I Quaderni del Teatro
Pallido Oggetto
del Desiderio
di René de Ceccatty
dal romanzo “La femme et le pantin”
di Pierre Louÿs
adattamento teatrale
di René de Ceccatty e Alfredo Arias
diretto da Antonio Calenda
“ilRossetti”
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia - Trieste
stagione 2003-2004
direttore Antonio Calenda
I Quaderni del Teatro
volume n. 73
a cura di Stefano Curti
e Ilaria Lucari
Pallido Oggetto
del Desiderio
di René de Ceccatty
dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs
adattamento teatrale
di René de Ceccatty e Alfredo Arias
I edizione - Novembre 2003
testi di
Alfredo Arias
René de Ceccatty
stampa
Graphic Linea - Udine
foto di scena
Tommaso Le Pera
Pallido Oggetto
del Desiderio
di René de Ceccatty
dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs
adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias
diretto da Antonio Calenda
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Daniela Giovanetti, Alfredo Arias e Pino Micol
Sul progetto
di “Pallido oggetto del desiderio”
di Antonio Calenda
Nella ricca e ormai cinquantennale storia del
tappa fondamentale al Teatro Argentina, preziosa
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, la produ-
sede del Teatro di Roma, che ci ha assicurato con-
zione di Pallido oggetto del desiderio rappresenta
siderazione e sostegno, affiancandoci quale part-
un momento particolarmente significativo.
ner nella realizzazione di questo progetto: lo affidiamo ora alla competenza del pubblico italiano,
È stato un evento di rilevante senso artistico e di
che ha sempre dimostrato di saper accogliere con
grande crescita, che un regista di fama interna-
sensibilità il fondamentale messaggio dei classici,
zionale, qual è Alfredo Arias, abbia voluto lavora-
così come le più interessanti innovazioni della
re per il nostro Teatro facendo di Trieste e della
scena europea.
sua regione, il punto di partenza di un suo nuovo
percorso creativo. Protagonisti dello spettacolo
sono attori di talento e classe quali Pino Micol e
Daniela Giovanetti, assieme a Francesca
Benedetti ed a Stedano Galante e Luca Arcangeli.
Il progetto e gli interpreti di Pallido oggetto del
desiderio sono stati presentati alla stampa e al
pubblico alla fine della stagione 2001-2002:
segno della volontà dello Stabile del FriuliVenezia Giulia di non rallentare la propria attività, e conferma della vocazione ad offrire spettacoli e prove artistiche di qualità sempre crescente.
Sono seguite settimane di fervida operosità degli
artisti, dei tecnici, dell’intero staff, per assicurare
la realizzazione di uno spettacolo perfetto, di una
macchina complessa e calibrata al respiro.
Un impegno premiato dal pieno successo che
Pallido oggetto del desiderio ha registrato al suo
debutto, nell’ambito dell’edizione 2002 del
Festival La Versiliana.
La tournée nazionale di Pallido oggetto del desiderio, aperta al Politeama Rossetti di Trieste nel
febbraio 2003, prosegue tuttora e trova un’altra
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La compagnia di “Pallido Oggetto del Desiderio” durante le prove dello spettacolo
con il regista Alfredo Arias e l’autore René de Ceccatty
Appunti per la regia
di “Pallido oggetto del desiderio”
di Alfredo Arias
La scelta del romanzo di Pierre Louÿs mi è stata
è cancellato per privilegiare la descrizione della
suggerita da René de Ceccatty con il quale lavoro
passione nel suo meccanismo fatale, nel suo con-
ormai da dieci anni. Quando ho fatto la messin-
durre verso la morte.
scena di Carmen per l’Opéra Bastille di Parigi,
René ha adattato i dialoghi parlati del libretto.
L’azione è concentrata intorno a Matteo, un
Allora avevamo riflettuto insieme sui vari legami
impresario di spettacoli, e a suo nipote Andrea,
fra il mito di Carmen e alcune storie contempora-
scrittore teatrale, ad Anita, una ballerina e a sua
nee, e, firmando un testo di presentazione del mio
cugina Valentina. Matteo racconterà a suo nipote,
lavoro, René aveva abbozzato un paragone tra il
durante un viaggio in treno, la storia della passio-
racconto di Mérimée e il breve romanzo, posterio-
ne che lo unisce ad Anita. Il treno è lo spazio
re, di Pierre Louÿs, come due ritratti di « femme
astratto, ma concreto della narrazione, dell’azio-
fatale». I due testi, proponevano una riflessione
ne, del desiderio, e anche delle menzogne o delle
sulla passione, la morte, il desiderio.
verità della memoria.
Più tardi, René ha scritto per Isabelle Adjani un
Valentina è lo sdoppiamento della mostruosità di
adattamento della Signora delle camelie, che pro-
Anita, vista con gli occhi di un amante deluso,
lungava questo discorso. Avendo accettato la
tradito, provocato. La stessa Anita non sarà trat-
regia dello spettacolo, ebbi dunque l’occasione di
tata come un tipo psicologico di seduttrice per-
approfondire l’analisi dello strano meccanismo
versa, ma come il fantasma del desiderio di
psicologico del desiderio, del vortice della morte,
Matteo. Quel che cercherò di far vedere, attraver-
del rifiuto, della passione dell’impossibile, che era
so il metodo della mia regia, è quindi la spirale
presente nel romanzo di Alexandre Dumas fils.
dell’incubo di Matteo, come la sua visione interiorizzata di un sistema passionale incontrollabile.
René, nel suo adattamento della Signora delle
camelie, aveva pulito la storia di ogni riferimento
Il romanzo e anche l’adattamento comportavano
alla società dell’Ottocento, preferendo concentrar-
varie scene erotiche. Visto che Anita rifiuta il pro-
si sulla legge implacabile della passione tra
prio amante, ho deciso di rendere il corpo della
Armand e Marguerite, soprattutto ricorrendo alla
protagonista assente. Un’assenza radicale rappre-
narrazione interiore, grazie a un osservatore-nar-
sentata dai numerosi ostacoli materiali che lei
ratore, sistema che ha ripreso qui, con La femme
inventa per negarsi: un velo sul viso, delle protesi
et le pantin.
che sostituiscono le membra, una bambola che la
rappresenta, un cancello che divide spietatamente
Nell’adattamento del romanzo di Pierre Louÿs
gli amanti, la cintura di castità (trovata crudel-
ogni riferimento folkloristico alla società spagno-
mente geniale di Pierre Louÿs).
la, che costituisce una parte importante del testo,
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Questo sarà il modo poetico e stilizzato di rappresentare il rifiuto e il gioco masochistico di Anita.
Anzi non si tratta di un gioco, ma di una sfida
terribile. Il sesso è il mezzo che Anita ha scelto
per affrontare la morte.
Gli attori devono ricorrere a diversi livelli d’interpretazione, ora astratti, ora psicologici, ora simbolici.
La rappresentazione scenografica di un treno,
Le mie regie recenti hanno, forse inconsapevol-
concepita da Francesco Calcagnini, è uno stru-
mente, tracciato una linea della passione violenta
mento di sogno e un ricordo di tanti film che
e astratta nella sua violenza, portandomi a scelte
hanno segnato la storia del cinema. Il mio imma-
di rappresentazione simbolicamente forti e a una
ginario teatrale si riferisce al cinema, anche al suo
direzione degli attori che non fosse solo psicologi-
ritmo, alla sua fluidità naturale, tra passato e
ca: oltre alle mie regie liriche di questi ultimi anni
presente, azione e riflessione, con un tempo scom-
(Carmen, The rake’s progress), Cachafaz di Copi,
posto e ricomposto.
Aimer sa mère, scritto da vari autori per Marilú
Marini, La signora delle camelie, Le serve di Jean
La musica, scritta da Arturo Annecchino, costi-
Genet mi hanno permesso di elaborare un lin-
tuisce un linguaggio di per sé, e dà ai personaggi
guaggio teatrale dell’allucinazione, con una reci-
un’interiorità che amplifica i sentimenti espressi
tazione che potesse trasfigurare i dialoghi psicolo-
nel testo. Il mio riferimento al varietà, al mondo
gici in una fantasmagoria, trascinando gli spetta-
notturno del cabaret, non è solo giustificato dalla
tori nel mondo interiore dei personaggi: la rap-
storia della protagonista, ma fa parte di una
presentazione diviene allora la messinscena del
riflessione mia su questa forma essenziale del lin-
sogno, dell’inconscio.
guaggio teatrale al quale ho dedicato molte regie
nel passato.
Alessandro Lai ha lavorato per i costumi verso
un’astrazione simbolica, considerando le vesti
come un linguaggio elaborato e colto, ma anche
come la traduzione degli stati d’animo di questa
protagonista che balla sull’orlo della follia e cambia identità ogni volta che rivede Matteo.
Un tempo immateriale
di René de Ceccatty
Per adattare un’opera che già esiste, ma senza
sua regia di Carmen aveva deciso di presentare
avere una forma teatrale, devi sapere quanto hai
un’ultima immagine molto forte : Carmen si offre
in comune con l’autore. Anche se è molto poco.
al sacrifizio, come Annie Girardot, in Rocco e i
Ho adattato così La signora delle camelie, sapen-
suoi fratelli. Non è Don José che la uccide per sor-
do che avrei ritenuto dalla storia originale l’ango-
presa, ma è lei che si lascia ammazzare, che vuole
scia di perdere l’altro. Ho rispettato gli eventi rac-
da lui la morte. Lui l’aiuta a compiere il suo
contati, ma togliendo tutto ciò che mi sembrava
destino.
inutile, soprattutto nelle circostanze sociali e storiche che non m’importavano. È diventato un
Ho riletto La femme et le pantin in questa chiave
dramma astratto, con la presenza minacciante
e mi sono accorto che Concha (che poi ho ribat-
della malattia e l’ombra dello sguardo sociale che
tezzato Anita Gonzalez) non era la donna crudele
divora l’amore e lo sacrifica.
che tutti pensavano. È una donna che ha un’idea
molto rigorosa e stretta dell’amore, un amore che
Quando ho proposto ad Alfredo Arias di adattare
non si accontenta di un incontro sentimentale e
La femme et le pantin, ho cercato nel libro di
sessuale comune, ma che esige un caos di deside-
Pierre Louÿs quel che poteva appartenere alle mie
rio, di rifiuto, di provocazione, di fuga, di ritorno.
ossessioni. L’idea del romanzo decadente di Louÿs
L’angoscia sua è il vero argomento di quell’
era introdotta da una riflessione che avevo fatto
amore. L’uomo crede di essere preso in giro.
quando Alfredo metteva in scena Carmen al tea-
Infatti, lei non ha trovato un altro modo di
tro dell’Opera della Bastille. Mi aveva chiesto di
costruire il loro amore. Lui crede di soffrire più di
aiutarlo a rendere più naturali i dialoghi dei reci-
lei. Ma la vera vittima sarà lei.
tativi e il teatro dell’Opera, per il programma, mi
aveva commisionato un’analisi di Carmen. Per
Parlando con Alfredo, abbiamo deciso di raccon-
questo, mi ero ricordato il film di Sternberg,
tare tutto nel treno. Il treno diviene la rappresen-
l’ultimo che abbia girato con Marlene Dietrich,
tazione simbolica del tempo e del racconto stesso.
The Devil is a woman, ed ero rimasto colpito
Nel romanzo, il narratore ascolta la storia raccon-
dall’analogia tra il romanzo di Mérimée e quello
tata da Matteo e non rinuncia ad amare anche lui
di Pierre Louÿs.
la donna-demone. Abbiamo voluto mettere tra i
due personaggi maschili un legame familiare
Carmen e Concha Perez non sono solo delle
forte: uno zio e un nipote (legame che non esiste
seduttrici e neppure donne fatali. Anzi, se sono
nel romanzo), per spiegare l’intimità che li unisce
fatali, sono le prime vittime della loro fatalità.
e una conoscenza che il nipote, Andrea, avrebbe
Tutte e due sono legate ad un uomo solo, un
avuto dell’attitudine di Matteo.
uomo innamorato che porgerà la mano che loro
aspettano, la mano che le ucciderà. Alfredo nella
Poi ho creato il personaggio della cugina
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mostruosa, perché mi sembrava importante di
portabili. Anche se non sono vissute con delle cin-
fare accompagnare Anita non solo da una mezza-
ture di castità, anche se non si svolgono nel retro-
na, ma da una donna legata a lei con un rapporto
bottega di un lurido cabaret, anche se il sesso è
di affetto e di gelosia o di invidia. Poi questo per-
diverso, anche se il tempo è diverso, o il luogo, o
sonaggio inventato (e in parte ispirato alla madre
l’età, gli schemi tornano. Siamo tutti esposti ad
di Concha nel romanzo) si è sviluppato da solo. È
incontrare la nostra Anita, che forse non è una
diventato un personaggio molto inquietante, la
ballerina, che forse non è una donna, ma che ha
controfigura di Matteo, un orrendo riflesso del
lo stesso potere su di noi. È una figura dell’amore
dolore visto in uno specchio di frustrazione e di
impossibile, un segno della morte che lavora sor-
disperazione. Andrea, il giovane, interviene come
damente in ognuno di noi.
un fantasma impotente in questo passato che
dovrebbe insegnargli a non rifare gli stessi errori.
Ho partecipato alle prime letture, ma non ero
Invece è vinto dall’eccitazione mimetica.
presente durante le prove. Ho scoperto la messinscena di Alfredo al teatro all’aperto della
Scrivendo il dramma, mi sono servito delle situa-
Versiliana a due giorni della prima. Alfredo, per
zioni del romanzo, perchè sono molto forti e pro-
telefono, mi aveva spiegato poco a poco le sue
seguono con un ritmo implacabile. Come avevo
scelte estetiche. In particolare, per le scene, i
fatto per la Signora delle camelie, ho cancellato
costumi e le musiche.
ogni particolare folkloristico e ho provato a limitarmi ai movimenti del cuore, del desiderio, del
Arturo Annecchino ha scritto le musiche, che ho
sesso, dello struggimento.
sentito prima dell’inizio delle prove. Alfredo sapeva già in quale quadro avrebbe avuto bisogno di
Per l’amante di lei, El Morenito, Alfredo mi
musica. Aveva dato ad Arturo delle indicazioni
aveva consigliato di fare un personaggio muto
molto precise (di colore, di ritmo, di velocità, di
che sarebbe interpretato da un ballerino di caba-
atmosfera), facendogli ascoltare anche musiche di
ret. Un uomo-corpo, un uomo-sogno, un uomo-
film (hitchcockiane, Alfred Hitchcock essendo un
fantasma che non sappiamo se fosse vero o
punto di riferimento anche per i costumi e le
immaginato.
acconciature di Anita). Anch’io ero vicino ad
Arturo quando ha scritto le sue prime composi-
Ho aggiunto ai dialoghi del romanzo delle battute
zioni per questo spettacolo. Abbiamo lavorato
che appartenevano alla mia esperienza. Avevo
insieme in uno studio a Parigi nel quartiere turco,
fatto lo stesso per la Signora delle camelie. Come
uno studio nel quale avevamo già fatto le prove di
ogni scrittore ne ha il diritto, ho usato la mia vita,
un altro spettacolo, Le Pene di cuore di una gatta
la mia esperienza di un amore impossibile.
francese.
