Est Ticino Villoresi
Consorzio di Bonifica
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28 aprile 1884. Immissione delle acque nel Canale Villoresi
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La pianura lombarda tra
Ticino e Adda è caratterizzata da una grande ricchezza di acqua di superficie e di falda. Non è un
caso, quindi, che anche
Milano debba il suo nome
a tale presenza, dato che
il toponimo “Mediolanum” troverebbe la sua
origine nel significato “in
mezzo alle acque”.
Oltre mille anni di storia hanno poi trasformato il
corso naturale dei fiumi lombardi in molti modi, rendendo difficilmente distinguibile il reticolo naturale da
Il Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi,
attraverso una rete di
4.000 km di canali, fornisce acqua a un’area
di 278.000 ettari e copre un territorio che si
estende su 7 province e
264 comuni con 4 milioni di abitanti.
È il primo dei consorzi
di bonifica e irrigazione
della Regione Lombardia e uno dei più grandi a livello
nazionale per l’estensione del territorio servito e per
la rete di distribuzione.
quello artificiale. Una storia, questa, che si intreccia
strettamente con la storia dello sviluppo dell’agricoltura e della società lombarda.
Descrivendo su una mappa della Lombardia il percorso delle acque, spesso dirottate da navigli e canali, si
nota come la griglia esistente sia complessa e le acque si sovrappassino, si sottopassino, si infiltrino nella
falda per poi riaffiorare, mescolandosi vicendevolmente in un affascinante disegno, a volte misterioso,
ma sempre sotto il controllo di una sapienza idraulica
collettiva e millenaria. Una caratteristica, questa, che
ha permeato i popoli lombardi nei secoli scorsi, con la
finalità di portare l’acqua dove essa manca, oppure
toglierla quando in eccesso, per garantire prosperità
e sviluppo alle nostre terre.
Questo è il secolare lavoro ereditato dai Consorzi di
bonifica, rivalutati nel loro ruolo dalla Conferenza
Stato-Regioni del settembre 2008, che ha ampliato
le loro competenze, sancendo e riaffermandone con
forza il principio dell’autogoverno, e riconfermati nelle loro competenze dalla Legge Regionale n. 31 del
5 dicembre 2008.
Un impegno collettivo di generazioni di lombardi che
è anche l’impegno della Regione Lombardia, affinché
il servizio reso agli utenti per la gestione ottimale
dell’acqua contribuisca in modo concreto allo sviluppo dei territori, dell’agricoltura e dell’economia.
Luca Daniel Ferrazzi
Assessore all’Agricoltura - Regione Lombardia
La storia del Consorzio si intreccia ovviamente con
quella del Canale Villoresi e inizia proprio dalle Dighe del Panperduto che compiono ben 125 anni.
territorio che si è evoluto nel tempo e che si trova
a svolgere un ruolo da protagonista anche negli
eventi internazionali.
Molti anni sono passati da allora e l’acqua del canale ha raccolto in sé la storia del territorio: dall’Italia
rurale a quella industriale, da quella industriale a
quella informatica del terzo millennio.
L’oblio della storia che viene brevemente raccontata
in questa pubblicazione ha già generato molti danni
e rischia di generarne ancor di più.
Ecco perché il Consorzio Villoresi oggi non si limita
alla distribuzione delle acque, si occupa di progettazione, realizzazione e gestione di opere idriche, ma
anche di salvaguardia ambientale e valorizzazione
del territorio rurale.
Col desiderio di fornire materia di riflessione sulla
necessità vitale di preservare questo frutto dell’intelligenza collettiva lombarda, ricordiamo e valorizziamo quindi i 125 anni dall’immissione delle acque
nel Canale Villoresi, l’ultimo Naviglio della storia
lombarda.
