Indiocesi.it www.indiocesi.it Suppl. n° al n.1/2009 di “Incontri Con…” Periodico di cultura religiosa dell’Ufficio scuola Irc/smi-sms della Diocesi di Pinerolo, Via Vescovado 1, Pinerolo: Direttore Antonio Denanni. Direttore responsabile: Davide Aimonetto Anno 5, n. 3 Maggio 2009 Immigrati Un saggio di Luigi Zoia, già presidente dell’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica Qualcuno sostiene che l’ostilità verso gli immigrati sia dovuta alla sostituzione di un atteggiamento sentimentale un po’ obsoleto - l’amore verso il prossimo - con uno più razionale: gli immigrati tolgono lavoro a società che già soffrono di disoccupazione e di crisi economica. Eppure guardando i dati - che nessuno contesta in modo serio - negli anni dal 1995 al 2005 il benessere dell’Europa sarebbe andato incontro a un declino senza l’apporto degli immigrati. In Gran Bretagna, dove il loro contributo all’economia è particolarmente alto (10 per cento), lasciano allo Stato 4 miliardi di dollari più di quanto costano. In Germania, nella sua vita ogni immigrante dà allo Stato 50000 euro più di quanti ne riceva. Vi è poi l’aiuto che viene dato ai paesi d’origine: il milione di indiani che vive negli Stati Uniti rappresenta solo uno 0,1 per cento della popolazione dell’India, ma un 10 per cento del suo reddito. Date queste cifre, le buone regole dell’economia dovrebbero suggerire di accrescere gli investimenti per gli immigrati. Invece, seppur crescano le spese per accoglierli, con una rapidità ben superiore crescono quelle per tenerli fuori. Negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno aumentato del 400 per cento le spese per barriere e filtri all’immigrazione. L’Italia, dove i costi per accoglierli e quelli per respingerli si equivalevano, nel 2002 ha modificato il bilancio per dedicare solo il 20 per cento ai primi e l’80 per cento ai secondi. È il caso di dire che il valore morale dell’accoglienza e dell’amore verso il prossimo immigrato non solo sia giusto, ma anche economicamente conveniente. Antonio Denanni Dopo la morte di Dio anche la morte del prossimo Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fondamentale. Ora domina la lontananza la nostra lingua, danno subito del tu: sembrano invadenti, vengono troppo vicino. Col XXI secolo la lontananza e i rapporti mediati dalla tecnica prendono il sopravvento: cosi la ricerca Per millenni, un doppio comandamento ha retto la morale ebraicocristiana: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso. Alla fine dell'Ottocento, Nietzsche ha annunciato: Dio è morto. Passato anche il Novecento, non è tempo di dire quel che tutti vediamo ? E morto anche il prossimo. Abbiamo perso anche la seconda parte del comandamento perché sappiamo sempre meno di cosa parla. «Il tuo prossimo» è una cosa molto semplice: la persona che vedi, senti, puoi toccare. La parola ebraica réa’ nel Levitico, e quella greca plesios, nel Vangelo di Luca, vogliono dire proprio questo: l'altro che ti sta vicino. Sia la Bibbia che i Vangeli sinottici non indicano un prossimo astratto, ma il tuo prossimo; quello che ti sta vicino, su cui puoi posare la mano. Tommaso non crede che Gesù sia tornato: vuole prima vederlo e toccarlo (Giovanni 20.25). La vicinanza è sempre stata fondamentale. Per questo l'avvicinamento era protetto da riti quasi sacri: il passaggio dal «lei» al «tu», quello dalla stretta di mano all'abbraccio. Spesso gli immigrati ci fanno paura perché, parlando male di intimità si riaffaccia in forme contorte. Il bisogno di vicinanza, represso, si traveste di sessualità, o di altri impulsi formalmente permessi. Cristo non ha modificato il comandamento ebraico: ma ha legato Dio e il prossimo, rendendo assoluto anche l'amore per lui. L'Antico On line per gli altri In questo numero http://rivoli1.scuole.piemonte.it/LINKRELIGIONECATTOLICA/LINKRELIGIONECATTOLICA.htm Un motore di ricerca dedicato alle religioni. www.religioniesocieta.it Sito della Rivista di Scienze Sociali della Religione www.aifr.it Sito dell’Associazione Italiana di Filosofia della Religione www.clerus.org Sito ufficiale della Congregazione per il clero www.equipes-notre-dame.it Equipes Notre-Dame Italia Le suore della Visitazione pag. 2 Contro lo scientismo pag. 3 I legami profondi pag. 4 La grammatica della crisi pag. 5 Benedetto XVI e il condom pag. 6 Un futuro per la spiritualità? pag. 9 Assemblea chiesa pinerolese pag.10 Don Primo Mazzolari, a 50 anni dalla morte «La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana» Parroco, scrittore, oratore: è stato «un prete che ci credeva» Primo Mazzolari nasce a Boschetto, nella periferia di Cremona, il 13 gennaio 1890, in una modesta famiglia di contadini. Ricevuta l’ordinazione sacerdotale nel 1912, svolge il proprio ministero in alcune parrocchie e come cappellano militare. Nel 1932 è nominato arciprete di Bozzolo, dove passa gran parte della sua vita. Dall’impegno nella comunità cristiana trae ispirazione per i suoi scritti. Nel 1934 viene pubblicato La più bella avventura, riflessione sulla parabola del figliol prodigo; il libro viene denunciato al Sant’Uffizio che lo giudica erroneo. Mazzolari risponde con una dichiarazione di sottomissione. L’8 settembre 1943 si schiera con la Resistenza. Nel dopoguerra continua il suo servizio a favore dei poveri e per la maturazione di una vera coscienza democratica e popolare. I segni più profondi di questa forma di partecipazione alla vita ecclesiale e sociale si riscontrano nei numerosi libri, nell’attività di predicatore e nella fondazione del quindicinale Adesso, pubblicato a partire dal 1949. Per le sue idee giudicate “progressiste” è raggiunto da altri provvedimenti disciplinari. Nel 1957 l’arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, lo invita a predicare alla Missione cittadina. Il 5 febbraio 1959 viene ricevuto in udienza da papa Giovanni XXIII che lo definisce «tromba dello Spirito santo in terra mantovana». Colpito da ictus cerebrale mentre celebra la messa in parrocchia, muore una settimana dopo, il 12 aprile 1959. «Il fondamento del suo pensiero ed azione – ha scritto Giorgio Vecchio – stava tutto nel suo intimo. Don Primo era “un prete che ci credeva”, che cioè aveva preso molto sul serio la sua vocazione sacerdotale. Ciò che lui annunciava dal pulpito o ciò che scriveva sgorgava da una fede profonda. Si sforzava di vivere fino in fondo il messaggio evangelico. Potremmo rileggere la sua vita come un continuo tentativo di maturare nella fede. Già gli anni della formazione in seminario furono vissuti come una ricerca incessante». A.D. Testamento riguardava i fedeli di Yahweh, non gli altri popoli. La novità del cristianesimo, generosissima ma astratta, è trasformare in prossimo anche l'abitante più lontano della Terra. L'amore gli è comunque dovuto: ecco la radice antica di idee moderne come i diritti universali dell'uomo o l’affìrmative actìon. […] Donando al prossimo, amando il prossimo, noi rendiamo il dovuto anche a Dio. L'uomo giusto porta ogni giorno offerte a Dio e al prossimo. Per millenni il mondo ebraico-cristiano si è retto su questi due pilastri. Questo mondo ha conquistato il resto del mondo con la forza delle sue armi e della sua economia: se il risultato non è stato un genocidio globale ma una globalizzazione, questo si deve anche alla forza - immensa e globale - del doppio comandamento. Ma la società di oggi è laica. Alla fine dell'Ottocento, il grido sconvolgente di Nietzsche si è sparso sulla Terra: «Dio è morto». Anche chi non ama Nietzsche ha dovuto riconoscerlo come profeta: durante il Novecento, nel mondo ebraicocristiano le persone religiose da maggioranza sono diSupplemento d‘anima Yolande Mukagasana Yolande Mukagasana è stata insignita di recente di un premio UNESCO. Ruandese, infermiera tutsi, rifugiata in Belgio, è tra i principali testimoni del genocidio in Ruanda avvenuto nel 1994, dove sono morte un milione di persone. Tra queste i tre suoi figli, il marito Joseph, i suoceri e i fratelli del marito. La casa distrutta, lei si è salvata perché nascosta per tre mesi in casa di una donna hutu, indossando gli abiti tolti a un cadavere. Questa è la sua storia che racconta in giro per il mondo, anche in Italia, testimoniando queste atrocità affinché non si ripetano più. Dice: «Ho capito il valore della vita solo conoscendo la morte. Da allora, una spinta forte dentro di me mi dice di rendermi testimone di ciò che è accaduto, messaggera di vita soprattutto tra i giovani». Yolande è oggi madre di 21 orfani, adottati in seguito a quel genocidio, è autrice di alcuni libri che raccontano della sua vicenda ma anche di quella di chi è scampato, di chi ha ucciso. «Nel momento in cui ho messo piede sul vecchio continente, segue a pag. 2 Indiocesi.it Pag.2 I due uomini ste poche paPennellate bibliche dissero a Lot: Come statue di sale role: Ma la "Il Signore ci moglie di Lot ha mandato per distrugge- si voltò indietro a guardare e divenne re questo luogo, perché una statua di sale. tremenda è la protesta sa- Giunti a una certa età (oltre il mezzo lita fino a lui contro i suoi del cammin di nostra vita…) viene abitanti. Perciò fa' uscire meno l’entusiasmo, si ha paura a guardi qui i tuoi figli, le tue figlie, i tuoi dare avanti, a progettare il futuro e futuri generi, tutti i tuoi che abitano in spesso si affaccia la tentazione di voquesta città e ogni altro parente, se ne lersi rintanare nel ricordo del dolce(?) hai ancora".(…) passato. Subentra la nostalgia, a volte Lot era ancora indeciso, ma poiché il rimpianto. Devo confessare di non aver ancora il Signore voleva risparmiarlo, quegli uomini presero per mano lui, sua mo- risolto il dubbio che da tempo mi acglie e le due figlie, li fecero uscire e li compagna: ieri era davvero migliore di lasci aro no fuo ri dell a città. oggi, oppure è soltanto il ricordo della Nel condurli fuori uno di essi diceva a giovane età a illudermi e tradirmi? Il dubbio persiste anche perché la Lot: - Scappa! Ne va della tua vita! Non voltarti indietro. Non fermarti stessa affermazione la sentivo dire da nella pianura! Fuggi in montagna, giovane adolescente in cerca del mio futuro dagli anziani di allora e la concosì non verrai travolto dal disastro. (…) Il sole si era levato e Lot era dannavo senza riserve. giunto a Zoar 24quando il Signore fece Certo a guardarsi attorno, non sempiovere dal cielo su Sodoma e Gomor- bra oggi godere di un periodo di gran ra zolfo e fuoco. Il Signore distrusse fioritura la capacità di sognare, di quelle città e tutti i loro abitanti, tutta mettersi in gioco, di costruire progetti la pianura e la vegetazione del terri- di ampio respiro per sé e per il mondo torio. Ma la moglie di Lot si voltò in- in cui siamo inseriti. E questo sembra dietro a guardare e divenne una sta- coinvolgere giovani e adulti, ahimè! Siamo tutti tentati, giovani e adulti, tua di sale. (Gen. 19,13-26) Non vogliamo fermare la nostra at- per un motivo o per l’altro di voltarci tenzione su brani molto simili, che indietro e al massimo, semmai, di copotremmo trovare in altri testi appar- gliere l’attimo. tenenti alla letteratura classica, non Con quale esito? Se non ci sforziavogliamo neanche cercare spiegazioni mo di guardare avanti, saremo connell’ambito geomorfologico della re- dannati alla sterilità: cristallizzati cogione. Proviamo invece a soffermarci me statue di sale!. sulle suggestioni che derivano da queCarlo Gonella come rifugiata, ho capito che amavo ancora il mio paese nonostante le sofferenze patite. E ho capito che un giorno avrei fatto il lavoro che sto facendo: dialogare non solo con i superstiti del genocidio ruandese del Il grandioso complesso della Visitazione fu costruito nel 1630 per ospitare le suore visitandine. La loro presenza a Pinerolo fu caldeggiata dal vescovo di Ginevra, François De Sales, venuto in visita nella cittadina nel 1622 e da Francesca Rabutin di Chantal, figlia della fondatrice dell’ordine, che come moglie dell’allora governatore di Pinerolo, Antoine Toulonjon, era stata nella cittadina dal 1630 al 1633. In quegli anni il Pinerolese era passato per la seconda volta sotto il dominio dei francesi e la nuova amministrazione aveva interesse nell’introdurre ordini religiosi provenienti d’oltralpe. Durante il Seicento infatti, il convento fu sotto la protezione del re Luigi XIV e le monache in esso ospitate furono quasi tutte francesi; nel secolo successivo, il monastero passò sotto la tutela dei duchi di Savoia, tornati in possesso della zona dopo il Trattato di Torino del 1696, ed anche la provenienza geografica delle suore coincise con i territori sabaudi. 