DOMANDE PER IL CONFRONTO
1. La situazione delle comunità
Quali considerazioni ti suscita la relazione ascoltata in rapporto alla prassi del canto
nella Parrocchia dove operi in riferimento:
a. al rapporto tra il contenuto dei testi dei canti e delle verità della fede
b. al rapporto tra “coro” e assemblea
c. ai criteri con cui vengono scelti i canti per la liturgia
2. La formazione
a. Cosa dovresti migliorare per svolgere il tuo servizio di animatore del canto
nella direzione indicata dal relatore?
b. Quali richieste o proposte hai da fare alla diocesi a sostegno della formazione
degli animatori del canto.
3. Chiarimenti con il Relatore
Il gruppo – se lo ritiene opportuno – si accordi su una domanda di interesse comune da
proporre al relatore.
Sintesi del gruppo di lavoro n. 1. (animatore Simone Papini)
I partecipanti provenivano da varie zone della Diocesi, dalla zona urbana, dalla media valle, dalla
versilia.
1) punti “a” e “c”: il gruppo ha risposto insieme a questi due punti.
Tutti erano concordi nel sostenere che si tenta di diversificare i canti per la Messa dai canti per
le altre celebrazioni per quanto riguarda il testo. In generale il repertorio si adegua ai presenti….
Nel senso che ormai vi sono repertori consolidati per le diverse messe a cui partecipano diverse
tipologie di persone. Le “novità” dei canti si registrano con le messe “più giovani”. Si arriva
fino al punto di avere tre messe in una mattina con repertori completamente diversi e non
interscambiabili.
I giovani sono quelli che “fanno un po’ quello che gli pare” e usano il coro come momento
aggregativo e come “spazio per attirare”. Purchè questo si realizzi viene talvolta meno il criterio
liturgico della scelta del repertorio.
In alcune realtà la scelta dei canti è vagliata dal gruppo liturgico, in altre è concordata col prete
(magari con una riunione per ogni tempo liturgico dell’anno).
E’ comune l’esperienza per cui, fino a qualche anno fa, si “è fatto di tutto e di più”.
Ha colpito molto la considerazione del relatore quando ha parlato dei “canti più importanti”
della liturgia: ha costituito una novità per molti!
1) Punto “b”: E’ frequente l’esperienza di un coro che fa tacere l’assemblea.
Questo nel senso che, quando la gente sente cantare il coro, tace spontaneamente per ascoltare.
Si diversifica, in alcune realtà, tra “coro dei bimbi” che canta la domenica e cerca di aiutare
l’assemblea, “coro degli adulti” che canta in alcune occasioni…. magari a più voci (e che
talvolta si ritrova per cantare insieme a quello dei bimbi) e “corale”… chiamata per le solennità
liturgiche.
Il rapporto coro – assemblea è molto “prete dipendente” nel bene e nel male (alcuni preti
“impongono” altri “si disinteressano”, altri cercano di educare). Non è infrequente l’esperienza
in base alla quale, quando arriva un nuovo prete, si “cambia tutto” e spesso anche con “fratture e
discordie” all’interno del coro e della parrocchia. E’ comune l’impressione che parrocchia che
vai, liturgia che trovi! Questo è percepito come disagio ed è espressamente detto nel lavoro di
gruppo che è inutile fare questi incontri se i preti per primi non si educano e si uniformano nel
celebrare: le idee dei laici, anche quando “liturgicamente corrette” non si attuano senza il placet
del prete di turno.
Solo raramente, comunque, il coro è percepito come aiuto per l’assemblea. Paradossalmente si
nota come, nelle parrocchie in cui non c’è coro e l’animazione è deputata ad un “animatore”
(ma la figura dell’animatore non è ben chiara nelle menti dei presenti: vedi dopo! ndr) o nelle
messe in cui c’è solo l’organista che però canta anche, l’assemblea è più coinvolta.
2) punti “a” e “b”: I presenti concordano che prima di tutto manca la conoscenza della liturgia
e auspicano una formazione in tal senso. E’ altrettanto condivisa l’opinione in base alla
quale l’aumento di conoscenza tecnica (del suonare e del cantare) giova più agli strumentisti
e al coro che all’assemblea (leggi: suonare e cantare meglio non aiuta a far cantare!). In
genere i presenti ritengono di possedere bastevoli doti tecniche per svolgere il compito loro
assegnato. (Quando esplicitamente sollecitati a confrontarsi su competenze tecniche quali la
vocalità e l’animazione liturgica, tutti però si dimostrano poco conoscitori degli argomenti e,
mostrandosi interessati, fanno “un passo indietro”. ndr). Tutti concordano che, comunque, la
perizia tecnica dovrebbe servire a coinvolgere l’assemblea e non a dare sfoggio di bravura.
