Cos'è un bioma?
il complesso degli ecosistemi di una particolare area geografica del pianeta, definiti
in base al tipo di vegetazione dominante.
Da cosa dipende la sua conformazione?
dal clima
dalla latitudine
dall’altitudine
dai ritmi stagionali
dall’abbondanza delle precipitazioni
dalla temperatura
Passando dai poli all’equatore, quindi, si attraversano tanti biomi
quante sono le fasce climatiche
GLI AMBIENTI TERRESTRI
AMBIENTI CALDI
deserti
savana
foresta equatoriale
AMBIENTI FREDDI
foresta boreale o taiga
alta montagna
tundra
ghiacci polari
AMBIENTI TEMPERATI
foresta temperata
prateria
Aree tropicali
Aree temperate
Aree equatoriali
Deserti caldi
Aree fredde
BIOMI
la tundra delle alte latitudini, caratterizzata da una vegetazione
bassa di muschi e licheni,
la taiga, rappresentata da vaste foreste di conifere;
la foresta temperata, dominata da latifoglie (betulle, querce, faggi
e aceri)
i deserti
la foresta pluviale tropicale
I deserti
Clima arido con precipitazioni scarsissime
con forte escursione termica
essi si trovano tra 15° e 40° di latitudine nord e sud
DOVE SI TROVANO?
In una vasta area dell'Africa centrosettentrionale (Sahara), dell'Asia sudoccidentale
(Arabico), dell'Africa sudoccidentale (Namibia, Kalahari)
Il deserto più arido è quello di Atacama tra il Perù e il Cile.
Deserti si trovano anche nel Nord America e in Asia
Il 15% è sabbia, il resto è roccia e ghiaia
Dalle rocce può raramente affiorare l'acqua intorno
alla quale nasce un'oasi.
- Clima estremo: precipitazioni inferiori ai 250 mm.
Elevata evaporazione e temperature molto alte, fino a
55°c. di giorno, molto basse di notte, 0°c. ,molto
variabili.
- La sabbia può raggiungere gli 80°c.
Popoli del deserto
Nonostante l’inospitalità del deserto,
esistono etnie che vivono in questi
luoghi; sono gruppi di persone costrette
a spostarsi continuamente in carovane
alla ricerca di luoghi dove trovare acqua
e cibo, sfidando quelli che sono i
maggiori rischi: tempeste di sabbia,
pozzi insabbiati o perdita della direzione
per mancanza di punti di riferimento
(vedi grafico). Alcuni di questi popoli
sono i Berberi del nord Africa, che
comprendono tra gli altri anche Kabili e
Tuareg; i Beduini dei deserti arabi, i Beja
in Namibia, i San del Kalahari e gli
aborigeni australiani.
n questo ambiente, causa scarsità d'acqua, poche sono le specie animali e
vegetali che riescono a sopravvivere, difficili le condizioni di vita dell'uomo
I
L'uomo ha alterato molto poco quest'ambiente perché
inadatto all'insediamento umano. Gli interventi sono
visibili solo nelle oasi, zone fornite di sorgenti o pozzi
e perciò fertili
I tuareg sono un popolo di allevatori di dromedari, noti
per essere stati nel passato grandi carovanieri.
Numericamente, si calcola non superino le 300 mila
unità, di cui la maggior parte vive ai margini del
deserto vero e proprio.
Un'oasi si forma generalmente dove una falda freatica è
più vicina alla superficie terrestre, così da consentire
l’affioramento dell’acqua necessaria alla vita. In casi
isolati le oasi vengono create artificialmente scavando
dei pozzi a volte profondi anche chilometri, fino ad
arrivare alla falda freatica; di qui l’acqua potrà poi essere
estratta tramite una pompa o con un secchio.
IL FREDDO ETERNO
Precipitazioni atmosferiche: quasi esclusivamente nevose-bufere di neve.
Temperature:
max. pochi gradi sopra lo zero/min. -50°
presenza perenne di ghiacci;
al polo nord distese di ghiaccio e neve;
al polo sud montagne alte anche migliaia di metri, altopiani, spiagge
rocciose.
Presenza di acqua sempre gelata, in estate parziali scioglimenti causano
piccoli fiumi ed il distacco di grossi blocchi di ghiaccio detti ICEBERG.
Gli animali solo carnivori
nella zona subpolare (tundra) sono
presenti animali e piante in estate.
Centinaia di specie di pesci si nutrono
dell'abbondante fitoplancton e
zooplancton, esseri microscopici
presenti nel Mar Glaciale Artico.
