Gianfranco Moscati
The man behind a great collection
di Diego Cinquegrana
1
In qualità di giovane collezionista di “Judaica” è normale avvicinarsi alle personalità importanti che hanno fatto del collezionismo qualcosa di unico e di altissimo livello.
Negli ultimi cinque anni sono stato abbastanza fortunato da incontrare alcune persone molto speciali che
mi hanno saputo dare consigli, insegnare cose nuove e fatto aprire gli occhi, soprattutto in merito alle
innumerevoli storie nascoste dietro i singoli oggetti,
storie senza fine che è dovere ricordare e tramandare.
Ho avuto modo di osservare diversi approcci collezionistici in uso tra i vari ricercatori di settore: alcuni
più “tecnici”; altri più “narrativi” ed infine alcuni di
carattere decisamente più emozionale.
Colui che raccoglie tutti gli approcci sopra citati è un
collezionista molto noto che dapprima è stato un mio
punto di riferimento ed oggi è anche un caro amico:
si tratta di Gianfranco Moscati. (fig.1)
La sua collezione di storia postale legata all’Olocausto
è annoverata tra le più importanti del mondo ed è
oggi custodita presso l’Imperial War Museum di Londra , oggetto di accurati studi.
Oggi Gianfranco Moscati ha 90 anni. La sua vita, che
per molti aspetti mi ricorda quella di Max Stern (altro
noto filatelico), è stata segnata, come per molti altri
della stessa generazione, dai disastri della guerra.
Tuttavia il suo carattere deciso e la sorte hanno fatto sì che ancora oggi Gianfranco sia qui a raccontare
la sua ed altre storie, donandoci memorie che superano di gran lunga il valore di qualunque prestigiosa
collezione.
Quando acquistai il primo libro sulla raccolta di Gianfranco Moscati (fig.2) “Storia postale dell’Antisemitismo Nazista 1933-1945” 1
fu subito chiaro che mi trovavo di fronte a molto più
di una puntuale raccolta tematica, sia per la precisione dell’apparato teorico, (magistralmente affrontato da Gustavo Ottolenghi), sia per l’impareggiabile
qualità ed assoluta rarità degli oggetti presentati e le
ricche descrizioni dei contenuti, dense di particolari
poco noti.
Quanti sanno che anche in Italia era d’obbligo un segno giallo (fig. 3,4,4 bis,5,6) distintivo per gli internati
di origine ebraica nel campo di concentramento di
Bolzano? 2
Un ritratto di Gianfranco Moscati durante la lezione sulla Shoah presso
la scuola media di Agno, Ticino, Svizzera 2015 (foto:Luisa Papa) (fig.1)
2. La copertina del libro di Gianfranco Moscati e Gustavo Ottolenghi,
Storia postale dell’antisemitismo nazista 1933-1945
2. Il triangolo giallo indossato dagli ebrei internati nel campo di concentramento di Bolzano Gries. Collezione Gianfranco Moscati-IWM
London.(fig.3)
1.GUSTAVO OTTOLENGHI-GIANFRANCO MOSCATI, Storia postale
dell’Antisemitismo Nazista 1933-1945. Sugarco edizioni, Carnago 1996.
2. A riguardo sono esemplificativi i casi di Emilio Sacerdote e Dante
Momigliano, detenuti del C.C. di Bolzano.
2
↙
Biglietto postale dal Campo di Concentramento di Bolzano, inviato il
19.12.1944 dal sig. Dante Momigliano, di origini ebraiche, come attesta la dicitura “giallo” in basso a destra. Collezione Gianfranco Moscati-IWM London.(fig.4 bis)
↙
Biglietto postale dal Campo di Concentramento di Bolzano, inviato il
3.12.1944 dall’avv. Emilio Sacerdote, di origini ebraiche come attesta la
dicitura “giallo” in basso a destra. Il campo mittente reca “ Emilio Dote
“, l’abbreviazione “Dote” era il nome di battaglia usato da Sacerdote
come militante nella formazione partigiana 19ma Brigata Garibaldi.
Collezione Gianfranco Moscati-IWM London.(fig.4)
3
Di questa prima pubblicazione, due pagine in particolare portavano già la testimonianza delle difficoltà subite da Moscati e dalla propria famiglia (fig.7,8) a seguito della politica antisemita italiana che, dal 1938,
attraverso leggi, (fig.9 e 9 bis) organi di stampa,1
nuclei di studio sulla questione ebraica (fig. 10,10bis,11,12,12bis), fino al culmine del collaborazionismo
italiano con le forze tedesche occupanti, diede il proprio contributo alla cifra dello sterminio del popolo
ebraico.
Le pubblicazioni degli anni successivi marcano con
decisione il carattere extra-documentativo della
“Raccolta Gianfranco Moscati”.
Messaggio di addio di Emilio Sacerdote alla famiglia, datato 14 dicembre 1944, giorno della sua deportazione verso il campo di Flossenburg.
