4 Questo libro è dedicato a tutti i Metodologi Fantascientifici sparsi per il mondo, a quelli che si nascondono celando il loro scomodo passato studentesco. Anche se nessuno di loro lo ammetterà mai, io so che sono moltissimi… ...e che rimpiangono quei giorni. 5 6 PREMESSA Salve a tutti, sono Eudizio Liscialuna, il noto autore del best seller: ‘Le Sperticate Avventure di Jack Klaardastian (e dei suoi conoscenti)’, e questo è il mio secondo libro. E’ un testo autobiografico. Ora voi vi domanderete qual è il futile motivo che mi ha condotto a questa decisione. Egocentrismo? Manie di protagonismo? Niente di tutto ciò, ce n’è uno ben preciso: trovare uno sporco lavoro che sia consono agli studi da me intrapresi. Subito dopo il conseguimento del Diploma Universitario (la cui denominazione in seguito vi illustrerò), girovagando per le aziende alla ricerca di un impiego fisso e ben pagato venivo spesso irriso da capiufficio che ignoravano la mia specializzazione e volevano delucidazioni in merito. Quasi sempre la barriera di incomprensione fra i nostri due mondi si innalzava e i colloqui terminavano con un : <<Le manderemo una cartolina di assunzione dipinta a mano....>> fin troppo eloquente. Non che mi dispiacesse passare la vita da eterno disoccupato, i passatempi erano molti: guadare armadi, creare effervescenze in tamarindi, stritolare cristalli di glucosio, tentare ibernazioni a caldo, mondificare monetine, allampanarmi inutilmente, spiccare voli settoriali, astrarre il mondo da un buco di serratura, turbinare lunettes, mantecare violettes, puntinizzare quadretti, attendere la sera; ma il pensiero di aver buttato via 7 anni della mia vita (questa era la durata normale del diploma, che comprendeva 3 anni regolari più altri 4 spacciati per fuori corso) non mi dava pace. Dovevo dare un senso a tutto quel tempo passato sui libri: cominciai quindi a scrivere e raccogliere le mie memorie su carte di caramelle che ora trascrivo qui, per voi. L'alternativa sarebbe stata diventare un tavolo con una gamba più corta. Ecco come io scelsi di iscrivermi proprio al Diploma Universitario in Metodologie Fantascientifiche. Era un'estate come tutte le altre, passavo le mie vacanze a Roscarola; una non nota località della Sardinia nord-occidentale dove l'acqua era inquinatissima e l'unica specialità culinaria del luogo era il fantozziano pesce-ratto. Gli albatro stavano appollaiati su cumuli di immondizia alla deriva ed il tramonto scendeva lentamente sul mare, quando un granchio risalì obliquamente il bagnasciuga lasciando le sue orme sulla sabbia catramata. Giunse fino a me e notai che fra le chele stringeva un volantino: 7 vuoi vedere cose mai viste? fare cose che nessuno mai farà? divertirti molto imparando poco? SCUOLA CON SECONDI FINI IN ASTROMATICA per i secondi fini consultare il sito web: http://www.mainonpotraidimenticarequestopuzzolentetramontosulmare.tk <<E che cavolo è un sito web?>> mi domandai. Una volta tornato dalle vacanze telefonai al mio ex compagno di classe Gatto Di Tabiunio, anch'esso alle prese con l'onerosa scelta sul cammino postdiploma da intraprendere. Dopo alcuni viaggi a vuoto presso un istituto di consulenza scolastica che ci illustrò i mille motivi per cui non avremmo dovuto iscriverci, esortandoci ad intraprendere invece la carriera in miniera, perché, secondo il nostro consulente, il diamante: <<Dai scava che c'è!>>; contro ogni logica riempimmo i moduli per il test di ammissione. Le possibilità di venire selezionati erano tuttavia bassissime; nella nostra regione erano disponibili 7,6 periodico posti. Le selezioni si sarebbero svolte al Palazzetto del Ghiaccio del vicino capoluogo di provincia (capienza a freddo incalcolabile). Ci recammo lì in un nebbioso mattino di fine settembre, discutendo durante il tragitto sull'opportunità di sfruttare il posto 0,6 periodico amputandoci le gambe. Quando entrammo nella struttura sportiva appositamente resa burocratica per l'occasione, ci accorgemmo di essere gli unici presenti. Il forte dubbio di aver sbagliato il giorno e di dover offrire amaro salentino agli amici al bar quella sera si insinuò in noi; ma proprio in quel nanosecondo entrò sulla pista un grasso giocatore di hockey che ci chiamò agitando la mazza. <<Benvenuti!! Ora vi illustrerò brevemente le finalità del corso...poi voi sarete liberi di scegliere... sedete pure su quelle sedie preparate apposta per voi.>> 8 Erano due 'troni' con persino la corona da applicare al capo. Ci accomodammo di nostra spontanea volontà, perché mai e poi mai il nostro padrone ed amico Emiliano De Umbertiis, di cui siamo devoti servitori, avrebbe osato farci del male. Le cinghie che ci legarono ai braccioli delle sedie erano solo per non farci cadere. E il casco che scese sulle nostre teste serviva solo per farci una bella pettinatura in attesa del colloquio orale. Anche i tranquillanti che ci somministrarono per via endovena venivano forniti dall'organizzazione per il nostro bene...e mai avrebbero contenuto sostanze che potessero temporaneamente o permanentemente alterare il nostro stato di coscienza... Dopo una breve introduzione iniziò il test (compilalo anche tu e controlla le risposte in appendice D, scoprirai se hai i requisiti per essere ammesso al corso!). Nome.......................................................... Cognome..................................................... N. di scarpe................................................. Accenti conosciuti ...................................... Eccentricità dell'orbita:................................(solo se sei un pianeta) QUESTIONARIO: Sezione lessico-sintattica 1) Cos'è un esterarmo? A) una nomentisi con abbrivio destro B) quando sei sulla linea di confine fra due stati e metti il braccio di là C) una parrucchiera con un bazooka in mano D) una cosa gigantesca di cui non conosci il nome, ma ti fidi 2) Cosa vuol dire slatchare? A) sbottonare la camicetta della vostra amante senza usare chele di astice B) frenare all'ultimo momento saltando in testa al proprio predecessore C) assumersi tutta la responsabilità per le colpe del mondo D) hisseggummare manterraffando 9 3) Come si scrive grussaytrimmefffierjottepelereggiare? a) grussaytrimmefffierjottepelereggiare b) grussaytrimmeffierjotttepelereggiare c) grusssaytrimmeffierjottepelereggiare d) con un gessetto blu e) non si scrive, si mangia. 4) Un idioma può essere troffoloso? 5) Cos'è un triloppardo? un leopardo molto grasso un ghepardo con tre lobi delle orecchie un trapano per triturare felini un elemento architettonico neo-naif 6) Cosa rispondereste a questa affermazione: “Scamonpiller trica trica!” ? 7)Cos'è un Pollogaluppo? a) un pollo b) un galuppo c) un attivista che vuole rimanere nell'anonimato per paura dell'arresto d) un cavallo che razzola 8)Come si coniuga il verbo Erere? 9)Quanti tipi di Molifteni esistono? Elencarli. 10) Coniugare il condizionale passato di redervire. Sezione nozionistico-culturale 1) In che anno morì il poeta Jacques Devetrus? a) nel 1973 b) nel 2003 c) nel 2203 10 2) Cosa si produce nelle pasticcerie Randoliane? a) pasticcini b) pianeti c) pan di sterco d) torte di 'Vermi di Randol' 3) Tradurre la seguente espressione tibetana: <<Pon ziiokio atoki pon!>> 4) Descrivere la struttura armonica dei Canti Steloniani o in alternativa intonarne uno. 5) Qual è il gioco preferito dal noto serial killer MannoX? a) Risiko b) Monopoli c) Bari d) Pataglia col morto e) nessuno dei suddetti 6) A che ora avviene di solito una spaghettata di mezzanotte sui piroscafi spaziali? 7) Chi è Bernardo Gasparelli? 8) Come si chiama il tarlo che banchettò tutt'inverno col vestito a pois di mia nonna? a) tarlo b) Carlo c) Parlo d) Marlo 9) Come si chiama il gruppo musicale che contende alle STILPKILPILKT il primato in classifica nella terra della grande discarica? a) Everyone Got a Little Pimple on the Ear b) Sense of Nonsense c) Commercial Suicide d) Seconfano 11 10) Qual è quella Capitale europea nella quale le ceneri del Re vengono conservate in un mausoleo dove ognuno può andare a mischiare le ceneri dei propri defunti e spargersele addosso per chiedere perdono? Sezione logico-matematica 1) A, B e C sono impegnati nella costruzione di una casa per il loro tricheco. C impedisce ad A di impedire a B di impedire a C quello che vorrebbe impedire. Chi la spunterà? 2) A e B giocano a carte con un mazzo truccato di 4 assi e 4 re. B vince quando A ha tutti assi; quando B ha al più 1 asso vince. Chi vince a braccio di ferro? 3) A e B sono in una stanza, D in un'altra, la stanza di C è blu. La stanza appartenente ad A è rossa. Di che colore ha dipinto la sua stanza D? Ed E? 4) C A D E B. Chi sta in piedi? ) Che numero manca qui? 6)Trovare l'equazione che descrive l'andamento dei molifteni in maggio. 7) Trovare il polimorfismo che descriva la transizione fra i tasti del telefono a toni e l'orologio magico. 8) 6 x 4? 9) Provare ad andare affanculo (allo stato numerico). 10) A è morto, B è legato, C ha il raffreddore, D la cagaglia, E è con la sua ragazza e non ha sentito l'appello alla TV. Ce la farà F a salvare il mondo? Sezione astratta: 1) disegnare il cielo dei cieli con un matitone allibito 2) immaginate un vento colorato che vi scaldi senza penetrare le vostre verità 3) volo su campo di alabastro arato dalla sera 12 4) paura della frutta come essere onirico che penetra la coscienza del vostro animale guida 5) claustrofobia in un universo parallelo antecedente il 7 6) cubatura di matrici differenziali in continuo movimento antirelativistico 7) pensare pensieri filiformi in un fresco mattino di fine attimo 8) assurgere a fiori di screzi e merletti pinnacolari 9) vivere un catalettico istante per un pertugio zuccherino che non lascia speranza nel tramonto 10) magie Poi un colloquio individuale avrebbe assegnato i posti disponibili. Ce ne toccarono 3,8 a testa. Non ci restò che perfezionare le iscrizioni una settimana dopo recandoci alla sede del corso. L'Università l'aveva distaccato in un'organizzazione più consona agli scopi: la F.I.F.A (Fichissimo Istituto di Formazione Aziendale). L’autobus si fermò; l’autista al quale avevamo chiesto indicazioni ci disse che eravamo arrivati, voltandosi dall’altra parte subito dopo e nascondendo la faccia in preda a spasmi da risate incontrollabili. Passammo fra radiofari, piante secolari, gardenie, monumenti ad eroi ignoti, poi uno stupendo edificio grigio perla con scalinata ci accolse e raggiungemmo l'atrio prospiciente alla cappella interna del santo protettore. Eravamo arrivati. Quella sarebbe stata la nostra dimora diurna durante i successivi 3 anni. Ancora ignari di cosa andavamo incontro, facemmo subito conoscenza con alcuni nostri futuri compagni di corso provenienti da tutta la regione ed oltre. Fabiano Adige e Statofattocchi, anche se allora ignoravamo i loro nomi (meglio così.... chi mai si sarebbe iscritto ad un corso frequentato da uno STATOFATTOCCHIO?), Dana Tutta Tana che raggiungeva l'apice del godimento giocando a nascondino, perché tutti urlavano <<Tana per me!!>>. Max Weber, lo studente più anziano del corso con il suo fido cavallo Ribot. Machmallah, rifugiato politico libanese, accompagnato dal fratello maggiore soprannominato 'Dottor Morte'. Questi si stava infatti laureando in medicina. Gli chiedemmo spiegazioni sul suo bizzarro soprannome e lui ci diede una dimostrazione pratica: si aprì il soprabito estraendo una siringa piena di un oscuro liquido per poi iniettarla sul suo vicino in sala d'aspetto, un alunno della vicina scuola per meningiodepauperati. Quest'ultimo fece appena in tempo a dire: <<Cantero' in sol minore una sonata dedicata allo spirito di cameratismo...>> prima di cadere stecchito al suolo. 13 Seguirono alcuni giorni di dubbi ed indecisioni, ma alla fine perfezionammo l'iscrizione effettuando una telefonata ad una casella vocale segreta alla quale tuttavia rispose una pizzeria da asporto. Il messaggio in codice da lasciare era il seguente: <<I dieci uomini del sonno sono svegli. Tutto è cominciato il quattrocentoquarantaquattresimo giorno dell'anno successivo alla nuova apocalisse, la risposta è sì.>> 14 Il primo giorno di Scuola (N.d.R. questo capitolo è una costante dei libri di Eudizio Liscialuna, persino nel suo inedito saggio: 'La vita segreta dei catarri sputati nel lavandino' esiste un capitolo 'il primo giorno di scuola'... è come una metafora della vita... c'è sempre un primo giorno di scuola per tutti....anche per i catarri sputati nel lavandino) Ed eccoci arrivati alla nostra prima lezione. Io e Gatto avevamo raggiunto la scuola per la prima volta usando i mezzi: dei nanetti che trasportavano di tutto. Il programma delle lezioni non era ancora stato comunicato, ce lo consegnò direttamente il gran capocorso: Emiliano De Umbertiis. Questi presentandosi canonicamente illustrò ancora una volta tutti i vantaggi della nostra facoltà. Passammo tutta la mattinata in sua compagnia. Poi nel pomeriggio il corso più atteso: ASTROMATICA 1. Emiliano era l'unico esponente del personale docente che avevamo visto fino a quel momento. Ci domandammo a quel punto se non fosse l'unico professore assunto. (L’unico altro essere, umano o non, scorto accanto a lui era una consulente psicologa dalle mansioni non ancora completamente note al corpo studentesco.) Le nostre ipotesi si rivelarono fondate. Lui si era auto-ingaggiato con l'esiguo budget a disposizione, mentre tutti gli altri docenti che conoscemmo in seguito furono ricattati dall'Umbertiis con machiavellerie e fantasiosi raggiri. Non ricordo quasi niente del primo giorno di scuola....forse perché la mia testa era altrove.... mi venne spedita per posta in un pacco contrassegno pochi giorni dopo. Nella prima pausa caffè del corso, che avvenne penso dopo 10 minuti di lezione effettiva, cominciammo a fare conoscenza con i nostri compagni. C'era una certa Moncherì che ci mise subito al corrente delle sue varianti sulle posizioni del Kamasutra usando le ciliegine sotto spirito. Poi io e Gatto notammo un altro personaggio singolare...si era presentato in kilt e reggeva una cornamusa. Scoprimmo poco più tardi che si trattava di Uomo Avunio, colui che sarebbe diventato nostro compagno di scorribande per i 3+n anni di università. Poi c'era Machmallah, quel palestinese esiliato capo dei terroristi kamikaze per conto terzi che avevamo già incontrato all'atto dell'iscrizione. Nenes Alphanassios studente greco noto per il suo profilo (vedi appendice A). La Reggiani (o Regiani), una biondona sgallonata che viveva in un appartamento del centro dove era possibile citofonare ad ogni ora del giorno e della notte (cosa state pensando maliziosi che non siete altro?...in tutti i citofoni esistenti è possibile fare ciò! Non è detto che vi rispondano....); le Scaldabanco, due studentesse che venivano da fuori... ma non si sa da dove di preciso… dopo il primo appello di esami non si rividero più, da allora la temperatura delle 15 aule si abbassò notevolmente. Richard, uno spilungone con lentiggini e capelli rossi che vestiva con un giubbotto da college americano. Altri studenti più diligenti non uscirono dall'aula per fare bella figura, oppure non li notai. Notai invece il nostro tutore, Eudizio Torrentelli; si sarebbe preso cura di noi per gli anni a venire, se per esempio uno si faceva la cacca addosso era a lui che dovevamo chiedere i pannolini di ricambio; avrebbe controllato che tutti ricevessero la loro merendina e dopo pranzo avrebbe fatto fare a tutti il ruttino. Subimmo subito il suo primo rimprovero perché avevamo sforato di sole 3 ore sulla nostra pausa di metà mattina. Verso le dodici e trenta Emiliano riuscì a riprendere la sua prima illuminante lezione: <<Li vedete quei bimbi che escono da scuola gridando allegramente? Possibilmente sperando di non essere investiti da nessuna macchina come invece è successo adesso...beh, pazienza.… ce ne sono tanti...uno più uno meno... Ecco, anche loro hanno fatto la loro parte nel grande cammino della scienza. Questa ve la voglio proprio raccontare: il primo giorno che venni in questo istituto sbagliai aula e capitai proprio alla materna. Notai subito che quegli studenti erano molto più svegli di qualsiasi altro che mi era capitato di vedere nei miei oltre 30 anni di insegnamento, anche se è vero che i miei primi 10 furono dedicati alla lettura di racconti alle piante di soia nel giardino botanico della facoltà. Era una procedura sperimentale per cui queste dovevano crescere più rigogliose ed evolversi meglio se qualcuno parlava loro. Così io arrivavo puntualmente alle nove del mattino col mio libro di favole sottobraccio. Sentivo le piantine eccitatissime quando il racconto stava per iniziare e non fiatavano fino a quando non era finito. Cominciai con semplici favole per bambini, ma poi le mie letture si fecero più impegnative e solo i germogli più svegli riuscivano a seguire le mie lezioni. Gli altri venivano inesorabilmente sbattuti fuori e piantati nel campo prospiciente la serra. Mi dispiaceva molto vedere quegli studenti sbandati che venivano estromessi dal ciclo di apprendimento, ma non potevo fare altro per loro, non potevo restare indietro col programma! Clementina, la quarta radichetta del secondo ripiano, terzo scaffale a destra a partire dalla porta si laureò di lì a pochi anni con una tesi su se stessa. Queste sono soddisfazioni... ma di cosa stavo parlando? ...ah sì ora ricordo, io e gli scolari dell'asilo costruimmo il più grande campo magnetico della galassia. Perfino il Re della Via Lattea si complimentò con noi, fui convocato proprio quella sera, mentre rincasavo dopo una serata con gli amici al bar. Un disco volante si fermò sopra di me e un raggio luminoso mi materializzò a bordo. Feci un viaggio di qualche centinaio di anni luce in pochi secondi e presenziai al grande ricevimento organizzato in mio onore. Assaggiai dei vinelli locali niente male intrattenendomi con le più alte autorità galattiche 16 poi a fine serata mi riportarono nel mio letto dove mi svegliai beato la mattina dopo. Beh, sapete qual è il mio consiglio per questo corso che state per iniziare? Prendete esempio da loro! Ovviamente in tutto tranne per il fatto di non dare la mano alla mamma! Se no finite come quella purea di cervello sul paraurti di quel fuoristrada, che tra l'altro mi sembra di riconoscere, è quello del mio assistente....>> Era davvero l'assistente di Emiliano, il suo nome (o soprannome, ma questo non lo capimmo mai) era 'Il Malato'. Primo giorno di scuola, ma anche di mensa; ci venne dato il nostro bigliettino per il pranzo, sul foglietto, che deciframmo mesi dopo in aula microscopio, era scritto: Menu' Cavie Umane (in caso di ingestione accidentale procedere immediatamente alla lavanda gastrica). Prendemmo in nostri vassoi e li caricammo il più possibile, poi ci accomodammo ad un tavolo occupato da 'Carne Morta' un oscuro individuo potenziale suicida. Chiacchierammo con lui del più e del meno; di come due meno fanno un più, e di come sia logica la cosa, visto che per il meno ci vuole una sola stanghetta mentre per il più ce ne vogliono due. Poi lui uscì in preda al panico tentando di sfondare la porta della mensa. Probabilmente aveva intravisto la verità. Il pomeriggio fu una mezza delusione. Noi tutti credevamo che avremmo cominciato subito ad usare i computer astrali. Invece il Prof. Rossi dal maglioncino omonimo ci tediò con 3 ore di teoria. I computer astrali non sono come quelli normali... e bla bla bla.... i computer astrali non hanno tasti, ma infiniti silenzi.... e bla bla bla.... i computer astrali non hanno schermo, ma supernove sfavillanti.... e bla bla bla... insomma, neanche un programmino ci fece fare. Io e Gatto ce la svignammo prima della fine. Così, tanto per prendere una buona abitudine. 17 Il giorno dopo Il secondo giorno ci ritrovammo quasi tutti nell'atrio dell'istituto prima delle lezioni a scambiarci impressioni sul nostro esordio scolastico. Io preferii scambiare quadri impressionisti con l'addetto alla biblioteca. Poi quando ci appropinquammo alla porta dell'aula trovammo un cartello ad attenderci. DA OGGI LA SCUOLA CON SECONDI FINI IN ASTROMATICA (della durata di due anni) SI TRASFORMA IN DIPLOMA UNIVERSITARIO IN METODOLOGIE FANTASCIENTIFICHE (durata anni 3 + 4 di fuori corso obbligatorio + tesi in internamento di durata incalcolabile) A fine lezione passare in portineria per il pagamento anticipato delle quote di iscrizione. (chi non fosse provvisto di contanti può pagare in reni o retine) Fu allora che capimmo che avevamo commesso un grave errore iscrivendoci a questa scuola. Eh sì, perché in tutti gli altri corsi si poteva pagare anche in tessuto epiteliale, bulbi tricogeni e testicoli! I gesti plateali non tardarono ad arrivare. Dell'aula 666 (uno stanzino a cui si accedeva attraverso un tetro sottoscala) si udirono urla disumane e, alla fine della prima ora, degli studenti in essa contenuti non rimase altro che macinato pronto, usato dal vicino fast-food per cucinare tondini di carne da inserire in panini al sesamo. Tutto il secondo anno di corso decise di farla finita in quel modo, gettandosi nel tritacarne elettrico usato per le ore di polpetteria. Per quanto riguarda noi novellini, le nostre lezioni si aprirono quel mattino con un pubblico suicidio. Carne Morta estrasse la sua pistola giocattolo e se la svuotò in gola. Il caso volle che qualcuno... molto burlone... l'avesse scambiata poco prima con una vera 44 magnum. Risultato: schizzi di sangue e cervella per tutta l'aula. Nello stesso momento Moncherì estrasse il pistolino del suo compagno di banco e poi lascio alla vostra fantasia il seguito. Il dilemma per il primo anno di 18 corso fu il seguente: “Who will be the next?” Elaborammo una teoria di un oscuro complotto facente capo a una setta satanista in via di estinzione: 'I Figli del Cognato della Zia da parte di sua Mamma di Satana'. Qualcuno (forse il De Umbertiis?) aveva stipulato un patto con gli inferi per sacrificare gli studenti dei suoi corsi in cambio di favori divini per la propria carriera universitaria? L'alunno sacrificale successivo venne individuato in Richard, forse per via dei suoi capelli rossi, o per la sua giacca a vento inesplicabile con lo sponsor di una nota marca di turbo-trattori in bassorilievo. La sera stessa lo incontrammo casualmente in stazione. Anche lui attendeva il treno che lo avrebbe riportato alla sua dimora. Richie viveva alla Città della Nebbia. Ecco perché andava sempre in giro con un faro alogeno nella borsa! Un giorno verso fine anno fummo invitati a cena a casa sua. Era giugno o luglio, non ricordo bene. Appena scesi dal vecchio treno usato nella tratta da lui percorsa attendemmo che lo sbuffo tipico delle locomotive a vapore si diradasse e ci facesse vedere la sua ridente cittadina. Non successe mai. Sul suo paese persisteva infatti una nebbia perenne che si tagliava col coltello, si infilava con la forchetta, e si sorbiva col cucchiaio. Girando a tastoni per le vie del paese tutti in fila dietro di lui giungemmo alla sua casa. La sua famiglia si era appena radunata per la cena. Mamma Marion stava preparando in cucina, mentre papa' Howard leggeva il giornale sul divano, dopo aver passato una dura giornata in ferramenta. Fummo chiamati tutti a tavola e non si sa come, dal nulla sbucò un certo Artur Fonzarelli che indossava sempre un giubbotto di pelle nera e sfoderava un sorriso a tutta dentiera rivolgendo il pollice verso l'alto. Dal piano di sopra scese anche la sorella di Richard, di cui non ricordo il nome preciso, ma che l'omino giubbotto-munito salutò con il seguente epiteto: <<Hey... Ciao Sottiletta!>> Poi al momento del dolce piombarono in casa i due migliori amici di Richard: Ralph e Potzi. Ralph ci raccontò le sue famose barzellette sporche e ci fece sbellicare con i suoi occhiali alla Groucho Marx. Poi andammo tutti nel locale più rinomato del paese che si chiamava Arnold's; lì Potzi si esibì con il suo gruppo. Ballammo, bevemmo, facemmo la pipì in un ufficio, ed imparammo ad accendere il JukeBox con un pugno. Fu una serata divertente. N.B. Tutti i personaggi citati in questo capitolo sono assolutamente reali. Non crediate che io sia uso copiare i personaggi che so, da serie televisive degli anni '70! 19 Capitan Porackt Ricordo come fosse ieri la prima lezione di Fisica Quantistica! In effetti era ieri, me la sono guardata su un sito Internet in pausa lavorativa, tanto per rilassarmi un po'. Non ne potevo più di avere il cervello in tilt per concetti troppo difficili quali ad esempio il CAPS LOCK! Ma ora non vi voglio parlare di questo, voglio narrarvi invece della prima lezione di Fisica Iperspaziale, il corso tenuto da Capitan Porackt. Quando si presentò a noi, era l'unico professore del primo quadrimestre che non avevamo ancora incontrato; ci avevano detto infatti che era di ritorno da un viaggio. Tutti pensammo di vederlo arrivare in camicia hawaiana, bermuda, occhiali da sole e abbronzatura tropicale; invece dopo aver udito pesanti passi lungo il corridoio, un'armatura dai colori cangianti e dal pesante scafandro entrò in aula barcollando. Con uno sforzo immane e dopo alcuni tentativi falliti, finalmente riuscì a togliersi il casco. <<Ah, le Lune di Orione! Quando ci vai non vorresti più tornare!>> Notammo subito che in quell'individuo c'era ben poco di umano. Orecchie che parevano uscite da una macchina per fare i ravioli e macchie sulla pelle che rasentavano la luminescenza, lo contraddistinguevano. Per non parlare delle sue bizzarre calzature alla romana (nel senso di Roma Antica, non pagate condividendo la spesa con gli amici) imbottite con calzini in crine di triceratopo. Ci salutò con un gesto convenzionale e si mise immediatamente a scrivere alla lavagna: quando ebbe finito e le scritte incomprensibili si poterono ammirare in tutta la loro ermeticità, si girò verso di noi e ci guardò con aria perplessa: 20 <<Qui det gai loat-e qui det-cat ray-o, …mhh volevo dire, ma su che pianeta siamo qui?>>. <<Dovremmo essere sulla Terra>>. Si affrettò a precisare l'uomo vestito in kilt, con l'evidente scopo di accaparrarsi subito la simpatia del professore. L'uomo in gonnella si chiamava Uomo Avunio. Ma le origini etimologiche e l'araldica di questo cognome mi sono tuttora ignote. Tuttavia sapevo che aveva qualcosa in comune con me e Gatto. Lo realizzammo nei mesi successivi, facendo tutti i giorni insieme il viaggio per giungere all'istituto. Era lui l'elemento mancante del nostro trio di supereroi! I Super Tre! Questi i nostri superpoteri: Gatto riusciva a saltare dalla luna fino in cima alle scale, arrampicarsi sul cielo stellato, dire arrivederci e volare via. Uomo si poteva trasformare in cane (prevalentemente morto) e viceversa. Se credete che questo non sia un gran potere non sapete cosa può combinare un vero ‘cane morto’. Pipistrello Tetellìo (che ero io) aveva un nome dal significato astruso che incuteva da subito un certo timore. Altri superpoteri non mi erano noti. Non c'era cosa che i SuperTre non riuscissero a fare, non c'era nemico che non riuscissero a sconfiggere. Memorabile fu la battaglia finale contro il Cattivone dei Cattivoni. Il suo obiettivo era come per tutti i cattivoni che si rispettino, dominare il mondo. Per far ciò aveva messo in atto un piano a suo dire infallibile. Legarsi la Terra con una catena alle braghe e usarla come portachiavi in modo da poterla riscattare per usucapione dopo 10 anni. Ma non aveva fatto i conti con i SuperTre! Al grido di: “3X2, paghi due prendi tre!” i nostri eroi rubarono tutte le bombe atomiche del mondo e le fecero esplodere. Così il Cattivone dei cattivoni morì per la radioattività! E poi i SuperTre volarono via verso il tramonto a bordo della loro SuperAuto Volante, musica, titoli di coda, riquadro sulla sinistra con errori e scene tagliate. Nella prima lezione Porackt non spiegò molto, si presentò semplicemente alla classe rivelando la sua vera identità. Lui era un capitano di vascello spaziale, aveva viaggiato per l'universo in lungo e in largo e capitava di sovente nella nostra galassia. Ci narrò che la sua nave era l'ultima superstite della flotta Avarennia; una leggendaria armata, che durante lo scontro decisivo per la supremazia di non so quale antico agglomerato stellare, scatenò il Big Bang. In pratica l'astronave di Capitan Porack era il più vecchio oggetto dell'universo, anzi, era più vecchia dell'universo stesso! Non era fatta di materia o almeno non della materia che conosciamo noi. Al posto di protoni-elettroni e neutroni 21 aveva i teplodi , particelle elementari formate da agglomerati di quark strange. Questi si univano insieme come i mattoncini lego. La materia così formata ha nell'universo conosciuto effetti macroscopici sorprendenti: ad esempio poter avere capelli intercambiabili; unico particolare un po' antiestetico, il pirolo al centro della testa. Per arrotondare, Porackt aveva accettato il posto da professore nel Diploma in Metodologie Fantascientifiche. Era l'unico modo di mantenersi nei suoi piccoli soggiorni sulla Terra, l'unico pianeta dell'universo conosciuto dove esiste il denaro, dove le cose non sono di tutti, dove le persone sono egoiste e non condividono niente. 