IN CAMMINO VERSO
SCHEMA
COLONIA
Siamo
venuti
per
adorarlo
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“Oggi devo venire
a casa tua!”
Guida: Il Signore ci viene incontro. È sempre lui che muove i primi passi. Mi vede, mi chiama, s'invita
nella mia casa. L’incontro con Lui è, in realtà, il suo incontro con me. Gli stiamo a cuore.Tutti e ciascuno.
Accogliendolo in mezzo a noi, nel segno dell’Eucarestia, sentiamolo presenza viva, Parola che invita,Voce
che chiede una conversione.
A . La ricerca
Guida Il salmo 15 è inteso come un pellegrinaggio del popolo alla casa del Signore. Gente che
domanda all’inserviente del tempio: chi può abitare in questa casa? Attenzione, che non si parla di
“entrare”, ma di abitare. Per vivere col Signore si deve avere una condotta retta, praticare la giustizia,
non fare torto al prossimo. Se oggi abitiamo la casa del Signore, impariamo da Lui. Se viene nella nostra
vita, accogliamolo con gioia.
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
B. L’incontro
Dal vangelo di Luca
(Lc 19,1-10)
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo,
capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo
vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo,
Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al
Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato
qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è
entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti
è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
C. Il silenzio
Penso all’incontro di Gesù con Zaccheo.
Š Dio si fa sentire nelle occasioni ordinarie della vita. L’incontro con me avviene
anche nei posti più impensati (strada, sicomoro, confusione di gente…). Zaccheo
va sull’albero per vedere Gesù… ma è Gesù che vede lui. Mi lascio vedere
dentro dal Signore?
Š Gesù invita Zaccheo a scendere dall’albero. La Parola di Gesù non fa più parte
dei progetti del piccolo uomo. Tuttavia lascia che la novità irrompa nella sua vita.
Permette a Gesù di trovare posto in lui (nella “sua casa”). C’è posto per la Parola
del Signore in me? Mi lascio provocare e cambiare da essa?
Š Zaccheo cambia vita. L’incontro con Gesù non è marginale. È totale. Zaccheo
restituisce. E chiede ad altri peccatori come lui di venire a far festa con Gesù. Mi
capita ogni tanto di vivere l’esperienza gioiosa del perdono del Signore? Un dono
che è “per” gli altri (per-dono), da condividere, da spezzare?
Da una meditazione di MONS. LUCIANO MONARI, Vescovo di Piacenza,
in occasione della Giornata Diocesana dei Catechisti
(20 settembre 2003)
Zaccheo arriva alla maturità perché ha incontrato Gesù, e incontrando Gesù si
è sentito accolto, cercato, amato. Era emarginato dal punto di vista sociale, e questo
inevitabilmente lo inaspriva. Nella prospettiva di Gesù si sente cercato e amato da
Dio, e proprio per questo incomincia a muoversi dentro al suo cuore quella libertà
che lo porta a fare una scelta di giustizia e di amore. Però, uno potrebbe dire: –
“Zaccheo, come fai a sapere che Gesù ti vuole bene?” – “Perché mi ama! Quindi si
è invitato a casa mia” – È vero, ma non tutte le volte che uno si invita a casa mia mi
vuole bene! Come fai a sapere che Gesù ti ha voluto bene? E che Dio ti ha voluto
bene attraverso Gesù? Credo che a questa domanda non ci sia una risposta rigida e
matematica. Non ci sono mai dei segni assolutamente certi che un’altra persona ci
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vuole bene. Ci sono dei gesti di affetto e di amore, ma devono essere interpretati.
Dipende da me riconoscerli e accettarli come gesti di amore. Perché uno potrebbe
anche fare
una interpretazione diversa, e potrebbe dire: “Fa il suo interesse, fa il suo gioco,
vuole ottenere qualche cosa, e cerca di affermarsi attraverso di me”. In fondo le
possibilità sono aperte a tutti. C’è una scelta da fare nell’interpretazione del comportamento di Gesù, o se volete una interpretazione da fare nei confronti dell’amore di
Dio. Tocca a me decidere di credere in quell’amore che Dio mi manifesta attraverso
Gesù. Questa decisione è un rischio, ma è sempre così anche nei rapporti di amicizia
e di amore: “tocca a me fidarmi del mio amico, tocca a me fidarmi del tuo amore, e
lo decido io, io metto in gioco la mia libertà nel rapporto con te”.
E Zaccheo ha fatto questa scelta: ha ritrovato nel comportamento di Gesù l’amore di Dio; ha sperimentato la gioia di questo amore che gli arrivava, e questa gioia lo
ha reso capace di libertà, di gratuità e di generosità. Questo è il cammino che viene
chiesto o proposto a ciascuno di noi.
D. La condivisione
‰
‰
‰
‰
canto
inno allo Spirito Santo
invocazioni spontanee
benedizione eucaristica o reposizione
E. La conversione
Guida: Anche a noi, oggi, Gesù è venuto incontro. Come a Zaccheo. Ci ha parlato, ci ha incontrato.
Proviamo in questo mese ad andare incontro a persone che conosciamo, ma che sappiamo
lontane da Dio. Invitiamole, come ha fatto Gesù. Facciamo sentire loro che per noi e per tutti “la salvezza
è entrata in questa casa”.
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
SCHEMA
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“Signore, dammi da bere
di quest’acqua”
Guida: Una donna a un pozzo. Gesù che la attende. Una donna che chiede. Un Gesù che ascolta.
Una Maestro che parla, una discepola che ascolta. Un Signore che invia, una missionaria che va. Il
desiderio di incontrare qualcosa e qualcuno che non si estingue è il desiderio di tutti. Accogliendo Gesù
Eucarestia rinnoviamo la nostra fede e facciamo posto per Lui nella nostra vita.
