso la sua autonomia e viene accudita a turno dai figli. Mamma di 3 figlie e 3 figli, nonna di 12 nipoti e 9 pronipoti ha celebrato il compleanno alla Polisportiva di Garino attorniata da parenti e amici ed alla presenza del Sindaco Maria Teresa Mairo e del vicesindaco Franco Cerulli. La Famija Vinovèisa si unisce a quanti hanno voluto festeggiarla porgendo a nonna Vincenza gli auguri più sinceri. Maria Grazia Brusco AUGURI DAGLI AMICI DEL PRESEPE Natale è arrivato! L’anno che sta per finire ci lascia un bagaglio non indifferente di incertezze e preoccupazioni, ma Natale è Natale, Natale è la “Festa”. Gli auguri saranno appena sussurrati, non ci saranno manifestazioni di ricchezza e abbondanza, ma forse proprio per questo le festività saranno più sentite, più autentiche, più vere. Si riscopriranno i valori, le emozioni saranno vissute nell’intimità della famiglia e degli amici più cari. Lo spirito di fratellanza e dell’amore universale saranno, ancora una volta, rimessi a nuovo e, anche se solo per un momento, il mondo si illuminerà di speranza. E, se insieme ai buoni propositi uniremo un pizzico di fantasia e tanta buona volontà il Natale sarà davvero bellissimo. Buona volontà che di certo non manca agli “Amici del Presepe” che anche quest’anno, come da tradizione, hanno allestito la bella esposizione, dedicata alla memoria di Angela Penati, nella Chiesa dei “Batù”. Gli artisti si sono impegnati al massimo anche se i loro lavori sono stati realizzati in dimensioni ridotte, causa i lavori di restauro in pieno fervore. Pian piano i materiali hanno preso forma; il colore, le luci e gli elementi hanno trovato la giusta armonia che, legata a passione e semplicità, ha dato a tutte le opere esposte il calore del Natale. Sostenere questa bella ed apprezzata iniziativa significa mantenere le tradizioni e offrire agli artisti uno stimolo per andare avanti. Le tante piccole natività creano un’atmosfera magica, mentre nell’abside della chiesa, come un’elegante cornice, i dorsali del coro ligneo, in attesa dell’ultima fase di restauro, danno bella mostra di sé ricordandoci che tutto ciò che viene dal passato, con le dovute cure, si rigenera tornando ad essere attuale e “vivo”. E’ questo il nostro Natale … ieri, oggi, domani affinché quegli auguri appena sussurrati prendano voce catturando i nostri pensieri e il nostro cuore. A tutti BUONE FESTE! Maria Grazia Brusco Sacro e ordinario per scoprire le gesta di S. Martino La 35ª edizione svoltasi nel borgo omonimo Ancora una volta la tradizione popolare consolidata dell’estate di San Martino si è realizzata in pieno. Il tempo minacciava pioggia ma domenica 11 novembre un rasserenamento generale del cielo ha permesso di festeggiare in allegria il Santo Vescovo di Tours presso l’omonima Cappella situata all’estremo nord est del paese. Questa era, da tanto tempo, la festività che per tradizione chiudeva l’annata agraria e le famiglie dei fittavoli e mezzadri “facevano San Martino” cioè cambiavano casa. Quindi era veramente una festa molto sentita e partecipata. Il Comitato del Borgo con la collaborazione della Pro Loco di Vinovo hanno organizzato il pomeriggio iniziando con la distribuzione della polenta e salciccia agli intervenuti. L’odierna edizione della Festa (la 35ª per esattezza da quando si è ripresa a metà anni '70 dello scorso secolo) ha visto anche la produzione di torte fatte in casa San Martino 2012. Don Marco celebra la S. Messa con un chierichetto d'eccezione: Agostino Arnosio. da alcune volenterose famiglie del Borgo, che divise in fette sono state offerte ai presenti. La Santa Messa vespertina delle ore 18 celebrata dal Parroco don Marco Ghiazza ed allietata dalla Cantoria parrocchiale ha concluso la giornata. SE IL FATO DIVENTA REALTÀ Gli acciacchi degli anni Vinovo, il 19 novembre u.s. la Signora Maria Burzio ved. Navone, ritratta accanto alla figlia Maria Rita, ha compiuto 101 anni. Per l'occasione il nostro parroco Don Marco ha celebrato una S. Messa di ringraziamento presso la sua abitazione. E’ proprio vero! Quando le cose si vogliono combinare, il più delle volte, diventano quasi impossibili, mentre quando subentra il fato, il caso, emergono fatti inverosimili. Agostino Arnosio e Pietro Lardone entrambi abitanti nel Borgo di S. Martino, sono nati nello stesso anno e nel medesimo paese, Vinovo. Ad un certo punto della vita, per pura coincidenza decidono di far parte dell’Avis vinovese. Oggi domenica 14 ottobre 2012 senza aver programmato nulla, si trovano insieme a celebrare i 40 anni di matrimonio nella Parrocchia LA FILOSOFIA Come ch'a në dis la siensa, i soma ëd bestie come j'àutre. Peuiu për rendne superior a l'han butane ant ël sërvel tansipòch d'inteligensa ch' arconòss ël brut dal bel, e ch'an serv ëdcò a pensé. Ma purtròp a tanta gent a l'han butajla sota ij pé. A l'é staje peui Platòne, ch'a l'ha dine che Nosgnor a l'é bel, l'é brav e giust, a peul nen fè gnun-e còse brute, grame e sensa sust. Ma përché a l'ha cre-à l'òmo? Anco gnun a l'ha spiegalo. E 'l diavleri chi l'ha falo? Ch'a në smija così tant, a fà la lòta contra 'l bin, fé 'd mal për chiel a l'é 'n vant. Aristòtele, anche Cònfucio, san Gustin, Sòcrate e Kant, teste fin-e 'd pensador, ch'a l'han tut capì dla vita a l'han dit e 'dcò scrivù com as dev comportesse për andé a finì lassù. Ma adess lor a son mòrt, a l'han lassame 'mbelessì con la mia filosofìa ch'i continuo a nen capì. Giancarlo Casalegno Rivoli (TO) di San Domenico Savio a Garino. Eccoli fotografati a fine cerimonia in chiesa con le rispettive mogli, Gabriella ed Angela, anche loro avisine. Ma non basta. Nella foto ci sono pure Franco Gallesio con la moglie Lisabetta, che celebravano i 30 anni di matrimonio, il fotografo vinovese Matteo Cammarano che ha curato il servizio fotografico e Don Marco Ghiazza, nostro amato Parroco che ha celebrato la funzione, tutti Donatori!, tutti avisini! Se si fosse voluto combinare una cosa del genere difficilmente ci si sarebbe riusciti, anzi sarebbe stato sicuramente impossibile, dato l’elevato numero di variabili in gioco, ma si sa al destino non si comanda. Pietro Lardone STANTAGN Stantagn, a l'improvista un vel, lontan a l'é volà, a l'é deurbisse a la vista, ëd mia vita, la verità. Stantagn a son passà! Sicura 'd meno a më speta 'ncor Chi sa come am capiterà? Am pija l'afan, la por. Vàire face dnans a mi Mincaun-a con ij sò arpròcc, a më stan dapress minca dì, carià dzora a mè biròcc. Che mond da l'àutra part? A-i sarà pietà 'd mie debolësse o am manderan trames jë scart? Belavans a-i é pa 'd certësse. Ël giudissi dla cossiensa Am lassa ant ij sagrin. Rivà giumai a la scadensa, serco 'd comportme 'n po' dabin. Beppe Sinchetto Moncalieri (TO) Il gruppo di sposi con fotografo e Parroco donatori AVIS. 19 preso con Sé, stringendolo al suo Cuore Immacolato, per introdurlo alla festa eterna di innumerevoli figli suoi, già al sicuro nella Casa del Padre. Veramente Maria era sempre stata accanto a Francesco, custodendolo con amore materno, vegliando sui suoi passi e il figlio, Francesco, con la sorella Luigina, angelo della sua vita, ogni sera andava virtualmente a Lourdes a pregare con i pellegrini alla Grotta la corona del Rosario. Così da anni quasi sino agli ultimi giorni del suo pellegrinaggio terreno. L'addio a lui da parte di innumerevoli persone che l'avevano conosciuto, avvenne nella Chiesa di Maria Addolorata, là presso il Camposanto, dove ora riposano le spoglie mortali di Due immagini di Francesco: da giovane campione di bocce e negli ultimi anni della sua vita. La Vergine SS., Madre di Dio e Madre nostra, prima che si levasse l'alba del giorno che la tradizione popolare a Lei dedica, è scesa accanto a Francesco, l'ha Francesco in attesa della risurrezione nell'ultimo giorno, tutto e sempre nel nome e nel segno di Maria. Francesco: un figlio tanto ama- Gli Inserzionisti augurano a tutti i Lettori BUONE FESTE Marmi - Pietre Graniti - Onici Viale Rimembranza, 23 10142 NICHELINO (TO) Lavorazioni edili e funerarie Progettazione d’Interni Arredamento Tel. +39 011 680 95 16 Fax +39 011 627 28 13 Imberti geom. Antonio 20 www.imbertimarmi.com [email protected] P.I. 06262740019 to da Maria e che tanto rassomigliava alla Madre: