La Calabria nel mondo
il mondo della Calabria
Editore Amici Casa della Cultura “L. Répaci”
www.amicicasarepaci.it
PERIODICO TRIMESTRALE - ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 - Costo/copia: E 2,50
Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% - Roma - Aut. n. 67/2008
In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina
per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Signor Presidente,
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Era stata inaugurata nel 2007 dalla Giunta di centrosinistra.
suo predecessore che prov
«Certo che una sede mai utilizzata o utilizzata in maniera sbaglianon batta il record del
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Antonio Minasi
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Bruxelles e Milano
Chiusure della Regione
P
naro pubblico, ma l’interrogativo è “perché” questa sede non sia
stata sfruttata per il fine per il quale era nata e perché quel progetto è svanito sia nella classe politica dirigente di allora, sia in
quella che si appresta a governare la nostra regione?». Legittima
domanda di Laura Ferrara (Cinque Stelle), deputata calabrese al parlamento europeo.
Anche l’Associazione culturale Calabresi in Europa, Bruxelles, operativa da oltre dieci anni, ha
sollecitato ripetutamente la riapertura dell’ufficio di rappresentanza chiuso senza
ragioni logiche e plausibili, pur continuando a sostenere le spese di locazione,
piuttosto onerose. «Decisione insensata» dice la presidente Berenice Vilardo
([email protected]), «che ha messo in risalto l’assenza della Calabria,
Regione che ha bisogno dell’Europa più di tante altre.
«È da sottolineare che le spese di locazione e di funzionamento potevano essere assorbite da una buona e capace gestione della sede, trasformandola in
un vero business. È generalizzato infatti l’uso lucroso dei locali delle varie sedi regionali a Bruxelles. Naturalmente ciò richiede una capacità gestionale del personale designato».
Laura Ferrara
Q
uella di via Broletto che si potrebbe definire sede storica della Regione Calabria al
Nord, nonostante ripensamenti e promesse di riattivarla, continua a tenere, ormai da
anni, porte sbarrate, salvo una breve pausa due anni fa quando l’on. Scopelliti inaugurò una
breve riapertura. Anche in questo caso soldi buttati al vento – 8.000 euro il fitto mensile,
scadenza contrattuale 2017 – nello sconforto delle numerose associazioni di calabresi dell’area milanese. «La Federazione Italiana dei Circoli Calabresi» racconta Salvatore Tolomeo, ex membro del Direttivo della Consulta dei Calabresi all’Estero «ne ha chiesto l’affido
a titolo gratuito per mostre, dimostrazioni, informazioni turistiche e culturali, punto d’incontro tra rappresentanze d’impresa calabresi e operatori lombardi e del Nord Italia».
Insomma di quella sede in pieno centro storico avrebbero voluto farne un punto di riferimento di “calabresità”e invece trovano affisse alle saracinesche sarcastiche scritte d’ignoti con
“chiuso per ‘ndrangheta”.
Salvaguardare le associazioni
italiane nel mondo
L’on. FitzGerald Nissoli ha presentato
un Ordine del Giorno, accolto dal Governo, in favore
delle associazioni delle Comunità italiane all’estero
«L’
associazionismo italiano all’estero» – ha scritto l’on. Nissoli - «ha supplito sovente
all’assenza dello Stato, assumendo di volta in volta il ruolo di punto di aggregazione e di partecipazione, di promotore della nostra cultura e della nostra lingua, di società di
mutuo soccorso e di ispiratore di opere sociali e di solidarietà di cui restano segni tangibili».
«È necessario che i criteri per riconoscere le forme associative esistenti tra le comunità italiane nel mondo, oggi di competenza del Ministero degli affari esteri, siano armonizzati con
il nuovo impianto normativo nazionale in materia di associazionismo di
volontariato e di associazionismo di promozione sociale e che ad esse vengano estese anche tutte le disposizioni di carattere fiscale
attualmente vigenti per gli enti operanti all’interno del Terzo settore e l’accesso ai fondi previsti per tali enti».
In tale ottica, l’on. Nissoli impegna il Governo a far sì che «nella predisposizione dei prossimi decreti attuativi», si abbia «cura di salvaguardare il patrimonio associazionistico italiano
nel mondo, frutto del lavoro instancabile di generazioni di
emigrati e che avrà un ruolo decisivo in “termini di rete” anche in futuro».
Angela Fucsia Nissoli
2
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
CATANZARO TRASFORMARE GLI IMMOBILI CONFISCATI IN LUOGHI DI ACCOGLIENZA
contratti locali di sicurezza, il riutilizzo di beni
confiscati alla criminalità organizzata con il finanziamento di venti milioni di euro per interventi di riqualificazione dei beni stessi da adibire a laboratori e ad attività sociali e culturali
nonché ad aree attrezzate per micro-iniziative
imprenditoriali.
In questo numero
2
Restituire i beni
sottratti col malaffare
Verso Gerico
3 Città metropolitana
opportunità da cogliere
4
A rischio il nostro tesoro
ambiente cibo cultura
5
Due mondi in apparenza
lontani e diversi
6 Calabria è
“Io e il Premio Nobel”
7 L’Unical in soccorso
PROVINCIA REGGIO CALABRIA 97 COMUNI 550.795 ABITANTI (DATI ISTAT 2011)
Al di fuori del riscontro positivo nell’utilizzo sociale di molti di questi beni, è emerso un problema
generale di diffidenza da parte di chi ne deve assumere la gestione, temendo, come talvolta è accaduto, le ritorsioni malavitose. Problema, questo,
che può essere superato se le istituzioni prestano
ad esso particolare attenzione.
Soci di una cooperativa e volontari
giunti dalle regioni del Nord Italia
per lavorare su un terreno confiscato.
Nella cartina in basso,
regione per regione, il numero
dei beni confiscati alle mafie.
La Calabria e al terzo posto
dopo Sicilia e Campania
n Sebastian Ciancio
S
Quanti sono però ancora gli immobili non assegnati dallo Stato o i beni confiscati ricomprati all’asta da parenti o amici dei malavitosi espropriati, a questo punto, solo virtualmente?
Come emerso dal Corso tenuto a Catanzaro, occorre “allargare” la prospettiva relativa ai beni
immobili confiscati per pensare ad un loro recupero e ad una loro valorizzazione che permetta di
trasformarli in luoghi di accoglienza, di incontro e
di assistenza per persone che vivono in una condizione di marginalità sociale.
Occorre, insomma, rafforzare
l’opera di sensibilizzazione e
supporto alla gestione dei beni
confiscati alle mafie, per diffondere l’idea di una redistribuzione
sociale delle risorse illecitamente sottratte alla collettività. I beni
confiscati rappresentano un patrimonio di enorme valore, anche
economico, ma soprattutto per il loro grande significato simbolico: sono, infatti, il segno tangibile dell’azione dello Stato contro le mafie, ed è per
questo che essi devono diventare fulcro per interventi strutturati di sviluppo locale che permetta di
restituire al territorio ciò che spesso con la violenza e il sangue a esso è stato tolto.
Non tralasciando l’aspetto sempre più dimenticato della “trasparenza” e della “legalità” ancora
tabù in Calabria.
n
della Fontana di Trevi
Festa a San Vigilio
DAL BENE CONFISCATO AL BENE COMUNE
Pitagora in musica (lirica)
ei problemi della promozione, valorizzazione e riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità
organizzata si è discusso a Catanzaro, presso l’Università degli Studi “Magna Graecia”,
nel corso di formazione (“Dal Bene Confiscato al Bene Comune”), promosso dalle sezioni
catanzaresi di Libera, Progetto Policoro, F.U.C.I. e Giovani MCL, a cura della Caritas regionale,
nell’ambito del progetto “Costruire Speranza”,
patrocinato dai vescovi italiani.
Obiettivo: educare alla giustizia e alla pace,
creando processi efficaci e percorsi
consapevoli di legalità democratica.
Referente del corso è stato
Sebastian Ciancio (terzo da destra
nella foto), presidente emerito della
F.U.C.I. di Catanzaro, che dei temi e delle
riflessioni scaturiti dal dibattito a più
voci, dà conto in questa pagina.
D
8/11 GRANDI MOSTRE
IL MONDO DI PRIMA
A region veduta
S’incrociano sguardi
giovani e antichi
12 Alla ricerca dell’elisir
di lunga vita
Micuccio Morfea
artista contadino
13 Musica nuova
per la Calabria
14 I vent’anni
del Premio Palmi
Il giovane Alvaro
15 Mattoni di memoria
Giuseppe Grassi de Joannon
16 Sandra,
ricordi e sogni
Ecco gli araldi San Francesco
17 Una vita nel pallone
18/20 News
CITTÀ
METROPOLITANA
opportunità da cogliere
3
Restituire i beni sottratti col malaffare
ono oltre 1.800 i beni confiscati in Calabria
alla criminalità organizzata, di cui 1.650 sono immobili e 600 assegnati ai Comuni, ma
non utilizzati. Soltanto 71 sono quelli gestiti dal volontariato del Terzo Settore.
Difficile fino a diciotto anni fa, immaginare che le
ricchezze delle mafie potessero trasformarsi in
opportunità di lavoro, in luoghi di stimolo alla partecipazione civile, di accoglienza, di servizi alla
persona, di costruzione di comunità solidali. Si è
assistito, invece, al moltiplicarsi di esperienze di
rete sui beni confiscati, in tutto il paese. L’uso sociale e produttivo dei beni confiscati, inoltre, ha
posto al centro dell’attenzione il valore strategico
della crescita dell’economia sociale, che produce
beni e servizi d’utilità pubblica oltre che occasioni
d’occupazione e in questo contesto il mondo del
volontariato e del non-profit ne diviene l’anima.
Esempi di questa realtà nuova è ad esempio la cooperativa sociale “Terre Joniche – Libera Terra”
nel crotonese, fucina di occupazione e centro
d’interesse per il mercato biologico in crescita
anche nella nostra regione.
n Lucia Della Spina*
n Francesco Calabrò*
ormai evidente che le città metropolitane siano un soggetto determinante ai fini dello sviluppo dei territori, un’opportunità per razionalizzare e mettere in rete vari
aspetti, da quelli economici a quelli dei servizi
per i cittadini.
La legge 56/2014 individua lo statuto come atto
fondativo della città metropolitana, cioè l’atto
che, secondo il comma 10, stabilisce le norme
fondamentali dell’organizzazione dell’ente, ivi
comprese le attribuzioni degli organi, nonché
l’articolazione delle loro competenze.
Nella nostra realtà il processo di costruzione
della città metropolitana appare estremamente
difficoltoso, per motivi che vanno al di là della
complessità intrinseca al nuovo soggetto istituzionale, che pure è innegabile.
Gli ostacoli principali nascono dalla diffusa difficoltà a comprendere quale sia la sua utilità ma
anche dalla diffidenza che si va diffondendo nei
Comuni più lontani verso un’istituzione vista ancora più Reggio-centrica.
Per superare le diffidenze occorre innanzi tutto
dimostrare quale potrebbe essere il sistema delle convenienze e delle opportunità per tutti i Comuni della provincia se il nuovo soggetto istituzionale funzionasse in maniera appropriata: in altre parole, quali azioni concrete la Città Metropolitana potrebbe programmare per incrementare
la capacità competitiva di tutto il territorio, non
solo del comune capoluogo, ma anche come lo
statuto della città metropolitana potrà garantire
adeguate forme di rispetto delle identità locali e
tenere nel debito conto le istanze di rappresentatività e autonomia che vengono dal territorio.
L’istituzione della Città Metropolitana deve essere l’occasione per invertire il processo secondo cui Reggio drena risorse dal territorio provinciale senza restituire nulla o quasi: il capoluogo
deve assumere un ruolo di servizio rispetto agli
È
Sopra, Lucia Della Spina e Francesco Calabrò
Accanto al titolo, l’ipotesi, elaborata
da Angela Viglianisi, di articolazione
territoriale della Città metropolitana
in tre Distretti e 14 Municipi
uando andiamo
ad accogliere gli
immigrati in arrivo non
mettiamo tute, guanti
e mascherine». Mi dice
così Bruna Mangiola
e spiega: «Vuole essere
un gesto di amicizia,
un segno da subito che
non li sentiamo diversi».
«Q
VersoGerico
Incontro Bruna a San
Giorgio Extra, parrocchia
periferica di Reggio
Calabria e trovo un
andirivieni di persone,
adulti e giovani,
impegnate in un servizio
che definire di carità
sarebbe riduttivo.
L’intento è di rendersi
disponibili all’incontro
con l’altro, rispettarlo,
capirlo, aiutarlo.
Ed è così che sono nati
i corsi di scolarizzazione
d’italiano e inglese,
proiezione di film
e partite a pallone
presso le strutture
di accoglienza, creazione
della rete di avvocati di
strada per far fronte alle
esigenze burocratiche
e legali degli immigrati.
Da Reggio finora sono
transitati 16.000
rifugiati. Lo sbarco più
numeroso a Ferragosto
dello scorso anno.
Preallertati di notte
dalla Questura
«abbiamo trascorso un
ferragosto alternativo!»
dice Bruna con
un allegro sorriso.
Sono almeno sessanta
i volontari impegnati
in cucina e a portare il cibo
per strada. Un’occasione
soprattutto, afferma
Bruna, per conoscere
le reali necessità
delle persone.
Ed è sorprendente come
si riesca a soddisfare
tanti piccoli e grandi
bisogni nel modo anche
più imprevedibile.
«La Provvidenza
aiuta sempre!»
Un volontariato molto
efficiente che vede
coinvolti numerosi
giovani.
Quelli dell’Agesci,
gli scout, al venerdì
distribuiscono
per strada, panino
e tè caldo.
Bruna, madre di due
figli, ora nonna,
ha lasciato la scuola
per il volontariato.
altri Comuni, contribuendo concretamente al
miglioramento delle condizioni di vita, ad esempio, dei cittadini di Rosarno come di Stilo, offrendo quei servizi di rango metropolitano indispensabili ormai per predisporsi come territori attrattivi innanzi tutto per le persone.
Per supportare questa fase costituente e fornire un contributo fattivo al superamento dei limiti esposti, le parti sociali hanno sottoscritto un
protocollo d’intesa con il laboratorio di valutazioni economico-estimative LaborEst del Dipartimento Patrimonio, Architettura, Urbanistica
(PAU) dell’Università Mediterranea di Reggio
Calabria, per lo sviluppo di iniziative comuni finalizzate alla costruzione di una città metropolitana rispondente ai bisogni reali dei cittadini di
tutto il territorio metropolitano e non agli equilibrismi elettorali delle forze politiche.
Bruna
Mangiola
Mi conduce ora alla
Stazione Centrale,
luogo per eccellenza
di chi non ha un tetto.
Dalle Ferrovie dello
Stato è giunta
la disponibilità di
un locale, circa 40 mq.,
che è diventato
Casa di Lena.
Lena era una clochard
che ha vissuto in una
baracca in compagnia
di tutti i suoi cani
e che dopo la diffidenza
iniziale, ha accettato
l’amicizia di Bruna
e dei volontari.
DISTRETTI
• valori fondamentali;
• diritti e doveri di cittadinanza
• equità territoriale e decentramento di funzioni
• rapporti con altri territori
• disciplina delle forme di partecipazione;
• modello elettorale.
Base di partenza è l’ipotesi di articolazione territoriale elaborata da Angela Viglianisi, dottoranda di ricerca presso il Dipartimento PAU,
che prevede l’istituzione di tre Distretti Metropolitani (Tirrenico, Ionico, dello Stretto) e 14
Circondari Territoriali (o Municipi). Ipotesi che
dovrà essere oggetto di confronto, al fine di individuare la soluzione maggiormente rispondente al sistema reale delle relazioni esistenti
tra i territori.
Per facilitare il processo partecipativo, il CMESC
ha promosso la nascita di appositi “Laboratori
Metropolitani di Partecipazione”, i cui risultati
saranno messi a disposizione del Consiglio Metropolitano affinché ne tenga debito conto in sede di redazione dello statuto.
Gli incontri hanno registrato una partecipazione
nutrita e qualificata di soggetti attivi sul territorio.
MUNICIPI
POPOLAZIONE
Municipio 1 - Villa S. Giovanni (Stretto 5)
on the road
Nella cooperativa sono impegnati prevalentemente giovani fino a prima disoccupati. Raffaella
Conci, presidente della cooperativa, ha raccontato di aver scelto di tornare nella terra natia per
scacciare un potenziale suo scrupolo di non aver
provato, nel proprio piccolo, a cambiare il corso
di taluni eventi negativi. Testimonianza che ha
coinvolto emotivamente i giovani universitari
sempre più sfiduciati sulle prospettive professionali in Calabria.
Umberto Ferrari del coordinamento di “Libera
Crotone” e di “Libera Calabria” ha passato in rassegna i punti di criticità dell’estenuante iter giuridico della “confisca”: lungaggini processuali, carenze finanziarie, superficialità gestionali da parte dell’Agenzia nazionale. Criticità che come tarli
attaccano l’efficacia dell’istituto.
L’attenzione è stata rivolta anche all’attività legislativa della Regione Calabria, in crescita negli ultimi anni, a favore della tutela delle vittime
di mafia oltre che dei testimoni di giustizia, con
la premessa che ancor maggiore dovrà essere
l’impegno e ancor più accurato e proficuo l’utilizzo dei fondi comunitari, nella sfida a tutte le
forme di associazione illecita mafiosa. Sabrina
Blasco, dirigente della Regione Calabria, responsabile delle linee d’intervento del Progetto
“Legalità e sicurezza in Calabria”, ha ricordato
come la Regione abbia promosso nell’ambito dei
3
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
È morta e i suoi cani
sono rimasti a vegliarla.
Bruna e Don Nino
Pangallo, responsabile
della Caritas reggina,
si sono fortemente
impegnati per l’apertura
di questo help center
che vuole accogliere,
ascoltare e accompagnare
le tante persone che
vivono il disagio.
Un segno di umanità
che è anche
messaggio forte
alla cittadinanza.
A. M.
DISTRETTO 1
Stretto
(209.428 abitanti)
DISTRETTO 2
Locride
(162.570 abitanti)
DISTRETTO 3
Piana
(178.797 abitanti)
44.847
Municipio 2 - Reggio centro 1 (Stretto 1)
44.057
Municipio 3 - Reggio centro 2 (Stretto 2)
37.028
Municipio 4 - Reggio sud (Stretto 3)
39.341
Municipio 5 - Pellaro (Stretto 4)
44.155
Municipio 6 - Melito (Grecanica)
34.834
Municipio 7 - Bovalino (Locride 2)
37.441
Municipio 8 - Siderno (Locride 1)
42.752
Municipio 9 - Caulonia (Locride 3)
47.543
Municipio 10 - Polistena (Piana 1)
42.536
Municipio 11 - Palmi (Piana 2)
30.369
Municipio 12 - Gioia Tauro (Piana 3)
37.798
Municipio 13 - Taurianova (Piana 4)
37.488
Municipio 14 - Bagnara Calabra (Costa Viola)
30.606
Totale
550.795
La Camera di Commercio, i sindacati CGIL, CISL,
UIL e UGL, il Forum del Terzo Settore e il Dipartimento PAU-LaborEst concordano, infatti, sulla
necessità di organizzare su tutto il territorio metropolitano, in collaborazione con l’Osservatorio
per la Città Metropolitana “Edoardo Mollica”
(organismo promosso dalle associazioni Amici
della Terra e Costa Viola, con il supporto scientifico del LaborEst ) momenti di animazione sociale che aumentino la consapevolezza dei cittadini in merito al nuovo soggetto istituzionale e
avviino processi costituenti condivisi; a tale
scopo hanno costituito il Comitato Metropolitano Società, Economia, Conoscenza (CMESC).
Le organizzazioni che hanno sottoscritto il Protocollo d’Intesa concordano, inoltre, nell’attribuire fondamentale importanza all’attivazione di
processi partecipativi e d’informazione propedeutici alla redazione dei due atti fondamentali,
Statuto e Piano Strategico, della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Il Protocollo va inteso solo come un momento di
partenza, un accordo aperto all’adesione di tutti i soggetti attivi sul territorio, che saranno sollecitati a divenire protagonisti dei processi partecipativi, alla stregua dei soggetti che hanno
lanciato l’iniziativa.
