6 ____________________________________________ SETTE GIORNI DI CRONACA ________________ 8 maggio 2015 | Gazzetta d’Asti Ucciso il 17 settembre 2011 vicino al casello di Villanova. Era titolare della Fischerhaus con pescherie sparse in provincia La ‘ndrangeta dietro l’omicidio di Nicola Moro Sei arresti all’alba di giovedì eseguiti dai carabinieri del comando provinciale. L’indagine ha portato alla luce un complicato mercato internazionale di droga E’ un’indagine complessa e composita quella portata a termine dai carabinieri del comando provinciale e che ha permesso l’arresto di una mezza dozzina di persone accusate di gravitare intorno alla ‘ndrangheta. Diversi i iloni in cui si sono mossi gli investigatori: droga, armi e persino un omicidio. L’inchiesta ha preso il via proprio dall’uccisione di Nicola Moro, l’imprenditore trovato senza vita in un’area vicino al casello autostradale di Villanova. Era il 17 setembre 2011. A trovare l’uomo, ferito da colpi di pistola e nascosto soto un cumulo di rami, era stato un addeto alla consegna dei giornali. I carabinieri erano arrivati in pochi istanti riuscendo a raccogliere le ultime parole di Moro prima di spirare. Da lì e dall’analisi della vitima e del suo mondo era scaturita una complessa indagine che in tre anni e mezzo ha portato alla luce una lunga serie di reati (129), permetendo il sequestro di 36 chili di droga, con l’arresto di 11 individui e la denuncia a piede libero di altre 36 persone. I carabinieri hanno cominciato a lavorare sulle atività di Moro, riuscendo così a ricostruire il movente del delito e anche la presenza di una cellula della ‘ndrangheta molto ativa nel Torinese, con “tentacoli” nell’Astigiano. Moro avrebbe avuto streti contati con di- versi calabresi tutti abitanti nell’hinterland di Torino. Proprio questi personaggi, con collegamenti direti con la cosca “Locale di Cirò”, avrebbero consegnato a Moro 300 mila euro per metere in piedi un grosso traico di droga dalla Colombia al Piemonte. Il compito di Moro sarebbe stato quello trasportare cocaina e pasta di cocaina via mare dal Sud America, coprendo il trafico con l’importazione di pesce. Moro infati era titolare della società Fischerhaus che all’epoca gestiva tre pescherie una ad Asti, in corso Mateoti, una a Costigliole, in via Roma, e l’altra a Villlanova, all’interno di un supermercato. Atività chiuse poco prima del delito e che sarebbero state una copertura per il traico di stupefacenti. L’errore di Moro, abitante a Dusino San Michele, sarebbe stato quello di non onorare i pati, non organizzando il maxi trasporto dalla Colombia e usando il denaro per saldare i suoi debiti e investendolo nelle proprie atività nella speranza di poter rientrare delle spese. Non è andata così e ha pagato con la vita. La ricostruzione del delito parla chiaro e racconta di un incontro fra Moro e i suoi aguzzini avvenuto in un centro commerciale di Moncalieri dove i militari hanno poi trovato la sua auto normalmente chiusa e parcheggiata. Gli assassini avevano convinto la vitima a salire sulla loro vetura, raggiungendo poi la barriera autostradale di Villanova dove è avvenuto il delito (gli hanno sparato di lato da pochi centimetri). Nel corso delle indagini legate all’omicidio i carabinieri hanno intercetato a lungo diversi soggetti, scoprendo così molti altri reati non connessi direttamente all’omicidio ma che facevano comunque capo allo stesso gruppo di calabresi. Truffe, ma anche detenzione di armi (in una delle 22 perquisizioni i militari hanno recuperato una pistola Derringer e altre armi fra cui un kalashnikov) e droga. Nel maggio 2013 i militari avevano scoperto la presenza di un’enorme “serra” di marijuana nascosta in tre magazzini della dita Central Gru di Caselle, blitz che aveva portato all’arresto dei due “giardinieri” e alla denuncia di altre persone. La vasta operazione partita dall’omicidio Moro nel complesso ha portato all’emissione di sei provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dal gip Elena Rocci su richiesta di Stefano Castellani e Sandro Ausiello della procura della Direzione Distretuale Anti Maia di Torino. In carcere sono initi Giuseppe Bossio, 54 anni, calabrese residente a Rosta, e Giuseppe