dal testo unico di stato al testo libero scuole, maestri, alunni nel territorio di Portogruaro (1923–1945) Mostra a cura di Vittoria Pizzolitto e Patrizio Manoni PORTOGRUARO 14 aprile – 12 maggio 2012 Città di Portogruaro palazzo municipale – sala delle colonne Centro di Documentazione Aldo Mori 1 a Portogruaro PRESENTAZIONE della mostra La mostra, Il libro scolastico: dal Testo Unico di Stato al testo libero. Scuole, maestri, alunni nel territorio di Portogruaro (1923-1945), ha come tema centrale il “Testo Unico di Stato” durante il Ventennio Fascista, con una breve introduzione sulla realtà editoriale e scolastica dei primi anni del Novecento e la conclusione sulla narrativa e la scelta del testo libero nell’immediato Dopoguerra. Il percorso espositivo comprende, al proprio interno, parte della documentazione prodotta dall’Associazione “Rosso Veneziano”, in collaborazione con la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, per una precedente mostra sui “Libri fascisti per la scuola”. Documentazione che ha offerto l’occasione al Comune di Portogruaro per promuovere una ricerca estesa ed articolata sulla diffusione del libro di scuola nella propria realtà territoriale, in un arco di tempo che precede l’adozione del Testo Unico di Stato e va oltre, fino ai libri che sono stati democraticamente scelti nel Dopoguerra. Il libro stampato dalla Libreria dello Stato e uguale per tutti, da un capo all’altro del paese, a partire dall’anno scolastico 1930/1931, faceva parte di un piano articolato del Regime per indirizzare a senso unico tutti gli aspetti della formazione e della informazione. Le tabelle poste al centro della sala ne ripercorrono le vicende e ne colgono gli aspetti più significativi offrendo ai lettori spunti di riflessione e di ricerca in un campo non ancora molto esplorato. Se scopo generale della mostra è far conoscere alcune modalità di diffusione nelle scuole dell’ideologia dominante da parte del Regime, nell’intento di realizzare l’Italia Nuova prefigurata da Benito Mussolini, nello specifico viene evidenziata la propaganda nelle scuole rurali e urbane di Portogruaro tra il 1923 e il 1945 così come si legge nei documenti fin qui recuperati, dai quali per altro trapelano: “l’indicibile miseria”, la mancanza di lavoro, l’abbandono scolastico, le malattie e, per finire, la guerra. Infatti, tenendo come filo conduttore il tema del testo statale, sono stati approfonditi anche alcuni aspetti della vita scolastica nel territorio, come le condizioni sociali delle famiglie degli alunni, l’edilizia scolastica e le condizioni di vita dei maestri, utilizzando i documenti dell’Archivio del Comune di Portogruaro e per la prima volta gli Archivi Storici del I° e del II° Circolo Didattico e della Scuola Secondaria “Dario Bertolini”, sempre di Portogruaro. Il libro completo dello scolaro italiano per la 3° classe elementare, a cura di G. Molino, Comba-Grande, A. Zaccaria, Ambrosini e Prosperi. Testi approvati definitivamente dalla Commissione Ministeriale - Giugno 1925. Edizione di G. B. Paravia. Il libro della terza classe elementare. Testo di Nazareno Padellaro e illustrazioni di Carlo Testi. Edizione di La Libreria dello Stato, Roma, 1936. Stelle, libro di lettura per la 3° classe, di Bruno Vaccari, con disegni di Maia Pia, V. Nicoùline, F. Robert. Edizioni Atlas, Bergamo, 1950. La maestra Maria Teresa Fogliani nel Dopoguerra (Archivio Anna Teresa Fogliani Boschin). Le testimonianze scritte e le fotografie gentilmente messe a diposizione da alcuni portogruaresi, hanno consentito di inquadrare le informazioni desunte dai documenti, con un’attenzione particolare ai luoghi ed alle persone, in particolare ai maestri e alle maestre che per oltre