1 Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ISTITUTO SUPERIORE “IVAN PIANA” Partecipazione al concorso “ Ivan Piana: uno studente, un uomo della Resistenza” GLI ALUNNI LUCA ZENTI LORENZO ZAMPATTI ILARIO RIZZI CLASSE 5 SEZ. C - ITIS 2 PREMESSA Questo lavoro ha la finalità di ripercorrere a grandi linee la storia del nostro Istituto intestato a “Ivan Piana”. Perché proprio a Ivan Piana? Di solito le scuole hanno nomi di personaggi illustri: grandi scrittori, protagonisti della storia e della scienza Manzoni – Mazzini – Galilei. Così abbiamo cercato di dare una risposta ripercorrendo sia la breve vita di questo giovane loverese caduto per mano fascista insieme ad altri giovani, sia la storia della nostra scuola. 3 Ivan Piana Uno studente, un giovane, una storia Ivan Piana nacque il 24 febbraio 1924 a Lovere, da Giacinto Piana e Domenica Zeziola. Apparteneva a una famiglia numerosa (doc.1). Il padre esercitava la professione di fornaio; pur trovandosi in ristrettezze economiche (doc.2), dovute anche al difficile periodo storico, offrì a Ivan l’opportunità di studiare. A undici anni, il 28 giugno 1935, conseguì il diploma che gli permise di accedere agli “istituti medi” d’istruzione di primo grado (doc.3). Dal 1935 al 1939 frequentò il corso inferiore del Regio Istituto Tecnico Commerciale “Vittorio Emanuele III” di Lovere. Dopo quattro anni, sostenne l’esame ottenendo il diploma di ammissione al corso superiore presso lo stesso istituto (doc.4), che frequentò fino al 1942 quando, sostenuti gli esami della sessione estiva, conseguì il diploma di abilitazione tecnico commerciale. 4 Doc.1 – Ivan Piana, nel presentare la domanda di ammissione alla seconda classe superiore, chiedeva l’esenzione parziale dalle tasse perché appartenente a famiglia numerosa. Doc.2 - 1936 (XV anno dell’Era Fascista). Per “ragioni di salute e finanziarie” il padre Giacinto iscrive in ritardo il figlio nella classe seconda inferiore. 5 Doc. 3 - Diploma di ammissione 1935 (XIII anno E.F.) 6 Doc 4 - Diploma di ammissione 1939 (XVII anno E.F.) 7 Principi razzisti divennero leggi dello Stato Doc.5- Dal 1938 per l’ammissione nelle scuole divenne un requisito essenziale l’appartenenza alla “razza ariana italiana”. Il 5 settembre 1938 (XVI E.F., Giuseppe Bottai era ministro in carica dell’Educazione Nazionale), veniva approvato il Regio Decreto Legge n. 1390 sui “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. I provvedimenti erano discriminatori nei confronti di chi professava la religione ebraica. La scuola veniva «bonificata» dalla presenza fisica e culturale degli ebrei. Ecco quanto stabiliva l’articolo 2: “Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica. “ 8 Le testate giornalistiche “LA STAMPA” del 3 settembre 1938 e il “CORRIERE DELLA SERA” dell’11 novembre 1938 riportano la notizia dei provvedimenti discriminatori. 9 Doc. 6 - Tessera di iscrizione alla Gioventù Italiana del Littorio di Ivan Piana “Avanguardista Moschettiere”. Retro della tessera. Riporta il giuramento cui sono vincolati i giovani iscritti. 10 La GIL era un'organizzazione giovanile alle dipendenze del PNF che si poneva come fine quello di educare e preparare la gioventù ai principi dell'ideologia del regime. Fu istituita nell’ ottobre 1937 su volere del duce e di Achille Starace, gerarca fascista "fedelissimo" di Mussolini, negli anni Trenta segretario del PNF, impegnato nell'opera di “fascistizzazione” della società. In quegli anni fu il principale organizzatore delle adunate “oceaniche” e delle grandi manifestazioni del Regime. Sua l’introduzione del cosiddetto “sabato fascista”, giorno dedicato alle manifestazioni pubbliche del Regime, all’attività sportiva e alla ginnastica. Le organizzazioni giovanili e la scuola assegnarono grande importanza all’educazione fisica. Il regime incoraggiò e finanziò l’addestramento ginnico. Gli stessi alunni versavano una somma come tassa per educazione fisica (doc. 1 e 9). Doc. 7 – Pagella dell’Anno Scolastico 1941- ‘42 In particolare a partire dall’anno scolastico 1934/’35 venne introdotta una nuova materia, obbligatoria in tutte le scuole secondarie, inferiori e superiori: la “cultura militare” (come testimoniano le pagelle di Ivan Piana, doc. 7-8). Trenta ore di insegnamento all’anno, impartite da ufficiali della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, con l’intento di forgiare nei giovani “lo spirito guerriero”. La materia, se non superata, impediva il raggiungimento sia della maturità che della laurea. 