Chiricosta, classe ‘57, abitante a Santena, ac- cusati sia dell’omicidio che di aver agevolato l’atività di un’associazione a stampo maioso. Entrambi sono accusati anche di aver portato in luogo pubblico una pistola calibro 9 parabellum considerata arma da guerra. Maurizio Russo, 53 anni, di Vercelli deve invece rispondere della coltivazione illecita della droga nei capannoni della Central Gru; homas Pochì, classe ‘92, di Rivoli, è accusato invece di un ingente acquisto di hashish da diversi fornitori e da rivendere poi a terzi; mentre Massimo Agostinelli, 49 anni, deve rispondere assieme a Giuseppe Bossio di aver detenuto la Derringer e il kalashnikov. Gli uomini sono stati arrestati alle luci dell’alba di giovedì 7 maggio. Nel corso delle atività svolte dal 2011 ad oggi sono initi in carcere altri sei soggeti per possesso di droga. “Si è tratato di un’indagine molto complessa e dispendiosa se si pensa che solo al momento degli arresti sono stati impiegati 150 militari di Asti, Torino e Vercelli - ha commentato il comandante provinciale Fabio Federici - e che ha permesso di risolvere il primo omicidio di ‘ndrangheta mai avvenuto nell’Astigiano. Il nostro territorio è comunque immune da reali iniltrazioni della criminalità organizzata”. Gli agenti della Polfer hanno fermato tre ragazzi alla stazione Dopo un inseguimento della volante, è stato preso nei pressi di via Torchio Gli spacciatori del “rave “ Nomade senza patente tampona un’auto e poi scappa Il trio, carico di droga, era reduce da una festa non autorizzata nell’Alessandrino Eroina, marijuana e ketamina. Tuta droga suddivisa in piccole dosi e pronta per essere venduta. Questo almeno secondo gli agenti della polizia ferroviaria che nei giorni scorsi hanno sequestrato il kit del perfeto pusher, denunciando anche due giovanissimi. Nel corso di un servizio di vigilanza scalo, gli uomini della polfer hanno notato tre ragazzi sospeti comportarsi in modo strano: scesi dal treno, si sono subito divisi cercando di mischiarsi agli altri pendolari senza dare nell’occhio. Un ateggiamento che non è passato inosservato all’occhio esperto dei polizioti che hanno deciso di fermare i tre amici. Hanno così scoperto che i giovani erano appena stati a un “rave party”, una festa non autorizzata che si era tenuta nell’Alessandrino. Durante la perquisizione è poi saltata fuori la droga, parecchi grammi di sostanze diverse e suddivise in dosi, oltre che a un bilancino di precisione, un coltello e 120 euro in contanti presunto provento dell’atività di spaccio. La denuncia è scattata per una 19enne di Alba e un 19enne di Catania trovati in possesso della “roba”. Il terzo ragazzo è invece risultato pulito. I segnalati sono vecchie conoscenze della polizia: in passato erano già stati denunciati per invasione di terreni e disturbo alla quiete pubblica dopo aver partecipato a un altro rave nel Torinese. Ha precedenti speciici anche il tunisino arrestato nelle stesse ore dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile. I carabinieri erano impegnati in un normale con- trollo al territorio quando hanno sorpreso lo straniero mentre vendeva alcune dosi di eroina a un tossicodipendente. Il pusher, 27 anni, è stato immediatamente bloccato e arrestato, mentre il suo cliente è stato segnalato alla prefetura come abituale consumatore di stupefacenti. Oltre alla droga, sulla cui provenienza sono ancora in corso accertamenti, i militari hanno sequestrato 100 euro in contanti, provento dell’attività illecita. Gli accertamenti nei confronti degli amici di Buoniconti Le minacce al legale Proseguono gli accertamenti dei carabinieri dopo la denuncia per minacce aggravate in concorso di due amici di Michele Buoninconti, il vigile del fuoco in carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie Elena Ceste. Nei guai è inito Sandro Caruso, abitante a Costigliole e già comparso in alcune trasmissioni tv per sostenere l’innocenza di Buoninconti. Secondo gli inquirenti l’uomo avrebbe scrito un fax, inviato poi dalla moglie da un luogo pubblico, nella quale invitava uno dei difensori del vigile del fuoco ad abbandonare l’incarico. L’avvocato non sarebbe stato ritenuto idoeno per continuare a difendere