I Quaderni del Teatro Pallido Oggetto del Desiderio di René de Ceccatty dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias diretto da Antonio Calenda “ilRossetti” Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia - Trieste stagione 2003-2004 direttore Antonio Calenda I Quaderni del Teatro volume n. 73 a cura di Stefano Curti e Ilaria Lucari Pallido Oggetto del Desiderio di René de Ceccatty dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias I edizione - Novembre 2003 testi di Alfredo Arias René de Ceccatty stampa Graphic Linea - Udine foto di scena Tommaso Le Pera Pallido Oggetto del Desiderio di René de Ceccatty dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias diretto da Antonio Calenda 2 Daniela Giovanetti, Alfredo Arias e Pino Micol Sul progetto di “Pallido oggetto del desiderio” di Antonio Calenda Nella ricca e ormai cinquantennale storia del tappa fondamentale al Teatro Argentina, preziosa Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, la produ- sede del Teatro di Roma, che ci ha assicurato con- zione di Pallido oggetto del desiderio rappresenta siderazione e sostegno, affiancandoci quale part- un momento particolarmente significativo. ner nella realizzazione di questo progetto: lo affidiamo ora alla competenza del pubblico italiano, È stato un evento di rilevante senso artistico e di che ha sempre dimostrato di saper accogliere con grande crescita, che un regista di fama interna- sensibilità il fondamentale messaggio dei classici, zionale, qual è Alfredo Arias, abbia voluto lavora- così come le più interessanti innovazioni della re per il nostro Teatro facendo di Trieste e della scena europea. sua regione, il punto di partenza di un suo nuovo percorso creativo. Protagonisti dello spettacolo sono attori di talento e classe quali Pino Micol e Daniela Giovanetti, assieme a Francesca Benedetti ed a Stedano Galante e Luca Arcangeli. Il progetto e gli interpreti di Pallido oggetto del desiderio sono stati presentati alla stampa e al pubblico alla fine della stagione 2001-2002: segno della volontà dello Stabile del FriuliVenezia Giulia di non rallentare la propria attività, e conferma della vocazione ad offrire spettacoli e prove artistiche di qualità sempre crescente. Sono seguite settimane di fervida operosità degli artisti, dei tecnici, dell’intero staff, per assicurare la realizzazione di uno spettacolo perfetto, di una macchina complessa e calibrata al respiro. Un impegno premiato dal pieno successo che Pallido oggetto del desiderio ha registrato al suo debutto, nell’ambito dell’edizione 2002 del Festival La Versiliana. La tournée nazionale di Pallido oggetto del desiderio, aperta al Politeama Rossetti di Trieste nel febbraio 2003, prosegue tuttora e trova un’altra 3 4 La compagnia di “Pallido Oggetto del Desiderio” durante le prove dello spettacolo con il regista Alfredo Arias e l’autore René de Ceccatty Appunti per la regia di “Pallido oggetto del desiderio” di Alfredo Arias La scelta del romanzo di Pierre Louÿs mi è stata è cancellato per privilegiare la descrizione della suggerita da René de Ceccatty con il quale lavoro passione nel suo meccanismo fatale, nel suo con- ormai da dieci anni. Quando ho fatto la messin- durre verso la morte. scena di Carmen per l’Opéra Bastille di Parigi, René ha adattato i dialoghi parlati del libretto. L’azione è concentrata intorno a Matteo, un Allora avevamo riflettuto insieme sui vari legami impresario di spettacoli, e a suo nipote Andrea, fra il mito di Carmen e alcune storie contempora- scrittore teatrale, ad Anita, una ballerina e a sua nee, e, firmando un testo di presentazione del mio cugina Valentina. Matteo racconterà a suo nipote, lavoro, René aveva abbozzato un paragone tra il durante un viaggio in treno, la storia della passio- racconto di Mérimée e il breve romanzo, posterio- ne che lo unisce ad Anita. Il treno è lo spazio re, di Pierre Louÿs, come due ritratti di « femme astratto, ma concreto della narrazione, dell’azio- fatale». I due testi, proponevano una riflessione ne, del desiderio, e anche delle menzogne o delle sulla passione, la morte, il desiderio. verità della memoria. Più tardi, René ha scritto per Isabelle Adjani un Valentina è lo sdoppiamento della mostruosità di adattamento della Signora delle camelie, che pro- Anita, vista con gli occhi di un amante deluso, lungava questo discorso. Avendo accettato la tradito, provocato. La stessa Anita non sarà trat- regia dello spettacolo, ebbi dunque l’occasione di tata come un tipo psicologico di seduttrice per- approfondire l’analisi dello strano meccanismo versa, ma come il fantasma del desiderio di psicologico del desiderio, del vortice della morte, Matteo. Quel che cercherò di far vedere, attraver- del rifiuto, della passione dell’impossibile, che era so il metodo della mia regia, è quindi la spirale presente nel romanzo di Alexandre Dumas fils. dell’incubo di Matteo, come la sua visione interiorizzata di un sistema passionale incontrollabile. René, nel suo adattamento della Signora delle camelie, aveva pulito la storia di ogni riferimento Il romanzo e anche l’adattamento comportavano alla società dell’Ottocento, preferendo concentrar- varie scene erotiche. Visto che Anita rifiuta il pro- si sulla legge implacabile della passione tra prio amante, ho deciso di rendere il corpo della Armand e Marguerite, soprattutto ricorrendo alla protagonista assente. Un’assenza radicale rappre- narrazione interiore, grazie a un osservatore-nar- sentata dai numerosi ostacoli materiali che lei ratore, sistema che ha ripreso qui, con La femme inventa per negarsi: un velo sul viso, delle protesi et le pantin. che sostituiscono le membra, una bambola che la rappresenta, un cancello che divide spietatamente Nell’adattamento del romanzo di Pierre Louÿs gli amanti, la cintura di castità (trovata crudel- ogni riferimento folkloristico alla società spagno- mente geniale di Pierre Louÿs). la, che costituisce una parte importante del testo, 5 6 Questo sarà il modo poetico e stilizzato di rappresentare il rifiuto e il gioco masochistico di Anita. Anzi non si tratta di un gioco, ma di una sfida terribile. Il sesso è il mezzo che Anita ha scelto per affrontare la morte. Gli attori devono ricorrere a diversi livelli d’interpretazione, ora astratti, ora psicologici, ora simbolici. La rappresentazione scenografica di un treno, Le mie regie recenti hanno, forse inconsapevol- concepita da Francesco Calcagnini, è uno stru- mente, tracciato una linea della passione violenta mento di sogno e un ricordo di tanti film che e astratta nella sua violenza, portandomi a scelte hanno segnato la storia del cinema. Il mio imma- di rappresentazione simbolicamente forti e a una ginario teatrale si riferisce al cinema, anche al suo direzione degli attori che non fosse solo psicologi- ritmo, alla sua fluidità naturale, tra passato e ca: oltre alle mie regie liriche di questi ultimi anni presente, azione e riflessione, con un tempo scom- (Carmen, The rake’s progress), Cachafaz di Copi, posto e ricomposto. Aimer sa mère, scritto da vari autori per Marilú Marini, La signora delle camelie, Le serve di Jean La musica, scritta da Arturo Annecchino, costi- Genet mi hanno permesso di elaborare un lin- tuisce un linguaggio di per sé, e dà ai personaggi guaggio teatrale dell’allucinazione, con una reci- un’interiorità che amplifica i sentimenti espressi tazione che potesse trasfigurare i dialoghi psicolo- nel testo. Il mio riferimento al varietà, al mondo gici in una fantasmagoria, trascinando gli spetta- notturno del cabaret, non è solo giustificato dalla tori nel mondo interiore dei personaggi: la rap- storia della protagonista, ma fa parte di una presentazione diviene allora la messinscena del riflessione mia su questa forma essenziale del lin- sogno, dell’inconscio. guaggio teatrale al quale ho dedicato molte regie nel passato. Alessandro Lai ha lavorato per i costumi verso un’astrazione simbolica, considerando le vesti come un linguaggio elaborato e colto, ma anche come la traduzione degli stati d’animo di questa protagonista che balla sull’orlo della follia e cambia identità ogni volta che rivede Matteo. Un tempo immateriale di René de Ceccatty Per adattare un’opera che già esiste, ma senza sua regia di Carmen aveva deciso di presentare avere una forma teatrale, devi sapere quanto hai un’ultima immagine molto forte : Carmen si offre in comune con l’autore. Anche se è molto poco. al sacrifizio, come Annie Girardot, in Rocco e i Ho adattato così La signora delle camelie, sapen- suoi fratelli. Non è Don José che la uccide per sor- do che avrei ritenuto dalla storia originale l’ango- presa, ma è lei che si lascia ammazzare, che vuole scia di perdere l’altro. Ho rispettato gli eventi rac- da lui la morte. Lui l’aiuta a compiere il suo contati, ma togliendo tutto ciò che mi sembrava destino. inutile, soprattutto nelle circostanze sociali e storiche che non m’importavano. È diventato un Ho riletto La femme et le pantin in questa chiave dramma astratto, con la presenza minacciante e mi sono accorto che Concha (che poi ho ribat- della malattia e l’ombra dello sguardo sociale che tezzato Anita Gonzalez) non era la donna crudele divora l’amore e lo sacrifica. che tutti pensavano. È una donna che ha un’idea molto rigorosa e stretta dell’amore, un amore che Quando ho proposto ad Alfredo Arias di adattare non si accontenta di un incontro sentimentale e La femme et le pantin, ho cercato nel libro di sessuale comune, ma che esige un caos di deside- Pierre Louÿs quel che poteva appartenere alle mie rio, di rifiuto, di provocazione, di fuga, di ritorno. ossessioni. L’idea del romanzo decadente di Louÿs L’angoscia sua è il vero argomento di quell’ era introdotta da una riflessione che avevo fatto amore. L’uomo crede di essere preso in giro. quando Alfredo metteva in scena Carmen al tea- Infatti, lei non ha trovato un altro modo di tro dell’Opera della Bastille. Mi aveva chiesto di costruire il loro amore. Lui crede di soffrire più di aiutarlo a rendere più naturali i dialoghi dei reci- lei. Ma la vera vittima sarà lei. tativi e il teatro dell’Opera, per il programma, mi aveva commisionato un’analisi di Carmen. Per Parlando con Alfredo, abbiamo deciso di raccon- questo, mi ero ricordato il film di Sternberg, tare tutto nel treno. Il treno diviene la rappresen- l’ultimo che abbia girato con Marlene Dietrich, tazione simbolica del tempo e del racconto stesso. The Devil is a woman, ed ero rimasto colpito Nel romanzo, il narratore ascolta la storia raccon- dall’analogia tra il romanzo di Mérimée e quello tata da Matteo e non rinuncia ad amare anche lui di Pierre Louÿs. la donna-demone. Abbiamo voluto mettere tra i due personaggi maschili un legame familiare Carmen e Concha Perez non sono solo delle forte: uno zio e un nipote (legame che non esiste seduttrici e neppure donne fatali. Anzi, se sono nel romanzo), per spiegare l’intimità che li unisce fatali, sono le prime vittime della loro fatalità. e una conoscenza che il nipote, Andrea, avrebbe Tutte e due sono legate ad un uomo solo, un avuto dell’attitudine di Matteo. uomo innamorato che porgerà la mano che loro aspettano, la mano che le ucciderà. Alfredo nella Poi ho creato il personaggio della cugina 7 8 mostruosa, perché mi sembrava importante di portabili. Anche se non sono vissute con delle cin- fare accompagnare Anita non solo da una mezza- ture di castità, anche se non si svolgono nel retro- na, ma da una donna legata a lei con un rapporto bottega di un lurido cabaret, anche se il sesso è di affetto e di gelosia o di invidia. Poi questo per- diverso, anche se il tempo è diverso, o il luogo, o sonaggio inventato (e in parte ispirato alla madre l’età, gli schemi tornano. Siamo tutti esposti ad di Concha nel romanzo) si è sviluppato da solo. È incontrare la nostra Anita, che forse non è una diventato un personaggio molto inquietante, la ballerina, che forse non è una donna, ma che ha controfigura di Matteo, un orrendo riflesso del lo stesso potere su di noi. È una figura dell’amore dolore visto in uno specchio di frustrazione e di impossibile, un segno della morte che lavora sor- disperazione. Andrea, il giovane, interviene come damente in ognuno di noi. un fantasma impotente in questo passato che dovrebbe insegnargli a non rifare gli stessi errori. Ho partecipato alle prime letture, ma non ero Invece è vinto dall’eccitazione mimetica. presente durante le prove. Ho scoperto la messinscena di Alfredo al teatro all’aperto della Scrivendo il dramma, mi sono servito delle situa- Versiliana a due giorni della prima. Alfredo, per zioni del romanzo, perchè sono molto forti e pro- telefono, mi aveva spiegato poco a poco le sue seguono con un ritmo