Ognuno ha nella sua memoria delle scene insop-
Quando ho sentito i vari temi, ne ho notato uno,
dicendo ad Alfredo che questo mi pareva un ottimo tema per una canzone. Alfredo mi ha risposto:
«Scrivi le parole. Includerò la canzone nella
drammaturgia.» È così che è nata la canzone
«S’il suffisait d’aimer» affidata a Valentina e cantata in modo meraviglioso da Francesca
Benedetti. Invece, le altre canzoni che avevo previste e per le quali Arturo aveva scritto musiche
non sono state cantate da Anita, ma i loro temi si
sentono solo in sottofondo. Invece di cantare,
Daniela Giovanetti balla. Del resto, balla interamente il suo ruolo aggiungendo al senso di sogno
di tutto lo spettacolo.
La decisione di utilizzare quasi sempre la musica
è stata determinante. Questa scelta ha dato alla
rappresentazione del dramma la sua natura onirica. Siamo sul terreno del sogno. Tutto il dramma
è raccontato come un flashback, ma con ritorni al
presente. Quindi ci voleva un elemento estetico,
oltre al treno, che ci procurasse il senso del flusso
del tempo, dello scorrere dei sogni, dei fantasmi,
del sesso, dell’inafferrabilità dell’oggetto del desiderio. Anche le scene dovevano diventare immateriali e le luci di Jacques Rouveyrollis hanno
consentito di vedere il treno, attraverso il «tulle»
nero di lutto, come un altare sacrifiziale che valica il confine tra veglia e sonno, passato e presente, realtà e teatralità.
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Note sulla scenografia
di Francesco Calcagnini
Lavorare con Arias è un po’ come entrare nella
ogni particolare, di precedere ogni obiezione,
sua casa a Parigi.
perché ogni obiezione è stata prevista e di analizzare le entrate, le uscite, i tempi, usando con
Ci sono tantissime cose: fotografie, libri, cerami-
parsimonia l’illogico spaesamento della sorpresa,
che, cornici, soprammobili e scale a chiocciola,
proteggendo anche la natura dell’inquietudine e
un museo di particolari infiniti tra i quali ci si
l’aberrazione delle sensazioni da ogni possibile
muove mascherando il disagio con circospezione
vaghezza, cosicché ogni singolo elemento concor-
presi dal timore di toccare e inavvertitamente
ra a strutturare la forma dello spettacolo che tra-
muovere una qualsiasi cosa che ha trovato posto
sloca dalla sua sapiente fantasia su un palcosce-
in quell’universo minuzioso.
nico.
Una wundercammer nella quale è custodito e
Il piano, indugiando ancora sull’allegoria della
addensato, in una casualità solo apparente, un
rapina, è di grand’assoluta genialità e allo stesso
particolare nomadismo della sua curiosità, un
tempo di una semplicità fatale, non prevede nes-
deposito d’eccezioni che ha una giustificazione
sun margine d’errore, nessun’intrusione di libera
estranea alla confusione.
interpretazione, nemmeno una complicità, ma
solo un’autentica totale adesione.
Arias non si preoccupa mai troppo del disagio
anzi mescolando una forma gentile, elegante ad
Il mio lavoro è consistito fondamentalmente nel
un fastidio sottile, accorda una confidenza speci-
disegnare il vagone del treno, che non c’è, dentro
fica che sembra costituirsi lì per te, come un
il quale Arias da molto tempo faceva viaggiare il
abito fatto su misura da un sarto di altri tempi.
Pallido oggetto del desiderio.
Ho compreso dopo pochissime sue parole che
Ho ancora in mente quando con le tavole enormi
non era proprio il caso di trovare delle immagini
del mio progetto ho invaso la casa parigina,
ad una fantasia allucinante e prodigiosa; nessuna
appoggiandole sui tappeti e sui sofà, che sembra-
sovrapposizione o complicità era possibile,
vano sopportare in silenzio quell’invasione.
l’unica cosa che mi sembrava permessa era quella richiesta ovvero: entrare nei frammenti con-
Aver letto Savinio mi fa sempre dubitare sulla
cessi di quella fantasia e cercare di restituire le
presunta neutralità del mobilio e sul silenzio
sue descrizioni in forma di progetto.
degli arredi.
Come un ladro che progetta un gran colpo pas-
La giornata fu piacevole e i bozzetti del treno
sando e ripassando il piano smontando per seg-
promossi immediatamente.
menti anche l’imprevisto, capace di illustrare
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I bozzetti di scena di Francesco Calcagnini
Ho lasciato il treno del Pallido oggetto tra le zanzare ancor non tigre e l’Autan, a Viareggio, dove
lo spettacolo debuttava.
Mi ricordo troppo bene delle difficoltà tecniche e
dell’affanno e della generosità della compagnia e
di tutti i tecnici nella ricerca di mettere a punto
la macchina scenica e il suo funzionamento, nel
tentativo di entrare nel tempo scandito dal
metronomo ossessivo che la regia imprimeva a
noi e allo spettacolo sull’improbabile palcoscenico del pineto.
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Note sulla composizione
delle musiche
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di Arturo Annecchino
Da svariati anni collaboro con Alfredo Arias e
duce nell’esplorazione di questo universo: uno
Renè de Ceccatty, e ogni volta si intraprende un
strumento solista che ho scelto per la sua affinità
viaggio nuovo, sempre differente dal precedente.
all’immaginario di Alfredo, per il richiamo forte
Il musical Peines de coeur d’une chatte francoise,
ad Astor Piazzolla, che ci riporta al tango come
poi La signora delle camelie con Isabelle Adjani e
espressione di un particolare tipo di passionalità.
La dame de Chez Maxime di Georges Feydeau
con Mariangela Melato sono state le tappe di que-
La partitura composta per Pallido oggetto del
sto cammino, lungo il quale è stato possibile svi-
desiderio va oltre gli schemi consueti della musi-
luppare con entrambi una profonda intesa, una
ca di scena: creando un contrappunto continuo
felice collaborazione di volta in volta rinnovata e
all’azione, al testo e all’azione. Questa stretta
arricchita. Un affiatamento che si è rivelato fon-
fusione di musica e azione, amplifica le prospet-
damentale nell’affrontare il progetto di Pallido
tive dello spettacolo: il testo sembra addirittura
oggetto del desiderio.
inteso, a volte, quale “recitar cantando”, come
coreografia. C’è addirittura un vero momento
Lo spettacolo, ispirato al celebre romanzo di
cantato, ideato per il personaggio di Valentina,
Pierre Louÿs, in cui il mondo del cinema ha così
che interpreta la canzone S’il suffisait d’aimer:
spesso trovato ispirazione, offriva suggestioni
un’ulteriore chiarissima espressione dell’essen-
intense che il regista ha voluto porre al centro del
ziale legame fra musica e recitazione nello spet-
lavoro, concentrandosi sul vortice di amore, pas-
tacolo.
sione, desiderio e frustrazione, di senso del possesso e di gelosia su cui si fonda la storia di Anita
Un continuum sonoro, che tra temi languidi e
Gonzales.
giocosi ed esplosioni virtuosistiche, ci accompagna in questo viaggio.
Come lo spazio costruito per lo spettacolo – un
treno, uno spazio immaginario e concreto, di attese e memorie – così pure la musica di scena doveva restituire una dimensione onirica, sospesa,
avvolgente, adatta a raccontare il sogno o il fantasma dell’amore impossibile…
Per le musiche del Pallido oggetto del desiderio ci
siamo immersi dunque nel mondo della passione,
nel mondo del tango, tema così caro ad Alfredo.
Una fisarmonica (Salvatore Zambataro) ci con-
Note sui costumi
di Alessandro Lai
Amo sempre porre una premessa, quando scrivo
incontro, quando ero un giovane assistente di sar-
del mio lavoro: in genere non mi piace parlare dei
toria presso Tirelli: Arias si rivolse a noi mentre
costumi, descriverli, a meno che non ci siano delle
seguiva uno spettacolo per una sua costumista…
ragioni particolari. Trovo più giusto che ognuno li
Allora fu molto attento a capire il mio ruolo, si
possa scoprire da sé, vedendo lo spettacolo…
ricordò di me tempo dopo, e per una serie di
coincidenze sono stato contattato per Pallido
Sono convinto che i costumi siano da intendere
oggetto del desiderio.
come elemento di contesto, nell’ambito della messinscena: credo profondamente alla regia e che lo
E nonostante ciò, nonostante non ci fosse una fre-
spettacolo, o il film, o l’opera siano innanzitutto
quentazione lunga, il nostro incontro è stato
creazioni dei registi che scelgono collaboratori
molto positivo: sul piano creativo abbiamo lavo-
funzionali in qualche modo al loro progetto.
rato in modo straordinario. Come Zeffirelli, con
Perciò non amo che la mano del costumista
cui ho lavorato in passato, così pure Alfredo è un
(oppure di un altro dei collaboratori) si noti in
regista assolutamente colto e molto sapiente: se
modo particolare: a mio avviso ciò rivela un pro-
parla di un vestito non lo fa come di un mero ele-
blema, uno squilibrio.
mento decorativo, ma come di qualche cosa che
conosce profondamente. Se si discute di una stof-
E proprio da questo punto di vista Pallido ogget-
fa la conosce, se si fa riferimento a un’epoca l’ha
to del desiderio mi sembra molto riuscito: ci sono
perfettamente presente, se si nomina un creatore,
nello spettacolo un’organicità dei linguaggi, un
questi gli è noto. Essendoci questo tipo di sinto-
equilibrio, un’armonia rari. Frutto della capacità
nia, il cammino per arrivare ai costumi definitivi
di sintesi di Alfredo, della sua abilità nel coinvol-
– anche in uno spettacolo come Pallido oggetto
gere le persone. Così i suoi collabortori, sceno-
del desiderio, che non è affatto tradizionale – è
grafo, costumista, autore delle musiche, si muo-
stato abbastanza agevole e piacevole.
vono veramente come una sola longa manus…
Non dico questo per falsa modestia: c’è sempre da
parte mia il tentativo di non fare solamente “i
costumi” ma di creare qualcosa, di offrire un contributo funzionale al linguaggio dello spettacolo,
alla storia che si racconta.
Un altro elemento importante è che non sono un
abituale collaboratore di Alfredo, e mi sono sentito molto onorato quando mi ha chiamato per
questo spettacolo. C’era stato fra noi solo un
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“Pallido Oggetto del Desiderio”
le fotografie
di Tommaso Le Pera
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diretto da Antonio Calenda
in collaborazione con
XXIII Festival “La Versiliana
Pallido Oggetto
del Desiderio
di René de Ceccatty
dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs
adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias
scene di Francesco Calcagnini
costumi di Alessandro Lai
musiche di Arturo Annecchino
luci Jacques Rouveyrollis
regia di Alfredo Arias
personaggi
interpreti
Anita
Daniela Giovanetti
Matteo
Pino Micol
Valentina
Francesca Benedetti
Andrea
Stefano Galante
Morenito
Luca Arcangeli
aiuto regista Luciano Pasini
direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti
capo macchinista Christian Cerne, Umberto Di Grazia macchinista Andrea Di Grazia
capo elettricista Salvo Manganaro suono Umberto Fiore sarta Elena Caucci trucco Aldo Caldarella
La scena è stata costruita presso i laboratori del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
da Scen Art sas Scenografia Napoli e Sergio Tavagna T.R.S.
direttore dell’allestimento Paolo Giovanazzi
costruzioni in ferro Radivoi Zobin sculture Carlo Furlan tele Peroni
sartoria Tirelli Costumi, Roma - Il Costume, Roma
calzature Pompei, Roma
parrucche Rocchetti e Rocchetti, Roma trasporti Globo Srl di Franco Porcacchia, Roma
prima rappresentazione
Marina di Pietrasanta, Festival La Versiliana, 12 luglio 2002
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Pino Micol
Daniela Giovanetti
Daniela Giovanetti
Pino Micol
Pino Micol
Francesca Benedetti
Daniela Giovanetti
Pino Micol
Francesco Benedetti
Daniela Giovanetti
Luca Arcangeli
Pino Micol
Stefano Galante
Pallido Oggetto del Desiderio
di René de Ceccatty
dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs
adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias
Daniela Giovanetti
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Pallido Oggetto del Desiderio
Anita (30 anni): donna bella e bionda, ballerina
SCENA 1
in locali notturni
L’incontro nel treno: zio e nipote.
Matteo (50 anni): signore maturo e elegante,
Quando si alza il sipario, un uomo (Matteo, cin-
perbene, produttore di spettacoli.
quantenne) entra in uno scompartimento e si
siede. Comincia a leggere una rivista, poi fanta-
Valentina (40 anni): cugina di Anita, invalida,
stica. Ogni tanto guarda attraverso il finestrino,
in una poltrona a rotelle.
come se aspettasse qualcuno. Alla fine, fa un
segno ad uno sconosciuto che non si vede. L’altro
Andrea (30 anni): giovane raffinato e donnaiolo,
(Andrea, trentenne) appare.
critico teatrale.
Andrea: Non ci posso credere...
Morenito (25 anni): bel ragazzo sensuale, balle-
Matteo: Sono così cambiato?
rino nudo in locali notturni. Ruolo muto.
Andrea: Non parlavo del tuo aspetto... Anzi, sei
in grande forma, così come mi ricordavo. Sto par-
L’azione si svolge interamente in un treno. Gli
lando del caso che ci ha fatto incontrare.
episodi suggeriti si vedono tutti in scena, per tra-
Matteo: Sono felice di rivederti, Andrea. Quanti
sparenza o sul proscenio secondo le necessità
anni avevi, l’ultima volta?
drammaturgiche.
Andrea: Era il compleanno di papà. Compiva
cinquant’anni. Ne faceva un vero dramma...
Matteo: Direi un film... Tuo padre non ha un
carattere angosciato, piuttosto un carattere
espansivo, clamoroso, spettacolare. Ho avuto
modo di osservarlo quando eravamo bambini e di
confermare le mie impressioni in età adulta. Ma
quando si annuncia l’ombra della vecchiaia...
