Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
LA MORTE DEL CIGNO -­‐ CONVEGNO CARCERE OPERA -­‐ 25/02/2012 La giornata inizia con la performance dell'attore comico Renato Converso, un monologo esilarante che illustra la vitalità del suo cigno e la pervicacia del suo balle-­‐
rino nel rimanere in scena ben oltre i limiti della parte per cui è stato scritturato. Se-­‐
guono le considerazioni del Gruppo della Trasgressione sul tema. Una tavola roton-­‐
da cui partecipano membri del gruppo provenienti dalle tre carceri milanesi e al-­‐
cune autorità istituzionali. La morte del cigno è un’occasione diver-­‐
tente per riflettere su temi complessi. Ab-­‐
biamo un cigno che non vuole morire e un uomo che non vuole uscire di scena; la vi-­‐
talità di chi non si arrende e l’arroganza di chi pretende. Da piccoli il territorio tra i due campi non ha un confine, da una cer-­‐
ta età in poi è importante imparare a orientare il proprio bisogno di essere rico-­‐
nosciuti e i sistemi cui si ricorre per rag-­‐
giungere l’obiettivo. Quando il riconoscimento non giunge dalla guida, lo si cerca nella banda, nel facile appa-­‐
gamento della droga. Quando l’adolescente teme di non potere accedere a un futuro da adulto, quando non si sente atteso e sostenuto dalle sue guide naturali e dalle autorità isti-­‐
tuzionali lungo il divenire della propria identità, può accadere facilmente che il desiderio di conferme si degradi fino a trasformarsi in uno dei tanti surrogati che abbondano sulla via della seduzione: la bulimia di potere, di soldi, di oggetti da consumare e di esperienze ecci-­‐
tanti con cui riempire i propri buchi. Con la contaminazione fra spettacolo e convegno intendiamo esplorare risorse e metodi possibili per la rieducazione del condannato e per la prevenzione di quei disagi adolescen-­‐
ziali che portano a droga e bullismo. Destinatari ideali della giornata sono dunque docenti, dirigenti e operatori che lavorano nei settori scolastico e penitenziario. Stiamo attualmente concordando con diversi istituti scolastici le date del 2012 per altri in-­‐
contri su "La morte del cigno" con il Gruppo della Trasgressione nelle sedi scolastiche e all'interno dei 3 istituti di San Vittore, Opera e Bollate. Chi ha piacere di proporre un pro-­‐
prio contributo sul tema può inviarlo a [email protected]. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
LA PERFORMANCE DI RENATO CONVERSO Un ballerino, da troppo tempo in cerca di lavoro, viene a sapere che nel teatro della sua cit-­‐
tà sono aperte le audizioni per ottenere una parte nello spettacolo “La morte del cigno”. Il ballerino prende parte alla selezione e, grazie a un colpo di fortuna, viene scritturato per interpretare un cigno che nel grande finale dello spettacolo, dopo una breve ma straziante agonia, morirà. La parte è breve, l'ultimo ballo del cigno dura appena un paio di minuti. Ma il ballerino, che da tanto tempo non lavora e che brama di esprimere le sue qualità, durante lo spettacolo pensa che l'ultimo canto del suo cigno meriti ben altro spazio e così decide di prolungarne indefinitamente l'agonia. Gli spettatori, i colleghi di scena e il regista cominciano ad allarmarsi, il ballerino non dà se-­‐
gni di voler cedere, l’agonia dell'animale diventa per tutti sempre più dolorosa. In sala gli spettatori rumoreggiano sempre più, ma il cigno non desiste. Volano pomodori e insulti ma lui, galvanizzato dalla danza e dal palcoscenico, scambia le imprecazioni per ovazioni e gli ortaggi per omaggi. Il regista, oramai fuori di sé, irrompe sul-­‐
la scena con un bastone per obbligare il ballerino a chiudere lo spettacolo, ma non c’è nien-­‐
te da fare. Arriva infine la polizia, che lo carica in macchina strappandolo alla folla che vorrebbe ormai linciarlo. Viene accompagnato in ospedale mentre lui, sanguinante, saluta la folla e fanta-­‐
stica sul successo della serata. Gli anni passano; il ballerino prova a riciclarsi come attore. Squattrinato come prima e sem-­‐
pre in cerca dell'occasione giusta, ottiene la parte di Mercuzio in “Romeo e Giulietta”. Sia-­‐
mo al momento in cui il personaggio dovrebbe morire in duello, ma ancora una volta il no-­‐
stro non ci pensa proprio a lasciare la scena. Ferito ripetutamente dall'avversario, ondeggia ma non cade mai. Fin quando dal pubblico si leva una voce: “Ma tu, 10 anni fa, non eri quel cigno che…?" www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il cigno e le sue battaglie Adriano Avanzini -­‐ Autore locandina, Gr. Trsg. Esterno Mi piace pensare che l’immagine della locandina sia come un contenitore dalle pareti fles-­‐
sibili e ampie, pieno di colori e forme messe insieme con il materiale della fantasia. Un recipiente in cui cose, voci, sogni, pensieri, usciti fuori dal lavoro fatto in carcere con i detenuti e le persone del gruppo esterno, possano trovare ognuna, un colore, una forma in cui riconoscersi. Mi piace anche immaginare che in questo recipiente ci si possa continuamente versare, con la fluidità che solo l’immaginazione ci concede, ogni sorta di fantasia, più o meno imparen-­‐
tata a questa strana figura danzante di ballerino ostinato, che deve fare il cigno che muore, ma che non vuole morire. Un ballerino dal vestito carico di colori, contrasto di voci plurime di vita vissuta, che danza un ballo sospeso tra tragico e comico, tra vita e morte. La testa ha un orecchio appuntito d’animale e un tratto impastato di colore gli contorna l’occhio. E’ una maschera bianca, un po’ allungata, come la testa di un cigno. In equilibrio precario tra sogno e realtà, un po’ umana un po’ no, su quel collo di burattino così esile. Qualcuno ci vedrà testa sospesa di toro. La figura fantasiosa di un clown burattino sale sul palco, che è un’arena, a schivare pomo-­‐
dori e fischi e destino. Combatte qui, come un Don Chisciotte, Arlecchino ganassa, l’ennesima battaglia che riguarda solo lui e il Dio dei perdenti. Ma la Morte non lo sorpren-­‐
derà a culo nudo. L’ha vista la morte, è lì dentro lo specchio, gli tende la mano per un giro di danza con le sue ultime illusioni. Ha il suo stesso vestito e una traccia di colore denso sul viso bianco. Chi lo guarda trova veramente irriverente, ridicolo e arrogante il suo fare burlesco. Vuole vederlo cadere, non sa che già è caduto. Ma ancora danza sulle punte dei piedi, per mante-­‐
nersi in forma e giovane e forte, al di sopra della sua ombra, che è vita andata. Anche se non sempre ci crede, pensa che domani gli sarà restituito l’amore che lo renderà immortale. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Analogie: il ballerino e la persona che sono stato Antonio Iannetta -­‐ Gr. Trsg. San Vittore Durante il racconto sulla morte del cigno ridevo, ma appena è finito mi sono accorto che i punti di contatto fra la mia vita e quella del ballerino non sono pochi: •
•
•
•
•
•
•
•
Il ballerino vive ai margini e attende la sua occasione. Quando giunge sul palco, è tanto eccitato da non distinguere ciò che vede da ciò che sogna; Molte volte ho atteso la situazione nella quale realtà e delirio si fondevano. Il ballerino sente di essere il migliore, ha dovuto penare per anni, ma ora è lì, e… al-­‐
tro che morire… finalmente tutti vedranno di cosa è capace. Ho ignorato per decenni il fallimento, anzi ho colpevolizzato la società, i poliziotti, la sfortuna… la colpa era degli altri; mio e dei miei compagni era l'odio che ci isolava. Il ballerino procede nel suo assolo come un ubriaco, le proteste altrui non lo frena-­‐
no, anzi lo eccitano; La paura e la disapprovazione degli altri e il pericolo che io stesso correvo mi porta-­‐
vano l'adrenalina a mille e aumentavano la mia ostinazione. Il ballerino viola la scrittura del copione, si arroga la facoltà di occupare il palcosce-­‐
nico come crede e intanto scambia gli insulti per ovazioni e gli ortaggi scagliati sul palco per omaggi floreali; Insofferente alle regole, mi sono costruito un guscio per proteggermi dal confronto e per evitare di crescere e diventare adulto. •
•
Il ballerino viene bastonato persino dal regista, che dovrebbe essere la sua guida; Chi vive la nostra vita giunge spesso a perdere anche l'affetto di chi mille volte ha provato a farci cambiare strada. •
Il ballerino viene sottratto alla folla dalla polizia e, pur se portato sanguinante all'o-­‐
spedale, nel suo delirio chiede ai poliziotti di ringraziare la folla che lo acclama; Ho avuto tempi in cui le botte dei poliziotti, le sofferenze e le privazioni, l'odio degli altri e il pericolo dietro ogni angolo alimentavano la mia idea di grandezza. Con il delirio di onnipotenza cucito addosso, mi sentivo invulnerabile. •
•
•
L'ex ballerino, durante una rappresentazione teatrale di "Romeo e Giulietta" ricade nel suo vizio, allungando all'infinito l'agonia di Mercuzio ferito a morte in duello. Dal pubblico si alza una voce a dirglielo, ma per lui è una conferma della sua abilità; La recidiva accompagna il detenuto per tutta la vita. A volte, scarcerati dopo diversi anni, se le coincidenze danno una mano, ci si ritrova in cella in meno di una settima-­‐
na. Il ballerino e il suo cigno ci permettono di riconoscere moltissimi dei temi che abbiamo trat-­‐
tato in questi anni: Il Bullismo, La Guida e la Seduzione, Il Virus delle Gioie Corte. Ma non mi stupirei se, oltre a quelli che ho citato, ve ne fossero altri ancora. Abbiamo visto che, a stare attenti, tutto diventa più ricco. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
La ribellione del cigno Bruno De Matteis -­‐ Gr. Trsg. Opera Sono stato per tanti anni su un palcoscenico come unico attore. Ho sempre deciso io quan-­‐
do era il momento di uscire sul palco per prendermi i miei applausi e quando ritirarmi. Co-­‐
me il cigno, ho sempre scritto la mia sceneggiatura da solo. Ma è vero? Tempo fa a questo tavolo si è parlato dei vari tipi di consapevolezza. Io ho sempre gridato a gran voce che ognuno di noi ha scelto la propria strada nella devianza. Non ne sono più si-­‐