1994, ma anche con i boia. E cercare di mettere questi due dialoghi in prospettiva, per fare comunicare i boia con le vittime. Perché? Perché ne va della dignità del popolo ruandese. Non ci sarà riconciliazione senza giu- Dopo la morte di Dio... (segue da pag.1) ventate minoranza. E, anche per questa minoranza, la fede è diventata soprattutto un fatto privato, come la scelta di una filosofia, di una convinzione politica, addirittura di un amore. La società retta da due pilastri non ha avuto più equilibrio da quando uno è crollato. La morte di Dio ha svuotato il cielo. Ma niente resiste al risucchio del vuoto. Lo spazio celeste è stato riempito con l'assunzione dei miracoli della scienza e dell'economia fra le divinità, con l'elevazione alle stelle del desiderio personale. Troppo spesso si dimentica che desiderare significa proprio questo: smettere (de-) di affidarsi agli astri (sidera), farne a meno, sostituirsi al cielo. Continuiamo ad aver bisogno di adorare qualcuno, ma il posto di Dio è preso dall'uomo e dalle sue opere. Insieme, sono elevate a modello e scopo per gli altri uomini. L'uomo ideale è trasfigurato, divinizzato. Di conseguenza, non è più un uomo vicino. Non è più una vista: è una visione. Ecco l'origine del culto delle persone famose, delle celebrities. Naturalmente le persone vicine continuano a esistere, ma la loro banale imperfezione le rende più estranee di un tempo. […] Col volgere del secolo XX in secolo XXI cede in modo irrimediabile anche il secondo pilastro del comandamento: l'uomo metropolitano si sente stizia, certo, ma non ce ne sarà neppure se i boia saranno demonizzati in blocco. Ciò che ho capito è che tra i boia, alcuni sono vittime dell'essere boia. Ed é a loro in modo particolare che dedico questo lavoro». AD Pagine di storia religiosa del Pinerolese il ruolo di educandato per le giovani, un compito complementare a quello compiuto dal collegio dei gesuiti per i ragazzi e voluto dall’amministrazione cittadina che aveva acconsentito alla presenza della comunità religiosa della Visitazione a patto che si occupasse dell’istruzione delle fanciulle dai 6 ai 18 anni. L’istruzione impartita aveva lo scopo di insegnare i fondamenti della fede cattolica, ma erano anche coltivati i doveri della vita civile, dato che le giovani ospiti dell’educandato sarebbero poi state chiamate a diventare mogli di notabili e uomini di corte oltreché madri e avrebbero potuto influire sulle scelte amministrative e politiche dei loro mariti e sull’educazione della loro prole. Per tal ragione le materie oggetto di studio comprendevano la lingua italiana e quella francese, la storia sacra e quella profana, la geografia, la fisica, l’algebra, la musica, il disegno ed il ricamo, oltre al catechismo ed alle pratiche religiose assidue. Chiara Povero Le suore della Visitazione a Pinerolo La comunità religiosa visitandina rimase attiva fino al 1800 ed ospitò un numero considerevole di monache provenienti soprattutto dai ceti elevati del Pinerolese, del Saluzzese, delle valli e della pianura circostanti. In totale tra la fine del Seicento e l’Ottocento le vestizioni superarono il centinaio, la maggior parte di queste giovani, che in media avevano 17 anni, proveniva dalla nobiltà piemontese e subalpina che di conseguenza era anche la maggiore fonte di finanziamento per l’istituzione che viveva innanzitutto delle doti delle monache e delle elemosine, donazioni e lasciti dei benefattori. I capitali che il convento ottenne vennero utilizzati innanzitutto per riparare l’edificio dai danni del bombardamento del 1693, quando i Savoia ripresero il controllo di Pinerolo e in secondo luogo furono impiegati per acquistare una discreta proprietà immobiliare adiacente al monastero, per am- pliarne le dimensioni oppure per comprare fondi ed appezzamenti agricoli in grado di produrre quanto necessario per il sostentamento della comunità. Tra le famiglie più illustri della nobiltà piemontese e subalpina che ebbero delle figlie presenti nel monastero si ricordano gli Asinari di Bernezzo, i Benso di Cavour, i Cacherano di Bricherasio, i Canalis di Cumiana, i Della Chiesa di Cervignasco, i Falcombello ed i Falletti di Pinerolo, i Nomis di Pollone, i Provana di Frossasco, i Roero di Settime e quelli di Cortanze, i Saluzzo di Cardé, i Solaro di Moretta e quelli di Savigliano. Ma le religiose potevano anche provenire da famiglie del notabilato locale, avvocati, medici, notai, consiglieri, o essere di condizione sociale più modesta, anche se la percentuale è minore rispetto a quelle di estrazione nobiliare. Il monastero visitandino svolse fino alla sua chiusura Maggio 2009 sempre più circondato da estranei. È dunque tempo di pensare al sequel di Nietzsche, e dirci apertamente che è scomparso anche il prossimo. I tempi seguenti alla «morte di Dio» sono stati a volte detti post-teologici o post-religiosi. Per quelli attuali non si è ancora trovato un nome. Una sgradita possibilità sarebbe «postumano». Da Luigi Zoja, La morte del prossimo, Einaudi, 2009 InformaIndiocesi Che cosa è la tradizione? L’aspetto più sicuro di tutta la vicenda legata alla revoca della scomunica dei quattro vescovi appartenenti alla Fraternità Sacerdotale Pio X è che si è trattato di un atto di misericordia. […] Per tener fissa la barra del timone, bastava conformarsi alla linea espressa nel 1988 dalla Ecclesia Dei. Nel motu proprio di Giovanni Paolo II era, infatti, anche contenuta una diagnosi di fondo dell’errore della Fraternità. Esso verteva proprio sul termine giudicato pietra angolare dai seguaci di Lefebvre: «Tradizione». La radice di questo atto scismatico è individuabile in una incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione. Incompleta, perché non tiene sufficientemente conto del carattere vivo della Tradizione, “che – come ha insegnato chiaramente il Concilio Vaticano II – trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità”(Dei Verbum n. 8). Poi si aggiungeva un secondo fattore: la contraddizione di appellarsi alla Tradizione rompendo i legami con il papa. Una delle condizioni che hanno portato all’attuale situazione è stata la debolezza con cui, negli scorsi decenni, si è affermata la presenza di quei tre «sia». La tradizione infatti cresce solo se i credenti studiano la parola, se vi è intelligenza delle cose spirituali e se vi è la predicazione vescovile. Quando si amputa uno dei tre «sia», o anche quando non lo si fa interagire, si assiste a quel che effettivamente è avvenuto: una deriva clericale che ha avvilito il senso alto della Tradizione e della comunione ecclesiale e che si è trasformata in presupposto della decisione odierna. Piero Stefani, Sae Notizie, marzo 2009 Cultura Pag.3 Maggio 2009 Dizionario interculturale Il filosofo statunitense Thomas Nagel “Io, ateo contro lo scientismo” «Sono troppo sicuri della loro ragione scientifica. Il naturalismo della scienza sta prosciugando la filosofia» Thomas Nagel è uno dei più eminenti filosofi contemporanei, ha ricevuto da poco il premio Balzan a Roma «per i suoi fondamentali contributi alla teoria etica contemporanea». […] Continua imperterrito a definirsi anti-relativista sebbene sia consapevole di come in questi dieci anni il significato e l’uso di quel concetto sia cambiato molto, almeno nella discussione pubblica. Anzi, da espressione sulla quale si scontravano filosofi e antropologi, l’anti-relativismo si è fatto largo sui giornali e addirittura in tv. Sono accaduti eventi come l’11 settembre, la crisi – almeno parziale – dei progetti di multiculturalismo in Europa, il successo di uno slogan e di una teoria come quella «scontro di civiltà» di Huntington e altri ancora. Insomma, dirsi oggi relativisti o anti ha più il senso di una scelta politica che culturale o filosofica. Soprattutto, la religione è entrata a pieno titolo nel dibattito. Benedetto XVI è uno dei protagonisti di questa campagna contro il relativismo culturale. Come ci si sente in compagnia del Papa? «Non credo che l’anti-relativismo per essenza appartenga alla religione e solo a essa. Credere che esista una ragione e una verità oggettiva non significa affidarle a una religione, a una garanzia fondata sulla fede». Per un verso, la filosofia deve tirarsi fuori dallo scontro nel quale si è cercato di trascinarla, riesumando i paradossi del razionalismo scientista e del relativismo. «La ragione – prosegue Nagel – ha una sua propria autorità e ci ha permesso di conoscere molto, e in maniera indipendente dalla fede. Non mi disturba affatto questa divisione tra le posizioni della ragione e quelle della religione». E proprio questa indipendenza tra i due orizzonti, permette a Nagel di fare un passo ulteriore. Non condivide l’ostilità nei confronti della religione delle star dell’ateismo americano (Dawkins, Dennett, Harris). «Sono un ateo – spiega – ma non dirò nulla nei confronti del cattolicesimo romano e della Chiesa in particolare. Non c’è niente di irrazionale nell’avere una fede religiosa. Richard Dawkins e Daniel Dennett sono troppo sicuri – oltre ogni ragione – del fatto che la spiegazione Ritagli I giovani e la politica «Passione» che attira solo 6 ragazzi su 100 Secondo una ricerca del Centro studi Minori&Media, che ha coinvolto un campione di 1505 studenti fra i 14 e i 20 anni, soltanto 6 ragazzi su 100 si sentono molto attratti dalla politica a fronte dei 61 che rispondono di interessarsi poco o per niente. La maggiore età non fa variare le percentuali. I maschi si dicono più coinvolti dalle femmine e i liceali più dei compagni degli istituti tecnici. Sfiduciati, ma anche disinformati: la maggioranza (52,7%) non sa cosa significhi par condicio, solo il 19,6% capisce l’espressione «porre la fiducia», il 18,9% sa da chi viene eletto il presidente della Repubblica, il 43,5% sa che le elezioni primarie sono quelle in cui si sceglie il candidato di un partito. Nell’identificazione del le formazioni politiche: solo il 54% riesce a collo- care Berlusconi esattamente nello schieramento di centrodestra e il 57,3% mette Veltroni nel centrosinistra (vince Bertinotti, che viene piazzato a sinistra dal 60,9%). Va meglio con Barack Obama: il 90% sapeva che era uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Un 5% ha messo nella rosa personaggi come l’ex premier inglese Tony Blair, Bill Gates e il defunto Robert Kennedy. «Oggi è l’emozione a guidare i giovani - spiega Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Centro studi Censis - e mi sembra difficile oggi emozionarsi per i destini del Pd o della Pdl… Fino a 15 anni fa la partita politica era ideologica, era passione, scontro magari anche fisico su visioni del mondo. Oggi mi sembra solo esercizio del potere». Sintesi da Corriere.it, 14 febbraio 2009 generale avvenga attraverso le linee guida del naturalismo della scienza moderna». Questa tendenza molto diffusa in America, ma anche da noi, a ridurre il pensiero razionale e filosofico a quello scientifico è molto criticata da Nagel. «Questo trend sta prosciugando il campo della filosofia. Molti professori di orientamento analitico – spiega il filosofo – si sono occupati di questioni con un atteggiamento scientifico esasperato. E questo è stato ed è un forte limite. Credo che nel futuro prossimo l’insegnamento debba essere meno tecnico e debba tornare a occuparsi di temi più generali e alla portata di tutti». «Il ruolo che svolge la religione nella vita delle persone è molto differente da quello giocato dalla conoscenza basata sulla razionalità. Il conflitto nasce quando la religione compie affermazioni sul mondo che sono in conflitto con i risultati delle scienze empiriche. Esistono ancora numerose forme di credo religioso che hanno una interpretazione letterale della Bibbia, ma si tratta di espressioni che tendono sempre più a essere rimosse nelle religioni moderne». Da Alessandro Nanni, Avvenire,30 gennaio 2009 Giandomenico Boffi, ordinario di Algebra - Numeri e fede/3 «La matematica è legata all’essere » Il matematico credente non solo non è un personaggio raro ed eccentrico, ma appare più che mai in sintonia con il nuovo approccio con il quale viene accolta dalla cultura la scienza di Pitagora e di Fermat. «Proprio ora si scopre (anzi: si riscopre) che la matematica è legata alle intime corde dell’essere umano. In altre parole, è fortemente intrecciata con le domande più profonde che ci poniamo» osserva Giandomenico Boffi, ordinario di Algebra all’Università di Chieti-Pescara. Richard Dawkins, biologo evolutivo nonché membro della Royal Society, che insegna a Oxford, arriva quasi ad affermare che, prima di essere ammessi a una facoltà di scienze, si debba sostenere l’esame di ateismo. «L’idea che lo scienziato, e in particolare il matematico, debba essere ateo non solo viene smentita dai fatti, ma è metodologicamente scorretta. Matematica e teologia sono campi fra i quali vedo utile un confronto, non un’interferenza. Dire – come fanno alcuni – che il credente è ina- datto agli studi scientifici, e a quelli matematici in particolare, credo sia come dire che la Bibbia può confermare la correttezza di un certo teorema. Una bestialità, perché le affermazioni bibliche da un lato e i teoremi matematici dall’altro sono – da un punto di vista epistemologico – non confrontabili fra loro». Lei parla di una evoluzione della matematica, che viene incontro agli interrogativi di fondo dell’uomo. Di che cosa si tratta? «Più che la considerevole evoluzione interna della matematica, che è un fatto specialistico, credo che ciò che colpisce maggiormente sia un certo modo nuovo di concepire questa disciplina, che ne mette in luce un valore più umanistico. La matematica è stata spesso circondata da un’aura di mistero. Ha spesso avuto la proprietà di incutere soggezione, soprattutto in chi non la conosce e non la pratica. Si è spesso imposta un’idea della matematica come mero calcolo logico-formale, delegabile (al limite) a una macchina sofisticata, capace di 'sputar fuori' tutti i teoremi». Da L.Dell’Aglio, Avvenire 16.12.2008 Sobrietà La sobrietà è un valore e di conseguenza, uno stile di vita. Con la sobrietà si sa distinguere tra i bisogni reali e quelli fasulli o imposti, si sa trasformare il consumismo in consumismo critico, si sa avviare un processo di sviluppo sostenibile. La sobrietà valorizza le esigenze spirituali, affettive, intellettuali, sociali della persona umana. I consumi indicano in maniera chiara l’ingiustizia esistente a livello planetario. Il Nord del mondo con il suo 23% della popolazione terrestre consuma il 60% del cibo esistente e così costringe i 2/3 dell’umanità a vivere in condizioni molto al di sotto dei limiti di sussistenza. Nel Nord le persone non