22 Cyclooòneeee! Questo urlo strozzato avreste potuto sentire se vi foste avventurati per i corridoi della facoltà di Metodologie Fantascientifiche in un orario compreso fra le 13 e le 14, corrispondente alla pausa pranzo giornaliera; ma a dirla tutta anche in ogni piccola pausa fra un frammento di spiegazione e un altro. Pause che noi studenti ci prendevamo arbitrariamente e in modalità pseudo-casuale. Anche nella malaugurata ipotesi che l'aula del Cyclòne fosse già occupata, alcuni temerari continuavano le loro partite alla ricerca del super-jackpot, noncuranti che le lezioni fossero già iniziate e che la prof.ssa Insalatina stesse già spiegando. Ora vi domanderete cos'è questo benedetto Cyclòne; ve lo spiego subito. Dopo alcuni giorni di corso, tutto l'entusiasmo con cui avevamo affrontato le prime lezioni se n'era già andato. Niente più suicidi in classe, niente più nuovi professori da conoscere o nuove aule da esplorare. (A dire il vero non salimmo mai al piano nobile dell'istituto, si narrava che lì vi fossero lussuosissime stanze con arazzi alle pareti, broccati, mobilio con rifiniture in oro zecchino, argenteria perfino nei bagni. Nonché la sede dell'ambasciata del Re di Babilonia. Un tale Nabuccodonosor che si narrava bevesse champagne a fiumi, ne poteva contenere fino a 15 litri! Eravamo troppo in soggezione di fronte a tanto sfarzo per salire fin lassù, quindi quei luoghi li considerammo tabù e non ci pensammo più.) Un giorno arrivammo in classe con leggero ritardo, per esserci soffermati a far colazione in una scavetteria del centro; era in programma l'ennesima lezione di astromatica e la cosa ci rendeva alquanto annoiati. Ancora di esercitazioni pratiche con i computer astrali non se ne vedevano, la spiegazione del prof. Rossi dagli omonimi maglioncini sembrava non terminare mai. Giunse proprio a fagiuolo la pausa di metà mattina. Ad un certo momento notammo che Bigiaster Disaster era intento a prendere a pugni un vecchio monitor. Subito ci domandammo quale mai potesse essere il motivo del suo infervoramento nei confronti di quel povero apparecchio. Quando l'orizzonte dello schermo venne oltrepassato dalla linea di confine del nostro campo visivo, capimmo tutto. Bigiaster stava facendosi una super partita a flipper! Era un flipper virtuale ovviamente, ma rimanemmo subito colpiti dall'accuratezza di quel prodotto software. La pallina non era quadrata come nei simulatori con cui era già 23 capitato di misurarmi! Come in tutti i flipper che si rispettino erano previsti numerosi bonus, special, ultra, iper, tera. Eccoli nell'ordine: Bonus Generico: era ottenibile accendendo tutte le lucine che formavano la scritta: "IO SONO UN BANALISSIMO UOMO". 500 Punti Bonus Gallata: era ottenibile accendendo tutte le lucine che formavano la scritta: "CINNININ". 2000 Punti Bonus Malus: in caso di scontro fra pallina e veicoli provenienti da destra il premio della assicurazione sale di 1000 punti. Half Ball: amavo quel flipper proprio per queste situazioni estreme; tutti gli altri ti proponevano un banale multiball con tre, quattro, cinque palline impazzite che schizzavano in ogni direzione. Con l'Half Ball invece la palla non arrivava mai giù, a volte si incastrava e bisognava spegnere, smontare il vetro e toglierla di mezzo a mano. E considerate che questo era flipper virtuale! 2 Balls: era un bonus un po' noioso a dir la verità. Funghetti: allucinazioni per 10000 Punti Rampa sopraelevata: Permetteva alla pallina di sorvolare tutto il flipper senza toccare niente. Zero punti. Rampa 'giro della Morte': ve lo devo spiegare? 500 punti Rampa 'giro delle Morte': la pallina si aggira fra respingenti a forma di lapide.. ovviamente tombe femminili... 100 punti a morta Rampa 'giro di vite': la pallina si attorcigliava su se stessa seguendo la regola della mano destra. (N.d.A. questa battuta la puoi capire solo se sei un fisico) E ora i bonus a tema: The Tower : come tutte le favole che si rispettino una bella principessa era richiusa nella sua torre; il nostro compito era mandare la pallina su per le scale a chiocciola fino a spiaccicare la bella contro il muro. 5000 Punti. Twin Towers: di principesse qui ce ne sono due. 10000 Punti. Anjii Magic Tower: era una torre un po' magica a un po' Anjii anche. Red Lights: Selezionando contemporaneamente le 4 luci rosse ai 4 lati dello spazio di gioco, omini e donnine nude invadevano il flipper... ovvio che questo provocasse grande distrazione nei giocatori. 69 Punti. Scream the Ice Cream: erano presenti diversi coni gelato; da 2000 punti, da 3000, da 3500, con panna montata + 500, con cialda 4000. Gazosa with Ice and Popcorns: decisamente un abbinamento da evitare -10000 punti. Happy Hours: colpendo tutti gli smile disseminati per il flipper non succedeva niente… pero' eri più felice. Anche perché, se non lo facevi, messaggi 24 subliminali orrorifici sarebbero stati proiettati sullo schermo e si sarebbero inculcati nella tua coscienza per sempre. Tuttavia quello che diede a quel flipper un alone di leggenda fu il mitico Jackpot Cyclòne. Nessuno riuscì mai ad ottenerlo in tutti i nostri anni di permanenza, ed è proprio quello il più grosso rammarico che ho del periodo passato all'università. Si narrava che una porta spazio-temporale si sarebbe aperta ed avrebbe risucchiato tutti in una dimensione da favola, dove saremmo vissuti felici e contenti per l'eternità. (Per maggiori informazioni vedi 'Le sperticate avventure di Jack Klaardastian e dei suoi conoscenti') Come ottenere il Cyclòne: Dopo qualche ora di partita dovreste notare al centro del flipper un puntino luminoso lampeggiante...non premetelo assolutamente o il monitor potrebbe collassare inghiottendo l'universo... ..continuate invece ad accumulare punti con i vari bonus elencati in precedenza. Tentate di pescare il Jolly. Ovviamente non ci riuscirete al primo colpo, e neanche al secondo. Forse non ci riuscirete mai. Ma è un tentativo che va comunque fatto. Se raggiungete la soglia dei triliardo di punti state molto attenti, il flipper non segna più di 999.999.999.999, quindi rischiate che i rulli ruotando tutti contemporaneamente e pesantemente riportino il vostro punteggio a 0. Munitevi quindi di un pallottoliere 'segnatriliardi' che comproverà al mondo la vostra performance. Questo avrà anche un altro scopo. Il pc infatti terrà conto della pallona trigliardosa sul vostro pallottoliere (più ne avete meglio è), e provvederà ad aprire passaggi segreti inediti, passando attraverso i quali si potrebbe arrivare a scatenare un uragano. Un uragano tuttavia non è sufficiente in quanto composto da un normale ciclone. Per ottenere il Cyclòne aggiungere sale, un po' di pepe e una spruzzatina di tabasco….....a questo punto urlare <<CYCLÒÒÒNE!!>> ..e dovrebbe essere fatta per voi! 25 Un mattino qualunque del primo anno Era mattino, un mattino aulente di immondizia putrefatta… ma pur sempre aulente. Era d’obbligo passare accanto ai bidoni della spazzatura, spingendo la bicicletta a mano, per uscire dalla via dove risiedevo. Tuttavia risultava uno scherzo per me trattenere il respiro per ventisette o anche ventotto secondi; d'altra parte ormai ero quasi un super eroe. Proprio il giorno prima, alla lezione di 'Volo a Leva', avevo battuto il record dell'Istituto scavalcando con un sol balzo il palazzo di fianco. Fors'anche perché ero in coppia con The Biggest Man in the World, che azionò il dispositivo con tutta la sua forza. Il risultato non fu altrettanto soddisfacente quando ci scambiammo i compiti. T.B.M.I.T.W. fece un balzo di pochi metri andandosi a schiantare sull'auto di Antonino Piana, che a quel tempo frequentava ancora le lezioni con noi. Passato il pericolo 'olezza di mondezza', salii alla bersagliera (vedi 'Il secondo tragico Fantozzi') sul mio velocipede e mi scapicollai verso la stazione FS senza timore che l'asfalto assai umido potesse provocare un qualche sinistro con auto o motoveicoli provenienti da destra. Avevo dotato la mia bici di un sistema di frenata pneumoassistita e sentivo il mezzo completamente sotto controllo. Mastodontici truck da trasporto di scorie radioattive mi passavano a pochi millimetri, ma io non vacillavo. Temerario, affrontavo la via maestra per guadagnare quei pochi minuti necessari per non 'rater le train', ipotesi quest'ultima che avrebbe avuto una disastrosa conseguenza sul mio piano di studi giornaliero: Ore 9-11 Architettura dei Frullatori con il Prof. Emiliano De Umbertiis: fu una lezione illuminante, comprensiva di dimostrazione pratica dove sacrificammo la merendina di Antonino Piana, consistente in due banane; una ciliegina fu messa gentilmente a disposizione da Moncherì. Ore 11-13 Posologia delle Droghe Leggere (e nelle droghe suddette erano comprese cannella e chiodi di garofano): a tenere questo corso era il braccio destro di Emiliano, Il Malato, che ci illustrò gli effetti delle suddette droghe meglio di chiunque altro avrebbe saputo fare. Ore 14-17 Esercizi di Astronautica. Giorno dedicato alla centrifuga. Come molti altri anch’io uscii vomitando… ma il prof. ci assicurò che questo effetto sarebbe passato dopo le 10 ore ininterrotte di tale trattamento previste a fine corso. 26 Arrivato alla stazione, resi inespugnabile da attacchi esterni il mio mezzo di locomozione e salii le scale che mi portarono alla sala d'aspetto sopraelevata, come tutto il resto del mondo ferroviario. Lì trovai i soliti attendisti. La loro vita era fatta di questo, almeno ai miei parziali occhi. Era un eterogeneo gruppo di svariate età, conformazioni fisiche e modi di camminare. Anch'io ne facevo parte senza rendermene conto. Quel giorno il treno partì troppo presto; giusto il tempo di correre fortissimo sulla banchina, spiccare un balzo felino e aggrapparmi con le unghie ad un finestrino aperto dal quale mi calai all'interno del vagone. Nei secondi successivi scoprii che il rapido era in fase di rallentamento, era solo arrivato un po' lungo. Il convoglio passava tra lande nebbiose e parcheggi sterminati, paesini di campagna e campagne di paese, senza mai essere veramente veloce. Era solo la prima parte del mio viaggio, le rotaie mi conducevano nel cuore della città e si congiungevano ad altri binari. Poi ci si fermava nel retro della stazione e tutti scendevano. Alcuni con destinazioni urbane e altri che come me dovevano continuare il loro percorso su strada ferrata. Quel giorno nel mio scompartimento c'era una ragazza dormiente. Ero entrato in punta di piedi per non svegliarla, ma poi visto che occupava tre posti e non c'era spazio per sedersi la buttai giù a calci in culo! Sto scherzando, non sono così cattivo. Le feci solletico sotto i piedi con una piuma di pavone e lei mi lasciò un po' di posto dove riuscii a sedermi. Quando fummo arrivati al capolinea si svegliò. La seguii come un automa. Fortunatamente era diretta proprio dove andavo io. Altrimenti mi sarei tranquillamente ritrovato a Nuova York. Attendemmo insieme la coincidenza, era un giorno privo di compagni di viaggio per me, forse per motivi non dipendenti dalla loro volontà. Questo mi permetteva di muovermi indisturbato fra stazioni ferroviarie di linee morte, negozietti del centro, chiese rinascimentali, pinacoteche del dopolavoro ferroviario, senza che i miei compagni mi tirassero per i capelli perché era tardi e la lezione era già iniziata. Decisi che non avrei mollato la ragazza per niente al mondo, n i e n t e a l mondo! Era scesa a Città Regia proprio come facevo io tutti i giorni. Tuttavia si attardò per molto sulla banchina. Non era previsto l'arrivo di altri treni, se non uno che sarebbe ritornato esattamente nel luogo da dove venivamo. Che senso aveva il suo ostinarsi a persistere in codesto luogo? La conclusione alla quale arrivai fu la seguente: lei era la 'fancazzista' per eccellenza! Si era incantata a contare i ciottoli sulla massicciata fra una traversina e l'altra. Da amante della statistica non potei che approvare questa scelta. Pensai volesse stimare quanti sassi erano occorsi per costruire tutta la linea, la sentii dire: 27 <<…diciassettemilaquattrocentocinquantatre…diciassettemilaquattrocentocinquantaquattro… per oggi basta. >> ed annotò il numero su un foglio. Poi si incamminò, non in direzione del sottopasso, ma dalla parte opposta, dove il cemento si dileguava in un groviglio di binari. Continuò ad incedere fino a che diventò per me solo una minuscola stanghetta gialla in lontananza. Sì gialla. Perché indossava un top giallo tutto lavorato all'uncinetto che lasciava intravedere la pelle nuda. Con quello le verrà un'abbronzatura veramente rivoluzionaria! Pensai. Quando fu veramente lontana, tanto che nessuno l'avrebbe più notata, l’irrazionalità si impadronì del mio corpo e mi misi al suo inseguimento. Anch'io arrivai nella zona ferrata. Solo sassi, traversine e acciaio. Qua e là spuntavano le leve degli scambi manuali. Ne azionai alcune a caso provocando deragliamenti e girotondi imprevisti di treni diretti. La ragazza era giunta dove esistevano solo magazzini ferroviari. Sembrava che nessun essere umano fosse atto a muoversi in quei luoghi inospitali. Grosse pale meccaniche si spostavano per le vie di ferro di quel mondo che non camminava, non strisciava ed era sobrio. Ella si imbucò in un vagoncino per il trasporto dei minerali drogati. Droghe pesanti. Poi scese al volo salendo su un nastro trasportatore che ridiscese fino a raggiungere la cima di una montagna artificiale di scorie. Scivolò giù di nuovo e giunse ad una spiaggia sabbiosa su un laghetto morto dal colore simpatico. Il riverbero proiettava ologrammi all'uva tutt'intorno. I raggi non abbronzavano. Sotto c’era una piccola capanna di paglia, dove vendevano sigarette e anche bicchieri di orzata. Lei si fermò lì a fumare e al tavolino la raggiunse un tricheco dai denti intarsiati. Li aveva venduti prima della sua morte a un avorista che si era messo avanti col lavoro. Parlavano di pesca grossa nel mare di 'Poi ci Vado'. Anche a me sarebbe piaciuto e infatti ...poi ci vado. Però non solo, ci andrò con lei. Mi distrassi un attimo e lei era di nuovo in viaggio. Ora imbarcata su un vaporetto che si inabissò appena dopo che io riuscii a salire. Navigò nel sottomare lercio e colorato dove i pesci sono macabri e si nascondono fra le ortiche. Volevo chiederle come si chiamava, ma era sempre impegnata a parlare con altri passeggeri. Come il lungo uomo col cappello a 'caffiro' che sbuffava vapori di sodio, o il corto antropoverde che non era così solo perché si vestiva completamente di bianco, non capivo come non si sporcasse neanche un po’. Non aveva macchioline neanche piccole picciò. Capolinea del viaggio era un porto di mare. Pirati che non mi vedevano passavano accanto a noi tutti. Erano come ombre di allegri carnevali. E lei era 28 ancora in viaggio. Ora correva sul pontile, sempre più stretto e con la particolarità di non giungere mai a riva. Ballava, ballava, sempre più. Tutti danzavano lì e ondeggiavano assieme in un moto armonico, fino a che si rimbalzò tutti su una gomma che profumava di caffe'. Caffe' per tutti, ma non per me. Io non lo prendo mai. Presi invece un taxi: <<Segua quella ragazza!>> E lui si impegnò davvero, non la persi mai di vista, ma la cecità era inevitabile in quel posto. Quando scendeva la sera che usciva dal basso però. Più la seguivo e più rimanevo affascinato da questa tipa che non aveva meta. O almeno apparentemente. Dove mai si stava dirigendo? Continuavamo a vagare per luoghi di transito, fra melasse guadabili e steli in piena costruzione. E più strada facevo al suo seguito più la mia curiosità aumentava a dismisura. <<Nessuno su questa terra riuscirà a farmi desistere dal seguirla!>> queste furono le parole esatte che pensai. Arrivò infatti Capitan PoracKt che mi diede uno strappo sul suo caccia stellare fino al Fichissimo Istituto. 29 Quella volta che salvammo il mondo Come tutti i giorni o quasi, eravamo in fila in uno dei tanti corridoi del Fichissimo Istituto. Procedura tanto necessaria quanto soporifera. La F.I.F.A. era infatti dotata di un rivoluzionario sistema per rilevare le presenze: il primo giorno ci fu assegnata una tavoletta di pietra completamente liscia del peso di circa dieci chilogrammi (ce la dovevamo portare dietro ovunque perché il suo smarrimento avrebbe comportato il ritorno sul Monte Sinai per farsene dare un'altra). Ogni mattino un impiegato appositamente stipendiato avrebbe posto una tacca con il suo scalpello griffante. In questo modo a fine semestre sarebbe stato possibile per Eudizio Torrentelli contare tutti i fori e sapere a quante lezioni ogni singolo studente aveva presenziato. C'erano tuttavia molti modi per evitare questa spiacevole limitazione alla nostra libertà. Per ovviare al fatto di doverci portare i 10 kg sulle spalle tutti i giorni, nascondevamo le tavolette in bagno. Ideammo una complessa struttura autoreggente che ci permetteva di posizionarli in bilico sulle pareti divisorie dei cessi, nonché di arrampicarci per spiare le ragazze. Poi esisteva sempre il metodo del 'timbri tu per me': avevamo costruito appositamente mezzibusti cartonati visti di profilo che spinti da motorini elettrici passavano bel belli dinanzi all'impiegato senza che questi dubitasse di nulla. Le sagome risultavano alquanto somiglianti in quanto fotocopiate dal nostro esperto Gatto Tabiunio. Il Gatto passava la maggior parte del suo tempo nella sala fotocopie per soddisfare la sua sete di conoscenza. Ogni testo che gli capitava a tiro veniva fotocopiato, rilegato, catalogato e finiva nella sua immensa biblioteca casalinga. Tutto questo senza pagare neanche una lira; Tabiunio aveva infatti conquistato la sala fotocopie dopo una guerra di tre giorni col bibliotecario (vedi: LA GUERRA DELLE FFFOTOCOPIE). Si narra che a fine corso gli abitanti del suo paesino si scaldarono per numerosi inverni con la carta accumulata dal Tabiunio. Per creare le sagome cartonate era tuttavia necessario fotocopiare direttamente gli individui originali. La macchina era di quelle che fanno passare il foglio originale in un complesso sistema di rulli per poi risputarlo fuori dopo pochi secondi nell'esatto orientamento con cui è entrato. C'era la possibilità di rimanere incastrati all'interno della fotocopiatrice, eventualità quest'ultima che 30 avrebbe comportato l'irrimediabile perdita dell'originale, ma era un rischio che dovevamo correre! Espletata questa noiosa procedura burocratica, entrammo in classe. La prima lezione di quel mattino era Fisica Iperspaziale, tenuta ovviamente dal nostro eroe, Capitan Porakt. Il suo nome era chiaramente alieno, ma non sapevamo da quale pianeta venisse, alcuni ipotizzavano addirittura da un'altra galassia. Quando tutti fummo seduti ai nostri posti, azionò il congegno di autodistruzione del mondo e poi affermò: <<Avete solo due ore per disattivarlo!>> L'esercitazione in programma per quel mattino era iniziata. Dagli indizi lasciati sulla lavagna dedussi che la chiavetta di spegnimento era situata sul pianeta Marte. <<Dobbiamo assolutamente trovare un'astronave.>> dissi ai miei compagni Uomo Avunio e Gatto Tabiunio, che stavano vanamente tentando di congelare il congegno con l'azoto liquido usato da Max Weber per conservare i suoi tessuti epiteliali. Scendemmo nel parcheggio calandoci dalla finestra e, girando l'angolo, la trovammo. Aveva la forma che ci aspettavamo, la stessa che era descritta nel famoso fumetto dedicato al nostro professore. Il portellone ci stava aspettando spalancato e, appena fummo a bordo, si richiuse dietro di noi. Il capitano era al suo posto, seduto sulla sedia di comando. Ci sistemammo alla plancia. Io navigatore, Gatto alle manovre, UomoAvunio alla postazione scientifica. Calcolai la rotta per Marte e in men che non si dica sfrecciammo nella stratosfera. <<Merdazza!! Per essere di ritorno in tempo dovremo l'Ultravelocità!>> imprecai. <<Ma sei sicuro che esista una cosa del genere?>> obiettò l'Avunio. attivare Il capitano sghignazzando ci fece capire che avremmo dovuto cavarcela da soli. <<Tutte le astronavi che si rispettino hanno l'Ultravelocità. Tutte le serie televisive ne parlano e non credo proprio che in televisione raccontino frottole!>> <<Hai ragione! Se lo fanno vedere in Tv deve essere per forza vero!>> 31 <<Dai cerca il bottone, da qualche parte c'è per forza!>> Rovistammo su tutto il cruscotto della Porackt III, ma niente pulsante desiderato. Aria fredda, aria calda, caffè caldo, caffè freddo, lavaggio vetri, espulsione sedili... Per fortuna eravamo già arrivati ed atterrati. Ricademmo poco più in là sul soffice suolo marziano. Ci rimanevano 76 minuti per trovare la chiave e tornare sulla terra. Ne passammo 71 a giocare ad un videogioco mangiando liquirizie in un barettino marziano per marinatori di scuola: il BarBuco. Fortuna volle che la chiavetta del congegno era proprio quella che apriva anche il bagno del locale. Il Tabiunio la chiese al barista per espletare le sue funzioni corporali represse durante il viaggio spaziale e la conseguente partita al videogame, un rarissimo ‘shoot em up’, dove un’astronave del tutto simile a quella del Porack veniva condotta affrontando mille nemici verso il Pianeta Madre, per salvare il mondo minacciato da un congegno di autodistruzione. Una trama già sentita da qualche parte, ma non ricordo dove. Alla fine tutto si risolse per il meglio. Il mondo venne salvato, per la gioia dei produttori di rotelle di liquirizia. 32 L’Odissea di Uomo Avunio Tutte le mattine ero solito recarmi all’Istituto, accompagnato per gran parte del tragitto dal mio amico Gatto. Fin dai primissimi giorni di corso tuttavia, un altro personaggio si aggiunse alla nostra piccola comitiva di pendolari dello studio: Uomo Avunio. Questi infatti capitava proprio alla nostra fermata del treno e veniva ivi salutato la sera. Quello che non conoscevamo nel dettaglio era il suo percorso prima di giungere all’appuntamento ormai quotidiano ed immancabile con noi. Un giorno ci raccontò di come detenesse il guinness dei primati nel cambio di mezzi di trasporto per andare a scuola. Ogni tratto o quasi della via era abbinato ad un apposito abbonamento che garantiva il transito su quel determinato mezzo. Avunio abitava a Plan De Castagnes, una località montana inaccessibile alla civiltà. Aveva stipulato nell'ordine: abbonamento allo 'scuolabus degli orsetti', unico mezzo di trasporto pubblico del comune, che lo passava a prendere sotto casa e lo portava fino agli impianti di risalita della stazione sciistica di Lago Lacco; Skipass della Valle che lo portava in vetta al Monte Mattonzo, dal quale scendeva con gli sci fino a Mezzocostano Felonzo, per prendere, con l'abbonamento alpini veterani fatto a nome di suo nonno, la Funicolare delle Sette Cime. Alla terza cima, Cima Cimòn, c'era la coincidenza col trenino a cremagliera della Val Di Pon che lo conduceva fino al paesino di Ponte di Pecchio. Da qui passava il sentiero naturalistico del Parco Nazionale della Danella, che si poteva percorrere pagando il biglietto d'ingresso e solo in compagnia di una guida (tassa rifiuti inclusa, sconti comitive). Al termine del sentiero si giungeva alla civiltà finalmente. Era qui che Uomo svolgeva la propria vita mondana, nel capoluogo della comunità montana di quella zona appenninica: Gabbenatico. Era in codesto luogo che la sera andava con gli amici al bar a scambiare opinioni sulle migliori marche di motoseghe in circolazione. Qui lasciava la sua auto nel parcheggio pubblico custodito, presso il quale aveva un abbonamento vitalizio a tariffa superscontata per residenti, in quanto l'aveva acquistata da un paesano che la teneva registrata a suo nome. Percorreva qualche chilometro sulla superstrada privata della Val del Monte col telepass della ditta presso la quale lavorava il fratello, fino a raggiungere l'imbarcadero sul Lago Gracchione. Si imbarcava con l'auto su un battello chiatta che lo traghettava dall'altra parte sfruttando i biglietti omaggio turistici 33 offerti gentilmente dalla cartolibreria Due Pini, presso la quale acquistava abitualmente il suo materiale da cancelleria. Poi alcuni chilometri ancora e giungeva alla stazione degli autobus di Selvagolada, dove si accomodava, abbonamento alla mano (dopo aver parcheggiato con i tagliandi da grattare, acquistati presso l’edicola locale che vendeva la sua rivista erotica preferita: Il giornalino di Masturbino), sui comodi sedili della corriera che lo portava fino alla coincidenza a Fregolaro con un'altra, perfettamente identica, ma di un’altra dimensione (quindi altro abbonamento). Dopo qualche chilometro scendeva quasi al volo ed entrava per un passaggio nascosto in un condotto di areazione del traforo del Predan, da cui passava l'autostrada. Qui si trattava di accendere le intermittenti di emergenza, provocando rallentamenti in galleria, e prendere al volo qualche mezzo a rimorchio su cui stare comodi fino alla successiva area di sosta. All'area di servizio autostradale usufruiva del sottopasso per cambiare direzione di marcia, quindi procedeva imbarcandosi semiclandestinamente su un autobus a lunga percorrenza proveniente dalla Bafaria, dove un suo amico pendolare teutonico, un certo Hitler (Adolf, penso fosse il suo nome di battesimo), gli teneva sempre il posto al lunedì, prestandogli il documento di viaggio fino al venerdì successivo. Per spacciarsi per lui doveva travestirsi e simulare il tipico accento tedesco. Ecco perché a volte lo vedevamo arrivare con il sottonaso sporco di lucido da scarpe; evidentemente dimenticava di cancellarsi i baffi per intero. Dopo qualche minuto di viaggio finalmente giungeva alle porte della città, dove saliva sul 17 barrato, un autobus di cui tutti ignoravano l’esistenza tranne lui e Giovanni De Simpaticis. Percorrevano insieme vie di periferia che giravano per il circondario di quella zona. Si fermavano alla Madonnina del Vignaio, dove era d’obbligo offrire come dono ombrette acquistate all’Osteria dell’Allegria. Un bel posto veramente, ci andammo a pranzare un giorno del terzo o settimo anno, in attesa del responso di un esame avanzato. Rischiammo di rimanere lì per sempre a causa della pergola senza fondo sotto la quale si pranzava in estate. Il tempo scorreva a grappoli in quel luogo tanto che chi entrava rischiava di non uscire mai più. Ricordo vagamente i personaggi che si erano accomodati a quella porca mensa. Max Weber capotavola, con Antonino Piana e Ribot al fianco. Dana Tuttatana un po’ più in là, di fronte al Testa di Cazzo, abbinamento azzeccato anche se la conversazione era a senso unico. C’era anche Germanico che era giunto con un sidecar dell’ultima guerra mondiale accompagnato da un suo amico d’infanzia, un vecchio nazista che faceva esperimenti genetici su razze inferiori. Poi l’Idiota, che nonostante non fosse del nostro anno si era imbucato. Servì comunque a tenere alta la nostra autostima. E poi altri a seguire, da Bigiaster Disaster a Amodio Spartalo, da Fabiano Adige a Reggiani (o Regiani o 34 entrambi). Una bella riunione di tutto il D.U.M.F. insomma. Fu in quell’occasione che coniammo il motto: dumfiamo in compagnia! Dopo l’Osteria, l’autobus proseguiva per tratti di campagna e frazioni; c’erano spesso sull’autobus matematici in gita. <<Guardate che bella frazione!