IN CAMMINO VERSO SCHEMA COLONIA Siamo venuti per adorarlo 1 “Oggi devo venire a casa tua!” Guida: Il Signore ci viene incontro. È sempre lui che muove i primi passi. Mi vede, mi chiama, s'invita nella mia casa. L’incontro con Lui è, in realtà, il suo incontro con me. Gli stiamo a cuore.Tutti e ciascuno. Accogliendolo in mezzo a noi, nel segno dell’Eucarestia, sentiamolo presenza viva, Parola che invita,Voce che chiede una conversione. A . La ricerca Guida Il salmo 15 è inteso come un pellegrinaggio del popolo alla casa del Signore. Gente che domanda all’inserviente del tempio: chi può abitare in questa casa? Attenzione, che non si parla di “entrare”, ma di abitare. Per vivere col Signore si deve avere una condotta retta, praticare la giustizia, non fare torto al prossimo. Se oggi abitiamo la casa del Signore, impariamo da Lui. Se viene nella nostra vita, accogliamolo con gioia. Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte? Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente, non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se giura a suo danno, non cambia; presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. B. L’incontro Dal vangelo di Luca (Lc 19,1-10) Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva 1 PREGHIERA DI ADORAZIONE a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». C. Il silenzio Penso all’incontro di Gesù con Zaccheo. Dio si fa sentire nelle occasioni ordinarie della vita. L’incontro con me avviene anche nei posti più impensati (strada, sicomoro, confusione di gente…). Zaccheo va sull’albero per vedere Gesù… ma è Gesù che vede lui. Mi lascio vedere dentro dal Signore? Gesù invita Zaccheo a scendere dall’albero. La Parola di Gesù non fa più parte dei progetti del piccolo uomo. Tuttavia lascia che la novità irrompa nella sua vita. Permette a Gesù di trovare posto in lui (nella “sua casa”). C’è posto per la Parola del Signore in me? Mi lascio provocare e cambiare da essa? Zaccheo cambia vita. L’incontro con Gesù non è marginale. È totale. Zaccheo restituisce. E chiede ad altri peccatori come lui di venire a far festa con Gesù. Mi capita ogni tanto di vivere l’esperienza gioiosa del perdono del Signore? Un dono che è “per” gli altri (per-dono), da condividere, da spezzare? Da una meditazione di MONS. LUCIANO MONARI, Vescovo di Piacenza, in occasione della Giornata Diocesana dei Catechisti (20 settembre 2003) Zaccheo arriva alla maturità perché ha incontrato Gesù, e incontrando Gesù si è sentito accolto, cercato, amato. Era emarginato dal punto di vista sociale, e questo inevitabilmente lo inaspriva. Nella prospettiva di Gesù si sente cercato e amato da Dio, e proprio per questo incomincia a muoversi dentro al suo cuore quella libertà che lo porta a fare una scelta di giustizia e di amore. Però, uno potrebbe dire: – “Zaccheo, come fai a sapere che Gesù ti vuole bene?” – “Perché mi ama! Quindi si è invitato a casa mia” – È vero, ma non tutte le volte che uno si invita a casa mia mi vuole bene! Come fai a sapere che Gesù ti ha voluto bene? E che Dio ti ha voluto bene attraverso Gesù? Credo che a questa domanda non ci sia una risposta rigida e matematica. Non ci sono mai dei segni assolutamente certi che un’altra persona ci 2 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo vuole bene. Ci sono dei gesti di affetto e di amore, ma devono essere interpretati. Dipende da me riconoscerli e accettarli come gesti di amore. Perché uno potrebbe anche fare una interpretazione diversa, e potrebbe dire: “Fa il suo interesse, fa il suo gioco, vuole ottenere qualche cosa, e cerca di affermarsi attraverso di me”. In fondo le possibilità sono aperte a tutti. C’è una scelta da fare nell’interpretazione del comportamento di Gesù, o se volete una interpretazione da fare nei confronti dell’amore di Dio. Tocca a me decidere di credere in quell’amore che Dio mi manifesta attraverso Gesù. Questa decisione è un rischio, ma è sempre così anche nei rapporti di amicizia e di amore: “tocca a me fidarmi del mio amico, tocca a me fidarmi del tuo amore, e lo decido io, io metto in gioco la mia libertà nel rapporto con te”. E Zaccheo ha fatto questa scelta: ha ritrovato nel comportamento di Gesù l’amore di Dio; ha sperimentato la gioia di questo amore che gli arrivava, e questa gioia lo ha reso capace di libertà, di gratuità e di generosità. Questo è il cammino che viene chiesto o proposto a ciascuno di noi. D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee benedizione eucaristica o reposizione E. La conversione Guida: Anche a noi, oggi, Gesù è venuto incontro. Come a Zaccheo. Ci ha parlato, ci ha incontrato. Proviamo in questo mese ad andare incontro a persone che conosciamo, ma che sappiamo lontane da Dio. Invitiamole, come ha fatto Gesù. Facciamo sentire loro che per noi e per tutti “la salvezza è entrata in questa casa”. 