implacabile. Come avevo scelte estetiche. In particolare, per le scene, i fatto per la Signora delle camelie, ho cancellato costumi e le musiche. ogni particolare folkloristico e ho provato a limitarmi ai movimenti del cuore, del desiderio, del Arturo Annecchino ha scritto le musiche, che ho sesso, dello struggimento. sentito prima dell’inizio delle prove. Alfredo sapeva già in quale quadro avrebbe avuto bisogno di Per l’amante di lei, El Morenito, Alfredo mi musica. Aveva dato ad Arturo delle indicazioni aveva consigliato di fare un personaggio muto molto precise (di colore, di ritmo, di velocità, di che sarebbe interpretato da un ballerino di caba- atmosfera), facendogli ascoltare anche musiche di ret. Un uomo-corpo, un uomo-sogno, un uomo- film (hitchcockiane, Alfred Hitchcock essendo un fantasma che non sappiamo se fosse vero o punto di riferimento anche per i costumi e le immaginato. acconciature di Anita). Anch’io ero vicino ad Arturo quando ha scritto le sue prime composi- Ho aggiunto ai dialoghi del romanzo delle battute zioni per questo spettacolo. Abbiamo lavorato che appartenevano alla mia esperienza. Avevo insieme in uno studio a Parigi nel quartiere turco, fatto lo stesso per la Signora delle camelie. Come uno studio nel quale avevamo già fatto le prove di ogni scrittore ne ha il diritto, ho usato la mia vita, un altro spettacolo, Le Pene di cuore di una gatta la mia esperienza di un amore impossibile. francese. Ognuno ha nella sua memoria delle scene insop- Quando ho sentito i vari temi, ne ho notato uno, dicendo ad Alfredo che questo mi pareva un ottimo tema per una canzone. Alfredo mi ha risposto: «Scrivi le parole. Includerò la canzone nella drammaturgia.» È così che è nata la canzone «S’il suffisait d’aimer» affidata a Valentina e cantata in modo meraviglioso da Francesca Benedetti. Invece, le altre canzoni che avevo previste e per le quali Arturo aveva scritto musiche non sono state cantate da Anita, ma i loro temi si sentono solo in sottofondo. Invece di cantare, Daniela Giovanetti balla. Del resto, balla interamente il suo ruolo aggiungendo al senso di sogno di tutto lo spettacolo. La decisione di utilizzare quasi sempre la musica è stata determinante. Questa scelta ha dato alla rappresentazione del dramma la sua natura onirica. Siamo sul terreno del sogno. Tutto il dramma è raccontato come un flashback, ma con ritorni al presente. Quindi ci voleva un elemento estetico, oltre al treno, che ci procurasse il senso del flusso del tempo, dello scorrere dei sogni, dei fantasmi, del sesso, dell’inafferrabilità dell’oggetto del desiderio. Anche le scene dovevano diventare immateriali e le luci di Jacques Rouveyrollis hanno consentito di vedere il treno, attraverso il «tulle» nero di lutto, come un altare sacrifiziale che valica il confine tra veglia e sonno, passato e presente, realtà e teatralità. 9 10 Note sulla scenografia di Francesco Calcagnini Lavorare con Arias è un po’ come entrare nella ogni particolare, di precedere ogni obiezione, sua casa a Parigi. perché ogni obiezione è stata prevista e di analizzare le entrate, le uscite, i tempi, usando con Ci sono tantissime cose: fotografie, libri, cerami- parsimonia l’illogico spaesamento della sorpresa, che, cornici, soprammobili e scale a chiocciola, proteggendo anche la natura dell’inquietudine e un museo di particolari infiniti tra i quali ci si l’aberrazione delle sensazioni da ogni possibile muove mascherando il disagio con circospezione vaghezza, cosicché ogni singolo elemento concor- presi dal timore di toccare e inavvertitamente ra a strutturare la forma dello spettacolo che tra- muovere una qualsiasi cosa che ha trovato posto sloca dalla sua sapiente fantasia su un palcosce- in quell’universo minuzioso. nico. Una wundercammer nella quale è custodito e Il piano, indugiando ancora sull’allegoria della addensato, in una casualità solo apparente, un rapina, è di grand’assoluta genialità e allo stesso particolare nomadismo della sua curiosità, un tempo di una semplicità fatale, non prevede nes- deposito d’eccezioni che ha una giustificazione sun margine d’errore, nessun’intrusione di libera estranea alla confusione. interpretazione, nemmeno una complicità, ma solo un’autentica totale adesione. Arias non si preoccupa mai troppo del disagio anzi mescolando una forma gentile, elegante ad Il mio lavoro è consistito fondamentalmente nel un fastidio sottile, accorda una confidenza speci- disegnare il vagone del treno, che non c’è, dentro fica che sembra costituirsi lì per te, come un il quale Arias da molto tempo faceva viaggiare il abito fatto su misura da un sarto di altri tempi. Pallido oggetto del desiderio. Ho compreso dopo pochissime sue parole che Ho ancora in mente quando con le tavole enormi non era proprio il caso di trovare delle immagini del mio progetto ho invaso la casa parigina, ad una fantasia allucinante e prodigiosa; nessuna appoggiandole sui tappeti e sui sofà, che sembra- sovrapposizione o complicità era possibile, vano sopportare in silenzio quell’invasione. l’unica cosa che mi sembrava permessa era quella richiesta ovvero: entrare nei frammenti con- Aver letto Savinio mi fa sempre dubitare sulla cessi di quella fantasia e cercare di restituire le presunta neutralità del mobilio e sul silenzio sue descrizioni in forma di progetto. degli arredi. Come un ladro che progetta un gran colpo pas- La giornata fu piacevole e i bozzetti del treno sando e ripassando il piano smontando per seg- promossi immediatamente. menti anche l’imprevisto, capace di illustrare 11 12 I bozzetti di scena di Francesco Calcagnini Ho lasciato il treno del Pallido oggetto tra le zanzare ancor non tigre e l’Autan, a Viareggio, dove lo spettacolo debuttava. Mi ricordo troppo bene delle difficoltà tecniche e dell’affanno e della generosità della compagnia e di tutti i tecnici nella ricerca di mettere a punto la macchina scenica e il suo funzionamento, nel tentativo di entrare nel tempo scandito dal metronomo ossessivo che la regia imprimeva a noi e allo spettacolo sull’improbabile palcoscenico del pineto. 13 Note sulla composizione delle musiche 14 di Arturo Annecchino Da svariati anni collaboro con Alfredo Arias e duce nell’esplorazione di questo universo: uno Renè de Ceccatty, e ogni volta si intraprende un strumento solista che ho scelto per la sua affinità viaggio nuovo, sempre differente dal precedente. all’immaginario di Alfredo, per il richiamo forte Il musical Peines de coeur d’une chatte francoise, ad Astor Piazzolla, che ci riporta al tango come poi La signora delle camelie con Isabelle Adjani e espressione di un particolare tipo di passionalità. La dame de Chez Maxime di Georges Feydeau con Mariangela Melato sono state le tappe di que- La partitura composta per Pallido oggetto del sto cammino, lungo il quale è stato possibile svi- desiderio va oltre gli schemi consueti della musi- luppare con entrambi una profonda intesa, una ca di scena: creando un contrappunto continuo felice collaborazione di volta in volta rinnovata e all’azione, al testo e all’azione. Questa stretta arricchita. Un affiatamento che si è rivelato fon- fusione di musica e azione, amplifica le prospet- damentale nell’affrontare il progetto di Pallido tive dello spettacolo: il testo sembra addirittura oggetto del desiderio. inteso, a volte, quale “recitar cantando”, come coreografia. C’è addirittura un vero momento Lo spettacolo, ispirato al celebre romanzo di cantato, ideato per il personaggio di Valentina, Pierre Louÿs, in cui il mondo del cinema ha così che interpreta la canzone S’il suffisait d’aimer: spesso trovato ispirazione, offriva suggestioni un’ulteriore chiarissima espressione dell’essen- intense che il regista ha voluto porre al centro del ziale legame fra musica e recitazione nello spet- lavoro, concentrandosi sul vortice di amore, pas- tacolo. sione, desiderio e frustrazione, di senso del possesso e di gelosia su cui si fonda la storia di Anita Un continuum sonoro, che tra temi languidi e Gonzales. giocosi ed esplosioni virtuosistiche, ci accompagna in questo viaggio. Come lo spazio costruito per lo spettacolo – un treno, uno spazio immaginario e concreto, di attese e memorie – così pure la musica di scena doveva restituire una dimensione onirica, sospesa, avvolgente, adatta a raccontare il sogno o il fantasma dell’amore impossibile… Per le musiche del Pallido oggetto del desiderio ci siamo immersi dunque nel mondo della passione, nel mondo del tango, tema così caro ad Alfredo. Una fisarmonica (Salvatore Zambataro) ci con- Note sui costumi di Alessandro Lai Amo sempre porre una premessa, quando scrivo incontro, quando ero un giovane assistente di sar- del mio lavoro: in genere non mi piace parlare dei toria presso Tirelli: Arias si rivolse a noi mentre costumi, descriverli, a meno che non ci siano delle seguiva uno spettacolo per una sua costumista… ragioni particolari. Trovo più giusto che ognuno li Allora fu molto attento a capire il mio ruolo, si possa scoprire da sé, vedendo lo spettacolo… ricordò di me tempo dopo, e per una serie di coincidenze sono stato contattato per Pallido Sono convinto che i costumi siano da intendere oggetto del desiderio. come elemento di contesto, nell’ambito della messinscena: credo profondamente alla regia e che lo E nonostante ciò, nonostante non ci fosse una fre- spettacolo, o il film, o l’opera siano innanzitutto quentazione lunga, il nostro incontro è stato creazioni dei registi che scelgono collaboratori molto positivo: sul piano creativo abbiamo lavo- funzionali in qualche modo al loro progetto. rato in modo straordinario. Come Zeffirelli, con Perciò non amo che la mano del costumista cui ho lavorato in passato, così pure Alfredo è un (oppure di un altro dei collaboratori) si noti in regista assolutamente colto e molto sapiente: se modo particolare: a mio avviso ciò rivela un pro- parla di un vestito non lo fa come di un mero ele- blema, uno squilibrio. mento decorativo, ma come di qualche cosa che conosce profondamente. Se si discute di una stof- E proprio da questo punto di vista Pallido ogget- fa la conosce, se si fa riferimento a un’epoca l’ha to del desiderio mi sembra molto riuscito: ci sono perfettamente presente, se si nomina un creatore, nello spettacolo un’organicità dei linguaggi, un questi gli è noto. Essendoci questo tipo di sinto- equilibrio, un’armonia rari. Frutto della capacità nia, il cammino per arrivare ai costumi definitivi di sintesi di Alfredo, della sua abilità nel coinvol- – anche in uno spettacolo come Pallido oggetto gere le persone. Così i suoi collabortori, sceno- del desiderio, che non è affatto tradizionale – è grafo, costumista, autore delle musiche, si muo- stato abbastanza agevole e piacevole. vono veramente come una sola longa manus… Non dico questo per falsa modestia: c’è sempre da parte mia il tentativo di non fare solamente “i costumi” ma di creare qualcosa, di offrire un contributo funzionale al linguaggio dello spettacolo, alla storia che si racconta. Un altro elemento importante è che non sono un abituale collaboratore di Alfredo, e mi sono sentito molto onorato quando mi ha chiamato per questo spettacolo. C’era stato fra noi solo un 15 16 “Pallido Oggetto del Desiderio” le fotografie di Tommaso Le Pera 18 diretto da Antonio Calenda in collaborazione con XXIII Festival “La Versiliana Pallido Oggetto del Desiderio di René de Ceccatty dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias scene di Francesco Calcagnini costumi di Alessandro Lai musiche di Arturo Annecchino luci Jacques Rouveyrollis regia di Alfredo Arias personaggi interpreti Anita Daniela Giovanetti Matteo Pino Micol Valentina Francesca Benedetti Andrea Stefano Galante Morenito Luca Arcangeli aiuto regista Luciano Pasini direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti capo macchinista Christian Cerne, Umberto Di Grazia macchinista Andrea Di Grazia capo elettricista Salvo Manganaro suono Umberto Fiore sarta Elena Caucci trucco Aldo Caldarella La scena è stata costruita presso i laboratori del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia da Scen Art sas Scenografia Napoli e Sergio Tavagna T.R.S. direttore dell’allestimento Paolo Giovanazzi costruzioni in ferro Radivoi Zobin sculture Carlo Furlan tele Peroni sartoria Tirelli Costumi, Roma - Il Costume, Roma calzature Pompei, Roma parrucche Rocchetti e Rocchetti, Roma trasporti Globo Srl di Franco Porcacchia, Roma prima rappresentazione Marina di Pietrasanta, Festival La Versiliana, 12 luglio 2002 19 Pino Micol Daniela Giovanetti Daniela Giovanetti Pino Micol Pino Micol Francesca Benedetti Daniela Giovanetti Pino Micol Francesco Benedetti Daniela Giovanetti Luca Arcangeli Pino Micol Stefano Galante