La sfida è quella
di conciliare
ambiente e sviluppo
Pup
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il Trentino
È il terzo nella storia
della legislatura
A
Approvato dal Consiglio l’8 maggio 2008, il nuovo Piano urbanistico provinciale – elemento centrale di una complessa serie di riforme che ridisegnano gli equilibri fra le diverse istituzioni provinciali e pongono le basi per
una nuova gestione del territorio
– è il frutto di un continuo approfondimento, durato quattro anni, con tutti i soggetti interessati,
Comuni, associazioni di categoria (in particolare quelle aderenti
al Tavolo verde e quelle rappresentative del mondo economico),
ordini professionali, cittadini.
il Trentino
Il nuovo Piano
urbanistico provinciale
Esso si configura come una cornice strategica per la definizione
di uno sviluppo del territorio concertato e condiviso, cornice che
circoscrive in primo luogo il tema
del paesaggio, inteso non come
cartolina, ma come espressione
dell’identità del Trentino, che si
radica nella storia, nella cultura,
nella tradizione e nella contemporaneità della nostra terra.
Il Trentino del futuro immaginato dal Pup dovrà quindi curare molto il rapporto tra identità e
sviluppo; in tal senso la progettazione del paesaggio rappresenta
una la sfida più rilevante ed innovativa, proprio perché propone un approccio che vuole superare la logica dell’”offerta” di
territorio, contrapposta al vincolo
del “non fare”; in altre parole, la
logica secondo cui lo sviluppo è
nemico dell’ambiente e viceversa. Il nuovo Pup, quindi, è anche
una sintesi dei due precedenti,
il primo centrato sull’idea di sviluppo e il secondo sui limiti che
lo sviluppo stesso si deve dare.
Proprio per cogliere fino in fondo questa sfida è importante dire anche chi e come si farà cari-
co di questo compito. Ecco perché al secondo punto l’assessore
competente Mauro Gilmozzi ha
posto l’attenzione sul tema della flessibilità della pianificazione
provinciale.
La concezione articolata e flessibile del Piano urbanistico provinciale si esplica sotto due profili
fondamentali:
–da una parte la disciplina degli elementi permanenti e delle
reti ambientali e infrastrutturali è inquadrata attraverso meccanismi di aggiornamento progressivo;
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PIANIFICARE UN’URBANISTICA SOSTENIBILE
– dall’altra, si sposta sul territorio, dalla dimensione provinciale al livello intermedio delle comunità locali, definito nell’ottica della sussidiarietà responsabile, una quota importante delle decisioni relative all’organizzazione del territorio e all’uso
razionale delle risorse.
Ma oltre a ciò il Pup mette in
campo, a presidio del processo di pianificazione complessivo,
anche altri strumenti innovativi
qualità, ovvero:
1.il sistema informativo completo
di dati territoriali, ambientali e
– per il momento sperimentalmente – economici e sociali;
2.il sistema cartografico tendenzialmente uniforme in termini
di tecnica e rappresentazione
dei piani;
3.l a carta del paesaggio come
elemento conoscitivo ed espressivo della realtà paesaggistica
complessiva
4.l a previsione del supporto alle Comunità da parte dalla Provincia in veste di consulente,
attraverso i facilitatori di processo. Sono questi rappresentati da figure dirigenziali la cui
formazione sul campo, ossia
attraverso l’esperienza diret12
ta, garantisce l’acquisizione di
competenze trasversali e specifiche nell’amministrazione, il
cui compito sarà quello di agevolare lo snellimento e l’efficienza organizzativa e burocratica dei processi a livello locale;
5.i nfine la scuola per il governo del territorio presso la quale
amministratori, tecnici e professionisti avranno modo di approfondire conoscenze e tecniche
di governo territoriale, tradizionali e innovative, tra le quali
la valutazione dell’impatto organizzativo e burocratico della
pianificazione e delle norme e
la valutazione socio-economica
delle scelte pianificatorie.
Il Progetto strategico delineato
dal nuovo piano urbanistico provinciale contiene alcuni elementi
di particolare innovazione:
Le invarianti
Nell’inquadramento strutturale
il Pup classifica come invarianti quegli elementi che hanno carattere di permanenza in quanto strettamente e durevolmente
relazionati con il territorio e con
l’ambiente nonché la comunità
che in essi si riconosce e si identifica. Costituiscono invarianti
Il 6 luglio 2007 la Giunta provinciale, su proposta dell’assessore all’urbanistica e
all’ambiente Mauro Gilmozzi, ha approvato il disegno di legge su “Pianificazione urbanistica e governo del territorio”, in sostituzione, dopo sedici anni, della legge urbanistica provinciale numero 22 del 1991. Il disegno di legge è diventato poi legge provinciale nell’ultimo scorcio di legislatura.
