“LE SERRE” Anno XXII
Numero 3
Settembre 2013
FLORICOLTURA
GARDEN
CENTER
Eredi
ferrero c.
NAFTA - GASOLII
COMBUSTIBILI
NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA
Periodico trimestrale d’informazione e di cultura
Copia gratuita
Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992
L'EDITORIALE
Incontro con Antonio Tiranti
Un futuro
ricco di insidie
Un uomo dai mille talenti
a disposizione
della comunità
Come la grande maggioranza
degli Italiani, anch’io auspicavo,
quale terzo evento straordinario
dell’anno, la nascita di un
Governo politico e duraturo,
capace di contribuire a risolvere
nel breve-medio termine alcuni
dei principali problemi che
affliggono il Paese.
Questo Governo, in primo luogo,
avrebbe dovuto occuparsi del
lavoro, dell’occupazione e delle
imprese. Subito dopo avrebbe
dovuto affrontare una riforma
del sistema fiscale, perseguendo
finalità di semplificazione,
di efficienza e di efficacia, di
riduzione della pressione fiscale,
di lotta all’evasione e alla
corruzione, di maggior equità
e giustizia sociale. Allo stesso
tempo avrebbe dovuto dare
all’Italia una legge elettorale
degna di questo nome, perché
se il sistema democratico
repubblicano si deve fondare
sulla delega, occorre che sia il
cittadino a scegliere i delegati e
non gli apparati di partito.
Senza una nuova legge elettorale
si rischia, in caso di elezioni
anticipate, di ripiombare in una
situazione di stallo e di difficile
governabilità. Oggi però il
Governo naviga in acque infide
e, se qualcosa ha fatto per far
fronte alle emergenze, molto resta
ancora da fare.
Quando sarà distribuito il nostro
giornale, sapremo forse cosa ci
riserverà il prossimo autunno.
Il Direttore
Antonio Tiranti posa sorridente durante il lavoro nel suo attrezzatissimo laboratorio.
S
ono da poco trascorse le ore 14
di una calda giornata di quella che
definiscono estate settembrina,
quando varchiamo il cancello di
casa Tiranti; Antonio ci sta attendendo, indaffarato come sempre
SOM
MARIO
Pistola a pietra focaia
7
il ballo
a palchetto
Manualità, precisione, anche nel
più certosino dei lavori, fantasia e
creatività certamente non gli mancano, tanto da sapersi abilmente
destreggiare in imprese di vario
genere: dai lavori idraulici alla carpenteria, dalla falegnameria a pic-
12
aggiornamento
dei lavori
ai Batù
2
L'archivio degli ex Combattenti
3
Ricordiamo Attilio Giacotto 8
Ritratto di Mamma Rita
nei lavori di giardinaggio. Il trionfo
di piante di frutta e verdura e il roseto comprendente ben 150 esemplari multicolore della regina dei
fiori parlano da sé, quasi a ricambiare la dedizione, che da sempre,
Antonio rivolge al suo orticello.
9
Le mie vacanze ... da cane
11
La svolta del Brasile
17
La Famija informa
20
I nostri morti
21
Un Papa venuto da lontano
23
15
gita estiva
a Villa Carlotta
9
finalmente
tutti a casa
4
suoni
notturni in
beneficenza
coli restauri…e così via. Un talento
innato che Antonio ha saputo non
solo far fruttare nell’ambito lavorativo e privato, ma che per lunghi
anni, a titolo gratuito, ha messo a
disposizione della nostra comunità.
In oltre 4 decenni di volontariato
si è perso (in realtà non si è mai
tenuto ) il conto delle ore trascorse
in Parrocchia o all’Asilo Rey, così
come è impossibile elencare i numerosi interventi di manutenzione
prestati per le più disparate necessità. Antonio Tiranti, già “Premio
Bravo 1981” è nato nel 1924 a
Carmagnola.
La sua famiglia, d’origine contadina, nel giorno di S. Martino 1938
affitta la cascina “Bonaventura”,
(all’epoca sita in via Cottolengo)
e si trasferisce nel nostro paese.
L’ampia tenuta coltivata a grano e
mais, l’allevamento di 32 capi di
bestiame e il supporto per i lavori
nei campi, dato da 2 cavalli e 2
buoi sembrano l’ideale per sfamare
la numerosa famiglia, composta da
genitori e 8 figli.
Nel 1942 papà Tiranti perde drammaticamente la vita in seguito ad
una disgrazia sul lavoro, schiacciato dal peso di un carro, che improvvisamente ribalta in via Cottolengo,
vicino alla sua abitazione. L’anno
successivo Antonio, viene chiamato a prestare servizio militare
nel corpo degli Alpini; i lavori nei
campi sono in pieno fervore e la
sera precedente alla sua partenza,
grazie all’aiuto di numerosi amici, vengono scaricati, nella vicina
cascina messa a disposizione dalla
famiglia Sandrone, ben 40 carri di
fieno. Siamo in pieno conflitto bellico, e sarà solo grazie all’intervento del Capitano Dott. Bartolomeo
Stardero (Podestà di Vinovo), che
consapevole della recente condizione di capofamiglia di Antonio (essendo il maggiore dei figli maschi),
provvederà al suo avvicinamento e
come da regolamento, si attiverà
affinché non venga inviato in zone
di guerra. Antonio trascorre così
i primi mesi di naja a Pinerolo e
successivamente viene trasferito al
forte di Fenestrelle. L’8 settembre,
visto l’aggravarsi degli eventi, fugge
da Fenestrelle e torna a Vinovo dove, per evitare di essere catturato
durante i rastrellamenti, vive in
improvvisati nascondigli per circa
2 anni.
Sarà solo nel 1946, terminata la
guerra da mesi, che Antonio provvederà a consegnarsi nella caserma
di Pinerolo per ottenere il tan-
Una fede profonda
e incrollabile
l'ha sorretto
nei momenti
più bui della
sua vita
to desiderato congedo. Il paese
pian piano torna alla normalità, la
guerra è ormai alle spalle; Griffa
Bonaventura, proprietario della
cascina affittata dai Tiranti, dopo
una lunga prigionia a Mauthausen,
torna finalmente a casa e, intenzionato a lasciare il lavoro in fabbrica,
che aveva prima della guerra, decide di occuparsi personalmente di
almeno metà dei suoi terreni. Alla
famiglia Tiranti rimane la restante metà, che purtroppo si rivela
insufficiente per garantire loro un
adeguato sostentamento.
Nel 1949 Antonio trova occupazione presso lo Jutificio “Bianchi” (attuale zona residenziale ex- Faima),
mentre i suoi fratelli decidono di
tornare a Carmagnola per continuare l’attività di contadini. Nello
jutificio vinovese conosce la giovane Fosca, originaria di Rivarolo
Canavese, con la quale convolerà a
Renato Tiranti nel giorno della sua
prima comunione.
giuste nozze il 15 settembre 1951.
Provvede personalmente alla costruzione della nuova casa, in via
Gaspare Piccolo, lavorando fino a
tarda sera e nei giorni festivi. Nel
1955 viene assunto alla Fiat ove
resterà fino alla pensione, raggiunta
con la qualifica di intermedio nel
1982. Dopo turni di circa 10 ore
di lavoro, si adopera in qualità di
fabbro presso la “bòita” dei fratelli
Gariglio.
Nel 1964 la giovane coppia è allietata dalla nascita del piccolo
Renato. Intanto papà Antonio continua la sua missione di volontariato, mettendo a disposizione della
comunità le sue molteplici doti manuali. Qualche anno dopo, quando
Renato inizierà a frequentare l’asilo
Pistola a pietra focaia destinata all'esportazione
Dall'eccellenza della manifattura
bresciana ai paesi dell'est
Nel XVIII secolo gli stati italiani
erano esportatori di armi di diverso grado di fattura, a seconda del
mercato a cui erano rivolte. Il più
importante centro di produzione
armaiola fu quello bresciano della
val Trompia, presso cui lavoravano
vari artigiani specializzati, cosicché il prodotto, rifinito da mani esperte, assumeva particolare
eleganza e prestigio. Proveniente
da una manifattura bresciana la
bella pistola (lunga 48 cm.) che
andremo a proporre in questo numero de “Il Vinovese”. Nella parte
meccanica, l’arma in questione, si
distingue per una batteria a pietra
focaia, azionata da una potente
molla e tecnicamente di buon livello. Queste armi dovevano essere
molto appariscenti per incontrare
il gusto dei popoli dell’est ai quali, probabilmente, erano destinate.
La pistola con lo stiletto usati entrambi dalla stessa mano proprietaria.
2 IL VINOVESE
Infatti la canna è in parte ricoperta
da un lamierino in ottone, eseguito
con bulino e cesello, finemente lavorato con motivi floreali stilizzati,
nel gusto del committente levantino. L’eccellenza della sua fattura
indica chiaramente come ancora in
quegli anni la tradizione armaiola
bresciana aveva validissimi rappresentanti, per quanto lontana dallo
splendore che conobbe nel XVII
secolo. Chi possedeva precedentemente questa pistola, al momento
della vendita, la accompagnò ad
sarà lui stesso a proporre il nome
del suo papà, ogni qualvolta sia necessario l’intervento di tempestiva
manutenzione.
Purtroppo, in piena fanciullezza,
Renato si ammala gravemente; il
male non lascia scampo e il 16
dicembre 1975 il piccolo viene
a mancare. Sorretti da una fede
profonda e incrollabile, Antonio e
Fosca vivono quest’immenso dolore
con grande forza d’animo. Per onorare il ricordo del figlio e per il suo
radicato spirito di carità, Antonio
non smetterà neanche per un momento di dedicare il suo tempo alla
scuola materna L. Rey, intensificando il suo operato una volta andato in pensione. Comprendendo
quanto gli sia stato difficile frequentare quei luoghi tanto amati
dal suo piccolo e a stretto contatto
con altri bambini, non possiamo
che riconoscere in Antonio un uomo di grande generosità. Una fede
profonda quindi, che ha saputo sorreggerlo nei momenti più bui della
sua vita, infondendo nel suo cuore
la forza necessaria affinché la sofferenza non scalfisse minimamente
l’amore per la vita e per il prossimo.
Quella stessa fede che “vive” quotidianamente, sempre presente alla
S. Messa domenicale e alle ricorrenze liturgiche. Annoverando tra
le altre doti quella canora, è cosa
certa vedere il suo volto sereno tra
le file della cantoria, della quale fa
parte da oltre 40 anni, sicuramente
come membro più anziano e probabilmente il più assiduo.
Ad Antonio che festeggia quest’anno 62 anni di matrimonio con la
sua amata Fosca il grazie più sincero, da parte di tutta la collettività,
per quanto fatto in questi lunghi
anni e per quanto ancora oggi, anche se in forma ridotta, continua a
fare, con il sorriso sulle labbra, le
mani segnate dal lavoro e un cuore
grande così!
Maria Grazia Brusco
uno stiletto, lungo 27.5 cm.; entrambe le armi, a sua detta, appartenevano originariamente ad un
unico proprietario. Probabilmente
il nobile orientale era solito portarsi appresso anche lo stiletto,
come arma di ultima chance. Il
XVIII secolo segnò l’inizio di un
certo risveglio intellettuale e di una
tendenza all’occidentalizzazione in
modo particolare nell’Impero ottomano, portando le classi più ricche
ad imitare ciò che essi pensavano
fosse la vita europea, non solo con
i palazzi, i giardini e i ricevimenti,
ma importando ogni sorta di manufatti occidentali. L’idea che le
istituzioni tradizionali dell’Impero
fossero superiori a quelle europee
non poté più essere giustificata
mentre man mano si rafforzava la
convinzione che si sarebbe, sul serio, dovuto fare di più per stare al
passo con le nuove società dell’epoca. Di conseguenza il sistema europeo fu all’origine di un’acuta crisi
del sistema militare ottomano. Il
‘600 e il ‘700 furono secoli di dure sconfitte, e proprio sul campo
di battaglia i turchi dovettero riconoscere la superiorità raggiunta
dall’occidente. Anche le armi non
potevano più reggere il paragone
Particolare del calcio della pistola a
pietra focaia.
con quelle europee, e ciò era tanto
più sorprendente in quanto proprio
nell’impero ottomano l’invenzione
dell’artiglieria era stata accolta con
rapidità nel XV secolo e sviluppata
con molta inventiva.
Allora e anche in seguito furono
soprattutto gli insuccessi militari
a sollecitare il ceto dirigente a
guardare all’Europa come modello.
Una riorganizzazione istituzionale
tentata al principio del ‘700 finì col
provocare una sanguinosa rivolta.
E’ l’epoca conosciuta come il periodo dei tulipani (così detto per
la moda invalsa nell’alta società di
coltivare questo tipo di fiore).
Fu un periodo di grande apertura
e interesse nei confronti di tutti gli
aspetti della cultura occidentale:
ambasciatori dell’Impero vennero
inviati in Europa affinché riportassero quanto di più utile a restaurare gli antichi splendori.