curo! Le nostre tante discussioni mi hanno portato a rivedere tutta la mia vita e a dubitare delle mie scelte, ma anche del fatto stesso di avere scelto, a maggior ragione oggi, che dopo 20 anni ho riassaporato a spicchi la libertà, gli affetti, la famiglia. Nei fatti, la strada che ho percorso mi ha portato a una condanna con un “fine pena mai”: questa però è stata decisa da altri (non da me). Non mi ero mai arreso, nonostante abbiano tentato innumerevoli volte di farmi scendere dal palcoscenico. Invece oggi, dopo 40 anni di devianza, sono arrivato da solo a capire che era giunto il momento di chiudere il sipario e uscire di scena senza applausi né pomodori. Il cigno, dopo tante umiliazioni, si sente finalmente protagonista di uno spettacolo col quale cerca di riscattarsi dal suo passato e, per una volta, vuole decidere di persona se morire o no, nonostante sappia che la sua fine è già segnata in anticipo dal suo autore teatrale. Il ci-­‐
gno si ribella, non vuol cedere al suo destino e così decide di resistere contro tutti, contro le grida e i pomodori che il pubblico gli scaraventa addosso perché stanco della sua presenza. Questo sviluppo, secondo me, somiglia a quello di molti di noi, che non hanno deciso loro la devianza, ma hanno ceduto, quasi senza rendersene conto, al capo di turno o al tunnel del-­‐
le droghe. Pensandoci bene, credo che altri hanno deciso per noi! Che siano state le circostanze, le amicizie, o la sete di denaro e potere, comunque si tratta di qualcosa che ci ha trascinati in un vicolo cieco, senza permetterci di capire verso quale deriva stavamo andando a finire. E se dopo lo abbiamo capito, era già troppo tardi! Tutto ciò vale, nonostante molti di noi abbiano la piccola attenuante che l'adolescenza e la devianza crescevano di pari passo nei ghetti dove la società ci aveva confinati. Si dice che "le mele non cadono mai fuori dall'ombra del proprio albero". Ecco, forse mi rivedo in quel-­‐
la mela, riconoscendomi figlio di un albero deviante, con le radici in un orto già impregnato di falsi valori. Così, dopo tante discussioni a questo tavolo, sono arrivato alla conclusione che altri mi ave-­‐
vano regalato il palcoscenico della devianza solo perché un buon attore fa sempre cassa per tutta la compagnia. E su questo palcoscenico di devianza e di sofferenza ho danzato per de-­‐
cenni, illuso che ero io, proprio come il ballerino del cigno, a decidere tutto e a condurre la mia ribellione. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il cigno col pallone Massimiliano De Andreis -­‐ Gr. Trsg. Bollate Per me quel ballerino ha paura di scendere dal palco perché sa che dopo la morte del cigno non avrà più uno spazio dove essere riconoscibile, o semplicemente perché sente che torne-­‐
rà a essere solo. Qui mi collegherei al bullismo. Quante volte a scuola per le varie difficoltà famigliari mi sen-­‐
tivo molto solo, così mi mettevo in mostra con gesti discutibili, come… mettermi in piedi sul bordo della finestra… mettere lo zucchero nei serbatoi delle macchine delle prof, o durante la ricreazione demolire tutti i banchi e le sedie. Invece, quando facevo il bravo e il silenzioso, nessuno si accorgeva di me e del malessere che mi circondava! Del resto anche il ballerino non aveva mai avuto uno spazio dove sentirsi importante… quindi, una volta trovato quello spazio, non lo vuole più lasciare. Per questo voglio raccon-­‐
tarvi una cosa della cui importanza solo con il tempo sono diventato consapevole… Quando ero ragazzino, in casa mia regnava il caos, l’unica cosa normale che facevo era gio-­‐
care a calcio ed ero proprio bravo… come il cigno nella sua parte. A scuola non poteva anda-­‐
re bene… a casa non dormivo molto… e a scuola mi addormentavo sul banco… quando ero sveglio mi dicevano che ero troppo schizzato, così mi sbattevano fuori dalla classe. In effetti, ora mi rendo conto che non era molto facile gestirmi… ma erano troppo grossi i problemi in casa per un ragazzino e preferivo stare notte e giorno buttato in mezzo la strada… ogni tan-­‐
to mi domandavo perché nessuno interveniva… oltretutto c’era anche la mia sorellina più piccola di 5 anni… ma questa è un’altra storia… torniamo al calcio e al cigno in cui mi sono immedesimato… Come il ballerino, quando entravo sul campo di gioco era come entrare sul mio palcosceni-­‐
co. Il mio ruolo? Il centrocampista centrale, quello che ha il compito di guidare la squadra nei movimenti… ricordo che l’allenatore prima e durante la partita mi urlava “dai Massi, guidami la squadra”… e io per quei 90 minuti non mi sentivo più solo, i problemi rimaneva-­‐
no fuori dal campo… avevo la responsabilità di trascinare i compagni e finalmente ero rico-­‐
nosciuto per qualcosa di costruttivo. Però ricordo che, come il cigno dal suo palco, non sarei mai voluto uscire dal campo. Pur di continuare a giocare oltrepassavo ogni limite, anche fisi-­‐
co… ecco perché capisco il cigno che non voleva morire.. Una cosa vorrei dire ai ragazzi… le partite un giorno le ho sostituite con la cocaina. Si proprio lei… che ti illude di essere la tua migliore amica, un'amante, una compagna con cui non ti senti mai solo… ma poi è arrivato il giorno in cui non è bastata nemmeno lei e io sono rima-­‐
sto di nuovo solo… come quel giorno a scuola quando mi appendevo dalla finestra… ricorda-­‐
te? Beh quel ragazzino un po’ bullo finalmente ha trovato qualcuno che crede in lui e gli ha dato l’opportunità di farsi riconoscere. E così, oggi non ha più il terrore che le sue partite debba-­‐
no finire dopo i 90 minuti al campo di calcio. Forse il suo cigno ha capito che può morire tranquillamente perché il ballerino non è più solo e può avere una vita da protagonista an-­‐
che fuori dalla scena. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il fardello del cigno Luigi Petrilli -­‐ Gr. Trsg. San Vittore A spaziare con la fantasia, questa morte del cigno permette tanti collegamenti con argo-­‐
menti che noi al Gruppo della Trasgressione abbiamo toccato più volte. La frustrazione e il desiderio di rivalsa tante volte sfociano nel delirio dell’onnipotenza e nel dramma. Una volta sedotti e superati i limiti, non è facile uscirne, per non dire che, da soli, è quasi impossibile. Ci vorrebbe una buona formazione di base, in più l’aiuto di una guida che ti aiuti ad ampliare la visione delle cose e a crescere laddove prima eri bambino, un po' quel-­‐
lo che accade da noi al Gruppo della Trasgressione. Cercando un nesso tra questa opera e noi, penso che in ognuno di noi ci sia la smania del successo che, se mescolato alla rabbia e se ottenuto senza il necessario impegno, ti fa per-­‐
dere l’affezione per la vita e ti dà l’illusione di poter fare quello che vuoi, facendoti perdere la volontà di lottare per quello che ami. L’attore è in balia dei venti, mendica una parte e poi, una volta ricevuta, la sperpera. Mi ri-­‐
corda in parte il personaggio di Sisifo: •
•
•
Come Sisifo, il ballerino riceve un dono, ma anziché usarlo per fini più grandi e at-­‐
tendere frutti in tempi migliori, sperpera l’occasione, accecato dal potere illusorio e falso; Il pubblico lo vedo come Zeus che decreta la morte, stanco dell'arroganza di Sisifo; Sisifo per la sua ribellione era stato condannato a portare su il masso per la ripida montagna, l’attore, cercando a tutti i costi l’affermazione e il riconoscimento imme-­‐
diato, finisce col procurare a se stesso il fardello pesante dell’incomprensione. La storia si conclude con l’attore che dopo anni dovrebbe morire in una nuova parte. Ma di morire non se ne parla… ancora una volta anziché impegnarsi a far bene la propria parte, egli cerca di approfittare dell'occasione senza guardare più in là. Il finale mi lascia con delle domande: •
•
•
•
E' proprio necessario che la storia si ripeta? È veramente così difficile lasciare il trono? Il palcoscenico, dove esibire la propria presunta superiorità e dove abusare del po-­‐
tere raggiunto, viene lasciato solo quando gli altri, stanchi dell’arroganza, non si al-­‐
zano contro? Il cammino verso la propria maturazione viene percorso solo se si viene costretti? www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il cigno e Sisifo Granit Gjermeni -­‐ Gr. Trsg. Bollate Si dice che Dio abbia creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma sembra che questo all’uomo non basti. Da sempre, infatti, lui sogna e desidera l’immortalità, l’onnipotenza. “Sisifo il Re”, l’uomo che incatenò la morte, il limite supremo, voleva diventare immortale e mettersi al pari degli Dei, credeva che fossero i limiti a impedirgli di crescere e di realizzare i suoi sogni. Quante illusioni! Illusioni che riportano al mio passato, quando i limiti erano solo un ostaco-­‐
lo da superare per raggiungere il risultato che mi appagava di più: poter cambiare le cose a mio piacimento senza dover rendere conto a nessuno. Illusioni che mi ricordano un nome strano di una malattia invisibile, “il virus delle gioie corte”. Sono queste le parole con le qua-­‐
li cerchiamo di rappresentare le cause che ci portano a trasgredire le regole, a commettere dei reati pur di soddisfare i nostri desideri in modo immediato e non attraverso il lavoro, la costruzione, un progetto di crescita. Usiamo la parola “virus” perché, come un virus, questa voglia entra in un organismo e si espande portandolo lentamente al degrado. In questo mo-­‐
do anche l’abituarsi a soddisfare i propri desideri in modo immediato diventa una malattia, che porta a consumare illusioni e rende incapaci di gestire o procurarsi i mezzi per progetta-­‐
re seriamente il futuro. Ma ora torno al nostro “cigno” o meglio al nostro attore, per raccontarvi solo brevemente di quando io ero alla ricerca di un ruolo da protagonista. Veramente, è da quando ho memoria che cerco il mio ruolo; l’ho cercato in mille modi, in mille posti e con persone diverse, ma per altrettanti motivi continuo ancora oggi a cercarlo. Devo trovare oggi anche il modo per evitare che la storia si ripeta, perché per tanto tempo mi sono sentito come quell’attore senza un ruolo, disoccupato, spesso senza speranze, senza un palcoscenico, senza un posto dove esprimermi per mettere in mostra il mio talento o le mie capacità. Per tanto tempo ho cercato l’opportunità di dire al mondo “Eccomi qui, guardatemi, Ci sono anch’io”. Opportu-­‐