11 Doc. 8 - “Cultura militare” è la prima disciplina dell’elenco. Doc. 9 - Ivan Piana dichiara di aver versato la somma di lire £ 30.80 per tassa di educazione fisica. In quel periodo ogni voce di opposizione veniva fatta tacere o con la prigione o con l’esilio o col confino o con le “lezioni” impartite dalle “squadracce”. La scuola, fondamentale nella formazione della consapevolezza nei giovani, mostrava una versione dei fatti a senso unico. Lo spirito critico non veniva neanche proposto. 12 Foto del 1936 Nel cortile del regio istituto, ragazzi in uniforme armati con finti fucili di legno, nell’attuale sede del polo tecnico Foto del 1938 - Giovani allieve in divisa si esibiscono in un saggio ginnico nel cortile del regio istituto. 13 Foto del 1938 – Giovani allievi svolgono attività ginnica nel cortile della scuola. Sulla maglietta bianca della divisa che indossano è possibile scorgere la “M”, iniziale di Mussolini. Foto del 1940 14 ”… un cuore avido di buoni pensieri … capace solo di malinconie e impregnato di solitudine.” Così si definiva il giovane Ivan Piana in un frammento del diario personale che scrisse nell’ultimo anno della sua vita. Proprio attraverso le poche pagine del diario è possibile delineare il ritratto di un giovane che visse il proprio tempo da un lato con il desiderio di andare avanti, dall’altro con un forte senso di amarezza per quanto stava accadendo. Concluse le scuole superiori, nel settembre 1942 iniziò a lavorare presso l’ILVA di Lovere (attuale Lucchini). Giovedì 9 settembre 43 scriveva nel suo diario: “Incidentalmente ricordo che oggi si compie un anno dalla mia assunzione all’Ilva.” Non amava particolarmente questo lavoro. In data 3 aprile ’43 annotava infatti: “Questa mattina sono arrivato inspiegabilmente in anticipo in ufficio… è inutile il lavoro che devo fare non mi va, è troppo e solo un lavoro meccanico che ci rende automi e a sera alla volte istupiditi a furia di numeri. Non è un lavoro di contabilità come dovrebbe spettare a un diplomato in ragioneria, ma un lavoro che chiunque può fare. Valeva la pena di studiare otto anni per finire lì.” Intanto si iscrisse all’ università “BOCCONI” di Milano alla facoltà di Economia e Commercio. Lunedì 25 gennaio 1943 ritirò il libretto e la tessera d’immatricolazione. Aveva ormai 19 anni, trascorreva momenti di svago con una compagnia di amici, molti di questi erano militari. Era particolarmente legato a Nino Archetti, reduce dalla campagna di Russia, che stava curando un piede che aveva subito il congelamento. Un suo grande amico d’infanzia era Salvatore Conti (uno dei Tredici Martiri) a cui confidava le sue delusioni affettive, le sue idee di patriottismo. Ivan desiderava partecipare anche lui alla guerra, entrare nel corpo degli alpini. Il 25 gennaio 1943 scriveva: “…ho la convinzione di partire presto anche se ciò arrecherà dolore ai miei ed interromperà per qualche tempo i miei studi…” 15 e domenica 25 aprile: “Questa sera mi sono misurato in altezza e torace e queste misurazioni le ripeterò ogni quindici per vedere i risultati raggiunti spero di poter fare tutti i giorni alla mattina gli esercizi e i massaggi indicati nel metodo perché io voglio fermamente crescere ancora, voglio raggiungere l’altezza minima per essere ufficiale e per non sfigurare troppo al cospetto dei grandi (almeno in altezza). Gli studi vedrò di non interromperli e di dare magari anche da militare qualche