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Suppl. n° al n.1/2009 di “Incontri Con…”
Periodico di cultura religiosa
dell’Ufficio scuola Irc/smi-sms
della Diocesi di Pinerolo,
Via Vescovado 1, Pinerolo:
Direttore Antonio Denanni.
Direttore responsabile:
Davide Aimonetto
Anno 5, n. 3 Maggio 2009
Immigrati
Un saggio di Luigi Zoia, già presidente dell’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica
Qualcuno sostiene che l’ostilità verso gli
immigrati sia dovuta alla sostituzione di un
atteggiamento sentimentale un po’ obsoleto - l’amore verso il prossimo - con uno
più razionale: gli immigrati tolgono lavoro
a società che già soffrono di disoccupazione e di crisi economica.
Eppure guardando i dati - che nessuno
contesta in modo serio - negli anni dal 1995 al 2005 il benessere dell’Europa sarebbe andato incontro a un declino senza l’apporto degli immigrati. In Gran Bretagna,
dove il loro contributo all’economia è particolarmente alto (10 per cento), lasciano
allo Stato 4 miliardi di dollari più di quanto costano. In Germania, nella sua vita ogni
immigrante dà allo Stato 50000 euro più di
quanti ne riceva. Vi è poi l’aiuto che viene
dato ai paesi d’origine: il milione di indiani
che vive negli Stati Uniti rappresenta solo
uno 0,1 per cento della popolazione dell’India, ma un 10 per cento del suo reddito.
Date queste cifre, le buone regole
dell’economia dovrebbero suggerire di
accrescere gli investimenti per gli immigrati. Invece, seppur crescano le spese per
accoglierli, con una rapidità ben superiore
crescono quelle per tenerli fuori. Negli
ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno aumentato del 400 per cento le spese per barriere e filtri all’immigrazione. L’Italia, dove
i costi per accoglierli e quelli per respingerli si equivalevano, nel 2002 ha modificato il bilancio per dedicare solo il 20 per
cento ai primi e l’80 per cento ai secondi.
È il caso di dire che il valore morale
dell’accoglienza e dell’amore verso il
prossimo immigrato non solo sia giusto,
ma anche economicamente conveniente.
Antonio Denanni
Dopo la morte di Dio anche la morte del prossimo
Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fondamentale. Ora domina la lontananza
la nostra lingua, danno subito del
tu: sembrano invadenti, vengono
troppo vicino.
Col XXI secolo la lontananza e i
rapporti mediati dalla tecnica prendono il sopravvento: cosi la ricerca
Per millenni, un doppio comandamento ha retto la morale ebraicocristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso.
Alla fine dell'Ottocento, Nietzsche ha annunciato: Dio è morto.
Passato anche il Novecento, non è
tempo di dire quel che tutti vediamo ? E morto anche il prossimo.
Abbiamo perso anche la seconda
parte del comandamento perché
sappiamo sempre meno di cosa parla. «Il tuo prossimo» è una cosa
molto semplice: la persona che vedi, senti, puoi toccare. La parola
ebraica réa’ nel Levitico, e quella
greca plesios, nel Vangelo di Luca,
vogliono dire proprio questo: l'altro
che ti sta vicino. Sia la Bibbia che i
Vangeli sinottici non indicano un
prossimo astratto, ma il tuo prossimo; quello che ti sta vicino, su cui
puoi posare la mano. Tommaso non
crede che Gesù sia tornato: vuole
prima vederlo e toccarlo (Giovanni
20.25).
La vicinanza è sempre stata fondamentale. Per questo l'avvicinamento era protetto da riti quasi sacri: il passaggio dal «lei» al «tu»,
quello dalla stretta di mano all'abbraccio. Spesso gli immigrati ci
fanno paura perché, parlando male
di intimità si riaffaccia in forme
contorte. Il bisogno di vicinanza,
represso, si traveste di sessualità, o
di altri impulsi formalmente permessi.
Cristo non ha modificato il comandamento ebraico: ma ha legato
Dio e il prossimo, rendendo assoluto anche l'amore per lui. L'Antico
On line per gli altri
In questo numero
http://rivoli1.scuole.piemonte.it/LINKRELIGIONECATTOLICA/LINKRELIGIONECATTOLICA.htm
Un motore di ricerca dedicato alle religioni.
www.religioniesocieta.it Sito della Rivista di Scienze Sociali della Religione
www.aifr.it Sito dell’Associazione Italiana di Filosofia della Religione
www.clerus.org Sito ufficiale della Congregazione per il clero
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Le suore della Visitazione
pag. 2
Contro lo scientismo
pag. 3
I legami profondi
pag. 4
La grammatica della crisi
pag. 5
Benedetto XVI e il condom pag. 6
Un futuro per la spiritualità? pag. 9
Assemblea chiesa pinerolese pag.10
Don Primo Mazzolari, a 50 anni dalla morte
«La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana»
Parroco, scrittore, oratore: è stato «un prete che ci credeva»
Primo Mazzolari
nasce a Boschetto, nella periferia
di Cremona, il 13
gennaio 1890, in una modesta famiglia di contadini.
Ricevuta l’ordinazione sacerdotale nel 1912, svolge
il proprio ministero in alcune parrocchie e come cappellano militare. Nel 1932
è nominato arciprete di
Bozzolo, dove passa gran
parte della sua vita.
Dall’impegno nella comunità cristiana trae ispirazione per i suoi scritti. Nel
1934 viene pubblicato La
più bella avventura, riflessione sulla parabola del
figliol prodigo; il libro viene
denunciato
al
Sant’Uffizio che lo giudica
erroneo. Mazzolari risponde con una dichiarazione di
sottomissione. L’8 settembre 1943 si schiera con la
Resistenza.
Nel dopoguerra continua il
suo servizio a favore dei
poveri e per la maturazione
di una vera coscienza democratica e popolare. I
segni più profondi di questa forma di partecipazione
alla vita ecclesiale e sociale
si riscontrano nei numerosi
libri, nell’attività di predicatore e nella fondazione
del quindicinale Adesso,
pubblicato a partire dal
1949. Per le sue idee giudicate “progressiste” è raggiunto da altri provvedimenti disciplinari.
Nel 1957 l’arcivescovo di
Milano, Giovanni Battista
Montini, lo invita a predicare alla Missione cittadina. Il 5 febbraio 1959 viene
ricevuto in udienza da papa
Giovanni XXIII che lo definisce «tromba dello Spirito santo in terra mantovana». Colpito da ictus cerebrale mentre celebra la
messa in parrocchia, muore
una settimana dopo, il 12
aprile 1959.
«Il fondamento del suo
pensiero ed azione – ha
scritto Giorgio Vecchio –
stava tutto nel suo intimo.
Don Primo era “un prete
che ci credeva”, che cioè
aveva preso molto sul serio
la sua vocazione sacerdotale. Ciò che lui annunciava dal pulpito o ciò che
scriveva sgorgava da una
fede profonda. Si sforzava
di vivere fino in fondo il
messaggio evangelico. Potremmo rileggere la sua
vita come un continuo tentativo di maturare nella
fede. Già gli anni della
formazione in seminario
furono vissuti come una
ricerca incessante». A.D.
Testamento riguardava i fedeli di
Yahweh, non gli altri popoli. La
novità del cristianesimo, generosissima ma astratta, è trasformare in
prossimo anche l'abitante più lontano della Terra. L'amore gli è comunque dovuto: ecco la radice antica di idee moderne come i diritti
universali dell'uomo o l’affìrmative
actìon. […]
Donando al prossimo, amando il
prossimo, noi rendiamo il dovuto
anche a Dio. L'uomo giusto porta
ogni giorno offerte a Dio e al prossimo. Per millenni il mondo ebraico-cristiano si è retto su questi due
pilastri. Questo mondo ha conquistato il resto del mondo con la forza
delle sue armi e della sua economia: se il risultato non è stato un
genocidio globale ma una globalizzazione, questo si deve anche alla
forza - immensa e globale - del
doppio comandamento.
Ma la società di oggi è laica. Alla
fine dell'Ottocento, il grido sconvolgente di Nietzsche si è sparso
sulla Terra: «Dio è morto». Anche
chi non ama Nietzsche ha dovuto
riconoscerlo come profeta: durante
il Novecento, nel mondo ebraicocristiano le persone religiose da
maggioranza sono diSupplemento d‘anima
Yolande Mukagasana
Yolande Mukagasana è
stata insignita di recente di
un premio UNESCO.
Ruandese, infermiera tutsi,
rifugiata in Belgio, è tra i
principali testimoni del
genocidio in Ruanda avvenuto nel 1994, dove sono
morte un milione di persone. Tra queste i tre suoi figli, il marito Joseph, i suoceri e i fratelli del marito. La casa distrutta, lei si è salvata perché nascosta
per tre mesi in casa di una donna hutu, indossando gli abiti tolti a un cadavere. Questa è la sua storia che racconta in giro per il
mondo, anche in Italia, testimoniando queste atrocità affinché non si ripetano più.
Dice: «Ho capito il valore della vita solo
conoscendo la morte. Da allora, una spinta
forte dentro di me mi dice di rendermi testimone di ciò che è accaduto, messaggera di
vita soprattutto tra i giovani».
Yolande è oggi madre di 21 orfani, adottati
in seguito a quel genocidio, è autrice di alcuni libri che raccontano della sua vicenda
ma anche di quella di chi è scampato, di chi
ha ucciso. «Nel momento in cui ho messo
piede sul vecchio continente,
segue a pag. 2
Indiocesi.it
Pag.2
I due uomini
ste poche paPennellate bibliche
dissero a Lot: Come statue di sale role: Ma la
"Il Signore ci
moglie di Lot
ha mandato per distrugge- si voltò indietro a guardare e divenne
re questo luogo, perché una statua di sale.
tremenda è la protesta sa- Giunti a una certa età (oltre il mezzo
lita fino a lui contro i suoi del cammin di nostra vita…) viene
abitanti. Perciò fa' uscire meno l’entusiasmo, si ha paura a guardi qui i tuoi figli, le tue figlie, i tuoi dare avanti, a progettare il futuro e
futuri generi, tutti i tuoi che abitano in spesso si affaccia la tentazione di voquesta città e ogni altro parente, se ne lersi rintanare nel ricordo del dolce(?)
hai ancora".(…)
passato. Subentra la nostalgia, a volte
Lot era ancora indeciso, ma poiché il rimpianto.
Devo confessare di non aver ancora
il Signore voleva risparmiarlo, quegli
uomini presero per mano lui, sua mo- risolto il dubbio che da tempo mi acglie e le due figlie, li fecero uscire e li compagna: ieri era davvero migliore di
lasci aro no fuo ri dell a città. oggi, oppure è soltanto il ricordo della
Nel condurli fuori uno di essi diceva a giovane età a illudermi e tradirmi?
Il dubbio persiste anche perché la
Lot: - Scappa! Ne va della tua vita!
Non voltarti indietro. Non fermarti stessa affermazione la sentivo dire da
nella pianura! Fuggi in montagna, giovane adolescente in cerca del mio
futuro dagli anziani di allora e la concosì non verrai travolto dal disastro.
(…) Il sole si era levato e Lot era dannavo senza riserve.
giunto a Zoar 24quando il Signore fece
Certo a guardarsi attorno, non sempiovere dal cielo su Sodoma e Gomor- bra oggi godere di un periodo di gran
ra zolfo e fuoco. Il Signore distrusse fioritura la capacità di sognare, di
quelle città e tutti i loro abitanti, tutta mettersi in gioco, di costruire progetti
la pianura e la vegetazione del terri- di ampio respiro per sé e per il mondo
torio. Ma la moglie di Lot si voltò in- in cui siamo inseriti. E questo sembra
dietro a guardare e divenne una sta- coinvolgere giovani e adulti, ahimè!
Siamo tutti tentati, giovani e adulti,
tua di sale.
(Gen. 19,13-26)
Non vogliamo fermare la nostra at- per un motivo o per l’altro di voltarci
tenzione su brani molto simili, che indietro e al massimo, semmai, di copotremmo trovare in altri testi appar- gliere l’attimo.
tenenti alla letteratura classica, non
Con quale esito? Se non ci sforziavogliamo neanche cercare spiegazioni mo di guardare avanti, saremo connell’ambito geomorfologico della re- dannati alla sterilità: cristallizzati cogione. Proviamo invece a soffermarci me statue di sale!.
sulle suggestioni che derivano da queCarlo Gonella
come rifugiata, ho capito che amavo
ancora il mio paese nonostante le sofferenze patite. E ho capito che un
giorno avrei fatto il lavoro che sto
facendo: dialogare non solo con i superstiti del genocidio ruandese del
Il grandioso complesso della Visitazione fu costruito
nel 1630 per ospitare
le suore visitandine. La loro
presenza a Pinerolo fu caldeggiata dal vescovo di Ginevra, François De Sales, venuto in visita nella cittadina nel
1622 e da Francesca Rabutin
di Chantal, figlia della fondatrice dell’ordine, che come
moglie dell’allora governatore di Pinerolo, Antoine Toulonjon, era stata nella cittadina dal 1630 al 1633.
In quegli anni il Pinerolese
era passato per la seconda
volta sotto il dominio dei
francesi e la nuova amministrazione aveva interesse
nell’introdurre ordini religiosi
provenienti d’oltralpe. Durante il Seicento infatti, il convento fu sotto la protezione
del re Luigi XIV e le monache in esso ospitate furono
quasi tutte francesi; nel secolo successivo, il monastero
passò sotto la tutela dei duchi
di Savoia, tornati in possesso
della zona dopo il Trattato di
Torino del 1696, ed anche la
provenienza geografica delle
suore coincise con i territori
sabaudi.
1994, ma anche con i boia. E cercare
di mettere questi due dialoghi in prospettiva, per fare comunicare i boia
con le vittime. Perché? Perché ne va
della dignità del popolo ruandese.
Non ci sarà riconciliazione senza giu-
Dopo la morte di Dio... (segue da pag.1)
ventate minoranza. E, anche per questa minoranza, la fede è diventata soprattutto un fatto privato, come la
scelta di una filosofia, di una convinzione politica, addirittura di un amore.
La società retta da due pilastri non
ha avuto più equilibrio da quando uno
è crollato. La morte di Dio ha svuotato il cielo. Ma niente resiste al risucchio del vuoto. Lo spazio celeste è
stato riempito con l'assunzione dei
miracoli della scienza e dell'economia
fra le divinità, con l'elevazione alle
stelle del desiderio personale. Troppo
spesso si dimentica che desiderare
significa proprio questo: smettere (de-)
di affidarsi agli astri (sidera), farne a
meno, sostituirsi al cielo.
Continuiamo ad aver bisogno di
adorare qualcuno, ma il posto di Dio
è preso dall'uomo e dalle sue opere.
