Cineforum
ODEON
Società Generale di Mutuo Soccorso
2009-10
4
N-
marzo
aprile
Ore 16 - 18 - 20 - 22
(Salvo diversa indicazione)*
2/3/4 marzo 2010
HACHIKO IL TUO MIGLIOR AMICO
di Lasse Hallström
p. 2
9/10/11 marzo 2010
NINE di Rob Marshall
(15:30 - 17:45 - 20 - 22:10)*
p. 4
16/17/18 marzo 2010
LA PRIMA COSA BELLA
di Paolo Virzì
(15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)*
p. 6
23/24/25 marzo 2010
AMABILI RESTI di Peter Jackson
(15:20 - 18:00 - 20:40)* VM 14 p. 7
30/31 marzo 1 aprile 2010
IL MISSIONARIO di Marc Lawrencep. 9
6/7/8 aprile 2010
COLPO DI FULMINE: IL MAGO DELLA TRUFFA
di Glenn Ficarra, John Requa p. 10
13/14/15 aprile 2010
TRA LE NUVOLE di Jason Reitman
(15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)
p. 11
20/21/22 aprile 2010
BACIAMI ANCORA di Gabriele Muccino
(15:20 - 18:00 - 20:40)*
p. 13
27/28/29 aprile 2010
il FIGLIO più piccolo?
di Pupi Avati
p. 15
I BIGLIETTI SONO IN VENDITA TUTTI I GIORNI.
Si prega di tenere spenti i cellulari in sala.Grazie.
Si ricorda che non è consentito riservare più di un
posto per gli amici ritardatari, e comunque non oltre
dieci minuti dall’inizio dello spettacolo.
IMPORTANTE: le tessere del Cineforum Odeon e del
Filmstudio danno diritto al biglietto ridotto al Cinema
Odeon escluso la Domenica.
CON LE E.MAIL I PROGRAMMI DEL CINEMA
ODEON A CASA VOSTRA. E’ sufficiente collegarsi
al sito: www.odeonline.it
w w w. o d e o n l i n e . i t . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2 - 3 - 4 marzo (Ore 16 - 18 - 20 - 22)
Regia: Lasse Hallström Attori:
Richard Gere (Prof. Parker Wilson),
Joan Allen (Cate Wilson), Jason
Alexander (Carl), Sarah Roemer
(Andy), Cary-Hiroyuki Tagawa (Ken),
Erick Avari (Jasjeet), Davenia
McFadden (Mary Anne), Kevin
DeCoste (Ronnie), Robbie Sublett
(Michael), Denece Ryland (Sig.na
Latham), Tora Hallstrom (Heather),
Donna Sorbello (Myra), Rob Degnan
(Teddy Barnes), Frank S. Aronson
(Milton) Soggetto: Kaneto Shindô
(sceneggiature
del
1987)
Sceneggiatura: Stephen P. Lindsey
Fotografia: Ron Fortunato Musiche:
Jan A.P. Kaczmarek Montaggio:
Kristina Boden Scenografia: Chad
Detweiller Arredamento: Gretchen
Schlottman Costumi: Deborah
Newhall Produzione: RICHARD
GERE, BILL JOHNSON, VICKI
SHIGEKUNI WONG E DEAN SCHNIDER
PER GRAND ARMY ENTERTAINMENT,
INFERNO DISTRIBUTION, SHOCHIKU
KINEMA KENKYÛ-JO Distribuzione:
LUCKY RED Durata: 93 min. Origine:
USA, 2009 Genere: DRAMMATICO
Abbigliamento donna
Vicenza
Viale Trieste, 18 - 0444.304800
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
Il regista
Nato il 2 giugno
1946 a Stockholm.
Lars Sven , Lasse
Hallström raggiunge
il successo e l'attenzione delle Case di
produzione americane con il film "La mia
vita
a
quattro
zampe", del 1985. Il film, drammatico
e surreale, fa ottenere ad Hallstrom
la nomination all'Oscar per la migliore
regia e sceneggiatura non originale.