quarant’anni hanno insegnato nelle scuole del Comune, fino alla proclamazione della Repubblica. Attraverso tabelle, vetrine, bacheche ed espositori disposti nel perimetro della sala comunale è possibile prendere visione non solo dei testi scolastici, ma anche dei libri di narrativa per ragazzi, fumetti, cartoline illustrate, pagelle, quaderni e altri strumenti didattici. Oggi li ricordiamo per la funzione per cui sono stati creati, ma nel Ventennio questi strumenti hanno costituito anche un canale significativo della propaganda del Regime, una via efficace per l’adesione alla sua ideologia. Sono esposti anche alcuni pezzi speciali come il testo unico scritto da Grazia Deledda e da Angiolo Silvio Novaro, un sillabario e un abaco dell’Ottocento, una delle prime edizioni del Giannettino di Collodi, una copia del prestigioso fumetto “L’avventuroso” e testi assolutamente inediti, come i libri scritti dal maestro Antonio Capitanio e dal Direttore Didattico Vittorio Turchetto di Portogruaro. Quaderno della propaganda di Regime, edito dalle Cartiere Prealpine, con il titolo “Esercitazioni con mitragliatrice – Serie Campo Dux”, anni Trenta. Frontespizio della pagella edita a cura della Gioventù Italiana del Littorio, anno scolastico 1939/40, XVIII dell’era fascista, per la classe quinta elementare. Meritano una particolare attenzione, a conclusione della mostra, i testi scritti dagli adulti, in sede di esame per il rilascio della licenza elementare, dopo il 1944, quando compaiono le testimonianze dei reduci di guerra e dei partigiani e quando, con la pluralità editoriale, il libro di scuola si può scegliere. 3 a Portogruaro Scuole Rurali e Scuola Urbana di Portogruaro CIRCOLO DIDATTICO DI PORTOGRUARO Nel 1935, il Circolo Didattico di Portogruaro, Circoscrizione Scolastica di San Donà di Piave, Regio Provveditorato agli Studi di Venezia, comprendeva le scuole di Concordia, di Fossalta di Portogruaro, di Gruaro, di S. Michele al Tagliamento e di Teglio. I Decreti del 1923 ridisegnarono la scuola elementare a partire da una suddivisione tra scuole classificate, con più di 40 alunni affidate ai provveditorati; scuole provvisorie, con meno di 40 alunni, ma più di 15 da lasciare in gestione ad Associazioni con personalità giuridica come la “Società Umanitaria”; scuole sussidiate con meno di 15 alunni, affidate all’iniziativa dei privati. Nel territorio di Portogruaro le scuole erano tutte classificate, distinte tra Scuole Rurali e Scuole Urbane, affidate a 37 insegnanti che dovevano provvedere all’istruzione di una popolazione scolastica complessiva di 2.473 alunni. I grandi numeri venivano affrontati con lo sdoppiamento delle classi e la riduzione dell’orario d’insegnamento per sezione e le sei ore giornaliere di servizio, per i maestri. Nel centro, gli alunni iscritti erano 790, i maestri erano 13 e le classi sdoppiate erano 6. Nelle frazioni di Portogruaro erano iscritti 1.683 alunni, gli insegnanti erano 24 e le classi sdoppiate erano 11. La media, per ogni insegnante della rurale, era di 70 alunni. La frazione di Pradipozzo contava una media di 79 iscritti per classe e quella di Giussago ne contava 88. La Legge prevedeva lo sdoppiamento della classe in più sezioni, solo quando il numero degli alunni iscritti era superiore a 70. Ogni sezione poteva contare su un orario ridotto per cinque giorni la settimana e i maestri lavoravano mattino e pomeriggio, per istruire anche più di 100-120 alunni. Nel solo Circolo di Portogruaro mancavano 56 insegnanti. Il fenomeno dello sdoppiamento e dell’orario diviso, colpiva l’istruzione obbligatoria di base e prevalentemente le Scuole Rurali. SCUOLA URBANA E SCUOLE RURALI Elena Artico, di Giovanni e Giovanna Berlese, era nata a San