DYNAMIC
CDS 7683/1-2 - DDD
DIGITAL RECORDING
Luigi (1805-1859) e Federico Ricci (1809-1877)
Crispino e la Comare
Melodramma fantastico-giocoso in four acts
Libretto by FRANCESCO MARIA PIAVE
Publisher: Casa Ricordi, Milan
Crispino
Annetta
La Comare
Contino del Fiore
Fabrizio
Mirabolano
Asdrubale
Lisetta
Bortolo
Domenico Colaianni
Stefania Bonfadelli
Romina Boscolo
Fabrizio Paesano
Mattia Olivieri
Alessandro Spina
Carmine Monaco
Lucia Conte
Francesco Castoro
Orchestra Internazionale d’Italia
Chorus of the Teatro Petruzzelli di Bari
Conductor JADER BIGNAMINI
Chorus Master FRANCO SEBASTIANI
Tracklist
Cd 1
66:56
Atto 1
1 Batti batti, pesta pesta
2 Una volta un ciabattino
3 Istorie belle a leggere
4 Paga i tuoi debiti
5 Vedi per te, brutto vecchiaccio
6 Io sono un po' filosofo
7 Dove vado, ove corro
8 Dapprima figuratevi
9 Crispino dove sei?
10 Vedi o cara tal sacchetto
11 Se trovasti una comare
12 Dal velen crepar mi sento
04:35
01:44
06:44
02:11
01:57
05:24
04:07
05:40
01:04
02:13
02:06
03:54
Atto 2
13 Ora inver non so più cosa pensare
14 Io non sono più l'Annetta
15 Cosa ha scritto mai quel pazzo
16 La Comare in tal momento
17 Non c'è caso egli è perduto
18 Attenti dunque uditemi
19 Quanti baci vorrei dare
20 Sul mio letto quest'uomo portate
00:40
05:52
03:05
02:02
01:59
04:35
02:24
04:40
Cd 2
64:17
Atto 3
1 Dunque a noi, tamburo, andiamo
2 Vediam se in farmacia
3 Ehi contin, come parlate?
4 Presto presto, amico all'opra
5 Dacché questo malnato ciabattino
6 Di Pandolfetti medico
7 Non fu ned'è tra medici
8 Puoi tornare al tuo panchetto
9 Misteri impenetrabili a noi
10 Son tutti medici?
11 Non ha un'ora o due di vita
12 Questa spedita giovane
13 Entrate pure, francamente entrate
14 Piero mio, go qua una fritola
15 Xe qua Piero
02:11
00:40
04:09
01:55
03:03
03:28
03:24
03:38
02:22
03:04
02:24
05:56
03:17
02:00
01:58
Atto 4
16 Eccoci giunti
17 Buonanotte, son perduto
18 Nume benefico salva Crispino
19 Ah Crispino ritorna in te stesso
07:35
04:49
02:16
05:08
3
ella storia, sempre ricchissima di
aneddoti, dell’opera lirica italiana
dell’Ottocento, la vicenda creativa di
Luigi (Napoli, 1805 – Praga, 1859) e Federico
Ricci (Napoli, 1809 – Conegliano Veneto,
1877) presenta tratti fortemente caratteristici,
e non solo perché i due fratelli, entrambi compositori di solida scuola napoletana, oltre a
scrivere opere ciascuno per conto proprio, ne
scrissero quattro in collaborazione, secondo
una prassi che oggi trova una singolare prosecuzione in ambito cinematografico (si pensi
alle opere dei fratelli Taviani o dei fratelli
Coen, per fare due soli esempi). In realtà, la
vita del più anziano e dotato dei due fratelli,
Luigi, presenta tratti che sembrano provenire
essi stessi da un’opera buffa o, meglio ancora,
da una commedia degli equivoci con risvolti un
po’ prude in stile Feydeau. Divenuto celebre a
soli ventidue anni con Chiara di Rosemberg,
data con successo al Teatro alla Scala nel
1831, e con Un’avventura di Scaramuccia, del
1834, nel 1843 Luigi Ricci si innamorò – ricambiato – di due sorelle gemelle all’epoca diciassettenni, Ludmila e Franziska Stoltz, entrambe
cantanti e sorelle maggiori di Teresa Stoltz, che
in seguito divenne essa pure cantante e fu assai
apprezzata da Verdi, di cui fu probabilmente
anche amante. Non potendole sposare entrambe, Luigi Ricci sposò solamente Ludmila, da cui
nel 1850 ebbe una figlia, ma mantenne anche
rapporti con l’altra sorella, da cui pure ebbe un
figlio. Il ménage à trois continuò, con scandalo universale, fino alla morte prematura del
compositore, avvenuta nel 1859, all’età di soli
N
4
54 anni, che gettò le due sorelle nella desolazione e nelle difficoltà economiche. Meno
anticonformista del fratello, Federico ebbe
anche lui la sua carriera autonoma di compositore, il cui successo più importanti fu La prigione di Edimburgo (Trieste, 1838). Crispino e
la comare segnò senza dubbio il punto più
alto della carriera compositiva di entrambi.