l’amico. La scorsa setimana i carabinieri del nucleo investigativo avevano perquisito la casa della coppia prendendo in consegna i computer e i cellulari di famiglia e una decina di letere inviate dal carcere dallo stesso Michele. Nell’abitazione invece non sarebbe stato trovato alcun fax. Michele Buoninconti, in carcere dal 29 gennaio con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, è difeso dagli avvocati Chiara Girola e Massimo Tortoroglio che da qualche setimana ha preso il posto del collega Alberto Masoero che ha rinunciato all’incarico. Rocambolesco inseguimento per le strade della città. E’ accaduto qualche notte fa quando i carabinieri si sono messi alle calcagna di un’auto pirata che poco prima aveva provocato un incidente stradale senza fermarsi a prestare i soccorsi. L’allarme è scatato intorno alle 4 di note quando alla centrale operativa dei militari è arrivata la telefonata di un astigiano vitima di un tamponamento. Il giovane ha raccontato agli operatori che mentre si trovava in corso Savona al volante della sua vetura, un’Audi A1 con due persone a bordo lo ha urtato per poi scappare non prestando alcun soccorso. E’ stata la stessa vitima a descrivere i fuggiaschi ai militari che hanno dato il via a ■ una vera e propria batuta di caccia. Nel giro di pochi minuti i carabinieri sono riusciti a intercetare l’Audi nella zona di via Torchio, cercando di bloccarla. Ne è nato un inseguimento, terminato nella prima periferia citadina con il tentativo di fuga a piedi del conducente. Il ragazzo, che era alla guida dell’auto di proprietà dell’amico che viaggiava con lui, ha provato a sfuggire ai militari scappando a piedi per le vie del quartiere. Invano. E’ stato infati individuato e bloccato nel giro di pochi minuti. Dai primi accertamenti si è scoperto che il ragazzo, un nomade di 19 anni residente a Torino, si era messo al volante nonostante non avesse mai conse- guito la patente. Ecco il perché della folle fuga che solo per una fortunata coincidenza non ha coinvolto altri veicoli provocando danni e feriti. Il giovane è stato denunciato per omissione di soccorso e per guida senza documento valido. L’Audi, di proprietà di un 21enne residente a Quarto, è stata sotoposta a fermo amministrativo. L’automobilista tamponato, invece, è stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale Massaia. Ne avrà per una decina di giorni. Il luogo dell’incidente (corso Savona) è stato teatro anche di un incidente avvenuto giovedì matina. Intorno alle 8.30 un motorino e un’auto si sono scontrati senza gravi conseguenze. BREVI Finanza, consegnate le medaglie al merito gli scaffali. Fermata alle casse, è stata trovata in possesso di abiti per un valore di 100 euro. La ladruncola è stata denunciata a piede libero dai carabinieri. Due automobilisti alticci alla guida Nei giorni scorsi nel comando della Finanza di via Arò sono state consegnate le medaglie al merito ai militari in congedo Vincenzo Di Giacomo e Riccardo Assandri. Il riconoscimento viene conferito agli associati dell’Anfi che hanno compiuto trent’anni di iscrizione, assolvendo con lealtà, onore e dignità i doveri del proprio Stato. Diciassettenne sorpresa a rubare all’Oviesse Ha solo 17 anni la giovane sorpresa a rubare all’interino dell’Oviesse. A notare il furto alcuni commessi che avevano visto la ragazza di origine albanese aggirarsi in modo sospetto fra I carabinieri di Villanova nel corso di un servizio di controllo alla circolazione stradale hanno denunciato due automobilisti per guida in stato di ebbrezza. Nei guai sono finiti un 47enne di Asti e un 55enne di Dusino San Michele, entrambi incappati in un normale “patente e libretto” e sorpresi al volante delle loro auto alticci. Le loro patenti sono state ritirate e trasmesse alla prefettura per i conseguenti provvedimenti. Fermato in tribunale con un coltello Aveva in tasca un coltello a serramanico l’uomo fermato dagli addetti alla sicurezza del tribunale di via Govone. Il 52enne residente nel Napoletano ha provato a introdursi nel palazzo di giustizia nonostante fosse armato, ma è stato bloccato dalla security. L’uomo è stato denunciato per porto abusivo di oggetti atti a offendere. L’arma è stata sequestrata.