NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 INCONTRI di FILOSOFIA STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI MASSIMO RECALCATI – LA PROMESSA DEI DESIDERI Massimo Recalcati – Psicoanalista, Saggista, Docente Universitario Conferenza tenuta martedì 26 febbraio 2013 1.1 RELAZIONE Questa relazione svilupperà alcune riflessioni sui paradossi del desiderio. Desiderio è parola chiave della psicoanalisi, ed è parola dalle molteplici etimologie. Una di tali etimologie risale ad un testo di Giulio Cesare, in cui si parla di milites desiderantes in un quadro particolarmente suggestivo: in un accampamento notturno sotto le stelle1 alcuni soldati, dopo il combattimento, aspettano i loro compagni che tornino dalla battaglia. Desiderano il ritorno dei sopravvissuti, il ritorno, la pace, la fine delle sofferenze e dei pericoli, … La scena è composita, i legionari hanno smesso di combattere, hanno deposto le armi, c’è il senso della veglia e dell’attesa. De sideribus (da cui l’italiano desideri) suggerisce l’assenza di stelle, manca la garanzia del ritorno dei compagni, c’è veglia, speranza, insicurezza. Primo paradosso: il desiderio è esperienza assolutamente singolare, costituisce il mio insostituibile essere: io sono il mio desiderio. Il desiderio definisce la mia esistenza. Nessuno può desiderare al mio posto. Il desiderio mi abita, ma io non lo possiedo, come non possiedo ciò che desidero. Vivo l’esperienza di una forza che mi supera. Non posso decidere chi o cosa amare. E’ esperienza di un’onda che mi travolge, mi porta via. Non sono io ad avere il desiderio, è il desiderio che possiede me. C’è alternativa tra l’io e il desiderio, uno prevarica l’altro. L’io avrebbe la pretesa di controllare il desiderio, che invece nella diade è il più forte. Per la psicoanalisi l’io è la malattia mentale per eccellenza, come è malattia mentale il credersi proprietari del desiderio. L’iconografia caratterizza spesso il pazzo come uno che si crede Napoleone, ma chi si credesse un io senza crepe né desideri sarebbe altrettanto pazzo. Secondo paradosso: il desiderio umano è intrinsecamente diverso dall’istinto animale, in quanto è essenzialmente desiderio di altro desiderio. Quando dico “ti desidero” in realtà intendo: “voglio che tu mi desideri”. La vita umana, a differenza di quella animale, nasce dal desiderio di essere desiderati. Il gattino che succhia il latte dalla mammella è vita che cerca la vita. Il bambino che succhia quando ha soddisfatto la fame trattiene il capezzolo, che a questo punto non è più fonte di cibo ma è segno della presenza dell’altro. Il trattenere il capezzolo indica quindi il desiderio dell’altro. Il desiderio umano si soddisfa non di seno ma di segno. 1 In Latino sidus (sideris) è la stella. De sideribus: potrebbe interpretarsi come sotto le stelle lontane (come preposizione di luogo il de indica anche distanza da luogo in alto). L’interpretazione mi sembra un po’ forzata, in Latino c’è il verbo desiderare (desidero-as,regolare) ed il richiamo alle stelle non appare così esplicito. Inoltre siderare significa star male, e quindi i desiderantes potrebbero anche essere coloro che si stanno rimettendo dal disagio del combattimento. Sarei grato a chi contribuisse a chiarire questo punto. Pagina 1 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI Noi tutti siamo stati grido nella notte, richiamo di presenza. E’ comune l’esperienza del bimbo che dalla sua camera chiama, e si calma alla voce della mamma: vorrebbe la presenza della mamma, ma la voce, segno anziché presenza, gli basta. Il Recalcati si occupa particolarmente di anoressia, e testimonia che nessuna bambina anoressica riesce a dormire sola. Freud nota che se la mamma spegne la luce il bimbo piange, ma basta la voce della mamma perché il bimbo si calmi: la parola della mamma è luce. Si è sperimentato con bimbi di pochi giorni di vita: se la mamma sta impassibile, se il suo volto smette di trasmettere segnali, il bimbo si blocca e mostra prima angoscia e poi disperazione. La vita umana si nutre di segni che passano attraverso il volto dell’altro. Nella Romania post Ceausescu, in un grande orfanotrofio di stato, i bambini (dai quattro ai sei anni) erano divisi in due gruppi distinti, uno dei quali mostrava una certa reattività mentre l’altro era caratterizzato da abulia ai limiti dell’autismo. La successiva indagine dimostrava che i bambini più reattivi erano quelli che erano stati più deboli, per cui avevano ricevuto più cure da piccolissimi, e quindi