Concorso Luoghi di valore 2012
Comitato Borgo Ruga
Borgo Ruga, Paderno di Ponzano Veneto
maggio 2012
Comitato Borgo Ruga
Luoghi di valore 2012
Luogo segnalato
Borgo Ruga, Paderno di Ponzano Veneto
Sommario
1. Breve descrizione. Borgo Ruga sono due borghi contigui, il borghetto e il borgo. Il
borghetto è più antico del borgo, nasce intorno a una posta, ha una casa con torretta
all’ingresso e casette a schiera lungo i canevai. Il borgo ha un portico d’ingresso, è fatto di
casupole lungo la stradina/corte comune interna, a destra si abitava a sinistra c’erano gli
orti, ha due case la palazzina Povegliana e la casa dominical.
2. Realtà del Borgo Ruga. Sei parole chiave: fosso, casette, costruire, nove figli, essere
poveri, uomini. Fosso vuol dire strada, argine, erba, siepe e acqua. Casetta sono due
stanze in affitto. Costruire vuol dire ‘portegheto, baracheta, staja, ceso, corte e casoto’.
Nove figli ovvero stanze popolate. Essere poveri, i rugariói non avevano terra, non
avevano niente. Uomini muratori, imbianchini, tappezzieri e venditori ambulanti.
3. Tre parole del Borgo Ruga: canevai, predial, piope.
4. Azioni concrete: una mostra “Il Borgo Ruga e la sua gente”, un concorso d’idee per la
valorizzazione e il recupero del Borgo Ruga.
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Breve descrizione del luogo
Il Borgo Ruga si trova a Paderno di Ponzano Veneto in via Cicogna ed è formato da due borghi
contigui, il borghetto e il borgo. Il borghetto è segnalato sulla strada da una torretta, il borgo invece
da un portico d’ingresso. Il borghetto si sviluppa ai lati di una corte comune, 6 abitazioni in 20ml, il
borgo invece si forma lungo una stradina/corte comune interna di 100ml ca. Le prime notizie
dell’esistenza del luogo sono nel nome di un notaio vissuto a Paderno nella metà del XV° sec., tale
Giacomo de Ruga. Le ipotesi sulla parola ruga sono due: che sia una calle che finisce in acqua
come a Venezia, oppure che sia un termine legato alla pastorizia, come a Feltre o in Toscana (via
Ruga, via della Ruga, a Ruga, borgo Ruga). Al termine di via Ruga a Paderno di fronte al
borghetto, c’era una grande pozza d’acqua, poi diventata una buca, quindi scomparsa. L’ipotesi è
che il bacino fosse un abbeveratoio per pecore in prossimità di una posta. La pozza era luogo di riti
collettivi e vi si fermavano gli zingari.
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Il borghetto in Borgo Ruga
Il borghetto è più antico del borgo,
borgo, si trova alla fine della via Ruga, proseguimento della Cal da
Giavera superata la Strada Postumia.
Postum Rizzi nel Libretto dei perticatori (1714) scrive del Borgo Ruga
come “loco detto alla Ruga” o “alli Borghi”, scrive di “casette in più affittanze” e di “affettanze
affittuali”. Tutte caratteristiche che si sono conservate e che sono tuttora leggibili, nonostante il
degrado in cui versa il borghetto oggi. Il borghetto sarebbe nato intorno ai movimenti di pastori
semistanziali, per questo è caratterizzato da casette molto piccole. La torretta forse aveva una
funzione militare o semplicemente è l’ennesimo ampliamento, questa volta verso l’alto, una stanza
in più da affittare. Chi abitava nelle casette del borghetto poteva contare su un po’ di terra lungo i
canevai,, dove aveva il gabinetto, la concimaia e l’orto.
Il borgo in Borgo Ruga
Il borgo si sviluppa lungo una stradina che porta ad una casa dominical,, già presente nella Mappa
d’estimo di Zuanne Rizzi (1714). Il portico d’ingresso del borgo è una stanza aggiunta costruita
sopra la stradina, che nell’800 diventa corte comune interna. Dentro al borgo,
borgo a destra della
stradina/corte comune le case erano casupole costruite sopra un fosso e a sinistra iniziava la
campagna, quì il borgo si attestava sulla strada comunale con una casa contadina. La struttura del
borgo “a
a destra si abitava, a sinistra
sinistra c’erano gli orti” non è più riconoscibile, perché nell’ultimo
secolo ogni “baracheta, staeta, ceso e casoto” costruiti sugli orti sono diventati casa, cucina,
magazzino, garage. Nel borgo esistevano ed esistono solo due case di una certa importanza, la
casa dominical in fondo alla stradina, e la palazzina Povegliana dal nome della famiglia che l’aveva
costruita e abitata, diventata casa di nessuno perché da due secoli i Povegliano non pagano le
volture. Altre abitazioni oggi di dimensioni più grandi erano,
erano, fino a qualche tempo fa, stalla con
fienile. La palazzina Povegliana e tutti i suoi annessi come altre case in Borgo Ruga erano usate e
abitate in base a consuetudini e regole interne, in una condizione di proprietà non definita. Per
questo motivo gli spazi
azi aperti non erano recintati e la stradina e i cortili erano aperti ad usi comuni.