nità, però, che sapevo di non poter avere e alla prima occasione decisi di prendermela da solo; “Chi se ne frega, come va, va!” Con prepotenza salii sul palco, consapevole di non poter essere lì e volevo convincere la gente che quello lassù era il mio posto. Ma come? Ecco, indossai una maschera, mi vestii di bianco e sedetti sul trono fatto su misura, presi lo scettro e diedi al pubblico un assaggio del mio “potere” ed ecco fatto; ecco il mago, ecco l’illusionista che con una mano distrae e con l’altra ti “fotte”. Comunque missione riuscita, ho avuto il mio ruolo, la mia occasione, ora sono io il protagonista e questo è il mio posto. Non posso tornare indietro, e poi perché? Per tornare a essere il “Signor nessuno”? No grazie! Credevo di poter gestire quella situazione, ero convinto che se avessi giocato bene le mie carte molto presto la gente non mi avrebbe visto più come l’illusionista, ma come l’attore che si è guadagnato la sua parte e che merita di restare su quel palco. Alla fine era solo quel-­‐
lo che volevo; ma era tutto una menzogna, ed io continuavo a illudere me stesso. Come puoi gestire un potere che non hai? Ma quando ci si rende conto, di solito è tardi, perché non si è più in grado di riconoscere se sei l’illusionista o l’attore, l’uomo o il burattino. Se sei www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
fortunato, forse capisci che ti sei fottuto da solo e che i desideri e l’incapacità di mettere a frutto le tue potenzialità hanno portato alla rovina il tuo essere. Spinto dai ricordi, mi è venuta voglia di raccontarvi questo episodio del mio passato. Un giorno ero uscito con una ragazza, lei credeva che io fossi un bravo ragazzo, perciò ogni vol-­‐
ta che volevo fare qualcosa di storto mi allontanavo in macchina o in bagno. Fino a quando lei lo ha capito e ha chiesto di unirsi a me. Quella volta passammo la serata in giro nei locali, bevendo tantissimo e sniffando cocaina. La mattina siamo andati a casa mia, ho chiuso le tapparelle perché la luce del giorno mi feriva gli occhi e abbiamo continuato indisturbati. Sapevo che ormai stavo esagerando però non riuscivo a fermarmi e nemmeno lei scherzava. Mi ricordo bene, era quasi mezzogiorno, io la guardavo e mi chiedevo come faceva lei a pi-­‐
pare uguale a me? Mi sembrava strano e vedevo che era un po’ agitata ma lei continuava a parlare a parlare e io non riuscivo a seguirla, non l’ascoltavo, i miei pensieri, la mia mente viaggiavano in totale libertà. A un certo punto lei cominciò a tremare, si era sdraiata sul letto e dalla bocca le usciva della schiuma bianca o bava, non lo so. Subito pensai a un’overdose, mi avvicinai e la scossi forte per farla riprendere, ma niente, continuava a tremare finché gli occhi le sono di-­‐
ventati bianchi. Lei si fermò, mi resi conto che non respirava più, presi in mano il telefono ma in quel momento sono andato in tilt, non riuscivo a ricordare il numero dell’ambulanza, come chiamare un pronto soccorso. Niente, non sapevo che fare e chi chiamare, mi ero bloccato completamente. Dovevo fare qualcosa subito e cercai di non perdere la calma; le diedi qualche schiaffo per farla reagire, ma niente. Allora cercai di farle un massaggio cardiaco, lo avevo visto fare in televisione, e anche la respirazione bocca a bocca. Le chiusi il naso e le soffiai forte in bocca, sentii i suoi polmoni riempirsi d’aria, poi l’aria uscì ma lei non respirava ancora, allora rac-­‐
colsi tutte le mie forze, feci il respiro più grande della mia vita e pregai Dio di aiutarmi a sal-­‐
varle la vita. Gli ho promesso che avrei fatto qualsiasi cosa se mi avesse aiutato e tirato fuori da quella situazione, e così le soffiai un’altra volta con tutta la forza della mia anima. I pol-­‐
moni le si riempirono ancora d’aria e quando l’aria uscì, insieme uscì anche quella schiuma bianca. All’improvviso, spaventata, lei cominciò a respirare, credo che si era affogata con la sua bava. Quando si riprese mi spiegò che era epilettica e che non prendeva le sue medicine da una settimana. Non volle nemmeno andare in ospedale, voleva solo riposare un po’. Quando lei non respirava più avevo pensato alla sua famiglia, conoscevo i suoi genitori. Chissà quante volte avevo accompagnato il suo fratellino in piscina! Cosa avrebbero pensa-­‐
to? Come mi avrebbero giudicato? Poi come un flash mi sono passati davanti agli occhi i ti-­‐
toli dei giornali, quel giorno presi lo spavento più grande della mia vita e ho capito che qual-­‐
cuno aveva voluto darmi un’altra opportunità, un’altra occasione. Ne avrei saputo fare buon uso? A mezzanotte la accompagnai a casa; che sollievo, tutto era finito, che giornata, senti-­‐
vo ancora addosso lo spavento, dovevo calmarmi, bermi una birra e sfogarmi, parlare con qualcuno; ma con chi? Allora via al solito bar, con la solita compagnia. Dopo qualche giro di birre ecco che spunta la solita bustina con la sua magia, “una mano distrae e l’altra ti fotte”. In quel momento avevo mille motivi e tutte le ragioni del mondo per smettere e finirla di prendere in giro me stesso. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Era quella la mia occasione, era quello il momento in cui dovevo riconoscere i limiti e lasciar morire il cigno che mi teneva in scena. Lo avevo promesso pure a Dio!. E invece no! E’ stato proprio li, dopo quella ennesima striscia di coca, che ho visto il mio cigno ascoltarmi e sog-­‐
ghignare, mentre dicevo a me stesso: "se non mi fermo ora, nemmeno Dio mi potrà salvare". Il cigno tatuato Francesco Ranieri -­‐ Gr. Trsg. Opera Davanti a me l'oggetto dell'unica mia brama. La platea, che a stento intravedo, è pura cornice al solo quadro che mi sono tatuato dentro. Ehi tu, Ma non sei quello della morte del cigno? Io quella voce l'ho già sentita… non è la prima volta… quella voce. Svegliati! Apro gli occhi, mi guardo attorno, annuisco e chiedo scusa per il danno arrecato e il tempo che non ci sono stato. Trovare la propria parte Alessandro Pianta -­‐ Gr. Trsg. Esterno E' impossibile non rivedersi nella parte del ballerino. Sono certo che ognuno di noi, seguen-­‐
do il racconto, è tornato a ricordi che preferirebbe rimuovere. Dopo numerosi anni nel ce-­‐
mento, mi sono reso conto che il carcere mi ha dato una mano per portare a termine l'opera che avevo iniziato già io. Ancora oggi dopo mesi di libertà sono qui che cerco la mia parte e mi accorgo che la mia vita si è fermata tanti anni fa, quando decisi di dichiararmi guerra. Anni trascorsi nel menefre-­‐
ghismo totale, un'anestesia dei sentimenti che all'apparenza appianava le cose, ma oggetti-­‐
vamente mi distruggeva. Ora che mi sono finalmente perdonato, ora che ho finalmente accettato la mia condizione senza prendermi con troppa serietà, mi guardo intorno e mi rendo conto che non è facile ri-­‐
prendere in mano me stesso adattandomi alle esigenze della vita. Troppe volte la fretta e le scorciatoie promettenti hanno allungato l'agonia del mio cigno, riportando il povero, tenero ballerino dritto fra le sbarre. E' stato un susseguirsi d'interru-­‐
zioni tale da farmi girare la testa, tale da confondere le poche certezze alle quali mi appog-­‐
giavo e da farmi uscire per sempre di scena, senza aver mai trovato la parte che avrei voluto disperatamente interpretare. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
La mia parte e gli attori di casa mia Genti Mullah Arben -­‐ Gr. Trsg. Bollate Mi chiamo Genti e vengo dall’Albania. Sono cresciuto in una famiglia abbastanza grande, sei figli, mio padre, mia madre e mia nonna. La mia famiglia assomigliava a una gerarchia, in cui il fratello o la sorella più grande doveva prestare attenzione a quello più piccolo. La mia ca-­‐
sa era come un palcoscenico, dove ognuno sapeva interpretare, perfetto, il suo ruolo. Mia mamma lavorava tutto il giorno e per tutta la notte si occupava di preparare il pranzo per il giorno dopo. Lavorava a maglia e riparava i nostri vestiti, che non venivano mai butta-­‐
ti ma si passavano mano a mano al fratello o alla sorella più piccola. Non so come facesse, mi crediate o no, io non l’ho vista mai dormire, sembrava che volesse fermare il tempo per finire tutti i lavori del mondo. Tante volte, quando tutti si mettevano a tavola per mangiare, io mi sedevo vicino a mio pa-­‐
dre. Lui sempre mi passava un pezzo di carne dal suo piatto e io me lo mangiavo. In quei tempi la carne non si vedeva spesso dalle mie parti, ma io ero troppo piccolo per capire che quello che facevo non era giusto, fino a quando mia sorella, quella un po’ più grande di me, quella che mi prestava attenzione, mi disse che non dovevo accettare più la carne che mio padre mi dava e mi spiegò che lui lavorava tanto e aveva bisogno di mangiare. Da quel gior-­‐
no stavo attento a quello che mi disse mia sorella, mi mettevo al tavolo lontano da mio pa-­‐
dre, ma mio papà non perdeva mai il vizio, si alzava, prendeva un pezzo di carne dal suo piatto e lo appoggiava sul mio. Ho capito che non eravamo ricchi e gli avvenimenti storici che attraversavano il mio paese erano i peggiori, ma mio papà era un grande lavoratore, faceva lavori grossi, si spezzava la schiena più di 14 ore al giorno e non gli importava, lo faceva per renderci felici. Era il mio eroe. Desideravo tanto diventare come lui, ma non volevo fare la sua vita. Da quel giorno non ho mai smesso di sognare una vita a modo mio. Così cominciai un viag-­‐
gio scalando montagne per giorni e notti, camminai a lungo con i piedi scalzi nei sentieri ghiacciati da un inverno senza fine, ma era tutto inutile, i miei sogni erano irrealizzabili. Le mie rabbie e le mie paure trasformavano i miei sogni in ambizioni, perciò non ho proget-­‐
tato più il futuro, andavo con l’immaginazione oltre il limite del possibile, fino a quando i miei desideri si spostarono su qualsiasi mezzo utile per raggiungere il mio momento di glo-­‐
ria e successo. Per avere tutto questo c’è solo una strada, quella che viene evitata dalla massa, quella che ti permette di arrivate subito e prendere tutto. Pensai che la massa aveva paura di attraversare quella strada, ma mi sbagliavo; purtroppo è arrivata l’esperienza a smentirmi. Ho capito che il loro senso morale era più forte della paura, ho capito che ero io sottomesso alla paura e non loro, ho capito anche che l’ambizione deve essere in proporzione con i nostri limiti, ho capito che ho sprecato tante occasioni e che oggi mi trovo emarginato in me stesso, in attesa di trovare un rimedio, mentre cerco di costruire un futuro incerto con le certezze del passato. Ho capito soprattutto che gli obiettivi di mio padre e mia madre non andavano oltre a quel-­‐