PIANTE
Le uniche piante dei poli sono il
fitoplancton che sta nel mare, arrivato
in questa regione con le correnti
dell'acqua
Per le popolazioni che vivono nell’Artico gli effetti dei
cambiamenti climatici saranno più evidenti e forse anche
drammatici.
In questi ultimi anni la loro vita è completamente cambiata
Come tutti i periodi di cambiamento la crisi culturale è molto
forte. Sono passati in pochi decenni dalle lampade alimentate
con l’olio di balena al GPS e dai canti sciamanici alla musica
rock. Le nuove generazioni cercano nuove emozioni e vogliono
staccarsi dal modello culturale di provenienza.
A causa dello scioglimento delle grandi lastre di
ghiaccio sulle quali vivono, gli orsi si ritrovano
improvvisamente a dover nuotare senza sosta
nelle acque gelide, nella speranza di trovare un
nuovo approdo.
Gli orsi polari (ottimi nuotatori), per istinto si
dirigono verso nord ma alcuni di loro non
resistono alla fatica e annegano.
Quello che noi viviamo oggi, voi lo
vivrete domani. L’Artico è il
barometro del cambiamento
climatico e gli Inuit sono il
mercurio di questo barometro.”
(Sheila Watt-Cloutier, presidente
dell’Associazione degli Inuit)
Le trenta e più popolazioni indigene
dell’Artico subiscono direttamente le
conseguenze dello sfruttamento
delle risorse naturali sul loro territorio
e delle massicce combustioni di fonti
di energia fossile che l’attività
estrattiva comporta. Sfruttamento e
combustione provocano un
cambiamento climatico e
determinano lo scioglimento dei
ghiacci artici. Per le popolazioni
indigene questo significa perdita del
territorio e conseguentemente della
possibilità di mantenere lo stile di vita
tradizionale. Si delinea il rischio
concreto di una perdita di identità
culturale, con gravi effetti di
disorientamento sociale.
TUNDRA (zona subpolare)
Esiste solo nell'emisfero settentrionale, la
tundra, sono le terre lambite dal mar glaciale
artico.
- La parola tundra deriva dal lappone
"tundar", che vuol dire collina -rilievo
.
- Gelo presente tutto l'anno (10 mesi), eccetto
nella primavera.
- L'acqua del sottosuolo è sempre ghiacciata
Permafrost). Lo spessore di ghiaccio e rocce
può arrivare a 500 metri di profondità
- In estate presenza di zone umide e paludose.
-
Animali
-Il pelo nei mammiferi e le penne negli uccelli sono
presenti per favorire uno strato d'aria calda tra la
pelle e l'ambiente esterno.
- Le zampe di uccelli e mammiferi sono più fredde
del corpo, per evitare la dispersione di calore.
-La renna ed il caribù hanno il corpo a 34-38° C
mentre le zampe sono a 9°C.
-Sono presenti roditori: lemming, pica e marmotte,
questi animali vanno in letargo, in piccole tane.
-Gli uccelli volano in altri luoghi (migrazione) nei
periodi più freddi.
-Durante il disgelo sono presenti zanzare e
mosche.
Tra i due tropici troviamo due climi
tropicale umido del tutto privo di una
stagione invernale.
Nell’ambito di questa zona climatica si
distinguono ulteriormente il clima della
foresta pluviale, o clima equatoriale, e il
clima della savana.
LA SAVANA
Formazione vegetale
presente nelle regioni
tropicali caratterizzata da
praterie disseminate di
cespugli e di radi alberi di
varie dimensioni. È
determinata da particolari
condizioni del suolo, da
periodici incendi (causati
da fulmini o
dall'intervento umano)
oppure dalle condizioni
climatiche.
La savana è abitata da una scarsa popolazione che si dedica
alla caccia, all’allevamento e all’agricoltura.
L’agricoltura è itinerante, cioè si sposta; infatti i popoli che ci
vivono incendiano la savana per poter coltivare e, quando
intorno al villaggio tutto è diventato sterile, si spostano alla
ricerca di altro terreno da coltivare.
Questa tecnica primitiva è chiamata debbio ed è tipica
dell'agricoltura di sussistenza.
LE FORESTE
Le foreste sono classificate in sei tipi fondamentali.
Foreste decidue o caducifoglie delle regioni temperate
Foreste di conifere dell’emisfero boreale (taiga e foresta alpina)
Foreste monsoniche decidue
Foreste equatoriali o pluviali
Foreste subtropicali
Foreste mediterranee
Foreste temperate decidue o sempreverdi
clima caratterizzato da una stagione calda, una
stagione fredda e due stagioni di transizione,
riguarda gran parte dell’America settentrionale,
quasi tutta l’Europa e
gran parte dell’Asia, nell’Emisfero Boreale.