mite, umile, paziente, retto e onesto, silenzioso e laborioso, schivo di lodi, saggio. Rifuggiva dalle luci dei palcoscenici; si poneva e restava ai margini senza far rumore, senza menar vanto per cosa alcuna. Il suo era il linguaggio evangelico: sì, sì; no, no. Pregava con fiducia: la sua vita, serena e tranquilla, era preghiera. Quando il Signore lo chiamò ad entrare nella sua gioia, avevamo appena celebrato la solennità di tutti i Santi. Chi sono i Santi? Sono coloro che hanno ascoltato la Parola di Dio, traducendola in vita. Coloro che hanno camminato umilmente nel solco della Volontà di Dio, collaborando al suo progetto di salvezza, che a Lui, in Lui si sono abbandonati con semplicità e si sono donati, senza riserve, ai fratelli con opere di carità silenziosa. Questo è stato Francesco, un santo, quindi. Noi lo abbiamo conosciuto solo indirettamente attraverso la sorella Luigina, e l'abbiamo subito stimato e amato. Solo un piccolo aneddoto. Essendo venuto a conoscenza che eravamo impossibilitate a coltivarci un po' di terra, lo fece lui per noi, silenziosamente, cosicché ogni tanto ci giungevano i prodotti dell'orto di Francesco, diventato anche il nostro orto. Caro Francesco, amiamo pensarti come un bambino, placidamente addormentato sul cuore di sua Madre. In Cielo avrai trovato un pezzo di terra da coltivare con gioia e senza fatica, ora ne attendiamo ancora i frutti e gli ortaggi. Grazie!!! Quando venimmo a conoscenza del tuo trasferimento definitivo, nella Patria comune, sgorgò dal nostro cuore il canto del Magnificat per le grandi cose, per le meraviglie che in te ha operato il Signore. Deo gratias!!! Le tue sorelle del Monastero di Cavoretto ARMANACH 2013: UNA TESTIMONIANZA DEL TEMPO PASSATO Per le prossime festività di Natale e nuovo anno uscirà al pubblico L’Armanach 2013 della Famija Vinovèisa. La storica iniziativa esce ormai puntuale ogni anno per la 27 annata. Molta strada si è fatto dalle prime edizioni degli anni '80 quelle ancora curate per la parte in lingua piemontese dal “ragio” Giuseppe Aliberti. L’odierno Armanach oltre a riportare proverbi e modi di dire in piemontese ed in italiano per ogni giorno dell’anno, ogni pagina bimensile, ha un bella illustrazione ricavata da vecchie fotografie riguardanti gli antichi mestieri contadini che un tempo erano veramente l’economia portante del nostro paese. La mietitura e trebbiatura del grano, i “giardinè” ossia gli ortolani, l’aratura dei campi e la figura ieratica del seminatore sono le figure d’un tempo che illustrano le pagine dell’Armanch 2013. Come al solito un bel gruppo di persone vi ha lavorato: Vera Miletto Scuero, Rino Visconti, Giovanni Alessiato, Gervasio Cambiano. Ad multos anno! ASSISTENZA E VENDITA AUTO NUOVE E USATE INSTALLAZIONE IMPIANTI GPL “LANDI” Renault Pautassi VINOVO Via Cottolengo, 96 Tel. 0119 652 304 augurando au tor e I cari ricordi della vita di Francesco Leggero Un uomo silenzioso e laborioso , d a À a è fotogr Buone Feste stampa con arte i tuoi scatti natalizi Via Cottolengo, 22 - Vinovo - Tel. 0119 653 617 dove erano dislocate le nostre Divisioni di Fanteria mal armate, peggio equipaggiate e mal nutrite. Iniziò così la tragica “ritirata di Russia” rimasta impressa in tutte le famiglie italiane. In Piemonte, come nel Nord Italia, siamo abituati a pensare agli alpini in Russia, ma l’ARMIR ( cioè l’Armata Italiana in Russia) era composta da ben 7 divisioni di fanteria, due di Camice Nere, e poi artiglieria e cavalleria, bersaglieri, carabinieri ed i migliori specialisti di tutte le armi: genieri, autisti, le armi chimiche e financo l’aviazione. In tutto ben 220.000 soldati e 7000 ufficiali. Il fascismo ci teneva a fare bella figura davanti ai tedeschi. Cosa che non avvenne perché lo sfondamento del fronte fu il risultato del cedimento delle nostre deboli linee di difesa: un fante per lo più armato del vecchio fucile 91 ogni 7 metri di prima linea. Per circa venti giorni una fiumana di soldati italiani, tedeschi, romeni ed ungheresi (tallonati dai blindati russi) si riversarono a piedi verso le retrovie prima di fermarsi alle linee di resistenza L`EPOPEA DEGLI ITALIANI SUL DON Dicembre 1942: bono talianski Russia 1942. I genieri italiani gettano un ponte di barche sul fiume Dnjepropetrowsk. ell’inverno 1942-43 avvenne la vera e propria svolta nella guerra in corso dal 1940. Da quel momento le potenze dell’Asse (Germania nazista ed Italia fascista) iniziarono l’inarrestabile declino fino alla sconfitta finale. Mentre in Africa pur ridotti alla sola Tunisia, italiani e tedeschi resistevano ancora abbastanza bene, all’altro capo del teatro europeo della guerra e cioè sul fronte del fiume Don nella Russia meridionale, la formidabile potenza dell’ Armata Rossa vinse la battaglia di Stalingrado grande città industriale sul Volga, strappandola ai tedeschi dopo inanerrabili sofferenze d’ambo le parti. A metà dicembre 1942 i russi sfondarono il fronte tra il settore tenuto dai romeni e quello tenuto dagli italiani lad- N Russia gennaio 1943. La colonna degli alpini della Divisione Julia in ritirata verso Nikolajewka. L’AVIS VINOVO augura a tutti i vinovesi sinceri auguri di pace e prosperità FOCO COSTRUZIONI FILIALE DI VINOVO Via Cottolengo, 46 Tel. 011 962 3395 - Fax 178 27 01 674 www.iviaggidilitta.it e-mail [email protected] di Geom. Giampiero Foco Via Gioanetti, 9 10048 Vinovo (TO) Tel./Fax 011 9653885 Cell. 334 9135032 [email protected] COSTRUZIONI RISTRUTTURAZIONI MANUTENZIONI CIVILI E INDUSTRIALI 21 imbastite in fretta e furia dai tedeschi. Al capo nord del fronte tenuto dagli italiani rimase fermo e compatto il Corpo d’ Armata Alpino composto dalle Divisioni Cuneense, Julia e Tridentina e dalla malandata divisione di fanteria Vicenza, permettendo lo sganciamento di quel che rimaneva delle divisioni italiane. Poi da metà gennaio anche gli alpini si ritirarono verso ovest. C’è una famosissima fotografia che ritrae una lunghissima colonna di soldatini intabarrati in coperte, pastrani, giacconi stracciati, povere macchie nere sullo sfondo della neve. Le famose “100.000 gavette di ghiaccio”. E poi dopo 15 giorni con il disperato assalto al sottopassaggio ferroviario di Nikolajewka gli alpini superstiti riuscirono ad aprirsi un varco verso l’ovest. Perfino il Comando sovietico riconobbe il valore del Corpo d’Armata Alpino. La Divisione Cuneense, una forte e salda unità militare già molto provata in Albania, risultò distrutta al 92%. Cioè su circa 20.000 alpini se ne salvarono meno di 2000. Si può ben dire che ogni famiglia della “Granda” ebbe un disperso in Russia. Nei paesi del saluzzese, albese, monregalese e cebano, e per le vallate alpine, lunghi elenchi di morti e dispersi costellano le lapidi dei caduti. Per quanto riguarda Vinovo i militari nella sfortunata campagna di Russia furono una dozzina. I dispersi e deceduti con data certa furono: Sussio Ottavio alpino del famoso “Doi” cioè il 2 Reggimento Alpini, scomparso a metà gennaio 1943 nei primi giorni della ritirata, Boretto Lorenzo artigliere del Reggimento Casale morto a Kashari il 21 dicembre 1942 ed il tenente medico Aldo Canuto già medaglia di bronzo per la campagna sulle alpi del 1940, del 53 Reggimento Fanteria Divisione Sforzesca preso prigioniero dai e sorridente persona che spesso si può incontrare per Vinovo. Straordinari i cappellani militari: dai più famosi padre Brevi e don Gnocchi, ai piemontesi don Italo Ruffino oggi decano del clero diocesano poiché ha compiuto 100 anni lo scorso ottobre cappellano al Comando divisionale della Divisione Torino, al valsusino don Rinaldo Trappo cappellano del battaglione alpini Ceva, mancato lo scorso anno, a don Francesco Testa cappellano del Battaglione alpini Borgo San Dalmazzo e tanti altri. Tutti furono, oltre che sacerdoti, veri fratelli e compagni d’arme per il gregge grigioverde a loro affidato. Gervasio Cambiano Torino 1939. Antonio Ragusa il primo da sinistra, "Giuanin" Boretto del Belriparo il quarto da sinistra col bicchiere in mano. russi e poi deceduto nel campo di prigionia di Susdal. A questi va anche aggiunto Picco Giovanni alpino del Battaglione Mondovì, disperso nel gennaio 1943, la cui famiglia originaria di Centallo venne ad abitare a Vinovo al