esame per portarmi il più avanti possibile. Sempre avanti è il mio desiderio; il comando che devo sempre impormi: chi si ferma è perduto.” Un mese dopo, lunedì 24 maggio ’43 annotava: “Dopo cena ho sentito dire di una chiamata alle armi di diverse classi. Se mi arriva la cartolina precetto, ho intenzione di recarmi al distretto di Bergamo per far riconoscere la mia qualifica di studente universitario e sono deciso a non accettare la proroga ma di farmi arruolare colla mia classe e andare nel corpo che io desidero. Venissero chiamati subito gli studenti, sarebbe più giusto e non avrei bisogno così di partire volontario. Vedremo come andrà a finire. Oh se riuscissi a farmi mettere negli alpini! Sono un po’ piccolo ma credo di esser abbastanza robusto per non sfigurare al cospetto di quei rudi soldati.” Dalle pagine del diario traspare la fisionomia di un giovane di grande sensibilità, che stava attraversando un periodo in cui avvertiva un profondo senso di amarezza e delusione. Spesso fa riferimento ad una ragazza per la quale nutriva dei sentimenti probabilmente non corrisposti, di lei non conosciamo il nome, in quanto Ivan riporta sempre l’iniziale V. Domenica 4-7-43 XXI “Questa sera al cinema, caso raro, c’era anche V. però accompagnata dai suoi zii. Niente altro; la storia della propria vita, è una cosa assurda per giovani della nostra età soggetti come siamo agli improvvisi innamoramenti ed inesperti della vita che ancora ci tiene nascoste le sue più grandi gioie e dolori.” 16 Uno dei frammenti più poetici del diario risulta la pagina datata Giovedì 22 - 7 - 1943 “Stanotte io e Nino abbiamo deciso di prendere il battello e andare a Montisola assieme per passare una giornata fuori di Lovere. Detto fatto siamo partiti alle 10.10 e col battello siamo passati proprio sotto un balcone di una casa dove lavorano la fidanzata di Nino e V. Esse ci hanno visto e le abbiamo salutate. A Peschiera abbiamo passato il tempo facendo visita ai suoi parenti poi verso le 17 costeggiando il lago siamo andati a Siviano sempre sull’ isola dove si fermava il battello. Ci sono delle passeggiate magnifiche da quelle parti e osservavo facendole quanto con Nino sarebbe io stato bello passeggiare con due ragazze e farsi ritrarre all’ ombra dei salici nei punti più belli e poetici. Cogliere un tramonto sul lago sarebbe stato bellissimo ed io sospirando pensavo quanto sarebbe stato romantico sedere sulla panchina di pietra sotto i salici e, di fronte al lago, guardando la costa bresciana, stringere sul cuore la propria fanciulla e con essa innalzarsi sopra le cose umane nell’ immensità della notte lunare. Cose belle ma irrealizzabili per un cuore avido di buoni pensieri come è il mio capace solo di malinconie e impregnato di solitudine.” 17 Crollo del regime fascista Pochi giorni dopo improvvisamente qualcosa cambiò. Dopo l’occupazione di Pantelleria e Lampedusa avvenuta in giugno, gli angloamericani sbarcarono in Sicilia, dando il via all’invasione della penisola italiana. Il 19 luglio, per la prima volta, venne bombardata Roma. La crisi del regime fascista culminò con la seduta del Gran Consiglio nella notte tra il 24 e il 25 luglio, quando il gran Consiglio del Fascismo votò un ordine del giorno che, con un atto di sfiducia verso Mussolini, invitava la monarchia ad assumere tutti i poteri. Vittorio Emanuele III affidò l’incarico di formare il nuovo Governo al maresciallo Pietro Badoglio e fece arrestare il dittatore. Era la fine del regime fascista dopo oltre 20 anni di governo dell’Italia. La popolazione accolse la notizia con soddisfazione, sperando in una conclusione rapida dei combattimenti. Una confusione generale si avvertì tra il popolo il quale non poté fare a meno di esultare e riversarsi nelle piazze per festeggiare. Non si poteva certo immaginare quello che di lì a poco sarebbe accaduto. 