lo di fare i genitori. Loro erano dei veri attori e io oggi cerco di fare mio il principio che in www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
questa vita siamo tutti attori a cui è stato affidato un ruolo preciso, da interpretare bene a prescindere dal fatto che la parte sia breve o lunga. Una parte per riconoscersi Paolo Sorge -­‐ Gr. Trsg. Opera Guardando all’esigenza del ballerino, che ha bisogno a tutti i costi di essere riconosciuto come tale, potremmo soffermarci proprio su questa sua necessità di affermarsi, in quanto questa problematica accomuna molti di noi. Penso che uno dei fattori che accomuna questa esigenza si possa ritrovare in ciò che senti-­‐
vamo da piccoli quando abbiamo fatto qualcosa per qualcuno cui chiedevamo attenzione e questo qualcuno non ci ha aiutato a sentirci orgogliosi di noi stessi. Chissà cosa arriviamo a covare dentro di noi quando ci convinciamo che le persone per noi importanti smettono di ascoltarci, mentre noi continuiamo a recitare la nostra parte! Probabilmente avremmo dovuto fermare la nostra recita nel momento in cui il nostro pub-­‐
blico si era distratto, così da trovare risorse nuove e poi ripartire quando il nostro pubblico fosse tornato più attento... ma come potevamo capirlo? Nella vita molte nostre esibizioni sono passate tra l’indifferenza e la distrazione quotidiana. Molte volte, anziché ricevere le dovute attenzioni e qualche riconoscimento, abbiamo rice-­‐
vuto solo rimproveri. Questo ha indotto molti di noi a nascondere e chiudere a chiave le proprie incertezze, tanto da riuscire a vivere soltanto mettendo in atto atteggiamenti de-­‐
vianti, per non sentire il peso dei nostri fallimenti. Chiudersi in se stessi crea una sorta di protezione. E' difficile buttare fuori le proprie insicu-­‐
rezze se intorno a noi non riconosciamo una guida capace di farcele superare. A quel balle-­‐
rino sarebbe risultato difficile parlare di ciò che desiderava fare durante la sua parte, perché di certo gli avrebbero negato la possibilità di esibirsi. Ma forse, se avesse manifestato il suo desiderio di affermarsi, avrebbe potuto convincere il regista a concedergli qualche altra op-­‐
portunità e, in questo modo, non avrebbe avuto il bisogno di rovinare tutto. E comunque, questo ballerino avrebbe dovuto accettare il fatto di non poter avere tutto e subito. Avrebbe dovuto riconoscere di essere parte di tutto ciò che era stato organizzato, invece di coltivare da solo e contro gli altri l'illusione di poter fare di testa sua. Nel nostro caso mi sembra inutile restare in carcere per anni coltivando al chiuso le stesse ambizioni che ci hanno condotto a questo punto. Credo che invece si debbano fissare le no-­‐
stre basi, là dove qualcuno possa essere per noi un riferimento. E' importante cominciare a costruire con gli altri senza essere isolati dagli occhi del mondo e in modo da poterci ricono-­‐
scere in quello che si porta avanti con la società… dove comunque dovremo tornare. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il mantello del cigno Claudia Reati -­‐ Gr. Trsg. Esterno Mi chiamo Claudia, ho 21 anni, non ho mai rubato, non ho mai spacciato droga, non ho mai fatto uso di cocaina e non ho mai picchiato nessuno. Ho una famiglia, una bella casa, un ra-­‐
gazzo che mi ama e la possibilità economica di studiare all'università. Il mio cigno si chiama Claudia, ha 21 anni, ma è come se fosse appena nato; vive affianco a me, dentro di me e nei miei sogni; ha le mie sembianze fisiche ma appartiene emotivamen-­‐
te solo a una parte di me. Io e il mio cigno non ci conosciamo ancora bene, o meglio, lui co-­‐
nosce molto bene me, ma io conosco poco lui. Ora immagino vi stiate chiedendo chi è il mio cigno… Il mio cigno è in un frigorifero che aprivo disperata, per sentirmi in colpa dieci minuti dopo; il mio cigno è in una boccetta con delle goccine magiche magiche; il mio cigno è in un gabi-­‐
netto che ho amato e odiato troppe volte dopo aver capito che forse quello era l’unico mo-­‐
do per attirare l’attenzione; il mio cigno è in una sigaretta strana che uso al posto delle goc-­‐
cine quando bevo qualcosa perché il dottore mi ha detto che non posso mischiare alcool e psicofarmaci. Il mio cigno non va d’accordo quasi con nessuno, detesta la sua famiglia, detesta suo padre, ma soprattutto detesta sua madre, quella madre che avrebbe dovuto stargli vicina quando ne aveva bisogno, ma non l’ha fatto. In questo momento il mio cigno sta sfruttando al massimo il suo palcoscenico; è vicino alla fine (e quindi alla sua morte) ma lui la percepisce come lontana, non ci pensa neanche lon-­‐
tanamente a scendere da quel palco. Sta bene lì dov’è. Io non so spiegare l’esistenza del cigno, o forse sì. Diciamo che forse non voglio accettarlo e non voglio accettare il fatto che abbia manipolato in gran parte la mia vita fino ad ora. Il cigno di cui discutiamo durante i nostri bellissimi incontri, incarna tutti i nostri cigni. Tutti noi abbiamo un cigno, il mio è esattamente uguale agli altri, con la differenza che, per ora, lo conosco solo io e non è ancora stato scoperto. La debolezza e la paura di ognuno sono i comuni denominatori dei nostri cigni. Non posso sapere se tutti i cigni siano destinati a peri-­‐
re; molti credo che riescano ad essere controllati; altri, purtroppo, dominano le nostre vite. La totale negazione di essi o la sicurezza di riuscire a controllarli pienamente è, per me, sin-­‐
tomo di presunzione. Il dolore appartiene all’esistenza esattamente come la gioia, la dispe-­‐
razione e l’amore. Di tutto questo si vive, pur se a volte tremando. Il cigno ci promette pro-­‐
tezione e stabilità; basta solo lasciare che sia lui ad assumerne la gestione. Il mio cigno non vorrà sentire queste parole perché probabilmente ho già parlato troppo di lui. Ah, dimenticavo, il mio cigno indossa un mantello e un cappuccio nero. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
U megghiu Santo Galeano -­‐ Gr. Trsg. Opera
C’era una volta una carovana di attori che veniva da lontano, non si sa da dove, ma erano in città. Tutti impazzivano per avere i biglietti e vedere questo famoso spettacolo, ma non si trovavano. Un grande attore si fece male e il regista ebbe la bella idea di fare delle audizioni per trova-­‐
re un rimpiazzo. Fece dare l’annuncio alle radio ed espose i manifesti in città per cercarlo. La parte era piccola ma importante, come tutte le scene di uno spettacolo. Il regista trovò un comico di città, che però non si volle accontentare e fece di testa sua. Così cominciò tut-­‐
to: REGISTA Avanti il prossimo! COMICO Iu… vegnu iu, spustativi eni u me tunnu. Tocca a me, fatevi da parte, è il mio turno REGISTA Fammi vedere cosa sai fare! COMICO Sacciu fari tuttu e sugnu bravu, recitu tuttu, iu sugnu…u megghiu So fare tutto e sono bravo. Posso recitare tutto, sono il migliore REGISTA Il solito attore che si vanta? COMICO No, no. Ora vu fazzu avviriri, recitu chidduu ca voli vossia, basta ca mi rici chiddu ca aiu affari e u fazzu. No, adesso potrete vedere di persona. Recito qualsiasi cosa vogliate. Di-­‐
temi ciò che devo fare e lo faccio. Risero tutti all’audizione del comico, con quell’aria goffa e superba e il dialetto che aveva … ma era lui, era il suo essere vero… che attirava. Ci furono tante prove per raggiungere il ri-­‐
sultato. Ma la sua parte fu una delusione, soprattutto perché doveva interpretare la morte di un cigno, una morte che durava solo tre minuti. COMICO Mizzica, dopo tanta fatica m'aiu accuntintari di sta patti, mah va beh pri-­‐
paramuni. Accidenti, dopo tanta fatica, mi tocca accontentarmi di una parte così www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
piccola? Ma diamoci da fare! Mentre si guardava allo specchio canticchiava da solo: COMICO Chi sugnu beddu, ma chi sugnu bravo! Comu mi sta beddu 'stu costumi, ma uora vi fazzu avviriri iu. Incredibile quanto sono bello e sono bravo! E come mi sta bene questo costume! Ma adesso vi faccio vedere io. REGISTA Dai muoviti tu, vieni! Ricordati che hai solo 3 minuti per morire! L’attore si preparò con le ultime cose da mettere: piume, becco e tanto altro prima di esse-­‐
re proprio pronto. Ma si sentiva deluso lo stesso, per quello che gli stava succedendo. REGISTA Vai in scena, tocca a te! COMICO Nun s'havi a proccupare, vossia. Comu lei mi cummanò, iu fazzu… fossi… Non abbiate timore, vossingnoria. Come voi mi avete comandato io farò … forse… REGISTA Cos’hai detto? COMICO Nnenti nenti … ahahahahah! Si abbassarono le luci, si intravide un bellissimo cigno dentro un lago, sotto un cielo stella-­‐
to. Era spettacolare! Però doveva morire. Ma lui, in un lampo, pensò di non fare quello che doveva fare. CIGNO Allustrissima genti ca siti ca stasira, a viriri stu pouru cignu moriri, a voi tutti ca siti beddi e allicchittiati, iu cu sugno? … u sapiti … ?!? Illustrissimi signori, che siete qui presenti questa sera per vedere morire questo povero cigno. A voi che siete belli, vestiti e acconciati così bene, io chi sono? Lo sapete? PUBBLICO Chi sei? Chi sei? www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
REGISTA Disgrazziatu, chi stai cumminannu, esci! Esci!!! Disgraziato, cosa combini? Esci di scena! CIGNO Tu statti mutu, chistu eni u me mumentu e 'nzoccu costa e costa, ora vu fazzu aviriri iu cu sugnu!! Tu stai zitto. E' giunto il mio momento e, qualsiasi cosa costi, adesso vi faccio vedere chi sono. PUBBLICO Dai cigno, sbrigati a morire, ora basta! Cominciarono fischi, insulti e molto altro. Chiamarono pure i buttafuori, la polizia per di-­‐
fenderlo dal pubblico. Dalla platea, sul palco arrivava di tutto perché era più di mezz’ora che parlava, cantava e ballava … e tutti erano stufi. CIGNO Chi sugnu beddu! Ma chi sugnu bravu! Ma chi ci possu fari, se sugnu u megghiu! Quanto sono bello, quanto sono bravo! Mi spiace per gli altri, ma non posso farci nulla. Sono proprio il migliore. REGISTA il meglio tu? tu … sei una nullità! E non ti farò mai più lavorare! CIGNO Nun mi 'nteressa, intanto vu staiu faccienu avviriri iu Non m'importa! Per il momento, vi sto facendo vedere chi sono io! Alla fine lo trascinarono con queste parole giù dal palco, e sotto le botte di tutti quelli che fece arrabbiare, lui rideva, era felice e non sentiva il male. CIGNO Mizzica ma struppiarru, sugnu tuttu ruttu ma m'addivirtì, ni valeva a pe-­‐