Rinnegati occidentali vennero utilizzati per riformare l’esercito e la
marina, mentre la vita intellettuale
venne stimolata grazie all’apertura
di cinque biblioteche e all’introduzione, nel 1727, della stampa (fra
i primi libri ad essere stampati, vi
furono trattati sulla tecnologia bellica europea).
La tendenza all’occidentalizzazione
venne però ostacolata dai gruppi che sentendosi maggiormente
minacciati (giannizzeri, artigiani,
teologi e giuristi) finirono col provocare una sanguinosa rivolta. Lo
sfaldamento delle istituzioni ottomane, nonostante brevi fasi di ripresa, si aggravò sempre più nel
corso del XVIII secolo e nonostante
una serie di riforme avviate e poi
messe in atto agli inizi dell'800, la
crisi continuò ad aggravarsi senza
che nulla servisse ad arrestare il
lungo declino dell’Impero.
Giovanni Clerico
Maria Grazia Brusco
60 anni di sacerdozio
uniti a un doveroso "grazie"
2 giugno 2013. Nella Chiesa di
San Domenico Savio (Garino) don
Matteo Sorasio ha ricordato il 60°
anniversario della sua ordinazione
sacerdotale. Accanto a Lui alla sua
destra don Marco Ghiazza, don
Efisio Edile (parroco di Marene e
già parroco di Caramagna, paese
natale di don Matteo). Alla sua
sinistra don Mario Vaudagnotto
(già cerimoniere arcivescovile),
don Giorgio Gonella.
Fra poco tempo don Matteo si
trasferirà a Torino, concludendo la
sua collaborazione con le parrocchie di Vinovo. Presterà servizio
al Santuario della Consolata, il
"cuore mariano" della Diocesi.
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D'ARANCIO
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Cimitero di Vinovo 1919. Croce dei Caduti di guerra opera dello scultore
Pozzi fatta edificare dal Comune di Vinovo con il concorso dell'Associazione
Combattenti e Reduci.
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L'archivio della
Associazione
ex Combattenti
Come in tanti altri luoghi anche
a Vinovo esisteva una fiorente
Associazione di ex combattenti e
reduci che radunava chi aveva partecipato alle guerre mondiali dello
scorso secolo. Poi man mano che
trascorreva il tempo venendo meno
questa categoria di persone (si pensi
che gli ultimi combattenti della guerra 1940-43 contando anche i volontari della Marina hanno come minimo
87-88 anni) i numerosi Circoli di tale
associazione hanno chiuso l’attività.
In Vinovo questa associazione era
stata fondata nel 1919 con i reduci
della prima guerra mondiale, e poi
rifondata nel 1945 con i reduci della
guerra appena finita e quelli rimasti dalla precedente. L'Associazione
aveva sede dapprima in due stanze
nell’edificio dove oggi c’è la Stazione
dei carabinieri, successivamente nel
Palazzo di Madama Zanolini in via
Roma tutt’ora esistente anche se
ridimensionato ed infine per qualche
anno presso l’ex Bar all'interno della
casa del Cottolengo in via Altina. Il
geometra Grana ne fu Presidente per
tanti anni fino al 1976, seguì la presidenza di Carlo Avataneo e successivamente quella di Carlo Sibona fino
al termine dell’attività. Proprio la sig.
ra Carmelina Sibona vedova di Carlo
ha consegnato alla Famija Vinovèisa
per l’Archivio Storico la documentazione rimasta della Associazione.
Mentre la bandiera (con quella
dell’Associazione Invalidi e Mutilati
di Guerra) ed il grande quadro votivo
con tutte le foto dei caduti di guerra,
sono state consegnate al gruppo
ANA (cioè alpini) di Vinovo con l’intesa che ogni festa del 4 novembre
vengano esposti al pubblico ed in
particolare presso la Croce dei caduti al Cimitero. Un bel ringraziamento
va quindi alla sig.ra Carmelina per
la gentile sensibilità avuta lasciando
tale preziosa documentazione all’Archivio della Famija Vinovèsia.
IL VINOVESE 3
Artisti vinovesi in scena
Suoni notturni
sotto il segno
della beneficenza
Don Marco Ghiazza con la tromba e Giuseppe Alessiato con il saxofono.
Apertura del concerto con il gruppo dei "Tafani".
Tutti gli artisti sul palco a fine serata.
I "Tribula Artistico Band" nel loro esilarante sketch.
V
enerdì 29 giugno un bel numero
di artisti vinovesi , visto il successo
dello scorso anno, si sono ripresentati con un nuovo spettacolo, spinti
dal nobile scopo di raccogliere fonti
in favore dei restauri della chiesa di
Santa Croce.
Presentati da Claudio Caracciolo
si sono esibiti in ordine di apparizione: I “Tafani” che, con uno
splendido sound molto “in”, internazionale e intramontabile, hanno
vivacizzato l’apertura di una splendida serata estiva.
Le “Essemble voces” dirette da
Petrilla Marciana che hanno fatto
nascere un coro appagante tra il
pubblico in platea “volando” verso
il palco a completare l’esibizione.
Il ballo Latino-americano dei
“Fenix” che, con caraibiche emozioni hanno coinvolto tutto il pubblico presente, quasi a voler creare
un “ballo di massa”.
Flanio Burocco che ha accompagnato i “Forever” con la sua fisarmonica. Questo gruppo, con le
sue iniziative di volontariato presso
4 IL VINOVESE
le strutture per anziani, conferma
ancora una volta quanto di buono
stia portando avanti nella comunità, soprattutto con le persone che
soffrono e alle quali un sorriso è il
miglior regalo gli si possa fare.
L'esibizione
gratuita
di un mix di bravi
artisti vinovesi
ha allietato
la fresca
serata estiva
Claudio Caracciolo, brillante presentatore e cabarettista.
Dott. Mario Costa in rappresentanza
dell'Amministrazione comunale.
Un trio invidiabile: Claudio, Paolo
e Vittorio (rigorosamente in ordine alfabetico) hanno portato sul
palco uno “sketch” esilarante che
ha strappato, al pubblico divertito,
applausi e sonore risate.
Giovanni Olivero che, con voce
suadente ha recitato due meravigliose poesie, anch’esse assolutamente “vinovesi”.
Il debutto del Gruppo "Le Essemble Voces" dirette dalla Prof.ssa Marciana Petrilla.
Giovanni Olivero recita una poesia di
Aldo Artero poeta vinovese.
Il talento vinovese "Alessandro Cora"
durante l'esibizione.
Il Gruppo "Forever" con Flanio Burocco alla fisarmonica.
L’apprezzatissimo e bravissimo
Alessandro Cora, che avremo modo di riascoltare più ampiamente in
una sua prossima esibizione, prevista in autunno presso l’Auditorium
di Vinovo.
I “Last Minute”, che annovera
tra i componenti anche il nostro
Prevosto Don Marco, con la sua
inseparabile tromba, hanno riscosso il successo che indubbiamente
meritano, guadagnandosi calorosi
applausi dal pubblico presente.
Claudio Caracciolo che, oltre al
Scorcio sul numeroso pubblico presente.
L'esibizione dei "The Last Minute" con il nostro don Marco.
I saluti finali degli artisti al termine della kermesse.
Chiude in bellezza lo spettacolo il gruppo "Made In".
IL VINOVESE 5
Due valenti ballerini del "Club Ginnico
Fenix" impegnati in un ballo latino
americano.
ruolo di presentatore ha integrato
la sua performance esibendosi, accompagnato da Flanio Burocco alla
fisa e Claudio Balbi alla chitarra,
in un esilarante “Tango d’ la soma
d’aj” riadattato a Vinovo.
Infine la chiusura dello spettacolo
è stata affidata al gruppo vinovese/
tettirosiano dei “Made in”, che con
il loro repertorio dei migliori pezzi
italiani ( giustamente riadattati dal
gruppo in continua evoluzione) che
hanno fatto la storia della nostra
musica.
L’esibizione finale sul palco della
famosissima “Il Pescatore” di De
André è stata interpretata da tutti
gli artisti che hanno preso parte
alla serata ed ha coinvolto l’intero
pubblico.
Un doveroso ringraziamento agli
artisti che si sono messi ancora una
volta in gioco a favore dei “Batù”,
al nostro Prevosto Don Marco per
aver messo, gratuitamente, a disposizione il cortile della “Cascina Don
Gerardo”, alle gentili signore che
hanno provveduto all’allestimento
del buffet.
Un ringraziamento particolare alle
signore che si sono, spontaneamente, prese carico della vendita
dei biglietti, al Dott. Mario Costa, in
qualità di Assessore alle pubbliche
manifestazioni, per il suo intervento, assolutamente integrato al clima
della serata e non mero frutto di
parole di “protocollo ed infine al
numeroso pubblico che, partecipando all’iniziativa, ci ha permesso
di raccogliere la somma di 2885 euro destinati al restauro della nostra
amata chiesetta.
Claudio Caracciolo
Maria Grazia Brusco
Storie e aneddoti
della
Vinovo d'antan
Lo scorso sabato 22 giugno si
sono ritrovati presso il Ristorante
Dominici di Piobesi Torinese un
gruppo di persone che si può
ben dire rappresentino il vecchio
ceppo vinovese ormai sempre più
ridotto e che a vario titolo collaborano con la Famija Vinovèisa.
Naturalmente, come ci si aspettava, nel corso della fraterna agape,
sono state ricordate persone,
situazioni, storie ed aneddoti della
Vinovo d’antan e che ormai sta
scomparendo poco per volta.
6 IL VINOVESE
Quasi una “colazione di lavoro”.
La signora Stardero Gariglio ha
generosamente offerto il pranzo.
La fotografia ritrae da sinistra a
destra la sig.ra Teresina Stardero
Gariglio, Gervasio Cambiano, il
prof. Ludovico Griffa e la signora
Pia Rey Reineri di Lagnasco. Per
la precisione alla riunione hanno
partecipato anche Dino Sibona
Presidente della Famija Vinovèisa
ed il geom. Antonio Ramello
Presidente dell’Asilo Infantile Luigi
Rey di Vinovo.
Una splendida novità
Davanti alla Confraternita di Santa
Croce (Batù), una "novità": accanto
al nostro prevosto, ecco don Damiano Cavallaro, che l'Arcivescovo ha inviato a Vinovo come vice-
parroco. Un sostegno ulteriore per
la nostra vita comunitaria. Don
Damiano è stato ordinato lo scorso giugno e la sua famiglia è di
Orbassano.
La pianta
sacra agli dei:
il fico
Albero originario dell'Asia Minore,
largamente diffuso nel bacino mediterraneo sia spontaneo che coltivato. Non vanno effettuate potature
poiché i frutti vengono prodotti alle
estermità dei rami giovani. È una
pianta antichissima; la leggenda
narra che in origine crescesse solo
sull'Olimpo, il monte degli dei. Data
la sua origine sacra, nei pressi dei
templi e vicino agli edifici pubblici
non mancava mai una pianta di fico.
In Grecia per salvaguardare le preziose piante erano state istituite delle speciali autorità pubbliche la cui
funzione era di segnalare le persone
che coglievano i fichi all'interno dei
templi. A quei tempi già conoscevano le proprietà medicamentose,
si usava infatti come lassativo, per
curare la raucedine e il catarro.
Il lattice secreto del tronco era impiegato per curare porri e verruche.
In cucina è un ingrediente goloso
per dolci e crostate.
Crostata di fichi:
1 confezione pasta frolla surgelata,
10 fichi,
50 gr. mandorle spellate,
1 uovo,
2 cucchiai zucchero,
1 bicchiere di latte,
2 cucchiai liquore all'amaretto,
1 cucchiaio di farina,
burro,
gelatina di ribes.
Scongelare la pasta frolla e stenderla con il mattarello.
Imburrare una teglia, adagiare la pasta, coprire il fondo della pasta con
fagioli secchi e far cuocere in forno a
180° per 15 minuti.
Nel frattempo sbattere un tuorlo con
lo zucchero, unire la farina, diluire
con il latte e far cuocere a bagno
maria per 15 minuti.
Togliere dal fuoco, prolungatela con il
liquore all'amaretto.
Versare la crema sulla pasta, tagliare
le mandorle a lamelle e distribuirle sul
bordo del dolce.
Rimettere in forno a 160° per 15
minuti.
Lavate i fichi e tagliateli a metà con
la buccia.
Disponeteli sopra la crostata sistemandoli in modo da formare una
specie di grande corolla.
Lucidate con gelatina di ribes sciolta
a fuoco basso.
Lidia Magliano Bosco
Piccolo mondo antico
L'intramontabile
ballo
a palchetto
S
ono passato, per caso, nel Luna
Park di Piazza Due Giugno, invasa
da ultra moderni e ultra fantastici
padiglioni di divertimento, tanto
diversi dalle modeste giostre dei
cavalli o dei seggiolini volanti (la
“giostra dle caden-e”) dei tempi
della mia puerizia, quando c'era
persino una giostrina azionata non
da motori, ma dalla buona volontà
di noi ragazzini, che dopo aver
spinto e avviato le rudimentali carrozzine, per premio ci godevamo
gli ultimi giri dovuti alla forza di
inerzia, mentre i più fortunati, che
disponevano di qualche soldino,
cavalcavano fieramente la robusta
coda di certe lignee figurine poppute, che nell'intenzione dell'autore,
come direbbe il Manzoni, volevano
essere sirenette.