avevano sperimentato maggior contatto umano, maggior scambio di segni. Il desiderio si nutre del riconoscimento del desiderio dell’altro. Il bimbo che fa per la prima volta l’esperienza dello specchio, dapprima non collega a se stesso l’immagine riflessa. Se accanto a lui c’è la madre, attraverso lo sguardo della madre riconosce anche sé stesso. Ma il riconoscimento dipenda da come l’altro mi guarda, il che distingue il desiderio dall’istinto. In ambito istintuale, se ho sete bevo, e la cosa mi soddisfa. Nell’ambito del desiderio il seno non mi basta anche se soddisfa la sete, mi serve anche il riconoscimento. Al bambino piace giocare a nascondino perché nel gioco sperimenta l’essere cercato, desiderato. E’ ricorrente nelle fantasie adolescenziali immaginare la propria morte, le proprie esequie, per sperimentale almeno a livello di fantasia il rimpianto degli altri, per essere rassicurati sul fatto che altri ci desiderano. L’anoressia è un procedimento di diminuzione di sé per mancare all’altro: divento un cadavere per farti sentire la mia mancanza. Il paradosso è che desidero avere un mio desiderio, ma al contempo desidero essere desiderato, quindi desidero un desiderio non mio. Il bambino si soddisfa della gioia dei genitori, la loro semplice presenza annulla l’angoscia, si sente uno con loro, tifa per la squadra del padre. La presenza dei genitori non è mai troppa. Nell’adolescente l’atteggiamento cambia: è la presenza eccessiva dell’adulto ad innescare l’angoscia (non starmi addosso, lasciami respirare). Le cose cambiano quando l’adolescente incontra il mistero del corpo erotico. Diventare adolescente in latino è reso dal verbo adolesco, una cui possibile etimologia è arrivo ad avere il mio odore. Il bambino ha odore di campo2, l’adolescente puzza. Nell’episodio biblico di Abramo ed Isacco, Abramo per amore consegna al deserto il figlio tanto atteso ed amato, si rende disponibile a perdere il controllo sulla vita che ha generato ed amato. 2 Citazione dalla Genesi. Pagina 2 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI In psicoanalisi i pazienti sono coloro che compiono il peccato (gravissimo) di sacrificare il proprio desiderio per compiacere il desiderio altrui. Vi è una economia positiva del desiderio, è importante non farlo seccare ma farlo germinare. Per la psicoanalisi un giovane pecca quando non sa decidere con spietatezza di seguire la propria strada uscendo dal solco tracciato per lui dalla famiglia. Il dramma dell’esistenza, lacerata tra il desiderio del soggetto ed il desiderio dell’altro, si risolve positivamente facendo prevalere le proprie esigenze, in un’ottica di apparente egoismo. Il vero egoismo non è voler (legittimamente) seguire la propria via, ma è voler imporre una via all’altro. Sartre diceva che i progetti dei genitori segnano cattivi destini per i figli. L’essenza dell’episodio di Abramo nel deserto sta nella rinuncia ad avere progetti sulla vita di Isacco. Terzo paradosso: il desiderio non si accontenta mai dell’oggetto ottenuto, è subito attratto, quasi inquinato dal nuovo. Non solo si desidera di essere riconosciuti, ma si desidera anche dell’altro, potenzialmente tutto quello che non è nella nostra disponibilità (il mai abbastanza è un tratto demoniaco). A questo proposito Lacan cita un quadro di Bruegel che mostra dei ciechi guidati verso il precipizio, a metafora dell’inquietudine che spinge la vita verso la rovina, causata dalla insaziabilità del desiderio. Questa insaziabilità è origine e vittima di un mercato pilotato in cui ogni bene è subito obsoleto, così che chi vi soggiace vive il desiderio d’altro come qualcosa che consuma sterilmente la vita. Appagati i bisogni primari, ormai sempre di più ci rivolgiamo al mercato non per acquistare quello che ci serve, ma come fonte di ispirazione per trovare nuovi oggetti di desiderio. Ma qui si tratta di un desiderio morto e cieco, sterile. Il vero nuovo a cui il desiderio può aspirare si trova nella ripetizione dell’abituale. Secondo Agostino la radice della felicità sta nell’amare quello che si ha. Dovremmo coltivare il tipo di soddisfazione ripetitiva con cui ogni mattina ripetiamo il rito del cappuccino. Gli occhi di una donna o di un figlio sono sempre nuovi, mentre il nuovo come sirena non va inseguito. Qui il Recalcati ha inserito un aneddoto personale: il padre, floricultore, curava le piante ammalate in una serra speciale che chiamava il lazzaretto, e sognava per il figlio un futuro nella vivaistica. Il figlio ha seguito la sua strada, del