Attraverso lo studio, la ricerca e la sperimentazione è in grado di affrontare i nuovi scenari di un
Alessandro Folli
Presidente Consorzio di Bonifica Est TicinoVilloresi
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Eugenio Villoresi
(Monza, 13 febbraio 1810 – Milano, 12 novembre 1879)
La costruzione delle Dighe del Panperduto è stata fortemente voluta da Eugenio Villoresi e pare
giusto iniziare questa storia ricordando questo ingegnere geniale, forse troppo spesso dimenticato. Se quando si parla di Navigli infatti il nome più ricorrente è giustamente quello di Leonardo da
Vinci, in una storia del sistema idraulico milanese è impossibile dimenticare il ruolo del Villoresi e
di coloro che hanno contribuito alla costruzione dell’”ultimo Naviglio”.
Secondogenito di sette figli, Eugenio Villoresi nacque da Luigi e Teresa Baffa. Il padre, era direttore dei
giardini reali di Monza e lo portava spesso con sé. Fu probabilmente durante quelle lunghe passeggiate, che Eugenio cominciò a sviluppare l’interesse per la natura e la vita nei campi e a conoscere, anche
attraverso le conversazioni col padre, i problemi di aridità dei terreni dell’alta pianura milanese.
La famiglia Villoresi è originaria del Mugello in Toscana. Il primo nome conosciuto è Giandomenico, giardiniere della casa granducale all’epoca di Leopoldo I^ attorno alla metà del 18^ secolo. Il figlio Antonio, si trasferì per incarico del granduca, in Lombardia per esercitare l’attività di
giardiniere a servizio del Vicerè Austriaco ivi reggente. In tale funzione realizzò diversi parchi e
ville nel milanese, acquisendo una esperienza che fu trasferita al figlio Luigi, cui fu appunto dato
l’incarico della realizzazione dei giardini del parco della Villa Reale di Monza. Il Villoresi, conseguita
la maturità classica, si iscrisse al Collegio Ghislieri di Pavia dove si laureò in matematica nel 1832.
Nel 1835 aprì un suo studio professionale e si dedicò, tra l’altro, a progettare la sistemazione dei
terreni intorno al Castello Sforzesco, ovvero l’odierno Parco Sempione.
Quattro anni dopo vinse un concorso e fu assunto presso i Luoghi Pii Elemosinieri di Milano. Questo lavoro gli permise di occuparsi di irrigazione. Il suo primo intervento riguardò i problemi di
adacquamento di un’azienda agricola di Abbiategrasso. Egli andava intanto raccogliendo nella sua
biblioteca tutta la letteratura che riguardava la canalizzazione lombarda dal 1170 in poi. La passione per questo lavoro fece maturare in lui la convinzione che si potesse ancora migliorare il sistema
irriguo del milanese legato ai Navigli, derivando meglio l’acqua dal lago Maggiore.
Un ritratto di Eugenio Villoresi
Eugenio Villoresi, per attuare il suo straordinario progetto, diede fondo a tutte le sue risorse personali, lasciando in eredità ai figli ben poca cosa. Non riuscì nemmeno a vedere realizzata la sua
opera, morì infatti il 12 novembre del 1879, la sola consolazione fu la conferma dell’approvazione
definitiva del progetto del canale che il figlio Luigi gli portò da Roma poco prima di morire.
Eugenio Villoresi
(Monza, 13 febbraio 1810 – Milano, 12 novembre 1879)
Gli eredi, per vedere realizzato il progetto del padre, furono costretti a cedere i diritti di concessione alla Società Italiana Condotte d’Acqua che in effetti lo realizzò nel decennio successivo. Lo
scopo di Eugenio Villoresi di veder irrigato l’alto milanese è stato così raggiunto e oggi il Consorzio
che porta il suo nome continua a gestire questo complesso sistema idraulico.
La rete idraulica del Consorzio Est Ticino Villoresi,
dipendente dalle Dighe del Panperduto
La statua di Eugenio Villoresi in Piazza
Leonardo da Vinci a Milano
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Le Dighe del Panperduto e il Canale Villoresi
Il progetto
Nella seconda metà del XIX secolo furono discussi diversi progetti per portare acqua alle terre
del Nord Milano e risolvere così il problema con l’opportunità di irrigare questa vasta distesa di
terreni per renderli più fertili. La presenza dei laghi prealpini, purché opportunamente regolati,
offriva infatti un naturale serbatoio di risorse idriche. I progetti sviluppati in tale periodo furono
diversi ma prevalse alla fine quello degli ingegneri Villoresi e Meraviglia, i quali proponevano la
contemporanea derivazione dai due laghi di Lugano e Maggiore.