Rappresentata per la prima volta al Teatro
San Benedetto di Venezia il 28 febbraio del
1850, l’opera divenne in brevissimo tempo
molto popolare in Italia, guadagnandosi larghi
consensi anche all’estero e venendo messa in
scena, tra il 1854 e il 1871, a Costantinopoli,
Barcellona, Malta, Londra, Cadice, Rio de
Janiero, Parigi, New York, Varsavia, New
Orleans, Città del Messico, Liegi, Bruxelles,
Lisbona, Buenos Aires, Vienna, Santiago del
Cile, Baden Baden, Berlino, Calcutta e
Melbourne, a conferma della sua popolarità,
per così dire, planetaria.
Crispino e la comare si basa su un libretto di
Francesco Maria Piave, desunto a sua volta
dalla commedia di Salvatore Fabbrichesi, del
1825, Il medico e la morte, ossia Le cinque
giornate di maestro Crespino Ciabattino. Favola
veneta in cinque atti che ha per iscopo morale
fare buon uso della fortuna. Nato a Murano nel
1810, dal 1842 Piave era direttore degli spettacoli al Teatro la Fenice di Venezia. A questa attività egli accompagnava anche quella di librettista. Il suo primo libretto, proprio del 1842, era
stato quello per Il duca d’Alba di Pacini; la sua
collaborazione con Giuseppe Verdi, che l’avrebbe reso celebre, e che si sarebbe concre-
tizzata in ben dieci opere, iniziò due anni dopo,
nel 1844, con Ernani. Nel 1846 Piave scrisse il
primo libretto per Federico Ricci, Estella di
Murcia, cui seguì, l’anno successivo, Griselda,
la cui stesura precedette di qualche mese quella del Macbeth verdiano. Quando, tra la fine del
1849 e l’inizio del 1850, Piave approntò per i fratelli Ricci il libretto per Crispino e la comare, la
sua popolarità come librettista poteva dirsi già
pienamente consolidata.
Prima di Crispino e la comare, i due fratelli
Ricci avevano già lavorato insieme ad altre tre
opere: Il colonnello (1835), Il disertore per
amore (1836) e L’amante di richiamo (1846).
Crispino fu l’ultima opera a cui i due musicisti
lavorarono insieme; il suo enorme successo li
spinse a tentare di nuovo la fortuna nel
campo dell’opera buffa, questa volta ciascuno per conto proprio: ma il l’esito trionfale di
Crispino non fu mai più replicato. A questo
proposito occorre anche dire che l’apprezzamento da parte del pubblico internazionale
non fu sempre ugualmente condiviso dalla
critica. L’opera, tuttavia, rimase nel repertorio
dei teatri per tutta la metà dell’Ottocento e fino
al principio del Novecento, quando tutto il
resto della produzione operistica dei due fratelli napoletani era ormai stato completamente dimenticato. Nella seconda metà del
Novecento Crispino e la comare è stato ripreso a Wexford (1974), in un piccolo teatro di
New York (1980/1982), Venezia (1983 e
1986), Napoli (1984), fino alla ripresa del 2013
del Festival della Valle d’Itria che viene proposta nel nostro DVD.