>> dicevano. I 3 quarti dei passeggeri approvavano. Mentre i 12 ventitreesimi delle persone che prendevano quell’autobus, di solito rimanevano soddisfatte dei 3 mezzi di trasporto offerti dal comune. Lungo il tragitto si passava anche vicino ad una ghiacciaia ottocentesca. Il proprietario terriero della zona usava tenere lì le sue riserve di spumante. Lo ‘champagne delle campagne’ era il rustico nome inventato dal quel produttore vinicolo per promuovere il suo prodotto. Lo teneva in fresco sotto una montagnola coperta di folta vegetazione, dove viveva una tribu’ di ragazzini scimmia che si arrampicava sugli alberi dai rami intricati, urlando grida di battaglia. Il padrone era solito approcciare le belle contadinelle, vestito di tutto punto, nascondendo la bottiglia ghiacciata avvolta nella neve sotto i covoni di paglia, per tirarla fuori al momento giusto. Il capolinea del 17 barrato era davanti alla vecchia scuola di moderne tecnologie elettriche. Un edificio dove si era fatta la storia della lavatrice e del fornetto scaldamerende. Lì vicino era situato un Luna Park dove Uomo Avunio doveva passare a piedi, ma nei giorni in cui gli facevano male si spostava usando le attrazioni che vi erano all’interno. La ‘Casa degli Errori’ era la sua preferita. Un viaggio terrificante fra terribili errori grammaticali! Alcuni di essi sono riportati in ordine sparso su questo libro. All’altro capo del parco vi era la pensilina, lì prendeva il tram a cavalli che lo conduceva fino alla stazione dei treni, dove lo incontravamo al bar nel suo tavolino prenotato. Aspettavamo il nostro solito convoglio, che in pochi secondi ci avrebbe trasportato al capoluogo della provincia limitrofa. Poi, con abbonamento urbano ridottissimo per studenti senza speranza di sbocchi lavorativi e dopo qualche cambio volante di autobus, arrivavamo finalmente a destinazione. La fermata distava circa 300 metri dall'istituto, così Uomo ebbe la geniale idea di abbonarsi a me che lo trasportavo in spalla fino alla porta d'ingresso. 35 La guerra delle FFFFFFotocopie Nebbioso mattino di novembre. I cani uggiolavano nella brughiera. Il pallido sole non riusciva a rompere la spessa coltre grigia. Funesti presagi aleggiavano nell'aria, morte e distruzione sarebbero giunte a tormentare il mondo. Gli ignari studenti F.I.F.A. prendevano come al solito posto nelle loro polverose aule; tutto era immobile, nell'attesa dell'evento scatenante. E all'improvviso orde di soldati a cavallo di bianchi destrieri, con lance di carta ed elmi bianchi extrastrong, sguainavano le loro spade e al cielo le tendevano: <<Alla Carica!!>> gridavano. E al vento si piegavano. Spazzati via da folate gelide e maligne come il cupo inverno. La pioggia scese fitta su tutti noi e ancora altri eserciti si videro all'orizzonte. Grigi e di minacciose parole coperti. Tuttavia silenti. La guerra era lì, e ci guardava dall'alto. Pronta al giudizio di ognuno. Come un'onda giù per il pendio si riversarono, turbinando nell'aria e avvolgendo ogni cosa. Le spade intrise di sangue blu, che sparso fu a fiumi sopra quei corpi. Di tutti i colori del cielo le ferite che dipinsero sulla pelle dei cavalieri, profonde e cruciali. Nelle aule la battaglia si accese, e fumo nero si levò. Le menti offuscate da quel mare di sapere vagavano per la radura alla ricerca di un nemico, corollario della propria esistenza. Solo pagando a caro prezzo la vita salva si aveva. Scudi di mille pagine con lucenti copertine, ma lasciati a marcire sotto gambe di tavoli. Un lampo di luce su loro scendeva... questo Dio creatore che creatore non era. Nascevano cloni di carta e parevan i veri. Ma da vicino mal distinguevasi la loro faccia. Chi sarà colui che ci salverà? Chi porrà fine al nostro giogo? Chi ci strapperà da questi vampiri che l'anima ci succhiarono per anni? Come un messia era atteso il valoroso cavaliere che avrebbe liberato il nostro volere di sapere. A decine erano caduti. Sconfitti dal peso incombente di mille menti racchiuse in una serrata schiera. (dai ...trovate il significato di questa frase se siete capaci!) Ma uno squarcio nel cielo grigio si aprì! Dove prima c'era solo un’opaca foschia, un raggio di luce ci fece vedere la verità! Un sol uomo si levò a contrastare ciò che tutti ritenevano incontrastabile. Vili pusillanimi ottenevano sconticini '1 ogni 10' mendicando ai piedi del custode della 'macchina della replicazione'. Solo lui ebbe il coraggio di usurpare il potere. E lo fece in codesto mattino di novembre. 36 Le sue armi furono la costanza nella lotta. O meglio, nel martellamento zebedeico. Non lasciò scampo ai suoi avversari. Dapprima si fece fratello del numero uno, colui che teneva le redini del potere in quel preciso istante. Si alleò con lui e sgominò tutti gli altri suoi leccapiedi… Poi quando fu ben sicuro di poter assestare il colpo mortale, colpì. E fu vittoria. O' Gatto di Tabiunio, nostro eroe valoroso e Re. Tu conquistasti per noi la libertà di divulgazione. Castelli di cellulosa si ersero al tuo passaggio e la buia valle dell'oscurantismo fu illuminata da un nuovo astro, il sole della conoscenza. Rendiamo omaggio a te nostro sovrano, noi tuoi umili sudditi, ti chiediamo: facci cavalieri. Tendi su di noi la tua spada-pesce che altro non è che un tagliacarte a forma di pescespada. Noi ti saremo sempre devoti e custodiremo per te il tempio dove le parole si moltiplicano, così che tu le possa distribuire alla plebe. Tutti dovranno avere la FFFFFotocopia gratuita! Non solo l'Emiliano o quello sfruttatore di Torrentelli. I ‘primini’ pero' no! Tributi dovranno pagare negli anni a venire! Eh sì! ...che' noi combattemmo anche per loro! 37 Ribellione! Or vi narrerò della più grande trasgressione che mai fu compiuta durante tutti gli anni di corso. Consiglio la lettura solo a persone non impressionabili. L'autobus ci faceva attraversare tutti i giorni una città sconosciuta. Lo seguivamo come cagnolini ammaestrati senza mai ribellarci. Il paesaggio che vedevamo dai vetri, che riflettevano il 24.4% delle radiazioni elettromagnetiche, avrebbe anche potuto essere uno scenario di cartapesta, tanto noi non saremmo mai scesi a controllare. Avevamo imparato a memoria quella scenografia, ma non sapevamo cosa c'era dietro le quinte. E il giogo delle lezioni universitarie ci impediva di essere noi gli attori. Migliaia di vite ci passavano davanti; per ognuna di esse, il sospetto che fosse meglio della nostra. Finché un mattino nebbioso decisi di prendere nelle mani il mio destino; lo feci appena fummo transitati davanti alla fontana dell'Acqua Gialla. <<Andiamo amici, il mondo ci aspetta! Non possiamo stare tutta la vita su questo autobus... liberiamoci dall’oppressione delle regole che la società ci impone!!>> La quasi totalità dei passeggeri mi guardò come se fossi 'L'Uomo che disse tutto, ma proprio tutto!' Solo i miei due compari capirono le mie parole; senza esitare ci gettammo dall'autobus in corsa, rompendo il finestrino con uno di quei martelletti rossi. Finalmente veniva utilizzato per qualcosa di serio! Girovagammo per un po’ nei paraggi e poi, resici conto che andare a piedi è proprio faticoso, riprendemmo l'autobus e andammo a lezione. 38 Rincasando La sera era il momento in cui tutti ci sentivamo liberi. Dopo una lunga giornata passata rinchiusi ad apprendere nozioni, il viaggio di ritorno era per noi un leggero vagabondare in direzione di casa. Da quando abbandonavamo in anticipo l'ultima lezione serale con la solita scusa del treno che non ci avrebbe aspettato, a quando io ritrovavo la mia bicicletta legata con una catena peggio di un cane rabbioso, era come intraprendere un viaggio fantastico, con la testa sospesa fra le nuvole. Quella era una dimensione a parte, fatta di mezzi pubblici, fermate inattese, anticipi, ritardi; dove il mosaico del tempo non combaciava mai alla perfezione. Era facile perdersi fra gli spazi lasciati vuoti dalle tessere. E in questi spazi non c'eravamo solo noi. Erano popolati da ogni sorta di individui e di luoghi, anch'essi dotati di una vita propria. Fra i frequentatori delle lezioni non ci conoscevamo ancora tutti benissimo ed eravamo ancora usi farci i cavoli nostri. Così ad esempio ci capitava di incontrare Richard che con la sua valigetta attendeva il suo trenino privato, oppure Machmallah che tentavamo sempre di schivare come la peste bubbonica per timore che ci ammazzasse. Sull'autobus c'era spesso anche la Reggiani (o Regiani?) accompagnata sovente dalle Scaldabanco (o in questo caso dovrei chiamarle scaldaposto?), a volte ci si salutava e basta, altre invece si intrattenevano simpatiche conversazioni parlando di tutto. Ma non era obbligatorio che ci fossero dei compagni di università per interloquire con i passeggeri od i passanti. Tanto per fare un esempio, una volta in stazione venne da noi una ragazza che non sembrava molto a posto con l'uso di stupefacenti. Ci chiese: <<Fiii sapete mica che ore sono? ...e dai datemi un millino.>> Richard rispose subito per noi: <<No, non fumiamo.>> La fattorina allora capì subito con chi aveva a che fare e se no scappò a gambe levate. Si aprì però fra noi un dibattito infinito sull'opportunità di sfuttare la debolezza delle ragazze allo sbando per instaurare conoscenze bibliche e non. Considerammo che sarebbe stato relativamente facile fare leva sulla debolezza 39 di queste tipe e ottenere facilmente le loro grazie. Fu così che feci stampare delle magliette con scritto 'Io ho un millino, baby!' Purtroppo il mondo maschile non capì la genialità della trovata e queste rimasero quasi tutte invendute. La frase di Richard tuttavia fu lo spunto per un'altra disquisizione fra Uomo Avunio e Machmallah. Quella di stabilire la miglior marca di sigarette dell'universo. In realtà i due trovarono subito un accordo. Mach di solito fumava le ES, la peggior marca in circolazione, ma disse che lo faceva solo per la sua indigenza economica. La sua marca preferita era in realtà la stessa dell'Avunio (le Ambassabor de Cologne du Sable), ne avevamo visto un pacchetto in vetrina dal tabaccaio della stazione. Era rosso con le scritte in oro a 18 carati e portava impresso il sigillo reale. Di quale re non saprei. Sul treno, con i problemini di fisica affascinavamo le ragazze sedute di fianco a noi. Famoso fu il problema dell'uomo che deve salire e scendere dalla montagna trovandosi a una stessa ora sempre nello stesso posto, sia all'andata che al ritorno. Impiegammo più di un anno per risolverlo, alla fine da tutti i calcoli effettuati il posto risultò: Trattoria La Badia, 3° tornante sopra il bosco. Specialità: Tartufi Mantecati. Ampio parcheggio. Numerose furono infatti le nostre conquiste. Conoscemmo una quantità industriale di personaggi di sesso femminile; ad esempio la ragazza che pesava 150kg e fece una super dieta in un giorno. Aveva con sé una valigetta da geometra non per portare disegni o grafici, ma per contenere la carta d'identità dove la foto era un poster 1 metro per 60 centimetri, scattata ovviamente prima della dieta. Successivamente conoscemmo anche una sua amica. Questa era molto più magra di lei, tuttavia un giorno si fece dare la ricetta per il dimagrimento. Di lei non rimase più niente. L'Uomo spesso e volentieri faceva proprio il bambino. Voleva sempre sedersi nei posti posteriori dell’autobus. Una volta si mise a litigare con una tipa delle elementari. Questa sfoggiava la sciarpa di una squadra dai colori di un'opposta fazione calcistica rispetto alle preferenze dell'Uomo. Era seduta con le gambe penzolanti e stava intonando con voce da pargoletta coretti del tipo: << e Juve merda… Juve Juve merda…. O bianconeri ciucciapiselli di tutta quanta la famiglia Agnelli. >> Subito l'Uomo non ci vide più, e cominciò ad insultarla pesantemente: <<Noi abbiamo più scudetti! Pappappero pappappero!>> 40 Fu così che incominciò una serie infinita di rappresaglie fra i due che andò avanti per tutti gli anni del corso. L’Avunio non veniva minimamente intimorito dal fatto che lei sosteneva di essere amica di un famoso cantante romagnolo da balera, assurto di recente alla ribalta nazionale grazie alla sua ultima hit. Alla fine dovette però arrendersi alla bambina pestifera e lasciarle i posti tanto agognati. Spesso in stazione trovavamo seduto sulla solita panchina il barbone con la bussola. Questo strano personaggio era noto per starsene tutto il giorno a contemplare una bussola magica. Solo dopo anni che lo osservavo lo capii. La magia non è poi così facile da essere scovata. Soprattutto se si cela nelle crepe della società moderna. Il barbone con la bussola se ne sta sdraiato sul fianco, titillandosi il labbro ed osserva... osserva la sua bussola. Questa gli fornisce la direzione della vita. Poi passa una ragazza, lui la contempla estasiato.... non può fare a meno di esprimere il suo saluto ad una sì leggiadra creatura. <<Ciao Bella...>> ed ecco un rutto immane che fuoriesce dalla sua bocca e si condensa nel fumo bianco per il freddo invernale. Poi si titilla il labbro e si rimette a fissare la sua bussola magica, che certamente lo porterà a navigare verso altri lidi onirici nuovi e lontani. Un giorno forse riuscirò anch’io a trovare la pace interiore che ha trovato lui. Un maestro di vita. 41 La Città di Luce Giornata strana, sole brillante di mezzo inverno. Avevamo frequentato i corsi della mattina e, non ricordo per quale fortuito caso, ce la svignammo per raggiungere in tempo-pranzo le nostre abitazioni. Orari dei treni pressoché ignoti in quella fascia meridiana e parimenti l'aspetto dei convogli. Giunse infatti un pluricarrozza compartimentato, che se da un lato poteva fornirci una certa privacy in caso di reperimento di un loculo libero, dall'altro avrebbe potuto simulare una fetta di inferno se i nostri compagni di viaggio temporanei si fossero rilevati dei rompicoglioni inverecondi. Dopo una cernita estemporanea e constatata l'indisponibilità di compartimenti totalmente human-free, optammo per uno quasi libero con un'innocua signora seduta compostamente. Stavamo parlando della discrepanza fra i dati sperimentali e la relativa grandezza di Nibiru, che avevamo visitato in gita scolastica con Capitan Porackt il giorno prima, quando ad un tratto ella si intromise nel discorso. <<E' tutta colpa degli ultrasuoni!...sono gli ultrasuoni che la fanno sparire...>> <<........>> <<Anche prima quando sono andata in bagno a fare la pipì, il water ha risucchiato tutto, anche la materia inanimata.>> <<Come scusi?>> <<Eh sì, la città di luce era bellissima. Vedete qui... c'è il maglione. Ma voi non sapete? Studiate... cosa studiate? anche mia figlia li fa i disegni...>> <<Noi siamo geologhi.>> mentì Gatto Tabiunio rievocando la nostra prima vocazione mineraria. <<Ah, perché anch'io ho studiato. Ma mi facevano smettere di sera, perché c'era il coprifuoco, e il radiotelegrafista lo faceva un mio amico.... e se ce lo diceva.... ma cosa studiate voi?>> <<Geologia. La scienza che studia la terra, com'è fatto il sottosuolo e cose del genere.>> <<E cos'è quello?... il rosso sì che va, ma voi che cos'è che avete detto che fate?>> <<Siamo quelli che guardano la terra, facciamo dei buchi per terra e ci guardiamo dentro, per scoprire com'è fatta.>> 42 <<Ah, ma non è mica facile, sai ragazzo? Il treno va e come quando c'è il controllore, se ce lo diceva! Non la tiravano! ....il maglione! Ma la terra lo sapete che è rotonda eh? ...e dall'altra parte, in Tibet...>> <<..eh, ma lo sa che all'Università abbiamo dei buchi...profondissimi?>> <<Ah sì ragazzo? Dimmi....>> <<...eh sì arrivano anche fino al centro della terra., e noi ci guardiamo dentro.>> <<E' come quando passa dentro il tubo con gli ultrasuoni, sono potentissimi, e sì sì ragazzi miei... anch'io andavo a scuola. ………………......il rosso!>> <<.....>> <<E non era come quando adesso, non fate più le nuvole in cielo, che dall'altra parte del mondo non sono mica uguali sai? Il mio amico me l'ha detto, che faceva il radioamatore in Tibet. >> <<......>> <<E se quel mio amico radiotelegrafista ce lo diceva non succedeva mica che lanciavano la bomba atomica, perché lui dovete saper che era in Tibet con la sua radio. E se ce lo diceva non la lanciavano mica.>> <<Eh ma fa freddo in Tibet... Lo sa che ci sono delle montagne altissime?>> <<Ah, ma sì il maglione, chi l'ha fatto, ....eh è la mamma… te li vuoi vedere i disegni? >> <<Che disegni?>> <<Ah te li faccio vedere ragazzo sono qua ve'....li ha fatti mia figlia! >> <<Ha una figlia signora?>> <<E tu? Quando il cuculo cucula, che cosa ci stai a fare in casa?>> Bella domanda questa, pensai. Ma non ebbi il coraggio di intromettermi. <<Eh sì lo disegna mia figlia, all'asilo, la città, ve’ lo vedi qua nel disegno che c'è? è la città di luce..... il rosso!>> <<E dov'è questa città signora?>> <<Ah, lo sa la mamma! Ah sì sì ragazzo, è la mamma! Lei sì che lo sa!>> <<E lo posso chiedere alla mamma?>> <<Ah, ma io non te lo dico mica dov'è la mia mamma! Pensa alla tua di mamma! Tu vai dalla tua di mamma, la mia è mia, cosa vuoi la mia?>> <<Ah.. no io credevo la mamma in generale...>> Ma di mamma non ce n'è una sola? Pensai. 43 <<Eh... cosa credi? Che c'aveva l'amico, il radiotelegrafista, in Tibet ve'...ve' te sei molto allegro te che ridi.. cosa ridi? ve'... non è mica il rosso che c'è...>> disse rivolgendosi a me. <<Eh sì sì signora oggi sono molto allegro, mi è successa una cosa bellissima!>> <<E' bellissima sì la città di luce. Anche il mio amico telegrafista in Tibet l'ha vista. La mamma lo sa, che il maglione... ma poi non l'ha mica fatta la spia, e poi...e poi...>> <<E poi?>> <<Eh sì e poi l'hanno lanciata....ah ma la luce...quella sì era tutta la città sospesa lì nella luce. La città. E con la mamma e tutti, i disegni li ha fatti, è là veh...nella città di luce!>> Scendemmo dal treno felici, convinti che un giorno anche noi saremmo riusciti a vedere 'La città di luce'! 44 L'ultimo giorno del primo quadrimestre... ...tanto per dimostrare che il nostro era un corso veramente avanti, Emiliano decise di farci assistere alla prima lezione del secondo trimestre. Non pensate subito che abbia scritto questo libro con superficialità, che abbia detto primo quadrimestre e poi secondo trimestre perché mi sarei sbagliato. Non è un errore, la struttura temporale dei corsi era la seguente: - primo quadrimestre - pausa esami - secondo trimestre - pausa esami - terzo bimestre (io lo passavo in piscina a fare le gare a cagnolino con il mio amico Macchio) - pausa esami - ultimo mese (alla fine cenone con spumante e cotillons) Una struttura perfetta! Tutti i corsi universitari dovrebbero essere così strutturati! Il tipico grappolo d’uva discendente, chi di voi non l’ha disegnato alle elementari? Comunque nessuno prese sul serio quella lezione, forse anche perché il corso era quello di Cabarettismo Applicato. I due clown che si presentarono a noi si chiamavano Mondino e Nardella. Io, quel giorno, avevo deciso di festeggiare la fine del quadrimestre organizzando un convegno di sommelier in mensa. Tutti i vini presenti furono rigorosamente assaggiati e il vincitore venne da me stesso decretato, anche se non avevo i gradi per farlo, ma dopo la bevuta i gradi li avrebbe avuti chiunque. Comunque fu proprio bella quella lezione che iniziò così, con l'appello: 'Chi è nato in Gennaio si alzi si alzi...chi è nato in gennaio si alzi in piè' ...e bevilo, bevilo, bevilo...e bevilo tutto d'un fiato...e l'ha bevuto tutto e non gli ha fatto male ...è l'acqua che fa male ...il vino fa cantar...' anche Mondino e Nardella si unirono ai cori, infilandosi dentro anche qualche punto fondamentale del programma. Fortunatamente ebbi l'accortezza di prendere qualche appunto, prima di spogliarmi nudo a ballare sui banchi. Fu grazie a quelle noticciuole su un’etichetta di lambrusco che io passai l'esame sulla fiducia. L'epilogo di quello stupendo corso fu un esame a crocette svoltosi sulla Croisette. Io riuscii tuttavia ad evitare quella trasferta in Francia. In alternativa 45 infatti si poteva consegnare il proprio quadernetto di appunti per dimostrare la propria assiduità alle lezioni. Io di appunti non ne avevo mai presi. Mi dilettavo soltanto a provare i vari scherzetti da clown che i nostri insegnanti ci mostravano di volta in volta. Spesso, io Gatto e Uomo ci appropriavamo indebitamente del cilindro magico in possesso di Mondino, propinando scherzi sbellicosi a tutta la carrozza del nostro treno rincasante. Solo nella sopraccitata occasione avevo riempito pagine e pagine di simboli runici involontari assieme a qualche parola chiave del programma didattico. Estrapolando il tutto per mezzo di un decifratore per ubriachi (l'avevamo appena messo a punto proprio noi per capire quello che diceva l’Ubriacao Brasiliao che spesso incontravamo in stazione o per le vie del centro) e con la piccola fortuna di trovare in Mondino un esperto di cultura celtica, riuscii ad accaparrarmi un venti. Nardella mi disse che se volevo aumentare il mio voto mi bastava un piccolo orale. Io le dissi che ci avrei pensato seriamente durante le mie visite dentistiche. Ricordo ancora che i miei compagni di corso non accettarono questa mia svicolata da un esame che loro non evitarono. Mi giunsero in quel periodo telegrammi dalla Francia che mi esortavano a raggiungerli per un non ben precisato festival del Camambert. Non vi andai mai. Temevo i simpatici scherzetti che di solito mi facevano; ve ne elenco alcuni solo per fare numero: attaccarmi lo scotch sulla sedia, in modo da farmi stare in aula anche durante le lezioni della professoressa Zuppetta; prendere il treno in orario, in modo da lasciarmi solo a vagare per la città in attesa di altri convogli; in mensa, sistemarsi nei tavoli in modo tale da obbligarmi a stare seduto proprio di fronte alla donna barbuta; uccidere persone a caso per la via e dare la colpa a me. Ma non divaghiamo, quell’ultimo giorno del primo quadrimestre fu proprio divertente. Ricordo che dopo la gran bevuta ci fu data la libera uscita e noi andammo tutti a spassarcela con Moncherì che nel frattempo aveva messo su un’attività in proprio; proprio nel palazzo di fronte. Tutti già vociferavano di una sua love story con Germanico. Questo invece mantenne fede al suo aspetto teutonico e non si lasciò andare a tali frivolezze. Forse fu per quel motivo che Moncherì abbandonò i corsi. Non ricordo quando li abbandonò, se nel primo o nel secondo anno, ma di certo so che sparì da un giorno all’altro. Fece comunque in tempo a fare tante belle cosine con noi. Una volta durante un laboratorio di oscillostereometria incidemmo insieme una canzone in ultrasuoni che per anni rimase al numero uno delle classifiche di tutto l’Oceano Atlantico. Pensate, lei riusciva a cantare ingoiando completamente il microfono…..…. però non ricordo bene… forse non era il microfono. 46 Il Primo Esame Ricordo come se fosse ieri il brivido del primo esame universitario. Era l'epilogo del corso della professoressa Brutti: Algebra Funerale. Da quel primo esame avremmo tastato subito il polso al Diploma. Quanti sarebbero passati indenni a quell'ostacolo? La prof. in questione incuteva un timore reverenziale non indifferente, forse perché il suo cognome era eufemistico rispetto alle sue caratteristiche fisiche. Per gli scritti dovemmo abbandonare momentaneamente la sede dei nostri studi. La prof. ci accolse infatti in un'aula attigua al chiostro dove aveva passato la sua infanzia. Era un convento di frati cappuccini. Ne prendemmo uno alla macchinetta antistante l'ingresso dell'aula. Dovemmo accomodarci su una gradinata ed ognuno ebbe il suo foglio bollato. La professoressa Brutti non si fidava di noi. Ci perquisì tutti e ci dispose a suo piacimento per l'aula. Poi azionò il cronometro che dava inizio alla prova. Allo scattare del via tutti si gettarono a capofitto sul loro foglio, scrivendo all'impazzata per sfruttare il poco tempo a nostra disposizione. Qualche minuto dopo però i pensieri che vagavano per l'aula erano i seguenti: ....Devo fare la spesa… i finocchi, mi sono scordata di comprarli... ....domenica pomeriggio me ne vado in discoteca a bulleggiarmi....eh sì, sarò il più ganzo di tutti… ....devo scoreggiare... se ne accorgeranno se la faccio? ....mi è venuta voglia di mettere su un gruppo musicale, lo chiamerò The Scottish Dead Dogs! ....1 + 1 fa due... e fin lì ci siamo... ..no ..no adesso scoreggio non me frega niente ......ahhh che goduria... .... guarda quella nuvola,...che bella....sembra uno stercorario... ....supercazzifradicidispermappicicoso....anche se ti sembra abbia un sapore spaventoso, se lo succhi forte avrai un successo strepitoso... ....supercazzifradicidispermappicicoso!!... …ma cos’è quest’odore? …che schifo!…qualcuno ha scoreggiato! ...cavolo puzza proprio ....adesso se ne accorgono ....aspetta che faccio finta di scrivere... ...ho già finito...consegno? ...o aspetto un po' tanto per non far vedere la mia superiorità genetica? ....che faccia da cazzo quello là in fondo... ....lala...laaalllaaa...lalalala....lala...... 47 ....quanti quadratini ci saranno in un foglio? 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13.... ....oggi voglio andare a fare un giro in giostra.... ....come sarebbe bello se tutto il mondo fosse fatto di roba commestibile, non ci sarebbe neanche da lavorare, tutti mangerebbero fino a sazietà e sarebbero felici.... ....non ce la faccio più ...questo banco è troppo freddo.. ....145 146 147 148 149 150 151 ........151........ ....ma come faranno a fare le bottiglie tutte uguali?... ....il soffitto...nessuno ci pensa che è una cosa troppo innaturale?...non dovrebbero esistere soffitti! ....mi manca la mamma... ........566 567 568 569 600 601... ....evviva i gatti, se io fossi un gatto sarei proprio felice, vagabonderei per il quartiere, e tornerei a casa all'ora di cena, me ne starei al caldo in inverno, e non farei niente tutto il giorno.... ...da grande voglio fare un lavoro dove posso cazzeggiare tutto il giorno. Così scrivo la mia autobiografia. …hihihih…hiihihih…ahahah … eheheh… hoohho…. basta… non ce la faccio più… sto impazzendooooooooo! Dopo quello scritto, che tutti passammo miracolosamente grazie a Germanico che si dimenticò un foglio di brutta sul banco, fummo convocati al Fichissimo Istituto per la prova orale. Sarebbe valsa la pena di andarci solo ad assistere, infatti per mancanza di aule libere ci sbatterono nello spogliatoio del corso di Sartoria Rammendosa. Era un corso di moda avanzato con modelle che sfilavano avanti e indietro tutto il giorno seminude. Nei mesi precedenti avevamo tentato invano di partecipare abusivamente agli esami di quel corso. Per i défilé finali venivano infatti ingaggiate top model bellissime che si facevano spogliare con gli occhi. Nessuno tuttavia era ammesso. Un apposito erettimetro misurava il grado di eccitazione degli aspiranti stilisti che venivano immediatamente allontanati in caso scattasse l'allarme. Di noi tutti solo una persona riuscì nell'impresa di assistere ad una sfilata da dietro le quinte: Statofattocchi. Fu da quell'episodio che dubitammo fortemente sulla sua virilità. Comunque lui trasse vantaggio da quell'esperienza. Maturò un senso artistico che gli permise di creare anni dopo una linea di biancheria intima per saldocarpentieri. Mise il suo catalogo su Internet con foto a dir poco indecenti per l'epoca. Mutande senza niente dentro. 48 L'esame procedeva per il meglio, passarono uno dopo l'altro secchioni e meno secchioni, alcuni con dei ventini risicati, ma pur sempre sufficienti per dire: <<Ce l'ho fatta! Andiamo tutti insieme a scolarci un tamarindo al bar!>> Venne anche il mio turno, scena quasi muta, interrotta da qualche modella a cui cadeva il reggiseno e che io mi precipitavo a soccorrere. Poi la domanda che fece pendere l'ago della bilancia verso la sufficienza: <<Ragazzo, credi che potrei fare anch'io la modella?