Insieme, sono elevate a modello e
scopo per gli altri uomini. L'uomo
ideale è trasfigurato, divinizzato. Di
conseguenza, non è più un uomo vicino. Non è più una vista: è una visione. Ecco l'origine del culto delle persone famose, delle celebrities. Naturalmente le persone vicine continuano
a esistere, ma la loro banale imperfezione le rende più estranee di un tempo. […]
Col volgere del secolo XX in secolo
XXI cede in modo irrimediabile anche
il secondo pilastro del comandamento: l'uomo metropolitano si sente
stizia, certo, ma non ce ne sarà neppure se i boia saranno demonizzati in
blocco. Ciò che ho capito è che tra i
boia, alcuni sono vittime dell'essere
boia. Ed é a loro in modo particolare
che dedico questo lavoro». AD
Pagine di storia religiosa del Pinerolese
il ruolo di educandato per le giovani,
un compito complementare a quello
compiuto dal collegio dei
gesuiti per i ragazzi e voluto
dall’amministrazione cittadina che aveva acconsentito
alla presenza della comunità
religiosa della Visitazione a
patto che si occupasse
dell’istruzione delle fanciulle
dai 6 ai 18 anni. L’istruzione
impartita aveva lo scopo di
insegnare i fondamenti della
fede cattolica, ma erano anche coltivati i doveri della
vita civile, dato che le giovani ospiti dell’educandato sarebbero poi state chiamate a
diventare mogli di notabili e
uomini di corte oltreché madri e avrebbero potuto influire sulle scelte amministrative
e politiche dei loro mariti e
sull’educazione della loro
prole. Per tal ragione le materie oggetto di studio comprendevano la lingua italiana
e quella francese, la storia
sacra e quella profana, la geografia, la fisica, l’algebra, la
musica, il disegno ed il ricamo, oltre al catechismo ed
alle pratiche religiose assidue.
Chiara Povero
Le suore della Visitazione a Pinerolo
La comunità religiosa visitandina rimase attiva fino al
1800 ed ospitò un numero
considerevole di monache
provenienti soprattutto dai
ceti elevati del Pinerolese, del
Saluzzese, delle valli e della
pianura circostanti. In totale
tra la fine del Seicento e
l’Ottocento le vestizioni superarono il centinaio, la maggior parte di queste giovani,
che in media avevano 17 anni, proveniva dalla nobiltà
piemontese e subalpina che di
conseguenza era anche la
maggiore fonte di finanziamento per l’istituzione che
viveva innanzitutto delle doti
delle monache e delle elemosine, donazioni e lasciti dei
benefattori. I capitali che il
convento ottenne vennero
utilizzati innanzitutto per riparare l’edificio dai danni del
bombardamento del 1693,
quando i Savoia ripresero il
controllo di Pinerolo e in secondo luogo furono impiegati
per acquistare una discreta
proprietà immobiliare adiacente al monastero, per am-
pliarne le dimensioni oppure
per comprare fondi ed appezzamenti agricoli in grado di
produrre quanto necessario
per il sostentamento della
comunità.
Tra le famiglie più illustri
della nobiltà piemontese e
subalpina che ebbero delle
figlie presenti nel monastero
si ricordano gli Asinari di
Bernezzo, i Benso di Cavour,
i Cacherano di Bricherasio, i
Canalis di Cumiana, i Della
Chiesa di Cervignasco, i Falcombello ed i Falletti di Pinerolo, i Nomis di Pollone, i
Provana di Frossasco, i Roero
di Settime e quelli di Cortanze, i Saluzzo di Cardé, i Solaro di Moretta e quelli di Savigliano. Ma le religiose potevano anche provenire da famiglie del notabilato locale,
avvocati, medici, notai, consiglieri, o essere di condizione sociale più modesta, anche
se la percentuale è minore
rispetto a quelle di estrazione
nobiliare.
Il monastero visitandino
svolse fino alla sua chiusura
Maggio 2009
sempre più circondato da estranei. È
dunque tempo di pensare al sequel di
Nietzsche, e dirci apertamente che è
scomparso anche il prossimo. I tempi
seguenti alla «morte di Dio» sono
stati a volte detti post-teologici o
post-religiosi. Per quelli attuali non si
è ancora trovato un nome. Una sgradita possibilità sarebbe «postumano».
Da Luigi Zoja, La morte del prossimo, Einaudi, 2009
InformaIndiocesi
Che cosa è la tradizione?
L’aspetto più sicuro di tutta la vicenda legata alla revoca della scomunica
dei quattro vescovi appartenenti alla
Fraternità Sacerdotale Pio X è che si è
trattato di un atto di misericordia.
[…] Per tener fissa la barra del timone, bastava conformarsi alla linea espressa nel 1988 dalla Ecclesia Dei.
Nel motu proprio di Giovanni Paolo II
era, infatti, anche contenuta una diagnosi di fondo dell’errore della Fraternità. Esso verteva proprio sul termine
giudicato pietra angolare dai seguaci di
Lefebvre: «Tradizione».
La radice di questo atto scismatico è
individuabile in una incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione. Incompleta, perché non tiene sufficientemente conto del carattere vivo della
Tradizione, “che – come ha insegnato
chiaramente il Concilio Vaticano II –
trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le
meditano in cuor loro, sia con
la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la
predicazione di coloro i quali con la
successione episcopale hanno ricevuto
un carisma certo di verità”(Dei Verbum n. 8). Poi si aggiungeva un secondo fattore: la contraddizione di appellarsi alla Tradizione rompendo i legami con il papa.
Una delle condizioni che hanno portato
all’attuale situazione è stata la debolezza con cui, negli scorsi decenni, si è
affermata la presenza di quei tre «sia».
La tradizione infatti cresce solo se i
credenti studiano la parola, se vi è intelligenza delle cose spirituali e se vi è
la predicazione vescovile. Quando si
amputa uno dei tre «sia», o anche
quando non lo si fa interagire, si assiste
a quel che effettivamente è avvenuto:
una deriva clericale che ha avvilito il
senso alto della Tradizione e della comunione ecclesiale e che si è trasformata in presupposto della decisione
odierna.
Piero Stefani, Sae Notizie, marzo 2009
Cultura
Pag.3
Maggio 2009
Dizionario interculturale
Il filosofo statunitense Thomas Nagel
“Io, ateo contro lo scientismo”
«Sono troppo sicuri della loro ragione scientifica. Il naturalismo della scienza sta prosciugando la filosofia»
Thomas Nagel è uno
dei più eminenti filosofi
contemporanei, ha ricevuto da poco il premio Balzan a Roma «per i suoi
fondamentali contributi
alla teoria etica contemporanea». […] Continua
imperterrito a definirsi anti-relativista
sebbene sia consapevole di come in
questi dieci anni il significato e l’uso di
quel concetto sia cambiato molto, almeno nella discussione pubblica.
Anzi, da espressione sulla quale si
scontravano filosofi e antropologi,
l’anti-relativismo si è fatto largo sui
giornali e addirittura in tv. Sono accaduti eventi come l’11 settembre, la crisi – almeno parziale – dei progetti di
multiculturalismo in Europa, il successo
di uno slogan e di una teoria come quella «scontro di civiltà» di Huntington e
altri ancora. Insomma, dirsi oggi relativisti o anti ha più il senso di una scelta
politica che culturale o filosofica. Soprattutto, la religione è entrata a pieno
titolo nel dibattito. Benedetto XVI è
uno dei protagonisti di questa campagna contro il relativismo culturale.
Come ci si sente in compagnia del
Papa?
«Non credo che l’anti-relativismo per
essenza appartenga alla religione e solo
a essa. Credere che esista una ragione e
una verità oggettiva non significa affidarle a una religione, a una garanzia
fondata sulla fede». Per un verso, la
filosofia deve tirarsi fuori dallo scontro
nel quale si è cercato di trascinarla, riesumando i paradossi del razionalismo
scientista e del relativismo. «La ragione – prosegue Nagel – ha una sua propria autorità e ci ha permesso di conoscere molto, e in maniera indipendente
dalla fede. Non mi disturba affatto questa divisione tra le posizioni della ragione e quelle della religione».
E proprio questa indipendenza tra i
due orizzonti, permette a Nagel di fare
un passo ulteriore. Non condivide
l’ostilità nei confronti della religione
delle star dell’ateismo americano
(Dawkins, Dennett, Harris). «Sono un
ateo – spiega – ma non dirò nulla nei
confronti del cattolicesimo romano e
della Chiesa in particolare. Non c’è
niente di irrazionale nell’avere una fede
religiosa. Richard Dawkins e Daniel
Dennett sono troppo sicuri – oltre ogni
ragione – del fatto che la spiegazione
Ritagli
I giovani e la politica
«Passione» che attira solo 6 ragazzi su 100
Secondo una ricerca del
Centro studi Minori&Media,
che ha coinvolto un campione di 1505 studenti fra
i 14 e i 20 anni, soltanto 6 ragazzi su
100 si sentono molto
attratti dalla politica a fronte dei 61
che rispondono di interessarsi poco o per niente.
La maggiore età non fa
variare le percentuali. I
maschi si dicono più coinvolti dalle femmine e i liceali più dei compagni
degli istituti tecnici.
Sfiduciati, ma anche disinformati: la maggioranza
(52,7%) non sa cosa significhi par condicio, solo il
19,6% capisce l’espressione «porre la fiducia», il
18,9% sa da chi viene eletto il presidente della Repubblica, il 43,5% sa che
le elezioni primarie sono
quelle in cui si sceglie il
candidato di un partito.
Nell’identificazione del
le formazioni politiche:
solo il 54% riesce a collo-
care Berlusconi esattamente nello schieramento di
centrodestra e il 57,3%
mette Veltroni nel centrosinistra (vince Bertinotti, che viene piazzato
a sinistra dal 60,9%). Va
meglio con Barack Obama: il 90% sapeva che
era uno dei candidati alla
presidenza degli Stati Uniti. Un 5% ha messo nella rosa personaggi come
l’ex premier inglese Tony
Blair, Bill Gates e il defunto Robert Kennedy.
«Oggi è l’emozione a
guidare i giovani - spiega
Giuseppe De Rita, sociologo
e presidente del Centro studi
Censis - e mi sembra difficile oggi emozionarsi per i
destini del Pd o della
Pdl… Fino a 15 anni fa la
partita politica era ideologica, era passione, scontro
magari anche fisico su
visioni del mondo. Oggi mi
sembra solo esercizio del
potere».
Sintesi da Corriere.it, 14 febbraio 2009
generale avvenga attraverso le linee
guida del naturalismo della scienza moderna». Questa tendenza molto diffusa
in America, ma anche da noi, a ridurre
il pensiero razionale e filosofico a quello scientifico è molto criticata da Nagel.
«Questo trend sta prosciugando il campo della filosofia. Molti professori di orientamento analitico – spiega il filosofo – si sono occupati di questioni con
un atteggiamento scientifico esasperato.
E questo è stato ed è un forte limite.
Credo che nel futuro prossimo l’insegnamento debba essere meno tecnico e
debba tornare a occuparsi di temi più
generali e alla portata di tutti». «Il ruolo
che svolge la religione nella vita delle
persone è molto differente da quello
giocato dalla conoscenza basata sulla
razionalità. Il conflitto nasce quando la
religione compie affermazioni sul mondo che sono in conflitto con i risultati
delle scienze empiriche. Esistono ancora numerose forme di credo religioso
che hanno una interpretazione letterale
della Bibbia, ma si tratta di espressioni
che tendono sempre più a essere rimosse nelle religioni moderne».
Da Alessandro Nanni, Avvenire,30 gennaio 2009
Giandomenico Boffi, ordinario di Algebra - Numeri e fede/3
«La matematica è legata all’essere »
Il matematico credente
non solo non è un personaggio raro ed eccentrico, ma appare
più che mai in sintonia
con il nuovo approccio con il quale viene accolta dalla cultura la
scienza di Pitagora e di Fermat.
«Proprio ora si scopre (anzi: si
riscopre) che la matematica è legata alle intime corde dell’essere
umano. In altre parole, è fortemente intrecciata con le domande
più profonde che ci poniamo»
osserva Giandomenico Boffi, ordinario di Algebra all’Università di
Chieti-Pescara.
Richard Dawkins, biologo evolutivo nonché membro della Royal Society, che insegna a Oxford, arriva quasi ad affermare
che, prima di essere ammessi a
una facoltà di scienze, si debba
sostenere l’esame di ateismo.
«L’idea che lo scienziato, e in
particolare il matematico, debba
essere ateo non solo viene smentita dai fatti, ma è metodologicamente scorretta. Matematica e
teologia sono campi fra i quali
vedo utile un confronto, non
un’interferenza. Dire – come fanno alcuni – che il credente è ina-
datto agli studi scientifici, e a
quelli matematici in particolare,
credo sia come dire che la Bibbia
può confermare la correttezza di
un certo teorema. Una bestialità,
perché le affermazioni bibliche da
un lato e i teoremi matematici
dall’altro sono – da un punto di
vista epistemologico – non confrontabili fra loro».
Lei parla di una evoluzione della
matematica, che viene incontro
agli interrogativi di fondo dell’uomo. Di che cosa si tratta?
«Più che la considerevole evoluzione interna della matematica,
che è un fatto specialistico, credo
che ciò che colpisce maggiormente sia un certo modo nuovo di concepire questa disciplina, che ne
mette in luce un valore più umanistico. La matematica è stata
spesso circondata da un’aura di
mistero. Ha spesso avuto la proprietà di incutere soggezione, soprattutto in chi non la conosce e
non la pratica. Si è spesso imposta
un’idea della matematica come
mero calcolo logico-formale, delegabile (al limite) a una macchina
sofisticata, capace di 'sputar fuori'
tutti i teoremi».
Da L.Dell’Aglio, Avvenire 16.12.2008
Sobrietà
La sobrietà è un valore e di conseguenza, uno stile di vita. Con
la sobrietà si sa distinguere tra i
bisogni reali e quelli fasulli o
imposti, si sa trasformare il consumismo in consumismo critico,
si sa avviare un processo di sviluppo sostenibile. La sobrietà
valorizza le esigenze spirituali,
affettive, intellettuali, sociali
della persona umana.
I consumi indicano in maniera
chiara l’ingiustizia esistente a
livello planetario. Il Nord del
mondo con il suo 23% della popolazione terrestre consuma il
60% del cibo esistente e così
costringe i 2/3 dell’umanità a
vivere in condizioni molto al di
sotto dei limiti di sussistenza.
Nel Nord le persone non consumano per soddisfare dei bisogni,
ma per soddisfare la spirale di
crescita del sistema. Gli stessi
abitanti del Nord pagano un
prezzo altissimo a questo sistema in termini di quantità di rifiuti da smaltire, livelli altissimi
di inquinamento, malattie da
sovralimentazione e da nevrosi
a causa degli stili di vita. Il
Nord causa un forte degrado
ambientale che influisce su tutto
il pianeta, e non permette al Sud
di migliorare le proprie condizioni di vita.