Oltre agli aspetti strettamente informativi, il processo partecipativo che il Comitato intende attuare sarà focalizzato principalmente su sei
questioni ritenute fondamentali per la redazione
dello statuto:
Numerose associazioni, professionisti, imprenditori, sindacalisti hanno dato vita a incontri di altissimo spessore nei contenuti, che lasciano ben
sperare per il prosieguo.
I numerosi interventi hanno fornito un primo
spaccato delle aspettative e delle perplessità
che l’idea della Città Metropolitana suscita nella
diverse aree del nostro territorio.
La Città Metropolitana può essere lo strumento attraverso il quale il nostro territorio ridiventa competitivo nel contesto delle dinamiche economiche globalizzate o può essere
semplicemente la Provincia con un nome diverso: attraverso il coinvolgimento di cittadini,
associazioni, imprese, corpi intermedi, è possibile realizzare le pre-condizioni affinché anche questa opportunità non sfumi come tante
altre in passato.
Servono regole condivise e un assetto organizzativo che dia corpo alle legittime aspettative
dei territori: sogni a lungo inseguiti come la Città della Piana o la Città della Locride oggi possono diventare realtà attraverso lo Statuto.
Ma soprattutto serve che, subito dopo l’approvazione dello Statuto, si lavori, ancora tutti insieme, a un Piano Strategico non libro dei sogni ma documento di programmazione efficace, fattibile e sostenibile.
* Docente di Estimo e Valutazione economica di piani,
programmi e progetti presso l’Università Mediterranea
di Reggio Calabria, Direttore del LaborEst
n
4
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
DA NORD A SUD DELLA CALABRIA QUANTE SORPRESE, CATTIVE E BUONE
UNA STORIA DI EMIGRAZIONE E DI SUCCESSO
È il sollievo di chi è, per esempio, tornato dal
Nord per creare un’azienda familiare di prodotti a chilometro zero, alimentano una filiera completamente locale.
“Di luoghi come questi ce ne sono centinaia in
Calabria: basterebbe metterli in rete”, ha detto
Iacona, spostandosi sulla SS106 Ionica fino a
Sud. È proprio nel luogo più meridionale dell’Italia continentale, a Capo Spartivento, che il viaggio di Presa diretta continua, lasciando il litorale
per risalire, lungo la grande fiumara Amendolea,
verso l’Aspromonte. Qui c’è l’agriturismo di Ugo
Sergi - avvocato un tempo - che, oltre all’ospitalità turistica, ha avviato la produzione dell’olio di
rane, viadotti che crollano, allagamenti,
fiumi che tracimano, sono all’ o.d.g. della
Calabria. Che avesse ragione Giustino Fortunato, quando in epoche ormai lontanissime, descriveva la regione come
“uno sfasciume pendulo sul mare”? Eppure, ormai, è un dato acquisito, la prevenzione costa
largamente meno degli interventi d’urgenza.
Di chi allora le responsabilità?
Incuria, malaffare, pochezza
della politica? Riccardo Iacona,
giornalista televisivo, ormai fra i pochissimi capaci di realizzare inchieste
autentiche come raramente capita di vedere in tv, recentemente ha fermato l’attenzione
sulla Calabria e ha mostrato, con Presa diretta,
a milioni di spettatori su Raitre, ombre e luci della nostra regione.
Il suo è il risultato di un lavoro apparentemente
semplice - basta una telecamera, in fondo - che,
F
A rischio il nostro tesoro
DUE MONDI IN APPARENZA LONTANI E DIVERSI
Gli ultimi minuti di Presa diretta sono dedicati al
cibo e alle unicità gastronomiche calabresi: la
carne e i formaggi di mucca podolica della famiglia Spagnolo di Stilo, la colonia greca dove
nacque Tommaso Campanella; i caciocavalli del
signor Rocco di Civinà che promette nuovi posti
di lavoro e un reddito per intere famiglie.
E, infine, un’altra azienda casearia estremamente innovativa a Rosarno, “La fattoria della Piana”. Oltre ai pannelli solari che ricoprono i tetti
delle stalle, ha realizzato una centrale a biogas,
per produrre energia con gli scarti degli animali, e un impianto di fitodepurazione per riutilizzare quelli delle arance e delle olive e per ripulire
l’acqua sporca.
In una terra “ammalata di ‘ndrangheta e di malaffare”, Iacona ha concluso il suo racconto
senza dubbi: “Ma quante bella persone ho incontrato in Calabria!”
L
Se c’è una Calabria che frana, non soltanto, ahimè,
metaforicamente ce n’è un’altra virtuosa che si fa spazio
in Italia e nel mondo. L’ha raccontata Riccardo Iacona
in una recente puntata di Presa diretta,
il suo programma d’inchiesta in onda su Raitre
n Maria Frega
Lo spopolamento dei paesi è dovuto soprattutto
alla mancanza di lavoro e opportunità di impresa, ma corrisponde anche all’abbandono della
campagna, del lavoro agricolo, che produce desolazione dove prima, appena cinquant’anni fa,
bergamotto, prodotto unico al mondo che si trova praticamente soltanto in Calabria. E rende
moltissimo: “Si vende a cento euro al chilo, in
tutto il mondo, lo cercano le industrie di cosmetici e i produttori di té”.
Sopra il titolo, il centro storico di Altomonte
e a seguire due immagini della villa romana
di Casignana, prezioso sito che attende,
da anni, protezione e valorizzazione.
Nella pagina accanto, il formaggio di mucca
podolica e il caciocavallo, specialità indiscusse
della gastronomia regionale
Non solo impresa: anche le associazioni sono
capaci di mettere in campo forze interessanti.
È il caso di “Borghi solidali”, che fra Pentedattilo e i sei centri dell’area grecanica, ha restaurato le case e le scuole per trasformarle in ostelli,
aperto botteghe artistiche e bed&breakfast; organizzano trekking e campiscuola.
Seguendo il viaggio televisivo, si prende coscienza di un tesoro che solo qua e là emerge
ma, quando accade, sprigiona ricchezza e interesse. A dispetto delle infrastrutture fatiscenti,
delle strade interrotte da anni, del perenne rischio di incendi.
L’itinerario prosegue nella storia più antica, perché parlare di Calabria non può prescindere dall’eredità della Magna Graecia. Ed ecco la villa
romana di Casignana, è un piccolo sito scoperto
L’iniziativa dei “Borghi solidali” ha consentito, dopo anni di abbandono,
che Pentedattilo tornasse a vivere.
Case e scuole restaurate, ritorno del pregiato artigianato locale
però, non sarebbe stato possibile senza una
massiccia dose di curiosità, onestà intellettuale
e, non ultimo, coraggio.
Seguendo Iacona e la sua squadra, partiamo,
così, da Cosenza, provincia devastata dal dissesto idrogeologico per poi scoprire, poco più a
Sud, come il territorio reggino sia valorizzato da
piccoli progetti di riqualificazione ad opera di
imprenditori e associazioni.
Le telecamere hanno documentato scrupolosamente qualcuna delle mille nuove frane che,
ogni anno, sorprendono i calabresi.
Più i cittadini che i politici.
Il territorio settentrionale della nostra regione è
“in continuo movimento”, spiegano i ricercatori
- precari - del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Cosenza. “Il piano di assetto idrogeologico della Regione - aggiungono - non è
aggiornato dal 2001”, quindi “si interviene solo
dopo”. Dopo le vittime e dopo i danni irreparabili - e questo accade al Sud come al Nord.
Eppure, le frane, a differenza dei terremoti, si
possono monitorare, arginare in tempo: farsi cogliere di sorpresa è, dunque, responsabilità civile. Se le segnalazioni di situazioni pericolose rivolte alle amministrazioni locali rimangono, infatti, inascoltate, è anche vero - come sottolinea
Iacona - che “a ogni evento franoso corrisponde un crollo demografico”.
negli anni Sessanta ma importantissimo: dodici
ettari, ancora tutti da scoprire.
E, tutto intorno, mancano fermate degli autobus,
punti di ristoro; pochi i progetti di allargamento
dell’area visitabile, come ha raccontato la direttrice del sito archeologico di Locri, Rossella
Agostino.
A causa della mancanza dei fondi, spesso si è
costretti a “ricoprire” gli scavi intrapresi. Il rischio della mancata attenzione è che la natura,
con le sue mareggiate o con le alluvioni, possono vanificare ogni tentativo di valorizzazione.
Anche l’uomo, tuttavia, ci mette ancora del suo.
Iacona ha annunciato, infatti, quella che definisce una “pessima idea”: costruire, proprio davanti a Caulonia, una centrale a carbone.
ambiente cibo cultura
Riccardo
Iacona
fioriva una società semplice, che bastava a se
stessa.
Paradossalmente, le zone franose sono anche
le più affascinanti del Paese, perché collinose,
armonicamente disegnate da una Natura mai
banale, variegata.
A darne evidenza, anche per chi non conosce
personalmente la Calabria, basta un giro in auto e, appunto, una telecamera che, spostandosi
dalla periferia di Cosenza verso il Tirreno rivela
la bellezza mozzafiato del paesaggio.
Si parte, però da Zumpano, dove una collina
spaccata e malamente rammendata minaccia
un centro commerciale; poi si passa a Paola,
con i suoi abusi edilizi, per arrivare ad Altomonte. Dove prendere, finalmente, una boccata d’aria pulita, ricca di speranza.
L’intento di denuncia che caratterizza Presa diretta, infatti, non ha voluto nascondere o sottovalutare realtà virtuose.
E il centro di Altomonte, incastonato fra il Pollino e la Sila, lungo la Valle del Crati fino a Sibari, è da decenni un esempio di come i buoni risultati possano avverarsi, se la politica si accompagna al coraggio degli imprenditori e dei
cittadini.
Recupero del centro storico, creazioni di musei,
restauri dei tesori architettonici e, per i lavoratori “i conti tornano”.
5
n
MILANO
Un turismo nuovo per il Sud
lla scoperta del Mezzogiorno d’Italia”, questo l’obiettivo di Campania, Basilicata, Puglia e Calabria in particolare; centinaia di operatori coinvolti. Nasce la Rete Destinazione Sud presentata a Milano, in occasione della Bit (Borsa Internazionale del Turismo).
Gli imprenditori che hanno aderito, le Confindustrie del Sud che l’hanno promossa e i rappresentanti di enti locali, hanno illustrato gli obiettivi dell’iniziativa di aggregazione per potenziare
la competitività del sistema turistico meridionale. «L’obiettivo – ha dichiarato il Presidente del Comitato di Gestione Michelangelo Lurgi è di
sviluppare azioni comuni, di promozione e commercializzazione, valorizzando l’offerta turistica relativa a risorse artistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio, per attirare
visitatori provenienti da nuovi mercati e favorire la destagionalizzazione».
L’auspicio espresso dai rappresentanti della Rete per la Calabria, Denise Miglietti, Monica
Perri, Stanislao Smurra, Fabrizio e Luca Giuliano (nella foto), è che «questo lavoro di costruzione e promozione di itinerari per presentare un Sud
diverso da quello percepito, porti nuovi frutti:
nuovi viaggiatori interessati a scoprire luoghi
e culture sorprendenti, nuovo entusiasmo
per continuare a fare impresa ed investire
sui territori, nuove sinergie in grado di aumentare
la capacità attrattiva della nostra offerta».
Il Presidente sezione Turismo di Confindustria
Cosenza, Alfonso Cosentino, assicura:
«Presentiamo pacchetti eterogenei
che spaziano dalla natura all’arte,
dalla ricreazione all’approfondimento
culturale, da promuovere e commercializzare
anche on line sul mercato mondiale».
Arrivare in una terra così diversa
per clima e cultura dalla nostra,
non ha sicuramente reso semplice
l’inserimento. Nonostante ciò il
Canada è stato uno dei luoghi di
emigrazione in cui gli italiani si sono integrati perfettamente e dove
vi è il più alto numero di “emigrati
di successo”, ovvero coloro i quali sono riusciti a ricoprire posizioni
socio-economiche ragguardevoli;
soprattutto di imprenditori che
hanno creato lavoro, contribuendo
Tony Serravalle emigrato
positivamente all’ecanadese.
in Canada da quasi mezzo secolo, conomia
Tra le tante storie di
ha costruito e mantiene viv0
particolare interesse è quella di Antoun solido legame con la “sua”
nio Serravalle, naValle del Savuto da cui è partito turalizzato come
Tony, che vive ormai dal 1972 in Can Angela Zanfino
nada. Attualmente abita a Markham, una cittadina a nord-est di
a scelta di emigrare è sicura- Toronto.
mente tra le più ardue decisioni Tony nasce a Santo Stefano di Roda prendere nel corso della vita. gliano e nel 1972, per una «questioLasciare il luogo natìo significa allon- ne di dignità» mi dice, ha scelto di
tanarsi, almeno fisicamente, dagli af- raggiungere i fratelli già precedenfetti più cari, da quei profumi e sapo- temente emigrati in Canada, dai
ri conosciuti e amati fin
dall’infanzia; “amori” da
cui nessuno vorrebbe separarsi. Eppure, per molti
calabresi, tra la fine degli
anni Cinquanta fino alla
metà degli anni Settanta
dello scorso secolo, è
giunto il giorno del “ciao”,
dell’arrivederci e in alcuni
casi anche dell’addio.
Incancellabile il ricordo
della Valle del Savuto
(in alto a destra),
ma anche riconoscenza
per la terra
che l’ha accolto.
Accanto,
Tony Serravalle
con i familiari
quali ha ricevuto sostegno e supporto morale. Sicuramente la loro
presenza in loco ha facilitato il processo di integrazione. Tony confessa che nonostante la nostalgia dell’Italia, dei genitori e degli amici, ha
subito intuito il potenziale economico-finanziario che il Canada
avrebbe potuto offrirgli. Già dal
1974, a soli due anni dal suo arrivo,
si mette a lavorare in proprio e mette su un’impresa edile la “Tee Pee
excavating and Grading inc.”, che
si occupa di scavi e movimento terra. Dopo poco tempo assume il primo operaio, originario di Malito,
paese in provincia di Cosenza, che
lavora tutt’ora nell’azienda. Tra il
1980 e il 1989 gli operai sono cresciuti di numero: se ne contano
quarantacinque e quattordici di loro hanno origini calabresi.
Il 1990 è per Tony un anno nefasto:
sia perché tristi avvenimenti colpiscono lui e la sua famiglia e sia perché è l’anno della recessione economica in Canada e di conseguenza anche la sua impresa ne risente:
riduzione di forza lavoro e svendita
dei mezzi di produzione sono le uniche soluzioni che permetteranno di
risalire la china. Infatti, superata la
crisi del 1990, l’azienda è tornata a
essere una delle più grandi e importanti di Toronto.
Tony oltre a essersi inserito perfettamente nell’economia canadese,
coltiva il desiderio di tenere viva la
cultura d’appartenenza. È così che
all’inizio degli anni Novanta costituisce un sodalizio denominato
MSP (Mangone-Santo StefanoPiano Lago) il cui presidente fu Padre Eugenio Filice. Ma Tony volle
spingersi oltre fondando la Valle del
Savuto Social and Cultural Club, associazione di cui fanno parte 32 comuni: 24 della zona cosentina e otto di quella catanzarese. L’impegno
sociale ed etico che porta avanti è
inestimabile: ha creato un ponte
che unisce la Valle del Savuto al
Solitamente la giornata di festeggiamenti inizia con la Messa e si
conclude con banchetti e degustazioni dei prodotti tipici provenienti
dalla stessa Calabria. L’associazione si propone di onorare anche i calabresi che si sono affermati e distinti all’estero, tra cui: l’astronauta
Mario Runco, il giudice della Corte
Suprema del Canada Frank Iacobucci, Mauro Fiore, premio oscar
per il film Avatar e molti altri.
Attualmente il Club si propone l’obiettivo di far conoscere gli imprenditori della Valle del Savuto e i loro
prodotti, non solo alimentari. Alcuni
di loro, mi dice Tony, hanno già preso contatti con gli importatori locali
e quindi c’è un vantaggio per l’economia regionale. L’associazione favorisce gli scambi culturali giovanili: ogni anno eroga borse di studio
che permettono a giovani residenti
in uno dei comuni del comprensorio
della Valle del Savuto, che abbiano
determinati requisiti, di studiare inglese, per un periodo di tempo, in
una università nordamericana; così
DA RENDE A WOODBRIDGE LA FEDE CHE UNISCE
“A
e tante “Little Italies” sparse per il mondo sono nate dalla
volontà e dal bisogno dei migranti, provenienti dallo stesso paese o dalla stessa regione, di raggrupparsi e di costituirsi in comunità ben definita e solida, ricca di valori etici, religiosi e culturali. La religiosità, ad esempio, è di fondamentale
importanza per l’integrità del gruppo, tanto da essere considerata uno dei cardini principali per la sua identificazione.
Il culto religioso è un ponte che unisce la terra di emigrazione
con quella d’accoglienza.
Gli emigrati rendesi che vivono da anni a Toronto si raccolgono, ancora oggi, attorno al culto della Beata Vergine di
Costantinopoli, a cui il popolo rendese è devoto.
Nel centro storico di Rende si erge il Santuario della Madonna
di Costantinopoli edificato tra il 1600 e il 1700. Ogni anno a
Rende, tra il mese di maggio e giugno, si svolgono i festeggiamenti in onore della Madonna di Costantinopoli, della durata di
tre giorni. Il terzo giorno, il martedì, la statua della Vergine è
portata in processione per le vie del paese, muovendo dal
Santuario. Il parroco Don Domenico Sturino conclude con la
benedizione ai fedeli.
Nello stesso periodo la comunità rendese a Woodbridge
onora la Madonna di Costantinopoli, organizzando i festeggia-
L
menti religiosi che si svolgono nella Cappella Santissimo
Crocifisso in Woodbridge.
Ci si riunisce attorno al quadro della Madonna e si partecipa
alla Messa organizzata dal Rende Social Club.
Cosi come a Rende, anche a Woodbridge dopo la funzione religiosa, i fedeli seguono il quadro della Madonna, portato in processione lungo il viale intorno alla piccola chiesa. In perfetta
sintonia con Rende, anche a Woodbridge ai festeggiamenti
religiosi seguono quelli “pagani”. Musiche, rinfreschi e cabaret sono offerti dal comitato organizzatore.
Riunirsi per festeggiare la Madonna di Costantinopoli a
Woodbridge è un po’ come prendere parte alla celebrazione
a Rende e rivivere con il cuore e con la mente le emozioni
del passato.
Non solo gli emigrati di prima generazione, ma anche i loro
figli, nipoti e a volte anche i pronipoti, prendono parte ai
festeggiamenti, in quanto questo rappresenta un momento di
identificazione con il gruppo di appartenenza, nonostante la
perfetta integrazione anche con la comunità canadese.
Nel 2009, unico anno in cui presi parte ai festeggiamenti a
Woodbridge, rimasi colpita dalla presenza dei tanti giovani
che seguivano la processione con molto orgoglio e passione.
Paradossalmente, i giovani canadesi che hanno origine italiana, sono legati alle tradizioni dei genitori e dei nonni molto
più dei giovani italiani e nella fattispecie rendesi.
A. Z.
Canada ed abbatte ogni forma di distanza, in quanto tradizioni folkloristiche, culinarie e religiose sono
gelosamente conservate e trasmesse alle nuove generazioni.
Inoltre, grazie a questa associazione si è cercato di limitare la dispersione tra conterranei emigrati in
Canada, infatti si ritrovano periodicamente a chiacchierare e a condividere momenti di convivialità e
socialità.