Pallido Oggetto del Desiderio di René de Ceccatty dal romanzo “La femme et le pantin” di Pierre Louÿs adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias Daniela Giovanetti 38 Pallido Oggetto del Desiderio Anita (30 anni): donna bella e bionda, ballerina SCENA 1 in locali notturni L’incontro nel treno: zio e nipote. Matteo (50 anni): signore maturo e elegante, Quando si alza il sipario, un uomo (Matteo, cin- perbene, produttore di spettacoli. quantenne) entra in uno scompartimento e si siede. Comincia a leggere una rivista, poi fanta- Valentina (40 anni): cugina di Anita, invalida, stica. Ogni tanto guarda attraverso il finestrino, in una poltrona a rotelle. come se aspettasse qualcuno. Alla fine, fa un segno ad uno sconosciuto che non si vede. L’altro Andrea (30 anni): giovane raffinato e donnaiolo, (Andrea, trentenne) appare. critico teatrale. Andrea: Non ci posso credere... Morenito (25 anni): bel ragazzo sensuale, balle- Matteo: Sono così cambiato? rino nudo in locali notturni. Ruolo muto. Andrea: Non parlavo del tuo aspetto... Anzi, sei in grande forma, così come mi ricordavo. Sto par- L’azione si svolge interamente in un treno. Gli lando del caso che ci ha fatto incontrare. episodi suggeriti si vedono tutti in scena, per tra- Matteo: Sono felice di rivederti, Andrea. Quanti sparenza o sul proscenio secondo le necessità anni avevi, l’ultima volta? drammaturgiche. Andrea: Era il compleanno di papà. Compiva cinquant’anni. Ne faceva un vero dramma... Matteo: Direi un film... Tuo padre non ha un carattere angosciato, piuttosto un carattere espansivo, clamoroso, spettacolare. Ho avuto modo di osservarlo quando eravamo bambini e di confermare le mie impressioni in età adulta. Ma quando si annuncia l’ombra della vecchiaia... Andrea: La vecchiaia, zio Matteo ! Mica vorrai imitare mio padre... Matteo: Non mi lamento, non aver paura, ho smesso di lamentarmi di queste cose... Dunque... era nel... Andrea: Ecco... io... avevo diciott’anni... (Calcola con le dita.)... Allora, vai sempre in Spagna?... Matteo: Come vedi. Quindi non era un caso. 39 40 Spesso sono su questo treno. È un viaggio che Matteo: Qualcosa di poco gentile, probabilmente. faccio regolarmente. Tuo padre ha sempre giudicato severamente la Andrea: Come mai non prendi l’aereo? mia vita. Matteo: Il treno mi consente di pensare, di pensa- Andrea: Papà è geloso di te sin dall’infanzia, ma re al passato. E, tu, come mai hai scelto il treno? avrebbe dato la vita sua per salvare la tua. Andrea: Ho bisogno di ammazzare il tempo. Ti Matteo: Beh, cosa ti diceva? occupi ancora di quella... Andrea: Che le tue notti ti consolano dei tuoi Matteo: Sì... le due agenzie sono rimaste collegate giorni. tra loro. A Madrid e a Parigi. Ma siamo indepen- Matteo: Se lo dice ancora adesso sbaglia. Da oggi denti. Ogni tanto, facciamo il punto. fino all’ultimo dei miei giorni, non si vedrà mai Andrea: T’invidio, Matteo. più una donna a casa mia. Ma smettiamo di par- Matteo: Per cosa? Io invece sono stufo. Vorrei lare di me. Mi devi parlare della donna che vai a passar la mano. Ci accusano di fare sempre lo raggiungere. Anzi, no! Non mi parlare di lei. stesso tipo di spettacolo. E tu? Scrivi sempre, Niente domande. Sii libero. Stranissimo che tu Andrea? possa parlare mentre aspetti di rivederla... Andrea: Insomma... Quando avevo la tua età, non potevo incontrare Matteo: Per il teatro? nessuno, non potevo parlare con nessuno, mentre Andrea: Sul teatro. aspettavo l’ora d’un appuntamento. Matteo: Già, un intellettuale... E la Spagna? Andrea: Quindi è un rimprovero, vero? Non sono Andrea: Mi ci porta il cuore. appassionato come te? Matteo: Una donna? Matteo: No, no! Non mi devi imitare, anzi te lo proibisco. Mi sentirei disonesto se ti consigliassi di Andrea non risponde. sfuggire le donne. Se tornassi indietro, vorrei vivere un’altra volta le ore passate con loro e per Matteo: La raggiungi là? loro. Ma tu devi preservarti da questa disgrazia! Andrea: Spero. Andrea: Pronunci la parola quasi significasse il Matteo: Lei ti aspetta? contrario. Andrea: Spero. Matteo: Due categorie di donne non si devono Matteo: Vedo. conoscere neanche in sogno: quelle che non ci Andrea: Quel che stai vedendo deve essere molto amano e quelle che ci amano. triste a giudicare dal tuo sguardo. Andrea: Ci sono diverse sfumature tra queste Matteo: Triste? No. Ma ci sono argomenti che situazioni estreme.... non mi fanno sorridere facilmente. Matteo: Senz’altro, molte donne non appartengo- Andrea: Lo sai quel che papà dice a proposito di no a questi due tipi. Ma non le sappiamo apprez- te, zio Matteo? zare. E la tua, Andrea? Appartiene al secondo tipo, vero? Ti ama? Matteo: Non la conosci? Stai per fare quindici Andrea: Lei lo afferma. ore di treno per raggiungerla e non la conosci? Matteo: È pericoloso. E lei cosa sta facendo a Stai giocando? Madrid? Andrea: L’ho conosciuta una settimana fa e Andrea: Ma non dovevi smettere di interrogar- abbiamo scambiato appena due parole. mi?... È ballerina, Anita... Matteo: Posso dunque ancora impedirti di Matteo:... Anita... Anita. Non si butta davanti ad distruggere la tua vita. un uomo un nome di donna. Soprattutto a un Andrea: È una puttana? uomo della mia età. Non sai quali ricordi perico- Matteo: Ma no! Avrà avuto quattro o cinque losi un nome può risvegliare: Anita come? ragazzi nella sua vita. Non di più. È quel che si Andrea: Il tuo sguardo sembra pronto a fulmi- dice una ragazza perbene! narmi! Andrea: Allora? Matteo: Davvero? Matteo: Se aveste scambiato più di due parole, Andrea: Non ho dubbi. Hai conosciuto anche tu sapresti che è intelligente e colta. Ha letto e cono- un’Anita.... sce la vita. L’hai vista ballare, m’immagino. Parla Matteo: Può darsi. così come balla. Che è bella, lo sai. Ma se tu Andrea: La mia si chiama... sapessi quel che nasconde, anche il suo corpo... Matteo: Anita González. Andrea: González è molto comune in Spagna. Andrea si alza. Matteo: Quindi è così, vero? Andrea: La conosci dunque? Matteo: Non dirmi che sei già innamorato? È la Matteo: Qual’è il suo indirizzo? peggiore delle donne. Ci vuole un po’ di tempo per rendersene conto. Ringraziami, ti sto rispar- Andrea gli porge un biglietto da visita. Matteo lo miando un duro tirocinio e la delusione che lo prende e legge. concluderebbe. Andrea: Non ho i motivi che sembri avere tu di Matteo: È lei. parlare male di questa donna, e non ho neppure quelli di non raggiungerla. Ti ringrazio per le tue Matteo gli restituisce il biglietto. premure, ma le stimo eccessive. La tua sofferenza passata ha velato la tua vista. Andrea: Quand’è che l’hai conosciuta? Matteo: Magari! Ascoltami. Ti fermo a mezza Matteo: Vedi, valeva la pena parlare. Se riuscirò strada così come si trattiene un uomo che si a fermarti sulla soglia di casa sua, avrò fatto una avventura senza preparazione in un deserto o in buona azione. una palude. Se le tue notti sono tranquille o spen- Andrea: Chi è questa donna? sierate, non avvicinarti ad Anita González. Fuggi 41 42 da lei come dalla morte. SCENA 2 Andrea: Tu l’ami ancora? La passeggera clandestina Matteo: No, non l’amo più e non l’odio. Tutto si sta cancellando. Il flashback è rappresentato nelle stesse scene. Andrea: In altre parole, non ferirò nessuno, se Andrea vi assiste rimanendo in scena, ma senza non ti ubbidisco. esser visto da Anita e dagli altri personaggi, Matteo: Non bisogna mai presentarsi al primo quando appaiono nel corso dell’azione. appuntamento con una donna. Entra Anita González, giovane donna bionda, Andrea: Perché? estremamente elegante, piuttosto borghese e raffi- Matteo: Perchè lei non verrà. E se ti aspetterà, la nata, un po’ simile a Tippi Hedren negli anni ses- tua assenza non farà altro che accrescere il suo santa. Lei è ad un tempo innervosita, angosciata desiderio di te. Dopo tutto abbiamo davanti a noi e abbastanza controllata. l’intero viaggio per prendere una decisione. Anita: Posso? Andrea si risiede. Matteo: Prego. Come vede, son solo. Anita: Grazie. Matteo: L’ho conosciuta in un treno che correva nell’altro senso, verso Parigi. È imbarazzata, carica di due valigie pesanti e lussuose. Lui si precipita per aiutarla a sistemare i bagagli. Matteo: È pesante. Anita: Le ho riempite in fretta. Che caldo ! Sono arruffata, così poco presentabile. Sembro una pazza. Mi scusi, non ho l’abitudine di viaggiare in queste condizioni. Estrae uno specchietto e si rimira con una smorfia. Matteo: Lei va fino a Parigi? Anita: Il viaggio è lunghissimo, vero? Matteo: Non ha prenotato... e forse non avrà neanche fatto il biglietto? Anita: Oddio ! Si vede dunque? Matteo: Un’avventuriera si riconosce a colpo tamente, sapendola esente da morbosità sessuali. d’occhio... E, appena arrivata da mia cugina a Parigi, la Anita: Un’avventuriera? Non sono un’avventurie- rimborserò. Mia cugina è generosa e discreta. Non ra. Vado a Parigi e non ho fatto il biglietto, non mi farà domande e le sembrerà naturale rimbor- esageriamo! sarla, anzi ricompensarla. Matteo: Lei vede un uomo solo in uno scomparti- Matteo: Oh, oh ! Entriamo già nel labirinto delle mento, lo giudica lì per lì e non ha dubbi sulla promesse. sua benevolenza. Anita: Signore, sono una donna onesta, una per- Anita: Fuggo i mascalzoni! Sono stata così stupi- sona di fiducia. Il mio nome è Anita González. da da sedermi in uno scompartimento di seconda (Gli porge la mano.) No, non ho un fidanzato. Ho classe. Avrei fatto meglio a mirare più alto. Lei appena lasciato la vita stupida di cui ero prigio- pensa che i controllori verranno anche qui? niera e sto andando a vivere da mia cugina Matteo: Verrano qui in primo luogo. Lei pagherà Valentina a Parigi. il suo biglietto, punto e basta. (Le sorride, capen- Matteo: E cosa conta di fare a Parigi, da sua do che lei non ha la minima intenzione e forse cugina Valentina? neppure la possibilità di pagare il suo biglietto) Anita: Perché non mi crede? Anita: Nessuno sa che sono su questo treno. Matteo: Perché penso che la sua cugina Valentina Matteo: Io lo so. sia un Valentino. Anita: Parlavo dei miei, degli amici. Sto per cambiar vita. Lei ride. Matteo: Perfetto. (Si disinteressa di lei, assorto nella lettura di una rivista.) Anita: Non mi piacciono gli uomini, non ho un Anita: Lei è un gentiluomo. Non mi denunzierà? fidanzato, le ripeto. Ci intenderemo perfettamente, perché a lei non piacciono le bionde. Matteo non le risponde. A questo punto, Matteo si volta verso Andrea e Anita: Mi aiuterà, vero, signore? Anita sparisce nell’ombra. Matteo: In che modo? Anita: Pagherà il mio biglietto? Matteo: Parlammo tutta la notte. Passando i Matteo: Il biglietto? Perché? Pirenei, il treno si bloccò. Eravamo circondati da Anita: Per cortesia, per cavalleria. un immenso cerchio bianco. La luna splendente e Matteo: Non mi piacciono le bionde. Ho sempre ghiacciata animava la sierra nevosa e mai mi ignorato quei pallidi oggetti del desiderio. sembrò più divina che in quella notte d’inverno. Anita: Proprio perché non le piacciono le bionde, Mi pareva di essere solo con quella sconosciuta in mi deve aiutare. E io glielo consentirò spensiera- un treno silenzioso e fantastico in corsa sotto la 43 44 luna. rendeva infantile, ma sensuale nell’abbandono... Andrea: E all’arrivo? Anita, che appare in fondo al palcoscenico, canta Matteo: Conosci già la risposta. Non si è più fatta la “Romanza della luna”. viva. Promise di chiamarmi, ma non lo fece. Andrea: Non avrai avuto l’ingenuità di esserne Anita: stupito? La luna è pallida stasera sulle cime Matteo: No, però ebbi quella di soffrirne. Eppure Ancor più pallida di notte il nostro incontro non era neanche stato l’inizio di Che la neve di giorno un romanzo. Sembra talvolta un giglio tagliato Andrea: La rincontrasti, vero?... I suoi occhi che piangono vedono l’amore Matteo: Nel modo più naturale e casuale del Come un gioco triste per i bambini che s’annoia- mondo. Nell’atrio di un teatro a Parigi. no La luna è blu come un viso in agonia E la neve si addormenta come un panno di morte Andrea: E quella sera, non avete fatto altro che parlarvi? Matteo: So che tuo padre ripete che sono un donnaiolo. Sbaglia. Non sono quasi mai stato a letto con una donna senza amarla. Andrea: Non avevi avuto il tempo, durante il viaggio, d’innamorarti di lei o di cambiare abitudini? Matteo: Anita González non è una donna comune. Andrea: Le pagasti il biglietto quando passò il controllore? Matteo: Certo. Subito dopo, rassicurata, lei si addormentò davanti a me come la bambina che non era più. L’ho vegliata per il resto del viaggio, senza che la nostra solitudine fosse turbata. Un ciuffo biondo si sciolse dal suo chignon lungo la guancia fino alle labbra che l’afferrarono. Ho sognato fino all’alba quella bocca che il sonno