principio degli anni 40 con la guerra ancora in corso e poiché ha la lapide nella tomba di famiglia nel Cimitero di Vinovo Pier Luigi Piccolo deceduto nel gennaio 1943. Altri sette parteciparono a quella tragedia ma riuscirono a tornare a casa. Ragusa Antonio e Gerlo Emilio autisti dell’ autocentro di Torino che fecero tutta la campagna di Russia sotto il famoso imperativo urlato dagli ufficiali “spingere”. Fango, neve e gelo, avevano eliminato ogni traccia di strada o pista nella steppa e costringevano gli autisti a spingere a forza di braccia i propri automezzi. Mola Michele geniere del Battaglione Genio Divisionale, era già stato in Somalia a costruire strade e poi nel 1941 venne inviato in Russia con il primo contingente italiano del CSIR. Raccontava con ironico distacco, che si fece tutta la Russia andata e ritorno a piedi quasi senza metter piede su di un automezzo. Racca Giovanni “Giuanin”, fante del 51 Reggimento Divisione Sforzesca, catturato dai russi nel gennaio 1943 portato in un campo di prigionia in Siberia. Dato per disperso in Italia, ritornò a casa quando più nessuno se lo aspettava nel novembre 1946 con un piede congelato e 4 anni di prigionia nell’ Arcipelago Gulag sulle spalle. Bevilacqua Michele originario di Moncalieri sposatosi poi a Vinovo nel dopoguerra, fante del Battaglione Lanciafiamme e l’Ingegniere Italo Fovanna originario del Lago Maggiore trasferitosi poi a Vinovo negli anni 80 dello scorso secolo e sotto tenente del Battaglione Genio Armi Chimiche poi partigiano con “Mauri” nelle alte Langhe. Infine va ricordato con simpatia uno degli ultimi viventi di tale tragedia. Monge Giuseppe originario di Busca venuto ad abitare a Vinovo col fratello nel 1955. Giovane recluta del battaglione Alpini Dronero, dopo la ritirata di Russia (ricorda in particolare con tanta emozione i fatti di Gomel) fu prigioniero in Germania fino al 1945. Tutt’oggi è una cordiale Dall'album dei ricordi Pina Ballesio Canalis ritratta nel suo giardino con la figlia Marilena e il figlio Carlo. Materiali Edili DI VALLERO & C. s.n.c. VINOVO (TO) Via Parisetto, 20 - Tel. 0119 651 221 VERNICIATURA A FORNO BANCO DI RISCONTRO SCOCCHE VETTURA SOSTITUTIVA ADERENTE ACCORDO ANIA RECUPERO DANNI Via Tetti Grella 90/2 - VINOVO (TO) - Tel. 011 9 652 818 22 Erbe - Spezie Mieli Cosmetica naturale Via S. Bartolomeo, 6 Tel. 011 9 652 984 VINOVO (TO) Associato e mail [email protected] sede legale - via Gavuzzi n. 11 sede operativa - p.za Rey n. 1 corrispondenza - via Gavuzzi n. 11 p.za L. Rey n. 1 - Tel. 011.965.1969 Il Direttivo Augura Buone Feste DUE CARE FIGURE DELLA VINOVO D`ANTAN Piccolo mondo antico ono passato per caso una domenica mattina davanti all'asilo infantile “Luigi Rey”; ho visto il portone socchiuso e una suorina, minuta minuta, che pazientemente raccattava da terra della carta lasciata cadere proprio davanti alla soglia da qualche passante distratto o, più verosimilmente, maleducato. Incoraggiato dall'aspetto sorridente e disponibile di quella personcina, le ho chiesto di allargarmi un po' lo spiraglio della porta per permettermi di rivedere ancora una volta l'interno di quella scuola, dove quasi novant'anni fa, come scolaretto, forse un po' troppo vivace e birichino, mi recavo ogni mattina con il cestino della mia merenda. Un'ondata di ricordi, alquanto sfuocati per la lontananza, mi ha assalito. Avendone già parlato in altre occasioni, non voglio qui ripetermi. Desidero invece parlare di un'altra nostalgica reminiscenza. Alla suorina, che non conoscevo, avevo rivolto la parola in italiano, cosa che faccio sempre mal volentieri a Vinovo: mi ha risposto nella stessa lingua e mi ha offerto sollecitamente di accompagnarmi all'interno per un giro di visita, durante il quale le è sfuggita una frase in dialetto. Ho afferrato, come sempre, l'occasione al volo e ho cambiato immediatamente e con grande piacere registro al mio discorso. Ne è venuta fuori una notizia che ha gonfiato ancor più l'ondata della mia nostalgia e del mio intenerimento: la suorina era la figlia di Marianin Gay e di Giacolin Pipino. Allora mi sono rivisto tra i banchi della scuola elementare a fianco di Marianin, sotto la guida dell'indimenticabile maestra Metilde Gay Stardero, con tanti compagni e compagne che non ci sono più: Teresa Dao, S Durante la cerimonia di consegna del Premio Bravo 1990 si riconoscono nella fotografia: suor Rosanna Pipino, la mamma"Marianin", il papà "Giacolin" festeggiato e il commendatore Michele Bertero. Giovanna 'd Dere, Baldo Gho, Biele Olivero, Giovan del preive, Pierin Grindatto, Vigin Grana, Guido Ferrero, Pino 'd Plasa, Tonin Meinard, disperso nei Balcani durante la guerra, sono i nomi che in questo momento si affacciano alla mia memoria. Poi il pensiero è scivolato sulla figura, austera e dolce insieme, del padre della suorina, Giacolin Pipino, una delle coscienze più rette e più limpide che io abbia conosciuto nella mia, ormai troppo lunga, vita. L'ho rivisto nella tribuna, che i vinovesi chiamavano orchestra, in fondo alla chiesa, con le dita distese sulla tastiera dell'organo parrocchiale e gli occhi fissi sullo spartito NAFTA - GASOLII da riscaldamento e autotrazione COMBUSTIBILI Eredi ferrero c. Deposito e Uffici: Via Sestriere 41/7 VINOVO - Garino (TO) Tel. 011 9 651 443 della musica da eseguire nelle cerimonie religiose. Era per lo più quel canto gregoriano che, sciaguratamente, è stato lasciato cadere per far posto a note, a tratti più adatte alle discoteche e alle movide che non alle cerimonie sacre. Suonava con passione e, insieme, con fervore religioso, il buon Giacolin e spesso la maestria delle sue esecuzioni copriva le sbavature della non intonatissima cantoria di allora ( punto a vantaggio dei giovani cantori odierni: cantano e suonano senza mai stonare, anche se la musica è quella che è) . Suonava Giacolin nelle messe solenni delle grandi festività, tra il profumo dell'incenso e il canto dei fedeli o della cantoria, e nelle serate fredde della novena di Natale (altra tradizione che ha ceduto il posto a nuove forme, assai meno coinvolgenti e affascinanti, di liturgia), accompagnando il canto latino delle profezie messianiche, che nessuno capiva ma che entravano nel cuore di tutti, perchè tutti istintivamente le vivevano come preannuncio della intima gioia natalizia. Echeggiavano, tra le navate dall'intonaco trasudante e trascolorante (sarebbe toccato più tardi all'infaticabile don Gerardo la non facile impresa di rifare il volto a tutta la chiesa) le note solenni di quella musica, sollevate dalle dita dell'or- MACELLERIA B RGO DEL Da Francesco Qualità eCortesia VINOVO - Via G. Cottolengo 1/C - Tel. 0119 931 285 Ferramenta - Colori di Negro Giovanni Costruzioni - manutenzioni - ristrutturazioni Sede Legale: Via Cottolengo 96/2 10048 Vinovo (Torino) Tel./Fax 011 9 652 205 e-mail [email protected] Cod. Fisc. / P. iva 10059820018 Via Cottolengo, 66 10048 VINOVO (TO) Tel./Fax 011 9 624 061 Cell. 338 9 301 955 E-mail: [email protected] 23 Riflessioni nostalgiche sulla fabbrica di conserve alimentari “Martino” Uno sbiadito ricordo di attività passate Vogliono le statistiche che la Facoltà universitaria di psicologia, oltre che essere una delle più affollate, sia anche una delle più prolifiche produttrici di disoccupati. Io non so fino a che punto abbiano ragione; però constato che gli psicologi seri - e ce ne sono - hanno ragione quando affermano che basta talvolta un minimo propellente per risvegliare dal il loro carico alla pesa pubblica sulla piazzetta di fronte all'attuale caserma dei carabinieri (il “Littorio” nella parlata popolare), poi andavano a riversarlo nella fabbrica di borgo San Martino. Vi lavoravano parecchie ragazze del paese insieme za Marconi, allora semplicemente la “piasa”, nel dehors della “Stella d'Italia”, nel quale ogni sera si radunavano a sorseggiare un caffè i vip di allora, al signor Martino, che domandava: ”Che cosa deve fare mio figlio che ha poca voglia di studiare?” il caustico avvocato Canavero rispondeva, non senza una dose di benevola impertinenza, “ Fagli Il logo della fabbrica usato nelle carte intestate. Suor Rosanna Pipino davanti alla Statua della Madonna nell'Asilo Rey. ganista, e i fedeli se le sentivano