La Valle del Savuto Social Cultural
Club organizza diverse attività. Ad
esempio ogni anno onora San Francesco di Paola. La giornata dedicata ai festeggiamenti è il sabato che
precede il 2 Aprile, giorno in cui si ricorda il santo calabrese.
l’anno scorso cinque ragazzi hanno
avuto la straordinaria opportunità di
studiare nella York University a Toronto. L’associazione assume quindi
un valore sociale e culturale di grande rilevanza e importanza perché
unifica “due mondi”, apparentemente così lontani e diversi. Il legame con la Calabria è inscindibile, ma
nello stesso tempo Tony mi dice che
«nonostante le difficoltà iniziali, l’inverno rigido e il duro lavoro, lui e la
sua famiglia saranno sempre grati al
Canada che ha dato loro diverse opportunità che hanno sicuramente innalzato e migliorato il loro stile di vita» e aggiunge «noi siamo davvero
innamorati di questa terra».
n
6
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
7
ROMA QUANDO I CALABRESI SI RITROVANO ASSIEME
La diaspora calabrese trova finalmente
nella Capitale un momento unitario.
La volontà espressa delle Associazioni che aderiscono
al Coordinamento fra loro è di costruire
un progetto che aiuti la Calabria a ritrovare l’orgoglio
del proprio passato, ma soprattutto autenticità
e impegno per il presente e per il futuro
L’UNICAL
in soccorso della Fontana di Trevi
n Antonio Minasi
Amici di San Francesco di Paola
VINCENZO CORTESE, presidente
Nella foto del titolo, l’Associazione Amici di San Francesco di Paola a Piazza San Pietro.
Sopra, l’Associazione Profumi della Calabria non manca d’organizzare periodicamente
manifestazioni di promozione dei prodotti della gastronomia regionale.
Sotto, la grande statua bronzea di San Francesco di Paola, opera dell’artista Vittorio Gentile,
donata e collocata nel 2012 davanti al porto turistico di Ostia, dall’Associazione Brutium
al tavolo per un impegno comune le numerose associazioni di calabresi/romani, oggi molte di esse hanno detto “sì, ci stiamo”.
Un senso di appartenenza più consapevole si è fatto strada, che non dimentica il “campanile” di origine ma anzi lo
rafforza perché offre a una comunità
più vasta la propria storia e il proprio
ARA
Associazione Romana Andreolesi
MARIO CODISPOTI, presidente
Brutium
GEMMA GESUALDI, presidente
Calabria è
Calabria Day
NICOLA GALLORO, presidente
oma capoluogo della Calabria.
L’abbiamo sentito dire tante volte, spesso con compiacimento
da chi aggiungeva subito che i calabresi nella capitale sono non meno di cinquecentomila. Una “potenza” anche
elettorale, in grado di imporre un proprio rappresentante al vertice del Campidoglio. Sempre che, ovviamente, ci
fosse unità d’intenti fra tutti.
R
Diaspora Petilina
GIGI PARISE, presidente
al restauro dei cosiddetti “camini delle fate” nella Cappadocia anatolica, da quello del Templo Mayor e delle piramidi del Sole e della Luna a Teotihuacan a quello d’altri siti archeologici messicani nello
Yucatán, l’arte nel mondo ha necessitato spesso dell’intervento degli
specialisti del gruppo di ricerca dell’Università della Calabria (Unical)
guidati dal rettore Gino Mirocle Crisci, direttore del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienza della terra.
La squadra di esperti per diagnosi e conservazione di materiali si avvale delle più moderne tecnologie. Il restauro in corso della Fontana di
Trevi vede coinvolti gli specialisti dell’Unical per la valutazione del depauperamento cromatico e volumetrico dei materiali lapidei delle superfici e delle sculture, e delle iscrizioni in rame dorato e piombo, e per
individuare per la fase di restauro, i prodotti più efficaci al fine di una
buona conservazione dell’importante monumento.
«Il nostro coinvolgimento in interventi così importanti – ha affermato il
rettore Crisci – rappresenta un forte riconoscimento alla ricerca condotta in questi anni dal nostro ateneo nel campo della conservazione dei
beni culturali, apprezzata a livello nazionale e internazionale.
«La Calabria è una regione dalle potenzialità nascoste» e aggiunge: «La
nostra terra è geologicamente fra le più interessanti del mondo; siamo
un frammento delle Alpi rotolato al Sud. E lo dico come rettore: la nostra università, dove ricerca e trasferimento tecnologico sono missioni
strategiche, rappresenta un’occasione straordinaria di sviluppo».
D
E qui, come si suol dire, casca l’asino.
Perché mai si dovrebbe rompere un tabù consolidato che vede contrapposti i
calabresi fra loro, sol perché appartenenti a Campanili differenti, non importa se municipi, partiti politici, schieramenti professionali…
Eppure un segnale nuovo è apparso all’orizzonte! Dopo tanti, quanto vani tentativi negli anni scorsi, di riunire attorno
impegno, passati e presenti, e nello
stesso tempo avverte l’esigenza di costruire un fronte comune, punto di raccordo fra la Calabria e chi se n’è andato, fra la Calabria e chi della nostra regione vuol saperne di più, possibilmente rimuovendo logori luoghi comuni, ma
anche non sottraendosi all’obbligo di
riflettere sulle tante criticità della nostra realtà regionale per ricercare una
più matura consapevolezza dei problemi e delle possibili soluzioni.
Da questa necessità è nato lo “slogan”
essenziale ed espressivo che le Associazioni si son voluti dare per il loro Coordinamento unitario: Calabria è. Appunto ciò che la Calabria è da conoscere per la sua storia, le sue tradizioni, la
sua cultura, il suo patrimonio paesaggistico e ambientale, ma anche per il suo
presente tormentato da una ‘ndrangheta che si espande a macchia d’olio in
Italia e nel mondo, da una generazione
di giovani in fuga verso mete più rassicuranti di futuro, da una classe dirigente e politica incapace di rompere il provincialismo di sempre, arroccata a difendere il proprio potere.
n
Festa a San Vigilio
nuovi e amici di sempre nel comune desiderio di valorizzare le tradizioni e la
cultura calabrese.
Nel giardino della Parrocchia, l’Associazione Profumi della Calabria ha allestito
due stand: nel primo una “pasta e ceci”
degna della migliore tradizione e nell’altro una vasta scelta di prodotti tipici per
la gioia della tavola.
Sempre nel giardino, si poteva assaporare il famoso “morsello” tipico della cucina catanzarese mentre qualcuno già
gustava l’ottimo gelato che ogni anno
n Gemma Gesualdi
an Francesco di Paola, Patrono
della Gente di Mare e della Calabria, è stato festeggiato per il sesto anno consecutivo nella Chiesa di
San Vigilio, al quartiere Laurentino, grazie a Don Demetrio Quattrone, il parroco,
che ne ha fatto una tradizione per i calabresi della città che ogni anno, sempre
più numerosi, si stringono in un momento di preghiera per poi godere un momento di convivialità gustando i sapori
della propria terra.
Questa tradizione è stata fissata nel giovedì precedente la Domenica delle Palme e così anche quest’anno. Numerosissimi amici, calabresi e non, si sono ritrovati per la Messa celebrata da Mons.
Guido Mazzotta che ha ricordato brevemente la figura di Francesco, Santo dalla grande austerità di vita. Un esempio
che turba profondamente le nostre coscienze e che diventa un forte monito
per i cristiani tutti.
Successivamente ci si è ritrovati nei vasti spazi della Parrocchia per l’assaggio
dei buoni piatti della tradizione della cucina calabrese portati dai convenuti e in
parte offerti da un buon amico di Don
Demetrio, il ristoratore, ovviamente calabrese, dell’Ottavo Colle.
La grande comunità calabrese presente
a Roma è grata a Don Demetrio Quattrone, originario di Reggio Calabria, per
S
Don Domenico Quattrone, Parroco di San Vigilio, nella concelebrazione
che nella ricorrenza del Santo di Paola richiama i calabresi di Roma, per un momento
di preghiera ma anche occasione di festoso incontrarsi.
Accanto, Gigi Miseferi ha intrattenuto in allegria adulti e giovanissimi.
Sotto, Francesco e Rocco Serratore si sono misurati con la tradizionale pasta e ceci
questa simpatica e significativa tradizione. Sappiamo quanto Roma sia una città sempre più difficile e tentacolare ma
l’incontro annuale a San Vigilio, nel nome di S. Francesco, sembra annullare le
distanze, diviene un magico punto di riferimento per chi vuole incontrare amici
Daniel Gelo offre ai corregionali in questa occasione.
Al termine della serata si sono esibiti
giovani artisti con balli e danze folkloristiche e l’intervento, sempre divertente,
di Gigi Miseferi.
L’incontro si concludeva, con il ringraziamento delle Associazioni calabresi
intervenute a Don Demetrio per l’accoglienza affettuosa loro riservata; alla
Banda dei Carabinieri che aveva aperto
la cerimonia; a tutti gli intervenuti, dando appuntamento al prossimo anno e
chiedendo la benedizione del Santo perché ci aiuti nella nostra difficile navigazione nel mare della vita.
n
Icaro
SALVATORE PANETTA, presidente
“IO E IL PREMIO NOBEL”
L’incontro di Jacopo Macrì con Jean Tirole
Ipse dixit
ANTONIO BARTALOTTA, presidente
n Domenico Logozzo
Made in Italy
EMANUELE GIORDANO, presidente
Mattia Preti
GIUSEPPE AMELIO, presidente
Profumi della Calabria
FRANCESCO SERRATORE, presidente
Veneranda
SEBASTIANO SORGONÀ, presidente
bondante preavviso non è bastato a
smorzare l’emozione».
ambiare la cultura di questo paese deve essere la nostra prima missione, perché è il solo presupposto per pensare che questo paese possa avere un futuro».
A sostenerlo davanti al premio Nobel per l’economia, Jean Tirole, è stato Jacopo
Macrì, 24 anni, calabrese di Marina di Gioiosa Jonica (RC) che a Roma frequenta la
Luiss “Guido Carli” e che ha parlato a nome degli studenti – che rappresenta nel
Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo – in occasione dell’inaugurazione dell’Anno
Accademico e del conferimento della laurea honoris causa allo studioso francese.
«C
Cosa può fare l’università per una
concreta soluzione dei tanti problemi
italiani che allontano i giovani dalla
politica e dalle istituzioni?
«Abbiamo il dovere di imporre al paese
un metodo: quello della serietà, dell’impegno, della professionalità, delle competenze. Noi giovani abbiamo perso i nostri punti di riferimento, la politica non lo
è più, nelle istituzioni crediamo sempre
meno. Se c’è un ruolo che l’università
può avere e che deve porsi come obiettivo è quello di trainare il paese verso un
modello culturale diverso».
Sopra, l’intervento
dello studente Jacopo Macrì
all’inaugurazione dell’anno
accademico della Luiss
e della consegna della laurea
honoris causa al premio Nobel
per l’economia Jean Tirole
La lectio magistralis
del prof. Jean Tirole
e la consegna del diploma
di laurea dal Rettore
della Luiss, Massimo Egidi
Come vede il futuro occupazionale?
«Siamo in un’università di eccellenza, ma
una volta che ne usciamo il rischio è che
si vada a spendere le nostre competenze altrove, perché la realtà del mercato
del lavoro è oggi molto complessa e pensare di progettare il futuro in Italia sembra quasi una follia».
Macrì pone a giusta ragione il dito nella
piaga della fuga di cervelli. L’emigrazione
intellettuale deve essere frenata. Bisogna perciò dare spazio e premiare i giovani che hanno idee innovative e riconoscere il giusto merito, che all’estero è la
regola e da noi purtroppo l’eccezione.
«Merito, competenza, serietà e impegno
devono essere un modello per noi giovani, per l’Università e per il Paese», ha sottolineato Macrì nel suo intervento.
Il 19 marzo è stato un giorno speciale…
«Sì, e lo posso annoverare tra i miei ricordi speciali. Non capita di frequente l’opportunità di parlare alla presenza di uno
degli economisti più influenti del nostro
tempo». Ovviamente una grande emozione. «Proprio così. La notizia del mio
discorso all’inaugurazione dell’anno accademico l’avevo ricevuta già da un
mese, ma come può immaginare l’ab-
A questo si è aggiunta una sopresa…
«Sì, poco prima dell’inizio della cerimonia, prendendo posto sul palco, ho scoperto che avrei assistito alla cerimonia
seduto proprio accanto al premio Nobel
Jean Tirole. Mi sono avvicinato, l’ho salutato e abbiamo cominciato a parlare
per un abbondante quarto d’ora in attesa dell’inizio. Non saprei dire se si tratta
di un uomo che ha il dono della conversazione o se, come penso, della curiosità; sembrava felice di fare delle domande e io, come ovvio, felice di rispondere.
Mi ha chiesto cosa studiavo e se fossi
emozionato.
«Intanto la cerimonia inizia e io comincio
a maledire la decisione di non scrivere
una sola parola di quelle che avrei dovuto pronunciare. Troppa gente troppo importante, troppi professori – penso – per
andare sul pulpito e non dimenticare la
predica. L’ansia suggerisce di buttare giù
qualche promemoria; Tirole mi guarda
stupito come a dire “davvero non hai
scritto nulla”? Mi sento un cretino. Prende la parola, il rettore Professor Massimo Egidi. Meno trenta minuti. Prende la
parola il Direttore Generale Giovanni Lo
Storto e penso “ora manca davvero poco, sono fottuto”. Mi chiamano, salgo sul
palco e d’improvviso, tutta l’ansia di un
attimo prima non c’è più».
n
Pitagora
in musica (lirica)
Un appassionato di Storia e un giovane,
talentuoso, compositore.
L’incontro e l’amicizia fra i due li conduce
fino alla Cadogan Hall di Londra con
i ringraziamenti della Regina Elisabetta.
Ma in italia qualcuno si accorgerà di loro?
n’opera lirica, nuova ed originale, dedicata a Pitagora, il grande fillosofo e matematico vissuto nel VI sec. a. C., giunto da Samo, dov’era nato, a Crotone.
Potrebbe apparire piuttosto singolare l’idea di
Riccardo Brunetti di dedicargli addirittura
un’opera lirica scrivendone il libretto, ma occorre ricordare come anche la musica per Pitagora è armonia d’intervalli matematici. Non
a caso è stato lui a costruire il monocordo e trovare la
prima scala musicale.
Riccardo Brunetti vanta nel suo curriculum una lunga
e intensa esperienza di lavoro in RAI con ruoli di re-
U
sponsabilità organizzativa nella realizzazione di grandi
programmi in diretta: informazione, sport, spettacolo.
Ha lavorato a lungo presso la sede regionale RAI della
Calabria e approfittando della vicinanza dell’Università di Arcavacata si è iscritto a Lettere e Filosofia. Nonostante la difficoltà di conciliare lavoro e studio, si è laureato in Arti, Musica e Spettacolo nel 2001. E ora, dopo qualche anno
che è in pensione ed è rientrato definitivamente a Roma, può dedicarsi agli
interessi che di più lo appassionano,
soprattutto lo studio della Storia.
L’interesse per la musica lirica scatta concretamente nel momento in
cui incontra e stringe amicizia con un
giovane compositore e direttore d’orchestra, Alessandro Valtulini, di 27 anni,
di cui diventa personal manager.
«Ho organizzato con lui, a Londra nel settembre 2012, al Cadogan Hall, il suo debutto mondiale
con la Philharmonia Orchestra.
Otto sinfonie da lui composte
eseguite con una delle più grandi
orchestre al mondo. Un record
assoluto, in Italia ignorato.
«Il Concerto è stato dedicato alla
famiglia reale inglese, in particolare ai festeggiamenti della Regina Elisabetta II per il suo “Diamond Jubilee”.
«La famiglia reale ci ha ringraziato per aver dedicato tre sinfonie composte per l’occasione,
talmente apprezzate che abbiamo ricevuto lettere personali di ringraziamento, dopo
essere stati ricevuti a Clarence House».
I due amici sono impegnati ora nel tentativo di poter rappresentare il loro Pitagora, «personaggio complesso,
che dalle fonti rivivrà rappresentato in quest’opera lirica. Si raccontano la sua vita, i personaggi suoi contemporanei e gli eventi che ci sono pervenuti dalle
fonti antiche.
«Gli atti sono tre. Lo stile è settecentesco con recitazione
e balletto. Oltre il racconto storico, l’opera intende proporre i fondamenti culturali, politici e
sociali dell’insegnamento pitagorico che
da Crotone si sono diffusi in tutte le città
della Magna Graecia, nell’Impero Romano e nei secoli successivi in tutto l’Occidente influenzandolo positivamente».
Riccardo Brunetti (nel tondo)
e Alessandro Valtulini.
Storia e musica lirica hanno fatto scattare
una grande amicizia tra i due
L’aspettativa è ora per un evento, a breve, di grande prestigio, ma Riccardo per scaramanzia su questo punto
preferisce tacere.
«Ma come è possibile - si chiede sconsolato - che noi
italiani dobbiamo andare all’estero per esprimere le
nostre capacità? Il nostro talento è apprezzato all’estero e non in Italia. Purtroppo è così».
n
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ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
GRANDI MOSTRE LA CALABRIA COM’ERA, FOTOGRAFIA E FOTOGRAFI TRA ‘800 E ‘900
Il mondo di prima
Paesi, campagne e città della Calabria
di una volta. Facce, luoghi, abiti
e abitudini del “mondo di prima”
secondo la felice espressione
di Corrado Alvaro, si affacciano
da quelle foto per raccontarci
una storia che ci appartiene tutta
e per darci un segno di quelle radici
che hanno generato, nel bene
e nel male, la Calabria di oggi
L
a fotografia in Calabria arriva
intorno alla metà dell’Ottocento e si sviluppa molto presto nei piccoli e grossi centri.
All’inizio, favorita da una certa borghesia sempre più interessata a
saldare rapporti economici e culturali
con altre regioni d’Italia e con paesi europei come la Francia e l’Inghilterra, nasce come vezzo, curiosità, come dimostrazione e affermazione di status, per
quel fascino speciale connesso alla preziosa natura di unicum del dagherrotipo.
Ma se la fotografia nasce borghese e le
prime macchine fotografiche arrivano
nella Regione con i signori che vi rientrano dai loro viaggi di piacere, la sua diffusione si deve ai nostri fotografi sociali
che avviarono e mantennero contatti
con studi e fotografi delle grandi città,
come Torino, Firenze, Roma, Palermo e
Napoli in particolare, per superare quella cortina del silenzio, quella separatezza culturale e sociale che regioni come
la Calabria vivevano perché fuori dai circuiti dell’informazione di settore.
Scambi che hanno portato conoscenza
su metodi e tecniche nuove per la preparazione delle lastre di rame argentato
prima e di vetro dopo, per il ritocco, per
la posa e l’esposizione e l’uso e la manutenzione degli obiettivi e delle macchine.
Di queste collaborazioni sono rimasti segni indiscutibili in tutta la produzione dei
fotografi calabresi che hanno operato
tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento.
fotografica a Catania, sua città natale,
apre studio a Catanzaro. E poi, sempre
a Catanzaro, aprono studio Pietro Scarpino, Pietro Monteverde, Giuseppe e
Cisberto Scarpino, Battista Altomare,
Umberto Mazzocca, Ilario Daniele, Ernesto Nocera, Manfredino, Francesco
Scarpino.
Questi fotografi hanno fatto dell’arte fotografica una professione, che ritroviamo nei loro studi arredati con gusto, fantasia, con un certo sfarzo ispirato agli
ateliers dei grossi centri del Nord. Fotografi che avevano studi con terrazze e
giardini attrezzatissimi, fondali variopinti raffiguranti scene campestri e interni
di sontuosi palazzi o ancora scale, colonne false o improvvisate. Fotografi che
possedevano le macchine più sofisticate e capaci di soddisfare ogni desiderio
dei clienti più esigenti. Sul retro, poi, dei
cartoncini dove attaccavano le fotografie c’era un testo particolare, accattivante, molto convincente: Si lavora col
Dominanti, nella produzione in questione, risultano le immagini relative ad eventi
eccezionali; ad alcuni dei momenti emergenti dell’esistenza;
alla necessità di mantenere/rafforzare i rapporti coi parenti emigrati, mediante la trasmissione
di documenti iconografici della realtà familiare; ad esigenze complesse che inducono
i soggetti ritratti a offrirsi all’occhio dell’obiettivo, magico per la capacità di fissare
tratti e sembianze reificandole a dispetto dell’inesorabile fluire del tempo.