>> <<Sì certo Professoressa Brutti, lei ha un portamento molto elegante!>> <<Va bene, vada...le do 18>> Dopo di me era il turno di Foscho. Ma di questo non me ne accorsi perché ero già andato a bere tamarindo con gli altri. Mi venne raccontata tutta la storia circa un anno dopo, quando trovammo, appesa al muro nell'ufficio di Torrentelli, una foto di gruppo fatta all'inizio del corso. C'eravamo tutti, ma la testa di alcuni di noi era stata cancellata con una croce: Carne Morta, le Scaldabanco e anche questo Foscho del quale ignoravo l'esistenza fino ad allora. Mi raccontarono tutto Amodio Spartalo e Bigiaster Disaster, i suoi ex compagni di banco. Foscho era iscritto come noi alla Scuola con Secondi Fini in Astromatica, era uno studente schivo, che si mischiava con la folla e non faceva troppo parlare di sé. Il suo passatempo preferito era ascoltare musica satanica 'strapesa'. Questi i gruppi che idolatrava: 666 is Only a Number Evil D Lou C. Ferrigno Atomic Bomb Over the Tomb Fino a che venne il giorno del primo esame, dove lui fu il primo studente bocciato del corso. Fu una delusione troppo grossa, vedere gli amici felici al bar a bere tamarindo, mentre lui aveva la morte nel cuore e nelle orecchie. Stava infatti ascoltando in cuffia il brano: <<to Kill or not to kill? >> dei Deadspear. La leggenda narra che quel giorno Foscho se ne andò dicendo: <<Voi avrete anche passato questo lurido esame, ma ricordate che un giorno io vi sotterrerò tutti!>> Mantenne la parola. Infatti di lì a pochi anni venne assunto come becchino alla facoltà. Era lui che conservava i cadaveri per gli esperimenti di rigenerazione dei tessuti, resuscitamorti e scuola di zombies. Una figura di riferimento per tutti. 49 Ma torniamo all'esame. Quell'esame è vero, lo passai, ma lo dovetti ridare ugualmente. Il secondo trimestre prevedeva infatti il corso di Matematica dell'Assurdo, non si sa come abbinato a doppia mandata a quello di Algebra Funerale. Non era neanche la titolare, la professoressa Zappetta, ma decise di bocciarmi con conseguente invalidazione retroattiva di tutta la mia carriera matematica a partire dalle elementari. Ma questo ve lo racconterò un'altra volta. 50 Il primo ministage Iniziò subito dopo gli esami di riparazione settembrini e fu una cosa molto divertente, ma non per i ragni che vivevano nello scantinato dove ci avevano relegato; infatti data la scarsità di fondi ormai cronica del nostro diploma universitario, fummo costretti a cibarci di questi simpatici aracnidi che arrostivamo con un becco bunsen. Avvenimento importantissimo di questo stage fu l'arrivo di un nuovo studente che aveva abbandonato il mondo della scienza tradizionale per dedicarsi come noi alla fantafisica. Reggiani o Regiani? Da quel momento in poi non sapemmo più distinguerli! Chi era mai quell'individuo che mai avevo visto prima? L'arcano venne subito svelato. Uno studente sfuggito alla Facolta di Ingegnosità si era infatti impunemente unito al nostro corso. Ed era un assonimo della nostra biondona sgallonata! Da quel momento risultò impossibile distinguerli. Nessuno si ricordò più chi fosse l'uno e chi l'altra. Anche quando vennero introdotte innovative tessere magnetiche per la rilevazione delle presenze collegate ad un cervellone centrale non si riuscì a mettere ordine a questa confusione di identità. Risultato: Regiani e Reggiani si laurearono entrambi, nonostante non fu mai permesso di dare a tutti e due lo stesso esame, i prof. non ne volevano sapere di distinguerli. Così capitava che il povero Regiani (o Reggiani) che ci teneva a farsi interrogare non riusciva a mostrare la sua preparazione impeccabile perché la Regiani (o Reggiani) aveva esposto alla perfezione gli stessi concetti un attimo prima. Sì perchè i due erano proprio dei secchioni. Chiunque avrebbe pagato per una fortuna del genere e loro invece no, volevano proprio sgobbare e studiarsele tutte, le materie; tutto il programma dalla prima all'ultima pagina! Anche io e Fabiano Adige una volta tentammo lo stesso giochetto, ma fummo inesorabilmente scoperti. Ecco la suddivisione dei vari gruppi per i 4 progetti assegnatici: - il gruppo di Germanico (in compagnia di Moncherì, Regiani o Reggiani) si occupò di determinare la fluidodinamica dell'intero complesso oceanico mondiale, stabilendo un metodo di previsione di estinzione delle specie ittiche; - il gruppo del 'Testa di Cazzo' (con Dana, Buffer Three State, Regiani o Reggiani) si prese la briga di trovare un nuovo modo di elevare la temperatura della materia passando per lo zero assoluto; 51 - il gruppo di Amodio Spartalo, Digiaster Disaster, Fabiano Adige, Statofattocchi, e Richard aveva il compito di correggere la rotta di un asteroide quel tanto che bastava per non farlo schiantare sulla terra. Rimase libero solo l'ultimo esperimento ridicolo che toccò chiaramente a noi, d'altra parte eravamo la feccia del corso. Uomo Avunio, Io, Gatto (che tuttavia non fu mai presente perché impegnato in una campagna di salatura dei cosciotti di triceratopo), Linzia la Cubista, una Tossicodipendente che abitava in uno Zoo, e Max Weber, facemmo una ricerca sul funzionamento della ruota di bicicletta, c'eravamo stufati infatti dello strapotere di Indurain al giro d'Italia! Avremmo venduto la nostra invenzione solo a ciclisti italiani e finalmente il tricolore avrebbe trionfato anche al Tour! Lo stage iniziò con un ripassino delle più importanti istituzioni di Endorfisica I ...ad esempio il pendolo... che venne sradicato da un vecchio orologio da muro situato nell'ufficio del De Umbertiis. Venne redatta una mirabile tesina (vedi appendice C) e poi si procedette con lo studio a noi assegnato. Ecco il prodotto del nostro duro lavoro: LA RUOTA La ruota è un oggetto di forma rotonda sostenuto nel nostro caso da stanghette metalliche dette raggi. Per far girare la nostra ruota di bicicletta non abbiamo usato i pedali, ma bensì dei contrappesi legati con filo da pesca. Ci hanno fornito lastre di piombo in abbondanza, forse per proteggerci dalle radiazioni del vicino fornetto scalda merende. Noi invece lo abbiamo usato impropriamente per mettere in moto la rotazione, che avevamo il compito di monitorare per ricavarne le leggi che la governano. Questi i risultati: Legge n.1 È vietato fumare in aula. Legge n.2 Chiunque venga trovato a fare sesso con Moncherì per la seconda volta prima che tutta la classe abbia usufruito del suo turno verrà potato. Legge n.3 Scemo chi Legge n.4 Prima di giocare a flipper sui pc del laboratorio, assicurarsi che non vi siano lezioni in corso. 52 Legge n.5 Se proprio volete giocare a Flipper sui Pc del laboratorio mentre vi sono lezioni in corso, assicuratevi di non urlare 'Cyclone'! Legge n.6 Povero il ciclista senza la ruota davanti. Legge n.7 Povero pescatore, senza filo per pescare. Legge n.8 I raggi fanno attrito, ma senza si cade. Legge n.9 Il 'senza’ della precedente legge può essere riferito indifferentemente a soggetto e complemento. Legge Riassuntiva La ruota gira. Un po’ come la vita. 53 Partitelle e particelle Il calcio, come certamente sapete, nel nostro paese riveste un ruolo primario nei costumi della società. Non poteva quindi mancare anche in questo libro un capitolo dedicato a tale sport. La prima volta che ci misurammo in plural tenzone fu nell’attesa di una lezione del Prof. Parassiti. Era anche la sua prima lezione in assoluto se non ricordo male. Non ricordo invece cosa insegnasse il suddetto professore, forse qualcosa a che vedere col suo nome. Ricordo il suo esame, che verteva su come far passare acqua in tubi lungo i muri senza farla congelare. Lo superai, forse perché uno dei miei superpoteri, mutuato da un vecchio cartone animato che eravamo usi vederci nelle pause fra una lezione e l’altra per poi ripercorrerne le gesta nel tempo libero, era proprio quello di far assumere al mio corpo lo stato fluido. Essendo il primo giorno del secondo trimestre era anche il primo giorno di primavera. Bei tempi quelli in cui le stagioni erano ben distinte e matematicamente ripartite. Io avevo commesso un clamoroso errore. Avevo mantenuto l’abbigliamento invernale. Mi dissi che sarebbe stato troppo rischioso azzardare la magliettina di cotone e la camicia di Lino (il mio bidello delle elementari). Per cui misi il primo vestito che trovai nell’armadio. Non si poteva levare se non con un trinciapolli ben affilato. La mattinata proponeva materie che avevano ridestato in noi il terrore: - Studio di Fourier di Rantoli Umani - Esercitazioni di Accalappiaquark Tutto era andato bene, io ero anche riuscito ad intercettare un nugolo di quark strange. Gatto si era occupato dei down. Uomo Avunio degli up. Poi, a fine lezione avevamo fatto una bella macedonia mettendoli insieme nella tazza da picnic di Bigiaster Disaster. Non fu una buona idea. Nella parte posteriore del Fichissimo Istituto, c’era un campo dove solitamente Capitan Porakt parcheggiava la sua astronave. Subito pensammo che quello sarebbe stato un posto ideale per una partitella. Le squadre erano così composte: da un lato io, Bigiaster Disaster, Uomo Avunio, Gatto Tabiunio, Amodio Spartalo, Nenes Alphanassios, La tossicodipendente che Abitava in uno Zoo, Linzia la Cubista, dall’altro Il Testa di Cazzo, Poliargento Racing Team, The Biggest Man in The World, Dana Tuttatana, Buffer Three State, Richard, Fabiano Adige, Statofattocchi. Arbitro dell’incontro: Germanico, che 54 con la sua teutonica freddezza avrebbe imparzialmente condotto le sorti dell’incontro. La tenzone procedeva fra folate dei due schieramenti, numeri d’alta scuola del sottoscritto e scorrettezze di ogni sorta per cercare di fermarmi, quando il caso volle che la palla andasse a cozzare proprio sul contenitore di strangeletti. La reazione a catena che avrebbe trasformato il nostro pianeta in una Strana Stella era iniziata. Già strana erba e strani alberi avevano cominciato a crescere tutt’intorno e le vicine macchine stranamente parcheggiate cominciarono a muoversi come se fossero ferme. Strani estraniamenti stranieri stradivaricarono Stradivari in vari stadi di variazioni. Stranamente tutto ritornò ad essere normale di lì a pochi attimi. Tant’è che io ne fui un po’ stranito. Giunsi in classe allo stato disintegrato. Tentai di ricompormi un po’, ma anche il prof. si accorse palesemente di quanto era successo. La mia testa continuò a vagare fra le nuvole per i cieli attorno all’Istituto mentre il mio corpo era lì, seduto in aula. Fu da quel momento che cominciai irrimediabilmente a distrarmi dagli studi e dare la priorità ad altre cose. Come giri in bici per la campagna senza meta a scopo logico. Capitava sovente che fuggissi da lezione per avventurarmi sulla mia bicicletta da guerra per aspri sentieri e strade polverose. A volte raggiungevo paesini sperduti, dove si svolgevano scontri fra contrade dagli stendardi sgargianti. Un pomeriggio venni addirittura investito….. ….cavaliere. Ma si parlava di calcio ed ecco a voi un’altra partita da ricordare: era un giorno di tardissima primavera, il 3 agosto. I corsi continuavano inesorabilmente al Fichissimo Istituto, non c'era tregua per noi. Avevamo tutti bisogno di sfogarci un po' dopo le ore passate in aula. Max Weber propose una partitella a calcio alla Rocca Fortificata (un appezzamento di dimensioni esigue proprio nel centro della 'city'). Subito tutti accettammo con entusiasmo, ma sceso dall’abituale treno notai che gli altri miei compagni si erano dileguati. L'appuntamento era 10 minuti più in là nel tempo e ben 4 km più in là nello spazio. Raggiunsi già trafelato il luogo indicatomi e poi me ne stetti mezz'ora ad aspettare, osservando i vecchietti che ci provavano con le bambine sul triciclo. Max Weber giunse con un supertele sottobraccio e tutti i suoi amici al seguito fra i quali un Maradona in gonnella (e non era una metafora). Fu un bel match. Capovolgimenti di fronte, colpi di testa, giramenti di capo. D’altra parte eravamo tutti dei gran cervelloni, anche perché l’Idiota non aveva preso parte alla partitella! 55 Uccidi il Cittadino e vinci un qualcosino La sera in cui ci fu la prima puntata del Grande Concorso a Superpremi, stavamo tutti e tre rincasando beati dopo una dura giornata di studi all'Istituto Pseudouniversitario. Per tutti e tre intendo ovviamente: Io, Gatto Tabiunio e Uomo Avunio. Il programma del giorno era stato il seguente: 9-11: Raschiatura Fondobarile 11-13: Esperimenti di Micorobotica (coltivazione di funghi robot) 13-14: Pausa pranzo, che venne consumata nella solita mensa intercorso, dove la Vecchia Signora, una cuoca juventina che cucinava solo piatti in bianco e nero, ci aveva servito un lauto pasto costituito da spaghetti al nero di seppia, melanzane ripiene alla ricotta, formaggio al pepe nero, dolcetti liquirizia e zucchero. 14-17: Cabarettismo Applicato: la lezione del giorno riguardava imitazioni e travestimenti, cosicché noi tre, dovendo uscire con un leggero anticipo per non perdere il solito treno fantasma, ce ne andammo a casa con le sembianze di Benito Mussolini, Maradona e Statofattocchi. Salimmo sul solito convoglio che ci avrebbe riportato a casa ed ignari ce ne stavamo appisolati in attesa della sua partenza. Il vagone risultava pressoché deserto, cosa alquanto strana per la categoria di abbonamento da noi sottoscritta (riduzione sardine). Pensammo subito di aver sbagliato treno, ma poi chiedendo a un controllore avemmo la conferma che era il convoglio giusto. Di lì a poco in effetti partì. Ci domandammo per tutto il viaggio il motivo di questa mancanza di passeggeri, ma lo scoprimmo solo al nostro arrivo all'urbe desiderata. Tutti erano davanti agli schermi televisivi. Stavano seguendo le ultime fasi del sorteggio del concorso “Uccidi il Cittadino e Vinci un Qualcosino”. Era l'ultima trovata per accaparrarsi l'audience della fascia preserale. Uccidendo il cittadino sorteggiato, si poteva vincere ogni sorta di oggetti la cui sillabazione finisse per ino; che ne so, un motorino, un violino, e via dicendo. Arrivammo a capire il meccanismo proprio nel momento clou del sorteggio del cittadino da ricercare. <<Il cittadino estratto è.... Eudizio Liscialuna!>> 56 <<NOOOOOUOUOUOUOUUOUUOUO!!>> Questo fu l'urlo strozzato in gola di noi tre tutti. E la mia foto comparve sullo schermo del televisore. Subito pensai: Statofattocchi è in pericolo! Durante la lezione infatti avevamo deciso di scambiarci le identità e, se io conservavo ancora le sue sembianze, non ero del tutto sicuro che lui si fosse tolto il travestimento, anche perché il suo compagno di auto, Fabiano Adige, il mercoledì faceva sempre pressione per velocizzare il viaggio di ritorno in attesa del turno infrasettimanale di coppa. Ora lo so cosa penserete: che banalità, il solito patito di calcio! Niente affatto. Fabiano Adige era iscritto al club 'Amici dell'Affettato', ed un mercoledì sì e uno no era appunto il turno della coppa. Ero abbastanza tranquillo sul fatto di riuscire ad arrivare a casa incolume grazie al travestimento, ma forse sarebbe stato meglio passare la notte in stazione, marinare la scuola il giorno dopo per presentarsi verso le sette di sera negli studi del programma che veniva trasmesso in diretta dalla città di Mediolaneuaorum. Non avrei mai pensato che invece i miei due compari potessero tendermi un agguato. Quei cani morti pensarono infatti di intascare la fottuta ricompensa. Con una banale scusa mi convinsero a seguirli nei bagni della stazione. Dissero che sarebbe stato meglio fare la pipì subito perché poi magari non ne avremmo più avuto il tempo. Un ragionamento che pareva filare, finché non mi ritrovai rinchiuso in quel bagno puzzolente con i miei due compari che confabulavano all’esterno: <<Vai è fatta per noi. Pensa se vinciamo un postino! Poi possiamo mandare tutte le lettere che vogliamo in giro e farlo suonare due volte alle porte senza che nessuno si lamenti.>> <<Anche un albino non sarebbe male,anche se il suo utilizzo sarebbe limitato alle ore meno assolate, non vorrei si scottasse.>> <<Beh, a me, a dir la verità, non dispiacerebbe neanche un grappino!>> <<Ma solo uno? >> <<Beh no penso che in quel caso ti diano la fornitura a vita>> <<Ma sei sicuro?>> <<Dovremmo informarci meglio su questa cosa, non vorrei che prendessimo una fregatura.>> <<Anche un pulmino non sarebbe male, però io vorrei quello della scuola. Quando ero alle elementari volevo sempre andare a casa in pulmino, ma mia mamma me lo impediva!>> 57 <<E che ne diresti di un mattino?>> <<Fantastico, avere un mattino solo nostro! Ma ti rendi conto?>> <<Scarterei il pannolino e anche il chinino, a meno che non si prenda un virus malarico che provochi dissenteria.>> <<Io voglio uno scatolino. L’ho sempre sognato.>> <<Ma quello che si fa giocando a calciobalilla?>> <<Sì anche, ma non solo. Lo scatolino è questo e anche di più. È sempre stato il mio pallino.>> <<Allora io spero di vincere un pallino! In pratica è qualsiasi cosa io desideri!>> <<Ma dev’essere veramente il tuo pallino! Altrimenti se ne accorgono!>> <<Bigiaster Discaster e Fabiano Adige vorrebbero un casino.>> <<Sì , ma ognuno con un significato diverso dall’altro.>> <<Certo!>> <<E se vincessimo un porcospino?>> <<Speriamo di no!>> <<Non sapremmo proprio dove metterlo!>> <<Al Parco Nazionale del Pollino!>> <<Ma dovremmo vincere anche quello!>> <<Eh già…>> <<Con un frustino farei un bel giochino, legherei un manichino ad un pattino e dandogli fuoco con un acciarino scalderei il mio pentolino.>> <<Contenente?>> <<Un brodino.>> <<Ma come lo uccidiamo?>> <<Io direi di congelarlo nell’azoto liquido fino a che i conduttori del programma non ci consegnino i premi. Poi possiamo anche scongelarlo nella sala degli esperimenti con i superconduttori.>> <<Sì magari scongelandosi ritorna in vita, chissà.>> <<Sì quella volta Antonino Piana si era rianimato da solo.>> <<Però c’era voluto un campo magnetico applicato.>> <<Sì è vero, Antonino era uso prestarsi come solenoide umano.>> <<Ma come superconduttore cosa useremo?>> <<Io direi lo stesso conduttore del programma, con il successo che sta avendo è decisamente super!>> <<Concordo!>> I miei compari continuarono a fantasticare per altre due o tre ore e infatti riuscii a fuggire da quella scomoda situazione. Così potei presentarmi il giorno dopo 58 negli studi televisivi per ritirare il mio premio. Pescai dall'urna degli “ini ino” ciò che avrei vinto. Il presentatore annunciò: <<Non è morto il cittadino e ha vinto un..... RUTTINO!>> L'unica consolazione fu che il ruttino me lo fece la valletta più carina del programma proprio davanti al naso; aveva sicuramente mangiato…. …un tombino! 59 Il solito Attacco Alieno L'ultimo treno. Era imperativo prenderlo. La nostra vita era quella di pendolari; avanti e indietro per la regione, tutti i giorni, tutte le settimane, fino alla fine del corso o finché qualche altro evento imponderabile non avesse interrotto la nostra routine quotidiana. Quel semestre il mio piano di studi comprendeva i seguenti quattro esami: Antimateria Interfacce cerebrali Uomo-Ranuncolo Guida Stunt (su camioncino del latte) Matematica dell'Assurdo Quella sera eravamo particolarmente in ritardo; il mio amico Avunio aveva voluto seguire fino all'ultimo secondo la lezione della professoressa Zuppetta; un lurido corso integrativo intitolato: Controindicazioni alla Matematica dell'Assurdo - Esercitazioni Teoriche e Non. Io e Gatto avevamo cercato di svignarcela prima, ma lui da perfetto cane morto ci aveva fatto fare la solita figura da venditori di broccoli nei confronti della prof. Fatto sta che ci eravamo dovuti cimentare in una corsa folle per prendere l'autobus delle 18.02, ma questo non sarebbe bastato, perché quel mezzo arrivava in stazione alle 18.37; troppo tardi per prendere il treno delle 18.29. Avunio aveva però calcolato che con un cambio rapido e una piccola corsetta ce l'avremmo fatta. Dovevamo scendere alla fermata del quartiere Marakallallèllee (ore 18.18) e tagliare per il centro fino ad incontrare la linea delle micronavette che passavano ogni minuto, dove si stava solo in quattro e quel cagnaccio di Uomo si sedeva sempre anche se c'erano vecchietti ultracentenari in piedi. Da qui avremmo impiegato circa dieci minuti ad arrivare in stazione, ma scendendo due fermate prima si poteva percorrere un sentiero pedonale che passava per il parco e guadagnare ancora alcuni preziosi attimi. L'importante era correre. Tutto andò come previsto fino alla discesa dalla navetta alla fermata Piazzagiardino. Erano le 18.25. Non avevamo calcolato il fattore pioggia. Una pioggia fine che rendeva viscido l'asfalto e impediva alle nostre scarpe da guida di avere il giusto grip per una progressione da quattrocentometristi, che ci avrebbe permesso di cogliere l'appuntamento col semaforo verde. Quando l'arancione scattò uniformandosi con i lampioni della via, capimmo che era finita. Alle 18.31 fu di nuovo il colore della speranza, percorremmo gli ultimi 60 inutili cento metri ed entrammo in stazione proprio mente l'altoparlante annunciava: <<L'INTERREGIONALE 368 PROVENIENTE DA FELSINARUM PER MEDIOLANEUAORUM SUBIRÀ UN RITARDO DI ….>> <<Sìììììììììììììì!!!>> <<Diciannove ore e 20 minuti…>> <<Noooouuuuoooooouuuoouou!!>> <<...CAUSA ATTACCO ALIENO.>> Li vedevamo in lontananza, con le loro cosmoplananti lanciavano raggi violetti a terra. Da una prima stima di Gatto, gli alieni stavano attaccando una panetteria del centro. Ma i conti li aveva fatti con la calcolatrice pallottolosa che usavamo per le nostre esercitazioni nel corso di Matematica dell'Assurdo. Gli extramondestri si stavano avvicinando, l'altoparlante annunciò ancora: <<ATTACCO ALIENO …ATTACCO ALIENO SUL BINARIO CINQUE….NON FERMA A…MEZZANO RONDÀNI>> <<Quasi quasi lo prendo>> dissi ai miei due amici, <<passa proprio vicino a casa mia!>> <<Non fare il cane morto, ci lasci qua da soli?>> <<Senti chi parla, quando mi avevano sorteggiato per il concorso 'Ammazza il cittadino e vinci un panino' voi avete cercato subito di prendermi; e non me ne frega un cappero se avevo già dato l'esame di 'Similmorte in catalessi'. Voi vi scordavate di trafugare il mio cadavere e io finivo cremato.>> <<...ma no, ci saremmo ricordati, al massimo avremmo attaccato un post-it sul feretro con su scritto 'non bruciare prima di 48 ore'>> <<...sì, sì come quella volta che alle 'esercitazioni di invaso e travaso all'estero' avete allagato il deserto di Nubia lasciando senz'acqua l'Egitto.>> <<...non è stata colpa nostra, noi avevamo lasciato un post-it sul rubinetto.>> Mentre noi discutevamo, l'attacco alieno passò sopra la stazione. I ferrovieri erano in preda al panico e anche la Polizia MetroFerroTramvFiloviaria sembrava impotente. Questo era un lavoro per noi. Dal tabellone degli arrivi, squarciato in due da un raggio viola, ci interfacciammo al 'Capostazione Automatico'. Collegammo i fili nel modo che ci aveva insegnato 'Il Malato' e subito si videro i risultati: 71 deragliamenti su tutto il territorio nazionale con 188 morti e 1360 feriti. Nessuno si curò più dell'attacco alieno, anzi molti 'lo presero' perchè molto più affidabile delle ferrovie statali. 61 Il Matrimonio di Eudizio Torrentelli Eudizio Torrentelli si sposava. Chi sarà mai stata colei che s'era accaparrata il nostro factotum di corso? Noi ipotizzammo che dovesse essere una racchia storica, ce ne diede conferma un anno dopo la Reggiani o Regiani che dir si volesse. Ci disse che aveva visto le foto del figlio in braccio a chi l'aveva concepito ed aveva avuto pietà per quella povera creatura, tanto da augurargli una morte prematura. Torrentelli per festeggiare l'evento aveva portato un cabaret di pasta al forno. Tuttavia solo i docenti erano stati invitati, noi studenti fummo trattati giustamente come essere inferiori. Ci avrebbero lasciati fuori dalla sede sotto il sole cocente fino alla fine del rinfresco. Ma Cane Avunio ne fece un'altra delle sue, dovette ricorrere a tutti i suoi superpoteri, ma alla fine riuscì a mettere le mani sulla pasta al forno del Torrentelli. E sono sicuro che lo fece per puro piacere, in quanto palesemente già sazio. Infatti la mattina eravamo passati per il centro della Città Regia e avevamo fatto tappa in un'accogliente bottega d'altri tempi. Un affabile salumiere ci aveva accolto con tutti gli onori del caso, offrendoci subito in assaggio scarti della macellazione suina. Prelibatezze alle quali non riuscimmo proprio a dire di no. Lo scopo dell'entrata in quel negozio era l'acquisto del necessario per lo spuntino di metà mattina. Da parte di Gatto e Uomo ovviamente, perché io avevo come al solito la mia merendina verde fluorescente che mi avrebbe abbondantemente riempito lo stomaco. Il negoziante era un arzillo post-post-giovane, sì insomma un quasi vecchio, ma ancora non arteriosclerotico al 100%. Gatto e Uomo si fecero fare un panino a testa. Ricordo ancora gli ingredienti di quello dell'Avunio: insalata russa e mortadella bolognese. Non sapevano però che il tipo era uso approfittare dei clienti occasionali come eravamo noi; del resto la selvaggia concorrenza delle nuove catene di distribuzione, che mettevano in ginocchio le vecchie tradizionali botteghe a gestione familiare, non gli lasciava scelta. Ogni appiglio doveva essere usato per far quadrare il bilancio a fine mese. Lo vedevamo tutto indaffarato dietro il bancone e ogni tanto la sua testa faceva capolino. <<Ho abbondato un po', che faccio lascio?>> fu la sua frase conclusiva. Così ce ne andammo con il nostro sacchettino per la merenda consistete in: 2 panini dimensione 'baguette' panificate nel forno dei frati benedettini in ciabatte; per produrle erano state usate solo rare sementi antiche, acqua santa e 62 salgemma diamantata estratta dalla 'montagna del diavolo' da un gruppo di nani minatori capitanati da una pallida ragazzina. Queste erano ripiene di approssimativamente 1 kg di insalata russa, proveniente direttamente dalla pianura del Volga, mortadella di cinghiale ammaestrato (la più cara sul mercato), Fromage de foi de gras au patè d'egalitè et fraternitè che veniva circa 1300 lire al grammo. Senza contare le guarnizioni dei pani che erano state fatte con semi di rare piante aromatiche del Sahara e disposte sulle pagnotte da maestri della scuola d'arte di Parigi. Poi un brick di tè freddo verde e oro delle piantagioni di sir Mc Thea a Ceylon e una cedrata di cedroni giganti del libano che, ce lo poté confermare Machmallah, provenivano da un albero di cui è rimasto un solo esemplare che fruttifica una volta ogni 7 anni. Il conto complessivo azzerò in un sol colpo le disponibilità mensili dei due. Con tutto questo ben di Dio a disposizione per lo spuntino capite bene che Uomo dovrebbe essere già stato praticamente sazio, invece la voglia di rifarsi dei soldi sperperati ebbe il sopravvento. Ce la mise proprio tutta per mangiare a sbafo a quel rinfresco. Non mancò la solita sbrodolata sulla camicia, tipica di tutti i banchetti all’inpiedi. Fortunatamente i colori predominanti della camicia avunia erano gli stessi delle lasagne al forno, per cui nessuno si accorse della macchia. Per mesi si narrò che dopo quel banchetto l’Avunio aveva accumulato così tante calorie che per smaltirle organizzò una traversata della Lapponia a digiuno. 