La Calabria nel mondo il mondo della Calabria Editore Amici Casa della Cultura “L. Répaci” www.amicicasarepaci.it PERIODICO TRIMESTRALE - ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 - Costo/copia: E 2,50 Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% - Roma - Aut. n. 67/2008 In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi Signor Presidente, stero e nell’accoglienza nali, nei suoi viaggi all’e ’emigrazione precedenti ruoli istituzio e alle problematiche dell tà real la ricordiamo, nei suoi alle nto atte orendo ogni giorno particolarmente certezza, che va però scol agli emigrati di ritorno, una ito nutr amo one avev secondo il dettato calabrese. Per questa ragi dei calabresi all’estero e rilancio della Consulta e dell’Amministrazion sion delu nte coce la o di più, di un suo convinto dop o questa tanto più urgente brese in Italia e all’ester cala e zion della Legge 54. Attesa igra ’em alle diverse realtà dell . che l’ha preceduta che nalmente riconosciuto svolgere il ruolo istituzio ha di fatto impedito di calabresi nel mondo ne azio Fond far spazio alla ione, è stata prorogata vvilente sotterfugio di Reg a all’a dell stito se assi hou o in iam Abb e le società però scioglimento come tutt governo regionale che vo nuo del to che pur destinata allo vven all’a fino a restare in piedi o. ntat di sei mesi in sei mesi ime sper tà all’andazzo già sembra ora dare continui do dell’emigrazione rappresentare tutto il mon se mi permetto di voler ra, il ruolo i scus mi e – o iam o, nella passata legislatu Non vogl pert o, rico do aven enza ernatore) - non vogliam quasi l’urg Gov o il e, sent ne legg ma per e, è sa, bres e cala nte, com ne, finita della Consulta, (Preside la gestione della Fondazio , zare taliz men di Vice presidente eletto stru , te, lcuno potrebbe insinuare attinto abbondantemen dicevo, farci scudo, e qua e risorse europee cui ha di “collaboratori” iziaria per gli sperperi dell testate locali, a decine da ti blica ora sotto inchiesta giud pub i abil cont ntici i documenti r più sorprendente elargendo, se sono aute elezioni regionali. Ma anco le, attutto alla vigilia delle lo stesso dirigente regiona generosi compensi, sopr menti siano autentici docu quei che pre sem sulta! paga Con a libro a dell are ale trov zion o stat istitu è ccia Emigrazione, cioè l'interfa azione, responsabile dell'Ufficio dalla testa della Fond ne a cominciare proprio ordi parte, magari tere met à vorr lei o a guidarla un uomo di mat Siamo certi che chia sia non mo , dove ci auguria responsabile se dovesse restare in vita ente accade, essendo il d’interessi come attualm emigrazione. pure in aperto conflitto ne? operante in ambito li azio fond ? ione ciaz asso bilire con chiarezza qua anche presidente di una azione, ma intanto rista estuale non è cancellare la Fond bria all’estero nel cont Cala a dell ne ozio Perché, vede, l’interesse prom ce e. strumenti di un’effica sono le politiche e gli i con la regione d’origin anni di questo me dei calabresi emigrat tto nella guida da otto attu sopr consolidamento del lega nte, lme ona impegnarsi per atato pers e e cost lo scer aver cono no per e, isca dirl (E posso erazione, amb numero). anche di ultimissima gen lo può trovare in questo giornale, come giovani i. E proprio un esempio partiti nonni e bisnonn e tich poli le e nsar la regione da cui sono ripe e diventi risorsa occorre allora, che l’emigrazion e investimenti. alità ettu Se si vuole veramente, prog i, unit no, strettamente le è di 50.000 euro, finora adottate. Occorro ne nel bilancio regiona igrazione l’assegnazio ione verso i nostri l’Em ffez per disa che le vero tota e di E se foss o esplicito do. registreremmo il segn della Calabria nel mon ri” iato basc “am e somma davvero risibile, pre com ente vezzeggiati da sem e ebb varr o tant emigrati, ingannevolm ato, Consulta risulta inadegu ta due anni fa. rno, se lo “strumento” legge 54 appena approva Allora, senza girarci into la fine, emendando la a Consulta ne are costasse trecentomila euro l’anno l’affitto della sede etar decr o arlo le regole. La nomina dell ridimension rne etta risp rre occo di rappresentanza della Regione Calabria a Bruxelles, o ane in vita Ma se la legge 54 rim della Giunta regionale. diamo meglio per il 2015 bisognerà pagare ancora per obbligo congiorni dall’insediamento precedente e compren è prevista entro sessanta ereditato dalla gestione ha trattuale. Non è stata mai aperta nonostante vi fossero destisopravvivere nali uzio istit tà li difficol re, se la Consulta deve qua favo o per piam ma Sap ze, eden nati uno o due funzionari regionali, ovviamente retribuiti. sieri ci siano altre prec o abbondante. che in cima ai suoi pen vide in ritardo di un ann Era stata inaugurata nel 2007 dalla Giunta di centrosinistra. suo predecessore che prov «Certo che una sede mai utilizzata o utilizzata in maniera sbaglianon batta il record del i. bres cala à Antonio Minasi le comunit ta non può essere mantenuta con conseguente sperpero di deC’è tantissima attesa fra Bruxelles e Milano Chiusure della Regione P naro pubblico, ma l’interrogativo è “perché” questa sede non sia stata sfruttata per il fine per il quale era nata e perché quel progetto è svanito sia nella classe politica dirigente di allora, sia in quella che si appresta a governare la nostra regione?». Legittima domanda di Laura Ferrara (Cinque Stelle), deputata calabrese al parlamento europeo. Anche l’Associazione culturale Calabresi in Europa, Bruxelles, operativa da oltre dieci anni, ha sollecitato ripetutamente la riapertura dell’ufficio di rappresentanza chiuso senza ragioni logiche e plausibili, pur continuando a sostenere le spese di locazione, piuttosto onerose. «Decisione insensata» dice la presidente Berenice Vilardo ([email protected]), «che ha messo in risalto l’assenza della Calabria, Regione che ha bisogno dell’Europa più di tante altre. «È da sottolineare che le spese di locazione e di funzionamento potevano essere assorbite da una buona e capace gestione della sede, trasformandola in un vero business. È generalizzato infatti l’uso lucroso dei locali delle varie sedi regionali a Bruxelles. Naturalmente ciò richiede una capacità gestionale del personale designato». Laura Ferrara Q uella di via Broletto che si potrebbe definire sede storica della Regione Calabria al Nord, nonostante ripensamenti e promesse di riattivarla, continua a tenere, ormai da anni, porte sbarrate, salvo una breve pausa due anni fa quando l’on. Scopelliti inaugurò una breve riapertura. Anche in questo caso soldi buttati al vento – 8.000 euro il fitto mensile, scadenza contrattuale 2017 – nello sconforto delle numerose associazioni di calabresi dell’area milanese. «La Federazione Italiana dei Circoli Calabresi» racconta Salvatore Tolomeo, ex membro del Direttivo della Consulta dei Calabresi all’Estero «ne ha chiesto l’affido a titolo gratuito per mostre, dimostrazioni, informazioni turistiche e culturali, punto d’incontro tra rappresentanze d’impresa calabresi e operatori lombardi e del Nord Italia». Insomma di quella sede in pieno centro storico avrebbero voluto farne un punto di riferimento di “calabresità”e invece trovano affisse alle saracinesche sarcastiche scritte d’ignoti con “chiuso per ‘ndrangheta”. Salvaguardare le associazioni italiane nel mondo L’on. FitzGerald Nissoli ha presentato un Ordine del Giorno, accolto dal Governo, in favore delle associazioni delle Comunità italiane all’estero «L’ associazionismo italiano all’estero» – ha scritto l’on. Nissoli - «ha supplito sovente all’assenza dello Stato, assumendo di volta in volta il ruolo di punto di aggregazione e di partecipazione, di promotore della nostra cultura e della nostra lingua, di società di mutuo soccorso e di ispiratore di opere sociali e di solidarietà di cui restano segni tangibili». «È necessario che i criteri per riconoscere le forme associative esistenti tra le comunità italiane nel mondo, oggi di competenza del Ministero degli affari esteri, siano armonizzati con il nuovo impianto normativo nazionale in materia di associazionismo di volontariato e di associazionismo di promozione sociale e che ad esse vengano estese anche tutte le disposizioni di carattere fiscale attualmente vigenti per gli enti operanti all’interno del Terzo settore e l’accesso ai fondi previsti per tali enti». In tale ottica, l’on. Nissoli impegna il Governo a far sì che «nella predisposizione dei prossimi decreti attuativi», si abbia «cura di salvaguardare il patrimonio associazionistico italiano nel mondo, frutto del lavoro instancabile di generazioni di emigrati e che avrà un ruolo decisivo in “termini di rete” anche in futuro». Angela Fucsia Nissoli 2 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 CATANZARO TRASFORMARE GLI IMMOBILI CONFISCATI IN LUOGHI DI ACCOGLIENZA contratti locali di sicurezza, il riutilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata con il finanziamento di venti milioni di euro per interventi di riqualificazione dei beni stessi da adibire a laboratori e ad attività sociali e culturali nonché ad aree attrezzate per micro-iniziative imprenditoriali. In questo numero 2 Restituire i beni sottratti col malaffare Verso Gerico 3 Città metropolitana opportunità da cogliere 4 A rischio il nostro tesoro ambiente cibo cultura 5 Due mondi in apparenza lontani e diversi 6 Calabria è “Io e il Premio Nobel” 7 L’Unical in soccorso PROVINCIA REGGIO CALABRIA 97 COMUNI 550.795 ABITANTI (DATI ISTAT 2011) Al di fuori del riscontro positivo nell’utilizzo sociale di molti di questi beni, è emerso un problema generale di diffidenza da parte di chi ne deve assumere la gestione, temendo, come talvolta è accaduto, le ritorsioni malavitose. Problema, questo, che può essere superato se le istituzioni prestano ad esso particolare attenzione. Soci di una cooperativa e volontari giunti dalle regioni del Nord Italia per lavorare su un terreno confiscato. Nella cartina in basso, regione per regione, il numero dei beni confiscati alle mafie. La Calabria e al terzo posto dopo Sicilia e Campania n Sebastian Ciancio S Quanti sono però ancora gli immobili non assegnati dallo Stato o i beni confiscati ricomprati all’asta da parenti o amici dei malavitosi espropriati, a questo punto, solo virtualmente? Come emerso dal Corso tenuto a Catanzaro, occorre “allargare” la prospettiva relativa ai beni immobili confiscati per pensare ad un loro recupero e ad una loro valorizzazione che permetta di trasformarli in luoghi di accoglienza, di incontro e di assistenza per persone che vivono in una condizione di marginalità sociale. Occorre, insomma, rafforzare l’opera di sensibilizzazione e supporto alla gestione dei beni confiscati alle mafie, per diffondere l’idea di una redistribuzione sociale delle risorse illecitamente sottratte alla collettività. I beni confiscati rappresentano un patrimonio di enorme valore, anche economico, ma soprattutto per il loro grande significato simbolico: sono, infatti, il segno tangibile dell’azione dello Stato contro le mafie, ed è per questo che essi devono diventare fulcro per interventi strutturati di sviluppo locale che permetta di restituire al territorio ciò che spesso con la violenza e il sangue a esso è stato tolto. Non tralasciando l’aspetto sempre più dimenticato della “trasparenza” e della “legalità” ancora tabù in Calabria. n della Fontana di Trevi Festa a San Vigilio DAL BENE CONFISCATO AL BENE COMUNE Pitagora in musica (lirica) ei problemi della promozione, valorizzazione e riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata si è discusso a Catanzaro, presso l’Università degli Studi “Magna Graecia”, nel corso di formazione (“Dal Bene Confiscato al Bene Comune”), promosso dalle sezioni catanzaresi di Libera, Progetto Policoro, F.U.C.I. e Giovani MCL, a cura della Caritas regionale, nell’ambito del progetto “Costruire Speranza”, patrocinato dai vescovi italiani. Obiettivo: educare alla giustizia e alla pace, creando processi efficaci e percorsi consapevoli di legalità democratica. Referente del corso è stato Sebastian Ciancio (terzo da destra nella foto), presidente emerito della F.U.C.I. di Catanzaro, che dei temi e delle riflessioni scaturiti dal dibattito a più voci, dà conto in questa pagina. D 8/11 GRANDI MOSTRE IL MONDO DI PRIMA A region veduta S’incrociano sguardi giovani e antichi 12 Alla ricerca dell’elisir di lunga vita Micuccio Morfea artista contadino 13 Musica nuova per la Calabria 14 I vent’anni del Premio Palmi Il giovane Alvaro 15 Mattoni di memoria Giuseppe Grassi de Joannon 16 Sandra, ricordi e sogni Ecco gli araldi San Francesco 17 Una vita nel pallone 18/20 News CITTÀ METROPOLITANA opportunità da cogliere 3 Restituire i beni sottratti col malaffare ono oltre 1.800 i beni confiscati in Calabria alla criminalità organizzata, di cui 1.650 sono immobili e 600 assegnati ai Comuni, ma non utilizzati. Soltanto 71 sono quelli gestiti dal volontariato del Terzo Settore. Difficile fino a diciotto anni fa, immaginare che le ricchezze delle mafie potessero trasformarsi in opportunità di lavoro, in luoghi di stimolo alla partecipazione civile, di accoglienza, di servizi alla persona, di costruzione di comunità solidali. Si è assistito, invece, al moltiplicarsi di esperienze di rete sui beni confiscati, in tutto il paese. L’uso sociale e produttivo dei beni confiscati, inoltre, ha posto al centro dell’attenzione il valore strategico della crescita dell’economia sociale, che produce beni e servizi d’utilità pubblica oltre che occasioni d’occupazione e in questo contesto il mondo del volontariato e del non-profit ne diviene l’anima. Esempi di questa realtà nuova è ad esempio la cooperativa sociale “Terre Joniche – Libera Terra” nel crotonese, fucina di occupazione e centro d’interesse per il mercato biologico in crescita anche nella nostra regione. n Lucia Della Spina* n Francesco Calabrò* ormai evidente che le città metropolitane siano un soggetto determinante ai fini dello sviluppo dei territori, un’opportunità per razionalizzare e mettere in rete vari aspetti, da quelli economici a quelli dei servizi per i cittadini. La legge 56/2014 individua lo statuto come atto fondativo della città metropolitana, cioè l’atto che, secondo il comma 10, stabilisce le norme fondamentali dell’organizzazione dell’ente, ivi comprese le attribuzioni degli organi, nonché l’articolazione delle loro competenze. Nella nostra realtà il processo di costruzione della città metropolitana appare estremamente difficoltoso, per motivi che vanno al di là della complessità intrinseca al nuovo soggetto istituzionale, che pure è innegabile. Gli ostacoli principali nascono dalla diffusa difficoltà a comprendere quale sia la sua utilità ma anche dalla diffidenza che si va diffondendo nei Comuni più lontani verso un’istituzione vista ancora più Reggio-centrica. Per superare le diffidenze occorre innanzi tutto dimostrare quale potrebbe essere il sistema delle convenienze e delle opportunità per tutti i Comuni della provincia se il nuovo soggetto istituzionale funzionasse in maniera appropriata: in altre parole, quali azioni concrete la Città Metropolitana potrebbe programmare per incrementare la capacità competitiva di tutto il territorio, non solo del comune capoluogo, ma anche come lo statuto della città metropolitana potrà garantire adeguate forme di rispetto delle identità locali e tenere nel debito conto le istanze di rappresentatività e autonomia che vengono dal territorio. L’istituzione della Città Metropolitana deve essere l’occasione per invertire il processo secondo cui Reggio drena risorse dal territorio provinciale senza restituire nulla o quasi: il capoluogo deve assumere un ruolo di servizio rispetto agli È Sopra, Lucia Della Spina e Francesco Calabrò Accanto al titolo, l’ipotesi, elaborata da Angela Viglianisi, di articolazione territoriale della Città metropolitana in tre Distretti e 14 Municipi uando andiamo ad accogliere gli immigrati in arrivo non mettiamo tute, guanti e mascherine». Mi dice così Bruna Mangiola e spiega: «Vuole essere un gesto di amicizia, un segno da subito che non li sentiamo diversi». «Q VersoGerico Incontro Bruna a San Giorgio Extra, parrocchia periferica di Reggio Calabria e trovo un andirivieni di persone, adulti e giovani, impegnate in un servizio che definire di carità sarebbe riduttivo. L’intento è di rendersi disponibili all’incontro con l’altro, rispettarlo, capirlo, aiutarlo. Ed è così che sono nati i corsi di scolarizzazione d’italiano e inglese, proiezione di film e partite a pallone presso le strutture di accoglienza, creazione della rete di avvocati di strada per far fronte alle esigenze burocratiche e legali degli immigrati. Da Reggio finora sono transitati 16.000 rifugiati. Lo sbarco più numeroso a Ferragosto dello scorso anno. Preallertati di notte dalla Questura «abbiamo trascorso un ferragosto alternativo!» dice Bruna con un allegro sorriso. Sono almeno sessanta i volontari impegnati in cucina e a portare il cibo per strada. Un’occasione soprattutto, afferma Bruna, per conoscere le reali necessità delle persone. Ed è sorprendente come si riesca a soddisfare tanti piccoli e grandi bisogni nel modo anche più imprevedibile. «La Provvidenza aiuta sempre!» Un volontariato molto efficiente che vede coinvolti numerosi giovani. Quelli dell’Agesci, gli scout, al venerdì distribuiscono per strada, panino e tè caldo. Bruna, madre di due figli, ora nonna, ha lasciato la scuola per il volontariato. altri Comuni, contribuendo concretamente al miglioramento delle condizioni di vita, ad esempio, dei cittadini di Rosarno come di Stilo, offrendo quei servizi di rango metropolitano indispensabili ormai per predisporsi come territori attrattivi innanzi tutto per le persone. Per supportare questa fase costituente e fornire un contributo fattivo al superamento dei limiti esposti, le parti sociali hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con il laboratorio di valutazioni economico-estimative LaborEst del Dipartimento Patrimonio, Architettura, Urbanistica (PAU) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, per lo sviluppo di iniziative comuni finalizzate alla costruzione di una città metropolitana rispondente ai bisogni reali dei cittadini di tutto il territorio metropolitano e non agli equilibrismi elettorali delle forze politiche. Bruna Mangiola Mi conduce ora alla Stazione Centrale, luogo per eccellenza di chi non ha un tetto. Dalle Ferrovie dello Stato è giunta la disponibilità di un locale, circa 40 mq., che è diventato Casa di Lena. Lena era una clochard che ha vissuto in una baracca in compagnia di tutti i suoi cani e che dopo la diffidenza iniziale, ha accettato l’amicizia di Bruna e dei volontari. DISTRETTI • valori fondamentali; • diritti e doveri di cittadinanza • equità territoriale e decentramento di funzioni • rapporti con altri territori • disciplina delle forme di partecipazione; • modello elettorale. Base di partenza è l’ipotesi di articolazione territoriale elaborata da Angela Viglianisi, dottoranda di ricerca presso il Dipartimento PAU, che prevede l’istituzione di tre Distretti Metropolitani (Tirrenico, Ionico, dello Stretto) e 14 Circondari Territoriali (o Municipi). Ipotesi che dovrà essere oggetto di confronto, al fine di individuare la soluzione maggiormente rispondente al sistema reale delle relazioni esistenti tra i territori. Per facilitare il processo