Non vengono fatte esplicite proposte a parte la ripetizione di incontri come il presente, la
necessità di uniformare la liturgia e il coinvolgimento dei preti in queste iniziative……
.”altrimenti è tutto inutile”.
DOMANDE CHE MI VIENE CHIESTO DI PORRE AL RELATORE
1) Quali strumenti e quando? Si possono usare strumenti moderni come batteria e basso
elettrico? Vanno usati in “messe particolari” come quella di inizio catechismo o si possono
usare anche la domenica….magari solo con i giovani? E’ lecito usare queste forme per
“attirare i giovani”?
2) Come omologare la liturgia della Diocesi? Come uniformare il comportamento dei preti a
questo proposito?
Sintesi lavori del gruppo n. 2 (moderatore Stefano Di Vito)
Al gruppo erano presenti diversi rappresentanti di parrocchie della diocesi:
i. S.Filippo, Arancio, S. Marco, Marlia, Segromigno in Piano, S. Colombano,
Rughi, Tofori, Capezzano, Quiesa, Sorbano del Vescovo e chi svolge il
servizio in Cattedrale
1. Situazioni delle comunità. La relazione di Ruaro in riferimento
a. Testi dei canti / verità di fede
b. Rapporto coro / assemblea
c. Criteri scelta canti.
E’ stato il momento più discusso.
a. Circa il rapporto canti/verità di fede non è emerso molto. Malgrado il frequente
rilancio dell’argomento, la maggior preoccupazione è di far cantare l’assemblea.
Viene notata differenza di testi fra quelli “giovanili” e quelli più “tradizionali”.
Unica esperienza di rilievo, è quella della Parrocchia di Rughi: una volta al mese,
con il sacerdote che le spiega, alcuni coristi leggono le letture per le 4 domeniche
successive; vengono scelti i canti e viene predisposto un foglietto per il periodo.
Duole constatare che, eccetto questa esperienza, non viene ricordato altro.
b. Argomento più sentito. Vengono esposte le varie esperienze così sintetizzabili:
i. quanto c’è il coro a 4 voci: l’assemblea non canta (nella maggioranza dei
casi);
ii. se ci sono le voci bianche: qualcuno dell’assemblea canta;
iii. se non c’è alcun gruppo o, a volte, se esiste solo l’animatore, l’assemblea
canta di più;
iv. anche quando ci sono gli strumentisti, generalmente l’assemblea non canta
v. Molti constatano, però, che quando il Salmo Responsoriale viene proposto
con il canto, l’assemblea partecipa.
vi. Grande importanza viene assegnata alla disponibilità del testo scritto. Varie
soluzioni:
1. alcuni preferiscono il foglietto poiché il libretto non viene preso;
2. altri preferiscono il libretto;
3. altra soluzione la menzionata Parrocchia di Rughi.
vii. Problema dei cori “giovanili”. Viene notato (dai più anziani) che quando
svolgono loro il servizio l’assemblea ha difficoltà a cantare (anche in
presenza di testo scritto)
c. Sui criteri della scelta dei canti, a parte l’esperienza di Rughi, si cerca di sceglierli
con un po’ di attenzione al tempo liturgico. Emergono alcuni problemi:
i. Diffusa assenza di un gruppo liturgico (dove esiste, i canti non interessano) ;
ii. a parte la messa parrocchiale, generalmente i canti sono sempre li stessi
(specie la prefestiva);
iii. spesso i canti sono scelti in base al gusto di chi suona. Viene portato
l’esempio di una Parrocchia dove la scelta pare modellata sul gusto “molto
giovane” del ritmo e delle “coreografie” (battiti di mano, ecc.). L’assemblea
mista, però ha difficoltà nel canto.
iv. Anche i repertori delle Corali presentano la medesima difficoltà
dell’assemblea. Ed anche essi sono scelti sull’esigenza del Coro stesso.
-
Molti convengono sull’affermazione che ogni paese crede di avere la propria verità
in materia di canto liturgico.
2. La formazione.
a. Cosa migliorare
b. proposte
1. maggiore partecipazione nella cura e organizzazione della liturgia domenicale;
2. con l’aiuto di un sacerdote, studio e approfondimento del testo dei canti da eseguire
la domenica;
3. maggiore opera didattica nell’educazione al canto dell’assemblea
4. poiché quasi ogni parrocchia ha un proprio repertorio, si auspica un repertorio
unificato;
5. molti richiedono un indicazioni del vescovo in materia di canto liturgico affinché
fornisca alcune linee guida.
6. occorre che anche i sacerdoti educhino durante la messa al canto (approfondendone
il significato)
3. Argomenti in sospeso (con invito a futuro approfondimento in giornate come questa).
a. Come studiare un testo in funzione della liturgia
b.
c.
d.
e.
f.