Ottavio Cavalcanti
Accanto
STUDIO FRATELLI AVETA
Taurianova
Sotto
FRATELLI NICOTRA
Vibo Valentia
Con la loro scatola magica i fotografi misero a fuoco il tessuto connettivo culturale e sociale e realizzarono, ora per diletto ora per mestiere, un repertorio di
grande importanza storica.
Immagini in bianco e nero che non mostrano tutto
ma che dicono tanto di quello
che la Calabria dell’Ottocento e del Novecento è stata.
Rappresentazioni fotografiche che ci permettono
di immaginare cosa c’era dietro la gente spesso in posa
davanti all’obiettivo dei pochi fotografi di quel tempo.
Immagini che ci permettono di interpretare le vite,
le difficoltà, gli affetti, le fatiche e le umanità
che dovevano fare i conti con un mondo difficile,
nella gran parte povero, ma allo stesso tempo certamente
più autentico e simpatetico
con la natura di quanto sia il nostro.
Domenico Talia
Sopra
RODOLFO FAUCI
Isola Capo Rizzuto
1900 – (?)
Archivio Storico Fotografico della Calabria
Archivio si propone non solo come un organismo di tutela, ma, soprattutto, di promozione culturale,
in primis all’interno del territorio attraverso momenti di aggiornamento e approfondimento,
ponendosi come punto di riferimento per tutti coloro che in Italia e all’estero debbano affrontare
ricerche storico- economiche e antropologiche.
È anche punto di attenzione per studenti universitari che desiderino affrontare tesi di laurea
o per studiosi e ricercatori bisognosi di ampia documentazione di storia sociale, dalla fine dell’Ottocento
alla prima metà del ‘900. L’archivio ha l’ambizione, inoltre di promuovere pubblicazioni antologiche
e tematiche, documentari, prodotti filmici e inoltre attività tutte tese allo studio, alla valorizzazione
e all’integrazione del patrimonio documentario esistente.
Infine può diventare partner attento e disponibile nella realizzazione di conferenze,
programmi televisivi, servizi giornalistici, eventi ed iniziative organizzate da altri enti o istituzioni,
tese alla valorizzazione della memoria visiva.
[email protected]
L’
Sopra
ALFONSO LOMBARDI SATRIANI
S. Costantino di Briatico
1871 – 1950
Sopra,
ELISABETTA ANANIA
1906 – 1992
Accanto
MELCHIORRE RUSSO
Messina 1873
Nicastro 1940
Accanto
VITO SPANÒ
Cortale
1902 – 1988
Sulle lastre di rame argentato, sulle
stampe ai sali d’argento o all’albumina o
sui negativi su pellicola di Sergi, Tieri e
Zoccali a Reggio Calabria, di Aveta a
Polistena, di Femia ad Ardore, di Bonazza e Rocca a Pizzo, dei fratelli Nicotera
e di Biondi e Fusco a Vibo Valentia, di
Peppino Palmieri a Dasà, del barone Cesarelli ad Arena, di Sestito e Serrao a
Curinga, di Stranges a Conflenti, di Papaianni a Maida, di Valeanti e Melchiorre Russo a Nicastro, di Tallarico a Casabona, di De Maria, De Gaudio, Santoro
e Scornajenchi a Cosenza, di Dragone a
Lungro, sono fermati i drammi sociali e
gli eventi bellici che hanno interessato
e devastato la nostra terra; la stria urbana delle nostre città e dei nostri paesi,
l’emigrazione, la lotta alla malaria, le
facce dure dei singoli contadini, la vita
quotidiana dei campi, il lavoro nelle miniere, la fame e l’abbondanza, la gioia e
l’affanno, il lutto e la festa. Erano i tempi in cui Domenico Scarpino, apriva il
primo studio di pittura e fotografia a Catanzaro (1857) e forse dell’intera Calabria e avviava una preziosa corrispondenza con Parigi (notizia estremamente
interessante che sta a determinare l’arrivo in Calabria della fotografia nell’età
del collodio, 1850-1880).
Eugenio Tulelli si divideva tra Catanzaro
e Napoli, i fratelli Aiello avevano studio
tra Catanzaro e Cosenza, i fratelli Nicotra operavano tra Monteleone e Messina, Ferdinando Tangari vantava di aver
avuto come maestri D’Alessandri, Le
Lieure e Montabone (quest’ultimo aveva studi a Torino, Roma ed in altre città
italiane), Rosario Bellini avviato all’arte
Nel repertorio
dei fotografi
di fine ‘800 fino
a metà ‘900,
figurano immagini
di cerimonie
pubbliche religiose
e civili, ma soprattutto
private: nascite,
matrimoni,
giochi di bambini,
ma anche l’avvento
della modernità.
Arrivano le prime
automobili
e anche il fonografo...
Accanto
FRANCESCO SCARPINO
Catanzaro
1904 – 1988
tempo nuvoloso e anche di notte e ancora Specialità per bambini, reclamizzava
il cartoncino di Domenico Scarpino, Fotografia istantanea, recitava il cartoncino dei Fratelli Aiello e un altro ancora:
Sala di posa con giardino per gruppi artistici, Platinotipie, Riproduzioni, Fondi
neri sfumati, Esclusiva specialità della
ditta, Ingrandimenti, Fotografie dirette di
grande formato. Il patrimonio che è pervenuto a noi, fortunatamente, e che è
messo a nostra disposizione è veramente eccezionale.
Dagherrotipi, lastre di rame argentato,
autocromie e negativi su pellicola, mostrano una galleria di immagini, che sono la struttura portante di questo progetto: donne in mussola e trine, uomini in
pose militaresche, gruppi della buona
famiglia borghese, operai, macchine
d’epoca, palazzi e case di campagna,
momenti di lavoro, i mestieri, la villeggia-
tura e ancora immagini della trebbiatura.
Queste fotografie creano una terza dimensione temporale, sono veramente
già tempo ritrovato; diventano dati preziosi, unici, caratteristici di un tempo ben
determinato e contribuiscono nel loro
insieme a ritrovare veramente un tempo.
E questo grazie sempre alla fotografia,
alla quale si è riconosciuta la capacità si
fare storia.
n
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ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
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GRANDI MOSTRE LA CALABRIA COM’ERA, FOTOGRAFIA E FOTOGRAFI TRA ‘800 E ‘900
Queste fotografie riguardandole oggi le leggiamo a partire
dalle sollecitazioni del nostro tempo, per cui
la Mostra dice anche La Calabria com’è.
E dal momento che solo dalla consapevolezza
del nostro presente, recuperata attraverso una ricognizione
critica del passato, possiamo delineare i tratti del nostro futuro,
la Mostra dice anche, e significativamente,
La Calabria come sarà.
Luigi M. Lombardi Satriani
Il “come eravamo”
dell’eccezionale
album fotografico,
pazientemente
e instancabilmente
messo insieme da
Antonio Panzarella,
per così dire
“archeologo
delle immagini”
del nostro passato,
ha trovato spazio
nella programmazione
televisiva in quella
irripetibile stagione
che fu Raitre
in Calabria,
negli anni ottanta
Pochi incontri sembrano lontani fra loro quanto quelli
di sguardi antichi che si specchiano in occhi di fanciulli.
E, in realtà, poche cose si rivelano inaspettatamente
vicine e in grado di comprendersi quanto le vite vissute
che si comunicano a vite che stanno sbocciando
Palazzo Arnone a Cosenza, che ha
ospitato fino al 22 febbraio scorso la
splendida mostra itinerante La Calabria com’era: fotografie e fotografi fra
‘800 e ‘900, l’incontro fra i calabresi immortalati in
fotografie antiche e gli studenti di seconda media
del convitto “Galluppi” di Catanzaro fa comprendere meglio quanto sia preziosa l’opera del curatore della mostra, Antonio Panzarella, docente di
Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Sotto la sua guida esperta, la Catanzaro immortalata nel 1940 dall’insegnante ligure Giuseppe
Isnardi, narra agli sguardi attenti dei ragazzi la storia della loro città non ancora deturpata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Le tre lavandaie immortalate dal glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, nella Motta Santa Lucia dei
primi anni Venti, non raccontano soltanto l’antica
usanza di lavare i panni alla fontana.
Le donne, dando le spalle alla macchina fotografica, offrono il viso all’obiettivo e sembrano rivolgersi agli osservatori di un secolo dopo con atteggiamenti contrapposti: un sorriso gentile la prima,
un torvo invito a mantenere le distanze la seconda e un’espressione incuriosita la terza.
A
Sopra
GERHARD ROHLFS
Berlino 1892
Tubinga 1986
Accanto
ANTONIO CESARELLI
Arena
1865 – 1936
Sotto
UMBERTO STRANGES
Conflenti
1878 – 1959
DOMENICO SCARPINO
Carlopoli 1839
Catanzaro 1917
Sotto
UMBERTO
ZANOTTI BIANCO
La Canea 1889
Roma 1963
n Antonio Minasi
È
n Sandra Giuliana Granata
Accanto
GIUSEPPE PALMIERI
Dasà
1886 – 1934
A region veduta
stata una stagione “magica”
quella della Terza Rete RAI –
come allora si chiamava – in
Calabria. Nella prima metà
degli anni ’80 divenne protagonista sugli schermi televisivi regionali la realtà calabrese, quella del presente, ma anche occasione preziosa
da cogliere, quella del passato. Un “come eravamo” non facilmente e semplicemente romantico, ma la necessità di
ricomporre un quadro di riferimento
che il fluire dell’immagine televisiva
per quanto effimera nel suo momento
di proposizione, diventava deposito di
memoria per il futuro. Bisogno di raccogliere e conservare tracce di vita
che altrimenti rischiavano di andare
disperse e che invece il mezzo televisivo avrebbe consentito di raccogliere in
un deposito duraturo.
Una prospettiva che maturò e si consolidò anche nell’incontro con Antonio
Panzarella che, in più occasioni, venne
a propormi - ero responsabile della
programmazione regionale della RAI –
la realizzazione di trasmissioni dedicate ai fotografi della prima metà del ’900
della cui produzione era entrato in possesso, non soltanto delle fotografie ma,
in molti casi, dell’armamentario relativo: lastre, macchine fotografiche, apparati di ripresa… Il campionario speciale di un collezionista “rapace”.
Fu così che andarono in onda, in rete
regionale e talvolta in replica nazionale, sotto la testata di A region veduta,
programmi che mostrarono una Calabria d’antan, ma sicuramente non
estranea al nostro presente, perché di
quel tempo passato portiamo sicura-
S’incrociano sguardi giovani e antichi
Ma c’è una foto in particolare (a centro pagina, N.d.R.)
sulla quale si sofferma lo sguardo di tutti, una
splendida immagine che ritrae la famiglia borghese del maestro Vincenzo Sestito di Curinga, scattata da Umberto Stranges di Conflenti.
Quella foto – osserva Panzarella – potrebbe essere stata scattata da Luigi Pirandello o da Anton
Cecov per via dell’alta teatralità delle pose: la figlia adolescente, in piedi, riempie con premura la
tabacchiera che le porge il padre, seduto su un
basto d’asino posato per terra, mentre la matriarca le chiavi di casa e della dispensa alla cintura
osserva il gesto con sguardo pensoso; la bambina più piccola tiene in mano un libro aperto senza leggerlo, lo sguardo rivolto ai tre polli che sembrano in posa anch’essi, mentre beccano il mangime appositamente sparso sul selciato perché
facciano parte del gruppo da immortalare.
I ragazzi del convitto “Galluppi” seguono rapiti i
racconti dei ritrovamenti delle fotografie e delle
storie che racchiudono. Forse ancora non ne sono consapevoli, ma sembrano già aver raccolto
un’eredità fatta d’immagini e di racconti ritrovati
di un secolo e mezzo di storia calabrese.
n
mente, consapevolmente o meno,
tracce nella nostra realtà personale e
comunitaria.
Immagini fisse, grazie alle possibilità
del mezzo di ripresa di indagarle in dettaglio, hanno acquistato nuova vita,
supportate anche dalle informazioni di
commento della colonna sonora.
Delle tante, tantissime immagini di
quell’album televisivo, un particolare,
Accanto
ALFONSO DE MARIA
Cosenza
1879 -1940
Sotto
MARIANO LO MORO
Capistrano
1896 – 1987
personale, ricordo, è per quelle di Giuseppe Palmieri (1886-1934), prete di
Dasà, che documentò tutte le espressioni di vita della sua comunità – matrimoni, lavoro dei campi, gruppi familiari, nascite, morti, borghesi e contadini
– con un “taglio” che sembra anticipatore di successivi e più “moderni” approcci di lettura della realtà. Don Palmieri in tanti scatti riesce a cogliere e
restituire anche momenti emozionanti
come quello dello sposo accanto alla
moglie morta o dei giovani sposi che
accennano una timida stretta di mano.
Sono immagini che in larga parte ritroviamo in Mostra e che fa sintesi di una
stagione storica e di un collezionista
“testardo” che mai si è arreso nel suo
impegno di ricerca.
n
Le fotografie non erano
mai istantanee, grumi
di vita sottratti per così dire
al fluire della vita
quotidiana, ma richiedevano
lunghi tempi di preparazione
della scena, un’accurata
disposizione dei soggetti,
una precisa cura
di ogni dettaglio.
I fotografi così narrano
di se stessi e del loro
orizzonte valoriale.
Luigi M. Lombardi Satriani
Insieme alle foto, sono testimoni di un mondo scomparso anche
gli apparecchi fotografici e i vecchi fondali da studio che sono esposti
in Mostra e che fanno riflettere e anche sorridere noi che viviamo
nell’epoca dei selfie scattati ormai in ogni occasione
GIUSEPPE PALMIERI
Dasà
1886 – 1934
Sopra
ANTONIO GAMBINO
Vazzano 1892
Catanzaro 1978
Accanto
UMBERTO MAZZOCCA
Catanzaro
1900 – 1978
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ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
GIANO LACINIO UN POSTO D’ONORE NELLA STORIA DELL’ALCHIMIA
VOCI E SUONI DI UN PROGETTO ARTISTICO RICCO DI SUGGESTIONI
L’elisir poteva purificare non solo i metalli vili in oro,
ma anche l’uomo dalle impurità e dunque dalle malattie.
Giano Lacinio dell’ordine francescano, nato a Cirò
all’inizio del Cinquecento, dedicò la vita a questo obiettivo,
nella convinzione che la conoscenza della natura
ne consente il perfezionamento
Così scriveva Bernardino Tafuri nella
Istoria degli scrittori nati nel Regno di
Napoli di Giano Lacinio.
Da allora una coltre di silenzio che uno
studioso, con una paziente ricerca, ha
provveduto a rimuovere. E così Giano
Lacinio, Alchimista francescano del
Cinquecento (Laruffa Editore) riprende
in Sacra Teologia. Completa i suoi studi
e diventa professore di teologia dell’università patavina nonché Reggente del
Collegio Teologico del Convento di Sant’Antonio di Padova.
Lacinio, in particolare, è una figura molto importante nel panorama culturale
del ‘500 poiché pubblica una collettanea
n Enzo Romeo
“I
nuova vita in un corposo volume di Francesco Vizza, ricercatore e dirigente del
Consiglio Nazionale delle Ricerche. Per
alcuni versi, un riconoscimento, dice
Vizza, del debito di quanto la
chimica debba a questi
“scienziati ante litteram”
che, attraverso svariati
tentativi di comprendere
e decifrare ciò che in natura appare insondabile,
finirono per scoprire importanti processi chimici (tuttora
utilizzati), nuovi composti e persino alcuni elementi come il fosforo.
Frate Giano Lacinio, nasce a Cirò nel primo decennio del 1500. In seguito si trasferisce a Padova dove diventa Dottore
di testi alchemici di autori di assoluto rilievo della storia dell’alchimia: Arnaldo
Villanova, Raimondo Lullo, Sant’Alberto
Magno, San Tommaso d’Aquino, Michele Scoto e Rhasis. L’opera
dal titolo La Nuova Perla
Preziosa - un Trattato sul
Tesoro e sulla Pietra più
preziosa dei Filosofi, fu
stampata Venezia nel
1546 e nel 1557, a Norimberga nel 1554 ed è stata
tradotta in tedesco e in inglese più volte nel corso di cinque
secoli. Mancava la traduzione in italiano che adesso è contenuta nel volume.
Ci si chiede come mai un frate francescano di grande spessore culturale
come Lacinio si occupi di alchimia. In
realtà, nel medioevo e nel rinascimento l’alchimia è dominata da religiosi.
Erano alchimisti i Francescani Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, frate Elia
da Cortona compagno di San Francesco d’Assisi e suo successore, Bartolomeo da Iseo e tanti altri. Erano alchimisti i santi domenicani Alberto Magno e il suo discepolo Tommaso D’Aquino. I Francescani vedevano nell’alchimia la conoscenza della natura finalizzata al suo perfezionamento. Conoscere i segreti della natura significava avvicinarsi a Dio. I Domenicani,
invece, erano attratti dall’alchimia in
quanto struttura teorica della metafisica e della filosofia.
Micuccio Morfea
artista contadino C
amore per la pietra e arte spontanea
n Antonio Bruni
n’onda musicale sta attraversando la Calabria, fondendo sonorità
etniche a ritmi moderni. Italiano e
dialetto andata e ritorno. In musica, con
un percorso che va dal folk al pop, senza disdegnare il rock o il jazz. Si chiama
contaminazione, si prende di qua e di là.
Ma le radici, quelle, non si sradicano.
Incredibilmente lungo è l’elenco degli
artisti che fanno ondeggiare la ola di note dall’Aspromonte alla Sila, dallo Jonio
al Tirreno e che ha come punto di partenza la Locride, dove il Kaulonia Tarantella Festival ha fatto da cassa armonica
per amplificare il sound di tanti musicisti
talentuosi cresciuti a bytes e peperoncino. Da Paolo Sofia e Massimo Cusato,
storici fondatori dei QuartAumentata, a
Fabio Macagnino, cantautore “cosmopolita” con le radici sulla Costa dei Gelsomini; dai Koralira ai Marvanza, dalla
voce di Manuela Cricelli al rock calabro
di Domenico Sisto… Impossibile in poche righe far l’elenco completo dei protagonisti di un fenomeno che ha già superato i confini della nostra regione e si
sta proponendo gioiosamente nel resto
d’Italia e oltre.
La covata segue il capostipite Mimmo
Cavallaro, a sua volta parte della galassia
di Eugenio Bennato. Insomma, il frammentato Sud finalmente unito dalla musica. Un atteggiamento in controtendenza,
la sospettosità superata da uno stile di
condivisione e compartecipazione.
U
n Massimo Vivarelli
n quale luogo della Calabria,
avuto avesse egli il nascimento, per diligenza praticate, non
abbiamo saputo invergarlo. Egli è certo però, che fu dalla nascita dotato d’un
alto, e perspicace ingegno, ed atto ad
apprendere qualsisia scienza la più difficile. Imperciocchè imparò la lingua
latina, la Filosofia, la Teologia, la Medicina, ma la Chimica fu mai sempre la
sua diletta. In questa applicò tutto il
suo talento, consumando le sostanze
del suo non troppo pingue patrimonio
per rinvenire la maniera di trasmutare
i metalli. Ma questo fu un difetto scusabile in un Uomo Filosofo, desideroso
di rinvenire la verità di queste cose,
che si revocano in dubio. Proccurò
bensì unire assieme quante opere chimiche potè egli rinvenire, e pubblicolle
per mezzo delle stampe”.