3 PREGHIERA DI ADORAZIONE SCHEMA 2 “Signore, dammi da bere di quest’acqua” Guida: Una donna a un pozzo. Gesù che la attende. Una donna che chiede. Un Gesù che ascolta. Una Maestro che parla, una discepola che ascolta. Un Signore che invia, una missionaria che va. Il desiderio di incontrare qualcosa e qualcuno che non si estingue è il desiderio di tutti. Accogliendo Gesù Eucarestia rinnoviamo la nostra fede e facciamo posto per Lui nella nostra vita. A. La ricerca Guida Il salmo 16 invita il lettore almeno a due considerazioni: il Signore è la ricchezza e l’eredità del credente. Porre in lui la fiducia è l’affare più grande della nostra vita. E la seconda è il consiglio. Il Signore è il Maestro, colui che “istruisce”. Per questo si rallegra il cuore, la mente, persino le viscere. Gesù al pozzo di Sicar è Maestro. Insegna e consiglia. È parte di eredità per la samaritana. Le insegna la strada della vita. Facciamo tesoro di queste antiche parole mentre diventano la nostra preghiera. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene». Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, 4 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. B. L’incontro Dal vangelo di Giovanni (Gv 4,1-42) Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, 5 PREGHIERA DI ADORAZIONE che ti parlo». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». B. Il silenzio L’incontro di Gesù con la donna samaritana è uno dei più belli del vangelo. Gesù siede al pozzo e la donna va per attingere acqua. Nel discorso l’acqua che intende Gesù non è l’acqua che la donna desidera e ciò che lei si aspetta non è quello che può proporle il Maestro. Ho bisogno io di quest’acqua? Oppure ancora penso che la mia brocca, il mio pozzo, le mie convinzioni, siano meglio, più sicure, più forti di quelle del Signore? Accogliere la proposta del Signore, della sua Parola, della Chiesa… non è sempre facile. Parlo volentieri col Signore? Ascolto dove mi vuol portare… o ancora fatico a sintonizzarmi con il suo linguaggio? Gesù cerca un certo tipo di “adoratori”. Vuole che adorino il padre “in spirito e verità”. Cerca questi adoratori il Padre. Quando il Signore mi incontra, quando vuole far festa con me, quando mi chiama… lascio che la sua Parola mi raggiunga, che faccia luce in me (verità)? Lascio che il suo Spirito mi ispiri, mi guidi, mi faccia percorrere i sentieri della sua volontà (in spirito)? Oppure sono ancora 6 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo affezionato ai miei progetti? Valgono di più di ciò che il Signore mi chiede? La donna lascia la brocca e se ne va. I miei incontri col Signore producono una forma di “missione”? Ciò che vivo col Signore cerco di condividerlo con gli altri, nello studio, al lavoro, in famiglia? Certamente, la testimonianza cristiana oggi è uno dei capitoli più difficili della nostra fede… le cose belle, tuttavia, vanno comunicate, vanno dette, vanno condivise… faccio qualche tentativo, o vivo la mia fede come un fatto privato? Dall’omelia di GIOVANNI PAOLO II per la III Domenica di Quaresima (3 marzo 2002) Cristo chiede alla donna: “Dammi da bere” (v. 7). La sua sete materiale è segno di una realtà ben più profonda: esprime l’ardente desiderio che l’interlocutrice e i suoi concittadini si aprano alla fede. La donna di Samaria, per parte sua, quando domanda a Lui dell’acqua, manifesta in fondo il bisogno di salvezza presente nel cuore di ogni persona. E il Signore si rivela come colui che offre l’acqua viva dello Spirito, che sazia per sempre la sete d’infinito d’ogni essere umano. L’episodio della Samaritana delinea l’itinerario di fede che tutti siamo chiamati a percorrere. Gesù continua ancora oggi ad “avere sete”, cioè a desiderare la fede e l’amore dell’umanità. Dall’incontro personale con lui, riconosciuto e accolto come Messia, nasce l’adesione al suo messaggio di salvezza e il desiderio di diffonderlo nel mondo. È quanto avviene nel seguito del racconto giovanneo. Il legame con Gesù trasforma completamente la vita della donna, che corre senza indugio a comunicare la buona notizia alla gente del villaggio vicino: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?” (Gv 4, 29). La rivelazione accolta con fede chiede di divenire parola proclamata agli altri e testimoniata mediante scelte concrete di vita. È questa la missione dei credenti, che scaturisce e si sviluppa a partire dall’incontro personale con il Signore. D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee E. La conversione Guida: La donna di Samaria ascolta con attenzione la voce del Maestro. In questo mese voglio prepararmi alla liturgia della domenica o riprendere le letture festive durante la settimana.Troverò così anch’io nutrimento nell’ascolto della Parola e inviti sempre nuovi per una vita migliore. 7 PREGHIERA DI ADORAZIONE SCHEMA 3 “V a’ e sia fatto “Va’ secondo la tua fede” Guida: Gesù incontra un centurione. Che ha dei bisogni. Un servo malato che vuole guarire. Gesù entra nella sua vita. Ascolta la sua richiesta. Viene incontro alla sua fede. È la fede che muove il centurione. L’ammirazione che muove Gesù. Gesù prende su di sé le nostre paure, le nostre domande. Le trasforma in risposte. Parliamo con Lui. Ascoltiamo la sua voce. Ricalchiamo le sue orme. Anche “secondo la nostra fede” il Signore farà. Non senza di noi. Insieme con noi compirà nuovi miracoli. Crediamolo. Fidiamoci. ParliamoGli mentre lo accogliamo nell’Eucarestia. A. La ricerca Guida Il salmo 22 è molto conosciuto. Tuttavia ogni volta è un invito a rifugiarsi nella bontà e nella misericordia del Signore che come un attento pastore non ci fa mancare nulla. Ci guida, ci conduce, ci porta alla vita. Anche quando, inseguiti dai nemici, turbati dalle angosce, affaticati dai dolori, abbiamo bisogno di rifugiarci in qualche tenda. Lì è preparato un banchetto, un calice ricolmo di ogni bene. Chi segue il Signore è felice. Felicità e grazia lo accompagnano. Sentiamoci contenti, quest’oggi, di stare alla sua presenza.Viviamo nella fede. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. 8 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. B. L’incontro Dal vangelo di Luca (Lc 7,1-10) Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. C. Il silenzio Il centurione ha molta stima di Gesù. Un rispetto quasi che lo tiene a distanza. Sente parlare di lui, ma sa di non appartenere al suo popolo. Gesù è Giudeo, lui è romano. Manda allora alcuni anziani dei Giudei a intercedere per lui. Le sue richieste non sono per se stesso. Egli chiede la salute del servo. Lui, che è un comandante, implora la salvezza per un suo sottoposto. mi chiedo prima di tutto: com’è la mia fede? Ho bisogno ancora tante volte di segni per credere? Oppure mi affido, mi butto, con coraggio, provo, cerco di affidare al Signore le mie preoccupazioni e le mie richieste? Il centurione parla del suo servo, gli sta a cuore la sua salute perché è molto ammalato. La nostra preghiera si ricorda degli altri? Dei bisogni dei fratelli? O spesso pensiamo a noi stessi, alla nostra realtà solamente? Chiediamo al Signore che ci conceda un cuore grande… il soldato romano, sapendo che Gesù sta andando da lui non si scopre degno di 9 PREGHIERA DI ADORAZIONE accoglierlo nella sua casa. Mette in evidenza da una parte dalla sua fragilità, dall’altra la potenza di Gesù. Sono cosciente delle mie infermità, delle mie distanze dal Signore? Accolgo, come dono, la potenza della parola di Gesù che “comanda e tutto è fatto”? Gesù loda la fede di quest’uomo. La rettitudine del suo ragionamento. La purezza della sua intenzione. Il servo viene guarito per la potenza salvifica di Gesù e per la fede del centurione. Sono due elementi essenziali. Mi accorgo che il Signore lavora nella mia vita? Sono colmo di gratitudine per quello che il Signore continua ad operare in me? Voglio mettermi alla sequela del Signore, affidando tutta la mia vita alla sua Parola che salva, oppure ho ancora delle resistenze? Dal Commento al Vangelo di Luca di SANT’AMBROGIO, vescovo È molto bello che il Signore, subito dopo avere completato i precetti, ci insegni ad osservarli con il suo esempio. Ecco che viene presentato al Signore il servo di un centurione pagano, perché sia guarito: questi raffigura il popolo dei Gentili, che era prigioniero nelle catene della schiavitù del mondo, ammalato di passioni mortali, e che dalla benevolenza del Signore doveva essere guarito. Dicendo che il servo stava per morire, l’evangelista non esagera: sarebbe morto, infatti, se Cristo non lo avesse guarito. Egli ha dunque adempiuto il precetto con la sua carità, mostrando amore per i nemici sino al punto di strapparli alla morte e di ridar loro la speranza della eterna salvezza. Ma quale segno di umiltà divina c’è nel fatto che il Signore del cielo non disdegna di visitare il piccolo servitore del centurione! La fede risplende nelle opere, ma l’umanità opera di più nel campo dei sentimenti. E ciò fece non perché non potesse guarire a distanza, ma per dare un esempio di umiltà da imitare, insegnando ad avere per gli umili gli stessi riguardi che si hanno verso i grandi. Del resto, egli dice in altra circostanza ad un ufficiale regio: “Va’, tuo figlio è vivo” (Gv 4,50), per mostrarti sia la potenza della sua divinità sia il servigio della sua umiltà. In quella circostanza non volle andare nella casa dell’ufficiale regio, per non sembrare, dato che si trattava di suo figlio di avere troppa considerazione per le ricchezze di quell’uomo potente; qui, invece, va di persona dal servo del centurione perché non sembrasse che egli, in quel poveretto ammalato, disprezzasse la condizione servile: tutti infatti, schiavi e uomini liberi, siamo una sola cosa in Cristo (cf. Gal 3,28; Col 3,11). Tu vedi qui come la fede costituisca la condizione per ottenere la guarigione. Considera anche come il popolo dei Gentili, in qualche modo, riesca a penetrare il mistero. Il Signore va; ed il centurione si scusa con lui e, dimenticando l’orgoglio del comando, si atteggia a riverenza, si mostra disposto a credere, e si affretta a rendergli onore. Fa bene il centurione, come rileva Luca, a inviare alcuni suoi amici incontro al Signore, per non sembrare di voler offendere, con la sua presenza, la riservatezza di lui, e reclamare, col suo ossequio, l’ossequio di lui. Quanto alle parole: “In nessuno d’Israele ho trovato tanta fede” (Lc 7,9), il senso è semplice e facile; esse, secondo 10 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo il testo greco, significano: «Neppure in Israele ho trovato tanta fede». Per la sua fede, quest’uomo vien posto al di sopra dei più eletti, cioè di quelli che vedono Dio (cf. Gen 32,28-31). Vedi bene anche l’ordinata distribuzione della grazia: la fede del padrone viene lodata, e la vita del servo viene salvata. Il merito del padrone può dunque recar vantaggio anche al servo, non solo per la fede dimostrata, ma anche per lo zelo nella sua condotta. È qui il caso di considerare ancora l’umiltà del Signore: egli compie quanto non aveva promesso. Infatti, sebbene non avesse ancora comandato la guarigione, i servi che erano stati inviati incontro a lui, tornati nella casa del centurione, trovarono il servo risanato. D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee E. La conversione Guida: il Signore guarisce il servo del centurione. La preghiera del suo padrone ottiene la salvezza. C’è molta gente che è “malata” e ha bisogno di una preghiera, di una visita, di un sorriso, di una telefonata… Non necessariamente anziani. Anche giovani, anche nostri amici che si sono allontanati dalla vita parrocchiale e sociale. In questo mese mi propongo di andare a trovare qualcuno, di raggiungere, anche telefonicamente qualcuno che non è al centro dell’attenzione di nessuno, portando, con la mia persona, il sorriso del Signore e la sua vicinanza. 