La Deputazione Provinciale di Milano nel 1862 nominò una commissione perché esaminasse le
proposte del Villoresi unitamente agli altri progetti che erano stati predisposti nel medesimo intento. Un primo decreto di concessione fu emanato alla fine dal Ministero delle Finanze il 30 gennaio 1868 a favore di Villoresi e Meraviglia. La concessione riguardava “i canali dell’Alta Lombardia” ovvero due canali irrigui, ma anche navigabili (continuando la tradizione dei Navigli) dal Lago
Maggiore e dal Lago di Lugano sino a Parabiago e poi da qui a Milano e sino a Cassano d’Adda.
Con una visione molto moderna la realizzazione fu impostata ricorrendo a finanziamenti privati
appoggiati sui benefici generati dall’irrigazione di tutte le aree, prima aride, del Nord Milano. Il
progetto del Villoresi, come tutti i progetti innovativi, incontrò anche incomprensioni e ostilità
da parte di alcuni dei proprietari terrieri che non volevano investire in una sistemazione rurale
vista come piena di incognite. Il cognato, Meraviglia, rinunciò al progetto ritenendo i costi superiori ai benefici. Gli oppositori riuscirono a suscitare dubbi ed esitazioni anche nelle autorità che
dovevano decidere rinviando di fatto la realizzazione dell’opera per molti anni. Alla fine la meta
perseguita dal Villoresi fu raggiunta nel 1884 con l’inaugurazione delle Dighe del Panperduto. Tale
importante evento però ebbe luogo solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1879.
La realizzazione
26 aprile 1882: Costruzione della diga alla rapida
del Panperduto
Gli eredi del Villoresi avevano intanto ceduto la concessione alla “Società Italiana per le Condotte
d’acqua”, una società costituitasi a Roma nell’aprile del 1880, il cui scopo era proprio quello di
fornire acqua per usi civici, agricoli e industriali. Tale società iniziò velocemente i lavori e in meno
di quattro anni le Dighe del Panperduto, a Somma Lombardo, furono terminate.
Le Dighe del Panperduto e il Canale Villoresi
L’inaugurazione avvenne il 28 aprile 1884 alla presenza di centinaia di autorità e dei lavoratori
impegnati nell’opera; al grido “acqua, acqua” vennero aperte per la prima volta le paratoie poste
in località Maddalena che danno inizio al Canale Villoresi.
Per portare a compimento l’opera ci vollero però ancora alcuni anni: nel 1886 fu aperto il primo tronco del canale, realizzato sino al torrente Bozzente in Lainate. Il tratto successivo, sino a
Cassano d’Adda, fu completato nel 1891. Il progetto del canale dal Lago di Lugano a Parabiago
fu invece abbandonato. Gli utenti del Canale intanto, riuniti in Consorzio dal 1881 e suddivisi i
territori resi irrigabili dal Canale in singoli autonomi comizi, provvidero al completamento della
rete secondaria ed alla realizzazione della rete terziaria di irrigazione. Oggi il canale è divenuto
una parte irrinunciabile del paesaggio del Nord Milano e, pur mantenendo un’importanza irrigua
notevole, sta assumendo sempre più rilievo per il ruolo fondamentale in difesa dell’ambiente nelle
zone fortemente urbanizzate che attraversa.
Cesare Cipolletti e l’esportazione della tecnologia idraulica lombarda
La realizzazione di questo immenso complesso di opere richiese ingenti risorse finanziarie ma comportò
anche lo sviluppo di nuove tecniche costruttive e gestionali. Tra i tecnici che vi lavorarono non può essere
dimenticato l’ingegner Cesare Cipolletti che sviluppò un particolare strumento di misura delle portate
d’acqua da distribuirsi agli utenti, che da lui prese il nome di “stramazzo Cipolletti”.
Le capacità ingegneristiche dimostrate in quest’occasione permisero di esportare le tecnologie acquisite
anche al di fuori dei confini nazionali.