Il Borghetto oggi
Il Borghetto negli anni ‘50
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Realtà del Borgo Ruga
fosso, casette, costruire, nove figli, essere poveri, uomini
Sei parole chiave per descrivere i caratteri del Borgo Ruga: fosso, casette, costruire,
costru
nove figli,
essere poveri e uomini.. Ogni parola ne porta con sé altre, fosso per esempio rimanda ad argine,
erba, siepe, acqua, strada e indica anche un comportamento dei rugariói.. Le note che seguono
permettono di completare la conoscenza del luogo dal
dal punto di vista umano e materiale. L’aspetto
materiale del Borgo è infatti imprescindibile dalle caratteristiche della gente che vi ha vissuto.
Fosso
Il fosso lungo la strada era un elemento molto comune prima degli anni ’60, anche nei centri di
paese. Di fronte all’attuale Villa Serena esisteva un fosso molto grande, 8 ml ca di larghezza, che
terminava in una fossa o bacino. Fosso e bacino sono scomparsi con le prime lottizzazioni degli
anni ’50. Dal sistema fosso/bacino partivano due derivazioni,
derivazioni, una per le barchesse di Villa Serena,
l’altra per il borgo grande di Ruga. È molto probabile che l’acqua entrasse per arrivare fino in fondo
alla “terra Broliva cinta di creta” della casa dominical, di cui scrive Rizzi. La stradina intorno alla
quale si è sviluppato il borgo doveva presentarsi in origine come una strada qualsiasi con argine,
fosso, siepe e acqua per l’irrigazione. Sul fosso del borgo i poveri avrebbero costruito le loro
baracche, diventate poi casupole, quindi casette. Negli anni ‘50 c’era
c’era una canaletta lungo la
stradina del borgo,, che è stata poi tombinata. In mancanza di scolo e di terreno drenante il borgo
andrebbe regolarmente sotto acqua, se non ci fossero due fosse a fondo perduto fatte costruire di
recente. La parola fosso indica anche
an
un comportamento dei rugariói,, che hanno fama di essere
stata gente molto povera, non avevano terra e non erano contadini. Costruire sul fosso significa
usare e occupare la terra che è di tutti e quindi di nessuno, prima per necessità, poi per
consuetudine.
Casette
La parola casetta vuol dire una o due stanze spesso in affitto: la cucina poteva essere di proprietà
da una parte e la camera da letto in affitto da un’altra, oppure si potevano abitare due stanze e si
Il Borgo oggi
Il Borgo negli anni ‘50
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pagavano due affitti a proprietari diversi.
diversi. Il tutto secondo le regole e consuetudini interne al Borgo
ruga, che stabilivano il diritto d’uso di una stanza.
s
In Borgo Ruga ci sono tre case: in Borghetto la casa con la torretta e in Borgo la palazzina
Povegliana e la casa dominical. Le restanti
restanti costruzioni sono casette di due stanze. La casetta
piuttosto che la casa rappresenta meglio la realtà del Borgo Ruga. Le casette del borghetto hanno
un loro ordine, le casette in borgo invece sono improvvisate. Le casette a schiera del borghetto si
organizzano
izzano lungo il primo tratto di un percorso che i rugariói chiamano canevai. Dicono che era un
percorso militare e che doveva rimanere sempre aperto. Non a caso il pozzo, a cui attingeva
l’acqua tutta la gente del Borgo Ruga, era in borghetto. Nel borghetto, a destra, c’erano sei
abitazioni “quea
quea dea Cea Rotina, dea Maria Simoneta, dea Maria Mondina, de Milio Caramel, dea
Pogna e in fondo so na stanza vivea do soree che gavea na pecora”.
pecora”. La successione di questi
nomi, recitati nell’ordine proposto, serve a dare voce al borghetto degli anni ’50. Entrando in borgo
a sinistra della stradina le casette nascono da baracche e stallette costruite negli orti; a destra si
presentano invece come ampliamenti non regolari cresciuti sul preesistente fosso; le casette
adiacenti alla palazzina Povegliana sono annessi e ampliamenti
nti sul fondo della famiglia
Povegliano.