ancora risuonare negli orecchi anche quando, finita l'esecuzione, quelle agilissime dita si alzavano dalla tastiere e rimanevano sospese a mezz'aria, mentre l'organo, spento l'ultimo brontolio, taceva. Forse nei miei sfoghi di nostalgia mi lascio troppo facilmente vincere dal sentimento. Eppure i miei allievi di un liceo di Torino, durante le discussioni in classe, che allora si facevano in un clima sereno e non astioso, mi rimproveravano di essere un vecchio illuminista, maniacalmente attaccato al desiderio di razionalità. Allora, però, ero un giovane pugnace e dialettico, non un nonagenario debilitato, che galleggia stentatamente sui ricordi e sui rimpianti. Ludovico Griffa nostro subcosciente ricordi sepolti da anni. Ne ho avuto la prova un mattino quando al supermercato il mio sguardo per caso si è posato su un banco di peperoni in offerta. Era un piccolo strato di frutti di calibratura perfetta, lucidi come se fossero tirati a cera, splendenti in una meravigliosa policromia che andava dal rosso acceso al giallo vivo al verde intenso. Allora si è accesa di colpo la scintilla dei ricordi. E ho rivisto i carri di peperoni che una volta, ad autunno incipiente, passavano per le strade di Vinovo, diretti alla fabbrica di conserve alimentari di Giuseppe Martino: “Martin ‘d le tole” dicevano i vinovesi sempre pronti a caratterizzare con formule icastiche, talvolta anche un po' impertinenti e perfino sboccate, un personaggio o una situazione. Era una fabbrica situata in un caseggiato, ora in gran parte, demolito, in fondo a via Orelle, confinante con il complesso di edifici del Cottolengo. Arrivavano, i carri, da Carmagnola, pesavano ad altre che arrivavano specialmente da Piobesi: le vedevo sfilare allegramente - le Fanciulle in Fiore di proustiana memoria - in bicicletta per via Surda, dove abitavo prima della guerra. Vi ha lavorato come maldestro aiutante di segreteria, per poco tempo e con scarso, per non dire nullo, successo, anche lo scrivente. Per le mie incombenze, assai modeste, eppure gravose per la mia svagatezza, mi capitava di attraversare abbastanza spesso il capannone dove si facevano bollire le verdure prima di inscatolarle e la gradevole fragranza acidula di quella bollitura, mi riempiva le narici. L'ho risentita, ora come allora, quel mattino, proprio al supermercato davanti alla variopinta e luccicante esposizione. Quella di Giuseppe Martino era un'industria prosperosa a quei tempi. Ricordo a proposito di questa prosperità un discorso assai significativo, udito una sera, da fuori naturalmente, quando ero poco più che ragazzetto. In piaz- fare quello che fai tu, che compri i peperoni a camionate e li rivendi in scatole di due etti“. E quella non era la sola industria fiorente del paese. Ma dove sono finite quelle fonti di lavoro, manifatture tessili, segherie, imprese edili, e altre ancora, che, insieme con le attività agricole, davano a tante famiglie lavoro e pane, non abbondante ma sufficiente per i modesti bisogni di allora? Il paese, pulsante di vita, un po' rozza ma attiva, è diventato una cittadina di servizi, bella e sorridente grazie al dinamismo della benemerita Amministrazione locale, ma la gente va a cercar lavoro e stress nella vicina metropoli e per le nostre strade non sciamano più sulle loro biciclette le ragazze in fiore, ma strepitano i motorini puzzolenti e inquinanti di spensierati ragazzotti, inconsapevoli sperperatori del benessere creato con tanta fatica dai loro padri. Ludovico Griffa Del Vago GIOIELLI Via Carmagnola, 6 - VINOVO (Torino) Tel. 011 9 651 020 - Fax 011 9 930 469 E-Mail: [email protected] Buon Natale e Buone Feste RITIRIAMO IL VOSTRO ORO USATO L’OPERAZIONE RICHIEDE L’ESIBIZIONE E LA REGISTRAZIONE DEL DOCUMENTO DI IDENTITÀ, COME PREVISTO DALLE NORMATIVE VIGENTI Via Cottolengo, 73 VINOVO (TO) - Tel. 011 9 623 785 24 OMAGGIO A CINQUE PIEMONTESI TESTIMONI DELLE LORO RADICI I premi "Piemontesi nel Mondo" I piemontesi premiati: da sinistra a destra Marco Rosano, musicista e compositore che risiede in Belgio, Carla Merlone Squatrito, industriale settore della pasta ed impegnata nel sociale in USA, Celestina Fortina, missionaria laica in Senegal, Maria Teresa Crolla, docente universitaria e letterata in Argentina, don Bartolomeo Bergese, missionario in Brasile. stata una cerimonia non solo ufficiale ma emozionante, sotto il profilo umano, quella che ha visto l’assegnazione dei premi Piemontese nel Mondo celebrata il 28 settembre 2012 in Consiglio Regionale perché ciascuno dei premiati, attraverso la sua personale storia di emigrante, ha manifestato il legame inscindibile per la terra natìa. Il premio, che viene assegnato ogni quattro anni in base alla legge regionale 42 del 1996, trae la sua origine da un’idea di Michele Colombino presidente della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel mondo che, profondo conoscitore dell’emigrazione piemontese, ritenne importante dare un riconoscimento a chi aveva fatto onore al Piemonte in Terra d’emigrazione. Tanti anni sono passati e tan- È tissimi sono stati i premiati che si sono distinti, in ogni Paese del mondo, per la loro attività e per la loro impostazione di vita molto “low profile” e quest’anno altri cinque si sono aggiudicati il Premio assegnato dall’apposita commissione regionale dopo l’esame dei numerosi curricula che erano pervenuti. Il “fil rouge” della cerimonia è stato il giornalista del TG3 Piemonte Gianfranco Bianco, profondo conoscitore dell’emigrazione e realizzatore di splendidi documentari al proposito, che ha saputo raccontare la vita dei premiati con la familiarità di chi li conosce da sempre proprio in virtù della sua esperienza. Ed ora ecco chi sono i premiati di quest’anno che si riferisce all’edizione 2011 posticipata per la concomitanza con le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia: i campi di eccellenza vanno dalle arti all’imprenditoria, dalle lettere al sociale e le donne premiate sono state ben tre su cinque. Iniziamo però a parlare di loro, in rigoroso ordine alfabetico, con Don Bartolomeo Bergese. Premiato per meriti in campo sociale. Nato a Fossano (CN) l’11 ottobre 1941, è dottore in filosofia e teologia biblica presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. E’ stato parroco a Beinette (CN) ed a Poggi San Siro, frazione del Comune di Ceva, e direttore della “Casa dello Studente” di Ceva (CN), professore di filosofia e parroco della parrocchia Santi patroni d’Italia a Roma. Il suo essere missionario di carità l’ha portato in Brasile per dedicarsi agli ultimi che hanno bisogno di tutto; prima nella parrocchia di Nuova Iguaiçu e suc- cessivamente, da tredici anni, opera a Pesqueira a favore della popolazione locale mirando allo sviluppo sociale ed all’indipendenza economica delle piccole aziende agricole ed artigianali che si sono create per dare autonomia alla gente che abita nella Comunità. Nel suo ringraziamento per il premio ricevuto, Don Bergese ha tenuto a sottolineare che durante il suo ministero, che l’ha portato per le strade del mondo, mai ha dimenticato le sue origini e le sue radici che lo legano indissolubilmente alla sua Terra. Il secondo premio è andato a Maria Teresa Crolla, premiata per meriti in campo letterario. Nata a Santa Fe in Argentina il 12 giugno del 1954, è originaria di Cressa per il ramo paterno e di Cuneo per il ramo materno. Laureata in lettere ed in lingua e letteratura italiana e francese è docente ordinario di Letteratura Italiana e Francese presso la Facoltà Umanistica dell’Università di Santa Fe. Oltre alla sua attività di docente promuove il recupero della memoria degli emigrati piemontesi che hanno contribuito a “fare la Storia” di questo grande Paese e che vennero soprannominati “Gringos”. In Argentina tale termine è stato usato per designare gli immigrati europei e in particolare quelli di ascendenza italiana (da qui il termine di Pampa gringa, una vasta regione situata nella parte centrale del Paese e colonizzata soprattutto da agricoltori provenienti dall'Italia settentrionale). Durante la sua attività le sono stati attributi numerosi riconoscimenti a livello internazionale e borse di studio che le hanno permesso di visitare il nostro Paese e di sentire