A. La ricerca
Guida Il salmo 16 invita il lettore almeno a due considerazioni: il Signore è la ricchezza e l’eredità del
credente. Porre in lui la fiducia è l’affare più grande della nostra vita. E la seconda è il consiglio. Il Signore
è il Maestro, colui che “istruisce”. Per questo si rallegra il cuore, la mente, persino le viscere. Gesù al pozzo
di Sicar è Maestro. Insegna e consiglia. È parte di eredità per la samaritana. Le insegna la strada della
vita. Facciamo tesoro di queste antiche parole mentre diventano la nostra preghiera.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene».
Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
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perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
B. L’incontro
Dal vangelo di Giovanni
(Gv 4,1-42)
Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più
discepoli e battezza più di Giovanni - sebbene non fosse Gesù in persona che
battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la
Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della
Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo
figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva
presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad
attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano
andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che
sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti
non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene
avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu
non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede
questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò,
non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua,
perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse:
«Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito».
Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e
quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la
donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio
sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né
in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il
momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono
adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia
(cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io,
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a
discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché
parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:
«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse
il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro:
«Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la
volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono
ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi
e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario
e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.
Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere
ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro
lavoro».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che
dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero
da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più
credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che
noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
B. Il silenzio
L’incontro di Gesù con la donna samaritana è uno dei più belli del vangelo. Gesù
siede al pozzo e la donna va per attingere acqua. Nel discorso l’acqua che intende
Gesù non è l’acqua che la donna desidera e ciò che lei si aspetta non è quello che
può proporle il Maestro.
Š Ho bisogno io di quest’acqua? Oppure ancora penso che la mia brocca, il mio
pozzo, le mie convinzioni, siano meglio, più sicure, più forti di quelle del Signore?
Accogliere la proposta del Signore, della sua Parola, della Chiesa… non è sempre
facile. Parlo volentieri col Signore? Ascolto dove mi vuol portare… o ancora
fatico a sintonizzarmi con il suo linguaggio?
Š Gesù cerca un certo tipo di “adoratori”. Vuole che adorino il padre “in spirito e
verità”. Cerca questi adoratori il Padre. Quando il Signore mi incontra, quando
vuole far festa con me, quando mi chiama… lascio che la sua Parola mi raggiunga, che faccia luce in me (verità)? Lascio che il suo Spirito mi ispiri, mi guidi, mi
faccia percorrere i sentieri della sua volontà (in spirito)? Oppure sono ancora
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affezionato ai miei progetti? Valgono di più di ciò che il Signore mi chiede?
Š La donna lascia la brocca e se ne va. I miei incontri col Signore producono una
forma di “missione”? Ciò che vivo col Signore cerco di condividerlo con gli altri,
nello studio, al lavoro, in famiglia? Certamente, la testimonianza cristiana oggi è
uno dei capitoli più difficili della nostra fede… le cose belle, tuttavia, vanno
comunicate, vanno dette, vanno condivise… faccio qualche tentativo, o vivo la
mia fede come un fatto privato?
Dall’omelia di GIOVANNI PAOLO II per la III Domenica di Quaresima
(3 marzo 2002)
Cristo chiede alla donna: “Dammi da bere” (v. 7). La sua sete materiale è segno di
una realtà ben più profonda: esprime l’ardente desiderio che l’interlocutrice e i suoi
concittadini si aprano alla fede. La donna di Samaria, per parte sua, quando domanda a Lui dell’acqua, manifesta in fondo il bisogno di salvezza presente nel cuore di
ogni persona. E il Signore si rivela come colui che offre l’acqua viva dello Spirito, che
sazia per sempre la sete d’infinito d’ogni essere umano. L’episodio della Samaritana
delinea l’itinerario di fede che tutti siamo chiamati a percorrere. Gesù continua
ancora oggi ad “avere sete”, cioè a desiderare la fede e l’amore dell’umanità. Dall’incontro personale con lui, riconosciuto e accolto come Messia, nasce l’adesione al
suo messaggio di salvezza e il desiderio di diffonderlo nel mondo. È quanto avviene
nel seguito del racconto giovanneo. Il legame con Gesù trasforma completamente la
vita della donna, che corre senza indugio a comunicare la buona notizia alla gente
del villaggio vicino: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto.
Che sia forse il Messia?” (Gv 4, 29). La rivelazione accolta con fede chiede di divenire
parola proclamata agli altri e testimoniata mediante scelte concrete di vita. È questa
la missione dei credenti, che scaturisce e si sviluppa a partire dall’incontro personale
con il Signore.
D. La condivisione
‰ canto
‰ inno allo Spirito Santo
‰ invocazioni spontanee
E. La conversione
Guida: La donna di Samaria ascolta con attenzione la voce del Maestro. In questo mese voglio
prepararmi alla liturgia della domenica o riprendere le letture festive durante la settimana.Troverò così
anch’io nutrimento nell’ascolto della Parola e inviti sempre nuovi per una vita migliore.
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
SCHEMA
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“V
a’ e sia fatto
“Va’
secondo la tua fede”
Guida: Gesù incontra un centurione. Che ha dei bisogni. Un servo malato che vuole guarire. Gesù
entra nella sua vita. Ascolta la sua richiesta. Viene incontro alla sua fede. È la fede che muove il
centurione. L’ammirazione che muove Gesù. Gesù prende su di sé le nostre paure, le nostre domande.
Le trasforma in risposte. Parliamo con Lui. Ascoltiamo la sua voce. Ricalchiamo le sue orme. Anche
“secondo la nostra fede” il Signore farà. Non senza di noi. Insieme con noi compirà nuovi miracoli.
Crediamolo. Fidiamoci. ParliamoGli mentre lo accogliamo nell’Eucarestia.