La legge urbanistica precisa quello che sarà il nuovo sistema di pianificazione, articolandolo su tre livelli istituzionali: il Piano urbanistico provinciale per le competenze
provinciali; il Piano territoriale della comunità per le competenze a livello di valle; infine, i Piani regolatori generali per i comuni e i Piani dei parchi provinciali, che hanno dignità di Prg.
Allegata all’articolazione del nuovo quadro della pianificazione vi è la riconfigurazione
delle commissioni competenti in materia di urbanistica e paesaggio. A livello provinciale è prevista un’unica commissione con il compito fondamentale di valutare i piani
territoriali delle comunità. A livello locale, presso ogni comunità, è istituita una commissione alla quale sono attribuite gran parte delle competenze in materia di paesaggio e, soprattutto, la valutazione di coerenza dei piani regolatori comunali rispetto ai
piani territoriali, con ciò semplificando e riducendo i termini delle procedure di approvazione dei Prg.
Secondo tema fondamentale della nuova normativa urbanistica riguarda il rilancio di
un sistema informativo territoriale e ambientale a supporto della formazione degli strumenti di pianificazione provinciale e locale e del relativo monitoraggio.
Elemento innovativo, inoltre, è l’attribuzione agli enti locali della facoltà di introdurre
nei piani regolatori generali un limite temporale all’utilizzazione delle nuove aree destinate ad insediamenti. Questa disposizione si propone di disincentivare il mancato
utilizzo della possibilità edificatoria delle stesse, che in tal modo potranno essere destinate, superati dei tempi ragionevoli, a soddisfare le esigenze residenziali della comunità.
Altra parte importante della nuova legge urbanistica è rappresentata dalla disciplina
in materia di edilizia sostenibile. Questa parte della legge ha come obiettivi la riduzione dei consumi energetici e il miglioramento della qualità e delle prestazioni ambientali dei fabbricati, ad esempio con l’uso di materiali ecocompatibili, l’impiego di energie rinnovabili, il contenimento dei consumi idrici e così via. Accanto all’edilizia sostenibile, la nuova legge prevede il “libretto del fabbricato”, che si configura come una
specie di carta di identità dell’edificio, che raccoglie, riepiloga e documenta tutti i dati riguardanti l’immobile sotto il profilo strutturale, della sicurezza, degli interventi edilizi effettuati.
Nell’ambito della manovra della nuova legge urbanistica spiccano infine le disposizioni finalizzate allo snellimento delle procedure. Tra queste si segnala in particolare l’estensione dei meccanismi procedurali già collaudati con la valutazione di impatto ambientale, che consentirà al cittadino di accedere alla Via stessa con un progetto di massima e di uscirne con un progetto definitivo, corredato da tutte le autorizzazioni provinciali necessarie per l’ottenimento della concessione edilizia.
Ulteriore elemento qualificante della nuova legge è la stesura di un regolamento unico
di attuazione, assicurando quindi una forte semplificazione delle norme e dei procedimenti a cui debbono fare riferimento i cittadini.
il Trentino
duo de comuni, che ognuno per
il proprio ruolo hanno dato respiro e dimensioni ad una scelta che
qualifica non solo il nuovo Piano,
ma anche e soprattutto la nostra
comunità.
elementi geologici e geomorfologici principali, rispetto a cui il
Pup ha avviato un primo importante lavoro di riconoscimento e
valorizzazione scientifica, la rete
idrografica, le foreste demaniali e
i boschi di pregio in coerenza con
la legge provinciale 11, i paesaggi rappresentativi sia dal punto
di vista ambientale che culturale
e storico-artistico, i beni candidati all’iscrizione nel Patrimonio naturale dell’Unesco e le aree agricole di pregio. Tutti gli elementi
il Trentino
territoriali classificati “invarianti” rivestono un significato particolare nel panorama della identità e della tradizione delle nostre
comunità, ma forse più di tutti esprimono il senso di proprietà emblematica della gente le foreste demaniali, le acque, le Dolomiti e le aree agricole. A queste due ultime categorie di “invarianti” il Pup in particolare assegna una disciplina specifica: alle Dolomiti come elemento per
un verso specifico del Trentino e
per l’altro come fattore unificante
con le Regioni finitime; alle terre
agricole di pregio, in particolare
come costitutive di una caratteristica irrinunciabile non solo paesaggistica ma anche economica
e sociale, per la quale anche la
dimensione finanziaria dell’Autonomia ha avuto forte valore di
conservazione e di sostegno. La
categoria delle aree agricole di
pregio ha visto una partecipazione convinta degli operatori economici e un coinvolgimento assi-
Le reti infrastrutturali e la mobilità
Il tema delle reti per la mobilità
è trattato con grande chiarezza e
determinazione dal Pup in coerenza con le strategie dell’Unione
europea, volte a migliorare l’intero sistema dei trasporti in un quadro di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Il Pup propone
un disegno sistemico per la mobilità, tale da garantire l’interconnessione del Trentino con il resto del Paese e a livello transfrontaliero e la sua integrazione infraprovinciale. Rientrano in questo disegno il progetto cosiddetto
“Metroland”, per connettere via
treno le valli all’asta dell’Adige e
ai maggiori centri urbani.