Crispino e la comare non può essere definito
semplicemente un caso fortunato, perché fino
a quel momento i fratelli Ricci avevano senza
dubbio svolto un ruolo di primo piano nell’ambito dell’opera buffa post-rossiniana, che aveva
avuto nell’Elisir d’amore (1832) e nel Don
Pasquale (1843) di Gaetano Donizetti i suoi
esiti più fortunati. Le ragioni del successo di
questo melodramma fantastico-giocoso in
quattro atti, come testualmente lo definì
Francesco Maria Piave sul frontespizio del suo
libretto, nascono – come spesso accade –
dalla concomitanza di numerosi fattori. Una
storia molto originale, innanzitutto, in cui al tradizionale, bonario moralismo dell’opera buffa
si unisce uno sfondo di sottile inquietudine
determinato dalla presenza della Morte (e infatti anche un personaggio dell’opera, don
Asdrubale, muore nel corso della vicenda, fatto
estremamente inusuale in ambito comico). Un
libretto perfettamente congegnato e pieno di
fantasia, in secondo luogo. All’epoca del
Crispino Francesco Maria Piave era felicemente sopravvissuto a cinque collaborazioni con
Verdi (l’ultima era stata quella per il Corsaro,
1848), aveva affinato il suo mestiere sotto la
guida dell’incontentabile Bussetano e sapeva
schivare con abilità tutti gli scogli della navigazione operistica. Memore dell’esperienza verdiana, Crispino e la comare procede svelto e
senza tempi morti, in un incalzare di situazioni
che si alternano con vivacità. Last but not least,
la musica, ovviamente. Nessun libretto, per
quanto buono, basta da solo a giustificare il
successo di un’opera, se la musica è scaden5
te. E la musica di Crispino, pur senza contenere nulla di realmente sensazionale, è quasi
sempre di ottima qualità, accogliendo al proprio interno anche echi popolareschi e temi
ballabili provenienti dalla coeva canzone
napoletana. Essa ha in più anche un altro pregio da non sottovalutare: è musica che piace
ai cantanti, oltre che al pubblico. La parte di
Annetta fu amata da alcuni dei più celebri
soprani a cavallo tra i due secoli, come
Adelina Patti, Luisa Tetrazzini e Amelita Galli
Curci, e la sua celebre aria di bravura Io non
sono più l’Annetta è stata spesso incisa come
brano a parte (ne esistono registrazioni video
degli anni sessanta anche da parte di Joan
Sutherland). Quello del protagonista, poi, è
uno dei grandi ruoli di basso buffo dell’opera
ottocentesca, e richiede un interprete che
sappia essere (come nel caso del nostro bravissimo Domenico Colaianni) un ottimo attore
oltre che un eccellente cantante. Posto esattamente a metà del XIX secolo, Crispino e la
comare è una delle ultime voci originali nell’ambito dell’opera buffa italiana, genere un
tempo glorioso e ormai in declino sotto il peso
implacabile dei tempi nuovi, e prossimo a trasformarsi in qualcosa di radicalmente diverso.
Quarantatre anni dopo, Falstaff, di Giuseppe
Verdi, evidenzierà nel modo più clamoroso e
paradigmatico l’enorme distanza, psicologica
prima ancora che musicale, venutasi ormai a
creare tra la nuova commedia lirica e i’opera
buffa delle origini.
Danilo Prefumo
6
L’azione è ambientata nel XVII secolo, a
Venezia.