SCENA 3 Mi vuoi accompagnare? Si. Ritrovo al teatro È solo una canzone, le risposte non sono mie. Matteo: E non sono mie le domande. Hai un Anita sembra uscire dalle quinte e s’imbatte in uomo? Matteo al quale si rivolge come l’avesse appena Anita: No. Valentina non vorrebbe. Se sapessi... lasciato. Oh, poi me ne frego. Vieni con me a casa mia. Anita: Lei era in platea, si capisce come tutta Parigi Matteo: Come sta la signora cugina? Anita: La signora chi? Matteo: La persona che doveva ospitarla. Anita: Ah, Valentina... Valentina non esce di notte. Matteo: ... ma non le impedisce di uscire... Non aveva promesso di chiamarmi l’ultima e unica volta che ci siamo visti? Anita: Davvero? Può darsi. Ebbene, se vuole abbandonare la mondanità teatrale, mi accompagnerà, vero? Pare che io abbia con lei qualche colpa da farmi perdonare... Matteo: Sta sempre da Valentina? Anita: Si. Ma Valentina non deve assolutamente vederla. È una donna con idee antiquate. Le nascondo anche che vado al teatro. Matteo: E Valentina dove pensa che lei vada a quest’ora di notte? Anita: Da un’amica... a lezione di danza... Matteo: Non ha dunque rinunciato alle sue ambizioni? Anita: Affatto. (Comincia a sussurargli, per scherzo, una canzone all’orecchio.) Nessuno ci sente? No. Potrei parlarti? Si. Un altro amante, c’è? No. 45 46 SCENA 4 Anita: Non sono sola. La cugina invalida Valentina: Che dici? Anita: Un amico ha avuta la gentilezza di riac- Andrea, sempre in scena, commenta con Matteo compagnarmi. gli eventi che si svolgono davanti a lui. Valentina: È qui con te? Anita (a Matteo): Su. Vieni. Andrea: Perché ti fece entrare in casa? Matteo: Caro Andrea, c’è nella vita di ognuno un Valentina appare sul proscenio, nella sua poltro- momento preciso in cui tutto è sconvolto. na. È ammutolita per lo stupore. Tuttavia non si può dire quando la felicità si trasforma in disgrazia o la tristezza si rovescia in Matteo: Signora... allegria. L’istante che viene prima di questo Anita: Mia cugina Valentina. Il signor... momento prezioso e l’istante dopo stranamente si Matteo: ... Matteo Díaz... confondono... Anita: ... è venuto ad assistere al corso di danza e Andrea: Non sei stato messo in allarme da questo abbiamo parlato del futuro. brutale voltafaccia di Anita? Valentina: Quale futuro, Anita? Matteo: Ci si interroga dopo sulle stranezze di un Anita: La danza. comportamento. Ero solamente felice di non Valentina: Non so chi lei sia, signor Díaz, ma doverla lasciare. Abitava nei pressi del teatro, in mia cugina è un’ottima ballerina. Vede in quale quelle vie un po’ tristi del Faubourg Saint- situazione viviamo e i sacrifici che devo fare per Honoré, in una specie di portineria. Aveva esitato poter campare. Mi hanno proposto di far la porti- a portarmi con sè, per nascondere la sua povertà. naia di questo palazzo, ma non me la sono sentita Questa fu la spiegazione che mi diedi. di abbassarmi a tanto... Anita: Valentina è una donna molto pia. In fondo alla scena, appare una donna (quaran- Valentina: Preferisco baciare il pavimento del tenne), Valentina, in una poltrona a rotelle. coro della chiesa piuttosto che spazzare la soglia del palazzo. Prego Dio che ci protegga: due donne Valentina: Sei tu, Anita? sole sono così vulnerabili. Le tentazioni non man- Anita: Si Valentina, sono tornata. cano. Saremmo ricche se Anita avesse imboccato Valentina: Come è andata la lezione? cattive strade, ma Dio mi ha ascoltato. Che cosa Anita (a Matteo): Tu, zitto sul teatro, eh? (A ha da proporle lei? Valentina) Stremante. Valentina? Anita: È tardi, Valentina. Matteo tornerà domani Valentina (sempre dal fondo): Si? a parlarci. Anita: Non dormi? Valentina: Certo, non è corretto così tardi. Come Valentina: No. ho potuto!... Verrà domani alle cinque per il tè? Andrea: E tornasti? SCENA 5 Matteo: Il giorno dopo ero lì, in quell’orrendo Il bacio pianterreno e Valentina non c’era. Aveva dimenticato l’appuntamento, così la giustificò Anita, Anita: Sono stata brava davanti a Valentina, l’appuntamento dal medico che la curava per la vero? paralisi. Rimasi stupito, ma ne fui anche felice. Matteo: Già. Anita: È incredibile, ma l’hai rassicurata. Ti crede intenzionato ad aiutarmi. Matteo: Si sbaglia? Anita si siede sulle ginocchia di Matteo. Anita: Quanto sei buono, anche tu ! Prende la testa di Matteo, tra le mani, guardandolo fissamente. Avvicina le labbra alle sue. Lo bacia appassionatamente. Nonostante la sorpresa, lui non ha reazioni appariscenti. Poi la donna si alza bruscamente. Anita: Vattene, vattene! Matteo: Vieni con me. Andiamo altrove. Anita: Vuoi che ti venga dietro? E dove? In un albergo? Da te? Neanche per sogno. (Lui le mette le mani intorno alla vita.) Cosa stai facendo? (Lui la stringe.) Mi fai male. (Si stacca violentemente.) Lasciami. Ho caldo. Fermati ! Non mi toccare o non ci vedremo mai più. Matteo: Perché? Anita: Sono imbarazzata. Non ho l’abitudine. Matteo: Ma come? Se eri tu che... (Si avvicina di nuovo.) Anita: Mi lasci stare o no? Ti ho detto che non mi va. (Lo respinge così violentemente che lui cade.) Ecco, sei contento, adesso dirai che ti brutalizzo. 47 48 Non mi piace essere toccata. Anita: Mi vorresti gratis? Rispondi? Matteo: Sto sognando... Sei stata tu a baciarmi. Matteo: Non fare discorsi incoerenti. Dici tutto e Non ti ho costretta a farlo... il contrario di tutto. Anita: Ho creduto di poter... non posso... Anita: Perfetto allora. Sono stupida. Finiamola. Matteo: Ma come non puoi? Ne parli come di una Matteo (a Andrea): Era riuscita a fare di me un malattia... ragazzino innamorato. Anita: Forse si tratta di una malattia, cosa vuoi, Andrea: Ti capisco. sono una strana bestia... mi devi prendere come Matteo: Io no, io non mi capivo .... Raramente ho sono... ma mi piaci, sai... provato un tale senso di solitudine e di repulsione Matteo: Sei pazza, Anita... di me stesso... Anita: Forse lo sono, in ogni caso non mi piaccio- Andrea: Perché? Perché, dal momento che lei ti no i vecchi porci... Ma vedi, così, guardandoti aveva fatto intuire di essere attratta da te? colle spalle alla finestra, ho pensato... non so... a Matteo: Attratta da me? Per respingermi subito... qualcosa di molto triste e dolce nei tuoi occhi... Come volevi che non ci vedessi la minaccia di un Matteo (teneramente): Anita... gioco? Del resto, sapeva lei stessa quel che stava Anita: Poi tutto è sparito. Il tuo sguardo è diven- provando? tato cattivissimo, durissimo. Perché c’è sempre Andrea: Ma tu cosa provavi? tanta durezza nei vostri sguardi? Matteo: L’angoscia mi dominava, la paura di non Matteo: In quali sguardi? Negli sguardi di chi? rivederla mai più. Un’angoscia forte come la tua Anita: Non far finta di non capire. certezza che lei ti sta aspettando... Matteo: È allucinante, vengo a casa tua da amico Andrea: Non ha avuto il tempo di far nascere in e improvvisamente mi parli come a un estraneo. me incertezze. Di colpo ti butti nelle mie braccia, e ora mi accu- Matteo: Putroppo, ha avuto con me il tempo di si? Di cosa? accrescere la mia angoscia... Anzi, fu la sua prin- Anita: Non ti sto accusando. È vero, ho avuto cipale occupazione. voglia di baciarti, veramente voglia, vedi, non ti Andrea: E ti lamenti? Avevi invaso ogni suo pen- mento. Poi la voglia è svanita. Sono cose che suc- siero... cedono. Tu non mi ami. Sei solamente eccitato. Matteo: Se conoscessi tutti i vantaggi che il suo Matteo: Cosa ne sai? Sei sorvegliata da strano comportamento mi riservava, mi crederesti Valentina? forse più matto ancora... Anita: Non c’entra Valentina. Ti piaccio, ti diver- Andrea: Per esempio? to. Se vuoi una donna che ti piaccia, se vuoi solo Matteo: Non vorrei darti l’occasione di godere questo, bisogna che la cerchi altrove. Non mi della mia sofferenza. puoi comperare come una bambola sul mercato. Andrea: Il solo rischio che correrei sarebbe quello Matteo: Ma chi parla di comprarti? di soffrire del tuo piacere. Matteo: Andrea mio, piacere è una parola inade- SCENA 6 guata a descrivere il mio rapporto con Anita La nudità González, anche se è vero che con lei non mi sono mai annoiato. Anità riappare. Andrea: E la famigerata cugina? Matteo: Valentina? Era immersa nelle sue pre- Anita: Arrivi tardi stasera... Se permetti, vado a ghiere, sempre rinchiusa in chiesa. Mi cedeva il letto. Ma vieni, avvicinati... Ecco, accarezzami la campo per ora. Andavo a ritrovare Anita quando schiena, mi piace quando mi massaggi... volevo e lo volevo sempre. Lui lo fa mentre Anita si spoglia. Matteo: Credevo che non volessi essere toccata da me... Anita: È diverso così. Matteo: È diverso, perchè ti spogli? Anita: Che vuoi dire? (Lo sta facendo.) Matteo (continuando ad accarezzarla): Ti stai togliendo i vestiti davanti a me. Anita: Davanti a te? Tu sei entrato mentre stavo per andare a letto, mi è venuto sonno, niente di più naturale. Non mi imbarazzi. Ecco tutto. Matteo: Anita... Anita: Non fare questo tono supplichevole, è esasperante. Matteo: Lasciami... Anita: Cosa? Matteo: Lo sai. Anita: Non so di cosa stai parlando. È dolce, la tua mano sul mio corpo. Hai le mani così dolci, come la tua voce. Resta. Non vuoi che leggiamo poesie insieme, tutti e due? Mi piace tanto leggere poesie con te. Soprattutto poesie d’amore. (Lui le sta accarezzando i seni.) Che stai facendo? Vedi, non serve a niente essere gentile con te: ne approfitti, sei osceno! 49 50 Matteo: Non sono osceno, faccio quello che vuoi Matteo: Non mi nascondeva nulla, nè della sua tu. vita, nè del suo corpo, eppure un muro ci separa- Anita: Certo, per eccitarmi. Lasciami. (Non si va. dibatte, lo lascia continuare.) È piacevole. Andrea: Sembrava amarti. Lasciami. Non fare il porco. È dolce... Più Matteo: Stai scherzando, vero? profondo, più forte... Che schifo ! (Lei si distac- Andrea: Se non avessi creduto che ti potesse ca.) Sei un ossesso ! amare, non avresti continuato a vederla... Matteo: Non ti tocco più! Matteo: Forse mi amava a modo suo. Mi diceva: Anita: Ecco, sei più ragionevole. Che caldo che «Ti faccio del male. Ti faccio troppo male.» fa. Anita (riapparendo): Ti faccio del male. Ti faccio Matteo: Perché mi stai nuda davanti? troppo male. Anita: Puoi andartene. Niente ti costringe a stare Matteo: Scomparivano. Dov’erano? Non riuscii qui. Sono nuda e sei qui... Che altro posso dirti? mai a saperlo. Anita tornava, facendo finta di Se vuoi, resta. niente, dicendomi d’esser felice di rivedermi. Ero Matteo: Quand’è che accetterai? bravo, diceva, a non essermi scoraggiato... Anita: Cosa? Ah... quello? Più tardi, quando Anita: Hai fatto bene a non darmi retta, mi sento saremo soli, quando viaggeremo soli, sì, allora così bene quando sei accanto a me... sarò un’altra. Qui, c’è lo sguardo di Valentina. Ti amo tanto, non voglio che tu sia infelice, no, Matteo: Ma se Valentina non c’è... È in chiesa! per niente al mondo, devi essere ragionevole, devi Anita: Non conosci Valentina e non mi conosci. capire, devi fare uno sforzo.... (Anita sparisce.) Non posso farle questo. Matteo: Farle questo! Le hai fatto forse una promessa di castità? Anita: Non hai nessun diritto di prendermi in giro! Neppure con lei devi scherzare! Vedi, è inutile parlare con te, non capisci. Valentina è molto sola, è buona, la devo aiutare, standole vicino. Matteo: Ma cosa cambierebbe? Anita: Non sarebbe lo stesso. Diventerei un’altra donna. Sarei meno gentile con lei, meno vicina a lei. Invaderesti la mia vita. Matteo: E qual’è il mio posto nella tua esistenza? Lei sparisce nell’ombra. SCENA 7 Valentina: È impossibile senza una garanzia Il denaro minima. Voi siete una persona sfuggente, signor Díaz... Invece, Anita non lo è, si è mostrata sem- Appare Valentina nella sua poltrona a rotelle. pre disponibile. Mai bugiarda. Cosa sappiamo della vostra vita, Matteo? Delle vostre intenzioni? Valentina: Voi venite, ripartite, tornate... Quando Anita vi avrà ceduto, chi ci dice, signor Insomma cosa volete da Anita? Díaz, che non vi stancherete? Voi siete coinvolti, Matteo: Le posso parlare sinceramente? tutti e due, in una relazione della quale non ci si Valentina: Se mi mentiste, lo capirei. libera così facilmente. E certo qualche gesto non Matteo: Amo Anita, le voglio bene. basterà. Sa, la situazione nella quale mi vedete, Valentina: Sono due cose diverse. Si può amare mi ha dato una particolare lucidità sulla realtà per egoismo. Se le volete bene, aiutatela a lavora- dell’amore. Nessuno avrà mai più su di me uno re. Credete forse che sia divertente per lei rimane- sguardo pieno d’amore. La mia crudeltà vi stupi- re rinchiusa qui con me? Non abbiamo denaro. sce? Bisognerebbe essere veramente stupida per Matteo: È quel che volete, denaro? non raggiungere questa forma elementare di con- Valentina: Non è quel che voglio, ma noi ne