18 Il 25 luglio 1943 era domenica. Il maresciallo Pietro Badoglio lesse alla radio un proclama alla nazione nel quale dichiarava: “La guerra continua”. Ivan Piana nel suo diario trascrisse interamente il proclama. . Il 26 luglio la notizia apparve sulle prime pagine dei giornali. 19 Da alcune pagine del Diario si può cogliere lo stato d’animo di Ivan in quei giorni non facili. Martedì 27-7-43 Giornata un poco turbolenta anche quella di oggi. Alcuni atti di vandalismo chiamati da qualcuno atti di necessaria vendetta. Cose dolorose a vedersi in questi momenti così tristi. Alla sera molta gente in giro curiosa di vedere e ansiosa di sempre nuove sensazionali notizie tanto che i pochi carabinieri hanno avuto il loro da fare per sfollare un poco lungo il lago. È una vita ben grama quella che si deve condurre noi giovani in questi tempi duri ma bisogna pazientare per l'ordine pubblico nell' interno del paese in crisi di assestamento. Pare una cosa quasi incredibile vedere tanta gente che pare uscita da un doloroso incubo e mentre fino a pochi giorni fa la vita pareva svolgersi serena e pacifica all'ombra dei fasci, ora nessuno vuol più vedere nemmeno l'ombra del più piccolo segno del partito che era destinato a lasciare di sé un grande ricordo e che invece per l'incapacità e l'inconsapevolezza dei suoi dirigenti è fallito nel suo scopo. Sabato 7-8-43 La mattina dopo le 11 sono stato sul porto. Alle 13 ho visto Nino e mi ha raccontato tutto della sua vita. Un amico che veramente è l'unico che fin'ora ha capito qualcosa di me, ha detto che sono molto giù di morale e non so proprio dargli torto. Sento che nella mia vita manca qualcosa e questo qualcosa mi sfugge, non riesco ad afferrarlo e a trarlo a me. Forse sarà il bisogno di una persona amica, quello che mi tormenta; forse il desiderio di fare presto il mio dovere di italiano; forse anche la mancanza di soddisfazione nell'ampia vita presente e forse qualcosa di altro che non riesco nemmeno io a precisare. Quale di questi miei desideri espressi e nascosti mi darà una tranquillità anche relativa? Non saprei! Per il primo posso soltanto dire che in tre anni ho già sofferto inutilmente per due delusioni amorose che hanno gran parte nella situazione presente del mio animo. […] bisognerebbe dire che a diciannove anni sono disilluso e stanco della vita; qualche volta rimpiango la mia fanciullezza ma sarebbe vile se per questo rinunciassi a quello che l'avvenire ancora può offrirmi. 20 Sono inutili tutte queste mie recriminazioni, ma io le scrivo con nessuno altro scopo che quello di sfogarmi e di sollevarmi per un poco al di fuori della vita presente. Io forse nella vita non avrò mai fortuna come mai l'hanno avuta i miei genitori e per vivere dovrò sempre fare la vita dell’umile impiegato che si accontenta di un ancor più misero stipendio, mai contento del suo operato e invidiando dall'ombra la fortuna degli altri che meno scrupolosi di lui hanno saputo farsi largo tra i molti ed assurgere a posti di responsabilità, questo sarà forse il mio destino. Mercoledì 8-9-43 Questa sera è stata diffusa la notizia dell’armistizio tra Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Non ho potuto gioire di una simile conclusione della guerra perché subito ho pensato a quello che può succedere dopo tale armistizio. Benché sia rimasto in giro fino all’una e trenta, qualcosa nell’animo mi ha impedito di prender parte alle prime manifestazioni di contentezza della popolazione. La guerra è finita. L’Italia è stata costretta alla resa. Questa la dura realtà che qui si è preservata agli occhi subito dopo l’annuncio della fine. Come si comporteranno i tedeschi nostri alleati? è questo l’interrogativo più assillante per me. Giovedì 9-9-43 […] Questa mattina per il paese grande entusiasmo e si è formato quasi un corteo che al suono di inni patriottici ha sfilato per le vie del paese. 21 Martedì 14-9-43 Oggi ho visto una copia del “Popolo di Brescia” con la notizia della liberazione del duce da parte dei tedeschi [..]