La giostrina è apparsa per diversi
anni ad ogni festa patronale all'angolo della piazza vicino al ponte
della “bialera”; poi l'estroso e originale cavalier Zanolini ha avuto
la bizzarra idea di comprarla e di
rimontarla nel suo giardino di fronte a quello che ora è l'Auditorium,
a gratuita disposizione di tutti i
bambini. E qui fermo l'ondata di ricordi per passare ad un argomento
più serioso.
Dei divertimenti di una volta è
rimasto il più antico: il ballo a palchetto (deformazione del francese
parquet, in cui nulla a che fare hanno i palchi e i palchetti), che è una
istituzione di fine ottocento.
Prima di allora non esistevano balli
pubblici: i nobili, quelli gretti non
quelli aperti ai principi dell'Illuminismo, e i più ricchi borghesi,
aspiranti ad accasare bene le figlie, celebravano certe ricorrenze
familiari con lussuosi e riservati
agli invitati, balli privati, simili a
coreografie da palcoscenico, vere
fiere delle vanità, nei saloni dei
loro castelli o delle loro ville. Basta
ripensare al film come sulla imperial regia principessa asburgica
Sissi, che le televisioni riciclano
due volte all'anno, o al fastoso ballo
del film “Il gattopardo”, ricostruito con arte finissima da Luchino
Visconti, o anche al più modesto
ballo delle Caterinette, che la spensierata Goliardia torinese allestiva
ogni autunno al teatro Carignano
in onore delle modistine e delle
sartine torinesi, le eroine dell'operetta “Addio, giovinezza”. Invece il
popolo - il populace, dicevano gli
aristocratici e i borghesi aspiranti
ad un titolo nobiliare, arricciando
il naso - si divertiva in collettive e chiassose danze folcloristiche
all'aperto, che ricordavano le disordinate feste in piazza dei sanculotti
della Rivoluzione Francese, ma che
Manifesto pubblicitario per la Festa di S. Desiderio del 1914. Tale festa si svolgeva sempre la prima domenica dopo Pasqua, ed era molto sentita dai vinovesi.
Il ballo a palchetto
(deformazione del
francese parquet)
in cui nulla
hanno a che fare
i palchi
e i palchetti
non avevano nulla a che fare con il
nostro ballo a coppie (quello contro
cui fino a qualche decennio fa - così
voleva la mentalità di allora - tuonavano dal pulpito i parroci, reputandolo una licenziosa occasione di
viziosa sensualità).
L'istituzione del ballo a palchetto a
pagamento, aperto a tutti, e sistemato su qualche spazio pubblico,
risale per l'Europa alla seconda metà dell'Ottocento, come rilevo dal
libro dello storico Eric Hobsbawm
(L'età degli Imperi), dove non si
parla tanto di guerre e di trattati
Tommaso Leggero "l Fré dla Borca"
1908-1950. Uno dei più bravi suonatori
di clarinetto.
diplomatici, ma piuttosto di usi,
costumi, mode, invenzioni tecnologiche, iniziative commerciali e di
tutte le istituzioni civili di quegli
anni (1875/1914). Questa affermazione mi ha incuriosito, per cui
ho messo alla frusta l'instancabile
Gervasio (proprio non riesco, per
affettuosa dimestichezza, a chiamarlo dottor Cambiano, come meriterebbe) perché estraesse dai suoi
inesauribili archivi qualche notizia
sull'argomento relativa a Vinovo o
ai paesi limitrofi. Da questa ricerca
è risultato che:
- nel 1861 a Vinovo c'è stato un
ballo sotto l'Ala a gratis (sic!); però
sembra che si trattasse di una manifestazione collettiva alla vecchia
maniera, sullo sterrato e non su
parquet:
- nel 1863 a Piobesi, come riferisce
il diario di un contemporaneo, alla
festa di Santa Maura, si ballava
ancora all'aperto: “ ovunque guardassimo potevamo vedere coppie
che ballavano sotto gli alberi”;
- nel 1867 un verbale del Consiglio
comunale di Vinovo registra invece un'asta per la concessione di
impiantare un “ballo pubblico per
le feste di San Bartolomeo, andante a beneficio delle Opere Pie.
L'incanto sarà aperto sulla miglior
offerta, già fatta, di lire ottanta”.
Di una analoga iniziativa si parla
anche in un verbale della Giunta
del 1895;
- nel 1914 un manifesto pubblicitario annuncia un gran “ballo
pubblico a salon” per la festa di
San Desiderio (A proposito: perché
di questo Santo, a cui è cointestata
la parrocchia, da decenni non si
parla più?).
Questa la storia dei balli a palchetto, su cui per tanti anni hanno risuonato valzer (non quelli
viennesi o inglesi, ma quelli dei
locali, un po' equivoci, illustrati
da Toulouse Lautrec e dai pittori Impressionisti), mazurche e soprattutto polche, ora sostituiti da
disorganici e sgangherati frastuoni,
che si ha il coraggio di chiamare
musica.
Ma chi ha sostituito i vecchi suonatori, Tommaso del Fré (che tanto
mi ricorda il Nuto pavesiano, che
“per vent'anni aveva suonato il
clarino su tutti i balli della vallata”), Ruata, Bassin e tanti altri,
anche più giovani come Giuseppe
Pettiti, uno dei primi suonatori di
saxofono vinovesi, o Vigin Grana,
autodidatta percussore di batteria,
che le vecchie generazioni hanno
visto avvicendarsi sulla tribuna coperta del ballo pubblico! Ingoiati
dal mare dell'oblio!
Ludovico Griffa
IL VINOVESE 7
San Francesco
d'Assisi:
"il più santo
dei santi"
Lutto a Vinovo nel mondo del lavoro
Ricordiamo Attilio Giacotto
imprenditore
e amministratore d'altri tempi
San Francesco d’Assisi (11821226), è patrono della nostra nazione dal 18 giugno 1939: a stabilirlo
fu Papa Pio XII. Accanto a lui, la
patrona Santa Caterina da Siena
(1347-1380). Passarono dunque oltre sette secoli dalla canonizzazione
di San Francesco (divenuto Santo
per volere di Papa Gregorio IX nel
1228, a due anni dalla morte). Così
l’Italia unita era rimasta senza patrono per 78 anni.
Perché proprio lui? Non fu un caso.
Nel 1926, celebrando la morte del
“poverello d’Assisi”, Mussolini fece
sua una frase di dubbia paternità
(secondo alcuni fu Pio XII a pronunciarla, mentre fonti più recenti la
attribuiscono a Vincenzo Gioberti)
definendolo “Il più italiano dei santi
e il più santo degli italiani”. Quando,
nel 1939, il Papa proclamò patrono
San Francesco, lo fece nell’ambito del processo di riconciliazione
dello Stato con la Chiesa (in “rotta”
con l’Italia dalla presa di Porta Pia
del 1870) culminato 10 anni prima
con la firma dei patti lateranensi.
E Mussolini ricambiò proclamando
“Popolo di santi” tutti gli italiani. Da
lì in avanti il Santo d’Assisi, è stato
celebrato da tutti i movimenti politici.
Il nome , già molto popolare, ha avuto un’impennata grazie all’elezione a
Papa di Jorge Mario Bergoglio che,
per sottolineare la nativa vocazione
alla povertà e ai bisogni del popolo
ha assunto per la prima volta nella
storia della Chiesa Cattolica il nome
pontificale di Francesco.
“Francesco” deriva dal latino medievale Franciscus, a sua volta derivante dall’aggettivo germanico
Frank-isk (appartenente al popolo dei franchi). Cominciò ad essere usato come nome proprio nel
XII secolo e la venerazione verso
S. Francesco d’Assisi diffuse il nome
in quasi tutta l’Europa occidentale nel corso del medioevo. San
Lo scorso 25 luglio è mancato presso l’Ospedale di Carmagnola Attilio
Giacotto di anni 79, una delle figure
più rappresentative di Vinovo e non
solo del vecchio ceppo locale. La
sua famiglia era molto conosciuta
nel paese a cominciare dal nonno,
in quanto iniziatore di una importante attività imprenditoriale nel
settore del legno. Infatti al momento la ditta Giacotto è la più vecchia
di Vinovo poiché conta ben 108
anni di attività. Dal primo periodo
all’inizio dello scorso secolo come
artigiano carradore, alla segheria
in via nel Castello negli anni 191015 e fino al secondo dopoguerra
1946/47, con produzione di imballaggi ed in particolare cassette per
la Fabbrica di Conserve alimentari
Martino. Quindi dal 1959/60 la ditta venne trasferita in una nuova sede col primo capannone in via San
Desiderio dove oltre agli imballi veniva lavorato legno esotico richiesto da varie falegnamerie. Infine dal
1967 la produzione venne rivolta al
perlinaggio e rivestimenti in legno
di qualità. Oltre a questa attività
che lo occupava molto, ed oltre alla
famiglia, Attilio si era molto speso ed impegnato per la comunità
vinovese. Infatti era stato a lungo amministratore comunale con
inizio nel 1975. Dal 1980 al 1983
era stato anche eletto Sindaco di
Vinovo. Negli anni successivi aveva
continuato a mantenere tale impegno sia come consigliere che come
Assessore per alcune legislature. In
questi anni si era fatto conoscere
ed apprezzare dai suoi concittadini
anche in questa veste. Chi scrive
queste brevi annotazioni in suo ricordo, era stato al suo fianco come
DOI CIARAFI!
A l'ombra 'd na reusa,
ant un canton dël mè giardin,
për nen che 'l sol a-j brusa...
a son nàje doi ciatin.
Un, bianch e nèir...
l'àutr ësgrisolià...
con la ciatin-a
tuta sbaruà.
A jë tnìa fra soe piòte,
poponandie con j'euj sarà,
andafarà tacà a-j pupin,
a ciuciavo sò prim làitin.
Scorcio dello stabilimento in via San Desiderio di Attilio Giacotto.
Assessore e come consigliere, e si
era trovato in Consiglio Comunale
anche su fronti opposti a secondo
degli alti e bassi del momento. Ma
sempre vi fu un bel rapporto tra
galantuomini. Attilio Giacotto fu
molto provato negli affetti famigliari, ma il forte carattere e la Fede
(come è anche stato sottolineato
8 IL VINOVESE
nell’ Omelia durante la S. Messa funebre) lo sostennero con vigore. La
sua scomparsa ha naturalmente suscitato grande cordoglio tra coloro
che lo hanno conosciuto. Alla moglie, figlio, nuora e nipoti che tanto
adorava, vanno le sincere condoglianze della Famija Vinovèisa.
g.c.
Col quadrèt a l'era na blëssa,
a fasìa pen-a e ... tenerëssa
ma ste bestiëtte a son boneurà,
a l'han na mama afessionà.
A son nà scond natura,
sota 'l reuse a l'aria pura,
peuj, a l'ha portamie an ca,
e posamie lì... sël sofà.
A l'ha beicame con sò eujn,
a l'ha gnaulame: min, min...
coma dime... làsme sté sì...
a son doi ciarafi 'ma j'ero mi!
Adriano Cavallo
Cuneo
Francesco oltre ad averci lasciato in
eredità la tradizione culturale del presepe, grazie al “Cantico delle creature” è considerato uno degli iniziatori
della tradizione letteraria italiana.
Il 4 ottobre ne viene celebrata la
memoria liturgica in tutta la Chiesa
Cattolica (anche se ci sono altre date
onomastiche relative a Santi omonimi in calendario). Al Pontefice e a
tutti i Francesco: Buon Onomastico.
Maria Grazia Brusco
8 settembre 1943
Finalmente
tutti a casa
9-10 settembre 1943. Fanti italiani lasciati liberi si avviano verso le proprie case.
E
sattamente 70 anni or sono
l'Italia usciva dal conflitto mondiale
in corso nel mondo che tutti ben
conosciamo. Nei giorni successivi al giorno 8 settembre 1943 il
Regio Esercito Italiano si liquefaceva come neve al sole non solo
sul suolo nazionale ma anche in
Francia, Balcani, Grecia e isole
Egee. Lasciati senza ordini precisi
sul da farsi, la massa dei soldati o
riuscì a tornare a casa o finì prigioniera dei tedeschi negli Stalag in
Germania e Polonia. Anche i piccoli presidi militari sparsi per tutta la
penisola furono coinvolti in questa
immane tragedia.
Nel Castello Della Rovere dal 1941
La famiglia Rey
continuava però
ad abitare
la torre sud del
castello assieme
all'esercito
aveva trovato sistemazione una
unità della Sussistenza, seguita
all'inizio del 1943 da una compagnia di bersaglieri e nella successiva estate da una compagnia di
disciplina composta da militari di
truppa di ogni arma. Costoro in
numero di circa un centinaio, dovevano trascorrere qualche mese di
punizione per infrazioni commesse
durante il servizio nei reparti di
appartenenza. La famiglia Rey continuava però ad abitare la torre sud
del Castello in una specie di forzata
coabitazione con l'esercito.
