ARTE, STORIA E CULTURA NEI CORTILI DI BESOZZO 25 maggio - 26 maggio 2013 m PRO LOCO BESOZZO Comune di Besozzo museo amici bodini Comune di Gemonio BRUNELLA, IL REGNO DEL BAGNO MADE IN ITALY A GEMONIO (VA) Via Molino della Prea, 1 Tel: 0332.773001 Fax: 0332.771361 e-mail: [email protected] A BORGO TICINO (NO) SS32 Ticinese Km 29 Tel: 0321.908507 Fax: 0321.907447 e-mail: [email protected] BRUNELLA s.r.l. 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Gianceleste Pedroni - Il Museo Civico Bodini di Gemonio - L’ associazione “Amici del Museo Bodini” - L’addetta stampa Serena Pedroni - Un grazie speciale alle associazioni che presidieranno i cortili durante l’evento: CRCB di Bogno, Auser, Alpini Bogno, Proloco Besozzo, Insieme nel futuro - Tutti gli Sponsor. Solo grazie a loro è stato possibile realizzare l’evento Le schede dei cortili sono corredate da una pianta di Besozzo, tratta dal catasto Teresiano del Settecento, con evidenziato in colore l’ubicazione dell’edificio, e da uno spaccato con il dettaglio della situazione topografica attuale. Di questo nobile centro del Varesotto colpisce il patrimonio architettonico particolarmente ricco: i palazzi patrizi che risalgono alle varie epoche attraverso le quali si è svolta la storia di Besozzo, le strade suggestive del borgo feudale, il “centro sacro” attorno al quale si snoda come a semicerchio la strada principale. Vivificare il centro storico grazie alla rassegna che vede presenti alcuni tra i maggiori artisti contemporanei è certamente frutto dell’intelligente attenzione di Besozzo verso la propria storia: i cortili rivisitati attraverso gli itinerari della mostra di opere d’arte è non solo un’iniziativa dove l’arte si sposa con la storia, ma anche e soprattutto una suggestiva passeggiata nel proprio patrimonio di cultura. Auguriamo che il successo del “maggio d’arte” sia per Besozzo il segno di una ripresa del ruolo di centro vivo e attivo che ha avuto nel passato, e che l’esposizione di opere d’arte divenga un punto di riferimento per pregio e qualità delle opere esposte. Pro Loco Besozzo Osteria del Sass Sabato 25 - Domenica 26 maggio Menù Maggio d’arte dalle ore 11.00 alle ore 23.00 Piatto freddo di formaggi e salumi della Valcuvia + 2 calici € 15,00 Risotto con formaggella del luinese e asparagi di Cantello, terrina di pesce di lago, latte in piedi di capra al timo menù + 2 calici€€ 28,00 in collaborazione con l’Azienda vinicola Cascina Ronchetto - Morazzone (VA) info e prenotazioni: OSTERIA DEL SASS, VIA S.ANTONIO 17 - BESOZZO Tel. 0332771005 www.osteriadelsass.it - [email protected] PROGRAMMA della MANIFESTAZIONE Sabato 25 Maggio Domenica 26 Maggio ore 16.00 Apertura dell’evento Concerto di primavera a cura della “Filarmonica di Besozzo” dalle ore 10.00 alle 21.00 Studenti del Maestro Enrico Groppo del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. ore 18.00 Spettacolo teatrale - Compagnia Teatrale “Attori per caso” 2011 Medley ore 18.30 Apertura stand gastronomico con musica Dj set con Tibe Davanti al Palazzo Municipale laboratori per bambini Palazzo Comunale Casa Bossi ore 16.30 Bianca Procino - violinista Conservatorio G. Cantelli, Novara Casa Contini ore 17.30 Luciano Franzetti - Mandolino e chitarra, folk popolare. Chiesa S. Alessandro e Tiburzio ore 21,00 Concerto d’organo a cura della fondazione Giuseppe e Giuliana Ronzoni in ricordo di Don Sandro Dell’Era e Dott. Massimo Sartorio organizzato da Marco Cadario. Santuario S. Nicone dalle ore 12.00 Stand gastronomico aperto NON STOP fino alle 22.00 Musica Dj set con Tibe Casa Contini dalle ore ore 10.30 Luciano Franzetti - Mandolino e chitarra, folk popolare. Palazzo Comunale ore 15.00 Scuola Civica di Musica Orchestra di archi e solisti ore 17.00 Spettacolo teatrale degli allievi Under 17 dell’ Associazione della Compagnia Duse di Besozzo diretto da Silvia Sartorio “Il labirinto di Alice” “Piccole follie” Arte, Storia e Cultura nei Cortili di Besozzo Casa Bossi ore 18.30 Lorenzo Bertocchini - Voce, chitarra e armonica Palazzo Comunale ore 20.30 Spettacolo teatrale a cura dell’ Associazione della Compagnia Duse di Besozzo diretto da Silvia Sartorio. Allievi del Corso avanzato “Tutto è bene quel che finisce bene” di W. Shakespeare Le esposizioni nei cortili rimarranno aperte nei seguenti giorni: Sabato 25/05 dalle ore 16.00 alle 21.00 Domenica 26/05 dalle ore 10.00 alle 21.00 Casa Contini: Rod Dudley Casa Bossi: Mattoni - Berg Casa Locchi: Bickler Palazzo Comunale: De Bernardi Paganin - Pelizzoli CFP: Ferrari- Pedroni Installazioni dei ragazzi del CFP S. Nicone: Lina Del Pero Casa Pajetta: brevi racconti In caso di maltempo l’evento non sarà rinviato ma solo ridotto in base alle esigenze. Tutte le mostre e gli appuntamenti in programma sono a ingresso gratuito. Per informazioni: Infopoint Proloco di fronte al Palazzo Comunale srl Tipo Tipografia - Forniture per Ufficio Finiture e Confezioni Sta Stampa Digitale - Lito - Offset - Packaging 21038 SANGIANO (VA) VIA EUROPA,17 - TEL. 0332/647507 - FAX 0332/648481 [email protected] - [email protected] Qualità alta, Prezzi leggeri ilio a a domic Consegn BESOZZO - via dei Mille - angolo via xxv Aprile - tel. 0332 771138 Palazzo Comunale L’attuale palazzo comunale era nel Settecento residenza di uno dei più ricchi rami della famiglia Besozzi e il catasto di Maria Teresa indica che apparteneva a Don Giovanni Andrea Besozzo, figlio di Francesco, il quale possedeva in Besozzo beni e terreni che raggiungevano 902 pertiche. Il palazzo veniva indicato tradizionalmente come casa Besozzi Maggi e nelle memorie del canonico Rabaglioni del 1874 si legge che un Maggi la lasciò ad un suo servitore di nome Bianchi. Dai Bianchi passò in eredità ad Antonio Cerini; divenne infine proprietà comunale agli inizi del Novecento e da allora ospita la sede del municipio. La casa è posta alla confluenza tra la via Mazzini un tempo chiamata “contrada nuova”, e la via Domenico Adamoli