consumano per soddisfare dei bisogni, ma per soddisfare la spirale di crescita del sistema. Gli stessi abitanti del Nord pagano un prezzo altissimo a questo sistema in termini di quantità di rifiuti da smaltire, livelli altissimi di inquinamento, malattie da sovralimentazione e da nevrosi a causa degli stili di vita. Il Nord causa un forte degrado ambientale che influisce su tutto il pianeta, e non permette al Sud di migliorare le proprie condizioni di vita. Alcune azioni da attuare per spingere il Nord a consumare in maniera più equa, possono essere: 1- scoraggiare i consumi delle risorse non rinnovabili come acqua e legno, che provocano anche inquinamento; 2- pagare i prodotti e il lavoro del Sud in maniera più equa; 3- gestire il proprio risparmio attraverso Banche etiche; 4- mettere in atto uno stile di consumo sostenibile e critico, che riduca o elimini del tutto ciò che è superfluo o incompatibile con un modello sostenibile di sviluppo; 5- attivare un’azione sinergica tra istituzioni internazionali, governi, produttori, famiglie e individui per elaborare nuovi modelli di sviluppo umano e di salvaguardia dell’ecosistema. Maria Luisa Demarchi Progetto culturale Pag. 4 I nuovi preti Nuove esperienze pastorali La grande piazza e la tecnologia dei «nativi digitali» Un'etica della partecipazione attiva e rispettosa all’universo comunicativo digitale Le nuove tecnologie legate alla comunicazione stanno aprendo un nuovo spazio sociale a cui partecipano soprattutto i giovani e i bambini, oggi chiamati «nativi digitali» perché fin dalla nascita sono stati in contatto con i marchingegni presenti ormai in quasi tutte le case, anche nei quartieri popolari. I mezzi di comunicazione di massa (televisione «aperta», radio, cinema, pubblicazioni) convivono quindi con i mezzi personalizzati (televisione via cavo, digitale terrestre, video on demand) e con i mezzi digitali interattivi (computer, telefonia mobile, palmari, iPods) che hanno la loro grande piazza pubblica in internet. La sovrapposizione di questi tre tipi di mezzi, che fra l'altro interagiscono fra di loro e si potenziano, configura un panorama mediatico veramente complesso che esige una nuova impostazione di tutta l'opera educativa. È necessario preparare le persone a essere libere e responsabili, di modo che esercitino un'attenta selezione della loro dieta mediatica e siano anche utenti consapevoli di quanto viene trasmesso o pubblicato. Nei forum governativi europei è stata espressa preoccupazione per la mancanza di consapevolezza in molti adolescenti delle implicazioni che può avere il fatto di pubblicare su You-Tube un'immagine o dati che riguardano la loro intimità o quella altrui. La Chiesa deve essere capace di animare una formazione umana integrale che non porti a un'etica del timore, ma che si esprima in un'etica della partecipazione attiva e rispettosa a questo universo comunicativo digitale. […] Alcuni autori parlano della fine della comunicazioni di massa. Questa cultura trasforma inoltre le dimensioni pubblica e privata della vita, poiché si diffonde implicitamente l'idea che tutto ciò che accade nella vita personale va trasformato in spettacolo. Questa frontiera deve essere ristabilita in base a un'antropologia adeguata, altrimenti si rischia di banalizzare l'esperienza umana, i sentimenti, gli ambiti di esercizio della comunicazione fra le persone. Allo stesso tempo, non possiamo dimenticare che un'alta percentuale della popolazione mondiale è esclusa dall'accesso a tali mezzi, per cui il nostro compito di promozione umana non si può considerare concluso. Spetta a noi lottare affinché tutti i settori sociali possano accedere a questa nuova piattaforma di partecipazione sociale. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, (Zenit 6.12.2008) Francesco Alberoni, giornalista e scrittore Quei legami profondi che non sappiamo proteggere “È il messaggio che bisognerebbe essere capaci di trasmettere, affinché ognuno possa aderire o no” La nostra vita è costruita su due tipi di legami. Quelli superficiali, professionali, utilitaristici e quelli emotivi profondi fra genitori e figli, fra fratelli, fra amici, fra innamorati. Noi di solito pensiamo soprattutto ai primi. In televisione vediamo le prestazioni dei comici, dei presentatori, degli artisti, dei registi, sentiamo i discorsi e le polemiche dei politici, ma non percepiamo le gioie, le ansie ed i dolori che stanno dietro ciò che dicono e fanno. Le uniche informazioni che abbiamo sulla loro vita privata, le leggiamo sui settimanali di gossip che parlano degli amori, dei fidanzamenti, dei figli, dei divorzi, dei lutti della gente dello sport e dello spettacolo e svelano l'aspetto umano che essi hanno in comune con tutti noi. Ed è grazie a queste informazioni che ci rendiamo conto che il comico che ci fa ridere ha una moglie e dei figli che sono alla base del suo equili- brio e, certe volte, pensiamo a Roberto Benigni con sua moglie, a fondamento della sua ricchezza emotiva e della sua arte. E mentre ci occupiamo seriamente dei rapporti professionali, guardiamo con leggerezza ai legami profondi, le vere radici della nostra personalità. E talvolta facciamo degli errori che rovinano i nostri rapporti vitali. Ci sono uomini che amano la moglie, ma non resistono alle tentazioni di relazioni extraconiugali finché lei non rompe e allora sono disperati. Ci sono donne che gestiscono benissimo la casa e la vita quotidiana del marito, ma non capiscono il suo spirito creativo e avventuroso. Ci sono mariti che non si rendono conto che la loro moglie Maggio 2009 ha bisogno di calore e corteggiamento, pensano solo alla professione e le rendono la vita arida. Ci sono genitori che trascurano i figli e figli che non si occupano dei genitori quando hanno bisogno. E poi quante decisioni brusche e irreparabili! È facile dire a qualcuno «vattene e non farti più vedere!», ma un conto è farlo con un dipendente, con un conoscente, ben diverso farlo con tuo figlio, con tua madre, con uno che hai amato, con un amico che ti è stato vicino tutta la vita. Perché mentre i rapporti superficiali possono essere sostituiti con facilità, quelli profondi ti lasciano un immenso vuoto. Molte depressioni nascono da questo vuoto, dalla solitudine che esso genera. Una solitudine che si può riempire solo con nuove amicizie o con un nuovo amore. Tutte cose molto difficili da costruire e difficili da conservare. Corriere della Sera, 12 gennaio 2009 Il prete solitario non piace più Come vivono? Cosa fanno? Indaga col piglio della giornalista Laura Badaracchi nel volume Fare il prete non è un mestiere (Edizioni dell’asino, pp. 264), in uscita oggi. Una miniera di notizie sul mondo clergy e un panorama sull’ambiente presbiterale nostrano, perimetrando il campo di interesse al solo clero secolare. Che oggi ammonta a 33 mila unità, mentre all’inizio del Novecento si raggiungeva quota 68.848. L’età media è 60 anni, uno su 8 ha più di 80 primavere; la maggior parte si trova al Nord Italia (17.886), una porzione minore al Centro (6172) e una mediana al Sud (9637). Ma come vive oggi un prete? Prendiamo il modello parrocchiale, ancora largamente diffuso nello Stivale: 25.807 le parrocchie oggi esistenti, dove il parroco è il perno su cui ruota la vita della comunità. […] «Una volta a papa Giovanni Paolo II fu domandato pubblicamente un consiglio per facilitare la comunione tra i preti. Rispose: Mangiate insieme!». […] L’autrice riporta la scansione quotidiana della parrocchia romana di San Frumenzio ai Prati fiscali (www.sanfrumenzio.org), dove la «bottega » apre alle 7,45 per le Lodi comunitarie, seguite da un’ora di preghiera silenziosa: «Un tempo da difendere, rimandando a dopo la messa colloqui o confessioni». Alle 9 il parroco, il quarantaduenne don Gianpiero Palmieri, celebra l’eucaristia. «E poi inizia il delirio», la sua scherzosa ammissione. Durante la giornata scattano gli incontri personali: «Cerco di fissare sempre un appuntamento per i colloqui (5- 8, tutti i giorni), accogliendo chi viene a chiedere aiuto per leggere alla luce della fede la propria storia. A volte incontro persone psichicamente molto fragili, qualche volta chi ha difficoltà economiche; poi ci sono universitari, anziani e pensionati, disoccupati e giovani». A scandire la giornata c’è la recita del breviario, un obbligo per ogni prete. E alla sera ecco gli incontri di formazione per adulti, coppie, giovani, catechiste… L’inchiesta della Badaracchi evidenzia che il modello « monacale » dell’anziano parroco solitario – molto diffuso – non è più auspicato dalle nuove leve. «Da parte dei più giovani si nota un appello alla vita comune: un seminarista su tre "da prete vorrebbe vivere in una comunità sacerdotale"» , ovvero un gruppo di presbiteri che abita insieme. La solitudine è questione quotidiana per il «don»: il 38% vive solo, uno su quattro pranza solitario, il 37% fa lo stesso a cena. Racconta l’autrice, riferendosi a San Frumenzio: «Accanto al parroco ci sono altri sacerdoti (4) con i quali vivere un’esperienza comunitaria a tutto tondo: il venerdì è la giornata dedicata a loro, al presbiterio». Don Palmieri narra del pranzo alle 13, l’Ora media recitata insieme, un momento serale di preghiera e condivisione comunitaria. Lorenzo Fazzini, Avvenire, 29 febbraio 2009 Focus Pag. 5 T. Todorov: “Le scelte non solo dall’identità religiosa” […] Non è possibile appiattire l'immagine dell'islam su quella dei terroristi islamici, come non sarebbe possibile appiattire l'immagine del cristianesimo sull'inquisizione. Secondo me la varietà del mondo non è mai riducibile a un'unica dimensione. Sia l'islam che l'occidente sono realtà complesse e multiformi, che non possono essere irrigidite nella sola identità religiosa. Nessun individuo è dominato interamente da una sola delle sue caratteristiche. La popolazione dei paesi a maggioranza musulmana, come per altro le altre popolazioni del mondo, non agiscono esclusivamente in funzione della religione. Le loro azioni sono determinate dall'insieme delle caratteristiche sociali e culturali che costituiscono la loro identità. E spesso queste contano molto di più della componente religiosa, la quale poi interviene a dare una forma alle loro rivendicazioni. Per quanto riguarda poi i punti di contatto, sul piano culturale, tra l'islam e l'occidente, questo è un problema di cui devono occuparsi gli storici. Tuttavia, aldilà del lavoro scientifico, la miglior cosa da fare è facilitare gli scambi culturali tra i due mondi per favorire la conoscenza reciproca. Occorre incoraggiare le traduzioni, gli incontri, i dibattiti, i viaggi e ogni altra occasione di scambio. Quando si dialoga, non ci si insulta. Il che vale per noi occidentali, ma vale anche per il mondo musulmano, dove molte spesso trionfa un'immagine schematica e caricaturale dell'occidente. L'universalità della civiltà ha bisogno della pluralità delle culture. La civiltà, infatti, consiste proprio nella capacità di riconoscere che anche chi non ci assomiglia, per cultura o costumi, appartiene pienamente alla nostra stessa umanità. Senza pluralità di culture non c'è progresso della civiltà. La storia dell'Europa lo dimostra. L'identità europea risiede nella sua capacità di gestire la pluralità. Da questo punto di vista, mi sembra perfettamente in grado di gestire anche l'identità musulmana, la quale per altro è già da secoli in contatto con la cultura europea. Certo, localmente possono anche sorgere dei conflitti, a volte anche violenti, di fronte ai quali occorre sempre intervenire con il rigore della legge. In un paese possono esserci diverse culture, ma deve essereci una sola legge. Le differenze culturali non possono mai essere una scusa per sottrarsi alla legge che garantisce tutti. Da Tzvetan Todorov , “la Repubblica” , 14 aprile 2009 Claudio Magris: “Gli incerti salveranno il mondo” Ma nel mondo di oggi secondo lei c’è una grande arroganza? «C’è arroganza politica, sociale, certamente anche intellettuale. Ancora una volta, essa deriva dalla pretesa di essere depositari permanenti della ragione o del progresso o della liberazione o dei valori e così via. Lo spirito soffia dove vuole e anche quando vuole e nessuno, neanche se il giorno prima ha scritto un capolavoro di cui può essere legittimamente consapevole, può essere sicuro, in quel momento, di capire la vita meglio di altri. Occorre un’umiltà ironica, che non esclude l’oggettiva consapevolezza dei propri eventuali risultati, ma sa che essi non autorizzano ad alcuna supponenza». E’ un fenomeno che è aumentato? «Colpisce una sorta di trasformazione antropologica, anche del comportamento. E’ sparita perfino la deprecabile ipocrisia, che è pur sempre, com’è stato detto l’omaggio del vizio alla virtù e quindi contribuisce in qualche modo a limitare la prepotenza o comunque vergognarsene. E’ una caduta di stile, di forme. Un tempo era impensabile per esempio che un capo di governo facesse le corna dietro la testa di un ministro. La forma è sempre legata a un contenuto e la sua caduta trascina anche quest’ultimo». Esistono persone che hanno malgrado tutto anco- ra oggi una visione del mondo? «Sì, e solo poche persone hanno pensato che la storia fosse finita». E quale visione hanno queste persone? «Pensano che il mondo non vada solo amministrato ma anche migliorato e reso più umano, anche se sanno di non avere in tasca la chiave dell’ “apriti sesamo”. L’incertezza però aiuta ad essere più cauti e meno intolleranti e a non credere di possedere delle formule magiche. Non bisogna pretendere sempre di avere trovato la strada giusta, ma nemmeno abbandonarsi allo smarrimento per aver preso una