ancora di più 352)80, %,-28; ,'((5(*$/2 (67(7,&$ Via Cottolengo, 97 Tel. 011 9 651 096 VINOVO (TO) 25 il forte legame con le sue radici. Di questo forte attaccamento ha parlato ringraziando del premio spiegando quant’è forte, nelle nuovissime generazioni, la riscoperta dei natali piemontesi dei propri avi. Il terzo Premio è andato a Celestina Fortina per meriti in campo sociale. Nata a Milano il 10 settembre 1940 “casualmente” è originaria di Oleggio (NO) da parte del ramo paterno e di Ghemme (NO) da parte del ramo materno. Missionaria laica dal 1994 in Senegal ha dedicato la sua vita agli altri contribuendo alla costruzione di villaggi e strutture a favore della popolazione locale priva di ogni mezzo di sostentamento ed anche vessata da malattie endemiche causate dalla malnutrizione. I suoi riconoscimenti li ha ottenuti “sul campo” e da parte delle associazioni di volontariato e della popolazione senegalese. Ringraziando per il riconoscimento ha descritto la sua vita quotidiana al servizio dei più deboli che vengono aiutati sia dal punto di vista sociale che culturale indirizzandoli ad un lavoro che li renda autonomi. Il quarto premio è stato assegnato a Carla Merlone Squatrito imprenditrice che ha fatto della “Charity” la sua ragione di vita. Nata a Torino il 3 settembre 1941, nel 1968 emigra negli Stati Uniti d’America per seguire il marito cittadino americano e fonda un laboratorio di pasta per far conoscere le varietà della pasta fresca piemontese alle famiglie amiche. Da cosa nasce cosa e, in breve tempo, diventa imprenditrice e fonda la Carla’s Pasta industria alimentare che ora produce la pasta, con tutte le varianti possibili, per tutti gli States. A lei si deve la diffusione della cucina italiana e piemontese con il sistema “porta a porta”. La sua azienda di oltre cento dipendenti, ha mantenuto una struttura Foto di gruppo dei piemontesi nel mondo premiati e delle autorità comunali, provinciali e regionali. familiare e la sua attività industriale è caratterizzata da continui successi. Non ha mai dimenticato però le persone bisognose d’aiuto alle quali devolve cibo e danaro ma non come pura opera di carità, ma per metodo di vita, senso civico e generosità innate che ha inculcato anche nei figli che lavorano con lei nell’azienda. La sua verve e la simpatia comunicativa le hanno fatto ammettere, durante la premiazione ed in pura lingua piemontese, che lo stimolo alla sua attività le è venuto dalla forte voglia di far conoscere ai suoi amici americani i nostri “agnolotti” che così sono ora molto apprezzati al di là dell’Oceano! Il quinto premio è andato a Marco Rosano pianista, tastierista, compositore, arrangiatore e produttore musicale ovviamente per le arti. Nato a Torino il 15 ottobre 1964 risiede in Belgio dove è emigrato per amore avendo sposato una donna di questo Paese. Le sue apprezzate esecuzioni gli hanno permesso la collaborazione con di D’Urzo Basilio TOP MOTOR “Da trent’anni con voi con la passione di sempre” AUTORIPARAZIONI CENTRO REVISIONI AUTOVEICOLI MOTO E CICLOMOTORI AUTORIZZATO Presa e consegna a domicilio del vostro veicolo Via La Loggia, 49-51 VINOVO (TO) - Tel./Fax 011 965 13 67 e-mail: [email protected] 26 i maggiori artisti internazionali sia nel campo della musica classica che in quello della musica moderna. Arrangiatore per i maggiori compositori italiani ed internazionali, oltre che per il cinema, il teatro e la televisione, ha editato numerosi CD. Il suo curriculum è costellato da premi e da successi ottenuti in tutto il mondo ma, come ha dichiarato ricevendo il premio, è molto legato all’opera che lui ritiene un summit di esperienze musicali: la scrittura di uno “Stabat Mater” in cui religiosità e musica si fondono magistralmente. Il Presiedente del Consiglio Regionale, Valerio Cattaneo, durante il discorso di apertura della cerimonia, nel dare il benvenuto ai premiati, alle loro famiglie, ai sindaci dei luoghi d’origine tra i quali il Sindaco della Città di Torino Piero Fassino, ed alle Autorità presenti, tra i quali l’assessore all’Internazionalizzazione nonché presidente della Commissione valutatrice Massimo Giordano, ha sottoli- neato come “l’eccellenza piemontese”, che si sta diffondendo in tutto il mondo è soprattutto anche “eccellenza” di uomini e donne che, con il loro valore nei diversi Paesi d’emigrazione, rappresentati dai premiati, hanno fatto si che la nostra Terra sia diventata un riferimento non solo storico, artistico e letterario ma anche sotto il profilo umano. Erano inoltre presenti alla cerimonia di premiazione, il vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Boniperti, i consiglieri Lorenzo Leardi, Tullio Ponso, Antonello Angeleri, Federico Gregorio, Giovanni Negro, Giampiero Leo e Roberto Tentoni, Il sindaco della Città di Torino Piero Fassino, città ove sono nati due dei premiati, durante il suo intervento ha ricordato la sua esperienza di Ministro degli Esteri quando ha avuto modo di conoscere le comunità dei nostri emigrati che, nei colloqui avuti con lui, hanno sottolineato non solo l’attaccamento alla Terra natia ma anche il desiderio forte di riscoprirla e di tramandarne le sue peculiarità ai loro discendenti. Infatti, l’associazionismo piemontese, così diffuso nel mondo, è un segnale della volontà di aggregazione dei nostri emigrati all’estero non solo per mantenere rapporti umani ma anche per creare rapporti economici sui quali è importante riflettere. La cerimonia iniziata con le note dell’Inno Nazionale è terminata in clima di affettuosa amabilità in cui, i ricordi lontani, ritornavano alla mente come un recente vissuto e il clima di grande armonia che si è creato ha lasciato trapelare una profonda emozione da parte di tutti. L’intensa giornata dei premiati è proseguita con una visita alla Reggia di Venaria, ai suoi giardini ed alle sue mostre che hanno stupito i visitatori per l’incanto che vi si respira; uno splendido ricordo di Torino che porteranno nel cuore per sempre. Paola A. Taraglio Onestà, rispetto, puntualità, esperienza, riservatezza e professionalità sono le garanzie dei servizi funebri svolti dall’Agenzia “S. BARTOLOMEO” di Anna Maria Celano e Domenica Dileo con sede in Via Cottolengo, 58/1 tel.: 011 9 623 936 - 348 9 304 299 - 349 8 326 659 Si effettuano cerimonie funebri di tipo economico, classico e di prestigio. Il servizio funebre viene concordato con i famigliari dando la possibilità di scegliere e di affrontare la spesa più adatta alle loro esigenze. I prodotti ed i materiali usati sono tutti rigorosamente italiani. Spettacolo benefico della “Compagnia Della Rovere” Iniziativa a favore della Chiesa dei "Batù" ne la sede per le prove, ha provveduto al pagamento dei diritti SIAE e al Comune di Vinovo per il patrocinio. Durante la serata sono state raccolte offerte per un totale di euro 995 devolute per il restauro della Chiesa dei Batù. Incoraggiati dal successo ottenuto, i simpatici teatranti hanno promesso di tornare presto a farci sorridere con un’altra divertente parodia. Maria Grazia Brusco PIAZZA CASTELLO DI TORINO Fu disegnata nel 1584 dall'architetto Ascanio Vitozzi, a forma rettangolare. Si estende su una superficie complessiva di 40.000 metri quadrati. Piazza Castello è per larghezza la seconda piazza di Torino dopo quella della Repubblica. Questa famosa piazza ha avuto prima altri quattro nomi che sono i seguenti: Piazza Imperiale, Piazza della Riunion, Piazza della Fiera ed infine Piazza Madama Reale. F. Piovano La commedia teatrale "Il cugino di Roccavecchia", messa in opera dalla Compagnia Della Rovere. Ancora una volta la “Compagnia Della Rovere” ci ha fatto trascorrere un paio d’ore in allegria e spensieratezza con la rappresentazione della commedia in due atti “Il Cugino di Roccavecchia” di Michele Grindatto, con la regia di Francesco Pieretto. Un plauso particolare agli attori, pochi dei quali con un ‘esperienza teatrale alle spalle, che si sono messi ancora una volta in gioco con leggerezza e affiatamento senza mai dimenticare l’obiettivo prefissato, ossia devolvere gli incassi a scopo benefico. Un grazie particolare da tutto il cast al nostro parroco Don Marco per la fiducia accordata e per la concessione del teatro, alla Famija Vinovèisa