ATTO I
Crispino Tacchetto (nomen omen, dicevano
gli antichi) di mestiere fa il ciabattino: per lo
meno all’atto dell’apertura del sipario, perché
di mestieri nella sua vita il povero Crispino ne
ha fatti davvero tanti, pur di sbarcare il lunario
e mantenere la sua numerosa famiglia. Sua
moglie Annetta cerca come può di contribuire
al magro bilancio familiare, vendendo in giro
per calli e ponti storielle edificanti e canzonette sentimentali. Don Asdrubale, medico e speziale, nonché ricco ed avaro padrone di casa,
pretende il pagamento dell’affitto e minaccia
lo sfratto e il pignoramento dei mobili: la sua
avidità è tale da indurlo a voler sposare la
nipote Lisetta al solo fine di intascarne la dote
(con grande disappunto del giovane Contino
del Fiore, che ne è profondamente innamorato), ma non gli impedisce di far intendere che
sarebbe disposto a chiudere un occhio sulla
situazione debitoria della famiglia Tacchetto
qualora Annetta accettasse le sue avances...
Lisetta, intanto, innamorata a sua volta del
Contino, deperisce a vista d’occhio e il dottor
Fabrizio, convinto della natura psico-somatica
del suo malessere, cerca inutilmente di convincere Asdrubale a lasciarle sposare il giovane di cui ella è innamorata. Dal canto suo
Crispino, stanco e sfiduciato, ha deciso di
farla finita: sta per gettarsi in un pozzo, quando una misteriosa signora, che gli si presenta
come Donna Giusta e sua Comare, gli impe-
disce di porre fine alla sua vita e gli offre la
possibilità di cambiarla, completamente: grazie a lei, infatti, Crispino diventerà un dottore
e risolverà tutti i suoi problemi. Crispino - che
non sa né leggere, né scrivere - è comprensibilmente perplesso, ma la Comare lo rassicura: il mondo è pieno di medici asini che non
capiscono un bel nulla e si danno un sacco di
arie. Quello che Crispino dovrà fare, un volta
divenuto dottore, sarà solo accorrere al
capezzale del malato e dare un’occhiata in
giro: se vedrà lei, la Comare, nei paraggi,
vorrà dire che la prognosi è nefasta e il
paziente morirà; se invece non la vedrà, sarà
il segno che - qualunque rimedio egli prescriva - la guarigione sarà assicurata. La misteriosa Comare è la Morte in persona, che intende
servirsi di Crispino per vendicarsi della malasanità del tempo, ma Crispino questo non lo
sa e non lo immagina nemmeno: intasca i
soldi che la Comare gli ha anticipato per
pagare i suoi debiti e avviare la sua nuova attività e comunica la bella notizia alla moglie
che, dopo qualche esitazione dettata da
incredulità e gelosia, ne esulta di gioia.
ATTO II
Il ciabattino e la venditrice di canzonette non
esistono più: Crispino appende la targa da
dottore che la Comare gli ha procurato, si
cambia il cognome in De Tacchetti e comincia
a pavoneggiarsi per tutto il campiello; Annetta
si sente già dottoressa e pregusta il momento
in cui potrà avere abiti, carrozze, ospiti e spasimanti a volontà. Tutti prendono in giro il
neodottore, ma Crispino non si scompone e con l’aiuto sovrannaturale della Comare inaugura con successo la sua carriera di
medico garantendo la guarigione di Bortolo,
un povero operaio caduto giù da un’impalcatura, che i medici veri avevano dato per spacciato. Crispino comincia a denigrare i suoi
colleghi medici, e la gente del quartiere che,
incredula, lo aveva sin lì preso in giro, adesso
lo solleva di peso e lo porta in trionfo.