A. La ricerca
Guida Il salmo 22 è molto conosciuto. Tuttavia ogni volta è un invito a rifugiarsi nella bontà e nella
misericordia del Signore che come un attento pastore non ci fa mancare nulla. Ci guida, ci conduce, ci
porta alla vita. Anche quando, inseguiti dai nemici, turbati dalle angosce, affaticati dai dolori, abbiamo
bisogno di rifugiarci in qualche tenda. Lì è preparato un banchetto, un calice ricolmo di ogni bene. Chi
segue il Signore è felice. Felicità e grazia lo accompagnano. Sentiamoci contenti, quest’oggi, di stare alla
sua presenza.Viviamo nella fede.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
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Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
B. L’incontro
Dal vangelo di Luca
(Lc 7,1-10)
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in
ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per
morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli
mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia
questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la
sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa
quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti,
io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche
ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà
guarito. Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei
soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo:
Fà questo, ed egli lo fa». All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla
folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede
così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
C. Il silenzio
Il centurione ha molta stima di Gesù. Un rispetto quasi che lo tiene a distanza.
Sente parlare di lui, ma sa di non appartenere al suo popolo. Gesù è Giudeo, lui è
romano. Manda allora alcuni anziani dei Giudei a intercedere per lui. Le sue richieste
non sono per se stesso. Egli chiede la salute del servo. Lui, che è un comandante,
implora la salvezza per un suo sottoposto.
Š mi chiedo prima di tutto: com’è la mia fede? Ho bisogno ancora tante volte di
segni per credere? Oppure mi affido, mi butto, con coraggio, provo, cerco di
affidare al Signore le mie preoccupazioni e le mie richieste? Il centurione parla del
suo servo, gli sta a cuore la sua salute perché è molto ammalato. La nostra
preghiera si ricorda degli altri? Dei bisogni dei fratelli? O spesso pensiamo a noi
stessi, alla nostra realtà solamente? Chiediamo al Signore che ci conceda un
cuore grande…
Š il soldato romano, sapendo che Gesù sta andando da lui non si scopre degno di
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
accoglierlo nella sua casa. Mette in evidenza da una parte dalla sua fragilità,
dall’altra la potenza di Gesù. Sono cosciente delle mie infermità, delle mie distanze dal Signore? Accolgo, come dono, la potenza della parola di Gesù che “comanda e tutto è fatto”?
Š Gesù loda la fede di quest’uomo. La rettitudine del suo ragionamento. La purezza
della sua intenzione. Il servo viene guarito per la potenza salvifica di Gesù e per
la fede del centurione. Sono due elementi essenziali. Mi accorgo che il Signore
lavora nella mia vita? Sono colmo di gratitudine per quello che il Signore continua ad operare in me? Voglio mettermi alla sequela del Signore, affidando tutta la
mia vita alla sua Parola che salva, oppure ho ancora delle resistenze?
Dal Commento al Vangelo di Luca di SANT’AMBROGIO, vescovo
È molto bello che il Signore, subito dopo avere completato i precetti, ci insegni
ad osservarli con il suo esempio. Ecco che viene presentato al Signore il servo di un
centurione pagano, perché sia guarito: questi raffigura il popolo dei Gentili, che era
prigioniero nelle catene della schiavitù del mondo, ammalato di passioni mortali, e
che dalla benevolenza del Signore doveva essere guarito. Dicendo che il servo stava
per morire, l’evangelista non esagera: sarebbe morto, infatti, se Cristo non lo avesse
guarito. Egli ha dunque adempiuto il precetto con la sua carità, mostrando amore
per i nemici sino al punto di strapparli alla morte e di ridar loro la speranza della
eterna salvezza. Ma quale segno di umiltà divina c’è nel fatto che il Signore del cielo
non disdegna di visitare il piccolo servitore del centurione! La fede risplende nelle
opere, ma l’umanità opera di più nel campo dei sentimenti. E ciò fece non perché
non potesse guarire a distanza, ma per dare un esempio di umiltà da imitare, insegnando ad avere per gli umili gli stessi riguardi che si hanno verso i grandi. Del resto,
egli dice in altra circostanza ad un ufficiale regio: “Va’, tuo figlio è vivo” (Gv 4,50), per
mostrarti sia la potenza della sua divinità sia il servigio della sua umiltà. In quella
circostanza non volle andare nella casa dell’ufficiale regio, per non sembrare, dato
che si trattava di suo figlio di avere troppa considerazione per le ricchezze di quell’uomo potente; qui, invece, va di persona dal servo del centurione perché non
sembrasse che egli, in quel poveretto ammalato, disprezzasse la condizione servile:
tutti infatti, schiavi e uomini liberi, siamo una sola cosa in Cristo (cf. Gal 3,28; Col
3,11). Tu vedi qui come la fede costituisca la condizione per ottenere la guarigione.
Considera anche come il popolo dei Gentili, in qualche modo, riesca a penetrare il
mistero. Il Signore va; ed il centurione si scusa con lui e, dimenticando l’orgoglio del
comando, si atteggia a riverenza, si mostra disposto a credere, e si affretta a rendergli
onore. Fa bene il centurione, come rileva Luca, a inviare alcuni suoi amici incontro al
Signore, per non sembrare di voler offendere, con la sua presenza, la riservatezza di
lui, e reclamare, col suo ossequio, l’ossequio di lui.
Quanto alle parole: “In nessuno d’Israele ho trovato tanta fede” (Lc 7,9), il senso è semplice e facile; esse, secondo
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il testo greco, significano: «Neppure in Israele ho trovato tanta fede». Per la sua fede,
quest’uomo vien posto al di sopra dei più eletti, cioè di quelli che vedono Dio (cf.
Gen 32,28-31). Vedi bene anche l’ordinata distribuzione della grazia: la fede del
padrone viene lodata, e la vita del servo viene salvata. Il merito del padrone può
dunque recar vantaggio anche al servo, non solo per la fede dimostrata, ma anche
per lo zelo nella sua condotta.