63 L'ammanettato Durante gli anni di frequentazione dei corsi universitari, cominciai a viaggiare esclusivamente in treno. Questo cambiamento di mezzo di trasporto avvenne, dopo essere stato multato per riutilizzo ripetuto del biglietto di corsa singola, sulla corriera del paese che mi portava in città. Lo feci per combattere lo spreco di carta per i biglietti degli autobus! Io riutilizzai lo stesso per più di due mesi e quel controllore invece che complimentarsi con me mi fece anche la multa! Sprecando in questo modo altra carta per giunta! Al giorno d’oggi tutto va al contrario di come dovrebbe! Per protesta allora decisi di passare totalmente agli chemins de fer. La strada ferrata era molto meglio della strada normale; se le facevi una domanda lei ti rispondeva subito, e non c’era argomento che la mettesse in difficoltà. Preferii optare per questa scelta anche perché l’affollamento degli autobus scolastici era troppo per uno studente del mio calibro. Ormai non ero più un povero mortale. Stare accalcato fra minorenni mezze nude e disinibite, che non avevano altro desiderio che quello di provare le loro prime esperienze sessuali con un uomo maturo ed esperto, non si addiceva al mio rango. Ora comincio ad avere qualche dubbio sulla mia sanità mentale di quel tempo. Ma torniamo ai fatti. Ce n’erano parecchi che nei pressi della stazione ti chiedevano ‘millini’. Ne incontravamo spesso anche la sera tarda rincasando dalla città Regia. Solitamente li evitavamo, traslando i nostri assorbimenti di radiazioni elettromagnetiche nello spettro ultravioletto. Rincasando parlavamo sovente di eventi improbabili, come attacchi terroristici con aeroplani contro i grattacieli di New York. Cose che non si sarebbero certamente mai verificate. A volte si arrivava a casa veramente tardi. I corsi invernali finivano che ormai era buio. Poi autobus, treno, cambio di treno, bicicletta. Il viaggio sembrava non finire mai. Quella sera ero appena giunto ad una stazione intermedia dove abitualmente prendevo la mia coincidenza. Salii sul convoglio locale, girai come al solito per il treno alla ricerca di un posto dove sedermi, possibilmente di fianco a qualche bella ragazza, invece niente. Quella volta trovai solo un posto vicino all'Ammanettato. Costui era un tristo figuro che faceva sempre il nostro tragitto. Era stato ammanettato lì molti anni prima, ma qualcuno se l'era dimenticato. Viveva di sigarette e merendine scroccate. Riusciva benissimo ad aprire le manette per andare in bagno, ma siccome era convinto di essere innocente e una sua fuga avrebbe comprovato il contrario, tornato dalla ritirata se le rimetteva. 64 Lo vidi quasi tutti i giorni dall'inizio alla fine del corso. Poi, dopo la grande ristrutturazione delle Ferrovie Statali, sparì dalla nostra tratta insieme al vagone su cui era ammanettato. La nuova politica ferroviaria aveva previsto infatti l'ammodernamento della linea. I vecchi vagoni venivano dirottati altrove. In occasione della stesura di questo volume ho deciso di fare una ricerca al catasto ferroviario per individuare tutti gli spostamenti dell'Ammanettato in questi anni. Marzo 1992. L'ammanettato viene arrestato durante una manifestazione per la cedrata libera e per mancanza di mezzi viene accompagnato in treno al commissariato. Era quasi mezzanotte e il poliziotto che lo stava scortando doveva tornare al ballo per poter lasciare la scarpetta di cristallo nel posto giusto in modo che il principe la trovasse, così se lo scordo' lì. 1992 – 1994. Linea Parmae-Rondinarum, che percorreva 4 volte nell'arco delle 24 ore. Aprile 1994. Ristrutturazione delle FFSS. I vagoni più vetusti vengono accatastati in attesa di altri utilizzi al deposito centrale. Maggio 1994. Stagione turistica presso la tratta Sabbiagrigia – Lugano Marittima. Settembre 1994. Vagone aggiuntivo ai convogli per ultrà, messi a disposizione della squadra della Piscoiese e saltuariamente dell’Apropoliana. Maggio-Settembre 1995. Stagione turistica come trenino della Val di Pon (su questo fatto Uomo Avunio poté darci conferma). Novembre 1995 – Settembre 1997. Carrozza sala d’aspetto, vicino alla carrozzadentista sul trenino medico della solidarietà in giro per l’Africa. Fine 1997. Ritorno in Europa a bordo di un cargo marittimo dirottato. Gennaio 1998. Mostra fotografica ‘Il treno dei desideri dei miei pensieri all’incontrario va’, itinerante per tutta la penisola. Dal febbraio 1998 al dicembre 1999. Quartier generale della setta ‘I Gatti di Maria Stuarda‘, che lo occupò pacificamente dopo un sanguinario attentato. Anno 2000. Il vagone venne accatastato per sempre in un cimitero per treni in località Fronzola-Guidetti, sull’Appennino Luneziano. Pochi anni dopo decisi di andare alla ricerca del vagone dove l’ammanettato aveva passato tutti questi anni. Per vedere che fine avesse fatto, se avesse trovato finalmente la pace. Mi armai dell’equipaggiamento da montagna in dotazione all’esercito luneziamo, da poco costituito da un mio conoscente. Scarponi da mezza montagna, magliette verde mimetico, zaino essenziale, carta per caldarroste, roncola da combattimento. 65 Scesi al volo dal treno che non fermava nella suddetta stazioncina di montagna. Mi misi subito alla ricerca dei vagoni di quel treno abbandonato. Qualcuno o qualcosa doveva averlo spostato dalla sua posizione originaria. C’era infatti un binario morto con alcuni vagoni abbandonati, ma dell’ammanettato nessuna traccia. Trovai invece un particolare assai inquietante. I ganci che dovevano tenere collegato l’ultimo vagone erano stati tranciati di netto. Come se qualcuno li avesse segati via. Il treno era stato tagliato in due da una forza misteriosa. Non c’era spiegazione a tutto ciò, chi mai si era impadronito di quel vagone, e con esso anche di quel povero ed onesto prigioniero? Questo lo scoprirete nella prossima puntata! 66 La Ragazza Sgrusa La Ragazza Sgrusa prendeva sempre il mio stesso treno. Saliva probabilmente alla stazione prima della mia. Era una tipa che stava molto sulle sue. Ad esempio: se qualcuno si sedeva di fianco a lei e tentava un accenno di conversazione, ella si voltava dall'altra parte; rovistava un po' nel suo zaino, prendeva in mano la boccetta di spray al peperoncino e gliela spruzzava negli occhi. Poi mentre questi era lì a contorcersi a terra, tenendosi il volto con le mani, ricominciava a rovistare nello zaino, ne estraeva un fulminatore e gli dava una bella scossa stordente, così da farlo svenire. Una volta la sentii parlare con una sua amica, anche se amica è un termine un po' grosso quando ci si riferisce ad altre ragazze che interagiscono con lei. Si stavano raccontando il momento del primo bacio; l'amica l'aveva donato una sera d'estate ad un ragazzo che aveva in sé tutto il mistero della notte, mentre il sole rosso come l'amore si tuffava nel mare dorato. Lei invece in un modo leggermente meno romantico. Era stata assunta in un supermarket come rappresentante di chewing gum per l'alito. Per dimostrarne l'efficacia, doveva distribuire baci alla francese ai clienti. Dopo un bacio sulla bocca a una stupenda fanciulla, chi non avrebbe acquistato un pacco scorta secolare del prodotto che avrebbe ricordato per mesi quel magico momento? L'esatto istante in cui le labbra del banalissimo impiegato nel settore terziario si erano congiunte con quelle di un individuo di sesso opposto dall'aspetto divino... Ma lei decise di guastare i piani della multinazionale senza scrupoli che faceva leva sulle debolezze umane, quali la mancanza di soldi per le studentesse universitarie e la mancanza di figa per il banalissimo impiegato del settore terziario. Al primo giorno di lavoro si presentò sorridente e pronta ad offrire la propria bocca che ancor non aveva visto l'apostrofo rosa fra le parole 'Ti Amo'. I primi acquirenti non tardarono ad essere accalappiati dal luminoso stand con gigantografie di labbra e denti; già la sua collega aveva fatto sognare il primo grigissimo e banalissimo impiegato del settore terziario avanzato, che se n'era andato con un set di valigie pieno di confetti verdi e blu, quando un altro ed un altro ancora erano già in fila per ottenere la loro parte di paradiso. Lei intrattenne il suo uomo con un gran sorriso, gli mostrò i vari gusti disponibili e gli fece scegliere il sapore che avrebbe avuto quel loro primo ed ultimo bacio. Poi si girò per un attimo a rovistare nello zaino e non vista si spalmò la bocca con una miscela di aglio, cipolla, peperonata rancida e cacca. Quando le due bocche si unirono in un bacio appassionato l'impiegato parve dapprima 67 rimanere in un limbo sognante, poi barcollò per un po', per piombare al suolo privo di conoscenza, in preda a spasmi di vomito e flatulenze incontrollabili. Allora lei rovistò qualche secondo nel suo zaino ed estrasse un sacchetto a tenuta stagna, nel quale vomitò tutto il suo disgusto per quel suo primo bacio. Poi lo regalò, svuotandoglielo sul capo, a quel grigissimo impiegato del settore terziario che le aveva fatto conoscere il piacere orale. La ragazza sgrusa di lì a poco diventò la mia ossessione. Come fare breccia nel suo cuore di granito? Questa era la domanda che mi ponevo e che mi assillò per tutto l'inverno. Di tanto in tanto mi capitava di incrociarla sul treno. C'era spesso un posto libero vicino a lei, ma il timore di bruciare tutte le mie chances in un sol colpo era troppo grosso. Non potevo rischiare di porre fine per sempre ai miei sogni di idillio con lei. Dovevo trovare le parole giuste prima di rivolgermi a quell'essere inespugnabile. Non potevo rischiare di fare la fine di quel bulletto che, salendo sul treno e vedendola seduta sola soletta, si andò spavaldamente a sedere di fronte a lei. Poi per dimostrare la sua galletteria distese le gambe in senso obliquo in modo che lei rimanesse 'prigioniera' in un angolo. Grave errore questo da parte sua. Infatti lei allungò la mano verso il suo zaino sistemato nel portabagagli proprio sopra di lui. Tirando una cordicella la bottiglia contenuta al suo interno si stappò, facendo fuoriuscire l'acido che lei usava abitualmente per sciogliere i suoi scheletri nell'armadio. Il getto colpì proprio le gambe del malcapitato galletto metropolitano, che si liquefecero completamente dal ginocchio alla caviglia. Poi con tono di rimprovero esclamò: <<Non si mettono i piedi sul sedile!>> E così dicendo prese i due pesanti anfibi rimasti sulla poltroncina, che in effetti contenevano ancora i piedi del ragazzo e glieli tirò in faccia rompendogli il naso. Quella scena mi fece capire veramente quanto era sgrusa. L'inverno passò e la stagione degli amori torno a fare capolino. Era il primo giorno di primavera; l'usanza locale era quella di regalare fiori di ciliegio alle ragazze di cui ci si era invaghiti. Tutti i baldi giovini si presentavano alla propria dama con il loro mazzo in mano. Era questo il momento per dichiarare quello che ci si era tenuti dentro per tutto il lungo inverno. Lo si tirava fuori e lo si donava alla ragazza dei propri sogni, il mazzo intendo. Anch'io avevo un bel mazzo grosso da donare, volevo darlo a Moncherì, convinto che avrebbe ricambiato regalandomi la sua ciliegina, invece proprio quel giorno decise di metterla sotto spirito. Prese infatti i voti e si ritirò a fare la casalinga suora. Così io rimasi con il mazzo in mano. 68 La giornata scolastica finì. Il tempo passava inesorabilmente. Il mio mazzo si stava afflosciando. Stavo rincasando senza averlo ancora dato a nessuna e per me si prospettava una serataccia, quando dal sottopasso vidi sbucare proprio lei, la ragazza sgrusa. Era vestita del nero più cupo, e ancor più scura in volto stava aspettando il treno per tornarsene a casa; non aveva ricevuto neanche un mazzo quel giorno, glielo si leggeva in faccia. Pensai: o adesso o mai più. Barcollando col mazzo in mano mi diressi verso di lei. Distavamo pochi metri, ma il tragitto fra noi sembrò non finire mai. Quando fui di fronte a lei, i suoi occhi chiarissimi trapassarono da parte a parte la mia anima. Le diedi il mazzo. Lei mi guardò stupita e poi si voltò a rovistare nel suo zainetto. Stavo per darmela a gambe, ma fu più rapida di me. Si girò di scatto e mi diede quello che mi doveva dare. Non lo dimenticherò mai. Fu quella l'ultima volta che la vidi... ....questo fino a pochi giorni fa. Stavo passeggiando per le la piazza del mio paese, fra le bancarelle di un mercatino del disco usato, ed eccola lì. Non era cambiata affatto, stessa faccia sgrusa. Ebbi l'impulso di andare verso di lei. Subitaneamente però mi arrestai. Era in compagnia del suo uomo, un appartenente alla categoria dei non degni. Non degno di vivere, non degno di lei. Mi girai, rovistai un po' nel mio zaino, estrassi un dematerializzatore portatile e lo disintegrai. 69 L'Arca di Machmallah Ricordo benissimo il grande nubifragio. Avvenne nei giorni dell'esame di Astromatica I. Il corso era tenuto, oltre che dal titolare della cattedra, anche da un baby docente molto promettente. Allora non potevamo sapere la misera fine che avrebbe fatto. Morì di vecchiaia. Al tempo era giovane ed arzillo, poi fondò una mega ditta e fu completamente assorbito dal lavoro. La morte del prof. avvenne pochi anni dopo. Trovarono un mucchietto di cenere una mattina davanti al PC. Era lui. Il suo invecchiamento era stato repentino. Era la dimostrazione che il troppo lavoro non fa bene. Anch'io una volta feci un colloquio per entrare a fare parte della suddetta ditta. C'era un corso di Inutilità preventivo da frequentare. Mi scartarono senza alcuna pietà. Forse non gradivano la mia attitudine a passare i pomeriggi fra gli insetti che popolavano le aiuole selvagge ubicate nel retro dello stabile. Era un mondo microscopico e colorato, dove tutto ronzava e sfarfallava nel caldo sole di giugno. Nei giorni di pioggia mi dedicavo a scaricare programmi software inutili, come screensavers al gusto fragola o mente assortite. Erano i tempi dove non si aprivano mille finestre virus auto-installanti e tutto il mondo virtuale era più libero e sereno. Anche questa mia attività non doveva essere molto gradita. Anche Merdieri, una nostra vecchia conoscenza, era presente per qualche motivo. Era sempre nel primo banco e millantava di essere lì solo per un aggiornamento, si prendeva il lusso di presenziare a una lezione sì e due no e diceva di aver già conseguito l'ingresso alla supermultinazionale, dalla quale questo corso era organizzato. Merdieri era stato nostro professore alla F.I.F.A. Era il classico mezzo professore fighetto che si atteggiava a gran conoscitore del mondo. Durante il secondo anno aveva tenuto un corso integrativo di logica Tootzie. Uomo Avunio aveva anch’esso ottenuto l'ingresso nella supermultinazionale alcuni anni prima (questo significava che solo i più cani morti potevano sperare di farcela) e me lo poté confermare; Merdieri era la merda della ditta. Il baby docente all'Università gestiva il modulo di Esercizi di Astromatica I. Chi è quel pazzo che lascerebbe un posto del genere? Mi domando. Era proprio per dare l'orale di quell'esame che ci eravamo recati alla grande università cittadina in quell'uggioso mattino. Era la prima volta che mi recavo al campus universitario. Tutto procedette per il meglio, presi un bel 24 esponendo i concetti su una lavagnetta a cancellazione istantanea; il prof. Rossi dal 70 maglioncino omonimo non amava il disordine. Al suo fianco il baby docente si occupava di controllare la correttezza formale delle mie dissertazioni. Ricordo che prima di me lo superò anche Nenes, nonostante la nottata precedente l’avesse passata in un noto disco club della città, dove faceva l’uomo immagine. Le pubbliche relazioni di Nenes consistevano nel giocare a ombre cinesi con le clienti. (Vedi appendice A alla voce Nenes Alphanassios per capire di cosa si tratta). Fui per un breve periodo suo compagno di banco alle lezioni del primo quadrimestre. Nenes Alphanassios ne sapeva solo a metà di Metafisica, il che lo portava al 25% di conoscenza dell’argomento. Troppo poco per passare l’esame. Per questo era uso copiare i compiti in classe dal sottoscritto. Aveva sottoscritto una sottoscrizione per scriver sotto a ogni scritto le soluzioni copiandole da un mio foglio di brutta. Capitan Porakt lo scopriva sempre grazie ai suoi superpoteri. Ma il Capitano era sempre molto magnanimo verso i suoi studenti, così Nenes non ebbe problemi durante il primo anno di corso. Eravamo diventati così amiconi che una volta lo riaccompagnai a casa. Fu subito dopo un esame, non ricordo quale. Mi chiese se potevo dargli uno strappo alla sua abitazione. Io subito pensai fino al capoluogo della nostra provincia, dove egli dimorava. Non immaginavo che lui per ‘casa’ intendesse l’isola di Tegoios sperduta nell’Ellesponto. Così intrapresi un interminabile viaggio in sua compagnia, nel quale mi insegnò anche a guidare senza cambio e dove potei aprire i miei orizzonti al mondo; infatti fino a quel momento i miei viaggi in macchina si limitavano al giro del quartiere. Ma non fu l'esame l'evento più importante della giornata. Usciti infatti ci rendemmo subito conto della catastrofe. Il cielo era più nero del nero, la pioggia gelida scendeva pesante e le folate di vento sferzavano inesorabilmente chiunque si avventurasse allo scoperto. L'acqua aveva già invaso gli scantinati della facoltà e dal cielo continuava a scenderne una quantità smodata. Il prato era diventato un acquitrino. Vedevo nel parcheggio le persone con l'acqua alle caviglie che tentavano di mettere in salvo le loro autovetture. C'era anche Linzia la Cubista, che rischiava di affogare ogni qual volta una macchina passando provocava un'onda con le ruote. Machmallah prese il suo bastone e salì sull'altura: <<Lui mi ha parlato stanotte! Ha detto di costruire un'arca. Io la costruirò e mi salverò e voi morirete tutti!! Non smetterà di piovere finché questa terra non sarà lavata dai peccati di voi occidentali.>> Dal cielo i fulmini si attorcigliavano al bastone nodoso di Mahc. 71 Piovve per molti giorni e molte notti. Ma nessuno salì sull’arca di Machmallah; infatti i corsi erano finiti e gli studenti già tutti partiti per le vacanze primaverili. Quell’anno decisi di passare quelle brevi vacanze girovagando in bicicletta senza meta per la pianura padana. Il motivo? Avevo già speso tutti i soldi riservati al budget carburante per riaccompagnare Nenes a casa. Mach partì a bordo della sua arca e da quel momento in poi non lo rivedemmo più, ma in cuor nostro sappiamo che prima o poi ritornerà e ci ucciderà tutti! 72 Antitutto Ricordo come fosse ieri quando quell'uomo sul treno si alzò e confessò tutto! Ma proprio tutto! Fu subito eliminato dalla Società Occulta Antitutto. Io sospettavo da sempre dell'esistenza di una tale organizzazione, ma avevo fatto finta di niente. Come tutti. Perché fare finta di tutto sarebbe stato troppo pericoloso! <<PERSONA SOTTO AL TRENO... PERSONA... SUL BINARIO CINQUE ...BINARIO CINQUE... >> quello fu l’annuncio dell’altoparlante quella mattina. Ecco, ce l'avevano fatta! L'avevano fatto fuori. Io un finale così me lo aspettavo da tempo. Uno a questo mondo non può arrivare e raccontare proprio tutto! Proprio non può! In che mondo viviamo? Dove non si può dire tutto. Bisogna tenersi sempre qualcosa dentro. Ma lui quella volta volle tirare fuori quello che non aveva mai tirato fuori! E ne pagò le conseguenze. Eh sì che le pagò! Ora è il nostro eroe. Ma non c’è più. E questo sarà forse anche il nostro destino, prima o poi. Noi diplomati in Metodologie Fantascientifiche dobbiamo vivere nell’ombra, temere tutto. Orecchie invisibili ci ascoltano. Occhi inaudibili ci guardano. Ecco come tutto successe quel mattino di febbraio. Eravamo in attesa di recarci alla Città Regia per un esame, quasi sicuramente di Astromatica. Ci eravamo seduti sul muretto in attesa del convoglio; a quell’ora passava sempre un direttissimo per via collaterale. Sul binario con noi c’erano tante persone normali. Persone nella loro ignoranza ignari di quello che accadeva nel nostro mondo. Non sapevano, ad esempio, che i giorni del calendario vengono sorteggiati da una loggia segreta che ne decreta la successione. È proprio così. Tutte le sere si riunisce un’apposita assemblea che sorteggia il giorno per l’indomani. A volte viene sorteggiato il martedì, oppure il mercoledì, a volte il giovedì, sabato, domenica e anche tanti lunedì. I venerdì invece vengono eliminati. E succede da troppo tempo ormai. Ecco perché si dice di alcune persone ‘gli manca qualche venerdì’, ma presto mancheranno a tutti, vedrete! Forse è meglio fermarsi qua. Meglio non dire tutto. Non vorrei dover compiere prima o poi lo stesso estremo gesto del nostro malcapitato eroe. Tutto si svolse troppo rapidamente perché qualcuno potesse intervenire per fermare la Società Occulta. Anche noi eravamo in fondo solo apprendisti. Non riuscimmo a capire quello che era successo se non dopo un’assemblea 73 straordinaria dei ‘supertre’, svoltasi durante il tragitto ferroviario che percorremmo quel giorno. Avevamo sentito spesso di convogli bloccati, causa investimenti di persone, ma fino a quel giorno non era mai successo nella nostra stazione. Era divertente immaginare i brandelli di carne umana che venivano proiettati contro le persone in attesa sul binario. Ma sotto c’era qualcosa, non erano semplici incidenti o poveri sbandati che non avevano altro da fare se non sperimentare il passaggio attraverso gli oggetti per effetto tunnel. Al corso del professor Amore, colui che aveva un amore incommensurabile per i suoi studenti, tanto da bocciarli ripetutamente agli esami per averli sempre con sé, avevamo ipotizzato da tempo che si potesse attraversare un muro per effetto di questa proprietà fisica. Tutti gli atomi del corpo dovevano però trovarsi nella stessa configurazione allo stesso momento rispetto agli atomi del muro; una possibilità su miliardi di miliardi. Provando ripetutamente qualcuno prima o poi ce l’avrebbe fatta! E volevamo assolutamente essere noi! Quando avevamo udito di questi eventi pensavamo: Vai, un altro che ci ha provato! Aggiungiamolo alla statistica, e prima o poi per la legge dei grandi numeri capiterà il momento favorevole. Per questo durante la riunione che effettuammo sul treno, potendo analizzare i dati ci venne il dubbio che qualcosa non quadrava. Tutti quelli che tentavano l’esperimento, il giorno prima avevano mangiato cavoletti di Bruxelles. Il legame era fin troppo evidente! Guardatevi le spalle! 74 La Telefonata Un giorno di noncorso me ne stavo allegramente coricato nella mia postazione onirica, quando un suono acutissimo si insinuò nella mia mente. Lungi da me pensare che non si trattasse di un effetto speciale indotto dal mio stato vegetativo appositamente causato dall'ingestione di pasti fin troppo abbondanti che seguivano una faticosa mattinata di percorrenze e impertinenze ciclistiche. Tentai di convincermi poi che qualche altro automa avrebbe fatto cessare quella tortura al mio posto, ma con mio rammarico il lancinante decibellio continuò fino allo smembramento di tutto il mio canovaccio di sogni. A quel punto non mi restò che mettere in moto le mie legnose gambe e percorrere i tre metri e ventisette centimetri che mi separavano dall'apparecchio telefonico. <<Ciao, tu non mi conosci, sono Bananacchi, un amico del tuo amico biondo che viene sempre in piscina con te; sai quello a cui piace tanto la musica hardcore, che va sempre in quella discoteca nei pressi di un capoluogo di provincia prealpino la cui squadra di calcio ha la maglia blu. Volevo un consiglio spassionato da parte tua. Ora ti spiego: io, dopo avere conseguito il diploma di maturità in un noto liceo scientifico della nostra città che tu ben conoscerai, mi iscrissi a ingegneria nucleare; la scelta non risultò tanto felice in quanto la mia difficoltà nei calcoli matematici, avendo io imparato le tabelline solo in quinta superiore, era rilevante. Tu sicuramente sarai al corrente che per i calcoli nei problemini di fisica nucleare le tabelline sono fondamentali, quindi mi scoraggiai subito. Poi il mio professore di fisica quantistica, un certo Ainstain o qualcosa del genere mi disse subito: -Ragazzo, ma cosa sei venuto a fare qua, non è meglio che ti prendi una bella licenza di pesca? - Questo gettò il mio morale ancora più giù e così affrontai il primo anno come chi sa già di andare incontro ad un destino infausto. Ora tu sai benissimo che per fare il rinvio del servizio militare occorre riuscire a passare almeno un appello durante il primo anno di corso. Bene, cambiando facoltà adesso sarei ancora in tempo per dare almeno un esame e riuscire a rimandare la naia ancora una volta: almeno fino all'anno prossimo. Ma a quanto mi ha detto il tuo amico biondo che viene sempre in piscina con te, quello a cui piace tanto la musica hardcore e che va sempre in quella discoteca nei pressi di un capoluogo di provincia prealpino la cui squadra di calcio ha la maglia blu, il corso che frequenti è una vera cazzata. Così pensavo anche di restare in pari e diplomarmi in poco tempo, perché sai, i miei mi mantengono agli studi e non vorrei dar loro troppe 75 preoccupazioni, anche considerando il fatto che mi hanno appena comprato un’auto nuova e anche se il tuo amico biondo che viene sempre in piscina con te, a cui piace tanto la musica hardcore e che va sempre in quella discoteca nei pressi di un capoluogo di provincia prealpino la cui squadra di calcio ha la maglia blu, ha detto che la mia macchina è una merda, che ha un cambio che fa cagare e non ha ripresa e insieme al cugino impasticcato me l'ha rovesciata, usando un paranco e poi dopo averla trascinata capovolta sulla statale per circa due chilometri agganciata con una fune a traino, gli ha dato fuoco lasciandomi a piedi sotto la pioggia a 200 km da casa mia. Secondo te è stato un comportamento corretto da parte sua? Poi suo cugino non mi ha neanche salutato. Se ne sono andati ad ascoltare la loro musica preferita, mi sembra di avertelo già detto vero? La loro musica favorita è l'hardcore e vanno sempre in quella discoteca nei pressi di un capoluogo di provincia prealpino la cui squadra di calcio ha la maglia blu, ma quella sera dovevano andare ad ascoltare i Jalisse; si erano anche fatti fare le magliette da una sartoria di grido delle fiandre. Anche se sopra avevano disegnate delle scimmie sorridenti con due banane infilate nel culo, non l'ho capita bene quella storia lì. Comunque ti dicevo che lui mi ha parlato di te e del diploma che fai, allora io previdente mi sono informato, perché non sono mica stupido. Sono andato al campus e mi hanno detto che Metodologie Fantascientifiche è un diploma serio e che garantirà un sicuro lavoro a quelli che usciranno; possibilmente io gradirei un lavoro dove non ci fosse da pensar molto, dove potessi anche schiacciare un pisolino dopo pranzo magari chiuso in bagno a tirarmi una bella sega guardando le foto del mare di mia cugina. Oppure le foto che il mio amico, che viene sempre in piscina con te a cui piace tanto la musica hardcore e che va sempre in quella discoteca nei pressi di un capoluogo di provincia prealpino la cui squadra di calcio ha la maglia blu, ha scattato a quella ragazza a cui va dietro. Com'è che si chiama? Giovanna? Si è appostato una sera su un lampione proprio di fronte alla finestra del bagno ed è così che ha scoperto il segreto della sua collezione di scorregge che lei tiene conservate in quei piccoli contenitori per rullini fotografici, ne ha una parete piena e sono tutte catalogate con data, ora e pensiero del momento. Ne sei al corrente vero? Beh, comunque, il motivo per cui ho pensato di chiamarti, è perché sono un po' indeciso e non vorrei commettere un'altra avventata decisione. Vorrei sapere se in base a quello che ti ho detto il corso di Metodologie Fantascientifiche fa per me. Cosa mi consigli di fare?>> <<……Ma va a cagher!>> E così anche Bananacchi si iscrisse al corso di Metodologie Fantascientifiche. Se volete cercarlo, potete trovarlo là che frequenta le lezioni. 