che scende verso Besozzo inferiore. Ha conservato quasi inalterato il suo aspetto originario, quale si rivela dalle mappe settecentesche. Tre corpi di fabbrica ad U circondano il raccolto cortile, al quale si giunge per l’ampio portale d’ingresso, sormontato da un balconcino che si ripropone anche nella facciata interna, sopra l’androne. Il cortile presenta oggi alcune peculiarità: porticato sui tre lati con colonne tuscaniche, curiosamente sul lato destro viene raddoppiato, presentando così un ampio androne, aperto verso strada; murato è uno stemma Besozzi.. Sul lato opposto uno scalone sale al piano superiore; mentre sotto il portico del lato principale sono alcune lapidi storiche. Una lapide scoperta nel 1909 ricorda i Besozzesi partecipanti alle guerre risorgimentali ed una, dello scultore Cerini di Arcumeggia, è posta ad onorare la memoria dei coniugi Lucia Prinetti e Domenico Adamoli. Altre ricordano Giuseppe Garibaldi e due più recenti, il contributo alla resistenza. In un angolo è posta un’importante ara romana dedicata alle Matrone, che fu già nota all’umanista Ciriaco d’Ancona. Questa ara si trovava originariamente al Castellaccio di Brebbia superiore e fu portata qui dai Besozzi-Maggi. Paolo Pelizzoli Scultore Paolo Pelizzoli nasce a Varese il 30 agosto 1967 vive a Taino. Autodidatta. All’inizio degli anni 90 si avvicina alla scultura, realizzando i suoi primi lavori su commissione di privati ed enti religiosi restando fedele alla tradizione classica e fortemente impressionato dalle opere dei grandi maestri del passato esegue le sculture con la tecnica dell’intaglio diretto. L’opera gli nasce dal cuore. “dall’Estetica … allo Spirito” (prossima apertura Bardello - via Piave 51 - cell. 3290857124) Centro Luna è un centro olistico, focalizzato sul benessere della persona nella sua totalità e unicità, qui avrai l’opportunità di fare oltre al singolo trattamento anche percorsi di consapevolezza del “Se’”. Operatori con esperienza e competenza ti accompagneranno in questa ricerca, grazie anche a vari strumenti che il centro offre: Grotta di sale rosa himalayano , Vasca di Deprivazione Sensoriale, idromassaggio plantare e cervicale e una zona relax. Nel centro inoltre è presente un’ampia stanza che promuove : corsi di formazione professionale, (O.S.S., A.S.A …) corsi accreditati ECM, corsi sulla sicurezza, incontri di training di rilassamento, attività motorie e conferenze su varie tematiche. Trattamenti individuali: Talaxoterapia (kneipp, fanghi , vapori di fieno e trattamenti anticellulite) Naturopatia olistica (intolleranze alimentari, floriterapia e fitoterapia) Massaggio Antistress, Sportivo, Fasciale e massaggio Neonatale Trattamenti Shiatsu Massaggio Sonoro (letto armonico) Trattamenti Ortho-Bionomy (riequilibrio posturale) Lettura dell’Aura e guarigione dei Corpi Sottili Incontri di Metamedicina (metodo di Claudia Rainville) Costellazioni familiari sistemiche Sedute di Fisiochinesiterapia (FKT) Estetica: trattamenti viso e corpo di bio-estetica Casa Locchi (ex Piola) Il Palazzo, situato nell’antica contrada di S. Antonio, apparteneva negli ultimi decenni del Cinquecento a Bartolomeo Luvino, che vi risiedeva con la famiglia. Probabilmente a lui si devono i riattamenti tardo cinquecenteschi ancora evidenziati dal bel portale d’ingresso sovrastato dallo stemma della famiglia Luvini o Luini. Nel catasto Teresiano di metà Settecento la casa appare ancora di proprietà Luini, di Carlo e Antonio, mentre una porzione era di Carlo Peruccone. I Luini manterranno poi la proprietà per tutto il Settecento. Nell’Ottocento la dimora passa ai Garavaglia, prima a Carlo, nel 1832 e poi ai figli. Dopo diversi passaggi è pervenuta negli anni Quaranta alla famiglia Piola; oggi appartiene ai signori Locchi. Rimane, a caratterizzare il raccolto cortile, il porticato sul lato opposto all’ingresso, su quattro colonne in granito, ripetuto nel loggiato superiore, e che si prolungava sul lato destro, ora murato, Nell’appartata via S. Antonio, già contra- ma ancora chiaramente individuabile da di S. Antonio, spicca per la sua monu- dalle cinque colonne terrene. mentalità il portale d’ingresso dell’antica casa Luini, elegante opera con bugnatu- A sinistra un muro divide le altre prore raggiate sormontato dallo stemma in prietà sorte successivamente. ovale della famiglia, ad evidenziare l’al- All’esterno sono ancora da notare l’eleto grado di prosperità economica nonchè gante smusso angolare in conci regolari il gusto raffinato che la committenza di pietra per facilitare il giro ai carri delpossedeva a fine Cinquecento. lo stretto angolo retto della strada e, sul lato destro del palazzo, le belle finestrelIl cortile interno, pur mantenendo inalte- le polilobate. rati i volumi e gli spazi antichi, ha subito modifiche tra Ottocento e Novecento. Dietrich Bickler Pittore L’artista alsaziano Dietrich Bickler da quasi trent’anni abitante a Cardana di Besozzo ha al suo attivo oltre 120 mostre personali in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di collezioni private in Europa e negli U.S.A. Bickler è conosciuto per i suoi olii di paesaggi mediterranei, per le vedute di grandi città nonchè per i suoi disegni sarcastici sulla cosiddetta “fauna umana”. Nel 1982 il Museo Regionale di Darmstadt acquista tre olii di Bickler. Nel 1997 l’Editore Nicolini pubblica il libro “Gente che si racconta” con 45 disegni e storielle agrodolci dell’artista. Nel 1999 il Centro Ricerche Europeo di Ispra invita l’artista per una mostra personale in rappresentanza della Germania durante il semestre tedesco. Nel 2000 i Comuni di Orta e di S.Zenone Po commissionano dei Murales a Bickler che riscontrano molto successo. Rappresentato dalla Galleria Eleuteri di Roma, nel 2011 ha partecipato alla “Biennale d’arte Internazionale” di Istanbul. Nel 2011 la Casa Editrice Albatros di Roma pubblica il suo romanzo “L’ultimo ballo di Relkib”, storia d’amore intensa e crepuscolare