13
Immagini antiche
o più vicine a noi, propongono
l’affannosa ricerca che in passato
coinvolse e appassionò tanti
“scienziati ante litteram”,
come li definisce Giuseppe Vizza
(nella foto) che ha dedicato
a Giano Lacinio una paziente ricerca,
sottraendolo così alla coltre
di silenzio che l’avvolgeva
Giano Lacinio riprende un concetto caro agli alchimisti francescani: l’arte alchemica si fonda su una profonda ispirazione divina. In questo contesto, la ricerca della pietra filosofale non è un
mezzo per accumulare ricchezze ma lo
strumento per il rinnovamento dell’anima. La conoscenza dei segreti della
natura deve servire innanzitutto ad alleviare le sofferenze dei poveri. L’aspetto farmaceutico diventa rilevante
perché la ricerca della trasmutazione
dei metalli si accompagna alla ricerca
dell’elisir, il farmaco universale cui si
attribuiva il potere di prolungare la vita.
L’elisir poteva purificare non solo i metalli vili in oro, ma anche l’uomo dalle
impurità e dunque dalle malattie.
Lacinio nella sua opera ripropone la legittimità scientifica di una disciplina
che era stata emarginata nel corso di
secoli dalla cultura ufficiale, sempre
ominciò come scalpellino: tagliava le pietre per l’edilizia
(case, muri, strade, ponti) e ne aveva imparato tutti i segreti. Conosceva le venature, i versi della materia e sapeva trovarne i punti deboli dove, incidendo con scalpello e
mazza, riusciva tagliare un masso senza rovinarlo. Nelle sue
mani la roccia diventava morbida, mansueta, fino a rispondere alle sue intenzioni.
Micuccio Morfea, nato nel 1912 a san Pietro di Caridà, al
confine tra le province di Reggio e Vibo, passò poi la vita
nel paese della moglie, Dasà. In Calabria, chi proviene da un
altro comune, anche vicino, resta sempre un forestiero e lui,
a Dasà, lo era ancora di più per la sua arguzia e per il gusto di parlare in versi, rimando. Il suo amore spontaneo
per l’espressione artistica passava dalla parola poetica
alla scultura.
Negli anni 60, con l’introduzione dei mattoni, Morfea non
trovava più lavoro come scalpellino e si mise a fare il contadino e altri piccoli lavori ma gli rimase la passione per
i sassi, ormai inutili nell’edilizia. Aveva frequentato solo
le elementari e aveva una gran voglia di conoscenza, alimentata da una forte intelligenza. Prese in mano i libri di
scuola dei nipoti e leggendoli, conobbe le riproduzioni delle sculture greche, romane e poi Michelangelo e Bernini.
Rimase affascinato da queste opere e iniziò a riprodurle
esclusa dal novero delle discipline insegnate nelle università, ma che è
sempre stata parte integrante del patrimonio culturale e scientifico di ogni uomo veramente erudito. Tra i suoi cultori si possono annoverare imperatori,
santi, prelati, papi, teologi, parroci, medici, poeti, orafi e tintori. Questa cerchia comprende personaggi come
Newton, Leibniz e quasi tutti gli uomini
di scienza del XIV-XVI secolo che tentarono di elaborare una teoria unitaria
della filosofia naturale mirata alla comprensione del mondo.
L’obiettivo principale degli alchimisti
era quello di trasmutare i metalli vili in
oro. L’autore del libro afferma: «a volte
la storia ci riserva strani paradossi e
sorprese; la trasmutazione dei metalli,
da loro inseguita invano per 15 secoli,
è stata ottenuta nel 1919 dal grande
scienziato Rutherford con la prima reazione nucleare artificiale. Lo scienziato
di oggi – conclude Vizza – dovrebbe riflettere sulla passione e tenacia profusa da questi uomini per amore della conoscenza e rifuggire da sciocchi atteggiamenti liquidatori e superficiali».
Questi artisti, in gran parte giovani, sanno fare “squadra” e cercano di emergere valorizzandosi a vicenda.
Non c’è invidia verso chi è già affermato, vedi il cosentino Dario Brunori, che
in musica fa Brunori Sas, il nome della
ditta di costruzioni di suo padre, dove
avrebbe dovuto lavorare anche lui se
non si fosse messa di mezzo una chitarra. Ma è andata bene: oggi Dario è
Un’onda musicale sta attraversando la nostra regione
alimentata da una squadra di talentuosi artisti,
alcuni già affermati altri in attesa di esplodere.
Tutti capaci di valorizzare le radici della propria terra
e provare a cambiarla in meglio
Nella foto del titolo,
Stefano Simonetta, in arte Mujura.
Qui accanto, dall’alto, Francesco Sicari,
Fabio Macagnino, Giuseppe Costanzo
e Antonio Callà, giovanissimi rapper
in arte Shark & Groove
n
alla sua maniera, interpretandole. Giano bifronte divenne una
duplice faccia di giovane calabrese; la Bocca della verità, un
mascherone di donna tonda con la linguaccia; la Pietà uno strazio materno contadino, le decorazioni dei sarcofaghi si tramutavano in allegri festoni a frammenti.
Fece un busto di suo padre per il cimitero, poi quello di un nipote morto giovane. Qualcuno tentò una commissione funeraria, ma andò sempre male: si volevano visi dolci,
smielati, invece le sue figure avevano tratti rudi, con le
rughe da intemperie, e lo spirito grinzoso, rispondenti alla fisionomia locale. Tentò di ritrarre qualche faccia che
lo aveva colpito: un uomo affannato dal collo grosso,
un prete arcigno, una donna dallo sguardo chiuso. La
forte superstizione dei calabresi tendeva a rifiutare i
ritratti (mi caccia l’anima, è di malaugurio!). Erano accettati di più i lavori decorativi: vasi, bassorilievi, insegne perché non implicavano un difficile giudizio estetico. In pochi capivano la sua capacità di indagare artisticamente le immagini del suo paese.
Morfea non si curava di derisioni e indifferenza e creava in continuazione, alla ricerca di nuovi tagli. Amava
molto la serpentina, una pietra igroscopica che diventa
verde se inumidita e che dà un buon risultato di superficie
semi ruvida. L’asperità di questa materia si presta bene
uno dei più apprezzati cantautori italiani e c’è chi lo paragona a Gaber per come sa giocare con le parole.
La differenza è che Brunori scrive e
canta in italiano, mentre la nouvelle
vague della musica calabrese è più
attratta dal vernacolo, che diviene
base di esperienze anche audaci.
Prendiamo Stefano Simonetta, in arte
Mujura, parola che nel dialetto della
alla durezza dei volti calabresi
che fino agli anni settanta erano provati dalla povertà.
Andava a cercare la serpentina lungo torrenti impraticabili.
Mi ricordo che portammo su
a braccia per un dirupo,
dal fondo di una fiumara,
un sasso di almeno cinquanta chili per fare il ritratto a Laura. Nelle figure
riusciva a dare il meglio di sé: Bagnante, un piccolo nudo (60 cm)
di donna matura in piedi, che pudicamente si copre i seni, è forse l’immagine della moglie, non disponendo di altre modelle. Il
suo capolavoro è, a mio giudizio, Marabuta, che in dialetto indica la monaca di casa, usanza non rada nei paesi. Le zitelle che, non volendo denunciarsi come tali, si vestivano da
Un artista “spontaneo” Micuccio Morfea
(nella foto sotto il titolo). La sua abilità di scalpellino
nel tagliare la pietra, ne fece uno scultore originalissimo.
A cominciare da sinistra, alcune delle sue opere
più rappresentative: “Anfora”, “Bagnante”, “Pietà”,
“Marabuta”, “Bocca della verità”
sua Roccella sta a indicare il cielo gravido di nubi sospeso tra tempesta e sereno. Cantautore poliedrico, suona con
Eugenio Bennato (l’album Questione
meridionale) e con lui ha fatto il giro del
mondo (Maghreb, Etiopia, Medio Oriente, America, Nord Europa, Spagna e
Portogallo, Turchia, Sanremo…). Il suo
primo disco, dal titolo omonimo, è un
concept album sulla Calabria contraddittoria, da scoprire fuori dai facili cliché. «Parlo della Calabria – dice Mujura – non per rivendicazioni campanilistiche, ma perché è l’argomento che
conosco meglio e sento di dover restituire in pienezza una realtà su cui si
hanno notizie parziali, frastagliate e imprecise».
Interessante notare come, artisticamente, questi musicisti siano dei “calabresi di ritorno”. Il loro percorso
parte spesso dai grandi generi moderni anglosassoni e internazionali,
per approdare solo dopo alla musica
popolare. Folk, rock, cantautorato
s’intrecciano in un progetto artistico
trasversale. Lo stesso uso della lingua è frutto di contagi con la mescolanza di dialetto, italiano, parole inglesi, frasi in arabo. Si creano suggestioni verbali, fin dall’intitolazione dei brani, dove si può spesso leggere un
doppio significato: ad esempio, Parti,
Mani chini, Suli sono i titoli di alcuni
tra quelli composti da Mujura.
consacrate e restavano a vivere nella casa di famiglia. La Marabuta (serpentina 50x25x30) ha la fronte e la gola coperte dal
manto, lo sguardo di un pietismo di maniera e solo una mano che
va a coprirsi o a battersi il petto: ritratto altamente espressivo di
una profonda tradizione meridionale.
Micuccio Morfea, morto a Dasà nel 2001, può essere considerato un vero artista contadino, autodidatta e naif, interprete dei
volti della sua terra negli anni in cui l’antica civiltà contadina
stava scomparendo. La sua figura e le sue opere, stimate in duecento lavori, devono essere ricordate tra le espressioni artistiche calabresi del 900.
[email protected]
Che con Amir, poetico brano sulle
speranze e il dramma dei migranti, è
finalista a Musicultura 2015.
In alcuni casi la ricerca si spinge sui
sentieri dell’antropologia e della glottologia. Il giovanissimo musicista vibonese Francesco Sicari canta serenate
con ritmi moderni, su testi nati dopo le
lunghe chiacchierate a San Costantino
di Briatico col suo illustre compaesano
Luigi Lombardi Satriani, nipote del barone Raffaele, un precursore dello studio etnologico che nella prima metà del
secolo scorso raccolse canti, proverbi,
filastrocche, racconti, modi di dire del
mondo contadino in via d’estinzione.
E proprio del profumo di quel mondo è
impregnata la musica di Sicari. Il suo
primo CD si intitola Spartenza e racconta il doloroso distacco dell’emigrato:
Spartenza amara, dulurusa e forti, / Su
tanti li pauri e li turmenti;
Speru di turnari si nce sorti / Ca ‘nta lu
pettu mio nc’è focu ardenti.
A suggellare il momento magico c’è
anche il gran successo di due specialissimi rapper, Shark & Groove, ovvero
Giuseppe Costanzo di Siderno e Antonio Callà di Mammola, che hanno commosso tutti a Italia’got Talent 2015, la
trasmissione tv di Sky dedicata ai nuovi talenti. Senza temere disabilità e
pregiudizi, questi due ragazzi “diversi”
rovesciano il concetto di bellezza e
spiazzano il pubblico. «Vogliamo cambiare il mondo», dicono, «non sappiamo ancora come, ma lo faremo». Ci basterebbe che per intanto cambiassero
la Calabria.
Una chitarra mille progetti
Francesco Loccisano è pieno di riccioli
e di idee. Ha resuscitato la chitarra battente,
che era stata ridotta a strumento da osteria
e che invece ora grazie a lui è diventata
un strumento cool della musica italiana
rancesco Loccisano, talentuoso musicista di GioioFsi scomparso,
sa Jonica, sta facendo risorgere uno strumento quala chitarra battente. Usata nelle corti rinascimentali, fu poi adottata per stornelli e tarantelle e l’uso
colto cedette il passo all’utilizzo popolare. La potete riconoscere perché è a forma di otto allungato e ha la cassa bombata.
L’accordatura è a dieci corde in metallo, che vanno per l’appunto «battute», senza l’uso del plettro.
Incontriamo Loccisano durante uno dei suoi tour, in trio con il bassista Silvio
Ariotta e il percussionista Antonino Palamara, anche loro calabresi doc. «Circa
vent’anni fa, quando ho iniziato a suonare la chitarra battente, mi accorsi subito che aveva delle notevoli capacità espressive, alla pari di altre “chitarre nazionali”, come la chitarra flamenca in Spagna, la chitarra francese, quella elettrica in America…».
Folta e riccioluta capigliatura, abbigliamento casual, Loccisano somiglia a un
Ulisse in versione rocker, ma la sua formazione è multiforme.
«Ho una grande passione per il jazz, così come per il flamenco; ho studiato chitarra classica ma poi ho girato l’Italia e il mondo con Eugenio Bennato e così
mi sono immerso nella musica etnico-popolare. Credo che da tutti questi ingredienti nasca un filone originale».
Già due gli album incisi, entrambi formati da composizioni originali per chitarra battente, dove finezza di suoni ed energia ritmica sono combinate sapientemente. L’ultimo cd, uscito pochi mesi fa, lo ha intitolato senza falsa
modestia Mastrìa.
«Ogni tanto – confessa – mi diverto a trascrivere dei brani dei Beatles…». Mentre lo dice già le dita scorrono sulle corde e prende vita una versione assolutamente inedita di Michelle.
Da Ambrogio Sparagna in Puglia a Mimmo Cavallaro in Calabria l’onda musicale glocal non conosce argini. Loccisano suona con nomi di primo piano della
musica italiana, come Vinicio Capossela, ma sente ormai che la sua missione è
di ambasciatore della chitarra battente, sottratta alle osterie ed elevata a sofisticato congegno d’arte.
«Lo strumento è stato adottato dal mondo contadino, specie in Calabria, ma
dalla fine degli Anni Cinquanta cominciò ad andare in disuso e stava per scomparire. Adesso assistiamo a qualcosa di straordinario, perché da chitarra degli
anziani sta diventando la passione dei giovani».
Un recupero musicale a tutto tondo: gli artigiani liutai hanno ricominciato a costruire questo tipo di chitarra, a cominciare dalla famiglia De Bonis di Bisignano. Sergio Pugliesi, in arte Oliver, ha costruito a Scilla un modello di battente
chiamato proprio «Loccisano».
Il lascito della tradizione diviene materia sperimentale ed è trasformato in nuova ricchezza artistica. C’è inconsapevolmente l’indicazione di un metodo utile al
Paese, specie al Mezzogiorno, in questo lungo frangente di crisi.
Tra la barba si fa largo un sognante sorriso. Loccisano sospira: «Bisognerebbe
attuare proprio una tecnica di sviluppo, trascinare un po’ tutte le energie positive che possono sostenere questo tipo di progetto, perché credo che la chitarra battente abbia tutte le capacità per andare oltre».
e.r.
n
14
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
IL VALORE NON EFFIMERO DI UNA TRADIZIONE CULTURALE
Alla Casa della Cultura
“Leonida Repaci”,
nel trentennale
della sua inaugurazione,
assegnati i premi ai vincitori
della XX Edizione
del Premio letterario
n Rocco Militano
l patrimonio culturale di eccellenza e distinzione della Città, è oggi, ancor di più, fondamento e condizione di sviluppo sostenibile
e, nonostante le ridotte risorse finanziarie disponibili, su di esso bisogna scegliere di continuare a puntare. Con questa convinzione l’Amministrazione comunale di Palmi e l’Associazione Amici Casa Repaci hanno pienamente
convenuto di confermare l’organizzazione dell’annuale Premio letterario, peraltro giunto alla
significativa XX edizione, da quando il sindaco
Armando Veneto lo immaginò, nel 1994, a simbolo di una antica e ininterrotta tradizione culturale della città.
E proprio la celebrazione del valore dei venti anni di vita è stato il momento più significativo della serata alla Casa della Cultura, allorquando il
segretario di sempre, Santino Salerno, ha dato
lettura del messaggio del Presidente della Giuria, Walter Pedullà, all’improvviso impedito a
presenziare per un problema familiare.
«Il Premio Palmi non è un premio locale e non
serve meno dei più importanti premi nazionali,
magari più celebri e televisionati» ha scritto
Pedullà. «In vent’anni abbiamo esaminato migliaia di libri; sono stati premiati autori anziani
fino al punto di essere diventati dei classici moderni, e giovani che si presentavano con l’opera prima, scrittori esordienti che abbiamo poi
visto passare dalla promessa alla certezza del
valore non effimero».
In questo contesto di richiami storici, gli Amici
di Casa Repaci hanno colto l’occasione per celebrare anche il trentennale della inaugurazione
della Casa della Cultura con la pubblicazione del
discorso-manifesto che il 28 ottobre 1984 Leonida Repaci pronunciò svelando il bassorilievo in
rame di Maurizio Carnevale che a tutt’oggi, con
la proposizione della saga dei Rupe, racchiude
il simbolo dell’importante complesso.
E proprio sulle enormi potenzialità della Casa
della Cultura e di Villa Repaci – donata dallo
scrittore alla città – ha insistito l’Associazione
(v. Itaca n. 27, N.d.R ), invocando con il suo presidente, Antonio Minasi, la costituzione di una
fondazione che riesca a meglio valorizzare un
patrimonio di grande pregio, mettendolo al servizio del territorio e della regione tutta, così com’era nelle indicazioni dello scrittore.
I
CITTADINANZA ATTIVA UN CASO ESEMPLARE
I vent’anni del
Una piccola comunità
dell’estrema periferia,
con tenacia e fatica,
anche fisica, ha restituito
dignità a un luogo di culto
abbondonato, ma soprattutto
alla memoria dei tanti operai
periti, mezzo secolo fa,
nei lavori di raddoppio
della ferrovia tirrenica
Premio Palmi
A sostegno del Premio – fino a pochi anni fa
completo delle Sezioni “Ermelinda Oliva” per la
poesia, e “Domenico Zappone” per il giornalismo – è stato innescato, seppur ridotto rispetto
al passato, un meccanismo di partecipazione
popolare attiva, ma che ha saputo tener conto
delle rappresentanze istituzionali della città, dei
club service, degli intellettuali residenti e, soprattutto, del mondo studentesco. Gli autori finalisti della narrativa, infatti, dopo il confronto pubblico di presentazione dei propri testi nell’auditorium della Casa della Cultura, hanno incontrato docenti e studenti del Liceo Alvaro, del Liceo
Pizi e dell’Istituto Tecnico Einaudi, per discutere
dei temi culturali suggeriti dai personaggi e dalle trame delle opere selezionate.
Maria Teresa Milicia, Lombroso e il brigante.
Storia di un cranio conteso (Salerno); Cosimo
Sframeli e Francesca Parisi, per il saggio A
‘Ndrangheta (Falzea).
Per la Sezione Internazionale I Sud del Mondo, il
premio è stato assegnato ex aequo ai registi Cosimo Damiano Damato e Giovanna Taviani. E sono
stati, a fine cerimonia, proprio loro a essere premiati dal Sindaco di Palmi, Giovanni Barone, e da
Armando Veneto, ideatore del Premio, tra gli applausi del pubblico a chiusura del racconto di Damato sulla sua ultima esperienza sul set del film Tu
non c’eri – ora in fase di post-produzione – e della
lunga e coinvolgente intervista all’estrosa Giovanna Taviani, palesemente figlia e nipote d’arte.
Mattoni di memoria
Il vincitore, Domenico Dara riceve
dal Sindaco Giovanni Barone, la Palma d’argento
creata dal maestro orafo Carlo Magazzù
marmo delle pareti furono trasportate direttamente da un deposito della stazione Termini di
Roma, mentre, in origine, l’edificio doveva avere
una semplice funzione votiva e celebrare il sacrificio di ventitrè operai – ricordati da una epigrafe – caduti durante i lavori di raddoppio della
strada ferrata che, stante i difficili lavori di scavo
della galleria sotto la montagna, lungo un percorso
Sotto, Antonio Pascale con Anna Rosa Macrì
conduttrice della serata finale e, a destra,
con Luigi Lombardi Satriani e Santino Salerno,
membri della Giuria
n
Antony Rizzitano (di spalle),
presidente del Comitato di quartiere,
accoglie i vescovi Milito e Rimedio
per la cerimonia di consacrazione
della piccola chiesetta, sottratta
con la tenacia e la determinazione
di uno sparuto gruppo di cittadini,
all’oblio e all’abbandono
Giuseppe Grassi
de Joannon
duecento anni dopo
L’
n Gaetano Muscari*
stato un giorno festoso quello dell’inaugurazione o, meglio, della riapertura al culto
di questo modesto tempietto e sembra,
visitandolo, molto strano come per decenni
possa essere rimasto inghiottito da una giungla
di rovi ed erbacce, abbandonato all’incuria, ai
vandali, alla violenza degli elementi, tanto da
sembrare più un rudere che una chiesa.