È qui il caso di considerare ancora l’umiltà del
Signore: egli compie quanto non aveva promesso. Infatti, sebbene non avesse ancora
comandato la guarigione, i servi che erano stati inviati incontro a lui, tornati nella
casa del centurione, trovarono il servo risanato.
D. La condivisione
‰ canto
‰ inno allo Spirito Santo
‰ invocazioni spontanee
E. La conversione
Guida: il Signore guarisce il servo del centurione. La preghiera del suo padrone ottiene la salvezza. C’è
molta gente che è “malata” e ha bisogno di una preghiera, di una visita, di un sorriso, di una telefonata… Non necessariamente anziani. Anche giovani, anche nostri amici che si sono allontanati dalla vita
parrocchiale e sociale. In questo mese mi propongo di andare a trovare qualcuno, di raggiungere,
anche telefonicamente qualcuno che non è al centro dell’attenzione di nessuno, portando, con la mia
persona, il sorriso del Signore e la sua vicinanza.
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
SCHEMA
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“V
a’ in pace e
“Va’
sii guarita dal tuo male”
Guida: A volte non è Gesù a fare il primo passo. Pur con tutti i dubbi e le incertezze a volte il bisogno
spinge l’uomo a rivolgersi a Dio. E’ la fede? L’affidamento? La paura del dolore? L’angoscia di non sapere
come andrà a finire? C’è sempre quel mantello da poter toccare. Quel mantello da dove esce una forza
che risana e guarisce. Ci avviciniamo anche noi al Signore, senza paura. Sapendo che può guarirci. Con
la certezza che la sua presenza salva. Come l’Eucarestia. La sua Vita nutre. Abbiamo così fiducia in lui
che anche i nostri limiti, le nostre debolezze vengono risanate. Lui, la Vita, riempie di senso la nostra vita.
A. La ricerca
Guida Il salmo 41 inizia con una beatitudine: Beato chi ha cura del debole. Chi si china verso il
bisognoso, verso il povero e il malato, agisce come agisce il Signore. La sofferenza è condizione di
debolezza, di bisogno. Chi è debole, implicitamente, domanda aiuto. Il Signore sa rimettere in piedi chi
è piegato dalla sofferenza. Non ci tradisce, il Signore. Ci viene incontro, ci libera. Perché siamo capaci di
dire a tutti ciò che abbiamo sperimentato. La salvezza passa attraverso l’esperienza che ciascuno fa
della bontà del Signore. Davvero benediciamo il Signore che non ci lascia soli, ma ci accompagna, ci
guarisce, ci solleva.
Beato l’uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darà sollievo nella sua malattia.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore;
risanami, contro di te ho peccato».
I nemici mi augurano il male:
«Quando morirà e perirà il suo nome?».
Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore accumula malizia
e uscito fuori sparla.
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Contro di me sussurrano insieme i miei nemici,
contro di me pensano il male:
«Un morbo maligno su di lui si è abbattuto,
da dove si è steso non potrà rialzarsi».
Anche l’amico in cui confidavo,
anche lui, che mangiava il mio pane,
alza contro di me il suo calcagno.
Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami,
che io li possa ripagare.
Da questo saprò che tu mi ami
se non trionfa su di me il mio nemico;
per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
B. L’incontro
Dal vangelo di Marco
(Mc 5,25-34)
Ora una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e
gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello,
sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era
stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da
lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto
guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e
tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta
la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal
tuo male».
C. Il silenzio
Una donna angosciata dalla sua malattia, esclusa dalla società e dalla liturgia, a
causa del sangue che la rende impura, si avvicina a Gesù. Dio si fa toccare dall’uomo,
il santo dal peccatore, il puro dall’impura. Succede ciò che succede nell’Eucarestia:
Gesù si fa mangiare, entra nella nostra vita, accorcia le distanze fra Dio e l’uomo. Il
lembo del suo mantello avvolge la nostra vita, risana i nostri peccati. Ogni volta
sperimentiamo la forza che salva, la Parola che guarisce, la voce che consola.
13
PREGHIERA DI ADORAZIONE
Š la donna si avvicina a Gesù. E’ convinta che contro e al di sopra di tutti i medici
Gesù possa risanarla dal suo male.Tocca il mantello di Gesù e si sente guarita. La
forza del Maestro ben si accorda con la fede della donna. Lei crede… ma ha
bisogno di quella forza e potenza per guarire. Credo che nella mia vita la mia fede
significa anzitutto consegnare la mia debolezza al Signore? Credo che la mia vita
è tutta quanta nelle mani del Signore? Oppure credo, ma voglio tenere per me?
Š La rivelazione storica di Gesù ha avuto bisogno di segni: un mantello fa da ponte
tra la debolezza della donna e la potenza di Gesù. Anche nella mia esperienza
cristiana la Chiesa pone dei segni, che mi ricordano, che mi fanno vivere, che mi
fanno incontrare il Signore. Ci tengo a questa comunione con la Chiesa di Gesù?
Oppure a volte mi sento un “cristiano fai da te”… pensando di non aver bisogno
di toccare mantelli, credendo di fare a meno della Parola, dell’Eucarestia, dei
sacramenti, della catechesi…?
Š Gesù toglie la paura. Essere guariti non significa temere. Significa annunciare.
Gesù sa chi è stata guarita. Si guarda intorno. Non per “sapere”. Ma perché la
donna sappia. Non è il mantello che guarisce. È la potenza di Gesù. Mi rendo
conto che il Signore interviene nella mia vita, mi solleva e mi chiama ogni volta a
vita nuova? In un certo senso, ogni guarigione, è come una nuova nascita. Il
Signore mi dà la possibilità di un nuovo tratto di strada… ne sono consapevole?
Ho gratitudine verso il Signore che mi parla e mi accompagna?