Alcune azioni da attuare per spingere il Nord a consumare in maniera più equa, possono essere:
1- scoraggiare i consumi delle
risorse non rinnovabili come
acqua e legno, che provocano
anche inquinamento;
2- pagare i prodotti e il lavoro
del Sud in maniera più equa;
3- gestire il proprio risparmio
attraverso Banche etiche;
4- mettere in atto uno stile di
consumo sostenibile e critico,
che riduca o elimini del tutto ciò
che è superfluo o incompatibile
con un modello sostenibile di
sviluppo;
5- attivare un’azione sinergica
tra istituzioni internazionali,
governi, produttori, famiglie e
individui per elaborare nuovi
modelli di sviluppo umano e di
salvaguardia dell’ecosistema.
Maria Luisa Demarchi
Progetto culturale
Pag. 4
I nuovi preti
Nuove esperienze pastorali
La grande piazza e la tecnologia dei «nativi digitali»
Un'etica della partecipazione attiva e rispettosa all’universo comunicativo digitale
Le nuove tecnologie legate alla
comunicazione stanno aprendo un
nuovo spazio sociale a cui partecipano soprattutto i giovani e i bambini, oggi chiamati «nativi digitali»
perché fin dalla nascita sono stati in
contatto con i marchingegni presenti ormai in quasi tutte le case, anche
nei quartieri popolari. I mezzi di
comunicazione di massa
(televisione «aperta», radio, cinema, pubblicazioni) convivono quindi con i mezzi personalizzati
(televisione via cavo, digitale terrestre, video on demand) e con i mezzi digitali interattivi (computer, telefonia mobile, palmari, iPods) che
hanno la loro grande piazza pubblica in internet.
La sovrapposizione di questi tre
tipi di mezzi, che fra l'altro interagiscono fra di loro e si potenziano,
configura un panorama mediatico
veramente complesso che esige una
nuova impostazione di tutta l'opera
educativa. È necessario preparare le
persone a essere libere e responsabili, di modo che esercitino un'attenta selezione della loro dieta mediatica e siano anche utenti consapevoli
di quanto viene
trasmesso o
pubblicato.
Nei forum
governativi
europei
è stata
espressa
preoccupazione
per la
mancanza di consapevolezza in
molti adolescenti delle implicazioni
che può avere il fatto di pubblicare
su You-Tube un'immagine o dati
che riguardano la loro intimità o
quella altrui. La Chiesa deve essere
capace di animare una formazione
umana integrale che non porti a
un'etica del timore, ma che si esprima in un'etica della partecipazione
attiva e rispettosa a questo universo
comunicativo digitale. […]
Alcuni autori parlano della fine
della comunicazioni di massa. Questa cultura trasforma inoltre le dimensioni pubblica e privata della
vita, poiché si diffonde implicitamente l'idea che tutto ciò che accade nella vita personale va trasformato in spettacolo. Questa frontiera
deve essere ristabilita in base a un'antropologia adeguata, altrimenti
si rischia di banalizzare l'esperienza umana, i sentimenti, gli ambiti di
esercizio della comunicazione fra le
persone.
Allo stesso tempo, non possiamo
dimenticare che un'alta percentuale
della popolazione mondiale è esclusa dall'accesso a tali mezzi, per cui
il nostro compito di promozione
umana non si può considerare concluso. Spetta a noi lottare affinché
tutti i settori sociali possano accedere a questa nuova piattaforma di
partecipazione sociale.
Claudio Maria Celli, presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, (Zenit 6.12.2008)
Francesco Alberoni, giornalista e scrittore
Quei legami profondi che non sappiamo proteggere
“È il messaggio che bisognerebbe essere capaci di trasmettere, affinché ognuno possa aderire o no”
La nostra vita è costruita su due
tipi di legami. Quelli superficiali,
professionali, utilitaristici e quelli
emotivi profondi fra genitori e figli,
fra fratelli, fra amici, fra innamorati.
Noi di solito pensiamo soprattutto
ai primi. In televisione vediamo le
prestazioni dei comici, dei presentatori, degli artisti, dei registi, sentiamo i discorsi e le polemiche dei
politici, ma non percepiamo le
gioie, le ansie ed i dolori che stanno
dietro ciò che dicono e fanno. Le
uniche informazioni che abbiamo
sulla loro vita privata, le leggiamo
sui settimanali di gossip che parlano degli amori, dei fidanzamenti,
dei figli, dei divorzi, dei lutti della
gente dello sport e dello spettacolo
e svelano l'aspetto umano che essi
hanno in comune con tutti noi. Ed è
grazie a queste informazioni che ci
rendiamo conto che il comico che
ci fa ridere ha una moglie e dei figli
che sono alla base del suo equili-
brio e, certe volte, pensiamo a Roberto Benigni con sua moglie, a
fondamento della sua ricchezza emotiva e della sua arte.
E mentre ci occupiamo seriamente dei rapporti professionali, guardiamo
con
leggerezza ai
legami
profondi, le
vere
radici
della
nostra
personalità.
E talvolta
facciamo
degli
errori che rovinano i nostri rapporti
vitali. Ci sono uomini che amano la
moglie, ma non resistono alle tentazioni di relazioni extraconiugali
finché lei non rompe e allora sono
disperati. Ci sono donne che gestiscono benissimo la casa e la vita
quotidiana del marito, ma non capiscono il suo spirito creativo e avventuroso. Ci sono mariti che non
si rendono conto che la loro moglie
Maggio 2009
ha bisogno di calore e corteggiamento, pensano solo alla professione e le rendono la vita arida. Ci sono genitori che trascurano i figli e
figli che non si occupano dei genitori quando hanno bisogno. E poi
quante decisioni brusche e irreparabili! È facile dire a qualcuno
«vattene e non farti più vedere!»,
ma un conto è farlo con un dipendente, con un conoscente, ben diverso farlo con tuo figlio, con tua
madre, con uno che hai amato, con
un amico che ti è stato vicino tutta
la vita. Perché mentre i rapporti
superficiali possono essere sostituiti con facilità, quelli profondi ti lasciano un immenso vuoto. Molte
depressioni nascono da questo vuoto, dalla solitudine che esso genera.
Una solitudine che si può riempire
solo con nuove amicizie o con un
nuovo amore. Tutte cose molto difficili da costruire e difficili da conservare.
Corriere della Sera, 12 gennaio 2009
Il prete solitario non piace più
Come vivono? Cosa fanno? Indaga col
piglio della giornalista Laura Badaracchi
nel volume Fare il prete non è un mestiere
(Edizioni dell’asino, pp. 264), in uscita
oggi. Una miniera di notizie sul mondo
clergy e un panorama sull’ambiente presbiterale nostrano, perimetrando il campo
di interesse al solo clero secolare. Che
oggi ammonta a 33 mila unità, mentre
all’inizio del Novecento si raggiungeva
quota 68.848. L’età media è 60 anni, uno
su 8 ha più di 80 primavere; la maggior
parte si trova al Nord Italia (17.886), una
porzione minore al Centro (6172) e una
mediana al Sud (9637).
Ma come vive oggi un prete? Prendiamo
il modello parrocchiale, ancora largamente
diffuso nello Stivale: 25.807 le parrocchie
oggi esistenti, dove il parroco è il perno su
cui ruota la vita della comunità. […]
«Una volta a papa Giovanni Paolo II fu
domandato pubblicamente un consiglio
per facilitare la comunione tra i preti. Rispose: Mangiate insieme!». […]
L’autrice riporta la scansione quotidiana
della parrocchia romana di San Frumenzio
ai Prati fiscali (www.sanfrumenzio.org),
dove la «bottega » apre alle 7,45 per le
Lodi comunitarie, seguite da un’ora di
preghiera silenziosa: «Un tempo da difendere, rimandando a dopo la messa colloqui
o confessioni». Alle 9 il parroco, il quarantaduenne don Gianpiero Palmieri, celebra l’eucaristia. «E poi inizia il delirio», la
sua scherzosa ammissione. Durante la
giornata scattano gli incontri personali:
«Cerco di fissare sempre un appuntamento
per i colloqui (5- 8, tutti i giorni), accogliendo chi viene a chiedere aiuto per leggere alla luce della fede la propria storia.
A volte incontro persone psichicamente
molto fragili, qualche volta chi ha difficoltà economiche; poi ci sono universitari,
anziani e pensionati, disoccupati e giovani». A scandire la giornata c’è la recita del
breviario, un obbligo per ogni prete. E alla
sera ecco gli incontri di formazione per
adulti, coppie, giovani, catechiste…
L’inchiesta della Badaracchi evidenzia
che il modello « monacale » dell’anziano
parroco solitario – molto diffuso – non è
più auspicato dalle nuove leve. «Da parte
dei più giovani si nota un appello alla vita
comune: un seminarista su tre "da prete
vorrebbe vivere in una comunità sacerdotale"» , ovvero un gruppo di presbiteri che
abita insieme. La solitudine è questione
quotidiana per il «don»: il 38% vive solo,
uno su quattro pranza solitario, il 37% fa
lo stesso a cena. Racconta l’autrice, riferendosi a San Frumenzio: «Accanto al
parroco ci sono altri sacerdoti (4) con i
quali vivere un’esperienza comunitaria a
tutto tondo: il venerdì è la giornata dedicata a loro, al presbiterio». Don Palmieri
narra del pranzo alle 13, l’Ora media recitata insieme, un momento serale di preghiera e condivisione comunitaria.
Lorenzo Fazzini, Avvenire, 29 febbraio 2009
Focus
Pag. 5
T. Todorov: “Le scelte non solo dall’identità religiosa”
[…] Non è possibile appiattire l'immagine dell'islam su
quella dei terroristi
islamici, come non
sarebbe possibile
appiattire l'immagine del cristianesimo sull'inquisizione. Secondo me
la varietà del mondo non è mai
riducibile a un'unica dimensione.
Sia l'islam che l'occidente sono
realtà complesse e multiformi, che
non possono essere irrigidite nella
sola identità religiosa. Nessun individuo è dominato interamente da
una sola delle sue caratteristiche.
La popolazione dei paesi a maggioranza musulmana, come per
altro le altre popolazioni del mondo, non agiscono esclusivamente
in funzione della religione. Le loro
azioni sono determinate dall'insieme delle caratteristiche sociali e
culturali che costituiscono la loro
identità. E spesso queste contano
molto di più della componente religiosa, la quale poi interviene a
dare una forma alle loro rivendicazioni. Per quanto riguarda poi i
punti di contatto, sul piano culturale, tra l'islam e l'occidente, questo
è un problema di cui devono occuparsi gli storici. Tuttavia, aldilà del
lavoro scientifico, la miglior cosa
da fare è facilitare gli scambi culturali tra i due mondi per favorire
la conoscenza reciproca. Occorre
incoraggiare le traduzioni, gli incontri, i dibattiti, i viaggi e ogni
altra occasione di scambio. Quando si dialoga, non ci si insulta. Il
che vale per noi occidentali, ma
vale anche per il mondo musulmano, dove molte spesso trionfa un'immagine schematica e caricaturale dell'occidente.
L'universalità della civiltà ha
bisogno della pluralità delle culture. La civiltà, infatti, consiste proprio nella capacità di riconoscere
che anche chi non ci assomiglia,
per cultura o costumi, appartiene
pienamente alla nostra stessa umanità. Senza pluralità di culture non
c'è progresso della civiltà. La storia dell'Europa lo dimostra. L'identità europea risiede nella sua capacità di gestire la pluralità. Da questo punto di vista, mi sembra perfettamente in grado di gestire anche l'identità musulmana, la quale
per altro è già da secoli in contatto
con la cultura europea. Certo, localmente possono anche sorgere
dei conflitti, a volte anche violenti,
di fronte ai quali occorre sempre
intervenire con il rigore della legge. In un paese possono esserci
diverse culture, ma deve essereci
una sola legge. Le differenze culturali non possono mai essere una
scusa per sottrarsi alla legge che
garantisce tutti.
Da Tzvetan Todorov , “la Repubblica” , 14 aprile 2009
Claudio Magris: “Gli incerti salveranno il mondo”
Ma nel mondo di oggi
secondo lei c’è una
grande arroganza?
«C’è arroganza politica, sociale, certamente
anche intellettuale. Ancora una volta, essa deriva dalla
pretesa di essere depositari permanenti della ragione o del progresso
o della liberazione o dei valori e
così via. Lo spirito soffia dove
vuole e anche quando vuole e nessuno, neanche se il giorno prima
ha scritto un capolavoro di cui può
essere legittimamente consapevole,
può essere sicuro, in quel momento, di capire la vita meglio di altri.
Occorre un’umiltà ironica, che non
esclude l’oggettiva consapevolezza
dei propri eventuali risultati, ma sa
che essi non autorizzano ad alcuna
supponenza».
E’ un fenomeno che è aumentato? «Colpisce una sorta di trasformazione antropologica, anche del
comportamento. E’ sparita perfino
la deprecabile ipocrisia, che è pur
sempre, com’è stato detto
l’omaggio del vizio alla virtù e
quindi contribuisce in qualche modo a limitare la prepotenza o comunque vergognarsene. E’ una
caduta di stile, di forme. Un tempo
era impensabile per esempio che
un capo di governo facesse le corna dietro la testa di un ministro. La
forma è sempre legata a un contenuto e la sua caduta trascina anche
quest’ultimo». Esistono persone
che hanno malgrado tutto anco-
ra oggi una visione del mondo?
«Sì, e solo poche persone hanno
pensato che la storia fosse finita».
E quale visione hanno queste
persone? «Pensano che il mondo
non vada solo amministrato ma
anche migliorato e reso più umano,
anche se sanno di non avere in tasca la chiave dell’ “apriti sesamo”.
L’incertezza però aiuta ad essere
più cauti e meno intolleranti e a non
credere di possedere delle formule
magiche. Non bisogna pretendere
sempre di avere trovato la strada
giusta, ma nemmeno abbandonarsi
allo smarrimento per aver preso
una strada sbagliata. Si può sempre
in qualche modo correggersi».
Sintesi da Alan Elkan, La Stampa, 22
febbraio 2009
Elvio Fassone: “La grammatica della grande crisi”
Ogni giorno sembra
che venga giù il mondo.
I giornali hanno titoli
che ricordano i bollettini
di guerra, nella quale i
morti sono le banche, le
imprese, i senza lavoro. Negli USA nel 2008 persi 2.600.000 posti
di lavoro. Anche i manager cacciati dalle aziende in crisi. La perdita
di posti continuerà nel 2009 al ritmo di almeno 400.000 al trimestre.