Costruita negli anni ‘60 proprio a ridosso della
ferrovia, spicca per il contrasto tra la modestia
delle forme e la sovrabbondanza di rivestimenti
marmorei interni ed esterni che non si riscontra
in alcun’altra chiesa di Palmi. In effetti le lastre di
È
Poi, alla presenza di un pubblico attento alla
colta conduzione della giornalista Annarosa
Macrì, le votazioni della Giuria dei lettori e le
premiazioni dei vincitori, omaggiati anche con
l’artistica Palma d’argento creata dal maestro
orafo Carlo Magazzù.
Le motivazioni dei premi, espresse dalla Giuria
per tutte e tre le sezioni, hanno dimostrato l’alto
valore culturale delle opere concorrenti e l’attenzione delle Case editrici più importanti per il
Premio Palmi.
Vincitore della sezione narrativa fra i tre finalisti
è stato Domenico Dara, con la sua opera prima
Breve trattato sulle coincidenze, Nutrimenti edizioni; poi, ex aequo, Licia Giaquinto, con La briganta e lo sparviero (Marsilio) e Antonio Pascale con Le attenuanti sentimentali (Einaudi).
Il riconoscimento per la Saggistica è andato a
Franco Lo Piparo per Il professor Gramsci e
Wittgenstein (Donzelli), ma ci sono state anche
le menzioni speciali della Giuria per tre autori:
Da sinistra, Franco Lo Piparo, premiato per la Saggistica;
Giovanna Taviani, premiata ex aequo con Cosimo Damato per I Sud del Mondo;
Licia Giaquinto, finalista nella Sezione Narrativa
IL GIOVANE
ALVARO
Un archivio
di appunti,
abbozzi
di romanzi,
corrispondenza,
custodito
dagli eredi di
Domenico Lico,
compagno
di Liceo e amico
fraterno
di Corrado
Alvaro, è stato
fortunosamente
sottratto
all’oblio e, forse,
scampato
al rischio
di distruzione
n Pasquale Vilardi
omenico Lico le custodì affettuosamente fino
alla morte. Poi i suoi eredi
pensando che quelle “carte”
non avessero alcun valore,
prima di distruggerle, per
scrupolo, chiesero a Gilberto
Floriani, responsabile del Sistema Bibliotecario Vibonese, di dare un’occhiata. Fu
un’autentica emozione scoprire il rivelarsi anticipatore
dello spessore e delle potenzialità intellettuali di quello
che sarà un grande della letteratura italiana ed europea.
Quell’archivio adesso, raccolto e organizzato, è proposto
dall’editore Donzelli (Un
Paese e altri scritti giovanili –
1911-1916), curato da Vito
Teti e arricchito da un bel saggio di Pasquale Tuscano sulla
poetica dello scrittore.
Chi volesse ridurre l’immagine di Corrado Alvaro a quella
di uno scrittore “regionale”, la
cui fama è legata a un solo romanzo (Gente in Aspromonte)
- peraltro di grande spessore
letterario e utile per una conoscenza-valutazione culturalsociologica di una regione,
D
anzi di una parte di essa - farebbe un grande torto a questo intellettuale del sud che,
con la sua opera complessiva
(non limitata alla sola narrativa) ha esplorato altri generi
letterari (saggistica, teatro, cinema, giornalismo) restituendoci la figura di un intellettuale a tutto tondo.
La sua grandezza non deriva
solo dall’acutezza e modernità del suo pensiero ma anche
dalla capacità di farsi comprendere con un linguaggio
elegante ma non lezioso,
spesso di scultorea precisione ma comunque da tutti
comprensibile.
Scopriamo, tra l’altro, un
aspetto della sua attività forse
noto agli esperti ma certamente sconosciuto al grande
pubblico: l’interventismo di
Alvaro allo scoppio della prima guerra mondiale, che testimonia il carattere irruento
del giovane Alvaro autore di
sanguigne prese di posizione,
scritte e orali, che hanno come conseguenza il suo arresto a Catanzaro e la reclusione sia pure per poche ore.
Ma Alvaro la guerra l’ha fatta
davvero (in qualità di ufficiale) sul fronte carsico e proprio
questa esperienza lo porta a
riflettere e ad essere disilluso
di fronte al cinismo e all’insipienza della classe dirigente,
militare e non, che strumentalizza l’entusiasmo di alcuni
e la ineluttabile sottomissione
dei soldati-contadini, immolati scientemente sull’altare di
un retorico patriottismo. È in
questa fase della sua vita che
maturano riflesssioni sulla
classe dirigente italiana che
diventeranno temi dominanti della produzione saggistica
e giornalistica di Alvaro (al riguardo si veda il bel saggio
L’Italia rinunzia pubblicato
nel1944 con la guerra ancora
in corso nell’Italia settentrionale e di recente ripubblicato
da Donzelli).
Tra l’altro al fronte resterà ferito seriamente (e non guarirà mai del tutto). La lunga degenza in vari ospedali militari
accentua il suo pessimismo e
i toni delle sue critiche
espresse nell’abbondante
corrispondenza con gli ex
compagni di liceo e con la
contessa Puccini, nobile fiorentina, sua madrina di guerra ed estimatrice, conosciuta
durante il suo soggiorno nel
capoluogo toscano.
Tornando all’Alvaro scrittore, il testo su cui stiamo riflettendo è importante per
capire il suo rapporto con la
terra d’origine che già si delinea in quegli anni giovanili. Il
lungo racconto Un Paese ove
le minute descrizioni permettono chiaramente di identificare in esso il natio borgo di
San Luca, costituisce lo scheletro di quello che sarà la sua
opera, se non maggiore per
importanza, per la notorietà
che gli ha conferito, vale a dire Gente in Aspromonte.
Dal punto di vista culturale
Alvaro è il frutto, molto ben
riuscito oltre le aspettative
paterne, di un’educazione
piccolo borghese che in Calabria come al Sud in generale
vedeva nello studio uno strumento di emancipazione sociale. Pure suo padre, maestro elementare, aveva perseguito questo scopo acquisendo, anche attraverso il matrimonio con una delle figlie del
Segretario comunale, un prestigio e un ruolo sociale preminenente nella piccola società dello sperduto borgo alle pendici dell’Aspromonte
ionico, oggi purtroppo noto
per ben altri motivi.
Per il figlio, il maestro Alvaro
sognava un avvenire di
emancipazione sociale anche a costo di dovere abbandonare la sua terra e per tale
obiettivo aveva sopportato
non pochi sacrifici e qualche
inizale insuccesso del focoso
Corrado, espulso dal Collegio di Frascati e bocciato al
liceo di Bologna. E questo
sogno il maestro Alvaro l’ha
realizzato anche se la sua
morte nel 1941 gli ha impedito di assistere alla piena
consacrazione del figlio.
Ma certamente l’affermazione di Alvaro va al di là di quello che potrebbe essere il perseguimento ed il raggiungimento di una collocazione sociale preminente, frutto di un
successo professioniale che si
riverbera nella sfera sociale.
Pur legatissimo alla sua terra,
Alvaro è da considerare, per
la vastità e la profondità della
produzione saggistico-letteraria, un intellettuale cosmopolita “in bilico tra disposizione cosmopolita e idillio
paesano” come acutamente
sintetizza Massimo Onofri
nell’introduzione a Itinerario
italiano la cui prima pubblicazione risale all’anno 1933
(recentemente riedito da
Bompiani).
Cosa direbbe oggi Alvaro di
fronte all’acuta situazione di
sfascio sociale e culturale
non è corretto ipotizzarlo.
Non v’è dubbio, peraltro,
che alcune sue analisi circa
l’arrivismo, l’opportunismo
e l’insipienza delle nostre
classi dirigenti conservano
una impressionante attualità.
Esse possono costituire un
faro per la riflesssione degli
intellettuali italiani e meridionali del nostro tempo.
n
non agevole, erano, per la povertà di mezzi e la
scarsa propensione alla sicurezza del lavoro dell’epoca, particolarmente pericolosi.
Quando “riscoprimmo” la nostra chiesetta facendoci strada tra rovi pungenti, all’interno non si era
conservato quasi nulla: statue e suppellettili erano
state abbandonate al saccheggio. In terra calcinacci delle pareti in rovina e pezzi di balaustra.
E probabilmente sarebbe rimasta così ancora per
chissà quanto tempo se la tenacia e la determinazione, nonché il grande spirito di sacrificio degli
sparuti cittadini residenti in questa zona periferica, costituitisi in Comitato di Quartiere, sotto la
guida dell’attivissimo Presidente Antony Rizzitano,
non avessero iniziato una campagna – è proprio il
caso di dire ”senza quartiere” – per la sensibilizzazione delle Autorità, del Comune di Palmi e dell’ente Fs, la raccolta di fondi avvenuta in diverse
occasioni pubbliche per due anni, il 2013 e il 2014
e, infine, l’immancabile, periodico, lavoro manuale volontario di ripulitura e di recupero condotto
senza risparmio di forze. Il coronamento di tutto
ciò è stato la cerimonia d’inaugurazione, lo scorso
Associazione Amici di Ermelinda Oliva si è costituita nell’autunno del
2007 per rendere omaggio alla poetessa
palmese che eccelse per qualità umane e
culturali.
In sintonia con questo riferimento le fondatrici dell’Associazione operano con il
loro impegno creativo ed artistico promuovendo eventi di carattere culturale,
artistico e letterario. In particolare l’organizzazione di manifestazioni finalizzate a
ricordare personalità della cultura e dell’arte appartenenti al proprio territorio,
con un percorso conoscitivo rivolto soprattutto alle scuole e ai giovani.
Quest’anno, ricorrendo il bicentenario
della nascita, l’Associazione rende
omaggio al pianista e compositore palmese Giuseppe Grassi de Joannon, non
meno dotato dei suoi illustri concittadini
Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce ma sconosciuto ai più e quasi completamente caduto nell’oblio.
L’Associazione si prefigge attraverso un
minuzioso lavoro di ricerca e recupero di
documenti, articoli e i preziosi spartiti
conservati presso le biblioteche dei conservatori più prestigiosi di’Italia di portarlo alla memoria dei suoi concittadini e
celebrarne il talento.
Le varie iniziative coinvolgono, come di
consueto, le scuole della città e gli istituti superiori di tutta la regione, ma anche
gli adulti calabresi residenti fuori regione
e all’estero.
Giuseppe Grassi De Joannon, discendente da una tra le più antiche e nobili famiglie di Palmi, nacque il 24 febbraio 1815.
Della sua prolifica produzione (circa 200
composizioni tra brani per pianoforte e liriche per voce e pianoforte oggi in gran
parte perduti) ci sono pervenuti alcuni
brani pianistici e varie composizioni vocali, per lo più inediti e tre opere rappresentate al Teatro Nuovo di Napoli tra il
1846 e il 1852.
Sconosciuta è la data della morte avvenuta probabilmente intorno al 1885.
I bambini e i ragazzi, guidati dai docenti
e ispirandosi alla figura del musicista, alle sue opere, al tempo in cui visse e in generale al valore universale della musica,
si esprimono liberamente e in modo originale utilizzando la scrittura creativa, il
linguaggio grafico, pittorico, plastico,
teatrale, musicale.
I lavori pervenuti all’Associazione Amici
di Ermelinda Oliva (Via Dante 51/e, c/o
Saffioti Multistudio, 89015 Palmi) saranno esposti e faranno da cornice alla manifestazione conclusiva del progetto, a
Palmi, nel mese di maggio, presso la Casa della Cultura “Leonida Repaci”.
20 dicembre, con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo della diocesi di Oppido-Palmi,
mons. Milito, dal Vescovo emerito di Lamezia,
mons. Rimedio e dal Parroco della chiesa del
Soccorso, don Emanuele Leuzzi, sotto la cui giurisdizione ricade il quartiere.
Nella stessa giornata si è benedetta la nuova campana e si è deposta una corona di alloro in memoria delle vittime i cui nomi sono scolpiti sulla lapide.
A essi in futuro sarà dedicato, com’è nei progetti, il
“parco della memoria” antistante la chiesa.
È stata grande l’emozione di chi ha avuto la possibilità di entrare nel tempio quand’era in rovina,
ritrovarlo riemerso dall’oblio e tornato a nuova
vita. Spicca un grosso ceppo di ulivo del peso di
12 quintali, capovolto, riverniciato e trasformato
in basamento per l’altare maggiore mentre dall’alto, un san Giuseppe dai lineamenti rudi e dalla
posa precaria ma ardita e sbrigativa, veglia sul
destino del risorto luogo.
* Comitato di Quartiere Torre e Stazione
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ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
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LOMAS DE ZAMORA SFOGLIANDO L’ALBUM DELLA MEMORIA
Il sogno italiano di Sandra è condizionato pure dalla situazione economica:
«Non è favorevole il cambio della moneta argentina con l’euro o con il dollaro».
In attesa di poter concretizzare il grande
desiderio, lancia un appello: «Sarebbe
meraviglioso trovare oggi i nostri parenti in Calabria. Abbiamo cercato un con-
un nipotino, Santiago, di 13 anni, che gioca con l’Almirante Brown di Adrogué,
nella provincia di Buenos Aires».
È appassionata la scoperta delle radici e
con grande orgoglio Sandra dice: «Mi
sento italiana nel più profondo del cuore.
Io sono cittadina italiana, come la maggior parte della famiglia. Mia madre ha
Accanto, Sandra Repice
con mamma Alba e papà Roque.
Sotto, Pablo, il figlio ventenne
di Sandra che sogna l’Italia
e il cugino Santiago, giovane
promessa del calcio
Sandra, ricordi e sogni
È nata in Argentina, come i suoi genitori, ma si sente
profondamente italiana e calabrese.
È stupefacente l’attaccamento di tanti giovani,
anche di quarta generazione, alla terra dei nonni e magari
bisnonni, senza mai averla mai potuto visitare.
Con i suoi ricordi di bambina, Sandra Repice ricostruisce
un quadro emozionante di cosa fu
l’emigrazione calabrese nel secolo scorso
n Domenico Logozzo
nata e vive in Argentina, ma il cuore la porta in Italia. Sandra Repice
da quando era bambina ha un sogno: conoscere il Bel Paese dei nonni. Insegnante, 49 anni, abita a Lomas de Zamora, non lontano da Buenos Aires. I suoi
genitori sono figli di italiani emigrati agli
inizi del Novecento. Pure loro sono nati in
Argentina, ad Avellaneda. Sandra in Italia non c’è mai stata. «Voglio visitare la
Calabria, appena posso, con i miei genitori, per conoscere i paesi dove sono
È
nati i miei nonni. Ho visto le foto del mare di Gioiosa. È un posto meraviglioso!
Un mare che mi emoziona. A volte penso che mio nonno di fronte al mare sognava una famiglia, una vita piena di
progetti. E ha ottenuto importanti risultati, perché ha creato una famiglia affettuosa e forte. Questo mare, se Dio vuole, presto lo vedrò. È il mio sogno. Come
nipote d’immigrati calabresi sento l’orgoglio e la passione per la terra da dove loro sono partiti. Apprezzo la decisione coraggiosa. Hanno dovuto lasciare
tutto, sapendo che forse non sarebbero mai più tornati indietro».
E poi stand con prodotti tipici regionali.
Un evento che mette in luce le particolarità della Calabria».
Completa integrazione. «C’è tanta Italia
nell’Argentina di oggi. Non solo numericamente. Il 65% della popolazione è infatti discendente di italiani. Fa parte della
classe medio-alta: uomini d’affari e im-
Nella pagina a fianco, i nonni
Salvatore ed Emilia Carmela
con in braccio il piccolo Roque.
Sotto, il mare di Gioiosa,
che Sandra spera di poter conoscere
presto non solo in fotografia
tatto, ma finora senza successo. E colgo
questa occasione per invitare chi porta il
nostro stesso cognome a scriverci su facebook. Abbiamo anche cercato di metterci in contatto con il radiocronista della Rai Francesco Repice, che ha origini
calabresi. Un nipote di mio padre nel
1947 era dirigente del Crotone e si chiamava proprio Francesco Repice. Ho una
foto della squadra crotonese che risale a
68 anni fa. L’ho fatta pubblicare sulla pagina facebook “Gioiosa Ionica”. La nostra è una famiglia con una importante
tradizione sportiva, che si tramanda di
generazione in generazione. Adesso c’è
origini liguri e mio padre calabresi. Siamo alla vigilia della grande festa annuale dei calabresi d’Argentina che ci sarà il
12 aprile a Buenos Aires, nel segno di
San Francesco di Paola. Una manifestazione, quella voluta dalla FACA (la Federazione delle Associazioni calabresi,
N.d.R.), che conferma di anno in anno
quanto è forte il legame con la terra dei
padri. La devozione al Santo Patrono della Calabria è immensa. In suo onore il
12 aprile sarà celebrata una messa nella Cattedrale Metropolitana di Buenos
Aires. Ci sono spettacoli di danza con i
costumi, i suoni e i canti della tradizione.
Melbourne / Sydney
prenditori apprezzati nel mondo dell’edilizia. I primi immigrati italiani hanno costruito praticamente quasi tutto in Argentina. Gli argentini apprezzano la forza che
ha avuto l’Italia di risollevarsi da guerre
devastanti e gravi disastri. E questo è un
motivo di orgoglio e di grande
emozione per quasi tutti gli argentini di
origine italiana».
C’è tanto interesse per lo studio della lingua. Sandra Repice frequenta le associazioni culturali qualificate come la Dante
Alighieri: «Da sempre sono interessata a
imparare bene la lingua. Posso studiare
solo ora, ma non è mai troppo tardi, e mi
piace molto. Bisogna fare in modo che lo
studio dell’italiano entri sempre di più nelle scuole argentine. Cosa che stiamo ottenendo, sia pure lentamente». Ricorda:
«Una volta c’erano i piani di studio italiani e si insegnava il latino. Sono stati sostituiti dal francese e dall’inglese».
Sandra ha un figlio di 20 anni, Pablo, che
lavora con il padre architetto e studia
Storia all’università. È molto legata al
mondo della scuola: «Ho scelto di fare
l’insegnante perché credo che attraverso l’educazione possiamo fare un paese grande e potente». Ha un ruolo importante: «Sono ispettrice di Scuola Media
a Lanús e sono anche insegnante di Didattica e Pratica. Ho iniziato a insegnare al liceo quando avevo 21 anni. Una
professione che mi piace tantissimo e
che mi ha dato finora belle soddisfazioni
ma anche grosse responsabilità. Sono
stata anche direttrice di una scuola con
mille alunni e 120 insegnanti.
«Il mio sogno da bambina era imparare
la lingua italiana e parlare come i miei
StorieCosì
Ecco gli Araldi di San Francesco
Emanuele Giacoia
Le comunità calabresi all’estero si preparano alla celebrazione
del VI centenario della nascita di San Francesco di Paola, nel 2016
n Assunta Orlando
a figura di San Francesco di Paola, Patrono
della Calabria, in prossimità del VI Centenario della nascita, che ricorrerà nel 2016, è al
centro dell’attenzione dei devoti nel mondo.
Una prima iniziativa, promossa dalla Fondazione
San Francesco da Paola nel mondo, si è realizzata di recente in Australia, dove risiede una numerosa comunità d’origine calabrese. A Melbourne, presso il Calabria Club, noto come “il
luogo di San Francesco in Australia”, è stato ufficialmente istituito il primo gruppo degli “Araldi
di San Francesco da Paola nel mondo”.
L
Sotto tale denominazione, nel significato di “Messaggeri”, e tale è il ruolo dei nostri corregionali
che hanno fatto conoscere all’estero la figura e il
culto di San Francesco, si riuniscono i devoti nel
mondo che indossano una stessa divisa per rendere l’unione anche simbolicamente visibile.