Dal Diatessaron di SANT’EFREM, IL SIRO
La sua fede arrestò in un istante, come in un batter d’occhio, il flusso di sangue
che era sgorgato per dodici anni. Numerosi medici l’avevano visitata moltissime
volte, ma l’umile medico, il figlio unico la guardò soltanto un momento. Spesso,
quella donna aveva profuso forti somme per i medici; ma all’improvviso, accanto al
nostro medico, i suoi pensieri sparsi si raccolsero in un’unica fede. Quando i medici
terreni la curavano, ella pagava loro un prezzo terreno (cf. Mc 5,26); ma quando il
medico celeste le apparve, ella le presentò una fede celeste. I doni terrestri furono
lasciati agli abitanti della terra, i doni spirituali furono elevati al Dio spirituale nei
cieli. I medici stimolavano coi loro rimedi i dolori causati dal male, come una belva
abbandonata alla sua ferocia. Così, per reazione, come una belva inferocita, i dolori
li diffondevano dappertutto, essi e i loro rimedi. Quando tutti si affrettavano di
sottrarsi alla cura di quel dolore, una potenza uscì, rapida, dalla frangia del mantello
di Nostro Signore; colpì violentemente il male, lo bloccò e s’attirò l’elogio per il male
domato. Uno solo si prese gioco di quelli che s’erano presi gioco per molto. Un solo
medico divenne celebre per un male che parecchi medici avevano reso celebre.
Proprio quando la mano di quella donna aveva distribuito grandi cifre, la sua piaga
non ricevette alcuna guarigione; ma quando la sua mano si tese vuota, la cavità si
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IN CAMMINO VERSO
COLONIA
Siamo
venuti
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riempi di salute. Finché la sua mano era ripiena di ricompense tangibili, essa era
vuota di fede nascosta, ma quando si spogliò delle ricompense tangibili, fu ripiena di
fede invisibile. Diede ricompense manifeste e non ricevette guarigione manifesta;
diede una fede manifesta e ricevette una guarigione nascosta. Sebbene avesse dato ai
medici il loro onorario con fiducia, non trovò per il suo onorario una ricompensa
proporzionata alla sua fiducia; ma quando diede un prezzo preso con furto, allora ne
ricevette il premio, quello della guarigione nascosta... E coloro che non erano stati
capaci di guarire quest’unica donna coi loro rimedi, guarivano frattanto molti pensieri con le loro risposte. Nostro Signore, invece, capace di guarire ogni malato, non
voleva mostrarsi capace di rispondere anche ad un solo interrogativo; conosceva
quella risposta, ma descriveva in anticipo coloro che avrebbero detto: “Tu, con la tua
venuta, dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera” (Gv 8,13). La sua
potenza aveva guarito la donna, ma il suo parlare non aveva persuaso quella gente.
Eppure, per quanto la sua lingua restasse muta, la sua opera risuonava come una
tromba. Col suo silenzio soffocava l’orgoglio arrogante; con la sua domanda: “Chi mi
ha toccato?” (Lc 8,45) e con la sua opera, la sua verità era proclamata. Se non ci
fosse che un senso da dare alle parole della Scrittura, il primo interprete lo troverebbe, e gli altri uditori non avrebbero più il lavoro pesante della ricerca, né il piacere
della scoperta. Ma ogni parola di Nostro Signore ha la sua forma, e ogni forma ha
molti membri, e ogni membro ha la sua fisionomia propria. Ciascuno comprende
secondo la sua capacità, e interpreta come gli è dato. È così che una donna si
presentò a lui e che la guarì. Si era presentata davanti a parecchi uomini che non
l’avevano guarita, avevano perduto il loro tempo con lei. Ma un uomo la guarì,
quando il suo volto era girato da un’altra parte; egli biasimava così coloro che, con
grande cura, si volgevano verso di lei, ma non la guarivano: “La debolezza di Dio è più
forte degli uomini” (1Cor 1,25). Sebbene il volto umano di Nostro Signore non poté
guardare che da una sola parte, la sua divinità interiore aveva occhio dappertutto
poiché vedeva da ogni lato.
D. La condivisione
‰ canto
‰ inno allo Spirito Santo
‰ invocazioni spontanee
E. La conversione
Guida: La malattia, nelle pagine della Scrittura, è sempre legata al discorso del peccato. E la salvezza
è doppiamente intrecciata con il discorso della salvezza. Posso decidere, in questo tempo, di trovare uno
spazio adeguato e prolungato per prepararmi a celebrare il sacramento del Perdono, per gustare la
misericordia del Signore e posso utilizzare anche questo vangelo. Come la donna mi accosto al Signore,
voglio essere guarito, desidero che il Signore veda la mia fede e mi congedi, in pace. Guarito e risanato.
Nel corpo e nello spirito.
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
SCHEMA
5
“È lecito
no di sabato
lecito,, in gior
giorno
sabato,,
fare il bene o il male,
salvare una vita o toglierla?”
Guida: Gesù si propone come alternativa alla nostra vita stanca, senza motivazione, senza gioia. Si
propone spesso nel vangelo come invito alla riflessione, seria e motivata, perché dalla sua Parola,
dall’incontro con Lui, possano partire nuovi modi di vita, stili diversi per vivere l’unico vangelo. Al centro
del suo messaggio la salvezza dell’uomo. Integrale. Che viene prima delle “nostre” regole. Non a scapito
del resto. Insieme. La proposta di Gesù è radicale. Ma tiene insieme il bene. Di Dio. Dell’uomo. Dei fratelli.
Disponiamoci ad accoglierlo nell’Eucarestia e nella Parola perché ci incoraggi. Ci faccia riflettere. Ci
spinga al bene.
A. La ricerca
Guida I primi sei versetti del salmo 43 vedono il Signore come salvatore, come liberatore. Da una parte
il ritornello ripete la domanda dell’uomo di sempre: perché ci si abbatte? Perché ci si angoscia?
