Cultura Sabato, 20 ottobre 2012 A Como in Camera di Commercio. Il ciclo di serate promosse dal gruppo “Ascolto”. I l discorso di Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia alla Cattolica di Milano, è di quelli che ci aiutano a capire chi siamo. L’occasione era l’incontro “Libertà e violenza. Dilemma della condizione moderna”, svoltosi mercoledì 10 ottobre, presso la sede della Camera di Commercio di Como, e secondo appuntamento del ciclo “L’uomo tra violenza e alterità” promosso dal gruppo di cultura “Ascolto”. la violenza del sacrificio). E Magatti prosegue con altri tentativi, da parte della società, di oscurare la violenza potenziale: la logica del capro espiatorio, il convogliamento verso un nemico esterno (il grande tema della guerra) o interno (il grande tema dell’emarginazione sociale) e, su tutte, quel sedativo che lo studioso chiama “indifferenza”. L’assunto di partenza è Nelle società moderne certamente negativo. La abbiamo sviluppato un violenza non è qualcosa di atteggiamento verso esterno, da ricacciare nelle l’altro che non è né pieghe insidiose della periferia aggressivo né affettuoso, più degradata o da deprecare ma fondamentalmente con retorica indignazione neutro. Per evitare motivi davanti ad un titolo di giornale, di scontro manteniamo ma è parte di noi. È una i rapporti in superficie, dimensione antropologica guardando all’altro che ci appartiene, come a un mero oggetto. informando di sé la nostra Insomma, lo strapotere natura relazionale. Tutta la dell’individualismo si L’intervento del professor Mauro Magatti ha aiutato a capire chi siamo; configura come una vita dell’uomo, in fondo, è rapporto con l’alterità, con egoistica aggressione del la violenza è una condizione antropologica che deve essere approfondita; reale. E i correttivi esterni, “l’altro da sé”. E nell’impostare questo rapporto, la violenza essi siano, possono prossimo appuntamento il 5 novembre, a Como, con Massimo Cacciari qualsiasi (etimologicamente “ciò che ben poco. In questo vince, ciò che opprime, ciò quadro pessimista- quasi che conquista”, quindi la smania di priorità assoluta (e cieca) del soggetto. Il dittature novecentesche è fin troppo apocalittico- l’apertura di prospettiva deve appropriazione e come di colonizzazione sottotesto di questa rivoluzione culturale, ovvio). Il secondo insufficiente antidoto passare per il secondo elemento del titolo: dell’individuo sul reale) si configura con le sue inevitabili degenerazioni, ha è l’economia di mercato. Perché è vero, l’alterità. Solo tenendo presente il volto sempre come una possibilità a nostra imposto tutta una serie di correttivi per da una parte dirotta la violenza latente dell’altro (un tema che soltanto da qualche disposizione, fosse solo in potenza. La soffocare l’istinto violento. Ma che, a conti verso il desiderio di beni materiali, ma anno, da Levinas in poi, si è cominciato filosofia nietzschiana, alle soglie del secolo fatti, si sono rivelati anch’essi ambigui e la frenetica cleptomania del moderno ad indagare in tutte le sue implicazioni) scorso, ha compresso quest’attitudine nel insufficienti. “homo consumens” rappresenta capiamo che la nostra libertà, per non concetto di “volontà di potenza”. Detto comunque una forma di rabbioso dominio trasformarsi in sfrenata imposizione sul con una semplificazione: la volontà del Il primo è sicuramente lo Stato. La del mondo ridotto a super-market. Il terzo mondo, deve rispettare la libertà altrui. soggetto di affermare se stesso all’esterno creazione di uno spazio pubblico, sin vettore di violenza è poi la religione. Certo, Solo sconfiggendo il malato “umanesimo” di sé. L’idea di Nietzsche (come d’altro dalla riflessione di Hobbes e Rousseau, spiriti di crociata e cacce all’infedele delle società moderne, il suo elevare canto l’altro suo fondante dogma, quello è concepito come un catalizzatore sono ormai acqua passata (almeno dalle il soggetto a misura di tutte le cose, il del “superuomo”, che tante banalizzazioni della violenza diffusa. Lo stato come nostre parti). Ma il rituale religioso- basti confronto con l’Altro non è più tentativo dovette ispirare qui da noi, da D’Annunzio Leviatano, quindi, a cui delegare porzioni pensare al gesto sacrificale- cristallizza frustrato di possesso, puramente fisico ed in avanti) in fondo non è altro che un di libertà in cambio di sicurezza: ma che, e quindi codifica tendenze violente (e in esteriore, ma implicazione che mette in sottoprodotto della società moderna, divenuto luogo unico della violenza, questo senso il cattolicesimo è una felice gioco tutto il nostro umano. così impegnata ad affermare i valori può anche