na … ahi ahi ahi … disgrazziati … ahi ahi ahi … !!! Maledizione. Mi hanno conciato proprio male. Sono tutto rotto, ma mi sono divertito, gliel'ho fatta vedere. E ne è valsa la pena, ahi, ahi… disgra-­‐
ziati. Fu così che per essere egoista, pensando solo a se stesso, e per avere fame di essere rico-­‐
nosciuto, arrivò a non pensare agli altri, rovinando se stesso e lo spettacolo, con tutto quel-­‐
lo che lo circondava nel suo essere. Ma se ne fregò… beh, veramente, non si sa! www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Solo 3 minuti per morire Tiziana Pozzetti -­‐ Gr. Trsg. Esterno
C'è un cigno sul palco: è un ballerino che recita la sua parte. Lo spettacolo è “La morte del cigno”. Ma questa volta il cigno non vuole morire. “Ricordati che hai solo 3 minuti per mori-­‐
re” gli ha detto il regista prima che entrasse in scena. Ma c'è qualcosa di strano in questa frase, qualcosa di terribilmente “sbagliato”. Provo a indossare un po' le vesti del regista e un po' quelle del ballerino, per capire cosa si prova a “decidere” e cosa a “obbedire”. Cosa succederebbe se fosse il ballerino a dire al re-­‐
gista: “ricordati che hai solo 3 minuti per morire”. Perché ci siamo concentrati su una sola funzione del regista? Abbiamo detto che il regista ha il compito di stabilire le regole che consentono allo spettacolo di funzionare. Tuttavia, per-­‐
ché tali regole non siano mere imposizioni, ma confini che “contengono e guidano”, il regi-­‐
sta deve saper adempiere anche alla funzione complementare di facilitare le condizioni af-­‐
finché si produca lo spazio entro il quale il ballerino possa ballare. È un figlio il ballerino, che sta chiedendo al proprio padre di lasciargli lo spazio per recitare la propria parte, la propria vita. Gli sta chiedendo lo spazio per crescere, allargando i propri orizzonti e sperimentando la propria autonomia. Può morire il figlio solo se il padre sa esse-­‐
re d'esempio. Nell'arroganza del cigno che non vuole morire, si ripete l'arroganza del padre che non sa far-­‐
si da parte di fronte alle spinte emancipative di un figlio che chiede uno spazio in cui esiste-­‐
re. Il desiderio d'immortalità e di onnipotenza si trasforma in una coazione a ripetere che rimbalza tra le generazioni. La storia continua a riprodursi uguale a se stessa perché il padre non sa accogliere il significato della protesta del figlio, così come il ballerino, concentrato sulla propria performance, non sa accogliere la protesta del pubblico, esasperato e annoiato di fronte alla patetica caparbietà del cigno che fa di tutto per non morire. Nessuno comprende che la morte è solo simbolica: sul palco, dietro alle quinte e in platea, sembra che in nessun luogo ci sia lo spazio per riflettere su questo pensiero. Il regista anela solo al successo del proprio spettacolo, nella sua mente non possono trovare accoglimento le perplessità del ballerino, le sue paure e le sue angosce. Il ballerino a sua volta si sente in-­‐
trappolato nei limiti imposti dal tiranno: “hai solo 3 minuti per morire” si trasformano nella sua mente in “ti concedo solo 3 minuti per vivere” e così lotta per sfuggire alla profezia pa-­‐
terna avallando col suo comportamento cieco e sovversivo la propria condanna all'eterno anonimato, confinato nella prigione del proprio fallimento. Un oblio con “fine pena mai” sembra attenderlo. Come sarebbero diverse le cose se solo il padre sapesse comunicare al figlio che la morte è solo simbolica e che scendere dal palco non significa scomparire nell'oblio! Se solo il regista sapesse trasmettere al ballerino la fiducia che lo spazio necessario per crescere c'è, e che la morte di quel cigno non è “la fine” ma il presupposto necessario per poter diventare altro: su un altro palco, in un altro spettacolo. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Se il padre sapesse morire “solo per 3 minuti”, potrebbe insegnare al figlio che è necessario continuare a rinascere per poter crescere. Non avremmo più farfalle se tutti i bruchi si osti-­‐
nassero a non morire. Non può vivere il figlio, se non sa morire il padre. Non può morire il ballerino se non ha la fiducia che il regista sta coltivando per lui nuovi spettacoli per il suo futuro e per continuare a mettere in scena la narrazione della propria vita. Possiamo per-­‐
metterci di morire solo se sappiamo di poter rinascere nella mente di qualcuno che ci aiuta a mantenere la continuità narrativa della nostra storia. Penso che il nostro cigno potrà mori-­‐
re quando troverà qualcuno in grado di dirgli: “ricordati che hai solo 3 minuti per morire. E tutto il resto del tempo per vivere, per crescere, per coltivare la tua parte, i tuoi desideri e le tue peculiarità”. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Bernard, il cigno e il toro Aroua Imed -­‐ Gr. Trsg. San Vittore
Si presenta all’audizione della compagnia teatrale, osserva le prove per lo spettacolo e pen-­‐
sa alla sua occasione… che non tarda ad arrivare. Non immaginava che a breve sarebbe di-­‐
ventato il primo ballerino della compagnia, il protagonista dell'opera. Bernard è lì, in prima fila, vede che il primo ballerino non è nel pieno delle sue forze ma non ci bada fino al giorno seguente, quando non lo vede e chiede che cosa gli sia successo. La ri-­‐
sposta di uno dei teatranti è pronta: “Non sta bene, siamo disperati, non riusciamo a trovare uno adatto che lo sostituisca" Non gli sembrò vero, per una volta la fortuna gli si gettò addosso e Bernard la strinse forte a sé. “Potrei essere io colui che lo sostituisce, so ballare, so recitare, non chiedo di meglio se non mostrarvi le mie capacità!” Il regista colse al volo l'occasione, pur di non perdere lo spettacolo. Ma Bernard non era il primo ballerino, era qualcosa di più, di diverso e originale; in sé aveva molte arti, la più raffi-­‐
nata di tutte era l’inganno, saper fingere di essere qualcun altro, la simulazione, il camaleon-­‐
te. Così fu, divenne il primo ballerino, iniziò a danzare di fronte ad un’intera platea, riuscendo ad incantarla per i primi due atti della commedia. Poi la scena mutò: il pubblico notò qual-­‐
cosa di diverso, e così iniziò a lanciare i primi fischi, ma lui continuò perché era Bernard, il re dell’inganno, colui che poteva tutto. Il pubblico indignato iniziò a lanciare cartacce e fiori in segno di disprezzo ma lui pensò: “Se mi lanciano fiori vuol dire che mi amano”. Povero Bernard, che è rimasto impigliato nel suo personaggio. La gente del pubblico non lo può sapere, non può capire e accettare la sua ar-­‐
roganza. Ma una cosa Bernard l’aveva in quantità ed era la sua vitalità. Il pubblico non era più in un teatro, ma in un'arena, erano tutti diventati dei toreri e il pove-­‐
ro Bernard un toro da abbattere; fino all’ultimo non si è reso conto che i fischi non erano applausi, e che i fiori erano le sole cose che il pubblico aveva da lanciare. Neppure quando lo stavano per linciare lui si domandava perché; aveva troppo bisogno di credere a se stesso. Comunque sia, Bernard ha avuto il coraggio di danzare come un ballerino di prima fila… an-­‐
che se non è mai arrivato a essere il vero protagonista de "La morte del cigno". E' diventato piuttosto un toro ribelle nell'arena, un toro che, però, non si è limitato al ruolo che gli era stato assegnato, cioè fare da bersaglio alla rabbia degli spettatori, che vanno alla corrida proprio per potersene liberare. Bernard è stato un toro che ha dato libero corso alla sua rabbia, perché sapeva che il suo destino era morire per dare modo ad altri di sentirsi meglio. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il cigno e il bullo Tiziana Pozzetti -­‐ Gr. Trsg. Esterno E se l'ostinazione del cigno fosse funzionale al sistema? Quando parliamo di bullo ci riferiamo ad un ragazzo aggressivo, prepotente, coercitivo nei confronti dei propri compagni. Accanto a questi comportamenti delinquenziali, però, il ra-­‐
gazzo mette in scena anche una forte quantità di energia. Se da una parte l'atteggiamento del bullo è volto a calpestare ogni codice socialmente condiviso, dall'altra contiene in sé uno slancio vitale, un desiderio di riconquistare, tramite la distruzione, un mondo in cui non si riconosce perché da esso non si è mai sento riconosciuto. Il ballerino de “La morte del cigno” interpretata da Renato Converso, dopo anni di anonima-­‐
to, si ritrova protagonista della scena a causa di un malessere improvviso del titolare per quel ruolo. Ecco la grande occasione: finalmente potrà mostrare le sue abilità, finalmente potrà coronare il suo sogno. Ben presto però il sogno si trasforma in un incubo e quella che doveva essere “la grande occasione” diviene un imbarazzante fallimento: il cigno non vuole morire e il pubblico, ormai stanco e infastidito, inizia a fischiare e a tirare oggetti sul palco. Il ballerino però, sordo ad ogni avvertimento, interpreta questi gesti come segnali d'apprez-­‐
zamento per la sua bravura e intensifica ulteriormente i propri sforzi per tenere in vita un cigno che assomiglia sempre più ad un patetico pagliaccio. L'opportunità offerta al nostro sconosciuto ballerino di divenire per la prima volta protago-­‐
nista è un “treno verso la vita” su cui egli desidera ardentemente salire. Possiamo immagi-­‐
nare che un treno simile possa aver inizialmente attraversato l'esistenza di un ragazzo, e che egli, dopo averlo perso, si sia lasciato catturare dagli atteggiamenti da bullo. Essere ricono-­‐
sciuti, sentirsi valorizzati sono desideri vitali, naturali. Ciò su cui si discute, quindi, non ri-­‐
guarda il desiderio, legittimo, di “salire sul palco”, quanto piuttosto la sordità e lo stordi-­‐
mento che impediscono al ballerino, e al bullo, di trovare un equilibrio fra la portata della propria aspirazione e le conseguenze del proprio agire. Il ballerino assume quegli stessi atteggiamenti di un ragazzo che, crescendo, si ritrova a fare i conti con il difficile compito di maturare un equilibrio tra il desiderio di esprimere e affer-­‐