partecipativo, il CMESC ha promosso la nascita di appositi “Laboratori Metropolitani di Partecipazione”, i cui risultati saranno messi a disposizione del Consiglio Metropolitano affinché ne tenga debito conto in sede di redazione dello statuto. Gli incontri hanno registrato una partecipazione nutrita e qualificata di soggetti attivi sul territorio. MUNICIPI POPOLAZIONE Municipio 1 - Villa S. Giovanni (Stretto 5) on the road Nella cooperativa sono impegnati prevalentemente giovani fino a prima disoccupati. Raffaella Conci, presidente della cooperativa, ha raccontato di aver scelto di tornare nella terra natia per scacciare un potenziale suo scrupolo di non aver provato, nel proprio piccolo, a cambiare il corso di taluni eventi negativi. Testimonianza che ha coinvolto emotivamente i giovani universitari sempre più sfiduciati sulle prospettive professionali in Calabria. Umberto Ferrari del coordinamento di “Libera Crotone” e di “Libera Calabria” ha passato in rassegna i punti di criticità dell’estenuante iter giuridico della “confisca”: lungaggini processuali, carenze finanziarie, superficialità gestionali da parte dell’Agenzia nazionale. Criticità che come tarli attaccano l’efficacia dell’istituto. L’attenzione è stata rivolta anche all’attività legislativa della Regione Calabria, in crescita negli ultimi anni, a favore della tutela delle vittime di mafia oltre che dei testimoni di giustizia, con la premessa che ancor maggiore dovrà essere l’impegno e ancor più accurato e proficuo l’utilizzo dei fondi comunitari, nella sfida a tutte le forme di associazione illecita mafiosa. Sabrina Blasco, dirigente della Regione Calabria, responsabile delle linee d’intervento del Progetto “Legalità e sicurezza in Calabria”, ha ricordato come la Regione abbia promosso nell’ambito dei 3 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 È morta e i suoi cani sono rimasti a vegliarla. Bruna e Don Nino Pangallo, responsabile della Caritas reggina, si sono fortemente impegnati per l’apertura di questo help center che vuole accogliere, ascoltare e accompagnare le tante persone che vivono il disagio. Un segno di umanità che è anche messaggio forte alla cittadinanza. A. M. DISTRETTO 1 Stretto (209.428 abitanti) DISTRETTO 2 Locride (162.570 abitanti) DISTRETTO 3 Piana (178.797 abitanti) 44.847 Municipio 2 - Reggio centro 1 (Stretto 1) 44.057 Municipio 3 - Reggio centro 2 (Stretto 2) 37.028 Municipio 4 - Reggio sud (Stretto 3) 39.341 Municipio 5 - Pellaro (Stretto 4) 44.155 Municipio 6 - Melito (Grecanica) 34.834 Municipio 7 - Bovalino (Locride 2) 37.441 Municipio 8 - Siderno (Locride 1) 42.752 Municipio 9 - Caulonia (Locride 3) 47.543 Municipio 10 - Polistena (Piana 1) 42.536 Municipio 11 - Palmi (Piana 2) 30.369 Municipio 12 - Gioia Tauro (Piana 3) 37.798 Municipio 13 - Taurianova (Piana 4) 37.488 Municipio 14 - Bagnara Calabra (Costa Viola) 30.606 Totale 550.795 La Camera di Commercio, i sindacati CGIL, CISL, UIL e UGL, il Forum del Terzo Settore e il Dipartimento PAU-LaborEst concordano, infatti, sulla necessità di organizzare su tutto il territorio metropolitano, in collaborazione con l’Osservatorio per la Città Metropolitana “Edoardo Mollica” (organismo promosso dalle associazioni Amici della Terra e Costa Viola, con il supporto scientifico del LaborEst ) momenti di animazione sociale che aumentino la consapevolezza dei cittadini in merito al nuovo soggetto istituzionale e avviino processi costituenti condivisi; a tale scopo hanno costituito il Comitato Metropolitano Società, Economia, Conoscenza (CMESC). Le organizzazioni che hanno sottoscritto il Protocollo d’Intesa concordano, inoltre, nell’attribuire fondamentale importanza all’attivazione di processi partecipativi e d’informazione propedeutici alla redazione dei due atti fondamentali, Statuto e Piano Strategico, della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il Protocollo va inteso solo come un momento di partenza, un accordo aperto all’adesione di tutti i soggetti attivi sul territorio, che saranno sollecitati a divenire protagonisti dei processi partecipativi, alla stregua dei soggetti che hanno lanciato l’iniziativa. Oltre agli aspetti strettamente informativi, il processo partecipativo che il Comitato intende attuare sarà focalizzato principalmente su sei questioni ritenute fondamentali per la redazione dello statuto: Numerose associazioni, professionisti, imprenditori, sindacalisti hanno dato vita a incontri di altissimo spessore nei contenuti, che lasciano ben sperare per il prosieguo. I numerosi interventi hanno fornito un primo spaccato delle aspettative e delle perplessità che l’idea della Città Metropolitana suscita nella diverse aree del nostro territorio. La Città Metropolitana può essere lo strumento attraverso il quale il nostro territorio ridiventa competitivo nel contesto delle dinamiche economiche globalizzate o può essere semplicemente la Provincia con un nome diverso: attraverso il coinvolgimento di cittadini, associazioni, imprese, corpi intermedi, è possibile realizzare le pre-condizioni affinché anche questa opportunità non sfumi come tante altre in passato. Servono regole condivise e un assetto organizzativo che dia corpo alle legittime aspettative dei territori: sogni a lungo inseguiti come la Città della Piana o la Città della Locride oggi possono diventare realtà attraverso lo Statuto. Ma soprattutto serve che, subito dopo l’approvazione dello Statuto, si lavori, ancora tutti insieme, a un Piano Strategico non libro dei sogni ma documento di programmazione efficace, fattibile e sostenibile. * Docente di Estimo e Valutazione economica di piani, programmi e progetti presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Direttore del LaborEst n 4 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 DA NORD A SUD DELLA CALABRIA QUANTE SORPRESE, CATTIVE E BUONE UNA STORIA DI EMIGRAZIONE E DI SUCCESSO È il sollievo di chi è, per esempio, tornato dal Nord per creare un’azienda familiare di prodotti a chilometro zero, alimentano una filiera completamente locale. “Di luoghi come questi ce ne sono centinaia in Calabria: basterebbe metterli in rete”, ha detto Iacona, spostandosi sulla SS106 Ionica fino a Sud. È proprio nel luogo più meridionale dell’Italia continentale, a Capo Spartivento, che il viaggio di Presa diretta continua, lasciando il litorale per risalire, lungo la grande fiumara Amendolea, verso l’Aspromonte. Qui c’è l’agriturismo di Ugo Sergi - avvocato un tempo - che, oltre all’ospitalità turistica, ha avviato la produzione dell’olio di rane, viadotti che crollano, allagamenti, fiumi che tracimano, sono all’ o.d.g. della Calabria. Che avesse ragione Giustino Fortunato, quando in epoche ormai lontanissime, descriveva la regione come “uno sfasciume pendulo sul mare”? Eppure, ormai, è un dato acquisito, la prevenzione costa largamente meno degli interventi d’urgenza. Di chi allora le responsabilità? Incuria, malaffare, pochezza della politica? Riccardo Iacona, giornalista televisivo, ormai fra i pochissimi capaci di realizzare inchieste autentiche come raramente capita di vedere in tv, recentemente ha fermato l’attenzione sulla Calabria e ha mostrato, con Presa diretta, a milioni di spettatori su Raitre, ombre e luci della nostra regione. Il suo è il risultato di un lavoro apparentemente semplice - basta una telecamera, in fondo - che, F A rischio il nostro tesoro DUE MONDI IN APPARENZA LONTANI E DIVERSI Gli ultimi minuti di Presa diretta sono dedicati al cibo e alle unicità gastronomiche calabresi: la carne e i formaggi di mucca podolica della famiglia Spagnolo di Stilo, la colonia greca dove nacque Tommaso Campanella; i caciocavalli del signor Rocco di Civinà che promette nuovi posti di lavoro e un reddito per intere famiglie. E, infine, un’altra azienda casearia estremamente innovativa a Rosarno, “La fattoria della Piana”. Oltre ai pannelli solari che ricoprono i tetti delle stalle, ha realizzato una centrale a biogas, per produrre energia con gli scarti degli animali, e un impianto di fitodepurazione per riutilizzare quelli delle arance e delle olive e per ripulire l’acqua sporca. In una terra “ammalata di ‘ndrangheta e di malaffare”, Iacona ha concluso il suo racconto senza dubbi: “Ma quante bella persone ho incontrato in Calabria!” L Se c’è una Calabria che frana, non soltanto, ahimè, metaforicamente ce n’è un’altra virtuosa che si fa spazio in Italia e nel mondo. L’ha raccontata Riccardo Iacona in una recente puntata di Presa diretta, il suo programma d’inchiesta in onda su Raitre n Maria Frega Lo spopolamento dei paesi è dovuto soprattutto alla mancanza di lavoro e opportunità di impresa, ma corrisponde anche all’abbandono della campagna, del lavoro agricolo, che produce desolazione dove prima, appena cinquant’anni fa, bergamotto, prodotto unico al mondo che si trova praticamente soltanto in Calabria. E rende moltissimo: “Si vende a cento euro al chilo, in tutto il mondo, lo cercano le industrie di cosmetici e i produttori di té”. Sopra il titolo, il centro storico di Altomonte e a seguire due immagini della villa romana di Casignana, prezioso sito che attende, da anni, protezione e valorizzazione. Nella pagina accanto, il formaggio di mucca podolica e il caciocavallo, specialità indiscusse della gastronomia regionale Non solo impresa: anche le associazioni sono capaci di mettere in campo forze interessanti. È il caso di “Borghi solidali”, che fra Pentedattilo e i sei centri dell’area grecanica, ha restaurato le case e le scuole per trasformarle in ostelli, aperto botteghe artistiche e bed&breakfast; organizzano trekking e campiscuola. Seguendo il viaggio televisivo, si prende coscienza di un tesoro che solo qua e là emerge ma, quando accade, sprigiona ricchezza e interesse. A dispetto delle infrastrutture fatiscenti, delle strade interrotte da anni, del perenne rischio di incendi. L’itinerario prosegue nella storia più antica, perché parlare di Calabria non può prescindere dall’eredità della Magna Graecia. Ed ecco la villa romana di Casignana, è un piccolo sito scoperto L’iniziativa dei “Borghi solidali” ha consentito, dopo anni di abbandono, che Pentedattilo tornasse a vivere. Case e scuole restaurate, ritorno del pregiato artigianato locale però, non sarebbe stato possibile senza una massiccia dose di curiosità, onestà intellettuale e, non ultimo, coraggio. Seguendo Iacona e la sua squadra, partiamo, così, da Cosenza, provincia devastata dal dissesto idrogeologico per poi scoprire, poco più a Sud, come il territorio reggino sia valorizzato da piccoli progetti di riqualificazione ad opera di imprenditori e associazioni. Le telecamere hanno documentato scrupolosamente qualcuna delle mille nuove frane che, ogni anno, sorprendono i calabresi. Più i cittadini che i politici. Il territorio settentrionale della nostra regione è “in continuo movimento”, spiegano i ricercatori - precari - del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Cosenza. “Il piano di assetto idrogeologico della Regione - aggiungono - non è aggiornato dal 2001”, quindi “si interviene solo dopo”. Dopo le vittime e dopo i danni irreparabili - e questo accade al Sud come al Nord. Eppure, le frane, a differenza dei terremoti, si possono monitorare, arginare in tempo: farsi cogliere di sorpresa è, dunque, responsabilità civile. Se le segnalazioni di situazioni pericolose rivolte alle amministrazioni locali rimangono, infatti, inascoltate, è anche vero - come sottolinea Iacona - che “a ogni evento franoso corrisponde un crollo demografico”. negli anni Sessanta ma importantissimo: dodici ettari, ancora tutti da scoprire. E, tutto intorno, mancano fermate degli autobus, punti di ristoro; pochi i progetti di allargamento dell’area visitabile, come ha raccontato la direttrice del sito archeologico di Locri, Rossella Agostino. A causa della mancanza dei fondi, spesso si è costretti a “ricoprire” gli scavi intrapresi. Il rischio della mancata attenzione è che la natura, con le sue mareggiate o con le alluvioni, possono vanificare ogni tentativo di valorizzazione. Anche l’uomo, tuttavia, ci mette ancora del suo. Iacona ha annunciato, infatti, quella che definisce una “pessima idea”: costruire, proprio davanti a Caulonia, una centrale a carbone. ambiente cibo cultura Riccardo Iacona fioriva una società semplice, che bastava a se stessa. Paradossalmente, le zone franose sono anche le più affascinanti del Paese, perché collinose, armonicamente disegnate da una Natura mai banale, variegata. A darne evidenza, anche per chi non conosce personalmente la Calabria, basta un giro in auto e, appunto, una telecamera che, spostandosi dalla periferia di Cosenza verso il Tirreno rivela la bellezza mozzafiato del paesaggio. Si parte, però da Zumpano, dove una collina spaccata e malamente rammendata minaccia un centro commerciale; poi si passa a Paola, con i suoi abusi edilizi, per arrivare ad Altomonte. Dove prendere, finalmente, una boccata d’aria pulita, ricca di speranza. L’intento di denuncia che caratterizza Presa diretta, infatti, non ha voluto nascondere o sottovalutare realtà virtuose. E il centro di Altomonte, incastonato fra il Pollino e la Sila, lungo la Valle del Crati fino a Sibari, è da decenni un esempio di come i buoni risultati possano avverarsi, se la politica si accompagna al coraggio degli imprenditori e dei cittadini. Recupero del centro storico, creazioni di musei, restauri dei tesori architettonici e, per i lavoratori “i conti tornano”. 5 n MILANO Un turismo nuovo per il Sud lla scoperta del Mezzogiorno d’Italia”, questo l’obiettivo di Campania, Basilicata, Puglia e Calabria in particolare; centinaia di operatori coinvolti. Nasce la Rete Destinazione Sud presentata a Milano, in occasione della Bit (Borsa Internazionale del Turismo). Gli imprenditori che hanno aderito, le Confindustrie del Sud che l’hanno promossa e i rappresentanti di enti locali, hanno illustrato gli obiettivi dell’iniziativa di aggregazione per potenziare la competitività del sistema turistico meridionale. «L’obiettivo – ha dichiarato il Presidente del Comitato di Gestione Michelangelo Lurgi è di sviluppare azioni comuni, di promozione e commercializzazione, valorizzando l’offerta turistica relativa a risorse artistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio, per attirare visitatori provenienti da nuovi mercati e favorire la destagionalizzazione». L’auspicio espresso dai rappresentanti della Rete per la Calabria, Denise Miglietti, Monica Perri, Stanislao Smurra, Fabrizio e Luca Giuliano (nella foto), è che «questo lavoro di costruzione e promozione di itinerari per presentare un Sud diverso da quello percepito, porti nuovi frutti: nuovi viaggiatori interessati a scoprire luoghi e culture sorprendenti, nuovo entusiasmo per continuare a fare impresa ed investire sui territori, nuove sinergie in grado di aumentare la capacità attrattiva della nostra offerta». Il Presidente sezione Turismo di Confindustria Cosenza, Alfonso Cosentino, assicura: «Presentiamo pacchetti eterogenei che spaziano dalla natura all’arte, dalla ricreazione all’approfondimento culturale, da promuovere e commercializzare anche on line sul mercato mondiale». Arrivare in una terra così diversa per clima e cultura dalla nostra, non ha sicuramente reso semplice l’inserimento. Nonostante ciò il Canada è stato uno dei luoghi di emigrazione in cui gli italiani si sono integrati perfettamente e dove vi è il più alto numero di “emigrati di successo”, ovvero coloro i quali sono riusciti a ricoprire posizioni socio-economiche ragguardevoli; soprattutto di imprenditori che hanno creato lavoro, contribuendo Tony Serravalle emigrato positivamente all’ecanadese. in Canada da quasi mezzo secolo, conomia Tra le tante storie di ha costruito e mantiene viv0 particolare interesse è quella di Antoun solido legame con la “sua” nio Serravalle, naValle del Savuto da cui è partito turalizzato come Tony, che vive ormai dal 1972 in Can Angela Zanfino nada. Attualmente abita a Markham, una cittadina a nord-est di a scelta di emigrare è sicura- Toronto. mente tra le più ardue decisioni Tony nasce a Santo Stefano di Roda prendere nel corso della vita. gliano e nel 1972, per una «questioLasciare il luogo natìo significa allon- ne di dignità» mi dice, ha scelto di tanarsi, almeno fisicamente, dagli af- raggiungere i fratelli già precedenfetti più cari, da quei profumi e sapo- temente emigrati in Canada, dai ri conosciuti e amati fin dall’infanzia; “amori” da cui nessuno vorrebbe separarsi. Eppure, per molti calabresi, tra la fine degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Settanta dello scorso secolo, è giunto il giorno del “ciao”, dell’arrivederci e in alcuni casi anche dell’addio. Incancellabile il ricordo della Valle del Savuto (in alto a destra), ma anche riconoscenza per la terra che l’ha accolto. Accanto, Tony Serravalle con i familiari quali ha ricevuto sostegno e supporto morale. Sicuramente la loro presenza in loco ha facilitato il processo di integrazione. Tony confessa che nonostante la nostalgia dell’Italia, dei genitori e degli amici, ha subito intuito il potenziale economico-finanziario che il Canada avrebbe potuto offrirgli. Già dal 1974, a soli due anni dal suo arrivo, si mette a lavorare in proprio e mette su un’impresa edile la “Tee Pee excavating and Grading inc.”, che si occupa di scavi e movimento terra. Dopo poco tempo assume il primo operaio, originario di Malito, paese in provincia di Cosenza, che lavora tutt’ora nell’azienda. Tra il 1980 e il 1989 gli operai sono cresciuti di numero: se ne contano quarantacinque e quattordici di loro hanno origini calabresi. Il 1990 è per Tony un anno nefasto: sia perché tristi avvenimenti colpiscono lui e la sua famiglia e sia perché è l’anno della recessione economica in Canada e di conseguenza anche la sua impresa ne risente: riduzione di forza lavoro e svendita dei mezzi di produzione sono le uniche soluzioni che permetteranno di risalire la china. Infatti, superata la crisi del 1990, l’azienda è tornata a essere una delle più grandi e importanti di Toronto. Tony oltre a essersi inserito perfettamente nell’economia canadese, coltiva il desiderio di tenere viva la cultura d’appartenenza. È così che all’inizio degli anni Novanta costituisce un sodalizio denominato MSP (Mangone-Santo StefanoPiano Lago) il cui presidente fu Padre Eugenio Filice. Ma Tony volle spingersi oltre fondando la Valle del Savuto Social and Cultural Club, associazione di cui fanno parte 32 comuni: 24 della zona cosentina e otto di quella catanzarese. L’impegno sociale ed etico che porta avanti è inestimabile: ha creato un ponte che unisce la Valle del Savuto al Solitamente la giornata di festeggiamenti inizia con la Messa e si conclude con banchetti e degustazioni dei prodotti tipici provenienti dalla stessa Calabria. L’associazione si propone di onorare anche i calabresi che si sono affermati e distinti all’estero, tra cui: l’astronauta Mario Runco, il giudice della Corte Suprema del Canada Frank Iacobucci, Mauro Fiore, premio oscar per il film Avatar e molti altri. Attualmente il Club si propone l’obiettivo di far conoscere gli imprenditori della Valle del Savuto e i loro prodotti, non solo alimentari. Alcuni di loro, mi dice Tony, hanno già preso contatti con gli importatori locali e quindi c’è un vantaggio per l’economia regionale. L’associazione favorisce gli scambi