11 PREGHIERA DI ADORAZIONE SCHEMA 4 “V a’ in pace e “Va’ sii guarita dal tuo male” Guida: A volte non è Gesù a fare il primo passo. Pur con tutti i dubbi e le incertezze a volte il bisogno spinge l’uomo a rivolgersi a Dio. E’ la fede? L’affidamento? La paura del dolore? L’angoscia di non sapere come andrà a finire? C’è sempre quel mantello da poter toccare. Quel mantello da dove esce una forza che risana e guarisce. Ci avviciniamo anche noi al Signore, senza paura. Sapendo che può guarirci. Con la certezza che la sua presenza salva. Come l’Eucarestia. La sua Vita nutre. Abbiamo così fiducia in lui che anche i nostri limiti, le nostre debolezze vengono risanate. Lui, la Vita, riempie di senso la nostra vita. A. La ricerca Guida Il salmo 41 inizia con una beatitudine: Beato chi ha cura del debole. Chi si china verso il bisognoso, verso il povero e il malato, agisce come agisce il Signore. La sofferenza è condizione di debolezza, di bisogno. Chi è debole, implicitamente, domanda aiuto. Il Signore sa rimettere in piedi chi è piegato dalla sofferenza. Non ci tradisce, il Signore. Ci viene incontro, ci libera. Perché siamo capaci di dire a tutti ciò che abbiamo sperimentato. La salvezza passa attraverso l’esperienza che ciascuno fa della bontà del Signore. Davvero benediciamo il Signore che non ci lascia soli, ma ci accompagna, ci guarisce, ci solleva. Beato l’uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera. Veglierà su di lui il Signore, lo farà vivere beato sulla terra, non lo abbandonerà alle brame dei nemici. Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore; gli darà sollievo nella sua malattia. Io ho detto: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato». I nemici mi augurano il male: «Quando morirà e perirà il suo nome?». Chi viene a visitarmi dice il falso, il suo cuore accumula malizia e uscito fuori sparla. 12 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il male: «Un morbo maligno su di lui si è abbattuto, da dove si è steso non potrà rialzarsi». Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno. Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami, che io li possa ripagare. Da questo saprò che tu mi ami se non trionfa su di me il mio nemico; per la mia integrità tu mi sostieni, mi fai stare alla tua presenza per sempre. Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele, da sempre e per sempre. Amen, amen. B. L’incontro Dal vangelo di Marco (Mc 5,25-34) Ora una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». C. Il silenzio Una donna angosciata dalla sua malattia, esclusa dalla società e dalla liturgia, a causa del sangue che la rende impura, si avvicina a Gesù. Dio si fa toccare dall’uomo, il santo dal peccatore, il puro dall’impura. Succede ciò che succede nell’Eucarestia: Gesù si fa mangiare, entra nella nostra vita, accorcia le distanze fra Dio e l’uomo. Il lembo del suo mantello avvolge la nostra vita, risana i nostri peccati. Ogni volta sperimentiamo la forza che salva, la Parola che guarisce, la voce che consola. 13 PREGHIERA DI ADORAZIONE la donna si avvicina a Gesù. E’ convinta che contro e al di sopra di tutti i medici Gesù possa risanarla dal suo male.Tocca il mantello di Gesù e si sente guarita. La forza del Maestro ben si accorda con la fede della donna. Lei crede… ma ha bisogno di quella forza e potenza per guarire. Credo che nella mia vita la mia fede significa anzitutto consegnare la mia debolezza al Signore? Credo che la mia vita è tutta quanta nelle mani del Signore? Oppure credo, ma voglio tenere per me? La rivelazione storica di Gesù ha avuto bisogno di segni: un mantello fa da ponte tra la debolezza della donna e la potenza di Gesù. Anche nella mia esperienza cristiana la Chiesa pone dei segni, che mi ricordano, che mi fanno vivere, che mi fanno incontrare il Signore. Ci tengo a questa comunione con la Chiesa di Gesù? Oppure a volte mi sento un “cristiano fai da te”… pensando di non aver bisogno di toccare mantelli, credendo di fare a meno della Parola, dell’Eucarestia, dei sacramenti, della catechesi…? Gesù toglie la paura. Essere guariti non significa temere. Significa annunciare. Gesù sa chi è stata guarita. Si guarda intorno. Non per “sapere”. Ma perché la donna sappia. Non è il mantello che guarisce. È la potenza di Gesù. Mi rendo conto che il Signore interviene nella mia vita, mi solleva e mi chiama ogni volta a vita nuova? In un certo senso, ogni guarigione, è come una nuova nascita. Il Signore mi dà la possibilità di un nuovo tratto di strada… ne sono