Nella Patagonia argentina, bonificata ed irrigata con le acque del Rio Negro in base ai progetti del Cipolletti, esiste oggi una città che porta il suo nome.
Utilizzo dello stramazzo Cipolletti su un
derivatore del Canale Villoresi
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Le Dighe del Panperduto e i Navigli
Le Dighe del Panperduto costituiscono anche l’ultimo atto importante della lunga storia dei Navigli. Il Canale Villoresi è l’ultimo naviglio e la gestione di questo canale è strettamente correlata alla
regolazione idraulica del Naviglio Grande.
Le Dighe del Panperduto danno inizio dal 1884 al Canale Villoresi ma hanno anche modificato in
modo sostanziale il percorso del Naviglio Grande intercettando le sue acque a Somma Lombardo
per rispondere alla crescente domanda di energia idroelettrica.
Tra il 1897 ed il 1899 fu infatti costruito, a fianco del Canale Villoresi, il Canale Vittorio Emanuele III (Canale Industriale) che intercettò appunto le acque del Naviglio Grande, modificandone il
percorso, per servire la centrale idroelettrica della Società Vizzola Ticino (inaugurata nel 1901 alla
presenza del Re).
Un’opera collettiva unica
Ma ripercorriamo velocemente la storia di questi canali tanto importanti per Milano e la Lombardia. Nel 1157 fu costruito a Milano un primo canale, chiamato Ticinello che aveva la funzione
principale di fossato difensivo. In seguito il Ticinello assunse la denominazione di “Navigium” (o
Naviglio, in quanto navigabile) detto anche Naviglio Grande. Questa sua nuova funzione permise,
all’epoca delle Signorie, di trasportare i marmi per la facciata del Duomo dal lago Maggiore. Un
secondo canale navigabile fu aperto per condurre le acque dal Naviglio Grande a Pavia e per
irrigare l’immenso parco del castello di Pavia, residenza di Galeazzo II. Questo canale, detto “Navigliaccio” venne aperto nel 1365 .
A Bertola da Novate si deve la costruzione del Naviglio di Bereguardo (attorno al 1457), che si
diramava dal Naviglio Grande, ed ebbe la funzione, oltre che di irrigare le campagne circostanti,
di permettere alla corte di giungere al Castello di Bereguardo attraverso splendide imbarcazioni,
dette “bucintori”.
Le Dighe del Panperduto e l’inizio dei Canali Villoresi e
Industriale (poi Naviglio Grande)
In seguito furono iniziati gli studi anche per il Naviglio di Pavia. Le difficoltà da superare ne rimandarono però la realizzazione, anche se già nel 1475 era possibile andare da Milano a Pavia
con barche trainate da cavalli. Tuttavia ben presto questo Naviglio cadde in disuso e fu riattivato
soltanto all’inizio dell’Ottocento per volere di Napoleone che ne decretò la costruzione nel 1805.
Le Dighe del Panperduto e i Navigli
Nel 1819 l’Arciduca Ranieri inaugurò il collegamento via acqua tra Milano e Pavia. Con il Naviglio
di Pavia venivano collegati Milano, il Ticino, il Po e il mare.
La storia dell’uso delle acque del Ticino, come abbiamo visto, si completa poi proprio con la costruzione delle Dighe del Panperduto nel 1884.
Funzioni, problemi e soluzioni
Le principali funzioni storiche della rete idrica sottesa alle Dighe del Panperduto sono tre: l’irrigazione, la produzione di energia e il trasporto. Oggi si sono aggiunti il turismo e la salvaguardia
dell’ambiente. Per rendere possibile contemporaneamente tutte queste funzioni, sono stati affrontati e risolti una serie di complessi problemi connessi con la portata e la velocità dei vari corsi
d’acqua e con il dislivello dei terreni.