Stino di Livenza il 2 marzo 1872. Diplomata a Udine il 6 ottobre 1894, nubile, dedicò tutta se stessa all’insegnamento. Fu maestra a Pradipozzo dal 1894 al 1898; a Portovecchio dal 1898 al 1906; nel Capoluogo alla “I. Nievo” dal 1906 al 1934. Nel Comune, tolta l’unica Scuola Urbana del Centro intitolata a “Ippolito Nievo”, erano dislocate nelle varie frazioni 9 Scuole Rurali, a classe unica e/o mista, nelle quali veniva garantita l’istruzione obbligatoria di grado inferiore: III - III classe. Le Scuole Rurali si trovavano a S. Nicolò, Villastorta, Portovecchio, Summaga, Pradipozzo, Lison, Mazzolada, Giussago e Lugugnana. Molte di queste frazioni erano ancora zone malariche, poco servite e le scuole spesso erano situate in fabbricati e alloggi di fortuna, come case private, baracche, granai, sale messe a disposizione dalla parrocchia, vecchie latterie o cantine. 1935. Tabella dati Circolo Didattico di Portogruaro Nella tabella sono riportati i dati relativi alla popolazione scolastica, al numero degli insegnanti ed al numero delle classi sdoppiate. I dati sono stati raccolti dal Direttore Didattico Vittorio Turchetto nell’anno scolastico 1935 e pubblicati nel suo libro “La scuola elementare urbana e la rurale”, Portogruaro, Tipografia Castion di Carlo Ferrari, 1935. Negli anni Trenta, il Ministero dell’Educazione Nazionale, promulgò una serie di Leggi sull’Istruzione Elementare per favorire l’edilizia scolastica e con il R.D. 17 marzo 1930 n. 727 finanziò interventi a favore delle Scuole Rurali. Vennero così edificati n. 4 fabbricati scolastici nelle frazioni di San Nicolò, di Mazzolada, di Pradipozzo e di Lugugnana, con l’obbligo di destinare in perpetuo gli edifici ad esclusivo uso scolastico e di cedere, gratuitamente, gli alloggi agli insegnanti. 1928/29. “Giornale della classe” della maestra Elena Artico Dal frontespizio del “Giornale della classe” appare che, l’anno scolastico ebbe inizio il 18 settembre 1928 e termine il 28 giugno 1929. La scuola rimase chiusa, in via straordinaria, il 26 gennaio a causa della neve e dal 15 al 20 febbraio 1929 per il freddo intenso. Era il famoso inverno del ’29. 1928/29. Elenco Alunni classe prima “I. Nievo” L’elenco riporta il nome delle 60 alunne iscritte alla classe prima del 1929/30, nel Capoluogo. La maestra Elena Artico con scrittura minuta, regolarissima e corretta, compila i dati relativi alla paternità, alla maternità, al Comune di nascita con data, e all’avvenuta presentazione del certificato di vaccinazione antivaiolosa. Manca la condizione sociale. Le alunne hanno un’età compresa fra i 6 e gli 8 anni. 1931. Scuola Rurale di Lison. Maestre Ramina Vincenzina Cian e Giuseppina Picotti La foto mostra una scolaresca di Lison del 1931 con le maestre al centro: a sinistra Ramina Vincenzina Cian (26 anni) e a destra Giuseppina Picotti (29 anni). La classe della maestra Ramina Vincenzina Cian contava 83 iscritti suddivisi fra classe II e III. Gli alunni frequentanti erano 76 e ne furono promossi 47. La classe della maestra Giuseppina Picotti era composta da 29 maschi e 22 femmine suddivisi fra II e III classe. L’orario di servizio veniva ripartito in due turni: antimeridiano per la classe II e pomeridiano per la classe III. Sullo sfondo il tricolore e la bandiera con lo stemma di Casa Savoia. (Archivio Raffaella Ramina Tiso). 