Solamente Dio può fare giustizia, anche spezzando regole umane, anche scavalcando le leggi della
natura. Perché il Signore è Dio. Il Dio “della mia difesa”. Il Signore non ci lascia da soli, anche nella notte
e nel buio, manda la sua verità e la sua luce. Compagne che guidano il cammino, che ci portano al
Signore. E’ un salmo di fiducia, di riflessione, di affidamento. Dove c’è il Signore, sparisce la paura. Dove
è la Luce, si spegne la notte.
Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall’uomo iniquo e fallace.
Tu sei il Dio della mia difesa;
perché mi respingi,
perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?
Manda la tua verità e la tua luce;
siano esse a guidarmi,
mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
Verrò all’altare di Dio,
al Dio della mia gioia, del mio giubilo.
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IN CAMMINO VERSO
COLONIA
Siamo
venuti
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A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
B. L’incontro
Dal vangelo di Marco
(Mc 3,1-6)
Entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e
lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli
disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro:
«È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma
essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu
risanata. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui
per farlo morire.
C. Il silenzio
La domanda posta da Gesù rimette al centro una questione fondamentale. Che
cosa conta nella nostra vita? Che cosa dobbiamo fare? La domanda “morale” è, per
noi credenti, sostanzialmente una domanda di fede. Il “cosa fare” dipende necessariamente dal “chi siamo”. Anche noi non rimaniamo spettatori di ciò che Gesù dice.
Sentiamolo rivolto a noi. Facciamo entrare nella nostra vita la sua Parola. Non siamo
solo ascoltatori, ma cerchiamo di mettere in pratica ciò che ci viene annunciato.
Š la gente, nella sinagoga, scruta Gesù. Vuole sapere se guarirà un uomo in giorno
di sabato. Ci sono sei giorni per farsi guarire… perché proprio nel giorno del
risposo? Gesù rimette al centro l’uomo, con le sue domande e le sue malattie.
Ma quelli che sono davanti a lui non vogliono farsi interrogare dalla domanda di
Gesù. Io voglio farmi interrogare da Gesù? Oppure ho paura di rispondere?
Voglio che la sua Parola cambi la mia vita, mi spinga più in là rispetto a dove ora
sono, mi faccia crescere? O rimango fermo nelle mie convinzioni, nei miei sabati?
Š La domanda di Gesù: è lecito di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o
perderla? Mette in discussione le priorità della nostra vita. Gesù non mette in
contrapposizione il fare il bene con il sabato (è meglio fare la carità che andare a
Messa!). Le mette vicino. Una dà senso all’altra. Il giorno di sabato ti spinge a fare
il bene, a salvare una vita. E fare il bene ti ricorda che prende il suo senso nel
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
giorno di sabato. Il giorno di festa e l’incontro con il Signore mi aiuta a vedere
anche i bisogni intorno a me, è il bene che posso compiere che trova la sua
radice nell’Eucarestia che celebro. C’è in me questo equilibrio? O sono sbilanciato su una preghiera senza riferimenti alla vita… o su una vita di bene senza
motivazioni evangeliche?
Š Non c’è risposta da parte dei presenti. Solo indignazione. La domanda di Gesù
non provoca conversione, ma rabbia. La guarigione dell’uomo nella sinagoga non
serve a rallegrare, ma ad intristire. Tra noi e Gesù, però, non c’è sfida. C’è accoglienza. La sua Parola non deve vincere o perdere contro la nostra. La sua è una
proposta di vita. Non è un libro da leggere. Chiede solo di essere accolta. Coltivata.Vissuta. Ci rallegriamo di ciò che fa il Signore, anche negli altri? Siamo gioiosi
per il bene che le altre persone compiono (anche senza di noi)? Oppure ci
indigniamo? Facciamo silenzio come gli avversari di Gesù? Critichiamo senza fare
anche se gli altri guariscono?
Dalla meditazione di DON MARIO GALIZZI, SDB: “Gesù è novità”.
C’è un comandamento importante nella Legge:“Il sabato è per il Signore tuo Dio:
non fare alcun lavoro né tu... né i tuoi servi... né le tue bestie” Lo scopo è chiaro:
“...perché i tuoi servi si riposino come te e per ricordarti che il Signore ti ha liberato
dall’Egitto” (Dt 5,14s). Il sabato è il giorno in cui si celebra la libertà operata dal
Signore, per questo non è un giorno come gli altri. Tutti debbono sentirsi liberi e
perciò nessuno deve lavorare, neppure gli schiavi: tutti debbono celebrare insieme la
“libertà”. Ora gli specialisti della legge hanno snaturato e complicato tutto. Si sono
chiesti che cos’è lavorare e hanno trovato una quarantina di modi di agire, che sono
per loro un lavoro. E il sabato si è colmato di proibizioni, e l’uomo si è sentito servo
del sabato, servo della legge. Ebbene, Gesù lo libera dicendo che “il sabato è fatto
per l’uomo”, specificando così il vero senso della legge: “Il Signore vi ha dato il
sabato” (Es 16,29); e poi con solennità aggiunge: “Il Figlio dell’uomo è padrone
anche del sabato”. In altre parole: “Sono io che decido ciò che è lecito fare durante
il sabato”; una pretesa insopportabile per i detentori del potere che subito gli preparano un tranello. Quando infatti Gesù entrò nella sinagoga vide che c’era lì un uomo
con la mano inaridita e che essi lo osservavano per vedere se osava guarirlo in
giorno di sabato. Osserviamo anche noi Gesù: è colmo di bontà verso tutti, ama tutti
anche quelli che cercano di incastrarlo per accusarlo. Ama l’ammalato e gli dice di
mettersi in mezzo a tutti, poi cercando a ogni costo il dialogo con i suoi avversari,
chiede: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o del male, salvare una vita o
toglierla?”. Ed essi rifiutarono il dialogo, si chiusero in un silenzio assoluto. Il volto di
Gesù si velò di ira e di tristezza. Di “ira” (reazione divina) di fronte a gente ostinata;
di “tristezza” perché non riesce a fare del bene anche a loro. Comunque, guarisce
l’ammalato, sapendo di firmare la sua morte. Gli avversari, infatti, se ne andarono e
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IN CAMMINO VERSO
COLONIA
Siamo
venuti
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tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Tutti sentiamo quanto sia assurda
tale conclusione. Ma Gesù rifulge di bontà.