Costruire
Costruire riunisce le parole “portegheto,
portegheto, baracheta, staeta, ceso, corte, casoto e magazen”.
magazen” Questa
serie di piccole costruzioni insisteva negli orti, che potevano essere privati o comuni, nel senso di
non recintati. In Borgo Ruga il necessario al di fuori delle due stanze abitate era: un orto, un
gabinetto (ognuno aveva il suo), una piccola concimaia e i casotti per i conigli. Quando non è stato
più necessario avere un orto, un gabinetto fuori, la stalletta
stalletta e il fienile per il mulo o il cavallo, queste
piccole costruzioni si sono trasformate in magazzini, garage e case.
Nei primi anni ’60 inizia un processo di abbandono del Borgo Ruga. Con un maggiore reddito,
cresce la domanda di vita migliore, ma in assenza
assenza di certezza della proprietà delle vecchie case, le
nuove vengono costruite fuori del Borgo, spesso nelle immediate vicinanze. I rugariói che
andavano ad abitare in una nuova casa, riproducevano lo stesso intorno del Borgo: dietro la casa,
costruivano
no un magazzino, che sarebbe diventato presto il primo garage per la “500”, un gabinetto
all’aperto, anche se ne avevano uno in casa, un recinto per le galline e i casotti per i conigli, una
concimaia, un albero di noci, due filari di viti con l’erba sotto e l’orto.
I borghi nella mappa del Catasto
napoleonico (1812)
I borghi nella mappa del Catasto
austriaco, che registra i cambiamenti
almeno fino al 1901
In rosso sono segnate le casupole e gli ampliamenti costruiti sul fosso della stradina del borgo.
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Nove figli
L’espressione nove figli presenta due realtà: il rapporto abitanti/numero di stanze per famiglia ed
essere donna in Borgo Ruga. Il numero degli abitanti poteva variare a seconda delle vicissitudini
della famiglia, ma il numero delle stanze rimaneva sempre due, di proprietà o in affitto o misto.
Quando i figli erano tanti e diventavano grandi potevano andar a dormire in casa di altri, parenti e
no, ma sempre nel Borgo. Il limite delle stanze disponibili per famiglia favoriva la vita fuori, nella stradina/corte
stradina/cor
comune, dove si svolgevano alcune funzioni, come la toletta. Alcune storie. Due sorelle, Caterina e Maria
Luigia, la prima viveva in due stanze e aveva 9 figli, la seconda, ne occupava altre due, nella casa
paterna che si erano divise e aveva solo 2 figli.
figli. Emma aveva visto crescere solo la metà dei suoi
10 figli; fra il primo e l’ultimo c’erano 24 anni di differenza. Emilia parlava col fidanzato da finestra a
finestra, perché entrambi abitavano in Borgo Ruga, Emilia si è sposata tardi, a 29 anni, e ha avuto
av
6 figli, vivevano in 8 in 2 stanze in affitto. Col passare del tempo nelle due stanze di famiglia
potevano rimanere la figlia vedova con la madre o la madre con i figli non sposati, due sorelle o
due fratelli da sposare che vivevano insieme. In Borgo Ruga
Ruga c’erano tante bambine, perché
sopravvivevano meglio dei bambini, quindi tante ragazze e poi donne.
Essere poveri
Essere poveri a Ruga voleva dire che “no i jera paroni de tera, de niente”. Si diceva che con la
scusa che “i jera quei de Ruga, i ‘ndava
‘ndava a robar tuti”. I rugariói rubavano per bisogno non nelle
case ma nei campi, andavano a “erbe e radici”, a grano, a erba per i conigli, non solo “drio e rive
dei fosi” ma anche su “quel de chealtri”, senza essere visti. Andavano a mangiare l’uva e i “àmoi
“à
de
masoìn’ quando erano maturi. Andavano lungo le siepi a “legneta e a zocheti” per scaldarsi. Se
non avevano da mangiare, soprattutto d’inverno, cucinavano i gatti. Il gatto come le talpe era
merce di scambio per la pelliccia. I bambini a 10 anni già lavoravano a servizio in casa di altri o
come aiutanti sui campi, al mulino, in latteria. Alcuni giravano col padre o la madre che erano
venditori ambulanti. Non raramente c’era anche chi adulto mendicava per vivere.