sulle rive del Lago Maggiore. Fotomania In Liguria Sala lettura GIOVANNI PAGANIN - LUNGO LA LINEA DEL RITRATTO Esposizione dal 25 Maggio al 15 Giugno 2013 somatici tipici di quel carattere, di quella perIntervista a cura di Daniele Astrologo a Patrizio Paganin sonalità. DA - Caro Patrizio, questo selezionato nu- DA - È stato proprio Testori a riconoscere cercleo di ritratti rappresenta l’occasione per te qualità plastiche espresse da Paganin e lo ripercorrere assieme i rapporti di amicizia ha fatto in occasione della mostra al Milione: intrecciati da tuo padre nel corso degli anni «Qui la capacità d’intuire, attraverso una fidella sua prolifica carriera artistica. Desidero sionomia particolare, una condizione generale iniziare con quella coppia di sculture datate dell’esistenza, mi sembra davvero superba, e ai primi anni Sessanta: Giovanni Testori ed altrettanto la libertà con cui la forma apre e chiude di continuo, in un groviglio interno di Ernesto Treccani. PP - Mio padre si interessa al ritratto in tre nodi materici, la storia privata del singolo perepoche distinte. Nell’immediato dopoguer- sonaggio per trovarne il valore che la dispone ra, tra il 1945 e il 1947, quando realizza una sul piano dell’universo». serie di teste, che non sono ritratti, perché PP - Giovanni Testori è stato il primo ad indimancano di connotati somatici specifici, viduare la capacità di mio padre di “artigliare” nelle quali è prevalente l’interesse per la ge- la psicologia del personaggio, le sue fattezze ometria della figura umana, o, più precisa- fisiche e a metterlo a nudo così a fondo da farmente, della testa. In seguito, nei primi anni lo sentire a disagio. Sessanta realizza una serie di ritratti che DA - Analisi confermata nel saggio pubbliverranno esposti alla Galleria del Milione cato per la mostra alla Rotonda della Besana, (Milano) nel 1963 e di questa serie fanno dove scrive: «L’occhio, ecco, di Paganin riveparte i ritratti di Giovanni Testori ed Ernesto la d’essere come la zampa d’una belva amica e nemica; guarda gli amici (o anche i nemiciTreccani. DA - Di Giovanni Testori è anche la prefa- amici e persino i nemici); e nel guardarli li zione al catalogo di questa mostra personale azzanna. Quel che resta dentro le sue dita, se e per l’occasione elabora un testo accurato lo porta a casa; e da lì comincia». Nel citare sul piano storiografico e teorico. Tuttavia, il questo scritto, nel ricordare questa mostra, enrapporto con questi due protagonisti dell’ar- triamo a parlare dell’ultima stagione. te e della cultura italiana è riconducibile a molti anni prima. PP - Certo, con Treccani andiamo agli anni di Corrente, attorno al 1940, quando Giovanni Paganin viene invitato ad esporre alla personale allestita alla Bottega di Corrente (Gennaio 1941), con presentazione di Duilio Morosini. Mentre con Testori andiamo al dopoguerra, nel 1946, quando firmano assieme il celebre Manifesto Oltre Guernica. Stiamo comunque parlando di amicizie importanti, che dureranno tutta la vita. Lo testimonia il fatto che nel corso degli anni mio padre realizza altri ritratti sia dell’uno che dell’altro. In oltre non va sottovalutato che non sono ritratti su commissione e sono spesso realizzati a memoria, all’insaputa degli amici. Il Esempio di “Testa di Luna” 1945-1946, gesso suo interesse è tutto rivolto a cogliere i tratti PP - Sì, la terza stagione va riferita a quei ritratti realizzati per essere esposti nella grande mostra alla Rotonda della Besana organizzata dal Comune di Milano ed inaugurata nel 1978. È stata un’importante retrospettiva su tutta l’attività di mio padre, nella quale furono esposti diversi ritratti. Una galleria dedicata ai cosiddetti “Amici di Paganin” che culminava con un ritratto a figura intera di Testori, intitolato Il compagno di strada. DA - Tuttavia, come confermano le parole di Testori, tra i soggetti ritratti non ci sono solo delle amicizie. Lo stimolo a ritrarre, lo abbiamo già detto, può essere motivato da un certo rapporto umano oppure dagli interessi plastici suscitati da quella particolare testa. Il mio pensiero va al caso emblematico di Giorgio de Chirico. PP - Sì, in effetti non mi risulta che tra mio padre e de Chirico ci fosse stata un’amicizia. So per certo che la ragione di quel ritratto va cercata nell’ambito degli interessi formali. Paganin apprezzava molto la testa di de Chirico, i suoi volumi, la sua conformazione anatomica. La fascinazione non è stata per il personaggio ma per squisite ragioni estetiche. DA - Mi pare di cogliere la stessa ragione nella figura di Raffaele Carrieri. PP - Nel caso di Carrieri si possono riconoscere delle analogie plastiche. Va tuttavia aggiunto che col poeta, critico d’arte ci fosse anche un rapporto di amicizia. Desidero ricordare l’interessante articolo dove Carrieri insiste proprio sulla qualità plastica delle teste ispirate alla scultura egizia e come tali senza riferimenti somatici precisi. Il titolo di Raffaele Carrieri, 1976, gesso patinato, cm. 33x20,5x24,5 Archivio Giovanni Paganin / Museo Civico Floriano Bodini quell’articolo, pubblicato su Epoca nel 1957, è Paganin ha messo la luna in un sotterraneo, ma qui torniamo a parlare della prima stagione. DA - Altro artista noto e qui ben rappresentato è Renato Guttuso, con cui .... PP - ...ha avuto un rapporto abbastanza continuativo, benché Paganin risiedesse a Milano e Guttuso a Roma. Si erano conosciuti nell’immediato dopoguerra, quando Guttuso, già artista militante e politicamente impegnato con il partito comunista, era arrivato in quella Milano, che era appena uscita vittoriosamente dalla clandestinità, dopo la Liberazione, dove si respirava un fermento febbrile e creativo; era allora, Milano, la città dell’industria, delle case editrici, dei giornali nazionali, ma anche delle gallerie. Poi Guttuso era tornato a Roma, ma mio padre l’incontrava ogni volta che andava a Roma. E poi avevano amici comuni, come Morlotti, come