culturali giovanili: ogni anno eroga borse di studio che permettono a giovani residenti in uno dei comuni del comprensorio della Valle del Savuto, che abbiano determinati requisiti, di studiare inglese, per un periodo di tempo, in una università nordamericana; così DA RENDE A WOODBRIDGE LA FEDE CHE UNISCE “A e tante “Little Italies” sparse per il mondo sono nate dalla volontà e dal bisogno dei migranti, provenienti dallo stesso paese o dalla stessa regione, di raggrupparsi e di costituirsi in comunità ben definita e solida, ricca di valori etici, religiosi e culturali. La religiosità, ad esempio, è di fondamentale importanza per l’integrità del gruppo, tanto da essere considerata uno dei cardini principali per la sua identificazione. Il culto religioso è un ponte che unisce la terra di emigrazione con quella d’accoglienza. Gli emigrati rendesi che vivono da anni a Toronto si raccolgono, ancora oggi, attorno al culto della Beata Vergine di Costantinopoli, a cui il popolo rendese è devoto. Nel centro storico di Rende si erge il Santuario della Madonna di Costantinopoli edificato tra il 1600 e il 1700. Ogni anno a Rende, tra il mese di maggio e giugno, si svolgono i festeggiamenti in onore della Madonna di Costantinopoli, della durata di tre giorni. Il terzo giorno, il martedì, la statua della Vergine è portata in processione per le vie del paese, muovendo dal Santuario. Il parroco Don Domenico Sturino conclude con la benedizione ai fedeli. Nello stesso periodo la comunità rendese a Woodbridge onora la Madonna di Costantinopoli, organizzando i festeggia- L menti religiosi che si svolgono nella Cappella Santissimo Crocifisso in Woodbridge. Ci si riunisce attorno al quadro della Madonna e si partecipa alla Messa organizzata dal Rende Social Club. Cosi come a Rende, anche a Woodbridge dopo la funzione religiosa, i fedeli seguono il quadro della Madonna, portato in processione lungo il viale intorno alla piccola chiesa. In perfetta sintonia con Rende, anche a Woodbridge ai festeggiamenti religiosi seguono quelli “pagani”. Musiche, rinfreschi e cabaret sono offerti dal comitato organizzatore. Riunirsi per festeggiare la Madonna di Costantinopoli a Woodbridge è un po’ come prendere parte alla celebrazione a Rende e rivivere con il cuore e con la mente le emozioni del passato. Non solo gli emigrati di prima generazione, ma anche i loro figli, nipoti e a volte anche i pronipoti, prendono parte ai festeggiamenti, in quanto questo rappresenta un momento di identificazione con il gruppo di appartenenza, nonostante la perfetta integrazione anche con la comunità canadese. Nel 2009, unico anno in cui presi parte ai festeggiamenti a Woodbridge, rimasi colpita dalla presenza dei tanti giovani che seguivano la processione con molto orgoglio e passione. Paradossalmente, i giovani canadesi che hanno origine italiana, sono legati alle tradizioni dei genitori e dei nonni molto più dei giovani italiani e nella fattispecie rendesi. A. Z. Canada ed abbatte ogni forma di distanza, in quanto tradizioni folkloristiche, culinarie e religiose sono gelosamente conservate e trasmesse alle nuove generazioni. Inoltre, grazie a questa associazione si è cercato di limitare la dispersione tra conterranei emigrati in Canada, infatti si ritrovano periodicamente a chiacchierare e a condividere momenti di convivialità e socialità. La Valle del Savuto Social Cultural Club organizza diverse attività. Ad esempio ogni anno onora San Francesco di Paola. La giornata dedicata ai festeggiamenti è il sabato che precede il 2 Aprile, giorno in cui si ricorda il santo calabrese. l’anno scorso cinque ragazzi hanno avuto la straordinaria opportunità di studiare nella York University a Toronto. L’associazione assume quindi un valore sociale e culturale di grande rilevanza e importanza perché unifica “due mondi”, apparentemente così lontani e diversi. Il legame con la Calabria è inscindibile, ma nello stesso tempo Tony mi dice che «nonostante le difficoltà iniziali, l’inverno rigido e il duro lavoro, lui e la sua famiglia saranno sempre grati al Canada che ha dato loro diverse opportunità che hanno sicuramente innalzato e migliorato il loro stile di vita» e aggiunge «noi siamo davvero innamorati di questa terra». n 6 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 7 ROMA QUANDO I CALABRESI SI RITROVANO ASSIEME La diaspora calabrese trova finalmente nella Capitale un momento unitario. La volontà espressa delle Associazioni che aderiscono al Coordinamento fra loro è di costruire un progetto che aiuti la Calabria a ritrovare l’orgoglio del proprio passato, ma soprattutto autenticità e impegno per il presente e per il futuro L’UNICAL in soccorso della Fontana di Trevi n Antonio Minasi Amici di San Francesco di Paola VINCENZO CORTESE, presidente Nella foto del titolo, l’Associazione Amici di San Francesco di Paola a Piazza San Pietro. Sopra, l’Associazione Profumi della Calabria non manca d’organizzare periodicamente manifestazioni di promozione dei prodotti della gastronomia regionale. Sotto, la grande statua bronzea di San Francesco di Paola, opera dell’artista Vittorio Gentile, donata e collocata nel 2012 davanti al porto turistico di Ostia, dall’Associazione Brutium al tavolo per un impegno comune le numerose associazioni di calabresi/romani, oggi molte di esse hanno detto “sì, ci stiamo”. Un senso di appartenenza più consapevole si è fatto strada, che non dimentica il “campanile” di origine ma anzi lo rafforza perché offre a una comunità più vasta la propria storia e il proprio ARA Associazione Romana Andreolesi MARIO CODISPOTI, presidente Brutium GEMMA GESUALDI, presidente Calabria è Calabria Day NICOLA GALLORO, presidente oma capoluogo della Calabria. L’abbiamo sentito dire tante volte, spesso con compiacimento da chi aggiungeva subito che i calabresi nella capitale sono non meno di cinquecentomila. Una “potenza” anche elettorale, in grado di imporre un proprio rappresentante al vertice del Campidoglio. Sempre che, ovviamente, ci fosse unità d’intenti fra tutti. R Diaspora Petilina GIGI PARISE, presidente al restauro dei cosiddetti “camini delle fate” nella Cappadocia anatolica, da quello del Templo Mayor e delle piramidi del Sole e della Luna a Teotihuacan a quello d’altri siti archeologici messicani nello Yucatán, l’arte nel mondo ha necessitato spesso dell’intervento degli specialisti del gruppo di ricerca dell’Università della Calabria (Unical) guidati dal rettore Gino Mirocle Crisci, direttore del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienza della terra. La squadra di esperti per diagnosi e conservazione di materiali si avvale delle più moderne tecnologie. Il restauro in corso della Fontana di Trevi vede coinvolti gli specialisti dell’Unical per la valutazione del depauperamento cromatico e volumetrico dei materiali lapidei delle superfici e delle sculture, e delle iscrizioni in rame dorato e piombo, e per individuare per la fase di restauro, i prodotti più efficaci al fine di una buona conservazione dell’importante monumento. «Il nostro coinvolgimento in interventi così importanti – ha affermato il rettore Crisci – rappresenta un forte riconoscimento alla ricerca condotta in questi anni dal nostro ateneo nel campo della conservazione dei beni culturali, apprezzata a livello nazionale e internazionale. «La Calabria è una regione dalle potenzialità nascoste» e aggiunge: «La nostra terra è geologicamente fra le più interessanti del mondo; siamo un frammento delle Alpi rotolato al Sud. E lo dico come rettore: la nostra università, dove ricerca e trasferimento tecnologico sono missioni strategiche, rappresenta un’occasione straordinaria di sviluppo». D E qui, come si suol dire, casca l’asino. Perché mai si dovrebbe rompere un tabù consolidato che vede contrapposti i calabresi fra loro, sol perché appartenenti a Campanili differenti, non importa se municipi, partiti politici, schieramenti professionali… Eppure un segnale nuovo è apparso all’orizzonte! Dopo tanti, quanto vani tentativi negli anni scorsi, di riunire attorno impegno, passati e presenti, e nello stesso tempo avverte l’esigenza di costruire un fronte comune, punto di raccordo fra la Calabria e chi se n’è andato, fra la Calabria e chi della nostra regione vuol saperne di più, possibilmente rimuovendo logori luoghi comuni, ma anche non sottraendosi all’obbligo di riflettere sulle tante criticità della nostra realtà regionale per ricercare una più matura consapevolezza dei problemi e delle possibili soluzioni. Da questa necessità è nato lo “slogan” essenziale ed espressivo che le Associazioni si son voluti dare per il loro Coordinamento unitario: Calabria è. Appunto ciò che la Calabria è da conoscere per la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura, il suo patrimonio paesaggistico e ambientale, ma anche per il suo presente tormentato da una ‘ndrangheta che si espande a macchia d’olio in Italia e nel mondo, da una generazione di giovani in fuga verso mete più rassicuranti di futuro, da una classe dirigente e politica incapace di rompere il provincialismo di sempre, arroccata a difendere il proprio potere. n Festa a San Vigilio nuovi e amici di sempre nel comune desiderio di valorizzare le tradizioni e la cultura calabrese. Nel giardino della Parrocchia, l’Associazione Profumi della Calabria ha allestito due stand: nel primo una “pasta e ceci” degna della migliore tradizione e nell’altro una vasta scelta di prodotti tipici per la gioia della tavola. Sempre nel giardino, si poteva assaporare il famoso “morsello” tipico della cucina catanzarese mentre qualcuno già gustava l’ottimo gelato che ogni anno n Gemma Gesualdi an Francesco di Paola, Patrono della Gente di Mare e della Calabria, è stato festeggiato per il sesto anno consecutivo nella Chiesa di San Vigilio, al quartiere Laurentino, grazie a Don Demetrio Quattrone, il parroco, che ne ha fatto una tradizione per i calabresi della città che ogni anno, sempre più numerosi, si stringono in un momento di preghiera per poi godere un momento di convivialità gustando i sapori della propria terra. Questa tradizione è stata fissata nel giovedì precedente la Domenica delle Palme e così anche quest’anno. Numerosissimi amici, calabresi e non, si sono ritrovati per la Messa celebrata da Mons. Guido Mazzotta che ha ricordato brevemente la figura di Francesco, Santo dalla grande austerità di vita. Un esempio che turba profondamente le nostre coscienze e che diventa un forte monito per i cristiani tutti. Successivamente ci si è ritrovati nei vasti spazi della Parrocchia per l’assaggio dei buoni piatti della tradizione della cucina calabrese portati dai convenuti e in parte offerti da un buon amico di Don Demetrio, il ristoratore, ovviamente calabrese, dell’Ottavo Colle. La grande comunità calabrese presente a Roma è grata a Don Demetrio Quattrone, originario di Reggio Calabria, per S Don Domenico Quattrone, Parroco di San Vigilio, nella concelebrazione che nella ricorrenza del Santo di Paola richiama i calabresi di Roma, per un momento di preghiera ma anche occasione di festoso incontrarsi. Accanto, Gigi Miseferi ha intrattenuto in allegria adulti e giovanissimi. Sotto, Francesco e Rocco Serratore si sono misurati con la tradizionale pasta e ceci questa simpatica e significativa tradizione. Sappiamo quanto Roma sia una città sempre più difficile e tentacolare ma l’incontro annuale a San Vigilio, nel nome di S. Francesco, sembra annullare le distanze, diviene un magico punto di riferimento per chi vuole incontrare amici Daniel Gelo offre ai corregionali in questa occasione. Al termine della serata si sono esibiti giovani artisti con balli e danze folkloristiche e l’intervento, sempre divertente, di Gigi Miseferi. L’incontro si concludeva, con il ringraziamento delle Associazioni calabresi intervenute a Don Demetrio per l’accoglienza affettuosa loro riservata; alla Banda dei Carabinieri che aveva aperto la cerimonia; a tutti gli intervenuti, dando appuntamento al prossimo anno e chiedendo la benedizione del Santo perché ci aiuti nella nostra difficile navigazione nel mare della vita. n Icaro SALVATORE PANETTA, presidente “IO E IL PREMIO NOBEL” L’incontro di Jacopo Macrì con Jean Tirole Ipse dixit ANTONIO BARTALOTTA, presidente n Domenico Logozzo Made in Italy EMANUELE GIORDANO, presidente Mattia Preti GIUSEPPE AMELIO, presidente Profumi della Calabria FRANCESCO SERRATORE, presidente Veneranda SEBASTIANO SORGONÀ, presidente bondante preavviso non è bastato a smorzare l’emozione». ambiare la cultura di questo paese deve essere la nostra prima missione, perché è il solo presupposto per pensare che questo paese possa avere un futuro». A sostenerlo davanti al premio Nobel per l’economia, Jean Tirole, è stato Jacopo Macrì, 24 anni, calabrese di Marina di Gioiosa Jonica (RC) che a Roma frequenta la Luiss “Guido Carli” e che ha parlato a nome degli studenti – che rappresenta nel Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo – in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico e del conferimento della laurea honoris causa allo studioso francese. «C Cosa può fare l’università per una concreta soluzione dei tanti problemi italiani che allontano i giovani dalla politica e dalle istituzioni? «Abbiamo il dovere di imporre al paese un metodo: quello della serietà, dell’impegno, della professionalità, delle competenze. Noi giovani abbiamo perso i nostri punti di riferimento, la politica non lo è più, nelle istituzioni crediamo sempre meno. Se c’è un ruolo che l’università può avere e che deve porsi come obiettivo è quello di trainare il paese verso un modello culturale diverso». Sopra, l’intervento dello studente Jacopo Macrì all’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss e della consegna della laurea honoris causa al premio Nobel per l’economia Jean Tirole La lectio magistralis del prof. Jean Tirole e la consegna del diploma di laurea dal Rettore della Luiss, Massimo Egidi Come vede il futuro occupazionale? «Siamo in un’università di eccellenza, ma una volta che ne usciamo il rischio è che si vada a spendere le nostre competenze altrove, perché la realtà del mercato del lavoro è oggi molto complessa e pensare di progettare il futuro in Italia sembra quasi una follia». Macrì pone a giusta ragione il dito nella piaga della fuga di cervelli. L’emigrazione intellettuale deve essere frenata. Bisogna perciò dare spazio e premiare i giovani che hanno idee innovative e riconoscere il giusto merito, che all’estero è la regola e da noi purtroppo l’eccezione. «Merito, competenza, serietà e impegno devono essere un modello per noi giovani, per l’Università e per il Paese», ha sottolineato Macrì nel suo intervento. Il 19 marzo è stato un giorno speciale… «Sì, e lo posso annoverare tra i miei ricordi speciali. Non capita di frequente l’opportunità di parlare alla presenza di uno degli economisti più influenti del nostro tempo». Ovviamente una grande emozione. «Proprio così. La notizia del mio discorso all’inaugurazione dell’anno accademico l’avevo ricevuta già da un mese, ma come può immaginare l’ab- A questo si è aggiunta una sopresa… «Sì, poco prima dell’inizio della cerimonia, prendendo posto sul palco, ho scoperto che avrei assistito alla cerimonia seduto proprio accanto al premio Nobel Jean Tirole. Mi sono avvicinato, l’ho salutato e abbiamo cominciato a parlare per un abbondante quarto d’ora in attesa dell’inizio. Non saprei dire se si tratta di un uomo che ha il dono della conversazione o se, come penso, della curiosità; sembrava felice di fare delle domande e io, come ovvio, felice di rispondere. Mi ha chiesto cosa studiavo e se fossi emozionato. «Intanto la cerimonia inizia e io comincio a maledire la decisione di non scrivere una sola parola di quelle che avrei dovuto pronunciare. Troppa gente troppo importante, troppi professori – penso – per andare sul pulpito e non dimenticare la predica. L’ansia suggerisce di buttare giù qualche promemoria; Tirole mi guarda stupito come a dire “davvero non hai scritto nulla”? Mi sento un cretino. Prende la parola, il rettore Professor Massimo Egidi. Meno trenta minuti. Prende la parola il Direttore Generale Giovanni Lo Storto e penso “ora manca davvero poco, sono fottuto”. Mi chiamano, salgo sul palco e d’improvviso, tutta l’ansia di un attimo prima non c’è più». n Pitagora in musica (lirica) Un appassionato di Storia e un giovane, talentuoso, compositore. L’incontro e l’amicizia fra i due li conduce fino alla Cadogan Hall di Londra con i ringraziamenti della Regina Elisabetta. Ma in italia qualcuno si accorgerà di loro? n’opera lirica, nuova ed originale, dedicata a Pitagora, il grande fillosofo e matematico vissuto nel VI sec. a. C., giunto da Samo, dov’era nato, a Crotone. Potrebbe apparire piuttosto singolare l’idea di Riccardo Brunetti di dedicargli addirittura un’opera lirica scrivendone il libretto, ma occorre ricordare come anche la musica per Pitagora è armonia d’intervalli matematici. Non a caso è stato lui a costruire il monocordo e trovare la prima scala musicale. Riccardo Brunetti vanta nel suo curriculum una lunga e intensa esperienza di lavoro in RAI con ruoli di re- U sponsabilità organizzativa nella realizzazione di grandi programmi in diretta: informazione, sport, spettacolo. Ha lavorato a lungo presso la sede regionale RAI della Calabria e approfittando della vicinanza dell’Università di Arcavacata si è iscritto a Lettere e Filosofia. Nonostante la difficoltà di conciliare lavoro e studio, si è laureato in Arti, Musica e Spettacolo nel 2001. E ora, dopo qualche anno che è in pensione ed è rientrato definitivamente a Roma, può dedicarsi agli interessi che di più lo appassionano, soprattutto lo studio della Storia. L’interesse per la musica lirica scatta concretamente nel momento in cui incontra e stringe amicizia con un giovane compositore e direttore d’orchestra, Alessandro Valtulini, di 27 anni, di cui diventa personal manager. «Ho organizzato con lui, a Londra nel settembre 2012, al Cadogan Hall, il suo debutto mondiale con la Philharmonia Orchestra. Otto sinfonie da lui composte eseguite con una delle più grandi orchestre al mondo. Un record assoluto, in Italia ignorato. «Il Concerto è stato dedicato alla famiglia reale inglese, in particolare ai festeggiamenti della Regina Elisabetta II per il suo “Diamond Jubilee”. «La famiglia reale ci ha ringraziato per aver dedicato tre sinfonie composte per l’occasione, talmente apprezzate che abbiamo ricevuto lettere personali di ringraziamento, dopo essere stati ricevuti a Clarence House». I due amici sono impegnati ora nel tentativo di poter rappresentare il loro Pitagora, «personaggio complesso, che dalle fonti rivivrà rappresentato in quest’opera lirica. Si raccontano la sua vita, i personaggi suoi contemporanei e gli eventi che ci sono pervenuti dalle fonti antiche. «Gli atti sono tre. Lo stile è settecentesco con recitazione e balletto. Oltre il racconto storico, l’opera intende proporre i fondamenti culturali, politici e sociali dell’insegnamento pitagorico che da Crotone si sono diffusi in tutte le città della Magna Graecia, nell’Impero Romano e nei secoli successivi in tutto l’Occidente influenzandolo positivamente». Riccardo Brunetti (nel tondo) e Alessandro Valtulini. Storia e musica lirica hanno fatto scattare una grande amicizia tra i due L’aspettativa è ora per un evento, a breve, di grande prestigio, ma