76 Il più grande affare della storia Ora vi racconto come, partito per scambiare un CD dei 'Virulenti Becchini' per conto di Spartalo che l'aveva comprato usato da Foscho che ce l'aveva doppio, mi ritrovai ad essere un latifondista lunare. Eravamo usi passare il nostro tempo girovagando per i negozi di dischi della città. Lì avevamo provati tutti. I nostri preferiti erano quelli che accettavano il baratto. Ad esempio il negozio del Truzzo Metallaro. A quei tempi eravamo anche noi dei truzzi-metallari. Soprattutto Uomo Avunio. Il Gatto invece era l'unico che ascoltava solo musica pop da alta classifica e rinnegava i suoi ascolti precedenti se il brano in questione scendeva oltre la terza posizione. Quando girando per il centro noi ci soffermavamo nelle vetrine dei negozi di musica, lui preferiva tirare un occhio a quella di fianco, che era quasi sempre un negozio di abbigliamento o di calzature, in rari casi una macelleria equina. E anche nei tratti di trasferimento fra un negozio e l'altro, Gatto si faceva sempre tirare per la coda. Non c'era una volta che non si attaccasse con le unghie al vetro, dove avevano appena esposto un nuovo capo di tendenza. Se poi passavamo da via Colle Bonaparte, era finita. Non era una collina, ma un vicoletto strettissimo, dove avevamo calcolato che un cm di bottega valeva circa un miliardo dell'unità monetaria in vigore a quell'epoca. Per questo i negozianti si erano attrezzati per sfruttare al meglio lo spazio disponibile, installando i propri negozi in posti inverosimili: su un balcone pensile, in una nicchia assieme alla statua di un santo, dentro un tubo di gronda e così via. Lì non c'era neanche un negozio di dischi per fortuna, quindi non ci dovevamo passare spesso. Tuttavia vi transitavamo lo stesso perché faceva molto fico. Era la via più lussuosa e rinomata e quando sbucavi sulla strada principale proveniente da quel buio vicoletto, gli sguardi di ammirazione dei passanti si posavano inevitabilmente su di te. Ma erano veramente sguardi di ammirazione? O era lo sdegno del cittadino orgoglioso che vedeva profanata la via, che era il fiore all'occhiello del suo borgo, da forestieri chiassosi e spesso con le braghe stracciate? La seconda ipotesi ora mi sembra la più plausibile. Un giorno eravamo passati di lì per fare il solito giretto pre-lezione in centro. Un'abitudine che avevamo preso dopo aver constatato che il direttissimo Stazione-Fifa partiva prestissimo dalla stazione, tanto da non far neanche in tempo a respirare per riuscire a prenderlo. Poi faceva un giro di circonvallazione talmente lungo che riuscivamo ad arrivare in ritardo ai corsi. Invece usando appositi cambi di mezzi diretti nelle più svariate direzioni si 77 riusciva tranquillamente ad arrivare in orario; anzi, avanzava anche tempo per concedersi passeggiate a sfondo ludico-turistico-alimentar-shoppereccio per la città. Passammo anche quel giorno da via Colle Bonaparte, perché per andare dal Truzzo-Metallaro si trovava proprio di strada. Ci soffermammo davanti alla vetrina di un esercizio veramente singolare (uno alla volta, perché il poco spazio a disposizione non permetteva altre soluzioni): vendeva pezzi di buio. I frammenti in questione venivano da un universo parallelo solido. La caratteristica più bella di questi che sembrano cristalli, ma non lo sono, è quella di emettere onde antifotoniche. Sono molto potenti e con essi si riescono a creare zone ristrettissime di buio pesto anche in pieno giorno. L'ideale per dormire in classe. Oppure ci si può divertire puntando i raggi di buio sugli occhi dei passanti e fargli credere di essere diventati ciechi. Uno spasso, ne acquistammo tutti uno. Io spesi tutti i soldi che avevo. Diventò impellente quindi realizzare un buono scambio col Truzzo-Metallaro per fare un po' di cresta sul CD di Spartalo. Fortunatamente i 'Virulenti Becchini' erano abbastanza richiesti sul mercato discografico locale. Il Truzzo però mi disse che per motivi contingenti non poteva assolutamente liquidarmi la somma. Dovevo scegliere un articolo all'interno del suo negozio che corrispondesse in prezzo. La mia scelta cadde su un bandierone teschiato dei GigaZomb da 99 metri per 99. Questo, oltre a rendermi il più truzzo metallaro di tutto il corso, mi lasciava con un bel problema. Ora dovevo i soldi a Spartalo e non avevo assolutamente niente in tasca. O meglio, avevo il cristallo rabbuiante! Ebbi un'idea clamorosa. Ricordai che in un borghetto sperduto del centro avevo visto un negozio per albini. A loro sarebbe sicuramente interessato il 'Mantello magico dell'oscurità'! Mi presentai al proprietario e maneggiando abilmente il bandierone abbinato al mio pezzo di buio riuscii a fargli credere che quel vessillo fosse veramente magico. Anche lui però non volle sborsare un franco svizzero. Mi disse di scegliere qualcosa di mio gradimento nel suo negozio. Ora, non so se siete mai stati in un negozio per albini, ma vi posso assicurare che non vi troverete molto di più che una vasta gamma di occhiali da sole e creme protettive anti UV. Io però riuscii a scovare la cosa che avrebbe risolto tutti i miei problemi economici! La mascotte del negozio: una tigre bianca della Malesia. Il tempo di comparire a lezione era però giunto e dovetti recarmici con la mia tigre al guinzaglio. Ad Amodio non dissi che quello era il suo CD, mi limitai a chiudere l'animale nell'ufficio di Torrentelli. Un paio di studenti del primo anno vennero divorati nel corso della giornata; questo permise alla tigre di starsene buona buona, addormentata sotto la scrivania e non essere notata. Pensai tutta la mattina a dove poter vendere la 78 mia tigre per ricavarne un bel po' di soldini, ma la soluzione la trovai solo in pausa pranzo. Avevano appena aperto un'aula con una nuova tecnologia che permetteva di collegarsi via terminale con tutti i luoghi più reconditi del mondo. Il 'Testa di Cazzo' durante una delle sue masturbazioni mentali aveva ipotizzato da tempo una cosa del genere. Lì trovai uno studente del primo anno che stava giocando a briscola in cinque con altre quattro persone sparse per il globo: Un Tonkelauense, un abitante di Rapa Nuj , un Lemuranio, uno Jeti. Il 'Cazzeggiatore' (così venne denominata quella persona da quel momento in poi) mi permise di intromettermi nella partita in cambio di qualche consiglio strategico, così io potei completare una complessa trattativa di scambio-beni. La tigre venne girata allo Jeti che la usò come cagnolino da salotto, in cambio mi diede delle stallattiti di ghiaccio perenne che a suo dire non si scioglievano mai (forse perché dove abita lui la temperatura non sale mai sopra lo zero centigrado); io però fui furbo, le vendetti al tonkelauense in cambio dei diritti di sfruttamento del dominio internet del suo stato. Questo mi portò ad avere più contatti perfino del Cazzeggiatore e accrebbe a dismisura la mia popolarità all’interno della comunità virtuale. Forte di questa popolarità riuscii a mettere in piedi una joint venture con le popolazioni dell’Isola di Pasqua per lo sfruttamento delle feste quaresimali, mi pagarono con qualche testone di pietra. A questo punto intervenne il lemuriano che me li comprò subito, (perché se non lo sapete quelle teste sono cervelli elettronici di giganteschi robot marini con i quali i lemuriani combattevano, ai tempi in cui l’esperimento genetico denominato ‘uomo’ non era ancora stato avviato, una battaglia senza sosta contro Atlantide) in cambio di uno spicchio di Luna. Quindi se cercate un posto per trascorrere la luna di miele rivolgetevi a me, ve l’affitto. 79 Animali Asimmetrici Ve l'avevo già accennato in un altro capitolo che Uomo Avunio una volta mi aveva chiuso dentro un Guscio di apprendimento in Ibernazione? No? Beh allora non mi resta che raccontarvelo ora! Fu durante il secondo stage operativo all'inizio del terzo anno. Dovete sapere che negli stage di inizio anno si mettevano in pratica tutte le nozioni apprese…. ….in vacanza! Il nostro tutor era infatti un bagnino. Si presentò con la sua ciambella cordata sottobraccio, la canottiera a strisce orizzontali bianche e rosse, un remo sulla spalla. Il pattino l'aveva lasciato parcheggiato fuori. Fummo divisi in tanti gruppi, e ad ognuno venne assegnata una cabina. Io mi ero premunito di un trapano per forare opportunamente le pareti e poter spiare quella stangona della Regiani che si cambiava il costume. Avevo scelto il gruppo con cura proprio per capitare di fianco alla cabina della Reggiani; mi appostai in attesa, al buio. La porta si aprì, ma non entrò una stangona bionda, bensì un tappetto nero e peloso! Capii subito che qualcosa non andava. Come potevo essermi sbagliato? Avevo letto attentamente i nomi sulla porta. Regiani o Reggiani? Bah! Mentre noi sperimentavamo, il bagnino impartiva lezioni di nuoto alle bimbe delle elementari. Le aveva disposte su una griglia virtuale e le faceva andare avanti e indietro, indietro e avanti. Metodi di allenamento a metà fra l'arcaico e il rivoluzionario. Le moderne tecnologie applicate alla più ferrea disciplina spartana. Anche Amodio approvava e contribuiva con bastonate sulla schiena delle povere piccole. Bastonate virtuali ovviamente, date con segmenti digitali gravitanti in uno spazio vettoriale a 16 bit. Durante questo secondo ministage ci affidarono il compito di misurare la velocità della luce. Fu facile: dietro la porta d'ingresso c'era infatti uno strano apparecchio con sotto la targhetta 'Contatore della luce'. Ci bastò leggerlo alle 10 e alle 11, vedere quanti 'lucioni' (chiamammo così la particella che veniva da esso conteggiata per mezzo di rulli rotanti numerati) erano passati di lì e dividere per il tempo. Deducemmo che la luce ha una velocità variabile! Spedimmo la nostra relazione al gran rettorato per la pubblicazione su tutte le riviste scientifiche conosciute, ma il nostro tutore sottrasse dalla cassetta delle lettere il plico già francobollato con all'interno il nostro compendio. Voleva avere per se tutta la gloria! Fu forse a causa di questo che non sfondai mai nel mondo accademico. Quel Torrentelli prima o poi me la pagherà! 80 Ma torniamo all’oggetto del capitolo. Come poté accadere che rimasi intrappolato in una delle famigerate celle di apprendimento onirico? Il cane morto disse che non l’aveva fatto apposta, ma secondo me non era vero. Io andavo sempre a dormire dentro i gusci dopo pranzo; era il luogo più rilassante di tutto il palazzo. Quella volta mi ero proprio appisolato per bene e non sentii i 17000 decibel prodotti dal motore di avviamento dell'apparecchiatura. Così l'apprendimento ebbe inizio. Quando sei lì in ibernazione, tutto bello addormentato, in realtà una piccola parte del tuo cervellino è lì, bella sveglia a captare ogni singola parolina sussurrata al tuo ipotalamo. Si possono imparare molte cose in questo modo, senza annoiarsi troppo in aula. L'unico inconveniente che potrebbe capitare è che si inneschi un ciclo nozionistico paradossale che potrebbe portarti alla demenza globale. Ma questo capita una volta su cento, ed essendo già capitato nel nostro corso ad Antonino Piana io stavo tranquillo. La macchina era stata riprogrammata proprio il giorno prima non so da chi. Forse un patito di zoologia, fatto sta che tornai fuori con una cultura spaventosa sugli animali asimmetrici. Tutto quello che a questo mondo non rispettava l'asse. A volte credevo di esserlo anch'io asimmetrico. A volte scambiavo il mio asse di simmetria con la riga dei capelli e ovviamente tentavo di correggerlo. Per questo ora sono sempre spettinato. 81 Quel giorno in cui andammo tutti a prendere il gelato... ...in Siberia, invece di assistere al corso di spade laser, ce lo ricorderemo tutti per molti anni, forse per tutta la vita. Fu a causa di quella marachella che Statofattocchi venne espulso per sempre dal Diploma; naturalmente non era colpa sua, comunque non fu un male. Statofattocchi trovò subito lavoro per via di quelle conoscenze fatte al bar scolando Amaro Alpino. Si occupò di allestire il catalogo moda di un atelier per saldocarpentieri. Il nostro docente era un cavalieri Jedi decaduto. L’esame di quel corso tutti lo passarono, in quanto il prof. Lux era molto abbattuto quel giorno perché c'era stata la finale del torneo di condominio di calcio in cortile e la squadra del prof. aveva perso ai rigori. L'unico che non passò l'esame fu Poliargento Racing Team, il prof. si rifiutò di fargli la prova per la scarsa presenza in aula. Un'ingiustizia, tutta colpa dei banchi non abbastanza grandi da contenere un'auto. Finì così il sogno della prima squadra automobilistica laureata. Era un pomeriggio afoso di inizio giugno. Nella buia catacomba situata sotto la cappella del santo protettore degli Istituti di Formazione, bagliori luminosi giungevano, insieme all'odore di carne bruciata. Alcuni studenti della vicina scuola per Freaks erano stati appositamente adescati per fare sparring partners nei duelli; gli arti amputati venivano riciclati e dati in pasto all'attiguo corso di Sartoria Rammendosa dove venivano ricuciti un po' a caso sui malcapitati sopravvissuti. Il caldo all'interno di quell'antro stava diventando insopportabile tanto che decidemmo di anticipare la pausa di metà pomeriggio. Avevamo da poco scoperto la presenza di un bar dove avevano appena installato un videogame che ci mandava in visibilio. Già pregustavo il momento in cui i miei compagni si sarebbero gettati su quell'oggetto ludico, mentre io con calma avrei ordinato un bel godippo alla menta che mi sarei succhiato in santa pace. Ma non accadde niente di tutto questo. Il bar era infatti ufficiosamente chiuso per lavori in corso. Non era neanche possibile il senso unico alternato. Ricordammo allora che nel nostro tragitto in autobus, un giorno vedemmo gli studenti del primo anno seduti ai tavolini di una gelateria che gustavano coppe mastodontiche sopra le quali Pirmin Zurbriggen si allenava fra i paletti e i biscotti guarnizione. La proposta fu subito condivisa da tutti e ci incamminammo sotto il sole cocente per raggiungere la gelateria, approssimativamente situata un chilometro più a monte. Lungo il tragitto fummo colti da alcuni miraggi: autoplananti alla panna, ciclocross su grattachecca all'amarena, tiramisù sono svenuto. Poi ricordo che vidi gente china sopra di me, erano angeli quelli. Bionde chiome e 82 voci soavi. Uno assomigliava alla Regiani o Reggiani o viceversa, infatti tornai subito in me. Non so chi dei due fosse, ma sicuramente non era un angelo biondo. Comunque mi trasportarono fino alla gelateria 'il Siberiano', ed entrando notai subito un brusco cambiamento di clima. Al bancone stavano un paio di eschimesi con le racchette ai piedi. Probabilmente avevano appena finito di giocare a calcio-tennis. L'intenzione iniziale per quella pausa pomeridiana era di prenderci il nostro bel gelatino e tornare subito a lezione. Invece non andò così. Come accade sempre in questi casi, il tirare tardi ci portò a dimenticarci che in fondo stavamo frequentando un corso che avrebbe avuto ripercussioni sulla nostra vita futura. Ma in quel caldo pomeriggio non avevamo altri pensieri, se non l'evasione totale da ogni vincolo mentale e fisico. A noi si unì anche 'il Cazzeggiatore', lo trovammo già in gelateria. Anche lui stanco della solita routine: giocare partite di tris con coreani assetati di conoscenza. Il fattaccio successe quando ormai ogni reminiscenza di ricordo dell'attività didattica in corso in quel momento si era allontanata da noi. La porta del locale si spalancò, modalità saloon, e apparve una sagoma nera dallo svolazzante mantello. Fece due passi avanti ed estrasse dal fodero la sua spada laser, poi cominciò a rotearla in aria esclamando: <<Lo so che siete qui. Sento la vostra presenza! L'orario della pausa è finito ormai. E' tempo di pagare per le vostre malefatte>> E noi in coro: <<Ma non è colpa nostra! Non avevamo l'orologio!!>> <<E quello cos'è?>> disse il prof. indicando il polso di Statofattocchi che sfoggiava un quadrante superhighteck. Noi tutti ci schernimmo: <<Ma noi gli avevamo detto di dircelo quando erano passati 10 minuti! Ce l'aveva lui l'orologio!!>> Il prof. da principio obiettò che di minuti ne erano passati ben 97, ma appena ci giustificammo dicendo che non c'era molta differenza perché 10 e 97 erano dello stesso ordine di grandezza, da buon fisico non ebbe più niente da ridire nei nostri confronti. 83 La colpa era tutta di Statofattocchi! Dovette affrontare le ire del prof. in un duello senza esclusione di colpi. La sconfitta per lui giunse presto. I suoi pezzi furono spediti alla scuola di sartoria rammendosa, dove ebbero un po' di difficoltà a rimetterli insieme. Ma tanto anche prima non ci si capiva molto! Negli anni post-diploma mi giunsero notizie di Statofattocchi, indiscrezioni lo davano sposato e con prole numerosa, ma così numerosa che una piccola repubblica parlamentare sorse dal nulla proprio nel mezzo del suo soggiorno. 84 Ascensore per l'Inferno Ci eravamo trasferiti da poco nella nuova lussuosissima sede della F.I.F.A, situata in zona decontaminata su un cratere dell'ultimo conflitto atomico. Il nostro corso era collocato al primo piano di un circo. Abitualmente per salire io usavo le scale di corda utilizzate dai trapezisti. Avevo un certo timore a prendere l'ascensore, anche perché questo era dotato di soli 3 tasti: - Primo piano - Pianoterra - Inferno Frequentammo beatamente i corsi della mattinata, anche se a dir la verità non ricordo bene di cosa trattassero. Forse perché nella terrazza sulla quale si affacciavano le nostre aule avevano aperto da poco un solarium nudista per sole donne. Poi dopo la pausa pranzo trascorsa come al solito alla mensa regionale dei poveri, fummo di nuovo scaricati davanti alla nuova sede. Uomo Avunio, Gatto Tabiunio e Fabiano Adige si diressero senza esitazione verso l'ascensore e, vedendo che io tardavo, non mancarono di prendersi gioco di me per la mia riluttanza ad usufruire di quel mezzo di trasporto. Bigiaster Disaster, che era una decina di metri attardato, vedendo un varco, si precipitò anch'esso verso quella scatola con superficie calpestabile di un metro quadro, proprio nel momento in cui Uomo decise di premere il tasto Inferno. Per la verità nessuno seppe mai se le intenzioni dell'Uomo fossero sempre state quelle o se fu un semplice incidente dovuto alla presenza del Disaster. Seguirono giorni di panico. Sei giorni, sei notti, sei ore, sei minuti, sei secondi e seicentosessantasei millesimi per la precisione. Eravamo tutti seduti in aula per il corso di Ingegneria Frenetica, quando notai la mancanza dei quattro; non immaginai che potessero essere rimasti intrappolati nell'ascensore, pensai che si fossero attardati come al solito in sala merenda. Decisi allora di uscire anch'io, ma appena fuori dall'aula notai subito che qualcosa non andava. Un acre fumo nerastro aleggiava per il corridoio, non so se sognai o fui desto, ma dita tentacolari mi chiamarono fino al luogo dove tutto era accaduto. Un campanellino squillante non stava ad indicare l'inizio dell'intervallo, come invece pensarono quelli del corso di Macelleria Mimetica. 85 Quel suono era il segnale evidente di un grido d'allarme lanciato da quei dannati. Appropinquandomi alla porta del montacarichi, sentii chiaramente urla disumane provenire da lì dietro. Un buon profumino di plastica abbrustolita precedette di poco il fumo nero e greve che si propagò da dietro la porta. Corsi urlando per il corridoio in preda al panico: <<Torrentelli!! Torrentelli!! Sono dannati!! Sono dannati!!!>> <<Che succede qui? È questo il modo di correre per il corridoio? In castigo nell'angolino!>> <<Mah... loro sono rimasti...>> <<Niente mah e mah! Ti ho beccato fuori dall'aula durante l'orario di lezione, per di più che urlavi! Subito nell'angolino e non fiatare!>> Così io stetti in castigo tutto il pomeriggio; non ci sarebbe stata più speranza per miei compagni ormai. Erano spacciati! Ecco il resoconto dettagliato del loro viaggio negli inferi tratto dal diario di Gatto: Un dì d'avril c'ancor non er maturo spinto fui da un fatal errore intro l' ascensor e io: "fanculo! 1 1 Un giorno d'aprile, indica la primavera. Con questa connotazione temporale Gatto di Tabiunio vuole evidenziare che erano ancora i tempi spensierati della gioventù oppure era veramente aprile. La prima ipotesi è confermata delle parole seguenti quando io ancora non ero maturo, non aveva ancora la saggezza, la maturità per affrontare la vita o il tanto temuto mondo del lavoro. 2 ‘fatal error’, qui probabilmente il Gatto si riferiva alle frequenti esercitazioni nel laboratorio di Astromatica dove gli errori fatali portavano sovente alla sparizione di interi pianeti. 3 all'interno dell'ascensore, in questo caso la figura dell’ascensore viene vista come il mezzo di passaggio da una vita ordinaria a qualcosa di più, come ad esempio essere un Metodologo Fantascientifico. Fanculo è un’espressione che indica un improperio nei confronti del soggetto agente. 4 Bigiaster, detto il Disaster, come dice il suo stesso appellativo, combinava sempre guai. 86 Sor Bigiaster frena mo' l' tuo ardore" non feci tempo a proferir parola che un altro Uom urlò poi per l'orrore: 4 "non riuscirem mai più a tornar a scola tu ha premuto il tasto de l'Inferno!" e questo è sol l'inizio de la fola; vi narro or cosa vi vidi interno e voi lo so che non mi crederete benche' passati siano autunno e inverno. 10 Io tremo ancor e mi son fatto prete ch'i possa infin éspiar le mie gran colpe benché di brugna ancor io abbia sete per non parlar di tette, culi e polpe! La porta spalancossi e un diavol venne cornuto era e furbo come volpe 6 Altro Uom, è chiaramente riferito a Uomo Avunio, anche se sovente prendeva le sembianze di cane (morto). 7 a scola, si riferiva probabilmente al seminario avanzato su ‘Come scolare l’Olio di Gomito’ 8 il tasto de’ l’Inferno, era senza dubbio un tasto dolente, ma non come le lezioni del Prof. Amore 9 la fola, la storia, secondo l’idioma dell’autore 13 mi son fatto prete, qua Gatto ammetteva fare uso di stupefacenti come acqua santa e incensi vari 15 di brugna ancor abbia sete, Gatto era altresì ghiotto di succo alla prugna 16 tette culi e polpe, qui l’autore si riferisce ai sette cuculi dell’Apocalisse e ai polpi femmina che infestavano l’Inferno 87 tant'è Fabian immantinente svenne, ma dopo aver mirato la sua faccia ch' un ghigno sbeffeggiante avea perenne, 20 scappammo via ed iniziò la caccia soltanto l'fabio non riuscì a fuggir e cucinato fu come focaccia; ma non crediate questo sia morir perché laddentro eterna è sofferenza e mentre il diavol era lì a dormir se ne filo' dalla sua credenza noi altri invece fummo soverchiati da un demon laido co' sua flatulenza 30 perché l'for in cui ci fum calati era proprio quel del deretano e fuor di lì fummo proiettati... “nessun mai qui ci darà una mano!” Benchè sonam l'allarme a più e più fiate “non odo Torrentelli quel villano! 24 focaccia, l’autore vuole dire che era uso andare a caccia per le sterminate praterie 28 credenza, superstizione diffusa fra le umane genti 32 quel del deretano, si riferisce alla porta di dietro dell’istituto che avrebbero potuto usare Gatto e soci per non restare bloccati nell’infernale ascensore 33 di lì fummo proiettati, era sempre stato il nostro sogno finire in un film e finalmente gatto lo realizzò 35 sonam l'allarme, driiiiiinn 88 ma solo una gran puzza di stronzate” Poi dallo specchio magico vedemmo che erano già pronte le portate, e quindi il refettorio raggiungemmo. Qualcun le nostre anime affettò e divorati d'esser attendemmo. 40 Per tutto il dì la bolgia banchettò, ma l'pranzo era inver un po' stomgoso che Lucifer alfin non ci mangiò; e su pe' l'ascensor a ritroso vedemmo poi la luce ancor e quindi uscimmo. Ma era nuvoloso. 39 le portate, era un gioco che facevamo di frequente nell’intervallo: prendere a portate sulla testa l’Idiota 41 Qualcun le nostre anime affettò, probabilmente è stato il salumiere che ci faceva i panini ‘abbondando sempre troppo’ 42 divorati d'esser, il nostro desiderio di essere era tale che ci divorava l’anima 43 l'pranzo era inver un po' stomgoso, in questo verso vengono evocati i pranzi che facevamo alla mensa 89 Un Esame Terzo anno. Secondo trimestre. Uno degli esami più ostici di tutto il corso: Spinnologia Molecolare. Ovvero come far girare trottole piccole come non mai. A dirla tutta il difficile non era il farle girare, ma far uscire la musica. Sapete, quella musichetta che esce dalle trottole? Quelle con la manovella di carica che va su e giù? Non ho mai capito se la manovella ci fosse anche nelle trottole atomiche. Ma non era quello l'importante, il vero scopo del corso era un altro, almeno per me. I teorici ipotizzavano di poter rimpicciolire gli oggetti eliminando l'immane spazio che c'era fra le microparticelle. Questo avrebbe significato la possibilità di rendere reali molti film fantascientifici. Ma senza musica che vita sarebbe stata? Non avrei mai voluto vivere in un micromondo incantato privo di suoni. Tra l'altro in quel periodo eravamo presi da diversi progetti musicali. Quella sì che fu fantascienza. Io e Uomo avevamo l'intenzione sempre più seria di formare un gruppo di metallo pesante. Tipo piombo o giù di lì, o anche qualcosa di radioattivo creato in laboratorio, se ce ne fosse stata la possibilità. Il progetto fallì miseramente nonostante ci appoggiarono moralmente in molti; Fabiamo Adige, ad esempio, ci raccontò che anche lui da giovane c'aveva provato, con una fantomatica canzone DeathSlashTrashGoa, composta a 4 mani e un piede, che imperversò nel suo bar per tutta la stagione. Anche Bigiaster Disaster non era indifferente al richiamo del metallo, ma il miglior fan che avremmo potuto avere se n'era andato già da tempo. Era Foscho, che probabilmente ora stava ascoltando comunque qualche sataneria, mentre dissotterrava cadaveri nel cimitero maledetto dell'università. Proprio in quell'anno anche Machmallah e Tao formarono un duo dance indyarabo che tuttora spopola nelle discoteche di mezzo mondo. E per spopola intendo che ci scappano una ventina di morti a serata! Considerata una media di 100 serate a stagione, duemila persone all'anno in meno su questa terra. Comunque troppo pochi per tenere sotto controllo la situazione demografica! A questo proposito vorrei aprire una parentesi, e consigliare a Voi, lettori, il suicidio, anzi, prima di suicidarVi potreste andare in giro ad ammazzare un po' di persone. Possibilmente gente che merita la morte. Il mondo sarebbe meno affollato e con gente migliore sei voi tutti lo faceste. Pensateci. Tao e Mach riuscirono a realizzare il progetto perché evidentemente molto più commerciale del nostro. La dance la ascoltano un po' tutti, è risaputo. Lo potevamo constatare ad occhio osservando gli amici di Linzia, la cubista. Vi 90 dico solo che non erano tutti umani. A proposito di quest'ultima, non volevo dirlo, perché un po' me ne vergogno, ma ci fu un progetto dance che ci vide coprotagonisti. Componemmo infatti in maniera quasi estemporanea un motivetto un po' commerciale che narrava le gesta di un arancino impazzito. Ci furono anche delle prove di ballo, effettuato su un apposito cubo costruito durante lo stage di settembre. Ci eravamo appena trasferiti nella nova sede F.I.F.A. e subito ci facevamo riconoscere. Un episodio della mia vita che preferirei dimenticare. Devo ammettere però che fu divertente essere degli affermati dj seppur in uno spazio-tempo così esiguo. Ritornando al nostro gruppo metal, c'è da dire che invece fu un progetto di più ampio respiro che durò tutta una stagione. Ci ritrovavamo fra una lezione e l'altra a comporre. Forse per questo eravamo molto bravi con le pause. Erano le note il nostro problema. Proprio non riuscivamo a metterne in fila tre in maniera decente! Però le nostre belle soddisfazioni ce le siamo tolte lo stesso! Come quando improvvisammo un coro polifonico sull'autobus. Era un pomeriggio primaverile e l'aria frizzantina rendeva i nostri cori gioiosi. Un fremito di allegria ci permeava e non potemmo fare a meno di esternare la nostra gioia nel modo più spontaneo che conoscevamo: il canto. Viaggiavamo sul solito bus urbano diretti verso la stazione dei razzotreni che ci avrebbero riportato alle nostre rispettive case. Ci eravamo sistemati nei nostri posti preferiti: il fondo platea. Un emiciclo con un'acustica impeccabile. Un signore davanti a noi stava allegramente fischiettando. La melodia, la riconoscemmo subito e partimmo con il coro. Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa 91 Laaa Laaa Laaa Laaa Laaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa laaa lllaaa laaaa laaaaaaaaa laaa lllaaa.. Non eravamo neanche al centocinquesimo laaa che l’espulsione automatica sedili era già scattata. L’autista del mezzo l’aveva messa in funzione senza alcuna pietà! Planammo su un chioschetto di limonate farcite. Attutirono alla perfezione la caduta. Ma tornando all'esame ricordo che era la quarta volta che lo provavo; nonostante questo ero esattamente in pari... ...con quelli dell'anno successivo. Infatti ormai passavo il mio tempo con personaggi come Lo Speziale, L'Idiota, Il Cazzeggiatore, Tao, ‘L’Uom che schifo a tutti faceva’, 'La donna che paga in natura' e Skeletor. Lo Speziale aveva una teoria, a proposito della dimensione delle mammelle dei mammiferi di sesso femminile. Era una teoria minuziosa, che prevedeva numerosi esperimenti di laboratorio per verificare la perfezione della mammella. Innanzitutto la dimensione, ma numerosi altri parametri venivano considerati: forma, volume globale, antigravitoni per centimetro cubo (che come è noto misurano la capacità delle tette di vincere la forza di gravità), ellissosità capezzolo, gommosità a freddo, gommosità a caldo, resistenza agli stress. Alla fine le mammelle più belle (a dispetto del cognome) risultò averle Skeletor. Tutti avanzarono numerosi dubbi sulla serietà della sua ricerca. L’esame quel giorno procedette candidato dopo candidato. Subito i più ferrati, dai quali cercammo di assorbire quante più nozioni possibili, ma che trasmisero anche la solita sensazione pre-colloquio: il ‘non sapere un cazzo’. Scelsi ad hoc la mia posizione nella lista degli interrogati. Mi presentai subito dopo L'Idiota. In questo modo fui sicuro di fare bella figura. Fiducia infondata la mia, in quanto la figura fu pessima. Ma il mio diciotto con infamia me lo guadagnai! 92 Il cervello dell'Idiota supporta l'XOR? ...mi sa proprio di no! visto che è composto da due soli strati di cellule che rivestono internamente il cranio. Il resto è riempito con il liquido usato per quelle penne a sfera trasparenti con dentro i pesciolini. Non so se ci siano i pesciolini anche all'interno della testa dell'Idiota, ma ciò è molto probabile. Tutto questo lo scoprimmo il giorno che ci eravamo introdotti abusivamente alla BrainSystem, la ditta che aveva affittato una parte del fabbricato della sede F.I.F.A. Fin dal primo giorno del terzo anno notammo vicino alla nostra nuova sede questa persona giuridica. <<Cosa mai ci farà una ditta seria vicino alla F.I.F.A?>> ci domandammo dopo aver visto la targhetta: BRAINSYSTEM s.r.m.l. Siamo una ditta seria Cosa mai produrranno lì dentro? questa era la domanda che arrovellava la nostra mente tutte le volte che la porta a combinazione si apriva e sbirciavamo all'interno. Si udivano altresì urla disumane oltre quella soglia che accrescevano esponenzialmente la nostra curiosità. Linzia (la cubista), ci disse che si trattava di un gruppo dance in voga in quel periodo, ma quella spiegazione non ci lasciò completamente soddisfatti. Elaborammo quindi in gran segreto, durante la pausa mensa, un astuto piano. Nel tavolo da quattro completamente vassoiato, io, GattoTabiunio, Fabiano Adige e Bigiaster Disaster programmammo ciò che segue: avremmo aspettato che, come tutte le mattine, qualche dipendente dovesse entrare digitando il suo codice personale abbinato a scansione dell'alito (l'ipotesi azzardata da Adige era che non fosse il pestilenziale fiato a venire scannerizzato, ma bensì il rumore tipico dell'alitata in faccia). In tal modo, memorizzando i tasti premuti e allenandoci a riprodurre alla perfezione quel sordo suono, avremmo potuto facilmente introdurci lì dentro. Ma non avevamo fatto i conti col nostro assistente di corso: Eudizio Torrentelli. Anche stavolta il mio omonimo decise di metterci i bastoni tra le ruote. 93 Questi affisse infatti alle pareti cartelli che recitavano: VIETATO SOSTARE NEL CORRIDOIO i tragressori saranno puniti con la fustigazione Noi aggirammo questo divieto tenendoci in movimento nel corridoio. Organizzavamo piccole gare di atletica o numeri da circo. Nelle pause fra una lezione e l'altra eravamo usi passare la maggior parte del tempo con un gioco primordiale chiamato NR (pronuncia NèR). Utilizzava lo stesso schema logico delle Reti Neurali Artificiali. Queste le dinamiche ludiche nei dettagli: uno stimolatore visivo-motorio veniva innescato nell'ambito di un gruppo di persone che si disponevano secondo uno schema circolare. Ad ogni doppio errore di un singolo elemento della catena scattava la correzione, tutti gli altri elementi dovevano infatti infliggere una punizione corporale al nodo carente. In questo modo si stimolava l'elemento in questione a non commettere ulteriori errori. In caso di 'mancato apprendimento' la correzione doveva essere fatta aumentando i 'pesi' della punizione. Notai però che gli elementi più carenti, che avevano cioè subito numerose correzioni, aumentavano i pesi incoerentemente nei confronti degli altri elementi. Dopo mesi di studi dedussi che in realtà il metodo portava all'essere cani morti bastardissimi. Gli elementi, a lungo andare infatti, non tendevano a un miglioramento globale, ma ad un istinto egoistico di bastardaggine che li induceva più che a evitare errori propri a procurare errori altrui. Fu durante lo studio di questo gioco che affibbiammo a Uomo Avunio il soprannome di Cane Morto o Cane Avunio perché, essendo il cane il miglior amico dell'uomo ed essendo Avunio il miglior amico di se stesso, l'unico soprannome che gli si addiceva era questo. Dopo un paio di appostamenti e di simulazioni al computer del nostro piano procedemmo. Con il sopraccitato gioco creammo un diversivo mentre due di noi si introdussero abusivamente nella BrainSystem. I due a caso erano Fabiano Adige e Bigiaster Disaster, seguiti non si sa per quale motivo dall'Idiota. Anch'egli stava infatti partecipando ad una partita a NR e vide quella porta aperta come unica via di fuga dall'ennesima 'correzione'. Di quello che successe all'interno posso darvi solo resoconti indiretti. Fabiano venne subito scoperto perché si distrasse ad ammirare lo screen saver di un dipendente che mostrava donnine nude, mentre Disaster, premendo interruttori a caso nel tentativo di entrare nei laboratori, mandò in corto circuito l'impianto 94 elettrico; quindi nel buio brancolò per un po' fino ad estrarre un accendino dalla tasca ed illuminare l'ambiente circostante con la sua piccola fiammella, troppo vicino al rilevatore antincendio però. Gli estintori a pioggia entrarono in funzione e allagarono tutto. Il solito disaster! Solo l'Idiota disse di aver visto quello che succedeva là dentro. La Brainsystem stava producendo il più grande cervellone del mondo, e per fare questo venivano usati cervelli umani! I poveri cristi che capitavano nelle grinfie di quei pazzi venivano anestetizzati e sdraiati su un tavolo operatorio. I crani venivano svuotati di tutta la materia cerebrale che andava ad aumentare la massa del super-cervellone e riempiti col liquido citato in precedenza Il bello era che gli studenti continuavano a fare la stessa vita che facevano prima. Nessuno si accorgeva della differenza! Si narra che anche l'Idiota venne catturato e sottoposto al trattamento, ma una volta aperto il cranio l'operatore addetto allo svuotamento pronunciò le seguenti parole: <<Ah, cavolo, questo l'avevamo già fatto, richiudete!>> L'intento della BrainSystem era di usare il cervellone aggregato così costruito per elaborare un sistema infallibile di giocate al totocalcio e vivere di rendita. Ma non avevano tenuto conto che la materia grigia era di proprietà di studenti di metodologie fantascientifiche (del primo anno per giunta!). Forse per questo la ditta fallì subito dopo. Questa la versione accreditata per vera di tutta la faccenda, ma c'è da tenere conto del fatto che le uniche testimonianze che abbiamo sono quelle dell'Idiota e in quanto tali vanno prese con le molle. Doing. 95 Il Tarlo Un giorno dell'ultimo anno di corso, un tarlo mentale si insinuò in noi. Avevamo veramente scelto la strada giusta nel tortuoso labirinto della vita? Questo momento di riflessione giungeva dopo tre anni passati nel Fichissimo Istituto; al quarto anno i fondi provenienti da Alpha Centauri non arrivarono e ci dovemmo trasferire. Ci assegnarono un’ala della facoltà di fisica, la cui vista dava su un bosco di piante millenarie. Loro sì che sapevano tutto! Ora che eravamo tornati nell'usuale mondo universitario, ci chiedevamo se la Meccanica Quantistica non fosse forse più affidabile della Matematica dell'Assurdo, se la Botanica non fosse più utile della Radicocrazia e se la Chimica Fisica non fosse un attimo più seria del corso integrativo di Pozioni d'Amore. In preda a questi dubbi esistenziali vagavamo per il campus, mischiandoci agli altri studenti universitari e perlustrando ogni singola facoltà, per renderci meglio conto delle cose che non avremmo mai saputo. Un mattino nebbioso ci introducemmo in quella di biologia molecolare. Ogni edificio aveva un colore che lo caratterizzava, un grigio-violaceo a dir poco cadaverico era la tinta di quel ramo di studi. Non so perché avessero scelto quel colore, ma la cosa non mi piaceva affatto. Sbuffi di vapore che passavano sotto la porta ed acquaragia in bottiglie ai lati di una colonna preannunciavano polveri bianche e calcinacci caduchi. Una voglia di morte mi pervadeva come quando più non potei essere felice ancor. Evidentemente nel mio cervello infilossi un vibrione maligno o qualche altro elettroinibitore, che più non mi fece pronunciar parola, ma discorsi insensati sì. E per altro, in questo edificio che temuto sempre stato era, fondatezze di questo trovai. Virus? Sì, quelli erano sì! Avevo sbirciato un'illustrazione schematica da tomo o in sogni di bambino. Erano macro e non micro come quel che farnetica in mio cervello, ma uguali forse per come coltivano vegetali. In serra inserrati vicino alla facoltà, ora capivo tutto, ma non enormemente. Coltivavano bene i fiori tropicali e anche i batteri asiatici o similmente, chè vegetali anche loro erano. Era un pantografo dal braccio come non mai, che prendevali et ugualiavali in scala, ma tanto piccoli che niuno puote vedere, ma osservare solo le conseguenze come tu ora osservi la mia pazzia. Ecco tutto ti ho detto su questi che non furono generati, ma creati e perché non so, ma forse troppe domande sono cattiva cosa per chi non vuole più altro che un letto e brodino di miele. 96 Fabiano Adige C'è sempre un momento in cui il buio scende sulla vita di alcuni di noi. Il momento in questione scoccò per Fabiano Adige alla fine del secondo anno di corso. Gli esami non erano andati un granché bene per lui, tanto che si poteva dire che fosse regredito a metà della scuola elementare. La decisione fu drastica. Abbandonare la fantascienza per ritornare al più concreto mondo del lavoro. Si fece assumere in un altoforno. Il suo compito era quello di raccogliere i granellini di limatura di ferro e accumularli e, una volta raggiunta la massa critica, procedere alla loro fusione. Il caporeparto di Fabiano era un energumeno tutto panza e muscoli che con una frusta in mano tentava di tenere l’ordine in quella fonderia. Urla di lamento giungevano alle orecchie di chiunque passasse nelle vicinanze di quel luogo. Schiocchi seguiti da gemiti di dolore. Fabiano era abituato alle frustate in quanto uno dei nostri passatempi preferiti, fra una lezione e l’altra, era appunto autofustigarci. Questo per un sano senso di autopenitenza che tutti dovremmo avere. Quello che però l’Adige non riusciva a sopportare era l’inutilità del suo lavoro. Non c’era scopo in quello che faceva e non c’erano pause fra una lezione e l’altra! Quello che era un piacere per lui, il sano sapore della frusta, stava diventando una routine monotona e dolorosa. Anche gli altri passatempi di cui si nutriva gli erano stati di colpo negati, come ad esempio passare ore a costruire modellini di aerei da caccia, esatta riproduzione di velivoli nazisti usati nella seconda guerra mondiale. Dopo la costruzione li facevamo decollare in squadriglia per bombardare i vicini condomini della zona. Nell’altoforno invece solo grissini lunghissimi disposti in verticale e crostate a mille piani. Un lavoro opprimente che non lasciava intravedere sbocchi per il futuro! Un giorno approfittando di una distrazione del suo carceriere fuggì dalla sua postazione, prese la cornetta e telefonò: <<Mamma!! chiama la F.I.F.A.! Io qua non ci sto un minuto di più! >> E così, un giorno che le lezioni erano già iniziate da circa un mese, lo vedemmo ricomparire in classe più arzillo che mai! Tanto che quel giorno si fece fustigare tre volte! 97 Ma che fine ha fatto ora? Me lo domandai per tanti anni fino a che un giorno mi arrivarono sue notizie. Una missiva mi giunse infatti molto tempo dopo il conseguimento della mia laurea, portata da un piccione viaggiatore che rimase intrappolato nella mia rete da pesca al granchio asimmetrico. Sono le ultime avventure di Fabiano Adige, come ei le narrò: `É: à| áÑ|xzÉ vÉÅx {É wtàÉ |Ä Å|É âÄà|ÅÉ á~ÉÅÉwÉ xátÅxAAAAA `tÇvtÇwÉÅ| áÉÄÉ Ä:xátÅx w| WtÅ|z|tÇ x mtÅÑ|ÄÄÉ? àxÄxyÉÇt| tÄ WtÅ| ÑxÜ ytÜx Ä:xátÅx? Å| w|xwx âÇ ÑÜ|ÅÉ tÑÑâÇàtÅxÇàÉ tÄ ÖâtÄx Åt| á| ÑÜxáxÇà´? Ü|àÉÜÇt| tÄÄt vtÜ|vt x Å| w|xwx âÇ âÄàxÜ|ÉÜx tÑÑâÇàtÅxÇàÉ tÇv{x ÖâxáàÉ vÉÇ áàxááÉ xá|àÉA TÄ àxÜéÉ àxÇàtà|äÉ Ü|âáv|| t ytÜÅ| Ü|vxäxÜx ÇxÄ áâÉ áàâw|É? 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Probabilmente l’argomento della tesi doveva affascinarlo a tal punto da non pensare più ad altro (per ulteriori dettagli Vedi appendice C, Estratti di Tesi di Laurea). 99 Tutti, ma proprio tutti, alla cena di classe Eravamo fuori corso a quel tempo e le nostre vicissitudini private ci avevano un po' allontanato, ma un giorno ricevetti una telefonata da parte di Max Weber. Stava organizzando una bella cena per tutti gli alunni del nostro anno. Doveva essere un bel ritrovo, per discutere un po' delle varie tesi assegnateci, per scambiarci titoli e relatori. Io avevo portato il mio, un certo Ainstain, chiuso nel portabagagli, ma alla fine me lo dovetti tenere. Non trovai niente di meglio. Aveva organizzato tutto Max, l'aveva sponsorizzata come la cena delle cene, l'evento che ci avrebbe legato per sempre. Forse fu per questo che ci ritrovammo io, la Tossicodipendente che abitava in uno Zoo, Antonino Piana (che a quel tempo avevano già abbandonato gli studi da anni) e amici del Weber mai visti prima. In pratica gli unici ancora iscritti al diploma eravamo io e Max. Capitammo in un bar del dopolavoro CaCophone (che come voi ben tutti sapete è una multinazionale di telefonia mobile specializzata in sfruttamento delle risorse in via di esaurimento: gli umani). Era consuetudine in quel luogo non pronunciare mai parola ai compagni di tavolino, anzi se questo fosse successo sarebbe stato sintomo di gran maleducazione. Le persone rette dovevano comunicare con armoniosi gesti, per portare il telefonino all'orecchio, e squilletti di intesa che venivano lanciati tutt'intorno. A noi si unirono anche un'amica della Tossicodipendente che abitava in uno Zoo e a loro volta amici dell'amica della Tossicodipendente che abitava sempre nello stesso Zoo. La Tossicodipendente in questione la passammo a prendere a casa, cioè... allo Zoo. Quando arrivammo dormiva nella gabbia dei leoni, strafatta, in pigiama e con la siringa ancora nel braccio. Rinvenne per un attimo e disse che ci avrebbe raggiunto più tardi dopo aver dato la cena alle bestie. E dopo aver pronunciato la parola cena guardò dritto in direzione di Antonino Piana con la favilla negli occhi. Fortunatamente ce ne accorgemmo e lo portammo via con noi prima che diventasse cibo per gattoni. Dopo la sosta al bar dei cellulari decidemmo di concludere la serata in disco. L'amica della Tossicodipendente che abitava in uno Zoo era nel giro della dance e ci aveva promesso un'entrata gratis nel locale più commerciale del momento: 'Il Taurodromo'. Lì la tauromachia era ancora praticata a livello agonistico. Noi certamente non avremmo potuto competere, andavamo lì soprattutto per vedere lo spettacolo delle bestie. Ci divertiva vedere i salti che facevano. Godevamo soprattutto della vista del sangue, quando qualche malcapitato veniva incornato a morte. 100 Allora sì che si scatenava la pubblica tragedia, ma solo nelle immediate vicinanze del fatto. In tutto il resto della sala il clima di festa restava immutato. La Tossicodipente aveva detto che forse lì avremmo trovato Linzia, la Cubista: quello era il suo regno. Danzava i balli che lì venivano jokeyati dai Disk jokeyatori. In quel luogo si poteva salire su cubi di vari materiali e dimensioni ed essere esposti al pubblico ludibrio. Era una delle passioni di Linzia. Facemmo un rapido giro del locale, ma di lei non c'era traccia. L'unico posto dove non avevamo guardato era il privatissimo anfiteatro multidimensionale. Ma lì noi comuni mortali non potevamo entrare. Le porte e gli omaccioni che ne erano a guardia non erano tuttavia a prova di metodologo fantascientifico. Non ci volle niente a me e Max per entrare indisturbati. Antonino Piana invece ebbe un po' di problemi, se per problemi si intende essere pestati a sangue da due energumeni con auricolare incorporato. Mentre si sfogavano su di lui noi passammo indisturbati e al centro dell'anfiteatro sapete chi vedemmo? Proprio lei! Linzia! La cubista! Era là sul suo ipercubo che ballava come una forsennata fra queste ed altre sette dimensioni. A quel punto fu naturale abbandonarci con lei ai balli indiavolati versando a.a.a.a.ranciata tutt’attorno. Ci fecero anche una foto che venne pubblicata all’interno di un collage al collagene su un famoso giornale di tendenza cittadino. Ma noi non lo acquistammo mai. Fu un vero peccato. 101 Il Laureato? E giunse il fatidico giorno della laurea. Ma noi metodologhi fantascientifici siamo veramente laureati? E qual è il nostro titolo di studio? Ci possiamo fregiare dell'appellativo di Dott. o Ing.? Su queste domande mi sto interrogando ancora oggi, mentre nel mio impiego da returnatore batto sui tasti alla ricerca di un qualche passaggio iperdimensionale che mi liberi da questa posizione. La mia discussione di tesi avvenne al termine di una reclusione forzata nei sotterranei dell'Università. Il mio relatore infatti, un certo Ainstain, mi aveva rapito sfruttandomi come schiavo da miniera. A lungo pensai che se questa doveva essere la mia fine, tanto valeva intraprendere quella sporca carriera da subito, tanto il diamante: “Dai scava che prima o poi c'è!”. In realtà la caverna di Ainstain era un vero e proprio laboratorio: da lì si accedeva ad un gigantesco ciclotrone (da non confondere con Cyclone! Ma a volte ebbi il dubbio che le due cose fossero strettamente collegate; soprattutto quando particellone cromate passavano a tutta velocità sulla mia testa). Nel corso del mio internamento ebbi l'occasione di incontrare svariati personaggi che erano rimasti rinchiusi anch'essi nella caverna e non trovavano più l'uscita. Molti erano vittime di Ainstain che si prendeva spesso gioco degli studenti in erba intrappolandoli con figure di interferenza sonore dalle quali questi novellini non riuscivano a liberarsi. La mia discussione verteva su un esperimento di Paramagnetismo. Il campo magnetico in questione veniva generato da una gigantesca calamita situata proprio al centro della caverna. Nessun oggetto ferroso riusciva a sfuggirvi. Era per questo che gli studenti che si erano più arrugginiti non uscivano più da lì! Ainstain invece si teneva sempre in esercizio escogitando sempre nuovi e simpaticissimi esperimenti. Una volta fece levitare una torta con un superconduttore ai savoiardi inzuppati in azoto liquido. Gli studenti che mangiarono quella torta ebbero la lingua congelata per anni. Non c’è che dire, Ainstain era proprio un burlone! Alla segreteria ci imposero di limitare al minimo indispensabile l'uso di carta per la stampa delle tesi. Questo per salvaguardare l’ambiente. Io decisi di optare per la soluzione migliore: un foglio di carta velina. Era così leggera che tuttora copie della mia tesi orbitano nella troposfera in balia delle correnti ascensionali. 102 Non ricordo come successe, ma un giorno vidi una porta spalancarsi nel buio della caverna e sentii una voce che mi chiamava, era quella di Emiliano de Umbertiis. Proclamava che il momento della mia laurea era giunto. Ainstain mi aveva chiuso nella caverna per così tanto tempo che appena rividi la luce ne fui accecato. Mi venne in seguito rivelato che l'accecamento era provocato da un raggio laser arrivato da un satellite orbitante. Capii subito che era uno scherzo dei miei compari Gatto e Uomo. Ricordo infatti che alcuni anni prima durante il corso di Olografia modificando un cannone laser ci divertivamo a disintegrare la retina di persone a caso in tutto il mondo, usando i satelliti come specchi. Fu in quel modo che i miei ex compari di parteciparono alla mia laurea. Appena fui all'aria aperta il mio pensiero più forte fu quello di fuggire per sempre. Era troppo il timore che con un qualche stratagemma Ainstain mi rinchiudesse di nuovo nella caverna a scavare cristalli di salgemma. Fu per questo che alla presentazione della tesi mandai un ologramma. Il luogo prestabilito era l'aula magna di campagna della nostra Università. Proprio vicino alla stalla. Prima di me erano impegnati nelle loro esposizioni personaggi che non avevo mai visto al Fichissimo Istituto. Evidentemente dovevano essere passati troppi anni e i miei compari si erano già laureti da tempo. Appresi anche che la sede dei corsi si era ormai spostata definitivamente da là, quei tetri figuri erano troppo seri per i miei gusti. Non avevano certamente il nostro spirito goliardico, la loro vita era dedicata allo studio ed affrontavano la laurea come il momento più importante della loro vita. Molti al momento della discussione erano così emozionati che proiettarono sulla lavagna luminosa i propri occhilucidi. Il mio unico pensiero invece era svicolare il più possibile da discussioni accademiche e abbandonare per sempre quel mondo a cui non appartenevo più. Esposi alla perfezione il contenuto del mio foglio di carta velina, fu quello che non era ivi contenuto che mi diede qualche problema. Infatti le domande a tradimento del gran rettore Damigian non tardarono ad arrivare. Evidentemente il mio libretto universitario infarcito di ‘18 con infamia’ non doveva aver destato nella commissione una bella impressione. Quando ormai la figuraccia era stata consumata decisi di interrompere il collegamento olografico con una bella dissolvenza. Feci appena in tempo a sentire la commissione che proclamava che da quel momento il mio percorso di studi era concluso. Non riuscii tuttavia ad udire il titolo di studio che mi competeva. Un dubbio che rimarrà per l’eternità. 103 La pergamena Ora vi racconto di quel giorno in cui ritornai alla facoltà a ritirare la mia pergamena manoscritta in oro zecchino che comprova che sono un Metodologo Fantascientifico ad Indirizzo Metafisico-Astrale. Il ricordo della tesi si era ormai perso nel tempo e nulla più mi legava al mondo universitario. Avevo da poco terminato il mio servizio nella Legione. Dieci anni passati su una nave stellare che mi portò a combattere all'altro capo del nostro sistema. E su questo potrei scrivere un altro libro, quindi non mi dilungherò oltre. Ve lo racconterò quando la sagoma rossa di Nibiru si delineerà all'orizzonte terrestre. Di tanti giorni disponibili, nella mia vuota vita, per tornare in quel luogo in cui non mettevo piede da anni, andai a scegliere proprio quello di termine delle domande di ammissione. Una marea di studenti si accalcava infatti davanti ai cancelli della segreteria in preda ad un'euforia disperata; dovevano perfezionare le iscrizioni proprio entro quel giorno. L'edificio che ospitava i luoghi adibiti alle procedure burocratiche dell'ateneo aveva un atrio immenso. Tuttavia disponeva solamente di una minuscola porticina atta all'afflusso degli utenti. Minacciosi cartelli scritti con un noto word processor di marca lanciavano avvertimenti relativi a compilazione di piani di studi e studi di piani. Il piano cartesiano che si intersecava con l'asse delle quote dava origine ad angoli complementari fra essi, che potevano descrivere archi di circonferenza, se partendo da punti scelti secondo una funzione casuale lungo l'ordinata, si operava una rotazione attorno allo zero geometrico. In tutti i casi non erano affari miei. Entrai più volte in capannelli dove si stava discutendo dei più svariati argomenti a sfondo accademico: dare l'esame di Analisi II o tentare il colpaccio con la lotteria di capodanno? Realizzare un esperimento di fusione dell'atomo sul gelato o tentare di attraversare un muro di corsa per qualche nota legge quantistica? Discussioni in cui non mi intromisi mai per non rivelare la mia identità. Non volevo che si buttassero ai miei piedi idolatrandomi. Finalmente giunse il mio turno allo sportello. Esibii l'attestato di laurea sostitutivo alla gentile impiegata. Questa sparì nel 'retrobottega' della segreteria. Sembrò non tornare più. Poi, alla sua ricomparsa, mi comunicò che non potevo ritirare la pergamena perché non era ancora stato depositato l'originale del diploma di maturità. Cosa assai strana questa. Avevo firmato la delega per il 104 trasferimento diretto dal mio istituto, la burocrazia avrebbe dovuto aver già provveduto; al posto del diploma c'era una lettera che recitava così: Ci è impossibile rilasciare l'originale Diploma di Maturità in quanto sprovvisti della Licenza Media dello studente che non ci è mai stata presentata sotto copia autenticata. Subito fuori dalla facoltà sentii una voce che scandiva a chiare lettere il mio nome. <<Ciao! Ti ricordi di me? Sono Bananacchi, l’amico di quel tuo amico che ama molto la musica che viene suonata in quella discoteca che c’è vicino a quel capoluogo di provincia pedemontano, dove una volta mi hanno pestato a sangue. Io non capisco perché, non stavo facendo niente di male, giravo per la discoteca guardandomi intorno e ad un tratto quattro ceffi vestiti con delle canottiere trasparenti a retina mi circondarono e mi portarono in un angolo buio, dove mi misero le mani addosso lasciandomi esanime al suolo. Mi ritrovarono le donne delle pulizie la mattina dopo, incastonato nel cestino della spazzatura. Poi uscito di lì mi accorsi che la mia macchina era rimasta bloccata nel parcheggio della discoteca. Fortuna che proprio lì vicino ce n’era un’altra che apriva alle sei e andava avanti fino a mezzogiorno, così decisi di andare lì dentro a dormire. Non avevo calcolato che la musica era troppo forte per farlo, ma dopo una decina di minuti i timpani mi si ruppero e così non sentii più niente e mi appisolai. Mi svegliai preso a calci in culo dal mio amico che è anche tuo amico ed ama molto la musica che viene suonata in quella discoteca che c’è vicino a quel capoluogo di provincia pedemontano. Lui era rimasto a ballare e a scambiare pilloline colorate con altri suoi amici e suo cugino che veste come lui. Si fanno fare sempre le magliette uguali di colori fluorescenti con tessuti alieni. E a volte gli alieni ci sono anche disegnati sopra. Io non so perché, ma credo che quei due lì ce l’abbiano un po’ con me; ma io non gli ho fatto niente! Lo giuro. Non so perché, prima eravamo amici per la pelle, io e quel tuo amico che ama molto la musica che viene suonata in quella discoteca che c’è vicino a quel capoluogo di provincia pedemontano; lo accompagnavo anche a scuola quando non aveva la patente. Ma lui non ha neanche un briciolo di gratitudine, mi tratta malissimo adesso. Forse perché passa tanto tempo insieme a quel suo cugino, quello con la maglietta con due occhi da alieno fluorescenti. Sembra proprio che ti guardino quegli occhi, ti scrutano e alla fine non capisci più dove sei, proprio come quando mi sono svegliato dopo che mi avevano pestato in quella discoteca ubicata vicino a un capoluogo pedemontano. Quella notte il mio amico che è anche tuo amico e che va sempre a ballare in quella discoteca situata vicino a quel capoluogo di provincia prealpino credo che assunse quelle 105 pastigliette colorate che gli forniva sempre suo cugino, perché rimase a ballare per così tanto tempo che io non mi accorsi di niente; quando rinvenni era ancora lì che ballava e sembrava che fosse appena arrivato, invece era stato tutta notte in pista e fuori il sole era già alto. Ma quello non sarebbe stato un problema se non avessi avuto la faccia tumefatta da tutte le botte che mi avevano dato. Io non capisco proprio perché si comportano così, io cosa gli ho fatto? Eh? Tu lo capisci? Io proprio no che non lo capisco. Ma tu cosa ci fai qui? Non avevi finito il corso? Io ci sono quasi, mi mancano tredici esami, ormai è fatta per me. Però ti volevo chiedere una cosa: secondo te devo frequentare tutte le lezioni, anche quelle che ho già frequentato l’anno scorso, ma senza esito, visto che mi hanno bocciato agli esami, o posso anche studiare e basta sulle fotocopie che tanto qua si possono fare gratis perché è stata vinta una guerra tanto tempo fa; non so come sia questa storia, ma così mi hanno detto e io ne approfitto. Faccio le fotocopie anche dei giornaletti porno dei miei compagni di corso, e poi me li vado a leggere in bagno; è sempre stato il mio sogno fare questa vita e finalmente ci sto riuscendo; per ora non mi pagano, ma chissà un giorno. Alla fine forse con questo diploma riuscirò a realizzare il mio sogno! Io spero proprio di farcela. Che mi dici tu a riguardo?