strada sbagliata. Si può sempre in qualche modo correggersi». Sintesi da Alan Elkan, La Stampa, 22 febbraio 2009 Elvio Fassone: “La grammatica della grande crisi” Ogni giorno sembra che venga giù il mondo. I giornali hanno titoli che ricordano i bollettini di guerra, nella quale i morti sono le banche, le imprese, i senza lavoro. Negli USA nel 2008 persi 2.600.000 posti di lavoro. Anche i manager cacciati dalle aziende in crisi. La perdita di posti continuerà nel 2009 al ritmo di almeno 400.000 al trimestre. Il valore della banca Citigroup passa da 255 miliardi di dollari a 19. In Europa non va molto meglio: crolla la Royal Bank of Scotland e il suo valore passa da 120 miliardi a 5. In Belgio e Francia i governi corrono al soccorso delle banche indebitate. Spagna: dal sogno all'incubo, deficit al 6 e crack del mattone. Anche in Cina, nella favolosa Cina del miracolo, il PIL passa dal +12 al +6,8: il che sarebbe felicità in casa nostra, ma in Cina significa che milioni di lavoratori devono tornare dall'industria alla povertà dei campi, e le navi container stazionano semivuote nei porti. E in Italia, nella fragile Italia, che succede? Affonda la produzione industriale, a novembre 12,3, le vendite di auto a -46,4. Cassa integrazione a +525 a dicembre 2008, rispetto allo stesso mese del 2007. Dall'inizio del 2008 l'indice Mibtel, quello che rileva il valore azionario medio alla Borsa di Mila- no, ha perso più del 50. Oltre due terzi delle famiglie hanno già visto ridursi il loro potere reale di acquisto. Migliaia di aziende chiudono i battenti, o temono di essere costrette a farlo a breve termine. Gli istituti di ricerca prevedono che la disoccupazione arriverà sino all'8,7. Il deficit pubblico sfiora già il 3,8, prima degli interventi strutturali. Il vocabolario economico è passato dalla pudica parola "stagnazione" a quella più severa di "crisi", ed infine a quella drammatica di "depressione". Al sostantivo ormai si aggiunge comunemente l'epitaffio storico "la più grave dal 1929". La Banca centrale europea mette il suggello: «La recessione sarà grave e duratura, pagheranno le nuove generazioni». Descrivere ulteriormente lo scenario da incubo è superfluo. Lo conosciamo tutti, basta leggere i giornali, o andare a fare la spesa. Da Elvio Fassone, La grammatica della grande crisi, Effatà, 2009 Maggio 2009 Decaloghi moderni Per il riscaldamento domestico A cura dell’ENEA È bene mettere in pratica poche ma precise regole, semplici - precisa l’ENEA (Ente Nazionale Energia e Ambiente) - ma assai utili per tutti i tipi di impianto, dalle caldaie centralizzate, alle caldaiette autonome. L’obiettivo è la sicurezza in casa e il risparmio energetico. 1. Fare eseguire il controllo e la manutenzione dell'impianto da parte di un bravo tecnico di una ditta di manutenzione o del Centro Assistenza Tecnica (CAT). 2. Utilizzare i moderni dispositivi elettronici per regolare orari di accensione e temperature nei locali riscaldati (per esempio i cronotermostati a programmazione settimanale) . 3. Non chiudere mai i radiatori in mobiletti e mai utilizzare copritermosifoni: l'aria deve poter circolare liberamente intorno ai nostri termosifoni. Sì all'installazione di pannelli riflettenti dietro ai radiatori. 4. Installare sistemi di regolazione della temperatura dell'ambiente in ogni locale riscaldato (tipicamente le valvole termostatiche o elettrotermiche). 5. Utilizzare sistemi che non consentano la formazione di calcare nelle tubazioni e nelle apparecchiature. 6. Isolare bene le tubazioni nelle quali scorre l'acqua calda. 7. Quando si installa una nuova caldaia o un nuovo impianto di riscaldamento autonomo rivolgersi ad un bravo progettista: il consumo finale dell'impianto dipende da una scelta equilibrata e corretta di tutti i componenti e di tutte le apparecchiature (caldaia, tipo di corpi scaldanti, temperatura di distribuzione dell'acqua, isolamento delle tubazioni, scelta dei sistemi di regolazione e controllo, posizionamento dei corpi scaldanti, tipo di pompe di circolazione, suddivisione in zone con programmazione indipendente, isolamento dell'edificio). Qui piccolo è bello: una caldaia grande (con elevata potenza), se non necessaria, fa consumare molto più combustibile. 8. Eliminare, con dispositivi automatici, l'aria dalle tubazioni e dai corpi scaldanti. 9. Distribuire l'acqua calda sanitaria ad una temperatura non maggiore di circa 45 °C. 10. Imparare a misurare l'energia che si consuma: per esempio, leggere periodicamente il contatore del gas e capire quanto si consuma in estate e quanto in inverno; i dati sul consumo del gas combustibile andrebbero anche annotati, ogni anno, sul libretto di impianto. Documenti Pag. 6 Maggio 2009 L’intervento di cinque scienziati nella polemica sul preservativo per sconfiggere l’Aids Il discorso di Benedetto XVI sul preservativo è realista Lo scritto su Le Monde in risposta agli autori di una lettera al papa sulla prevenzione dell'aids Alla lettura della vostra lettera indirizzata a Benedetto XVI, su Le Monde del 25 marzo noi ci chiediamo se è ancora possibile riflettere sul senso della sessualità umana, dei comportamenti e dei modelli sessuali che una società genera, senza che subito ci si ingiunga di tacere, in nome di una visione puramente tecnologica sull'argomento e che, del resto, non prende in considerazione tutti gli studi epidemiologici. Oggi, sui media si discute e ci si focalizza su un gruppo di parole pronunciate da Benedetto XVI: “(...) ciò rischia di aumentare il problema.” Per il papa non si tratta di esaminare gli eventuali guasti dell'oggetto profilattico a seguito di rotture o sfilamenti, né di evocare la sua resistenza e l'ipotesi della sua porosità. Il problema non riguarda questo aspetto, che deve continuare ad essere trattato dai laboratori di fabbricazione e dai medici. Ma non è la misura preventiva più efficace. In effetti, in molti paesi africani, la proporzione delle persone portatrici del virus è troppo elevata perché l'epidemia sia frenata dal preservativo da solo. Molti epidemiologi che lavorano nel campo della lotta contro l'epidemia di HIV in Africa si stupiscono della mancanza di informazione che rivelano le prese di posizione contro la dichiara- In molti paesi africani, la proporzione delle persone portatrici del virus è troppo elevata perché l'epidemia sia frenata dal preservativo da solo zione del papa. Per esempio, Edward Green, direttore dell'APRP (Aids Prevention Research Project) dell'università di Harvard, durante un'intervista ha detto, parlando dell'Africa: “Teoricamente, il preservativo dovrebbe funzionare, e teoricamente, un utilizzo del preservativo dovrebbe portare a migliori risultati rispetto al non utilizzo. Ma ciò è teorico... Noi non troviamo un rapporto tra un utilizzo più frequente del preservativo ed una riduzione dei tassi di contaminazione da HIV” (“Harvard Researcher Agrees with Pope on Condoms in Africa”, Catholic News Agency, marzo 2009). Non c'è nessun paese con un'epidemia generalizzata che sia riuscito a diminuire il rapporto della popolazione infettata da HIV grazie alle campagne centrate sull'utilizzo del solo preservativo. Il caso di diminuzione di trasmissione di HIV pubblicati nella letteratura scientifica sono associati alla messa in atto dell'“astinenza” e della “fedeltà” oltre ai preservativi, nella triade ABC, astinenza (A), fedeltà (B, per be faithful, sii fedele) e utilizzo del preservativo (C per condom). In altri termini, solo i programmi che hanno seriamente raccomandato il ritardo dell'attività sessuale dei giovani e la monogamia reciproca (ciò che i cristiani chiamano fedeltà) sono stati coronati da successo. È ciò che ha illustrato il famoso studio riguardante l'Uganda (“Population-Level HIV Declines and Behavioral Risk Avoidance in Uganda”, Rand L. Stoneburner e Daniel Low-Beer, Science, 30 aprile 2004; “Reassessing HIV Prevention”, M. Potts, D. Halperin e al. Science, 9 maggio 2008). I casi di diminuzione di trasmissione di HIV pubblicati nella letteratura scientifica sono associati alla messa in atto dell'“astinenza” e della “fedeltà” oltre ai preservativi, nella triade A B C Gli unici paesi che sono riusciti ad abbassare la prevalenza sono quelli che hanno introdotto A e B in tutti i settori della società, della scuola, dell'impresa, dell'università, dei media, delle chiese (“The Time Has Come for Common Ground on Preventing Sexual Transmission of HIV ", D. Halperin, M.J. Steiner, M.M. Cassell, E.C. Green, N. Hearst, D. Kirby, H.D. Gayle, W. Cates, Lancet, novembre-décembre 2004). La Chiesa cattolica propone A e B da sempre. Gli specialisti dell'epidemiologia sottolineano che l'astinenza e la fedeltà hanno fino ad oggi evitato 6 milioni di morti in Africa. Il papa fa notare che “rischiamo di aggravare il problema” dell'aids se i programmi di prevenzione centrati sul preservativo danno un messaggio non adeguato alla popolazione in generale e in particolare ai giovani. Essi veicolano il messaggio: “Tutto ciò che fate con il sesso è in completa sicurezza, senza rischi, finché utilizzate il preservativo.” Il che è falso. In effetti, questo tipo di campagna porta generalmente ad un fenomeno di compensazione dei rischi. Se le persone si sentono in sicurezza al 100% finché usano dei preservativi, hanno la tendenza a correre maggiori rischi. Per esempio, i giovani che non hanno ancora avuto rapporti sessuali cominciano ad averne, o coloro che hanno dei rapporti sessuali, cominciano ad avere più partner – esattamente ciò di cui l'HIV ha bisogno per propagarsi. Questo fenomeno di compensazione è stato ampiamente descritto nella lette- ratura scientifica. Degli studi in parti- invadendoli con una ideologia comporcolare sono stati condotti su dei cam- tamentale che sconvolge le loro cultupioni rappresentativi della gioventù re. nelle Filippine, in Salvador, o anche in Esistono degli atteggiamenti morali Spagna. In ciascuno dei casi, i giovani che umanizzano l'espressione sessuale. che credono che i preservativi siano Il preservativo, come mezzo di prevenefficaci al 100% hanno la tendenza ad zione nella lotta all'aids, non è né un avere rapporti sessuali più presto, un principio di vita, né un modo di persofenomeno classico di compensazione nalizzare e di umanizzare la sessualità, e neanche il solo obiettivo della predei rischi. Il discorso del papa è realistico e giu- venzione. Quando non viene presentato sto: ci interroga su una visione della un percorso di educazione al senso delprevenzione limitata al solo preservati- la responsabilità, della sessualità vissuvo. Adotta un punto di vista antropolo- ta nel rispetto di sé e dell'altro e al sengico e morale, comprensibile da tutti, so dell'impegno e della fedeltà. L'ecper criticare un orientamento unica- cesso di deregulation finanziaria ci mente tecnologico che, da solo, non è porta ad un vicolo cieco. Che cosa dein grado di arrestare la pandemia, come riverà da un abbandono delle referenze ha notato anche a suo tempo l'ONU. morali della sessualità? Nello spazio di venticinque anni, que- Tony Anatrella, psicanalista, specialiste campagne incentrate sul preservati- sta in psichiatria sociale et consulente vo non sono riuscite a ridurla. Si com- del Pontificio consiglio per la salute; prende il discorso esclusivamente tec- Michele Barbato, ostetrico-ginecologo nologico se si sceglie di rifiutare l'asti- di Milano, presidente de l'Istituto europeo di educazione familiare; nenza e la fedeltà. Tuttavia, deve ugualmente essere pro- Jokin de Irala, medeco epidemiologo, posto un approccio diverso, che faccia dottore dell'università del Massachumaggiormente appello al senso della setts, coautore del libro" Avoiding coscienza umana e della responsabilità: Risk, Affirming Life ", che uscirà prosin realtà si tratta di un percorso peda- simamente negli Stati Uniti, vicediretgogico riguardante il senso dei com- tore del dipartimento di medicina preportamenti sessuali. Ma questa pro- ventiva e di salute pubblica all'universpettiva, ce ne accorgiamo, è difficil- sità di Navarra, Spagna; mente presa in considerazione oggi nel René Ecochard, professore di medicidiscorso sociale legato ad un pensiero na, epidemiologo, caposervizio di biopragmatico. Il preservativo è diventato statistica del Centro Ospedaliero Uniuna sorta di tabù non criticabile, un versitario di Lione; feticcio, che, curiosamente, dovrebbe Dany Sauvage, presidentessa della partecipare alla definizione della ses- Federazione africana di azione famisualità. Non è un modo cinico di ma- liare. scherare gli interrogativi? Dobbiamo in “Le Monde” dell'11 aprile 2009 arrivare all'idea che il preservativo pro- (traduzione: www.finesettimana.org) tegga da tutto perfino dal pensiero? Riflettere sui comportamenti sessuali diventa penoso a tal punto da provocare l'ira di molti militanti ed ideologi in materia. In questo senso, le dichiara- 150 anni da “Origine della specie” Quali novità scientifiche sul tappeto? «Alla zioni del papa non sono “regressive”: luce delle conoscenze rese possibili dalla Hanno detto In questo senso, le dichiarazioni del papa non sono “regressive”: al contrario ci portano fuori dalla regressione e ci invitano a confrontarci con i fatti e le poste in gioco al contrario ci portano fuori dalla regressione e ci invitano a confrontarci con i fatti e le poste in gioco. Il papa parla degli uomini e della loro vita. Ciò che i media europei non dicono, gli africano hanno saputo ascoltarlo durante il suo viaggio. Gli africani denunciano la parzialità dei media occidentali affermando che una volta di più essi vengono defraudati della loro storia, delle loro risorse e della