sapevolezza, quando una è come me. Anita mi abbiamo bisogno. Dico noi, perchè anche Anita restituisce la vita che la malattia mi ha rubato. dice noi. Anita pensa a me più di quanto voi non Questa vita, caro, non me la prenderete senza che pensiate a lei, signor Díaz. Pensare a qualcuno è io mi difenda. No, non dovete credere che vi dica molto diverso da quel che voi chiamate «amare». adesso che amo mia cugina come voi, signor Díaz, Matteo: Anche lei, crede quindi che non ami dite di amarla. Non si tratta di un amore egoista, Anita? narcisistico e concupiscente. Io l’amo, perchè la Valentina: Non l’amate come dovreste. sua vita è indispensabile alla mia mancanza di vita. Servitevi pure dello specchio schifoso che vi Matteo firma un assegno. sto porgendo: una donna invalida che si aggrappa ad una fonte di felicità. Non chiedo di più. Non Matteo: È così che dovrei? sono certa che voi, signor Díaz, cerchiate questo Valentina (leggendo la cifra): È un primo passo. tipo di felicità. Anita l’ha capito come me e ne Matteo: La persuaderà? soffre. Anita non vi crede innamorato. Valentina: Di cosa? Matteo: Ma se l’ho appena dimostrato... Matteo: Della sincerità del mio amore? Valentina (porgendo l’assegno): In un linguaggio Valentina: Non abbiamo bisogno di parole, ma terribilmente goffo. Ma saremo indulgenti. di fatti. Ascoltatemi: so perfettamente che immaginate, Matteo: Me se Anita stessa mi inebria di parole! signor Díaz, che io vieti ad Anita di vedervi. È Mentre io chiedo altro... sbagliato, mi impegno a suggerire ad Anita che 51 52 passiate una notte insieme, se Anita accetta. all’estero per lavoro. Al ritorno, erano sempre Toglierle un’occasione di felicità sarebbe esaurire introvabili. Il mio denaro aveva consentito a quel- la fonte di vita, quindi fare la mia disgrazia. Vi le donne di fuggire. raggiungerà, se lo desidera. Forse non ragiono Andrea: Dov’erano andate? più... Vi sorprendono i deliri di un’invalida. Matteo: A Madrid. Le ho ritrovate a Madrid. Matteo: Nulla mi sorprendeva ormai. (Valentina Andrea: In un teatro o in un treno? scompare nell’ombra.) Il giorno dopo, ricevevo Matteo: L’ho vista nell’album di un agente tea- non la visita d’Anita, ma una lettera scaraboc- trale. Quando l’ho interrogato su di lei, mi rispose chiata in fretta. che era una pigra, che non aveva quasi mai lavo- Voce di Anita: «Se tu mi avessi amata, mi avresti rato e aveva rifiutato le rare offerte che le erano aspettata. A te bastava un po’ di pazienza. Ti capitate. Non era mai disponibile, diceva. avevo detto che soli ci saremmo potuti amare. Ti Secondo l’agente era una finta ballerina o una avevo detto che niente mi era più insopportabile matta. Gli dissi, barando, che l’avevo vista esibir- che vedere il nostro amore profanato dallo sguar- si ottimamente in un teatro parigino e lo convinsi do altrui, e, in particolare, da quello della povera a darmi il suo recapito. Valentina. Mi hai tradito, parlando con lei. Mai Andrea: Avevi quindi sempre la mente invasa dal ho conosciuto umiliazione più grande. Come hai suo ricordo? potuto infliggerle, nella sua sedia a rotelle, i tuoi Matteo: La mente no. Ma il mio cuore... Il mio discorsi osceni? La disgraziata non sapeva come cuore batteva come batte quando avvicini per la ripeterli, tanto le sono estranei. Come hai potuto prima volta le labbra che desideri. Si era allonta- costringerla a fare da messaggera per una richie- nata da me in modo da rimanermi vicinissima. sta così vergognosa, così indecente? Lei che non Andrea: Hai dunque bussato alla sua porta? ha mai conosciuto l’amore... Lei che passa le sue Matteo: Si. giornate nella sua poltrona di suppliziata... Hai Andrea: Ti ha aperto? O fu il suo cerbero ad voluto farla diventare complice di maneggi impedirti d’entrare? immondi. L’hai trasformata in mezzana. Matteo: Era sola, ma non mi fece entrare. Piangeva. E per colmo d’infamia, mi hai voluto Andrea: L’hai rimproverata? comprare. Non mi rivedrai mai più.» Matteo: Lei mi sorrise. Andrea: Spero che tu abbia riso di questa lettera scaltra. Matteo: Tu presti agli innamorati un umorismo che di solito non hanno. Mi sono precipitato nella portineria. Ho bussato come un pazzo. Non c’erano, né l’una né l’altra. Neppure il giorno dopo, nè i giorni successivi. Son dovuto andare SCENA 8 tile, ti farò felice. La promessa Andrea: «Farti felice».... Matteo: Non lo so, ma non mi ha fatto felice. Mi Anita appare dietro un cancello. chiese di tornare, quando si sarebbe sentita meglio. Anita: La mia vita è stata dura in questi ultimi Andrea: E hai avuto il coraggio di tornare? mesi. Non sono stata felice. Matteo: Sono tornato. Matteo: ...di esser lontana da me? Andrea (ridendo): E tu pensavi che... lei... avreb- Anita: Te, te, sempre te! Quanto sei egoista! be accettato di... Valentina aveva ragione: pensi solo a te stesso. Ho Matteo: Si, mi aveva promesso che sarebbe dovuto lavorare. Tu non sai cos’è la povertà, si diventata la mia amante. capisce! Andrea: E la credevi sincera quando ti ha fatto Matteo: Ma vi ho dato un assegno. questa promessa? Anita: Lo so, era umiliante, come ti ho scritto. Matteo: Si, ma ho protestato. Matteo: In che senso è umiliante ricevere l’aiuto Andrea: Cioè? di qualcuno che ti ama? Matteo: Le ho detto che se mi amava, non era Anita: Non ti ho chiesto quel denaro. Non lo più necessario aspettare. volevo, te l’ho detto. Andrea: E cosa ti ha risposto? Matteo: E cosa ne hai fatto? Anita: Ti ho sempre amato, sei la persona più Anita: Come osi farmi questa domanda? Sei dav- importante della mia vita. vero meschino. Che volevi che ne facessi? Che Matteo: Non sorridere, Andrea! affittassi una casa per aspettarti? Andrea: Un innamorato dubita di tutto, ma Matteo: Potevi restituirmeli. abbocca sempre a questa dichiarazione! Anita: No, perché ho capito il tuo gioco. Bisogna Matteo: Ci ho creduto infatti. Avrei voluto segare accorgersi delle trappole e aggirarle, caro. Del le sbarre, intrufolarmi... resto, Valentina aveva deciso che saremmo partite Andrea: E continuava a rifiutarsi. (L’emozione le insieme, che quella vita era durata abbastanza. impedisce di proseguire.) Ebbene, se vuoi saperla tutta, per fuggire da te, Anita: ...Non è il momento giusto, ho troppe mi sono messa a lavorare. preoccupazioni, non capisci la mia vita, sei un Matteo: Mi hanno detto che di lavoro ne avevi egoista a pretendere cose non fondamentali... io tanto da rifiutare ogni proposta... devo lavorare per sopravvivere... Anita: Chi te l’ha detto? Quello spilorcio di un Andrea: Non hai pensato che... scusami, ma... agente? Che balle che racconta! Mai mi ha fatto non hai pensato che ci fosse un uomo a casa sua? un’offerta! Ho ballato nelle feste. Che umiliazione Matteo: Certo che lo sospettavo, ma soffrivo è stata! Non mi aiuti, mi devi aiutare e se sei gen- troppo per confessarlo a me stesso, come te lo 53 54 confesso adesso. La porta chiusa era la prova SCENA 9 irrefutabile che avevo ragione di essere geloso. I preliminari, il rifiuto Oh, non puoi sapere quanto fosse struggente essere respinto da un cancello chiuso, trasparente e Anita apre il cancello e afferra le mani di Matteo. opaco al tempo stesso. Come una rappresentazione pacifica e implacabile del rifiuto. Lei conti- Anita: Baciami, Matteo. (Lui la bacia.) Che goffo nuava a parlarmi, ma io non la sentivo più. Solo che sei! (Lei prende la sua testa e lo bacia udii la promessa appassionatamente.) Mi fai girare la testa, sai. Voce di Anita (registrata): Ti accoglierò nel mio (Si distacca da lui.) Non mi sento molto bene. Mi corpo. dà fastidio sentirti così tremante. M’irrigidisco Andrea: E le hai creduto. nelle tue braccia. Te ne accorgi? (Lei prende la Matteo (registrato): Si, speravo nel miracolo. mano di Matteo e la pone sul suo grembo.) Tutti i miei muscoli sono contratti. È colpa tua. Seguimi. Mi distendo. (Lei si distende giù davanti a lui. Matteo si siede e lei gli prende la mano.) Mi amerai? Matteo: Me lo chiedi! Anita: Quanto tempo mi amerai? Quando sarò vecchia, veramente vecchia, mi amerai ancora? Anche se non lo penso, dimmelo. Ho bisogno che tu mi dia forza. Matteo: Cosa ti affatica? Anita: Te l’ho promesso per stasera. Volevo farti felice, ma non so se lo meriti. Dopo te, non potrò mai più amare nessuno. Sai, non sono una donna infedele. Avvicinati. (Fa una smorfia di dolore, ma la sua smorfia si trasforma improvvisamente in sorriso.) Sono un po’ ingrassata ultimamente. Non posso più agganciarmi il corpetto. Apri l’occhiello, vedrai che bella che sono. Ma cosa ti prende? Non osi più toccarmi adesso? Ti faccio schifo? Apri pure. (Sgancia il corpetto e il seno di Anita appare.) Guarda... ti piaccio? (Lui la prende nelle braccia e comincia ad accarezzarla.) Matteo: Ma che fai? Anita: Non ho voglia ora. (Riaggancia il corpet- Scena 10 to.) La cintura di castità Matteo: Cosa fai allora? Passi il tempo a sedurmi e a respingermi, ad eccitarmi e a fare finta di Matteo: L’indomani, mi sono svegliato dopo una essere offesa, vedendomi eccitato. Quanto tempo notte di angoscia, di rabbia, d’insonnia, con una andrai avanti con questo giochetto? tremenda paura davanti a me stesso. Anita: Non è un giochetto. Mi devi prendere Andrea: Cosa temevi? come sono, Matteo. Devi essere paziente, è tutto. Matteo: La mia debolezza. Temevo di non riusci- Matteo: Paziente sotto la tortura? re a tornare indietro. Anita: Perfetto! Se si tratta di una tortura per te, Andrea: Dunque hai accettato la sua proposta? non ti amerò neppure oggi. A domani. Sei andato da lei? Matteo: Attenta che non torno domani. Matteo: No, non ne avevo la forza, ma Anita si Anita: Tornerai, mi ami troppo. presentò lei nel mio albergo di notte... chiedendomi se ancora dubitavo del suo amore. Anita scompare. Appare Anita. Andrea: Cosa le hai risposto? Matteo: Non ha atteso la mia risposta. Diceva che era impaziente come me e che sarei rimasto sorpreso. Anita: Avrai quel che vuoi. Queste lenzuola sono impregnate del profumo di un’altra? (Si spoglia, mentre Matteo la copre di baci. Ma una specie di cintura di cuoio borchiato nasconde il sesso di Anita, con un sistema di lacci che sembrano impossibili da disfare.) Lasciami, vedi che m’imbarazzi. Occupati piuttosto di te stesso. Che caldo stremante, non trovi? Respiro meglio, molto meglio... Sarò pazza se Dio lo vuole ma non tanto da credere al capriccio di un uomo Andrea (avvicinandosi, incuriosito): Ma cosa era, una cintura di castità? Matteo (quasi piangendo): Vattene adesso, vattene via! Ho capito. 55 56 Anita (cercando di baciarlo): Non vuoi avere Ma quando tornai a Parigi, malinconico, fu quel che ti do? Non capisci che voglio farti piace- Valentina a richiamarmi a Madrid: mi annunciò re? Guarda, hai i miei seni, hai le mie labbra, hai in una lettera trionfante, che la sua cugina balla- le mie gambe, hai i miei capelli, hai la mia lingua. va in uno spettacolo di varietà. Non avevo mai Non ti bastano? Non ami me, ma quel che ti sentito parlare del teatro dove si esibiva e fui rifiuto. Qualsiasi donna ti darà quel che chiedi a incuriosito. me. Lo esigi perchè sai che non posso, non posso adesso, m’imbarazza. È che non voglio farlo adesso con te né con altri. Matteo: Togliti, per favore, togliti quest’atroce corazza. Non ti costringerò. Fammi vedere il tuo sesso. Fammelo vedere solo. Non lo toccherò. (Lei esita a farlo, poi, con cura, con l’aiuto di Andrea, snoda i lacci. Si presenta così, interamente nuda, a Matteo, ma scompare subito nell’ombra.) Ecco fino a quale grado di servilismo mi ha costretto ad abbassarmi. Si comportava con me quasi soffrisse di una malattia o una malformazione così mostruosa, come quella che inchiodava sua cugina sulla sua poltrona a rotelle, che le impediva di appagare una sensualità pure presente in tutto il corpo suo. Andrea: E il giorno dopo? Matteo: Il giorno dopo come il giorno prima, e come tutti i giorni successivi. Tra noi, nulla accadde, mai nulla, capisci quel che vuol dire nulla? E poi feci lo stesso errore che avevo compiuto qualche mese prima. Andrea: Quale? Ne hai fatti tanti, povero zio Matteo! Matteo: Un nuovo regalo. Andrea: Un assegno? Matteo: Si. E, come la volta precedente, scomparvero e furono irraggiunbili. Io viaggiai per tentare di dimenticarla. SCENA 11 Valentina: Non importa se mente o dice la verità. Il cabaret e il compagno di letto. Ciò che conta è che teme questa cosa come fosse successa davvero. Non sapete che temere una cosa Valentina appare. le dà vita? E che desiderala è mandarla alla morte? Avete coraggio, Matteo? Raggiungetemi Valentina: Finalmente, siete tornato! È tremen- stasera. do, è tremendo... Matteo: È successo qualcosa ad Anita? Appare un giovane. Valentina: La costringono a fare delle cose... in questo teatro... delle cose abominevoli... Li fer- Andrea: Chi è questo giovane? merete, vero? Valentina: Un fannullone. Morenito, il fratello Matteo: Ma come? d’una ballerina che lavora nello stesso cabaret di Valentina: Perché vi siete così a lungo allontana- Anita. to, mentre lei aveva un tale bisogno di voi...? Matteo: Vive qui, con voi due? Matteo: Ma cosa le fanno fare? Valentina: Si. Ma non immaginate delle cose Valentina: Per i turisti, sapete... delle cose orren- sbagliate. Morenito è un uomo qualsiasi, lui è de per i turisti... ognuno: tutti e nessuno. Se Anita l’avesse preso Matteo: Quali cose? come amante, lo possederebbe come un gioiello e Valentina: Schifose.... Nudità... dimenii osceni... tutta Madrid già lo saprebbe. Allora, mi raggiun- eccitazione... Povera Anita. Una ragazza così gerete al cabaret? pura, così dolce... Biglietti che si infilano di là (mostra il petto) e di qua (fa vedere la vita) o addirittura lì (indica il sesso). Dice che voi non l’amate più. Che se l’aveste amata, non l’avreste abbandonata a tutti quei maschi che la guardano ridendo e proponendole di riaccompagnarla a casa... Ogni sera, vado io a prenderla. M’insultano, ma faccio loro paura. Matteo: Anche a me fai paura, strega! Mi fate paura entrambe. Sono stufo dei vostri intrighi! Valentina: Dice che non può più fidarsi di voi. Dice che l’ultima notte che ha passato accanto a voi, avete cercato di abusare di lei mentre dormiva. Matteo: Ma è una bugia! Mente! Scompare Valentina. 