Il valore della banca Citigroup passa da 255 miliardi di dollari a 19.
In Europa non va molto meglio:
crolla la Royal Bank of Scotland e
il suo valore passa da 120 miliardi
a 5. In Belgio e Francia i governi
corrono al soccorso delle banche
indebitate. Spagna: dal sogno all'incubo, deficit al 6 e crack del
mattone. Anche in Cina, nella favolosa Cina del miracolo, il PIL
passa dal +12 al +6,8: il che sarebbe felicità in casa nostra, ma in
Cina significa che milioni di lavoratori devono tornare dall'industria
alla povertà dei campi, e le navi
container stazionano semivuote nei
porti.
E in Italia, nella fragile Italia,
che succede? Affonda la produzione industriale, a novembre 12,3, le vendite di auto a -46,4.
Cassa integrazione
a +525 a dicembre
2008, rispetto allo
stesso mese del
2007. Dall'inizio
del 2008 l'indice
Mibtel, quello che
rileva il valore
azionario medio
alla Borsa di Mila-
no, ha perso più del 50. Oltre due
terzi delle famiglie hanno già visto
ridursi il loro potere reale di acquisto. Migliaia di aziende chiudono i
battenti, o temono di essere costrette a farlo a breve termine. Gli
istituti di ricerca prevedono che la
disoccupazione arriverà sino all'8,7.
Il deficit pubblico sfiora già il 3,8,
prima degli interventi strutturali.
Il vocabolario economico è passato dalla pudica parola
"stagnazione" a quella più severa
di "crisi", ed infine a quella drammatica di "depressione". Al sostantivo ormai si aggiunge comunemente l'epitaffio storico "la più
grave dal 1929". La Banca centrale
europea mette il suggello: «La recessione sarà grave e duratura, pagheranno le nuove generazioni».
Descrivere ulteriormente lo scenario da incubo è superfluo. Lo
conosciamo tutti, basta leggere i
giornali, o andare a fare la spesa.
Da Elvio Fassone, La grammatica
della grande crisi, Effatà, 2009
Maggio 2009
Decaloghi moderni
Per il riscaldamento domestico
A cura dell’ENEA
È bene mettere in pratica poche ma precise
regole, semplici - precisa l’ENEA (Ente Nazionale Energia e Ambiente) - ma assai utili per
tutti i tipi di impianto, dalle caldaie centralizzate, alle caldaiette autonome. L’obiettivo è la sicurezza in casa e il risparmio energetico.
1. Fare eseguire il controllo e la manutenzione
dell'impianto da parte di un bravo tecnico di una
ditta di manutenzione o del Centro Assistenza
Tecnica (CAT).
2. Utilizzare i moderni dispositivi elettronici
per regolare orari di accensione e temperature
nei locali riscaldati (per esempio i cronotermostati a programmazione settimanale) .
3. Non chiudere mai i radiatori in mobiletti e
mai utilizzare copritermosifoni: l'aria deve poter
circolare liberamente intorno ai nostri termosifoni. Sì all'installazione di pannelli riflettenti dietro ai radiatori.
4. Installare sistemi di regolazione della temperatura dell'ambiente in ogni locale riscaldato
(tipicamente le valvole termostatiche o elettrotermiche).
5. Utilizzare sistemi che non consentano la
formazione di calcare nelle tubazioni e nelle apparecchiature.
6. Isolare bene le tubazioni nelle quali scorre
l'acqua calda.
7. Quando si installa una nuova caldaia o un
nuovo impianto di riscaldamento autonomo rivolgersi ad un bravo progettista: il consumo finale dell'impianto dipende da una scelta equilibrata e corretta di tutti i componenti e di tutte le
apparecchiature (caldaia, tipo di corpi scaldanti,
temperatura di distribuzione dell'acqua, isolamento delle tubazioni, scelta dei sistemi di regolazione e controllo, posizionamento dei corpi
scaldanti, tipo di pompe di circolazione, suddivisione in zone con programmazione indipendente, isolamento dell'edificio). Qui piccolo è bello:
una caldaia grande (con elevata potenza), se non
necessaria, fa consumare molto più combustibile.
8. Eliminare, con dispositivi automatici, l'aria
dalle tubazioni e dai corpi scaldanti.
9. Distribuire l'acqua calda sanitaria ad una
temperatura non maggiore di circa 45 °C.
10. Imparare a misurare l'energia che si consuma: per esempio, leggere periodicamente il contatore del gas e capire quanto si consuma in estate e quanto in inverno; i dati sul consumo del
gas combustibile andrebbero anche annotati,
ogni anno, sul libretto di impianto.
Documenti
Pag. 6
Maggio 2009
L’intervento di cinque scienziati nella polemica sul preservativo per sconfiggere l’Aids
Il discorso di Benedetto XVI sul preservativo è realista
Lo scritto su Le Monde in risposta agli autori di una lettera al papa sulla prevenzione dell'aids
Alla lettura della vostra lettera indirizzata a Benedetto XVI, su Le Monde
del 25 marzo noi ci chiediamo se è ancora possibile riflettere sul senso della
sessualità umana, dei comportamenti e
dei modelli sessuali che una società
genera, senza che subito ci si ingiunga
di tacere, in nome di una visione puramente tecnologica sull'argomento e
che, del resto, non prende in considerazione tutti gli studi epidemiologici.
Oggi, sui media si discute e ci si focalizza su un gruppo di parole pronunciate da Benedetto XVI: “(...) ciò rischia di aumentare il problema.” Per il
papa non si tratta di esaminare gli eventuali guasti dell'oggetto profilattico
a seguito di rotture o sfilamenti, né di
evocare la sua resistenza e l'ipotesi della sua porosità.
Il problema non riguarda questo aspetto, che deve continuare ad essere
trattato dai laboratori di fabbricazione
e dai medici. Ma non è la misura preventiva più efficace. In effetti, in molti
paesi africani, la proporzione delle persone portatrici del virus è troppo elevata perché l'epidemia sia frenata dal preservativo da solo.
Molti epidemiologi che lavorano nel
campo della lotta contro l'epidemia di
HIV in Africa si stupiscono della mancanza di informazione che rivelano le
prese di posizione contro la dichiara-
In molti paesi africani, la proporzione delle persone portatrici del virus è troppo elevata
perché l'epidemia sia frenata
dal preservativo da solo
zione del papa. Per esempio, Edward
Green, direttore dell'APRP (Aids Prevention Research Project) dell'università di Harvard, durante un'intervista ha
detto, parlando dell'Africa:
“Teoricamente, il preservativo dovrebbe funzionare, e teoricamente, un utilizzo del preservativo dovrebbe portare
a migliori risultati rispetto al non utilizzo. Ma ciò è teorico... Noi non troviamo un rapporto tra un utilizzo più
frequente del preservativo ed una riduzione dei tassi di contaminazione da
HIV” (“Harvard Researcher Agrees
with Pope on Condoms in Africa”, Catholic News Agency, marzo 2009).
Non c'è nessun paese con un'epidemia
generalizzata che sia riuscito a diminuire il rapporto della popolazione infettata da HIV grazie alle campagne
centrate sull'utilizzo del solo preservativo. Il caso di diminuzione di trasmissione di HIV pubblicati nella letteratura scientifica sono associati alla messa
in atto dell'“astinenza” e della “fedeltà”
oltre ai preservativi, nella triade ABC,
astinenza (A), fedeltà (B, per be faithful, sii fedele) e utilizzo del preservativo (C per condom).
In altri termini, solo i programmi che
hanno seriamente raccomandato il ritardo dell'attività sessuale dei giovani e
la monogamia reciproca (ciò che i cristiani chiamano fedeltà) sono stati coronati da successo. È ciò che ha illustrato il famoso studio riguardante l'Uganda (“Population-Level HIV Declines and Behavioral Risk Avoidance in
Uganda”, Rand L. Stoneburner e Daniel Low-Beer, Science, 30 aprile 2004; “Reassessing HIV Prevention”, M.
Potts, D. Halperin e al. Science, 9 maggio 2008).
I casi di diminuzione di trasmissione di HIV pubblicati
nella letteratura scientifica sono associati alla messa in atto
dell'“astinenza” e della
“fedeltà” oltre ai preservativi,
nella triade A B C
Gli unici paesi che sono riusciti ad
abbassare la prevalenza sono quelli che
hanno introdotto A e B in tutti i settori
della società, della scuola, dell'impresa,
dell'università, dei media, delle chiese
(“The Time Has Come for Common
Ground on Preventing Sexual Transmission of HIV ", D. Halperin, M.J.
Steiner, M.M. Cassell, E.C. Green, N.
Hearst, D. Kirby, H.D. Gayle, W. Cates, Lancet, novembre-décembre 2004).
La Chiesa cattolica propone A e B da
sempre. Gli specialisti dell'epidemiologia sottolineano che l'astinenza e la
fedeltà hanno fino ad oggi evitato 6
milioni di morti in Africa.
Il papa fa notare che “rischiamo di
aggravare il problema” dell'aids se i
programmi di prevenzione centrati sul
preservativo danno un messaggio non
adeguato alla popolazione in generale e
in particolare ai giovani. Essi veicolano il messaggio: “Tutto ciò che fate
con il sesso è in completa sicurezza,
senza rischi, finché utilizzate il preservativo.”
Il che è falso. In effetti, questo tipo di
campagna porta generalmente ad un
fenomeno di compensazione dei rischi.
Se le persone si sentono in sicurezza al
100% finché usano dei preservativi,
hanno la tendenza a correre maggiori
rischi. Per esempio, i giovani che non
hanno ancora avuto rapporti sessuali
cominciano ad averne, o coloro che
hanno dei rapporti sessuali, cominciano ad avere più partner – esattamente
ciò di cui l'HIV ha bisogno per propagarsi.
Questo fenomeno di compensazione è
stato ampiamente descritto nella lette-
ratura scientifica. Degli studi in parti- invadendoli con una ideologia comporcolare sono stati condotti su dei cam- tamentale che sconvolge le loro cultupioni rappresentativi della gioventù re.
nelle Filippine, in Salvador, o anche in Esistono degli atteggiamenti morali
Spagna. In ciascuno dei casi, i giovani che umanizzano l'espressione sessuale.
che credono che i preservativi siano Il preservativo, come mezzo di prevenefficaci al 100% hanno la tendenza ad zione nella lotta all'aids, non è né un
avere rapporti sessuali più presto, un principio di vita, né un modo di persofenomeno classico di compensazione nalizzare e di umanizzare la sessualità,
e neanche il solo obiettivo della predei rischi.
Il discorso del papa è realistico e giu- venzione. Quando non viene presentato
sto: ci interroga su una visione della un percorso di educazione al senso delprevenzione limitata al solo preservati- la responsabilità, della sessualità vissuvo. Adotta un punto di vista antropolo- ta nel rispetto di sé e dell'altro e al sengico e morale, comprensibile da tutti, so dell'impegno e della fedeltà. L'ecper criticare un orientamento unica- cesso di deregulation finanziaria ci
mente tecnologico che, da solo, non è porta ad un vicolo cieco. Che cosa dein grado di arrestare la pandemia, come riverà da un abbandono delle referenze
ha notato anche a suo tempo l'ONU. morali della sessualità?
Nello spazio di venticinque anni, que- Tony Anatrella, psicanalista, specialiste campagne incentrate sul preservati- sta in psichiatria sociale et consulente
vo non sono riuscite a ridurla. Si com- del Pontificio consiglio per la salute;
prende il discorso esclusivamente tec- Michele Barbato, ostetrico-ginecologo
nologico se si sceglie di rifiutare l'asti- di Milano, presidente de l'Istituto europeo di educazione familiare;
nenza e la fedeltà.
Tuttavia, deve ugualmente essere pro- Jokin de Irala, medeco epidemiologo,
posto un approccio diverso, che faccia dottore dell'università del Massachumaggiormente appello al senso della setts, coautore del libro" Avoiding
coscienza umana e della responsabilità: Risk, Affirming Life ", che uscirà prosin realtà si tratta di un percorso peda- simamente negli Stati Uniti, vicediretgogico riguardante il senso dei com- tore del dipartimento di medicina preportamenti sessuali. Ma questa pro- ventiva e di salute pubblica all'universpettiva, ce ne accorgiamo, è difficil- sità di Navarra, Spagna;
mente presa in considerazione oggi nel René Ecochard, professore di medicidiscorso sociale legato ad un pensiero na, epidemiologo, caposervizio di biopragmatico. Il preservativo è diventato statistica del Centro Ospedaliero Uniuna sorta di tabù non criticabile, un versitario di Lione;
feticcio, che, curiosamente, dovrebbe Dany Sauvage, presidentessa della
partecipare alla definizione della ses- Federazione africana di azione famisualità. Non è un modo cinico di ma- liare.
scherare gli interrogativi? Dobbiamo in “Le Monde” dell'11 aprile 2009
arrivare all'idea che il preservativo pro- (traduzione: www.finesettimana.org)
tegga da tutto perfino dal pensiero?
Riflettere sui comportamenti sessuali
diventa penoso a tal punto da provocare l'ira di molti militanti ed ideologi in
materia. In questo senso, le dichiara- 150 anni da “Origine della specie”
Quali novità scientifiche sul tappeto? «Alla
zioni del papa non sono “regressive”: luce delle conoscenze rese possibili dalla
Hanno detto
In questo senso, le dichiarazioni del papa non sono
“regressive”: al contrario ci
portano fuori dalla regressione e ci invitano a confrontarci
con i fatti e le poste in gioco
al contrario ci portano fuori dalla regressione e ci invitano a confrontarci
con i fatti e le poste in gioco.
Il papa parla degli uomini e della loro
vita. Ciò che i media europei non dicono, gli africano hanno saputo ascoltarlo
durante il suo viaggio. Gli africani denunciano la parzialità dei media occidentali affermando che una volta di più
essi vengono defraudati della loro storia, delle loro risorse e della loro vita,
genomica, possiamo affermare che
l’evoluzione è un fatto e non più una teoria.
Si conosco-no i genomi dell’uomo, delle
scimmie e di altri animali, con studi compiuti sui fossili e sulle specie viventi. La
storia della vita sulla Terra ha un’ossatura
molto solida. È possibile ricostruire l’albero
genealogico e stabilire 'chi è parente di
chi'. Una conferma viene, ad esempio,
dalla vitamina C, che l’organismo umano
non può produrre. Il gene necessario si
trova nel Dna dell’uomo e dello scimpanzè
nella stessa posizione in cui si trova nel
Dna di quasi tutti gli animali. Ma, sia nell’uomo che nello scimpanzé, il gene è difettoso, risulta rotto allo stesso modo. Una
prova, tra tante, della 'parentela' genetica
tra scimpanzé e uomo. L’interpretazione evoluzionistica è che scimmie e primati
(incluso l’uomo) si procurano la vitamina C
mangiando frutta, e non hanno quindi bisogno di questo gene».