Il primo problema da risolvere è stato ovviamente garantire una quantità d’acqua costante prelevata da un fiume come il Ticino la cui portata è molto variabile. Si realizzarono per questo prima le
“prese” dei Navigli, che erano dei veri e propri sbarramenti, la cui funzione era quella di immettere
nel canale una parte predeterminata del flusso del fiume, mentre le acque in eccesso dovute alle
piene, venivano restituite al fiume tramite una serie di “canali scaricatori”. Le prese vennero in
seguito restaurate, modificate e quindi trasformate completamente, anche se alcune di esse conservano ancora oggi la struttura originaria.
Ovvio ricordare in questo contesto che le Dighe del Panperduto sono l’ultimo grande intervento
in ordine di tempo, realizzato nell’alveo del Ticino, per risolvere questo problema. A cavallo della
seconda guerra mondiale, seguendo un’altra idea del Villoresi è stata poi realizzata la Diga della
Miorina che migliora ulteriormente le possibilità di regolazione utilizzando non più solo l’alveo del
Ticino ma addirittura il Lago Maggiore come bacino di compensazione.
L’acqua per l’irrigazione, fin dal Medioevo era un bene di grande valore e andava regolato e
distribuito adeguatamente. Si inventarono così dei manufatti detti “modulatori”. Il più antico modulatore risale al 1200 ed è chiamato “bocca di fregio”, una lastra di pietra con una apertura
rettangolare posta nella sponda del canale. Nel 1574 l’Ingegnere Giacomo Soldati ideò poi un
tipo di modulatore da applicare sul Naviglio Grande denominato “edificio magistrale milanese”,
Uno scorcio del Naviglio Grande
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Le Dighe del Panperduto e i Navigli
impiegato in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia. Con tale struttura era possibile determinare
portate d’acqua definite e costanti, ed il suo utilizzo durò fino alla seconda metà del 1800, quando
vennero introdotte le bocche modulate a carico regolabile. Tale manufatto, che venne chiamato
“edificio modulatore a stramazzo”, è costituito da: incile di presa, vasca di calma, modulatore,
indicatore di livello.
Dal canale si diramavano i condotti che arrivavano alla singola particella catastale, e ad ogni passaggio da un condotto all’altro l’acqua veniva regolata e misurata.
Per navigare era necessario superare i dislivelli naturali dei terreni. All’inizio si adottarono delle chiuse provvisorie che, innalzando il livello dell’acqua, permettevano ai natanti di superare
il dislivello. In seguito gli ingegneri Fiorino da Modena e Fioravante da Bologna idearono un
sistema che consentì una più veloce risalita e discesa delle imbarcazioni accostando le chiuse
a due a due. Si ebbe così il sistema delle “conche” che facendo crescere e decrescere il livello
delle acque, trasformavano i canali in una sorta di scala i cui gradini venivano saliti o discesi dalle
imbarcazioni.
Lo studio delle “conche di navigazione” fu poi ripreso e approfondito dallo stesso Leonardo da
Vinci che si occupò soprattutto delle porte di ingresso e di uscita delle barche e della suddivisione
dei dislivelli in più salti, migliorando la manovra delle porte.
Nella rete irrigua milanese l’acqua si manteneva quindi costante anche nel periodo estivo e ciò
rese possibile da subito l’utilizzazione della stessa per il funzionamento delle “ruote”, e quindi per
la produzione di energia idraulica. Sorsero dunque numerosi i “mulini ad acqua”, tipici impianti
medioevali in grado di macinare il grano, muovere la sega del carpentiere e il mantice del fabbro.
Ancor oggi lungo la rete idraulica esistono mulini perfettamente funzionanti, dotati del caratteristico sistema a pale.
La ruota idraulica e i mulini sono i precursori della turbina idraulica del XIX secolo e sono stati
soppiantati infine dalle centrali idroelettriche e termoelettriche (raffreddate anch’esse con le acque dei navigli). Proprio le Dighe del Panperduto sono all’origine del Canale Industriale che fu
appunto pensato e costruito per ottimizzare l’uso idroelettrico delle acque del Naviglio Grande.
Il bacino di calma delle Dighe del Panperduto
Le Dighe del Panperduto e i Navigli
Milano e i Navigli
Il cuore del sistema era ed è ovviamente Milano anche se la città oggi sembra essersene dimenticata. Anche a Milano i canali, oltre alla navigazione, servivano sia per irrigare gli orti e i giardini entro
le mura, sia per condurre le acque reflue fuori dalla città tramite canali secondari.