arbitrariamente disporne eccezione: l’unica religione dove è Dio dell’individualismo più esasperato e la a suo piacimento (e il riferimento alle stesso, con Gesù sulla croce, ad addossarsi MARIO TACCONE Dilemma fra alterità e violenza Il libro di don Roberto Seregni Parole per pregare C ome pregare, quando, dove, con quali parole? Sono tanti i giovani e gli adulti che custodiscono in cuore dubbi simili. Da ottobre tra gli scaffali delle librerie è apparso un nuovo volume di don Roberto Seregni, sacerdote fidei donum destinato alla missione diocesana in Perù, che cerca di dare risposta a queste domande. «In questi anni di sacerdozio – ha spiegato – ho incontrato molti giovani e adulti con tante difficoltà nel vivere un’esperienza seria di preghiera. Prego poco, male, non so come fare a pregare erano i dubbi che mi comunicavano. Da qui nasce l’idea di scrivere un libretto sulla preghiera». Durante gli anni don Roberto ha cercato di raccogliere alcune indicazioni sul tema, guardando sia l’esperienza dei grandi padri e maestri della spiritualità che la propria esperienza personale. Così è nato il desiderio di riordinare queste intuizioni in un libro. Il nodo centrale del libro è la riflessione sulla preghiera cristiana e adulta. Tutti più o meno pregano ma il problema è se questa preghiera centra o meno con quello che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli. Pregare da figli come Gesù ha svelato ai suoi discepoli, quindi mettendosi davanti a Dio che è padre. Questo è pregare da cristiani. è questione di stile, prima ancora che di contenuti o di metodi. Pregare da cristiani adulti cioè fuggire da modalità infantili o legate a forme di devozionalismi sterili e vuoti. Il cristiano è invitato a stare davanti al Mistero, rileggendo la propria esperienza e la propria storia nella luce dello Spirito. Filo rosso del volume è la Parola di Dio. Ogni capitolo parte o approda da un testo della Scrittura Sacra. Fin dalle prime righe don Roberto ricorda che «la preghiera cristiana prende la forma di una risposta, di un prolungamento della Parola che ci ha raggiunti e ci ha fatti entrare dentro una relazione nuova e appassionante». Il volumetto è scritto sotto forma di mail indirizzate ad un giovane che si interroga sul tema della preghiera. Questo ha consentito all’autore un linguaggio più quotidiano, feriale, raggiungibile a tutti. Strano che un prete in partenza per la missione scriva un libro sulla preghiera. «In realtà la missione – spiega don Roberto – nasce dalla preghiera. Solo in questa esperienza di ascolto e di accoglienza della Parola si può rispondere all’esigenza universale del Vangelo. Il missionario, prima di tutto, a mani vuote ROBERTO SEREGNI eto l’alfab della ra ie pregh deve essere un contemplativo, altrimenti corre il rischio di portare solo se stesso». Il titolo del libro è molto evocativo: “A mani vuote”. Dice lo stile del figlio che sta davanti al Padre, sicuro che non c’è nulla da portare ma tutto da accogliere; lo stile del povero che si avvicina al Mistero. Dall’altra parte dice lo stile con cui il missionario deve partire: non andare per portare qualcosa ma per condividere una ricerca. «Il missionario, come l’uomo di preghiera, - conclude don Roberto - è uno che deve imparare a stare a mani vuote». Tutto il ricavato della vendita del libro sarà devoluta alla Diocesi di Carabayllo in Perù. LUCIA SCALCO ■ Concerti A Lugano proseguono gli incontri su Debussy “T he Jazz Age” è il titolo scelto per il sesto appuntamento con la prestigiosa stagione luganese “Celebrating Debussy. Debussy e la Grande Guerra: distruzione e rinascita”. Una serie di recital pianistici proposti dalla rinomata International Piano Academy – Lake Como in collaborazione con l’emittente ticinese RSI ReteDue. Domenica 21 ottobre alle ore 17.00, presso l’Auditorio Stelio Molo di Lugano, sarà possibile ascoltare due giovani pianisti di fama internazionale, il cubano Marcos Madrigal e l’italiano Alessandro Taverna, alle prese con un repertorio alquanto coinvolgente e di immediata fruizione dedicato a Claude Debussy e ad autori coevi che hanno subito un’interessante contaminazione dal linguaggio della musica Jazz nel loro stile compositivo. In particolare saranno eseguiti: “Golliwogs Cakewalk” e “General Lavine-Eccentric” di Carl Debussy; “Ragtime” di Igor Stravinsky; “Souvenir di Portorico”, “Bambola”, “La Gallina” di Louis Moreau Gottschalk; la “Three Page Sonata” di Charles Ives e “Piano Rags” di Scott Joplin. Il concerto sarà trasmesso in diretta radiofonica. Per ulteriori informazioni e approfondimenti è possibile visitare il sito www.pianoassociation.net. Elena Oreggioni 7