Andrea: La vecchiaia, zio Matteo ! Mica vorrai
imitare mio padre...
Matteo: Non mi lamento, non aver paura, ho
smesso di lamentarmi di queste cose... Dunque...
era nel...
Andrea: Ecco... io... avevo diciott’anni...
(Calcola con le dita.)... Allora, vai sempre in
Spagna?...
Matteo: Come vedi. Quindi non era un caso.
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Spesso sono su questo treno. È un viaggio che
Matteo: Qualcosa di poco gentile, probabilmente.
faccio regolarmente.
Tuo padre ha sempre giudicato severamente la
Andrea: Come mai non prendi l’aereo?
mia vita.
Matteo: Il treno mi consente di pensare, di pensa-
Andrea: Papà è geloso di te sin dall’infanzia, ma
re al passato. E, tu, come mai hai scelto il treno?
avrebbe dato la vita sua per salvare la tua.
Andrea: Ho bisogno di ammazzare il tempo. Ti
Matteo: Beh, cosa ti diceva?
occupi ancora di quella...
Andrea: Che le tue notti ti consolano dei tuoi
Matteo: Sì... le due agenzie sono rimaste collegate
giorni.
tra loro. A Madrid e a Parigi. Ma siamo indepen-
Matteo: Se lo dice ancora adesso sbaglia. Da oggi
denti. Ogni tanto, facciamo il punto.
fino all’ultimo dei miei giorni, non si vedrà mai
Andrea: T’invidio, Matteo.
più una donna a casa mia. Ma smettiamo di par-
Matteo: Per cosa? Io invece sono stufo. Vorrei
lare di me. Mi devi parlare della donna che vai a
passar la mano. Ci accusano di fare sempre lo
raggiungere. Anzi, no! Non mi parlare di lei.
stesso tipo di spettacolo. E tu? Scrivi sempre,
Niente domande. Sii libero. Stranissimo che tu
Andrea?
possa parlare mentre aspetti di rivederla...
Andrea: Insomma...
Quando avevo la tua età, non potevo incontrare
Matteo: Per il teatro?
nessuno, non potevo parlare con nessuno, mentre
Andrea: Sul teatro.
aspettavo l’ora d’un appuntamento.
Matteo: Già, un intellettuale... E la Spagna?
Andrea: Quindi è un rimprovero, vero? Non sono
Andrea: Mi ci porta il cuore.
appassionato come te?
Matteo: Una donna?
Matteo: No, no! Non mi devi imitare, anzi te lo
proibisco. Mi sentirei disonesto se ti consigliassi di
Andrea non risponde.
sfuggire le donne. Se tornassi indietro, vorrei
vivere un’altra volta le ore passate con loro e per
Matteo: La raggiungi là?
loro. Ma tu devi preservarti da questa disgrazia!
Andrea: Spero.
Andrea: Pronunci la parola quasi significasse il
Matteo: Lei ti aspetta?
contrario.
Andrea: Spero.
Matteo: Due categorie di donne non si devono
Matteo: Vedo.
conoscere neanche in sogno: quelle che non ci
Andrea: Quel che stai vedendo deve essere molto
amano e quelle che ci amano.
triste a giudicare dal tuo sguardo.
Andrea: Ci sono diverse sfumature tra queste
Matteo: Triste? No. Ma ci sono argomenti che
situazioni estreme....
non mi fanno sorridere facilmente.
Matteo: Senz’altro, molte donne non appartengo-
Andrea: Lo sai quel che papà dice a proposito di
no a questi due tipi. Ma non le sappiamo apprez-
te, zio Matteo?
zare. E la tua, Andrea? Appartiene al secondo
tipo, vero? Ti ama?
Matteo: Non la conosci? Stai per fare quindici
Andrea: Lei lo afferma.
ore di treno per raggiungerla e non la conosci?
Matteo: È pericoloso. E lei cosa sta facendo a
Stai giocando?
Madrid?
Andrea: L’ho conosciuta una settimana fa e
Andrea: Ma non dovevi smettere di interrogar-
abbiamo scambiato appena due parole.
mi?... È ballerina, Anita...
Matteo: Posso dunque ancora impedirti di
Matteo:... Anita... Anita. Non si butta davanti ad
distruggere la tua vita.
un uomo un nome di donna. Soprattutto a un
Andrea: È una puttana?
uomo della mia età. Non sai quali ricordi perico-
Matteo: Ma no! Avrà avuto quattro o cinque
losi un nome può risvegliare: Anita come?
ragazzi nella sua vita. Non di più. È quel che si
Andrea: Il tuo sguardo sembra pronto a fulmi-
dice una ragazza perbene!
narmi!
Andrea: Allora?
Matteo: Davvero?
Matteo: Se aveste scambiato più di due parole,
Andrea: Non ho dubbi. Hai conosciuto anche tu
sapresti che è intelligente e colta. Ha letto e cono-
un’Anita....
sce la vita. L’hai vista ballare, m’immagino. Parla
Matteo: Può darsi.
così come balla. Che è bella, lo sai. Ma se tu
Andrea: La mia si chiama...
sapessi quel che nasconde, anche il suo corpo...
Matteo: Anita González.
Andrea: González è molto comune in Spagna.
Andrea si alza.
Matteo: Quindi è così, vero?
Andrea: La conosci dunque?
Matteo: Non dirmi che sei già innamorato? È la
Matteo: Qual’è il suo indirizzo?
peggiore delle donne. Ci vuole un po’ di tempo
per rendersene conto. Ringraziami, ti sto rispar-
Andrea gli porge un biglietto da visita. Matteo lo
miando un duro tirocinio e la delusione che lo
prende e legge.
concluderebbe.
Andrea: Non ho i motivi che sembri avere tu di
Matteo: È lei.
parlare male di questa donna, e non ho neppure
quelli di non raggiungerla. Ti ringrazio per le tue
Matteo gli restituisce il biglietto.
premure, ma le stimo eccessive. La tua sofferenza
passata ha velato la tua vista.
Andrea: Quand’è che l’hai conosciuta?
Matteo: Magari! Ascoltami. Ti fermo a mezza
Matteo: Vedi, valeva la pena parlare. Se riuscirò
strada così come si trattiene un uomo che si
a fermarti sulla soglia di casa sua, avrò fatto una
avventura senza preparazione in un deserto o in
buona azione.
una palude. Se le tue notti sono tranquille o spen-
Andrea: Chi è questa donna?
sierate, non avvicinarti ad Anita González. Fuggi
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da lei come dalla morte.
SCENA 2
Andrea: Tu l’ami ancora?
La passeggera clandestina
Matteo: No, non l’amo più e non l’odio. Tutto si
sta cancellando.
Il flashback è rappresentato nelle stesse scene.
Andrea: In altre parole, non ferirò nessuno, se
Andrea vi assiste rimanendo in scena, ma senza
non ti ubbidisco.
esser visto da Anita e dagli altri personaggi,
Matteo: Non bisogna mai presentarsi al primo
quando appaiono nel corso dell’azione.
appuntamento con una donna.
Entra Anita González, giovane donna bionda,
Andrea: Perché?
estremamente elegante, piuttosto borghese e raffi-
Matteo: Perchè lei non verrà. E se ti aspetterà, la
nata, un po’ simile a Tippi Hedren negli anni ses-
tua assenza non farà altro che accrescere il suo
santa. Lei è ad un tempo innervosita, angosciata
desiderio di te. Dopo tutto abbiamo davanti a noi
e abbastanza controllata.
l’intero viaggio per prendere una decisione.
Anita: Posso?
Andrea si risiede.
Matteo: Prego. Come vede, son solo.
Anita: Grazie.
Matteo: L’ho conosciuta in un treno che correva
nell’altro senso, verso Parigi.
È imbarazzata, carica di due valigie pesanti e
lussuose. Lui si precipita per aiutarla a sistemare
i bagagli.
Matteo: È pesante.
Anita: Le ho riempite in fretta. Che caldo ! Sono
arruffata, così poco presentabile. Sembro una
pazza. Mi scusi, non ho l’abitudine di viaggiare in
queste condizioni.
Estrae uno specchietto e si rimira con una smorfia.
Matteo: Lei va fino a Parigi?
Anita: Il viaggio è lunghissimo, vero?
Matteo: Non ha prenotato... e forse non avrà
neanche fatto il biglietto?
Anita: Oddio ! Si vede dunque?
Matteo: Un’avventuriera si riconosce a colpo
tamente, sapendola esente da morbosità sessuali.
d’occhio...
E, appena arrivata da mia cugina a Parigi, la
Anita: Un’avventuriera? Non sono un’avventurie-
rimborserò. Mia cugina è generosa e discreta. Non
ra. Vado a Parigi e non ho fatto il biglietto, non
mi farà domande e le sembrerà naturale rimbor-
esageriamo!
sarla, anzi ricompensarla.
Matteo: Lei vede un uomo solo in uno scomparti-
Matteo: Oh, oh ! Entriamo già nel labirinto delle
mento, lo giudica lì per lì e non ha dubbi sulla
promesse.
sua benevolenza.
Anita: Signore, sono una donna onesta, una per-
Anita: Fuggo i mascalzoni! Sono stata così stupi-
sona di fiducia. Il mio nome è Anita González.
da da sedermi in uno scompartimento di seconda
(Gli porge la mano.) No, non ho un fidanzato. Ho
classe. Avrei fatto meglio a mirare più alto. Lei
appena lasciato la vita stupida di cui ero prigio-
pensa che i controllori verranno anche qui?
niera e sto andando a vivere da mia cugina
Matteo: Verrano qui in primo luogo. Lei pagherà
Valentina a Parigi.
il suo biglietto, punto e basta. (Le sorride, capen-
Matteo: E cosa conta di fare a Parigi, da sua
do che lei non ha la minima intenzione e forse
cugina Valentina?
neppure la possibilità di pagare il suo biglietto)
Anita: Perché non mi crede?
Anita: Nessuno sa che sono su questo treno.
Matteo: Perché penso che la sua cugina Valentina
Matteo: Io lo so.
sia un Valentino.
Anita: Parlavo dei miei, degli amici. Sto per cambiar vita.
Lei ride.
Matteo: Perfetto. (Si disinteressa di lei, assorto
nella lettura di una rivista.)
Anita: Non mi piacciono gli uomini, non ho un
Anita: Lei è un gentiluomo. Non mi denunzierà?
fidanzato, le ripeto. Ci intenderemo perfettamente, perché a lei non piacciono le bionde.
Matteo non le risponde.
A questo punto, Matteo si volta verso Andrea e
Anita: Mi aiuterà, vero, signore?
Anita sparisce nell’ombra.
Matteo: In che modo?
Anita: Pagherà il mio biglietto?
Matteo: Parlammo tutta la notte. Passando i
Matteo: Il biglietto? Perché?
Pirenei, il treno si bloccò. Eravamo circondati da
Anita: Per cortesia, per cavalleria.
un immenso cerchio bianco. La luna splendente e
Matteo: Non mi piacciono le bionde. Ho sempre
ghiacciata animava la sierra nevosa e mai mi
ignorato quei pallidi oggetti del desiderio.
sembrò più divina che in quella notte d’inverno.
Anita: Proprio perché non le piacciono le bionde,
Mi pareva di essere solo con quella sconosciuta in
mi deve aiutare. E io glielo consentirò spensiera-
un treno silenzioso e fantastico in corsa sotto la
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luna.
rendeva infantile, ma sensuale nell’abbandono...
Andrea: E all’arrivo?
Anita, che appare in fondo al palcoscenico, canta
Matteo: Conosci già la risposta. Non si è più fatta
la “Romanza della luna”.
viva. Promise di chiamarmi, ma non lo fece.
Andrea: Non avrai avuto l’ingenuità di esserne
Anita:
stupito?
La luna è pallida stasera sulle cime
Matteo: No, però ebbi quella di soffrirne. Eppure
Ancor più pallida di notte
il nostro incontro non era neanche stato l’inizio di
Che la neve di giorno
un romanzo.
Sembra talvolta un giglio tagliato
Andrea: La rincontrasti, vero?...
I suoi occhi che piangono vedono l’amore
Matteo: Nel modo più naturale e casuale del
Come un gioco triste per i bambini che s’annoia-
mondo. Nell’atrio di un teatro a Parigi.
no
La luna è blu come un viso in agonia
E la neve si addormenta come un panno di morte
Andrea: E quella sera, non avete fatto altro che
parlarvi?
Matteo: So che tuo padre ripete che sono un donnaiolo. Sbaglia. Non sono quasi mai stato a letto
con una donna senza amarla.
Andrea: Non avevi avuto il tempo, durante il
viaggio, d’innamorarti di lei o di cambiare abitudini?
Matteo: Anita González non è una donna comune.
Andrea: Le pagasti il biglietto quando passò il
controllore?
Matteo: Certo. Subito dopo, rassicurata, lei si
addormentò davanti a me come la bambina che
non era più. L’ho vegliata per il resto del viaggio,
senza che la nostra solitudine fosse turbata. Un
ciuffo biondo si sciolse dal suo chignon lungo la
guancia fino alle labbra che l’afferrarono. Ho
sognato fino all’alba quella bocca che il sonno
SCENA 3
Mi vuoi accompagnare? Si.
Ritrovo al teatro
È solo una canzone, le risposte non sono mie.
Matteo: E non sono mie le domande. Hai un
Anita sembra uscire dalle quinte e s’imbatte in
uomo?
Matteo al quale si rivolge come l’avesse appena
Anita: No. Valentina non vorrebbe. Se sapessi...
lasciato.
Oh, poi me ne frego. Vieni con me a casa mia.
Anita: Lei era in platea, si capisce come tutta
Parigi
Matteo: Come sta la signora cugina?
Anita: La signora chi?
Matteo: La persona che doveva ospitarla.
Anita: Ah, Valentina... Valentina non esce di
notte.
Matteo: ... ma non le impedisce di uscire... Non
aveva promesso di chiamarmi l’ultima e unica
volta che ci siamo visti?
Anita: Davvero? Può darsi. Ebbene, se vuole
abbandonare la mondanità teatrale, mi accompagnerà, vero? Pare che io abbia con lei qualche
colpa da farmi perdonare...
Matteo: Sta sempre da Valentina?
Anita: Si. Ma Valentina non deve assolutamente
vederla. È una donna con idee antiquate. Le
nascondo anche che vado al teatro.
Matteo: E Valentina dove pensa che lei vada a
quest’ora di notte?
Anita: Da un’amica... a lezione di danza...