Il Naviglio interno, detto anche “fossa” o “cerchia”, lo si può considerare come l’elemento centrale dell’intero sistema di distribuzione e di difesa idraulica della città; da esso si diramavano le
vie d’acqua che consentivano il trasporto di merci e di persone. L’anello interno cessò però di
esistere nel 1930, quando fu riempito e cancellato dalla mappa della città. La sua importanza dal
punto di vista idraulico, storico, architettonico e ambientale non può essere dimenticata visto che
costituì un elemento caratteristico della città che inizialmente crebbe e si sviluppò proprio lungo
le sue sponde.
La città progredì, si può dunque dire, intorno ai suoi canali, intrecciando con essi una fitta rete di
relazioni. Tutto ciò durò fino a quando l’estendersi della città oltre il cerchio interno e le mura spagnole determinò un insieme di critiche negative rivolte ai Navigli stessi. Anzitutto il fatto che i fossati
fungevano anche da fogne cittadine e quindi in alcuni punti emanavano un fetore insopportabile;
inoltre veniva disapprovato, già da allora, l’elevato costo per la manutenzione e le relative pulizie.
Oggi la città vive i Navigli in modo ambiguo: da una parte vuole riappropriarsi del loro valore
storico e paesaggistico, cercando di valorizzare le nuove funzioni territoriali e turistiche; dall’altra
non è disponibile a riconoscere i costi connessi a questo sistema idraulico. Intorno ai Navigli si è
sviluppata una zona commerciale e dei divertimenti che trae indubbiamente il proprio valore dalla
presenza delle acque, oggi pulite, di questi canali. Negli ultimi anni una società (Navigli Lombardi
scarl), partecipata tra gli altri dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano e dal Consorzio
ETVilloresi, si è posta come obiettivo la valorizzazione di questo sistema e in particolare l’apertura
di servizi di navigazione turistica.
La città però sembra nel complesso avere dimenticato l’importanza che il proprio sistema idraulico riveste per la sua stessa vita. Sembra aver completamente dimenticato il proprio nome: Mediolanum, in mezzo alle acque.
I Navigli a Milano
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Dal Consorzio del Villoresi al Consorzio dell’Est Ticino
Da ultimo pare giusto completare questa breve storia, iniziata a Panperduto nel 1884, ricordando
i principali eventi che hanno portato all’attuale Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi.
Durante la costruzione del Canale Villoresi, nel 1881, si era già costituito un Consorzio volontario
degli utenti. Gli stessi, suddivisi in singoli autonomi comizi, provvidero al completamento della rete
secondaria e terziaria.
La Legge Regionale 59/1984 sui comprensori di bonifica, ha portato alla classificazione come area
di bonifica dell’intera pianura lombarda; conseguentemente, con Delibera di Consiglio Regionale
n. 213 del 26.03.1986, sono stati delimitati i nuovi comprensori di bonifica.
Di questi il comprensorio n. 4 fu denominato “Est Ticino Villoresi”, idrograficamente delimitato a
Nord dal Canale Villoresi, ad Est dall’’Adda, dal Naviglio Martesana, dal Colatore Addetta e dal
fiume Lambro; a Sud dal fiume Po e ad Ovest dal fiume Ticino.
I passi di questa lunga storia.
Nel 1918, la Società Italiana per Condotte d’Acqua cedette le opere realizzate al “Consorzio
per l’Irrigazione con le acque del Canale Villoresi”, appositamente costituitosi il 3 gennaio 1912
come successore del precedente consorzio volontario. Nel 1938 il Ministero Agricoltura e Foreste riconobbe tale ente come Consorzio di Miglioramento Fondiario “Eugenio Villoresi” con una
superficie di circa 85.000 ettari.