Didattica assemblea/animatore/sacerdote
Uso dell’Organo e degli altri strumenti musicali
Il coro “classico”. Modalità d’impiego
Il repertorio unificato
Il silenzio
Sintesi lavori del gruppo n. 3 (moderatore don Luigi Bertolucci)
7 partecipanti da Viareggio, Montuolo, Marlia, Nave, S. Marco. Coristi, un organista, un insegnante
della Baralli.
Sorpresa tra i più per la relazione. Non avevano mai pensato alle molte implicazioni del servizio
corale. Grandissima difformità nelle varie esperienze: molto dipendenti dai rispettivi parroci, anche
all'interno della stessa città (Viareggio). Tentativi seppur blandi di seguire i tempi liturgici. Poco sui
testi. Molti tentativi per coinvolgere l'assemblea, scarsi i risultati. In alcuni casi si nota che è la
musica a creare il coinvolgimento. Non c'è troppa attenzione a cantare le parti proprie delle
celebrazioni. Il prof. ha evidenziato situazione tragica del popolo che non canta a differenza mondo
tedesco. Ha profetizzato situazione tragica soprattutto per i bambini.
Responsabilità attribuita soprattutto alla Chiesa Cattolica e in particolare ai parroci! La soluzione
anche qui appare la formazione alla liturgia e alla musica liturgica, a partire dal seminario.
Proposte: benissimo questo primo incontro, puntare su ulteriori occasioni per condividere
esperienze, formarsi di più: i corsi intesivi a week end; la commissione diocesana potrebbe mettere
a disposizione sul sito i testi dei nuovi canti tratti dalle riviste serie, da autori disponibili, per
mettere on line il repertorio diocesano.
sintesi dei lavori del gruppo 4 (moderatore Bianca Maria Lucchesi)
Componenti del gruppo provenienti da varie zone della diocesi: urbana, Camaiore-Massarosa,
Viareggio, Valfreddana, Segromigno, ValdiSerchio, quasi tutti organisti e guide dei canti. Tutti
sono concordi nel sottolineare la validità della relazione e la difficoltà di mettere in pratica molte
delle cose ascoltate anche se, nella scelta dei canti, e' è 1' attenzione al tempo liturgico ed alle
letture proclamate nelle celebrazioni. Alcuni hanno sottolineato come "interessante" l'individuazio­
ne delle parti "da cantare" nella celebrazione eucaristica. Il vero problema di fondo è risultato il far
apprendere all' assemblea i canti. Alcune vie sono già state tentate: fare una prova dei canti prima
dell' inizio della messa, cantare per diverse domeniche di seguito due o tre canti abbastanza sem­
plici così da renderli orecchiabili e di facile apprendimento, insegnare qualche canto ai ragazzi
nel1'ora di catechismo. Tuttavia anche questi tentativi spesso non hanno dato i risultati sperati
perché 1' assemblea tende a demandare al coro il compito di accompagnare col canto, non sentendo
forse il canto come preghiera. Il gruppo si ripropone di chiedere ulteriori consigli al relatore. Viene
avanzata poi alla diocesi la richiesta di ulteriori e cadenzati incontri di formazione e confronto fra
animatori del canto, strumentisti, direttori di cori ecc., non solo per uno scambio di esperienze, ma
anche per riuscire ad avere delle linee comuni sia nel lavoro che nella scelta dei repertori. A questo
proposito si chiede agli organismi competenti di offrire strumenti di informazione, riguardo ai canti
più consoni per le celebrazioni, a cui poter attingere per una maggior uniformità tra le varie
parrocchie e zone.
sintesi dei lavori del gruppo n. 5 (moderatore don Mauro Lucchesi)
Un primo problema che emerge si pone a livello comunionale: manca unità di visione e di
collaborazione tra il parroco e i vari gruppi di canto in parrocchia; sempre all’interno della stessa
comunità appare difficile la collaborazione tra gruppi di giovani e le corali. Un altro elemento di
non comunione è la (sofferta) incapacità di coinvolgere l’assemblea nel canto.
Tra parrocchie crea difficoltà (soprattutto nel rinnovarsi delle Unità Pastorali) la mancanza di
un repertorio comune che impedisce di sperimentare la comunione di fede nella partecipazione alla
stessa assemblea. Su questo vengono raccontati vari espedienti provati come le prove prima della
liturgia, la ripetizione di pochi canti per lunghi tempi, ma si intravede anche un’altra ragione che
consiste nella mancanza di consapevolezza del valore del canto. Per sostenere il canto appare
necessario valutare bene la scelta degli strumenti musicali che si usano.
All’interno del coro spesso c’è la difficoltà di far partecipare i componenti alle prove, segno
della mancanza di una identità del gruppo come gruppo ecclesiale, per raggiungere la quale si
suggerisce di far maturare la consapevolezza della ministerialità del gruppo corale e dare la
formazione liturgica al coro stesso.
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cantare e suonare: un ministero per la comunita