Sacerdote troverà la morte nel lager di Bergen Belsen l’8 marzo 1945. Il
messaggio recita: “ Bolzano, 14 Dicembre 1944. Carissime, lascio oggi
Bolzano per la mia nuova residenza.Di salute sto benissimo, vi ho in
cuore con me; non posso scrivere di più;cari baci, mie adorate. Tutti
i miei baci, Emilio”.Collezione Gianfranco Moscati-IWM London.(fig.5)
Al centro Emilio Sacerdote, fotografato nel campo di Flossenburg.Collezione Gianfranco Moscati-IWM London.(fig.6)
Busta da lettera inviata a Gianfranco Moscati il 14 ottobre 1943 dalla
Prefettura di Milano, contenente l’ordine a presentarsi per il Servizio del
Lavoro, obbligatorio per gli ebrei.Collezione Gianfranco Moscati-IWM
London.(fig.7)
Particolare dell’ordinanza per il Servizio del Lavoro (rif.fig,7) , si nota
sottolineato in rosso: “Sig. Gianfranco Moscati, di razza ebraica” a testimonianza che a distanza di mesi dalla caduta del Regime Fascista,
le leggi razziali erano ancora in vigore. Collezione Gianfranco Moscati-IWM London. (fig.8)
1. In primis “La Difesa della Razza”, rivista pseudo-scientifica di politica
razziale, sulla falsa riga del “Der Stürmer” di J. Streicher
4
Il primo numero della rivista antisemita: “ La Difesa della Razza “ del
5 agosto 1938 e il manifesto che ne annunciava l’uscita nelle edicole
italiane. Collezione privata. (Fig.9/9bis)
5
Il verso di due delle cartoline antisemite illustrate nelle fig. 10 e 12. Al centro la dicitura
:“ a cura del Centro Anconitano per lo studio del problema ebraico”, gli ebrei che vivevano nella città di Ancona subirono, come molti altri, gli effetti delle Leggi Razziali del
1938, il “ Centro” fu fondato nel 1941 dall’avv. Guido Podaliri e dopo un anno contava
già oltre duecento iscritti.
Collezione Gianfranco Moscati-IWM London.(fig.10bis)
Serie di tre cartoline antisemite italiane emesse dai diversi “ Nuclei di
Studio per la Questione Ebraica” sparsi nella penisola, 1942. Collezione
Gianfranco Moscati-IWM London. (fig. 10,11,12)
6
Attraverso pochi e significativi oggetti personali, documenti, fotografie e corrispondenza, Moscati racconta le proprie vicende, restituendo voce ad altrettante storie di famiglie che sono state vittime delle
persecuzioni e ricostruendo i percorsi di quei travagliati anni seppur con trasporto, con estrema precisione.
E’ questo il caso di una recente e interessante pubblicazione sui generis per la resa al contempo giornalistica e genuina delle testimonianze raccolte.
Si tratta di “Racconti Ebraici” (fig.13), un’edizione privata del 2013 che raccoglie una serie di vicende inedite legate ad individui e comunità ebraiche durante
gli anni del secondo conflitto mondiale; vicende che
sono narrate anche attraverso l’illustrazione di documenti e corrispondenza personali.
Le storie esposte in questa edizione, sono indissolubilmente legate alla stessa vita di Moscati il quale,
rientrato a Milano nel 1945 dalla Svizzera, dove riuscì
a rifugiarsi nel 1943, trovò impiego presso la sede (o
quel che ne restava a seguito dei bombardamenti)
della Comunità Ebraica di Milano, dove fu incaricato di raccogliere le testimonianze degli ebrei che,sopravvissuti alla realtà dei lager, passavano da Milano
sulla strada dell’Aliyah (fig.14) , verso Israele.
Anche la storia della famiglia Moscati (fig.15) è raccolta in questo volume. Si tratta della storia di “Italiani di religione ebraica” secondo la definizione che ne
dà lo stesso Gianfranco Moscati, trovatisi improvvisamente “declassati” (fig.16), continua Moscati, a “cittadini di serie B” per poi diventare “nemici” e dunque
perseguitati e braccati.
La copertina del libro a cura di Gianfranco Ottolenghi e Gianfranco
Moscati “ Racconti Ebraici “.(fig.13)
Una pagina della raccolta dei francobolli del Keren Keyemet Le’Israel
che mostra il valore emesso nel 1954 a ricordo dei cinquant’anni dalla seconda Aliyah del 1904-1914, a seguito dei violenti pogrom della
Russia Zarista. Nell’immagine si nota l’aratro trainato dal cavallo ( il
passato ) ed il trattore (il presente). Phil. Cat. Num. 3403, Collezione
Privata, ex Collezione Gianfranco Moscati.(fig.14)
7
Una foto della famiglia Moscati risalente al 1934, Gianfranco è il primo in basso da destra. Collezione Gianfranco Moscati. (fig.15)
Il libretto di lavoro appartenuto a Gianfranco Moscati, in basso , scritto in rosso si specifica “ di razza ebraica”. Collezione Gianfranco Moscati. (fig.16)
8
La storia dei Moscati è emblematica ai fini della comprensione del background storico di una nazione divisa e resa unita dallo sforzo di uomini, donne e combattenti italiani e al contempo ebrei.