Matteo: Non ha dunque rinunciato alle sue ambizioni?
Anita: Affatto. (Comincia a sussurargli, per
scherzo, una canzone all’orecchio.)
Nessuno ci sente? No.
Potrei parlarti? Si.
Un altro amante, c’è? No.
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SCENA 4
Anita: Non sono sola.
La cugina invalida
Valentina: Che dici?
Anita: Un amico ha avuta la gentilezza di riac-
Andrea, sempre in scena, commenta con Matteo
compagnarmi.
gli eventi che si svolgono davanti a lui.
Valentina: È qui con te?
Anita (a Matteo): Su. Vieni.
Andrea: Perché ti fece entrare in casa?
Matteo: Caro Andrea, c’è nella vita di ognuno un
Valentina appare sul proscenio, nella sua poltro-
momento preciso in cui tutto è sconvolto.
na. È ammutolita per lo stupore.
Tuttavia non si può dire quando la felicità si trasforma in disgrazia o la tristezza si rovescia in
Matteo: Signora...
allegria. L’istante che viene prima di questo
Anita: Mia cugina Valentina. Il signor...
momento prezioso e l’istante dopo stranamente si
Matteo: ... Matteo Díaz...
confondono...
Anita: ... è venuto ad assistere al corso di danza e
Andrea: Non sei stato messo in allarme da questo
abbiamo parlato del futuro.
brutale voltafaccia di Anita?
Valentina: Quale futuro, Anita?
Matteo: Ci si interroga dopo sulle stranezze di un
Anita: La danza.
comportamento. Ero solamente felice di non
Valentina: Non so chi lei sia, signor Díaz, ma
doverla lasciare. Abitava nei pressi del teatro, in
mia cugina è un’ottima ballerina. Vede in quale
quelle vie un po’ tristi del Faubourg Saint-
situazione viviamo e i sacrifici che devo fare per
Honoré, in una specie di portineria. Aveva esitato
poter campare. Mi hanno proposto di far la porti-
a portarmi con sè, per nascondere la sua povertà.
naia di questo palazzo, ma non me la sono sentita
Questa fu la spiegazione che mi diedi.
di abbassarmi a tanto...
Anita: Valentina è una donna molto pia.
In fondo alla scena, appare una donna (quaran-
Valentina: Preferisco baciare il pavimento del
tenne), Valentina, in una poltrona a rotelle.
coro della chiesa piuttosto che spazzare la soglia
del palazzo. Prego Dio che ci protegga: due donne
Valentina: Sei tu, Anita?
sole sono così vulnerabili. Le tentazioni non man-
Anita: Si Valentina, sono tornata.
cano. Saremmo ricche se Anita avesse imboccato
Valentina: Come è andata la lezione?
cattive strade, ma Dio mi ha ascoltato. Che cosa
Anita (a Matteo): Tu, zitto sul teatro, eh? (A
ha da proporle lei?
Valentina) Stremante. Valentina?
Anita: È tardi, Valentina. Matteo tornerà domani
Valentina (sempre dal fondo): Si?
a parlarci.
Anita: Non dormi?
Valentina: Certo, non è corretto così tardi. Come
Valentina: No.
ho potuto!... Verrà domani alle cinque per il tè?
Andrea: E tornasti?
SCENA 5
Matteo: Il giorno dopo ero lì, in quell’orrendo
Il bacio
pianterreno e Valentina non c’era. Aveva dimenticato l’appuntamento, così la giustificò Anita,
Anita: Sono stata brava davanti a Valentina,
l’appuntamento dal medico che la curava per la
vero?
paralisi. Rimasi stupito, ma ne fui anche felice.
Matteo: Già.
Anita: È incredibile, ma l’hai rassicurata. Ti
crede intenzionato ad aiutarmi.
Matteo: Si sbaglia?
Anita si siede sulle ginocchia di Matteo.
Anita: Quanto sei buono, anche tu !
Prende la testa di Matteo, tra le mani, guardandolo fissamente. Avvicina le labbra alle sue. Lo
bacia appassionatamente. Nonostante la sorpresa, lui non ha reazioni appariscenti. Poi la donna
si alza bruscamente.
Anita: Vattene, vattene!
Matteo: Vieni con me. Andiamo altrove.
Anita: Vuoi che ti venga dietro? E dove? In un
albergo? Da te? Neanche per sogno. (Lui le mette
le mani intorno alla vita.) Cosa stai facendo?
(Lui la stringe.) Mi fai male. (Si stacca violentemente.) Lasciami. Ho caldo. Fermati ! Non mi
toccare o non ci vedremo mai più.
Matteo: Perché?
Anita: Sono imbarazzata. Non ho l’abitudine.
Matteo: Ma come? Se eri tu che... (Si avvicina di
nuovo.)
Anita: Mi lasci stare o no? Ti ho detto che non mi
va. (Lo respinge così violentemente che lui cade.)
Ecco, sei contento, adesso dirai che ti brutalizzo.
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Non mi piace essere toccata.
Anita: Mi vorresti gratis? Rispondi?
Matteo: Sto sognando... Sei stata tu a baciarmi.
Matteo: Non fare discorsi incoerenti. Dici tutto e
Non ti ho costretta a farlo...
il contrario di tutto.
Anita: Ho creduto di poter... non posso...
Anita: Perfetto allora. Sono stupida. Finiamola.
Matteo: Ma come non puoi? Ne parli come di una
Matteo (a Andrea): Era riuscita a fare di me un
malattia...
ragazzino innamorato.
Anita: Forse si tratta di una malattia, cosa vuoi,
Andrea: Ti capisco.
sono una strana bestia... mi devi prendere come
Matteo: Io no, io non mi capivo .... Raramente ho
sono... ma mi piaci, sai...
provato un tale senso di solitudine e di repulsione
Matteo: Sei pazza, Anita...
di me stesso...
Anita: Forse lo sono, in ogni caso non mi piaccio-
Andrea: Perché? Perché, dal momento che lei ti
no i vecchi porci... Ma vedi, così, guardandoti
aveva fatto intuire di essere attratta da te?
colle spalle alla finestra, ho pensato... non so... a
Matteo: Attratta da me? Per respingermi subito...
qualcosa di molto triste e dolce nei tuoi occhi...
Come volevi che non ci vedessi la minaccia di un
Matteo (teneramente): Anita...
gioco? Del resto, sapeva lei stessa quel che stava
Anita: Poi tutto è sparito. Il tuo sguardo è diven-
provando?
tato cattivissimo, durissimo. Perché c’è sempre
Andrea: Ma tu cosa provavi?
tanta durezza nei vostri sguardi?
Matteo: L’angoscia mi dominava, la paura di non
Matteo: In quali sguardi? Negli sguardi di chi?
rivederla mai più. Un’angoscia forte come la tua
Anita: Non far finta di non capire.
certezza che lei ti sta aspettando...
Matteo: È allucinante, vengo a casa tua da amico
Andrea: Non ha avuto il tempo di far nascere in
e improvvisamente mi parli come a un estraneo.
me incertezze.
Di colpo ti butti nelle mie braccia, e ora mi accu-
Matteo: Putroppo, ha avuto con me il tempo di
si? Di cosa?
accrescere la mia angoscia... Anzi, fu la sua prin-
Anita: Non ti sto accusando. È vero, ho avuto
cipale occupazione.
voglia di baciarti, veramente voglia, vedi, non ti
Andrea: E ti lamenti? Avevi invaso ogni suo pen-
mento. Poi la voglia è svanita. Sono cose che suc-
siero...
cedono. Tu non mi ami. Sei solamente eccitato.
Matteo: Se conoscessi tutti i vantaggi che il suo
Matteo: Cosa ne sai? Sei sorvegliata da
strano comportamento mi riservava, mi crederesti
Valentina?
forse più matto ancora...
Anita: Non c’entra Valentina. Ti piaccio, ti diver-
Andrea: Per esempio?
to. Se vuoi una donna che ti piaccia, se vuoi solo
Matteo: Non vorrei darti l’occasione di godere
questo, bisogna che la cerchi altrove. Non mi
della mia sofferenza.
puoi comperare come una bambola sul mercato.
Andrea: Il solo rischio che correrei sarebbe quello
Matteo: Ma chi parla di comprarti?
di soffrire del tuo piacere.
Matteo: Andrea mio, piacere è una parola inade-
SCENA 6
guata a descrivere il mio rapporto con Anita
La nudità
González, anche se è vero che con lei non mi sono
mai annoiato.
Anità riappare.
Andrea: E la famigerata cugina?
Matteo: Valentina? Era immersa nelle sue pre-
Anita: Arrivi tardi stasera... Se permetti, vado a
ghiere, sempre rinchiusa in chiesa. Mi cedeva il
letto. Ma vieni, avvicinati... Ecco, accarezzami la
campo per ora. Andavo a ritrovare Anita quando
schiena, mi piace quando mi massaggi...
volevo e lo volevo sempre.
Lui lo fa mentre Anita si spoglia.
Matteo: Credevo che non volessi essere toccata da
me...
Anita: È diverso così.
Matteo: È diverso, perchè ti spogli?
Anita: Che vuoi dire? (Lo sta facendo.)
Matteo (continuando ad accarezzarla): Ti stai
togliendo i vestiti davanti a me.
Anita: Davanti a te? Tu sei entrato mentre stavo
per andare a letto, mi è venuto sonno, niente di
più naturale. Non mi imbarazzi. Ecco tutto.
Matteo: Anita...
Anita: Non fare questo tono supplichevole, è esasperante.
Matteo: Lasciami...
Anita: Cosa?
Matteo: Lo sai.
Anita: Non so di cosa stai parlando. È dolce, la
tua mano sul mio corpo. Hai le mani così dolci,
come la tua voce. Resta. Non vuoi che leggiamo
poesie insieme, tutti e due? Mi piace tanto leggere
poesie con te. Soprattutto poesie d’amore. (Lui le
sta accarezzando i seni.) Che stai facendo? Vedi,
non serve a niente essere gentile con te: ne approfitti, sei osceno!
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Matteo: Non sono osceno, faccio quello che vuoi
Matteo: Non mi nascondeva nulla, nè della sua
tu.
vita, nè del suo corpo, eppure un muro ci separa-
Anita: Certo, per eccitarmi. Lasciami. (Non si
va.
dibatte, lo lascia continuare.) È piacevole.
Andrea: Sembrava amarti.
Lasciami. Non fare il porco. È dolce... Più
Matteo: Stai scherzando, vero?
profondo, più forte... Che schifo ! (Lei si distac-
Andrea: Se non avessi creduto che ti potesse
ca.) Sei un ossesso !
amare, non avresti continuato a vederla...
Matteo: Non ti tocco più!
Matteo: Forse mi amava a modo suo. Mi diceva:
Anita: Ecco, sei più ragionevole. Che caldo che
«Ti faccio del male. Ti faccio troppo male.»
fa.
Anita (riapparendo): Ti faccio del male. Ti faccio
Matteo: Perché mi stai nuda davanti?
troppo male.
Anita: Puoi andartene. Niente ti costringe a stare
Matteo: Scomparivano. Dov’erano? Non riuscii
qui. Sono nuda e sei qui... Che altro posso dirti?
mai a saperlo. Anita tornava, facendo finta di
Se vuoi, resta.
niente, dicendomi d’esser felice di rivedermi. Ero
Matteo: Quand’è che accetterai?
bravo, diceva, a non essermi scoraggiato...
Anita: Cosa? Ah... quello? Più tardi, quando
Anita: Hai fatto bene a non darmi retta, mi sento
saremo soli, quando viaggeremo soli, sì, allora
così bene quando sei accanto a me...
sarò un’altra. Qui, c’è lo sguardo di Valentina.
Ti amo tanto, non voglio che tu sia infelice, no,
Matteo: Ma se Valentina non c’è... È in chiesa!
per niente al mondo, devi essere ragionevole, devi
Anita: Non conosci Valentina e non mi conosci.
capire, devi fare uno sforzo.... (Anita sparisce.)
Non posso farle questo.
Matteo: Farle questo! Le hai fatto forse una promessa di castità?
Anita: Non hai nessun diritto di prendermi in
giro! Neppure con lei devi scherzare! Vedi, è inutile parlare con te, non capisci. Valentina è molto
sola, è buona, la devo aiutare, standole vicino.
Matteo: Ma cosa cambierebbe?
Anita: Non sarebbe lo stesso. Diventerei un’altra
donna. Sarei meno gentile con lei, meno vicina a
lei. Invaderesti la mia vita.
Matteo: E qual’è il mio posto nella tua esistenza?
Lei sparisce nell’ombra.
SCENA 7
Valentina: È impossibile senza una garanzia
Il denaro
minima. Voi siete una persona sfuggente, signor
Díaz... Invece, Anita non lo è, si è mostrata sem-
Appare Valentina nella sua poltrona a rotelle.
pre disponibile. Mai bugiarda. Cosa sappiamo
della vostra vita, Matteo? Delle vostre intenzioni?
Valentina: Voi venite, ripartite, tornate...
Quando Anita vi avrà ceduto, chi ci dice, signor
Insomma cosa volete da Anita?
Díaz, che non vi stancherete? Voi siete coinvolti,
Matteo: Le posso parlare sinceramente?
tutti e due, in una relazione della quale non ci si
Valentina: Se mi mentiste, lo capirei.
libera così facilmente. E certo qualche gesto non
Matteo: Amo Anita, le voglio bene.
basterà. Sa, la situazione nella quale mi vedete,
Valentina: Sono due cose diverse. Si può amare
mi ha dato una particolare lucidità sulla realtà
per egoismo. Se le volete bene, aiutatela a lavora-
dell’amore. Nessuno avrà mai più su di me uno
re. Credete forse che sia divertente per lei rimane-
sguardo pieno d’amore. La mia crudeltà vi stupi-
re rinchiusa qui con me? Non abbiamo denaro.
sce? Bisognerebbe essere veramente stupida per
Matteo: È quel che volete, denaro?
non raggiungere questa forma elementare di con-
Valentina: Non è quel che voglio, ma noi ne
sapevolezza, quando una è come me. Anita mi
abbiamo bisogno. Dico noi, perchè anche Anita
restituisce la vita che la malattia mi ha rubato.
dice noi. Anita pensa a me più di quanto voi non
Questa vita, caro, non me la prenderete senza che
pensiate a lei, signor Díaz. Pensare a qualcuno è
io mi difenda. No, non dovete credere che vi dica
molto diverso da quel che voi chiamate «amare».
adesso che amo mia cugina come voi, signor Díaz,
Matteo: Anche lei, crede quindi che non ami
dite di amarla. Non si tratta di un amore egoista,
Anita?
narcisistico e concupiscente. Io l’amo, perchè la
Valentina: Non l’amate come dovreste.
sua vita è indispensabile alla mia mancanza di
vita. Servitevi pure dello specchio schifoso che vi
Matteo firma un assegno.
sto porgendo: una donna invalida che si aggrappa
ad una fonte di felicità. Non chiedo di più. Non
Matteo: È così che dovrei?
sono certa che voi, signor Díaz, cerchiate questo
Valentina (leggendo la cifra): È un primo passo.
tipo di felicità. Anita l’ha capito come me e ne
Matteo: La persuaderà?
soffre. Anita non vi crede innamorato.