Comandava questa raccogliticcia
compagnia il capitano Opezzi, astigiano. Dopo aver trascorso il giorno
9 settembre senza ordini il giorno successivo il suddetto ufficiale
radunò i suoi soldati nel cortile
del Castello e dopo un discorsetto
riguardante il momento lasciò tutti
liberi di tornare alle proprie case.
Così ognuno pensò per sè.
Qualche abito civile venne racimo-
lato dagli abitanti delle case limitrofe al Castello.
Qualcuno se ne andò in divisa altri
cercarono rifugio presso famiglie
amiche di Vinovo.
Alla sera del 10 settembre il Castello
era vuoto dalla presenza militare.
Gruppi di civili entrarono nei locali
lasciati vuoti e s'impossessarono
di quanto abbandonato: coperte,
vasellame, arnesi delle grandi cucine, finimenti per muli e cavalli
e materiale vario di casermaggio.
La polveriera non fu manomessa
perché era stata chiusa a chiave dal
custode civile del Castello.
Alcuni giorni dopo per ordine del
Comando Germanico di Torino il
Commissario Prefettizio Ing. Sella
della cascina Motta che sostituiva
il Podestà, richiamò la popolazione
vinovese a consegnare in Municipio
quanto asportato.
E così quasi tutto venne riconsegnato all'autorità. Solo una decina
di fucili modello 91 vennero imballati in sacchi impermeabili di yuta
e nascosti in un pozzo del Palazzo
Municipale. Servirono poi ad armare la squadra di patrioti locali nei
giorni della Liberazione del 1945.
La stessa situazione successe nei
paesi limitrofi a Vinovo: a Piobesi
nella ex fabbrica di fiammiferi
SAFFA dove c'era acquartierato un
piccolo presidio militare dell'autocentro.
A La Loggia e Stupinigi presso le
casermette delle batterie antiaeree della DICAT ed ai Capannoni
Militari di Candiolo sede di grandi depositi di materiale vario per
l'esercito. Capannoni peraltro bombardati da aerei della RAF nel settembre 1941 durante l'incursione
diretta su Torino ma che colpì
anche Vinovo ed appunto Candiolo.
Gervasio Cambiano
Breve ritratto di Mamma Rita
Grazie ancora per tutto il bene
che hai compiuto fra noi
Chi ti parla in questo momento
sono le persone che hanno avuto la
fortuna di conoscerti e che ti hanno
voluto bene, condividendo sempre
con te i momenti felici e spesse
volte tristi di questa vita terrena.
Chi ti ha accompagnato in quella
che è stata l’ultima tappa di questo
tuo cammino quaggiù, infatti si
è commosso nel sentire le parole
del nostro carissimo don Rolle, il
quale, data la sua veneranda età,
ha avuto modo di conoscere meglio
di tutti noi il tuo buon cuore verso
le persone più deboli e provate
da sofferenze non solo fisiche, ma
soprattutto anche morali e spirituali. La tua vita, ricordava appunto
il canonico Rolle, è stata offerta
al Signore ed alla Sua mamma
Celeste, fin dagli anni della tua giovinezza, quando insieme ad altre
otto consorelle, guidate dal nostro
amatissimo don Viotti, avete fondato la comunità di Gesù maestro.
Erano gli anni del dopo-guerra;
vi erano molti sfollati e la fame si
faceva sentire. Come di consueto,
chi soffriva di più erano sempre i
più deboli, in particolare i bambini. Ma la vostra grande generosità,
non si fermava di certo davanti alle
difficoltà. Aiutate dalla preghiera
incessante e dalla provvidenza, che
grazie al buon cuore di molti non
venne mai a mancare l’indispensa-
bile. Vi siete sempre rimboccate le
maniche, mettendo la vostra vita a
disposizione soprattutto dei bambini più bisognosi, che il Cottolengo
di Torino inviava nelle vostre case
d’accoglienza. La prima fu a Forno,
poi seguirono quelle di Coazze,
Fornaci di Beinasco ed Orbassano.
Qualcuno ricorda ancora quando
t’incamminavi bussando alle porte
di quel pugno di case, sparse nella borgata di Forno, per chiedere
anche solo un pezzo di pane, per
sfamare i vostri bambini. Ma molti
di più sono quelli che ricordano
l’amore che proprio quei bambini
ricevevano in mezzo a voi, al punto
di chiamarvi mamma. Ancor oggi,
IL VINOVESE 9
alcuni di loro sono qui, per poterti
dire ancora una volta grazie, per
tutte le volte che hai donato loro
una carezza, ed alla sera, quando
la fatica fisica si faceva sentire,
avevate sempre loro una parola
dolce ed un sorriso materno, pari a
Mamma Rita, "Mamma missionaria" di
Gesù Maestro dal 1951.
quello della nostra mamma Celeste
che ci sorride dal cielo.
Cara mamma Rita, tu amavi molto le belle montagne che ti facevano corona intorno e non si
può dimenticare le tante volte che
hai accompagnato in preghiera
don Viotti, sulle cime del monte
Rubinet per pregare la Madonna
degli Angeli: e le molteplici marce
al Rocciamelone, per implorare la
Madonna delle cime. Quando ce lo
raccontavi, ne andavi orgogliosa.
Poi, quando scendeva la sera,, ed
il peso della giornata cominciava
a farsi sentire, offrivi ogni gioia e
sofferenza, alla tua amata Madonna
di Forno.. La tua vita, è sempre stata una vera scalata verso l’eternità
in cui spera ogni cristiano. Ma per
noi l’esempio più grande, ce lo hai
donato quando con tanto amore hai
abbracciato la Croce della sofferenza e della malattia. In questi ultimi
anni, dal tuo letto di dolore, hai
insegnato ad ognuno di noi la vera
strada che conduce al Paradiso,
offrendo ogni istante del tuo pellegrinaggio terreno, per i giovani,
le vocazioni ed i sacerdoti. Sono
proprio loro in particolare, che
accomiatandosi da te, ritrovavano
non solo nelle tue parole, ma ancor
di più nella serenità del tuo volto,
la forza di offrire la propria vita a
Dio, anche nei momenti difficili e
dolorosi che essa spesso ci riserva.
Ma la più grande testimonianza
della tua vera fede, è giunta a noi,
attraverso il tuo totale abbandono
nelle braccia della Vergine Santa,
che qui in terra tu veneravi con il
titolo della Madonna degli Angeli,
del Rocciamelone e della Madonna
di Forno, unitamente al Suo Figlio
Gesù.Ora che la tua anima sta compiendo la sua ultima scalata verso
il cielo, alzando i nostri occhi, ti
salutiamo con un arrivederci lassù,
in quel Paradiso in cui hai sempre
creduto Il nostro augurio è che fin
d’ora tu possa contemplare i loro
volti, nella vera Luce che dura per
l’eternità, ricompensandoti così di
tutte le tue fatiche, in questa valle
di lacrime. Ciao mamma Rita, arrivederci in Paradiso.
Maria Brarda
A Vinovo si fa festa
in onore del Santo Patrono
Davanti all'ingresso della Chiesa Parrocchiale di Vinovo dedicata
all'apostolo San Bartolomeo il nostro Prevosto in preghiera seguito
da numerosi fedeli prima dell'inizio della processione lungo le vie del
paese.
Sotto, preceduto da don Marco il carrello che trasporta la statua del
Santo trainato da un gruppo di volontari vinovesi.
LA NEBIA
Con piòte 'd gat
a riva silensiosa.
A guardé dal bass
a së squacion-a
come 'n atèisa.
Tra cel e tèra
la sità a ten sospèisa
co'l cioché àut sle ca
pogià sël gnente...
L'ànima mia
a l'é sorprèisa
da sò incantament.
Peui
come a l'é vnùa
as na va chissà 'ndova
misteriosa
sensa fesse sente.
Pierangela Tapparo
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Slinky al mare tra spazi ridotti, disinteresse e confort
arissimi lettori, c’è tanta gente che scrive…… da cani e,
questa volta è un cane che scrive! Mi chiamo Slinky e,
non faccio per dire, ma sono un gran bel bassottino nero
a pelo raso e quest’anno, visto che sono un giovanotto
ormai, ho deciso di andare in vacanza con i due umani che vivono quotidianamente con me.
Non è che volessi abbronzarmi, non mi serve, ma volevo un po’ gustarmi
l’aria di mare ed il caldo della sabbia perché a me la brutta stagione non
piace proprio per nulla perché ho un gran freddo, zampettando quasi
raso terra!
La Liguria è stata la nostra meta ed abbiamo scorrazzato avanti e indietro per trovare spiagge che ci accettassero tutti e tre, umani e cani, e la
cosa, credetemi, nonostante i “suggerimenti” di quella che viene chiamata la “legge Brambilla”, è assai difficile.
Arriviamo a Loano dove ci sono tre bagni comunali che hanno riservato
“appositi spazi” agli ospiti a quattro zampe ma, debbo dire che due, oltre
ad essere sempre “sold out , cioè stracolmi, sono troppo strettini e non
avevano mai posto e così mi sono trovato, finalmente, nel terzo.
Qui mi hanno dato un posticino ma era davvero un fazzoletto di sabbia,
pardon, quasi cemento, veramente impraticabile. Il tutto è gratis ma io
vorrei anche pagare qualche euro e stare un filino più comodo e non nascosto dietro una staccionata di canne!
Peccato che, per trovare posto, uno deve svegliarsi all’alba e per telefono
non prenotano nulla, dopo averti detto che lo fanno (sight!) ed allora,
il giorno dopo, siamo andati a Finale Ligure dove c’è una spiaggia del
Comune dedicata a noi.
Anche qui, anche se i confort sono minori che a Pietra, la spiaggia è spaziosa, ci sono servizi dedicati a noi e si sta tranquilli. Voto: 2 ciotole.
Visto che ci avevamo preso gusto, abbiamo deciso di frequentare i bagni
per “4 e 2 zampe” nelle vicinanze per scrivere quasi una “GUIDA “ di chi
li ha testati veramente.
E così siamo andati a Borgio Verezzi ed anche qui non siamo stati male:
più o meno il confort era come a Finale: niente di super ma 2 ciotole,
come voto, vanno bene.
Visto che non patisco l’auto e volevo viaggiare un po’ per vedere le bellezze delle cittadine del litorale, abbiamo deciso di cercare il meglio ed
allora eccoci, dopo prenotazione via e-mail e conferma via telefono, al
“BAU BAU Village di Albisola (o Albissola dato che è scritto in entrambi
i modi) e li, dopo le procedure di rito che si svolgono in tutti i Bagni e
che prevedono la visione del libretto sanitario e la raccolta dei dati medici, sono stato accolto da due hostess che mi hanno accompagnato al mio
ombrellone: era di paglia ed enorme.
Dico mio perché la prenotazione è fatta solo a nome di noi quadrupedi e
gli umani che ci accompagnano devono solo pagare per il gusto di averci
LE MIE VACANZE ... DA CANE!
Lo scorso anno era decisamente meglio ma quest’anno, per motivi che
non so, il posto che il Comune ci ha riservato in questo bagno era minuscolo assai. Una cosa però debbo dire: i gestori di questo bagno sono
persone splendide, amabili, garbate, attente alle nostre esigenze e si prodigano per farci sentire a nostro agio ma lo spazio, ahimè, è quello che vi
ho descritto. VOTO: Non classificabile.
Non capisco perché, in una cittadina grande e bella come Loano, non ci
sia un gestore privato di bagni che pensi di dedicare uno spazio anche a
noi; eppure vedono quanti siamo a zampettare sulla passeggiata: che cosa
aspettano per accontentarci ????
Ma lo sanno che, sotto il profilo economico, la spiaggia per cani è un
grande business ? e poi vi racconto anche il perché. Per me questo disinteresse verso di noi, che non c’è in altre località liguri assai meno grandi,
è inspiegabile e non lo capisco ma è così e non credo che vi sarà più attenzione per il futuro.
Visto come andavano le cose, e dato che uno dei miei compagni umani
non gradiva questa collocazione di fortuna, abbiamo iniziato a cercare
altri bagni per cani ed umani e così siamo andati a Pietra Ligure, Bagni
Rintintin, il nome è tutto un programma, e li le cose sono andate decisamente meglio.
Umani e cani stanno insieme e fanno insieme il bagno; ci danno una ciotola con l’acqua fresca, una stuoia per accoccolarci e poi ho conosciuto
tanti altri cani e mi sono proprio sentito finalmente in vacanza. Qui i bagni sono tenuti da privati ed il costo è quello dei bagni del litorale e noi
paghiamo la nostra quota. Voto 3 ciotole.
Quindi, ripeto quello che ho “abbaiato” prima, è un affare averci tra……
i piedi!!!!!!
vicino ed ogni attenzione è riservata a noi compreso un cestino omaggio
nel quale mi sono trovato una borraccetta, che serve sempre, un termometro per auto e dei pacchettini igienici per …… avete capito per cosa!