loro vita, genomica, possiamo affermare che l’evoluzione è un fatto e non più una teoria. Si conosco-no i genomi dell’uomo, delle scimmie e di altri animali, con studi compiuti sui fossili e sulle specie viventi. La storia della vita sulla Terra ha un’ossatura molto solida. È possibile ricostruire l’albero genealogico e stabilire 'chi è parente di chi'. Una conferma viene, ad esempio, dalla vitamina C, che l’organismo umano non può produrre. Il gene necessario si trova nel Dna dell’uomo e dello scimpanzè nella stessa posizione in cui si trova nel Dna di quasi tutti gli animali. Ma, sia nell’uomo che nello scimpanzé, il gene è difettoso, risulta rotto allo stesso modo. Una prova, tra tante, della 'parentela' genetica tra scimpanzé e uomo. L’interpretazione evoluzionistica è che scimmie e primati (incluso l’uomo) si procurano la vitamina C mangiando frutta, e non hanno quindi bisogno di questo gene». Nicola Cabibbo, Avvenire, 9.02,2009 Orizzonti aperti Pag. 7 Al cuore della fede - 8 Secondo la Spe salvi di Benedetto XVI La fede è la chiave per la «vita eterna» Tuttavia dobbiamo adesso domandarci esplicitamente: la fede cristiana è anche per noi oggi una speranza che trasforma e sorregge la nostra vita? È essa per noi «performativa» – un messaggio che plasma in modo nuovo la vita stessa, o è ormai soltanto «informazione» che, nel frattempo, abbiamo accantonata e che ci sembra superata da informazioni più recenti? Nella ricerca di una risposta vorrei partire dalla forma classica del dialogo con cui il rito del Battesimo esprimeva l’accoglienza del neonato nella comunità dei credenti e la sua rinascita in Cristo. Il sacerdote chiedeva innanzitutto quale nome i genitori avevano scelto per il bambino, e continuava poi con la domanda: «Che cosa chiedi alla Chiesa? » Risposta: «La fede ». «E che cosa ti dona la fede? » «La vita eterna ». Stando a questo dialogo, i genitori cercavano per il bambino l’accesso alla fede, la comunione con i credenti, perché vedevano nella fede la chiave per «la vita eterna ». Benedetto XVI, Spe salvi, n.10 Generale Generale, il tuo carro armato è una macchina potente Spiana un bosco e sfracella cento uomini. Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere è potente. Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante. Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare. Bertolt Brecht, Storie del signor nessuno Bianco/Nero NOTE DI LETTURA Le donne musulmane Contro la piaga della post religione di Zainah Anwar «L’Occidente spesso presenta la donna islamica solo come oppressa, controllata, discriminata, ma non tutte le donne sono oppresse, controllate o discriminate nel mondo musulmano, specialmente nel corso degli ultimi dieci anni. Sono le donne musulmane che hanno cominciato a porre nuove sfide all’interno della società, sfidando le tradizionali politiche religiose e l’uso della religione per fini discriminatori. Sono le donne, più degli uomini, ad avere il coraggio di spingere per le riforme nell’Islam e nelle società islamiche. Gli occidentali dicono sempre che stanno venendo a liberare le donne, a portare la civiltà, a portare la giustizia... Guarda cosa sta succedendo in Afghanistan, le donne hanno ancora problemi enormi per conseguire i propri diritti e il governo afgano è supportato dagli USA! E poi gli USA sono andati in Afghanistan raccontandoci che una delle loro motivazioni e ragioni era liberare la donna dal burqa!» Zainah Anwar, direttrice di Sisters in Islam, una delle più importanti organizzazioni di donne musulmane Turismo, estetica e spiritualità L’icona del Salvatore “Non nascondermi il tuo volto” (Sal 102,3): così prega il Salmista, voce dell’uomo alla ricerca di quel volto di cui è l’immagine. Ma Dio sembra vivere in una dimensione inaccessibile: “Non potrai vedere il mio volto: nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es 33, 20). Pur rivelandosi, Dio non dissipa la sua sovrana alterità nelle mani dell’uomo né si lascia imprigionare nelle rappresentazioni umane, neanche nell’immaginazione dell’artista, che lo trasformerebbe in idolo: “Non ti farai immagine alcuna” (Es 20,4). Tuttavia l’Antico Testamento contiene non solo la proibizione delle immagini, baluardo contro l’idolatria, ma anche invocazioni come “Su di noi faccia splendere il suo volto” (Sal 67,2) e “Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (Sal 80,4.8.20). In una dinamica dove l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo ed il Nuovo nascosto nell’Antico, il mistero dell’Incarnazione rende visibile, senza possibilità di equivoco, il volto “pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14): il mistero taciuto da secoli eterni (v. Ef 3,9) risplende agli occhi di tutti; la divinità si apre interamente nell’umanità del Cristo: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). L’icona del Salvatore ci presenta questo volto: il volto di Cristo non dipinto da mano d’uomo, immagine acheropita perché Dio stesso ha deciso di rivelarsi, dunque non frutto di arte e sapienza umana. Il Cristo è “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), volto di Passione – “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi” (Is 53,2) - e di Risurrezione – “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3) -, vero luogo dello Spirito dal concepimento alla presenza alla destra del Padre e nella comunità dei credenti. L’icona ci mostra questo volto non riproducendo le coordinate del del vivere umano; sul suo volto conosciamo noi stessi, troviamo risposta all’enigma della condizione umana presente e futura: “Saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è” (I Gv 3,2). Così è esaudita l’invocazione del Salmista: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42,3). I puri di cuore vedranno Dio (v. Mt 5,8), cioè vivranno con Lui per sempre: la “visio beatifica” è resa possibile dallo stare insieme, l’uomo faccia a faccia con Dio (v. Icor 13,12), insieme camminando nel giardino e insieme sedendo a mensa. Così canta un inno recente: “Il tuo volto cerchiamo, Signore: ascolta la nostra voce. Consacraci nell’unità Per rimanere uniti nel tuo amore”. Franco Betteto nostro mondo che passa, ma immergendoci nell’eternità dove tutto è luce: “La città non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” (Apoc 21,23). Dall’icona sgorga, come dalla voce di Gesù nei Vangeli, la domanda “Voi chi dite che io sia?”: questione decisiva della nostra vita, rispondere alla quale significa aprirsi alla luce o annullarsi nelle tenebre. Sul volto di Cristo c’è, con la rivelazione di Dio, la rivelazione della struttura autentica Maggio 2009 Via Bignone 83 Pinerolo (TO) Tel. 0121.74521 di Andrea Balbo Questo è un libro da leggere assolutamente! Renato Oniga, professore di Lingua e Letteratura latina all’Università di Udine, è un cristiano colto che, come forse è capitato a molti, si è stufato di essere considerato poco più che un primitivo o un animale in via di estinzione da parte dei cantori di una scienza contemporanea che esprime giudizi anche su questioni su cui non è minimamente competente come quella religiosa. Nelle 220 pagine del suo volume spigliato e gradevolissimo, per quanto ricco di riferimenti, intitolato Contro la postreligione. Per un nuovo umanesimo cristiano (che si avvale anche di una bella e densa prefazione di Marc Fumaroli, accademico di Francia), Oniga mette a nudo le radici di un nuovo fenomeno culturale, che egli chiama “post-religione”: essa attacca violentemente le religioni storiche in modo integralista, diffondendo un “verbo” basato sull’odio di sé (parodia tragica del comandamento di Gesù), sullo scientismo e sul relativismo etico. Questa sorta di “movimento” ha tra i suoi massimi e s p o n e nt i i t a l ia n i i l l o g ic o matematico Piergiorgio Odifreddi, i cui volumi contro il cristianesimo sono sottoposti da Oniga a un’inesorabile e documentatissima disamina che ne mostra la profonda d e b o l e z z a e l a s o st a n z i a l e inconsistenza. Tuttavia questo libro è molto più di un’apologia: esso rappresenta una ventata di aria fresca per tutti coloro che non dimenticano che, per il cristiano, è sempre necessario dare conto della speranza che è in lui. L’autore mette in rilievo come il cristianesimo, lungi da essere un ostacolo contro la modernità, rappresenti invece un elemento essenziale per costruire un nuovo umanesimo, di cui il terzo millennio ha grande bisogno. La classicità, le radici ebraiche, l’esperienza storica di duemila anni di predicazione del messaggio di Gesù possono contribuire realmente a costruire un mondo migliore, più giusto e più umano: si spiegano così i due bellissimi capitoli conclusivi sul senso della cultura e sull’ideale dell’humanitas, quel termine che connota l’essere uomo in quanto uomo, non separato e staccato dagli altri, ma capace di sentirli vicini e interessarsi alla loro vita. L’unico piccolo neo del volume è la difficoltà di reperimento: conviene ordinarlo via mail all’editore Fede e Cultura all’indirizzo http://www.fedecultura. com/2009/03/contro-la-postreligione-renato-oniga.html al costo di 18 euro. Andrea Balbo Cronaca bianca Pag.8 Africa Cose dell’altro mondo La condivisione Qui in missione la parrocchia è punto di riferimento non solo per lo spirito, ma soprattutto per il corpo e tutte le esigenze che ne derivano. Mama Shiko è un’amica che ha una figlia diversamente abile e da sei settimane lavora in parrocchia, su ispirazione dello Spirito Santo e mio suggerimento a Fr. James. E’ un lavoro a termine, ma intanto ci aiuta a mettere a posto i registri dei battesimi e degli altri sacramenti, che sono un po’ trascurati. Così guadagna qualcosa, si tira fuori di casa, incontra la gente e si rende utile. L’ho vista vestita elegante (di solito era sempre in pantaloncini e maglietta), si è fatta anche la pettinatura ed era contenta. Domani passerò la giornata in ufficio con lei. Come da voi, anche qui da noi la settimana santa è una settimana di grandi impegni e liturgie, al punto che a volte ci si dimentica l’essenziale per viverla. Il mercoledì delle ceneri abbiamo celebrato nella chiesa nuova in costruzione, non ancora finita, con spostamento di panche dal salone, riuscendo così a far accomodare tutti gli studenti: la chiesa era piena! Tra un preparativo e l’altro, su e giù, alla fine nessuno aveva preparato la materia: le ceneri. Me ne sono accorta in tempo, così durante la predica sono corsa a chiederle a Baba Kiarie. Cerca di qua, cerca di là, alla fine le abbiamo trovate. Fr. James mi ha chiamata all’altare insieme ad altre tre suore elisabettine ad aiutare per l’“incenerimento”, dicendo: “Tubuni ne kuamini injili”. Al termine una strana sensazione… Dio si serve di fragili creature per trasmettere il suo invito alla conversione e al perdono. Suor Claudia, missionaria della Consolata, Nairobi (Kenya) Maggio 2009 3000 volontari clown di corsia per i bambini ricoverati in ospedale La 5a giornata del Naso Rosso Metà delle offerte raccolte, destinate ai terremotati in Abruzzo La Giornata del Naso Rosso (GNR) nasce nel 2005 come giornata nazionale di sensibilizzazione e raccolta fondi a favore dei Progetti di Viviamo In Positivo Italia ONLUS. Nel 2005 grazie alla GNR si attiva il primo progetto "CircoStanza" a Torino con due operatori (educatori-clown) presso il Quartiere San Paolo di Torino e presso una scuola nella periferia torinese Nel 2006 grazie alla GNR il progetto CircoStanza si amplia e a Torino, oltre alla scuola e al quartiere San Salvario e Porta Palazzo, il Progetto Circostanza entra nel carcere minorile Ferrante Aporti. Nel 2007 Circostanza prosegue a Torino e si attivano nuovi progetti CircoStanza a Catania (carcere minorile Bicocca), a Genova (quartiere di Cornigliano), a Modena (Comunità) e a Palermo (scuole a rischio nel quartiere Zen). Nel 2008 un nuovo progetto Circostanza arriva ad Asti in "famiglia" con l'intervento di 2 operatori educatoriclown in 5 famiglie di bambini disabili. Prosegue Circostanza a Torino (carcere minorile Ferrante Aporti, educativa di strada San Donato e San Salvario, comunità Stranaidea e Koiné, scuola), a Catania (carcere minorile Bicocca), a Genova (Cornigliano), a Modena (Comunità Casa Mimosa e Marta e Maria) a Palermo (carcere minorile Mala- spina e scuole). Gli operatori CircoStanza sono oggi 10 e sono 22 i volontari coinvolti nel progetto. Grazie alla GNR inoltre circa 3000 volontari clown di corsia hanno potuto usufruire dal 2006 di: 6 corsi per Trainer di allenamento, 94 corsi specialistici, 10 corsi per dirigenti, 1 corso per operatori di circo sociale, 3 corsi per volontari in missione. VIP Italia ONLUS ripropone anche quest'anno "La 5^ Giornata del Naso rosso" in 34 piazze italiane. I clown di corsia e i clown Joy (portatori di gioia) delle Associazioni VIP riempiranno le piazze delle loro città con giochi, palloncini, nasi rossi, spettacoli, e tanta tanta allegria! La Giornata del Naso Rosso è un evento di sensibilizzazione e allo stesso tempo una raccolta fondi nazionale che ci permetterà di proseguire i nostri progetti: 1. Progetto ABRUZZO: invio di volontari clown per rallegrare e portare gioia ai bambini e alla popolazione colpita dal sisma e progetto di aiuti umanitari ; 2. CircoStanza: progetto di Circo Sociale e Clownterapia rivolto a minori a rischio sociale in aree di disagio (carceri minorili, scuole a rischio, comunità, territorio). Da http://www.giornatadelnasorosso.it/ Il Bauman pensiero Lo strapotere della tecnica La tecnica oggi non è più un “mezzo” nelle mani dell’uomo, ma, per effetto della sua espansione, è diventata il vero soggetto della storia che ha ridotto l’uomo