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Uomini
Uomini di tanti mestieri, tuttii diversi dal mondo circostante. Pastori venuti dai monti, lungo la via
della transumanza, hanno depositato, in un mondo contadino, l’acuto spirito vagabondo
dell’ambulante, dell’artigiano, del piccolo bottegaio. D’inverno c’era poco lavoro per tutti, per i
muratori, per gli imbianchini, per i tappezzieri, per i venditori ambulanti. Da novembre a febbraio gli
uomini erano disoccupati e poiché avevano tempo libero erano spesso in osteria a bere. Gli uomini
morivano molto prima delle loro mogli, erano le donne
donne a mandare avanti la famiglia: svolgevano
lavori artigianali in casa o in cortile per conto terzi, andavano in giro a raccogliere “strasi, osi e fero
vecio”, andavano a vendere per le case piccola merceria, frutta e verdura di stagione, in cambio
“un quartier
tier de farina, de formento o de vovi”. In Borgo Ruga erano le donne a decidere su
questioni di eredità, di affitto, di acquisto di casa, di nozze possibili, perché diversamente da chi
viveva in campagna, i figli potevano anche decidere di non sposarsi.
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Tre parole del Borgo Ruga
canevai, predial, piope
Il modo di parlare dei rugariói non è propriamente un gergo, ma si compone di espressioni
riconoscibili, legate a particolari comportamenti. Il parlare dei rugariói indica un modo di pensare e
di intendere
ere la vita diverso da quello contadino. Proponiamo tre parole, le prime raccolte in vista di
un approfondimento.
I rugariói dicono che i canevai era un passaggio militare che doveva rimanere sempre aperto,
lungo il quale si attestavano le casette a schiera, la casa con la torretta, il pozzo e gli orti coi
gabinetti del borghetto.. Il percorso dei canevai segna anche il limite dello sviluppo del Borgo
Bor Ruga
a ovest. I canevai determinano una distanza permanente nel tempo, fra il muro di cinta di Villa
Serena e il Borgo Ruga.
Predial non è una parola esclusiva, ma è una parola molto cara alla gente del Borgo. Per capire
raccontiamo brevemente una storia.
storia. Rita abitava un pezzo di casa dei Povegliano che era in realtà
di tutti, perché da due secoli le successioni non venivano pagate. A Rita, che era a capo della
famiglia Povegliano rimasta in Borgo, arrivavano le cartelle del predial,, forse un’imposta sul
su fondo,
a nome di un Povegliano che nessuno conosceva più, tale Osvaldo.
Gà-tu visto piope?. Piope sembra un’espressione esclusiva del Borgo Ruga, indica un uomo e mai
una donna. Si può avvicinarla alla parola àreo.. Per capire proponiamo alcune situazioni:
situazion due
Via Cicogna oggi
Tre ragazze per Via Cicogna anni ‘50
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parlano di una terza persona, ma non vogliono nominarla, la chiamano piope; a tavola una madre
parla fra l’ironico e lo sprezzante del moroso della figlia, lo chiama piope; per strada o in osteria si
vuole richiamare l’attenzione di un vicino, si dice “ehi, piope!”. La parola piope è anche un luogo
vicino al Borgo Ruga, via Pioppe, oggi un piccolo tratto di strada che in passato forse andava da
Villa Serena al centro di Paderno.
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Azioni concrete
Sono rimasti, nel Borgo Ruga, una quindicina di pensionati, quattro ragazzi sotto i trent’anni, un
militare, sardo d’origine, che passa lunga parte dell’anno in Afganistan, due piccoli imprenditori,
una professoressa, un’impiegata, un solo bambino, nato pochi mesi fa, da genitori venuti da
lontano, il Venezuela. La palazzina Povegliana è abbandonata e sta in piedi sorretta da un forte
glicine che l’avvolge tutta, le casette a schiera cadono a pezzi, le casupole sul fondo Povegliano
disabitate, le abitazioni all’ingresso del borghetto stanno per crollare. Il degrado distrugge case
cortili ed orti lasciati a se stessi e la metastasi si estende lentamente alle parti ancora vissute.
Sogniamo e lavoriamo per un Borgo in cui sono tornati tanti bambini felici di vivere, artigiani con le
loro botteghe, famiglie di lavoratori e studenti. Proponiamo per questo un progetto: “Percorso per la
valorizzazione e il recupero di Borgo Ruga” che prevede una mostra fotografica e un concorso di
idee e proposte. La mostra “Borgo Ruga e la sua gente”, realizzata tra le case del Borgo, mira a
restituire, alla nostra fantasia, le persone, la vita, i mestieri. Con il “Concorso di idee per la
valorizzazione e il recupero del Borgo” chiamiamo chi avrà qualcosa da esprimere per costruire,
con noi, una nuova vita di Borgo Ruga. Ricerchiamo una nuova missione del Borgo che sia
coerente con la sua storia, l’identità dei rugariói, esigenze e domande della comunità di Ponzano.
La palazzina Povegliana
Le casupole del fondo Povegliano
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Presentatori
Il presidente
Il gruppo di lavoro “ Borgo Ruga e la sua gente”
I rugariòi
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Luoghi da amare – 2012 - Comune di Ponzano Veneto