Le reti ambientali
La logica delle reti assunta dal
nuovo Pup è finalizzata da un lato
alla verifica del buon utilizzo delle risorse e della capacità di carico del territorio, per assicurare la funzionalità complessiva del
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COMUNITÁ DI VALLE PER UN NUOVO GOVERNO DELL’AUTONOMIA
Dopo molti anni di attesa e numerosi tentativi, il 16 giugno 2006
è stato approvato in Consiglio il disegno di legge della Giunta concernente la riforma istituzionale, uno dei cardini del programma
di legislatura del presidente Dellai, integrato con il nuovo Pup e
le altre previsioni in materia urbanistica. La Provincia autonoma
di Trento si è data dunque un nuovo impianto normativo per il
governo della sua speciale Autonomia. Le novità contenute nella legge 3/2006 sono destinate a lasciare un segno profondo nella storia del Trentino, sia per quanto riguarda la distribuzione dei
poteri e delle funzioni tra i distinti livelli di governo, sia per quanto
riguarda la riorganizzazione funzionale dell’ente provinciale.
sistema, dall’altro alla razionalizzazione delle discipline che interessano gli elementi naturali e le
aree protette della Provincia. Le
reti sono dunque intese come interconnessione di spazi ed elementi naturali, in coerenza con la
legge 11/2007 e con i piani delle acque, dei parchi, delle aree
protette, condotti negli anni dalla Provincia, con l’obiettivo di assicurare la permanenza di risorse
uniche rispetto al futuro del nostro territorio e insieme di garantire la migliore vivibilità sul territorio stesso.
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Comuni e Comunità di valle
L’obiettivo centrale del percorso di riforma è quello di spostare la
gestione e la responsabilità del potere pubblico verso la dimensione istituzionale più vicina ai cittadini, vale a dire verso i 223
comuni, autentica ricchezza del Trentino per la vitalità democratica che sanno esprimere. Trova concreto riconoscimento legislativo, in altre parole, il principio di sussidiarietà, più volte evocato
nel corso della prima parte della legislatura e divenuto centrale,
negli ultimi anni, anche a livello nazionale (pur non producendo
ancora i risultati che sarebbe stato lecito attendersi). Molte partite
importanti possono essere gestite dalle associazioni dei comuni:
una per tutte, quella dell’energia, risorsa tornata in questa legislatura nelle mani della Provincia autonoma con l’acquisizione delle
centrali Enel e Edison. È chiaro, tuttavia, che nella distribuzione
dei poteri tra i diversi livelli istituzionali occorre anche garantire
l’adeguatezza e l’efficacia dei servizi offerti. E 223 comuni, alcuni dei quali molto piccoli, non sempre sarebbero in grado di farlo.
Ecco perché la riforma prevede per i territori la possibilità di organizzarsi attraverso ambiti sovra-comunali, ovvero le 16 Comunità
Il sistema insediativo
Coerentemente con la Riforma
istituzionale il Piano urbanistico
provinciale si rafforza sotto il profilo dell’individuazione dell’orientamento strategico del territorio
e assume invece il ruolo di strumento più flessibile per quanto riguarda le previsioni connesse con
aspetti operativi e gestionali. In
di Valle, dotate di un proprio statuto, alle quali i Comuni cedono
volontariamente delle competenze. Le Comunità di Valle non sono l’evoluzione dei Comprensori; sono invece l’effetto di una volontà dal basso, che i Comuni sono stati chiamati ad esprimere
dopo l’approvazione della riforma. Lo scopo è quello di mettersi
assieme, di unire le forze, di produrre “massa critica”, nel nome
di un progetto di sviluppo che tenga conto della storia, delle tradizioni, delle vocazioni, delle potenzialità dei territori come pure dei
limiti che è necessario superare.