1925/26. Classe II della Scuola Urbana Femminile “I. Nievo”. Maestra Marianna Pellicci Rosso di Gubbio È una classe II femminile. Le 30 bambine sono allineate su tre file, sulla gradinata d’entrata. Non tutte indossano il grembiule con il colletto, ma tutte sono in ordine, pettinate. Qualcuna di loro ha il fiocco in testa, una ha la collanina. La maestra è già piuttosto anziana, posa la mano sulla spalla di una alunna, ha un collo a scialle sul soprabito e davanti le scendono gli occhiali. È la maestra Marianna Pellicci Rosso nata a Gubbio nel 1859. La foto, sul retro, riporta alcuni nomi delle bambine: “Carlina Rui, Giorgina Comina, Vera Rossi, Belletti, Pauletti, Alda Pinassa, Verginia Nosella, Bergamo, Furlanis, Giorgina Battistella, Zoppen ?, Zinetti Maria, Angelina, Giuseppina, Barbuio, Natalia Luciana”. (Archivio famiglia Giovanni Forner). All’incremento demografico e conseguente aumento della popolazione scolastica, si fece fronte anche con la costruzione di qualche aula in più a ridosso dell’edificio esistente. “Ho ripreso il mio lavoro così in ritardo (14 ottobre 1929) causa i lavori della scuola: soffitto nuovo, perché pericolante, aggiustatura del pavimento, imbiancatura dell’aula. Hanno fatto gli operai anche un’aula nuova, perché gli scolari in questa frazione diventano sempre più numerosi…” (Villastorta 1929/30, maestra Agostina Piccolo). Dalle Relazioni di fine anno e dalla Cronaca dei maestri appare tuttavia che la penuria di aule e l’inadeguatezza degli edifici costituiranno un problema rilevante ancora per decenni, alla luce anche del numero sempre più elevato degli iscritti. 4 a Portogruaro ALUNNI E FAMIGLIE Di loro si parla poco! Si conosce la realtà in cui vivono dalle pagine di Cronaca, dalle Relazioni finali e dalle annotazioni che i maestri fanno sul registro circa la frequenza e l’abbandono scolastico degli iscritti, la visita dell’Ufficiale Sanitario e delle Autorità Scolastiche, le adunanze con i genitori all’inizio d’anno e in qualche particolare ricorrenza o nota di cronaca che li riguarda più da vicino. Le maestre in genere provano compassione per i bambini laceri, senza zoccoli, poco vestiti e malnutriti, ma anche affetto sincero e quando si ammalano, quando accade loro qualche disgrazia o muoiono, vanno al funerale dei piccoli e vanno a confortare la famiglia. La scuola urbana è frequentata dai figli di “ferroviere, salariato comunale, capo stazione, sarta, meccanico, gastaldo, contadino e bracciante, manovale e falegname, fabbro ferraio, negoziante di Coloniali” di condizione sociale “modesta e civile”, ma anche da famiglie ricche e benestanti come nel caso delle tre figlie di Giovanni Bergamo, Evelina, Emilia e Maria. Le famiglie povere sono una minoranza; tuttavia qualche maestra pensa di registrarle adottando una propria scala graduata: povera, poverissima, indigente, miserabile, miserabilissima. Al contrario, le condizioni sociali delle famiglie nelle scuole rurali sono pressoché omogenee, composte da contadini, braccianti, salariati e qualche artigiano con un’accentuazione verso il basso nella realtà scolastica di Mazzolada, dove l’accattonaggio e i furti campestri rientrano fra i mezzi di sussistenza delle famiglie. “Lo svolgimento del lavoro scolastico è anche ostacolato dalla miseria grandissima che vi è nel paese, se così si può chiamare un insieme di trenta baracche. Gli abitanti di questa frazione sono gli sfrattati di Portogruaro, miserabili quindi e ridotti alcuni di essi a chiedere l’elemosina, perciò molte assenze dei bambini sono dovute al fatto che parecchi genitori sono costretti a mandare a carità i figlioli per poter dar loro da mangiare…” (Mazzolada 1931, maestra Maria Boschin in Trevisan). Malattie endemiche come la malaria, la tubercolosi, la difterite, il tifo, la pellagra vedono le maestre impegnate in prima persona nella profilassi e nell’educazione all’igiene delle famiglie e degli alunni. Per qualcuna di loro giungerà l’encomio o l’attestato di benemerenza. “Oggi incomincio a somministrare ad ogni bambino una compressa antimalarica. Ci sono parecchi febbricitanti. Poveri