Nicola Cabibbo, Avvenire, 9.02,2009
Orizzonti aperti
Pag. 7
Al cuore della fede - 8
Secondo la Spe salvi di Benedetto XVI
La fede è la chiave per la «vita eterna»
Tuttavia dobbiamo adesso
domandarci esplicitamente: la
fede cristiana è anche per noi
oggi una speranza che trasforma
e sorregge la nostra vita? È essa
per noi «performativa» – un
messaggio che plasma in modo
nuovo la vita stessa, o è ormai
soltanto «informazione» che, nel
frattempo, abbiamo accantonata
e che ci sembra superata da informazioni più recenti? Nella
ricerca di una risposta vorrei
partire dalla forma classica del
dialogo con cui il rito del Battesimo esprimeva l’accoglienza
del neonato nella comunità dei
credenti e la sua rinascita in Cristo. Il sacerdote chiedeva innanzitutto quale nome i genitori avevano scelto per il bambino, e
continuava poi con la domanda:
«Che cosa chiedi alla Chiesa? »
Risposta: «La fede ». «E che
cosa ti dona la fede? » «La vita
eterna ». Stando a questo dialogo, i genitori cercavano per il
bambino l’accesso alla fede, la
comunione con i credenti, perché vedevano nella fede la chiave per «la vita eterna ».
Benedetto XVI, Spe salvi, n.10
Generale
Generale, il tuo carro armato è
una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto: ha bisogno di
un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è
potente.
Vola più rapido d’una tempesta
e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto: ha bisogno di
un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto: può pensare.
Bertolt Brecht, Storie del signor nessuno
Bianco/Nero
NOTE DI LETTURA
Le donne musulmane
Contro la piaga della
post religione
di Zainah Anwar
«L’Occidente spesso presenta la donna
islamica solo come oppressa, controllata,
discriminata, ma non tutte le donne sono
oppresse, controllate o discriminate nel
mondo musulmano, specialmente nel corso degli ultimi dieci anni. Sono le donne
musulmane che hanno cominciato a porre
nuove sfide all’interno della società, sfidando le tradizionali politiche religiose e
l’uso della religione per fini discriminatori. Sono le donne, più degli uomini, ad
avere il coraggio di spingere per le riforme nell’Islam e nelle società islamiche.
Gli occidentali dicono sempre che stanno venendo a liberare le donne, a portare
la civiltà, a portare la giustizia... Guarda
cosa sta succedendo in Afghanistan, le
donne hanno ancora problemi enormi per
conseguire i propri diritti e il governo afgano è supportato dagli USA! E poi gli
USA sono andati in Afghanistan raccontandoci che una delle loro motivazioni e
ragioni era liberare la donna dal burqa!»
Zainah Anwar, direttrice di Sisters in Islam,
una delle più importanti organizzazioni di donne musulmane
Turismo, estetica e spiritualità
L’icona del Salvatore
“Non nascondermi il tuo volto” (Sal 102,3): così prega il Salmista, voce dell’uomo alla ricerca di
quel volto di cui è l’immagine. Ma
Dio sembra vivere in una dimensione inaccessibile: “Non potrai vedere
il mio volto: nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es 33, 20).
Pur rivelandosi, Dio non dissipa la
sua sovrana alterità nelle mani
dell’uomo né si lascia imprigionare
nelle rappresentazioni umane, neanche nell’immaginazione dell’artista,
che lo trasformerebbe in idolo:
“Non ti farai immagine alcuna” (Es
20,4).
Tuttavia l’Antico Testamento
contiene non solo la proibizione delle immagini, baluardo contro
l’idolatria, ma anche invocazioni
come “Su di noi faccia splendere il
suo volto” (Sal 67,2) e “Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (Sal 80,4.8.20). In una dinamica
dove l’Antico Testamento è svelato
nel Nuovo ed il Nuovo nascosto
nell’Antico, il mistero
dell’Incarnazione rende visibile,
senza possibilità di equivoco, il volto “pieno di grazia e di verità” (Gv
1,14): il mistero taciuto da secoli eterni (v. Ef 3,9) risplende agli occhi
di tutti; la divinità si apre interamente nell’umanità del Cristo: “Chi
ha visto me ha visto il Padre” (Gv
14,9).
L’icona del Salvatore ci presenta
questo volto: il volto di Cristo non
dipinto da mano d’uomo, immagine
acheropita perché Dio stesso ha deciso di rivelarsi, dunque non frutto
di arte e sapienza umana. Il Cristo è
“immagine del Dio invisibile” (Col
1,15), volto di Passione – “Non ha
apparenza né bellezza per attirare i
nostri sguardi” (Is 53,2) - e di Risurrezione – “Tu sei il più bello tra i
figli dell’uomo” (Sal 45,3) -, vero
luogo dello Spirito dal concepimento alla presenza alla destra del Padre
e nella comunità dei credenti.
L’icona ci mostra questo volto
non riproducendo le coordinate del
del vivere umano; sul suo volto conosciamo noi stessi, troviamo risposta all’enigma della condizione umana presente e futura: “Saremo simili a Lui, perché lo vedremo così
come Egli è” (I Gv 3,2).
Così è esaudita l’invocazione del
Salmista: “L’anima mia ha sete di
Dio, del Dio vivente: quando verrò
e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42,3).
I puri di cuore vedranno Dio (v. Mt
5,8), cioè vivranno con Lui per sempre: la “visio beatifica” è resa possibile dallo stare insieme, l’uomo faccia a faccia con Dio (v. Icor 13,12),
insieme camminando nel giardino e
insieme sedendo a mensa.
Così canta un inno recente:
“Il tuo volto cerchiamo, Signore:
ascolta la nostra voce.
Consacraci nell’unità
Per rimanere uniti nel tuo amore”.
Franco Betteto
nostro mondo che passa, ma immergendoci nell’eternità dove tutto è luce: “La città non ha bisogno della
luce del sole né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è
l’Agnello” (Apoc 21,23). Dall’icona
sgorga, come dalla voce di Gesù nei
Vangeli, la domanda “Voi chi dite
che io sia?”: questione decisiva della nostra vita, rispondere alla quale
significa aprirsi alla luce o annullarsi nelle tenebre. Sul volto di Cristo
c’è, con la rivelazione di Dio, la rivelazione della struttura autentica
Maggio 2009
Via Bignone 83 Pinerolo (TO)
Tel. 0121.74521
di Andrea Balbo
Questo è un libro da leggere
assolutamente! Renato Oniga,
professore di Lingua e Letteratura
latina all’Università di Udine, è un
cristiano colto che, come forse è
capitato a molti, si è stufato di essere
considerato poco più che un
primitivo o un animale in via di
estinzione da parte dei cantori di una
scienza contemporanea che esprime
giudizi anche su questioni su cui non
è minimamente competente come
quella religiosa. Nelle 220 pagine del
suo volume spigliato e
gradevolissimo, per quanto ricco di
riferimenti, intitolato Contro la postreligione. Per un nuovo umanesimo
cristiano (che si avvale anche di una
bella e densa prefazione di Marc
Fumaroli, accademico di Francia),
Oniga mette a nudo le radici di un
nuovo fenomeno culturale, che egli
chiama “post-religione”: essa attacca
violentemente le religioni storiche in
modo integralista, diffondendo un
“verbo” basato sull’odio di sé
(parodia tragica del comandamento
di Gesù), sullo scientismo e sul
relativismo etico. Questa sorta di
“movimento” ha tra i suoi massimi
e s p o n e nt i i t a l ia n i i l l o g ic o
matematico Piergiorgio Odifreddi, i
cui volumi contro il cristianesimo
sono sottoposti da Oniga a
un’inesorabile e documentatissima
disamina che ne mostra la profonda
d e b o l e z z a e l a s o st a n z i a l e
inconsistenza. Tuttavia questo libro è
molto più di un’apologia: esso
rappresenta una ventata di aria fresca
per tutti coloro che non dimenticano
che, per il cristiano, è sempre
necessario dare conto della speranza
che è in lui. L’autore mette in rilievo
come il cristianesimo, lungi da essere
un ostacolo contro la modernità,
rappresenti invece un elemento
essenziale per costruire un nuovo
umanesimo, di cui il terzo millennio
ha grande bisogno. La classicità, le
radici ebraiche, l’esperienza storica
di duemila anni di predicazione del
messaggio di Gesù possono
contribuire realmente a costruire un
mondo migliore, più giusto e più
umano: si spiegano così i due
bellissimi capitoli conclusivi sul
senso della cultura e sull’ideale
dell’humanitas, quel termine che
connota l’essere uomo in quanto
uomo, non separato e staccato dagli
altri, ma capace di sentirli vicini e
interessarsi alla loro vita. L’unico
piccolo neo del volume è la difficoltà
di reperimento: conviene ordinarlo
via mail all’editore Fede e Cultura
all’indirizzo http://www.fedecultura.
com/2009/03/contro-la-postreligione-renato-oniga.html al costo
di 18 euro.
Andrea Balbo
Cronaca bianca
Pag.8
Africa
Cose dell’altro mondo
La condivisione
Qui in missione la parrocchia è
punto di riferimento non solo per
lo spirito, ma soprattutto per il
corpo e tutte le esigenze che ne
derivano.
Mama Shiko è un’amica che ha
una figlia diversamente abile e da
sei settimane lavora in parrocchia,
su ispirazione dello Spirito Santo
e mio suggerimento a Fr. James.
E’ un lavoro a termine, ma intanto
ci aiuta a mettere a posto i registri
dei battesimi e degli altri sacramenti, che sono un po’ trascurati.
Così guadagna qualcosa, si tira
fuori di casa, incontra la gente e si
rende utile. L’ho vista vestita elegante (di solito era sempre in pantaloncini e maglietta), si è fatta
anche la pettinatura ed era contenta. Domani passerò la giornata in
ufficio con lei.
Come da voi, anche qui da noi
la settimana santa è una settimana
di grandi impegni e liturgie, al
punto che a volte ci si dimentica
l’essenziale per viverla. Il mercoledì delle ceneri abbiamo celebrato nella chiesa nuova in costruzione, non ancora finita, con spostamento di panche dal salone, riuscendo così a far accomodare tutti
gli studenti: la chiesa era piena!
Tra un preparativo e l’altro, su e
giù, alla fine nessuno aveva preparato la materia: le ceneri. Me ne
sono accorta in tempo, così durante la predica sono corsa a chiederle a Baba Kiarie. Cerca di qua,
cerca di là, alla fine le abbiamo
trovate. Fr. James mi ha chiamata
all’altare insieme ad altre tre suore elisabettine ad aiutare per
l’“incenerimento”, dicendo:
“Tubuni ne kuamini injili”.
Al termine una strana sensazione… Dio si serve di fragili creature per trasmettere il suo invito alla
conversione e al perdono.
Suor
Claudia, missionaria della
Consolata, Nairobi (Kenya)
Maggio 2009
3000 volontari clown di corsia per i bambini ricoverati in ospedale
La 5a giornata del Naso Rosso
Metà delle offerte raccolte, destinate ai terremotati in Abruzzo
La Giornata del Naso Rosso (GNR)
nasce nel 2005 come giornata nazionale
di sensibilizzazione e raccolta fondi a
favore dei Progetti di Viviamo In Positivo Italia ONLUS.
Nel 2005 grazie alla GNR si attiva il
primo progetto "CircoStanza" a Torino
con due operatori (educatori-clown)
presso il Quartiere San Paolo di Torino e
presso una scuola nella periferia torinese
Nel 2006 grazie alla GNR il progetto
CircoStanza si amplia e a Torino, oltre
alla scuola e al quartiere San Salvario e
Porta Palazzo, il Progetto Circostanza
entra nel carcere minorile Ferrante Aporti.
Nel 2007 Circostanza prosegue a Torino e si attivano nuovi progetti CircoStanza a Catania (carcere minorile Bicocca), a Genova (quartiere di Cornigliano), a Modena (Comunità) e a Palermo
(scuole a rischio nel quartiere Zen).
Nel 2008 un nuovo progetto Circostanza arriva ad Asti in "famiglia" con
l'intervento di 2 operatori educatoriclown in 5 famiglie di bambini disabili.
Prosegue Circostanza a Torino (carcere
minorile Ferrante Aporti, educativa di
strada San Donato e San Salvario, comunità Stranaidea e Koiné, scuola), a
Catania (carcere minorile Bicocca), a
Genova (Cornigliano), a Modena
(Comunità Casa Mimosa e Marta e Maria) a Palermo (carcere minorile Mala-
spina e scuole).
Gli operatori CircoStanza sono oggi 10 e
sono 22 i volontari coinvolti nel progetto.
Grazie alla GNR inoltre circa 3000
volontari clown di corsia hanno potuto
usufruire dal 2006 di: 6 corsi per
Trainer di allenamento, 94 corsi specialistici, 10 corsi per dirigenti, 1 corso per
operatori di circo sociale, 3 corsi per
volontari in missione.
VIP Italia ONLUS ripropone anche
quest'anno "La 5^ Giornata del Naso
rosso" in 34 piazze italiane. I clown di
corsia e i clown Joy (portatori di gioia)
delle Associazioni VIP riempiranno le
piazze delle loro città con giochi, palloncini, nasi rossi, spettacoli, e tanta
tanta allegria!
La Giornata del Naso Rosso è un evento
di sensibilizzazione e allo stesso tempo
una raccolta fondi nazionale che ci permetterà di proseguire i nostri progetti:
1. Progetto ABRUZZO: invio di volontari clown per rallegrare e portare gioia
ai bambini e alla popolazione colpita
dal sisma e progetto di aiuti umanitari ;
2. CircoStanza: progetto di Circo Sociale e Clownterapia rivolto a minori a
rischio sociale in aree di disagio
(carceri minorili, scuole a rischio, comunità, territorio).
Da http://www.giornatadelnasorosso.it/
Il Bauman pensiero
Lo strapotere della tecnica
La tecnica oggi non è più un
“mezzo” nelle mani dell’uomo, ma,
per effetto della sua espansione, è diventata
il vero soggetto della storia che ha ridotto
l’uomo a semplice funzionario dei suoi apparati, regolati da quegli unici criteri che
sono la produttività e l’efficienza. È chiaro
a questo punto che il potere non è più una
competenza della politica, perché la politica
per decidere guarda l’economia, e questa,
per decidere guarda le risorse tecnologiche,
per cui luogo della decisione finisce con
l’essere la tecnica.
La tecnica non conosce il pensiero che
“pensa”, ma solo il pensiero che “calcola”,
che fa di conto, che tende a ottimizzare
l’impiego minimo dei mezzi per il maggior
raggiungimento di scopi.