Debbo dire che li me la sono proprio goduta; gli ombrelloni davano un
aspetto Caraibico alla spiaggia ed erano distanti l’uno dall’altro e così ampi che mi sono accoccolato un po’ qua ed un po’ la senza annoiarmi mai.
Davvero bello ma……, e li è la nota …dolente, non per me, ma per i
miei accompagnatori che mi hanno detto che non è proprio economico!
Tutt’altro “na botta”, insomma!
Nulla da dire, li vale anche , ma non è per tutti i giorni però perché costa come se fosse in pensione da 2 stelle un umano. Il Village è tenuto
da privati ed ha spazi per agilità , docce per cani, spazio per giochi e c’è
pure un bar ed un ristorante, dove siamo ammessi. Voto: 4 ciotole …
abbondanti.
Così, un po’ per motivi economici, un po’ tanto, ed anche perché non
c’era posto per i giorni successivi, dato che in agosto è sempre stracolmo,
visto che poi, tra benzina, autostrada e costo dei bagni, la somma era
troppo alta, i miei amici umani hanno deciso di portarmi ai Bagni Capo
Mele a Laigueglia.
Qui non è facile trovare un parcheggio ma, amici cari, vi dico che
MERITA andarci. Prima di tutto, quello che mi è piaciuto di più, e che
non mi sono sentito “ghettizzato” perché non era un bagno per soli
animali ma un bagno PER TUTTI con uno spazio anche per noi che, peraltro, possiamo stare al bar- ristorante all’aperto con tutta tranquillità
accarezzati e coccolati .
Continua a pag. 14
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IL VINOVESE 11
I lavori nella Chiesa di S. Croce non si fermano mai
Nelle campate della volta
appena restaurate
tutto il fascino del passato
N
Rosone raffigurante
S. Andrea, uno dei
due santi (l'altro è
S. Lorenzo) patroni
della Confraternita
dei Battuti.
I due dipinti
ricordano le
statue esposte
sulla facciata esterna.
oi siamo stati in ferie e mi auguro che tutti abbiano goduto un
periodo di meritato riposo ma c’è chi
ha lavorato sodo. Come tutti hanno
potuto constatare i lavori di restauro
della nostra amata Chiesa di S.Croce
non si sono fermati e continuano la
loro battaglia contro il tempo. Natale si avvicina e l’allestimento della
Mostra dei Presepi incombe, quindi
niente vacanze!.
Al rientro i Vinovesi hanno visto che
i ponteggi che a luglio occupavano il
centro, erano scomparsi e già si poteva ammirare la volta ritornata al
suo originario affresco.
Vediamo di ricordare lo stato di
conservazione della porzione d’edificio soggetta all’intervento: erano
presenti diverse problematiche di
degrado, soprattutto a carico dei paramenti e delle finiture decorative,
causate da fenomeni di umidità sia
di risalita dalle pareti laterali che di
infiltrazione dal tetto. Le volte presentavano delle aree interessate da
fenomeni di alterazione cromatiche,
attacchi batteriologici, e caduta degli strati decorativi, nonché di porzioni di intonaco.
Grandi macchie erano ben visibili
sull’area dell’imposta della 1°, 2° e
3° campata, in molte parti del cornicione e della volta si evidenziavano
crettature diffuse dei diversi strati
polvere nelle parti più tenaci, effettuata con prodotti idonei quali acqua
deionizzata o carbonato d’ammonio.
Successivamente è stato effettuato
il consolidamento di tutte le parti
fragili dell’intonaco tramite iniezioni
di malte idrauliche, e la riadesione
della pellicola pittorica per mezzo di
resine acriliche.
Un trattamento biocida ha permesso
l’eliminazione della proliferazione
fungina (muffe); in seguito si è proceduto al risarcimento di tutte le lacune e delle crettature, per mezzo di
varie malte a base di calce idraulica
miscelate ad inerti di varia consistenza, a seconda delle dimensioni
e profondità delle stesse; infine un
accurato risarcimento pittorico ad
acquarello, steso a velature sulle
parti mancanti più estese, dove non
vi era più lettura, e un ritocco puntuale minuzioso, hanno restituito
una perfetta ed omogenea visione
d’insieme.
Così ora si possono riammirare i due
rosoni in cui sono rappresentati San
Lorenzo, con la graticola in mano e
Sant’ Andrea con la croce nonché un
ostensorio trionfante in cielo.
La volta è sormontata dalla scritta,
ora visibilissima’ “Hoc signum Crucis erit in coelo” che giustifica quindi il nome di Chiesa di Santa Croce.
Rifulgono alla luce esterna anche le
vetrate preziosamente istoriate con
figure di cervi che si abbeverano ad
una fonte, ora sapientemente ripulite. Con l’occasione sul cornicione
sono stati riposizionati diversi faretti
illuminanti ed altoparlanti per il sistema di amplificazione.
Come si può vedere è ben netta la
differenza tra le parti ancora da ripulire o addirittura da ricostruire ove
l’intonaco non era più recuperabile e
quindi è stato rifatto (parti bianche)
per fare da base all’affresco. Vorremmo ricordare che i fiorellini sono dipinti a mano non con lo stampino!
Questo è stato fatto … e bene!
Ora si sta procedendo per completare il rifacimento delle pareti laterali
e anche delle pareti posteriori delle
nicchie che contengono le statue
frontali e della cappella alla sinistra
dell’entrata.
E siamo alle dolenti note: sono stati
fatti i saggi per il ripristino della bussola lignea d’ingresso e del sopralzo
che regge l’organo (e abbiamo avuto
il preventivo).
E l’organo di cui vi abbiamo parlato
diffusamente nello scorso numero,
attende paziente il restauro e l’opera di accordatura, ma è molto im-
Rosone sulla campata centrale della
Chiesa che raffigura San Lorenzo con
la graticola.
paziente di far nuovamente sentire
la sua possente voce con melodioso
sottofondo (altro preventivo).
Insomma per farla breve, per completare il vestito nuovo della Chiesa
di S.Croce, gioiello voluto dalla Confraternità dei Batù occorrono ancora
50.000 euro e potrà splendere come
il giorno in cui è stata completata
agli inizi del 1600.
E tutti i Vinovesi potranno essere
orgogliosi di aver partecipato ad un
così importante recupero di un’opera d’arte che dà lustro alla nostra cittadina, perché siamo certi che ogni
cittadino, Associazione e il Comune
stesso ha contribuito con quello che
si poteva permettere in tempi così
magri economicamente. Ma noi siamo molto fortunati, ricordo che nel
‘600 in Italia imperava la peste (calamitas calamitatus) e spesso erano
proprio i flagellanti (batù) che portavano gli ammalati al lazzaretto.
Mario Bernardi
concretizzati fra loro, determinate
da processi d’invecchiamento e da
fenomeni di umidità ambientale.
Molti depositi di polveri e particellati
vari si concretizzavano sulle superfici soprattutto sulle aree aggettanti
esposte mentre le pareti inferiori
dell’aula e in maggior modo le pareti inferiori ovest presentavano una
caduta quasi totale della finitura decorativa e un’erosione disomogenea
dei supporti ad intonaco; si evidenziavano infatti, in queste aree, degli
interventi di ripristino parziale o totale degli intonaci.
Come si è realizzato il lavoro di restauro: si è proceduto inizialmente
con un intervento di pulitura: spolveratura meccanica dei particellati e
Una delle numerose iniezioni di malte
idrauliche effettuate dai restauratori
della Soprintendenza delle Belle Arti.
Il degrado del soffitto sovrastante
l'organo prima del restauro.
Segue da pag. 14
Debbo dire che è tutto veramente bello, confortevole, con un personale
attento sia ai cani che agli umani e mi sono sentito talmente a mio agio
con i miei amici, che mi è dispiaciuto quanto, andato via il sole, sono dovuto rientrare.
Veramente un ‘esperienza serena dove umani e cani convivono negli spazi
comuni in allegria e serenità e gli umani, grazie a noi, fanno amicizia con
facilità; ci ritornerei subito. Voto 5 stelle e costo ragionevole. Il bagno è
tenuto da privati. Voto: 5 ciotole.
La vacanza stava per terminare e non è che fossimo andati ai bagni tutti
i giorni sia perché, mi hanno detto i miei umani che era troppo caro per
loro, sia perché un po’ faceva bello ed un po’ brutto come sempre fa il
tempo dopo Ferragosto.
Avevamo tentato di andare a Baba Beach poco prima di Alassio, partendo
da Albenga, poco dopo Ferragosto ma non c’era posto ed allora mi sono
ritrovato su una scoscesa spiaggetta libera dove il vento la faceva da padrone come la poca pulizia.
In quell’occasione però, con molto garbo, i proprietari dei bagni, ci hanno
fatto visitare la struttura e ……….è stato un colpo di fulmine ! la vista, il
posto super, l’affabilità di tutti, l’amabilità e così, dopo vari tentativi, l’ultimo giorno di ferie, ci siamo andati.
Bellissimo: la vista è quella magica dell’isola Gallinara ed il confort è eccezionale come il garbo e l’attenzione ed in più, udite udite, HANNO IL
PARCHEGGIO e non devi scapiccolarti per mettere la macchina a chilometri di distanza!
Debbo però descrivere questi bagni che, oltre alla vera e propria spiaggia
attrezzata e molto pulita, hanno dei terrazzamenti in legno dove trovano
posto umani e cani con umani; io sono andato alla Terrazza Snoopy e
debbo dire che sono stato alla grande.
Prima di tutto mi sono sdraiato sul lettino e poi sul pavimento di legno
quando ho avuto caldo e, tra un sonnellino e l’altro, dato che la terrazza
si trova in alto protesa sul mare, mi sono goduto lo spettacolo di guardare
tutti “dall’alto in basso” che, credetemi, per un bassotto non è poco davvero!!!!!
Ho fatto qualche amicizia, i miei umani in pieno relax hanno parlato di
me con altri umani, ed è stata una giornata indimenticabile anche perché, nel bar e nel ristorante, io c’ero e nessuno mi ha detto nulla e quindi, come a Laigueglia, mi sono sentito “parte del mondo”, nel mio piccolo
s’intende!
Il bagno è ovviamente di privati è il costo è più che abbordabile come i
bagni per umani e nulla più. Voto: quasi 6 ciotole BAU BAU BAU!!!!!!
Che debbo abbaiare d’altro ? per chi ha dei cani spero di aver dato qualche indicazione utile ed ai i privati che gestiscono dei bagni in Liguria, a
Loano specialmente, desidero dare un suggerimento: noi quattro zampe
siamo parte della società ed oltre ad essere una compagnia sincera ed
affettuosa per i nostri amici umani, rappresentiamo una componente
del PIL nazionale; grazie a noi molte aziende lavorano e molti lavoratori
hanno un loro stipendio e mantengono tante famiglie e, quindi, sia direttamente che indirettamente, siamo fautori di ricchezza.
Se non l’avete ancora capito, cercate di capirlo poiché i posti di lavoro
si creano anche con un bagno per animali ed umani dove lavorano tante
persone; COMPRESO IL MESSAGGIO????
Io me ne intendo poco di cose economiche, ma tra noi quattro zampe, ci
si parla e crediamo proprio che sia così.
Qua la zampa, cari amici ed a presto con altre avventure.
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14 IL VINOVESE
È NATA
Nel giorno
Buldorini. Adi S. Liliana sabato 27
affettuose fe mamma Graziella e a luglio è nata la piccola
Elisa
evento dalla licitazioni. Ai nonni l'a papà Andrea le più
ugurio più si
Famija Vino
ncero per il
vèisa.
lieto
CHANEL N. 5
È alta e bella,
molto profumata,
quella donna che porta al guinzaglio
un minuscolo cagnetto
e svogliatamente guarda
le vetrina del libraio.
Turba il sentore forte
dell'acqua di Colonia
l'uomo distinto ed assai blasé
che distrattamente guarda
i volumi in mostra esposti.
Piacciono al suo volpino indaffarato
i sentori del piccolo chihuahua,
che non son quelli
dello Chanel numero cinque.
Turba il sentore forte
dell'acqua di Colonia
l'uomo distinto ed assai blasé.
Giuseppe Bertola
Torino
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La gita di mezza estate a Villa Carlotta sul Lario
Una domenica insieme
dove la natura e la storia
danno spettacolo
Villa Carlotta - Lago di Como. Un gruppo di gitanti della Famija Vinovèisa
ritratto nel Parco della famosa località.
L
a splendida dimora sorge sulla
sponda occidentale del lago, ramo
di Como, in località Tremezzo.
Già descrivemmo la villa e il suo
parco così come appare agli occhi
del turista dal battello in navigazione sul lago (gita sociale 2011).
Ora visiteremo l’edificio e il vasto giardino che lo circonda (ca.
70.000 m²).
La villa fu costruita a fine 1600 per
il marchese Giorgio Clerici: la lettera C che compare sul cancello di
ingresso sta per l’iniziale di Clerici
e non di Carlotta.