Valentina: Di cosa?
Matteo: Ma se l’ho appena dimostrato...
Matteo: Della sincerità del mio amore?
Valentina (porgendo l’assegno): In un linguaggio
Valentina: Non abbiamo bisogno di parole, ma
terribilmente goffo. Ma saremo indulgenti.
di fatti.
Ascoltatemi: so perfettamente che immaginate,
Matteo: Me se Anita stessa mi inebria di parole!
signor Díaz, che io vieti ad Anita di vedervi. È
Mentre io chiedo altro...
sbagliato, mi impegno a suggerire ad Anita che
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passiate una notte insieme, se Anita accetta.
all’estero per lavoro. Al ritorno, erano sempre
Toglierle un’occasione di felicità sarebbe esaurire
introvabili. Il mio denaro aveva consentito a quel-
la fonte di vita, quindi fare la mia disgrazia. Vi
le donne di fuggire.
raggiungerà, se lo desidera. Forse non ragiono
Andrea: Dov’erano andate?
più... Vi sorprendono i deliri di un’invalida.
Matteo: A Madrid. Le ho ritrovate a Madrid.
Matteo: Nulla mi sorprendeva ormai. (Valentina
Andrea: In un teatro o in un treno?
scompare nell’ombra.) Il giorno dopo, ricevevo
Matteo: L’ho vista nell’album di un agente tea-
non la visita d’Anita, ma una lettera scaraboc-
trale. Quando l’ho interrogato su di lei, mi rispose
chiata in fretta.
che era una pigra, che non aveva quasi mai lavo-
Voce di Anita: «Se tu mi avessi amata, mi avresti
rato e aveva rifiutato le rare offerte che le erano
aspettata. A te bastava un po’ di pazienza. Ti
capitate. Non era mai disponibile, diceva.
avevo detto che soli ci saremmo potuti amare. Ti
Secondo l’agente era una finta ballerina o una
avevo detto che niente mi era più insopportabile
matta. Gli dissi, barando, che l’avevo vista esibir-
che vedere il nostro amore profanato dallo sguar-
si ottimamente in un teatro parigino e lo convinsi
do altrui, e, in particolare, da quello della povera
a darmi il suo recapito.
Valentina. Mi hai tradito, parlando con lei. Mai
Andrea: Avevi quindi sempre la mente invasa dal
ho conosciuto umiliazione più grande. Come hai
suo ricordo?
potuto infliggerle, nella sua sedia a rotelle, i tuoi
Matteo: La mente no. Ma il mio cuore... Il mio
discorsi osceni? La disgraziata non sapeva come
cuore batteva come batte quando avvicini per la
ripeterli, tanto le sono estranei. Come hai potuto
prima volta le labbra che desideri. Si era allonta-
costringerla a fare da messaggera per una richie-
nata da me in modo da rimanermi vicinissima.
sta così vergognosa, così indecente? Lei che non
Andrea: Hai dunque bussato alla sua porta?
ha mai conosciuto l’amore... Lei che passa le sue
Matteo: Si.
giornate nella sua poltrona di suppliziata... Hai
Andrea: Ti ha aperto? O fu il suo cerbero ad
voluto farla diventare complice di maneggi
impedirti d’entrare?
immondi. L’hai trasformata in mezzana.
Matteo: Era sola, ma non mi fece entrare.
Piangeva. E per colmo d’infamia, mi hai voluto
Andrea: L’hai rimproverata?
comprare. Non mi rivedrai mai più.»
Matteo: Lei mi sorrise.
Andrea: Spero che tu abbia riso di questa lettera
scaltra.
Matteo: Tu presti agli innamorati un umorismo
che di solito non hanno. Mi sono precipitato nella
portineria. Ho bussato come un pazzo. Non
c’erano, né l’una né l’altra. Neppure il giorno
dopo, nè i giorni successivi. Son dovuto andare
SCENA 8
tile, ti farò felice.
La promessa
Andrea: «Farti felice»....
Matteo: Non lo so, ma non mi ha fatto felice. Mi
Anita appare dietro un cancello.
chiese di tornare, quando si sarebbe sentita
meglio.
Anita: La mia vita è stata dura in questi ultimi
Andrea: E hai avuto il coraggio di tornare?
mesi. Non sono stata felice.
Matteo: Sono tornato.
Matteo: ...di esser lontana da me?
Andrea (ridendo): E tu pensavi che... lei... avreb-
Anita: Te, te, sempre te! Quanto sei egoista!
be accettato di...
Valentina aveva ragione: pensi solo a te stesso. Ho
Matteo: Si, mi aveva promesso che sarebbe
dovuto lavorare. Tu non sai cos’è la povertà, si
diventata la mia amante.
capisce!
Andrea: E la credevi sincera quando ti ha fatto
Matteo: Ma vi ho dato un assegno.
questa promessa?
Anita: Lo so, era umiliante, come ti ho scritto.
Matteo: Si, ma ho protestato.
Matteo: In che senso è umiliante ricevere l’aiuto
Andrea: Cioè?
di qualcuno che ti ama?
Matteo: Le ho detto che se mi amava, non era
Anita: Non ti ho chiesto quel denaro. Non lo
più necessario aspettare.
volevo, te l’ho detto.
Andrea: E cosa ti ha risposto?
Matteo: E cosa ne hai fatto?
Anita: Ti ho sempre amato, sei la persona più
Anita: Come osi farmi questa domanda? Sei dav-
importante della mia vita.
vero meschino. Che volevi che ne facessi? Che
Matteo: Non sorridere, Andrea!
affittassi una casa per aspettarti?
Andrea: Un innamorato dubita di tutto, ma
Matteo: Potevi restituirmeli.
abbocca sempre a questa dichiarazione!
Anita: No, perché ho capito il tuo gioco. Bisogna
Matteo: Ci ho creduto infatti. Avrei voluto segare
accorgersi delle trappole e aggirarle, caro. Del
le sbarre, intrufolarmi...
resto, Valentina aveva deciso che saremmo partite
Andrea: E continuava a rifiutarsi. (L’emozione le
insieme, che quella vita era durata abbastanza.
impedisce di proseguire.)
Ebbene, se vuoi saperla tutta, per fuggire da te,
Anita: ...Non è il momento giusto, ho troppe
mi sono messa a lavorare.
preoccupazioni, non capisci la mia vita, sei un
Matteo: Mi hanno detto che di lavoro ne avevi
egoista a pretendere cose non fondamentali... io
tanto da rifiutare ogni proposta...
devo lavorare per sopravvivere...
Anita: Chi te l’ha detto? Quello spilorcio di un
Andrea: Non hai pensato che... scusami, ma...
agente? Che balle che racconta! Mai mi ha fatto
non hai pensato che ci fosse un uomo a casa sua?
un’offerta! Ho ballato nelle feste. Che umiliazione
Matteo: Certo che lo sospettavo, ma soffrivo
è stata! Non mi aiuti, mi devi aiutare e se sei gen-
troppo per confessarlo a me stesso, come te lo
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confesso adesso. La porta chiusa era la prova
SCENA 9
irrefutabile che avevo ragione di essere geloso.
I preliminari, il rifiuto
Oh, non puoi sapere quanto fosse struggente essere respinto da un cancello chiuso, trasparente e
Anita apre il cancello e afferra le mani di Matteo.
opaco al tempo stesso. Come una rappresentazione pacifica e implacabile del rifiuto. Lei conti-
Anita: Baciami, Matteo. (Lui la bacia.) Che goffo
nuava a parlarmi, ma io non la sentivo più. Solo
che sei! (Lei prende la sua testa e lo bacia
udii la promessa
appassionatamente.) Mi fai girare la testa, sai.
Voce di Anita (registrata): Ti accoglierò nel mio
(Si distacca da lui.) Non mi sento molto bene. Mi
corpo.
dà fastidio sentirti così tremante. M’irrigidisco
Andrea: E le hai creduto.
nelle tue braccia. Te ne accorgi? (Lei prende la
Matteo (registrato): Si, speravo nel miracolo.
mano di Matteo e la pone sul suo grembo.) Tutti i
miei muscoli sono contratti. È colpa tua. Seguimi.
Mi distendo. (Lei si distende giù davanti a lui.
Matteo si siede e lei gli prende la mano.) Mi amerai?
Matteo: Me lo chiedi!
Anita: Quanto tempo mi amerai? Quando sarò
vecchia, veramente vecchia, mi amerai ancora?
Anche se non lo penso, dimmelo. Ho bisogno che
tu mi dia forza.
Matteo: Cosa ti affatica?
Anita: Te l’ho promesso per stasera. Volevo farti
felice, ma non so se lo meriti. Dopo te, non potrò
mai più amare nessuno. Sai, non sono una donna
infedele. Avvicinati. (Fa una smorfia di dolore,
ma la sua smorfia si trasforma improvvisamente
in sorriso.) Sono un po’ ingrassata ultimamente.
Non posso più agganciarmi il corpetto. Apri
l’occhiello, vedrai che bella che sono. Ma cosa ti
prende? Non osi più toccarmi adesso? Ti faccio
schifo? Apri pure. (Sgancia il corpetto e il seno di
Anita appare.) Guarda... ti piaccio? (Lui la prende nelle braccia e comincia ad accarezzarla.)
Matteo: Ma che fai?
Anita: Non ho voglia ora. (Riaggancia il corpet-
Scena 10
to.)
La cintura di castità
Matteo: Cosa fai allora? Passi il tempo a sedurmi
e a respingermi, ad eccitarmi e a fare finta di
Matteo: L’indomani, mi sono svegliato dopo una
essere offesa, vedendomi eccitato. Quanto tempo
notte di angoscia, di rabbia, d’insonnia, con una
andrai avanti con questo giochetto?
tremenda paura davanti a me stesso.
Anita: Non è un giochetto. Mi devi prendere
Andrea: Cosa temevi?
come sono, Matteo. Devi essere paziente, è tutto.
Matteo: La mia debolezza. Temevo di non riusci-
Matteo: Paziente sotto la tortura?
re a tornare indietro.
Anita: Perfetto! Se si tratta di una tortura per te,
Andrea: Dunque hai accettato la sua proposta?
non ti amerò neppure oggi. A domani.
Sei andato da lei?
Matteo: Attenta che non torno domani.
Matteo: No, non ne avevo la forza, ma Anita si
Anita: Tornerai, mi ami troppo.
presentò lei nel mio albergo di notte... chiedendomi se ancora dubitavo del suo amore.
Anita scompare.
Appare Anita.
Andrea: Cosa le hai risposto?
Matteo: Non ha atteso la mia risposta. Diceva che
era impaziente come me e che sarei rimasto sorpreso.
Anita: Avrai quel che vuoi. Queste lenzuola sono
impregnate del profumo di un’altra? (Si spoglia,
mentre Matteo la copre di baci. Ma una specie di
cintura di cuoio borchiato nasconde il sesso di
Anita, con un sistema di lacci che sembrano
impossibili da disfare.) Lasciami, vedi che
m’imbarazzi. Occupati piuttosto di te stesso. Che
caldo stremante, non trovi? Respiro meglio, molto
meglio... Sarò pazza se Dio lo vuole ma non tanto
da credere al capriccio di un uomo
Andrea (avvicinandosi, incuriosito): Ma cosa era,
una cintura di castità?
Matteo (quasi piangendo): Vattene adesso, vattene via! Ho capito.
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Anita (cercando di baciarlo): Non vuoi avere
Ma quando tornai a Parigi, malinconico, fu
quel che ti do? Non capisci che voglio farti piace-
Valentina a richiamarmi a Madrid: mi annunciò
re? Guarda, hai i miei seni, hai le mie labbra, hai
in una lettera trionfante, che la sua cugina balla-
le mie gambe, hai i miei capelli, hai la mia lingua.
va in uno spettacolo di varietà. Non avevo mai
Non ti bastano? Non ami me, ma quel che ti
sentito parlare del teatro dove si esibiva e fui
rifiuto. Qualsiasi donna ti darà quel che chiedi a
incuriosito.
me. Lo esigi perchè sai che non posso, non posso
adesso, m’imbarazza. È che non voglio farlo
adesso con te né con altri.
Matteo: Togliti, per favore, togliti quest’atroce
corazza. Non ti costringerò. Fammi vedere il tuo
sesso. Fammelo vedere solo. Non lo toccherò. (Lei
esita a farlo, poi, con cura, con l’aiuto di Andrea,
snoda i lacci. Si presenta così, interamente nuda,
a Matteo, ma scompare subito nell’ombra.) Ecco
fino a quale grado di servilismo mi ha costretto
ad abbassarmi. Si comportava con me quasi soffrisse di una malattia o una malformazione così
mostruosa, come quella che inchiodava sua cugina sulla sua poltrona a rotelle, che le impediva di
appagare una sensualità pure presente in tutto il
corpo suo.
Andrea: E il giorno dopo?
Matteo: Il giorno dopo come il giorno prima, e
come tutti i giorni successivi. Tra noi, nulla
accadde, mai nulla, capisci quel che vuol dire
nulla? E poi feci lo stesso errore che avevo compiuto qualche mese prima.
Andrea: Quale? Ne hai fatti tanti, povero zio
Matteo!
Matteo: Un nuovo regalo.
Andrea: Un assegno?
Matteo: Si. E, come la volta precedente, scomparvero e furono irraggiunbili. Io viaggiai per
tentare di dimenticarla.
SCENA 11
Valentina: Non importa se mente o dice la verità.
Il cabaret e il compagno di letto.
Ciò che conta è che teme questa cosa come fosse
successa davvero. Non sapete che temere una cosa
Valentina appare.
le dà vita? E che desiderala è mandarla alla
morte? Avete coraggio, Matteo? Raggiungetemi
Valentina: Finalmente, siete tornato! È tremen-
stasera.
do, è tremendo...
Matteo: È successo qualcosa ad Anita?
Appare un giovane.
Valentina: La costringono a fare delle cose... in
questo teatro... delle cose abominevoli... Li fer-
Andrea: Chi è questo giovane?
merete, vero?