tutto diversa, ma ora cura persone sofferenti in istituzioni ospedaliere di cui il lazzaretto del padre era metafora, e prosegue i valori positivi del padre pur in un progetto di vita affatto diverso. Il nostro desiderio è nostro, ma è comunque frutto di una eredità. In psicoanalisi vige un dogma: i pazienti, per quanto ammalati e traumatizzati, sono comunque e sempre responsabili del loro stato. L’affermazione può sembrare disumana. Come può ritenersi Pagina 3 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI responsabile una bambina stuprata? Non si tratta di corresponsabilità nell’origine della violenza, ma di responsabilità di fare qualcosa di quello che l’altro ha fatto di lei. La psicoanalisi è spietata anche verso la vita umiliata, che è comunque responsabile di quello che ha fatto della sua anima ferita. Sono responsabile del mio desiderio, anche se non è mio (non lo possiedo). Vi è qui un punto di profonda convergenza con la cultura cristiana. all’episodio del fico sterile, citato in tre vangeli3. Si faccia riferimento Per la psicoanalisi la colpa non sono i peccati (la psicoanalisi è extra morale) ma il cattivo uso del desiderio (wunsch, vocazione). La domanda critica è: hai sprecato il tuo talento per essere amabile e fedele, o ti sei preso i tuoi rischi per non venir meno alla tua vocazione? La felicità è la coerenza con i propri desideri profondi, il che genera una situazione di generatività, mentre chi è fedele a strade che altri hanno tracciato per lui ha una vita sterile, morta. Nel nostro tempo non ascoltiamo il desiderio perché siamo troppo impegnati nel godimento immediato dell’oggetto. Pasolini definisce la droga come una alternativa alla cultura, una pratica solitaria che pretende godimento senza scambio simbolico. La cultura separa e distingue tra soggetto ed oggetto, dove c’è lo scambio della parola non c’è droga. Ai giovani si può fare una promessa: se ti stacchi dall’oggetto, se rinunci alla scorciatoia, potrai raggiungere un godimento di vita molto superiore. Qui il Recalcati inserisce un altro esempio biografico. Quando era diciottenne, per ragioni ideologiche, voleva rompere con la famiglia ed interrompere gli studi. La madre, saggia e seria, anche se povera di strumenti dialettici, lo incita a riprendere gli studi “ … perché lo fanno tutti, per non essere da meno”. Poi, visto che l’incitazione non bastava, ancora: “… fallo per me”. La madre è una persona seria, spende la sua parola, in realtà gli dice: “abbi fiducia, so che se studi ti si apriranno mondi che non immagini”. Quello è l’atto della promessa. Il Recalcati non si è mai pentito di avere dato fede a tale promessa4. 3 Si veda al capitolo dei complementi. 4 Qui c’è una apparente contraddizione: è stato bene staccarsi dal desiderio del padre – è stato bene adeguarsi al desiderio della madre. Il punto avrebbe meritato maggiore approfondimento. Pagina 4 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA 1.2 MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI DIBATTITO Intervento 1 – L’intervenuto chiede ulteriori spiegazioni su come si possa ritenere responsabile la vittima di una sopraffazione. Commento – C’è rischio di incomprensione per ragioni terminologiche. La vittima non è responsabile per la violenza subita, ma per come vivrà dopo la violenza. Cosa farà di ciò che ha subito, come reagirà alla disgrazia. Siamo condizionati dalla nostra infanzia e dalla società, ma non c’è un determinismo totale. Possiamo almeno in parte scegliere come reagire. Intervento 2 – Più che di desiderio si dovrebbe parlare di desideri, che sono molteplici e spesso conflittuali. C’è il problema dei criteri di scelta, e dei criteri di discriminazione tra problemi autonomi ed eterodiretti. Qual è il rapporto con la realtà? Sembra che il desiderio la modifichi eliminando l’essenza. L’essenza mamma non c’è più se la mamma è così diversa per il lattante e per l’adolescente. Commento – Si è parlato del desiderio al singolare per parlare della struttura del desiderio. La differenziazione dei desideri è legata alla molteplicità degli oggetti che si desiderano, ma siamo in un ambito meno interessante perché qui i desideri dipendono dagli oggetti, sono imprigionati in una molteplicità di illusioni (come insegna specialmente il buddismo). I desideri al plurale sono inconsistenti, immaginari ma potenzialmente allucinatori, capaci di spingere fino all’assassinio. Il bimbo che dal gelataio non sa scegliere e vuole tutto non esprime desiderio ma capriccio. Il mercato