che, oltre a mettere a disposizio- Fondate da Servidio Nicola operano su tutto il territorio nazionale e mettono a disposizione della propria clientela gli uffici di Vinovo, via Cottolengo 58/1, Trofarello, via Torino 52. Tuttora la moglie Annamaria Celano, con i soci Marco Luison e Domenica Dileo Vitagliano gestiscono in modo esemplare due agenzie di Onoranze Funebri nella provincia di Torino garantendo sempre il massimo della sensibilità e umanità di cui sono capaci, onorando il ricordo del suo fondatore. L'ORZO: IL PRIMO CEREALE CONOSCIUTO DALL'UOMO La Compagnia Teatrale Della Rovere nello spettacolo benefico a favore del restauro della Chiesa dei "Batù". ONORANZE FUNEBRI S. BARTOLOMEO - L’ANNUNZIATA Coltivato in Cina, circa 10.000 anni a.c., oggi è coltivato in tutto il mondo. Si usano le cariossidi e si raccoglie in estate. E' il primo cereale conosciuto dall'uomo, veniva coltivato in un'area vastissima dall'India al Nord Europa: non a caso, la Dea greca delle messi si chiamava Demetra che significa: “Madre dell'orzo” Quando il grano prese il posto dell'orzo, questo perse parte del suo prestigio, ma si continuò ad usarlo sia come foraggio che come rimedio officinale. L’AnnunziataS. Bartolomeo Cerimonie di estremo saluto Vinovo via Cottolengo 58/1 Trofarello via Torino 52 I principi di grande moralità garantiscono un servizio di assoluta correttezza verso la propria clientela. Disponiamo di auto funebre di ultima generazione, di un locale per l’esposizione dei feretri. Offriamo la nostra professionalità per il disbrigo di tutte le pratiche. SVOLGIAMO FUNERALI COMPLETI DALLA VESTIZIONE DELLA SALMA ALLA FOTOCERAMICA I nostri recapiti felefonici 24 ore su 24 Tel. 011 9623936 011 6490292 Cellulari: Annamaria 348 9304299 Marco 338 6881770 Domenica 349 8326659 27 Per secoli, l'acqua di orzo unita al latte fu somministrata ai tubercolotici, agli anemici e per abbassare la febbre. Incontro solidale con le tradizioni dell’Africa Testimonianze, canti e balli per conoscersi l Salone del Gusto che si è svolto a Torino lo scorso ottobre, ha avuto, tra i suoi corollari, una manifestazione che da tempo coinvolge diverse famiglie vinovesi: Terra Madre. Si tratta di una iniziativa interessantissima che permette di far incontrare, conoscere e confrontare esperienze di agricoltura, di allevamento e di trasformazione alimentare realizzate in paesi lontani: la novità però non sta solo nello scambio di conoscenze e nella degustazione di specialità gastronomiche esotiche, bensì consiste nell'ospitare gli operatori stranieri, anziché in strutture alberghiere, presso case private Dall'orzo torrefatto e macinato si ottiene una bevanda simile al caffè con proprietà diuretiche e disintossicanti. È l'ingrediente base della birra, un alimento energetico e facilmente digeribile. TORTINO DI ORZO AL TONNO: Ingredienti: 350 gr. orzo, 200 gr. tonno sott'olio, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 mozzarella, 1 bicchiere di passato di pomodoro, 3 cucchiai di olio, sale, pepe rosa. In una pentola scaldare l'olio, unire il prezzemolo tritato, aggiungere il passato di pomodoro e il tonno scolato e sbriciolato, una macinata di pepe, un pizzico di sale. Cuocere a forno moderato per 20 minuti. Nel frattempo cuocere l'orzo per 30 minuti. Disporlo in una pirofila leggermente imburrata, alternando strati di orzo con fettine di mozzarella e qualche cucchiaiata di sugo di tonno. Terminare con fettine di mozzarella. Cuocere in forno a 180° per 10 minuti, servire caldo. Lidia Magliano Bosco povere e con mezzi estremamente limitati. In particolare abbiamo fatto amicizia con due belle signore della Costa D'Avorio e con i loro collaboratori che nel villaggio in cui abitano coltivano alberi da frutta e producono succhi e frullati che confezionano e commercializzano sul territorio. Inoltre partecipano al progetto denominato “Mille orti in Africa”: in tutte le scuole primarie e secondarie i docenti insegnano agli alunni anche come si coltivano le piante che forniscono le derrate alimentari più comuni: cereali, legumi, ortaggi; i prodotti così ottenuti vengono cucinati e consumati Una data per incontrarsi Il gruppo dei coscritti della leva del 1935 ritratti davanti alla fontana di piazza Rey, prima del pranzo alla "Campana" di Ceresole d'Alba il 7 ottobre scorso. “LE SERRE” FLORICOLTURA GARDEN CENTER Tutti i fiori per arredare i vostri balconi, terrazzi e giardini Via G. Marconi, 90 (Strada vecchia Vinovo - Piobesi) Piobesi Torinese - Tel. 011 9 624 946 28 di analoghi operatori del settore e/o di comuni cittadini. Quando la manifestazione sta per concludersi, a Vinovo, è consuetudine organizzare una piccola festa di commiato che coinvolge ospitati, ospitanti ed amici e ognuno racconta di sé, del suo lavoro e dei suoi progetti nel corso di una cena che si svolge nel salone della Cascina Don Gerardo. Anche mio marito ed io siamo stati invitati: abbiamo trascorso una serata bellissima e abbiamo conosciuto tante persone eccezionali che svolgono il loro lavoro con dedizione immensa, spesso in ambienti ostili, in economie PAVIMENTI IN LEGNO FORNITURA E POSA PAVIMENTI IN LEGNO TRADIZIONALI IN MASSELLO, PREFINITI E GALLEGGIANTI, ZOCCOLINI ED ACCESSORI. PREVENTIVI GRATUITI Via G.Verdi 28 - Vinovo - Tel. 339.2838056 Fax 011.9651418 e-mail: [email protected] nelle stesse mense scolastiche. Un altro gruppo proveninente dal Mali ha parlato di un progetto finalizzato alla conservazione del cibo mediante essiccazione: poiché in Africa il clima estremo fa sì che in pochi giorni molti prodotti ortofrutticoli maturino e deperiscano, sono stati creati speciali forni che, sfruttando unicamente il calore del sole, disidratano tali prodotti senza alterarne i contenuti nutritivi. Confezionati sottovuoto possono essere conservati a lungo e rappresentano una risorsa alimentare importante, anche se la successiva reidratazione richiede un approvvigionamento regolare di acqua potabile su cui non si può sempre fare affidamento. Dello stesso gruppo faceva parte una donna molto intraprendente che ha recentemente avviato la raccolta e la commercializzazione del miele. Ha spiegato che in Africa non esistono mieli diversi contrariamente a ciò che accade in Europa, dove si possono consumare mieli di arancio, di acacia, di castagno, differenti per sapore, colore, consistenza e peculiarità. In Africa, pur essendo le api identiche alle nostre, esiste solo un miele selvatico che potrebbe essere chiamato “millefiori”, perchè l'allevamento delle api non è praticato su larga scala e non esiste ancora la cultura dell'arnia posizionata in modo tale da fornire allo sciame un polline piuttosto che un altro. Tuttavia, molto accortamente, la signora ha ammonito i Paesi Occidentali esortandoli a non fare uso indiscriminato di insetticidi, perchè, danneggiare le api non vuol solo dire impedire loro di bottinare, e quindi di produrre miele e propoli, ma significa compromettere le impollinazioni e interrompere la fruttificazione delle piante. Un altro gravissimo problema è emerso in considerazione del monopolio esercitato dalle multinazionali delle sementi, che impediscono lo sviluppo e la selezione a livello locale delle cultivar più adatte a quel particolare ecosistema. In pratica si costringono Stati già economicamente sofferenti a importare, ad esempio, cereali dall'estero a prezzi di mercato anzichè consentire loro di produrseli utilizzando semi geneticamente compatibili con quei terreni e con quei climi. Fortunatamente non si è solo parlato di cose serie, ma anche di futilità e alla fine si è riso, ballato e cantato in diverse lingue e dialetti, in un'atmosfera di calore e di amicizia che hanno reso la serata davvero speciale!! Vera Miletto Scuero SOGNARE È È È È È È È È sognando sognando sognando sognando sognando sognando sognando sognando il cielo che si vola lontano la pace che si riesce ad amare l'amore che si evita l'abbandono la vita che si riesce diversi di essere diversi che si diventa speciali il vento che si vola liberi nel cielo la pace che si arriva al perdono con la fantasia che non si perde la speranza. Viola Berti Classe 2ª Sez. F Istituto Comprensivo di Vinovo CLERICO MARCO MANUTENZIONE Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone Dal libro "Cuori nel pozzo" Al tavolo della conferenza Paola Taraglio, Michele Colombino, l'autrice del librio Roberta Sorgato e Gabriele Polla. Il 4 ottobre u.s. è stato presentato, presso il “Centro Incontri della Regione Piemonte” di Torino, un romanzo di grande interesse umano e sociale scritto da Roberta Sorgato in “punta di penna” per raccontare la storia delle vite dei minatori italiani in Belgio. L’iniziativa è stata promossa dalla Consulta Regionale dell’emigrazione del Piemonte e realizzata dai funzionari che si occupano d’emigrazione. Il volume era già stato presentato, con buon successo, presso lo Stand della Regione Veneto durante la XXV Edizione del Salone del Libro di Torino. La presentazione è stata preceduta dalla proiezione di un filmato, composto da documenti dell’Istituto Luce e da frammenti di documentari Rai, nel quale è descritta la vita dei nostri connazionali, emigrati proprio in Belgio, anche per sollecitazione politica. Sono riportati infatti i discorsi dei politici italiani dell’epoca che, vista la crisi che il nostro Paese stava attraversando dopo la Seconda Guerra Mondiale, affermavano che era assolutamente necessario, cercare fuori dai nostri confini, un lavoro. Accattivanti manifesti rosa erano affissi nelle città direttamente dalla aziende minerarie che spiegavano come avveniva il reclutamento: tutti erano convogliati presso la stazione di Milano dove erano visitati da un’apposita commissione che accertava la loro idoneità e poi partivano per la loro destinazione dove le “accoglienti case” che erano pronte ad ospitarli erano in realtà dei contenitori di metallo dove vivevano i prigionieri durante il tempo di guerra. Le testimonianze dei sopravvis- Servizi per la sicurezza industriale ESTINTORI Via G. Cottolengo, 28 - 10048 VINOVO (TO) - Tel. 333.375.37.12 C.F. CLR MRC 85A16 B791K 29 suti al lavoro ed alla tragedia di Marcinelle, non hanno bisogno di commento perché la loro veridicità toccante è talmente penetrante che lascia senza parole. Da questo documentario illustrativo è iniziata la presentazione cui sono seguite le relazioni ed il dialogo con il pubblico presente non solo coinvolto emotivamente ma anche a livello familiare poiché molti hanno ricordato esperienze personali sul tema. Cuori nel pozzo rievoca le condizioni di vita di molti emigrati italiani nelle miniere di carbone del Belgio e la durissima realtà che i nostri connazionali hanno dovuto affrontare, giorno dopo giorno, con la volontà e la forza della disperazione dopo aver visto quanto fosse duro il lavoro e quanto illusorie le promesse di un’abitazione decente. Nel libro vengono descritte la vita in miniera ma, quanto narrato, vale come “analisi campione” per tutte le miniere del mondo dove, anche molti emigrati piemontesi hanno lavorato soprattutto negli Stati Uniti: identiche, se non peggiori, condizioni di vita. Il romanzo è quindi un omaggio ai tanti emigrati che passarono la loro vita sotto terra sino a livelli impensabili per amore di chi era rimasto a casa ad aspettarli o chi li aspettava, ogni sera, con l’angoscia nel cuore. L’autrice, figlia di Giovanni, un minatore deceduto nella sciagura mineraria del bacino carbonifero di Rieu du Coeur Nord a Quaregnon (Belgio) l’8 febbraio del 1956, cui è stata assegnata la medaglia d’oro al Merito Civile, non ha mai conosciuto il padre, e, per superare il dolore di questa mancanza di identità paterna, scrive la storia del viaggio dei suoi genitori in Belgio ed il ritorno dopo la tragedia. Attraverso quest’analisi familiare affronta un’analisi sociale in cui fa emergere cosa ha significato essere minatore e quali erano i condizionamenti cui i nostri emigrati erano sottoposti per mantenere il loro posto di lavoro ed inoltre le condizioni di “ghettizzazione” in cui vivevano mogli e figli. Il racconto inizia partendo dalla condizione abitativa, analizza la situazione scolastica, la tutela medica e pensionistica ed affronta temi di attualità drammatica sulle cosiddette “morti bianche sul lavoro”. L’ambiente viene così ben descritto che, il fumo e la polvere di carbone che avvolgono cose e persone ed intralciano la vista del cielo in una situazione climatica già ostile, pare di vederli e sentirseli addosso. I nostri minatori, per essere ammessi a lavorare in miniera, dovevano esibire il certificato di “sana e robusta costituzione” e, ARSETARI DLA CUSIN-A PIEMONTÈISA DEI CÌT DLA CLASSE 2ª A E B D'LA SCUÒLA "DON MILANI" 'D VINEUV Da l'esperiensa dle mame e dle nòne la garansìa ëd na tradission ch'as goerna ënt ël temp. BAGNA CÀUDA Ciapulè le fiësche d'aj e j'anciove andrinta a 'n fojòt, butandje ansema euli e butir. Fé cheuse pian e dosman - sensa mai fé beuje - për n'orëtta toirand con un cuciar ëd bòsch, As mangia compagnandla con vërdure cheuite e cruve card, povron, coj, siole... ËL BONÈT Sbate 6 ross d'euv con doi cuciar ëd sucher e un lìter ëd làit. Gionteje doi cuciar ëd farin-a bianca (o fécola 'd patate) e d'amarèt gratà fin fin. Se as vol deje ël gust dël café, as dev gionteje 'dcò na tassa 'd cafè; se as veul a la cicolata as dev gionteje doi cuciar ëd poer ëd cicolata o 'd cacào. Fé cheuse ant ël forn o bele a Bagn Maria, fin-a quand ël cotel (dovrà për prové) a surtirà polid. I sessantenni regalano sorrisi Domenica 21 ottobre si sono ritrovati a Vinovo i nati nel 1952 per festeggiare i 60 amni. È stata celebrata la S. Messa anche per i compagni che non ci sono più. Poi tutti insieme a pranzo al ristorante "Celestino" di Piobesi. IMPRESE FUNEBRI RIUNITE DAL 1979 Uno tra i più grandi gruppi di Imprese Funebri della Provincia Torinese UFFICIO: VINOVO, Via Marconi n. 70/a Tel. 011 9624416 LA LOGGIA, Via Bistolfi n. 9 LA LOGGIA LA PIOBESE, Corso Italia n. 5 PIOBESI T.SE SAN REMIGIO, Via Umberto I n. 39 CARIGNANO LA CANDIOLESE, Via Roma n. 5 CANDIOLO VIOTTO FLAVIO 333/9858968 30 ROLFO PAOLO 338/7080636 RAZZETTI MARCO 345/1145328 se accadeva che “accidentalmente” morissero per le esalazioni del gas grisou che si formava nei cunicoli o per altre cause che comunque erano dovute alla totale mancanza di quelle che oggi si chiamerebbero “norme di sicurezza”, la loro morte veniva etichettata come “infarto”. Ciò determinava una situazione paradossale e lesiva nei confronti delle famiglie dei deceduti: i primi erano stati, in vita, dei “truffatori” poiché non avevano confessato di soffrire di problemi cardiaci al momento dell’assunzione e quindi, per tale motivo veniva negata alla vedova la pensione di reversibilità. Di questa ingiustizia si occupò, a suo tempo, una funzionaria delle ACLI, cui la giovane vedova di Giovanni Sorgato, sola e abbandonata dalle istituzioni belghe e italiane, si era rivolta chiedendo umilmente aiuto e proprio questa funzionaria divenne la paladina di questa crociata contro l’egemonia indiscussa e assolutamente discutibile delle aziende carbonifere aiutata, in questo percorso, dalle ACLI. Particolarmente “forte” e sensibile è stata la relazione introduttiva del Vice Presidente della Consulta Regionale dell’Emigrazione nonché Presidente della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo Michele Colombino che, ha ricordato quanto ci sia in comune tra “quest’esperienza raccontata senza rabbia, con le vicende che hanno colpito tanti nostri minatori piemontesi che sono deceduti, in tragedie analoghe, negli Stati Uniti e dei quali solo ora si incomincia a parlare”. “La parola Calumet finalmente incomincia a riportare alla memoria tanti ricordi ed ora basta andare sul sito www.calumetcanavese.org per capire quanti dei nostri corre- gionali vissero la stessa vita di sacrificio ed umiliazione che è raccontata nel volume”. Così ha concluso il suo intervento Michele Colombino ricordando i nostri corregionali che, più poveri al ritorno di quanto fossero alla partenza, sono rientrati dai paesi d’emigrazione ma non per questo non devono essere ricordati perché anche loro hanno fatto la Storia della nostra emigrazione. I rappresentanti dell’ACLI, Gabriele Polla Mattiol, Vice Presidente Nazionale del CT ACLI, e Massimo Tarasco, Presidente Regionale ACLI Piemonte hanno spiegato sia l’attività dell’ACLI svolta a suo tempo a favore delle famiglie che, come quella