Fu poi acquistata agli inizi dell’Ottocento da Gian o Giovanni Bat-
Fondate da Servidio Nicola
operano su tutto
il territorio nazionale
e mettono a disposizione
della propria clientela
gli uffici di
Vinovo, via Cottolengo 58/1,
Trofarello, via Torino 52.
Tuttora la moglie
Annamaria Celano,
con i soci
Marco Luison e
Domenica Dileo Vitagliano
gestiscono in modo
esemplare due agenzie
di Onoranze Funebri
nella provincia di Torino
garantendo sempre il
massimo della sensibilità e
umanità di cui sono capaci,
onorando il ricordo
del suo fondatore.
Villa Carlotta. Sempre nel parco di Villa Carlotta uno dei due gruppi della Famija
Vinovèisa posano per il ricordo.
A Carlotta la
villa fu donata
dalla madre
principessa
Marianna come
regalo di nozze
tista Sommariva, avvocato, imprenditore e influente uomo politico, nonché collezionista d’arte.
Fu amico di Napoleone Bonaparte,
che gli affidò numerose e delicate missioni diplomatiche e occupò
importanti cariche pubbliche nella
Martina e Amelia le mascotte della
Famija Vinovèisa ritratte in riva al Lago
di Como nella località di Tremezzo.
ONORANZE FUNEBRI
S. BARTOLOMEO - L’ANNUNZIATA
Repubblica Cisalpina e poi nella
Seconda Repubblica. La sua carriera politica ebbe un arresto improvviso nel 1802, quando Napoleone
gli preferì Francesco Melzi D’Eril
nella carica di vice-presidente della
Repubblica Italiana,
Grande fu perciò la sua delusione
che lo condusse ad abbandonare
la politica e a dedicarsi alla sua
antica passione di collezionista di
opere d’arte, acquistando quei capolavori di Canova, Thorvaldsen e
Hayez che ancora oggi fanno della
villa uno dei templi dell’arte ottocentesca.
A Carlotta la villa fu donata dalla madre principessa Marianna di
Nassau come regalo di nozze.
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IL VINOVESE 15
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NUOVA
La principessa Carlotta morì molto
giovane e fu il marito Giorgio II,
duca di Saxen-Meiningen, appassionato botanico, che dedicò la sua
vita a sviluppare ed arricchire il
vasto giardino paesaggistico, favorito dal microclima lacustre e dal
terreno di origine morenica, particolarmente acido e adatto alle piante cosiddette acidofile. Celeberrima
è diventata la fioritura primaverile
dei rododendri e azalee, coltivati in
oltre 150 varietà.
Si visita dapprima la villa, oggi di
proprietà dello Stato Italiano, che
ospita il museo.
Si entra nel salone al primo piano;
non è possibile descrivere compiutamente le diverse sale con tutte
le opere d’arte esposte, per cui mi
limiterò a un florilegio di curiosità.
La Sala dei Gessi dove sono conservate i prototipi in gesso delle sculture marmoree: infatti gli scultori
costruivano l’opera in gesso, prima
in miniatura, poi in grandezza naturale e successivamente scolpivano il marmo.
La Sala di Palamede, dove troneggia la statua dell’eroe mitologico
greco, cui la tradizione attribuisce
l’invenzione dei dadi, degli scacchi,
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dei numeri e delle lettere doppie
dell’alfabeto e altro ancora. Si racconta che Palamede, riuscì a smascherare Ulisse, che per evitare di
partire per la guerra di Troia, si era
finto pazzo e stava seminando sale
sulla spiaggia con l’aratro trainato
dai buoi. Palamede prese in braccio Telemaco, il figlio di Ulisse, e
lo depose davanti all’aratro. Ulisse
alzò subito il vomere per evitare
di colpire il bambino e in tal modo
Palamede comprese che Ulisse era
perfettamente lucido.
Al piano secondo si accede a una
lunga galleria, che ospita diverse
mostre estemporanee, dove si aprono le stanze dei principi, arredate
con mobili d’epoca autentici: la camera di Carlotta, la sala da pranzo,
la sala dell’arazzo, il salotto Impero,
lo studio di Giorgio II, la camera
da letto.
Quindi si passa alla visita del parco
e dei giardini.
Vi sono ricostruiti vari ambienti: la
valle delle felci, il giardino roccioso,
il bosco dei rododendri, il giardino
dei bambù, il giardino all’italiana, le
camelie, ecc..
Nel parco esistono alberi secolari
ed essenze particolarmente rare e
pregiate. Esiste anche un museo
degli attrezzi agricoli; inoltre vi
sono degli orti, dove ancora oggi di
coltivano verdure, ortaggi e alberi
da frutto (in origine erano destinati
alla mensa dei proprietari e dei loro
servitori)
La nostra visita termina alle ore
13,30 giusto in tempo per gustare
un ottimo pranzo allestito per noi
in uno dei migliori ristoranti di
Tremezzo, non distante da Villa
Carlotta. Poi un bella passeggiata
postprandiale, sul lungolago, con
sosta al giardino pubblico, in origine parco privato, ceduto gratuitamente al Comune da parte dei
facoltosi proprietari, dove si può
ammirare, tra gli altri, un secolare
albero della canfora.
Quindi il ritorno della comitiva a
Vinovo. In occasione della sosta
tecnica all’autogrill di Novara cerimonia di premiazione delle gitanti
più giovani: le splendide Amelia e
Martina, che auspichiamo assicurino la continuità nel futuro del
nostro sodalizio,
Giovanni Ameglio
ÀTIM
L'é pì nen lì
che të speta
col om,
setà sël bòrd
dla fontan-a...
L'é andà via pian pian
sle ale dël temp...
Ma a l'é pì granda
soa presensa
quand ti ancora adess
it lo ricorde!
Lassù,
aussand la testa
dal sò cussin
ëd nuvole...
Për n'àtim
guarderà giù
për vedde
se ti
... it lo spete
ancora....
Daniele Ponsero
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N
Una fida emozionante: "3 pasti al giorno per tutti"
La nuova
Repubblica
el 1985 fu eletto
Tancredo Neves,
candidato dell'PMDB, ma morì tre
mesi dopo. Il suo
vicepresidente José Sarney assunse la presidenza della repubblica.
Egli attuò un programma di consolidamento della democrazia,
anche se le difficoltà finanziarie
erano in crescita, insieme alle tensioni sociali.
Nel 1989 si svolsero le prime
elezioni libere dopo 25 anni di
La presidente in carica Dilma
dittatura, che furono vinte da
Rousseff eletta nel 2010.
Fernando Collor de Mello, leader
del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberalconservatore. Nel 1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1992
il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione
fiscale ed esportazione di valuta.
Dal 1992 al 1995 ci fu la presidenza di Itamar Augusto Cautiero Franco
in precedenza allineata alle scelte del Fondo Monetario Internazionale
di cui il Brasile era debitore, in particolare ha contribuito a rilanciare
il Mercosur a discapito dell'Area di Libero Commercio delle Americhe
(ALCA) voluta dagli Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito
provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati.
Tuttavia la sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti
agricoli (sem terra) ha frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali,
la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al
nuovo piano economico.
Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma
Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare
il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel 2004 il Brasile
fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la Comunità delle Nazioni
del Sud America.
Dal 2003 è stato istituito il "bolsa familia", che garantisce una rendita
anche se minima a molte persone bisognose, questo sta aiutando molti
ad uscire della linea della povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.
Nelle elezioni del 2010 Dilma Rousseff, altro esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura
ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula, è
stata eletta presidente.
con la svolta il brasile abbraccia la prosperitÀ
che organizzò un referendum costituzionale. Questo, svoltosi il 21 aprile
1993, confermò il regime presidenziale proclamato nel 1988.
Nel 1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò
riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale)
che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario
("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza
già presente massicciamente nel paese.
Nel 1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che
gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel 1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos.
Cardoso, rieletto, si appellò al Fondo Monetario Internazionale e riuscì a
far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di dollari. Infine, Cardoso confermò la
presenza brasiliana nel Mercosur. Tra il 2000 e il 2001 il Brasile festeggiò
il suo 500º anniversario della scoperta.
L'evento, particolarmente significativo, fu causa di alcune manifestazioni
di protesta da parte degli indios, da sempre relegati ai margini del sistema statale.
Nelle elezioni presidenziali del 2002-2003 si affermò Luiz Inácio Lula
da Silva. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (Partido dos
Trabalhadores PT) ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana,
Forma di governo
In seguito alla promulgazione della Costituzione del 1988, il Brasile è
una Repubblica presidenziale federale. Per quanto riguarda la divisione
amministrativa prende ispirazione dal modello nordamericano.
Palazzo Presidenziale (Palácio do Planalto) a Brasilia.
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IL VINOVESE 17
Tuttavia il federalismo brasiliano è differente da quello statunitense: il
potere esecutivo è esercitato dal Presidente, che possiede anche le funzioni di Capo di Stato e di Capo del Governo e viene eletto ogni quattro
anni. In concomitanza con le elezioni presidenziali si vota anche per
il Congresso nazionale, che detiene il potere legislativo ed è diviso in
due camere parlamentari: la Camera dei Deputati, quadriennale, di 513
membri, e il Senato Federale comprendente 81 membri.
Il sistema di voto è di tipo statale per l'elezione dei senatori: ogni stato
elegge tre o due candidati in base al numero degli abitanti; per l'elezione
del presidente e della Camera dei Deputati, invece, si adopera un sistema
proporzionale che tiene conto della popolazione complessiva di tutto il
Paese. Infine, il potere giudiziario, la cui istanza massima è il Supremo
Tribunale Federale, responsabile dell'applicazione della Costituzione, è
composto da undici ministri scelti dal Presidente con l'approvazione del
Senato, tra persone con noto sapere in ambito giuridico.
La composizione del Supremo Tribunale Federale non viene rinnovata
completamente ogni volta che si rinnova il mandato presidenziale: il
Presidente indica un nuovo ministro quando uno di coloro che è in carica muore o si dimette. Esistono anche il Tribunale Superiore di Giustizia,
il Supremo Tribunale del Lavoro, il Supremo Tribunale Elettorale e il
Tribunale Superiore Militare, che si occupano dell'amministrazione della
giustizia nei rispettivi ambiti.
Ed ora, dopo aver avuto qualche informazione sulla sua storia, impariamo a conoscere il suo territorio che è variegatissimo e talmente vasto
da offrire paesaggi differenti ed in antitesi tra loro.
Geografia e confini
Il Paese è suddiviso in diverse regioni ed i suoi confini sono:
Oceano Atlantico,
Oceano Pacifico, Regione
Nord, Regione Nord-Est,
Regione Centro-Ovest
Regione Sud-Est, Regione
Sud Acre, Amazonas, Pará,
Roraima Amapá, Rondônia,
Tocantins, Maranhão, Bahia,
Piauí, Ceará, Rio Grande do
Norte, Paraíba, Pernambuco,
Alagoas, Sergipe, Mato Grosso,
Mato Grosso do Sul, Distrito
Federal Goiás, Minas Gerais,
San Paolo, Rio de Janeiro,
Espírito Santo Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul
Paesi limitrofi: Argentina, Bolivia, Cile Colombia, Guyana Francese,
Guyana, Paraguay
Nel territorio del Brasile si individuano: il massiccio della Guyana, l'altopiano del Brasile, la depressione amazzonica.
Da un punto di vista geografico il paese è inoltre diviso in 5 grandi regioni geografiche (região, pl. regiões), queste sono usate talvolta anche
per fini statistici e non hanno dunque rilevanza da un punto di vista amministrativo; gli stati sono così distribuiti:
il Nord o Amazzonia (Região Norte): Acre, Amapá, Amazonas, Pará,
Rondônia, Roraima, Tocantins;
il Nord-Est (Região Nordeste): Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba,
Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Sergipe;
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da riscaldamento e autotrazione
COMBUSTIBILI
Eredi
ferrero c.
Deposito e Uffici:
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Cascate dell'Iguazú ai confini con l’Argentina.
Rio delle Amazzoni: incontro delle acque, limacciose, con quelle del fiume
Rio Negro, poco a valle di Manaus.
Un angolo incantato dell'arcipelago di
Fernando de Noronha.
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10048 VINOVO (TO)
Tel./Fax 011 9 624 061
Cell. 338 9 301 955
E-mail: [email protected]
il Sud-Est (Região Sudeste): Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro,
San Paolo;
il Sud (Região Sul): Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul
il Centro-Ovest (Região Centro-Oeste): Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso
do Sul, Distrito Federal do Brasil.
ne e caffè. La Foresta Atlantica è
comunque in ripresa e sono numerosi i parchi protetti, come ad
esempio quello della Tijuca a Rio
de Janeiro.
La foresta è caratterizzata non
solo dalla sua grandezza ma anche
dalla varietà di specie animali che
vi abitano.