Testori, che in quei primi anni del dopoguerra faceva il pittore, come Giovanni Pirelli, fratello di Leopoldo e scrittore. DA - Ti ringrazio per questo breve ma significativo excursus che ci ha permesso di cogliere il valore assunto dal ritrarre nell’arte di Giovanni Paganin, un collante efficace perché giunge a unire gli interessi creativi con i rapporti umani. Il ritratto testimonia e documenta un contatto, una certa vena espressiva. Si desume una coerenza stilistica, un rigore nel pensare, nel vedere, nel sentire la propria vita senza entrare in contraddizione con se stesso anche a costo di generare delle importanti frizioni con la realtà. Giorgio de Chirico, 1975, gesso patinato, cm. 35,5x17x25 Archivio Giovanni Paganin / Museo Civico Floriano Bodini Giovanni Testori, 1962, gesso naturale, cm. 47x24x23 Archivio Giovanni Paganin / Museo Civico Floriano Bodini Ernesto Treccani, 1963, gesso naturale bianco, cm. 34,5x20x21 Archivio Giovanni Paganin / Museo Civico Floriano Bodini Renato Guttuso, 1976, gesso bianco, cm. 39,5x18x24,5 Archivio Giovanni Paganin Paganin / Museo Civico Floriano Bodini Alberico Sala, 1976-77, gesso patinato, cm. 30x17,5x21,5 Archivio Giovanni Paganin / Museo Civico Floriano Bodini MUSEO CIVICO FLORIANO BODINI AVAMPOSTO DELLA CULTURA Il Museo Civico Bodini sorge a Gemonio in una tipica cascina lombarda del Settecento restaurata e rifunzionalizzata dagli architetti Gianni Pozzi ed Annig Sarian che si sono valsi anche dei suggerimenti e della sensibilità dell’amico Floriano Bodini. Alla loro competenza e cura si deve il rispetto per la tradizione architettonica locale senza venir meno ai requisiti richiesti da una sede espositiva. Inaugurato nel 2000, il Museo è sede della collezione donata dallo scultore Floriano Bodini (Gemonio 1933-Milano 2005) al Comune di Gemonio. La collezione consta di 400 opere circa e comprende opere del Maestro che documentano le tappe della sua ricerca artistica a partire dagli anni Cinquanta, opere di artisti facenti parte del “Realismo Esistenziale”, tra cui segnalo quelle di Tino Vaglieri, Mino Ceretti, Gianfranco Ferroni e Giuseppe Banchieri, e di artisti che a tale gruppo si riconducono come Alberto Sughi ed Augusto Perez. Vi sono anche sculture facenti parte della storia italiana quali Leonardo Bistolfi, Giusep- pe Grandi, Paolo Troubetzkoy e Francesco Messina, maestro di Floriano Bodini negli anni della formazione braidense. Anche l’opera grafica gode di un fondo cospicuo con gemme internazionali che recano le firme di Fernand Léger, Georges Rouault, Graham Sutherland, senza omettere la maestria di un Marino Marini o di un Giuseppe Zigaina. Una collezione permanente destinata ad ampliarsi ed arricchirsi con altre opere generosamente donate da amici e collezionisti che hanno visto nell’istituzione museale un avamposto della cultura in grado di proteggerla e diffonderla. In questi termini va letto l’Archivio Giovanni Paganin, conservato presso il Museo al fine di diffondere l’arte e la cultura di un altro grande maestro della scultura italiana. Qui a Besozzo, presso la “Sala Lettura”, è possibile apprezzare un selezionato numero di ritratti in gesso raffiguranti i volti di Raffaele Carrieri, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Alberico Sala, Giovanni Testori ed Ernesto Treccani…tutti pittori, poeti e scrittori per creare un accordo semantico tra l’arte di Paganin e un luogo di studio. Per tornare a Gemonio, tra le mura del Museo, il visitatore è invitato a seguire un percorso espositivo che si sviluppa in parte al chiuso su due piani, in parte all’aperto, nella corte d’ingresso e nel giardino delle sculture. Il centro ideale di questo iter è costituito dal Lamento sull’ucciso (1961), opera cardine di Floriano Bodini: alla ferma orizzontalità dell’ucciso risponde la verticalità del vivo che esprime il proprio lamento col braccio teso al cielo. Le mani e i piedi, puntando in direzioni diverse, indicano i possibili sentieri da percorrere, orientano il pensiero e lo sguardo del visitatore. Ma vi sono altre opere che meritano attenzione: il Ritratto del fratello (1964) e il Ritratto del padre (1965) scavano nella materia per scovare e immortalare emozioni e sentimenti a lungo vissuti nel nucleo familiare, oppure il Crocefisso (1957) compatto, chiuso per favorire lo slancio ascensionale della forma anche se trattenuta a terra da quel volto assorto dal dolore. Tra le opere esposte sono da ricordare i monumentali gessi preparatori a I Sette di Gottinga per la città di Hannover, quello al Monumento al cavatore per la città di Carrara e numerose altre sculture che vanno viste ed apprezzate lì dove sono, dove le ha volute Floriano. Va infine ricordato il fondo librario che conta su 3.500 volumi e 2.000 cataloghi facenti parte della donazione di Bodini. Si tratta di un patrimonio bibliografico importante, specifico nel tema della pittura e della scultura, consultabile presso la biblioteca, a disposizione degli studenti e dei ricercatori. Fin qui s’è parlato della collezione permanente che, per quanto importante, non basta a garantire la vita di un museo. Vi sono anche le mostre temporanee e il Museo Bodini ne ha organizzate numerose, molte delle quali specifiche sull’arte della scultura: Lucio Fontana Attraversando la materia (2006), Anima Mundi I marmi di Adolfo Wildt (2007), Marino Marini gli archetipi (2008) oppure tra i maestri del contemporaneo Antonio Re- calcati L’impronta nella materia (2009), mostra itinerante prima alla Sala Veratti di Varese e poi alla Sala Mostre di Besozzo. Iniziative culturali importanti rese possibili anche grazie al prezioso apporto dei volontari. La loro generosa disponibilità ha garantito e garantisce la regolare attività del Museo, aperto ad accogliere nuovi volenterosi amici poiché ogni sede culturale che si rispetti è anche un crocevia di rapporti umani per dialogare e confrontarsi sui temi della vita. Daniele Astrologo