dell’autrice, sono state colpite da tragedie sul lavoro ed hanno riconfermato la vocazione dell’ACLI stessa a sostenere i diritti degli immigrati di oggi poiché, come scrive Massimo Tarasco, è bene non dimenticare quando eravamo noi ad emigrare. Egli, nel tracciare un breve excursus della nostra emigrazione nel corso dei secoli, ha posto l’accento sull’attività del patronato, ieri come oggi, a sostegno dei diritti dei lavoratori. Sollecitata poi dalla curatrice del dibattito e da Gabriele Polla, Roberta Sorgato, si è “raccontata” durante la sua personale e sentita presentazione con spontaneità e sincerità senza nascondere le emozioni provate nello scrivere e nel ricordare ed ha confermato che, lo scrivere, ha avuto per lei un aspetto terapeutico per esorcizzare il dolore che ha inciso la sua anima a causa della perdita del padre. Ha vissuto sulla propria pelle il sacrificio della sua famiglia, dopo la tragedia, che avrebbe potuto condizionare tutta la sua vita; ha portato a superare ristrettezze economiche pesanti ed ha saputo scrivere, quasi dialogando con se stessa e con la sua famiglia, un romanzo di amore ed emozioni. Non si trovano, nel volume, frasi di acredine ma solo affettuosi ricordi e la sua capacità di descrivere gli ambienti ed i caratteri delle persone è così vivida da rendere il lettore partecipe del cammino di dolore prima e di speranza poi della famiglia CI HANNO LASCIATI... Al principio del mese di ottobre è mancata Grella Catterina vedova Rolfo di anni 77. Sorgato in rappresentanza di tante famiglie, italiane e piemontesi, che hanno subito la stessa drammatica sorte e che, purtroppo, non si sono imbattute in una funzionaria così determinata a tutelare i diritti di chi non aveva più nulla che non la speranza di vivere. Paola Taraglio Mariarosa all’età di venticinque anni circa si è ammalata di “Sclerosi Multipla”, per i primi tempi in forma leggera per poi arrivare all’invalidità totale. Questa malattia terribile l’ha portata a girare diversi ospedali e istituti, dove lei cercava sempre la forza di reagire incontrando nuove amicizie e cercando nella tragedia il lato più comico. Di carattere forte e combattivo ha dimostrato, nonostante tutto, una grande voglia di vivere e di inventare nuove situazioni. La Famija Vinovèisa e la redazione de “Il Vinovese” esprimono alla sorella Piera, al fratello Giovanni e a tutti i suoi cari le più sentite e sincere condoglianze. Catterina Grella ved. Rolfo Era persona di carattere semplice e riservata. Devota della Madonna di San Desiderio, affezionata a Vinovo e appassionata alla tradizione del Presepe ed al messaggio portatore di pace, fede e preghiera. Il giorno 11 ottobre è mancata dopo malattia Moneghino Maria Luisa vedova Panepinto di anni 73. Il 5 ottobre u.s. è deceduta Mariarosa Negro, nata a Vinovo il 22 agosto 1958. M. Luisa Moneghino ved. Panepinto Maria Rosa Negro Originaria di Torino si era trasferita a Vinovo nell'aprile 1970 col marito Rodolfo dipendente della Polizia di Stato ed in seguito Assessore al Comune di Vinovo. Persona cordiale e di buon carattere era stata una delle dame del gruppo Oftal di Vinovo e della Caritas parrocchiale. LAVANDERIA SELF SERVICE Via La Loggia, 4 - VINOVO (TO) Fino a 20 Kg. di bucato velocemente lavato e asciugato. Vi aspettiamo! Aperti tutti i giorni dalle 8,00 alle 22,00 31 Lo scorso 7 novembre è mancato Bosco Antonio di anni 80. Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta. Antonio Bosco I famigliari lo ricordamo con immenso affetto. Era ancora un bambino piccolo quando a causa di una polmonite perse il suo papà, ma con la responsabilità di un vero ometto iniziò a lavorare nei campi per portare a casa della farina e del burro per la sua mamma e per i suoi fratellini più piccoli. Era secondogenito di una famiglia molto povera composta da 2 fratelli e 4 sorelle, una famiglia molto unita, tutti sempre pronti ad aiutarsi l’uno con l’altro per affrontare tutte le difficoltà. Il 13/10/1963 a Torino sposò il suo grande amore, Magliano Anna, e dal quel matrimonio il 24/12/1967 è nata la loro figlia Maria Grazia. Giuseppe Magliano NUOVA Dopo ventinove anni di matrimonio con la sua amata Maddalena nel 1968 rimane vedovo. Ci aveva raccontato di avere una grande passione per l'orto e che, non avendo mai ottenuto la patente di guida, i suoi trasferimenti avvenivano in bicicletta, oppure sulla Vespa 50, più veloce, per recarsi dalla figlia Giovanna, sposata e residente a Sangano. Enrico Castellani Dopo una lunga malattia e tanta sofferenza la notte del 13 novembre 2012 Gesù prese tra le Sue braccia Giuseppe. Magliano Giuseppe nasce a Sant’Albano Stura il 25/03/1922. Gli Alpini Vinovesi augurano ai loro concittadini Buon Natale e un sereno e prospero 2013 Il 15 novembre scorso ci ha lasciati Enrico Castellani, conosciuto come "Rico" o "Nicolè", dopo un breve ricovero presso l'Ospedale S. Croce di Moncalieri, conseguenza della malattia che lo aveva colpito circa un anno fa. Nell’inverno del 1968 da Pasta (Orbassano), si trasferirono a Vinovo, dove da orgoglioso contadino diventò operaio lavorando nella fabbrica di legnami “Garis” fino alla sua meritata pensione. I suoi grandi amori: l’amore infinito per la sua Anna e la sua Maria Grazia, per la sua casa e il suo orto che curava come fossero dei gioielli. I suoi dolori: la lunga malattia e la perdita un anno fa della moglie. Cara Mamma e caro Papà camminerò per strada a testa alta perchè sono e sarò sempre orgogliosa di essere Vostra figlia. Maria Grazia ringrazia di vero cuore la Famija Vinovèisa, Adriana, Myriam, Massimo, la Bela Polajera, il Cucaeuv, la Compania Tradissional Vinovèisa. Le offerte degli amici e colleghi di Maria Grazia per volontà della medesima sono stati devoluti al restauro della chiesa di S. Croce. V.A.I. s.n.c VINOVO AFFARI IMMOBILIARI Servizi Immobiliari Rico era nato il 02/04/1934 a Bettola (PC), ma sin dal 1952 si era trasferito con i suoi famigliari a Vinovo, dove ha sempre vissuto. A Vinovo aveva conosciuto Cordani Angiolina, detta Lina àanch'essa originaria e proveniente da Bettola, con la quale si sposò nell'ottobre del 1957 e dalla quale ebbe due figli, Giovanna e Roberto. Rico lavorò dapprima alle dipendenze di Garis nella fabbrica di Piazza Rey e poi in Fiat sino alla pensione. Tifoso della Juventus (da qui il soprannome di Nicolè, giocatore degli anni '50 che un pò lo ricordava), amava giocare a bocce e alle carte, cui potè dedicarsi con più continuità una volta in pensione. Amava anche il canto ed il ballo, e quando c'era qualche ricorrenza (pranzi di leva o altro), era spesso tra i presenti. Era di animo buono e disponibile, sempre pronto a ridere e scherzare, conosciuto un pò da tutti e benvoluto: le numerose presenze ai suoi funerali ne sono la testimonianza". Il 24 novembre 2012 si è spento il nostro concittadino centenario Giuseppe Martinengo. Nel nostro editoriale di giugno, in occasione dei festegiamenti per il suo centesimo compleanno, vi avevamo raccontato alcuni passi della sua lunga vita laboriosa, svolta come muratore in giovane età e operaio successivamente fino alla pensione. Giuseppe Martinengo Negli ultimi anni, non potendo più coltivare l'orto e il giardino della sua villetta, si era ritirato in un alloggio assistito dalla sua famiglia e dalla collaboratrice domestica Maria. La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vinovese” porge le più sentite condoglianze alle famiglie dei defunti. Editore: Famija Vinovèisa Onlus Presidente: Dino Sibona Direttore responsabile: Giovanni Ameglio Redazione: Gervasio Cambiano, Vera Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia Brusco, Giovanna Franchino, Fabrizio Franzoso, Michelina Alessiato, Tersilla Sola. Progetto grafico: Giovanni Alessiato Fotocomposizione: Foehn s.n.c. Stampa: Stargrafica - San Mauro - To www.famijavinoveisa.it e-mail: [email protected] COPIA RISERVATA AI SOCI Realizzato con il contributo della Provincia di Torino F.C.F. FABBRO Lavorazioni in ferro battuto Carpenteria in ferro Via Chisola 6 - VINOVO (TO) Tel. 011 9 654 866 BUON NATALE BUON ANNO Via G. Marconi 62 - 10048 VINOVO (TO) Tel. 011 9 623 615 Via S. Giovanni Bosco, 5 10048 Vinovo (TO) Tel. 011 9 651 515 - Fax 011 9 938 694