Altopiani
A sud della foresta amazzonica si estende la grande regione degli altopiani, che comprende l'altopiano del Brasile e il Mato Grosso. Gli altopiani,
formati da rocce antiche ricoperte di arenaria o di calcare, digradano
dolcemente verso ovest, mentre terminano a est, verso la costa, con rilievi granitici dalle cime arrotondate chiamati "pan di zucchero". Lungo la
costa si trova anche una stretta fascia pianeggiante.
Clima
Il clima cambia secondo la latitudine e la longitudine. La denominazione
delle stagioni è quella dell'emisfero Sud, invertita quindi rispetto all'Europa. In accordo alla Classificazione dei climi di Köppen si distinguono
sei principali zone climatiche: equatoriale, tropicale, subtropicale, semiarida, temperata, tropicale di altitudine. La temperatura media Sud non
scende mai al di sotto dei 20-24 gradi
Idrografia
Il fiume più importante è il Rio delle Amazzoni, che attraversa la foresta
amazzonica. Ai confini con Argentina e Paraguay e all'interno del Parco
nazionale dell'Iguazú si trovavano le 275 cascate che scendono da varie
altezze per circa quattro chilometri.
Altri fiumi importanti sono, oltre al Rio delle Amazzoni, lungo 6280
chilometri di cui 4000 navigabili, il Paraná e il São Francisco, che è per
metà dei suoi 2900 chilometri navigabile.
Popolazione
Con circa 200 milioni di abitanti, il Brasile è il paese più popoloso
dell'America Latina e il quinto Paese più popolato del mondo. Grazie
all'eccezionale estensione del suo territorio, la densità del Brasile si rivela decisamente bassa: solo 22 ab./km². La popolazione, tuttavia, risulta
distribuita in modo fortemente squilibrato. La densità è più alta nel litorale e nell'entroterra del centro-sud, ed è più bassa nel nord-ovest.
Flora e fauna
Il paese ha il maggior numero di giaguari in tutto il mondo.
La foresta brasiliana più importante è la Foresta Amazzonica,
una delle più grandi al mondo. È
considerato il polmone verde della
Terra. Tuttavia sono presenti problemi di deforestazione dovuti al
taglio della legna e alla creazione
di campi coltivabili.
Lungo la costa atlantica si trova, su pianure e rilievi la Mata
Atlantica, la Foresta Atlantica, o
ciò che ne rimane dopo le deforestazioni dei secoli passati per
dare spazio a piantagioni di bana-
Confini
La folta e impenetrabile foresta amazzonica sulle rive di un fiume
A Nord confina con: Guiana
Francese (Francia), Suriname,
Guyana, Venezuela,
A Nord-Ovest confina con: Colombia
A Ovest confina con: Perù
A Sud con: Bolivia, Paraguay, Uruguay, Argentina
Etnie
Il Brasile ha una società multietnica. La popolazione brasiliana è, principalmente, discendente degli indios, coloni portoghesi, schiavi africani e
di diversi gruppi di immigrati, che sono arrivati nel Brasile soprattutto
fra il 1820 e il 1970. Gli immigrati erano principalmente italiani e portoghesi, ma anche tedeschi, spagnoli, giapponesi e siriani-libanesi.
Secondo l'Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística, la maggioranza
della popolazione brasiliana si considera di colore bianco (49,7%). Il
42,6% si considera di colore marrone (mulatti, meticci, ecc.) e il 6,9%
di colore nero. Lo 0,5% della popolazione è di origine asiatica e 0,3%
sono indios.
Persone di origine europea si trovano in tutto il Brasile, ma sono più
numerosi in proporzione negli Stati del sud e del centro sud, come negli
Stati di Santa Catarina, Paraná, Rio Grande do Sul e San Paolo. I motivi
sono perché questi stati hanno ricevuto molti immigrati europei, in particolare nel XIX secolo.
Persone di origine africana sono presenti in tutto il Brasile, ma sono
più numerosi in proporzione negli Stati della costa centrale, come in
tutto il Nord-est del Brasile, ma anche nello Stato di Espírito Santo, Rio
de Janeiro, e negli Stati di Minas Gerais e San Paolo. Il motivo è perché
hanno ricevuto un gran numero di africani a lavorare la canna da zucchero, miniere d'oro e nelle piantagioni di caffè. Essi sono prevalentemente originari dell'Angola.
Mulatti e meticci si trovano in tutto il Brasile. Secondo studi genetici, la
maggior parte dei brasiliani hanno un certo grado di antenati con razza
mista (Il 42,6% si considera di colore marrone (mulatti, meticci, ecc.).
Persone di origine asiatica: gli asiatici sono lo 0.5% della popolazione
brasiliana. La maggioranza degli asiatici sono di origine giapponese, anche se negli ultimi decenni sono arrivati molti immigrati coreani e cinesi.
Si stima che siano 1,5 milioni i brasiliani di origine giapponese, 190.000
i cinesi e 100.000 i coreani.
Gli asiatici di origine giapponese sono più comuni negli Stati di San
Paolo, Paraná, Mato Grosso do Sul e Pará.
Amerindi: la maggioranza degli amerindi si trovano negli Stati del nord.
(Continua nel prossimo numero)
Paola Alessandra Taraglio
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VINOVO (TO)
IL VINOVESE 19
La
Famija
informa
Venerdì 25 ottobre 2013 alle
ore 21.00, presso il cinema
“Auditorium” di Vinovo verrà
messa in scena la commedia
“Che movimento c’è in canonica!”, dalla Compagnia Teatrale
Della Rovere di Vinovo.
La commedia narra le vicissitudini di un parroco alle prese
con il restauro di una statua
della Beata Vergine.
Sul palco si alterneranno vari
personaggi che volenti o nolenti, saranno coinvolti nella
grottesca vicenda.
L’incasso, al netto delle spese
sostenute, sarà interamente
devoluto per ultimare i lavori
di restauro della Chiesa di S.
Croce ( Batù).
Divertimento e colpi di scena sono assicurati, perciò vi
preghiamo di intervenire numerosi!
Vi aspettiamo.
La Compagnia
Della Rovere
L’AVIS VINOVO
SABATO 19 OTTOBRE
Prelievi in Sede
SABATO 19 OTTOBRE
Aut. Prelievi Plasma
DOMENICA 17 NOVEMBRE
Prelievi in Sede
Così eravamo cinquant'anni fa
I coscritti del 1942 e 1943 alla visita di leva accompagnati dal Sindaco cav. Michele Pipino e dal Segretario
Comunale rag. Emanuele Burzio. Il fisarmonicista a
destra è Sebastiano Piovano detto "Bastianin".
D D
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20 IL VINOVESE
CI HANNO LAsciati...
Nasce a Vinovo, all'ombra del campanile, nella
Cascina Mauriziana, da una famiglia di lunga
tradizione contadina.
Giovane brillante ed energico, ha appena 24
anni quando, nell'estate del 1965, si sposa con
Ernestina, nativa di Ostana, in Valle Po.
Dal matrimonio nascono quattro figli,
Marilena, Giancarlo, Marco e Stefania
La vita sembra avergli dato tutto: una moglie
devota e gentile, una famiglia onesta e laboriosa che, nel tempo, gli regala tre nipotine.
Invece, nel volgere di pochi anni, la sorte gli
Giuseppe Paoletti
presenta un duro conto da pagare: Ernestina
si ammala e, dopo lunghe cure estenuanti,
nel 2000 scompare. Anche uno dei due figli manifesta la stessa patologia
della mamma: va in dialisi poco più che ventenne e sarà sottoposto ad un
trapianto di rene.
L'uomo patisce profondamente tutti questi dolori, ne esce minato nel
morale e nel fisico ed il suo cuore, a lungo andare, si arrende.
Beppe subisce una serie di infarti e i danni si estendono ad altri organi,
fino all'esito estremo.
Una grande folla l'ha salutato l'ultima volta a testimoniare affetto per la
sua famiglia e rammarico per la sua perdita.
A metà giugno è mancato presso l’Ospedale
di Carmagnola dopo alcuni mesi di sofferenza Angelo Racca di 79 anni. La sua famiglia
originaria di Volvera, era molto conosciuta e
stimata nel paese. Fin dalla gioventù Angelo
era stato un cristiano fortemente impegnato
nelle opere sociali della comunità vinovese e
nella vita civile del paese. Operaio alla FIAT di
Torino aveva dedicato il tempo libero al servizio del paese. Oltre alla militanza sindacale
e nelle ACLI era stato più volte eletto consigliere comunale nelle fila della DC. Negli anni
Angelo Racca
1985-90 era stato eletto Assessore nella seconda Giunta del Sindaco dr. Mairo. Dopo la meritata pensione si era dedicato con passione al Patronato ACLI di Vinovo
diventando ben presto un punto di riferimento per decine di pensionati
ed anziani. Poi qualche anno fa per Angelo sopraggiunsero problemi di
salute cardiologici. Questa primavera tali problematiche peggiorarono fino all’ultimo ricovero ospedaliero. Due giorni prima del decesso gli amici
degli anni dell’impegno civile, gli avevano fatto visita procurandogli una
grande gioia. Alla moglie, figlio con la famiglia sentite e partecipate condoglianze dalla Famija Vinovèisa.
CLERICO
MARCO
MANUTENZIONE
All’inizio del mese di settembre si è spenta
presso la propria abitazione Brunato Giovanna
Angela di anni 97 (ne avrebbe compiuto 98 ad
ottobre). Originaria della provincia di Padova,
fin da ragazzina aveva lavorato come domestica in varie famiglie nelle città di Venezia
e Genova. Nel 1946 dopo il matrimonio era
venuta col marito in Piemonte dove svolgeva
il faticoso lavoro di “marghè” in varie cascine: alla Gorra di Carignano, a Sommariva
Bosco, a Racconigi. Nel 1965 tutta la famiglia
(marito e due figli) arrivò a Vinovo trovando
Giov. Angela Brunato lavoro sempre come “marghè” nella Cascina
vedova Golfetto
Mauriziana oggi cascina Parrocchiale don
Gerardo. In seguito la famiglia era andata ad abitare alla Rocca. Angela
era rimasta vedova nel 1979. Fino a poco tempo fa, accompagnata dal figlio era ancora solita uscire per il paese dove era molto conosciuta per il
carattere buono e semplice. Si è spenta improvvisamente e serenamente
quasi nel sonno, con vicina la figlia, il figlio e la nuora che l’hanno accudita amorevolmente nella sua lunga vita.
Lo scorso 7 agosto ha lasciato la famiglia
Francesco Borgognone di anni 94. Era nato
a Revello (CN) nel marzo 1919 in una famiglia numerosa. Nel 1954 convolò a nozze con
Francesca Prochietto e dal matrimonio nacquero Irene, Milena ed Oreste. Nel 1962 con
tutta la famiglia venne ad abitare a Vinovo dove trovò impiego in una delle fabbriche locali
che allora davano lavoro a molte persone. Qui
rimase fino alla meritata pensione. Si dedicò
quindi con amore alla famiglia, ai nipoti ed
alle cure del suo amato orto.
Francesco Borgognone Persona dal carattere buono e discreto nel
2004 aveva festeggiato con gioia il 50° anniversario di matrimonio con tutta la sua bella famiglia. Negli ultimi tempi
data l’età usciva meno per il paese ed anche la salute non era più buona.
Moglie, figli, generi e nipoti lo hanno amorevolmente seguito e costantemente assistito fino all’ultimo giorno.
Il 15 giugno è mancata Maria Gennero ved.
Visconti. Nata a Osasio nel 1920; dopo pochi
mesi dalla nascita andò ad abitare a Stupinigi,
poi al Belriparo (fraz.Torrette di Vinovo) e
successivamente a La Loggia.
Si sposò con Alberto Visconti nel 1941 e
dal loro matrimonio nacquero quattro figli,
Giuseppina, Michelina, Margherita e Rino,
da anni collaboratore della Famija Vinovèisa.
Rimasta vedova nel 1982, ha dedicato con
amore tutta la vita alla sua famiglia, occupandosi in modo particolare delle amatissime niMaria Gennero
poti. Ha goduto del calore del focolare domevedova Visconti
stico fino all'ultimo dei suoi giorni, nonostante
gli acciacchi dell'età. Alla famiglia Visconti le più sincere condoglianze
dal direttivo e dalla redazione de “Il Vinovese”.
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IL VINOVESE 21
Addio Giuseppe, arrivederci in Paradiso,
questo è il saluto fraterno che ogni persona
che ha avuto la fortuna di conoscerti desidera
inviarti e gustare della tua infinita bontà e dedizione al prossimo.
Nessuno di noi può dimenticare il tuo amore
per il Santuario N.S. di Lourdes di Forno di
Coazze.
Tu hai ritrovato in quel luogo di pace e preghiera, la forza di ricominciare a vivere,
dopo la triste dipartita dalla tua tanto amata
Angiolina, scoprendo proprio in quella Grotta,
Giuseppe Martin
un rifugio sicuro che ti ha abbracciato ed accolto. Penso che ognuno avrebbe da raccontare la propria storia personale, ricordando i momenti trascorsi insieme in
quel luogo benedetto.
