eneide
L'Eneide (Aeneis)
poema epico della cultura latina
scritto dal poeta e filosofo Virgilio nel I secolo a.C.
Narra la leggendaria storia di Enea, un principe troiano fuggito dopo la
caduta della città, che viaggiò fino all'Italia diventando il progenitore del
popolo romano.
Il poema, scritto in esametri dattilici e composto da dodici libri, restò
incompiuto.
I primi sei libri raccontano la storia del viaggio di Enea da Troia all'Italia,
mentre la seconda parte del poema narra la guerra, alla fine dall'esito
vittorioso, dei Troiani contro i Latini, sotto il cui nome in seguito Enea e i suoi
seguaci finiranno per essere conosciuti.
I: Una tempesta causata da Giunone, irata contro i Troiani, fa approdare Enea lungo le coste presso
Cartagine. Con l aiuto della madre Venere, Enea viene bene accolto dalla regina Didone, alla quale
racconta la fine di Troia.
II: Racconto di Enea: durante la distruzione della città, Enea riesce a scappare con il padre Anchise e il
figlio.
III: Racconto di Enea: partiti da Troia, Enea si rende conto che una nuova patria lo attende in Occidente.
IV: Dopo la partenza di Enea da Cartagine Didone si uccide profetizzando l eterno odio tra Cartagine e i
discendenti dei Troiani.
V: I Troiani giungono in Sicilia dove svolgono dei giochi in onore di Anchise.
VI: Enea arriva in Campania dove consulta la Sibilla ed entra nel mondo dei morti. Qui incontra: Deifobo
caduto a Troia, Didone, Palinuro, il timoniere, e il padre che gli mostra la sua eroica discendenza.
VII: Enea arriva alla foce del Tevere e riconosce in essa la terra promessagli dal padre. Qui stringe un patto
con il re Latino, ma interviene Giunone che fa scagliare contro di loro il principe Rutolo, Turno. Enea non
può più sposare la principessa Lavinia.
VIII: Enea è costretto a risalire il Tevere dove trova degli alleati in Evandro, re di un piccolo gruppo di
Arcadi, e in una coalizione di Etruschi.
IX: Con Enea assente il campo troiano è in una situazione critica.
X: Enea irrompe nella scena e uccide l alleato di Turno, Mezenzio, che a sua volta uccide Pallante protetto
di Enea.
XI: Dopo la sua vittoria Enea piange l amico morto. Le sue offerte di pace non hanno successo.
XII: Turno accetta di sfidare Enea a duello, ma un intervento di Giunone fa riprendere la guerra. Enea
sconfigge Turno e lo uccide nel nome di Pallante.
il viaggio di Enea
Enea fugge mentre Troia brucia Federico Barocci 1598 - Galleria Borghese - Roma
Mercurio ordina ad Enea di lasciare
Cartagine - Giambattista Tiepolo 1757 - Villa Valmarana "Ai Nani" Vicenza
Enea e Didone - Karel Skréta - 1670
circa - Galleria Nàrodny,Praga
Proemio
dell'Eneide
Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle
spiaggie di Troia, profugo a causa del
Destino, venne in Italia alle coste Lavinie,
molto sbattuto sia per terra che per mare
dalla forza degli dei, e dalla memore ira della
crudele Giunone, avendo anche sopportato
molte cose a causa della guerra, finché non
fondò la città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui
ebbe origine la stirpe dei latini, i padri albani e
le mura dell'alta Roma.
Oh musa, ricordami le cause, per quale
divinità offesa, o dolendosi di cosa, la regina
degli dei costrinse un uomo insigne per la sua
pietas a subire tante disgrazie e ad affrontare
tante fatiche. È così grande l'ira degli dei?
in latino
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam, fato profugus, Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum saevae memorem Iunonis ob iram;
multa quoque et bello passus, dum conderet
urbem, 5
inferretque deos Latio, genus unde Latinum,
Albanique patres, atque altae moenia Romae.
Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,
quidve dolens, regina deum tot volvere casus
insignem pietate virum, tot adire labores 10
impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?
lettura in latino
Proemio
dell'Eneide
Proemio
dell'Odissea
Io canto l'armi e l'eroe, che per primo dalle
spiaggie di Troia, profugo a causa del Destino,
venne in Italia alle coste Lavinie, molto sbattuto
sia per terra che per mare dalla forza degli dei, e
dalla memore ira della crudele Giunone, avendo
anche sopportato molte cose a causa della
guerra, finché non fondò la città, e portò gli dei4
nel Lazio, da cui ebbe origine la stirpe dei latini, i
padri albani e le mura dell'alta Roma.
Oh musa, ricordami le cause, per quale divinità
offesa, o dolendosi di cosa, la regina degli dei
costrinse un uomo insigne per la sua pietas a
subire tante disgrazie e ad affrontare tante
fatiche. È così grande l'ira degli dei?
Narrami, o Musa , dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide la città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare nell’animo suo,
per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:
con la loro empietà si perdettero,
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Imperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno.
Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.
Virgilio
Proemio
dell'Iliade
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.
E qual de' numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destò quel Dio nel campo un feral morbo,
e la gente perìa: colpa d'Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.
