Atto terzo
Il terzo atto, vero crocevia
drammatico degli eventi che risulteranno essere determinanti nell’evoluzione del dramma è il più “verdiano”. L’azione è
molto articolata e non soffre minimamente dei numeri distinti con cui è costruita: l’azione procede in maniera serrata e i
temi circolano liberamente con un grande crescendo drammatico che porterà alla conclusione.
Mentre Amneris leva preghiere alla dea perché protegga
le sue nozze imminenti, sulle stesse sponde, Aida attende
Radamès rimpiangendo la patria perduta (“O patria mia... O
cieli azzurri”). Amonasro, nel frattempo, convince la figlia a
tradire l’amante per salvare il suo popolo (“A te grave cagion
m’adduce... Rivedrai le foreste imbalsamate”) ed egli stesso
si presenta a Radamès come il re degli Etiopi e cerca di
conquistarlo alla sua causa. Ma Amneris denuncia il complotto
ai sacerdoti e alle guardie. Radamès si consegna a Ramfis.
Atto quarto
L’ultimo atto si apre con
Amneris combattuta tra il risentimento e l’amore (“L’aborrita
rivale a me sfuggia”). Vuole salvare Radamès che però è
deciso a non opporsi al destino che lo attende e non vuole
nascondere l’amore che lo lega ad Aida (“Già i sacerdoti
adunansi”). Sotto al tempio splendente d’oro e di luce di
Vulcano, si trova la cripta in cui Radamès sta per essere
murato. Radamès pronuncia per l’ultima volta il nome di Aida
(“La fatal pietra sovra me si chiuse”) che improvvisamente
gli appare: ella è venuta a morire con lui (“Morir! sì pura e
bella”). I due abbandonano senza rimpianti il mondo che li ha
condannati (“O terra, addio”). Amneris, vestita a lutto, prega
sulla tomba dell’amato, invocando la pace.
Testi di Roberto Calabretto
Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
Stagione 2008/2009
Sovrintendente e Direttore Artistico Prosa Michele Mirabella
Direttore Artistico Musica e Danza Daniele Spini
12
febbraio
giovedì
ore 20.45
AIDA
7 febbraio 2009 - ore 20.00
musica di GIUSEPPE VERDI
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
STEFANO BOLLANI
PIANO SOLO
Prima rappresentazione: Il Cairo, Teatro dell’Opera, 24 dicembre 1871
Editore E.F. Kalmus & Co., New York
AIDA
AMNERIS
RADAMES
AMONASRO
RAMFIS
IL RE
UN MESSAGGERO
UNA SACERDOTESSA
CROSS OVER
13
febbraio
venerdì
ore 17.45
SI RACCONTA
una sera d’inverno un narratore
MARIA GRAZIA PLOS legge
Foyer del Teatro Anna Maria Ortese Un paio di occhiali
ingresso libero
14
febbraio
sabato
ore 20.45
ORCHESTRA SINFONICA E CORO
SINFONICO DI MILANO “GIUSEPPE VERDI”
Christian Arming direttore
Anna-Katharina Behnke soprano
Annely Peebo mezzosoprano
Jon Ketilsson tenore
Peter Mikuláš basso
Erina Gambarini maestro del coro
LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n. 9, op. 125
18-21
20
febbraio
ore 20.45
Foyer del Teatro
ingresso libero
22
Teatro Stabile di Firenze
MICHELINA
AIDA
di Edoardo Erba
con Maria Amelia Monti, Amerigo
Fontani, Giampiero Ingrassia
regia di Alessandro Benvenuti
febbraio
venerdì
ore 17.45
febbraio
domenica
ore 17.00
A TEATRO
DA GIOVANNI
MICHELE MIRABELLA legge
Giuseppe Tomasi di Lampedusa Lighea
Viva Opera Circus
IL CANTO DELL’ANIMA
liberamente ispirato al testo di Hermann Hesse
attore/pittore Gianni Franceschini
attrice/danzatrice Maria Ellero
Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace
Servizio attività culturali
Provincia
di Udine
Leda Lojodice coreografie
Stefano Trespidi assistente alla regia
Filippo Tonon assistente alle scene
Cristina Aceti assistente ai costumi
Lorenzo Fratini maestro del coro