ATTO III
La casa di Crispino è stata completamente
rimessa a nuovo ed anche Crispino è diventato un’altra persona: presuntuoso e scorretto
nel lavoro, irascibile ed insopportabile in famiglia. I medici e i farmacisti sono in subbuglio
perché Crispino, assai poco deontologicamente, parla male dei ‘colleghi’ e - quel che è
peggio - porta via loro i pazienti: prima il
signor Pandolfetti, in cura dal dottor
Mirabolano, poi Don Asdrubale, del quale
Crispino, con l’aiuto della Comare, prevede la
morte; circostanza, quest’ultima, che puntualmente si verifica, con grande gioia di Lisetta e
del Contino i quali così potranno finalmente
sposarsi. Annetta, dal canto suo, è profondamente irritata dal comportamento del marito
che, da quando s’è messo a fare il dottore, è
diventato avaro, bisbetico e pure manesco. In
sua assenza, per distrarsi un po’, riunisce in
casa per Carnevale un po’ di parenti ed amici
che intrattiene offrendo frittelle e malvasìa e
cantando una delle canzonette che vendeva
un tempo per strada: una canzonetta in dia7
letto veneziano in cui si allude - un po’ maliziosamente e neanche tanto velatamente - ad
una frittella un po’ speciale... Proprio in quel
momento Crispino ritorna e fa ad Annetta una
scenata. Fuori di sé dalla rabbia e dalla gelosia, si rivolge sgarbatamente alla Comare, la
quale, indispettita per l’ingratitudine di
Crispino, gli dà un colpetto sulla spalla: il
corpo del ciabattino-medico rimane riverso su
di una sedia, in mezzo ai parenti costernati,
mentre il suo spirito viene trascinato giù, in un
oscuro sotterraneo, nel quale la Comare gli
rivela la propria identità e gli comunica che è
giunta la sua ora. Crispino chiede di poter
rivedere un’ultima volta la sua Annetta e i suoi
bambini e la Comare glieli mostra, in uno
specchio magico, nell’atto di piangere e pregare per lui. Dopo aver visto quanto è amato,
Crispino proprio non se la sente di morire e
supplica la Comare di lasciarlo andare via. Il
corpo di Crispino si rianima, nella felicità
generale.
Daniela Rota
8
n the history of Italian 19th-century opera,
always rich in anecdotes, the creative
spans of Luigi (Naples, 1805 – Prague,
1859) and Federico Ricci (Naples, 1809 –
Conegliano Veneto, 1877) are rather peculiar,
and not only because the two brothers, both
fine composers of the Neapolitan school,
each wrote their own operas and four more
together – a modus operandi that nowadays,
curiously, has some followers in cinema, such
as the Taviani and Coen brothers – but also
because the life of the elder and more skilled
Luigi seems taken straight from an opera
buffa, or rather from a spicy comedy of errors
à la Feydeau. Having gained success at the
age of 22 with Chiara di Rosemberg, staged at
La Scala in 1831, and with Un’avventura di
Scaramuccia, dated 1834, in 1843 Luigi Ricci
fell in love – reciprocated – with seventeenyear-old twin sisters, Ludmila and Franziska
Stoltz, both singers and elder siblings of
Teresa Stoltz, who would also become a
singer, much appreciated by Verdi (and who
was probably also Luigi’s lover). As he could
not marry them both, Luigi chose Ludmilla as
his lawful wife, who bore him a daughter in
1850, while keeping up his relationship with
Franziska, who gave him a son. This scandalous ménage à trois continued until the
composer’s untimely death, in 1859 at the
age of 54, which left the sisters bereaved and
in economic difficulties. Less eccentric than
his brother, Federico had his own successes,
the most important being La prigione di
Edimburgo (Trieste, 1838). Crispino e la
I
comare undoubtedly marked the highest
point in the careers of both brothers. First
staged at Venice’s Teatro di San Benedetto on
28th February 1850, the opera quickly gained
popularity in Italy but was also appreciated
abroad, where it was performed, between 1854
and 1871, in Constantinople, Barcelona, Malta,
London, Cádiz, Rio de Janeiro, Paris, New
York, Warsaw, New Orleans, Mexico City,
Liège, Brussels, Lisbon, Buenos Aires, Vienna,
Santiago de Chile, Baden Baden, Berlin,
Calcutta and Melbourne: virtually a planetary
success.
