Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Fabrizio
Migliorati
aprile 16, 2014
La stagione dell’Opéra di Lione giunge al grande evento della
programmazione 2013-2014 disegnata dal direttore Serge
Dorny: il Festival Britten. Venti giorni interamente dedicati
all’opera di uno dei più grandi compositori inglesi di tutti i
tempi. Prima tappa di questo percorso, Curlew River,
un’opera tragica che condensa la tradizione più classica, umori esotici e
uno spiccato sperimentalismo.
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C’è una certa tensione nell’aria questa sera. Il pubblico lionese ha affollato
l’Opéra per questa prima di Curlew River di Oliver Py, direttore del
Festival di Avignone e innamorato della città di Lione. Le luci si
spengono e, senza alcun prologo, si viene scaraventati in una lunga Messa
dolorosa, condotta da presenze esclusivamente maschili. Curlew River è
una parabola concepita per un’esecuzione ecclesiastica e Britten lo
sottolinea fin dalla prima scena, fin dall’entrata dei pellegrini e del loro
capo (un imponente Lukas Jakobski) su di un palco che Oliver Py ha
concepito come minimalista e puntuale.
La storia si sviluppa nel Medioevo, là dove il fiume Curlew divide le terre
dell’Est e quelle dell’Ovest. Un traghettatore (William Dazely) si incarica di
trasportare le genti da una riva all’altra del fiume, annunciando che quella
odierna è una giornata particolare. Si tratta, infatti, del primo anniversario
della morte di un giovane ragazzo, e la presenza dei numerosi pellegrini
indica quanto sia importante questa ricorrenza. Si va in pellegrinaggio
sulla tomba del giovane sconosciuto, reputata miracolosa, ma la
mancanza di informazioni sulla vita e sulla morte del ragazzo sembrano far
naufragare l’interesse per un riconoscimento puntuale.
L’apparizione di una donna folle si impone come una ferita nel bel mezzo
dell’opera. Straordinariamente interpretata dal tenore Michael Slattery, la
donna squarcia la scena mostrando immediatamente gli influssi del teatro
Nō giapponese: volto dipinto, ruolo femminile interpretato da un uomo,
intreccio semplice ed uno sviluppo estremamente lento. Tutta l’opera di
Curlew River si sviluppa infatti su un piccolo lembo di terra e di acqua, e
la traversata del fiume è, contemporaneamente, speranza e agnizione del
dramma. La donna è divenuta folle in seguito alla scomparsa del proprio
figlio dodicenne, e da quel giorno, il senno si è dissipato in un’affannosa e
caotica ricerca. La piccola imbarcazione sembra offrire una direzionalità a
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questo errare disordinato ma sarà proprio qui, durante la breve
navigazione, che la donna conoscerà la triste sorte del proprio figlioletto. Il
traghettatore, per intrattenere i viaggiatori, decide di raccontare una
storia tanto terribile quanto dai confini incerti. E la storia è quella della
morte di un ragazzo, rapito da un oscuro individuo e passato per caso
proprio su quell’imbarcazione. La donna coglie immediatamente il
parallelismo con la parte mancante della propria ricerca e il terribile
intersecarsi della propria vita e del racconto orale si rovina sul volto della
donna che si scoglie in lacrime. I pellegrini si rendono conto del ruolo che il
divino ha donato loro e essi accompagnano la donna verso il luogo dove il
piccolo corpo è stato seppellito. L’errare umano si trasforma così in una
processione religiosa intensa che conduce un’anima gentile ma resa folle
dalla malvagità umana verso una possibile rappacificazione. Sulla tomba
avverrà quindi un evento miracoloso che fa parte del disegno divino e che
permette di reinstallare la continuità della vita all’interno di un dramma.
La madre e il figlio si incontrano in un’atmosfera celestiale e salvifica che
riporta la storia religiosa europea dinnanzi al mondo spirituale orientale.
Britten, che 1956 aveva effettuato un viaggio nell’estremo Oriente, incide
l’opera con gli strumenti conosciuti in quella sua trasferta. Il racconto del
rapimento e della morte di un bambino è uno egli elementi maggiormente
ricorrenti nel teatro giapponese ma gli influssi orientali non si limitano
certo a questo tema. L’esecuzione della partitura musicale, diretta da Alan
Woodbridge, è un elemento importante dell’opera e Britten ricalca la
tipologia balinese del gamelan, con la presenza di tamburi non accordati,
campanelle e di un gong. La musica accompagna tutto lo sviluppo della
scena e lo fa in un continuo stridente e drammatico. La parte vocale fende
tutta la storia della musica e del teatro, oscillando tra il canto gregoriano e
il teatro sperimentale, la forma canonica della Messa e il teatro
estremorientale, ma sempre in un cantato discendente che sembra
elevarsi solo con l’intervento miracoloso dell’apparizione del giovane
ragazzo (Cléobule Perrot).
Britten giunge con questa “parabola” ad una sintesi perfettamente riuscita
di una ricerca personale complessa ed estremamente variegata. La messa
in scena e la regia di Oliver Py, insieme allo scenario concepito da PierreAndré Weitz, sublimano quest’opera senza sbavature e con una
concezione minimalista e compatta della presentazione scenica.
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©Bertrand Stofleth
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L’Opéra de Lyon inaugure le Festival Britten avec Curlew River
dans la mise en scène d’Oliver Py. Le drame d’une femme devenue
folle suite à la disparition de son fils, devient le terrain
d’expérimentation élu par Britten pour court-circuiter la tradition
classique européenne, le théâtre Nō japonais, le gamelan balinais, et
l’opéra du XXème siècle. Un opéra dramatique qui s’élève au rang
d’une messe salvifique. Une mise en scène saisissante conçue par
Oliver Py qui représente une véritable œuvre d’art.
Lo spettacolo continua:
Opéra de Lyon
1, Place de la Comédie – Lione (Francia)
fino a venerdì 25 aprile 2014
orari: sabato 12, giovedì 17 e venerdì 25 aprile ore 20.00, lunedì 21
aprile ore 16.00
Edinburgh International Festival e l’Opéra de Lyon presentano
Curlew River (opus 71)
di Benjamin Britten
Parable for Church Performance, 1964
su libretto di William Plomer, dalla pièce del teatro Nō giapponese
Sumidagawa di Juro Motomasa
produzione Edinburgh International Festival
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realizzazione dell’Opéra de Lyon
direzione musicale Alan Woodbridge
regia e luci Olivier Py
scenario e costumi Pierre-André Weitz
assistente alle luci Bertrand Killy
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con
William Dazeley – baritono (Il traghettatore)
Michael Slattery – tenore (La folle)
Ivan Ludlow – baritono (Il viaggiatore)
Lukas Jakobski – basso (L’abate)
Cléobule Perrot (Lo spirito del ragazzo)
Jérôme Avenas, Brian Bruce, Philippe Maury, Didier Roussel, JeanFrançois Lathuraz, Charles Saillofest, Paolo Stupenengo (I pellegrini)
Orchestra e cori dell’Opéra de Lyon
L’opera fa parte del Festival Britten dell’Opéra de Lyon
http://opera-lyon.com/
http://festival.opera-lyon.com/
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