a semplice funzionario dei suoi apparati, regolati da quegli unici criteri che sono la produttività e l’efficienza. È chiaro a questo punto che il potere non è più una competenza della politica, perché la politica per decidere guarda l’economia, e questa, per decidere guarda le risorse tecnologiche, per cui luogo della decisione finisce con l’essere la tecnica. La tecnica non conosce il pensiero che “pensa”, ma solo il pensiero che “calcola”, che fa di conto, che tende a ottimizzare l’impiego minimo dei mezzi per il maggior raggiungimento di scopi. Che cosa sia bello, cosa sia buono, cosa sia vero, cosa sia giusto, oggi non lo sappiamo più, non perché la società è liquida, ma perché il pensiero è stato solidificato e ristretto alla ricognizione e al perseguimento esclusivo dell’”utile”. Progetti a lunga durata non se ne possono fare, per la semplice ragione che la tecnica conosce solo quel tempo breve che è il recente passato e l’immediato futuro. U. Galimberti, Il mondo di Bauman “Modus vivendi” Gino Girolomoni «Siamo al delirio di onnipotenza» Gino Girolomoni nasce a Isola del mandamento:”Non mischierai l’uomo nel proprio sangue. Piano, sulle colline di Urbino. A venti- con la bestia, né il vegetale con Gino non vuole ritré anni compra, indebitandosi, il mo- l’animale”. Girolomoni afferma: ”Gli nunciare a quel panastero di Montebello e lo riporta in Ogm, la clonazione, la brevettabilità ne e a quel vino per vita. Ci abita con la moglie Tullia e i delle forme viventi: siamo al delirio di cibarsi di mostruosità concepite in protre figli. Nella Valle del Metauro tutto onnipotenza”. L’uomo si crede Dio, la vetta. A Gino, però, rimane un desideera in abbandono, oggi ci sono coltiva- vita viene dall’uomo e non più da Dio. rio: restaurare anche l’antica Chiesa zioni biologiche, cooperative agricole, Per Girolomoni, quando mangiamo, del monastero per riportare a Monteun pastificio, un agriturismo, un labo- compiamo un atto sacro. Gesù, bello i resti del biblista Sergio Quinzio ratorio officinale. Girolomoni esporta i nell’Ultima Cena, benedice il pane e il che si rifugiò nel suo monastero dal suoi prodotti naturali fin negli Stati vino e li trasforma nel proprio corpo e 1973 al 1987. Simona Bruera Uniti e in Giappone Finestra per il Medio Oriente e pubblica, ogni tre mesi, la rivista “Mediterraneo”. Ha Le lettere di Don Andrea Santoro - 14 lavorato talmente bene che i suoi Ci siamo riproposti la domanda: togliere anche il figlio, rinunciò al possesso percompaesani l’hanno cosa vuol dire essere una "Finestra sonale di una terra che gli era stata promessa, latenuto sindaco per Don Andrea per il Medio Oriente"? Cosa vuol di- sciò svuotare da Dio le sue mani, la sua anima, i dieci anni. Girolore, proprio qui nella sua patria, avere suoi progetti. Si lasciò crocifìggere spiritualmente moni non sopporta una casa intitolata ad Abramo, rico- perché Dio fosse "il suo tutto" e "tutto" da Lui nosciuto padre comune da ebrei, cri- (cioè la pienezza della benedizione di Dio) gli il progresso. È constiani e musulmani? Cosa vuol dire, altri potessero attingere. I suoi figli invece oggi si vinto che Dio punirà l’uomo per aver nelle circostanze di oggi, testimoniare e proporre contendono possessi e primati, reclamano diritti di superiorità, tendono a contare di più, si chiedocalpestato quello il Vangelo da "cristiani"? […] È importante chiedersi come della gente qua- no di fatto chi sia il più grande e valga di più. Coche secondo lui è l’undicesimo co- lunque come noi possa interpretare, alla luce degli sa pensa Abramo di questi suoi figli, sia ebrei sia avvenimenti, i segni di Dio, come possa tenerne cristiani sia musulmani? Cosa pensa in parconto in pratica nell'ora che viviamo e come pos- ticolare di noi cristiani che riconosciamo nell'uosa contribuire a costruire il "suo" regno, quello mo nato dal suo seme (Gesù) il Figlio di Dio, l'Iper il quale Gesù è morto e per il quale ha inviato sacco immolato, il Messia crocifisso, umiliato i suoi discepoli, quindi anche noi, nel mondo inte- dagli uomini ma glorificato da Dio? È stato sorro. La nostra piccolezza non è impotenza ma la prendente per noi, in tutto questo periodo, come forza stessa di Gesù, che da grande che era si è le letture della messa e dell'Ufficio delle letture fatto piccolo e scelse vie ignote al mondo e mi- nella Preghiera delle Ore contenessero spunti isteriose ancora per noi oggi. È sorprendente come nattesi ma attualissimi: una specie di commento ebrei, cristiani e musulmani facciano tutti appello quotidiano fatto da Dio non dagli uomini. È una ad Abramo. Ma non basta, come diceva Gesù, riflessione che vorremmo continuare insieme, a chiamarsi "figli di Abramo" per esserlo realmen- voce. te. Abramo lasciò tutto, spogliò se stesso, si lasciò Da Lettere dalla Turchia, Città Nuova, 2006 Perché vado in Turchia Pag.9 CINEFORUM Film per la catechesi e l’irc Hancock Regia di Peter Berg (2008) Religione&Scuola Maggio 2009 Dal giornale degli studenti del Liceo “Porporato” di Pinerolo Il nostro futuro ha ancora bisogno di chi combatte per i diritti? Torneranno i grandi personaggi della storia? Ha il nome del primo firmatario della Dichiarazione di Indipendenza Ormai i ragazzi non credono più in na e senatrice a vita. Nel corso dei secoli ci sono stati degli Stati Uniti, è nato a Miami, Oggi, invece, sembra che ai giovani coloro che lottano per riuscire ad agrandi uomini, che grazie ai loro idevive a Los Angeles, è alcolizzato, ha non interessino più coloro che hanno vere un mondo migliore, ma credono ali e alle loro azioni hanno mutato o superpoteri che non riesce a gestire, fatto qualcosa per migliorare la so- e aspirano a diventare come coloro rivoluzionato la storia. è disprezzato dai malviventi e impoAlcuni di essi sono: Gandhi, politi- cietà, ma per lo più persone che sono che fanno di tutto per apparire in tepolare tra i cittadini, è John Hanlevisione, nei cinema, alle radio, e co indiano ed importante guida spiricock, in arte Hancock. Supereroe che sono famosi non perché hanno tuale nei movimenti di difesa dei diinadeguato e imperfetto, Hancock fatto qualche cosa di importante per ritti civili dei cittadini, usando il sisalva la vita a Ray Embrey, dirigente la società, ma perché sono belli, fanstema della "non violenza", e premio di una società di pubbliche relazioni. Padre affettuoso e marito premuroso, no ridere, ecc.. Nobel per la pace. Martin Luther Ray si prende a cuore quel caso suMa il nostro futuro ha ancora bisoKing, premio Nobel per la pace, poliper-umano, investendo tempo ed gno di gente che combatte per dei tico statunitense, leader per la difesa energia per riabilitare diritti che le sono stati negati o per dei diritti civili. Nelson Mandela, l'uomo e riscattare rendere migliore la vita agli altri. politico sudafricano, premio Nobel l'eroe agli occhi della Questi grandi uomini torneranno? per la pace, fu uno dei leader per il comunità. SospendeE se sarà così, noi saremo pronti ad movimento anti-apartheid. Eleanor re l'alcol, radersi la accoglierli e seguirli assecondandoli? Roosevelt, first lady statunitense, si barba, indossare un impegnò per tutta la vita nella tutela Probabilmente non saranno in molti costume appropriato, dei diritti civili e fu una tra le prime coloro che li ascolteranno e lotteranatterrare morbido ed femministe. Presiedette, inoltre, la no con loro, perché la maggior parte elegante sull'asfalto, famose perché sanno ballare, cantare, dei ragazzi di oggi non ha il coragcommissione che approvò la dichialodare le forze delrecitare, sfilare o mettersi in mostra. razione universale dei diritti dell'uogio, la voglia o le credenziali valide l'ordine, compiacere i passanti e soAd esempio, chiedendo ad alcuni per seguirli. O più semplicemente mo. Rita Levi Montalcini: scienziata prattutto pagare col carcere i danni italiana, premio Nobel per la medici- ragazzi, mi hanno detto che i loro pensa che non ne valga la pena. procurati ai beni pubblici, sono solo idoli sono Alessandro Del Piero Ma visto che la nostra società è alcune delle buone azioni (calciatore), Maccio Capatonda quella che è anche grazie a loro, alloche Hancock dovrà mettere Liberatemi (cantante), Will Smith (attore), ecc.. ra la domanda è: come sarà il nostro in pratica per ottenere l'apdi Biagio Antonacci Ma la domanda è: torneranno mai i futuro? Chiara, 4°C ginnasio provazione dei suoi cittadi- Signor Capitano mi liberi le mani Onda d’urto, febbraio 2009 grandi personaggi di una volta? ni. Ma certi vizi, come un non ho fatto mai del male a nessuno passato amore, sono duri a sono piegato di fronte a questa vita morire. C'è qualcosa di io sono, sono un prigioniero misterioso e affascinante e poi non vede, non vede la mia pena nel primo terzo di Han- non capisce i miei pensieri Il mondo viaggia veloce. Ce ne accorgia- quella che dovrebbe essere una parola di cock: malinconia e stupore non vede come viviamo non vede che non amiamo. mo tutti i giorni. Dai nuovi cellulari iper- speranza e amore per portare scompiglio si allargano silenziosi nelle Signor Capitano dove sono le risposte alle tante tecnologici ai nuovi social network che ti nel mondo, rovinando agli occhi delle inquadrature a scoprire una lettere spedite e poi mi dica, mi dica dove siamo fanno avere migliaia di amici in poche persone elementi fondamentali della stoLos Angeles assediata dal- e che stiamo ancora aspettando... la malavita e un supereroe non vede come viviamo, non vede cosa facciamo ore. Alcuni giorni fa una notizia mi ha ria dell'umanità. Attenzione però, perché clochard abbandonato su non vede non crede... Liberatemi, liberatemi dalla incuriosito: un uomo di chiesa ha inven- la colpa non è tutta loro, ma anche di un tato una specie di I-pod contenente tutti i analfabetismo religioso di fondo: le peruna panchina. John Han- noia e dalla confusione, salmi e le preghiere adatte a qualsiasi sone non sanno quasi mai cosa una relicock, supereroe col vizio liberatemi, liberatemi situazione. Questo mi ha fatto riflettere gione tratti e la condannano solo per dell'alcol e dell'esagerazio- le mie mani devono applaudire su una cosa, e cioè se la quello che fanno i suoi seguaci un po' ne, non ha il passato liberatemi, liberatereligione e la spiritualità troppo estremisti. Veloce o piano? "narrativo" degli eroi (s) mi dalle mille più di non trovano più posto In questo caso il detto "L'uomo ha paura mascherati della cultura mille paure. Signor Capitano ho "Se vuoi andare veloce, va' da solo. di ciò che non conosce" calza a pennella nostra epoca. popolare americana (i co- i sogni tra le mani Se vuoi andare lontano, va' insieme Il culto relinello. Le innovazioni tecnologimics). È il primo eroe di un non ho fatto mai del agli altri". Proverbio africano che, le nuove scoperte storiche e gioso ha radici fumetto che non uscirà male a nessuno archeologiche hanno già portato antichissime, mai. Eppure c'è qualcosa di domande facili, difalcuni a dubitare del fondamento millenarie. Proviamo a pensare comune, primordiale e ri- ficili risposte quanto falso e quanta indifferenza della religione. Chi può sapere conoscibile tra lui e gli e dai piccoli diavoli sono quelli che fanno più male a religioni come il Mitraismo , cosa capiterà in futuro? Forse si altri supereroi. Sono uomi- non vede non respiriamo non vede stiamo moren- nato nel settecento a.C., o allo troveranno le prove certe dell'esiZoroastrismo, ancora più anni al di sopra di altri uomi- do, non vede non crede... stenza di Dio o forse no. Ma cosa tico. L'uomo ha sempre avuto ni, i cui eccezionali poteri Liberatemi, liberatemi le mie mani devono applaudire liberatemi, succederà quando l'uomo avrà bisogno di credere in qualcodiventano allo stesso tem- liberatemi qui c'è buio non so quando è domani sa di più grande di lui per giustificare le spiegato tutto? Forse non avrà più bisopo un dono e una maledi- liberatemi (liberatelo!) liberatemi (liberatelo!) proprie azioni. Ora ci troviamo in gno di credere? Questa ricerca di risposte zione, lo strumento di una LIBERATEMI !!! un’epoca più evoluta rispetto a quelle non è altro che una ricerca di verità. L'uomissione divina e la fonte Bisogna dire la verità passate; così evoluta che ci permette di mo non vuole vivere nel buio dell'ignodi un'angoscia infinita. Tra nessuno dice la verità agnizioni (la scoperta della ho una gran voglia di vivere desiderare, decidere. cercare da soli le nostre risposte. Il doma- ranza e del dubbio e quindi si muove per ni è alle porte, e la spiritualità chiede solo sapere ciò che la religione non può spiesua vera identità) e pati- Mi hanno rubato la libertà, è a pochi metri la lidi poter entrare, ma non tutti glielo per- gargli, anche se non tutti i religiosi sono menti (l'amore ritrovato e bertà mettono. Moltissime persone vedono nel- d'accordo con questo. E poi credete veraperduto), la storia di Han- sono innocente è un equivoco, fatemi uscire da la religione uno spreco di tempo che non mente che a Dio dispiaccia che ci poniacock si fa interessante: un qui, fatemi uscire da qui! supereroe che vive liberatemi, liberatemi le mie mani devono applau- ti dà risposte ma solo speranze ( e io sono mo delle domande e non siamo semplici tra queste persone ) che spetta al vero pecore? Io non credo... Un’ultima cosa: nell’epoca postmoderna, dire che nella confusione iden- liberatemi, liberatemi qui c'è buio non so quando credente coltivare. Tra le persone che la ricerca della verità è una delle cose che credono, però, ce ne sono alcune che pur- rendono l'uomo tale; in fondo titaria e valoriale riesce ad è domani troppo utilizzano il pretesto religioso per "conoscerete