57 58 SCENA 12 abusato di me, Matteo. Hai approfittato di me nel L’esibizione sonno. Matteo: Non è vero! Andrea: Come mai trovasti il coraggio di andar- Anita: Quando non ero vigile, quando ero ci? semiaddormentata, ho intuito i tuoi intrighi. Matteo: Chiedimi piuttosto come mai trovai la Matteo: Tu mi accusi di intrighi? vigliaccheria di andarci... Anita: Anche Valentina mi dà ragione. Andrea: Lo spettacolo era così indecente come lo Matteo: Ah certo, se Valentina ti dà ragione... descriveva Valentina? Andrea: Dov’era Valentina? Matteo: Lo era, era un numero di cabaret esegui- Matteo: La serpe aspettava all’ingresso del came- to da una bella ragazza provocante. (Mentre rino dove Anita si era rifugiata e dove cercai di parla, Anita appare in fondo scena.) inseguirla... ma Valentina m’impediva di entrare. Andrea: Ti ha notato nel pubblico? Matteo: Si, credo... anzi ne sono sicuro. Si lascia- Valentina riappare. va palpare, baciare, rideva con tutti. Alla fine, il suo sguardo si fermò su di me. Valentina: È troppo presto. Anita: Perché sei venuto qui a provocarmi? Matteo: Come «troppo presto»? Matteo: Provocarti io? Non hai paura di nulla, Valentina: Si, ma bisogna aspettare. Anita. Non hai paura di morire. Matteo: Perché? Anita: Morire? Mi minacci adesso? Cos’ho fatto Valentina: Riposa. per meritare una minaccia? Faccio il mio lavoro, Matteo: Riposa adesso? signor Díaz. Non me lo impedirai. E non mi Valentina: Si, dopo lo spettacolo, ha l’abitudine ammazzerai! Ti conosco, come se ti avessi parto- di dormire un po’... rito. Non mi toccherai. Farai bene, perché non ti Matteo: Lasciami entrare. amo più. Valentina: Lo rimpiangerete. Matteo: Ah... quindi mi avresti amato...? Matteo: Cosa succede dentro, vecchia strega? Anita: Non ti risponderò. Ma devi sapere che sei Valentina: Lo rimpiangerete, Matteo! Il vostro il solo responsabile della situazione nella quale mi amore, se esiste ancora, lo rimpiangerà... trovo. Matteo: Il mio amore non spera nulla e non rim- Matteo: L’unica colpa mia fu di offrirti di cuore piange nulla. Lasciami passare! tutto l’aiuto che potevo darti. Valentina (cedendo il passo): L’avete voluto... Anita: Soldi? Avevo bisogno di tutt’altro, Matteo! Tutt’altro che sei stato incapace di regalarmi. Anita appare nuda e balla. Morenito, nudo anche Matteo: L’amore? L’hai rifiutato, tu. lui, balla con lei. Anita: Si, l’amore, ma un’altro tipo di amore. Hai Valentina: Vedete che era meglio non entrare. Valentina: Certo! Potete nascondervi e osservare. Matteo: E quella gente intorno? Vedrete, vedrete come manda al diavolo gli scoc- Valentina: Turisti, padri di famiglia. Vengono ciatori. E mica è una commedia. Lo fa con cuore qui per vivere quel che non possono vivere a casa sincero. Non fa nulla di male. loro. Matteo: Ah già, per te questo non si chiama il Matteo: Il ragazzo quindi è davvero il suo aman- male.... te... Valentina: Ma no! Loro, i guardoni creano il Valentina: Ma no! Sono come fratello e sorella. male, perché si sentono colpevoli. L’oscenità sta Andrea: Sono forse come fratello e sorella, ma nell’essere consapevoli dello sguardo rubato, non non appartengono alla stessa razza. Lui si dà a nei gesti. Bisogna toglierla da qui, questo è certo, chi lo vuol prendere. Lei si ritira in tempo. Sono ma per proteggerla dal male che potrebbe esserle cose che si sentono. fatto, non da quello che potrebbe fare lei. Gli Valentina: Vedete come soffrite inutilmente, uomini timidi che si sentono colpevoli sono i più Matteo. Per gli altri, questi due corpi sensuali pericolosi. Non fate l’ingenuo... Lo sapevate che sono frammenti di ricordi, una specie di prome- c’erano simili locali. Vi aveva anche detto che era moria per il loro mondo erotico. Per voi, l’imma- povera. Accampate diritti su di lei che non avete. gine del tradimento e della frustrazione. Non siete nè il padre, Matteo, nè il marito, nep- Matteo: E tu, non soffri quanto soffro io? Parla pure l’amante. Non potete rimproverarla, Matteo. per te. Quei guardoni sono vestiti da capo a piedi, non Valentina: L’ho trattenuta, Matteo. Ve lo giuro. È c’è un letto in questo camerino. Sono in tanti. lui, Morenito, che l’ha trascinata. All’inizio, era Morenito li affascina più di lei. un numero per un uomo solo. Ma non ci sono Matteo: Questo lo dici tu, vecchia ruffiana! clienti abbastanza audaci. Allora gli si affianca Valentina: Ve l’ho detto. Sono come fratello e una donna. Una donna dà coraggio ai vigliacchi. sorella, anche se condividono lo stesso letto. Così, gli uomini che non osano ammettere che Matteo: Mi sfotti, vecchia storpia... (Scuote la vengono per lui fanno finta di venire per lei. poltrona a rotelle.) Anita lo sa, è proprio lei che me l’ha detto... Lei si Valentina: Se continuate, non parlo più! diverte e si sente protetta, anche se, ovviamente, Andrea (a Matteo): Calmati. Che aspetti? Che lei ci sono anche tanti uomini che vengono per lei. confessi un legame? Che confessi di guadagnare, Ma, sapete, ci sono io per proteggerla. vendendosi? E, anche se lo facesse, nulla cambie- Matteo: E lui? rebbe tra di voi. Valentina: Morenito, sono affari suoi. Torna a Matteo: Beh? Cos’hai da dirmi? Parla! Difenditi! casa quando gli pare. Non gli facciamo domande Menti ancora, menti così bene... sulla fine delle sue notti. Anita: È incredibile! Mi stai accusando, adesso! Matteo: Sei sicura che lei torna con te ogni notte? Entri per forza nel mio camerino, fai fuggire i 59 60 miei amici... ancora in poltrona, le spalle voltate alla finestra... Matteo: I tuoi amanti! Mi precipitai verso di te, afferrai la tua testa tra le Matteo: È vero che Morenito divide il letto con mie mani, infilai di forza la mia lingua sotto la te? tua. Non te l’ho mai detto, ma per la prima volta Anita: Mi bacia forse una o due volte prima di ho goduto con un uomo. addormentarsi. Gli volto le spalle. Quasi fossimo Matteo: Zitta! Non mi piace di sentire questi sposati. Quasi fossi con te. discorsi. Anita: Tu mi accusi di essere oscena adesso? Matteo vorrebbe darle uno schiaffo, ma cambia Oggi, si, oggi ho tante cose da dirti, Matteo! idea quasi involontariamente. Volta la testa per Quando ci siamo rivisti nei corridoi del teatro, ho nascondere le sue improvvise lagrime. capito che ti amavo e che avrei amato solo te. Che il nostro sarebbe stato un legame indistruttibile. Anita: Non mi capisci, Matteo. So che dici che Ti ho amato perché eri bello, avevi occhi lucidi e sono una donna cappricciosa, volubile, perversa. teneri capaci di far innamorare le donne... e So che sei geloso. Ma sono io, Matteo, ad esser anche gli uomini. Ti ho amato perché eri buono. venuta a te. Credi che ti avrei cercato o accettato, Mai mi sarei affezionata ad uno egoista e bello. se non ti avessi amato? La mia professione ti Matteo: Spiegami le tue scomparse, le fughe, i sciocca? Non dimenticare che ci siamo conosciuti, rifiuti. Credi che abbia bisogno di inseguirti, per quando volevo diventare ballerina. Lo sapevi, innamorarmi di te? approvavi questa scelta. Ma hai finto di volermi Anita: Te l’ho gia detto cento volte! Non mi aiutare, sperando di mantenermi sotto il tuo accontento di quel che basta alle altre. Se avessi giogo. accettato di essere la tua amante, mi avresti Mi hai tarpato le ali per farmi dipendere da te, abbandonata, ti saresti distaccato da me. Adesso, per vietarmi di fare carriera. Quando eravamo a lasciami. Parigi, ricordati, eri soddisfatto di sapermi prigioniera di Valentina. Sapermi infelice non t’imba- Anita scompare. razzava molto. Eccomi libera. Ballo nuda davanti a una platea di uomini soli, Per colpa della tua Andrea: questa volta è finita? indifferenza sono finita in questa bettola, ma, vedi, non ti serbo rancore. Non ne vado fiera, sai. Canzone di Valentina: S’il suffisait d’aimer Ho paura di perderti. Ho paura di perderti. S’il suffisait d’aimer pour pouvoir être aimé, Matteo: Non dirmi così, Anita. Sono le parole che S’il suffisait d’attendre pour pouvoir recevoir, possono fare soffrire di più un uomo innamora- S’il suffisait d’avoir des yeux pour voir, ce to... serait si facile ! Anita: Ma è vero! Ho paura di perderti. Ti vedo S’il suffisait de parler pour que tu m’entendes, SCENA 13 S’il suffisait de tendre la main vers toi, je Il cancello serais si tranquille ! Anita appare dietro il cancello. S’il suffisait d’entendre pour pouvoir tout comprendre, Anita: Prendimi la mano, Matteo. (Matteo prova Tout comprendre, ad aprire il cancello, ma è chiuso a chiave. J’ignorerais la solitude... Afferra la mano di Anita attraverso le sbarre.) Seule ! Baciala. (Lui lo fa.) Adesso, l’orlo della mia gonna e la punta del mio piede. (Lui si inginocchia.) Belle illusion, Matteo: È un nuovo gioco? Qui, chaque soir, plaide coupable ! Anita: Non è un gioco. Voglio vedere se mi ami Belle illusion, quanto dici. Qui me revient plus implacable ! Matteo: Contenta? Anita: No. Sei davvero privo di ogni dignità. S’il suffisait de savoir garder le silence, Come puoi accettare qualsiasi mio comando? S’il suffisait d’un peu, d’un peu d’intelligence, (Scoppia a ridere.) Sei assolutamente ridicolo. Ma S’il suffisait de dire tout s’arrange avec l’âge meriti questo trattamento. Mi hai umiliata, Ou l’expérience... venendo a disturbarmi, mentre lavoravo nel cabaret. Ma dopo tutto, forse anche tu vuoi che S’il suffisait de plaire, pour plaire toute sa vie, mi esibisca davanti a te? Invidi tanto i turisti che S’il suffisait de crier, une bonne fois pour tou- mi pagano. Guarda pure! (Comincia ad ancheg- tes, giare in modo osceno davanti a lui, spogliandosi.) Une fois pour toutes... Matteo: Fermati, Anita! Anita: Ah? Non ti piaccio? Credevo di piacerti. La vie serait moins belle sans doute, Matteo: Anita, ti supplico! Oh oui, moins, sans doute... Anita: Non sono abbastanza brava per te? Non sono forse abbastanza bella per te? Perfetto, perché, vedi, mi fai schifo. Mi ripugni. Odio il tuo odore, il tuo corpo, il tuo sguardo. Voglio essere libera, voglio liberarmi di te. Via! Hai capito? Non vuoi andartene? Morenito? Morenito? (Appare Morenito. Muto, pazzo di rabbia, Matteo scuote il cancello. Si baciano con un’eccitazione sempre più violenta, cominciando a spogliarsi e 61 62 stanno per fare l’amore sotto gli occhi di Matteo.) SCENA 14 La chitarra è mia, la suono quando mi pare, stai Le fotografie a vedere. (Scompaiono.) Matteo (ad Andrea): Come vedi, non mi sono Valentina appare. ucciso. Andrea: Conosco queste situazioni. Valentina: Mi manda a controllare se siete anco- Matteo: Non credo. E non te l’auguro. ra vivo. Infatti, vivete, come Anita pensava. Andrea: Nel senso che quando la sofferenza è Matteo: Cosa pensa Anita? troppo forte, il corpo si anestetizza. E la rabbia Valentina: Anita: lei vi ama più di quanto voi sostituisce il dolore. Eri troppo occupato ad amiate lei. odiarla per odiare te stesso. C’è bisogno di molto Matteo: Sai cosa ha fatto ieri sera? odio verso se stessi per uccidersi...e avere qualco- Valentina: Ha recitato una commedia. sa da rimproverarsi. Non avevi nulla da rimpro- Matteo: Cioè? verarti. Valentina: Ve l’ho detto e ripetuto: Morenito non Matteo: La mia credulità. Non basta! Anita non è il suo amante. Morenito è solo un fratello per faceva più alcuno sforzo per dissimulare le sue lei. menzogne, ma io non