. C’erano anche altre notizie militari tutte di fonte tedesca e fascista relative al disarmo di quella che essi chiamavano l’Armata di Badoglio. Iniziano nuovi guai per l’Italia che si trova ora divisa in due tronchi con due distinti governi, quello fascista appoggiato dalle armi tedesche e quello di Badoglio che dopo l’armistizio si è rifugiato in Sicilia con il re sotto la protezione delle armi anglo-americane. Frattanto sembra che i nostri ex nemici non facciano troppi progressi in territorio italiano per cui è da prevedere che la durata della guerra sul nostro suolo debba essere non troppo breve. Già questa mattina sono stati affissi manifesti in cui si comunica alla popolazione che il comando viene assunto dai tedeschi per ogni cosa. Anche il nostro stabilimento passerà in loro potere. 22 Quattro giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, il 12 settembre, Mussolini venne liberato da paracadutisti tedeschi e portato a Monaco di Baviera ove ricevette da Hitler l'invito a ricostituire un governo fascista. Il 18 settembre, dai microfoni di Radio Monaco, annunciò la nascita di un nuovo stato, fascista e repubblicano. 23 Quella di lunedì 16 settembre 1943 è la penultima pagina del Diario. Dopo aver trascritto tutti gli ordini che Mussolini tornava ad impartire, Ivan Piana concludeva con queste parole. LA PRIMA “BANDA” PARTIGIANA A LOVERE Subito dopo l’8 settembre 1943, a Lovere, il Partito Comunista locale, per iniziativa dell’antifascista Giovanni Brasi (Lovere, 1901-1974, nome di battaglia “Montagna”), incominciò la distribuzione di volantini propagandistici con articoli del giornale clandestino “L’Unità”. Brasi era una persona nota per le sue idee politiche. Già nel lontano 1922, operaio all’ILVA di Lovere, fu protagonista delle prime manifestazioni contro il movimento fascista che stava sorgendo. Brasi e un gruppo di uomini, che volevano difendere la libertà, la democrazia, i diritti civili e politici, diedero vita alla prima «banda» partigiana della zona. 24 «Il nome di 53a Brigata Garibaldi - precisò lo stesso Brasi - venne assegnato a noi nel mese di giugno del ’44 dal Comando generale del Corpo volontari della libertà. Prima si chiamava “Banda di Lovere”». Nei mesi di ottobre e novembre si organizzò anche il Gruppo Patriottico Giovanile (GPG), unico nel suo genere in tutta la provincia di Bergamo, formato da studenti, giovani loveresi non ancora ventenni, che aspiravano al cambiamento e decisero di osteggiare i nazifascisti. Il gruppo arrivò a stilare un programma firmato da Nicola da Locarno, pseudonimo di Ivan Piana, che, tra l’altro, auspicava un governo che garantisse la giustizia sociale. Il documento venne redatto su un quaderno nel novembre del 1943. Al gruppo di Brasi, alcune settimane dopo, si unirono dei giovani provenienti da Grumello del Monte, guidati dal tenente Eraldo Locardi. Con questa fusione, la formazione diventò una vera e propria unità partigiana, decisa a far sentire l’esistenza di una volontà contrapposta a quella della R.S.I. I partigiani decisero di organizzare un’azione su Lovere con l'intento di distruggere la sede del fascio, catturare alcuni esponenti fascisti, procurarsi i mezzi necessari per il sostentamento della formazione. L’azione venne effettuata il 29 novembre 1943. Quel giorno furono uccisi due esponenti fascisti che avevano riorganizzato il partito e aderito alla repubblica sociale: il notaio Paolo Rosa (ucciso accidentalmente a Poltragno) e il ragionier Giuseppe Cortesi (impiegato all’Ilva, ucciso sul posto da Locardi perché oppose resistenza all'ordine di seguire i partigiani). Partigiani con il comandante Brasi a sinistra Questa azione mise in allarme i fascisti bergamaschi e i tedeschi che disposero immediatamente numerosi controlli e prepararono una rappresaglia, per stroncare sul nascere il movimento partigiano. Il 7 dicembre 1943 i nazifascisti organizzarono un rastrellamento (guidati da una spia, un tale Ninetto Vaccaro) e catturarono sei giovani loveresi. Tra questi, a Qualino, furono presi Ivan