la verità e la verità vi farà emergere, a rialzarsi e ri- liberatemi (liberatelo!) portare avanti campagne spaventose che liberi" (Giovanni 8,32). trovare la sua missione di liberatemi (liberatelo!) LIBERATEMI!!! minano qualsiasi tipo di dogma o precetto Mauro Cerni, 5A Soc salvare gli altri..e se stesso. Diciamo la verità... Onda d’urto, febbraio 2009 religioso. Questi fanatici religiosi usano Walter Gambarotto Biagio Antonacci, Album: Liberatemi, 1993 C'è un futuro per la spiritualità? In diocesi Pag.10 Maggio 2009 Mercoledì 6 e giovedì 7 maggio assemblea diocesana La Chiesa pinerolese in assemblea in ascolto della Parola e in “analisi” In molti presbiteri e laici è avvertita una certa stanchezza per un eccesso di attività. Fermarsi per riflettere La chiesa locale è il tema dell’assemblea ecclesiale diocesana che si terrà mercoledì 6 e giovedì 7 maggio, dalle ore 20,45, in seminario a Pinerolo. Due serate che vedranno protagoniste le realtà ecclesiali diocesane per un confronto e reciproco ascolto sulla vita della Chiesa pinerolese a partire dalla Parola di Dio. Due sono anche i poli intorno ai quali riflettere e confrontarsi: la Parola innanzitutto e la situazione della chiesa locale che da questa Parola deve essere guidata. Una riflessione che non parte da zero, ma che si pone in continuità con quanto fatto negli anni precedenti. Ha scritto il vescovo Debernardi: «È stato molto fruttuoso aver insistito per alcuni anni sul tema della Parola di Dio al centro della nostra vita personale e comunitaria, in sintonia con il cammino della Chiesa universale… Una programmazione pastorale deve sempre avere come obiettivo che la Parola di Cristo abiti tra noi nella sua ricchezza (cf. Col 3,16). La Parola è la persona di Gesù Cristo: Egli “abita” nella sua casa che è la Chiesa, nel suo corpo che siamo noi». Mentre in passato si è riflettuto su dei filoni classici della pastorale ecclesiale: i giovani, la famiglia, la catechesi, la promozione umana, la parrocchia, ecc. in questa occasione si vuole arrivare alla radice dell’essere chiesa in un mondo se- colarizzato, affrontando le fatiche, i limiti e le tensioni che ci sono, ma anche le gioie e i punti di forza. A tenere insieme il lavoro dell’assemblea e a darvi contenuto teologico e motivazionale, oltre che a fungere da motto programmatico, è la frase dell’apostolo Paolo “Voi siete corpo di Cristo” (1 Cor 12, 27). Essa oltre ad essere polo di riferimento e di fedeltà Musica e spiritualità alla Parola di Dio e al moOrganisti: coltivate la bellezza! dello interpretativo di di Joram Gabbio chiesa descritto dal conciNello scorso aprile, Benedetto XVI ha rivolto lio Vaticano II, è spunto agli organisti liturgici un discorso atteso e cordia- di verifica e di analisi per le. Il Papa che, com’è noto, è un appassionato ed la nostra chiesa locale, intenditore di musica, ha voluto offrire agli organidove questa Parola sti parole piene di familiarità ed empatia, desiderando parlare quasi con la confidenza che abbatte “diventa corpo”. In molti presbiteri e diffidenze e timori tra amici. Il Pontefice ha rilevato come la cultura musicale laici è avvertita una certa italiana sia scarsa e non adeguata, vuoi per la lati- stanchezza per un eccesso tanza della musica nei curricula scolastici, vuoi per la sensibilità spesso limitata che si riscontra nella Chiesa cattolica. Ha inoltre evidenziato la vera causa dell’inadeguatezza della musica sacra: la poca cura per la liturgia: si è perso, afferma, il senso mistico di ciò che nella Chiesa e per la vita della Chiesa è stato - ed è ancora - la 'Opus Dei': l'opera che noi realizziamo nei confronti di Dio elevando a Lui la nostra preghiera. Da qui l’accorata esortazione a coltivare l’amore per la liturgia e l’assiduità alla preghiera, vera fonte da cui far scaturire la composizione e l’interpretazione: le conoscenze non devono certo limitarsi alla sfera di uno sterile nozionismo, ma sono l'inizio di un cammino verso la maturazione interiore che introduce alla sapienza spirituale, al gusto delle cose di Dio, a percepire la realtà e il valore della liturgia nella vita quotidiana. Il Papa ha poi speso alcune parole per il canto gregoriano, senza celare la passione che nutre per questo genere. Poche corali, oggi, sono in grado di interpretare dignitosamente il canto gregoriano; inoltre è necessaria una sapiente composizione sinfonica tra 'nova et vetera', tra 'conservare et promovere'. Benedetto XVI, mostrandosi tutt’altro che conservatore, ha dichiarato di apprezzare l’evolversi dei tempi, senza però che il trascorrere dei secoli cancelli o annacqui forme musicali di altissimo valore artistico e spirituale. La competenza e la sensibilità del Pontefice porteranno in tempi brevi ad un documento ufficiale, così come egli stesso ha promesso prima di rivolgere agli organisti un’ultima esortazione: bandite concordi la zizzania effimera della banalità e dello squallore, coltivate i fiori della bellezza rigogliosa che espande il profumo dello Spirito. JG di attività, che sembrano rispondere più a un bisogno di protagonismo – sulla scia del mondo della comunicazione – che alla maturazione delle coscienze per una partecipazione più sentita. In troppi si sentono chiamati solo a una partecipazione da ascoltatori o spettatori, piuttosto che attori, come ci invita il Vangelo, rifuggendo per reazione nel privato. Così si acuiscono i pregiudizi, fino all’incomunicabilità teorizzata, con la rinuncia alla partecipazione e all’apporto attivo. Ha scritto un presbitero: «Si è intaccata, se non in diversi casi distrutta, la fiducia nei rapporti con gli altri e anche con se stessi. Con il risultato di oscurare o soffocare i carismi, il positivo delle differenze e delle capacità. Ne è impoverita la vita di comunità e di chiesa e la crescita delle stesse individualità». Questa assemblea, a parere di molti, è un’occasione per reagire, per alleggerire la “macchina organizzativa”, che per una piccola diocesi forse è un po’ eccessiva, e privilegiare la qualità sulla quantità, puntando alla presa di coscienza, alla formazione, alla valorizzazione dei differenti carismi, a creare occasioni di dialogo. A un forte investimento motivazionale sull’essere cristiani adulti oggi nella terra di Pinerolo, nel mondo secolarizzato nel quale viviamo. Antonio Denanni Il Padre Nostro Significati della preghiera di Gesù Incontri Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano Via del Pino 49, Pinerolo Venerdì 8 maggio 2009 Il Padre Nostro nasce dalla spiritualità ebraica Relatore: Paolo De Benedetti, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Giovedì 14 maggio 2009 La preghiera delle creature Relatore: Gabriella Caramore, “Uomini e profeti”, Rai, Radio3 Venerdì 22 maggio 2009 Manifesta la tua santità… Relatore: Giancarlo Bruni, Comunità di Bose Mercoledì 27 maggio 2009 Una preghiera per tutti Relatore: Paolo Ricca, Facoltà Valdese di Teologia Passinpiazza …E noi?… Crisi: parola d’ordine che compare in ogni articolo, conferenza, dibattito,in ogni discussione o amichevole chiacchierata tra amici. Crisi economica, sociale, relazionale, familiare, forse crisi strutturale che cambierà l’attuale modello economico. C’è chi disquisisce sul significato, chi sulle cause, chi sulle soluzioni a livello globale; c’è chi lo fa per difendere il proprio più o meno grande “orticello personale”, ma c’è anche sicuramente chi lo fa animato dal profondo senso morale del voler “ lasciare ai propri figli un mondo vivibile”. E’ in gioco il futuro dell’individuo singolo, dei suoi rapporti con gli altri, delle agenzie sociali a cui appartiene, ma è in gioco anche il futuro dell’umanità, del pianeta, responsabilità che esulavano, almeno fino ad una settantina di anni fa, dal contesto etico con cui ognuno era chiamato a confrontarsi. In un pianeta che non è in grado di offrire dignitose possibilità di sopravvivenza a tutti i suoi abitanti, si discute su come, quanto, perché ognuno sia padrone del prolungamento infinito di una vita tecnologicizzata. Ora in Italia c’è il rischio che venga accettata la costruzione di centrali nucleari, senza porsi seriamente il problema di come smaltire le scorie radioattive. E intanto il singolo, il cosidetto “uomo comune”, si arrabatta per arrivare alla fine della giornata, unendo al problema della crisi economica quello delle piccole crisi che l’organizzazione della sua vita gli presenta ogni giorno: come mantenere il posto di lavoro, trovarne uno più sicuro, riuscire a pagare l’affitto, la spesa, l’abbiglimento, la scuola? A chi lasciare i figli se si corre il rischio che non ci siano più i tempi pieni, prolungati, se neanche le nonne saranno più disponibili, perché lavoreranno fino a 65 anni? Come provvedere all’anziano che non è più autonomo e non può permettersi l’aiuto di una struttura? Povero “uomo comune” che , essendo nel migliore dei casi anche parte di una famiglia in cui riveste un ruolo preciso, deve riservare per la fine della giornata le sue energie migliori per chi ama e lo sta aspettando, e a cui deve dare il meglio di sé, perché poi “se la società non funziona è colpa della famiglia” e se è colpa della famiglia è colpa sua!!! Quadro fantozziano, che è quello però con cui ognuno di noi si confronta ogni giorno. Vorremmo fermare un attimo questo treno in corsa, ma come fare? Troppe parole sono state dette su problemi generali ed esistenziali: è vero che parlare di un problema aiuta a coscientizzarlo e questo è il primo passo verso la soluzione, ma è vero soprattutto che oggi bisogna andare al di là delle parole. Conosco associazioni di volontariato i cui membri sarebbero disponibili a dare di più di quanto viene loro richiesto. Sono convinta che all’interno di ognuna di esse un’analisi più precisa delle possibilità e dei bisogni a cui rivolgersi potrebbe permettere una revisione degli obiettivi in grado di dare risposte appropriate proprio all’”uomo comune”. Proviamo a farlo e mettiamoci in gioco…. Maria Teresa Maloberti In diocesi Pag.11 L o Il veProfili sviluppo scovo Parrocchie del Pinerolese - 2 urbano a Mons. Charvaz Sulle orme della storia, dal 1818 ad oggi Luserna San Gio(18341848) raccoglie le parrocchie, salvo le due vanni porta nel 1914 alla costituzione della cittadine di San Donato e San Maurizio, in parrocchia del Sacro Cuore ad Airali; alnove “vicariati foranei”. Il numero delle trettanto avviene in città con l’erezione nel parrocchie, cinquantotto, rimane tale per il 1947 delle parrocchie del Cuore Immacoresto del secolo. Questo il quadro del 1900: lato e di San Luigi e nel comune di Pina“vicariato di Abbadia” (Abbadia, Mirado- sca con l’erezione della parrocchia di Dubbione nel 1954. Intanto nel lo, Inverso Porte, Porte, Pra1945 era nata la parrocchia mollo, San Bartolomeo, San di Appendini; nel 1959 è la Germano Chisone, San Secondo); “vicariato di “Brivolta di Pascaretto. cherasio” (Bricherasio Santa Sarà quindi la volta delle Maria, Bricherasio San Miparrocchie cittadine di Machele, Bibiana, Campiglione, donna di Fatima, Spirito SanFenile, Osasco); “vicariato di to, San Leonardo Murialdo e Buriasco” (Buriasco, BaudeSanti Michele e Lorenzo alla nasca, Macello, Riva); Tabona, la cui nascita è stata “vicariato di Cantalupa” dettata dallo sviluppo (Cantalupa, Frossasco, Roletdell’area urbana. to, San Pietro Val Lemina, Talucco); Negli anni ’80 le parrocchie erano diven“vicariato di Fenestrelle (Fenestrelle, tate sessantotto. L’ultima variazione è leBourcet, Castel del Bosco, Meano, Men- gata al 1986, nella fase di riordino succestoulles, Villaretto); “vicariato di Luser- siva al Concordato del 1984. In quell’ocna” (Angrogna, Bobbio Pellice, Luserna, casione sono state soppresse sei parrocchie Lusernetta, Rorà, San Giovanni, Torre e e precisamente le parrocchie ormai spopoVillar); “vicariato di Perrero” (Perrero, late di Laval, Bourcet e Tagliaretto e le Chiabrano, Massello, Prali, Rodoretto, San parrocchie di Rorà, Pourrieres e Chiabrano Martino, Trossieri); “vicariato di Pinasca” con pochissima popolazione. E’ stata an(Pinasca, Grandubbione, Inverso Pinasca, che soppressa la parrocchia di Massello Perosa, Pomaretto, Tagliaretto, Villar Pe- conglobata nella neonata parrocchia di rosa); “vicariato di Pragelato” (La Ruà, Salza. E tale è la situazione odierna che Laval, Pourrieres, Traverses, Usseaux); le conta sessantadue parrocchie raccolte in parrocchie urbane (San Donato e San quattro zone: urbana (parrocchie 10); piaMaurizio) il cui parroco è il Capitolo della nura (parrocchie 14); val Pellice (parrocCattedrale (l’organismo dei “canonici”) chie 13); valli Chisone e Germanasca che le affida a due curati. (parrocchie 25). Giorgio Grietti Aneddoti e leggende del Pinerolese Perosa, piccola Lourdes. Delle apparizioni della Madonna a Bernadette nella grotta di Massabielle, a Lourdes, tutti sanno, così come tutti sanno di quelle di Fatima ai tre pastorelli o di quelle, più recenti, ai sei ragazzi di Medugorje. Pochi sanno, però, delle apparizioni perosine. Va innanzitutto detto che la popolazione di Perosa è da sempre particolarmente devota alla Santa Vergine, come stanno ad attestare la cappella della Beata Vergine del Carmine in borgata Chialme e vari piloni intitolati, rispettivamente, alla Madonna (senza altra specificazione) in località Brancato, alla Madonna di Lourdes in borgata Baissa, a Maria SS. Ausiliatrice in borgata Clea e alla Madonna della Medaglia Miracolosa in borgata Combe, senza dimenticare i numerosi edifici che mostrano, a fianco dell’entrata, infiorate nicchie con la statuina della Madonna. Insomma, è chiaro che a Perosa il divino può lavo- rare su un terreno fertile e ben