In riferimento all’indumento di San Francesco
noto per il miracoloso passaggio dello Stretto di
Messina, è stato scelto per la divisa un mantello
che riporta il logo della Fondazione, San Francesco che naviga con il mantello sul globo terrestre
e l’indicazione del Paese, dove risiedono gli Araldi che l’indossano.
All’atto d’istituzione è seguita la celebrazione,
nella Chiesa di Santa Monica, con la benedizione dei mantelli, officiata da P. Rocco Benvenuto, invitato per l’occasione a Melbourne in rappresentanza dei Minimi. Successivamente si è
svolta la festa annuale in onore del Santo con
la partecipazione di migliaia di fedeli giunti da
tutto la Stato del Victoria
per venerare il Santo Patrono di Calabria.
Numerosi messaggi per gli
eventi di Melbourne, sono
stati inviati dalle Istituzioni
dedicate al Santo presso le
comunità calabresi e dalla
Calabria sono giunti gli auguri del Correttore Provinciale dei Minimi, p. Gregorio Colatorti e dal Governatore della Calabria, Mario
Oliverio.
In risposta ai messaggi, il
presidente del Calabria Club,
Sam Sposato, ha rivolto l’invito a partecipare, il
prossimo anno, all’apertura delle celebrazioni
del VI Centenario, coincidendo l’evento con la
Festa annuale che si celebra a marzo.
A Melbourne, dove con il pellegrinaggio della
Reliquia nel 2012, è iniziato il cammino di pre-
nonni, Salvador ed Emilia. Mi piaceva andare a trovarli tutte le domeniche. Mangiavamo tutti insieme e mio padre parlava in dialetto con loro. Io ascoltavo con
piacere, sebbene non capissi nulla».
Ha nostalgia dei “bei ricordi degli anni
Settanta”. Quando si stava a tavola, si
mangiava calabrese, si colloquiava e ci si
divertiva. Il piacere di stare insieme.
«Proprio così, c’era un formidabile calore nei rapporti umani, la famiglia era unita, la comunicazione era diretta. Altro che
distrarsi, come si fa oggi, con i telefonini.
Allora mia nonna preparava i dolci per la
merenda di tutti gli amici, aveva tempo
per fare diverse cose che a me piacevano assai. Ora tutto si fa in fretta. Non ho
tempo per niente. Si potrà recuperare il
bello di quel tempo? Lo spero».
E intanto Sandra rivive le gioie dell’infanzia. Sfoglia con noi l’album della memoria. «Avevo otto anni. Con i miei genitori Roque Repice e Alba Rocchetta,
n amarcord di momenti lieti, divertenti o
curiosi, intriganti, anche patetici perché no,
hanno costellato davvero al grido di un bel
“di tutto di più” i miei lunghi anni trascorsi nella
grande azienda Rai. Quarant’anni di ricordi che si
affollano in mente, quarant’anni di interviste, servizi, documentari, collegamenti radiotelevisivi, che mi
hanno dato spesso gratificazioni professionali e anche consensi e popolarità.
Ma al di là del Tg3 regionale della Calabria, e ancora più per quanto ho prodotto per i servizi nazionali
(oso dire, forse buoni), è lo sport che mi ha dato, giornalisticamente parlando, la notorietà. Anni di Tutto il calcio minuto per minuto, e ancora di 90esimo minuto del grande Paolo Valenti, più tanto altro per lo sport, non soltanto dunque per il pallone
(sicuramente egemone su tutti), ti portano gioco forza in Italia sulla ribalta più che per altri campi d’informazione. Senza contare poi gli incontri, le cono-
U
parazione al VI Centenario e successivamente sono stati promossi eventi legati alla figura del Santo, la comunità guarda con grande
devozione all’evento e spera con fiducia di
poter riunire e incontrare i devoti nel mondo
per tale occasione.
P. Rocco Benvenuto, dopo Melbourne, ha incontrato, a Livepool, nella zona di Sydney, la
comunità calabrese e in promozione del VI
Centenario è stata celebrata una Messa nella
La solenne celebrazione
con gli Araldi di San Francesco,
presieduta da p. Rocco Benvenuto
Gli Araldi in processione
e il loro giuramento al Calabria Club
Chiesa dei Padri Scalabrini, organizzata dagli
esponenti della comunità, Giuseppe Arduca, ex
presidente della Federazione calabrese, da Pino Sgambelloni, ex Consultore della Regione
Calabria e Silvio Marapodi, attivo organizzatore di eventi religiosi.
Ad accompagnare p. Rocco Benvenuto nella trasferta a Sydney, il presidente del Calabria Club di
Melbourne, Sam Sposato e la delegata della
Fondazione, Assunta Orlando.
Altri incontri con autorità di Liverpool e Francesco Carbone che ha origini calabresi, sindaco
di Fairfield, una delle città più multiculturali
d’Australia.
Le iniziative, gli incontri e la programmazione già
avviata per l’evento del 2016, testimoniano che la
comunità calabrese in Australia, nonostante sia
la più lontana, è pronta a celebrare solennemente il VI Centenario.
n
eravamo stati a pranzo nella casa della
madrina di mio padre. Alla fine, uno degli ospiti si era alzato per aiutare la padrona di casa a sparecchiare. Stava togliendo la tovaglia, quando la signora
Carmela lo fermò: “Aspetti che prima
raccolgo tutte le briciole”. E con pazienza recuperò le mollichine una ad una. Le
mise in un piatto: “Nulla si deve buttare”. Rievocando i tempi duri della guerra, quando non c’era da mangiare.
«Quel gesto è rimasto impresso nella
mia memoria. Per sempre. I nostri genitori ci hanno insegnato che non dobbiamo mai buttare via il cibo, perché il
cibo è sacro.
«Mi ricordo ogni singola parola dei miei
nonni. Parole d’amore per la loro terra e
di gratitudine per l’Argentina che li
ha ospitati. Odiavano la guerra per tutti i
danni che aveva causato. Mio nonno,
Salvador Repice, di Gioiosa Jonica, dopo avere prestato il servizio militare a
scenze, le amicizie con tanti grandi colleghi, con cui
ho lavorato spesso fianco a fianco. Sandro Ciotti per
esempio, straordinario affabulatore, quanto scorbutico e ironico. “Stranamente” gli ero molto simpatico,
forse perché, come lui, fumavo a ripetizione le profumatissime sigarette americane senza filtro come le
Pall Mall o, da lui preferite, le Chesterfield, da cui la
sua celebre voce roca.
Non era tenero con nessuno Sandro. Ricordo che
una volta ero sul campo del Catanzaro, quello dei
tempi gloriosi della serie A, e – come si dice – in “cuffia” per Catanzaro-Lazio. Ciotti chiese nel corso
della trasmissione la linea ad Ameri, che non gliela
concesse impegnato com’era nel descrivere una fase
della sua partita che si svolgeva sul campo principale. Il tecnico di postazione di Ciotti dimenticò di
chiudere il microfono (come era d’obbligo) e lui,
ignorando il fatto, mandò al diavolo con espressioni non ripetibili il grande collega. Naturalmente fu
ascoltato da tutte le radioline dei milioni di appassionati. Apriti cielo, con tutte le polemiche che ne seguirono per un episodio
davvero imbarazzante.
Devo dire che nell’ambiente si sapeva che non
occorreva buon sangue
tra i due (due galli nello
stesso pollaio).
Fui inviato nel 1972 a
Bruxelles per la finale della Coppa dei Campioni
(allora la Champions si chiamava così) tra Ajax e
Inter (quest’ultima perse malamente, come molti ricorderanno ancora) con Ameri che curava la radiocronaca, Ciotti in tribuna stampa per le interviste
agli esperti e io negli spogliatoi per le interviste ai giocatori nella sosta tra primo e secondo tempo. Ebbene, pensate che per raggiungere la capitale belga
Ciotti prese un altro aereo, mentre io volai con Ameri, e nei giorni che trascorremmo lì non fu mai con noi
a tavola! A questo proposito ho una chicca.
Enrico Ameri quando veniva a Catanzaro per quel
turno campo principale, dal mattino fino a dopo la
Napoli per due anni nella Marina, è venuto in Argentina nel 1923. A Gioiosa
aveva studiato. Aveva una certa cultura
ed era riuscito a inserirsi subito e bene
nel mondo del lavoro.
«Fondò una società di costruzioni chiamandola “Salvador Repice”, alla quale
successivamente aggiunse i nomi di mio
padre, di mio zio e del mio bisnonno Roque, che a Gioiosa aveva lavorato nelle
ferrovie. Realizzarono importanti opere,
come il cablaggio sotterraneo di Buenos
Aires e della Provincia. Dopo 50 anni l’intero impianto è in condizioni eccellenti».
Sandra era una bambina curiosa. Ai
nonni faceva continuamente domande,
voleva avere risposte ai tanti “perché?”. E le otteneva. Stava ore ad
ascoltarli, affascinata dai loro racconti.
L’amara situazione in cui si viveva nei
paesi calabresi. La povertà. La via obbligata dell’emigrazione. Avventurosi
viaggi con la nave. Duravano venti giorni quelli per Buenos Aires. Vicende
umane toccanti: «Mio nonno cercava
partita non toccava cibo, ascetico fino al fischio finale, poi si rifaceva abbondantemente a cena. Gli piacevano, per la cronaca, gli spaghetti al nero di seppia,
che con lui mangiavamo al ristorante di “Mimmo”, a
Catanzaro Lido, dove si recavano tutti i giornalisti,
inviati al “Ceravolo”, dal nome del compianto presidente giallorosso, quello che portò per la prima volta
una squadra calabrese in serie A. Che ricordo piacevole. Come quelli degli innumerevoli incontri con
personaggi famosi dello sport italiano e del calcio di
allora. Avevo, tra gli altri, una particolare simpatia
per Nereo Rocco, l’allenatore del grande Milan, dove
brillava, anche in campo internazionale, Gianni Rivera, “l’abatino”, come lo definì la penna magistrale
di Gianni Brera. Era al termine una volta di Catanzaro-Milan, la trasmissione finita da poco ed ero sceso negli spogliatoi, ma il Milan era già sul pullman!
Addio interviste, pensai. Così corsi dietro al mezzo e
chiamai Rocco, lui con grande cortesia scese e si prestò alla mie domande per Tutto il calcio, che credo
una moglie italiana. E così ha sposato
“per procura” mia nonna Emilia Romeo,
che era orfana di guerra. Aveva perso i
genitori e una sorella di tre anni nella
Prima Guerra Mondiale. Nata a Caulonia, un paese non lontano da Gioiosa,
era stata portata in un convento a Roma, dove aveva imparato a leggere e
scrivere. Nel 1937 il matrimonio con il
mio bisnonno. Hanno avuto quattro figli:
due maschi e due femmine.
«La mia bisnonna era una donna molto
attiva. Istruita e altruista. Aiutava gli immigrati analfabeti a comunicare con le
famiglie in Italia. Scriveva le lettere e leggeva quelle che arrivavano dalla Calabria. Il compenso era la pasta all’uovo fatta in casa oppure la frutta. Mi raccontava la tristezza che la prendeva quando
doveva leggere le cattive notizie. Familiari disperati. Lacrime di dolore per i gravi
lutti e per la lontananza che impediva di
dare l’estremo saluto ai loro cari».
E il nonno è ritornato qualche volta a
Gioiosa?
«Aveva tanta nostalgia. Diceva sempre
che voleva tornare. Mandava i soldi ai
parenti che avevano bisogno di aiuto.
Tornò nel 1951. Giunse a destinazione
con molti giorni di ritardo. Più di venti
giorni di navigazione. Il dolore per la
morte della madre, avvenuta tre giorni
dopo che lui era partito dall’Argentina.
La grande accoglienza dei nipoti. Mio
padre mi racconta che l’accompagnarono a visitare tutti i parenti e che riportò dalla Calabria due bauli pieni di doni.
Li divise con tutta la famiglia. Sono così generosi i calabresi!».
n
sia ancora la trasmissione radiofonica più longeva
della Rai.
Allo stadio ero sempre ogni domenica che i calabresi,
in serie A, giocavano in casa. Nelle altre occasioni ero
inviato a Verona, Firenze, Roma, Avellino, Napoli,
Bari, Foggia, Catania o Messina (quando questa
squadra era in serie A, fu il campo del mio debutto).
Una domenica a Foggia, che giocava col Napoli, in
tribuna mi resi conto che avevo lasciato a casa il mio
cronometro e naturalmente per seguire una partita
“minuto per minuto” non era certamente il massimo.
Mi prestò il suo orologio-cronometro Enzo Foglianese, un collega della sede Rai di Bari. Ma per quanto
riguarda Foggia fui protagonista, inconsapevole, di
questo strano e increscioso episodio: vado al lavoro
nel pomeriggio e come sempre, prima di salire in redazione, mi fermo per un caffè al bar di fronte alla
storica sede Rai di via Montesanto, a Cosenza. Entrai e il titolare, mia vecchia conoscenza, mi guarda
a bocca aperta, quasi stralunato, come si può guardare un fantasma. La
radio accesa a tutto volume, e lui che seguiva le
partite.
«Ma lei è qui e non a
Foggia?», mi fa. E io rispondo: «Se sono qui,
evidentemente non sono
a Foggia». Lui ribatte:
«Ma se la sta chiamando Bortoluzzi!». Bortoluzzi era il conduttore, allora, di Tutto il calcio minuto per minuto. Spiegazione: in sede, come sempre, era arrivata la convocazione in segreteria per la mia trasferta a Foggia, per
un Foggia-Bologna se ricordo bene, ma semplicemente si erano dimenticati di avvertirmi! L’elenco
degli episodi e di tanti momenti, strani, interessanti e
soprattutto gratificanti della mia carriera non finisce certamente qui, come diceva il mio grande amico
Corrado presentando la sua Corrida. Con il permesso dell’amico direttore, vi rimando, amici lettori, alla
prossima puntata.
Una vita nel pallone
(avventure e disavventure di un cronista d’eccezione)
n
18
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
NEWS LA CALABRIA NEL MONDO...
...IL MONDO DELLA CALABRIA
FIRENZE Antonio Cerra pittore, grafico, incisore
ntonio Cerra, originario di Palmi,
presenta un talento naturale per
l’arte, coltivata e maturata con alacre
impegno fin dagli anni giovanili presso
lo studio dello zio Felice, pittore, e quello dello scultore ed intagliatore Giuseppe Cotugno.
A
Inaugurato
il Monumento all’Emigrante
MIAMI (Florida)
Eccellenze calabresi in USA
Viene spontaneo, a chi guardi la sua
opera grafica e pittorica, ammirarne innanzitutto le grandi capacità disegnative e la perizia con la quale padroneggia tecniche artistiche di antica tradizione: dalla tempera all’uovo all’affresco, dalla morbida incisione a cera
molle alla sottile esattezza della grafite e l’uso straordinario della
sanguigna.
Nelle opere di Antonio Cerra,
echi dei luoghi della memoria:
la Tonnara di Palmi
con lo Scoglio dell’Ulivo,
San Fantino di Taureana,
primo vescovo della Calabria,
Giuseppe Militano,
ideatore e costruttore
del carro della Varia
WOLLONGONG (NSW)
l Monumento all’Emigrante (The Migration Project) inaugurato quest’anno
alla vigilia di Australia Day, nel suo minimalismo propone con forza evocatrice l’ansia dell’emigrante verso un futuro migliore.
Sei travi di acciaio – i sei continenti – con le cime fatte a scale, si proiettano verso il cielo, convergenti al centro verso una barca sospesa, memoria e simbolo di tutti coloro che qui arrivarono e oggi abitano questa terra, a cominciare dagli aborigeni.
All’inaugurazione, sono intervenuti il sindaco di
Wollongong Gordon Bradbery, la senatrice Concetta Fierravanti Wells e numerose autorità.
Mary Zanotto, già presidente del Calabria Centro
Culturale (CCC), ha ricordato come in occasione
di un’escursione turistica nel 2007 nella Riverina
del New South Wales, luogo in cui sorge l’Italian
Heritage Museum fondato da agricoltori italiani
della città di Griffith Domenic Chieffe, allora presidente del Centro, Tullio
Chiodo e Domenica Risorto, furono così ispirati dall’esperienza del luogo che
si ripromisero, in coesione d’intenti, di realizzare il monumento a Wollongong.
Dopo anni d’impegnativo lavoro, grazie al patrocinio dell’industriale filantropo Tom Gallo della WGE, ciò si è reso possibile. La realizzazione è stata affidata all’architetto di Sydney, Nerine Martin, prescelta nel concorso
nazionale appositamente indetto, mentre un comitato di rappresentanti
delle comunità e delle istituzioni locali ha scelto il luogo idoneo per la costruzione del monumento: la George Dord Reserve da dove si può, tra l’altro, ammirare uno dei più bei panorami dell’Illawarra.
rriva dalla Locride e dalla Calabria la luce del tricolore che illumina
Miami, nella festa italiana che caratterizza l’Italian American Heritage Month, proclamato dal Senato della Florida. Un evento che si svolgerà ogni anno per suggellare l’amicizia che lega i due popoli. Sono stati due
calabresi i protagonisti principali dell’evento appositamente organizzato
da alcune importanti Associazioni Italo-Americane in collaborazione con
il Consolato Generale d’Italia a Miami e l’Ente Gestore Odli, organizzazione per la diffusione della lingua e della cultura italiana in America. Sono
Luigi Bava, da anni trapiantato da Bovalino (RC) in America, presidente
dell’Odli e membro, nella passata legislatura regionale, del Direttivo della
Consulta della Regione Calabria dei calabresi all’estero e di Antonello Pileggi, noto ricercatore di Lamezia Terme che si sta distinguendo per il suo
eccellente lavoro nel campo medico dell’innovazione e della ricerca presso
l’Università di Miami.
Bava è stato organizzatore principale, con il Console di Miami, Adolfo Barattolo, di una serie di eventi che hanno coinvolto la Comunità Italiana con
una significativa “Festa Italiana” che ha registrato una grande partecipazione di cittadini e si è svolta presso il Museo di Coral Gables a Miami. Pileggi ha ricevuto il premio “Eccellenze calabresi in U.S.A.”, un riconoscimento consegnatogli da Luigi Bava e dal Console Adolfo Barattolo con questa motivazione: «prestigioso ricercatore, che con il suo talento e le sue
scoperte onora il nostro Paese e testimonia le capacità qualitative della Calabria, terra della quale è figlio, con l’augurio di sempre maggiori successi
e la riconoscenza per le importanti novità, in campo medico e scientifico
che continuano a caratterizzare la sua attività professionale».
Una grande soddisfazione per la comunità italiana e soprattutto per la comunità calabrese in Usa. Sicuramente un evento che conferma le capacità dei figli di questa terra e dei tanti “cervelli” come il prof. Antonello Pileggi, costretti ad andare all’estero per trovare il loro posto al sole. E non è
stato un caso se nel corso della serata è stata ampiamente ricordata, anche da autorevoli rappresentanti istituzionali americani, l’importanza del
contributo che gli Italiani hanno dato e continuano a dare agli Stati Uniti
unitamente alla grande amicizia che, ormai, lega i due popoli, grazie anche
al contributo delle nuove generazioni. Una conferma, appunto, arrivata anche dalla consegna dell’Award ad Antonello Pileggi, oggi punto di riferimento dell’Università di Miami per le sue scoperte scientifiche.
A
Dopo una esperienza romana si è
trasferito a Firenze lavorando in qualità di disegnatore presso l’Istituto
Geografico.
L’amicizia con il maestro Pietro Annigoni
lo ha portato ad una sicura padronanza
del disegno.
Dal maestro ha assimilato il fascino per
l’applicazione di tecniche antiche e lo
studio del volto umano.
Ha eseguito con tecnica particolare
molti ritratti e ha prodotto opere a soggetto sacro, dalle pale d’altare alle vetrate istoriate.
Cerra predilige la figura umana, ma dimostra interesse per composite e vivide nature morte. Ritrae le atmosfere
calde e brillanti del solare litorale della
Tonnara di Palmi, giovanile rievocazione di luoghi cari alla memoria.