Piana (19 anni) e l’amico Salvatore Conti (21 anni). Proprio quel giorno infatti i due stavano per unirsi alla formazione di Brasi dopo lo scioglimento del Gruppo Patriottico Giovanile (da loro fondato insieme ad altri giovani del posto). Stavano risalendo la strada da Qualino a Ceratello per raggiungere i partigiani guidati da Brasi insieme a Martino, fratello di Ivan Piana, il quale raccontò: 25 «Al mattino ci siamo alzati io e mio fratello, eravamo d’accordo che io andavo avanti, avevo quindici anni [...] se c’era qualcuno a me non avrebbero fatto niente. Eravamo d’accordo che ogni tanto loro si fermavano e aspettavano che io tornassi indietro a dire qualcosa. Siamo partiti da casa, siamo andati a chiamare Conti e io sono arrivato fino a Qualino. Qui ci siamo fermati e mio fratello dice: “Va beh, con quel tempo qua non ci sarà in giro nessuno, torna indietro e vai a casa”. Difatti io sono ritornato a casa. Siamo partiti da Lovere verso le sei, saranno state le sei e mezza che io sono tornato indietro. Sono tornato a casa e verso le undici e mezzo, mezzogiorno ero lì sul porto [...] vedo un mucchio di gente… Vado anch’io a guardare [...] e li vedo là, loro erano fermi [...] io mi avvicino e c’erano due o tre militari tedeschi. Mi avvicino a poca distanza da mio fratello e lui mi dice sottovoce “avvisa”. C’era una ragazza di Pianico, lì in forneria, che aveva un fratello che erano d’accordo che si trovavano a San Giovanni. [...] Mio fratello mi dice “avvisa subito quello là che non vada su”». Giovanni Brasi, alcuni anni dopo, ricordava i due giovani con queste parole: «Il fatto toccante riguardante la personalità di parte dei Tredici, che mi impressionò fortemente, è questo: il Piana e il Conti, a distanza di pochi giorni dalla costituzione della banda, chiesero un abboccamento col sottoscritto. L’appuntamento avvenne in località Qualino, frazione di Costa Volpino. I due, Piana e Conti, che erano fra i più preparati intellettualmente di questi giovani, mi chiesero di poter aderire alla banda, però ponevano come condizione che non vi fosse spargimento di sangue. Guarda un po’ l’ingenuità di questi giovani, che non erano animati per niente da volontà sadiche, da volontà di assassinio... Dissi loro: “Guardate, è d’uopo che noi si combatta […] Tedeschi e fascisti, per sciogliere le bande, dovranno attaccarci e dovranno sparare… e noi dovremo rispondere, e allora ci sarà senz’altro spargimento di sangue. È doloroso, però il nemico nostro, oggi, sono i fascisti, servi dei tedeschi, i quali non esitano a sparare, a incarcerare, a uccidere. È d’uopo che voi entriate in quest’ordine di idee”. Assentirono dopo lunga discussione... Compresero l’ineluttabilità della situazione e dettero l’adesione alla Brigata. Due giorni dopo vennero catturati durante la marcia di avvicinamento per raggiungere la formazione. Ai fatti di Lovere non avevano nemmeno partecipato. […] Questa è la riprova, se ancora ce ne fosse bisogno, della crudeltà fascista e del sadismo dei tedeschi, che imposero ai fascisti la fucilazione di questi ragazzi... Una minima parvenza di processo avrebbe loro provato che i due non avevano partecipato per niente all’azione contro i fascisti a Lovere.» 26 Nei giorni seguenti vennero arrestati altri sette partigiani. Tutti e tredici vennero condotti nelle carceri a Bergamo. Per giorni furono sottoposti a torture, ai parenti venne negato il permesso di visitare i prigionieri. A nulla valsero gli interventi verso i capi fascisti perché risparmiassero la vita di tanti giovani. Il 22 dicembre vennero prelevati dal carcere e condotti a Lovere. Sette partigiani furono fucilati sulla strada che da Poltragno conduce a Sellere alla presenza dei loro compagni. Gli altri sei, dopo che i dirigenti dell’Ilva si opposero alla fucilazione lungo il muro di cinta della fabbrica, furono condotti in Piazza Marconi e fucilati nel cortile del deposito di legnami messo a disposizione da un fascista (nei pressi della pesa pubblica di Lovere, attuale caserma dei carabinieri). Tredici eroi caddero, ma altri presero il loro posto di combattimento; la lotta partigiana si rafforzò e andò avanti. Altri giovani accorsero al fianco dei partigiani superstiti. Nacque così la 53a Brigata Garibaldi, che assunse il nome di «Tredici martiri di Lovere». Piazzale in cui il 22 dicembre del 1943 vennero fucilati i sei partigiani. 