contribuisce ad equivocare tra desiderio e capriccio, volubilità. Quando abbiamo a che fare con la dimensione profonda del desiderio sentiamo che ne va della nostra esistenza, il che non si verifica col gelato. Il desiderio al singolare è desiderio di autenticità, risposta ad una vocazione, è spinta, forza che ci attraversa, messaggio scritto sulla nuca che ci guida anche se non possiamo leggerlo. E’ una spinta inconscia, non ne possediamo la chiave ma ci condiziona. C’è di mezzo l’eredità ideale, la cura dei pazienti come eco della cura delle piante. C’è poesia e verità. Il desiderio è una vocazione, il problema è riconoscerlo. Non è un dio che ci parla, c’è di mezzo l’inconscio, il sogno, il sintomo, le sbadataggini, gli atti mancanti. Cita l’esempio di un paziente che, pur ancora innamorato della moglie, se ne voleva separare per motivi razionali: All’appuntamento decisivo con l’avvocato divorzista si dimentica di portare il libretto degli assegni. Esiste un criterio di bontà del desiderio? Anche Hitler aveva dei desideri. Se la psicanalisi è extra morale il desiderio non può avere codice morale. Il suo bene è la sua realizzazione (si ricordi Nietzsche, “Al di là del bene e del male”). Ma allora se ne dovrebbe dedurre che anche la realizzazione del sogno di Hitler sarebbe stata un bene? Quello di Hitler non è un desiderio, come non lo è quello del pedofilo. Il desiderio, per essere tale, deve rispondere alla legge delle leggi, la legge fondante, la legge della castrazione: l’uomo si umanizza nella misura in cui accoglie nel suo cuore il limite. L’origine del peccato è la sfida al limite (come nella metafora della Torre di Babele). Solo sapendo che non si può sapere ci si mette nella condizione per cui il sapere di Dio ci apra la strada al sapere. Bisogna assumere su di sé un limite: il nostro sapere non sarà mai sapere assoluto. Qui il Recalcati cita il Ferraris5 a proposito del dibattito tra i realisti (ci sono dei fatti) e gli ermeneutici (c’è solo la nostra interpretazione dei fatti). E’ opportuno 5 Si veda Ferraris – Noesis 2013 Pagina 5 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI distinguere tra realtà e reale. La realtà è cangiante, vi sono tanti mondi quanti sono i soggetti che li percepiscono. Il reale è altra cosa, almeno per la psicoanalisi. La realtà è un quadro stabile: questa sera tornerò a casa, domani spunterà il sole, tutte evenienze caratterizzate da una altissima probabilità di verificarsi. Il reale è ciò che fa vacillare tale quadro. Non perché riduca la probabilità, ma perché vi contrappone qualcosa di assoluto, qualcosa per cui il dopo sarà completamente diverso. Il reale è ciò che scompagina la realtà, un assoluto che si impone al prevedibile. Intervento 3 – Il mito di Abramo ed Isacco appare non pertinente in quanto caratterizzato dall’ipotesi di sacrificio umano. Sembrerebbe più adatto il mito di Hansel e Gretel, abbandonati deliberatamente dai genitori nel bosco. Commento – La lettura immediata dell’episodio biblico è sacrificale/sanguinaria, ma se ne può proporre anche un’altra lettura. Abramo ha tanto desiderato Isacco che è il figlio della promessa, dono di Dio. Portandolo nel deserto di fatto Abramo sacrifica il legame che teneva Isacco legato a sé, lo libera. Intervento 4 – Come coniugare il desiderio che si orienta su oggetti sempre nuovi con il mai sazio desiderio di conoscenza che ha portato Ulisse alla rovina. Commento comune – Il desiderio è inconscio. L’inconscio non è un luogo selvaggio, barbaro, irrazionale, è invece il luogo del reale, della verità. Siamo responsabili dei nostri sogni. Cosa ne facciamo, li affrontiamo?. Il sintomo ricorrente è verità che ritorna. Vi è rimozione e ritorno del rimosso. La psicoanalisi è interpretabile come linguaggio per poter interpretare l’inconscio. Intervento 5 – La psicoanalisi lacaniana crede al soggetto che la società moderna tende ad annullare tramite l’omologazione. Se ne può dedurre l’inattualità di Lacan? Commento – La psicoanalisi è inattuale perché implica i tempi lunghi del pensiero, e cozza contro l’imperativo moderno del subito. Curarsi con la psicoanalisi non dà il beneficio immediato che può dare una pillola, anzi all’inizio fa stare peggio. Ma lo scopo è assai più profondo: non voglio eliminare le peculiarità del tuo io che ti danno disagio/sofferenza, ma voglio aiutarti a valorizzare tali particolarità, la tua individualità. Intervento 6 – La psicoanalisi e parte dalla biografia e dalla dinamica del desiderio. Ma il desiderio è connotato