Seppur tradito, nella sua infinita bontà di Italiano tra
gli Italiani, Gianfranco racconta dei propri avi, valorosi combattenti che, come molti altri, hanno dato la
propria vita per la patria, mantenendo tanto cuore
nella religiosità ebraica quanto nel senso d’appartenenza ad una nazione che “malgrado gli alti e bassi”
gli ha dato i natali.
I documenti e le fotografie conservati da Moscati, relativi ai propri familiari combattenti, sono uno schiaffo morale per l’Italia antisemita del 1938 perché ne
evidenziano le colpe e ne ridicolizzano le scelte politiche.
La storia dell’equiparazione dei diritti degli ebrei italiani passa attraverso secoli di tormenti dei quali si
trova traccia nei numerosi provvedimenti censori e
scritti di propaganda antisemita a noi pervenuti (la
collezione Moscati ne vanta esemplari degni di nota
risalenti alla seconda metà del XVIIsec.) (fig.17) ancor
prima dell’istituzione del ghetto di Roma del 1555.
E’ proprio di questo periodo “l’Olocausto dei libri”,
ovvero la caccia al libro eretico da parte delle congregazioni inquisitorie di Roma, culminante in decreti
quali il “ De Combustione Talmud” del 12 settembre
1553, e nei conseguenti roghi di libri sacri sequestrati
da abitazioni private e sinagoghe.
A quel tempo, la pena per coloro che non rispettavano l’ordinanza di consegna dei testi sacri era la morte.
“L’Olocausto dei libri” precedette dunque la persecuzione dell’individuo (fig.18) , poiché, colpire il Talmud, equivaleva a colpire l’identità stessa dell’ebreo.
Il trattato di propaganda antiebraica : “Le Piaghe dell’Hebraismo” di
Francesco Carboni, pubblicato a Venezia nel 1674.Collezione Gianfranco Moscati-Meis, Ferrara.(fig.17)
Come testimonia la costituzione del 1581 (fig.18a,b)
“Antiqua Iudaeorum Improbitas” (ripresa nel “Editto sopra gli ebrei” di Papa Paolo VI del 1775)(fig.18c)
, la distorsione delle pratiche religiose in pratiche di
stregoneria diede atto alla persecuzione fisica dell’individuo da parte dell’Inquisizione. 1
Naturalmente le “rappresentazioni distorte” erano
funzionali alla “giustificazione” della repressione e
così anche duecento anni dopo, la partecipazione
degli ebrei alle cerimonialità urbane della società
cristiana era data da espressioni popolari spontanee
dichiaratamente antisemite. (fig.19a,b)
La Bolla “ Cum Nimis Absurdum “, emessa da Papa Paolo IV il 14 Luglio
1555 apportò le più pesanti restrizioni mai applicate fino a quel momento alla vita degli ebrei italiani, tra le molte limitazioni si ufficializzava la costituzione dei serragli (ghetti), l’obbligo di portare dei segni
distintivi, la svendita degli immobili e l’obbligo del solo commercio e
vendita di stracci. (fig.18) vedi approfondimento.
1. “[…] gli ebrei non facciano, ne compongano, ne insegnino stregonerie o altri atti sotto la pena di Scudi cento, della frusta e della Galera in
vita, secondo circostanze dei Delitti […].”Editto sopra gli Ebrei di Papa
Pio VI 1775 cit. Antiqua Iudaeorum Improbitas di Gregorio XIII, 1581
9
La Bolla “ Antiqua Iudaeorum Improbitas “ del 1 luglio 1581, emessa da
Papa Gregorio XIII condannava le pratiche “eretiche” degli ebrei rimettendo le pene alla competenza del tribunale dell’Inquisizione.(fig.18b)
Frontespizio del “Editto sopra gli Ebrei” del 1775. Biblioteca Casanatense Roma.(fig.18c)
Illustrazione antisemita raffigurante le ire dei popolani contro gli ebrei
romani, circa 1823, da un poema dialettale del 1695. (fig.19)
10
In modo particolare, nel corso del Carnevale erano
allestite rappresentazioni farsesche dette “Giudiate”,
dove venivano ridicolizzati riti e personaggi, fomentando così l’odio al punto che : “ai poveri Hebrei gl’è
convenuto per molti giorni starsene chiusi nel Ghetto, o pure esporsi a battute e feriti dalla Plebbe”. 1
Le denunce risalenti a quel tempo ci parlano di violente rappresentazioni che vedevano “Moisè e li
Rabbini in figura di mezzo uomo e mezzo porco”2
antesignane dell’estetica rappresentativa dell’antisemitismo novecentesco.
Dovranno passare altri centocinquanta anni e giungere al 13 ottobre 1870, perché si arrivi alla stabilità
sancita dal decreto nazionale di equiparazione completa, preceduta dallo Statuto Albertino del 1848
(fig.20)dove si dichiarava che: “ la differenza di culto
non esclude il godimento di pari diritti e l’ammissione
alle cariche militari”.