Attraverso il tuo sorriso, abbiamo compreso che nel tuo cuore era entrato quel raggio di luce che risolleva i cuori da ogni sofferenza terrena. Per
ognuno di noi avevi sempre una parola di conforto, invitandoci a fidarci
di Colei che di dolori ne aveva affrontati molti, ma che ha sempre saputo
dire: Eccomi, sono la serva del Signore, non sia fatta la mia, ma la Tua
Santa Volontà.
Grazie ancora, per il servizio che ci offrivi, quando eri sempre attento ai
nostri bisogni ed alle nostre difficoltà, durante gli indimenticabili pellegrinaggi a Lourdes.
Ed ora che sei lassù, nella Luce di Dio ti preghiamo di non dimenticarti
di noi, che siamo ancora quaggiù in questa valle di lacrime. Tienici sempre per mano e prega per noi, affinché nessuno si perda e possiamo così
un giorno ritrovarci insieme, a contemplare per sempre il volto di Dio e
della Sua mamma Celeste.
Maria Brarda
L'11 giugno 2013 è ritornata alla Casa del
Padre Maria Galfione (Mariuccia).
Era nata il 7/7/1939 da una famiglia contadina
di Vigone, trasferitasi in seguito a Vinovo nella
Cascina Gai di Via Cottolengo, angolo Via La
Loggia a San Martino, dove i suoi genitori, con
i fratelli, lavorarono per diversi anni.
Dopo la morte della madre, Mariuccia, accudì
tutta la sua famiglia con amore e sacrificio, fino al giorno del suo matrimonio, avvenuto nel
1964, con il Sig. Casale di Moncalieri, dove la
coppia si stabilì.
Maria Galfione
Purtroppo il destino si accanì contro di lei, rivedova Casale
servandole giorni tristissimi pieni di sofferenze
fisiche e morali dovuti ad una brutta malattia
che le causò la perdita di memoria e coscienza di sé.
Visse così per diversi anni, poi, rimasta sola dopo la morte del marito, fu
trasferita in una casa di riposo dove si è spenta.
Ciao Mariuccia, ricorderemo sempre il tuo sorriso luminoso di ragazza
piena di vita e gioia di vivere, quella gioia che purtroppo la vita ti ha negato, ma che il Signore accogliendoti tra le Sue braccia misericordiose, ti
avrà già dato, in Paradiso, vicino ai tuoi cari.
Sarai sempre nei nostri pensieri e nei nostri cuori.
Le tue amiche Luigina e Giuseppina
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22 IL VINOVESE
È mancato all’affetto dei suoi cari Garello
Bernardo (Dino) nato in frazione Ruata
Chiusani Comune di Centallo Provincia di
Cuneo il 6 aprile 1924. Visse in una famiglia
contadina assieme ad altri 2 fratelli e 3 sorelle. Il 15 aprile 1947 si sposò con Parola
Lucia e dalla loro unione sono nati 5 figli; la
primogenita Carla, nacque il 4 giugno 1948,
poi Giulio, Ines, Corrado e Silvia. Nel 1956 si
trasferì a Vinovo con la propria famiglia.
Nell’estate 1957 iniziò a lavorare presso la
ditta Garis e nel 1963 è stato assunto in Fiat,
dove rimase fino al raggiungimento della penBernardo Garello
sione. Nel 1985 venne a mancare la moglie
Lucia. Dino dedicò tutta la sua vita alla famiglia attorniato da nipoti e
pronipoti e pensando al lavoro. Ci ha lasciati accompagnato dall’amore di
tutti i suoi famigliari il 1° settembre 2013. Le sue ultime parole sono state per la moglie e il suo amore vivrà sempre nei nostri cuori.
I figli
La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi­no­vese”
porge le più sentite con­doglianze alle famiglie dei defunti.
Il Lions Club "Stupinigi 2001"
adotta la Chiesa di S. Croce
Il 28 giugno scorso, in occasione
dell’incontro conviviale di fine anno
del Lions Club ‘Stupinigi 2001’,
nelle splendide sale del Castello di
Stupinigi allietato dalla presenza di
splendide signore, la Presidenza
ha consegnato al nostro socio
Bernardi Mario che rappresentava
il Presidente Sibona, come sempre troppo impegnato ‘altrove’, un
consistente contributo alle opere
di restauro della Chiesa dei Batù.
Un doveroso ringraziamento al
Presidente Dr. Cosimo Pica, a tutti
i soci del Lions Club "Stupinigi
2001" ed uno speciale grazie al
nostro socio Giampaolo Rovere.
Non possiamo che augurarci di
partecipare anche l’anno prossimo!
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"Miserando atque eligendo". Guardò con misericordia e lo scelse
Nello scorso numero de “Il Vinovese” è stata pubblicata una bella biografia sul nuovo Papa
scritta da Mario Bernardi che ha delineato la figura del nuovo Vicario di Cristo ed evidenziato le sue origini piemontesi delle quali va orgogliosamente fiero.
Dopo lo straordinario successo personale ottenuto durante il suo viaggio in Brasile – Paese
che stiamo via via illustrando durante gli ultimi numeri del periodico - in occasione delle
Giornate Mondiali della Gioventù, lo pone al centro dell’intessesse dei Cristiani e non solo.
Vogliamo dunque approfondire qualche notizia sulla sua carismatica figura di uomo e di
Papa..
Speriamo che questo nostro “racconto” su di Lui possa essere di interesse dei lettori.
266° papa della Chiesa cattolica
Elezione 13 marzo 2013
Insediamento 19 marzo 2013
Motto Miserando atque eligendo
Precedessore Papa Benedetto XVI
Nome Jorge Mario Bergoglio
Nascita Buenos Aires, 17 dicembre 1936 (76 anni)
Firma
C
di teologia e filosofia a San Miguel. Nel 1979 partecipa al vertice della
Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano) a Puebla ed è fra coloro
che si oppongono decisamente alla teologia della liberazione, sostenendo
la necessità che il continente latino-americano faccia i conti con la propria tradizione culturale e religiosa.
Nel 1986 si reca in Germania per un periodo di studio alla
"Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen" di Francoforte
sul Meno, con lo scopo di completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo.
Ritornato in patria diventa direttore spirituale e confessore della chiesa
della Compagnia di Gesù di Córdoba.
Ministero episcopale
Il 20 maggio 1992 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare
di Buenos Aires, titolare di Auca. Riceve la consacrazione episcopale
il 27 giugno 1992 per l'imposizione delle mani del cardinale Antonio
Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires, assistito dal vescovo Emilio
Ogñénovich e dall'arcivescovo Ubaldo Calabresi.
Il 3 giugno 1997 è nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires.
Il Papa che viene dai confini della Terra
ome già è stato illustrato in altro articolo, è nato in
una famiglia che trae origini dal Piemonte (il nonno
Giovanni Angelo era nato in località Bricco Marmorito
di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana
da Portacomaro; attualmente vi vivono ancora alcuni
parenti), è il quarto dei cinque figlio di Mario, funzionario delle ferrovie salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare
fortuna a Buenos Aires e di Regina Maria Sivori, una casalinga la cui
famiglia materna era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione
collinare di Lavagna in provincia di Genova, mentre la nonna paterna
Rosa era originaria di Piana Crixia in provincia di Savona. All'età di
21 anni, a causa di una grave forma di polmonite, gli viene asportata
la parte superiore del polmone destro. A quell'epoca, infatti, malattie
polmonari come infezioni fungine o polmoniti erano curate chirurgicamente per la scarsità di antibiotici. Anche per questo fatto i vaticanisti
lo esclusero dalla lista dei papabili durante il conclave della sua elezione.
Perito chimico, si è mantenuto per un certo periodo facendo le pulizie in
una fabbrica e poi facendo anche il buttafuori in un locale malfamato di
Cordoba.
Decide di entrare nel seminario di Villa Devoto e l'11 marzo 1958 comincia il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires in seguito, per laurearsi in filosofia
nel 1963. Dal 1964 insegna per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires.
Riceve l'ordinazione presbiterale il 13 dicembre 1969 per l'imposizione
delle mani dell'arcivescovo di Córdoba Ramón José Castellano.
Dopo altre esperienze di insegnamento e la nomina a superiore provinciale dell'Argentina (dal 31 luglio 1973 al 1979) è rettore della Facoltà
IMPRESE FUNEBRI RIUNITE DAL 1979
Uno tra i più grandi gruppi di Imprese Funebri della Provincia Torinese
UFFICIO: VINOVO, Via Marconi n. 70/a Tel. 011 9624416
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IL VINOVESE 23
Succede alla medesima sede il 28 febbraio 1998, a seguito della morte
del cardinale Antonio Quarracino.
Diventa così primate d'Argentina. Dal 6 novembre dello stesso anno è
anche ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina.
Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II, tenendo un concistoro ordinario
pubblico per la creazione di quarantadue nuovi cardinali e la pubblicazione dei due cardinali riservati in pectore nel concistoro del 21 febbraio
1998, lo crea cardinale del titolo di San Roberto Bellarmino.
La presidente dell'Argentina Cristina Kirchner riceve l'arcivescovo Jorge Mario
Bergoglio alla Casa Rosada nel 2007.
Dal 2005 al 2011 è a capo della Conferenza Episcopale Argentina.
È inoltre consigliere della Pontificia Commissione per l'America Latina,
gran cancelliere dell'Università Cattolica Argentina, presidente della
Commissione episcopale per la Pontificia Università Cattolica Argentina,
membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, membro della Congregazione per il Clero, membro della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica, membro del Comitato di presidenza del Pontificio Consiglio
per la Famiglia e membro del Consiglio post sinodale.
Durante il suo impegno come vescovo ha scelto uno stile di grande semplicità, spostandosi con i mezzi pubblici e rinunciando a vivere nella sede dell'Episcopato, a favore di un comune appartamento dove si cucinava
da solo i pasti.
Posizioni teologiche, morali, sociali e su temi politici
La teologia della liberazione
Negli anni settanta nel SudAmerica si accese il dibattito sulla “teologia
della liberazione”: Bergoglio non condivise le aperture di diversi membri
importanti del suo ordine e assunse una posizione più moderata[26],
esprimendo anche parole di condanna verso quei gesuiti che si lasciavano attrarre dalla teologia della liberazione.
Quando partecipò nel 1979 al Consiglio episcopale latino americano, fu
tra i principali oppositori di questa riflessione teologica, anche se alcuni
lo considerano vicino a una sua "scuola argentina".
Durante gli anni della dittatura, si impegnò in prima persona per offrire
rifugio e protezione ai religiosi perseguitati per la loro vicinanza alla teologia della liberazione. Il Colegio Máximo dei gesuiti, di cui era il provinciale, divenne in quel periodo una centrale di soccorso dove, con la scusa
degli esercizi spirituali, veniva fornito un nascondiglio sicuro e una via
clandestina per poter lasciare il paese
Aborto, eutanasia e pratiche anticoncezionali
Il cardinale Bergoglio, conformemente alla posizione ufficiale della
Chiesa su questi temi, ha invitato il clero e i laici ad opporsi all'aborto e
all'eutanasia, ritenendo i movimenti politici ad essi favorevoli espressione di una "cultura della morte".
Secondo il quotidiano britannico The Guardian, avrebbe una visione
diversa da quella ufficiale della Chiesa sull'uso di contraccettivi, ritenendo che possono essere ammissibili per prevenire la diffusione di malattie, anche se si è opposto alla loro distribuzione gratuita, proposta dal
Governo Kirchner, in Argentina.
Motto episcopale
Il motto che compare nello
stemma adottato da Bergoglio
dopo la sua ordinazione a vescovo è Miserando atque eligendo,
espressione tratta da un'omelia
di Beda il Venerabile, santo e
dottore della Chiesa e traducibile come «[lo] guardò con misericordia (con sentimento di pietà)
e lo scelse»:
«Vidit, inquit, Iesus hominem
sedentem in telonio, Matthaeum
nomine, et ait illi: Sequere me.
Vidit autem non tam corporei
intuitus, quam internae miserationis aspectibus, [...] Vidit
ergo Iesus publicanum, et quia
Lo stemma cardinalizio
miserando atque eligendo vidit,
ait illi, Sequere me.»
(Beda il Venerabile, Homelie)
Il testo di Beda è proposto nell'Ufficio delle letture il 21 settembre, festa
di san Matteo apostolo:
«Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e
gli disse: "Seguimi" (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi
del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse:
"Seguimi".»
(Dalle Omelie di san Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122,
149-151)
(Continua nel prossimo numero)
Editore:
Famija Vinovèisa Onlus
Presidente:
Dino Sibona
Direttore responsabile:
Giovanni Ameglio
Redazione: Gervasio Cambiano, Vera
Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia
Brusco, Giovanna Franchino, Fabrizio
Franzoso, Michelina Alessiato,
Tersilla Sola.
Progetto grafico: Giovanni Alessiato
Fotocomposizione: Foehn s.n.c.- Torino
Stampa: Grafiche Viesti - Nichelino - To
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Il Vinovese di Settembre 2013