Valentina: Un fannullone. Morenito, il fratello
Matteo: Ma come?
d’una ballerina che lavora nello stesso cabaret di
Valentina: Perché vi siete così a lungo allontana-
Anita.
to, mentre lei aveva un tale bisogno di voi...?
Matteo: Vive qui, con voi due?
Matteo: Ma cosa le fanno fare?
Valentina: Si. Ma non immaginate delle cose
Valentina: Per i turisti, sapete... delle cose orren-
sbagliate. Morenito è un uomo qualsiasi, lui è
de per i turisti...
ognuno: tutti e nessuno. Se Anita l’avesse preso
Matteo: Quali cose?
come amante, lo possederebbe come un gioiello e
Valentina: Schifose.... Nudità... dimenii osceni...
tutta Madrid già lo saprebbe. Allora, mi raggiun-
eccitazione... Povera Anita. Una ragazza così
gerete al cabaret?
pura, così dolce... Biglietti che si infilano di là
(mostra il petto) e di qua (fa vedere la vita) o
addirittura lì (indica il sesso). Dice che voi non
l’amate più. Che se l’aveste amata, non l’avreste
abbandonata a tutti quei maschi che la guardano
ridendo e proponendole di riaccompagnarla a
casa... Ogni sera, vado io a prenderla. M’insultano, ma faccio loro paura.
Matteo: Anche a me fai paura, strega! Mi fate
paura entrambe. Sono stufo dei vostri intrighi!
Valentina: Dice che non può più fidarsi di voi.
Dice che l’ultima notte che ha passato accanto a
voi, avete cercato di abusare di lei mentre dormiva.
Matteo: Ma è una bugia! Mente!
Scompare Valentina.
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SCENA 12
abusato di me, Matteo. Hai approfittato di me nel
L’esibizione
sonno.
Matteo: Non è vero!
Andrea: Come mai trovasti il coraggio di andar-
Anita: Quando non ero vigile, quando ero
ci?
semiaddormentata, ho intuito i tuoi intrighi.
Matteo: Chiedimi piuttosto come mai trovai la
Matteo: Tu mi accusi di intrighi?
vigliaccheria di andarci...
Anita: Anche Valentina mi dà ragione.
Andrea: Lo spettacolo era così indecente come lo
Matteo: Ah certo, se Valentina ti dà ragione...
descriveva Valentina?
Andrea: Dov’era Valentina?
Matteo: Lo era, era un numero di cabaret esegui-
Matteo: La serpe aspettava all’ingresso del came-
to da una bella ragazza provocante. (Mentre
rino dove Anita si era rifugiata e dove cercai di
parla, Anita appare in fondo scena.)
inseguirla... ma Valentina m’impediva di entrare.
Andrea: Ti ha notato nel pubblico?
Matteo: Si, credo... anzi ne sono sicuro. Si lascia-
Valentina riappare.
va palpare, baciare, rideva con tutti. Alla fine, il
suo sguardo si fermò su di me.
Valentina: È troppo presto.
Anita: Perché sei venuto qui a provocarmi?
Matteo: Come «troppo presto»?
Matteo: Provocarti io? Non hai paura di nulla,
Valentina: Si, ma bisogna aspettare.
Anita. Non hai paura di morire.
Matteo: Perché?
Anita: Morire? Mi minacci adesso? Cos’ho fatto
Valentina: Riposa.
per meritare una minaccia? Faccio il mio lavoro,
Matteo: Riposa adesso?
signor Díaz. Non me lo impedirai. E non mi
Valentina: Si, dopo lo spettacolo, ha l’abitudine
ammazzerai! Ti conosco, come se ti avessi parto-
di dormire un po’...
rito. Non mi toccherai. Farai bene, perché non ti
Matteo: Lasciami entrare.
amo più.
Valentina: Lo rimpiangerete.
Matteo: Ah... quindi mi avresti amato...?
Matteo: Cosa succede dentro, vecchia strega?
Anita: Non ti risponderò. Ma devi sapere che sei
Valentina: Lo rimpiangerete, Matteo! Il vostro
il solo responsabile della situazione nella quale mi
amore, se esiste ancora, lo rimpiangerà...
trovo.
Matteo: Il mio amore non spera nulla e non rim-
Matteo: L’unica colpa mia fu di offrirti di cuore
piange nulla. Lasciami passare!
tutto l’aiuto che potevo darti.
Valentina (cedendo il passo): L’avete voluto...
Anita: Soldi? Avevo bisogno di tutt’altro, Matteo!
Tutt’altro che sei stato incapace di regalarmi.
Anita appare nuda e balla. Morenito, nudo anche
Matteo: L’amore? L’hai rifiutato, tu.
lui, balla con lei.
Anita: Si, l’amore, ma un’altro tipo di amore. Hai
Valentina: Vedete che era meglio non entrare.
Valentina: Certo! Potete nascondervi e osservare.
Matteo: E quella gente intorno?
Vedrete, vedrete come manda al diavolo gli scoc-
Valentina: Turisti, padri di famiglia. Vengono
ciatori. E mica è una commedia. Lo fa con cuore
qui per vivere quel che non possono vivere a casa
sincero. Non fa nulla di male.
loro.
Matteo: Ah già, per te questo non si chiama il
Matteo: Il ragazzo quindi è davvero il suo aman-
male....
te...
Valentina: Ma no! Loro, i guardoni creano il
Valentina: Ma no! Sono come fratello e sorella.
male, perché si sentono colpevoli. L’oscenità sta
Andrea: Sono forse come fratello e sorella, ma
nell’essere consapevoli dello sguardo rubato, non
non appartengono alla stessa razza. Lui si dà a
nei gesti. Bisogna toglierla da qui, questo è certo,
chi lo vuol prendere. Lei si ritira in tempo. Sono
ma per proteggerla dal male che potrebbe esserle
cose che si sentono.
fatto, non da quello che potrebbe fare lei. Gli
Valentina: Vedete come soffrite inutilmente,
uomini timidi che si sentono colpevoli sono i più
Matteo. Per gli altri, questi due corpi sensuali
pericolosi. Non fate l’ingenuo... Lo sapevate che
sono frammenti di ricordi, una specie di prome-
c’erano simili locali. Vi aveva anche detto che era
moria per il loro mondo erotico. Per voi, l’imma-
povera. Accampate diritti su di lei che non avete.
gine del tradimento e della frustrazione.
Non siete nè il padre, Matteo, nè il marito, nep-
Matteo: E tu, non soffri quanto soffro io? Parla
pure l’amante. Non potete rimproverarla, Matteo.
per te.
Quei guardoni sono vestiti da capo a piedi, non
Valentina: L’ho trattenuta, Matteo. Ve lo giuro. È
c’è un letto in questo camerino. Sono in tanti.
lui, Morenito, che l’ha trascinata. All’inizio, era
Morenito li affascina più di lei.
un numero per un uomo solo. Ma non ci sono
Matteo: Questo lo dici tu, vecchia ruffiana!
clienti abbastanza audaci. Allora gli si affianca
Valentina: Ve l’ho detto. Sono come fratello e
una donna. Una donna dà coraggio ai vigliacchi.
sorella, anche se condividono lo stesso letto.
Così, gli uomini che non osano ammettere che
Matteo: Mi sfotti, vecchia storpia... (Scuote la
vengono per lui fanno finta di venire per lei.
poltrona a rotelle.)
Anita lo sa, è proprio lei che me l’ha detto... Lei si
Valentina: Se continuate, non parlo più!
diverte e si sente protetta, anche se, ovviamente,
Andrea (a Matteo): Calmati. Che aspetti? Che lei
ci sono anche tanti uomini che vengono per lei.
confessi un legame? Che confessi di guadagnare,
Ma, sapete, ci sono io per proteggerla.
vendendosi? E, anche se lo facesse, nulla cambie-
Matteo: E lui?
rebbe tra di voi.
Valentina: Morenito, sono affari suoi. Torna a
Matteo: Beh? Cos’hai da dirmi? Parla! Difenditi!
casa quando gli pare. Non gli facciamo domande
Menti ancora, menti così bene...
sulla fine delle sue notti.
Anita: È incredibile! Mi stai accusando, adesso!
Matteo: Sei sicura che lei torna con te ogni notte?
Entri per forza nel mio camerino, fai fuggire i
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miei amici...
ancora in poltrona, le spalle voltate alla finestra...
Matteo: I tuoi amanti!
Mi precipitai verso di te, afferrai la tua testa tra le
Matteo: È vero che Morenito divide il letto con
mie mani, infilai di forza la mia lingua sotto la
te?
tua. Non te l’ho mai detto, ma per la prima volta
Anita: Mi bacia forse una o due volte prima di
ho goduto con un uomo.
addormentarsi. Gli volto le spalle. Quasi fossimo
Matteo: Zitta! Non mi piace di sentire questi
sposati. Quasi fossi con te.
discorsi.
Anita: Tu mi accusi di essere oscena adesso?
Matteo vorrebbe darle uno schiaffo, ma cambia
Oggi, si, oggi ho tante cose da dirti, Matteo!
idea quasi involontariamente. Volta la testa per
Quando ci siamo rivisti nei corridoi del teatro, ho
nascondere le sue improvvise lagrime.
capito che ti amavo e che avrei amato solo te. Che
il nostro sarebbe stato un legame indistruttibile.
Anita: Non mi capisci, Matteo. So che dici che
Ti ho amato perché eri bello, avevi occhi lucidi e
sono una donna cappricciosa, volubile, perversa.
teneri capaci di far innamorare le donne... e
So che sei geloso. Ma sono io, Matteo, ad esser
anche gli uomini. Ti ho amato perché eri buono.
venuta a te. Credi che ti avrei cercato o accettato,
Mai mi sarei affezionata ad uno egoista e bello.
se non ti avessi amato? La mia professione ti
Matteo: Spiegami le tue scomparse, le fughe, i
sciocca? Non dimenticare che ci siamo conosciuti,
rifiuti. Credi che abbia bisogno di inseguirti, per
quando volevo diventare ballerina. Lo sapevi,
innamorarmi di te?
approvavi questa scelta. Ma hai finto di volermi
Anita: Te l’ho gia detto cento volte! Non mi
aiutare, sperando di mantenermi sotto il tuo
accontento di quel che basta alle altre. Se avessi
giogo.
accettato di essere la tua amante, mi avresti
Mi hai tarpato le ali per farmi dipendere da te,
abbandonata, ti saresti distaccato da me. Adesso,
per vietarmi di fare carriera. Quando eravamo a
lasciami.
Parigi, ricordati, eri soddisfatto di sapermi prigioniera di Valentina. Sapermi infelice non t’imba-
Anita scompare.
razzava molto. Eccomi libera. Ballo nuda davanti
a una platea di uomini soli, Per colpa della tua
Andrea: questa volta è finita?
indifferenza sono finita in questa bettola, ma,
vedi, non ti serbo rancore. Non ne vado fiera, sai.
Canzone di Valentina: S’il suffisait d’aimer
Ho paura di perderti. Ho paura di perderti.
S’il suffisait d’aimer pour pouvoir être aimé,
Matteo: Non dirmi così, Anita. Sono le parole che
S’il suffisait d’attendre pour pouvoir recevoir,
possono fare soffrire di più un uomo innamora-
S’il suffisait d’avoir des yeux pour voir, ce
to...
serait si facile !
Anita: Ma è vero! Ho paura di perderti. Ti vedo
S’il suffisait de parler pour que tu m’entendes,
SCENA 13
S’il suffisait de tendre la main vers toi, je
Il cancello
serais si tranquille !
Anita appare dietro il cancello.
S’il suffisait d’entendre pour pouvoir tout comprendre,
Anita: Prendimi la mano, Matteo. (Matteo prova
Tout comprendre,
ad aprire il cancello, ma è chiuso a chiave.
J’ignorerais la solitude...
Afferra la mano di Anita attraverso le sbarre.)
Seule !
Baciala. (Lui lo fa.) Adesso, l’orlo della mia gonna
e la punta del mio piede. (Lui si inginocchia.)
Belle illusion,
Matteo: È un nuovo gioco?
Qui, chaque soir, plaide coupable !
Anita: Non è un gioco. Voglio vedere se mi ami
Belle illusion,
quanto dici.
Qui me revient plus implacable !
Matteo: Contenta?
Anita: No. Sei davvero privo di ogni dignità.
S’il suffisait de savoir garder le silence,
Come puoi accettare qualsiasi mio comando?
S’il suffisait d’un peu, d’un peu d’intelligence,
(Scoppia a ridere.) Sei assolutamente ridicolo. Ma
S’il suffisait de dire tout s’arrange avec l’âge
meriti questo trattamento. Mi hai umiliata,
Ou l’expérience...
venendo a disturbarmi, mentre lavoravo nel
cabaret. Ma dopo tutto, forse anche tu vuoi che
S’il suffisait de plaire, pour plaire toute sa vie,
mi esibisca davanti a te? Invidi tanto i turisti che
S’il suffisait de crier, une bonne fois pour tou-
mi pagano. Guarda pure! (Comincia ad ancheg-
tes,
giare in modo osceno davanti a lui, spogliandosi.)
Une fois pour toutes...
Matteo: Fermati, Anita!
Anita: Ah? Non ti piaccio? Credevo di piacerti.
La vie serait moins belle sans doute,
Matteo: Anita, ti supplico!
Oh oui, moins, sans doute...
Anita: Non sono abbastanza brava per te? Non
sono forse abbastanza bella per te? Perfetto, perché, vedi, mi fai schifo. Mi ripugni. Odio il tuo
odore, il tuo corpo, il tuo sguardo. Voglio essere
libera, voglio liberarmi di te. Via! Hai capito?
Non vuoi andartene? Morenito? Morenito?
(Appare Morenito. Muto, pazzo di rabbia, Matteo
scuote il cancello. Si baciano con un’eccitazione
sempre più violenta, cominciando a spogliarsi e
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stanno per fare l’amore sotto gli occhi di Matteo.)
SCENA 14
La chitarra è mia, la suono quando mi pare, stai
Le fotografie
a vedere. (Scompaiono.)
Matteo (ad Andrea): Come vedi, non mi sono
Valentina appare.
ucciso.
Andrea: Conosco queste situazioni.
Valentina: Mi manda a controllare se siete anco-
Matteo: Non credo. E non te l’auguro.
ra vivo. Infatti, vivete, come Anita pensava.