Che cosa sia bello, cosa sia buono, cosa
sia vero, cosa sia giusto, oggi non lo sappiamo più, non perché la società è liquida,
ma perché il pensiero è stato solidificato e
ristretto alla ricognizione e al perseguimento esclusivo dell’”utile”.
Progetti a lunga durata non se ne possono
fare, per la semplice ragione che la tecnica conosce solo quel tempo breve che è il
recente passato e l’immediato futuro.
U. Galimberti, Il mondo di Bauman “Modus vivendi”
Gino Girolomoni
«Siamo al delirio di onnipotenza»
Gino Girolomoni nasce a Isola del mandamento:”Non mischierai l’uomo nel proprio sangue.
Piano, sulle colline di Urbino. A venti- con la bestia, né il vegetale con Gino non vuole ritré anni compra, indebitandosi, il mo- l’animale”. Girolomoni afferma: ”Gli nunciare a quel panastero di Montebello e lo riporta in Ogm, la clonazione, la brevettabilità ne e a quel vino per
vita. Ci abita con la moglie Tullia e i delle forme viventi: siamo al delirio di cibarsi di mostruosità concepite in protre figli. Nella Valle del Metauro tutto onnipotenza”. L’uomo si crede Dio, la vetta. A Gino, però, rimane un desideera in abbandono, oggi ci sono coltiva- vita viene dall’uomo e non più da Dio. rio: restaurare anche l’antica Chiesa
zioni biologiche, cooperative agricole, Per Girolomoni, quando mangiamo, del monastero per riportare a Monteun pastificio, un agriturismo, un labo- compiamo un atto sacro. Gesù, bello i resti del biblista Sergio Quinzio
ratorio officinale. Girolomoni esporta i nell’Ultima Cena, benedice il pane e il che si rifugiò nel suo monastero dal
suoi prodotti naturali fin negli Stati vino e li trasforma nel proprio corpo e 1973 al 1987.
Simona Bruera
Uniti e in Giappone
Finestra per il Medio Oriente
e pubblica, ogni tre
mesi, la rivista
“Mediterraneo”. Ha
Le lettere di Don Andrea Santoro - 14
lavorato talmente
bene che i suoi
Ci siamo riproposti la domanda: togliere anche il figlio, rinunciò al possesso percompaesani l’hanno
cosa vuol dire essere una "Finestra sonale di una terra che gli era stata promessa, latenuto sindaco per Don Andrea per il Medio Oriente"? Cosa vuol di- sciò svuotare da Dio le sue mani, la sua anima, i
dieci anni. Girolore, proprio qui nella sua patria, avere suoi progetti. Si lasciò crocifìggere spiritualmente
moni non sopporta
una casa intitolata ad Abramo, rico- perché Dio fosse "il suo tutto" e "tutto" da Lui
nosciuto padre comune da ebrei, cri- (cioè la pienezza della benedizione di Dio) gli
il progresso. È constiani e musulmani? Cosa vuol dire, altri potessero attingere. I suoi figli invece oggi si
vinto che Dio punirà l’uomo per aver nelle circostanze di oggi, testimoniare e proporre contendono possessi e primati, reclamano diritti
di superiorità, tendono a contare di più, si chiedocalpestato quello il Vangelo da "cristiani"? […]
È importante chiedersi come della gente qua- no di fatto chi sia il più grande e valga di più. Coche secondo lui è
l’undicesimo co- lunque come noi possa interpretare, alla luce degli sa pensa Abramo di questi suoi figli, sia ebrei sia
avvenimenti, i segni di Dio, come possa tenerne cristiani sia musulmani? Cosa pensa in parconto in pratica nell'ora che viviamo e come pos- ticolare di noi cristiani che riconosciamo nell'uosa contribuire a costruire il "suo" regno, quello mo nato dal suo seme (Gesù) il Figlio di Dio, l'Iper il quale Gesù è morto e per il quale ha inviato sacco immolato, il Messia crocifisso, umiliato
i suoi discepoli, quindi anche noi, nel mondo inte- dagli uomini ma glorificato da Dio? È stato sorro. La nostra piccolezza non è impotenza ma la prendente per noi, in tutto questo periodo, come
forza stessa di Gesù, che da grande che era si è le letture della messa e dell'Ufficio delle letture
fatto piccolo e scelse vie ignote al mondo e mi- nella Preghiera delle Ore contenessero spunti isteriose ancora per noi oggi. È sorprendente come nattesi ma attualissimi: una specie di commento
ebrei, cristiani e musulmani facciano tutti appello quotidiano fatto da Dio non dagli uomini. È una
ad Abramo. Ma non basta, come diceva Gesù, riflessione che vorremmo continuare insieme, a
chiamarsi "figli di Abramo" per esserlo realmen- voce.
te. Abramo lasciò tutto, spogliò se stesso, si lasciò Da Lettere dalla Turchia, Città Nuova, 2006
Perché vado in Turchia
Pag.9
CINEFORUM
Film per la catechesi e l’irc
Hancock
Regia di Peter Berg (2008)
Religione&Scuola
Maggio 2009
Dal giornale degli studenti del Liceo “Porporato” di Pinerolo
Il nostro futuro ha ancora bisogno di chi combatte per i diritti?
Torneranno i grandi personaggi della storia?
Ha il nome del primo firmatario della Dichiarazione di Indipendenza
Ormai i ragazzi non credono più in
na e senatrice a vita.
Nel corso dei secoli ci sono stati
degli Stati Uniti, è nato a Miami,
Oggi, invece, sembra che ai giovani coloro che lottano per riuscire ad agrandi uomini, che grazie ai loro idevive a Los Angeles, è alcolizzato, ha
non interessino più coloro che hanno vere un mondo migliore, ma credono
ali e alle loro azioni hanno mutato o
superpoteri che non riesce a gestire,
fatto qualcosa per migliorare la so- e aspirano a diventare come coloro
rivoluzionato la storia.
è disprezzato dai malviventi e impoAlcuni di essi sono: Gandhi, politi- cietà, ma per lo più persone che sono che fanno di tutto per apparire in tepolare tra i cittadini, è John Hanlevisione, nei cinema, alle radio, e
co indiano ed importante guida spiricock, in arte Hancock. Supereroe
che sono famosi non perché hanno
tuale nei movimenti di difesa dei diinadeguato e imperfetto, Hancock
fatto qualche cosa di importante per
ritti civili dei cittadini, usando il sisalva la vita a Ray Embrey, dirigente
la società, ma perché sono belli, fanstema della "non violenza", e premio
di una società di pubbliche relazioni.
Padre affettuoso e marito premuroso,
no ridere, ecc..
Nobel per la pace. Martin Luther
Ray si prende a cuore quel caso suMa il nostro futuro ha ancora bisoKing, premio Nobel per la pace, poliper-umano, investendo tempo ed
gno di gente che combatte per dei
tico statunitense, leader per la difesa
energia per riabilitare
diritti che le sono stati negati o per
dei diritti civili. Nelson Mandela,
l'uomo e riscattare
rendere migliore la vita agli altri.
politico sudafricano, premio Nobel
l'eroe agli occhi della
Questi grandi uomini torneranno?
per la pace, fu uno dei leader per il
comunità. SospendeE se sarà così, noi saremo pronti ad
movimento anti-apartheid. Eleanor
re l'alcol, radersi la
accoglierli e seguirli assecondandoli?
Roosevelt, first lady statunitense, si
barba, indossare un
impegnò per tutta la vita nella tutela
Probabilmente non saranno in molti
costume appropriato,
dei diritti civili e fu una tra le prime
coloro che li ascolteranno e lotteranatterrare morbido ed
femministe. Presiedette, inoltre, la
no con loro, perché la maggior parte
elegante sull'asfalto,
famose perché sanno ballare, cantare, dei ragazzi di oggi non ha il coragcommissione che approvò la dichialodare le forze delrecitare, sfilare o mettersi in mostra.
razione universale dei diritti dell'uogio, la voglia o le credenziali valide
l'ordine, compiacere i passanti e soAd esempio, chiedendo ad alcuni per seguirli. O più semplicemente
mo. Rita Levi Montalcini: scienziata
prattutto pagare col carcere i danni
italiana, premio Nobel per la medici- ragazzi, mi hanno detto che i loro pensa che non ne valga la pena.
procurati ai beni pubblici, sono solo
idoli sono Alessandro Del Piero
Ma visto che la nostra società è
alcune delle buone azioni
(calciatore), Maccio Capatonda quella che è anche grazie a loro, alloche Hancock dovrà mettere
Liberatemi
(cantante), Will Smith (attore), ecc.. ra la domanda è: come sarà il nostro
in pratica per ottenere l'apdi Biagio Antonacci
Ma la domanda è: torneranno mai i futuro?
Chiara, 4°C ginnasio
provazione dei suoi cittadi- Signor Capitano mi liberi le mani
Onda d’urto, febbraio 2009
grandi personaggi di una volta?
ni. Ma certi vizi, come un non ho fatto mai del male a nessuno
passato amore, sono duri a sono piegato di fronte a questa vita
morire. C'è qualcosa di io sono, sono un prigioniero
misterioso e affascinante e poi non vede, non vede la mia pena
nel primo terzo di Han- non capisce i miei pensieri
Il mondo viaggia veloce. Ce ne accorgia- quella che dovrebbe essere una parola di
cock: malinconia e stupore non vede come viviamo non vede che non amiamo.
mo tutti i giorni. Dai nuovi cellulari iper- speranza e amore per portare scompiglio
si allargano silenziosi nelle Signor Capitano dove sono le risposte alle tante
tecnologici ai nuovi social network che ti nel mondo, rovinando agli occhi delle
inquadrature a scoprire una lettere spedite
e poi mi dica, mi dica dove siamo
fanno avere migliaia di amici in poche persone elementi fondamentali della stoLos Angeles assediata dal- e che stiamo ancora aspettando...
la malavita e un supereroe non vede come viviamo, non vede cosa facciamo ore. Alcuni giorni fa una notizia mi ha ria dell'umanità. Attenzione però, perché
clochard abbandonato su non vede non crede... Liberatemi, liberatemi dalla incuriosito: un uomo di chiesa ha inven- la colpa non è tutta loro, ma anche di un
tato una specie di I-pod contenente tutti i analfabetismo religioso di fondo: le peruna panchina. John Han- noia e dalla confusione,
salmi e le preghiere adatte a qualsiasi sone non sanno quasi mai cosa una relicock, supereroe col vizio liberatemi, liberatemi
situazione. Questo mi ha fatto riflettere gione tratti e la condannano solo per
dell'alcol e dell'esagerazio- le mie mani devono applaudire
su una cosa, e cioè se la quello che fanno i suoi seguaci un po'
ne, non ha il passato liberatemi, liberatereligione e la spiritualità troppo estremisti.
Veloce o piano?
"narrativo" degli eroi (s) mi dalle mille più di
non trovano più posto In questo caso il detto "L'uomo ha paura
mascherati della cultura mille paure.
Signor Capitano ho "Se vuoi andare veloce, va' da solo.
di ciò che non conosce" calza a pennella nostra epoca.
popolare americana (i co- i sogni tra le mani
Se vuoi andare lontano, va' insieme Il culto relinello. Le innovazioni tecnologimics). È il primo eroe di un non ho fatto mai del
agli altri". Proverbio africano
che, le nuove scoperte storiche e
gioso ha radici
fumetto che non uscirà male a nessuno
archeologiche hanno già portato
antichissime,
mai. Eppure c'è qualcosa di domande facili, difalcuni a dubitare del fondamento
millenarie. Proviamo a pensare
comune, primordiale e ri- ficili risposte quanto falso e quanta indifferenza
della religione. Chi può sapere
conoscibile tra lui e gli e dai piccoli diavoli sono quelli che fanno più male a religioni come il Mitraismo ,
cosa capiterà in futuro? Forse si
altri supereroi. Sono uomi- non vede non respiriamo non vede stiamo moren- nato nel settecento a.C., o allo
troveranno le prove certe dell'esiZoroastrismo, ancora più anni al di sopra di altri uomi- do, non vede non crede...
stenza di Dio o forse no. Ma cosa
tico. L'uomo ha sempre avuto
ni, i cui eccezionali poteri Liberatemi, liberatemi le mie mani devono applaudire liberatemi,
succederà quando l'uomo avrà
bisogno di credere in qualcodiventano allo stesso tem- liberatemi qui c'è buio non so quando è domani
sa di più grande di lui per giustificare le spiegato tutto? Forse non avrà più bisopo un dono e una maledi- liberatemi (liberatelo!) liberatemi (liberatelo!)
proprie azioni. Ora ci troviamo in gno di credere? Questa ricerca di risposte
zione, lo strumento di una LIBERATEMI !!!
un’epoca più evoluta rispetto a quelle non è altro che una ricerca di verità. L'uomissione divina e la fonte Bisogna dire la verità
passate; così evoluta che ci permette di mo non vuole vivere nel buio dell'ignodi un'angoscia infinita. Tra nessuno dice la verità
agnizioni (la scoperta della ho una gran voglia di vivere desiderare, decidere. cercare da soli le nostre risposte. Il doma- ranza e del dubbio e quindi si muove per
ni è alle porte, e la spiritualità chiede solo sapere ciò che la religione non può spiesua vera identità) e pati- Mi hanno rubato la libertà, è a pochi metri la lidi poter entrare, ma non tutti glielo per- gargli, anche se non tutti i religiosi sono
menti (l'amore ritrovato e bertà
mettono. Moltissime persone vedono nel- d'accordo con questo. E poi credete veraperduto), la storia di Han- sono innocente è un equivoco, fatemi uscire da
la religione uno spreco di tempo che non mente che a Dio dispiaccia che ci poniacock si fa interessante: un qui, fatemi uscire da qui!
supereroe che vive liberatemi, liberatemi le mie mani devono applau- ti dà risposte ma solo speranze ( e io sono mo delle domande e non siamo semplici
tra queste persone ) che spetta al vero pecore? Io non credo... Un’ultima cosa:
nell’epoca postmoderna, dire
che nella confusione iden- liberatemi, liberatemi qui c'è buio non so quando credente coltivare. Tra le persone che la ricerca della verità è una delle cose che
credono, però, ce ne sono alcune che pur- rendono l'uomo tale; in fondo
titaria e valoriale riesce ad è domani
troppo utilizzano il pretesto religioso per "conoscerete la verità e la verità vi farà
emergere, a rialzarsi e ri- liberatemi (liberatelo!)
portare avanti campagne spaventose che liberi" (Giovanni 8,32).
trovare la sua missione di liberatemi (liberatelo!)
LIBERATEMI!!!
minano qualsiasi tipo di dogma o precetto
Mauro Cerni, 5A Soc
salvare gli altri..e se stesso.
Diciamo la verità...