Riccardo per scaramanzia su questo punto preferisce tacere. «Ma come è possibile - si chiede sconsolato - che noi italiani dobbiamo andare all’estero per esprimere le nostre capacità? Il nostro talento è apprezzato all’estero e non in Italia. Purtroppo è così». n 8 9 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 GRANDI MOSTRE LA CALABRIA COM’ERA, FOTOGRAFIA E FOTOGRAFI TRA ‘800 E ‘900 Il mondo di prima Paesi, campagne e città della Calabria di una volta. Facce, luoghi, abiti e abitudini del “mondo di prima” secondo la felice espressione di Corrado Alvaro, si affacciano da quelle foto per raccontarci una storia che ci appartiene tutta e per darci un segno di quelle radici che hanno generato, nel bene e nel male, la Calabria di oggi L a fotografia in Calabria arriva intorno alla metà dell’Ottocento e si sviluppa molto presto nei piccoli e grossi centri. All’inizio, favorita da una certa borghesia sempre più interessata a saldare rapporti economici e culturali con altre regioni d’Italia e con paesi europei come la Francia e l’Inghilterra, nasce come vezzo, curiosità, come dimostrazione e affermazione di status, per quel fascino speciale connesso alla preziosa natura di unicum del dagherrotipo. Ma se la fotografia nasce borghese e le prime macchine fotografiche arrivano nella Regione con i signori che vi rientrano dai loro viaggi di piacere, la sua diffusione si deve ai nostri fotografi sociali che avviarono e mantennero contatti con studi e fotografi delle grandi città, come Torino, Firenze, Roma, Palermo e Napoli in particolare, per superare quella cortina del silenzio, quella separatezza culturale e sociale che regioni come la Calabria vivevano perché fuori dai circuiti dell’informazione di settore. Scambi che hanno portato conoscenza su metodi e tecniche nuove per la preparazione delle lastre di rame argentato prima e di vetro dopo, per il ritocco, per la posa e l’esposizione e l’uso e la manutenzione degli obiettivi e delle macchine. Di queste collaborazioni sono rimasti segni indiscutibili in tutta la produzione dei fotografi calabresi che hanno operato tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento. fotografica a Catania, sua città natale, apre studio a Catanzaro. E poi, sempre a Catanzaro, aprono studio Pietro Scarpino, Pietro Monteverde, Giuseppe e Cisberto Scarpino, Battista Altomare, Umberto Mazzocca, Ilario Daniele, Ernesto Nocera, Manfredino, Francesco Scarpino. Questi fotografi hanno fatto dell’arte fotografica una professione, che ritroviamo nei loro studi arredati con gusto, fantasia, con un certo sfarzo ispirato agli ateliers dei grossi centri del Nord. Fotografi che avevano studi con terrazze e giardini attrezzatissimi, fondali variopinti raffiguranti scene campestri e interni di sontuosi palazzi o ancora scale, colonne false o improvvisate. Fotografi che possedevano le macchine più sofisticate e capaci di soddisfare ogni desiderio dei clienti più esigenti. Sul retro, poi, dei cartoncini dove attaccavano le fotografie c’era un testo particolare, accattivante, molto convincente: Si lavora col Dominanti, nella produzione in questione, risultano le immagini relative ad eventi eccezionali; ad alcuni dei momenti emergenti dell’esistenza; alla necessità di mantenere/rafforzare i rapporti coi parenti emigrati, mediante la trasmissione di documenti iconografici della realtà familiare; ad esigenze complesse che inducono i soggetti ritratti a offrirsi all’occhio dell’obiettivo, magico per la capacità di fissare tratti e sembianze reificandole a dispetto dell’inesorabile fluire del tempo. Ottavio Cavalcanti Accanto STUDIO FRATELLI AVETA Taurianova Sotto FRATELLI NICOTRA Vibo Valentia Con la loro scatola magica i fotografi misero a fuoco il tessuto connettivo culturale e sociale e realizzarono, ora per diletto ora per mestiere, un repertorio di grande importanza storica. Immagini in bianco e nero che non mostrano tutto ma che dicono tanto di quello che la Calabria dell’Ottocento e del Novecento è stata. Rappresentazioni fotografiche che ci permettono di immaginare cosa c’era dietro la gente spesso in posa davanti all’obiettivo dei pochi fotografi di quel tempo. Immagini che ci permettono di interpretare le vite, le difficoltà, gli affetti, le fatiche e le umanità che dovevano fare i conti con un mondo difficile, nella gran parte povero, ma allo stesso tempo certamente più autentico e simpatetico con la natura di quanto sia il nostro. Domenico Talia Sopra RODOLFO FAUCI Isola Capo Rizzuto 1900 – (?) Archivio Storico Fotografico della Calabria Archivio si propone non solo come un organismo di tutela, ma, soprattutto, di promozione culturale, in primis all’interno del territorio attraverso momenti di aggiornamento e approfondimento, ponendosi come punto di riferimento per tutti coloro che in Italia e all’estero debbano affrontare ricerche storico- economiche e antropologiche. È anche punto di attenzione per studenti universitari che desiderino affrontare tesi di laurea o per studiosi e ricercatori bisognosi di ampia documentazione di storia sociale, dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del ‘900. L’archivio ha l’ambizione, inoltre di promuovere pubblicazioni antologiche e tematiche, documentari, prodotti filmici e inoltre attività tutte tese allo studio, alla valorizzazione e all’integrazione del patrimonio documentario esistente. Infine può diventare partner attento e disponibile nella realizzazione di conferenze, programmi televisivi, servizi giornalistici, eventi ed iniziative organizzate da altri enti o istituzioni, tese alla valorizzazione della memoria visiva. [email protected] L’ Sopra ALFONSO LOMBARDI SATRIANI S. Costantino di Briatico 1871 – 1950 Sopra, ELISABETTA ANANIA 1906 – 1992 Accanto MELCHIORRE RUSSO Messina 1873 Nicastro 1940 Accanto VITO SPANÒ Cortale 1902 – 1988 Sulle lastre di rame argentato, sulle stampe ai sali d’argento o all’albumina o sui negativi su pellicola di Sergi, Tieri e Zoccali a Reggio Calabria, di Aveta a Polistena, di Femia ad Ardore, di Bonazza e Rocca a Pizzo, dei fratelli Nicotera e di Biondi e Fusco a Vibo Valentia, di Peppino Palmieri a Dasà, del barone Cesarelli ad Arena, di Sestito e Serrao a Curinga, di Stranges a Conflenti, di Papaianni a Maida, di Valeanti e Melchiorre Russo a Nicastro, di Tallarico a Casabona, di De Maria, De Gaudio, Santoro e Scornajenchi a Cosenza, di Dragone a Lungro, sono fermati i drammi sociali e gli eventi bellici che hanno interessato e devastato la nostra terra; la stria urbana delle nostre città e dei nostri paesi, l’emigrazione, la lotta alla malaria, le facce dure dei singoli contadini, la vita quotidiana dei campi, il lavoro nelle miniere, la fame e l’abbondanza, la gioia e l’affanno, il lutto e la festa. Erano i tempi in cui Domenico Scarpino, apriva il primo studio di pittura e fotografia a Catanzaro (1857) e forse dell’intera Calabria e avviava una preziosa corrispondenza con Parigi (notizia estremamente interessante che sta a determinare l’arrivo in Calabria della fotografia nell’età del collodio, 1850-1880). Eugenio Tulelli si divideva tra Catanzaro e Napoli, i fratelli Aiello avevano studio tra Catanzaro e Cosenza, i fratelli Nicotra operavano tra Monteleone e Messina, Ferdinando Tangari vantava di aver avuto come maestri D’Alessandri, Le Lieure e Montabone (quest’ultimo aveva studi a Torino, Roma ed in altre città italiane), Rosario Bellini avviato all’arte Nel repertorio dei fotografi di fine ‘800 fino a metà ‘900, figurano immagini di cerimonie pubbliche religiose e civili, ma soprattutto private: nascite, matrimoni, giochi di bambini, ma anche l’avvento della modernità. Arrivano le prime automobili e anche il fonografo... Accanto FRANCESCO SCARPINO Catanzaro 1904 – 1988 tempo nuvoloso e anche di notte e ancora Specialità per bambini, reclamizzava il cartoncino di Domenico Scarpino, Fotografia istantanea, recitava il cartoncino dei Fratelli Aiello e un altro ancora: Sala di posa con giardino per gruppi artistici, Platinotipie, Riproduzioni, Fondi neri sfumati, Esclusiva specialità della ditta, Ingrandimenti, Fotografie dirette di grande formato. Il patrimonio che è pervenuto a noi, fortunatamente, e che è messo a nostra disposizione è veramente eccezionale. Dagherrotipi, lastre di rame argentato, autocromie e negativi su pellicola, mostrano una galleria di immagini, che sono la struttura portante di questo progetto: donne in mussola e trine, uomini in pose militaresche, gruppi della buona famiglia borghese, operai, macchine d’epoca, palazzi e case di campagna, momenti di lavoro, i mestieri, la villeggia- tura e ancora immagini della trebbiatura. Queste fotografie creano una terza dimensione temporale, sono veramente già tempo ritrovato; diventano dati preziosi, unici, caratteristici di un tempo ben determinato e contribuiscono nel loro insieme a ritrovare veramente un tempo. E questo grazie sempre alla fotografia, alla quale si è riconosciuta la capacità si fare storia. n 10 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 11 GRANDI MOSTRE LA CALABRIA COM’ERA, FOTOGRAFIA E FOTOGRAFI TRA ‘800 E ‘900 Queste fotografie riguardandole oggi le leggiamo a partire dalle sollecitazioni del nostro tempo, per cui la Mostra dice anche La Calabria com’è. E dal momento che solo dalla consapevolezza del nostro presente, recuperata attraverso una ricognizione critica del passato, possiamo delineare i tratti del nostro futuro, la Mostra dice anche, e significativamente, La Calabria come sarà. Luigi M. Lombardi Satriani Il “come eravamo” dell’eccezionale album fotografico, pazientemente e instancabilmente messo insieme da Antonio Panzarella, per così dire “archeologo delle immagini” del nostro passato, ha trovato spazio nella programmazione televisiva in quella irripetibile stagione che fu Raitre in Calabria, negli anni ottanta Pochi incontri sembrano lontani fra loro quanto quelli di sguardi antichi che si specchiano in occhi di fanciulli. E, in realtà, poche cose si rivelano inaspettatamente vicine e in grado di comprendersi quanto le vite vissute che si comunicano a vite che stanno sbocciando Palazzo Arnone a Cosenza, che ha ospitato fino al 22 febbraio scorso la splendida mostra itinerante La Calabria com’era: fotografie e fotografi fra ‘800 e ‘900, l’incontro fra i calabresi immortalati in fotografie antiche e gli studenti di seconda media del convitto “Galluppi” di Catanzaro fa comprendere meglio quanto sia preziosa l’opera del curatore della mostra, Antonio Panzarella, docente di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Sotto la sua guida esperta, la Catanzaro immortalata nel 1940 dall’insegnante ligure Giuseppe Isnardi, narra agli sguardi attenti dei ragazzi la storia della loro città non ancora deturpata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Le tre lavandaie immortalate dal glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, nella Motta Santa Lucia dei primi anni Venti, non raccontano soltanto l’antica usanza di lavare i panni alla fontana. Le donne, dando le spalle alla macchina fotografica, offrono il viso all’obiettivo e sembrano rivolgersi agli osservatori di un secolo dopo con atteggiamenti contrapposti: un sorriso gentile la prima, un torvo invito a mantenere le distanze la seconda e un’espressione incuriosita la terza. A Sopra GERHARD ROHLFS Berlino 1892 Tubinga 1986 Accanto ANTONIO CESARELLI Arena 1865 – 1936 Sotto UMBERTO STRANGES Conflenti 1878 – 1959 DOMENICO SCARPINO Carlopoli 1839 Catanzaro 1917 Sotto UMBERTO ZANOTTI BIANCO La Canea 1889 Roma 1963 n Antonio Minasi È n Sandra Giuliana Granata Accanto GIUSEPPE PALMIERI Dasà 1886 – 1934 A region veduta stata una stagione “magica” quella della Terza Rete RAI – come allora si chiamava – in Calabria. Nella prima metà degli anni ’80 divenne protagonista sugli schermi televisivi regionali la realtà calabrese, quella del presente, ma anche occasione preziosa da cogliere, quella del passato. Un “come eravamo” non facilmente e semplicemente romantico, ma la necessità di ricomporre un quadro di riferimento che il fluire dell’immagine televisiva per quanto effimera nel suo momento di proposizione, diventava deposito di memoria per il futuro. Bisogno di raccogliere e conservare tracce di vita che altrimenti rischiavano di andare disperse e che invece il mezzo televisivo avrebbe consentito di raccogliere in un deposito duraturo. Una prospettiva che maturò e si consolidò anche nell’incontro con Antonio Panzarella che, in più occasioni, venne a propormi - ero responsabile della programmazione regionale della RAI – la realizzazione di trasmissioni dedicate ai fotografi della prima metà del ’900 della cui produzione era entrato in possesso, non soltanto delle fotografie ma, in molti casi, dell’armamentario relativo: lastre, macchine fotografiche, apparati di ripresa… Il campionario speciale di un collezionista “rapace”. Fu così che andarono in onda, in rete regionale e talvolta in replica nazionale, sotto la testata di A region veduta, programmi che mostrarono una Calabria d’antan, ma sicuramente non estranea al nostro presente, perché di quel tempo passato portiamo sicura- S’incrociano sguardi giovani e antichi Ma c’è una foto in particolare (a centro pagina, N.d.R.) sulla quale si sofferma lo sguardo di tutti, una splendida immagine che ritrae la famiglia borghese del maestro Vincenzo Sestito di Curinga, scattata da Umberto Stranges di Conflenti. Quella foto – osserva Panzarella – potrebbe essere stata scattata da Luigi Pirandello o da Anton Cecov per via dell’alta teatralità delle pose: la figlia adolescente, in piedi, riempie con premura la tabacchiera che le porge il padre, seduto su un basto d’asino posato per terra, mentre la matriarca le chiavi di casa e della dispensa alla cintura osserva il gesto con sguardo pensoso; la bambina più piccola tiene in mano un libro aperto senza leggerlo, lo sguardo rivolto ai tre polli che sembrano in posa anch’essi, mentre beccano il mangime appositamente sparso sul selciato perché facciano parte del gruppo da immortalare. I ragazzi del convitto “Galluppi” seguono rapiti i racconti dei ritrovamenti delle fotografie e delle storie che racchiudono. Forse ancora non ne sono consapevoli, ma sembrano già aver raccolto un’eredità fatta d’immagini e di racconti ritrovati di un secolo e mezzo di storia calabrese. n mente, consapevolmente o meno, tracce nella nostra realtà personale e comunitaria. Immagini fisse, grazie alle possibilità del mezzo di ripresa di indagarle in dettaglio, hanno acquistato nuova vita, supportate anche dalle informazioni di commento della colonna sonora. Delle tante, tantissime immagini di quell’album televisivo, un particolare, Accanto ALFONSO DE MARIA Cosenza 1879 -1940 Sotto MARIANO LO MORO Capistrano 1896 – 1987 personale, ricordo, è per quelle di Giuseppe Palmieri (1886-1934), prete di Dasà, che documentò tutte le espressioni di vita della sua comunità – matrimoni, lavoro dei campi, gruppi familiari, nascite, morti, borghesi e contadini – con un “taglio” che sembra anticipatore di successivi e più “moderni” approcci di lettura della realtà. Don Palmieri in tanti scatti riesce a cogliere e restituire anche momenti emozionanti come quello dello sposo accanto alla moglie morta o dei giovani sposi che accennano una timida stretta di mano. Sono immagini che in larga parte ritroviamo in Mostra e che fa sintesi di una stagione storica e di un collezionista “testardo” che mai si è arreso nel suo impegno di ricerca. n Le fotografie non erano mai istantanee, grumi di vita sottratti per così dire al fluire della vita quotidiana, ma richiedevano lunghi tempi di preparazione della scena, un’accurata disposizione dei soggetti, una precisa cura di ogni dettaglio. I fotografi così narrano di se stessi e del loro orizzonte valoriale. Luigi M. Lombardi Satriani Insieme alle foto, sono testimoni di un mondo scomparso anche gli apparecchi fotografici e i vecchi fondali da studio che sono esposti in Mostra e che fanno riflettere e anche sorridere noi che viviamo nell’epoca dei selfie scattati ormai in ogni occasione GIUSEPPE PALMIERI Dasà 1886 – 1934 Sopra ANTONIO GAMBINO Vazzano 1892 Catanzaro 1978 Accanto UMBERTO MAZZOCCA Catanzaro 1900 – 1978 12 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 GIANO LACINIO UN POSTO D’ONORE NELLA STORIA DELL’ALCHIMIA VOCI E SUONI DI UN PROGETTO ARTISTICO RICCO DI SUGGESTIONI L’elisir poteva purificare non solo i metalli vili in oro, ma anche l’uomo dalle impurità e dunque dalle malattie. Giano Lacinio dell’ordine francescano, nato a Cirò all’inizio del Cinquecento, dedicò la vita a questo obiettivo, nella convinzione che la conoscenza della natura ne consente il perfezionamento Così scriveva Bernardino Tafuri nella Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli di Giano Lacinio. Da allora una coltre di silenzio che uno studioso, con una paziente ricerca, ha provveduto a rimuovere. E così Giano Lacinio, Alchimista francescano del Cinquecento (Laruffa Editore) riprende in Sacra Teologia. Completa i suoi studi e diventa professore di teologia dell’università patavina nonché Reggente del Collegio Teologico del Convento di Sant’Antonio di Padova. Lacinio, in particolare, è una figura molto importante nel panorama culturale del ‘500 poiché pubblica una collettanea n Enzo Romeo “I nuova vita in un corposo volume di Francesco Vizza, ricercatore e dirigente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Per alcuni versi, un riconoscimento, dice Vizza, del debito di quanto la chimica debba a questi “scienziati ante litteram” che, attraverso svariati tentativi di comprendere e decifrare ciò che in natura appare insondabile, finirono per scoprire importanti processi chimici (tuttora utilizzati), nuovi composti e persino alcuni elementi come il fosforo. Frate Giano Lacinio, nasce a Cirò nel primo decennio del 1500. In seguito si trasferisce a Padova dove diventa Dottore di testi alchemici di autori di assoluto rilievo della storia dell’alchimia: Arnaldo Villanova, Raimondo Lullo, Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, Michele Scoto e Rhasis. L’opera dal titolo La Nuova Perla Preziosa - un Trattato sul Tesoro e sulla Pietra più preziosa dei Filosofi, fu stampata Venezia nel 1546 e nel 1557, a Norimberga nel 1554 ed è stata tradotta in tedesco e in inglese più volte nel corso di cinque secoli. Mancava la traduzione in italiano che adesso è contenuta nel volume. Ci si chiede come mai un frate francescano di grande spessore culturale come Lacinio si occupi di alchimia. In realtà, nel medioevo e nel rinascimento l’alchimia è dominata da religiosi. Erano alchimisti i Francescani Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, frate Elia da Cortona compagno di San Francesco d’Assisi e suo successore, Bartolomeo da Iseo e tanti altri. Erano alchimisti i santi domenicani Alberto Magno e il suo discepolo Tommaso D’Aquino. I Francescani vedevano nell’alchimia la conoscenza della natura finalizzata al suo perfezionamento. Conoscere i segreti della natura significava avvicinarsi a Dio. I Domenicani, invece, erano attratti dall’alchimia in quanto struttura teorica della metafisica e della filosofia. Micuccio Morfea artista contadino C amore per la pietra e arte spontanea n Antonio Bruni n’onda musicale sta attraversando la Calabria, fondendo sonorità etniche a ritmi moderni. Italiano e dialetto andata e ritorno. In musica, con un percorso che va dal folk al pop, senza disdegnare il rock o il jazz. Si chiama contaminazione, si prende di qua e di là. Ma le radici, quelle, non si sradicano. Incredibilmente lungo è l’elenco degli artisti che fanno ondeggiare la ola di note dall’Aspromonte alla Sila, dallo Jonio al Tirreno e che ha come punto di partenza la Locride, dove il Kaulonia Tarantella Festival ha fatto da cassa armonica per amplificare il sound di tanti musicisti talentuosi cresciuti a bytes e peperoncino. Da Paolo Sofia e Massimo Cusato, storici fondatori dei QuartAumentata, a Fabio Macagnino, cantautore “cosmopolita” con le radici sulla Costa dei Gelsomini; dai Koralira ai Marvanza, dalla voce di Manuela Cricelli al rock calabro di Domenico Sisto… Impossibile in poche righe far l’elenco completo dei protagonisti di un fenomeno che ha già superato i confini della nostra regione e si sta proponendo gioiosamente nel resto d’Italia e oltre. La covata segue il capostipite Mimmo Cavallaro, a sua volta parte della galassia di Eugenio Bennato. Insomma, il frammentato Sud finalmente unito dalla musica. Un atteggiamento in controtendenza, la sospettosità superata da uno stile di condivisione e compartecipazione. U n Massimo Vivarelli n quale luogo della Calabria, avuto avesse egli il nascimento, per diligenza praticate, non abbiamo saputo invergarlo. Egli è certo però, che fu dalla nascita dotato d’un alto, e perspicace ingegno, ed atto ad apprendere qualsisia scienza la più difficile. Imperciocchè imparò la lingua latina, la Filosofia, la Teologia, la Medicina, ma la Chimica fu mai sempre la sua diletta. In questa applicò tutto il suo talento, consumando le sostanze del suo non troppo pingue patrimonio per rinvenire la maniera di trasmutare i metalli. Ma questo fu un difetto scusabile in un Uomo Filosofo, desideroso di rinvenire la verità di queste cose, che si revocano in dubio. Proccurò bensì unire assieme quante opere chimiche potè egli rinvenire, e pubblicolle per mezzo delle stampe”. 