Andrea: Nel senso che quando la sofferenza è
Matteo: Cosa pensa Anita?
troppo forte, il corpo si anestetizza. E la rabbia
Valentina: Anita: lei vi ama più di quanto voi
sostituisce il dolore. Eri troppo occupato ad
amiate lei.
odiarla per odiare te stesso. C’è bisogno di molto
Matteo: Sai cosa ha fatto ieri sera?
odio verso se stessi per uccidersi...e avere qualco-
Valentina: Ha recitato una commedia.
sa da rimproverarsi. Non avevi nulla da rimpro-
Matteo: Cioè?
verarti.
Valentina: Ve l’ho detto e ripetuto: Morenito non
Matteo: La mia credulità. Non basta! Anita non
è il suo amante. Morenito è solo un fratello per
faceva più alcuno sforzo per dissimulare le sue
lei.
menzogne, ma io non distinguevo più se la verità
Matteo: Lei invece mi ha detto «un marito».
fosse quel che mi stava dicendo o quel che mi
Valentina: Non siete in grado di interpretare il
stava nascondendo.
suo linguaggio adesso che la conoscete? Vuole
dire che per lei quest’uomo non è nessuno. Se
foste diventato suo marito, non sareste più nessuno! Come Morenito.
Matteo: E quel che hanno fatto sotto i miei occhi
cos’era?
Valentina: Un passo di ballo, suppongo.
Insomma... Sarà delusa.
Matteo: Di cosa?
Valentina: Di sapervi così tranquillo.
Matteo: Ma chi ti dice che sia tranquillo? Leggi
nel mio cuore?
Valentina: Non leggo la morte nei vostri occhi.
Matteo: E nei suoi, la leggi? Lei sarà placata solo
il giorno della mia morte. Il fallimento della sua
vita è che io non mi sia ancora ammazzato.
Valentina: Bene... io me ne vado... Ah, dimenti-
cavo. (Estrae da una tasca una bustina.)
SCENA 15
Matteo: Una lettera.
I colpi, lo stupro
Valentina: Meglio: delle foto.
Matteo: Di chi? Di lei. (Apre la bustina e guarda
Anita appare dietro il cancello che apre, attiran-
le fotografie.)
do Matteo...
Valentina: Vi piacciono?
Matteo: Chi le ha scattate? Morenito?
Anita (cantando una canzone, in modo provoca-
Valentina: Siete incorreggibile! Magari fosse
torio, quasi evocasse un amante nascosto accanto
lui... No, è un turista, durante lo spettacolo.
a sè.)
Matteo: E lei ha pensato di farmene un regalo?
Il mio amante non è che un bambino delizioso.
Valentina: Dice che vi aiuteranno ad essere
Ha occhi così teneri e sempre lucidi.
paziente.
Non ha baffi, le labbra carnose.
Matteo: Essere paziente? Che modo di dire ele-
Un sorriso ci basta, silenzioso.
gante! Bell’eufemismo!
Abbiamo preso entrambi la via del sole.
Valentina: Le tenete?
Ci siamo fermati in un dormiveglia
Matteo: Si, le tengo. Troverò il modo di restituir-
Sotto gli ulivi vicino ad una fonte.
le, quando lo riterrò opportuno.
Ha la pelle dolce e un alito tiepido.
Valentina: Non dimenticate che vi aspetta.
Matteo: Taci! Dov’è il tuo amante?
Anita: Quale amante? Ah? Il fratellino? Dorme
Valentina scompare.
come un bambino. Non ti è piaciuta la nostra
commedia? Vieni pure. Ho in serbo una sorpresa.
Matteo: Anch’io. (Le dà uno schiaffo.) Questa è
per la tua piccola commedia. (Gliene dà un
secondo.) E questa per le foto.
Anita (stupefatta): Matteo, mi fai questo? Non mi
toccherai una terza volta. (Si dibatte, e cerca
nella sua gonna un pugnaletto che estrae. Lui le
torce il polso, lei lascia cadere il pugnale, inginocchiata davanti a lui.)
Matteo: Senti, Anita. Mi hai fatto soffrire oltre il
limite della mia resistenza. Hai torturato il solo
uomo che ti potesse amare. Giacchè non capisci
un altro linguaggio, ti avrò con la forza. Quante
volte lo vorrò. (La batte con violenza. Lei grida,
ma non pronuncia nulla, nessuna ingiuria. Crolla
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piangendo. Lui si calma, la lascia per terra men-
Matteo: Anita... mi ami dunque un poco? Anita...
tre singhiozza.)
Anita: Fai quel che vuoi. Ti fa piacere, Matteo,
Anita: Quindi mi ami, Matteo? Anch’io ti amo.
voglio farti piacere, ma non domandare altro.
Sei così importante per me, ho tanto bisogno di
(Lui si agita sopra lei, quasi la violentasse, lei è
te, Matteo....
rigida e non si dibatte, ma non partecipa ai gesti
Matteo: Parli a vanvera, come sempre.
dell’amore. Lui si scoraggia e si distacca da lei.)
Anita: Oh, no, Matteo!... Mi hai battuta così
Matteo (vergognoso): Non così, Anita.
bene, Matteo! Ti devo confessare che non ti
Anita (piangendo): Non è quel che vuoi, Matteo?
amavo quanto volevo, ma le cose ormai sono
(In una mossa violenta, Matteo la stringe e fa
cambiate, credimi, Matteo.
l’amore in modo brutale, mentre lei cede, come
Matteo: E Morenito?
un pupazzo.) Hai goduto, vero? Sono felice,
Anita: Ma quante volte te lo devo ricordare? È
Matteo. Non sei felice? Voglio tanto la tua felicità,
diverso da te, Morenito. A lui non piacciono le
Matteo.
donne. Anche se amasse le donne, non gli permetterei niente, nè a nessun altro uomo, non amo gli
altri uomini. Mi credi, Matteo? Quando sento la
tua forza, ti amo, ti amo. Non puoi sapere quanto
sono felice di piangere per colpa tua. Matteo, mi
batterai ancora? Me lo devi promettere. Mi batterai, vero? Mi ucciderai, Matteo?
Matteo: Non ti voglio fare del male.
Anita: Lo devi. Altrimenti, ridiventerò cattiva.
Lui alza la mano per darle ancora un colpo, ma
Anita gli afferra il braccio e il colpo si trasforma
in abbraccio.
Matteo: ... Anita...
Anita: È così che mi devi amare. Non merito
altro, Matteo, non lo sapevi?
Matteo stringe Anita che si abbandona a lui,
come una morta, lasciandosi accarezzare, ma
senza abbozzare un gesto.
SCENA 16
errori compiuti e non permette di rimediare quelli
La partenza
che verranno... Parlare non ti dà la sapienza...
Solo sofferenza. Sei arrabbiato con me?
Matteo: Dopo quella notte, scomparvi. Era per
Andrea: No, non sono arrabbiato con te. Devi
me intollerabile essere il suo boia, giacché questa
aver amato molto quella donna per non disgusta-
era la parte che lei mi aveva imposto dopo avermi
re chi sta per amarla.
suppliziato in tanti modi. Partii all’estero, in
Matteo: Amore, non sono sicuro di capire questa
Brasile, dove le donne più accoglienti mi consola-
frase. Forse non mi crederai, ma non so neanche
rono. In Brasile, cominciai a tradirla e a dimenti-
se sia in grado di ascoltarla. Buona fortuna.
carla. Volevo sfuggire a questo stratagemma. Lei
Andrea: Addio.
provava una gelosia patologica che Valentina
Matteo: Addio?
aggravava, raccontandole chissà quali stupidaggi-
Andrea: Arrivederci.
ni su di me, come se esistessero altre donne per
Matteo: A domani?
me. Si finisce sempre col dare ragione ai gelosi.
Andrea: A domani.
Ora tocca a te: la vita inizia per te. Lei ti aspetta?
Matteo: Quando vedo due amanti abbracciati,
Andrea: Si.
non vedo altro che una pelle su un’altra pelle. Per
Matteo: Hai cambiato idea. Rinunci a raggiun-
cinque anni non ho potuto leggere romanzi
gerla.
d’amore. E quando ho ricominciato, erano solo
Andrea: No. Mi devi perdonare.
segni neri sulla pagina bianca. Andrea scompare.
Matteo (porgendogli un biglietto): Se le soprav-
Matteo rimane un momento fermo. Lascia la
vivi, cercami, ma non le parlare di me... Oh...
scena piano piano, ma, mentre cade la penombra,
(Pare preso da un tremore che gli fa perdere
riappare.
l’equilibrio.)
Andrea: Cosa succede?
Matteo (sorridendo in modo dolce): Niente, troppe emozioni.
Andrea: Sei deluso che io non segua il tuo consiglio? È questo?
Matteo: Non si giunge alla mia età con l’ingenuità di credere che l’esperienza di uno serva ad
un altro. È forse questo, tra l’altro, la giovinezza:
provare sulla propria pelle.
Andrea: E la vecchiaia?
Matteo: È la capacità infinita d’illusione, unita al
disincanto... L’età non porta rimedi contro gli
65
66
SCENA 17
La lettera
Valentina: Le chiederete scusa?
Matteo: Si.
In fondo scena, si scorge la coppia di Andrea e di
Valentina: La batterete forte?
Anita allacciati. Nel proscenio, Valentina sulla
Matteo: Si.
poltrona a rotelle. Mentre Valentina e Matteo si
Valentina: L’amerete come si deve amare?
parlano, Andrea e Anita si accomodano.
Matteo: Si.
Nello scompartimento, Andrea e Anita conversa-
Valentina: L’odierete come la morte?
no.
Matteo: Si.
Valentina: Per l’eternità, questa volta per l’eter-
Andrea: Perché sorridi?
nità.
Anita: Sono felice, suppongo.
Andrea: Supponi? Spero che sia grazie a me
Valentina: Siete tornato? È passato troppo
tempo. Troppo tempo.
Matteo: Dov’è Anita?
Valentina: Sola nella sua stanza.
Matteo: Sola?
Valentina: Riposa. Le sue abitudini non sono
cambiate. Perchè l’avete così abbandonata?
Perché ci abbandonate sempre?
Anita spiegazza la lettera che tiene in mano.
Andrea: Che cos’è?
Anita: Una lettera del passato.
Andrea: Quale passato? Qual uomo? Chi?
Anita: Sei geloso? Non devi.
Matteo: Ha ricevuto la mia lettera?
Valentina: Probabilmente.
Matteo: Accetterà di rivedermi?
Andrea: Chi ha scritto questa lettera?
Anita: Uno che non conta.
Nel proscenio, Valentina e Matteo conversano.
Tela
i protagonisti
68
Pino Micol
Daniela Giovanetti
Mattteo
Anita
Dopo la laurea in legge, si trasferisce a Milano dove segue
la scuola del Piccolo Teatro. Fin dal debutto affronta un
repertorio molto ricco, in cui largo spazio trovano testi
classici, come pure autori moderni e contemporanei. Fra
le prime interpretazioni, rimangono certo memorabili
quelle shakespeareiane, in Amleto e successivamente in
Riccardo II, entrambi diretti da Maurizio Scaparro. Con
questo regista ha avuto una intensa collaborazione, che
ha portato alla messinscena di successi quali il Giulio
Cesare di Shakespeare, il Don Chisciotte di Cervantes, il
Caligola di Camus, Vita di Galileo di Brecht e i pirandelliani
Il fu Mattia Pascal e Sei personaggi in cerca d’autore. Nel
corso della sua ricca carriera Pino Micol ha lavorato per i
maggiori teatri ed è stato scelto e diretto dai più importanti registi italiani: da Ronconi (Due commedie in commedia di Andreini) a Cobelli (La locandiera di Goldoni e
Racconto d’inverno di Shakespeare), da Calenda (Operetta
di Gombrowicz) a Sequi (La sorpresa dell’amore di
Marivaux), da Castri (Faust di Goethe) a Squarzina,
Pagliaro, Guicciardini.
Parallelamente agli impegni attoriali, Pino Micol ha al proprio attivo una notevole esperienza registica: ha diretto e
interpretato, fra gli altri, Tutto per bene di Pirandello, Don
Giovanni involontario di Brancati, Divagazioni e delizie di
Wilde e Puntila e il suo servo Matti di Brecht, mentre ha
firmato le regie di testi di prosa di Dürrenmatt, Verga,
Plauto e di allestimenti lirici quali Don Chisciotte di
Paisiello, per il Teatro dell’Opera di Roma, e per il Teatro
San Carlo di Napoli, Pierino e il lupo di Prokofiev, in cui si
è impegnato anche come voce recitante. Costante la sua
attenzione al mondo del cinema e del piccolo schermo,
cui ha offerto sempre interpretazioni di qualità in film,
sceneggiati e fiction.
Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di
danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze
di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricordati inoltre: Alta distensione di Campanile, regia di Antonio
Calenda, Zoo di vetro di Williams, regia di Vanna
Polverosi, Il sistema Ribadier di Feydeau, regia di Gigi
Proietti, La tana di Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio
IDI, Arcobaleno di Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo
del gallo di Bassetti, regia di Marco Maltauro, Rosanero di
Cavosi, regia di Antonio Calenda (Premio Critica Italiana
1995) e sempre con lo stesso regista Le due sorelle di
Bassetti (Premio Randone 1997). Nell’estate 1997 a
Taormina Arte ha partecipato allo spettacolo Heroides.
In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di
Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è
stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo di
Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio
Calenda, direzione del M° Julian Kovatchev. Fra gli ultimi
spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite
Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana
e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia.
Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale protagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de Ceccatty,
interpretazione che – assieme a quelle recenti di
Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore, diretti
da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio
dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro.
Un personale successo ha ottenuto interpretando la corifea delle Erinni nelle Eumenidi di Eschilo, per la regia di
Antonio Calenda, produzione del Teatro Stabile del
Friuli-Venezia Giulia presentata nel maggio 2003,
nell’ambito del 39°Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro
Greco di Siracusa.
Francesca Benedetti
Valentina
Nasce ad Urbino, studia medicina a Roma e poi si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.
Fra i suoi maestri, Orazio Costa che la dirige nell’Ifigenia
in Aulide di Euripide, il suo debutto. Ottiene subito ruoli
importanti diretta da grandi registi ed è allo Stabile di
Firenze fino al 1965, dove in prima mondiale interpreta
Atto senza parole e Tutti quelli che cadono di Beckett.