Direttore Museo Civico Floriano Bodini (Gemonio) Bibliografia specifica in ordine cronologico Claudio Rizzi, Gemonio - Museo Civico Floriano Bodini, Nicolini editore, Gavirate (Va), 2000 Daniele Astrologo, Museo Civico Floriano Bodini. Stratificazioni culturali in «Percorsi e proposte di ricerca sull’arte», n. 8-9, anno VI, Varese Settembre 2008 Daniele Astrologo, Museo, metafora d’identità in Enrico Crispolti (a cura di), Il segno dell’anima nell’arte di Bodini, Taccuino d’arte n. 7, Edizioni Amici di Piero Chiara, 2010 Realizzato grazie al contributo dello Studio Notarile Ferdinando Cutino. Cortile principale - Lamento sull’ucciso 1961 Scuola Professionale Sull’asse principale del paese verso oriente, sulla strada per Cocquio, una delle ultime case che si susseguono ininterrottamente, è l’antico edificio attualmente utilizzato come scuola. All’inizio del settecento la casa è segnalata nel catasto teresiano al numero 684 come casa di propria abitazione di don Camillo Tiburzio Besozzo, figlio di Annibale. In uno stato d’anime del 1731 la casa appare infatti abitata dal conte Tiburzio Besozzo e da altre quattro persone. Questo ramo Besozzi era uno dei più antichi della famiglia: il padre di Annibale, Teodoro, che si fregiava del titolo di fisico collegiato, visse all’inizio del Seicento. Il pronipote di Tiburzio, il nobile don Carlo Besozzi, colonnello del Genio, che aveva seguito la carriera militare sotto gli austro-ungarici, vendette nel 1884 la proprietà di via Mazzini al Comune, che qui fissò la sede municipale e le scuole elementari. Con Carlo Besozzi si estinse questo ramo della famiglia. Seppur l’attuale destinazione a scuola ne ha in parte degradato l’aspetto, l’edificio si presenta ancora nella sua integrità come poteva apparire nel secolo XVIII. La facciata verso strada è ingentilita da due balconcini posti al piano superiore a lato del portone. Superato l’androne lastricato si entra nell’ampio cortile, sul quale prospettano i corpi di fabbrica disposti a L. A sinistra, sul lato più lungo, si apre un porticato a cinque arcate su colonne tu- scaniche; due balconcini con ringhiera in ferro battuto danno movimento al piano superiore. Il lato orientale del cortile è limitato da una balconata che spazia sulla sottostante vallata; una discesa porta ai pianori inferiori adibiti a orti Stili di vita differenti.. Ritorno alla campagna installazione a cura dei ragazzi del C.F.P. Besozzo. Prof. Tessaro Luciano Antonio Ferrari Besozzo fa scoprire un talento locale, un pittore figurativo innamorato della natura L’artista gioca in casa. Una personale che mette in luce l’abilità pittorica di Ferrari e la sua predisposizione per le scene di genere e i paesaggi. Classe 1939, i suoi quadri hanno varcato le frontiere nazionali. Ha ricevuto importanti riconoscimenti ed è inserito nei volumi: “Rassegna dei pittori contemporanei 1973” - “Dizionari dei pittori, scultori e incisori”. Osservando le sue opere, nella sua prolifica attività, si giunge a dire che è un artista eclettico, ha affrontato senza alcuna difficoltà, ma con amore e passione la natura nei suoi multiformi aspetti. Si può dire che in ognuno di essi c’è un piccolo pezzo di cuore dell’artista. Sulle tele di Ferrari si scopre il fascino della natura nel suo mutare a seconda delle stagioni. Cambiano i colori, l’atmosfera si fa più calda in estate e in autunno per gelare poi nel freddo inverno dove la neve ovatta i prati e gli alberi. Scene silenziose e bianche o tripudi di colori; l’artista passa dai toni accesi della pittura ad olio alla delicatezza di pastelli e acquerelli. Antonio Ferrari è un uomo senza tempo, saggio, umile e profondo la cui umanità si estrinseca attraverso la sua pennellata sapiente e disinvolta che sa comporre paesaggi affascinanti e pieni di speranza in un mondo migliore. Giovanni Pedroni Il mondo in versi, pittura e musica Pittore, poeta, musicista. Tre realtà che a Giovanni Pedroni si addicono perfettamente, facendo di lui un artista completo. La linearità del tocco e l’immediatezza della parola costituiscono le caratteristiche peculiari che contraddistinguono la pittura e la poesia di questo artista besozzese che opera in via Indipendenza 23. Autodidatta dipinge fin dalla prima giovinezza traendo spunto da cascinali ed interni rustici ove è cresciuto. Il mondo contadino che gli è profondamente connaturato, costituisce lo stimolo primario di questo artista. Grazie alle partecipazioni a rassegne e concorsi, si è fatto conoscere da un pubblico sempre più vasto. Suona fisarmonica, tromba, sax e si è esibito per sei anni nelle balere come tenore.Un’invidiabile completezza artistica! Casa Pajetta Le vicende antiche di casa Pajetta sono strettamente correlate a quelle dell’ attigua chiesa di S. Antonio e comunque sempre legate alla famiglia Besozzi. Nel 1408 abitava vicino alla chiesa di S. Antonio, lungo la “via pubblica”, in una “domus magna”, il notaio Giovannolo Besozzo. Certo è che la casa, segnalata nel Cinquecento come casa del cappellano, dal 1581 viene a far parte del beneficio teologale di S. Antonio, come abitazione del canonico teologale, di giuspatronato della famiglia Besozzi o Castelbesozzi. Qui veniva impartita la scuola teologale ai giovani con l’insegnamento dello scrivere, leggere e far musica. E così rimane per i secoli successivi, fino al 1888 quando, in via di soppressione della cappellania teologale che avverrà l’anno seguente, la casa viene venduta prima ai Besozzi e poi ai Nicora. A fine Ottocento la casa viene trasformata, alzata di un piano, e adibita ad albergo, con la denominazione di “Osteria di S. Antonio”. Nel 1924 passa ai Pajetta che la detengono tuttora come casa d’abitazione. Se anonimo appare il lato verso strada, contraddistinto da un portale a più strombature successive per facilitare l’accesso ai carri e sormontato da un antico peduccio con lo stemma dei Castelbesozzi, di estrema suggestione e di inaspettata ariosità si rivela il cortile interno. Chiuso su tre lati dai fabbricati e fiancheggiato a sinistra dalla chiesetta di S. Antonio, il lato di fronte all’ingresso è aperto su Besozzo inferiore e su di uno straordinario panorama sulle colline circostanti, di Bregano, Brebbia superiore, della Pelata di Comabbio, di Bogno e del Vergante al di là del Verbano. La casa sul lato verso strada, di aspetto ottocentesco con balconata al piano superiore, mantiene ancora qualche ricordo del suo precedente uso ad albergo, come i numeri delle stanze sopra le porte; nell’ampio salone sulla destra, all’inizio del secolo era ospitato un cinematografo. SABATO DALLE 18:30 DOMENICA DALLE 12:00 NO STOP ” “ COCKTAIL Casa Bossi Apparteneva anticamente a un ramo della famiglia Besozzi. Alla metà del Settecento, compare nel catasto Teresiano come dimora di Baldassarre Besozzi, figlio di Carlo. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Bossi. Un Giulio Bossi, intorno al 1850, esercitava in questa casa la professione di farmacista. Questo ramo Besozzi della famiglia dei Bossi, già illustre per antenati, prese rilievo agli inizi del Novecento con la figura di Pietro Bossi, che fu diplomatico e console generale d’Italia in Spagna. Si devono a Pietro Bossi i più importanti lavori di ristrutturazione che diedero alla dimora e al giardino l’aspetto che conservano ancor oggi. I discendenti di questa famiglia mantengono tuttora la proprietà e la cura del palazzo. Le mappe catastali del Settecento ci danno informazioni sommarie sulle strutture della casa in quell’epoca. Si può notare che esisteva fin da allora il corpo principale prospiciente la casa prepositurale; questa si articolava con il fabbricato che si affacciava sulla sottostante piazzetta. A quell’epoca tutto il complesso era di pertinenza di un solo proprietario e gravitava su un’unica grande corte. La facciata del palazzo quale appare oggi è frutto delle ristrutturazioni praticate da Pietro Bossi all’inizio del secolo e mostra linearità e soluzioni architettoniche di gusto urbano, sulla quale si impone la presenza di un ampio portale; su questo campeggia, sull’arco, uno stemma dei Bossi. L’androne conduce direttamente alla corte a giardino; la prospettiva è modulata dalla presenza dell’ala della casa che chiude la corte a settentrione, dall’articolarsi del giardino su tre diversi livelli e dalla presenza sul fondo di una torretta isolata di gusto neogotico (eretta agli inizi del Novecento). Questo fabbricato e la sua corte presentano alcuni elementi di rilievo. Mentre l’ala a settentrione è un’aggiunta d’epoca posteriore, il corpo centrale mantiene l’originario impianto caratterizzato dalla consueta struttura a porticato di colonne tuscaniche. All’interno sono conservati due pregevoli camini che recano lo stemma dei Besozzi, antichi proprietari dell’edificio. Esposizione di opere di Andrea Mattoni Nato a Varese nel 1981, vive e lavora a Besozzo. Internet è sempre più presente; occupa sempre più spazio nell’arco della giornata, e ciò che lo caratterizza è la sua innata capacità di evolversi, velocizzarsi e aggiornarsi, è come un grande scatolone pieno zeppo di soggetti e oggetti futili ma con buona probabiltà si possono ritrovare anche oggetti e soggetti interessanti e, dopo una attenta ricerca, quelli fondamentali. Internet attraverso la velocità con cui corrono le informazioni al suo interno, nel suo “battito” o nel suo “sangue”, ci offre un quadro dei cambiamenti comportamentali, linguistici di nuove generazioni che sono tali soltanto dopo un piccolo cambiamento di velocità della rete, un nuovo modo di comunicare, esse si susseguono ormai di anno in anno, ora per ora. Il lavoro di Andrea Mattoni cerca di accarezzare la vastità del web cogliendo immagini “segnale” trovando in loro un’immensa poesia, così alta, da poter essere fermata e tradotta in pittura. Andrea Mattoni, Pastello su carta, “Al dio degli inglesi non credere mai”, 29 X 21 cm Andrea Mattoni, Pastello su carta, “Alchemic Acherontia Atropos”, 29 X 21 cm VINCENT BERG “Pose” all’opera Foto che documentano il pensiero dell’artista mediante la forza nello scatto. Non è l’istante rubato, ciò che Berg ricerca, ma la durata temporale, il tempo della vita, degli uomini e delle cose. Ecco perché queste figure ci appaiono così plastiche, come sculture, e gli oggetti così significativi e carichi di valore e di personalità: perché su di essi il fotografo ha voluto fermarsi, sostare condividendo il suo tempo con il loro. E lo stesso discorso vale per il modo in cui Berg sente lo spazio intorno alle figure e agli oggetti oppure disegna la grandiosa bellezza degli alberi, esseri magnifici al pari degli uomini. Questo sostare misurato, equilibrato, è, per il fotografo, il modo per comprendere e rispettare una civiltà diversa e lontana che gli sta di fronte, negli aspetti della società, del lavoro, degli affetti, della natura stessa - così maestosa - in un gesto di avvicinamento. Dove percepiamo quell’armonia diffusa che regna in ognuna di queste immagini, e quel senso di sospensione che ci rende, mentre guardiamo, un po’ pensosi (...) Roberta Valtorta, 2001. Nasce a Yangambi, ex Congo Belga, nel 1959. Nel 1981 espone al SICOF nella sezione giovani fotografi. Nel 1982 inizia da autodidatta come fotografo free-lance, pubblica la sua prima foto sulla rivista “Il diaframma” di Lanfranco Colombo. Dal 1983 al 1989 si dedica alla fotografia commerciale lavorando per le principali agenzie di pubblicità di Milano. Dal 1990 lavora alla creazione del suo nuovo studio, l’Espace, a Besozzo. Lo spazio viene utilizzato come location da diversi fotografi e case di produzione cinematografica. Dopo un periodo di riflessione ricomincia il percorso di ricerca sui luoghi e il territorio curando personalmente la stampa in camera oscura. Tra il 19981999 percorre la terra delle sue origini documentando i luoghi vissuti dai suoi antenati. Nel 2000 allestisce una personale