>> <<…Mo’ va a cagher!!>> Rincasando passai alla segreteria delle medie, al mio paese. Chiesi che fine aveva fatto la mia licenza. Il preside in persona mi rispose che non l'avevano mai trovata. Probabilmente era andata persa in qualche falò carnevalesco. Potevo però riottenerla facilmente presentando la licenza elementare e convincendo uno a caso dei miei ex-professori a testimoniare per me dell'esame superato positivamente. Mi recai allora all'attigua scuola elementare. Il direttore, che sempre aveva incusso timore in noi alunni si dimostrò molto gentile. Con un gran sorriso mi disse che i loro archivi venivano distrutti dopo dieci anni e che io avevo sicuramente l'originale della licenza elementare in un cassetto del comò di casa mia, probabilmente sotto qualche canottiera ingiallita. Aveva ragione, la trovai proprio lì, in un angolo della mia memoria. Non ci fu il tempo di prenderla perché il comò era già stato demolito molti anni prima. E le canottiere si erano ormai decomposte. Unica soluzione: rifare tutto da capo. Ora sono iscritto alla primina serale e stasera ho anche una verifica di aste. Non sono pronto, vado ad esercitarmi. 106 La tragedia Greca Una volta, mentre assistevo ad una tragedia greca, mi imbattei in colui che era stato mio relatore della tesi. Un certo Ainstain. L'opportunità di assistere a quella tragedia mi fu data da un'amica che si atteggiava nel senso più specifico del termine. Ella mi procurò dei biglietti falsi inesistenti per lo spettacolo. Così entrai in teatro dall'apposito passaggio per imbucati che è situato proprio sotto le gambe della maschera strappa biglietti. Ma non fui l'unico; infatti data la grande affluenza di pubblico in possesso dello stesso biglietto che avevo io, quella sera la compagnia fu costretta ad otto bis e mezzo. Ainstain era lì per assistere all'esibizione della figlia. Si trattava infatti di una rappresentazione inscenata da una scuola materna. Ricordavo infatti che pochi anni prima nel suo studio avevo visto disegni dalla mano infantile, appesi alle pareti. Lo spettinato professore era uso infatti procreare come un coniglio. Ora capivo il motivo dei suoi attacchi di sonno quando era all'università. Aveva addirittura appeso un'amaca in ufficio nella quale si dondolava beato fra i sogni nelle prime ore del pomeriggio. Dopo l'infima esposizione della tesi con conseguente fuga finale, il mio timore era quello che mi riconoscesse. La clessidra del tempo aveva fatto cadere abbastanza granelli da coprire i suoi ricordi di me? O l'ennesima figuraccia era già alle porte? Io guardai lo spettacolo dall'alto della gradinata, dove potevo facilmente tenere d'occhio quella chioma bianca che probabilmente impediva la visuale a due o tre spettatori della fila retrostante la sua. I tebani si ‘edipanavano’ un po’ ovunque per il teatro, mentre incestuosi atti venivano compiuti all’intorno e cadaveri sparsi per la sala venivano profanati dai più famosi guerrieri del tempo. Mi venne addirittura voglia di seppellire io stesso le spoglie del traditor di patria; chiamai anche al telefono Amodio per chiedere consiglio sul da farsi, ma quest’ultimo mi rispose di buttarmi dalla rupe. Poi, dopo aver salutato l'amica ed averla ringraziata dei biglietti, nonché di avermi prontamente restituito il mio libro preferito che le avevo prestato quindici anni prima, uscii in tutta fretta per evitare l'incontro con il baffone linguacciuto. I miei compari di visione però decisero di tirare tardi e atteggiarsi anche loro. E si andarono proprio a sedere vicino al capannello dove il professore stava dissertando di argomenti mondani. 107 Io tentai dapprima di nascondermi sotto una mattonella del pavimento, ma non vi riuscii perché il mio corpo non era più abituato allo stato liquido. Mi ero un po' arrugginito. Tentai di mimetizzarmi fra la folla ed anche fra le tartine del rinfresco, ma proprio quando credevo di averla scampata ecco che un'ombra mi comparve alle spalle. Riconobbi subito la silhouette della chioma di Ainstain. Sentii una mano sulla spalla, e qualcuno chiamò il mio nome. C'era qualcosa di strano però, di strano e familiare in quella voce. Per uno strano gioco di faretti l’angolazione della luce cambiò e un'altra sagoma venne proiettata sul muro... Nenes Alphanassioss!! E la tragedia si trasformò subito in allegoria! 108 APPENDICI-T 109 APPENDICE A – Professori, alunni, comparse e scomparse. (in ordine fastidioso, cioè scelto appositamente per renderne più difficile la consultazione) A: tipico personaggio da gioco logico-matematico Antonino Piana: Studente favorito di Emiliano de Umbertiis, tuttora alle prese con il pre-esamino di precorso di Treninielettronica 0 B: anch'esso personaggio sempre presente in giochi logico-matematici C: nel 99% dei casi c'era sempre anche lui nei giochi logico-matematici D: personaggio di secondo piano dei giochi logico-matematici E: personaggio dei giochi logico-matematici a volte usato a volte no. F: raramente veniva chiamato in causa, ma quando succedeva si faceva sempre trovare pronto...nei giochi logico matematici. Prof.ssa Brutti: il cognome spiegava alla perfezione le sue caratteristiche fisiche Bananacchi: l'unico studente ancora iscritto al corso di Metodologie Fantascientifiche. Il Buffer: entità pseudoumana di sesso femminile che divenne in seguito consulente di corso. {il buffer era così chiamato per la sua attitudine a riempirsi di dati, per la maggior parte inutili, che poi riversava, arrivata a casa, in appositi quadernetti copertinati fantasia. Il buffer non aveva peli sulla lingua... tutt'intorno sì!} The Biggest Man in the World: non era certo piccolo Eudizio Torrentelli: il nostro tutor. Mio omonimo, ci seguiva in tutti i nostri spostamenti per annotare le marachelle che combinavamo. Il Malato: sulle sue condizioni mentali nessuno aveva dubbi (era il fido braccio destro di Emiliano) Dana Tuttatana: il nome dice già tutto...anzi ...molto meno. Emiliano De Umbertiis: fondatore della Laurea in Metodologie Fantascientifiche. Il corso venne smantellato subito dopo il suo prepensionamento. Fabiano Adige: compagno di mille partite a flipper (CYCLONE!!) Foscho: questo studente losco fu visto solo rarissime volte nel primo anno di corso, ma molte volte nel camposanto attiguo all'Università intento a dissotterrare cadaveri. Carne Morta: l'eroe del corso, l'unico che ebbe il coraggio di farla finita. Gatto Tabiunio: mio fedele compagno fin dal momento dell'iscrizione. L'Idiota: era lo studente più famoso dell’anno successivo al nostro. Chissà poi perchè? 110 Mahcmallah: capo dei terroristi palestinesi in esilio, iscrittosi al corso con una borsa di studio per studenti stranieri ottenuta per eliminazione fisica dei concorrenti. Ribot: era il cavallo di Max Weber, venivano sempre a scuola insieme. Ribot frequentava i corsi insieme a noi. Max Weber: era lo studente più anziano della facoltà, nato a Erfurt il 21 aprile del 1864. Fu storico, economista, sociologo e uomo politico; i problemi metodologici gli furono suggeriti dalle esigenze di queste sue attività. Nato da famiglia di tradizione liberale, partecipò in gioventù alle discussioni del Verein für Sozialpolitik, associazione dei «socialisti della cattedra». Dopo alcune ricerche sulla divisione del lavoro e sull'economia agricola, Weber orientò la sua ricerca verso la metodologia delle scienze sociali (sociologia della religione e sociologia del potere) e dell'economia. Nel 1894 divenne professore di economia politica alle università di Friburgo in Brisgovia e nel 1896 si spostò a quella di Heidelberg. Dopo aver preso posizione a favore dell'intervento nella I guerra mondiale, partecipò alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar, per la quale pensò a una compresenza di democrazia parlamentare e del potere affidato al «capo carismatico». I suoi scritti fondamentali sono i seguenti: Sulla teoria delle società mercantili nel Medioevo (1889); La storia agraria romana nel suo significato per il diritto pubblico e privato (1891); Le relazioni dei lavoratori della terra nella Germania orientale (1892); L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905); Le sètte protestanti e lo spirito del capitalismo (1906); I rapporti agrari nell'antichità (1909); Parlamento e governo nel nuovo ordinamento della Germania (1918); Economia e società (postuma, 1922). Per la metodologia delle scienze storico-sociali sono soprattutto importanti i saggi: Roscher e Knies e il problema logico dell'economia politico-storica (1903-1906); L'oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale (1904); Studi critici sulla logica delle scienze della cultura (1906); Su alcune categorie della sociologia comprendente (1913); Il significato della avalutatività delle scienze sociologiche ed economiche (1917); La scienza come professione - La politica come professione (1919). Morì a Monaco il 14 giugno del 1920. Nessuno capì mai come facesse a frequentare il nostro corso. Merdieri: un mezzo professorino di merda che a dir la verità non conoscemmo mai bene. Avrebbe potuto anche essere la persona più simpatica del mondo, ma ci stava sul cazzo! Pipistrello Tetellio (io, alias Eudizio Liscialuna): ero così chiamato per le mie doti di volo notturno ed ingestione di mosche. 111 Giovanni De Simpaticis e Adolf Hitler: compagni di viaggio occasionali di Uomo Avunio. Poliargento Racing: di questa entità iscritta al corso si ricorda soprattutto la macchina da rally tirata a lustro, parcheggiata nel giardino dell'istituto. Prof. Damigian: Gran Rettore dell'Ateneo; abitava in Corso Ateneo (vedi Monopoli). Prof. Ainstain: non faceva altro che fare linguacce a tutti, cotonarsi la folta capigliatura e fare battutacce sporche alle studentesse che frequentavano il suo corso. Prof. Na' Cicca: illustre esperto di materiali gommosi, si vantava di poter costruire un ponte di elastici dalla terra alla luna. Prof. Zampillo: era un toscanaccio sempre pronto a mangiarsi fiorentine e fuggire senza pagare il conto. Prof.ssa Zuppetta: solo lei sapeva cucinare a dovere la zuppa di omomorfismi cotti con la 'salsa dei pagani' e contorno di insalata rizza. Reggiani e Regiani: tuttora non mi ricordo chi era l'una e chi era l'altro, nonostante una fosse una superfiga bionda alta 1.90 che indossava sempre minigonne vertiginose e l'altro un tappetto nero e peloso Richie: era proprio Richard Cunningam, ricordate? Quello della serie Happy Days. Lo Speziale: studente di un anno indietro a noi. Tradiva le sue origini marinaresche per via del tentacolo che gli spuntava dalla camicia. Le Scaldabanco: studentesse molto utili nei mesi invernali. Statofattocchi: ?/:()|-/%)=< Uomo Avunio: era un cane morto, (sacchetti e scatoline erano la sua passione. E non chiedetemi il significato di questa frase!) La signora sul treno: la incontrammo un giorno su un convoglio antidiluviano e sparì nel nulla nello scarico della toilette probabilmente per colpa degli ultrasuoni. Capitan Porackt: ci coinvolgeva sovente nelle sue scorribande nello spazio, ma alla fine riuscivamo sempre a riportare le chiappe sulla nostra amata Terra. Dott.ssa Gennariello: assistente incompetente del gran rettore Damigian. Prof. Parassiti: del suo corso capimmo un tubo. L'Uomo che disse tutto, ma proprio tutto!: attenti a non fare la sua fine! Prof. Amore: Il suo amore per gli studenti era espresso dal Laplaciano della curva cardioide palpitante per loro. Prof.ssa Giorgia: presiedeva il corso di praticantato (del nome della prof. non sono del tutto sicuro potrebbe anche essersi trattato di qualche altra nota cantante) 112 Proff. Mondino e Nardella: erano due famosi cabarettisti. Tenevano il loro corso in maniera impeccabile. Struzzi: era noto per nascondere la testa nella sabbia al momento degli orali. La Vecchia Signora: cuoca juventina. Germanico: stutente tetesco (venne successivamente assunto come filosofo del quarto reich per condurre esperimenti su cavie umane. Spesso veniva usato Antonino Piana). Il Testa di Cazzo: le masturbazioni mentali erano la sua specialità. Moncherì: offriva cioccolatini alla ciliegia nonché la propria ciliegina a tutti. Linzia la Cubista: svettava dal suo cubo con la sua invidiabile statura di 1 metro e 20(mm) La Tossicodipendente che viveva in uno Zoo: era una fattorina irrecuperabile. Raudicelli: parrucchiere astratto elettromagnetico. Il Cazzeggiatore: fu un pioniere della chat e del sesso telematico. Nenes Alphanassios: studente greco, noto per il suo profilo che riscuoteva gran successo fra le donne. A pagina 108 potete ammirare il 'profilo greco' di Nenes. TAO: conosceva a menadito tutti i metodi di accoppiamento, orientali e non. Prof. Mah!?: era noto per la sua visione relativistica delle cose. La ragazza sgrusa: vedi il capitolo ‘La ragazza sgrusa’. Amodio Spartalo: noto per la sua educazione spartana e corrispondente dal futuro del quotidiano 'le Termophili'. Prof. Cazzino: cercava di compensare le sue lacune acquistando simboli fallici, come autovetture sportive o grattacieli. Prof. Ricotta: fu il relatore del mio compagno Gatto Tabiunio. Nel suo laboratorio si producevano latticini radioattivi. Bigiaster Disaster: era il guastatore del corso, quanti danni combinò! Ultimo di tutti strappare la lista dei personaggi… quelli che mancano sono nella parte in suo possesso! 113 APPENDICE B - I CORSI PSICOANALISI MATEMATICA 1, 2, 3, 4 e anche 5 Questo corso serviva a capire ed aiutare gli studenti che impazzivano dopo essere stati bocciati 27 volte nei corsi di Analisi delle normali Università. Un servizio che noi studenti di Metodologie Fantascientifiche rendevamo nei confronti di quei poveri cristi e che salvò molte persone dalla pazzia. O no? Dopotutto si erano rivolti a noi! - ALGEBRA FUNERALE La professoressa Brutti era la titolare. E chi meglio di lei avrebbe potuto illustrare la matematica sulle lapidi bianche del cimitero? Erano croci o simboli di addizione quelli? Il dubbio sorgeva sempre. - ANTIMATERIA Questa materia come dice il nome stesso non era una materia, era appunto l'antitesi della materia. Quindi non poteva essere spiegata, non si potevano fare verifiche, non c'erano esami. Una pacchia! - ASTROMATICA I Era uno dei corsi principe del nostro diploma. Si occupava dei calcoli teorici e pratici per stabilire e variare l'ordine universale. Nel primo anno di corso tutte le preoccupazioni del prof. Rossi, dal maglioncino omonimo, furono di tenerci lontano dai 'computer astrali'. - ASTROMATICA II Il professor Mah si occupò della parte di esercitazioni. Era l'incaricato a risolvere tutti i nostri dubbi! Mah...!! - ASTROMATICA III Il corso di Astromatica III era tenuto sogghignando da prof. Telesforino. Aveva anche un assistente che si era costruito da solo, addetto ad illustrare le meraviglie della telerboristeria. Questa l'applicazione più utile delle moderne tecnologie a suo dire. 114 - ARCHITETTURA DEI FRULLATORI Era il corso tenuto da Emiliano de Umbertiis. L'importanza di esso ci fu illustrata ampiamente durante l'esame di ammissione. Se riuscivi a capire i frullatori potevi sperare di sopravvivere al grande tritacarne della vita! - CABARETTISMO APPLICATO Questo era uno dei corsi più utili di tutta la scuola, veniva condotto da due clown, uno portava una parrucca rossa ricciola e l'altro baffi enormi. In effetti non erano veri e propri clown da circo, non si rincorrevano dandosi calci nel culo e ruzzolando per terra, non sapevano camminare sul filo o andare in monociclo. Erano solo travestiti, per catturare la simpatia del pubblico probabilmente o forse, ipotesi più inquietante, quello era il loro aspetto reale. -GOMMOGRAFIA GEOMETRICA Tutti gli insulti ricevuti dal prof. Na’ Cicca durante il corso mi rimbalzarono addosso! - GUIDA STUNT (SU CAMIONCINO DEL LATTE) Era senza dubbio il corso di guida più arduo che si potesse trovare in giro. Era tenuto a turno dagli autisti della cooperativa casearia 'Il calio'. Questi non solo riuscivano a fare numeri da circo, sfrecciando a tutta velocità con i loro camioncini pieni di bidoni di latte, ma addirittura a non formare un filo di panna! - INGEGNERIA FRENETICA Dai presto, dai leggi qua, e poi di là, non fermarti! Informati su questo bellissimo corso! Non perdere tempo veloce su, su dai! - INTERFACCE CEREBRALI UOMO-RANUNCOLO Era un corso integrativo di esercizi. Da qualche parte avevamo infatti studiato la conformazione delle reti neurali di tutti gli esseri viventi. Qui potevamo mettere in pratica le nostre conoscenze senza rischi, tanto la cavia per gli esperimenti era sempre Antonino Piana! - LOGICA TOOZIE Questo corso venne tenuto da Merdieri. Non lo frequentai mai. 115 Mi venne narrato che le lezioni consistevano in modi alternativi di controllare lavatrici, nonché travestirsi da casalinga inquieta che lavorava a tempo perso in una clinica privata. - MATEMATICA DELL'ASSURDO La matematica dell'assurdo era la materia più facile di tutto il corso. Nonostante ciò fui bocciato 19 volte all'esame. Assurdo!! - MELEMATICA 1 mela + 1 mela = 2 mele Uno torsolo più una mezza mela? Eh, eh, eh, non è così facile come sembra!! - SPADE JEDI: Particolarità del corso, non poteva essere recuperato, a meno di avere una testa di ricambio. La prova finale infatti consisteva in un duello all'ultimo sangue con un cavaliere Jedi decaduto. - TRENINIELETTRONICA 0 Questo era un precorso che solo alcuni pazzi frequentarono. Non era infatti obbligatorio, ma tenuto nei pomeriggi liberi del primo quadrimestre per tutti quegli studenti che non avevano mai giocato con i trenini elettrici da piccoli. Io lo preferivo di gran lunga alle lezioni. - TRENINIELETTRONICA 1 In questo corso si faceva sul serio. Non come nella parte 0 dove non veniva legato nessuno sui binari, e dove non venivano fatti scontrare treni con testate nucleari trasportate a bordo. - VOLO A LEVA Datemi un punto d'appoggio… e possibilmente uno di atterraggio morbido! - RASCHIATURA FONDOBARILE Corso allestito all’ultimo momento tanto per far raggiungere al diploma il numero minimo di ore di lezione per renderlo un corso universitario riconosciuto. 116 APPENDICE C - TESI e RELAZIONI Pipistrello Tetellio Realizzazione del controllo digitale di un esperimento di risonanza di campanelli Relatore: un certo Ainstain Per la tesi mi capitò un certo Ainstain. Mi chiuse a chiave nei sotterranei del campus e riuscii ad uscire dopo un anno e mezzo. Per fortuna avevo frequentato quanto bastava 'Il Cazzeggiatore' ed appreso i mille segreti del perditempo su internet, così quell’anno passò allegramente e mi preparò al mondo del lavoro più di quanto avrebbe potuto fare uno stage in azienda. Buffer Three State Costruzione di un macchinario per creare l'atleta perfetto (e superdotato) Relatore prof. Cazzino Al 91° giorno si verificò un fatto increscioso, l'atleta C sì ribello e uscì dal suo perimetro di contenzione tentando di accoppiarsi con chiunque. (N.d.A. molti sostengono che non fu un errore, ma una deliberata manomissione da parte di Buffer che infatti dovette sacrificare la propria verginità per tenere a bada il superdotato atleta.) Gatto Tabiunio Costruzione di un windsurf termoionico con gli scarti della lavorazione del latte Relatore prof. Ricotta (Il windsurf in questione venne lasciato poi a marcire in un sottoscala della facoltà.) Bigiaster Disaster Progettazione e realizzazione di un sistema di trasporto per mattonelle da cesso usate Relatore esterno: ing. Ca' Gava …… 117 Uomo Avunio 51° Festival Di SanRemo. Sez. nuove proposte. Canzone: Il cane morto Relatore: Giorgia C'è un cane morto per strada Morto nel corpo e nell'anima. Guarda quelli! Sembrano tutti cani morti! C'è un cane morto per strada Tutti possono vederlo Che ci sono persone che ti lascerebbero morire da solo come quel solitario cane morto per strada....ma io no! No!!! Oh oh oh oh oh! C'è un cane morto nella via E nessuno ha ancora chiamato la polizia … Fabiano Adige Confronto pratico dettagliato fra il PRE e il POST. Legge Merlin. Relatore: Prof. Mah?! Ecco possiamo affermare che nonostante tutto, il modo di andare a puttane lo si trova sempre. (N.d.A. questa tesi il Fabiano se la procurò saggiamente da solo, infatti la finì molto tempo prima di aver dato tutti i suoi esami e poi sparì nel nulla.) Amodio Spartalo Le foto del mare Relatore: the dog of Coppetone Logo Si trattava di una vacanza a Pinarella di Cervia. La classica giornata da mare veniva messa in luce alla perfezione dalle diapositive proiettate sulla lavagna luminosa. Ma quel burlone di Amodio per fare uno scherzo a tutti mentre eseguiva la sua presentazione, osò inserire fra i lucidi proiettati, degli schemi esplicativi di un esperimento di fisica quantistica! 118 Reggiani Come Essere Scambiato per una biondona Sgallonata Relatore: proff. Montino e Nardella Regiani Come Essere Scambiata per un tappetto nero e peloso Relatore: proff. Montino e Nardella (N.B. il nome degli studenti delle due precedenti tesi è stato posto a caso.) Il Cazzeggiatore Realizzazione di un Dispositivo per scolare l'olio di gomito Relatore ing. Carlo Untore (non perdonai mai il Cazzeggiatore per avermi soffiato la tesi, l'olio di gomito l’avrei voluto scolare io!!) 119 Relazione: Il Pendolo SCOPO DELL’ESPERIENZA: Ricavare il valore dell’accelerazione gravitazionale (g) tramite ripetute misurazioni del periodo di un pendolo, sfruttando la relazione che lega g, periodo(T), e lunghezza del pendolo (L). MATERIALE UTILIZZATO: Un pendolo (a orologio) di lunghezza variabile, una coppia inseparabile di fotocellule collegate ad un elaboratissimo elaboratore. Un metro retrattile a sangue freddo. PROCEDIMENTO: Il pendolo fissato ad un apposito sostegno è stato lasciato in balia della forza gravitazionale. … L’elaboratore interfacciato alle fotocellule ha consentito di memorizzare i valori di cento periodi completi con la precisione del milionesimo di secondo. … L’elaborazione statistica delle informazioni è stata fatta tramite un foglio elettronico, che ha consentito di rilevare i seguenti dati: valor minimo e massimo, valor medio, scarti, scarti quadratici, carte, denari, primiera, settebello e varianza. … PROBLEMI AFFRONTATI: il ritardo nell’acquisizione dati dovuto alla jurassica lentezza degli elaboratori, l’eccessivo sbandamento del pendolo non imputabile ai sottoscritti, la corda di sospensione usurata dalle innumerevoli prove. CREDITS: doverosi vanno i nostri ringraziamenti alla Macrosoft per il notevole supporto software e alla F.I.F.A. Engeenering Departement per il supporto logistico e meccanico. 120 APPENDICE D - Risposte del Test di Ammissione alla Scuola con Secondi Fini in Astromatica Sezione lessico-sintattica: 1) B C o D (La nomentisi non può avere abbrivio destro!) 2) B 3) A ...e poi si mangia! 4) Sì 5) D 6) Worcatrozzo Bondiscamon 7) C 8) Con un bastoncino di legno 9) Infiniti (la domanda non è considerata giusta se non li hai elencati tutti) 10) Non si può perché redervire significa divenire inconiugabile al condizionale. Sezione nozionistico-culturale: 1) Nel 2203 2) Pianeti 3) Intraducibile 4) I canti steloniani non hanno struttura armonica quindi è bene che tu ne abbia intonato uno. 5) Pataglia col morto 6) Verso le tre 7) Boh!! 8) Marlo! E chi volevate che fosse? Quel gran bastardo! 9) Commercial Suicide 10) Ma sei normale? Sezione logico-matematica: 1) B perchè: C vorrebbe impedire (un qualcosa), ma non ce la fa perché impedisce ad A di impedire a B di impedirgli di fare quel qualcosa. B impedisce a C di fare quel qualcosa e a sua volta fa impedire ad A di farsi impedire. A viene impedito da C e basta. 121 È chiaro che quello che vorrebbe impedire C e quello che impedisce non sono la stessa cosa, altrimenti non sarebbe stato usato il condizionale 'vorrebbe'. 2) Vince chi ha più RE perché loro hanno le braccia. In caso di 2 re per parte perde chi ha il re di fiori perché è una checca. 3) Di blu e rosso 4) Ahhhhhhhhh! 5) Lì niente. 6) Molifteni per di qui 7) |1 |4 |7 |* 2 5 8 0 3| 6| 9| #| * f(x) 8) 24? (N.B. il punto interrogativo è fondamentale per la correttezza della risposta) 9) (questa era facile, ma bisogna averci provato seriamente!) 10) Sì. Sezione astratta: - In questa sezione le risposte vanno bene tutte, ma se sei venuto a controllarle hai sbagliato! 122 APPENDICE E - Estratti di colloqui di lavoro post-laurea. -Ragazzo, è inutile che cerca di spiegarmi le finalità del suo titolo di studio. Se vuole questo lavoro la pala per spalare la merda è quella, altrimenti arrivederci. -Si metta nei miei panni, non posso assumerla per dormire e basta sperando che lei un giorno sogni l'invenzione che renderà la mia azienda leader del mercato. -Lei avrà molta difficoltà a trovare un lavoro su un altro pianeta sa? -Returnatore? Ma che termine è mai questo? Le ho detto che il suo compito sarà di copiare da questa lista e premere invio al termine di ogni voce! -No ragazzo, orario spezzato significa che c'è una pausa pranzo di circa due ore, non che ci sono quei salti nel continum spazio-tempo, o come diavolo si chiama, di cui lei parla. -Per fare il venditore lei deve essere un pescecane! Non me ne frega niente se conosce un ristorantino niente male dove fanno il pescegatto! -Dormire non è un compito remunerato nella nostra azienda! Non ho la più pallida idea di cosa siano quei 'Lavoratori Onirici' di cui lei tanto parla! -Sono 50.000 a litro di sangue, un milione per un rene, 600.000 per un occhio, 1500.000 per un polmone. 5 milioni per il cuore, ovvio però che in quest'ultimo caso deve comunicarci il nome di un'altra persona a cui intestare l'assegno. -Mah, le dirò .... una testa come la sua mi sembra sprecata qui... le do l’indirizzo di questo mio amico imprenditore; ha una ditta dove collaudano i caschi. -Senta io parto per un viaggio di qualche lustro, mi richiama al mio ritorno? -Guardi abbiamo appena assunto un metodologo fantascientifico proprio il mese scorso, direi che due nella stessa azienda sono veramente troppi. -Senta ora sono impegnato, la richiamo io.-E non vuole il mio numero? -Non si preoccupi, lo trovo io. Provando sequenze numeriche casuali…123 -No il sig. XXXX non c'è...-Ma neanche oggi? È il settimo giorno di fila che provo, mi aveva detto di richiamarlo, che mi avrebbe trovato un incarico in azienda...-Eh, no ci spiace il sig. XXXX purtroppo è morto!-Guardi, se ha già un lavoro come spugnetta per francobolli le consiglio di tenerselo stretto! Sfrutti quest'esperienza lavorativa al meglio! Potrebbe risultarle utile in futuro! Ti è piaciuto questo libro? Vuoi saperne di più sul Diploma in Metodologie fantascientifiche? Consulta il sito web: www.mainonpotraidimenticarequestopuzzolentetramontosulmare.tk Troverai nuovi episodi inediti e molto altro ancora. Se vorrai, potrai addirittura iscriverti e frequentare il corso online! Diventa anche tu Metodologo Fantascientifico! 124