consapevole? Ho gratitudine verso il Signore che mi parla e mi accompagna? Dal Diatessaron di SANT’EFREM, IL SIRO La sua fede arrestò in un istante, come in un batter d’occhio, il flusso di sangue che era sgorgato per dodici anni. Numerosi medici l’avevano visitata moltissime volte, ma l’umile medico, il figlio unico la guardò soltanto un momento. Spesso, quella donna aveva profuso forti somme per i medici; ma all’improvviso, accanto al nostro medico, i suoi pensieri sparsi si raccolsero in un’unica fede. Quando i medici terreni la curavano, ella pagava loro un prezzo terreno (cf. Mc 5,26); ma quando il medico celeste le apparve, ella le presentò una fede celeste. I doni terrestri furono lasciati agli abitanti della terra, i doni spirituali furono elevati al Dio spirituale nei cieli. I medici stimolavano coi loro rimedi i dolori causati dal male, come una belva abbandonata alla sua ferocia. Così, per reazione, come una belva inferocita, i dolori li diffondevano dappertutto, essi e i loro rimedi. Quando tutti si affrettavano di sottrarsi alla cura di quel dolore, una potenza uscì, rapida, dalla frangia del mantello di Nostro Signore; colpì violentemente il male, lo bloccò e s’attirò l’elogio per il male domato. Uno solo si prese gioco di quelli che s’erano presi gioco per molto. Un solo medico divenne celebre per un male che parecchi medici avevano reso celebre. Proprio quando la mano di quella donna aveva distribuito grandi cifre, la sua piaga non ricevette alcuna guarigione; ma quando la sua mano si tese vuota, la cavità si 14 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo riempi di salute. Finché la sua mano era ripiena di ricompense tangibili, essa era vuota di fede nascosta, ma quando si spogliò delle ricompense tangibili, fu ripiena di fede invisibile. Diede ricompense manifeste e non ricevette guarigione manifesta; diede una fede manifesta e ricevette una guarigione nascosta. Sebbene avesse dato ai medici il loro onorario con fiducia, non trovò per il suo onorario una ricompensa proporzionata alla sua fiducia; ma quando diede un prezzo preso con furto, allora ne ricevette il premio, quello della guarigione nascosta... E coloro che non erano stati capaci di guarire quest’unica donna coi loro rimedi, guarivano frattanto molti pensieri con le loro risposte. Nostro Signore, invece, capace di guarire ogni malato, non voleva mostrarsi capace di rispondere anche ad un solo interrogativo; conosceva quella risposta, ma descriveva in anticipo coloro che avrebbero detto: “Tu, con la tua venuta, dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera” (Gv 8,13). La sua potenza aveva guarito la donna, ma il suo parlare non aveva persuaso quella gente. Eppure, per quanto la sua lingua restasse muta, la sua opera risuonava come una tromba. Col suo silenzio soffocava l’orgoglio arrogante; con la sua domanda: “Chi mi ha toccato?” (Lc 8,45) e con la sua opera, la sua verità era proclamata. Se non ci fosse che un senso da dare alle parole della Scrittura, il primo interprete lo troverebbe, e gli altri uditori non avrebbero più il lavoro pesante della ricerca, né il piacere della scoperta. Ma ogni parola di Nostro Signore ha la sua forma, e ogni forma ha molti membri, e ogni membro ha la sua fisionomia propria. Ciascuno comprende secondo la sua capacità, e interpreta come gli è dato. È così che una donna si presentò a lui e che la guarì. Si era presentata davanti a parecchi uomini che non l’avevano guarita, avevano perduto il loro tempo con lei. Ma un uomo la guarì, quando il suo volto era girato da un’altra parte; egli biasimava così coloro che, con grande cura, si volgevano verso di lei, ma non la guarivano: “La debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25). Sebbene il volto umano di Nostro Signore non poté guardare che da una sola parte, la sua divinità interiore aveva occhio dappertutto poiché vedeva da ogni lato. D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee E. La conversione Guida: La malattia, nelle pagine della Scrittura, è sempre legata al discorso del peccato. E la salvezza è doppiamente intrecciata con il discorso della salvezza. Posso decidere, in questo tempo, di trovare uno spazio adeguato e prolungato per prepararmi a celebrare il sacramento del Perdono, per gustare la misericordia del Signore e posso utilizzare anche questo vangelo. Come la donna mi accosto al Signore, voglio essere guarito, desidero che il Signore veda la mia fede e mi congedi, in pace. Guarito e risanato. Nel corpo e nello spirito. 15 PREGHIERA DI ADORAZIONE SCHEMA 5 “È lecito no di sabato lecito,, in gior giorno sabato,, fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?” Guida: Gesù si propone come alternativa alla nostra vita stanca, senza motivazione, senza gioia. Si propone spesso nel vangelo come invito alla riflessione, seria e motivata, perché dalla sua Parola, dall’incontro con Lui, possano partire nuovi modi di vita, stili diversi per vivere l’unico vangelo. Al centro del suo messaggio la salvezza dell’uomo. Integrale. Che viene prima delle “nostre” regole. Non a scapito del resto. Insieme. La proposta di Gesù è radicale. Ma tiene insieme il bene. Di Dio. Dell’uomo. Dei fratelli. Disponiamoci ad accoglierlo nell’Eucarestia e nella Parola perché ci incoraggi. Ci faccia riflettere. Ci spinga al bene. A. La ricerca Guida I primi sei versetti del salmo 43 vedono il Signore come salvatore, come liberatore. Da una parte il ritornello ripete la domanda dell’uomo di sempre: perché ci si abbatte? Perché ci si angoscia? Solamente Dio può fare giustizia, anche spezzando regole umane, anche scavalcando le leggi della natura. Perché il Signore è Dio. Il Dio “della mia difesa”. Il Signore non ci lascia da soli, anche nella notte e nel buio, manda la sua verità e la sua luce. Compagne che guidano il cammino, che ci portano al Signore. E’ un salmo di fiducia, di riflessione, di affidamento. Dove c’è il Signore, sparisce la paura. Dove è la Luce, si spegne la notte. Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo iniquo e fallace. Tu sei il Dio della mia difesa; perché mi respingi, perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. 16 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. B. L’incontro Dal vangelo di Marco (Mc 3,1-6) Entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. C. Il silenzio La domanda posta da Gesù rimette al centro una questione fondamentale. Che cosa conta nella nostra vita? Che cosa dobbiamo fare? La domanda “morale” è, per noi credenti, sostanzialmente una domanda di fede. Il “cosa fare” dipende necessariamente dal “chi siamo”. Anche noi non rimaniamo spettatori di ciò che Gesù dice. Sentiamolo rivolto a noi. Facciamo entrare nella nostra vita la sua Parola. Non siamo solo ascoltatori, ma cerchiamo di mettere in pratica ciò che ci viene annunciato. la gente, nella sinagoga, scruta Gesù. Vuole sapere se guarirà un uomo in giorno di sabato. Ci sono sei giorni per farsi guarire… perché proprio nel giorno del risposo? Gesù rimette al centro l’uomo, con le sue domande e le sue malattie. Ma quelli che sono davanti a lui non vogliono farsi interrogare dalla domanda di Gesù. Io voglio farmi interrogare da Gesù? Oppure ho paura di rispondere? Voglio che la sua Parola cambi la mia vita, mi spinga più in là rispetto a dove ora sono, mi faccia crescere? O rimango fermo nelle mie convinzioni, nei miei sabati? La domanda di Gesù: è lecito di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o perderla? Mette in discussione le priorità della nostra vita. Gesù non mette in contrapposizione il fare il bene con il sabato (è meglio fare la carità che andare a Messa!). Le mette vicino. Una dà senso all’altra. Il giorno di sabato ti spinge a fare il bene, a salvare una vita. E fare il bene ti ricorda che prende il suo senso nel 17 PREGHIERA DI ADORAZIONE giorno di sabato. Il giorno di festa e l’incontro con il Signore mi aiuta a vedere anche i bisogni intorno a me, è il bene che posso compiere che trova la sua radice nell’Eucarestia che celebro. C’è in me questo equilibrio? O sono sbilanciato su una preghiera senza riferimenti alla vita… o su una vita di bene senza motivazioni evangeliche? Non c’è risposta da parte dei presenti. Solo indignazione. La domanda di Gesù non provoca conversione, ma rabbia. La guarigione dell’uomo nella sinagoga non serve a rallegrare, ma ad intristire. Tra noi e Gesù, però, non c’è sfida. C’è accoglienza. La sua Parola non deve vincere o perdere contro la nostra. La sua è una proposta di vita. Non è un libro da leggere. Chiede solo di essere accolta. Coltivata.Vissuta. Ci rallegriamo di ciò che fa il Signore, anche negli altri? Siamo gioiosi per il bene che le altre persone compiono (anche senza di noi)? Oppure ci indigniamo? Facciamo silenzio come gli avversari di Gesù? Critichiamo senza fare anche se gli altri guariscono? Dalla meditazione di DON MARIO GALIZZI, SDB: “Gesù è novità”. C’è un comandamento importante nella Legge:“Il sabato è per il Signore tuo Dio: non fare alcun lavoro né tu... né i tuoi servi... né le tue bestie” Lo scopo è chiaro: “...perché i tuoi servi si riposino come te e per ricordarti che il Signore ti ha liberato dall’Egitto” (Dt 5,14s). Il sabato è il giorno in cui si celebra la libertà operata dal Signore, per questo non è un giorno come gli altri. Tutti debbono sentirsi liberi e perciò nessuno deve lavorare, neppure gli schiavi: tutti debbono celebrare insieme la “libertà”. Ora gli specialisti della legge hanno snaturato e complicato tutto. Si sono chiesti che cos’è lavorare e hanno trovato una quarantina di modi di agire, che sono per loro un lavoro. E il sabato si è colmato di proibizioni, e l’uomo si è sentito servo del sabato, servo della legge. Ebbene, Gesù lo libera dicendo che “il sabato è fatto per l’uomo”, specificando così il vero senso della legge: “Il Signore vi ha dato il sabato” (Es 16,29); e poi con solennità aggiunge: “Il Figlio dell’uomo è padrone anche del sabato”. In altre parole: “Sono io che decido ciò che è lecito fare durante il sabato”; una pretesa insopportabile per i detentori del potere che subito gli preparano un tranello. Quando infatti Gesù entrò nella sinagoga vide che c’era lì un uomo con la mano inaridita e che essi lo osservavano per vedere se osava guarirlo in giorno di sabato. Osserviamo anche noi Gesù: è colmo di bontà verso tutti, ama tutti anche quelli che cercano di incastrarlo per accusarlo. Ama l’ammalato e gli dice di mettersi in mezzo a tutti, poi cercando a ogni costo il dialogo con i suoi avversari, chiede: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o del male, salvare una vita o toglierla?”