Degli Achivi era Crise alle veloci
prore venuto a riscattar la figlia
con molto prezzo. In man le bende avea,
e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
e agli Achei tutti supplicando, e in prima
ai due supremi condottieri Atridi:
Omero
Omero
Tasso
Proemio
Gerusalem
me liberata
Canto l'arme pietose e 'l
capitano
che 'l gran sepolcro liberò di
Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con
la mano,
molto soffrí nel glorioso
acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e
in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol
misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i
santi
segni ridusse i suoi compagni
erranti.
O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea
corona,
tu spira al petto mio celesti
ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu
perdona
s'intesso fregi al ver, s'adorno
in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le
carte.
Analisi comparata sul piano lessicale, strutturale, retorico e tematico
ENEIDE
-Inizia con la formula fissa “canto”, alla prima persona singolare.
-Nella protasi l’autore mette in risalto le parole “armi e uomo” per spiegare l’argomento
trattato dal poema (le battaglie di Enea). Inoltre ci informa su tutto quello che egli
conosce ( e che quindi non sarà la musa a raccontargli) sull’”uomo che per primo dalle
terre di Troia raggiunse esule l’Italia”.
-Viene presentata la causa per cui il protagonista è “travagliato in terra e in mare”: l’ira
della crudele dea Giunone. Inoltre possiamo apprendere dall’aggettivo di ira, memore,
che l’ indignazione della dea è per cause passate, lontane dal tempo in cui si svolge la
vicenda.
-L’invocazione alla Musa, in cui Virgilio le chiede di raccontargli le cause dell’ira di
Giunone.
ILIADE
-Inizia con la formula fissa “canta”, alla terza persona singolare ed è riferito alla dea.
-Nella protasi l’autore spiega quale argomento tratterà nel suo poema, ovvero “l’ira di
Achille che infiniti dolori inflisse agli Achei”. Omero si affida interamente alle mani della
dea senza interventi onniscienti.
-Viene presentato il personaggio che causa l’ira di Achille: l’Atride signore degli eroi
Agamennone.
ODISSEA
-Inizia con la descrizione di colui che sarà il protagonista. Inoltre è presente, dal punto di
vista stilistico, un ricomposition (composizione ad anello).
Nella protasi l’autore anticipa che avverrà al protagonista e ai suoi amici, i quali non si
salveranno perché “per la loro follia si perdettero”.
eneide
iliade
odissea
nodi
analogi differenze
e
invocazione musa
Cantami, o Diva
Io canto
..Oh musa, ricordami le cause
prima persona
l'invocazione all'ottavo
verso
terza persona
l'invocazione
al primo
verso
terza
persona
Narrami, o Musa
l'invocazione è al primo
verso
è strumento della musa
??
??
La figura del poeta
Proemio
dell'Eneide
Proemio
dell'Odissea
Io canto l'armi e l'eroe, che per primo Narrami, o Musa , dell’eroe multiforme, che
tanto
dalle spiaggie di Troia, profugo a causa
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di
del Destino, venne in Italia alle coste Troia:
Lavinie, molto sbattuto sia per terra chedi molti uomini vide la città e conobbe i
per mare dalla forza degli dei, e dalla pensieri,
molti dolori patì sul mare nell’animo suo,
memore ira della crudele Giunone,
avendo anche sopportato molte cose aper acquistare a sé la vita e il ritorno ai
causa della guerra, finché non fondò lacompagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur
città, e portò gli dei4 nel Lazio, da cui
volendo:
ebbe origine la stirpe dei latini, i padri con la loro empietà si perdettero,
albani e le mura dell'alta Roma.
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Oh musa, ricordami le cause, per qualeImperione: ad essi egli tolse il dì del ritorno.
divinità offesa, o dolendosi di cosa, la Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di
Zeus.
regina degli dei costrinse un uomo
insigne per la sua pietas a subire tante
disgrazie e ad affrontare tante fatiche. È
così grande l'ira degli dei?
Proemio
dell'Iliade
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo
all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.
E qual de' numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destò quel Dio nel campo un feral
morbo,
e la gente perìa: colpa d'Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.
Degli Achivi era Crise alle veloci
prore venuto a riscattar la figlia
con molto prezzo. In man le bende
avea,
e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
e agli Achei tutti supplicando, e in
prima
ai due supremi condottieri Atridi:
Tasso
Proemio
Gerusalemme liberata
Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrí nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.
O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le carte.
esametro
L'esametro o più propriamente esametro
dattilico, o esametro eroico è il più antico e il
più importante dei metri in uso nella poesia
greca e latina, usato in particolar modo per la
poesia epica o poesia didascalica. Secondo
le definizioni della metrica classica esso
consiste in una esapodia dattilica catalettica,
ossia di un verso formato da sei piedi dattilici
(\acute{-}\smallsmile\smallsmile ), di cui
l'ultimo manca di una sillaba (catalettico),
secondo lo schema:
lettura in latino
e
in traduzione
"A differenza dei numerosi
tentativi di rifacimenti
virgiliani in ottave, Caro opta
per l’endecasillabo sciolto..."
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