Vincitore di numerosi premi della critica cinematografica di New York,
dirige nel 1991 "Ancora una volta" e
nel 1993 il film di successo "Buon
compleanno Mr. Grape", con Johnny
Depp, Juliet Lewis e Leonardo Di
Caprio. Due anni dopo realizza
"Qualcosa di cui sparlare", con Julia
Roberts e Dennis Quaid e firma alcuni programmi di successo per la
televisione svedese. Nel 1997 dirige i
videoclip musicali degli ABBA e cura
la regia di alcuni film svedesi, come
"A Lover and his Lass". Con "Le regole della casa del sidro" (1999)
%uFFFD stato candidato all'Oscar
2000 per la miglior regia. Nel 2000
dirige "Chocolat" con Juliette Binoche
e Johnny Depp e nel 2004 è ancora
dietro la macchina da presa per girare "An Unfinished Life" con Jennifer
Lopez e Robert Redford. Ha presentato alla 62ma Mostra del cinema di
Venezia "Casanova" (2005), con
Heath Ledger e Sienna Miller. Inoltre
ha realizzato la pellicola "Hachiko: a
dog's story" (2009).
LA STORIA
Hachi, un cane di razza Akita, ogni
giorno accompagna il professor
Parker alla stazione e lo aspetta al
suo ritorno per dargli il benvenuto.
Quando però questa routine viene
bruscamente interrotta, l'assoluta
dedizione del cane nei confronti del
suo padrone e lo straordinario potere
dei sentimenti emergono e dimostrano come anche il più semplice fra i
gesti possa diventare la più grande
manifestazione di affetto mai ricevuta.
LA CRITICA
Versione americanizzata di una storia
vera diventata leggendaria, che in
Giappone aveva già avuto nell'87
l'onore di una trasposizione sullo
schermo, il film ha tutto, ma proprio
tutto, per ridurre lo spettatore di tutte
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CINEFORUM ODEON
le età a un salice.
Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 ottobre 2009
Una storia simile possiede un infallibile potere di commozione. E
difatti perfino i più arcigni fra i giornalisti presenti hanno tirato fuori i
fazzoletti. Ma è anche una storia
fatta di niente, che si racconta in tre
parole. Può dilatarsi fino a coprire i
cento minuti di narrazione di una
pellicola senza apparire (come di
fatto appare) monotona e stiracchiata?
Giacomo Vaillatti, 'Il Giornale', 17
ottobre 2009
Ci sono film prevedibili. E film,
come questo Hachiko - Il tuo migliore amico, che, una volta visti, spazzano via ogni previsione. E ogni
pregiudizio. Sarà banale e retorico
dirlo, ma in un contesto dove, belli
o brutti, imperversano film che
barattano le emozioni autentiche
con lo stupore di fronte alle prodezze del digitale o tridimensionale,
Hachiko restituisce intatta la più
grande magia di cui il cinema sia
capace: creare un universo parallelo attraverso cui lo spettatore,
specchiandosi, elabora dentro di sé
idee che trascendono gli stessi
sentimenti, personaggi e relazioni
che il film mette in campo. Sarà
perché a dirigerlo è Lasse Hallstrom,
già autore de La mia vita a quattro
zampe, che questa volta dimostra
anche di saper alternare il ritmo e
la stasi narrativa, senza ricadere
nell'oleografia. Sarà che a interpretarlo, oltre che a produrlo, è Richard
Gere, che da grande testimonial
della causa tibetana e da amico
sincero del Dalai Lama sa infondere al film una spiritualità orientale
autentica e non banalizzata, peraltro indispensabile data la scelta di
attingere a una vicenda autentica
del Giappone tra gli Anni 20 e gli
Anni 30, cui già si era ispirato nel
1987 Hachiko Monogatari di Seijiro
Koyama. Fatto sta che la storia del
cane, talmente affezionato al suo
padrone involontario (...) dà luogo
in questo delicato e pacato film di
intrattenimento tipicamente hollywoodiano a una parabola molto
suggestiva sul valore dell'esistenza
che, in ottemperanza ai principi del
mutamento perpetuo degli eventi
impliciti nel Tao, si trasforma in un
costante dono reciproco. E in un
atto di fede senza tempo e senza
luogo che rende lo spunto di cronaca e la sua forte connotazione geografica patrimonio universale.
(....) Commuove, dunque e tanto.
Ma non è questione di lacrime, ma
di serenità interiore e di attenta
analisi dei meccanismi della sostenibilità dei rapporti e della compresenza.