disposto. Fu così che, nel lontano 1930, un’abitante della Chialme ebbe la visione della Madonna poggiante su un grosso ceppo di castagno di un bosco di sua proprietà. E che cosa le chiese la bella Signora? di costruire proprio lì, nel luogo dell’apparizione, lì dove c’era quel ceppo ormai secco, una bella cappella. Lei mise prontamente a disposizione il terreno, mentre parrocchia e borghigiani si adoperarono per la realizzazione dell’opera. La cappella fu benedetta dal prevosto don Baral il 4 ottobre 1931 e solennemente inaugurata il 16 luglio 1933, con intitolazione alla Beata Vergine del Carmine. Va anche detto che la particolare intitolazione non risponde ad una specifica richiesta della Madonna, ma alla devozione dell’allora presidente del consiglio parrocchiale, Giusto Rol, per il frate carmelitano Pellegrino da Parma (città in cui Rol aveva prestato il servizio militare e in cui aveva stabilito rapporti di amicizia con i religiosi di quell’ordine). Ma c’è di più e di meglio, in quel di Perosa, riguardo alle apparizioni della Vergine Maria. Raccontano, infatti, gli abitanti di alcune borgate perosine (Chialme, Breiré, Prageria, Rio Agrevo,…), poco distanti dalla bellissima cascata della Pissa, un suggestivo salto d’acqua nel bel mezzo del corso di rio Agrevo, che tutti gli anni, per l’intero mese di maggio (il mese della Madonna, non dimentichiamolo), si rinnoElena Furlan (segue a pag.12) Maggio 2009 Costruzione e consacrazione Questa chiesa, costruita attorno all’anno Mille, era piccola e in stato di degrado, non più rispondente alle esigenze della crescita urbanistica che si andava verificando nella parte bassa della città. Le autorità religiose e civili dell’epoca si posero il problema dell’ampliamento, e decisero di trovare le risorse necessarie per realizzare i lavori attraverso tributi e donazioni fatte dalle Corporazioni artigianali e dal popolo. La piccola chiesa medievale fu consolidata e ampliata a cominciare dal 1442 e arricchita di un possente campanile. I lavori durarono più di cinquant’anni e videro la collaborazione e la solidarietà di tutta la città. Non è dato di sapere come si presentava, allora, la chiesa restaurata. Certamente possiamo pensarla decorosa e sufficientemente ampia per la popolazione (i pochi arredi che ancora rimangono di quel tempo - ad esempio, le acquasantiere -, indicano la nobiltà della costruzione). Il 7 aprile 1507, il Consiglio dei Cento (l’organo che governava la città) venne nella determinazione che era giunto il momento di procedere all’inaugurazione, anche se i lavori non erano ancora definitivamente compiuti. L’arcivescovo di Torino, da cui dipendeva il territorio pinerolese (la diocesi non esisteva ancora; venne istituita nel 1748), delegò per il solenne rito di consacrazione il vicario generale, mons. Baldassarre Bernezzo, vescovo titolare di Laodicea, che abitava a Pinerolo, essendo anche vicario dell’Abbazia di Santa Maria (l’odierna Abbadia) e prevosto della Collegiata delle Chiese di San Donato e di San Maurizio. La solenne festa della Dedicazione della chiesa fu fissata per il giorno 24 agosto 1508, presenti il principe Carlo III di Savoia, le autorità religiose e civili e tutto il popolo festante. Pier Giorgio Debernardi, vescovo Dalla lettera pastorale 2008 “Voi siete tempio di Dio. Voi siete corpo di Cristo” Spiritualità claustrale Le beatitudini Spesso ci si domanda: “Come mai l’accostamento alla Parola di Dio, letta o ascoltata, solitamente incida poco nella nostra vita, mentre, altre volte, d’un tratto la stessa Parola prende vita, si illumina, suscitando qualcosa di nuovo e di profondo?”. È quello che mi è accaduto in questi giorni nell’ascoltare ciò che Gesù disse a Pietro: “Beato sei tu, Simone, perché te lo ha rivelato il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Penso stia qui il segreto che rende la Parola viva e appassionante: la Luce che viene dall’alto. Le beatitudini proclamate da Gesù nello stupendo discorso della Montagna (Mt 5,2-12) non esauriscono l’elenco di esse. Ad esempio, Egli dichiara anche: “Beati coloro che ascoltano la Parola e la osservano… beati quelli che non hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29) ecc… ed è proprio su questa virtù della fede che intendo soffermarmi, perché essa è il fondamento dell’edificio spirituale, l’unica certezza che, tra tutte le cose che passano, rimane. S.ta Giovanna Francesca di Chantal diceva: “La fede è la luce del mondo nuovo, è la scienza dei santi”. Sì, la fede è roccia cui aggrapparsi, fonte di pace sovrumana che, mentre rende capaci di gioire delle cose belle, ci sostiene nelle circostanze difficili dandoci la capacità di compiere perfino atti eroici. Infatti la storia ci testimonia che spiriti grandi giunsero fino a ritenere “beati coloro che perdonano per lo tuo amore e sostengono infermitate et tribulazione” come diceva il poverello d’Assisi, il quale soggiungeva, a proposito di maltrattamenti e insulti sofferti per amore di Cristo: “Frate Leone, scrivi: Quivi è perfetta letizia”. Tutti siamo assetati di letizia e serenità: se, attraverso il dono della fede noi giungessimo a possedere tali beni, non varrebbe la pena di chiedere incessantemente questo dono? Suore Visitandine Monastero della Visitazione, Pinerolo [email protected] Questo giornale è inviato gratuitamente. Chi vuole contribuire alle spese di stampa può utilizzare il bollettino indicato in ultima pagina. Grazie!!! Parrocchie Pag.12 Le cooperative Onlus della Parrocchia San Martino di Torre Pellice L’efficienza delle strutture sociali cattoliche In Val Pellice, a differenza di quanto è avvenuto in Val Chisone negli ultimi 30 anni, non vi è stato uno spopolamento della valle, certamente per via del forte radicamento locale identitario valdese, ma anche per la presenza di forme dinamiche e intelligenti di impresa. In un periodo di forte crisi economica è interessante confrontarsi con il “modello Val Pellice” dove operano anche delle esperienze che fanno riferimento al mondo cattolico. Due di queste sono le cooperative “Il sorriso” e “Nuovi Obiettivi”, che fanno riferimento alla Parrocchia di San Martino di Torre Pellice e gestiscono il pensionato S. Giuseppe di Torre Pellice, La Pro Senectute di Luserna San Giovanni e da quest’anno anche la Scuola Mauriziana. Un modello intelligente di riconversione e di gestione (rare nel mondo cattolico) di quelle che erano una volta le opere di carità gestite da suore e da volontari, che sono diventate un modello gestionale di riferimento nel settore per efficienza, creando opportunità di lavoro per più di 200 soci-lavoratori. Motori di questo dinamismo sociale sono don Armando Girardi, parroco di San Martino di Torre Pellice e il Sign. Luciano Paire, amministratore. Quali sono le strutture che vengono gestite? San Giuseppe e Pro Senectute (anziani), la Casa Vacanze Provenzale, la Scuola Mauriziana (materna e prima- Poesie Le ore di Pasqualino Ricossa Si inseguono i rintocchi delle ore. La misura del tempo a fare il giorno, la inanimata notte. Ora, sempre sino all’approdo. Anch’io un giorno avrò finito, e del fardello delle mie ore dovrò rendere conto. Pasqualino Ricossa ria) e il Teatro del Forte. Abbiamo poi dei lavoratori che fanno manutenzione alle nostre strutture e alcuni interventi per il comune di Torre Pellice e per la Comunità Montana. Il tutto è gestito dalle due cooperative sociali onlus: il Sorriso e Nuovi Obiettivi. A quante assommano le persone che vi lavorano? Sono 198 soci-lavoratori e 39 soci volontari, per un totale di 237 persone. Una parte ereditati dalle precedenti strutture e una parte selezionati dal nostro ufficio delle risorse umane. È tutta gente locale. Un 15 % so- Pensionato San Giuseppe no extra-comunitari («dei quali siamo molto soddisfatti», afferma don Armando). A quanto ammonta il bilancio? A 6 milioni e 500 mila euro, che produce anche un piccolo attivo. A cosa è dovuta questo efficienza e funzionalità che vi sono riconosciute in valle e anche fuori del Pinerolese? Paire afferma:«È merito di don Armando» e don Armando afferma: «È merito di Paire». Insomma è dovuto alla capacità di entrambi di integrarsi in una collaborazione reciproca, che superando le vecchie strutture gestionali, ha valorizzato la comunità torrese, che sente queste strutture come proprie. «La comunità ci è molto vicina, sia quella parrocchiale che quella civile, fatta di cattolici e valdesi. La nostra struttura è una casa aperta che cerca di rispondere a tutti i Perosa, piccola... (segue da pag.11) va il miracolo dell’Apparizione. Quando il sole volge, a ovest, nella direzione dei monti di Bourcet, tra le undici e le tredici dell’ora legale, là, in una concavità situata a metà cascata nella parte destra della parete rocciosa, compare l’immagine luminosa della Vergine vestita di bianco. Ed è una visione aperta a tutti. A confer- bisogni che si presentano, sia per il settore anziani, che per la scuola mauriziana e quant’altro (quest’anno faremo l’Estate ragazzi fino a tutto il mese di agosto). Grazie al sostegno della comunità finora siamo riusciti a rispondere a tutti i bisogni». Come viene conciliata la finalità sociale di queste strutture con una sana gestione economica? Noi siamo passati da una politica di campanile a una di zona, cercando di armonizzare su quest’ultima le nostre attività. Così i servizi che prima erano appaltati all’esterno ora ce li gestiamo noi (cucina, lavanderia, manutenzione, acquisti a Km 0, ecc.) ottenendo dei servizi migliori e dando più risorse all’economia locale. E con il messaggio evangelico? «Io credo - afferma don Armando - che oggi la comunità cristiana più che fare l’elemosina dando dei soldi o delle confezioni di cibo, debba allestire delle strutture che aiutino a dare delle risposte a problematiche complesse, come il lavoro, la depressione, gli sbandamenti socio-affettivi, la stanchezza di vivere, ecc. Bisogna dare risposte nuove, anche solo di accompagnamento, e credo che queste strutture cooperative, come la nostra Nuovi Obiettivi, siano di grande aiuto». Vi ritenete un modello positivo di gestione dei beni ecclesiali da proporre al resto della diocesi? Non sta a noi dirlo. In questo che facciamo noi ci crediamo. «È mia convinzione - afferma Paire - che la diocesi debba far gestire strutture come le nostra da laici competenti, lasciando i presbiteri alle loro funzioni specifiche». «Io, pur facendo il mio lavoro di parroco - afferma don Armando - ho sempre cercato di essere presente nella vita delle cooperative». Antonio Denanni ma della generosità e dello spiccato senso democratico dei perosini. Naturalmente, c’è sempre qualcuno che non vuol vedere. Ed è di certo per colpa di questi scettici che Perosa non è riuscita ad entrare nell’importante circuito internazionale del turismo religioso, ma semplicemente inserirsi nel locale ristretto circuito delle “vie dello spirito”. Elena Furlan Maggio 2009 COSÌ SIA, COSÌ NON SIA Elogio del disordine ...Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto. È sicuramente una regola d'oro, questa. Permette di controllare gli oggetti, di organizzare lo spazio, di gestire il tempo, di far circolare razionalmente le persone. Tutto si muove e tutto sta fermo secondo un meccanismo funzionante e funzionale. È comodo, l'ordine, ed è pratico. Ma rischia di diventare monotono, noioso, uniforme, di non far cogliere l'infinita varietà delle soluzioni. I gesti, i movimenti, le difficoltà, persino i pensieri, finiscono per ripetersi. A meno che l'ordine, da punto di partenza, non diventi punto d'arrivo. Non diventi, cioè, l'obiettivo a cui giungere attraverso una quotidiana e continua ricerca dell'equilibrio e dell'armonia. Questo vuol dire che l'ordine non può nascere da regole precostituite né da un codice deciso una volta per tutte. La ricerca dell'ordine è un impegno che ogni giorno deve fare i conti con il disordine: materiale, culturale, mentale. Iniziare ogni giornata della propria vita sconvolgendo l'ordine, naturale o artificiale, delle cose, delle idee, dei punti di vista, delle conoscenze, dei luoghi comuni... significa educarsi a voler vedere gli altri - la famiglia, gli amici, la comunità, la società - nei loro problemi, nelle loro esigenze, nelle loro sofferenze, a vederli fuori dagli schemi in cui il nostro ordine li aveva collocati. Non si tratta di vivere nel disordine, ma di vivere il disordine. Vivere il disordine vuol dire sconvolgere le comode e accomodanti sicurezze in cui tutto è a posto, vuol dire liberarsi dai pregiudizi, accettare il confronto con idee altre anche quando esse stravolgono l'ordine della tradizione, vuol dire rendersi conto dei cambiamenti storici, generazionali, senza rifugiarsi nel nostalgico ai miei tempi. È la vocazione del cristiano, vivere il disordine: il disordine evangelico, che invita ad amare i nemici, a guardare la trave nei propri occhi, a non voler essere i primi, a non farsi chiamare maestri, a non condannare, a non cumulare ricchezze, a mettere il sabato al servizio della persona. È da questo disordine che potranno nascere la pace e la giustizia. Così sia, così non sia, n.4, 2007, Parrocchia San Martino Torre Pellice Indiocesi.it, Periodico di Cultura religiosa dell’Ufficio Scuola Insegnanti di religione SMI/SMS della Diocesi di Pinerolo, Direttore responsabile Davide Aimonetto, Autorizzazione n. 1 del 10.01.2005 del Tribunale di Pinerolo. Redazione c/o Antonio Denanni, Via Goito 20, 10064 Pinerolo, 0121397226. [email protected] Editore “Alzani”, Via Grandi 5, Pinerolo. Abbonamento o sostegno: c/c postale n. 17814104, Tipografia Alzani, Via Grandi 5, 10064 Pinerolo (causale: Indiocesi)