distinguevo più se la verità Matteo: Lei invece mi ha detto «un marito». fosse quel che mi stava dicendo o quel che mi Valentina: Non siete in grado di interpretare il stava nascondendo. suo linguaggio adesso che la conoscete? Vuole dire che per lei quest’uomo non è nessuno. Se foste diventato suo marito, non sareste più nessuno! Come Morenito. Matteo: E quel che hanno fatto sotto i miei occhi cos’era? Valentina: Un passo di ballo, suppongo. Insomma... Sarà delusa. Matteo: Di cosa? Valentina: Di sapervi così tranquillo. Matteo: Ma chi ti dice che sia tranquillo? Leggi nel mio cuore? Valentina: Non leggo la morte nei vostri occhi. Matteo: E nei suoi, la leggi? Lei sarà placata solo il giorno della mia morte. Il fallimento della sua vita è che io non mi sia ancora ammazzato. Valentina: Bene... io me ne vado... Ah, dimenti- cavo. (Estrae da una tasca una bustina.) SCENA 15 Matteo: Una lettera. I colpi, lo stupro Valentina: Meglio: delle foto. Matteo: Di chi? Di lei. (Apre la bustina e guarda Anita appare dietro il cancello che apre, attiran- le fotografie.) do Matteo... Valentina: Vi piacciono? Matteo: Chi le ha scattate? Morenito? Anita (cantando una canzone, in modo provoca- Valentina: Siete incorreggibile! Magari fosse torio, quasi evocasse un amante nascosto accanto lui... No, è un turista, durante lo spettacolo. a sè.) Matteo: E lei ha pensato di farmene un regalo? Il mio amante non è che un bambino delizioso. Valentina: Dice che vi aiuteranno ad essere Ha occhi così teneri e sempre lucidi. paziente. Non ha baffi, le labbra carnose. Matteo: Essere paziente? Che modo di dire ele- Un sorriso ci basta, silenzioso. gante! Bell’eufemismo! Abbiamo preso entrambi la via del sole. Valentina: Le tenete? Ci siamo fermati in un dormiveglia Matteo: Si, le tengo. Troverò il modo di restituir- Sotto gli ulivi vicino ad una fonte. le, quando lo riterrò opportuno. Ha la pelle dolce e un alito tiepido. Valentina: Non dimenticate che vi aspetta. Matteo: Taci! Dov’è il tuo amante? Anita: Quale amante? Ah? Il fratellino? Dorme Valentina scompare. come un bambino. Non ti è piaciuta la nostra commedia? Vieni pure. Ho in serbo una sorpresa. Matteo: Anch’io. (Le dà uno schiaffo.) Questa è per la tua piccola commedia. (Gliene dà un secondo.) E questa per le foto. Anita (stupefatta): Matteo, mi fai questo? Non mi toccherai una terza volta. (Si dibatte, e cerca nella sua gonna un pugnaletto che estrae. Lui le torce il polso, lei lascia cadere il pugnale, inginocchiata davanti a lui.) Matteo: Senti, Anita. Mi hai fatto soffrire oltre il limite della mia resistenza. Hai torturato il solo uomo che ti potesse amare. Giacchè non capisci un altro linguaggio, ti avrò con la forza. Quante volte lo vorrò. (La batte con violenza. Lei grida, ma non pronuncia nulla, nessuna ingiuria. Crolla 63 64 piangendo. Lui si calma, la lascia per terra men- Matteo: Anita... mi ami dunque un poco? Anita... tre singhiozza.) Anita: Fai quel che vuoi. Ti fa piacere, Matteo, Anita: Quindi mi ami, Matteo? Anch’io ti amo. voglio farti piacere, ma non domandare altro. Sei così importante per me, ho tanto bisogno di (Lui si agita sopra lei, quasi la violentasse, lei è te, Matteo.... rigida e non si dibatte, ma non partecipa ai gesti Matteo: Parli a vanvera, come sempre. dell’amore. Lui si scoraggia e si distacca da lei.) Anita: Oh, no, Matteo!... Mi hai battuta così Matteo (vergognoso): Non così, Anita. bene, Matteo! Ti devo confessare che non ti Anita (piangendo): Non è quel che vuoi, Matteo? amavo quanto volevo, ma le cose ormai sono (In una mossa violenta, Matteo la stringe e fa cambiate, credimi, Matteo. l’amore in modo brutale, mentre lei cede, come Matteo: E Morenito? un pupazzo.) Hai goduto, vero? Sono felice, Anita: Ma quante volte te lo devo ricordare? È Matteo. Non sei felice? Voglio tanto la tua felicità, diverso da te, Morenito. A lui non piacciono le Matteo. donne. Anche se amasse le donne, non gli permetterei niente, nè a nessun altro uomo, non amo gli altri uomini. Mi credi, Matteo? Quando sento la tua forza, ti amo, ti amo. Non puoi sapere quanto sono felice di piangere per colpa tua. Matteo, mi batterai ancora? Me lo devi promettere. Mi batterai, vero? Mi ucciderai, Matteo? Matteo: Non ti voglio fare del male. Anita: Lo devi. Altrimenti, ridiventerò cattiva. Lui alza la mano per darle ancora un colpo, ma Anita gli afferra il braccio e il colpo si trasforma in abbraccio. Matteo: ... Anita... Anita: È così che mi devi amare. Non merito altro, Matteo, non lo sapevi? Matteo stringe Anita che si abbandona a lui, come una morta, lasciandosi accarezzare, ma senza abbozzare un gesto. SCENA 16 errori compiuti e non permette di rimediare quelli La partenza che verranno... Parlare non ti dà la sapienza... Solo sofferenza. Sei arrabbiato con me? Matteo: Dopo quella notte, scomparvi. Era per Andrea: No, non sono arrabbiato con te. Devi me intollerabile essere il suo boia, giacché questa aver amato molto quella donna per non disgusta- era la parte che lei mi aveva imposto dopo avermi re chi sta per amarla. suppliziato in tanti modi. Partii all’estero, in Matteo: Amore, non sono sicuro di capire questa Brasile, dove le donne più accoglienti mi consola- frase. Forse non mi crederai, ma non so neanche rono. In Brasile, cominciai a tradirla e a dimenti- se sia in grado di ascoltarla. Buona fortuna. carla. Volevo sfuggire a questo stratagemma. Lei Andrea: Addio. provava una gelosia patologica che Valentina Matteo: Addio? aggravava, raccontandole chissà quali stupidaggi- Andrea: Arrivederci. ni su di me, come se esistessero altre donne per Matteo: A domani? me. Si finisce sempre col dare ragione ai gelosi. Andrea: A domani. Ora tocca a te: la vita inizia per te. Lei ti aspetta? Matteo: Quando vedo due amanti abbracciati, Andrea: Si. non vedo altro che una pelle su un’altra pelle. Per Matteo: Hai cambiato idea. Rinunci a raggiun- cinque anni non ho potuto leggere romanzi gerla. d’amore. E quando ho ricominciato, erano solo Andrea: No. Mi devi perdonare. segni neri sulla pagina bianca. Andrea scompare. Matteo (porgendogli un biglietto): Se le soprav- Matteo rimane un momento fermo. Lascia la vivi, cercami, ma non le parlare di me... Oh... scena piano piano, ma, mentre cade la penombra, (Pare preso da un tremore che gli fa perdere riappare. l’equilibrio.) Andrea: Cosa succede? Matteo (sorridendo in modo dolce): Niente, troppe emozioni. Andrea: Sei deluso che io non segua il tuo consiglio? È questo? Matteo: Non si giunge alla mia età con l’ingenuità di credere che l’esperienza di uno serva ad un altro. È forse questo, tra l’altro, la giovinezza: provare sulla propria pelle. Andrea: E la vecchiaia? Matteo: È la capacità infinita d’illusione, unita al disincanto... L’età non porta rimedi contro gli 65 66 SCENA 17 La lettera Valentina: Le chiederete scusa? Matteo: Si. In fondo scena, si scorge la coppia di Andrea e di Valentina: La batterete forte? Anita allacciati. Nel proscenio, Valentina sulla Matteo: Si. poltrona a rotelle. Mentre Valentina e Matteo si Valentina: L’amerete come si deve amare? parlano, Andrea e Anita si accomodano. Matteo: Si. Nello scompartimento, Andrea e Anita conversa- Valentina: L’odierete come la morte? no. Matteo: Si. Valentina: Per l’eternità, questa volta per l’eter- Andrea: Perché sorridi? nità. Anita: Sono felice, suppongo. Andrea: Supponi? Spero che sia grazie a me Valentina: Siete tornato? È passato troppo tempo. Troppo tempo. Matteo: Dov’è Anita? Valentina: Sola nella sua stanza. Matteo: Sola? Valentina: Riposa. Le sue abitudini non sono cambiate. Perchè l’avete così abbandonata? Perché ci abbandonate sempre? Anita spiegazza la lettera che tiene in mano. Andrea: Che cos’è? Anita: Una lettera del passato. Andrea: Quale passato? Qual uomo? Chi? Anita: Sei geloso? Non devi. Matteo: Ha ricevuto la mia lettera? Valentina: Probabilmente. Matteo: Accetterà di rivedermi? Andrea: Chi ha scritto questa lettera? Anita: Uno che non conta. Nel proscenio, Valentina e Matteo conversano. Tela i protagonisti 68 Pino Micol Daniela Giovanetti Mattteo Anita Dopo la laurea in legge, si trasferisce a Milano dove segue la scuola del Piccolo Teatro. Fin dal debutto affronta un repertorio molto ricco, in cui largo spazio trovano testi classici, come pure autori moderni e contemporanei. Fra le prime interpretazioni, rimangono certo memorabili quelle shakespeareiane, in Amleto e successivamente in Riccardo II, entrambi diretti da Maurizio Scaparro. Con questo regista ha avuto una intensa collaborazione, che ha portato alla messinscena di successi quali il Giulio Cesare di Shakespeare, il Don Chisciotte di Cervantes, il Caligola di Camus, Vita di Galileo di Brecht e i pirandelliani Il fu Mattia Pascal e Sei personaggi in cerca d’autore. Nel corso della sua ricca carriera Pino Micol ha lavorato per i maggiori teatri ed è stato scelto e diretto dai più importanti registi italiani: da Ronconi (Due commedie in commedia di Andreini) a Cobelli (La locandiera di Goldoni e Racconto d’inverno di Shakespeare), da Calenda (Operetta di Gombrowicz) a Sequi (La sorpresa dell’amore di Marivaux), da Castri (Faust di Goethe) a Squarzina, Pagliaro, Guicciardini. Parallelamente agli impegni attoriali, Pino Micol ha al proprio attivo una notevole esperienza registica: ha diretto e interpretato, fra gli altri, Tutto per bene di Pirandello, Don Giovanni involontario di Brancati, Divagazioni e delizie di Wilde e Puntila e il suo servo Matti di Brecht, mentre ha firmato le regie di testi di prosa di Dürrenmatt, Verga, Plauto e di allestimenti lirici quali Don Chisciotte di Paisiello, per il Teatro dell’Opera di Roma, e per il Teatro San Carlo di Napoli, Pierino e il lupo di Prokofiev, in cui si è impegnato anche come voce recitante. Costante la sua attenzione al mondo del cinema e del piccolo schermo, cui ha offerto sempre interpretazioni di qualità in film, sceneggiati e fiction. Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricordati inoltre: Alta distensione di Campanile, regia di Antonio Calenda, Zoo di vetro di Williams, regia di Vanna Polverosi, Il sistema Ribadier di Feydeau, regia di Gigi Proietti, La tana di Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio IDI, Arcobaleno di Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo del gallo di Bassetti, regia di Marco Maltauro, Rosanero di Cavosi, regia di Antonio Calenda (Premio Critica Italiana 1995) e sempre con lo stesso regista Le due sorelle di Bassetti (Premio Randone 1997). Nell’estate 1997 a Taormina Arte ha partecipato allo spettacolo Heroides. In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio Calenda, direzione del M° Julian Kovatchev. Fra gli ultimi spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale protagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de Ceccatty, interpretazione che – assieme a quelle recenti di Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore, diretti da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Un personale successo ha ottenuto interpretando la corifea delle Erinni nelle Eumenidi di Eschilo, per la regia di Antonio Calenda, produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia presentata nel maggio 2003, nell’ambito del 39°Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Greco di Siracusa. Francesca Benedetti Valentina Nasce ad Urbino, studia medicina a Roma e poi si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Fra i suoi maestri, Orazio Costa che la dirige nell’Ifigenia in Aulide di Euripide, il suo debutto. Ottiene subito ruoli importanti diretta da grandi registi ed è allo Stabile di Firenze fino al 1965, dove in prima mondiale interpreta Atto senza parole e Tutti quelli che cadono di Beckett. Con Calenda, Gazzolo, Proietti e Degli Esposti, fonda il Teatro Cenotuno. Nel 1966 il suo incontro con Ronconi: collabora a I lunatici di Murray, Gli straccioni di Annibal Caro e Pour Lucrèce di Giraudoux. Fonda con Gazzolo ed Edmonda Aldini la “Comunità Emilia Romagna” ed è protagonista del Woyzek, regia di Cobelli e de La vita è sogno, regia di Guicciardini. Con Cobelli nel 1972 recita nello shakespeariano Antonio e Cleopatra e ne L’impresario delle Smirne. Al Piccolo Teatro di Milano interpreta Girotondo di Schnitzler; nel 1974, Testori scrive per lei Macbetto, che le vale la “Maschera con Lauro d’Oro”. Nel 1977 fonda una ditta con Philippe Leroy ed intepreta Blanche nel Tram che si chiama desiderio; seguono Elettra di Hoffmansthal e Maria Stuarda di Schiller. Nel 1980 diretta da Strehler è protagonista del Temporale di Strindberg, poi interpreta Le Supplici di Eschilo a Siracusa, regia di Otomar Kricka. Nel 1983, insieme con Emilio Isgrò e Ludovico Corrao fonda le “Orestiadi di Gibellina” ed