Nell’Emisfero australe riguarda spazi limitati
dell’America Meridionale, dell’Africa e
dell’Oceania.
Nella foresta di latifoglie vivono oggi prevalentemente uccelli e
uccelli. Pochi animali grossi in via d’estinzione (come in Europa)
quali cervi e marmotte; in Asia troviamo le tigri, nell’America
settentrionale opossum e castori.
Nelle praterie pascolano i bisonti e si allevano i bovini.
LA FORESTA PLUVIALE
E' il bioma in cui la biodiversità è più
ricca. Le piante sono molto
rigogliose, a causa del clima caldoumido che caratterizza queste
regioni: la caduta e la ricrescita delle
foglie è continua nel corso dell’anno.
Sono caratterizzate da un gran
numero di specie vegetali, tra cui
alberi molto alti, dal tronco liscio e
foglie semplici, e da uno strato
fittamente intrecciato di piante
erbacee
IMPORTANZA DELLE FORESTE
Ecosistema maggiormente presente nelle aree continentali, la sua
funzione ecologica è fondamentale
 per le risorse che offre all’uomo
 perché le piante, attraverso la fotosintesi, sintetizzano sostanza
organica e rappresentano il primo anello della catena alimentare;
 perché liberano nell’atmosfera l’ossigeno, altro prodotto
fotosintetico, necessario ai processi di respirazione.
PROBLEMI DELLE FORESTE
Molti fattori minacciano la vita delle foreste in molte regioni del
mondo e, di conseguenza, compromettono anche la vita animale e
gli equilibri ambientali a esse legati.
deforestazione
piogge acide
desertificazione
effetto serra
mancanza di interventi di conservazione ambientale
scorretta gestione del territorio
realizzazione di strutture turistico-ricreative
incendi

Desertificazione
Cos'è?
Un fenomeno di progressivo degrado del suolo
Da cosa dipende?
da una combinazione di fattori climatici e antropici
In cosa consiste?
Il suolo si impoverisce progressivamente delle sue proprietà
chimico-fisiche che lo rendono fertile e lavorabile, fino al punto da
non riuscire a sostenere l’insediamento di comunità animali e
vegetali.
La desertificazione di un territorio non va confusa con l’espansione
dei deserti, ossia la desertizzazione, poiché la 'sterilizzazione' del
terreno che si riscontra nel primo caso può verificarsi anche in aree
fortemente irrigate o situate a latitudini lontane dalle regioni
desertiche.
Cause del fenomeno
impiego di sistemi di coltivazione non adeguati alle condizioni
climatiche e alle caratteristiche del suolo,
sfruttamento scorretto delle risorse idriche
abbattimento della vegetazione (la deforestazione, che favorisce,
tra l’altro, l’azione erosiva del vento e il dilavamento delle sostanze
minerali presenti nel terreno)
eccessiva pressione di pascolo operata dagli erbivori di allevamenti
zootecnici.
Secondo le Nazioni Unite, sono circa 110 i paesi colpiti da
desertificazione: sarebbero a rischio di desertificazione il 70% delle
terre aride coltivabili, pari a circa il 30% del totale delle terre
emerse. Il problema è particolarmente grave in Africa e nei Paesi in
via di sviluppo di Asia, America Latina e Caraibi, ma anche Stati
Uniti, Australia, Europa meridionale e orientale sono interessati al
fenomeno.
Le piogge acide: risultato della
combinazione di anidride
solforosa e di alcuni composti
dell'azoto con il vapore acqueo
atmosferico.
L'acqua piovana passa così a
livelli di acidità paragonabili a
quello dell'aceto. Oltre a bruciare
chimicamente le foglie delle
piante, le piogge acide
contaminano l'acqua dei laghi,
uccidendone flora e fauna.
Il taglio indiscriminato della
vegetazione comporta numerosi
effetti negativi negli equilibri della
biosfera.
Diminuisce la fertilità del suolo
aumentano i processi di erosione.
L'acqua piovana che dilava il suolo,
erodendolo, trascina il relativo
materiale in direzione dei corsi
d'acqua; la sedimentazione e
l’accumulo dei detriti ha effetti
negativi sugli ecosistemi acquatici.
Dove il clima è più secco, la
deforestazione può innescare il
processo di desertificazione.
Scarica

qui - Nella Effe