Onda d’urto, febbraio 2009
religioso. Questi fanatici religiosi usano
Walter Gambarotto
Biagio Antonacci, Album: Liberatemi, 1993
C'è un futuro per la spiritualità?
In diocesi
Pag.10
Maggio 2009
Mercoledì 6 e giovedì 7 maggio assemblea diocesana
La Chiesa pinerolese in assemblea in ascolto della Parola e in “analisi”
In molti presbiteri e laici è avvertita una certa stanchezza per un eccesso di attività. Fermarsi per riflettere
La chiesa locale è il tema
dell’assemblea ecclesiale diocesana
che si terrà mercoledì 6 e giovedì 7
maggio, dalle ore 20,45, in seminario a Pinerolo.
Due serate che vedranno protagoniste le realtà ecclesiali diocesane
per un confronto e reciproco ascolto
sulla vita della Chiesa pinerolese a
partire dalla Parola di Dio.
Due sono anche i poli intorno ai
quali riflettere e confrontarsi: la Parola innanzitutto e la situazione
della chiesa locale che da questa Parola deve essere guidata.
Una riflessione che non parte
da zero, ma che si pone in continuità con quanto fatto negli
anni precedenti. Ha scritto il
vescovo Debernardi: «È stato molto
fruttuoso aver insistito per alcuni
anni sul tema della Parola di Dio al
centro della nostra vita personale e
comunitaria, in sintonia con il cammino della Chiesa universale… Una
programmazione pastorale deve
sempre avere come obiettivo che la
Parola di Cristo abiti tra noi nella
sua ricchezza (cf. Col 3,16). La Parola è la persona di Gesù Cristo:
Egli “abita” nella sua casa che è la
Chiesa, nel suo corpo che siamo
noi».
Mentre in passato si è riflettuto su
dei filoni classici della pastorale
ecclesiale: i giovani, la famiglia, la
catechesi, la promozione umana, la
parrocchia, ecc. in questa occasione
si vuole arrivare alla radice
dell’essere chiesa in un mondo se-
colarizzato, affrontando le fatiche, i
limiti e le tensioni che ci sono, ma
anche le gioie e i punti di forza.
A tenere insieme il lavoro
dell’assemblea e a darvi contenuto
teologico e motivazionale, oltre che
a fungere da motto programmatico, è
la frase dell’apostolo Paolo “Voi
siete corpo di Cristo” (1 Cor 12, 27).
Essa oltre ad essere polo
di riferimento e di fedeltà
Musica e spiritualità
alla Parola di Dio e al moOrganisti: coltivate la bellezza!
dello interpretativo di
di Joram Gabbio
chiesa descritto dal conciNello scorso aprile, Benedetto XVI ha rivolto
lio Vaticano II, è spunto
agli organisti liturgici un discorso atteso e cordia- di verifica e di analisi per
le. Il Papa che, com’è noto, è un appassionato ed
la nostra chiesa locale,
intenditore di musica, ha voluto offrire agli organidove questa Parola
sti parole piene di familiarità ed empatia, desiderando parlare quasi con la confidenza che abbatte “diventa corpo”.
In molti presbiteri e
diffidenze e timori tra amici.
Il Pontefice ha rilevato come la cultura musicale laici è avvertita una certa
italiana sia scarsa e non adeguata, vuoi per la lati- stanchezza per un eccesso
tanza della musica nei curricula scolastici, vuoi
per la sensibilità spesso limitata che si riscontra
nella Chiesa cattolica. Ha inoltre evidenziato la
vera causa dell’inadeguatezza della musica sacra:
la poca cura per la liturgia: si è perso, afferma, il
senso mistico di ciò che nella Chiesa e per la vita
della Chiesa è stato - ed è ancora - la 'Opus Dei':
l'opera che noi realizziamo nei confronti di Dio
elevando a Lui la nostra preghiera. Da qui
l’accorata esortazione a coltivare l’amore per la
liturgia e l’assiduità alla preghiera, vera fonte da
cui far scaturire la composizione e
l’interpretazione: le conoscenze non devono certo
limitarsi alla sfera di uno sterile nozionismo, ma
sono l'inizio di un cammino verso la maturazione
interiore che introduce alla sapienza spirituale, al
gusto delle cose di Dio, a percepire la realtà e il
valore della liturgia nella vita quotidiana.
Il Papa ha poi speso alcune parole per il canto
gregoriano, senza celare la passione che nutre per
questo genere. Poche corali, oggi, sono in grado di
interpretare dignitosamente il canto gregoriano;
inoltre è necessaria una sapiente composizione
sinfonica tra 'nova et vetera', tra 'conservare et
promovere'. Benedetto XVI, mostrandosi tutt’altro
che conservatore, ha dichiarato di apprezzare
l’evolversi dei tempi, senza però che il trascorrere
dei secoli cancelli o annacqui forme musicali di
altissimo valore artistico e spirituale.
La competenza e la sensibilità del Pontefice porteranno in tempi brevi ad un documento ufficiale,
così come egli stesso ha promesso prima di rivolgere agli organisti un’ultima esortazione: bandite
concordi la zizzania effimera della banalità e dello
squallore, coltivate i fiori della bellezza rigogliosa
che espande il profumo dello Spirito. JG
di attività, che sembrano rispondere
più a un bisogno di protagonismo –
sulla scia del mondo della comunicazione – che alla maturazione delle
coscienze per una partecipazione
più sentita. In troppi si sentono chiamati solo a una partecipazione da
ascoltatori o spettatori, piuttosto che
attori, come ci invita il Vangelo,
rifuggendo per reazione nel privato.
Così si acuiscono i pregiudizi, fino
all’incomunicabilità teorizzata, con
la rinuncia alla partecipazione e all’apporto
attivo. Ha scritto un
presbitero: «Si è intaccata, se non in diversi
casi distrutta, la fiducia
nei rapporti con gli
altri e anche con se stessi. Con il
risultato di oscurare o soffocare i
carismi, il positivo delle differenze
e delle capacità. Ne è impoverita la
vita di comunità e di chiesa e la crescita delle stesse individualità».
Questa assemblea, a parere di
molti, è un’occasione per reagire,
per alleggerire la “macchina organizzativa”, che per una piccola diocesi forse è un po’ eccessiva, e privilegiare la qualità sulla quantità,
puntando alla presa di coscienza,
alla formazione, alla valorizzazione
dei differenti carismi, a creare occasioni di dialogo. A un forte investimento motivazionale sull’essere
cristiani adulti oggi nella terra di
Pinerolo, nel mondo secolarizzato
nel quale viviamo.
Antonio Denanni
Il Padre Nostro
Significati della preghiera di Gesù
Incontri
Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano
Via del Pino 49, Pinerolo
Venerdì 8 maggio 2009
Il Padre Nostro nasce dalla spiritualità ebraica
Relatore: Paolo De Benedetti, Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale
Giovedì 14 maggio 2009
La preghiera delle creature
Relatore: Gabriella Caramore, “Uomini e profeti”,
Rai, Radio3
Venerdì 22 maggio 2009
Manifesta la tua santità…
Relatore: Giancarlo Bruni, Comunità di Bose
Mercoledì 27 maggio 2009
Una preghiera per tutti
Relatore: Paolo Ricca, Facoltà Valdese di Teologia
Passinpiazza
…E noi?…
Crisi: parola d’ordine che compare in
ogni articolo, conferenza, dibattito,in ogni
discussione o amichevole chiacchierata tra
amici. Crisi economica, sociale, relazionale, familiare, forse crisi strutturale che
cambierà l’attuale modello economico.
C’è chi disquisisce sul significato, chi
sulle cause, chi sulle soluzioni a livello
globale; c’è chi lo fa per difendere il
proprio più o meno grande “orticello
personale”, ma c’è anche sicuramente chi
lo fa animato dal profondo senso morale
del voler “ lasciare ai propri figli un
mondo vivibile”.
E’ in gioco il futuro dell’individuo
singolo, dei suoi rapporti con gli altri,
delle agenzie sociali a cui appartiene, ma
è in gioco anche il futuro dell’umanità, del
pianeta, responsabilità che esulavano,
almeno fino ad una settantina di anni fa,
dal contesto etico con cui ognuno era
chiamato a confrontarsi.
In un pianeta che non è in grado di offrire dignitose possibilità di sopravvivenza
a tutti i suoi abitanti, si discute su come,
quanto, perché ognuno sia padrone del
prolungamento infinito di una vita tecnologicizzata. Ora in Italia c’è il rischio che
venga accettata la costruzione di centrali
nucleari, senza porsi seriamente il problema di come smaltire le scorie radioattive.
E intanto il singolo, il cosidetto “uomo
comune”, si arrabatta per arrivare alla fine
della giornata, unendo al problema della
crisi economica quello delle piccole crisi
che l’organizzazione della sua vita gli
presenta ogni giorno: come mantenere il
posto di lavoro, trovarne uno più sicuro,
riuscire a pagare l’affitto, la spesa,
l’abbiglimento, la scuola? A chi lasciare i
figli se si corre il rischio che non ci siano
più i tempi pieni, prolungati, se neanche
le nonne saranno più disponibili, perché
lavoreranno fino a 65 anni? Come
provvedere all’anziano che non è più
autonomo e non può permettersi l’aiuto di
una struttura?
Povero “uomo comune” che , essendo
nel migliore dei casi anche parte di una
famiglia in cui riveste un ruolo preciso,
deve riservare per la fine della giornata le
sue energie migliori per chi ama e lo sta
aspettando, e a cui deve dare il meglio di
sé, perché poi “se la società non funziona
è colpa della famiglia” e se è colpa della
famiglia è colpa sua!!!
Quadro fantozziano, che è quello però
con cui ognuno di noi si confronta ogni
giorno. Vorremmo fermare un attimo
questo treno in corsa, ma come fare?
Troppe parole sono state dette su problemi generali ed esistenziali: è vero che
parlare di un problema aiuta a coscientizzarlo e questo è il primo passo verso la
soluzione, ma è vero soprattutto che oggi
bisogna andare al di là delle parole.
Conosco associazioni di volontariato i
cui membri sarebbero disponibili a dare di
più di quanto viene loro richiesto. Sono
convinta che all’interno di ognuna di esse
un’analisi più precisa delle possibilità e
dei bisogni a cui rivolgersi potrebbe
permettere una revisione degli obiettivi in
grado di dare risposte appropriate proprio
all’”uomo comune”. Proviamo a farlo e
mettiamoci in gioco….
Maria Teresa Maloberti
In diocesi
Pag.11
L
o
Il veProfili
sviluppo
scovo
Parrocchie del Pinerolese - 2
urbano a
Mons.
Charvaz
Sulle orme della storia, dal 1818 ad oggi Luserna
San Gio(18341848) raccoglie le parrocchie, salvo le due vanni porta nel 1914 alla costituzione della
cittadine di San Donato e San Maurizio, in parrocchia del Sacro Cuore ad Airali; alnove “vicariati foranei”. Il numero delle trettanto avviene in città con l’erezione nel
parrocchie, cinquantotto, rimane tale per il 1947 delle parrocchie del Cuore Immacoresto del secolo. Questo il quadro del 1900: lato e di San Luigi e nel comune di Pina“vicariato di Abbadia” (Abbadia, Mirado- sca con l’erezione della parrocchia di Dubbione nel 1954. Intanto nel
lo, Inverso Porte, Porte, Pra1945 era nata la parrocchia
mollo, San Bartolomeo, San
di Appendini; nel 1959 è la
Germano Chisone, San Secondo); “vicariato di “Brivolta di Pascaretto.
cherasio” (Bricherasio Santa
Sarà quindi la volta delle
Maria, Bricherasio San Miparrocchie cittadine di Machele, Bibiana, Campiglione,
donna di Fatima, Spirito SanFenile, Osasco); “vicariato di
to, San Leonardo Murialdo e
Buriasco” (Buriasco, BaudeSanti Michele e Lorenzo alla
nasca, Macello, Riva);
Tabona, la cui nascita è stata
“vicariato di Cantalupa”
dettata dallo sviluppo
(Cantalupa, Frossasco, Roletdell’area urbana.
to, San Pietro Val Lemina, Talucco);
Negli anni ’80 le parrocchie erano diven“vicariato di Fenestrelle (Fenestrelle, tate sessantotto. L’ultima variazione è leBourcet, Castel del Bosco, Meano, Men- gata al 1986, nella fase di riordino succestoulles, Villaretto); “vicariato di Luser- siva al Concordato del 1984. In quell’ocna” (Angrogna, Bobbio Pellice, Luserna, casione sono state soppresse sei parrocchie
Lusernetta, Rorà, San Giovanni, Torre e e precisamente le parrocchie ormai spopoVillar); “vicariato di Perrero” (Perrero, late di Laval, Bourcet e Tagliaretto e le
Chiabrano, Massello, Prali, Rodoretto, San parrocchie di Rorà, Pourrieres e Chiabrano
Martino, Trossieri); “vicariato di Pinasca” con pochissima popolazione. E’ stata an(Pinasca, Grandubbione, Inverso Pinasca, che soppressa la parrocchia di Massello
Perosa, Pomaretto, Tagliaretto, Villar Pe- conglobata nella neonata parrocchia di
rosa); “vicariato di Pragelato” (La Ruà, Salza. E tale è la situazione odierna che
Laval, Pourrieres, Traverses, Usseaux); le conta sessantadue parrocchie raccolte in
parrocchie urbane (San Donato e San quattro zone: urbana (parrocchie 10); piaMaurizio) il cui parroco è il Capitolo della nura (parrocchie 14); val Pellice (parrocCattedrale (l’organismo dei “canonici”) chie 13); valli Chisone e Germanasca
che le affida a due curati.
(parrocchie 25).
Giorgio Grietti
Aneddoti e leggende del Pinerolese
Perosa, piccola Lourdes.
Delle apparizioni della Madonna a Bernadette nella grotta di Massabielle, a Lourdes, tutti sanno, così come tutti sanno di
quelle di Fatima ai tre pastorelli o di quelle, più recenti, ai sei ragazzi di Medugorje.
Pochi sanno, però, delle apparizioni perosine.
Va innanzitutto detto che la popolazione
di Perosa è da sempre particolarmente devota alla Santa Vergine, come stanno ad
attestare la cappella della Beata Vergine
del Carmine in borgata Chialme e vari piloni intitolati, rispettivamente, alla Madonna (senza altra specificazione) in località
Brancato, alla Madonna di Lourdes in borgata Baissa, a Maria SS. Ausiliatrice in
borgata Clea e alla Madonna della Medaglia Miracolosa in borgata Combe, senza
dimenticare i numerosi edifici che mostrano, a fianco dell’entrata, infiorate nicchie
con la statuina della Madonna.
Insomma, è chiaro che a
Perosa
il divino può
lavo-
rare su un terreno fertile e ben disposto.