mare se stesso, da una parte, e l'esigenza di tenere in conto “gli altri” dall'altra. Un compito evolutivo che non dovrebbe destare particolari preoccupazioni se non fosse che, nel caso del nostro ballerino, alcuni fattori impediscono la fisiologica risoluzione di questo conflitto. Cos'è quindi che si inceppa nella storia del ballerino e in quella del bullo? Diversi aspetti sembrano accomunarli: •
•
•
•
entrambi provengono da un passato intessuto di relazioni che non hanno saputo soddisfare il loro bisogno di riconoscimento; entrambi decidono di “prendersi”, con la forza, il successo e la considerazione che ritengono spetti loro di diritto; entrambi vorrebbero entrare in relazione con l'altro, ma finiscono con il mettere in atto comportamenti che li portano ad isolarsi sempre di più; la loro sordità li porta a perdere la misura del limite e la vitalità che animava i primi propositi si trasforma in arroganza. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Le riflessioni tenute al Gruppo della Trasgressione su questo argomento hanno portato Aroua Imed, detenuto presso il carcere di San Vittore, a dare al cigno le sembianze di un to-­‐
ro, per via della sua ostinazione, testardaggine, forza, arroganza e aggressività. Sofia Lorefice, nella discussione dopo la lettura dello scritto, richiama l'attenzione sul ruolo giocato dal pubblico: “come nella corrida il pubblico finisce con l'identificarsi un po' con il to-­‐
ro e un po' con il torero; è da lì che nasce la tensione e l'eccitazione. Così anche chi assiste al monologo di Renato Converso si identifica ora nel ballerino ora nel pubblico”. Il pubblico utilizza il ballerino come contenitore nel quale espellere le proprie istanze ag-­‐
gressive e liberarsene. In questo senso il ballerino diviene una “vittima designata”, atta ad accogliere le parti problematiche di cui il pubblico vuole liberarsi. Ma le proiezioni del pub-­‐
blico mixate con i bisogni e gli istinti insoddisfatti del ballerino, concorrono ad esasperarne sempre più il comportamento, invece di convincerlo a lasciare il palco e a guadagnarsi la stima e l'affetto in altro modo. Allo stesso modo è interessante domandarsi quanto l'atteggiamento del bullo in classe si in-­‐
serisca all'interno di dinamiche di gruppo dove gli altri alunni della classe, facendo da platea alle malefatte del ragazzo, incoraggino in realtà i suoi atteggiamenti di sfida. Secondo que-­‐
sta logica i compagni di classe utilizzerebbero il bullo come contenitore delle istanze sovver-­‐
sive e dei sentimenti aggressivi che avvertono dentro di sé e che, una volta proiettati e con-­‐
finati nel personaggio del bullo, possono essere vissuti e controllati attraverso i suoi com-­‐
portamenti trasgressivi, senza così mettersi in pericolo in prima persona. Anche in questo caso il bullo, a causa del suo temperamento e di un forte bisogno di ricono-­‐
scimento, generalmente esasperato da un ambiente poco atto ad accogliere i suoi bisogni e le sue spigolosità, diviene facilmente la vittima designata che assolve il compito di mantene-­‐
re in equilibrio il sistema d'appartenenza, assumendo su di sé le istanze più aggressive e problematiche che i membri del gruppo non possono accettare come parti di sé. In questo modo la vitalità e l'arroganza, che inizialmente appartenevano alle stesse persone, si definiscono sempre più come tratti diversi che caratterizzano persone e ruoli sociali diver-­‐
si.
www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
A qualunque costo Alessandro Crisafulli -­‐ Gr. Trsg. Opera
Perché il cigno non vuole morire? Il ballerino vive la sua condizione di emarginato come un’ingiustizia e perciò sente di avere il diritto di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Dopo aver passato parte della vita ad attendere la "sua" occasione, finalmente gli viene proposto un ruolo di rilievo, seppur di breve durata: deve interpretare “la morte del cigno”. Inizialmente è entusiasta, prende poi consapevolezza che non è stato scelto per il ricono-­‐
scimento dei suoi meriti, ma solo per circostanze fortuite. E così, poiché il suo obiettivo è entrare nel gruppo in pianta stabile e dimostrare il proprio valore, elabora un piano assurdo: prolungare il più possibile la sua parte, non permettendo a nessuno di far morire il “cigno”. Concentrato solo su di sé, oltrepassa la linea di confine e perde di vista un principio fonda-­‐
mentale della vita in una comunità: non arrecare danno agli altri. La conseguenza per aver violato il patto gli arriva addosso come un uragano, ma il ballerino, ormai delirante, non se ne accorge neppure. A seguito del suo scellerato atto, gli viene giu-­‐
stamente inflitta una pena da scontare in “purgatorio”, luogo che purtroppo, se non si è ben “centrati” si trasforma in un vero inferno. Qui si ritrova in una sorta di “girone dantesco”, dove la maggior parte delle persone completa la propria autodistruzione. Non trovando nessuno che investa su di lui, si perde, sprecando così la preziosa opportunità di analizzare e comprendere le sue lacune. Dopo avere scontato il castigo, si ritrova di nuovo in mezzo alla gente, ma paradossalmente si sente più solo che mai. Inaspettatamente, gli giunge un’altra occasione: interpretare il ruolo di Mercuzio in “Romeo e Giulietta”. Anche questo personaggio, per ironia della sorte, deve morire durante un duel-­‐
lo. Perciò il ballerino si ritrova ancora con il medesimo dilemma: attenersi al patto o tentare ancora di dimostrare il suo valore a qualunque costo? Purtroppo opta per la seconda soluzione, provocando così il suo scollamento totale dalla so-­‐
cietà. Alieno a se stesso, non riesce ad accettare né a comprendere –probabilmente perché non ha avuto una vera guida-­‐ che il limite impostogli dalla regola è in realtà una protezione. In queste condizioni diviene facile preda del “virus delle gioie corte”, il quale oltre a prospet-­‐
tare il raggiungimento a breve termine dei desideri, offre la possibilità di dimostrare, in pri-­‐
mis a se stessi, di essere degni di venir presi in considerazione. Ovviamente si tratta di un’illusione, perché il desiderio di rivalsa non fa che perpetuare il dolore iniziale, innescando una reazione a catena che si conclude in una sconfitta definitiva. Io comprendo il ballerino, anche se non lo giustifico. Ogni uomo di buon senso sa che le re-­‐
gole sono necessarie al buon funzionamento della società, perciò non possono esserci dero-­‐
ghe. Tuttavia, quest’uomo non è un criminale come lo sono stato io. A mio avviso la sua vo-­‐
glia di protagonismo è un’urgenza interiore, forse solo il timore che il tempo previsto per la sua esibizione non sia sufficiente per farsi apprezzare. In sostanza, ha paura di ricadere nell’oblio. Ha sbagliato, e pertanto è stato giustamente punito; ma un uomo che commette per la pri-­‐
ma volta un errore non va bollato come irrecuperabile; anzi, è doveroso spendere tutte le risorse possibili per cercare di rieducarlo. Il mancato adempimento di questo nobile compito www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
istituzionale, il quale oltretutto è sancito anche dall’art. 27 della nostra Costituzione, può in-­‐
fluire sulla recidiva. Con ciò non voglio dire che le carceri sono piene di “ballerini”; tutt’altro. Credo, comunque, che si debba fare ogni possibile tentativo per recuperare le persone, non solo per restituire loro dignità, ma anche perché rimettere in circolazione una persona recuperata è certamen-­‐
te un grande vantaggio per tutta collettività. Come disse Dostoevskij: "il grado di civiltà rag-­‐
giunto da un paese si misura dalle condizioni delle proprie carceri" La rinascita del cigno Adriano Sannino -­‐ Gr. Trsg. Opera
Leggo la storia di questo ballerino che ha fatto tanti provini per entrare nel mondo dello spettacolo e che non trova mai la parte che lui avrebbe voluto interpretare. Finalmente un regista teatrale gli assegna una piccola parte: dovrà vestire i panni di un cigno che muore. Ma la sua parte è breve, solo un minuto e mezzo per morire. Il ballerino si ribellerà in scena non facendo morire il cigno. Tutti i compagni attori cercano in ogni modo di farlo smettere, ma non ci riusciranno. Anche il pubblico gli si oppone buttandogli contro ortaggi di ogni tipo, ma il cigno li scambia per fiori e prende gli insulti per complimenti. Il regista, vedendo che la situazione gli è sfuggita di mano, prende un bastone e cerca di fermarlo, ma il cigno ancora una volta resiste. Solo la polizia chiamata dallo stesso regista riuscirà a trascinarlo giù dal palcoscenico e ad arrestarlo. Ma anche nella gabbia del cellulare delle forze dell'ordine, il cigno continua a ballare e a fare lo spavaldo. In questa trama mi rispecchio molto, mi rivedo come il cigno che non vuole morire perché non ho mai rispettato le regole. Anche io mi sono sempre ribellato, anch'io nella vita sono stato un cigno: cercavo sempre di mascherare la drammaticità che mi circondava facendo il bullo, ovvero il cigno, proprio come il ballerino. Come il cigno ho disobbedito alle regole del regista (mio padre) e non ho voluto rispettare e percorrere secondo le regole la parte che mi era stata assegnata. Ho voluto sempre fare il cigno per stare al centro della scena. Prendevo gli insulti e le ramanzine come complimenti di cui essere orgoglioso, ma era pura illusione. Non mi rendevo conto che stavo procurando agli altri danni incalcolabili e nello stesso tempo stavo affondando nella melma. Sono stato spavaldo anche quando mi hanno arrestato e caricato sulla macchina della polizia: volevo far vedere a tutti che il cigno non moriva, proprio come ha fatto il comico. Ma dentro di me c'erano tempeste di angoscia, amarezza, tristezza e delusione. Oggi, grazie ai miei familiari che mi hanno sostenuto nel mio percorso di cambiamento, gra-­‐
zie agli aiuti che ho ricevuto negli istituti in cui sono stato (quando sono entrato non sapevo quasi scrivere e oggi ho il diploma di ragioniere), grazie al confronto settimanale al tavolo del Gruppo della Trasgressione, il cigno è “morto” ed è risorto con nuovi propositi, nuovi va-­‐
lori e nel rispetto delle regole che coinvolgono le altre persone. Il mio cigno ribelle e bullo ha provocato danni irreversibili a tante persone e alla società nel suo complesso. Nella rinascita chiedo scusa alla mia famiglia e a tutte le persone vicine a co-­‐
loro che per colpa mia hanno perso la vita. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