Crispino e la comare is based on a libretto by
Francesco Maria Piave taken from Salvatore
Fabbrichesi’s 1825 comedy Il medico e la
morte, ossia Le cinque giornate di maestro
Crespino Ciabattino. Favola veneta in cinque
atti che ha per iscopo morale fare buon uso
della fortuna (The Doctor and Death, or else
The five days of Master Crespino Cobbler. A
Venetian tale in five acts, the moral of which is
how to make good use of fortune). Born in
Murano in 1810, Piave had been stage manager at Venice’s La Fenice since 1842. As a
side activity, he also wrote libretti. His first
libretto, indeed from 1842, was for Pacini’s Il
duca d’Alba; two years later, with Ernani, he
began to collaborate with Giuseppe Verdi, a
partnership that would make him famous and
would yield as many as ten operas. In 1846
Piave wrote his first libretto for Federico Ricci,
Estella di Murcia, followed one year later by
Griselda, created a few months prior to
Verdi’s Macbeth. When, between the end of
1849 and the beginning of 1850, Piave wrote
the libretto of Crispino e la comare, his popularity as a librettist was indeed well established.
Before Crispino e la comare, the Ricci brothers had co-written three other operas: Il colonnello (1835), Il disertore per amore (1836) and
L’amante di richiamo (1846). Crispino was the
last work they wrote in collaboration. Its enormous success drove them to try their luck
again separately, but Crispino’s triumphant
accomplishment would not be repeated. It
also ought to be said that the public’s worldwide enthusiasm was not always shared by
the critics. The opera, however, remained in
the repertoire until the beginning of the 20th
century, long after all the other operas of the
Ricci brothers had gone into oblivion. In the
second half of the 20th century Crispino e la
comare was revived in Wexford (1974), in a
small New York theatre (1980/1982), in Venice
(1983/1986) and Naples (1984). The production of the present DVD was staged at the
Valle d’Itria Festival in 2013.
Crispino e la comare cannot simply be defined a
chancy success, for up to that moment the Ricci
brothers had certainly had a prominent role in
post-Rossini opera buffa, the finest examples of
which had been Gaetano Donizetti’s Elisir
d’amore (1832) and Don Pasquale (1843). As it
is often the case, the reasons of the success
of this melodramma fantastico-giocoso in
quattro atti, as Francesco Maria Piave defines
it in the libretto’s title page, are multiple. First
of all its story is quite original, blending the
9
traditional good-natured moralism of opera
buffa with a subtle vein of angst produced by
the presence of Death (indeed, before the end
of the opera, there is even the demise of a
character, Don Asdrubale, which is highly
unusual in the comic field). Secondly, the
libretto is well-written and quite imaginative.
At the time, Francesco Maria Piave came after
five collaborations with Verdi (the last being Il
Corsaro of 1848) and had thus honed his craft
under the guidance of the exacting composer
from Busseto, learning to avoid all the stumbling blocks of opera writing. Mindful of that
experience, Crispino e la comare proceeds
swiftly and without idle periods, with situations
that follow one another at a lively pace. Last
but not least, the music: no libretto, no matter
how fine, can by itself justify the success of an
opera; the music of Crispino may not be sensational but is of excellent quality, with popular echoes and dancing themes from contemporary Neapolitan song. In addition, it has a
merit that should not be underestimated:
singers like it as much as the audiences. The
part of Annetta was a favourite with some of the
most famous sopranos from the end of the
19th and beginning of the 20th centuries, such
as Adelina Patti, Luisa Tetrazzini and Amelita
Galli Curci, and the bravura aria Io non sono
più l’Annetta was often recorded as a standalone piece (there are even video recordings of
it with Joan Sutherland dating from the 1960s).
The protagonist’s role, moreover, is one of the
great bass roles of 19th-century opera buffa,
requiring an interpreter equally versed in acting
10
and singing (as is this production’s Domenico
Colaianni). Composed exactly in the middle of
the 19th century, Crispino e la comare is one of
the last examples of Italian traditional opera
buffa, a once glorious genre in decline under
the shunt of new times, and which would turn
into something radically different. Forty-three
years later, Giuseppe Verdi’s Falstaff would
clearly show the enormous gap, psychological
as much as musical, which stood between the
new lyrical comedy and the initial opera buffa.
Danilo Prefumo
(Translated by Daniela Pilarz)
The action takes place in 18th-century Venice.