È questo il senso del trasferimento di molte competenze anche
dalla stessa Provincia (che manterrà una regia di carattere generale) ai Comuni, per i quali si aprono nuove possibilità per gestire in prima persona (in molti casi, come abbiamo detto, in forma
associata) materie come l’urbanistica, la programmazione economica locale, attività nel campo agricolo, forestale, commerciale, la prevenzione e gestione di calamità pubbliche e servizi come
quelli inerenti il ciclo dell’acqua e dei rifiuti, il trasporto locale e la
distribuzione dell’energia. Si tratta di funzioni complesse. Le Comunità di Valle consentiranno precisamente di realizzare quelle
sinergie, ed anche quelle forme di risparmio che possono garantire all’utente-cittadino servizi di qualità a costi competitivi.
Di fronte alla novità è comprensibile anche una certa diffidenza
manifestata da alcuni enti locali.
“La storia delle istituzioni – ha detto Dellai durante l’approvazione della legge – è storia di percorsi e di processi; dunque non di
rotture, come quelle prodotte ad esempio dal fascismo con l’abolizione di tanti comuni trentini, ma di evoluzioni. I prossimi anni
ci porteranno alla costruzione dal basso di questo nuovo scenario, in particolare per quel che riguarda la messa in discussione
del centralismo provinciale, il forte investimento sui poteri locali e
l’introduzione di alcuni principi di autogoverno dei territori, affinché si possa lavorare insieme con l’auspicio che crescano i processi di aggregazione.”
questa prospettiva i contenuti del
Piano sono definiti sotto il profilo
degli interessi pubblici coinvolti,
distinguendo i contenuti che assumono forma di vincolo e di regola a presidio di precisi interessi dell’intera collettività, come è il
caso delle attrezzature pubbliche
di livello provinciale, da tutte le
altre materie per cui il Pup defi-
nisce il quadro di riferimento e le
regole, rinviando però ai possibili
approfondimenti nell’ambito della
pianificazione delle Comunità.
nnn
il Trentino
intervista
Lavorare assieme per un turismo sempre più competitivo
BRUNO FELICETTI, direttore dell’Apt Valle di Fiemme
Cinque anni di turismo. Che cosa è stato fatto?
È stato fatto molto, soprattutto a partire dalla
riforma che ha posto l’accento sulla privatizzazione della promo-commercializzazione. Chiaramente questi processi comportano anche alcune difficoltà iniziali, ma direi che, per capire la direzione in cui stanno andando i mercati
e per lavorare con maggiore sinergia fra i territori, in coordinamento con l’apparato centrale della Trentino Spa, gli sforzi stiano dando
dei risultati positivi. È stato fatto molto in termini di costruzione di nuove opportunità, nuovi prodotti e nuove offerte mirate a segmenti
specifici di domanda come le famiglie, gli appassionati del trekking, gli appassionati della
natura, della bicicletta e l’outdoor in generale.
Che cosa rimane da fare?
Bisogna insistere molto nel lavorare di più assieme. Noi abbiamo tendenzialmente un marchio molto forte, quello del Trentino, la nostra
amata farfalla, facciamo un po’ di fatica come
territori ad abbinarlo bene ai nostri marchi,
tendiamo a vederci sempre più forti del marchio “ombrello”.
Dobbiamo fare uno sforzo, tutti, per fare un
passo indietro, riconoscere che per andare
su mercati nuovi è necessario andarci con un
marchio forte, riconosciuto, ovvero il Trentino,
le Dolomiti, e lasciare che i nostri marchi loil Trentino
cali giochino la loro partita all’interno del territorio. Quindi abbandonare un po’ le campagne singole e andare sui mercati con un marchio unico.
L’ambiente è un problema o una risorsa?
Senza dubbio è una grandissima risorsa, noi
già oggi in Italia, forse un po’ meno all’estero, veniamo identificati come un territorio molto attento ai problemi dell’ambiente. Tanto è
stato fatto, bisogna creare una cultura sia ne-
gli operatori che nei cittadini e bisogna mettere al centro il concetto di qualità della vita, di
vivibilità. In questo modo riusciremo a convincere anche chi non vive di turismo che si può
mettere assieme una proposta che vada sia a
vantaggio dei residenti che dei turisti. Quindi
ridurre l’impatto ambientale del traffico, liberare i centri storici dal traffico privato, creare
collegamenti ecocompatibili, premiare chi usa
la bici, si sposta a piedi e lascia la macchina al
parcheggio dell’albergo e così via.
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