a “La Maison de la Culture” Arlon –Belgio a cui fa seguito un viaggio di ricerca in Bangladesh. Nel 2001 viaggia in Siberia. Dello stesso anno è la personale “Bangladesh Début du siècle” al Chiostro di Voltorre a cura di Roberta Valtorta. Ancora nel 2001, da un viaggio di approfondimento sulla Siberia meridionale scaturisce la nuova personale al Museo Lenin di Krasnojarsk. Il ciclo di opere dedicate alla Siberia viene esposto anche al Castello di Cennina in Toscana. Nel 2004 è tra i vincitori del Premio Giacomelli; espone a Brescia e a Milano alla Galleria Grazia Neri.Nel 2005 si dedica ad intensivo di ricerca Land-Art e fotografia. A settembre espone in Sala Veratti a Varese in una mostra fotografica per un progetto di Aspem-Varese insieme a Alberto Bortoluzzi, Carlo Meazza e Giorgio Lotti. Pavimenta il tuo cortile LOMBARDA GRANITI di Parissenti Massimo Pietre e Porfidi srl via per Cadrezzate,17 - 21020 BREBBIA (Varese) tel: 0332 772247 - 0332 970190 fax 0332 970101 - 0332 970370 e.mail: [email protected] web: www.lombardagraniti.it stufe a legna e pellet Barbecues a gas Geopietra Pavimenti Rivestimenti Termocamini personalizzati ● ● ● ● SUPERSTRADA DA BESOZZO A VERGIATE SEMAFORO AUTOLAVAGGIO A SINISTRA 10 rate a tasso zero Torre Longobarda Che i barbari abbiano qui stanziato è fuori di ogni discussione. Ne fa fede il “Castello” del quale sono conservati alcuni avanzi, come la torre e parte delle mura. Fu eretto a sbarramento della valle del Bardello. Che si sappia, nessuna storia ne parla, e nemmeno si sa con precisione in quale occasione e ad opera di chi sia stato distrutto. Fu certamente uno dei maggiori, se non addirittura il più grande della zona , con triplice ordine di mura collegate con camminamenti coperti, dei quali uno è tuttora visibile dietro l’abside della chiesa di S. Antonio La Torre Longobarda è visitabile Sabato 26 Maggio dalle ore 15:00. Per prenotazioni mandare un’e-mail a [email protected] con nome, cognome e numero di telefono e vi sarà assegnato un orario di visita. Incontro all’Infopoint Proloco sito di fronte al Palazzo Comunale. Besozzo - Casa Pajetta [email protected] Santuario di S. Nicone Dal sagrato della chiesa prepositurale dei Ss. Alessandro e Tiburzio una ripida salita selciata, fiancheggiata dalle edicole della Via Crucis, conduce alla tranquilla e isolata chiesa dedicata al Santo Nicone. Questo eremita, vissuto nel XII secolo, pare sia nato a Barasso e morto a Besozzo, dopo una vita di penitenza, alla metà di quel secolo. La chiesa, eretta sulle sue venerate spoglie, appare già citata alla fine del XIII secolo nel “Liber Notitia Sanctorum Mediolani”, dove si trovava anche una breve notizia agiografica su San Nicone. La sua venerazione crebbe nei secoli successivi, ma ancor più dopo il 1568, quando San Carlo Borromeo, durante la sua visita pastorale a Besozzo, provvide all’esumazione della salma, dandole sepoltura sotto la mensa dell’altare e instituendo una confraternita con il compito di vegliarla e custodirla degnamente. Noto era nei secoli passati il culto della popolazione per il beato Nicone contro le epidemie del bestiame a favore dei combattenti. Una nuova riformulazione della chiesa avvenne nel 1685 con un ampliamento dell’edificio e la costruzione dell’abitazione del custode sopra l’androne dell’ingresso principale, a sinistra del piccolo sagrato. Nel settecento la confraternita fa ornare di affreschi le pareti della cappella dei fratelli Baroffio di Varese, compreso l’affresco prospettico attorno al portale laterale che si evidenzia sulla salita della Via Crucis. Nuovi affreschi vengono dipinti alla metà dell’Ottocento dal pittore locale Stocchetti, che decora anche le edicole della Via Crucis, successivamente ricoperte da bassorilievi in cemento (1910). Nel 1898, in occasione della visita pastorale del cardinal Ferrari, le spoglie del beato vengono traslate nella nuova teca a vetri, tuttora esposta sopra l’altare. Ai lati della navata si aprono due cappelle: a destra quella di S. Antonio, con lapidi dedicate alla famiglia Borroni (1830 e 1835); a sinistra è la cappella della beata Vergine del Monte Carmelo (1643), voluta dalla nobile famiglia Besozzi che vi instituì un giuspatronato nel 1691. Lina Delpero I colori del mistero Sono nata a Vermiglio, un paese situato a 1300 m. nelle Alpi del Trentino, in una famiglia numerosa e contadina nel 1941, durante la seconda guerra mondiale. Qui tutti si conoscevano e si aiutavano a superare le difficoltà della guerra e la povertà in cui molti vivevano. La bellezza della natura, i colori delle nuvole che giocano tra le cime delle montagne, i ghiacciai, i fiori, le foreste di larici ed abeti, l’acqua dei ruscelli che rumorosa scende veloce dalle montagne: sono immagini scolpite per sempre nel mio intimo. A Milano ho frequentato il liceo artistico Beato Angelico e la facoltà di Architettura. All’Università Cattolica di Milano ho frequentato con interesse i corsi di Scienze religiose e all’Ècole de la Foi di Friburgo, in Svizzera, due anni di studi biblici. Scrivo icone da quando avevo 24 anni e considero questo l’impegno più significativo della mia vita. Ho insegnato disegno e storia dell’arte al Liceo Scientifico e alla Scuola Media. Il contatto con gli adolescenti mi ha sempre entusiasmato e aiutato ad approfondire il mio lavoro di iconografa. È per loro, per le loro famiglie, oltre che per la gente della strada, che scrivo le mie icone. Con le esposizioni fatte finora in Italia e all’estero il mio obiettivo è quello di mostrare attraverso l’icona un qualcosa che riempia il cuore di speranza e gli occhi di bellezza. Grazie anche a molti amici, le mie icone sono ormai diffuse un po’ ovunque, sia in Europa sia negli altri continenti. Per tre volte ho rappresentato l’arte italiana a Londra nell’esposizione mondiale “Art in action”, dove viene invitato un solo artista per nazione. Lo stato di Malta, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, ha