D. La condivisione
‰ canto
‰ inno allo Spirito Santo
‰ invocazioni spontanee
E. La conversione
Guida Gesù non teme il confronto. Non vuole la discussione. Desidera la riflessione. Non cerca la
rabbia. Chiede la conversione. Ci si deve fidare di lui. Potrebbe essere bello, come giovani cristiani, usare
un incontro di catechesi, magari anche sulla pagina del vangelo meditata in quest’incontro, per
suscitare una riflessione a proposito del confronto, del dialogo all’interno della comunità cristiana, tra
laici e sacerdoti, fra genitori e figli, fra educatori e ragazzi…
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
SCHEMA
6
“Maestro buono
buono,,
che cosa devo fare
per a
vere la vita eter
na?”
av
eterna?”
Guida La proposta del Signore è sempre impegnativa. Non invita a guardare indietro, ma avanti. Più
che alle rinunce spinge ad accogliere una scelta. Quella di essere tutti del Signore. Non c’è motivo di aver
paura. Lo dice anche il Papa stesso. Ascoltiamolo. “Carissimi giovani, come i primi discepoli, seguite
Gesù! Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui, di varcare la soglia della sua casa, di parlare con
Lui faccia a faccia, come ci si intrattiene con un amico. Non abbiate paura della “vita nuova” che
Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con 1’aiuto
della sua grazia e il dono del suo Spirito” (Messaggio del Papa per la XII GMG, 3).
A. La ricerca
Guida Qualcuno ha definito il salmo 101 come un vademecum per un buon principe. Le virtù del
buon governo. Tuttavia, questi buoni propositi elencati (cantare l’amore e la giustizia, agire con
saggezza, andare sulla via dell’innocenza…) sono un canto in onore del Signore. E la cosa curiosa è
che questi buoni propositi invocano che il Signore venga presso colui che si comporta così. Oggi il Signore
viene nella nostra vita, con la sua Presenza, con il suo Corpo. Ci parla. Ci attende. Ci vuol nutrire
nell’Eucarestia. Mentre preghiamo con le parole del salmo chiediamo al Signore di renderci attenti alle
sue proposte e di mettere da parte paura e menzogna così da camminare, anche noi, sulla via del bene.
Amore e giustizia voglio cantare,
voglio cantare inni a te, o Signore.
Agirò con saggezza nella via dell’innocenza:
quando verrai a me?
Camminerò con cuore integro,
dentro la mia casa.
Non sopporterò davanti ai miei occhi
azioni malvage;
detesto chi fa il male,
non mi sarà vicino.
Lontano da me il cuore perverso,
il malvagio non lo voglio conoscere.
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IN CAMMINO VERSO
COLONIA
Siamo
venuti
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Chi calunnia in segreto il suo prossimo
io lo farò perire;
chi ha occhi altezzosi e cuore superbo
non lo potrò sopportare.
I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese
perché restino a me vicino:
chi cammina per la via integra
sarà mio servitore.
Non abiterà nella mia casa,
chi agisce con inganno,
chi dice menzogne non starà alla mia presenza.
B. L’incontro
Dal vangelo di Marco
(Mc 10,17-22)
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in
ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per
avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono,
se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere
adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la
madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca:
và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva
molti beni.
C. Il silenzio
Sempre ci viene la voglia di correre incontro al Signore. E anche la voglia di
raccontargli ciò che siamo, più che ascoltare quello che lui vorrebbe che fossimo.
Abbiamo il desiderio di mettergli davanti le nostre opere buone, ciò che abbiamo
fatto fin dalla nostra giovinezza, forse anche ciò che stiamo facendo… con l’illusione
che sempre, sia già tutto quanto sufficiente, tutto quanto bello e buono, tutto e solo
ciò che facciamo e diciamo, giusto. Oggi il Signore ci ha detto una parola in più: una
sola cosa ti manca… Questa mancanza ci deve far tornare la nostalgia (non il senso di
colpa!) che ci manca ancora tanta strada per arrivare a Gesù, per pensare come Lui,
per agire come lui… ma almeno siamo in cammino.
Š com’è il mio “correre incontro a Gesù”? Interessato, gratuito, aperto alla novità
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
della sua Parola? Condizionato dalle mie paure e dalle mie resistenze? Cos’ho da
dire al Signore, da presentargli? Ciò che ho fatto? Ciò che sono? Ciò che avrei
potuto fare?
Š Gesù ricorda i comandamenti. Sono ciò che Dio desidera. Non una legge priva di
significato, ma dei comandi d’amore. Che esprimono un vivo desiderio di Dio di
vederci santi, come Lui è santo. Chiamare “buono” Gesù, significa mettersi sulla
strada di questa santità. Provo pensare se la mia vita corre sul binario dei comandamenti… se li ho in mente nella vita, nelle decisioni…
Š Gesù “fissatolo, lo amò”. Come mi guarda il Signore? Come sento questo amore
che non è intimità, ma mi spinge ad amare Lui e i fratelli con rinnovato slancio?
Il giovane ricco se ne va… ma non è meno amato dal Signore. Gesù non lo
rincorre. Non piace a Gesù “soffocare” le persone. Le ama proprio nella loro
libertà di dire anche dei “no”. Come all’inizio della creazione, quando Dio non
aveva obbligato nessuno ad amarlo. Hanno scelto di peccare. Di andarsene. Ma
Gesù non se ne va. Sento questo amore che mi è vicino, che rimane?