In questo frangente storico e fino al primo ventennio
del ‘900, gli oggetti della “Raccolta Gianfranco Moscati” ci mostrano la fluente convivenza della libertà
di culto unitamente alla partecipazione attiva degli
ebrei alla vita sociale, politica e militare d’Italia: dalle
imprese dei Mille di Giuseppe Garibaldi alla proclamazione del Regno, fino al primo decennio dell’ Italia
Fascista (fig.21a-b).
I difficili passaggi storici della vita degli ebrei d’Italia si
concretizzano e prendono voce attraverso gli oggetti
e i documenti (oggi custoditi presso il Meis di Ferrara)
raccolti da Moscati in oltre mezzo secolo di appassionata ricerca all’insegna di una quanto mai completa e
competente “Historia Iudaeorum”.(fig.22)
Fino alla comparsa delle leggi razziali, gli ebrei italiani
manifestarono un fervente nazionalismo: la stessa famiglia Moscati annoverava militanti durante le guerre risorgimentali (1848-1849) e valorosi combattenti
nel primo conflitto mondiale.
Tra questi vi sono, il capitano Roberto Moscati, caduto sul Carso nell’ottobre del 1915 (fig.23) e Clemente
Vitale, ufficiale e gran mutilato di guerra, divenuto
poi convinto antifascista ed esperto finanziario nella
Repubblica Partigiana della Val d’Ossola.
Il ricordo degli ebrei “che hanno fatto l’Italia” è ampiamente illustrato nella pubblicazione di Gianfranco
Moscati, “Gli Ebrei sotto il Regno Sabaudo, Combattenti-Resistenza-Shoah”3 la cui mostra documentativa, che conta oltre 2.500 documenti, sta tutt’oggi
facendo il giro della penisola.(fig.24)
1. Tratto dai ricorsi degli ebrei al Sant’Uffizio del 1710/1711
2. Tratto dalle proteste del 1714/1715
3 GIANFRANCO MOSCATI, Gli ebrei sotto il Regno Sabaudo, Combattenti-Resistenza-Shoah Napoli. Tipografia Orgrame, Napoli 2011
Francobollo celebrativo del 150° Anniversario della firma dell’atto di
emancipazione degli Ebrei italiani emesso dalle Poste Italiane il 28
Marzo 1998. Il francobollo fu fortemente voluto da tutte le comunità
ebraiche italiane e Gianfranco Moscati fu colui che ne rese possibile
l’emissione, come testimoniato dai numerosi articoli di giornale e dalla corrispondenza con il Ministero delle Poste e della Comunicazione.I
francobolli qui presentati recano la firma autografa di Moscati. Collezione privata.(fig. 20)
Cartolina commemorativa che riproduce la Sinagoga di Torino, sopra
alla quale è applicato il francobollo che riproduce la lastra in marmo
recante il decreto del Re Carlo Alberto con il quale venivano riconosciuti
pieni diritti politici e civili agli israeliti subalpini. La cartolina, promossa
dalla Comunità Ebraica di Torino, porta tre annulli differenti di cui due
filatelici : rispettivamente del 17.11.1998 ( a ricordo della promulgazione delle leggi razziali) e del 29.03.1998 Torino Centro Corrispondenze.
Collezione privata.(fig.20a)
Articolo di giornale che ricorda l’emissione del francobollo voluto dalle
Comunità Ebraiche Italiane e ribadisce il fondamentale impegno di Moscati nella realizzazione dell’emissione.Archivio privato G.M.(fig.20b)
11
Medaglia commemorativa della “Legge Falco” (D.R.1731) del 30 ottobre 1930 che sanciva le “Norme sulle Comunità Israelitiche e sulla Unione
delle Comunità medesime” garantendone l’autonomia.Collezione Moscati-IWM London.(fig.21a,b)
Copertina di “Testa e Cuore”, catalogo edito dal Meis di Ferrara che
raccoglie oggetti e documenti rari dalla Collezione Gianfranco Moscati,
2013.(fig.22)
Copertina del catalogo : “Gli Ebrei sotto il Regno Sabaudo-Combattenti,
Resistenza,Shoah”, documenti dalla Collezione Gianfranco Moscati.II
Edizione 2012.(fig.24)
12
La raccolta, a partire dai preziosi ricordi della famiglia
Moscati, mostra documenti, fotografie ed onorificenze di importanti famiglie ebraiche italiane, che hanno
militato nell’esercito fin dalle guerre d’indipendenza,
(fig.25) ricordando i numerosi caduti di tutte le guerre e le conseguenze subite dagli ex-militanti a seguito
delle leggi razziali.
Tra questi vale la pena di ricordare: il Generale di
Divisione Armando Bachi, decorato con la croce al
Valor Militare e con la croce di Cavaliere dell’Ordine
Militare di Savoia, il quale fu arrestato a Torrechiara
(Parma) il 16 ottobre 1943, incarcerato a Milano, deportato e ucciso ad Auschwitz; il Generale della V^
Divisione di Fanteria “Cosseria” che partecipò alla
campagna di Etiopia tra il 1935 e 1936; Adolfo Olivetti, arrestato a Torino nel 1944 e morto in carcere
e infine il pluridecorato Ammiraglio Augusto Capon,
capitano di vascello nel 1917, che, catturato nella Retata Romana, fu deportato ed ucciso ad Auschwitz
nell’ottobre 1943.