Con l’avvio delle Regioni la Lombardia, nel 1975, classificò il Consorzio di Miglioramento Fondiario
“Eugenio Villoresi” come Consorzio di Bonifica, ai sensi della Legge 215/33 e con il trasferimento
dei canali demaniali dallo Stato alle Regioni il comprensorio consortile fu oggetto di successivi ampliamenti decisi dalla Regione Lombardia che trasferì al Consorzio Villoresi: il Naviglio Martesana,
tra il 1980 e il 1983, il Naviglio di Bereguardo nel 1982, il Naviglio di Pavia a partire dal 1985.
Come sopra detto con la Legge Regionale 59/1984, fu infine costituito il comprensorio Est TicinoVilloresi e con la medesima riorganizzazione è stato quindi aggregato anche il preesistente Consorzio idraulico e di bonifica del Basso Pavese.
Il sistema di regolazione all’inizio del Canale Villoresi.
Dal Consorzio del Villoresi al Consorzio dell’Est Ticino
La gestione del più vasto comprensorio della Lombardia è stata quindi affidata agli eredi del Consorzio Villoresi costituendo il nuovo “Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi”. Con il passaggio
dei canali navigabili dallo Stato alla Regione, il Naviglio Grande, facente già parte del comprensorio
n. 4, fu affidato al Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi a partire dal 1992. Nel 1999 furono
infine aggregati al comprensorio n. 4, e quindi all’ETVilloresi, i comprensori di Varese e della
Brianza.
La legge regionale 7/2003, riconfermata con la 31 del 2008, ha affidato ai Consorzi di bonifica
lombardi un nuovo ruolo di promotori della valorizzazione della rete idraulica sotto tutti gli aspetti (irrigazione, energia, navigazione, ambiente, turismo, difesa del territorio, ecc.), recependo le
linee generali fissate dalla recente normativa statale di riferimento ma anche definendo la regolamentazione più avanzata nel settore.
Oggi il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi è un ente pubblico economico a carattere associativo, gestito da un Consiglio di Amministrazione di 15 persone di cui 12 eletti dai propri soci e
3 dagli enti locali compresi nel comprensorio di bonifica n.4. Il territorio amministrato comprende
280.000 ettari, 264 comuni, 7 province.
Il Consiglio di Amministrazione in carica
Presidente: Alessandro Folli
Vicepresidenti: Daniela Gasparini, Piera Malinverno
Consiglieri: Bruno Bagarotti, Pierpaolo Barlotti, Giuseppe Roberto Baroni, Antonio Bonati, Pierluigi Cerri,
Elena Marinoni, Luciano Moretti, Ettore Tosca, Adriano Turconi, Alessandro Ubiali, Piergiulio Venino
Revisore Unico dei Conti: Ernesto Pollini
Direttore Generale: Maurizio Galli
Il Consiglio d’amministrazione è stato proclamato eletto con Delibera di Giunta Amministrativa n° 183
del 16 febbraio 2006 e rimarrà in carica sino al 31 dicembre 2010. Nel Consiglio d’amministrazione sono
presenti 3 rappresentanti degli enti locali, i rimanenti sono eletti dai consorziati agricoli e non agricoli.
La distribuzione delle acque avviene attraverso una
fitta rete di oltre 4.000 km di canali minori
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Sommario
Le Dighe del Panperduto: ultimo grande passo di una storia millenaria 1884 - 2009
1
Eugenio Villoresi
4
Le Dighe del Panperduto e il Canale Villoresi
6
Le Dighe del Panperduto e i Navigli
8
Dal Consorzio del Villoresi al Consorzio dell’Est Ticino
Crediti
Pubblicato in occasione del 125° anniversario dell’inaugurazione delle Dighe del Panperduto,
28 aprile 1884 - 28 aprile 2009.
Grafica e impaginazione:
Stampa:
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Foto:
Foto di copertina: Roberto Molteni
Foto storiche: Archivio Società Italiana per le Condotte d’acqua
Altre foto: Maurizio Galli, Roberto Molteni, Archivio Villoresi
Il Consorzio Est Ticino Villoresi resta a disposizione degli
eventuali aventi diritto per le foto e immagini
di cui non si è reperito l’autore.
Con il contributo di:
Agricoltura
15
18 maggio 1883. Il cantiere delle Dighe del Panperduto.
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Immagine - Est Ticino Villoresi