piccoli! Hanno una faccina da impietosire” (Giussago, Cronaca 1929/30, classe mista II e III, maestra Maria Suman). “È venuto l’Ufficiale Sanitario, Dott. Gallo e ha lasciato l’ olio di merluzzo da distribuire ai bambini forniti del libretto di povertà. Sono contenta, perché questi poveri bambini ne hanno tanto bisogno” L’asilo infantile “San Giuseppe Calasanzio” di via Seminario L’asilo infantile ebbe vita attorno agli anni Venti per iniziativa di alcuni donatori e di Mons. Gio. Batta Titolo. Scelsero come sede il Seminarietto. Molti bambini trovarono in questa Istituzione, retta dalle Suore della Provvidenza di Gorizia, la loro prima educazione. Foto tratta dal libretto Le opere del Cuore, Tipografia Biasutti, Portogruaro, 1949. 1924/25. Classe mista di Gruaro, maestra Vincenzina Cian La giovane maestra Vincenzina (in questa foto non ha ancora vent’anni) indossa il tailleur stile Chanel, scarpe nere alla bebè e calze bianche. È il suo primo incarico nella scuola rurale mista di Gruaro. La sua figura spicca notevolmente fra i suoi 41 alunni che denotano uno stato di grande povertà. Sono tutti senza grembiule: i più piccoli in prima fila e i più grandi, spesso i ripetenti, nell’ultima. Il bambino a lato della maestra è scalzo, così pure quello ritto in piedi sulla panca, a destra. Di bambini scalzi, senza zoccoli, sono piene le cronache dei registri. Quando non è la maestra ad allontanare il bambino, è la famiglia che non lo manda a scuola, sempre per lo stesso motivo: i bambini sono senza gli zoccoli! (Archivio Raffaella Ramina Tiso). 1940. Famiglia Grotto di Concordia Sagittaria A partire dal 1935 furono istituiti i premi di Nuzialità e di Natalità nell’ambito delle politiche sociali demografiche del Regime. Così venivano incoraggiate le famiglie ad avere una prole numerosa mentre, con l’istituzione della tassa sul celibato nel 1927, venivano penalizzati coloro che non si sposavano e non figliavano. (Archivio Mara Trevisan). (Mazzolada 1939/40, maestra Elda Borgonovi). Qualche volta i bambini vengono portati a Portogruaro al cinematografo, per vedere “Le nozze Auguste” del 1930 e la “Transvolata atlantica” del 1931; con l’autocarro vengono portati in gita a Redipuglia o a Caorle e nella ricorrenza del 4 Novembre, ad onorare i caduti della grande guerra, al Parco della Rimembranza. I bambini del centro, avevano maggiori opportunità formative rispetto a quelli della campagna: potevano frequentare la scuola materna. Attorno agli anni Venti, a Portogruaro ce n’erano due: “Il Giardino d’Infanzia” la scuola privata di via Vittorio Emanuele II, a lato della Scuola Urbana Maschile, e quella pubblica, l’“Asilo Calasanzio” dove si pagava una piccola retta e potevano andarci anche i figli di povera gente. La frequenza scolastica era però l’assillo della maestra, perché non poteva completare il programma, i ragazzi traevano poco profitto e, da parte dei superiori, sarebbe sta- ta accusata di scarso impegno nel richiamare le famiglie al rispetto della Legge sull’obbligatorietà scolastica. La frequenza era legata al ciclo stagionale, alle malattie, al lavoro dei campi ed alle condizioni economiche della famiglia, ma spesso i bambini venivano trattenuti a casa, perché non avevano di che coprirsi, non avevano gli zoccoli, oppure non avevano di che pagare la pagella o il libro o la tessera: alla O.N.B. (Opera Nazionale Balilla) prima e alla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) dopo. Molti emigravano! Giuseppe Zanon di San Nicolò, alunno di V del maestro Capitanio, lascia la scuola il 5 febbraio 1930 ed emigra in America. Nello stesso anno, un gruppo di famiglie di San Giovanni e del borgo Sant’Agnese, emigrano in Francia e in Germania (Mazzolada, 1939/40, Cronaca classe II e III, maestra Elda Borgonovi). L’abbandono scolastico aumentava i dati sull’analfabetismo e negli anni Trenta il Regime cercherà di contenere il fenomeno, mediante l’organizzazione di corsi serali. 