Questi sono solo alcuni dei nomi che figurano nella
pubblicazione di Moscati tra gli oltre 3.000 ebrei arruolati (su una popolazione di oltre 45.000) che subirono l’esclusione dalle Forze Militari dopo il 1938.
La partecipazione e i meriti degli ebrei che presero
parte alle guerre risorgimentali e alla Grande Guerra, vennero così definitivamente archiviati dalla nuova politica razziale, ma ne restano tuttavia i numeri:
nel 1869 l’esercito italiano contava 87 ufficiali e oltre
300 soldati israeliti, 700 ufficiali ebrei registrati nel
1895, più o meno 5.000 partecipanti alla Prima Guerra Mondiale (fig.26) dei quali ben 21 generali, ai quali devono essere sommati gli irridenti che, anziché
combattere con l’Austria si unirono come volontari
all’esercito italiano.1
All’indomani delle leggi razziali furono posti in congedo assoluto oltre 150 ufficiali e quasi il 10% dei
partecipanti alla Prima Guerra Mondiale morì a seguito delle persecuzioni e delle deportazioni.
1
“[…] non solo nel campo delle lettere e delle
scienze ma si distinguono anche come patrioti gli
ebrei triestini, che a cavallo dei due secoli XIX e XX
sono oltre 5.000, pur essendo in gran parte di origine straniera, combattono in prima linea nella lotta
irredentistica per le stesse ragioni per cui gli ebrei
italiani hanno preso parte alle lotte risorgimentali
e prenderanno parte al grande conflitto […] . Tutta
l’Italia ha il diritto di pretendere da noi e tutto noi le
daremo […] unica volontà essendo che la bandiera
sventoli sulle terre irridente […] perché è l’ora di
dimostrare che il sentimento di gratitudine è in noi
profondamente radicato […]” (da “ Il Vessillo Israelitico” del 31 maggio 1915).
Gruppo di documenti e fotografie relativi al Capitano Roberto Moscati,
zio di Gianfranco Moscati, morto in combattimento il 22 ottobre 1915.
La foto in basso a destra ritrae la fontana (posizionata nel giardino del
tempio israelitico di Firenze) che riporta le lapidi commemorative in
memoria degli ebrei caduti durante il primo conflitto mondiale, tra questi figura il nome di Roberto Moscati (foto in alto a destra).Collezione
Gianfranco Moscati.(fig.23)
Estratto dalla pubblicazione “Gli Ebrei sotto il Regno Sabaudo” che illustra un album di fotografie (in alto a sinistra) dei “Mille” che sbarcarono a Marsala (conservato presso l’Archivio Storico del Comune di
Palermo), composto dall’ebreo italiano Alessandro Pavia nel 1860.
Le altre fotografie ritraggono sette ebrei italiani che parteciparono
all’impresa dei “Mille”, il Garibaldino di origini ebraiche Laudato Teglio
(in basso a sinistra) e la medaglia commemorativa con il relativo attestato appartenuti a Zaccaria Levi, partito volontario a 15 anni tra le Camicie Rosse di Giuseppe Garibaldi. Archivio Documentario G. Moscati,
per gentile concessione dei proprietari.(fig.25)
“Il Vessillo Israelitico”, rivista per la Storia, la Scienza e lo Spirito del
Giudaismo (Novembre 1918); tali pubblicazioni non mancavano mai di
esaltare l’amor patrio degli ebrei italiani che partecipavano con entusiasmo alla vita politica e militare d’Italia. Tra i collaboratori riportati
sulla copertina spicca il nome dell’Avv. Leone Ravenna, padre di Felice
Ravenna ,figura cardine del Sionismo Italiano.Collezione Gianfranco
Moscati-Meis Ferrara.(fig.26)
13
I documenti personali della famiglia Moscati a cavallo
del 1936 e 1943, parte essenziale della grande mostra itinerante “Documenti e immagini dalla persecuzione alla Shoah” basterebbero a manifestare con
disarmante semplicità il drammatico scarto qualitativo imposto all’italiano di religione ebraica divenuto,
dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali, l’italiano
di razza ebraica. (fig.27)
Tuttavia la forza della “Raccolta Moscati” è insita
nell’immensa mole di documenti che ossessivamente (com’è reso stilisticamente e a livello contenutistico nel monumentale documentario “Shoah”)2 ripete la medesima storia, declinandola nelle differenti
modalità di trasmissione della memoria e, che non
solo obbligano al ricordo, ma esigono una continua
ricerca.
Nella “Raccolta Moscati”, un “Mezzo Tornese”3 evoca inconsapevolmente (fig.28)
il gesto di rabbia e rassegnazione di Alberto Segre,
assassinato ad Auschwitz, il quale gettò nel fango i
preziosi e rarissimi francobolli che aveva con sé quando fu respinto alla frontiera Svizzera.(fig.29)
Moscati riuscì ad oltrepassare quella frontiera ed
oggi racconta questa e altre storie, con competenza
e generosità, la stessa che fa di lui un grande filantropo: le sue campagne di solidarietà hanno reso possibili le aperture di importanti strutture ospedaliere in
Israele e di appoggio ai quartieri disagiati di Napoli,
città in cui ha vissuto per oltre 60 anni.