. Ed essi rifiutarono il dialogo, si chiusero in un silenzio assoluto. Il volto di Gesù si velò di ira e di tristezza. Di “ira” (reazione divina) di fronte a gente ostinata; di “tristezza” perché non riesce a fare del bene anche a loro. Comunque, guarisce l’ammalato, sapendo di firmare la sua morte. Gli avversari, infatti, se ne andarono e 18 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Tutti sentiamo quanto sia assurda tale conclusione. Ma Gesù rifulge di bontà. D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee E. La conversione Guida Gesù non teme il confronto. Non vuole la discussione. Desidera la riflessione. Non cerca la rabbia. Chiede la conversione. Ci si deve fidare di lui. Potrebbe essere bello, come giovani cristiani, usare un incontro di catechesi, magari anche sulla pagina del vangelo meditata in quest’incontro, per suscitare una riflessione a proposito del confronto, del dialogo all’interno della comunità cristiana, tra laici e sacerdoti, fra genitori e figli, fra educatori e ragazzi… 19 PREGHIERA DI ADORAZIONE SCHEMA 6 “Maestro buono buono,, che cosa devo fare per a vere la vita eter na?” av eterna?” Guida La proposta del Signore è sempre impegnativa. Non invita a guardare indietro, ma avanti. Più che alle rinunce spinge ad accogliere una scelta. Quella di essere tutti del Signore. Non c’è motivo di aver paura. Lo dice anche il Papa stesso. Ascoltiamolo. “Carissimi giovani, come i primi discepoli, seguite Gesù! Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui, di varcare la soglia della sua casa, di parlare con Lui faccia a faccia, come ci si intrattiene con un amico. Non abbiate paura della “vita nuova” che Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con 1’aiuto della sua grazia e il dono del suo Spirito” (Messaggio del Papa per la XII GMG, 3). A. La ricerca Guida Qualcuno ha definito il salmo 101 come un vademecum per un buon principe. Le virtù del buon governo. Tuttavia, questi buoni propositi elencati (cantare l’amore e la giustizia, agire con saggezza, andare sulla via dell’innocenza…) sono un canto in onore del Signore. E la cosa curiosa è che questi buoni propositi invocano che il Signore venga presso colui che si comporta così. Oggi il Signore viene nella nostra vita, con la sua Presenza, con il suo Corpo. Ci parla. Ci attende. Ci vuol nutrire nell’Eucarestia. Mentre preghiamo con le parole del salmo chiediamo al Signore di renderci attenti alle sue proposte e di mettere da parte paura e menzogna così da camminare, anche noi, sulla via del bene. Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore. Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando verrai a me? Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa. Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvage; detesto chi fa il male, non mi sarà vicino. Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere. 20 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò perire; chi ha occhi altezzosi e cuore superbo non lo potrò sopportare. I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino a me vicino: chi cammina per la via integra sarà mio servitore. Non abiterà nella mia casa, chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza. B. L’incontro Dal vangelo di Marco (Mc 10,17-22) Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. C. Il silenzio Sempre ci viene la voglia di correre incontro al Signore. E anche la voglia di raccontargli ciò che siamo, più che ascoltare quello che lui vorrebbe che fossimo. Abbiamo il desiderio di mettergli davanti le nostre opere buone, ciò che abbiamo fatto fin dalla nostra giovinezza, forse anche ciò che stiamo facendo… con l’illusione che sempre, sia già tutto quanto sufficiente, tutto quanto bello e buono, tutto e solo ciò che facciamo e diciamo, giusto. Oggi il Signore ci ha detto una parola in più: una sola cosa ti manca… Questa mancanza ci deve far tornare la nostalgia (non il senso di colpa!) che ci manca ancora tanta strada per arrivare a Gesù, per pensare come Lui, per agire come lui… ma almeno siamo in cammino. com’è il mio “correre incontro a Gesù”? Interessato, gratuito, aperto alla novità 21 PREGHIERA DI ADORAZIONE della sua Parola? Condizionato dalle mie paure e dalle mie resistenze? Cos’ho da dire al Signore, da presentargli? Ciò che ho fatto? Ciò che sono? Ciò che avrei potuto fare? Gesù ricorda i comandamenti. Sono ciò che Dio desidera. Non una legge priva di significato, ma dei comandi d’amore. Che esprimono un vivo desiderio di Dio di vederci santi, come Lui è santo. Chiamare “buono” Gesù, significa mettersi sulla strada di questa santità. Provo pensare se la mia vita corre sul binario dei comandamenti… se li ho in mente nella vita, nelle decisioni… Gesù “fissatolo, lo amò”. Come mi guarda il Signore? Come sento questo amore che non è intimità, ma mi spinge ad amare Lui e i fratelli con rinnovato slancio? Il giovane ricco se ne va… ma non è meno amato dal Signore. Gesù non lo rincorre. Non piace a Gesù “soffocare” le persone. Le ama proprio nella loro libertà di dire anche dei “no”. Come all’inizio della creazione, quando Dio non aveva obbligato nessuno ad amarlo. Hanno scelto di peccare. Di andarsene. Ma Gesù non se ne va. Sento questo amore che mi è vicino, che