La capanna, il labirinto e la nostalgia Eugenio Pipicelli -­‐ Gr. Trsg. San Vittore Alla capanna non ci andavo più da tempo, la pista battuta era scomparsa, l’erba aveva ri-­‐
preso a crescere e di quel serpeggiare nei prati più nulla. Ma non ne avevo più bisogno, an-­‐
che da lontano sapevo il punto esatto in cui stava la capanna. Conoscevo i pioppi e le loro forme: in fondo, gli ultimi tre, trattenuti in un dolce abbraccio dai tentacoli dei rovi e da mi-­‐
gliaia di spine, come a solleticarli. Arrivai ed era là, nascosta a tutti, avvolta nel silenzio. La pista era quasi del tutto scompar-­‐
sa, solo un occhio attento che ne conoscesse l’esistenza poteva scorgerla, i rovi avevano ri-­‐
preso tutto il loro spazio, risanato le ferite e richiuso i nostri tunnel, quasi come a proteg-­‐
gerla. Per assicurarsi che nessuno la vedesse c’erano a guardia decine di ragni enormi gialli con strisce nere e, sul dorso, come a segnalare un pericolo di morte, una croce ben visibile. Prima un fruscio, forse un topo o un riccio, poi tanti piccoli rumori; la capanna brulicava di vita. Nel fiumiciattolo intravedevo alcune gallinelle d’acqua, ora un fringuello che si è posa-­‐
to sul ponticello da noi costruito, una cinciallegra s'infila in un buco di un tronco a mezzo metro da terra, un leggero brusio: è il cinguettio di 8 o 10 piccoli. Piccole creature dedite all'impegno di vivere. Riaffiora il ricordo delle voci: “Franco, smettila di rompere le palle con quel martello. Cosimo! Cosimooo! Dov’è Cosimo?” “Boh! Vuoi vedere che quel pirla è andato a guardare i piccoli di merlo?” “Pugnetta (Cosimo) dove seiii?” Da non molto lontano: “Sono all’imbosco a prendere le sigarette.” “Rimbambito, non dovevi accendere il fuoco?” Giancarlo mi chiede: “Cosa facciamo oggi?” E io: “Andiamo alla ferrovia, al casello abbandonato, vediamo se c’è qualcosa che ci può servire”. Cosimo spunta da dietro alcuni cespugli, come un ottentotto dalla giungla: “Nooo! Dai an-­‐
diamo a Gaggiano alla cascina, rubiamo un po’ di fichi, cetrioli, pomodori e poi ce ne an-­‐
diamo a fare il bagno alla buca di Trezzano”. Siamo tutti d’accordo con Cosimo. Giancarlo, da buon capo: “Nascondiamo tutti i ferri, che se vengono quei bastardi della banda Botta ci fregano tutto”. Le voci, come sono venute, così svaniscono, è come essersi svegliati da un sogno. Decido di andarmene. Ora ci sono le ragazze e le cantine per andarci a flirtare e fuori il motorino ru-­‐
bato. Ora rubiamo motorini e le domeniche svuotiamo le fabbriche, prendiamo i fondi cas-­‐
sa e cose da poter vendere. A casa torno tardissimo, più sto fuori e meglio sto. Le persone del quartiere, quando pas-­‐
siamo, ci gridano “Delinquenti, finirete al Beccaria! Disgraziati, via, via co 'sti motorini! La-­‐
dri, finirete in carcere!” www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Ecco il mio pubblico! Mi detesta. E' brava gente che lavora e prima di andare al lavoro ac-­‐
compagna i figli a scuola. Per me possono anche andare a farsi fottere, io continuo a fare quello che mi pare. Non do retta a mio padre e a mia madre, figurati se mi frega di quello che dicono gli estranei. Un giorno Giancarlo arriva con un sacco di soldi. Andiamo tutti alle Varesine e poi alla Stan-­‐
da, compriamo un mucchio di cose, pantaloni, scarpe, magliette, dischi. Fa un bell’effetto passare dalla cassa a pagare, sembra che tutti guardino te e i tuoi soldi. Torniamo in quartiere, Giancarlo ci racconta tutto della rapina (Carmine insieme a un altro si era portato, insieme agli altri un po’ più grandi, anche Giancarlo, 15 anni). Mentre Gian-­‐
carlo ci stava raccontando della rapina arriva Carmine e dice: “Giancà, andiamo in centro a farci fare dei massaggi, vedrai che fighe! Ti fanno certe robe. Dai, andiamo! Vieni anche tu Eugenio?” Giancarlo ormai lo vedo raramente e da qualche tempo sono spariti anche Cosimo e Fran-­‐
co, frequentano anche loro Carmine. Carmine una sera mi dice “Domani andiamo a fare una rapina, ci sono molti soldi ma c’è anche molta gente. Siamo in cinque, ci serve il sesto”. Ho in mano una 38 a canna corta, ho il cuore in gola, sento le pulsazioni del sangue sul cal-­‐
cio della pistola. “Ti va bene questa?” Domanda Carmine. “Sennò scegline un’altra” . “Ne voglio un’altra!” Credo di averlo detto solo per poterla posare, ma come la metto giù Carmine apre il borso-­‐
ne e prende una 44 e dice: “Hai ragione! Guarda quanto è grosso, questa è la pistola per lui!” Quel pomeriggio entrai insieme agli altri. Quando fui dentro sentivo come se l’arma non l’avessi, avevo come la sensazione che non spaventasse nessuno (solo oggi ho la vera per-­‐
cezione del perché: mi sarei fatto ammazzare ma quel grilletto non l’avrei premuto) comin-­‐
ciai a gridare: “Tutti a terra! Tutti a terra! Vi ammazzo! Dove sono i soldi!” Erano in circa in 30 lì dentro, tutti sdraiati, faccia al pavimento. Io continuavo a gridare, non fiatava nessuno, anche i miei compagni non spiccicavano una sillaba. “Dove cazzo sono i soldi!” Uno si alza piano, mi dice: “Stai calmo, te li diamo, stai calmo. Ce li ho in ufficio” e con il dito me lo indica. “Dai sbrigati! Andiamo di là!” Apre un armadietto: dentro c’è la cassaforte, la apre e si fa di lato. Comincio a mettere i soldi alla rinfusa in un sacchetto. Torno di là con lui. Tutto fermo, immobile come prima, anche i miei compagni sembrano inebetiti, gli passo il sacchetto dei soldi. Al Tizio che mi ha aperto la cassaforte intimo ancora in tono perentorio: “Togliti la giacca!” Se la leva, la spia-­‐
na sul pavimento. “Tutti i vostri portafogli, collane, orologi qui! Sulla giacca! Sbrigatevi!” In pochi minuti la giacca è ricolma e, tanta roba, chiudo la giacca a mo' di fagotto. Mi giro per dire agli altri di andarcene ma non c’è nessuno. Esco e le due auto sono lì che aspetta-­‐
no. Dico: “Cosa cazzo fate? Mi lasciate dentro solo?" www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Carmine: “Cosa cazzo fai tu? E’ cinque minuti che ti aspettiamo!” “Ho preso i portafogli, le collane e gli orologi” e gli mostro il fagotto. L’altra auto dietro suona: “Allora che minchia facciamo? Ce ne andiamo?!” Nel sacchetto 23 milioni e rotti. Con gli orologi e portafogli altri 20. 43 milioni diviso 6, 7 mi-­‐
lioni a testa. Ormai è semplice fare le rapine. Non sono più con Carmine. Vengo pagato per custodire le armi, scarrellarle, ingrassarle, svuotare i caricatori e i tamburi, pulire i proiettili uno per uno e ricaricare stando attento a togliere le impronte di altri e soprattutto le mie. In più le uso a mio comodo, avvisando chi di dovere. Guadagnavo bene. Fino a quando in una gioielleria, insieme ad altri clienti, c’è una ragazzina di 13 o 14 anni. E’ spaventata, troppo spaventata, trema e piange: cerco di tranquillizzarla, le dico che non le facciamo niente, ma lei continua a piangere e non riesce nemmeno a guardarci tanta è la paura, non riesco a farla smettere, le faccio una carezza, "smettila, fra un po’ ce ne andiamo", ma lei piange. “Basta! Abbiamo preso abbastanza, andiamocene!” E battiamo in ritirata. “Eugenio, non dovevamo prendere i gioielli da riparare e quelli già riparati e svuotare le ve-­‐
trine?”. E io: “Cazzo, è passata una pattuglia, mi sono insospettito … e poi abbiamo svuota-­‐
to la cassaforte e il resto del negozio, non è abbastanza?” Ho riportato le armi ai proprietari. Basta, niente più rapine. Dovevo fare 15 anni, mi sono fatto il libretto di lavoro. Ho trovato un posto come lattoniere metallico: casse stagne di profondità, armadietti per ufficio e altro, ma duro pochi mesi: il virus dell’adrenalina e dei soldi facili mi ha preso, coinvolto, ne sento il bisogno, è come respirare. Non faccio più le rapine, ma frequento le stesse persone fino a che … ma questa è un’altra storia, che mi ferisce nel profondo. La racconterò perché se a qualcun altro venisse in men-­‐
te di fare una cosa del genere, si persuada a non farla. Nell’82 vengo arrestato per furto. Ho la fidanzata incinta di 4 mesi. Lei non ha neanche compiuto 17 anni. Quella volta il pubblico che tirava pomodori, fischiava e contestava era-­‐
no in primis i miei genitori e la mia fidanzata. E c’era anche l’altro pubblico: i giudici, la cor-­‐
te e il p.m. La condanna è arrivata. Me ne ero fottuto delle leggi, delle regole, della Costitu-­‐
zione. Non mi ero attenuto al copione di una vita nel rispetto di queste cose fondamentali, che poi è anche il rispetto per gli altri. Cazzo! Ma io un copione l’ho mai avuto? Ho cercato per un po’ di tempo di tenermi fuori dai guai e per qualche anno ci sono riuscito, ma poi ho ripreso a rubare. Non volevo la morte del cigno, nel senso che era chiaro che non facevo le cose giuste, ma non volevo smettere (di ballare), pur sapendo che mi avrebbe portato un sacco di guai. Oggi sono “recidivo, recidivo, recidivo”, recidivo infraquinquennale aggravato: due terzi di pena in più. Io in questo scritto mi ci sono cimentato e ho cominciato da lontano e con il mio solito mo-­‐
do di dire le cose, con un po’ di poesia, non per rendere meno grave l’evidenza, ma perché www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
ho la necessità di far sapere che volevo essere qualcos’altro. Vivo una nostalgia strana, ma quello che mi stupisce è che non so neanche esattamente come volevo essere. Certo che con questa storia della morte del cigno, mi sembra di essermi infilato in un labi-­‐
rinto inestricabile. Il pensiero più semplice? Ma che diavolo dovevo cercare? E' palese che il ballerino è uno scellerato, un pazzo idiota. Come? Ha studiato una vita e poi è passione? Un bravo ballerino che aspettava (credo) un’occasione, così come un assetato cerca l’acqua… cosa fa quando gli viene data l’acqua, la butta via? E poi lo ripete ancora in Romeo e Giulietta: questo è scemo, non c’è nulla da scrivere. Ma sì! Questa è la morte del cigno in chiave comica, c’è solo da ridere. Nel tentativo di uscire da questo labirinto in cui mi sono andato a cacciare (per colpa di Aparo) in un angolo vedo un brutto anatroccolo. Come finisce la fiaba, lo sappiamo. Il motorino Massimiliano De Andreis -­‐ Gr. Trsg. Bollate Tanto carcere, spesso lontano da casa, senza molti colloqui o telefonate, isola dal mon-­‐