ACT ONE
Crispino Tacchetto is a cobbler: or that is his
occupation when the curtain rises, for in his
life the poor Crispino has done a number of
jobs to make ends meet and support his large
family; his wife Annetta does what she can to
help out, going around Venice selling story
books and love songs. Don Asdrubale,
Crispino’s rich but miserly landlord, threatens
the cobbler to evict him and keep his furniture
if he won’t pay the rent; he is such a greedy
man that he would want to marry his ward
Lisetta only so that he can have her dowry (to
the disappointment of the young Count del
Fiore, who is in love with the girl); Don
Asdrubale, however, lets understand that he’d
be willing to close an eye on the debts of the
Tacchetto family if Annetta accepted his
advances… Lisetta, who returns the Count’s
love, is getting worse and worse and Doctor
Fabrizio, who is convinced that her illness is
psychosomatic, tries in vain to convince
Asdrubale to let her marry the young man she
loves. Meanwhile Crispino, tired and desperate, has decided to put an end to his sufferings: he is about to dive headlong into a well,
when a mysterious woman, who introduces
herself as an evenhanded Lady and a Fairy,
stops him and offers him a chance to change
his life: with her help Crispino will become a
doctor and solve all his problems. Crispino,
who cannot read or write, is understandably
perplexed, but the Fairy reassures him: the
world is full of incompetent doctors, who don’t
understand a thing but put on airs. All
Crispino has to do, once he is a doctor, is to
go to his patient and look around: if he sees
her, the Fairy, it will mean that the patient is
about to die; if she is not there, whatever cure
he gives, the patient will live. The mysterious
Lady is Death, who intends to use Crispino to
punish the bad doctors of the day, but
Crispino does not know this: he takes the
money the Fairy gives him to repay his debts
and informs his wife, who, after a moment of
hesitation due to disbelief and jealousy,
rejoices.
ACT TWO
The cobbler and story books seller no longer
exist: outside his door Crispino has hung a
“doctor” sign and has changed his surname
to the more noble-sounding De Tacchetti.
Annetta feels important and taken by all the
nice things she is now be able to afford:
dresses, coaches, feasts and suitors. All
mock the new doctor, but Crispino doesn’t
care and, with the help of the Fairy, scores his
first success by saving the life of Bortolo, a
worker who has fallen down from a roof and of
whom the real doctors had given up all hope.
Crispino begins to denigrate his colleagues,
and the people, who up to that moment had
pulled his leg, now lift him up and carry him in
triumph.
ACT THREE
Wealthy and famous, Crispino has renovated
his house but has become a different person:
he is self-conceited and unfair as a doctor,
and quick-tempered and unbearable at home.
The doctors and pharmacists are angry
because he is anything but deontological: he
speaks badly of them and – what is worse –
steals their patients. First Mr. Pandolfetti, who
was Doctor Mirabolano’s patient; then Don
Asdrubale, whose demise Crispino, with the
help of the Fairy, predicts. Asdrubale does
indeed die, and Lisetta and Count del Fiore
can finally marry. Annetta, however, is
annoyed by her husband’s behavior: ever
since he has become a doctor, Crispino is
stingy, mean and violent. In his absence, to
have some fun, she throws a party for relatives and friends, offering “frittelle” and malvasia and singing one of the songs she used to
sell: it is in Venetian dialect and mischievous11
ly hints at a very special “frittella” which many
would like to take a bite of… Just then
Crispino returns and makes a scene. Out of
himself with anger and jealousy, he even
rebukes the Fairy, who, irritated by his ingratitude, touches him on the shoulder: immediately Crispino falls unconscious on a chair, to
the consternation of his relatives, while his
spirit is dragged down into a dark underground place, where the Fairy reveals to him
her real identity and tells him that his death is
near. Crispino begs her to let him see for one
last time Annetta and his children, and the
Fairy shows them to him in a magic mirror,
weeping and praying for him. Seeing how
much they love him, Crispino pleads with the
Fairy to let him live. His wish is granted, and
to everyone’s happiness, Crispino regains
consciousness.
Daniela Rota
(Translated by Daniela Pilarz)
Romina Boscolo (La Comare) and Domenico Colaianni (Crispino)
12
CDS 7675/1-2
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Crispino e la Comare