Nuovo allestimento del Comune di Padova, Città di Bassano Opera
Festival, Fondazione Arena di Verona
SI RACCONTA
una sera d’inverno un narratore
TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE
Udine, via Trento, 4
tel. 0432 248411 - fax 0432 248452
www.teatroudine.it - [email protected]
Adriana Marfisi
Mariana Pentcheva
Walter Fraccaro
Paolo Rumetz
Nikolaj Didenko
Alessandro Svab
Gianluca Bocchino
Elisabetta Martorana
Nello Santi maestro concertatore e direttore
Hugo de Ana regia, scene, costumi e luci
Orchestra, Coro, Corpo di Ballo e Tecnici
della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
Civica Orchestra di Fiati “Giuseppe Verdi - Città di Trieste”
Grafica S. Conti - Stampa La Tipografica srl
della popolarità che l’opera riuscì a conquistare sin dai suoi
primissimi allestimenti. Radamès fa il suo ingresso trionfale
e chiede la libertà dei prigionieri mentre Ramfis convince
il sovrano a trattenere in ostaggio Aida e un guerriero, in
realtà Amonasro, padre di Aida . Il re accoglie tale richiesta e
annuncia di voler concedere la mano di Amneris a Radamès.
sabato 7 febbraio 2009 - ore 18.00
Sala stampa del Teatro Giovanni Nuovo da Udine
AIDA di Giuseppe Verdi
Conversazione di Daniele Spini
Direttore Artistico Musica e Danza
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
ingresso libero
Aria nuova con Aida
“Non si può andare avanti
così. O i compositori devono andare indietro, o tutti gli altri
devono camminare avanti”. Con queste parole, nel 1869,
Verdi dichiarava la necessità di un rinnovamento radicale del
teatro d’opera, lasciando intuire le direttive che i compositori
italiani avrebbero dovuto seguire. Rinnovamento, da un lato,
significava liberare lo spettacolo più amato dal pubblico da
tutti gli schemi in cui si trovava costretto, in particolar modo
dall’egemonia esercitata da arie e romanze; dall’altro offrire
una valida alternativa al Wort-Ton-Drama (dramma di suono e
parola) di Wagner. L’occasione si presentò nel 1869, quando
il Chedivè d’Egitto chiese a Verdi un’opera per festeggiare
l’apertura del canale di Suez.
In brevissimo tempo, Verdi compose la partitura dell’opera
e contribuì alla stesura del libretto: ritardata a causa della
guerra franco-prussiana, la prima rappresentazione di Aida si
svolse trionfalmente al Cairo la vigilia di Natale del 1871 con
la direzione di Giovanni Bottesini, il celebre contrabbassista
cremasco. Il battesimo italiano avvenne alla Scala l’8 febbraio
del 1872, con la direzione di Franco Faccio: il successo di
pubblico fu travolgente e l’autore fu chiamato sul palcoscenico
ben trentadue volte. Da quel momento non si contano le
rappresentazioni che Aida ha avuto nei teatri di tutto il mondo
– già l’anno seguente sarà data a Buenos Aires e New York, a
Vienna e a Berlino nel 1874, a Londra nel 1876 e a Parigi nel
1880 – e le incisioni che sono state realizzate con i più grandi
cantanti. Tra queste si ricordano quelle memorabili di Maria
Callas e Mario Del Monaco, Renata Tebaldi e Carlo Bergonzi,
Montserrat Caballé e Placido Domingo, e le interpretazioni di
direttori come Arturo Toscanini, veramente impressionante
per la sua immediatezza teatrale e per l’intensità drammatica,
Herbert von Karajan e Riccardo Muti. La sua popolarità, però, è
testimoniata anche dalle trascrizioni d’ogni genere a cui è stata
sottoposta la sua partititura che soprattutto nei primi decenni
del Novecento hanno permesso agli ottoni delle filarmoniche
che pullulavano in Italia di eseguire le sue arie e i suoi cori.