Dallo scritto Adversus haereses di SANT’IRENEO DI LIONE
La legge aveva insegnato agli uomini la necessità di seguire Cristo. Lo mostrò
chiaramente Cristo stesso al giovane che gli chiese cosa avrebbe dovuto fare per
ereditare la vita eterna. Gli rispose infatti: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”. Quegli chiese: “Quali?”, e il Signore soggiunse: “Non commettere adulterio, non
uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza; onora il padre e la madre, e ama il
prossimo tuo come te stesso” (Mt 19,17ss). Proponeva così a tutti coloro che volevano seguirlo i comandamenti della legge come gradini di entrata alla vita: quello che
diceva a uno, lo diceva a tutti. Il giovane rispose: “Ho fatto tutto ciò” - e forse non lo
aveva fatto, che altrimenti non gli sarebbe stato detto: osserva i comandamenti -;
allora il Signore, rinfacciandogli la sua cupidigia, gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va’,
vendi tutto ciò che hai, dividilo tra i poveri, poi vieni e seguimi” (ib.). Con queste parole
prometteva l’eredità degli apostoli a chi avesse fatto così, non annunciava certo a
coloro che lo avessero seguito un altro padre, diverso da quello che era stato annunciato fin dall’inizio della legge, e neppure un altro figlio; ma insegnava a osservare
i comandamenti imposti da Dio all’inizio, a liberarsi dall’antica cupidigia con le buone opere e a seguire Cristo. Che poi la distribuzione dei propri beni ai poveri liberi
davvero dalla cupidigia, lo ha mostrato Zaccheo dicendo: “Ecco, do la metà dei miei
beni ai poveri; se poi ho frodato qualcuno, gli rendo il quadruplo” (Lc 19,8).
Dalla Lettera Enciclica VERITATIS SPLENDOR di GIOVANNI PAOLO II
È Gesù stesso che prende l’iniziativa e chiama a seguirlo. L’appello è rivolto
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IN CAMMINO VERSO
COLONIA
Siamo
venuti
per
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innanzi tutto a coloro ai quali egli affida una particolare missione, a cominciare dai
Dodici; ma appare anche chiaro che essere discepoli di Cristo è la condizione di
ogni credente. Per questo, seguire Cristo è il fondamento essenziale e originale della
morale cristiana: come il popolo d’Israele seguiva Dio che lo conduceva nel deserto
verso la Terra promessa, così il discepolo deve seguire Gesù, verso il quale il Padre
stesso lo attira. Non si tratta qui soltanto di mettersi in ascolto di un insegnamento
e di accogliere nell’obbedienza un comandamento. Si tratta, più radicalmente, di
aderire alla persona stessa di Gesù, di condividere la sua vita e il suo destino, di
partecipare alla sua obbedienza libera e amorosa alla volontà del Padre. Gesù chiede
di seguirlo e di imitarlo sulla strada dell’amore, di un amore che si dona totalmente
ai fratelli per amore di Dio: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli
altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). Questo “come” esige l’imitazione di Gesù, del
suo amore di cui la lavanda dei piedi è segno: “Se dunque io, il Signore e il Maestro,
ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato
infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). Chiamando il giovane a seguirlo sulla strada della perfezione, Gesù gli chiede di essere
perfetto nel comandamento dell’amore, nel “suo” comandamento: di inserirsi nel
movimento della sua donazione totale, di imitare e di rivivere l’amore stesso del
Maestro “buono”, di colui che ha amato “ sino alla fine “. È quanto Gesù chiede ad
ogni uomo che vuole mettersi alla sua sequela: “Se qualcuno vuol venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
D. La condivisione
‰ canto
‰ inno allo Spirito Santo
‰ invocazioni spontanee
E. La conversione
Guida Siamo alla fine del nostro percorso. Abbiamo ascoltato.Adorato. Ci siamo incontrati con Gesù e
fra noi. Queste soste davanti all’Eucarestia e la Parola potrebbero diventare lo stile della nostra vita
credente. L’impegno potrebbe quello, una volta alla settimana, di dedicare dieci minuti per una sosta in
una Chiesa, davanti all’Eucarestia, per adorare, ringraziare, benedire il Signore che ci guida, ci parla, ci
rafforza. Anche noi, come i Magi a Betlemme, siamo venuti per adorarlo!
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PREGHIERA DI ADORAZIONE
Preghiera per la XX GMG - Köln 2005
Signore Gesù Cristo, Salvatore del mondo,
fatto uomo per darci la vita in abbondanza.
Tu resti con noi nella Tua Chiesa
fino alla fine del mondo.
Allora verrà il Tuo Regno:
un nuovo cielo e una nuova terra
pieni di amore, di giustizia e di pace.
Noi ci impegniamo forti di questa speranza
e per questo Ti ringraziamo.
Ti preghiamo:
benedici i giovani di tutto il mondo.
Mostrati a chi Ti sta cercando,
rivelati a chi non crede.
Conferma nella fede i Tuoi testimoni.
Fa che non cessino mai di cercarti,
come i sapienti Magi, venuti dall’Oriente.
Fa che diventino artefici di una nuova civiltà dell’amore
e testimoni di speranza per il mondo intero.
Serviti di loro per avvicinare chi soffre
per la fame, la guerra e la violenza.
Effondi il Tuo Spirito su quanti collaborano
alla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2005.
Fa di loro i servitori del Tuo Regno
con la forza della loro fede e del loro amore,
perché accolgano con cuore aperto
i fratelli e le sorelle di tutto il mondo.
Ci hai donato Maria come madre.
Per sua intercessione, fa o Signore
che la Giornata Mondiale della Gioventù
diventi una celebrazione di fede.
Dona in quei giorni nuova forza alla tua Chiesa,
perché si confermi nel mondo Tua fedele testimone.
Per questo Ti preghiamo, Signore nostro Dio,
che con il Padre e lo Spirito Santo
vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
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