I
Il filantropo Tom Gallo
che ha concorso concretamente
alla realizzazione dell’opera.
Sopra, nelle due foto,
membri del Club
Calabria Centro Culturale
19
REGGIO CALABRIA Giuseppe Bognoni nuovo presidente del CSV
Assemblea dei soci del CSV (Centro Servizi al Volontariato dei Due Mari) di Reggio Calabria, ha eletto presidente
per il prossimo triennio Giuseppe Bognoni, responsabile provinciale del Banco alimentare, volontario impegnato da anni
nel servizio a favore dei soggetti più deboli.
Riunita per rinnovare gli organi sociali e per approvare la programmazione delle attività per il 2015, l’Assemblea ha eletto
come consiglieri: Carmela Lizzio, Orsola Foti, Luciano
Squillaci, Salvatore Valerioti, Maria Franco, Bruno Furfari, Rosario Morena, Mario Nasone, Giovanni Giacobbe, Filippo Tedesco, fra Stefano Caria, Paolo Cicciù, Rodolfo Nucera, Fortunato Scopelliti. Membri del collegio dei Garanti sono stati nominati Don Pino Demasi, Alberto Gioffrè, Lillo Laganà. Revisori dei Conti, sono: Margherita Triolo e Diego Ziino.
Il presidente uscente Mario Nasone, al termine dei due mandati che gli sono stati affidati, ha ringraziato le associazioni di
volontariato per la fiducia e per il loro servizio prezioso.
L’
Un impegno, quello del volontariato locale, che - come si legge nella nota del CSV - «nonostante le difficoltà di questi ultimi
anni non è venuto meno, in un territorio che ha visto una riduzione consistente dei diritti di cittadinanza fondamentali come
il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione, all’inclusione sociale, all’ambiente”.
«In un contesto dove i fenomeni della ‘ndrangheta e della corruzione ostacolano i processi di sviluppo e la democrazia, - si
legge ancora - le associazioni sono punti di resistenza civile,
presidi di legalità a difesa del territorio e dei diritti degli ultimi».
Sono circa 500 le associazioni infatti censite che fanno parte
della rete provinciale del CSV, «un grande serbatoio di umanità composto da un popolo di donne e uomini che ogni giorno si
spendono nelle corsie degli ospedali, nei quartieri a rischio, nel
servizio alle varie forme di disabilità, nelle dipendenze, nella
protezione civile, nel sostegno agli anziani ed alle varie forme
di povertà e disagio».
BRUXELLES
Il profumo del Sud
rande successo per il drink di Natale del sindacato europeo R&D tenutosi presso gli uffici della Commissione
europea a Bruxelles.
La manifestazione, con la ricca esposizione dei prodotti che rappresentano
l’eccellenza vitivinicola e agroalimentare
italiana e soprattutto calabrese, ha visto
il susseguirsi di centinaia di visitatori.
L’evento, promosso dal funzionario europeo proveniente da Vibo Valentia, Michele Surace, ha ricevuto un largo apprezzamento che ha portato la maggior
parte dei partecipanti a chiedere la provenienza di tali delizie.
Tra tutte è doveroso citare: i biscotti di
Monardo, storico dolciere di Soriano Calabro (VV); l’olio di Danila Tessarolo (Ricadi VV); i torroni di Minutolo arrivati da Bagnara Calabra, i prodotti di Callipo Tonno
di Vibo Valentia “cento anni di eccellenza” e l’intramontabile ‘nduja di Spilinga.
Pensiero unanime, che ha accompagnato il successo dell’evento, è stato
che la Calabria ha grandi potenzialità nei
settori agroalimentari, produzioni eccellenti apprezzate in tutto il mondo, e che
Giuseppe
Bognoni
Antonello Pileggi premiato
dal console di Miami
Adolfo Barattolo e (a sinistra)
da Luigi Bava
JACURSO (CZ)
Magie di un bambino
che voleva volare
G
I
il rilancio dell’economia deve ripartire
dando sostegno e fiducia alle aziende del
settore enogastronomico. L’evento, oltre
ad aver promosso i prodotti gastronomici, ha altresì aperto un’ampia e luminosa
finestra di visibilità sulla Calabria spesso
dimenticata dai suoi stessi cittadini ma
così sorprendente ed attiva, famosa per
le inimitabili eccellenze e bellezze.
Le prelibatezze calabresi sono state così apprezzate nella più grande e prestigiosa vetrina dei nostri tempi: l’Europa.
Il profumo del Sud ha inondato le grandi
sale della Commissione Europea regalando una perfetta commistione tra il calore delle nostre tradizioni e la curiosità
di un pubblico in gran parte straniero: per
non farci mai scordare che l’Europa siamo anche noi.
Uno squarcio
di visibilità
dell’enogastronomia
della Calabria
offerto a un pubblico
internazionale
l giardino delle stelle fiorite, spettacolo per grandi e piccini con
pupazzi e burattini, interpretato dall’attrice Paola Scialis è uno spettacolo teatrale liberamente tratto da Il
Piccolo Principe di Antoine de
Saint-Exupéry, seguito da una narrazione didattico esplicativa sulle
tecniche di costruzione e animazione dei burattini da parte della stessa
attrice che lo interpreta.
Quest’anno lo spettacolo, programmato dall’Amministrazione comunale, si è inframmezzato al Carnevale e
si è concluso con la festa in maschera dei più piccini. Con la scenografia,
i pupazzi e i burattini di Angelo Gallo,
«una narratrice-giardiniera, dallo
spiccato temperamento artistico e
dal profondo amore per la natura»,
riassume il regista Angelo Aiello,
«accompagna lo spettatore alla scoperta dei personaggi e dei mondi da
lei evocati; si muove tra il pubblico
presentandosi con il suo accento
francese e aprendo nel corso della
narrazione immaginari sempre nuovi. Sarà lei infatti a raccontare la storia di Antoine, un bambino che amava molto disegnare, ma che già all’età di 12 anni aveva capito quale sarebbe stato il sogno della sua vita:
guidare gli aeroplani.
S’ispira a Il piccolo Principe
di Saint-Exupéry lo spettacolo
messo in scena con la regia
di Angelo Aiello e interpretato
da Paola Scialis
«Quando Saint-Exupéry col suo aeroplano fa un incidente nel deserto
del Sahara e tutto ormai sembra finito, ecco all’improvviso apparire
un piccolo viaggiatore: quell’altra
parte di se stesso che lo aiuta a
non dimenticare, come di solito
succede ai grandi, il pianeta della
sua infanzia».
LONDRA
Una nuova
Associazione
nel Regno Unito
nata l’Associazione Calabria in
Europa-UK che è stata così
iscritta nel registro regionale delle
Associazioni operanti nell’ambito
della diffusione dell’immagine della
Calabria e dei calabresi nel mondo.
L’Associazione, no-profit, si prefigge
di promuovere e sostenere la nostra
regione ed essere un punto di riferimento per i Calabresi che risiedono
nel Regno Unito. L’iscrizione è gratuita ed aperta anche a coloro che siano semplicemente simpatizzanti della Calabria, delle sue tradizioni e della sua cultura.
Presidente dell’Associazione è Stefano Potortì, figura di spicco nel mondo
degli eventi e dell’hospitality management e direttore dell’azienda Sagitter One che funge da base operativa
dell’Associazione.
Presidente onorario è il notissimo
chef Francesco
Mazzei, tra i vari
riconoscimenti insignito anche di quello di ambasciatore del
bergamotto.
I due vice-presidenti sono Francesco
Meduri, fondatore di Notable Services e Gusy Andreacchio che da anni opera nel settore della vendita del
vino italiano in tutto il mondo, ma da
sottolineare soprattutto è la presenza determinante di Elio Folino.
«Elio, con la sua esperienza maturata
in questi anni quale membro della
Consulta dell’Emigrazione della Regione Calabria», dice Potortì «è essenziale, in quanto spetta a lui il compito di
mantenere i rapporti con le Istituzioni
italiane operanti in loco. Un supporto,
il suo, che sarà prezioso per l’affermazione e il successo del nostro progetto, che si propone come unico scopo
quello di rendere la Calabria più visibile in terra anglosassone».
Da uno studio realizzato a Cambridge,
emerge purtroppo che la Calabria è
È
Sopra, Francesco Mazzei,
chef “stellato” de L’Anima.
Sotto, Elio Folino, ex membro
della Consulta regionale
dei Calabresi all’estero.
Nel rotondo, Stefano Potortì,
presidente dell’Associazione
conosciuta come terra di cibo e mafia, ma sconosciuta per le bellezze
paesaggistiche, architettoniche e
culturali che possiede. L’Associazione avrà tanto da lavorare in questa
direzione.
«Oggi siamo tutti impegnati» afferma Stefano Potortì «ad allargare la
base sociale dell’Associazione per
poter organizzare eventi e manifestazioni di rilievo che abbiano la funzione di creare un network di Calabresi sempre più ampio, creando le
condizioni affinchè interagiscano
tra di loro per diffondere l’immagine
della terra natia.
«Ciascun socio ha ricevuto la tessera d’iscrizione che consentirà di ricevere degli sconti in alcuni ristoranti italiani più in voga e di essere
informato periodicamente, tramite
newsletter bisettimanali, degli eventi future. Ci auguriamo pertanto che
l’Associazione cresca a vista d’occhio e diventi uno strumento per dar
voce ad una terra rimasta per troppo tempo in silenzio nel concerto del
panorama economico e culturale internazionale».
* [email protected]
+44 (0) 20 081443085.
BOLOGNA
Il Bergamotto
premia tre donne calabresi
re donne, donne impegnate al servizio della
scienza e dei cittadini; tutte legate per un verso o
l’altro alla Calabria che sono state insignite del diploma di socio onorario de Il Bergamotto, la decennale
associazione che a Bologna riunisce un cospicuo numero di calabresi che da anni vive e opera nel capoluogo emiliano.
Le premiate sono Eleonora Porcu Procopio, docente
universitaria, dal 1990 responsabile del Centro d’infertilità e procreazione medicalmente assistita del
Policlinico ‘Sant’Orsola-Malpighi’ e vicepresidente
del Consiglio nazionale di sanità; Miranda Bambace
Laganà, magistrato e sostituto procuratore generale,
che da anni sostiene la pubblica accusa in quasi tutti i più importanti processi di secondo grado presso
la Corte di appello di Bologna; Carmela Cursaro, epatologa, impegnata nell’attività assistenziale presso
l’Ambulatorio di epatite cronica dell’Unità ospedaliera di semeiotica, una sorta di ‘ponte umano e medico’ tra i tanti pazienti calabresi e la struttura sanitaria bolognese.
T
Due momenti della premiazione. Miranda Bambace Laganà con il presidente de Il Bergamotto Domenico Ciliberto.
Eleonora Porcu riceve il diploma da Rosita Fratto. A fianco Antonio Pezzano e Domenico Ciliberto
La premiazione è avvenuta nel corso di una conviviale
dell’Associazione e – come ha messo in evidenza il presidente del sodalizio, Domenico Ciliberto – si è trattato
di un avvenimento quanto mai qualificante sia perché è
stato conferito per la prima volta e poi perché è stato
assegnato a donne calabresi doc (Bambace e Cursaro)
o legate alla Calabria da un vincolo affettivo ultratrentennale avendo sposato un calabrese (Eleonora Porcu).
Il riconoscimento della dott.essa Cursaro è stato ritirato
dal presidente dell’Associazione per la ricerca e l’assistenza in epatologia presso il “Sant’Orsola” dott. Pezzano, essendo la premiata impegnata in Calabria proprio
in un intervento di assistenza urgente.
È stato comunque deciso che Carmela Cursaro sarà
festeggiata in una prossima manifestazione durante
la quale illustrerà anche le prospettive medico-scientifiche nel campo delle epatologie con particolare riferimento alla situazione esistente in Calabria.
20
ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015
NEWS LA CALABRIA NEL MONDO...
Lettera aperta
SANDRO DOLCE
alla Procura nazionale antimafia
Lettere
al Giornale
Una lunga e amara riflessione
di Francois Xavier Nicoletti.
Ne proponiamo ai lettori i passaggi essenziali
andro Dolce, sostituto procuratore generale
a Catanzaro, è stato eletto dal plenum del Csm
sostituto della Procura nazionale antimafia.
Dolce, 48 anni, è stato per nove anni alla Dda
di Catanzaro, periodo durante il quale è stato titolare
di diverse inchieste su cosche di ‘ndrangheta,
e poi è passato alla Procura generale.
Per oltre quattro anni poi è stato
alla Procura della Repubblica di Palmi,
con un periodo di applicazione
alla Dda di Reggio Calabria
per alcune indagini.
S
berrante il dato della disoccupazione giovanile
in italia» ha dichiarato la Cancelliera della
Germania, lunedì 2 marzo, in presenza del Presidente della
Repubblica Italiana, Mattarella.
Niente è stato fatto per i giovani…nessun segnale di nuove
iniziative innovative e necessarie per frenare la disoccupazione giovanile! Niente! Silenzio, ipocrisia, menzogne e
promesse inutili da parte di chi ha avuto in mano istituzionalmente la responsabilità di FARE!
In Calabria negli ultimi anni non siamo stati governati
onestamente… abbiamo subito umiliazioni, siamo stati
vittime di promesse non mantenute, abbiamo assistito a un
deterioramento sempre più disastroso della sanità pubblica, della scuola, dell’assistenza ai poveri e ai disoccupati.
I nostri giovani senza lavoro, sono stati costretti a emigrare e continuano a farlo.
La Calabria è stata sempre assistita, poiché ritenuta il
povero Sud del Sud d’Italia. I fondi Europei o ritornavano
in gran parte da dove venivano per mancanza di Progetti
fattibili e redditizi, ma TRASPARENTI o usati miserevolmente per procurare voti e clientela senza scrupoli…
Le FONDAZIONI “in house” sono state gestite male e in
modo vergognoso… gli Emigrati Calabresi nel Mondo
dimenticati e ingannati, poiché la loro “CONSULTA” non
è mai stata seriamente letta e corretta!
I giovani possono sperare in nuove iniziative che vedranno
i fondi europei della “GARANZIA GIOVANI” e i fondi
comunitari essere spesi per progetti utili, usando nuove tecnologie e un continuo insegnamento per la formazione di
alta qualificazione nei mestieri del Turismo, della Cultura,
dell’Artigianato, dell’Agricoltura, della Sanità e della
Scuola Moderna.
In quest’ottica, il Progetto Europeo “Garanzia Giovani”
sarà di grande aiuto al Governatore Oliverio e finalmente,
Dio aiutandoci, potremo vedere fermarsi la continua emorragia delle energie calabresi “migranti”.
È un sogno?
Noi abbiamo il dovere di credere in questo possibile sogno!
«A
GERACE Il Sindaco Varacalli in Europa
ra i 353 delegati della nuova assemblea di rappresentanti regionali e
locali del Comitato Europeo delle Regioni (CdR), c’è anche il sindaco
di Gerace, Giuseppe Varacalli, riconfermato tra i nomi proposti dal Governo italiano, accanto a undici presidenti di regione, altri sindaci e rappresentanti delle assemblee locali e regionali, i quali difenderanno gli interessi delle
città e delle regioni italiane nel processo legislativo dell’UE.
«Gerace e tutto il comprensorio devono confrontarsi con le nuove sfide europee. La partecipazione all’elaborazione dei programmi
di lavoro annuali», ha affermato Varacalli,
«attraverso il Comitato delle Regioni, consente una costruzione ‘dal basso’ anche in
sintonia con le esigenze manifestate dai cittadini europei».
Fondamentale, infatti, in questa fase di consolidamento della coesione europea, la funzione di coinvolgimento e
sensibilizzazione, delle istituzioni locali e delle collettività rappresentate, sulle politiche dell’Unione Europea. Dell’assemblea consultiva europea del CdR con sede a Bruxelles, il nuovo organico dai 28 stati membri,
delegato in base a criteri geopolitici e tenendo conto degli equilibri di
genere, nella prima sessione plenaria, ha eletto Presidente, il finlandese Markku Markkula del Partito Popolare Europeo e primo vicepresidente, il belga Karl-Heinz Lambertz del Partito del Socialismo Europeo.
F
[email protected]
Ricordando
Totò Santoro
ncora un ricordo.
Scopro, per caso,
su un vecchio numero del
bollettino dell’Eparchia
di Lungro, questa bella
preghiera del XIV secolo
e mi viene in mente, in
occasione del 21 marzo
2015 (3° equinozio di primavera), di dedicarla a Totò,
mio fratello, e a tutti i laici che, come lui, sonostati mani,
piedi, labbra, messaggeri di Cristo e un esempio di
impegno intellettuale e spirituale.
A
Maria Santoro
“Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi;
Cristo non ha piedi, per guidare gli uomini
sui suoi sentieri;
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora,
siamo l’unico messaggio di Dio,
scritto in opere e parole.”
“Cristo non ha mani”
(preghiera del XIV secolo)
Francois Xavier Nicoletti
Presidente Fondazione Heritage, Ginevra
Da Filadelfia a Melbourne / Il piacere di ritovarsi tra paesani
H
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ITACA - Anno VIII
n. 28 - Marzo/Aprile 2015
PERIODICO TRIMESTRALE
Registrazione n. 2/08
Tribunale Palmi (RC)
del 17.01.2008
Iscrizione al ROC
n. 17695 dal 22.11.2008
Associato FUSIE
POSTE ITALIANE S.p.A.
Spedizione in A. P. 70%
Autorizzazione n. 67/2008
Redazione
Amici Casa della Cultura ‘L. Répaci’
Via Bari, 20 - 89015 Palmi
o avuto il piacere di incontrare,
durante le feste natalizie, il Capitano
Rosario Masdea della Guardia di Finanza,
un calabrese di Filadelfia (CZ), in visita
ai suoi amatissimi parenti quali le Famiglie
dei suoi cugini Rosario e Giuseppe Caruso.
Ha manifestato tanto entusiasmo nell’avere
incontrato gli altri suoi compaesani
che vivono in Australia e di avere
apprezzato il loro benessere frutto di tanto
coraggio e di tanti sacrifici.
L’incontro è stato organizzato dal
Presidente Bruno Serratore della
comunità dei Filadelfiesi del Victoria
presso il Calabria Club al quale ha
consegnato un Crest e il calendario 2015
della Guardia di Finanza.
Il Capitano Masdea, oltre al suo
prestigioso servizio che rende all’Italia
per come è riportato anche sul suo nome
sul sito www.google.it, con la sua famiglia
e altri cittadini stanno lavorando
per il recupero del vecchio paese
Castel Monardo (ora Filadelfia),
[email protected]
Direttore responsabile
Antonio Minasi
[email protected]
Grafica
Roberta Melarance
Stampa
Artigrafiche Agostini srl - Anagni (FR)
devastato da un terribile terremoto
nel 1783.
L’impegno della sua famiglia nel far
rinascere la città è ammirevole e per questo
gli è stato consegnato un riconoscimento
con l’incisione “Diploma di Onore
per un Italiano autentico che protegge
la Cultura Italiana in Calabria”.
Il Capitano nel corso della sua visita
ABBONAMENTO ANNUALE
E 10 Italia ed Europa
E 13 Americhe e Australia
E 25 sostenitore (Italia e Estero)
Versamento in c/c postale n. 30597918
intestato a ‘Amici Casa della Cultura L. Repaci’
89015 Palmi (RC)
ha anche avuto modo di incontrare,
dietro suo invito, il nostro Console Generale
Marco Maria Cerbo al quale ha regalato
il calendario storico e il libro
Storia della Guardia di Finanza
prima di rientrare in Italia.
Cav. Joe Cossari Melbourne, Australia
Presso
il Calabria Club,
il Capitano
della Finanza,
Rosario Masdea,
fra Joe Cossari
(alla sua destra)
e Bruno Serratore,
presidente
della comunità
dei Filadelfiesi
del Victoria
oppure bonifico bancario
IBAN:
IT 87 E 07601 16300 000030597918
dall’estero
BIC/SWIFT BPPIITRRXXX
CIN E ABI 07601
CAB 16300
N. 000030597918
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