13 Immagini antiche o più vicine a noi, propongono l’affannosa ricerca che in passato coinvolse e appassionò tanti “scienziati ante litteram”, come li definisce Giuseppe Vizza (nella foto) che ha dedicato a Giano Lacinio una paziente ricerca, sottraendolo così alla coltre di silenzio che l’avvolgeva Giano Lacinio riprende un concetto caro agli alchimisti francescani: l’arte alchemica si fonda su una profonda ispirazione divina. In questo contesto, la ricerca della pietra filosofale non è un mezzo per accumulare ricchezze ma lo strumento per il rinnovamento dell’anima. La conoscenza dei segreti della natura deve servire innanzitutto ad alleviare le sofferenze dei poveri. L’aspetto farmaceutico diventa rilevante perché la ricerca della trasmutazione dei metalli si accompagna alla ricerca dell’elisir, il farmaco universale cui si attribuiva il potere di prolungare la vita. L’elisir poteva purificare non solo i metalli vili in oro, ma anche l’uomo dalle impurità e dunque dalle malattie. Lacinio nella sua opera ripropone la legittimità scientifica di una disciplina che era stata emarginata nel corso di secoli dalla cultura ufficiale, sempre ominciò come scalpellino: tagliava le pietre per l’edilizia (case, muri, strade, ponti) e ne aveva imparato tutti i segreti. Conosceva le venature, i versi della materia e sapeva trovarne i punti deboli dove, incidendo con scalpello e mazza, riusciva tagliare un masso senza rovinarlo. Nelle sue mani la roccia diventava morbida, mansueta, fino a rispondere alle sue intenzioni. Micuccio Morfea, nato nel 1912 a san Pietro di Caridà, al confine tra le province di Reggio e Vibo, passò poi la vita nel paese della moglie, Dasà. In Calabria, chi proviene da un altro comune, anche vicino, resta sempre un forestiero e lui, a Dasà, lo era ancora di più per la sua arguzia e per il gusto di parlare in versi, rimando. Il suo amore spontaneo per l’espressione artistica passava dalla parola poetica alla scultura. Negli anni 60, con l’introduzione dei mattoni, Morfea non trovava più lavoro come scalpellino e si mise a fare il contadino e altri piccoli lavori ma gli rimase la passione per i sassi, ormai inutili nell’edilizia. Aveva frequentato solo le elementari e aveva una gran voglia di conoscenza, alimentata da una forte intelligenza. Prese in mano i libri di scuola dei nipoti e leggendoli, conobbe le riproduzioni delle sculture greche, romane e poi Michelangelo e Bernini. Rimase affascinato da queste opere e iniziò a riprodurle esclusa dal novero delle discipline insegnate nelle università, ma che è sempre stata parte integrante del patrimonio culturale e scientifico di ogni uomo veramente erudito. Tra i suoi cultori si possono annoverare imperatori, santi, prelati, papi, teologi, parroci, medici, poeti, orafi e tintori. Questa cerchia comprende personaggi come Newton, Leibniz e quasi tutti gli uomini di scienza del XIV-XVI secolo che tentarono di elaborare una teoria unitaria della filosofia naturale mirata alla comprensione del mondo. L’obiettivo principale degli alchimisti era quello di trasmutare i metalli vili in oro. L’autore del libro afferma: «a volte la storia ci riserva strani paradossi e sorprese; la trasmutazione dei metalli, da loro inseguita invano per 15 secoli, è stata ottenuta nel 1919 dal grande scienziato Rutherford con la prima reazione nucleare artificiale. Lo scienziato di oggi – conclude Vizza – dovrebbe riflettere sulla passione e tenacia profusa da questi uomini per amore della conoscenza e rifuggire da sciocchi atteggiamenti liquidatori e superficiali». Questi artisti, in gran parte giovani, sanno fare “squadra” e cercano di emergere valorizzandosi a vicenda. Non c’è invidia verso chi è già affermato, vedi il cosentino Dario Brunori, che in musica fa Brunori Sas, il nome della ditta di costruzioni di suo padre, dove avrebbe dovuto lavorare anche lui se non si fosse messa di mezzo una chitarra. Ma è andata bene: oggi Dario è Un’onda musicale sta attraversando la nostra regione alimentata da una squadra di talentuosi artisti, alcuni già affermati altri in attesa di esplodere. Tutti capaci di valorizzare le radici della propria terra e provare a cambiarla in meglio Nella foto del titolo, Stefano Simonetta, in arte Mujura. Qui accanto, dall’alto, Francesco Sicari, Fabio Macagnino, Giuseppe Costanzo e Antonio Callà, giovanissimi rapper in arte Shark & Groove n alla sua maniera, interpretandole. Giano bifronte divenne una duplice faccia di giovane calabrese; la Bocca della verità, un mascherone di donna tonda con la linguaccia; la Pietà uno strazio materno contadino, le decorazioni dei sarcofaghi si tramutavano in allegri festoni a frammenti. Fece un busto di suo padre per il cimitero, poi quello di un nipote morto giovane. Qualcuno tentò una commissione funeraria, ma andò sempre male: si volevano visi dolci, smielati, invece le sue figure avevano tratti rudi, con le rughe da intemperie, e lo spirito grinzoso, rispondenti alla fisionomia locale. Tentò di ritrarre qualche faccia che lo aveva colpito: un uomo affannato dal collo grosso, un prete arcigno, una donna dallo sguardo chiuso. La forte superstizione dei calabresi tendeva a rifiutare i ritratti (mi caccia l’anima, è di malaugurio!). Erano accettati di più i lavori decorativi: vasi, bassorilievi, insegne perché non implicavano un difficile giudizio estetico. In pochi capivano la sua capacità di indagare artisticamente le immagini del suo paese. Morfea non si curava di derisioni e indifferenza e creava in continuazione, alla ricerca di nuovi tagli. Amava molto la serpentina, una pietra igroscopica che diventa verde se inumidita e che dà un buon risultato di superficie semi ruvida. L’asperità di questa materia si presta bene uno dei più apprezzati cantautori italiani e c’è chi lo paragona a Gaber per come sa giocare con le parole. La differenza è che Brunori scrive e canta in italiano, mentre la nouvelle vague della musica calabrese è più attratta dal vernacolo, che diviene base di esperienze anche audaci. Prendiamo Stefano Simonetta, in arte Mujura, parola che nel dialetto della alla durezza dei volti calabresi che fino agli anni settanta erano provati dalla povertà. Andava a cercare la serpentina lungo torrenti impraticabili. Mi ricordo che portammo su a braccia per un dirupo, dal fondo di una fiumara, un sasso di almeno cinquanta chili per fare il ritratto a Laura. Nelle figure riusciva a dare il meglio di sé: Bagnante, un piccolo nudo (60 cm) di donna matura in piedi, che pudicamente si copre i seni, è forse l’immagine della moglie, non disponendo di altre modelle. Il suo capolavoro è, a mio giudizio, Marabuta, che in dialetto indica la monaca di casa, usanza non rada nei paesi. Le zitelle che, non volendo denunciarsi come tali, si vestivano da Un artista “spontaneo” Micuccio Morfea (nella foto sotto il titolo). La sua abilità di scalpellino nel tagliare la pietra, ne fece uno scultore originalissimo. A cominciare da sinistra, alcune delle sue opere più rappresentative: “Anfora”, “Bagnante”, “Pietà”, “Marabuta”, “Bocca della verità” sua Roccella sta a indicare il cielo gravido di nubi sospeso tra tempesta e sereno. Cantautore poliedrico, suona con Eugenio Bennato (l’album Questione meridionale) e con lui ha fatto il giro del mondo (Maghreb, Etiopia, Medio Oriente, America, Nord Europa, Spagna e Portogallo, Turchia, Sanremo…). Il suo primo disco, dal titolo omonimo, è un concept album sulla Calabria contraddittoria, da scoprire fuori dai facili cliché. «Parlo della Calabria – dice Mujura – non per rivendicazioni campanilistiche, ma perché è l’argomento che conosco meglio e sento di dover restituire in pienezza una realtà su cui si hanno notizie parziali, frastagliate e imprecise». Interessante notare come, artisticamente, questi musicisti siano dei “calabresi di ritorno”. Il loro percorso parte spesso dai grandi generi moderni anglosassoni e internazionali, per approdare solo dopo alla musica popolare. Folk, rock, cantautorato s’intrecciano in un progetto artistico trasversale. Lo stesso uso della lingua è frutto di contagi con la mescolanza di dialetto, italiano, parole inglesi, frasi in arabo. Si creano suggestioni verbali, fin dall’intitolazione dei brani, dove si può spesso leggere un doppio significato: ad esempio, Parti, Mani chini, Suli sono i titoli di alcuni tra quelli composti da Mujura. consacrate e restavano a vivere nella casa di famiglia. La Marabuta (serpentina 50x25x30) ha la fronte e la gola coperte dal manto, lo sguardo di un pietismo di maniera e solo una mano che va a coprirsi o a battersi il petto: ritratto altamente espressivo di una profonda tradizione meridionale. Micuccio Morfea, morto a Dasà nel 2001, può essere considerato un vero artista contadino, autodidatta e naif, interprete dei volti della sua terra negli anni in cui l’antica civiltà contadina stava scomparendo. La sua figura e le sue opere, stimate in duecento lavori, devono essere ricordate tra le espressioni artistiche calabresi del 900. [email protected] Che con Amir, poetico brano sulle speranze e il dramma dei migranti, è finalista a Musicultura 2015. In alcuni casi la ricerca si spinge sui sentieri dell’antropologia e della glottologia. Il giovanissimo musicista vibonese Francesco Sicari canta serenate con ritmi moderni, su testi nati dopo le lunghe chiacchierate a San Costantino di Briatico col suo illustre compaesano Luigi Lombardi Satriani, nipote del barone Raffaele, un precursore dello studio etnologico che nella prima metà del secolo scorso raccolse canti, proverbi, filastrocche, racconti, modi di dire del mondo contadino in via d’estinzione. E proprio del profumo di quel mondo è impregnata la musica di Sicari. Il suo primo CD si intitola Spartenza e racconta il doloroso distacco dell’emigrato: Spartenza amara, dulurusa e forti, / Su tanti li pauri e li turmenti; Speru di turnari si nce sorti / Ca ‘nta lu pettu mio nc’è focu ardenti. A suggellare il momento magico c’è anche il gran successo di due specialissimi rapper, Shark & Groove, ovvero Giuseppe Costanzo di Siderno e Antonio Callà di Mammola, che hanno commosso tutti a Italia’got Talent 2015, la trasmissione tv di Sky dedicata ai nuovi talenti. Senza temere disabilità e pregiudizi, questi due ragazzi “diversi” rovesciano il concetto di bellezza e spiazzano il pubblico. «Vogliamo cambiare il mondo», dicono, «non sappiamo ancora come, ma lo faremo». Ci basterebbe che per intanto cambiassero la Calabria. Una chitarra mille progetti Francesco Loccisano è pieno di riccioli e di idee. Ha resuscitato la chitarra battente, che era stata ridotta a strumento da osteria e che invece ora grazie a lui è diventata un strumento cool della musica italiana rancesco Loccisano, talentuoso musicista di GioioFsi scomparso, sa Jonica, sta facendo risorgere uno strumento quala chitarra battente. Usata nelle corti rinascimentali, fu poi adottata per stornelli e tarantelle e l’uso colto cedette il passo all’utilizzo popolare. La potete riconoscere perché è a forma di otto allungato e ha la cassa bombata. L’accordatura è a dieci corde in metallo, che vanno per l’appunto «battute», senza l’uso del plettro. Incontriamo Loccisano durante uno dei suoi tour, in trio con il bassista Silvio Ariotta e il percussionista Antonino Palamara, anche loro calabresi doc. «Circa vent’anni fa, quando ho iniziato a suonare la chitarra battente, mi accorsi subito che aveva delle notevoli capacità espressive, alla pari di altre “chitarre nazionali”, come la chitarra flamenca in Spagna, la chitarra francese, quella elettrica in America…». Folta e riccioluta capigliatura, abbigliamento casual, Loccisano somiglia a un Ulisse in versione rocker, ma la sua formazione è multiforme. «Ho una grande passione per il jazz, così come per il flamenco; ho studiato chitarra classica ma poi ho girato l’Italia e il mondo con Eugenio Bennato e così mi sono immerso nella musica etnico-popolare. Credo che da tutti questi ingredienti nasca un filone originale». Già due gli album incisi, entrambi formati da composizioni originali per chitarra battente, dove finezza di suoni ed energia ritmica sono combinate sapientemente. L’ultimo cd, uscito pochi mesi fa, lo ha intitolato senza falsa modestia Mastrìa. «Ogni tanto – confessa – mi diverto a trascrivere dei brani dei Beatles…». Mentre lo dice già le dita scorrono sulle corde e prende vita una versione assolutamente inedita di Michelle. Da Ambrogio Sparagna in Puglia a Mimmo Cavallaro in Calabria l’onda musicale glocal non conosce argini. Loccisano suona con nomi di primo piano della musica italiana, come Vinicio Capossela, ma sente ormai che la sua missione è di ambasciatore della chitarra battente, sottratta alle osterie ed elevata a sofisticato congegno d’arte. «Lo strumento è stato adottato dal mondo contadino, specie in Calabria, ma dalla fine degli Anni Cinquanta cominciò ad andare in disuso e stava per scomparire. Adesso assistiamo a qualcosa di straordinario, perché da chitarra degli anziani sta diventando la passione dei giovani». Un recupero musicale a tutto tondo: gli artigiani liutai hanno ricominciato a costruire questo tipo di chitarra, a cominciare dalla famiglia De Bonis di Bisignano. Sergio Pugliesi, in arte Oliver, ha costruito a Scilla un modello di battente chiamato proprio «Loccisano». Il lascito della tradizione diviene materia sperimentale ed è trasformato in nuova ricchezza artistica. C’è inconsapevolmente l’indicazione di un metodo utile al Paese, specie al Mezzogiorno, in questo lungo frangente di crisi. Tra la barba si fa largo un sognante sorriso. Loccisano sospira: «Bisognerebbe attuare proprio una tecnica di sviluppo, trascinare un po’ tutte le energie positive che possono sostenere questo tipo di progetto, perché credo che la chitarra battente abbia tutte le capacità per andare oltre». e.r. n 14 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 IL VALORE NON EFFIMERO DI UNA TRADIZIONE CULTURALE Alla Casa della Cultura “Leonida Repaci”, nel trentennale della sua inaugurazione, assegnati i premi ai vincitori della XX Edizione del Premio letterario n Rocco Militano l patrimonio culturale di eccellenza e distinzione della Città, è oggi, ancor di più, fondamento e condizione di sviluppo sostenibile e, nonostante le ridotte risorse finanziarie disponibili, su di esso bisogna scegliere di continuare a puntare. Con questa convinzione l’Amministrazione comunale di Palmi e l’Associazione Amici Casa Repaci hanno pienamente convenuto di confermare l’organizzazione dell’annuale Premio letterario, peraltro giunto alla significativa XX edizione, da quando il sindaco Armando Veneto lo immaginò, nel 1994, a simbolo di una antica e ininterrotta tradizione culturale della città. E proprio la celebrazione del valore dei venti anni di vita è stato il momento più significativo della serata alla Casa della Cultura, allorquando il segretario di sempre, Santino Salerno, ha dato lettura del messaggio del Presidente della Giuria, Walter Pedullà, all’improvviso impedito a presenziare per un problema familiare. «Il Premio Palmi non è un premio locale e non serve meno dei più importanti premi nazionali, magari più celebri e televisionati» ha scritto Pedullà. «In vent’anni abbiamo esaminato migliaia di libri; sono stati premiati autori anziani fino al punto di essere diventati dei classici moderni, e giovani che si presentavano con l’opera prima, scrittori esordienti che abbiamo poi visto passare dalla promessa alla certezza del valore non effimero». In questo contesto di richiami storici, gli Amici di Casa Repaci hanno colto l’occasione per celebrare anche il trentennale della inaugurazione della Casa della Cultura con la pubblicazione del discorso-manifesto che il 28 ottobre 1984 Leonida Repaci pronunciò svelando il bassorilievo in rame di Maurizio Carnevale che a tutt’oggi, con la proposizione della saga dei Rupe, racchiude il simbolo dell’importante complesso. E proprio sulle enormi potenzialità della Casa della Cultura e di Villa Repaci – donata dallo scrittore alla città – ha insistito l’Associazione (v. Itaca n. 27, N.d.R ), invocando con il suo presidente, Antonio Minasi, la costituzione di una fondazione che riesca a meglio valorizzare un patrimonio di grande pregio, mettendolo al servizio del territorio e della regione tutta, così com’era nelle indicazioni dello scrittore. I CITTADINANZA ATTIVA UN CASO ESEMPLARE I vent’anni del Una piccola comunità dell’estrema periferia, con tenacia e fatica, anche fisica, ha restituito dignità a un luogo di culto abbondonato, ma soprattutto alla memoria dei tanti operai periti, mezzo secolo fa, nei lavori di raddoppio della ferrovia tirrenica Premio Palmi A sostegno del Premio – fino a pochi anni fa completo delle Sezioni “Ermelinda Oliva” per la poesia, e “Domenico Zappone” per il giornalismo – è stato innescato, seppur ridotto rispetto al passato, un meccanismo di partecipazione popolare attiva, ma che ha saputo tener conto delle rappresentanze istituzionali della città, dei club service, degli intellettuali residenti e, soprattutto, del mondo studentesco. Gli autori finalisti della narrativa, infatti, dopo il confronto pubblico di presentazione dei propri testi nell’auditorium della Casa della Cultura, hanno incontrato docenti e studenti del Liceo Alvaro, del Liceo Pizi e dell’Istituto Tecnico Einaudi, per discutere dei temi culturali suggeriti