Anton Giulio Mancino,
'La
Gazzetta
del
Mezzogiorno', 07 gennaio 2010
Una storia troppo lagnosa e ricattatoria a cui si aggiungono le insopportabili smorfie di Richard Gere:
perfetta soltanto per le anime candide.
Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 16
gennaio 2010
Così l'etica Lassie colpisce ancora:
la dedizione affettiva del cane
supera quella umana, come volevasi dimostrare, tanto che alcuni
umani non riescono neppure a
commuoversi a luci spente al perfetto ricatto emotivo organizzato
dal cinema.
Maurizio Porro, 'Il Corriere della
Sera', 08 gennaio 2010
Delicato ma ruffianissimo dramma animalfamiliare,
questo
Hachiko - il tuo migliore
amico, dello svedese
Lasse Hallstrom ispirato a una storia vera,
accaduta nel Giappone
degli anni Venti. (...)
CINEFORUM ODEON
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Federico Fellini Produzione: JOHN
DELUCA, RYAN KAVANAUGHR, ROB
MARSHALL, MARC PLATT, HARVEY
WEINSTEIN
PER
LUCAMAR
PRODUCTIONS, THE WEINSTEIN
COMPANY,
RELATIVITY
MEDIA
9 - 10 - 11 marzo (Ore 15:30 - 17:45 - 20 - 22:10)
Soggetto: Federico Fellini (sceneggiatura del 1963), Ennio Flaiano (sceneggiatura del 1963), Tullio Pinelli (sceneggiatura del 1963), Brunello Rondi
(sceneggiatura del 1963), Arthur L.
Kopit (libretto musical) Sceneggiatura:
Michael Tolkin, Anthony Minghella
Fotografia: Dion Beebe Musiche:
Maury Yeston Le canzoni: "Cinema
Italiano" (eseguita da Kate Hudson) e
"Take It All" (eseguita da Marion
Cotillard) sono di Maury Yeston. La
canzone "Quando quando quando" è
di Tony Renis. Montaggio: Claire
Simpson,
Wyatt Smith
Scenografia: John Myhre Arredamento:
Gordon Sim
Costumi: Colleen
Atwood Effetti: Peter
Hutchinson, Stephen
Hutchinson Tratto
da: musical omonimo
(1982) di Arthur L.
Abbigliamento donna
Kopit (libretto) e
Maury Yeston (musiVicenza
che) ispirato al film "8
Viale Trieste, 18 - 0444.304800
1/2"
(1963)
di
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
Regia: Rob Marshall Attori: Daniel
Day-Lewis (Guido Contini), Sandro
Dori (Pappalardo), Nicole Kidman
(Claudia Nardi), Marion Cotillard (Luisa
Contini), Penélope Cruz (Carla
Albanese), Judi Dench (Liliane La
Fleur), Sophia Loren (Madre di Guido),
Kate Hudson (Stephanie Necrophuros),
Stacy Ferguson (Fergie) Saraghina,
Ricky Tognazzi (Dante, il producer),
Giuseppe Cederna (Fausto, il banchiere), Elio Germano (Pierpaolo), Roberto
Nobile (Jaconelli), Valerio Mastandrea
(De Rossi), Remo Remotti (Il Cardinale),
Martina Stella (Donatella), Monica
Scattini (Direttrice della pensione),
Roberto Citran (Dottor Rondi)
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
(2010) Durata: 120 min. Origine: USA,
2009 Genere: DRAMMATICO
Il regista
Nasce a MADISON, Winsconsin (USA)
il 17-10-1960. Laureato alla Carnegie
Mellon University nel 1982. Noto ballerino, coreografo e regista di Broadway,
più volte candidato al Tony Award e al
Laurence Olivier Award, ha curato, tra
le altre, le coreografie di "Il bacio della
donna ragno" e "The Petrified Prince"
diretti da Hal Prince, l'adattamento teatrale di "Victor Victoria" di Blake
Edwards con Julie Andrews, ed i revivals di "A Funny Thing Happened on
the Way to the Forum" e di "Company".
Il revival del musical "Cabaret" ha
segnato il suo debutto nella regia teatrale, cui ha fatto seguito "Promises
Promises" per il City Centers Encores.