ospitato le mie icone nel Museo Nazionale. Besozzo ricorda De Bernardi Pittore Moriva a Besozzo nel 1963: a Domenico De Bernardi è dedicata la rassegna commemorativa. Spentosi cinquant’anni or sono nella nativa Besozzo, sorretto da una magistrale tecnica pittorica ci lascia con le sue opere una testimonianza artistica ,soprattutto legata al territorio, dove restituisce nei suoi dipinti una sorta di realtà storica naturalistica, tesa a dialogare sapientemente con le poetiche del passato. La rassegna ricca di oltre quaranta dipinti compresi tra gli anni venti e cinquanta rende omaggio al suo personalissimo stile che lo porta ad abbandonare materia e toni cupi, privilegiando linee e contorni ed una tavolozza dai colori tenui. Siamo dunque lieti di ospitare una panoramica del percorso artistico di Domenico De Bernardi in sala mostre nel Palazzo Comunale. Toelettatura per Cani Bagni - Tosature Stripping Trattamenti specifici ORARIO: Lun./Ven. 8.30/12.00 14.00/18.30 Sab. 8.30/17.30 - Chiuso mercoledì È gradita la prenotazione Chety Meggiorini Via De Bernardi, 5 - 21023 Besozzo (Va) Tel. 0332.770697 Lavasecco Luisella Via XXV Aprile, 33 - Besozzo Tel. 0332/772215 Casa Contini La casa era anticamente della famiglia Besozzi, la cui proprietà è provata anche dagli stemmi che appaiono su di un portale recante la data del 1515. All’inizio del Settecento apparteneva al marchese Giovan Battista Daverio al quale era giunta per alleanze matrimoniali. Estinta la famiglia Daverio, tra i successivi proprietari emersero nel corso dell’Ottocento i Pirinoli, famiglia di industriali della carta provenienti da Intra. Da Regina Garavaglia Pirinoli passò poi al dottor Francesco Crivelli. Successivamente fu dei Forti e quindi dei Contini. Le piante del catasto Teresiano testimoniano già l’esistenza della corte centrale intorno alla quale si articolavano sia la parte di residenza padronale sia le strutture rustiche e di servizio. Gli interventi successivi di ristrutturazione non hanno alterato l’aspetto complessivo del fabbricato, improntato agli stili costruttivi in uso in questa regione nelle case da nobile. La posizione del complesso è ai margini del centro storico di Besozzo superiore e costituisce l’ultimo grande edificio lungo l’asse principale del borgo. Sulla facciata esterna, a destra del portale d’ingresso, una lapide ricorda il nome dell’antica proprietaria Regina Pirinoli Garavaglia. Un breve androne a volte specchiate introduce al cortile quadrangolare chiuso su tre lati da un porticato di colonne tuscaniche. Il quarto lato è delimitato da un muro; un’apertura ad arco mette in collegamento con la sottostante corte di servizio. Sulla corte principale si affac- cia, lungo il lato destro, anche un grazioso loggiato. Gli ambienti interni mantengono carattere monumentale e si segnala un interessante camino cinquecentesco. Dalla strada si può accedere alla corte di servizio anche attraverso un altro portale che reca sulle sue spalle stemmi della famiglia Besozzi; tracce di uno stemma simile si trovano anche sulla chiave dell’arco. Lo stemma fu però anticamente scalpellato è non è più leggibile chiaramente. Vi si scorge tuttavia un’iscrizione datata 1515. Caratteristica della dimora è anche il vasto parco, nel Settecento prato a vite, sempre dei Daverio, e poi trasformato in giardino e parco nell’Ottocento probabilmente da Regina Pirinoli Garavaglia. Mantiene intatto il gusto ottocentesco, con un laghetto, un canneto e alte conifere: al parco si accede direttamente dalla casa con un ponticello che scavalca la sottostante strada comunale. ROD DUDLEY Un Australiano a Besozzo Esposizione di sculture di Rod Dudley a Besozzo Il pittore scultore d’oltreoceano è ormai da 45 anni in provincia. Cresciuto a Melbourne, in Australia negli anni 60 iniziò l’arte della scultura influenzato nella sua formazione da scultori inglesi come Henry Moore. Nel 1965 arrivò nel nostro paese e si dedicò alla scultura in pietra. Suo maestro all’accademia di Brera fu Marino Marini. Poi si stabilì a Londra dove incontrò la POP ART inglese e americana. Nel 1968 Dudley tornò a Besozzo utilizzando un nuovo materiale per le sue sculture, il legno. A Besozzo non passa inosservato non foss’altro per la sua “auto di rappresentanza”. “Avevo visto su un carro attrezzi un bellissimo carro da morto, me ne sono innamorato, non è stato facile averlo l’ho scambiato con una scultura. “Si definisce la persona più contenta del mondo. Mio padre mi diceva che la cosa più importante del suo lavoro era che lo faceva divertire. Credo di avere imparato da lui, prima di tutto, la soddisfazione” Il suo essere soddisfatto ha portato Rod Dudley a vendere le sue opere in tutta Europa ma il suo ricordo più strabiliante è sicuramente “La mia mostra a Palazzo Grassi a Venezia”. Durante i 35 anni di permanenza a Besozzo i lavori di Dudley, sia i quadri sia le sculture, sono stati un ironico e disperato commento al mondo del consumismo e del materialismo, che porta l’uomo verso una forma di alienazione dal mondo moderno. Rod Dudley lavora nel suo studio nell’ex Cotonificio di Besozzo, in via Diaz 8. Besozzo-Bardello Telefono 0332/770889 L’amore per i tuoi capelli NOVITÀ Servizio matrimonio anche a domicilio. Consulenza d’immagine gratuita su prenotazione. F IO RI .30 3 29 .45 94 VIA 7 3.7 27 A ON M TE SA PA SU BIO PIRIN OLI NDRO ALESSA A M Z EN ND IPE IND CHIESA DI SAN NICONE SAN T A VI CHIESA DI S. ALESSANDRO CASA BOSSI CASA CASTIGLIONI A VI . G VIA 25 O NT D. S ND EN Z ZZIN A I C.F.P. 53 260. 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NTE 236.8 LLO 2 MO 234.96 244.61 A 3.3 27 6 PIAZZA I MAGGIO E VI Realini 262.47 5.4 VI A 235.15 235.01 2.5 L RI AP 234.02 7 27 228.61 228.57 237.23 LO EL RD BA 245.76 Via 258.07 24 2.2 3 24 8.7 7 Besozzo Inferiore 8.4 25 VIA PARCHEGGIO COPERTO VIA XXV APRILE 229.52 228.61 VIA IS IC AM DE 3.2 7 Grafiche Scriba srl - Sangiano (VA) - 0332/647507