dai personaggi e dalle trame delle opere selezionate. Maria Teresa Milicia, Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso (Salerno); Cosimo Sframeli e Francesca Parisi, per il saggio A ‘Ndrangheta (Falzea). Per la Sezione Internazionale I Sud del Mondo, il premio è stato assegnato ex aequo ai registi Cosimo Damiano Damato e Giovanna Taviani. E sono stati, a fine cerimonia, proprio loro a essere premiati dal Sindaco di Palmi, Giovanni Barone, e da Armando Veneto, ideatore del Premio, tra gli applausi del pubblico a chiusura del racconto di Damato sulla sua ultima esperienza sul set del film Tu non c’eri – ora in fase di post-produzione – e della lunga e coinvolgente intervista all’estrosa Giovanna Taviani, palesemente figlia e nipote d’arte. Mattoni di memoria Il vincitore, Domenico Dara riceve dal Sindaco Giovanni Barone, la Palma d’argento creata dal maestro orafo Carlo Magazzù marmo delle pareti furono trasportate direttamente da un deposito della stazione Termini di Roma, mentre, in origine, l’edificio doveva avere una semplice funzione votiva e celebrare il sacrificio di ventitrè operai – ricordati da una epigrafe – caduti durante i lavori di raddoppio della strada ferrata che, stante i difficili lavori di scavo della galleria sotto la montagna, lungo un percorso Sotto, Antonio Pascale con Anna Rosa Macrì conduttrice della serata finale e, a destra, con Luigi Lombardi Satriani e Santino Salerno, membri della Giuria n Antony Rizzitano (di spalle), presidente del Comitato di quartiere, accoglie i vescovi Milito e Rimedio per la cerimonia di consacrazione della piccola chiesetta, sottratta con la tenacia e la determinazione di uno sparuto gruppo di cittadini, all’oblio e all’abbandono Giuseppe Grassi de Joannon duecento anni dopo L’ n Gaetano Muscari* stato un giorno festoso quello dell’inaugurazione o, meglio, della riapertura al culto di questo modesto tempietto e sembra, visitandolo, molto strano come per decenni possa essere rimasto inghiottito da una giungla di rovi ed erbacce, abbandonato all’incuria, ai vandali, alla violenza degli elementi, tanto da sembrare più un rudere che una chiesa. Costruita negli anni ‘60 proprio a ridosso della ferrovia, spicca per il contrasto tra la modestia delle forme e la sovrabbondanza di rivestimenti marmorei interni ed esterni che non si riscontra in alcun’altra chiesa di Palmi. In effetti le lastre di È Poi, alla presenza di un pubblico attento alla colta conduzione della giornalista Annarosa Macrì, le votazioni della Giuria dei lettori e le premiazioni dei vincitori, omaggiati anche con l’artistica Palma d’argento creata dal maestro orafo Carlo Magazzù. Le motivazioni dei premi, espresse dalla Giuria per tutte e tre le sezioni, hanno dimostrato l’alto valore culturale delle opere concorrenti e l’attenzione delle Case editrici più importanti per il Premio Palmi. Vincitore della sezione narrativa fra i tre finalisti è stato Domenico Dara, con la sua opera prima Breve trattato sulle coincidenze, Nutrimenti edizioni; poi, ex aequo, Licia Giaquinto, con La briganta e lo sparviero (Marsilio) e Antonio Pascale con Le attenuanti sentimentali (Einaudi). Il riconoscimento per la Saggistica è andato a Franco Lo Piparo per Il professor Gramsci e Wittgenstein (Donzelli), ma ci sono state anche le menzioni speciali della Giuria per tre autori: Da sinistra, Franco Lo Piparo, premiato per la Saggistica; Giovanna Taviani, premiata ex aequo con Cosimo Damato per I Sud del Mondo; Licia Giaquinto, finalista nella Sezione Narrativa IL GIOVANE ALVARO Un archivio di appunti, abbozzi di romanzi, corrispondenza, custodito dagli eredi di Domenico Lico, compagno di Liceo e amico fraterno di Corrado Alvaro, è stato fortunosamente sottratto all’oblio e, forse, scampato al rischio di distruzione n Pasquale Vilardi omenico Lico le custodì affettuosamente fino alla morte. Poi i suoi eredi pensando che quelle “carte” non avessero alcun valore, prima di distruggerle, per scrupolo, chiesero a Gilberto Floriani, responsabile del Sistema Bibliotecario Vibonese, di dare un’occhiata. Fu un’autentica emozione scoprire il rivelarsi anticipatore dello spessore e delle potenzialità intellettuali di quello che sarà un grande della letteratura italiana ed europea. Quell’archivio adesso, raccolto e organizzato, è proposto dall’editore Donzelli (Un Paese e altri scritti giovanili – 1911-1916), curato da Vito Teti e arricchito da un bel saggio di Pasquale Tuscano sulla poetica dello scrittore. Chi volesse ridurre l’immagine di Corrado Alvaro a quella di uno scrittore “regionale”, la cui fama è legata a un solo romanzo (Gente in Aspromonte) - peraltro di grande spessore letterario e utile per una conoscenza-valutazione culturalsociologica di una regione, D anzi di una parte di essa - farebbe un grande torto a questo intellettuale del sud che, con la sua opera complessiva (non limitata alla sola narrativa) ha esplorato altri generi letterari (saggistica, teatro, cinema, giornalismo) restituendoci la figura di un intellettuale a tutto tondo. La sua grandezza non deriva solo dall’acutezza e modernità del suo pensiero ma anche dalla capacità di farsi comprendere con un linguaggio elegante ma non lezioso, spesso di scultorea precisione ma comunque da tutti comprensibile. Scopriamo, tra l’altro, un aspetto della sua attività forse noto agli esperti ma certamente sconosciuto al grande pubblico: l’interventismo di Alvaro allo scoppio della prima guerra mondiale, che testimonia il carattere irruento del giovane Alvaro autore di sanguigne prese di posizione, scritte e orali, che hanno come conseguenza il suo arresto a Catanzaro e la reclusione sia pure per poche ore. Ma Alvaro la guerra l’ha fatta davvero (in qualità di ufficiale) sul fronte carsico e proprio questa esperienza lo porta a riflettere e ad essere disilluso di fronte al cinismo e all’insipienza della classe dirigente, militare e non, che strumentalizza l’entusiasmo di alcuni e la ineluttabile sottomissione dei soldati-contadini, immolati scientemente sull’altare di un retorico patriottismo. È in questa fase della sua vita che maturano riflesssioni sulla classe dirigente italiana che diventeranno temi dominanti della produzione saggistica e giornalistica di Alvaro (al riguardo si veda il bel saggio L’Italia rinunzia pubblicato nel1944 con la guerra ancora in corso nell’Italia settentrionale e di recente ripubblicato da Donzelli). Tra l’altro al fronte resterà ferito seriamente (e non guarirà mai del tutto). La lunga degenza in vari ospedali militari accentua il suo pessimismo e i toni delle sue critiche espresse nell’abbondante corrispondenza con gli ex compagni di liceo e con la contessa Puccini, nobile fiorentina, sua madrina di guerra ed estimatrice, conosciuta durante il suo soggiorno nel capoluogo toscano. Tornando all’Alvaro scrittore, il testo su cui stiamo riflettendo è importante per capire il suo rapporto con la terra d’origine che già si delinea in quegli anni giovanili. Il lungo racconto Un Paese ove le minute descrizioni permettono chiaramente di identificare in esso il natio borgo di San Luca, costituisce lo scheletro di quello che sarà la sua opera, se non maggiore per importanza, per la notorietà che gli ha conferito, vale a dire Gente in Aspromonte. Dal punto di vista culturale Alvaro è il frutto, molto ben riuscito oltre le aspettative paterne, di un’educazione piccolo borghese che in Calabria come al Sud in generale vedeva nello studio uno strumento di emancipazione sociale. Pure suo padre, maestro elementare, aveva perseguito questo scopo acquisendo, anche attraverso il matrimonio con una delle figlie del Segretario comunale, un prestigio e un ruolo sociale preminenente nella piccola società dello sperduto borgo alle pendici dell’Aspromonte ionico, oggi purtroppo noto per ben altri motivi. Per il figlio, il maestro Alvaro sognava un avvenire di emancipazione sociale anche a costo di dovere abbandonare la sua terra e per tale obiettivo aveva sopportato non pochi sacrifici e qualche inizale insuccesso del focoso Corrado, espulso dal Collegio di Frascati e bocciato al liceo di Bologna. E questo sogno il maestro Alvaro l’ha realizzato anche se la sua morte nel 1941 gli ha impedito di assistere alla piena consacrazione del figlio. Ma certamente l’affermazione di Alvaro va al di là di quello che potrebbe essere il perseguimento ed il raggiungimento di una collocazione sociale preminente, frutto di un successo professioniale che si riverbera nella sfera sociale. Pur legatissimo alla sua terra, Alvaro è da considerare, per la vastità e la profondità della produzione saggistico-letteraria, un intellettuale cosmopolita “in bilico tra disposizione cosmopolita e idillio paesano” come acutamente sintetizza Massimo Onofri nell’introduzione a Itinerario italiano la cui prima pubblicazione risale all’anno 1933 (recentemente riedito da Bompiani). Cosa direbbe oggi Alvaro di fronte all’acuta situazione di sfascio sociale e culturale non è corretto ipotizzarlo. Non v’è dubbio, peraltro, che alcune sue analisi circa l’arrivismo, l’opportunismo e l’insipienza delle nostre classi dirigenti conservano una impressionante attualità. Esse possono costituire un faro per la riflesssione degli intellettuali italiani e meridionali del nostro tempo. n non agevole, erano, per la povertà di mezzi e la scarsa propensione alla sicurezza del lavoro dell’epoca, particolarmente pericolosi. Quando “riscoprimmo” la nostra chiesetta facendoci strada tra rovi pungenti, all’interno non si era conservato quasi nulla: statue e suppellettili erano state abbandonate al saccheggio. In terra calcinacci delle pareti in rovina e pezzi di balaustra. E probabilmente sarebbe rimasta così ancora per chissà quanto tempo se la tenacia e la determinazione, nonché il grande spirito di sacrificio degli sparuti cittadini residenti in questa zona periferica, costituitisi in Comitato di Quartiere, sotto la guida dell’attivissimo Presidente Antony Rizzitano, non avessero iniziato una campagna – è proprio il caso di dire ”senza quartiere” – per la sensibilizzazione delle Autorità, del Comune di Palmi e dell’ente Fs, la raccolta di fondi avvenuta in diverse occasioni pubbliche per due anni, il 2013 e il 2014 e, infine, l’immancabile, periodico, lavoro manuale volontario di ripulitura e di recupero condotto senza risparmio di forze. Il coronamento di tutto ciò è stato la cerimonia d’inaugurazione, lo scorso Associazione Amici di Ermelinda Oliva si è costituita nell’autunno del 2007 per rendere omaggio alla poetessa palmese che eccelse per qualità umane e culturali. In sintonia con questo riferimento le fondatrici dell’Associazione operano con il loro impegno creativo ed artistico promuovendo eventi di carattere culturale, artistico e letterario. In particolare l’organizzazione di manifestazioni finalizzate a ricordare personalità della cultura e dell’arte appartenenti al proprio territorio, con un percorso conoscitivo rivolto soprattutto alle scuole e ai giovani. Quest’anno, ricorrendo il bicentenario della nascita, l’Associazione rende omaggio al pianista e compositore palmese Giuseppe Grassi de Joannon, non meno dotato dei suoi illustri concittadini Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce ma sconosciuto ai più e quasi completamente caduto nell’oblio. L’Associazione si prefigge attraverso un minuzioso lavoro di ricerca e recupero di documenti, articoli e i preziosi spartiti conservati presso le biblioteche dei conservatori più prestigiosi di’Italia di portarlo alla memoria dei suoi concittadini e celebrarne il talento. Le varie iniziative coinvolgono, come di consueto, le scuole della città e gli istituti superiori di tutta la regione, ma anche gli adulti calabresi residenti fuori regione e all’estero. Giuseppe Grassi De Joannon, discendente da una tra le più antiche e nobili famiglie di Palmi, nacque il 24 febbraio 1815. Della sua prolifica produzione (circa 200 composizioni tra brani per pianoforte e liriche per voce e pianoforte oggi in gran parte perduti) ci sono pervenuti alcuni brani pianistici e varie composizioni vocali, per lo più inediti e tre opere rappresentate al Teatro Nuovo di Napoli tra il 1846 e il 1852. Sconosciuta è la data della morte avvenuta probabilmente intorno al 1885. I bambini e i ragazzi, guidati dai docenti e ispirandosi alla figura del musicista, alle sue opere, al tempo in cui visse e in generale al valore universale della musica, si esprimono liberamente e in modo originale utilizzando la scrittura creativa, il linguaggio grafico, pittorico, plastico, teatrale, musicale. I lavori pervenuti all’Associazione Amici di Ermelinda Oliva (Via Dante 51/e, c/o Saffioti Multistudio, 89015 Palmi) saranno esposti e faranno da cornice alla manifestazione conclusiva del progetto, a Palmi, nel mese di maggio, presso la Casa della Cultura “Leonida Repaci”. 20 dicembre, con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, mons. Milito, dal Vescovo emerito di Lamezia, mons. Rimedio e dal Parroco della chiesa del Soccorso, don Emanuele Leuzzi, sotto la cui giurisdizione ricade il quartiere. Nella stessa giornata si è benedetta la nuova campana e si è deposta una corona di alloro in memoria delle vittime i cui nomi sono scolpiti sulla lapide. A essi in futuro sarà dedicato, com’è nei progetti, il “parco della memoria” antistante la chiesa. È stata grande l’emozione di chi ha avuto la possibilità di entrare nel tempio quand’era in rovina, ritrovarlo riemerso dall’oblio e tornato a nuova vita. Spicca un grosso ceppo di ulivo del peso di 12 quintali, capovolto, riverniciato e trasformato in basamento per l’altare maggiore mentre dall’alto, un san Giuseppe dai lineamenti rudi e dalla posa precaria ma ardita e sbrigativa, veglia sul destino del risorto luogo. * Comitato di Quartiere Torre e Stazione n 15 16 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 17 LOMAS DE ZAMORA SFOGLIANDO L’ALBUM DELLA MEMORIA Il sogno italiano di Sandra è condizionato pure dalla situazione economica: «Non è favorevole il cambio della moneta argentina con l’euro o con il dollaro». In attesa di poter concretizzare il grande desiderio, lancia un appello: «Sarebbe meraviglioso trovare oggi i nostri parenti in Calabria. Abbiamo cercato un con- un nipotino, Santiago, di 13 anni, che gioca con l’Almirante Brown di Adrogué, nella provincia di Buenos Aires». È appassionata la scoperta delle radici e con grande orgoglio Sandra dice: «Mi sento italiana nel più profondo del cuore. Io sono cittadina italiana, come la maggior parte della famiglia. Mia madre ha Accanto, Sandra Repice con mamma Alba e papà Roque. Sotto, Pablo, il figlio ventenne di Sandra che sogna l’Italia e il cugino Santiago, giovane promessa del calcio Sandra, ricordi e sogni È nata in Argentina, come i suoi genitori, ma si sente profondamente italiana e calabrese. È stupefacente l’attaccamento di tanti giovani, anche di quarta generazione, alla terra dei nonni e magari bisnonni, senza mai averla mai potuto visitare. Con i suoi ricordi di bambina, Sandra Repice ricostruisce un quadro emozionante di cosa fu l’emigrazione calabrese nel secolo scorso n Domenico Logozzo nata e vive in Argentina, ma il cuore la porta in Italia. Sandra Repice da quando era bambina ha un sogno: conoscere il Bel Paese dei nonni. Insegnante, 49 anni, abita a Lomas de Zamora, non lontano da Buenos Aires. I suoi genitori sono figli di italiani emigrati agli inizi del Novecento. Pure loro sono nati in Argentina, ad Avellaneda. Sandra in Italia non c’è mai stata. «Voglio visitare la Calabria, appena posso, con i miei genitori, per conoscere i paesi dove sono È nati i miei nonni. Ho visto le foto del mare di Gioiosa. È un posto meraviglioso! Un mare che mi emoziona. A volte penso che mio nonno di fronte al mare sognava una famiglia, una vita piena di progetti. E ha ottenuto importanti risultati, perché ha creato una famiglia affettuosa e forte. Questo mare, se Dio vuole, presto lo vedrò. È il mio sogno. Come nipote d’immigrati calabresi sento l’orgoglio e la passione per la terra da dove loro sono partiti. Apprezzo la decisione coraggiosa. Hanno dovuto lasciare tutto, sapendo che forse non sarebbero mai più tornati indietro». E poi stand con prodotti tipici regionali. Un evento che mette in luce le particolarità della Calabria». Completa integrazione. «C’è tanta Italia nell’Argentina di oggi. Non solo numericamente. Il 65% della popolazione è infatti discendente di italiani. Fa parte della classe medio-alta: uomini d’affari e im- Nella pagina a fianco, i nonni Salvatore ed Emilia Carmela con in braccio il piccolo Roque. Sotto, il mare di Gioiosa, che Sandra spera di poter conoscere presto non solo in fotografia tatto, ma finora senza successo. E colgo questa occasione per invitare chi porta il nostro stesso cognome a scriverci su facebook. Abbiamo anche cercato di metterci in contatto con il radiocronista della Rai Francesco Repice, che ha origini calabresi. Un nipote di mio padre nel 1947 era dirigente del Crotone e si chiamava proprio Francesco Repice. Ho una foto della squadra crotonese che risale a 68 anni fa. L’ho fatta pubblicare sulla pagina facebook “Gioiosa Ionica”. La nostra è una famiglia con una importante tradizione sportiva, che si tramanda di generazione in generazione. Adesso c’è origini liguri e mio padre calabresi. Siamo alla vigilia della grande festa annuale dei calabresi d’Argentina che ci sarà il 12 aprile a Buenos Aires, nel segno di San Francesco di Paola. Una manifestazione, quella voluta dalla FACA (la Federazione delle Associazioni calabresi, N.d.R.), che conferma di anno in anno quanto è forte il legame con la terra dei padri. La devozione al Santo Patrono della Calabria è immensa. In suo onore il 12 aprile sarà celebrata una messa nella Cattedrale Metropolitana di Buenos Aires. Ci sono spettacoli di danza con i costumi, i suoni e i canti della tradizione. Melbourne / Sydney prenditori apprezzati nel mondo dell’edilizia. I primi immigrati italiani hanno costruito praticamente quasi tutto in Argentina. Gli argentini apprezzano la forza che ha avuto l’Italia di risollevarsi da guerre devastanti e gravi disastri. E questo è un motivo di orgoglio e di grande emozione per quasi tutti gli argentini di origine italiana». C’è tanto interesse per lo studio della lingua. Sandra Repice frequenta le associazioni culturali qualificate come la Dante Alighieri: «Da sempre sono interessata a imparare bene la lingua. Posso studiare solo ora, ma non è mai troppo tardi, e mi piace molto. Bisogna fare in modo che lo studio dell’italiano entri sempre di più nelle scuole argentine. Cosa che stiamo ottenendo, sia pure lentamente». Ricorda: «Una volta c’erano i piani di studio italiani e si insegnava il latino. Sono stati sostituiti dal francese e dall’inglese». Sandra ha un figlio di 20 anni, Pablo, che lavora con il padre architetto e studia Storia all’università. È molto legata al mondo della scuola: «Ho scelto di fare l’insegnante perché credo che attraverso l’educazione possiamo fare un paese grande e potente». Ha un ruolo importante: «Sono ispettrice di Scuola Media a Lanús e sono anche insegnante di Didattica e Pratica. Ho iniziato a insegnare al liceo quando avevo 21 anni. Una professione che mi piace tantissimo e che mi ha dato finora belle soddisfazioni ma anche grosse responsabilità. Sono stata anche direttrice di una scuola con