1928/29. Il giardinetto d’infanzia “Aristide Gabelli” di via Vittorio Emanuele II Era una realtà scolastica frequentata dalle famiglie del ceto medio di Portogruaro. «La Direttrice - ricorda ancora la maestra Annamaria Scrosoppi Lorenzin - era la signorina Colli Ada, con i capelli raccolti da una retina, e a Natale organizzava sempre la recita...». Nella foto si possono vedere i bambini che rappresentano le forze in campo dell’esercito italiano: tra Piccole Italiane e Balilla ci sono le crocerossine, i bersaglieri, gli alpini e su tutti troneggia la figura di Foscarina Capitanio, nel ruolo dell’Italia. La seconda bambina della prima fila in ginocchio, a partire da destra, è Maria Teresa Fogliani. Siamo tra il 1928 e il 1929. (Archivio Anna Teresa Fogliani Boschin). 5 a Portogruaro I MAESTRI: LA VITA E LA FORMAZIONE Sono molti i maestri che hanno insegnato a Portogruaro. Ad iniziare dai primi anni del 900 fino alla proclamazione della Repubblica, se ne contano oltre cento, ma all’avvento del Fascismo sono una decina i maestri con oltre vent’anni di servizio. Per alcuni di loro, si può parlare di vere e proprie “generazioni di maestri”: Camuffo, Capitanio, Cian, Forner, Turchetto, Vignaduzzo. In maggioranza sono donne, anche se la figura del maestro era dominante, perché spesso svolgeva funzioni pubbliche, riceveva incarichi amministrativi e concorreva al posto di Vice Direttore e Direttore Didattico, come avvenne per i maestri Riccardo Molinari, Giorgio Rosso, Vittorio Turchetto, Luigi Zanon e Antonio Zonato. Vittorio Turchetto Direttore Didattico Vittorio Turchetto di Giovanni e Teresa Macor, nacque a Portogruaro il 12 gennaio 1861. Si sposò con Maria Scomparin (1870/1952) ed ebbe 6 figli, tre femmine (Mary, Milena e Mirta tutte e tre maestre) e tre maschi (Mario, Adolfo, Alfredo). A vent’anni iniziò la sua carriera scolastica come maestro a Bagnarola, frazione di Sesto al Reghena. Fu nominato Direttore Didattico nel 1891 e rimase nella scuola fino al 1927. A 66 anni di età venne collocato a riposo dopo 45 anni di onorata carriera. Nel 1935 pubblicò il suo libro La scuola elementare urbana e la rurale presso la Tipografia Castion di Carlo Ferrari di Portogruaro. Morì a Portogruaro, dove è sepolto, il 25/3/1946. Molte erano native di Portogruaro come le maestre Boschin, Camuffo, Corbetta, Milanese, Nardi, Pegoraro, Piccolo, Augusta e Milena Turchetto, Vivani; o dei Comuni vicini, come Elena Artico nata a S. Stino di Livenza, Iole Coassin Bressan nata a Gruaro, Carmela Bizzaro nata a Musile di Piave o Luigia Toppani Del Pra nata a Cà Cottoni in quel di Caorle. Altre venivano da fuori, in particolare da Venezia dove tante di loro si erano anche diplomate, come Maria Adami Forner, Lea Colonello e Onorietta Petris. La signorina Anita Barbieri, così si firmava in ogni documento, era nativa di Vicenza, Evelina Vignaduzzo in Capitanio di Goito (MN), mentre friulane erano Stefania Civran, Giuseppina Picotti e Maria Tesini. La formazione dei maestri avveniva nelle Regie Scuole Normali che dopo il 1923 furono chiamate Istituti Magistrali, come la scuola normale “Nicolò Tommaseo” e la “Elena Corner Piscopia” di Venezia, la Scuola Normale “Caterina Percoto” di Udine, il “Giosuè Carducci” di Trieste, e, nell’ immediato Dopoguerra, l’Istituto Magistrale “Sacro Cuore” di Portogruaro. È qui che molti di loro hanno ricevuto una formazione umanistica, improntata ai valori della fede e della religione cattolica, all’obbedienza, al rispetto nei confronti