interpreta Clitemnestra per tre anni consecutivi. Emilio Isgrò scrive per lei Didone Adonais Domine. A Spoleto è applaudita ne La finta serva di Marivaux, regia di Patrice Chereau e di Les nonnes di Manet, regia di Sequi. Fra gli altri lavori da ricordare, Non ode il buio demone di cui è autrice e interprete, e Proibito, da chi? di Raf Vallone. Nel 1994 interpreta Lucrezia Borgia di Hugo diretta da Reim, che la sceglie pure per Le ceneri del west con Philippe Leroy; poco più tardi, corona il suo rapporto con Sequi interpretando al Festival di Benevento, Nostre ombre quotidiane di Lars Noren. Nel 2002 interpreta Medea di Euripide, per la regia di Lo Monaco. Notevole anche la sua esperienza in ambito televisivo. Stefano Galante Andrea Inizia la sua carriera teatrale al Teatro Popolare La Contrada di Trieste con Quasi d’amore, uno spettacolo su testi di Bontempelli per la regia di Orietta Crispino. Nello stesso teatro, in occasione di Centocinquanta la gallina canta, avviene l’incontro con Antonio Calenda e l’inizio di una lunga collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: Giovanna d’Arco al rogo di Claudel-Honneger, il dittico di Campanile Un’indimenticabile serata e Un’(altra) indimenticabile serata accanto a Piera Degli Esposti, Rappresentazione della Passione e lo spettacolo musicale Fin de Siècle per la regia di Antonio Calenda. Di recente ha partecipato agli spettacoli Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo e a I Persiani dello stesso autore, presentati al Teatro Greco di Siracusa e all’Otello di Shakespeare con Michele Placido, tutte produzioni dello Stabile del Friuli-Venezia Giulia, firmate da Calenda. Luca Arcangeli Morenito La sua formazione è molto completa: diplomato presso lo Studio Internazionale dell’Attore “Permis de Conduire”, ha seguito anche corsi di danza (fra gli altri, con Adam Fnieg) e ha studiato canto. Diverse le sue esperienze nell’ambito del teatro di prosa: tra queste ama menzionare i due spettacoli diretti da Cèsar Corrales Le serve di Jean Genet e Notti di Vetro – Omaggio a Ramòn de Valle-Inclàn, l’Antigone sofoclea per la regia di Cathy Marchand, Candida Barbarie – Omaggio a Samuel Beckett firmato da Max Balazs e, per la regia di Giovanni Nardoni Teleny (2001) e Odissea (2002). Recenti le produzioni del Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia cui ha preso parte: oltre al Pallido oggetto del desiderio firmato da Arias, Arcangeli è stato diretto da Antonio Calenda nel Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi. 69 70 Alfredo Arias René de Ceccatty regia testo Grande personalità della scena internazionale, Alfredo Arias vanta una creatività originalissima e un’inesauribile fantasia che – trasferiti sulla scena – rendono indimenticabile ogni suo spettacolo. È nato a Buenos Aires, dove ha avviato la propria attività artistica, dedicandosi inizialmente alle arti plastiche e appassionandosi presto al mondo del teatro. Il suo primo spettacolo, Dracula, del 1966, è un adattamento del celebre romanzo di Bram Stoker, messo in scena in forma di fumetto. Ha lasciato presto l’Argentina per tentare, in Europa, l’avventura del palcoscenico: ha dunque debuttato come regista a Parigi, firmando Eva Peron del suo connazionale Copi. Sono seguiti da allora numerosi spettacoli, sue affascinanti creazioni su testi del repertorio classico e di grandi autori, nell’ambito dell’opera lirica e del music-hall: fra gli altri sono rimasti memorabili Pene d’amore di una gatta inglese (commedia musicale tratta da Henry James e rappresentata a Parigi e nei maggiori festival internazionali) e Mortadela. In Italia ha firmato molti spettacoli: per il Festival Dei Due Mondi di Spoleto, ha creato la Vedova allegra di Franz Lehar e Le mammelle di Tiresia di Francis Poulenc. Per il Teatro Stabile di Genova ha diretto Il ventaglio di Carlo Goldoni e La dame de Chez Maxime di Georges Feydeau. Importanti anche le prove offerte nel campo della lirica: per il Teatro Regio di Torino ha curato la regia di Sogno di una notte di mezza estate di Benjamin Britten, mentre alla Scala di Milano ha messo in scena I racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach e Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Si è spesso impegnato nel mondo della formazione, conducendo stages fra cui va menzionato quello realizzato nel 1996 all’“Ecole des Maîtres” diretta da Franco Quadri. Spesso i suoi spettacoli sono stati presentati con successo in tutto il mondo, come è accaduto per Le serve di Jean Genet, applaudito a Montreal, Roma, Mosca, San Pietroburgo, Buenos Aires. Ultima sua creazione, che ha debuttato con successo a Parigi, è Concha bonita, su libretto di René De Ceccatty e con le musiche di Nicola Piovani. René De Ceccatty è nato il 1° gennaio 1952 a Tunisi. Dopo studi di filosofia, è vissuto in Giappone e in Inghilterra. Ha lavorato per molte case editrici e riviste, è consulente editoriale presso le edizioni Le Seuil, dalla fine degli anni Ottanta firma recensioni letterarie su “Le Monde” e “Il Messaggero”. Ha scritto in collaborazione i più recenti spettacoli di Alfredo Arias. Si è impegnato anche nel mondo della narrativa, pubblicando, fra gli altri, come romanziere e saggista Personnes et personnages (1979), Esther (1982), L’Or et la Poussière (1986), Babel des mers (1987), L’Etoile rubis (1990), L’Accompagnement (1994), Laure er Justine e Aimer (1996). Alcuni suoi racconti sono stati tradotti in italiano per nuovi Argomenti, Panta, Lavoro Editoriale, mentre fra i suoi romanzi troviamo in italiano La stella rubino e Sibilla. In campo teatrale vanno di certo menzionati il suo adattamento della Signora delle camelie dal romanzo di Alexandre Dumas fils, per Isabelle Adjani e quello de La Venexiana realizzato per Claudia Cardinale. i Quaderni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia 72 Le pubblicazioni «Teatro Copioni»: la prima collana di volumi del Teatro Stabile Del Bianco Editore 1. “Il piccolo Eyolf” di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo 2. “La storia di Bertoldo” di Fulvio Tomizza (da Giulio Cesare Croce). Note di regia di Giovanni Poll 3. “Il mio Carso” di Scipio Slataper. Riduzione per le scene di Furio Bordon. Note di regia di Francesco Macedonio 4. “I nobili ragusei” di Marino Darsa. Prima versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna 5. “Sandokan Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan” di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Emilio Salgari) 6. “Margherita Gautier la Dame aux camélias” di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Alessandro Dumas figlio). Note di Alessandro Giupponi alla regia di Aldo Trionfo 7. “Don Giovanni” di Molière. Traduzione di Giulio Bosetti. 8. “Amico sciacallo. Canto e controcanto” Due commedie di Furio Bordon 9. “Delitto e castigo” da Dostoevskij. Riduzione teatrale in 2 tempi di Dante Guardamagna 10. “Il capitano di Köpenick” di Zuckmayer. Versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna I «Quaderni» pubblicati dal Teatro Stabile 12. Svevo “per noi” oggi La coscienza di Zeno 13. Arbuzov: la santa ingenuità del teatro Vecchio mondo 14. Carlo Goldoni “Una donna di garbo” 15. Georg Kaiser Il funzionario Krehler: alla ricerca dell’tiomo nuovo 16. Franz 17. L’uso Wedekind “Il marchese von Keith” della vita Calderon di Pasolini 18. August Strindberg: la bellezza tragica della vita Il pellicano 19. Karl Valentin “Cabaret” 20. Eduardo: 21. Le vita di un attore comico marionette di Vittorio Podrecca 22. Curzio Malaparre “Das Kapital” 23. “L’affare 24. Le Danton” di Stanislava Przbyzewska marionette di Podrecca Il mondo della luna di C. Goldoni 25. “Bouvard e Pouchet” di Tullio Kezich e Luigi Squarzina (da Gustave Flaubert) 26. Dürrenmatt 27. “Il “Romolo il grande” pianeta indecente” 28. “L’amore delle tre melarance” 29. “Fraulein Pollinger” 30. “Attraverso 31. “I i villaggi” Rusteghi” di Carlo Goldoni 32. “Eroe di scena fantasma d’amore (Moissi)” 33. “Baal” 34. “L’adulatore” 35. “Questa sera si recita a soggetto” 36. “Casanova 37. “Beckett 38. “Sei a Spa” concerto” personaggi in cerca d’autore” 39. “Ciascuno 40. Harold a suo modo” Pinter “Tradimenti” 41. “Riccardo III” I «Quaderni» del Teatro Stabile - Art& e Arti Grafiche Friulane 42. America del ‘900 Lo zoo di vetro 43. “Il viaggio incantato” 73 74 44. Vittorio 45. Il Franceschi “Scacco pazzo” pianeta degli ultimi anni Stadelmann di Claudio Magris 45 bis. “Caro bonbon” dall’Epistolario e dall’Album di famiglia di Italo Svevo 46. William Shakespeare “Riccardo II” 47. “Oblomov” di Ivan Goncarov, adattamento teatrale di Furio Bordon 48. “Jack lo sventratore” di Vittorio Franceschi 49. “Una solitudine troppo rumorosa” di Bobumil Hrabal, versione teatrale di Giorgio Pressburger 50. “Anatol” di Arthur Schnitzler, versione italiana di Furio Bordon 51. “L’idiota” di F. M. Dostoevskij, adattamento teatrale di Furio Bordon su un’ipotesi drammaturgica di Padre D. Maria Turoldo 52. “Intrigo e amore” di Friedrich Schiller, traduzione di Aldo Busi 53. “Medea” di Franz Grillparzer, traduzione di Claudio Magris 54. “L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro” di Peter Handke, testi di Mario Brandolin, Peter Handke, Giorgio Pressburger, Sabrina Morena, Rolando Zorzi 55. “I Turcs tal Friúl” di Pier Paolo Pasolini, testi di Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Novella Cantarutti, Nico Naldini, Elio De Capitani 56. “L’avventura di Maria” di Italo Svevo, testi di Antonio Calenda, Nanni Garella, Franca Nuti, Ruggero Rimini, Italo Svevo, Patrizia Zappa Mulas I «Quaderni» del Teatro pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia 57. “Anima e Corpo” (2 ediz.) di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala 58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala 59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima” da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano 60. “Edipo a Colono” di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio 61. “Bugie Sincere” di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown 62. “Irma la dolce” di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch 63. “Senilità” da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice, Mario Brandolin 64. “Riccardo III” di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna Mochi, Patrizia Valduga 65. “Amleto” di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo, Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri 66. “Ma che c’entra Peter Pan?” di Alberto Bassetti 67. “Rappresentazione della Passione” elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo, Renzo Tian 68. “Antigone” di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari 69. I Piccoli di Podrecca 70. “Agamennone” e “Coefore” di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari 71. “La mostra” di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari, Lorenzo Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni 72. “Eumenidi” di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli , testi di Caterina Barone, Antonio Calenda, Ilaria Lucari 73. “Pallido Oggetto del Desiderio” adattamento teatrale di René de Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René de Ceccatty Edizioni speciali “Il nuovo vecchio Rossetti” a cura di Guido Botteri e Stefano Curti 75 Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia L’organigramma 2003-2004 Arnaldo NINCHI Antonio CALENDA presidente direttore Rodolfo CASTIGLIONE vicepresidente Sergio DOVGAN Tiziana BENUSSI Francesco MARANGON Piero MARTINUZZI Antonio PAOLETTI Rossana POLETTI responsabile amministrazione consiglieri Paolo GIOVANAZZI responsabile tecnico Stefano CURTI responsabile marketing e comunicazione Roberta TORCELLO responsabile produzione collegio dei revisori Cosimo CECERE presidente Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO Paolo MUSOLLA soci Comune di Trieste Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Provincia di Gorizia Provincia di Pordenone Provincia di Trieste Provincia di Udine Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Unicredit Banca Spa Divisione CRTrieste Lucia DUSSI Diego PECAR Daniela SFERCO ufficio amministrazione Massimo CARLI Flavio DOGANI Giuliano GIONCHETTI Rosaria SCHIRALDI Roberto STAREC Massimo TATARELLA Carlo TURETTA Giorgio ZARDINI Radivoi ZOBIN ufficio tecnico Emmanuele BONNES Oriana CRESSI Marzia GALANTE Ilaria LUCARI ufficio marketing e comunicazione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Viale XX Settembre, 45 34126 TRIESTE tel. 040.3593511 fax 040.3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Giampaolo ANDREUTTI Alida PECCHIAR ufficio produzione Ada D’ACCOLTI Bruno BOBINI ufficio segreteria 77