mille alunni e 120 insegnanti. «Il mio sogno da bambina era imparare la lingua italiana e parlare come i miei StorieCosì Ecco gli Araldi di San Francesco Emanuele Giacoia Le comunità calabresi all’estero si preparano alla celebrazione del VI centenario della nascita di San Francesco di Paola, nel 2016 n Assunta Orlando a figura di San Francesco di Paola, Patrono della Calabria, in prossimità del VI Centenario della nascita, che ricorrerà nel 2016, è al centro dell’attenzione dei devoti nel mondo. Una prima iniziativa, promossa dalla Fondazione San Francesco da Paola nel mondo, si è realizzata di recente in Australia, dove risiede una numerosa comunità d’origine calabrese. A Melbourne, presso il Calabria Club, noto come “il luogo di San Francesco in Australia”, è stato ufficialmente istituito il primo gruppo degli “Araldi di San Francesco da Paola nel mondo”. L Sotto tale denominazione, nel significato di “Messaggeri”, e tale è il ruolo dei nostri corregionali che hanno fatto conoscere all’estero la figura e il culto di San Francesco, si riuniscono i devoti nel mondo che indossano una stessa divisa per rendere l’unione anche simbolicamente visibile. In riferimento all’indumento di San Francesco noto per il miracoloso passaggio dello Stretto di Messina, è stato scelto per la divisa un mantello che riporta il logo della Fondazione, San Francesco che naviga con il mantello sul globo terrestre e l’indicazione del Paese, dove risiedono gli Araldi che l’indossano. All’atto d’istituzione è seguita la celebrazione, nella Chiesa di Santa Monica, con la benedizione dei mantelli, officiata da P. Rocco Benvenuto, invitato per l’occasione a Melbourne in rappresentanza dei Minimi. Successivamente si è svolta la festa annuale in onore del Santo con la partecipazione di migliaia di fedeli giunti da tutto la Stato del Victoria per venerare il Santo Patrono di Calabria. Numerosi messaggi per gli eventi di Melbourne, sono stati inviati dalle Istituzioni dedicate al Santo presso le comunità calabresi e dalla Calabria sono giunti gli auguri del Correttore Provinciale dei Minimi, p. Gregorio Colatorti e dal Governatore della Calabria, Mario Oliverio. In risposta ai messaggi, il presidente del Calabria Club, Sam Sposato, ha rivolto l’invito a partecipare, il prossimo anno, all’apertura delle celebrazioni del VI Centenario, coincidendo l’evento con la Festa annuale che si celebra a marzo. A Melbourne, dove con il pellegrinaggio della Reliquia nel 2012, è iniziato il cammino di pre- nonni, Salvador ed Emilia. Mi piaceva andare a trovarli tutte le domeniche. Mangiavamo tutti insieme e mio padre parlava in dialetto con loro. Io ascoltavo con piacere, sebbene non capissi nulla». Ha nostalgia dei “bei ricordi degli anni Settanta”. Quando si stava a tavola, si mangiava calabrese, si colloquiava e ci si divertiva. Il piacere di stare insieme. «Proprio così, c’era un formidabile calore nei rapporti umani, la famiglia era unita, la comunicazione era diretta. Altro che distrarsi, come si fa oggi, con i telefonini. Allora mia nonna preparava i dolci per la merenda di tutti gli amici, aveva tempo per fare diverse cose che a me piacevano assai. Ora tutto si fa in fretta. Non ho tempo per niente. Si potrà recuperare il bello di quel tempo? Lo spero». E intanto Sandra rivive le gioie dell’infanzia. Sfoglia con noi l’album della memoria. «Avevo otto anni. Con i miei genitori Roque Repice e Alba Rocchetta, n amarcord di momenti lieti, divertenti o curiosi, intriganti, anche patetici perché no, hanno costellato davvero al grido di un bel “di tutto di più” i miei lunghi anni trascorsi nella grande azienda Rai. Quarant’anni di ricordi che si affollano in mente, quarant’anni di interviste, servizi, documentari, collegamenti radiotelevisivi, che mi hanno dato spesso gratificazioni professionali e anche consensi e popolarità. Ma al di là del Tg3 regionale della Calabria, e ancora più per quanto ho prodotto per i servizi nazionali (oso dire, forse buoni), è lo sport che mi ha dato, giornalisticamente parlando, la notorietà. Anni di Tutto il calcio minuto per minuto, e ancora di 90esimo minuto del grande Paolo Valenti, più tanto altro per lo sport, non soltanto dunque per il pallone (sicuramente egemone su tutti), ti portano gioco forza in Italia sulla ribalta più che per altri campi d’informazione. Senza contare poi gli incontri, le cono- U parazione al VI Centenario e successivamente sono stati promossi eventi legati alla figura del Santo, la comunità guarda con grande devozione all’evento e spera con fiducia di poter riunire e incontrare i devoti nel mondo per tale occasione. P. Rocco Benvenuto, dopo Melbourne, ha incontrato, a Livepool, nella zona di Sydney, la comunità calabrese e in promozione del VI Centenario è stata celebrata una Messa nella La solenne celebrazione con gli Araldi di San Francesco, presieduta da p. Rocco Benvenuto Gli Araldi in processione e il loro giuramento al Calabria Club Chiesa dei Padri Scalabrini, organizzata dagli esponenti della comunità, Giuseppe Arduca, ex presidente della Federazione calabrese, da Pino Sgambelloni, ex Consultore della Regione Calabria e Silvio Marapodi, attivo organizzatore di eventi religiosi. Ad accompagnare p. Rocco Benvenuto nella trasferta a Sydney, il presidente del Calabria Club di Melbourne, Sam Sposato e la delegata della Fondazione, Assunta Orlando. Altri incontri con autorità di Liverpool e Francesco Carbone che ha origini calabresi, sindaco di Fairfield, una delle città più multiculturali d’Australia. Le iniziative, gli incontri e la programmazione già avviata per l’evento del 2016, testimoniano che la comunità calabrese in Australia, nonostante sia la più lontana, è pronta a celebrare solennemente il VI Centenario. n eravamo stati a pranzo nella casa della madrina di mio padre. Alla fine, uno degli ospiti si era alzato per aiutare la padrona di casa a sparecchiare. Stava togliendo la tovaglia, quando la signora Carmela lo fermò: “Aspetti che prima raccolgo tutte le briciole”. E con pazienza recuperò le mollichine una ad una. Le mise in un piatto: “Nulla si deve buttare”. Rievocando i tempi duri della guerra, quando non c’era da mangiare. «Quel gesto è rimasto impresso nella mia memoria. Per sempre. I nostri genitori ci hanno insegnato che non dobbiamo mai buttare via il cibo, perché il cibo è sacro. «Mi ricordo ogni singola parola dei miei nonni. Parole d’amore per la loro terra e di gratitudine per l’Argentina che li ha ospitati. Odiavano la guerra per tutti i danni che aveva causato. Mio nonno, Salvador Repice, di Gioiosa Jonica, dopo avere prestato il servizio militare a scenze, le amicizie con tanti grandi colleghi, con cui ho lavorato spesso fianco a fianco. Sandro Ciotti per esempio, straordinario affabulatore, quanto scorbutico e ironico. “Stranamente” gli ero molto simpatico, forse perché, come lui, fumavo a ripetizione le profumatissime sigarette americane senza filtro come le Pall Mall o, da lui preferite, le Chesterfield, da cui la sua celebre voce roca. Non era tenero con nessuno Sandro. Ricordo che una volta ero sul campo del Catanzaro, quello dei tempi gloriosi della serie A, e – come si dice – in “cuffia” per Catanzaro-Lazio. Ciotti chiese nel corso della trasmissione la linea ad Ameri, che non gliela concesse impegnato com’era nel descrivere una fase della sua partita che si svolgeva sul campo principale. Il tecnico di postazione di Ciotti dimenticò di chiudere il microfono (come era d’obbligo) e lui, ignorando il fatto, mandò al diavolo con espressioni non ripetibili il grande collega. Naturalmente fu ascoltato da tutte le radioline dei milioni di appassionati. Apriti cielo, con tutte le polemiche che ne seguirono per un episodio davvero imbarazzante. Devo dire che nell’ambiente si sapeva che non occorreva buon sangue tra i due (due galli nello stesso pollaio). Fui inviato nel 1972 a Bruxelles per la finale della Coppa dei Campioni (allora la Champions si chiamava così) tra Ajax e Inter (quest’ultima perse malamente, come molti ricorderanno ancora) con Ameri che curava la radiocronaca, Ciotti in tribuna stampa per le interviste agli esperti e io negli spogliatoi per le interviste ai giocatori nella sosta tra primo e secondo tempo. Ebbene, pensate che per raggiungere la capitale belga Ciotti prese un altro aereo, mentre io volai con Ameri, e nei giorni che trascorremmo lì non fu mai con noi a tavola! A questo proposito ho una chicca. Enrico Ameri quando veniva a Catanzaro per quel turno campo principale, dal mattino fino a dopo la Napoli per due anni nella Marina, è venuto in Argentina nel 1923. A Gioiosa aveva studiato. Aveva una certa cultura ed era riuscito a inserirsi subito e bene nel mondo del lavoro. «Fondò una società di costruzioni chiamandola “Salvador Repice”, alla quale successivamente aggiunse i nomi di mio padre, di mio zio e del mio bisnonno Roque, che a Gioiosa aveva lavorato nelle ferrovie. Realizzarono importanti opere, come il cablaggio sotterraneo di Buenos Aires e della Provincia. Dopo 50 anni l’intero impianto è in condizioni eccellenti». Sandra era una bambina curiosa. Ai nonni faceva continuamente domande, voleva avere risposte ai tanti “perché?”. E le otteneva. Stava ore ad ascoltarli, affascinata dai loro racconti. L’amara situazione in cui si viveva nei paesi calabresi. La povertà. La via obbligata dell’emigrazione. Avventurosi viaggi con la nave. Duravano venti giorni quelli per Buenos Aires. Vicende umane toccanti: «Mio nonno cercava partita non toccava cibo, ascetico fino al fischio finale, poi si rifaceva abbondantemente a cena. Gli piacevano, per la cronaca, gli spaghetti al nero di seppia, che con lui mangiavamo al ristorante di “Mimmo”, a Catanzaro Lido, dove si recavano tutti i giornalisti, inviati al “Ceravolo”, dal nome del compianto presidente giallorosso, quello che portò per la prima volta una squadra calabrese in serie A. Che ricordo piacevole. Come quelli degli innumerevoli incontri con personaggi famosi dello sport italiano e del calcio di allora. Avevo, tra gli altri, una particolare simpatia per Nereo Rocco, l’allenatore del grande Milan, dove brillava, anche in campo internazionale, Gianni Rivera, “l’abatino”, come lo definì la penna magistrale di Gianni Brera. Era al termine una volta di Catanzaro-Milan, la trasmissione finita da poco ed ero sceso negli spogliatoi, ma il Milan era già sul pullman! Addio interviste, pensai. Così corsi dietro al mezzo e chiamai Rocco, lui con grande cortesia scese e si prestò alla mie domande per Tutto il calcio, che credo una moglie italiana. E così ha sposato “per procura” mia nonna Emilia Romeo, che era orfana di guerra. Aveva perso i genitori e una sorella di tre anni nella Prima Guerra Mondiale. Nata a Caulonia, un paese non lontano da Gioiosa, era stata portata in un convento a Roma, dove aveva imparato a leggere e scrivere. Nel 1937 il matrimonio con il mio bisnonno. Hanno avuto quattro figli: due maschi e due femmine. «La mia bisnonna era una donna molto attiva. Istruita e altruista. Aiutava gli immigrati analfabeti a comunicare con le famiglie in Italia. Scriveva le lettere e leggeva quelle che arrivavano dalla Calabria. Il compenso era la pasta all’uovo fatta in casa oppure la frutta. Mi raccontava la tristezza che la prendeva quando doveva leggere le cattive notizie. Familiari disperati. Lacrime di dolore per i gravi lutti e per la lontananza che impediva di dare l’estremo saluto ai loro cari». E il nonno è ritornato qualche volta a Gioiosa? «Aveva tanta nostalgia. Diceva sempre che voleva tornare. Mandava i soldi ai parenti che avevano bisogno di aiuto. Tornò nel 1951. Giunse a destinazione con molti giorni di ritardo. Più di venti giorni di navigazione. Il dolore per la morte della madre, avvenuta tre giorni dopo che lui era partito dall’Argentina. La grande accoglienza dei nipoti. Mio padre mi racconta che l’accompagnarono a visitare tutti i parenti e che riportò dalla Calabria due bauli pieni di doni. Li divise con tutta la famiglia. Sono così generosi i calabresi!». n sia ancora la trasmissione radiofonica più longeva della Rai. Allo stadio ero sempre ogni domenica che i calabresi, in serie A, giocavano in casa. Nelle altre occasioni ero inviato a Verona, Firenze, Roma, Avellino, Napoli, Bari, Foggia, Catania o Messina (quando questa squadra era in serie A, fu il campo del mio debutto). Una domenica a Foggia, che giocava col Napoli, in tribuna mi resi conto che avevo lasciato a casa il mio cronometro e naturalmente per seguire una partita “minuto per minuto” non era certamente il massimo. Mi prestò il suo orologio-cronometro Enzo Foglianese, un collega della sede Rai di Bari. Ma per quanto riguarda Foggia fui protagonista, inconsapevole, di questo strano e increscioso episodio: vado al lavoro nel pomeriggio e come sempre, prima di salire in redazione, mi fermo per un caffè al bar di fronte alla storica sede Rai di via Montesanto, a Cosenza. Entrai e il titolare, mia vecchia conoscenza, mi guarda a bocca aperta, quasi stralunato, come si può guardare un fantasma. La radio accesa a tutto volume, e lui che seguiva le partite. «Ma lei è qui e non a Foggia?», mi fa. E io rispondo: «Se sono qui, evidentemente non sono a Foggia». Lui ribatte: «Ma se la sta chiamando Bortoluzzi!». Bortoluzzi era il conduttore, allora, di Tutto il calcio minuto per minuto. Spiegazione: in sede, come sempre, era arrivata la convocazione in segreteria per la mia trasferta a Foggia, per un Foggia-Bologna se ricordo bene, ma semplicemente si erano dimenticati di avvertirmi! L’elenco degli episodi e di tanti momenti, strani, interessanti e soprattutto gratificanti della mia carriera non finisce certamente qui, come diceva il mio grande amico Corrado presentando la sua Corrida. Con il permesso dell’amico direttore, vi rimando, amici lettori, alla prossima puntata. Una vita nel pallone (avventure e disavventure di un cronista d’eccezione) n 18 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 NEWS LA CALABRIA NEL MONDO... ...IL MONDO DELLA CALABRIA FIRENZE Antonio Cerra pittore, grafico, incisore ntonio Cerra, originario di Palmi, presenta un talento naturale per l’arte, coltivata e maturata con alacre impegno fin dagli anni giovanili presso lo studio dello zio Felice, pittore, e quello dello scultore ed intagliatore Giuseppe Cotugno. A Inaugurato il Monumento all’Emigrante MIAMI (Florida) Eccellenze calabresi in USA Viene spontaneo, a chi guardi la sua opera grafica e pittorica, ammirarne innanzitutto le grandi capacità disegnative e la perizia con la quale padroneggia tecniche artistiche di antica tradizione: dalla tempera all’uovo all’affresco, dalla morbida incisione a cera molle alla sottile esattezza della grafite e l’uso straordinario della sanguigna. Nelle opere di Antonio Cerra, echi dei luoghi della memoria: la Tonnara di Palmi con lo Scoglio dell’Ulivo, San Fantino di Taureana, primo vescovo della Calabria, Giuseppe Militano, ideatore e costruttore del carro della Varia WOLLONGONG (NSW) l Monumento all’Emigrante (The Migration Project) inaugurato quest’anno alla vigilia di Australia Day, nel suo minimalismo propone con forza evocatrice l’ansia dell’emigrante verso un futuro migliore. Sei travi di acciaio – i sei continenti – con le cime fatte a scale, si proiettano verso il cielo, convergenti al centro verso una barca sospesa, memoria e simbolo di tutti coloro che qui arrivarono e oggi abitano questa terra, a cominciare dagli aborigeni. All’inaugurazione, sono intervenuti il sindaco di Wollongong Gordon Bradbery, la senatrice Concetta Fierravanti Wells e numerose autorità. Mary Zanotto, già presidente del Calabria Centro Culturale (CCC), ha ricordato come in occasione di un’escursione turistica nel 2007 nella Riverina del New South Wales, luogo in cui sorge l’Italian Heritage Museum fondato da agricoltori italiani della città di Griffith Domenic Chieffe, allora presidente del Centro, Tullio Chiodo e Domenica Risorto, furono così ispirati dall’esperienza del luogo che si ripromisero, in coesione d’intenti, di realizzare il monumento a Wollongong. Dopo anni d’impegnativo lavoro, grazie al patrocinio dell’industriale filantropo Tom Gallo della WGE, ciò si è reso possibile. La realizzazione è stata affidata all’architetto di Sydney, Nerine Martin, prescelta nel concorso nazionale appositamente indetto, mentre un comitato di rappresentanti delle comunità e delle istituzioni locali ha scelto il luogo idoneo per la costruzione del monumento: la George Dord Reserve da dove si può, tra l’altro, ammirare uno dei più bei panorami dell’Illawarra. rriva dalla Locride e dalla Calabria la luce del tricolore che illumina Miami, nella festa italiana che caratterizza l’Italian American Heritage Month, proclamato dal Senato della Florida. Un evento che si svolgerà ogni anno per suggellare l’amicizia che lega i due popoli. Sono stati due calabresi i protagonisti principali dell’evento appositamente organizzato da alcune importanti Associazioni Italo-Americane in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Miami e l’Ente Gestore Odli, organizzazione per la diffusione della lingua e della cultura italiana in America. Sono Luigi Bava, da anni trapiantato da Bovalino (RC) in America, presidente dell’Odli e membro, nella passata legislatura regionale, del Direttivo della Consulta della Regione Calabria dei calabresi all’estero e di Antonello Pileggi, noto ricercatore di Lamezia Terme che si sta distinguendo per il suo eccellente lavoro nel campo medico dell’innovazione e della ricerca presso l’Università di Miami. Bava è stato organizzatore principale, con il Console di Miami, Adolfo Barattolo, di una serie di eventi che hanno coinvolto la Comunità Italiana con una significativa “Festa Italiana” che ha registrato una grande partecipazione di cittadini e si è svolta presso il Museo di Coral Gables a Miami. Pileggi ha ricevuto il premio “Eccellenze calabresi in U.S.A.”, un riconoscimento consegnatogli da Luigi Bava e dal Console Adolfo Barattolo con questa motivazione: «prestigioso ricercatore, che con il suo talento e le sue scoperte onora il nostro Paese e testimonia le capacità qualitative della Calabria, terra della quale è figlio, con l’augurio di sempre maggiori successi e la riconoscenza per le importanti novità, in campo medico e scientifico che continuano a caratterizzare la sua attività professionale». Una grande soddisfazione per la comunità italiana e soprattutto per la comunità calabrese in Usa. Sicuramente un evento che conferma le capacità dei figli di questa terra e dei tanti “cervelli” come il prof. Antonello Pileggi, costretti ad andare all’estero per trovare il loro posto al sole. E non è stato un caso se nel corso della serata è stata ampiamente ricordata, anche da autorevoli rappresentanti istituzionali americani, l’importanza del contributo che gli Italiani hanno dato e continuano a dare agli Stati Uniti unitamente alla grande amicizia che, ormai, lega i due popoli, grazie anche al contributo delle nuove generazioni. Una conferma, appunto, arrivata anche dalla consegna dell’Award ad Antonello Pileggi, oggi punto di riferimento dell’Università di Miami per le sue scoperte scientifiche. A Dopo una esperienza romana si è trasferito a Firenze lavorando in qualità di disegnatore presso l’Istituto Geografico. L’amicizia con il maestro Pietro Annigoni lo ha portato ad una sicura padronanza