Questo è solo un piccolo esempio di ciò che rappresenta la Raccolta Moscati: una grande collezione dietro la quale vi è un uomo che ancora oggi ha l’animo
di svolgere grandi opere: un esempio raro e altrettanto prezioso di dedizione, forza e solidarietà.
Copertina del catalogo che accompagna la grande mostra: “ Documenti e immagini dalla persecuzione alla Shoah”. I Edizione Novembre
2003.(fig.27)
Un “Mezzo Tornese” azzurro “Trinacria” annullato, cat. Sass. Nr.15.
Esemplificativo dei rarissimi francobolli gettati nel fango da Alberto
Segre.(fig.28)
Diego Cinquegrana
2. SHOAH, Claude Lanzmann 1985
3. Valore filatelico emesso durante la dittatura napoletana di Garibaldi
del 1860
La famiglia Segre in una foto scattata tra il 1940 e il 1943. Alberto Segre è il primo da sinistra sulla carrozza. La figlia, Liliana (seconda da
sinistra) è sopravvissuta alla Shoah ed oggi porta la sua testimonianza
nei comuni, nelle scuole e nelle università d’Italia e del mondo.Digital
Library CDEC.(fig.29)
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APPROFONDIMENTO
GIANFRANCO MOSCATI |The man behind a great collection
di Diego Cinquegrana
1
APPROFONDIMENTO
Cum nimis absurdum
Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa (in latino: Paulus IV; Capriglia Irpina, 28 giugno 1476 – Roma, 18 agosto
1559), fu il 223º papa della Chiesa cattolica e il 131° sovrano dello Stato Pontificio dal 1555 alla morte.
Leges et ordinationes a iudaeis in Statu Ecclesiastico degentibus observandae Paulus episcopus servus servorum
Dei, ad futuram rei memoriam.
Cum nimis absurdum et inconveniens existat ut iudaei, quos propria culpa perpetuae servituti submisit, sub praetextu quod pietas christiana illos receptet et eorum cohabitationem sustineat, christianis adeo sint ingrati, ut, eis
pro gratia, contumelian reddant, et in eos, pro servitute, quam illis debent, dominatum vendicare procurent: nos,
ad quorum notitiam nuper devenit eosdem iudaeos in alma Urbe nostra e nonnullis S.R.E. civitatibus, terris et
locis, in id insolentiae prorupisse, ut non solum mixtim cum christianis et prope eorum ecclesias, nulla intercedente habitus distincione, cohabitare, verum etiam domos in nobilioribus civitatum, terrarum et locorum, in quibus
degunt, vicis et plateis conducere, et bona stabilia comparare et possidere, ac nutrices et ancillas aliosque servientes
christianos mercenarios habere, et diversa alia in ignominiam et contemptum christiani nominis perpetrare praesumant, considerantes Ecclesiam Romanam eosdem iudaeos tolerare in testimonium verae fidei christianae et ad
hoc, ut ipsi, sedis Apostolicae pietate et benignate allecti, errores suos tandem recognoscant, et ad verum catholicae
fidei lumen pervenire satagant, et propterea convenire ut quamdiu in eorum erroribus persistunt, effectu operis
recognoscanti se servos, christianos vero liberos per Iesum Christum Deum et Dominum nostrum effectos fuisse,
iniquumque existere ut filii liberae filiis famulentur ancillae.
§ 1. Volentes in priemissis, quantum cum Deo possumus, salubriter providere, hac nostra perpetuo valitura constitutione sancimus quod de cetero perpetuis futuris temporibus, tam in Urbe quam in quibusvis aliis ipsius Romanae Ecclesia civitatibus, terris et locis, iudaei omnes in uno et eodem, ac si ille capax non fuerit, in duobus aut
tribus vel tot quot satis sint, contiguis et ab habitationibus christianorum penitus seiunctis, per nos in Urbe et per
magistratus nostros in aliis civitatibus, terris et locis praedictis designandis vicis, ad quos unicus tantum ingressus
pateat, et quibus solum unicus exitus detur, omnino habitent.
§ 2. Et in singulis civitatibus, terris et locis in quibus habitaverint, unicam tantum synagogam in loco solito habeant, nec aliam de novo construere, aut bona immobilia possidere possint. Quinimmo omnes eorum synagogas,
praeter unam tantum, demoliri et devastare. Ac bona immobilia, qua ad praesens possident, infra tempus eis per
ipsos magistratus praesignandum, christianis vendere.
§ 3. Et ad hoc ut pro iudaeis ubique dignoscantur, masculi biretum, foeminae vero aliud signum patens, ita ut
nullo modo celari aut abscondi possint, glauci coloris, palam deferre teneantur et adstricti sint; nec super non
delatione bireti aut alterius signi huiusmodi, praetextu cuiusvis eorum gradus vel priaeminentiae seu toierantiae
excusari, aut per eiusdem Ecclesiae camerarium vel Camerae Apostolicae clericos, seu alias illi praesidentes personas, aut Sedis Apostolicae legatos vel eorum vicelegatos quovis modo dispensari aut absolvi possint.