Un “kolossal” di successo
Echi della sua popolarità si
trovano anche nelle pagine di alcuni scrittori, come Carlo
Cassola, che più volte nei loro racconti danno vita ad “ada-
gi” musicali. In Fausto e Anna troviamo così descritto il clima
particolare che aleggiava in una piccola cittadina di provincia
in occasione dell’allestimento di Aida. “L’opera era un grande avvenimento e il teatro era stipato” – scrive Cassola. “Il
sipario, dov’era dipinta una scena agreste, presentava grandi
figure di pastori e di ninfe, un poco scrostate”. Il teatro, agli
occhi del giovane protagonista di questo racconto, si presenta
come un luogo magico, con le luci, i colpi di bacchetta del
direttore sul leggio prima di iniziare l’esecuzione e i cantanti
sul palcoscenico che si presentano truccati e con abiti molto
appariscenti. Il teatro, allo stesso tempo, permette l’identificazione degli affetti del pubblico con quelli dei protagonisti del
palcoscenico, Anche Fausto, nel buio in cui è avvolta la sala,
cerca il volto di Anna che, appoggiata coi gomiti sul bordo,
contempla la scena. Aida è stata più volte al centro anche
delle attenzioni del cinema. Se nel 1953 Clemente Fracassi si
servirà di Sophia Loren, ‘doppiata’ da Renata Tebaldi, nella sua
celebre cineopera fortemente caratterizzata da un impianto
in stile kolossal di produzione hollywoodiana, Marco Bellocchio utilizzerà la Marcia trionfale in Buongiorno notte, invitando il pubblico a una lettura simbolica della pagina più celebre
dell’opera con le drammatiche vicende del rapimento Moro.
Un capolavoro di mani esperte
Affascinato da questo singolare soggetto - l’Europa di fine secolo, del resto, era fortemente attratta dall’esotismo che aveva ispirato molti artisti - Verdi
si dedicò subito con grande passione alla sua realizzazione
e volle documentarsi sugli strumenti e sui costumi egiziani.
Dopo aver ricevuto un abbozzo del racconto da Camille du
Locle, autore del libretto del Don Carlos e direttore dell’Opéra
Comique di Parigi, si mise prontamente al lavoro. “È ben fatto,” confiderà in una lettera all’amico, “splendido di mise
en scène, e vi sono due o tre situazioni, se non nuovissime,
certamente molto belle. Ma chi l’ha fatto? Vi è là dentro una
mano esperta, abituata a fare, e che conosce molto bene il
teatro”. Se poco importa sapere chi sia stato l’autore, vale
invece la pena ricordare che a trovarlo era stato Auguste Mariette, il grande egittologo francese che si trovava al Cairo per
una missione archeologica voluta da Napoleone III. Nella stesura del libretto, l’apporto del compositore fu, come sempre,
sostanziale; in una lettera all’editore si trova una delle sue
prime riflessioni sulla “parola scenica” , quella parola “che
colpisce e rende netta ed evidente la situazione”, destinata
a diventare un punto centrale nella drammaturgia verdiana.
Simmetria ed equilibrio, luce e ombra L’opera è articolata in
maniera simmetrica ed equilibrata. A eccezione del terzo, i
quattro atti sono scanditi in due scene e divisi tra momenti
di luce e ombra. La musica ricorre, talvolta, alle forme chiuse
tradizionali ma, quale segno delle novità di cui Verdi era alla
ricerca, tende a evitare le arie articolate nelle due sezioni del
“cantabile” e della “cabaletta” per lasciare spazio a numeri
d’insieme in cui i conflitti abbiano modo di manifestarsi. La
partitura è arricchita da danze e cori, situzioni tipiche del grandopéra, a cui Aida in parte può essere ricondotta senza per
questo essere “il primo grand-opéra italiano”, come talvolta
è stato detto, dimenticando che, in quest’opera, Verdi riesce
a fondere in maniera sorprendente stili eterogenei e talvolta
contrastanti. Il Preludio è basato su due idee: la prima, “che
suggerisce un intenso desiderio represso” (Julian Budden),
è collegata con la protagonista. Il secondo tema, invece, è
associato ai sacerdoti e presenta un andamento discendente
molto flessibile. Lo scontro che animerà il racconto è subito
presentato in termini musicali e, nel corso del racconto, i
protagonisti saranno accompagnati da alcuni temi.