sessualmente, e l’esperienza della maternità (o paternità) è fondamentale. Nel rapporto madre-figlio è insita la realizzazione ma anche la rinuncia (in un secondo tempo) al voler essere amabile all’altro. La vera colpa è non avere desideri, ma cosa succede se il desiderio viene a mancare, se il vero nuovo che è il vecchio visto con occhi rinnovati, ad un certo punto appare irrimediabilmente logoro? Nell’ottica cristiana si può collegare il desiderio a Dio? Commento – Maternità e paternità non sono in antitesi al desiderio. La vita di un figlio inizia meglio se il figlio è desiderato, se è anche metafora dell’amore, e non solo biologia, anatomia, sangue, stirpe. Vi sono adozioni connotate da un amore che a volte manca nei genitori biologici. Non c’è coincidenza tra biologia ed adozione. Se ti riconosco come figlio per me il mondo è cambiato. Mi assumo una responsabilità illimitata che però non implica né rinunce né limitazioni. “Non fare di tuo figlio un vitello d’oro (un idolo), affronta il sacrificio di vederlo anche come limite, fargli il dono di abbandonarlo nel deserto”. Il riconoscimento di paternità implica responsabilità illimitata, anche come rinuncia ad ogni aspirazione di proprietà (sul figlio). La donna non si realizza nella sola Pagina 6 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI maternità. Se la madre soffoca la donna e fa del figlio un idolo è una cattiva madre. Il suo desiderio va (deve andare) oltre l’orizzonte del bambino. Quanto al rapporto con Dio, il Recalcati si dichiara profondamente radicato nella cultura cristiana, ma non mischierebbe Dio con il desiderio. Amare quello che si ha non è accontentarsi, ma fare dell’usuale il nuovo. Saper rendere nuove le solite cose è un’arte che rende felici. La vita senza desiderio coincide con lo stato di depressione. Attualmente la depressione si diffonde perché il godimento immediato distoglie dal desiderio vero. La depressione è un segno di viltà, di mancanza del coraggio necessario ad assumere la realtà del proprio desiderio. Pagina 7 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi NOESIS – BERGAMO INCONTRI di FILOSOFIA 1.3 MASSIMO RECALCATI 2012 - 2013 STRADE CHE PORTANO LONTANO LA PROMESSA DEI DESIDERI COMMENTI 1.3.1 IL FICO STERILE NEI VANGELI L’episodio, apparentemente marginale, ricorre in ben tre Vangeli. - MATTEO La mattina dopo tornando in città ebbe fame (Gesù). E visto un fico lungo la strada, gli si avvicinò, ma non trovandovi altro che foglie, disse: "Da te non nasca mai più frutto in eterno!". E subito il fico si seccò. I discepoli nel veder questo, rimasero stupiti ed esclamarono: "Come mai questo fico si è seccato all'istante?". Gesù rispose dicendo loro: "In verità vi dico: se avrete fede e non esiterete, farete non solo come è stato fatto a questo fico, ma quand'anche diciate a questo monte: "Levati di là e gettati in mare", sarà fatto. Tutto ciò che chiederete con fede nella preghiera, l'otterrete". - MARCO Il giorno dopo usciti appena da Betania, ebbe fame. Visto da lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere, se per caso vi trovasse qualche cosa, ma, arrivato vicino, non ci trovò che foglie, Perché non era il tempo dei fichi. Allora dirigendogli la parola disse: "che nessuno mangi più dei tuoi frutti!". E i suoi discepoli lo udirono. Quando si fece sera, uscì dalla città. E ripassando di buon mattino, videro che il fico era seccato fin dalle radici. Allora Pietro ricordandosene, gli disse: "Maestro guarda il fico che tu hai maledetto è seccato!". Gesù, rispondendo, disse loro: "Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno dirò a questa montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà in cuor suo, ma crederò che quanto dice avvenga, gli avverrà. Per questo io vi dico: Tutto quello che voi chiederete pregando, credete di averlo già ottenuto e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa contro qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe". - LUCA Disse (Gesù) pure questa parabola: "Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercare il frutto, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco sono già tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo; taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente?". Il vignaiolo gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno, per darmi il tempo di scavar tutt'attorno e mettergli del concime; se farò dei frutti, bene; se no, lo taglierai"". Pagina 8 di 8 Appunti dalle conferenze a cura di Danilo Cambiaghi