Fu così che, nel lontano 1930, un’abitante
della Chialme ebbe la visione della Madonna poggiante su un grosso ceppo di
castagno di un bosco di sua proprietà.
E che cosa le chiese la bella Signora? di
costruire proprio lì, nel luogo
dell’apparizione, lì dove c’era quel ceppo
ormai secco, una bella cappella. Lei mise
prontamente a disposizione il terreno,
mentre parrocchia e borghigiani si adoperarono per la realizzazione dell’opera. La
cappella fu benedetta dal prevosto don Baral il 4 ottobre 1931 e solennemente inaugurata il 16 luglio 1933, con intitolazione
alla Beata Vergine del Carmine. Va anche
detto che la particolare intitolazione non
risponde ad una specifica richiesta della
Madonna, ma alla devozione dell’allora
presidente del consiglio parrocchiale, Giusto Rol, per il frate carmelitano Pellegrino
da Parma (città in cui Rol aveva prestato il
servizio militare e in cui aveva stabilito
rapporti di amicizia con i religiosi di
quell’ordine).
Ma c’è di più e di meglio, in quel di Perosa, riguardo alle apparizioni della Vergine Maria. Raccontano, infatti, gli abitanti
di alcune borgate perosine (Chialme, Breiré, Prageria, Rio Agrevo,…), poco distanti
dalla bellissima cascata della Pissa, un
suggestivo salto d’acqua nel bel mezzo
del corso di rio Agrevo, che tutti gli anni,
per l’intero mese di maggio (il mese della
Madonna, non dimentichiamolo), si rinnoElena Furlan (segue a pag.12)
Maggio 2009
Costruzione e consacrazione
Questa chiesa, costruita attorno all’anno Mille, era piccola e in stato di degrado, non più rispondente alle esigenze della crescita urbanistica che si andava verificando
nella parte bassa della città. Le autorità religiose e civili
dell’epoca si posero il problema dell’ampliamento, e decisero di trovare le risorse necessarie per realizzare i lavori attraverso tributi e donazioni fatte dalle Corporazioni artigianali e dal popolo.
La piccola chiesa medievale fu consolidata e ampliata a
cominciare dal 1442 e arricchita di un possente campanile. I lavori durarono più di cinquant’anni e videro la collaborazione e la solidarietà di tutta la città.
Non è dato di sapere come si presentava, allora, la
chiesa restaurata. Certamente possiamo pensarla decorosa e sufficientemente ampia per la popolazione (i pochi
arredi che ancora rimangono di quel tempo - ad esempio,
le acquasantiere -, indicano la nobiltà della costruzione).
Il 7 aprile 1507, il Consiglio dei Cento (l’organo che governava la città) venne nella determinazione che era
giunto il momento di procedere all’inaugurazione, anche
se i lavori non erano ancora definitivamente compiuti.
L’arcivescovo di Torino, da cui dipendeva il territorio
pinerolese (la diocesi non esisteva ancora; venne istituita
nel 1748), delegò per il solenne rito di consacrazione il
vicario generale, mons. Baldassarre Bernezzo, vescovo
titolare di Laodicea, che abitava a Pinerolo, essendo anche vicario dell’Abbazia di Santa Maria (l’odierna Abbadia) e prevosto della Collegiata delle Chiese di San Donato e di San Maurizio.
La solenne festa della Dedicazione della chiesa fu fissata per il giorno 24 agosto 1508, presenti il principe Carlo
III di Savoia, le autorità religiose e civili e tutto il popolo
festante.
Pier Giorgio Debernardi, vescovo
Dalla lettera pastorale 2008 “Voi siete tempio di Dio. Voi siete corpo di Cristo”
Spiritualità claustrale
Le beatitudini
Spesso ci si domanda: “Come
mai l’accostamento alla Parola di
Dio, letta o ascoltata, solitamente
incida poco nella nostra vita, mentre, altre volte, d’un tratto la stessa
Parola prende vita, si illumina,
suscitando qualcosa di nuovo e di
profondo?”.
È quello che mi è accaduto in
questi giorni nell’ascoltare ciò che
Gesù disse a Pietro: “Beato sei tu,
Simone, perché te lo ha rivelato il
Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Penso stia qui il segreto che
rende la Parola viva e appassionante: la Luce che viene dall’alto.
Le beatitudini proclamate da
Gesù nello stupendo discorso della
Montagna (Mt 5,2-12) non esauriscono l’elenco di esse. Ad esempio, Egli dichiara anche: “Beati
coloro che ascoltano la Parola e la
osservano… beati quelli che non
hanno visto e hanno creduto (Gv
20,29) ecc… ed è proprio su questa virtù della fede che intendo
soffermarmi, perché essa è il fondamento dell’edificio spirituale,
l’unica certezza che, tra tutte le
cose che passano, rimane.
S.ta Giovanna Francesca di
Chantal diceva: “La fede è la luce
del mondo nuovo, è la scienza dei
santi”. Sì, la fede è roccia cui aggrapparsi, fonte di pace sovrumana
che, mentre rende capaci di gioire
delle cose belle, ci sostiene nelle
circostanze difficili dandoci la capacità di compiere perfino atti eroici. Infatti la storia ci testimonia
che spiriti grandi giunsero fino a
ritenere “beati coloro che perdonano per lo tuo amore e sostengono
infermitate et tribulazione” come
diceva il poverello d’Assisi, il quale soggiungeva, a proposito di
maltrattamenti e insulti sofferti per
amore di Cristo: “Frate Leone,
scrivi: Quivi è perfetta letizia”.
Tutti siamo assetati di letizia e
serenità: se, attraverso il dono della fede noi giungessimo a possedere tali beni, non varrebbe la pena
di chiedere incessantemente questo dono?
Suore Visitandine
Monastero della Visitazione, Pinerolo
[email protected]
Questo giornale è inviato gratuitamente.
Chi vuole contribuire alle spese di stampa
può utilizzare il bollettino indicato in ultima
pagina.
Grazie!!!
Parrocchie
Pag.12
Le cooperative Onlus della Parrocchia San Martino di Torre Pellice
L’efficienza delle strutture sociali cattoliche
In Val Pellice, a differenza di
quanto è avvenuto in Val Chisone
negli ultimi 30 anni, non vi è stato
uno spopolamento della valle, certamente per via del forte radicamento
locale identitario valdese, ma anche
per la presenza di forme dinamiche e
intelligenti di impresa.
In un periodo di forte crisi economica è interessante confrontarsi con
il “modello Val Pellice” dove operano anche delle esperienze che fanno
riferimento al mondo cattolico.
Due di queste sono le cooperative
“Il sorriso” e “Nuovi Obiettivi”, che
fanno riferimento alla Parrocchia di
San Martino di Torre Pellice e gestiscono il pensionato S. Giuseppe
di Torre Pellice, La Pro Senectute
di Luserna San Giovanni e da
quest’anno anche la Scuola Mauriziana. Un modello intelligente di
riconversione e di gestione (rare
nel mondo cattolico) di quelle che
erano una volta le opere di carità
gestite da suore e da volontari, che
sono diventate un modello gestionale di riferimento nel settore per
efficienza, creando opportunità di
lavoro per più di 200 soci-lavoratori.
Motori di questo dinamismo sociale
sono don Armando Girardi, parroco
di San Martino di Torre Pellice e il
Sign. Luciano Paire, amministratore.
Quali sono le strutture che vengono gestite?
San Giuseppe e Pro Senectute (anziani), la Casa Vacanze Provenzale, la
Scuola Mauriziana (materna e prima-
Poesie
Le ore
di Pasqualino Ricossa
Si inseguono
i rintocchi delle ore.
La misura del tempo
a fare il giorno,
la inanimata notte.
Ora, sempre
sino all’approdo.
Anch’io un giorno
avrò finito, e
del fardello delle mie ore
dovrò rendere conto.
Pasqualino Ricossa
ria) e il Teatro del Forte. Abbiamo
poi dei lavoratori che fanno manutenzione alle nostre strutture e alcuni
interventi per il comune di Torre Pellice e per la Comunità Montana. Il
tutto è gestito dalle due cooperative
sociali onlus: il Sorriso e Nuovi Obiettivi.
A quante assommano le persone
che vi lavorano?
Sono 198 soci-lavoratori e 39 soci
volontari, per un totale di 237 persone. Una parte ereditati dalle precedenti strutture e una parte selezionati
dal nostro ufficio delle risorse umane. È tutta gente locale. Un 15 % so-
Pensionato San Giuseppe
no extra-comunitari («dei quali siamo molto soddisfatti», afferma don
Armando).
A quanto ammonta il bilancio?
A 6 milioni e 500 mila euro, che produce anche un piccolo attivo.
A cosa è dovuta questo efficienza e
funzionalità che vi sono riconosciute in valle e anche fuori del Pinerolese?
Paire afferma:«È merito di don Armando» e don Armando afferma: «È
merito di Paire». Insomma è dovuto
alla capacità di entrambi di integrarsi
in una collaborazione reciproca, che
superando le vecchie strutture gestionali, ha valorizzato la comunità torrese, che sente queste strutture come
proprie. «La comunità ci è molto vicina, sia quella parrocchiale che
quella civile, fatta di cattolici e valdesi. La nostra struttura è una casa
aperta che cerca di rispondere a tutti i
Perosa, piccola... (segue da pag.11)
va il miracolo dell’Apparizione.
Quando il sole volge, a ovest, nella direzione dei monti di Bourcet,
tra le undici e le tredici dell’ora
legale, là, in una concavità situata
a metà cascata
nella
parte
destra
della
parete rocciosa, compare
l’immagine
luminosa della
Vergine vestita di bianco.
Ed è una visione aperta a
tutti. A confer-
bisogni che si presentano, sia per il
settore anziani, che per la scuola
mauriziana e quant’altro (quest’anno
faremo l’Estate ragazzi fino a tutto il
mese di agosto). Grazie al sostegno
della comunità finora siamo riusciti a
rispondere a tutti i bisogni».
Come viene conciliata la finalità
sociale di queste strutture con una
sana gestione economica?
Noi siamo passati da una politica di
campanile a una di zona, cercando di
armonizzare su quest’ultima le nostre
attività. Così i servizi che prima erano appaltati all’esterno ora ce li gestiamo noi (cucina, lavanderia, manutenzione, acquisti a Km 0,
ecc.) ottenendo dei servizi
migliori e dando più risorse
all’economia locale.
E con il messaggio evangelico?
«Io credo - afferma don Armando - che oggi la comunità cristiana più che fare
l’elemosina dando dei soldi
o delle confezioni di cibo,
debba allestire delle strutture che aiutino a dare delle
risposte a problematiche complesse,
come il lavoro, la depressione, gli
sbandamenti socio-affettivi, la stanchezza di vivere, ecc. Bisogna dare
risposte nuove, anche solo di accompagnamento, e credo che queste
strutture cooperative, come la nostra
Nuovi Obiettivi, siano di grande aiuto».
Vi ritenete un modello positivo di
gestione dei beni ecclesiali da proporre al resto della diocesi?
Non sta a noi dirlo. In questo che
facciamo noi ci crediamo. «È mia
convinzione - afferma Paire - che la
diocesi debba far gestire strutture
come le nostra da laici competenti,
lasciando i presbiteri alle loro funzioni specifiche». «Io, pur facendo il
mio lavoro di parroco - afferma don
Armando - ho sempre cercato di essere presente nella vita delle cooperative».
Antonio Denanni
ma della generosità e dello spiccato senso
democratico dei perosini.
Naturalmente, c’è sempre qualcuno che non
vuol vedere.
Ed è di certo per colpa di questi scettici
che Perosa non è riuscita ad entrare
nell’importante circuito internazionale del
turismo religioso,
ma
semplicemente inserirsi nel locale
ristretto
circuito delle
“vie
dello
spirito”.
Elena Furlan
Maggio 2009
COSÌ SIA,
COSÌ NON SIA
Elogio del disordine
...Un posto per ogni cosa, ogni cosa al
suo posto. È sicuramente una regola
d'oro, questa. Permette di controllare
gli oggetti, di organizzare lo spazio, di
gestire il tempo, di far circolare razionalmente le persone. Tutto si muove e
tutto sta fermo secondo un meccanismo funzionante e funzionale. È comodo, l'ordine, ed è pratico. Ma rischia di diventare monotono, noioso,
uniforme, di non far cogliere l'infinita
varietà delle soluzioni. I gesti, i movimenti, le difficoltà, persino i pensieri,
finiscono per ripetersi. A meno che
l'ordine, da punto di partenza, non diventi punto d'arrivo. Non diventi, cioè,
l'obiettivo a cui giungere attraverso
una quotidiana e continua ricerca dell'equilibrio e dell'armonia. Questo
vuol dire che l'ordine non può nascere
da regole precostituite né da un codice
deciso una volta per tutte. La ricerca
dell'ordine è un impegno che ogni
giorno deve fare i conti con il disordine: materiale, culturale, mentale.
Iniziare ogni giornata della propria
vita sconvolgendo l'ordine, naturale o
artificiale, delle cose, delle idee, dei
punti di vista, delle conoscenze, dei
luoghi comuni... significa educarsi a
voler vedere gli altri - la famiglia, gli
amici, la comunità, la società - nei loro
problemi, nelle loro esigenze, nelle
loro sofferenze, a vederli fuori dagli
schemi in cui il nostro ordine li aveva
collocati. Non si tratta di vivere nel
disordine, ma di vivere il disordine.
Vivere il disordine vuol dire sconvolgere le comode e accomodanti sicurezze in cui tutto è a posto, vuol dire liberarsi dai pregiudizi, accettare il confronto con idee altre anche quando
esse stravolgono l'ordine della tradizione, vuol dire rendersi conto dei
cambiamenti storici, generazionali,
senza rifugiarsi nel nostalgico ai miei
tempi.
È la vocazione del cristiano, vivere
il disordine: il disordine evangelico,
che invita ad amare i nemici, a guardare la trave nei propri occhi, a non voler
essere i primi, a non farsi chiamare
maestri, a non condannare, a non cumulare ricchezze, a mettere il sabato al
servizio della persona. È da questo
disordine che potranno nascere la pace
e la giustizia.
Così sia, così non sia, n.4, 2007,
Parrocchia San Martino Torre Pellice
Indiocesi.it, Periodico di Cultura religiosa dell’Ufficio Scuola Insegnanti di religione SMI/SMS della Diocesi di Pinerolo, Direttore responsabile Davide Aimonetto, Autorizzazione n. 1 del 10.01.2005 del Tribunale di Pinerolo. Redazione c/o Antonio Denanni, Via Goito 20, 10064 Pinerolo, 0121397226. [email protected] Editore “Alzani”, Via
Grandi 5, Pinerolo. Abbonamento o sostegno: c/c postale n. 17814104, Tipografia Alzani, Via Grandi 5, 10064 Pinerolo (causale: Indiocesi)
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