Incontro Giovani 25-05-2006.
IO SONO CON VOI SINO ALLA FINE…
Canto di esposizione: …………………………………………..
Leggiamo un brano della lettera agli Efesini per comprendere il
significato dell’Ascensione del Signore al Cielo Ef 4, 1-13:
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in
maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà,
mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando
di conservare l`unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un
solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati
chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce
per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la
misura del dono di Cristo. 8Per questo sta scritto:
Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.
9Ma che significa la parola «ascese», se non che prima era disceso quaggiù
sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di
tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11E` lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti,
altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per rendere idonei i
fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,
13finché arriviamo tutti all`unità della fede e della conoscenza del Figlio di
Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena
maturità di Cristo
Il Vangelo tra i Borana
(padre Giovanni Dutto)
Gababo Guyò era un giovane borana del deserto, dove il nome
di Gesù risuonava per la prima volta. Fin dall'inizio lo Spirito lo calamitò e
si aggirava attorno all'incipiente missione tutto il tempo di cui poteva
disporre. Un giorno mi si fermò davanti. Aveva un sorriso bello e onesto. Mi
chiese senza preamboli che gli parlassi di questa nuova religione che lo
affascinava tanto. Non si poteva parlare ancora di catecumenato,
perché tutto cominciava appena; ma quasi tutte le sere
chiacchieravamo e leggevamo qualche pagina iniziale del Libro. Poi
il primo catecumenato poté partire con un nutrito gruppo di amici. Si
teneva una vera lezione quotidiana e consisteva sempre in una
pagina dell'Antico e poi del Nuovo Testamento.
Un giorno Gababo mi confidò: "Il Libro è bellissimo e tutto il giorno io
aspetto con gioia il momento dell'incontro. Ogni giorno mi viene da
pensare: oggi il padre ha letto la pagina più bella del Libro. Ma il
giorno dopo ne leggi una ancora più bella! La Parola di Dio è come il
latte che scende piacevolmente nello stomaco". Ha parlato come i
nomadi il cui unico pasto quotidiano è il latte. Noi avremmo detto: è
come l'acqua fresca di sorgente, quando siamo esausti.
Come candele davanti al Tabernacolo (don Luigi Orione)
San Luigi Orione, con questo suo scritto del 2/2/1938, ci
ricorda il compito affidatoci da Gesù di essere la luce del mondo e
sottolinea che quella luce si alimenta solo dinanzi al Tabernacolo, dinanzi a
Gesù Eucaristia.
Quando si nasce, e ci portano al battesimo, si prende e si accende una
di quelle candele benedette e la si mette nelle mani del padrino e della
madrina che fanno per noi le promesse...Ma la candela si accende anche
quando si muore, nell'atto in cui si raccomanda l'anima, nell'atto in cui essa
sta per passare da questo mondo all'altra vita, quando il sacerdote
pronuncia le parole: "Presto, o anima, ritorna al Padre che ti ha creato,
ritorna al Figlio che ti ha redenta, ritorna allo Spirito che ti ha illuminata,
che ti ha riempita di carismi"... La candela che si accende quando si è fatti
cristiani sarà presente allorquando dovremo rendere conto della vita.
Con il Battesimo, siamo dunque noi stessi come candele
accese che dovranno rendere conto della qualità della propria luce.
Le proprietà della candela sono diverse: la candela è diritta, e noi
dobbiamo essere diritti, retti, sempre retti, sempre mostrarci retti se
vogliamo essere veramente seguaci di Gesù Cristo. Dobbiamo morire pur
di essere sempre moralmente retti, se vogliamo veramente essere cristiani.
La candela è bianca e noi dobbiamo mantenere bianca la nostra anima,
coltivare nella nostra anima la virtù della purezza che ci fa bianchi
all'occhio del Signore; virtù che è il giglio delle virtù, la bella virtù. Virtù che
in modo grande splendette nella Vergine Santa...
La candela è ardente, manda luce, è calda. Così deve essere la vita
nostra; non tiepida, non smorta, ma calda. Dobbiamo ardere ed ardere di
un amore grande di Dio e del prossimo. Dobbiamo fare sì che il
Comandamento dell'amore sia in noi. Facciamolo ardere l'amore nel nostro
petto… Dobbiamo essere lucerna ardente sicché tutti vedano, nella luce
nostra, risplendere la luce di Dio, sentano il Signore, sentano la vita di Dio,
la verità di Dio.
La candela poi si offre e si consuma, in generale, davanti
all'immagine dei Santi e davanti al Santissimo. E così deve ardere,
splendere, consumarsi la nostra vita, deve consumarsi davanti a Dio.
La nostra vita sia come la candela che arde, splende e si consuma per
amore di Dio e del suo Regno.
Riflettere… Canto: ………………………………………..
Un celebre astronomo (Tilmann Pesch)
Il celebre astronomo Kircher aveva uno dei suoi amici che
dubitava della esistenza di Dio. Un giorno in cui doveva recarsi a visitarlo,
collocò sul suo tavolo un magnifico globo celeste. L'incredulo era appena
entrato quando il novello oggetto colpì il suo sguardo; l'esaminò da vicino e
domandò a Kircher se gli apparteneva. "No", rispose l'astronomo, "il globo
che voi vedete non appartiene ad alcuno; non ha proprietario. Deve esser
venuto qui per effetto del caso, perché io non posso spiegare altrimenti la
sua presenza". L'amico credeva che Kircher scherzasse: ma l'astronomo
continuò a sostenere con serietà quello che aveva affermato non
ascoltando alcuna delle obiezioni dell'incredulo, fino al momento in cui
questi dimostrò di aversene a male. Allora Kircher sorrise e gli disse con
malizia: "Voi trovate che sarebbe assurdo ammettere che il caso abbia
portato qui questo piccolo globo: come dunque volete poi che il caso sia
autore di questo grande ed ammirevole globo che noi abitiamo?".
Il visitatore tacque non trovando nulla da obiettare ad una argomentazione
così decisiva.
L'incidente (Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole)
Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con
molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante,
ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi
soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter
acquistare quel modello. Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna
ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti
di un'altra macchina. La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe
potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu
comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente
e i dati del libretto. La donna cercò i documenti in una grande busta di
plastica marrone. Cadde fuori un pezzo di carta. In una decisa calligrafia
maschile vi erano queste parole: "In caso di incidente..., ricorda, tesoro, io
amo te, non la macchina!".
Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose.
Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l'organizzazione,
l'efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa
attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il
tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi,
ridere, passeggiare... Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a
Dio. Noi e la nostra capacità d'amare. Non le cose, neanche i vestiti,
neanche questo corpo...
Il sasso nel ruscello (Fonte non specificata)
Tempo fa un grande
maestro indiano di vita spirituale scrisse: "Sono seduto sulla riva di un
ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell'acqua. Da quanti anni il
sasso è bagnato dall'acqua? Forse da dieci, forse da cento? Ma l'acqua
non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco quella pietra, dentro è
asciutta".
Così è anche per noi, che viviamo immersi in Dio e non ce ne lasciamo
penetrare: Dio rimane alla superficie della nostra vita, non ci trasforma
Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina
su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa
di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la
tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei
calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?".
"Prendimi la mano" rispose il bambino.
Intercessioni
Canto di Benedizione ………………………………………
Giaculatorie per riparare la bestemmia
Padre Nostro
Canto finale …………………………………………………
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