Contrariamente ai Leitmotive wagneriani, con cui non debbono
essere confusi, questi sono sempre immediatamente
riconoscibili in modo da ristabilire, nel breve tempo della
loro comparsa, il passato dei personaggi a cui sono legati.
Amneris, la figura più complessa del racconto, trattata in
tutte le sue potenzialità espressive, è accompagnata da
tre temi che ritroveremo in più luoghi nel corso dell’opera.
La trama. Atto Primo
Ramfis, capo dei sacerdoti, e
Radamès, valoroso capitano dell’esercito egizio, temono una
nuova invasione degli Etiopi. Iside ha nominato il condottiero
delle truppe reali; Radamès sogna di essere il prescelto,
vagheggiando di ritornare dall’impresa cinto di allori e per
ridare trono e patria alla donna che ama, Aida, figlia del re
d’Etiopia, caduta in mani egiziane, e intona una delle romanze
più celebri di Verdi (“Se quel guerrier io fossi!... Celeste
Aida”). Il recitativo è sottolineato da fanfare di trombe e
tromboni quando viene evocata la battaglia, mentre l’idea
della vittoria è accompagnata da alcuni accordi degli archi
che poi disegnano delicatamente l’immagine della donna
amata dal guerriero. Già si delinea il nucleo fondamentale del
racconto in cui il tradizionale triangolo d’amore - di Radamès,
infatti, è innamorata anche, Amneris, figlia del re d’Egitto vede sullo sfondo lo scontro di due popoli. Aida si presenta
come una straordinaria riflessione sul potere. Tutti coloro
che cercano di far valere le loro ragioni per affermare la
propria volontà soccombono: Aida, innanzitutto, che sogna
una fuga impossibile; Radamès che tradisce il suo popolo
e i sacerdoti; Amneris, che crede di servirsi del potere che
le deriva dalla sua condizione e sarà travolta dal corso degli
eventi. Un messaggero porta intanto la notizia che gli eserciti
etiopi hanno varcato i confini e marciano su Tebe. È la guerra:
Radamès è l’eroe designato. Aida, combattuta tra l’amore
per il padre e la passione per il più temibile dei nemici, ancora
una volta un contrasto tipicamente melodrammatico, chiede
aiuto ai numi (“Ritorna vincitor... Numi, pietà del mio soffrir”),
osservata a distanza da Amneris. La scena seconda dell’atto,
solenne e maestoso interludio nello sviluppo drammatico,
ha un sapore fortemente esotico e si apre con l’interno del
tempio di Vulcano. Fra danze mistiche e invocazioni agli dèi
(“Possente Fthà”), Radamès, il capo velato d’argento, riceve
da Ramfis la spada che lo consacra capo dell’esercito egiziano.
Atto Secondo
Assistita dalle ancelle, mentre
piccoli schiavi mori danzano per lei, Amneris si prepara a
festeggiare la vittoria degli Egiziani. Dimostrando di rispettare
il dolore di Aida (“Fu la sorte dell’armi”), con l’inganno riesce
a farle confessare i sentimenti che prova nei confronti di
Radamès. Aida si getta ai piedi di Amneris implorando
perdono. Le trombe della vittoria richiamano la popolazione
alla cerimonia del trionfo. Sfilano i carri di guerra, i vasi sacri,
le statue degli dèi; un gruppo di danzatrici porta i tesori dei
vinti. Varrà la pena ricordare che l’inno “Gloria all’Egitto”
con cui si apre la scena piacque a tal punto al Chedivé che
pensò di adottarlo come inno nazionale egiziano, a conferma
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