§ 4. Nutrices quoque seu ancillas aut alias utriusque sexus servientes christianos habere, vel eorum infantes per
mulieres christianas lactari aut nutriri facere.
§ 5. Seu dominicis vel aliis de praecepto Ecclesiae festis diebus in publico laborare aut laborari facere.
§ 6. Seu christianos quoquo modo gravare, aut contractus fictos vel simulatos celebrare.
§ 7. Seu cum ipsis christianis ludere aut comedere vel familiaritatem seu conversationem habere nullatenus praesumant.
§ 8. Nec in libris rationum et computorum, quae cum christianis pro tempore habebunt, aliis, quam latinis literis
et alio quam vulgari italico sermone, uti possint, et si utantur, libri huiusmodi contra christianos nullam fidem
faciant.
§ 9. Iudaei quoque praefati sola arte strazzariae, seu cenciariae (ut vulgo dicitur) contenti, aliquam mercaturam
frumenti vel hordei, aut aliarum rerum usui humano necessariarum facere.
§ 10. Et qui ex eis medici fuerint, etiam vocati et rogati, ad curam christianorum accedere aut illi interesse nequeant.
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§ 11. Nec se a pauperibus christianis dominos vocari patiantur.
§ 12. Et menses in eorum rationibus et computis ex triginta diebus completis omnino conficiant, et dies, qui ad
numerum triginta non ascenderint, non pro mensibus integris, sed solum pro tot diebus quot in effectu fuerint,
computentur, et iuxta ipsorum dierum numerum et non ad rationem integri mensis eorum credita exigant. Ac
pignora, eis pro cautione pecuniarum suarum pro tempore consignata, nisi transactis prius a die, quo illa eis data
fuerint, decem et octo integris mensibus, vendere nequeant, et postquam menses praedicti effluxerint, si ipsi iudaei
pignora huiusmodi vendiderint, omnem pecuniam, quae eorum credito superfuerit, domino pignorum consignare.
§ 13. Et statua civitatum, terrarum et locorum, in quibus pro tempore habitaverint, favorem christianorum concernentia, inviolabiliter observata etiam teneantur.
§ 14. Et si circa praemissa in aliquo quomodolibet defecerint, iuxta qualitatem deiicti, in Urbe per nos seu vicarium nostrum, aut alios a nobis deputandos, ac in civitatibus, terris et iocis praedictis per eosdem magistratus,
etiam tamquam rebelles et criminis lesae maiestatis rei, ac toto populo christiano diffidati,. nostro et ipsorum
vicarii, ac deputandorum et magistratuum arbitrio puniri possint.
§ 15. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis, ac quibusvis tolerantiis seu privilegiis et indultis apostolicis eisdem iudaeis per quoscumque Romanos Pontifices praedecessores nostros ac Sedem praedictam
aut illius legatos, vel ipsius Romanae Ecclesiae camerarios et Camerae Apostolicae clericos, seu alios illius praesidentes, sub quibuscumque tenoribus et formis, ac cum quibusvis, etiam deregatoriarum derogatoriis, aliisque
efficacioribus et insolitis clausulis, nec non irritantibus et alììs decretis, etiam motu proprio et ex certa scientia
ac de apostolicae potestatis plenitudine concessis, ac etiam iteratis vicibus approbatis et innovatis, quibus omnibus, etiamsi, pro illorum sufficienti derogatione, de eis eorumque totis tenoribus specialis, specifica, expressa et
individua ac de verbo ad verbum, non autem per ciausulas generales idem importantes, mentio, seu quaevis alia
expressio habenda, aut aliqua exquisita forma servanda esset, tenores huiusmodi, ac si de verbo ad verbum, nihil
penitus omisso, et forma in illis tradita observata inserti forent, praesentibus pro sufficienter expressis habentes,
illis alias in suo robore permansuris, hac vice dumtaxat specialiter et expresse derogamus, ceterisque contrariis
quibuscumque.
Datum romae apud S.Marcum anno Incarnationis Domicae, millesimo quingentesimo quingentesimo quinto, Pridie idus Julii, Pont. nostri, anno I.
14 luglio 1555
traduzione:
Paolo IV servo dei servi di Dio a perpetua memoria
CUM NIMIS ABSURDUM – E’ estremamente assurdo e sconveniente che i Giudei, ridotti in completa servitù per
propria colpa, col pretesto che la pietà Cristiana li accoglie e tollera la loro convivenza siano tanto ingrati verso
i Cristiani da rispondere con l’offesa al loro favore e, al posto della servitù dovuta, cerchino invece di dominare.
Ci è recentemente giunta notizia che i Giudei della Nostra Città Santa e in alcune città, terre e località di Santa
Romana Chiesa sono giunti a tal punto di insolenza da pretendere non solo di coabitare in mezzo ai Cristiani
mescolandosi a loro e in prossimità delle loro Chiese senza distinzione nell’abito, ma anche di affittare case nelle
più nobili strade e piazze della città, terre e luoghi in cui vivono e di acquistare e possedere beni immobili e avere
nutrici, serve e altra servitù Cristiana a mercede e di compiere tante altre azioni a ignominia del nome Cristiano.