Con Calenda, Gazzolo, Proietti e Degli Esposti, fonda il
Teatro Cenotuno. Nel 1966 il suo incontro con Ronconi:
collabora a I lunatici di Murray, Gli straccioni di Annibal
Caro e Pour Lucrèce di Giraudoux. Fonda con Gazzolo ed
Edmonda Aldini la “Comunità Emilia Romagna” ed è protagonista del Woyzek, regia di Cobelli e de La vita è sogno,
regia di Guicciardini. Con Cobelli nel 1972 recita nello
shakespeariano Antonio e Cleopatra e ne L’impresario delle
Smirne. Al Piccolo Teatro di Milano interpreta Girotondo
di Schnitzler; nel 1974, Testori scrive per lei Macbetto,
che le vale la “Maschera con Lauro d’Oro”. Nel 1977
fonda una ditta con Philippe Leroy ed intepreta Blanche
nel Tram che si chiama desiderio; seguono Elettra di
Hoffmansthal e Maria Stuarda di Schiller.
Nel 1980 diretta da Strehler è protagonista del Temporale
di Strindberg, poi interpreta Le Supplici di Eschilo a
Siracusa, regia di Otomar Kricka. Nel 1983, insieme con
Emilio Isgrò e Ludovico Corrao fonda le “Orestiadi di
Gibellina” ed interpreta Clitemnestra per tre anni consecutivi.
Emilio Isgrò scrive per lei Didone Adonais Domine. A
Spoleto è applaudita ne La finta serva di Marivaux, regia di
Patrice Chereau e di Les nonnes di Manet, regia di Sequi.
Fra gli altri lavori da ricordare, Non ode il buio demone di
cui è autrice e interprete, e Proibito, da chi? di Raf Vallone.
Nel 1994 interpreta Lucrezia Borgia di Hugo diretta da
Reim, che la sceglie pure per Le ceneri del west con
Philippe Leroy; poco più tardi, corona il suo rapporto con
Sequi interpretando al Festival di Benevento, Nostre
ombre quotidiane di Lars Noren.
Nel 2002 interpreta Medea di Euripide, per la regia di Lo
Monaco. Notevole anche la sua esperienza in ambito televisivo.
Stefano Galante
Andrea
Inizia la sua carriera teatrale al
Teatro Popolare La Contrada di
Trieste con Quasi d’amore, uno
spettacolo su testi di Bontempelli
per la regia di Orietta Crispino. Nello stesso teatro, in
occasione di Centocinquanta la gallina canta, avviene
l’incontro con Antonio Calenda e l’inizio di una lunga collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia:
Giovanna d’Arco al rogo di Claudel-Honneger, il dittico di
Campanile Un’indimenticabile serata e Un’(altra) indimenticabile serata accanto a Piera Degli Esposti, Rappresentazione
della Passione e lo spettacolo musicale Fin de Siècle per la
regia di Antonio Calenda. Di recente ha partecipato agli
spettacoli Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo e a
I Persiani dello stesso autore, presentati al Teatro Greco
di Siracusa e all’Otello di Shakespeare con Michele Placido,
tutte produzioni dello Stabile del Friuli-Venezia Giulia, firmate da Calenda.
Luca Arcangeli
Morenito
La sua formazione è molto completa: diplomato presso lo Studio
Internazionale
dell’Attore
“Permis de Conduire”, ha seguito anche corsi di danza (fra gli altri, con Adam Fnieg) e ha
studiato canto. Diverse le sue esperienze nell’ambito del
teatro di prosa: tra queste ama menzionare i due spettacoli diretti da Cèsar Corrales Le serve di Jean Genet e
Notti di Vetro – Omaggio a Ramòn de Valle-Inclàn, l’Antigone
sofoclea per la regia di Cathy Marchand, Candida Barbarie
– Omaggio a Samuel Beckett firmato da Max Balazs e, per
la regia di Giovanni Nardoni Teleny (2001) e Odissea
(2002). Recenti le produzioni del Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia cui ha preso parte: oltre al Pallido oggetto
del desiderio firmato da Arias, Arcangeli è stato diretto da
Antonio Calenda nel Giulio Cesare di Shakespeare per
Giorgio Albertazzi.
69
70
Alfredo Arias
René de Ceccatty
regia
testo
Grande personalità della scena internazionale, Alfredo
Arias vanta una creatività originalissima e un’inesauribile
fantasia che – trasferiti sulla scena – rendono indimenticabile ogni suo spettacolo. È nato a Buenos Aires, dove ha
avviato la propria attività artistica, dedicandosi inizialmente alle arti plastiche e appassionandosi presto al mondo
del teatro. Il suo primo spettacolo, Dracula, del 1966, è
un adattamento del celebre romanzo di Bram Stoker,
messo in scena in forma di fumetto.
Ha lasciato presto l’Argentina per tentare, in Europa,
l’avventura del palcoscenico: ha dunque debuttato come
regista a Parigi, firmando Eva Peron del suo connazionale
Copi. Sono seguiti da allora numerosi spettacoli, sue affascinanti creazioni su testi del repertorio classico e di
grandi autori, nell’ambito dell’opera lirica e del music-hall:
fra gli altri sono rimasti memorabili Pene d’amore di una
gatta inglese (commedia musicale tratta da Henry James e
rappresentata a Parigi e nei maggiori festival internazionali) e Mortadela.
In Italia ha firmato molti spettacoli: per il Festival Dei Due
Mondi di Spoleto, ha creato la Vedova allegra di Franz
Lehar e Le mammelle di Tiresia di Francis Poulenc. Per il
Teatro Stabile di Genova ha diretto Il ventaglio di Carlo
Goldoni e La dame de Chez Maxime di Georges Feydeau.
Importanti anche le prove offerte nel campo della lirica:
per il Teatro Regio di Torino ha curato la regia di Sogno
di una notte di mezza estate di Benjamin Britten, mentre
alla Scala di Milano ha messo in scena I racconti di
Hoffmann di Jacques Offenbach e Il barbiere di Siviglia di
Gioacchino Rossini. Si è spesso impegnato nel mondo
della formazione, conducendo stages fra cui va menzionato quello realizzato nel 1996 all’“Ecole des Maîtres” diretta da Franco Quadri. Spesso i suoi spettacoli sono stati
presentati con successo in tutto il mondo, come è accaduto per Le serve di Jean Genet, applaudito a Montreal,
Roma, Mosca, San Pietroburgo, Buenos Aires. Ultima sua
creazione, che ha debuttato con successo a Parigi, è
Concha bonita, su libretto di René De Ceccatty e con le
musiche di Nicola Piovani.
René De Ceccatty è nato il 1° gennaio 1952 a Tunisi.
Dopo studi di filosofia, è vissuto in Giappone e in
Inghilterra. Ha lavorato per molte case editrici e riviste, è
consulente editoriale presso le edizioni Le Seuil, dalla fine
degli anni Ottanta firma recensioni letterarie su “Le
Monde” e “Il Messaggero”. Ha scritto in collaborazione i
più recenti spettacoli di Alfredo Arias. Si è impegnato
anche nel mondo della narrativa, pubblicando, fra gli altri,
come romanziere e saggista Personnes et personnages
(1979), Esther (1982), L’Or et la Poussière (1986), Babel des
mers (1987), L’Etoile rubis (1990), L’Accompagnement
(1994), Laure er Justine e Aimer (1996). Alcuni suoi racconti sono stati tradotti in italiano per nuovi Argomenti,
Panta, Lavoro Editoriale, mentre fra i suoi romanzi troviamo in italiano La stella rubino e Sibilla.
In campo teatrale vanno di certo menzionati il suo adattamento della Signora delle camelie dal romanzo di
Alexandre Dumas fils, per Isabelle Adjani e quello de La
Venexiana realizzato per Claudia Cardinale.
i Quaderni del
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
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Le pubblicazioni
«Teatro Copioni»: la prima collana di volumi del Teatro Stabile
Del Bianco Editore
1. “Il
piccolo Eyolf”
di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo
2. “La
storia di Bertoldo”
di Fulvio Tomizza (da Giulio Cesare Croce). Note di regia di Giovanni Poll
3. “Il
mio Carso”
di Scipio Slataper. Riduzione per le scene di Furio Bordon. Note di regia di Francesco Macedonio
4. “I
nobili ragusei”
di Marino Darsa. Prima versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna
5. “Sandokan
Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan”
di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Emilio Salgari)
6. “Margherita
Gautier la Dame aux camélias”
di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Alessandro Dumas figlio).
Note di Alessandro Giupponi alla regia di Aldo Trionfo
7. “Don
Giovanni”
di Molière. Traduzione di Giulio Bosetti.
8. “Amico
sciacallo. Canto e controcanto”
Due commedie di Furio Bordon
9. “Delitto
e castigo”
da Dostoevskij.
Riduzione teatrale in 2 tempi di Dante Guardamagna
10.
“Il capitano di Köpenick”
di Zuckmayer.
Versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna
I «Quaderni» pubblicati dal Teatro Stabile
12. Svevo
“per noi” oggi
La coscienza di Zeno
13. Arbuzov:
la santa ingenuità del teatro
Vecchio mondo
14. Carlo
Goldoni “Una donna di garbo”
15. Georg
Kaiser
Il funzionario Krehler: alla ricerca dell’tiomo nuovo
16. Franz
17. L’uso
Wedekind “Il marchese von Keith”
della vita
Calderon di Pasolini
18. August
Strindberg: la bellezza tragica della vita
Il pellicano
19. Karl
Valentin “Cabaret”
20. Eduardo:
21. Le
vita di un attore comico
marionette di Vittorio Podrecca
22. Curzio
Malaparre “Das Kapital”
23. “L’affare
24. Le
Danton” di Stanislava Przbyzewska
marionette di Podrecca
Il mondo della luna di C. Goldoni
25. “Bouvard
e Pouchet” di Tullio Kezich e Luigi Squarzina (da Gustave Flaubert)
26. Dürrenmatt
27. “Il
“Romolo il grande”
pianeta indecente”
28. “L’amore
delle tre melarance”
29. “Fraulein
Pollinger”
30. “Attraverso
31. “I
i villaggi”
Rusteghi” di Carlo Goldoni
32. “Eroe
di scena fantasma d’amore (Moissi)”
33. “Baal”
34. “L’adulatore”
35. “Questa
sera si recita a soggetto”
36. “Casanova
37. “Beckett
38. “Sei
a Spa”
concerto”
personaggi in cerca d’autore”
39. “Ciascuno
40. Harold
a suo modo”
Pinter “Tradimenti”
41. “Riccardo
III”
I «Quaderni» del Teatro Stabile - Art& e Arti Grafiche Friulane
42. America
del ‘900
Lo zoo di vetro
43. “Il
viaggio incantato”
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74
44. Vittorio
45. Il
Franceschi “Scacco pazzo”
pianeta degli ultimi anni
Stadelmann di Claudio Magris
45 bis. “Caro
bonbon”
dall’Epistolario e dall’Album di famiglia di Italo Svevo
46. William
Shakespeare “Riccardo II”
47. “Oblomov”
di Ivan Goncarov, adattamento teatrale di Furio Bordon
48. “Jack
lo sventratore”
di Vittorio Franceschi
49. “Una
solitudine troppo rumorosa”
di Bobumil Hrabal, versione teatrale di Giorgio Pressburger
50. “Anatol”
di Arthur Schnitzler, versione italiana di Furio Bordon
51. “L’idiota”
di F. M. Dostoevskij, adattamento teatrale di Furio Bordon su un’ipotesi drammaturgica di Padre D. Maria Turoldo
52. “Intrigo
e amore”
di Friedrich Schiller, traduzione di Aldo Busi
53. “Medea”
di Franz Grillparzer, traduzione di Claudio Magris
54. “L’ora
in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro”
di Peter Handke, testi di Mario Brandolin, Peter Handke, Giorgio Pressburger, Sabrina Morena, Rolando Zorzi
55. “I
Turcs tal Friúl”
di Pier Paolo Pasolini, testi di Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Novella Cantarutti, Nico Naldini, Elio De
Capitani
56. “L’avventura di Maria”
di Italo Svevo, testi di Antonio Calenda, Nanni Garella, Franca Nuti, Ruggero Rimini, Italo Svevo, Patrizia Zappa Mulas
I «Quaderni» del Teatro pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
57. “Anima
e Corpo” (2 ediz.)
di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria
Grazia Gregori, Rita Sala
58. Gigi
Proietti: un attore e il suo teatro
testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala
59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima”
da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano
60. “Edipo
a Colono”
di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio
61. “Bugie
Sincere”
di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown
62. “Irma
la dolce”
di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch
63. “Senilità”
da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice,
Mario Brandolin
64. “Riccardo
III”
di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna
Mochi, Patrizia Valduga
65. “Amleto”
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo,
Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri
66. “Ma
che c’entra Peter Pan?”
di Alberto Bassetti
67. “Rappresentazione della Passione”
elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo,
Renzo Tian
68. “Antigone”
di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari
69. I
Piccoli di Podrecca
70. “Agamennone” e “Coefore”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari
71. “La
mostra”
di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari, Lorenzo
Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni
72. “Eumenidi”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli , testi di Caterina Barone, Antonio Calenda, Ilaria Lucari
73. “Pallido
Oggetto del Desiderio”
adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René de Ceccatty
Edizioni speciali
“Il nuovo vecchio Rossetti”
a cura di Guido Botteri e Stefano Curti
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Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
L’organigramma 2003-2004
Arnaldo NINCHI
Antonio CALENDA
presidente
direttore
Rodolfo CASTIGLIONE
vicepresidente
Sergio DOVGAN
Tiziana BENUSSI
Francesco MARANGON
Piero MARTINUZZI
Antonio PAOLETTI
Rossana POLETTI
responsabile amministrazione
consiglieri
Paolo GIOVANAZZI
responsabile tecnico
Stefano CURTI
responsabile marketing e comunicazione
Roberta TORCELLO
responsabile produzione
collegio dei revisori
Cosimo CECERE
presidente
Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO
Paolo MUSOLLA
soci
Comune di Trieste
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia
Provincia di Gorizia
Provincia di Pordenone
Provincia di Trieste
Provincia di Udine
Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trieste
Unicredit Banca Spa Divisione CRTrieste
Lucia DUSSI
Diego PECAR
Daniela SFERCO
ufficio amministrazione
Massimo CARLI
Flavio DOGANI
Giuliano GIONCHETTI
Rosaria SCHIRALDI
Roberto STAREC
Massimo TATARELLA
Carlo TURETTA
Giorgio ZARDINI
Radivoi ZOBIN
ufficio tecnico
Emmanuele BONNES
Oriana CRESSI
Marzia GALANTE
Ilaria LUCARI
ufficio marketing e comunicazione
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Viale XX Settembre, 45
34126 TRIESTE
tel. 040.3593511
fax 040.3593555
www.ilrossetti.it
e-mail [email protected]
Giampaolo ANDREUTTI
Alida PECCHIAR
ufficio produzione
Ada D’ACCOLTI
Bruno BOBINI
ufficio segreteria
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Pallido Oggetto del Desiderio