27 Ecco la stampa fascista come riporta la notizia della fucilazione Salvatore Conti amico di Ivan Piana 1945 – Funerale solenne dei «Tredici Martiri». I corpi, gettati in una fossa comune subito dopo l’eccidio, furono riportati a Lovere con la Liberazione La Lapide dei partigiani caduti a Lovere (presso l’attuale Caserma dei Carabinieri) in Via Marconi 28 LA STORIA DEL NOSTRO ISTITUTO 29 Sappiamo che in quell’area nel 1894 era stato ultimato un nuovo edificio scolastico, costruito dove precedentemente si trovava un’antica fabbrica di panni, su disegno dell’ingegnere Casari. Esso comprendeva al piano terreno le cinque classi elementari maschili (le classi elementari femminili si trovavano presso il Convento delle Suore di Carità). Al primo piano le tre scuole tecniche, al secondo piano le cinque classi ginnasiali (queste si trovavano all’interno del collegio, che fino al 1891-1892 fu amministrato e diretto dai fratelli Marinoni). L’accesso al primo ed al secondo piano si effettuava da Via Cesare Battisti, mentre mancava l’entrata al piano terreno dove vi erano le scuole elementari. Fu così che il Consiglio Comunale il 21-8-1894 deliberò la costruzione di una nuova via, denominandola Via XX Settembre, che dava accesso alle Scuole Elementari e, nel contempo, maggiore risalto alla Chiesa di S. Maria Assunta. Foto del 1903 30 Foto del 1910 Foto del 1912 31 Foto del 1920 1961- Si incomincia la demolizione della vecchia palestra per costruire il nuovo complesso scolastico dell’ITIS. 32 Un nome …. esempio di dignità Nel 1975 esistevano due istituti tecnici ubicati in due diversi edifici: l’Istituto Tecnico Commerciale statale (ITC) “Vittorio Emanuele III” (in Via Nazario Sauro) e l’Istituto Tecnico Industriale Statale (ITIS) “Galileo Galilei” (in Via XX Settembre). Dal 4 gennaio 1977, con decreto del Presidente della Repubblica, l’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Vittorio Emanuele III” ha assunto il nome di “Ivan Piana”, martire della Resistenza loverese. La nuova intitolazione dell’Istituto fu proposta, già nel 1975, trentesimo anniversario della Liberazione, dal Collegio dei Docenti che, all’unanimità, decise di ricordare i martiri della Resistenza, come “esempio di scelta consapevole per la dignità dell’uomo contro l’oppressione della dittatura”. L’attuale polo tecnico “Ivan Piana” è nato nel 1996 dalla fusione dei due istituti. Il ricordo di Ivan Piana deve essere per i giovani di oggi un invito a vivere grandi ideali e ad impegnarsi perché non venga mai meno il rispetto della persona a cui la nostra Costituzione riconosce e garantisce diritti inviolabili primo fra tutti la libertà. 1961 – Di fronte al Convitto si inizia la costruzione di nuove aule dell’ITIS 1961 - Le aule furono ultimate in poco tempo 33 BIBLIOGRAFIA ALBORGHETTI MATTEO, La 53ª Brigata Garibaldi "Tredici martiri". Mursia ANPI DI ZONA, I Tredici Martire, 22 dicembre 1943. Nel 60° Anniversario della fucilazione, per non dimenticare. Lovere 2003 FANTONI BRUNO (nome di battaglia Carlo), Memorie di un vecchio partigiano e di suoi amici, Edizioni Toroselle, stampato presso la tipografia “La Cittadina” di Gianico (BS), ottobre 2002. GIOVANNI BRASI “MONTAGNA”, Lovere, 1901-1974. Collana IL TEMPO E LA MEMORIA. Anpi Alto Sebino. Boario terme, Marzo 1999. IMMAGINI di cronaca LOVERESE fotografie inedite dal 1947 al 1962. A cura di Demetrio Oberti. Un ringraziamento particolare al signor Demetrio Oberti per averci fornito le foto d’epoca. Ringraziamo, inoltre, i nostri insegnanti Maria Pia Loiacono e Adelio Gregori. 34 35