del disegno. Dal maestro ha assimilato il fascino per l’applicazione di tecniche antiche e lo studio del volto umano. Ha eseguito con tecnica particolare molti ritratti e ha prodotto opere a soggetto sacro, dalle pale d’altare alle vetrate istoriate. Cerra predilige la figura umana, ma dimostra interesse per composite e vivide nature morte. Ritrae le atmosfere calde e brillanti del solare litorale della Tonnara di Palmi, giovanile rievocazione di luoghi cari alla memoria. I Il filantropo Tom Gallo che ha concorso concretamente alla realizzazione dell’opera. Sopra, nelle due foto, membri del Club Calabria Centro Culturale 19 REGGIO CALABRIA Giuseppe Bognoni nuovo presidente del CSV Assemblea dei soci del CSV (Centro Servizi al Volontariato dei Due Mari) di Reggio Calabria, ha eletto presidente per il prossimo triennio Giuseppe Bognoni, responsabile provinciale del Banco alimentare, volontario impegnato da anni nel servizio a favore dei soggetti più deboli. Riunita per rinnovare gli organi sociali e per approvare la programmazione delle attività per il 2015, l’Assemblea ha eletto come consiglieri: Carmela Lizzio, Orsola Foti, Luciano Squillaci, Salvatore Valerioti, Maria Franco, Bruno Furfari, Rosario Morena, Mario Nasone, Giovanni Giacobbe, Filippo Tedesco, fra Stefano Caria, Paolo Cicciù, Rodolfo Nucera, Fortunato Scopelliti. Membri del collegio dei Garanti sono stati nominati Don Pino Demasi, Alberto Gioffrè, Lillo Laganà. Revisori dei Conti, sono: Margherita Triolo e Diego Ziino. Il presidente uscente Mario Nasone, al termine dei due mandati che gli sono stati affidati, ha ringraziato le associazioni di volontariato per la fiducia e per il loro servizio prezioso. L’ Un impegno, quello del volontariato locale, che - come si legge nella nota del CSV - «nonostante le difficoltà di questi ultimi anni non è venuto meno, in un territorio che ha visto una riduzione consistente dei diritti di cittadinanza fondamentali come il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione, all’inclusione sociale, all’ambiente”. «In un contesto dove i fenomeni della ‘ndrangheta e della corruzione ostacolano i processi di sviluppo e la democrazia, - si legge ancora - le associazioni sono punti di resistenza civile, presidi di legalità a difesa del territorio e dei diritti degli ultimi». Sono circa 500 le associazioni infatti censite che fanno parte della rete provinciale del CSV, «un grande serbatoio di umanità composto da un popolo di donne e uomini che ogni giorno si spendono nelle corsie degli ospedali, nei quartieri a rischio, nel servizio alle varie forme di disabilità, nelle dipendenze, nella protezione civile, nel sostegno agli anziani ed alle varie forme di povertà e disagio». BRUXELLES Il profumo del Sud rande successo per il drink di Natale del sindacato europeo R&D tenutosi presso gli uffici della Commissione europea a Bruxelles. La manifestazione, con la ricca esposizione dei prodotti che rappresentano l’eccellenza vitivinicola e agroalimentare italiana e soprattutto calabrese, ha visto il susseguirsi di centinaia di visitatori. L’evento, promosso dal funzionario europeo proveniente da Vibo Valentia, Michele Surace, ha ricevuto un largo apprezzamento che ha portato la maggior parte dei partecipanti a chiedere la provenienza di tali delizie. Tra tutte è doveroso citare: i biscotti di Monardo, storico dolciere di Soriano Calabro (VV); l’olio di Danila Tessarolo (Ricadi VV); i torroni di Minutolo arrivati da Bagnara Calabra, i prodotti di Callipo Tonno di Vibo Valentia “cento anni di eccellenza” e l’intramontabile ‘nduja di Spilinga. Pensiero unanime, che ha accompagnato il successo dell’evento, è stato che la Calabria ha grandi potenzialità nei settori agroalimentari, produzioni eccellenti apprezzate in tutto il mondo, e che Giuseppe Bognoni Antonello Pileggi premiato dal console di Miami Adolfo Barattolo e (a sinistra) da Luigi Bava JACURSO (CZ) Magie di un bambino che voleva volare G I il rilancio dell’economia deve ripartire dando sostegno e fiducia alle aziende del settore enogastronomico. L’evento, oltre ad aver promosso i prodotti gastronomici, ha altresì aperto un’ampia e luminosa finestra di visibilità sulla Calabria spesso dimenticata dai suoi stessi cittadini ma così sorprendente ed attiva, famosa per le inimitabili eccellenze e bellezze. Le prelibatezze calabresi sono state così apprezzate nella più grande e prestigiosa vetrina dei nostri tempi: l’Europa. Il profumo del Sud ha inondato le grandi sale della Commissione Europea regalando una perfetta commistione tra il calore delle nostre tradizioni e la curiosità di un pubblico in gran parte straniero: per non farci mai scordare che l’Europa siamo anche noi. Uno squarcio di visibilità dell’enogastronomia della Calabria offerto a un pubblico internazionale l giardino delle stelle fiorite, spettacolo per grandi e piccini con pupazzi e burattini, interpretato dall’attrice Paola Scialis è uno spettacolo teatrale liberamente tratto da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, seguito da una narrazione didattico esplicativa sulle tecniche di costruzione e animazione dei burattini da parte della stessa attrice che lo interpreta. Quest’anno lo spettacolo, programmato dall’Amministrazione comunale, si è inframmezzato al Carnevale e si è concluso con la festa in maschera dei più piccini. Con la scenografia, i pupazzi e i burattini di Angelo Gallo, «una narratrice-giardiniera, dallo spiccato temperamento artistico e dal profondo amore per la natura», riassume il regista Angelo Aiello, «accompagna lo spettatore alla scoperta dei personaggi e dei mondi da lei evocati; si muove tra il pubblico presentandosi con il suo accento francese e aprendo nel corso della narrazione immaginari sempre nuovi. Sarà lei infatti a raccontare la storia di Antoine, un bambino che amava molto disegnare, ma che già all’età di 12 anni aveva capito quale sarebbe stato il sogno della sua vita: guidare gli aeroplani. S’ispira a Il piccolo Principe di Saint-Exupéry lo spettacolo messo in scena con la regia di Angelo Aiello e interpretato da Paola Scialis «Quando Saint-Exupéry col suo aeroplano fa un incidente nel deserto del Sahara e tutto ormai sembra finito, ecco all’improvviso apparire un piccolo viaggiatore: quell’altra parte di se stesso che lo aiuta a non dimenticare, come di solito succede ai grandi, il pianeta della sua infanzia». LONDRA Una nuova Associazione nel Regno Unito nata l’Associazione Calabria in Europa-UK che è stata così iscritta nel registro regionale delle Associazioni operanti nell’ambito della diffusione dell’immagine della Calabria e dei calabresi nel mondo. L’Associazione, no-profit, si prefigge di promuovere e sostenere la nostra regione ed essere un punto di riferimento per i Calabresi che risiedono nel Regno Unito. L’iscrizione è gratuita ed aperta anche a coloro che siano semplicemente simpatizzanti della Calabria, delle sue tradizioni e della sua cultura. Presidente dell’Associazione è Stefano Potortì, figura di spicco nel mondo degli eventi e dell’hospitality management e direttore dell’azienda Sagitter One che funge da base operativa dell’Associazione. Presidente onorario è il notissimo chef Francesco Mazzei, tra i vari riconoscimenti insignito anche di quello di ambasciatore del bergamotto. I due vice-presidenti sono Francesco Meduri, fondatore di Notable Services e Gusy Andreacchio che da anni opera nel settore della vendita del vino italiano in tutto il mondo, ma da sottolineare soprattutto è la presenza determinante di Elio Folino. «Elio, con la sua esperienza maturata in questi anni quale membro della Consulta dell’Emigrazione della Regione Calabria», dice Potortì «è essenziale, in quanto spetta a lui il compito di mantenere i rapporti con le Istituzioni italiane operanti in loco. Un supporto, il suo, che sarà prezioso per l’affermazione e il successo del nostro progetto, che si propone come unico scopo quello di rendere la Calabria più visibile in terra anglosassone». Da uno studio realizzato a Cambridge, emerge purtroppo che la Calabria è È Sopra, Francesco Mazzei, chef “stellato” de L’Anima. Sotto, Elio Folino, ex membro della Consulta regionale dei Calabresi all’estero. Nel rotondo, Stefano Potortì, presidente dell’Associazione conosciuta come terra di cibo e mafia, ma sconosciuta per le bellezze paesaggistiche, architettoniche e culturali che possiede. L’Associazione avrà tanto da lavorare in questa direzione. «Oggi siamo tutti impegnati» afferma Stefano Potortì «ad allargare la base sociale dell’Associazione per poter organizzare eventi e manifestazioni di rilievo che abbiano la funzione di creare un network di Calabresi sempre più ampio, creando le condizioni affinchè interagiscano tra di loro per diffondere l’immagine della terra natia. «Ciascun socio ha ricevuto la tessera d’iscrizione che consentirà di ricevere degli sconti in alcuni ristoranti italiani più in voga e di essere informato periodicamente, tramite newsletter bisettimanali, degli eventi future. Ci auguriamo pertanto che l’Associazione cresca a vista d’occhio e diventi uno strumento per dar voce ad una terra rimasta per troppo tempo in silenzio nel concerto del panorama economico e culturale internazionale». * [email protected] +44 (0) 20 081443085. BOLOGNA Il Bergamotto premia tre donne calabresi re donne, donne impegnate al servizio della scienza e dei cittadini; tutte legate per un verso o l’altro alla Calabria che sono state insignite del diploma di socio onorario de Il Bergamotto, la decennale associazione che a Bologna riunisce un cospicuo numero di calabresi che da anni vive e opera nel capoluogo emiliano. Le premiate sono Eleonora Porcu Procopio, docente universitaria, dal 1990 responsabile del Centro d’infertilità e procreazione medicalmente assistita del Policlinico ‘Sant’Orsola-Malpighi’ e vicepresidente del Consiglio nazionale di sanità; Miranda Bambace Laganà, magistrato e sostituto procuratore generale, che da anni sostiene la pubblica accusa in quasi tutti i più importanti processi di secondo grado presso la Corte di appello di Bologna; Carmela Cursaro, epatologa, impegnata nell’attività assistenziale presso l’Ambulatorio di epatite cronica dell’Unità ospedaliera di semeiotica, una sorta di ‘ponte umano e medico’ tra i tanti pazienti calabresi e la struttura sanitaria bolognese. T Due momenti della premiazione. Miranda Bambace Laganà con il presidente de Il Bergamotto Domenico Ciliberto. Eleonora Porcu riceve il diploma da Rosita Fratto. A fianco Antonio Pezzano e Domenico Ciliberto La premiazione è avvenuta nel corso di una conviviale dell’Associazione e – come ha messo in evidenza il presidente del sodalizio, Domenico Ciliberto – si è trattato di un avvenimento quanto mai qualificante sia perché è stato conferito per la prima volta e poi perché è stato assegnato a donne calabresi doc (Bambace e Cursaro) o legate alla Calabria da un vincolo affettivo ultratrentennale avendo sposato un calabrese (Eleonora Porcu). Il riconoscimento della dott.essa Cursaro è stato ritirato dal presidente dell’Associazione per la ricerca e l’assistenza in epatologia presso il “Sant’Orsola” dott. Pezzano, essendo la premiata impegnata in Calabria proprio in un intervento di assistenza urgente. È stato comunque deciso che Carmela Cursaro sarà festeggiata in una prossima manifestazione durante la quale illustrerà anche le prospettive medico-scientifiche nel campo delle epatologie con particolare riferimento alla situazione esistente in Calabria. 20 ANNO VIII - N. 28 - Marzo/Aprile 2015 NEWS LA CALABRIA NEL MONDO... Lettera aperta SANDRO DOLCE alla Procura nazionale antimafia Lettere al Giornale Una lunga e amara riflessione di Francois Xavier Nicoletti. Ne proponiamo ai lettori i passaggi essenziali andro Dolce, sostituto procuratore generale a Catanzaro, è stato eletto dal plenum del Csm sostituto della Procura nazionale antimafia. Dolce, 48 anni, è stato per nove anni alla Dda di Catanzaro, periodo durante il quale è stato titolare di diverse inchieste su cosche di ‘ndrangheta, e poi è passato alla Procura generale. Per oltre quattro anni poi è stato alla Procura della Repubblica di Palmi, con un periodo di applicazione alla Dda di Reggio Calabria per alcune indagini. S berrante il dato della disoccupazione giovanile in italia» ha dichiarato la Cancelliera della Germania, lunedì 2 marzo, in presenza del Presidente della Repubblica Italiana, Mattarella. Niente è stato fatto per i giovani…nessun segnale di nuove iniziative innovative e necessarie per frenare la disoccupazione giovanile! Niente! Silenzio, ipocrisia, menzogne e promesse inutili da parte di chi ha avuto in mano istituzionalmente la responsabilità di FARE! In Calabria negli ultimi anni non siamo stati governati onestamente… abbiamo subito umiliazioni, siamo stati vittime di promesse non mantenute, abbiamo assistito a un deterioramento sempre più disastroso della sanità pubblica, della scuola, dell’assistenza ai poveri e ai disoccupati. I nostri giovani senza lavoro, sono stati costretti a emigrare e continuano a farlo. La Calabria è stata sempre assistita, poiché ritenuta il povero Sud del Sud d’Italia. I fondi Europei o ritornavano in gran parte da dove venivano per mancanza di Progetti fattibili e redditizi, ma TRASPARENTI o usati miserevolmente per procurare voti e clientela senza scrupoli… Le FONDAZIONI “in house” sono state gestite male e in modo vergognoso… gli Emigrati Calabresi nel Mondo dimenticati e ingannati, poiché la loro “CONSULTA” non è mai stata seriamente letta e corretta! I giovani possono sperare in nuove iniziative che vedranno i fondi europei della “GARANZIA GIOVANI” e i fondi comunitari essere spesi per progetti utili, usando nuove tecnologie e un continuo insegnamento per la formazione di alta qualificazione nei mestieri del Turismo, della Cultura, dell’Artigianato, dell’Agricoltura, della Sanità e della Scuola Moderna. In quest’ottica, il Progetto Europeo “Garanzia Giovani” sarà di grande aiuto al Governatore Oliverio e finalmente, Dio aiutandoci, potremo vedere fermarsi la continua emorragia delle energie calabresi “migranti”. È un sogno? Noi abbiamo il dovere di credere in questo possibile sogno! «A GERACE Il Sindaco Varacalli in Europa ra i 353 delegati della nuova assemblea di rappresentanti regionali e locali del Comitato Europeo delle Regioni (CdR), c’è anche il sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli, riconfermato tra i nomi proposti dal Governo italiano, accanto a undici presidenti di regione, altri sindaci e rappresentanti delle assemblee locali e regionali, i quali difenderanno gli interessi delle città e delle regioni italiane nel processo legislativo dell’UE. «Gerace e tutto il comprensorio devono confrontarsi con le nuove sfide europee. La partecipazione all’elaborazione dei programmi di lavoro annuali», ha affermato Varacalli, «attraverso il Comitato delle Regioni, consente una costruzione ‘dal basso’ anche in sintonia con le esigenze manifestate dai cittadini europei». Fondamentale, infatti, in questa fase di consolidamento della coesione europea, la funzione di coinvolgimento e sensibilizzazione, delle istituzioni locali e delle collettività rappresentate, sulle politiche dell’Unione Europea. Dell’assemblea consultiva europea del CdR con sede a Bruxelles, il nuovo organico dai 28 stati membri, delegato in base a criteri geopolitici e tenendo conto degli equilibri di genere, nella prima sessione plenaria, ha eletto Presidente, il finlandese Markku Markkula del Partito Popolare Europeo e primo vicepresidente, il belga Karl-Heinz Lambertz del Partito del Socialismo Europeo. F [email protected] Ricordando Totò Santoro ncora un ricordo. Scopro, per caso, su un vecchio numero del bollettino dell’Eparchia di Lungro, questa bella preghiera del XIV secolo e mi viene in mente, in occasione del 21 marzo 2015 (3° equinozio di primavera), di dedicarla a Totò, mio fratello, e a tutti i laici che, come lui, sonostati mani, piedi, labbra, messaggeri di Cristo e un esempio di impegno intellettuale e spirituale. A Maria Santoro “Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi; Cristo non ha piedi, per guidare gli uomini sui suoi sentieri; Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi. Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’unico messaggio di Dio, scritto in opere e parole.” “Cristo non ha mani” (preghiera del XIV secolo) Francois Xavier Nicoletti Presidente Fondazione Heritage, Ginevra Da Filadelfia a Melbourne / Il piacere di ritovarsi tra paesani H Avviso ai lettori Sono pervenute sottoscrizioni di abbonamento mancanti, in casi di spedizione in conto corrente postale, del nome dell’autore; in qualche altro, per bonifico bancario, della città di residenza del mittente. Chi avendo sottoscritto l’abbonamento non riceve il giornale è pregato di segnalarlo scrivendo a [email protected]. ITACA - Anno VIII n. 28 - Marzo/Aprile 2015 PERIODICO TRIMESTRALE Registrazione n. 2/08 Tribunale Palmi (RC) del 17.01.2008 Iscrizione al ROC n. 17695 dal 22.11.2008 Associato FUSIE POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in A. P. 70% Autorizzazione n. 67/2008 Redazione Amici Casa della Cultura ‘L. Répaci’ Via Bari, 20 - 89015 Palmi o avuto il piacere di incontrare, durante le feste natalizie, il Capitano Rosario Masdea della Guardia di Finanza, un calabrese di Filadelfia (CZ), in visita ai suoi amatissimi parenti quali le Famiglie dei suoi cugini Rosario e Giuseppe Caruso. Ha manifestato tanto entusiasmo nell’avere incontrato gli altri suoi compaesani che vivono in Australia e di avere apprezzato il loro benessere frutto di tanto coraggio e di tanti sacrifici. L’incontro è stato organizzato dal Presidente Bruno Serratore della comunità dei Filadelfiesi del Victoria presso il Calabria Club al quale ha consegnato un Crest e il calendario 2015 della Guardia di Finanza. Il Capitano Masdea, oltre al suo prestigioso servizio che rende all’Italia per come è riportato anche sul suo nome sul sito www.google.it, con la sua famiglia e altri cittadini stanno lavorando per il recupero del vecchio paese Castel Monardo (ora Filadelfia), [email protected] Direttore responsabile Antonio Minasi [email protected] Grafica Roberta Melarance Stampa Artigrafiche Agostini srl - Anagni (FR) devastato da un terribile terremoto nel 1783. L’impegno della sua famiglia nel far rinascere la città è ammirevole e per questo gli è stato consegnato un riconoscimento con l’incisione “Diploma di Onore per un Italiano autentico che protegge la Cultura Italiana in Calabria”. Il Capitano nel corso della sua visita ABBONAMENTO ANNUALE E 10 Italia ed Europa E 13 Americhe e Australia E 25 sostenitore (Italia e Estero) Versamento in c/c postale n. 30597918 intestato a ‘Amici Casa della Cultura L. Repaci’ 89015 Palmi (RC) ha anche avuto modo di incontrare, dietro suo invito, il nostro Console Generale Marco Maria Cerbo al quale ha regalato il calendario storico e il libro Storia della Guardia di Finanza prima di rientrare in Italia. Cav. Joe Cossari Melbourne, Australia Presso il Calabria Club, il Capitano della Finanza, Rosario Masdea, fra Joe Cossari (alla sua destra) e Bruno Serratore, presidente della comunità dei Filadelfiesi del Victoria oppure bonifico bancario IBAN: IT 87 E 07601 16300 000030597918 dall’estero BIC/SWIFT BPPIITRRXXX CIN E ABI 07601 CAB 16300 N. 000030597918