rimane? Dallo scritto Adversus haereses di SANT’IRENEO DI LIONE La legge aveva insegnato agli uomini la necessità di seguire Cristo. Lo mostrò chiaramente Cristo stesso al giovane che gli chiese cosa avrebbe dovuto fare per ereditare la vita eterna. Gli rispose infatti: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”. Quegli chiese: “Quali?”, e il Signore soggiunse: “Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza; onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 19,17ss). Proponeva così a tutti coloro che volevano seguirlo i comandamenti della legge come gradini di entrata alla vita: quello che diceva a uno, lo diceva a tutti. Il giovane rispose: “Ho fatto tutto ciò” - e forse non lo aveva fatto, che altrimenti non gli sarebbe stato detto: osserva i comandamenti -; allora il Signore, rinfacciandogli la sua cupidigia, gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto ciò che hai, dividilo tra i poveri, poi vieni e seguimi” (ib.). Con queste parole prometteva l’eredità degli apostoli a chi avesse fatto così, non annunciava certo a coloro che lo avessero seguito un altro padre, diverso da quello che era stato annunciato fin dall’inizio della legge, e neppure un altro figlio; ma insegnava a osservare i comandamenti imposti da Dio all’inizio, a liberarsi dall’antica cupidigia con le buone opere e a seguire Cristo. Che poi la distribuzione dei propri beni ai poveri liberi davvero dalla cupidigia, lo ha mostrato Zaccheo dicendo: “Ecco, do la metà dei miei beni ai poveri; se poi ho frodato qualcuno, gli rendo il quadruplo” (Lc 19,8). Dalla Lettera Enciclica VERITATIS SPLENDOR di GIOVANNI PAOLO II È Gesù stesso che prende l’iniziativa e chiama a seguirlo. L’appello è rivolto 22 IN CAMMINO VERSO COLONIA Siamo venuti per adorarlo innanzi tutto a coloro ai quali egli affida una particolare missione, a cominciare dai Dodici; ma appare anche chiaro che essere discepoli di Cristo è la condizione di ogni credente. Per questo, seguire Cristo è il fondamento essenziale e originale della morale cristiana: come il popolo d’Israele seguiva Dio che lo conduceva nel deserto verso la Terra promessa, così il discepolo deve seguire Gesù, verso il quale il Padre stesso lo attira. Non si tratta qui soltanto di mettersi in ascolto di un insegnamento e di accogliere nell’obbedienza un comandamento. Si tratta, più radicalmente, di aderire alla persona stessa di Gesù, di condividere la sua vita e il suo destino, di partecipare alla sua obbedienza libera e amorosa alla volontà del Padre. Gesù chiede di seguirlo e di imitarlo sulla strada dell’amore, di un amore che si dona totalmente ai fratelli per amore di Dio: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). Questo “come” esige l’imitazione di Gesù, del suo amore di cui la lavanda dei piedi è segno: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). Chiamando il giovane a seguirlo sulla strada della perfezione, Gesù gli chiede di essere perfetto nel comandamento dell’amore, nel “suo” comandamento: di inserirsi nel movimento della sua donazione totale, di imitare e di rivivere l’amore stesso del Maestro “buono”, di colui che ha amato “ sino alla fine “. È quanto Gesù chiede ad ogni uomo che vuole mettersi alla sua sequela: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). D. La condivisione canto inno allo Spirito Santo invocazioni spontanee E. La conversione Guida Siamo alla fine del nostro percorso. Abbiamo ascoltato.Adorato. Ci siamo incontrati con Gesù e fra noi. Queste soste davanti all’Eucarestia e la Parola potrebbero diventare lo stile della nostra vita credente. L’impegno potrebbe quello, una volta alla settimana, di dedicare dieci minuti per una sosta in una Chiesa, davanti all’Eucarestia, per adorare, ringraziare, benedire il Signore che ci guida, ci parla, ci rafforza. Anche noi, come i Magi a Betlemme, siamo venuti per adorarlo! 23 PREGHIERA DI ADORAZIONE Preghiera per la XX GMG - Köln 2005 Signore Gesù Cristo, Salvatore del mondo, fatto uomo per darci la vita in abbondanza. Tu resti con noi nella Tua Chiesa fino alla fine del mondo. Allora verrà il Tuo Regno: un nuovo cielo e una nuova terra pieni di amore, di giustizia e di pace. Noi ci impegniamo forti di questa speranza e per questo Ti ringraziamo. Ti preghiamo: benedici i giovani di tutto il mondo. Mostrati a chi Ti sta cercando, rivelati a chi non crede. Conferma nella fede i Tuoi testimoni. Fa che non cessino mai di cercarti, come i sapienti Magi, venuti dall’Oriente. Fa che diventino artefici di una nuova civiltà dell’amore e testimoni di speranza per il mondo intero. Serviti di loro per avvicinare chi soffre per la fame, la guerra e la violenza. Effondi il Tuo Spirito su quanti collaborano alla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2005. Fa di loro i servitori del Tuo Regno con la forza della loro fede e del loro amore, perché accolgano con cuore aperto i fratelli e le sorelle di tutto il mondo. Ci hai donato Maria come madre. Per sua intercessione, fa o Signore che la Giornata Mondiale della Gioventù diventi una celebrazione di fede. Dona in quei giorni nuova forza alla tua Chiesa, perché si confermi nel mondo Tua fedele testimone. Per questo Ti preghiamo, Signore nostro Dio, che con il Padre e lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. 24