do. Questa volta, per la prima volta, io ho avuto la bella sorpresa di potere avere colloqui con mia sorella (che è a sua volta in carcere, ma per fortuna nello stesso dove sono io) e poi è arrivato il Gruppo della Trasgressione. Così per me il solito estraniarmi da tutto e tutti non funziona più. Con il carcere ho sempre soffocato certe emozioni. Diciamo che, non avendo il coraggio di vivere i sentimenti che avrei potuto vivere, preferisco stare in galera, così non ho la possibi-­‐
lità nemmeno di sospettare che esistano. Basti pensare che fuori, dopo pochi giorni dall'u-­‐
scita dal carcere, ho l’usanza di preparare la borsa con i vestiti per un eventuale, anzi sicuro, arresto. In mezzo a tutto questo la libertà, gioie corte e velocità, ma mi raccomando, lucidi-­‐
tà zero! Per me non esiste la parola domani, ogni giorno è uguale, e sempre a mille, se no, non vale. So che quelle sbarre mi proteggono da me stesso, tengono a bada il mio cuore perché è grazie alle sbarre che ho la possibilità di non sentire. Grazie alle sbarre posso manovrare con facilità e senza pensieri il timone della mia vita. Questo è ciò che sono, questa è la par-­‐
te che ho giocato: ho messo me stesso innanzi a tutto, sia nel godere che nel soffrire, fa-­‐
cendo del male e dimenticandomi di me stesso. Mi sento come un motorino a cui è stato fatto male il rodaggio, questa è l’unica attenuante che mi concedo. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Domande tradite Angelo Aparo Negli ultimi anni abbiamo già avuto diverse giornate su Le domande abortite del bullo: nelle sedi scolastiche e/o in carcere i detenuti del gruppo incontrano adolescenti e insegnanti provenienti da scuole dove il bullismo dilaga. Obiettivo degli incontri è promuovere, fra de-­‐
tenuti con un passato fallimentare, insegnanti in difficoltà e allievi in cerca di riscatto, delle alleanze e degli strumenti utili a recuperare le domande franate sotto quel senso d'impo-­‐
tenza che è alla base di ogni atto di bullismo. SI cerca ogni volta di decifrare le domande dimenticate degli adolescenti di ieri (i detenuti) per ascoltare meglio quelle degli adolescenti di oggi. Ecco una sintesi delle risposte più frequenti alla domanda che fa da filo conduttore alla giornata: Cosa cerca chi si comporta da bullo? Il bullo: 
copre la sensazione e la paura di essere fragile e impotente, simulando di essere già forte e sicuro; 
ricorre all'abuso sul debole per negare la propria debolezza e proiettarla sul malcapi-­‐
tato di turno; 
si nasconde dietro la maschera di un'adultità posticcia per la paura di non poter cre-­‐
scere e di non poter mai diventare l'adulto delle proprie prime fantasie; 
sostituisce la guida che gli manca o che gli chiederebbe uno sforzo per migliorarsi con una banda che lo sostiene nell'illusione di essere già grande e che gli chiede solo di si-­‐
mulare forza; 
cerca di surrogare il contenitore che gli manca per sentirsi protetto attraverso la forza della banda e la conferma che ciascun membro della banda riceve dagli altri; 
ricorre all'eccitazione che deriva dall'uso di droghe e dall'esercizio del potere come strumento privilegiato per provare piacere e gratificazione perché teme di non avere risorse e capacità per raggiungere altre gratificazioni; 
copre il lutto conseguente alla sfiducia negli adulti che avrebbero dovuto fungere per lui da guida con il rancore contro il mondo; 
proietta la propria condizione di orfano o, attraverso un abuso di potere analogo a quello che egli sente di aver subito, cerca di ridurre le sue vittime alla sua stessa con-­‐
dizione. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Il Gruppo della Trasgressione e la prevenzione del bullismo Il Gruppo della Trasgressione nasce nel 1997 come un seminario destinato a una ventina di detenuti di San Vittore per riflettere sulle cause scatenanti, gli obiettivi più o meno consa-­‐
pevoli, i diversi possibili esiti della trasgressione. Negli anni successivi, il gruppo apre le por-­‐
te al mondo esterno e diventa un laboratorio che indaga su temi d’interesse comune per detenuti e liberi cittadini. Come documenta il sito www.trasgressione.net, dai confronti nascono scritti e progetti che rispondono principalmente a due obiettivi: 
ricostruire le condizioni soggettive e ambientali dei primi passi del percorso deviante; 
alimentare la maturazione personale e le competenze umane e professionali dei membri del gruppo e degli interlocutori esterni. Oggi il gruppo lavora stabilmente nelle carceri di Bollate, Opera e San Vittore e collabora con diverse scuole di Milano e Provincia sulla prevenzione del bullismo. In particolare, du-­‐
rante gli incontri in carcere e nelle scuole, fra i protagonisti dello scambio si giunge a due ri-­‐
sultati complementari: 
l’adolescente a rischio, con i detenuti che raccontano dei propri errori e della propria ricostruzione, riesce a esprimere quei disagi e conflitti che di solito non confida agli in-­‐
segnanti, ma che sono terreno di coltura del bullismo e dei primi accessi alle sostanze stupefacenti; 
il detenuto, motivato dalla giovane età degli interlocutori, esercita in modo utile le proprie funzioni di adulto e di cittadino responsabile. Colui che ha prima offeso la vita e ha poi lavorato per ripararla, infatti, riesce a testimoniare il piacere della costruzione in modo più efficace e credibile di chi, agli occhi dell’adolescente, è sano e costruttivo da sempre. Tali incontri, dunque, favoriscono il percorso evolutivo dello studente e del condannato e permettono a entrambi di svolgere una funzione reciprocamente risocializzante. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Marcello Pugliese Voglio seppellirti sotto otto metri di odio calpestando i tuoi diritti, devastando la tua vita, così come il corpo mio hai lasciato, quel giorno sul letto bagnato. Andrea Mammana Angeli ribelli Cavalcano fulmini Dalla vita breve L’oblio non li spaventa Si nutrono d’eccitazione Fabio Ravasio Con luci colorate Addobbano i ricordi Sul viale della morte Destinato non so se dalla sorte Ad esser di me stesso la rovina La mia vita l’ho giocata con la morte Orizzonti vari e vie contorte Illusioni antiche e mai risolte Ho vissuto solo gioie corte La libertà l’ho persa una mattina Ascolto il cuore che mi batte forte E cedo il passo al tempo che cammina E ora, essendo carcerato il mondo distratto mi confina in una solitudine assassina www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Pasquale Forte Giulio Martino Un bambino che gioca a mosca cieca Un bambino che impara gli innesti Un bambino che va a scuola Eccomi qua, con la mia corazza addosso che appesantisce il mio cammino. Uno sguardo non amico Un bambino che si ribella Un bambino che si rifiuta Dentro questa corazza le emozioni soffocano sotto il peso dell’odio e del rancore. Un bambino che si smarrisce È stato molto difficile indossarla. In passato mi ha permesso di sopravvivere. Oggi è difficile staccarla di dosso. Un uomo che si cerca e non riesce a trovarsi Vorrei essere aiutato a farlo. Non è facile per me, non è facile per gli altri. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Trasgressione.net
Via dei Crollalanza, 11
20143 MILANO
CF: 97440550156
Un gioco trasversale Il Gruppo della Trasgressione è oggi composto da detenuti delle tre carceri milanesi e da comuni cittadini, soprattutto studenti universitari e neolaureati provenienti da Psicologia, Giurisprudenza e Filosofia. Membri esterni e detenuti s’incontrano settimanalmente dentro e fuori dal carcere, studia-­‐
no e si confrontano su temi che riguardano esperienze di sconfinamento, come la trasgres-­‐
sione, la sfida, l’abuso, la creatività. Grazie alla collaborazione con le università milanesi, la ricerca si è allargata al rapporto del cittadino con la Legge e con le Istituzioni. Gli scritti del gruppo vengono raccolti su www.trasgressione.net (che è anche il nome della nostra asso-­‐
ciazione). Fra le nostre attività, una serie di convegni e incontri aperti anche a cittadini comuni. I rela-­‐
tori sono professionisti e docenti universitari di discipline diverse e gli stessi membri del gruppo. Per seguire meglio e in maniera più divertente la strada, spesso ci lasciamo guidare dalle opere d’arte e dagli studiosi che vengono a parlarcene. La competenza degli esperti e l’esperienza di chi ha abusato del proprio potere vengono portate allo stesso tavolo per col-­‐
tivare il piacere di porsi domande insieme. Il giurista e il rapinatore, il giornalista e l’omicida, lo studioso d’arte e lo spacciatore s’interrogano sulle condizioni e sulle relazioni che posso-­‐
no favorire od ostacolare un rapporto costruttivo con se stessi e con gli altri. Siamo dell’idea che studiare insieme con chi ha commesso reati favorisca l'evoluzione del condannato e della società stessa più degli studi di criminologia su chi ha commesso reati. In questo modo, detenuti e studenti del gruppo, rincorrendo e alimentando le rispettive curio-­‐
sità, vivono il piacere del gioco di squadra e della responsabilità verso i compagni: un modo per interiorizzare le regole del vivere insieme, invece che subirle. Durante gli incontri diamo spazio alle storie sbagliate dei detenuti 

per conoscere il percorso attraverso il quale ciascuno giunge a un'immagine di sé compatibile con l'abuso sull'altro; ma anche per recuperare risorse trascurate e promuoverne l’evoluzione attraverso progetti coltivati insieme con le forze istituzionali e con la società esterna. I campi ai quali noi ci dedichiamo sono principalmente: il recupero dell’esperienza persona-­‐
le, il processo della scelta, il rapporto con la Legge, il divenire dell’identità del cittadino. Fra i nostri progetti principali spiccano la prevenzione di bullismo e tossicodipendenza e la spe-­‐
rimentazione di metodi per favorire l'evoluzione del condannato e il suo reingresso assistito in società dopo la scarcerazione. Come sappiamo, progetti e costruzioni, chiunque se ne dichiari fautore, richiedono impe-­‐
gno, assunzioni di responsabilità e investimenti tangibili. Questo vale per tutti: detenuti, studenti, cittadini, responsabili delle istituzioni. Anche per questo è un piacere incontrare nuovi partner e vivere nuove responsabilità. www.trasgressione.net, Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano; Tel. 02 89421886; [email protected]
Scarica

morte del cigno