Dopo aver curato le coreografie delle
produzioni Tv "Mrs. Santa Claus"
(1996) e "Cinderella" (1997), ha diretto,
sempre per la televisione, il film "Annie"
(1999, prodotto dalla Disney) che gli è
valso la candidatura a numerosi premi
e un Emmy per la miglior coreografia.
Nel 2002 ha debuttato nella regia cinematografica con il musical "Chicago",
già diretto sui palcoscenici di Los
Angeles, premiato nel 2003 come
miglior film all'Oscar e al Golden Globe
nella categoria musical/commedia.
LA STORIA
Il celebre regista 40enne Guido Contini
si ritrova nel bel mezzo di una crisi di
mezz'età e alle prese con un serio
blocco creativo. Per ritrovare lo stimolo
alla creatività, Guido inizia a ripensare
alle donne che ha amato nel corso
della sua vita...
LA CRITICA
Benché rispettoso della trama originale
e affollato dagli stessi personaggi del
capolavoro felliniano, premio Oscar nel
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CINEFORUM ODEON
1963, più che un remake in musica,
Nine, versione cinematografica di un
fortunato spettacolo teatrale, è una
sorta di tributo al cinema di Fellini, in
cui si ritrovano anche echi di altri film, a
cominciare proprio da La dolce vita.
(...) Magie del cinema, ma, come ricorda Sofia Loren, che nel film è la mamma
di Guido, rivolgendosi al figlio: 'Il mondo
vede Roma, come l'hai creata nei tuoi
film'. La città che appare sullo sfondo di
Nine è una metropoli solare, elegante
con i paparazzi che rincorrono le dive e
l'ingenuità di un'epoca, evocata anche
dalle canzoni: '24mila baci', Quando,
quando, quando, La conversazione.
Franco Montini, 'la Repubblica', 14
gennaio 2010
I suoi personaggi femminili, collocati
questa volta all'interno di una passione
ordinata, divengono finalmente utili ad
esprimere la resuscitata ispirazione del
suo genio. Curiosamente, un pregio
vero di questa singolare parabola di
Marshall non sono le parti cantate, ma
la via di uscita morale alla crisi contemporanea, non immune da espliciti
richiami religiosi. Come nell'arte sacra
e contrariamente all'estetica romantica,
oggi l'artista ha bisogno appunto di
stabilità e di religiosità per realizzare la
sua vocazione creativa. Perché senza
trascendenza, nulla è possibile.
Neanche la finzione.
Benedetto Ippolito, 'Il Riformista', 16
gennaio 2010
«Mio babbo voleva che facessi l'avvocato e mia mamma voleva che facessi
il dottore, ma io ho fatto un aggettivo:
il felliniano». Ci scherzava su,
Federico Fellini, sapendo bene che
quel destino era la sua fortuna e la
sua condanna. Ma se non riuscì lui a
smontare del tutto il cliché, figurarsi
se si può pretenderlo dai suoi posteri,
e in particolare dalla Hollywood che in
quarant'anni attribuì a Fellini ben cinque premi Oscar l'ultimo 'alla carriera'
nel 1993, pochi mesi prima della
morte. (...) Nine non riserva la raffinatezza necessaria per il corpo a corpo
con un testo talmente complesso da
essere quasi ineffabile. Piuttosto, Regista di Cinecittà. Come musical,
adotta '8?' a mo' di pretesto dramma- pur non avendo la coesione di
turgico, ricalcandone i personaggi Chicago, tutto sommato Nine funziofemminili che sono l'harem del tor- na e conquista, in particolare verso
mentato protagonista (...) Nine è l'epilogo. Merito della grinta sfoderata
appunto «felliniano» nella maniera più da Marion Cotiliard, la francesina di
scontata del termine, quindi è un film Hollywood che dà corpo (è il caso di
sovrabbondante, smisurato, polifoni- dire) alla sfida muliebre di Luisa, in un
co come '8?' e tuttavia privo della ideale 'duello' coreografico con
tensione interiore verso il silenzio l'amante Penélope Cruz, che pure ci
agognato da Federico. Il protagonista dà sotto quanto a performance danè egocentrico al pari dell'originale, zanti con lustrini e corde onirici.
