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Lina Sastri
Sono una
donna Lupa
Come la protagonista della novella di Giovanni Verga che porta in
scena, l’attrice ogni giorno ha il coraggio di lottare per superare
le paure della vita, compresa quella di invecchiare. E vince. Con la
complicità di due alleati: «Il mio lavoro e un buon dna» di Paola Casella
Ma anche una donna di grande fascino.
Perché ha una malìa siciliana: unisce alla
durezza e alla concretezza della contadina
un’anima sensibile e poetica. Di fronte
alla sua fragilità Nanni, il contadino di cui
Lupa si innamora, prova l’istinto di proteggerla, e scatta qualcosa che né lei né lui
avevano previsto.
Che cosa l’accomuna a Lupa?
Una napoletana
in Sicilia
Mi ritrovo nel suo essere una donna diversa, affamata d’amore, carnefice e vittima di se stessa, delle sue ire e delle sue
fragilità. A differenza di Lupa però non
avrei mai il coraggio o la forza contadina
di offrirmi a un uomo in quel modo. Sono
antica. Vengo prima di Lupa. Sono greca.
Lina Sastri è in
tournée dal 17
gennaio con
La lupa, di Giovanni
Verga (in alto
a destra, in una
scena con
Giuseppe Zeno).
So che ha un sogno nel cassetto: una
regia cinematografica.
Lina Sastri è attrice e cantante,
ballerina, scrittrice, regista teatrale, produttrice. Il 17 gennaio riprende la tournée
con La lupa di Giovanni Verga. Un’interpretazione, quella di Lina Sastri, sui generis, proprio come lei.
Più donna innamorata che mangiauomini, si direbbe.
Non mi sono attenuta tanto alla novella
di Verga quanto al libretto in versi poetici
che l’autore siciliano ha dedicato al suo
insolito personaggio: una vedova nell’entroterra siciliano di fine ’800, senza la
protezione di un marito né di una famiglia,
che ha cresciuto da sola una figlia. Lupa
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Sì, ho scritto un libro, La casa di Ninetta
(pubblicato da Marsilio, ndr) che parla di
mia madre e della sua malattia, l’Alzheimer, ma anche della nostra famiglia, di
Napoli, delle donne e degli uomini della
mia terra. Ne ho tratto un monologo che
ho recitato in teatro ma che non ho più
potuto replicare perché era troppo autobiografico, mi faceva proprio male. Vorrei
farne un film.
Quando è morto Pino Daniele l’hanno
spesso invitata a parlare di lui. Eravate amici?
Ho avuto il piacere di conoscere Pino
quando giravo Mi manda Picone. Lo
consideravo un poeta e un cantastorie e
chiesi al produttore del film e al regista,
Nanni Loy, di usare come colonna sonora le sue musiche. Pino vide il film ma non
gli piacque, e le musiche «non le vulette
fà». Ma aggiunse: «Scriverò una canzone
per Luciella», il mio personaggio, e compose Assaje. L’ho incontrato di nuovo un
anno prima che morisse, in occasione del
concerto Pino and friends a Napoli, dove
abbiamo cantato insieme Assaje e ’O ssaje comme fa ’o core, scritta da Massimo
Troisi. La gente ci sente simili ed è vero,
ma lo eravamo in una parte intima, sconosciuta e profonda, che la gente non può
conoscere, eppure “pare che sappia”.
Il giorno della prima de La lupa lei ha
compiuto gli anni. Cosa cambia con il
passare del tempo?
Fisicamente, tutto. Io reggo perché, ringraziando Dio, ho un buon dna. Ma il
corpo cambia, aumenta la stanchezza e
rallentano i tempi di recupero. Ho la fortuna di essere artista per cui devo mettermi in gioco tutti i giorni, anche col corpo,
e questo è una buona palestra. Per me il
tempo è tutto presente, non ho coscienza
del passare degli anni, tranne quando faccio le interviste e “me l’aggio a ricurdà”.
Però la paura c’è, e vedo che aumenta.
Paura di cosa?
Soprattutto della solitudine: chi è libero
spesso si ritrova solo, e invece l’essere umano è fatto per condividere. Ho paura
di non avere più il coraggio di vivere. Ma
ho anche il coraggio di superare questa
paura, ogni giorno.
lorenzo pesce/contrasto
è una donna libera che non si cura delle
regole del contesto sociale, che dice quel
che pensa, e quindi è pericolosa e chiacchierata, come lo sarebbe oggi.
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