La Chiesa Romana li tollera in testimonianza della vera fede Cristiana e al solo scopo che, mossi dalla pietà e
dalla benevolenza della sede Apostolica riconoscano finalmente i loro errori e pervengano al vero lume della Fede
Cattolica. Fino a quando persistano nei loro errori riconoscano che per effetto del loro operato loro sono servi,
mentre i Cristiani sono stati resi liberi da Gesù Cristo Nostro Signore ed è perciò iniquo che i figli di donna libera
siano sottomessi ai figli della terra.
§ 1 – Per questi motivi, vogliamo, con l’aiuto di Dio, prendere provvedimenti salutari riguardo a quanto detto e
decretiamo con questa costituzione valida in perpetuo che d’ora innanzi e per tutti i tempi futuri sia nell’Urbe che
in tutte le altre città, terre e località di Santa Romana Chiesa, i Giudei abitino in una sola e stessa strada e, se ciò
non fosse possibile, in due o tre o in quante necessarie tra loro contigue e separate dalle abitazioni dei Cristiani.
Questi luoghi devono essere designati da Noi nell’Urbe e dai nostri Magistrati nelle città, terre e località dette sopra
e potranno avere una sola entrata ed una sola uscita.
§ 2 – Inoltre, in ogni città, terra o località in cui abiteranno abbiano una sola sinagoga in quel luogo comune. Non
possano costruirne di nuove né possedere beni immobili. Tutte le loro sinagoghe, tranne una, siano perciò distrutte
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e rase al suolo e vendano ai Cristiani entro il lasso di tempo stabilito dagli stessi Magistrati quei beni immobili che
ora possiedono.
§ 3 – E affinché vengano riconosciuti ovunque come Giudei, siano tenuti e obbligati a portare i maschi un berretto,
le femmine un altro segno evidente che non si possa nascondere o in alcun modo celare di colore glauco. E non
possano essere dispensati o esonerati in alcun modo dal portare il berretto o altro segno simile, col pretesto di un
loro qualsiasi grado o preminenza, o per tolleranza né dal Camerario della Chiesa, né dai Chierici della camera
Apostolica né da altre persone aventi autorità su di loro, né dai legati della Sede Apostolica o dai loro Vice-Legati.
§ 4 – Non possano avere nutrici o serve o altra servitù Cristiana di ambo i sessi, ne far allattare o nutrire i loro
infanti da donne Cristiane.
§ 5 – Non possono lavorare pubblicamente o far lavorare alla Domenica o nelle altre feste di precetto della Chiesa.
§ 6 – Non possono in alcun modo opprimere i Cristiani ne stipulare contratti fittizi o simulati.
§ 7 – Non possono divertirsi o banchettare o intrattenersi in familiarità e in conversazione con i Cristiani.
§ 8 – Non possono redigere i libri contabili relativi a negozi con Cristiani se non in caratteri o in lingua italiana.
In caso contrario tali libri non avranno alcun valore legale contro i Cristiani.
§ 9 – I suddetti Giudei si accontentino della sola arte “stracciaria o cenciaria”, come si dice popolarmente, e si
limitino al piccolo commercio di frumento, orzo o altri beni commestibili necessari all’uso umano.
§ 10 – Chi di loro fosse medico, quand’anche chiamato è pregato di curare un Cristiano o di assisterlo, rifiuti.
§ 11 – Non permettano di essere chiamati “signore” dai Cristiani poveri.
§ 12 – Nella loro contabilità contino i mesi di trenta giorni, i giorni inferiori al numero trenta non siano contati
come mese intero ma solo per il numero effettivo di giorni: esigano quindi per il numero effettivo di giorni e non
per il mese intero. Non potranno vendere i pegni ricevuti in cauzione del loro denaro se non dopo che siano passati
almeno diciotto mesi interi dal giorno in cui siano stati loro consegnati. Trascorsi questi diciotto mesi, se i giudei
avranno venduto i pegni, dopo aver estinto il debito renderanno il sopravanzo al proprietario dei pegni.
§ 13 – Siano tenuti ad osservare inderogabilmente tutto ciò che riguarda il favore dei Cristiani nello statuto delle
città, terre e località in cui abiteranno pro tempore.
§ 14 – E se venissero a mancare in qualsiasi modo riguardo ai casi predetti, diffidati dall’intero popolo Cristiano
possano essere puniti ad arbitrio nostro, e dal nostro Vicario o da coloro che dovranno essere da Noi deputati o
dagli stessi magistrati , nell’Urbe da Noi o dal nostro Vicario o da altri da Noi deputati e nelle città, terre e località
prima detti dai medesimi Magistrati, secondo la qualità della colpa, anche come ribelli e colpevoli del delitto di
lesa Maestà.
Non ostano...ecc...
Dato in Roma, presso San Marco. Nell’anno 1555 dell’Incarnazione del Signore. Il 14 Luglio. Anno primo del Nostro Pontificato.
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Diego Cinquegrana