dei superiori, al senso del dovere sopra ogni altra cosa, all’amore verso la propria Patria e verso il proprio Re. Coniugata con l’educazione ricevuta in famiglia, spesso assai severa e rigorosa, la formazione dei maestri in parte spiega e dà ragio- Le future maestre, allieve della Regia Scuola Normale “Elena Corner Piscopia” di Venezia La foto è senza data e mostra alcune allieve della Regia Scuola Normale di Venezia mentre, libere dallo studio, giocano con la palla e con il cerchio nel cortile della scuola. Siamo agli inizi del 900 e forse, fra queste ragazze c’è anche la maestra Augusta Turchetto, alla quale la foto appartiene. (Archivio Giorgio Doretto) ne della condivisione dei valori di Patria-Famiglia-Chiesa fatti propri dal Fascismo, ma spiega anche l’abnegazione, la dedizione totale e l’impegno profusi da molti di loro nell’insegnamento, in condizioni a dir poco difficili, soprattutto negli anni della guerra. Una volta giunte nella cittadina di Portogruaro, dopo aver vinto il concorso, le maestre trovavano alloggio in affitto presso qualche famiglia e, per raggiungere la scuola, estate ed inverno, si spostavano a piedi o in bicicletta. La vecchia maestra Maria Tesini (nata nel 1875) era ancora in servizio nel 1948 a Portovecchio, quando il Direttore la va a visitare in classe e scrive: «Nonché molto anziana, tuttavia corrisponde appieno sia in linea didattica che per operosità. Giornalmente è presente nonostante debba percorrere a piedi Km 8 (andata e ritorno). Merita segnalarla come modello di attività e fattività». Alcune di loro, lo si vede dal cognome acquisito, si sposarono e misero su famiglia sulle rive del Lemene. Dopo cinque anni di permanenza, potevano chiedere l’avvicinamento o il trasferimento in sedi meno disagiate e durante i congedi brevi per malattia o ragioni di famiglia, venivano sostituite dalla collega accanto, mediante lo sdoppiamento d’orario. Ma poche restano assenti, persino durante il terribile inverno del ‘29. Alcuni maestri invece si ammalano di “astenia nervosa”, oggi si direbbe “esaurimento nervoso” o stress da affaticamento. 1927. Festa di pensionamento per Vittorio Turchetto Direttore Didattico Siamo nel 1927. Sulla gradinata del municipio sono in posa tanti maestri e maestre di Portogruaro, per festeggiare il pensionamento del loro Direttore Didattico. Sul secondo gradino, circondato dai figli Mario, Alfredo, Mary e Milena, sta il Direttore Vittorio Turchetto. Ai suoi lati i piccoli Balilla e le Piccole Italiane con due mazzi di fiori. Sull’arco del portoncino d’entrata del Municipio, è collocato lo scudo della 49^ Legione “S. Marco” Comando V Coorte della M.V.F. (Milizia Volontaria Fascista) che aveva sede in Comune. Sui muri del palazzo municipale manifesti delle rappresentazioni teatrali. Quando la maestra era incinta, poteva usufruire di un congedo per maternità di 75 giorni appe- na: trenta prima del parto, e un mese e mezzo dopo. Durante l’allattamento, le donne di famiglia portavano a scuola, alla mamma-maestra, il piccolo da allattare. Alcune di loro usufruirono del premio di natalità secondo la politica demografica del Regime. La pensione di anzianità veniva liquidata a partire dal 40° anno di servizio. (39 anni, 6 mesi, e 1 giorno). A 65 anni d’età si era messi d’ufficio in collocamento riposo. Venezia 1916. Mary Turchetto e Teresina Pegoraro Mary Turchetto e Teresina Pegoraro nel 1916 a Venezia, alla Regia Scuola “Elena Corner Piscopia”, a pochi mesi dal diploma di maestre. Roma, addì 13 marzo 1961 Anche la maestra Mary Turchetto Ottogalli ha ricevuto il Diploma di Benemerenza per il suo servizio nelle Pubbliche Scuole, accompagnato dalla medaglia d’oro degli otto lustri. (Archivio Andra Ottogalli)