senza per l'approdo comunitario del Laddove Nicol Kidman, rispetto alla
finale, il celeberrimo girotondo in cui assoluta purezza di Claudia Cardinale
tutti si prendono per mano, unico anti- in '8?', è un'algida, o pallida, 'ex' di
doto ai mal di vivere. Il Guido conce- Guido, è il fantasma di una vita 'altra'
pito da Marshall è invece prometeico che avrebbe potuto essere e non fu.
a dispetto dell'angoscia, è un eroe Girato in esterni a Roma e ad Anzio in
bello e dannato da cinema americano, quell'alberghiero 'Paradiso sul mare'
cui, certo, Day-Lewis offre delle nuan- che Fellini utilizzò per alludere al
ce interessanti. Sullo sfondo, l'Italia è liberty del Grand Hotel della sua
una cartolina della 'dolce vita', che Rimini, Nine ha almeno il pregio di far
invero in Fellini è quantomeno agro- inevitabilmente pensare a un genio
dolce se non amarissima. L'Italia è un italiano che l'Italia tende a dimenticapaese leggendario percorso dalla re. Oscar Iarussi, ' La Gazzetta Del
cabrio sportiva di Guido, è una meta Mezzogiorno', 24 gennaio 2010
da 'vacanze romane' quale in effetti
diventò grazie ai successi internazionali
dei film di Fellini. 'Be
Italian' o 'Cinema italiano' s'intitolano le
canzoni portanti di
Nine, che è soprattutdi Mantega Simone
to
un
musical
Per i Soci del CINEFORUM ODEON, FILMSTUDIO,
sull'energia tricolore
FILM in LINGUA e Soci SGMS:
improvvisamente
Cappuccino e Brioche euro 1,80
Caffè e Brioche euro 1,50
disertata da uno suoi
campioni, il Famoso Corso Palladio, 153 - Vicenza- Tel. 3468532353
CINEFORUM ODEON
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16 - 17 - 18 marzo
(Ore 15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)
Regia: Paolo Virzì Attori: Valerio
Mastandrea (Bruno Michelucci) (2009),
Micaela Ramazzotti (Anna Nigiotti in
Michelucci) (1970-1980), Stefania
Sandrelli (Anna Nigiotti in Michelucci)
(2009), Claudia Pandolfi (Valeria
Michelucci) Soggetto: Francesco
Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì
Sceneggiatura: Francesco Bruni,
Francesco Piccolo, Paolo Virzì
Fotografia: Nicola Pecorini Musiche:
Carlo Virzì Montaggio: Simone Manetti
Scenografia: Tonino Zera Costumi:
Gabriella Pescucci Produzione:
FABRIZIO DONVITO, MARCO COHEN,
BENEDETTO HABIB, PAOLO VIRZÌ,
CARLO
VIRZÌ
PER
INDIANA
PRODUCTION COMPANY, MEDUSA
FILM,
MOTORINO
AMARANTO
Distribuzione: MEDUSA Durata: 116
min. Origine: ITALIA, 2009 Genere:
COMMEDIA
Il regista
Nasce a LIVORNO (Italia) il 04-031964. Frequenta il corso di sceneggiatura di Furio Scarpelli al Centro
Sperimentale di Cinematografia.
Terminati gli studi, collabora a diversi
script, tra cui nel 1990 a "Turné" di
Gabriele Salvatores, prima di esordire
dietro la macchina da presa nel 1994
con "La bella vita", che gli procura il
Ciak d'Oro alla Mostra del Cinema di
Venezia, il Nastro d'Argento e il David
di Donatello come miglior regista emer-
gente. Con i
successivi
"Ferie d'agosto" (1996), "Ovosodo" (1997, Gran
Premio della Giuria a Venezia) e "Baci
e Abbracci" (1999) si mette in evidenza
come uno dei più talentuosi registi italiani della nuova generazione. Nel 2002
dirige 'My name is Tanino', mostrando il
sogno americano del nuovo millennio
attraverso gli occhi di Tanino, un giovane turista siciliano. Un anno dopo, è già
pronto per l'uscita di un altro film
'Caterina va in città', in cui sceglie
ancora una giovane e ingenua testimone per raccontare, sempre con quell'ironia di cui Virzì è ormai maestro, i problemi quotidiani, sia dei giovani che
degli adulti, del nostro tempo. Nel 2006
si allontana dal suo consueto registro
ormai consolidato per cimentarsi per la
prima volta in un film in costume
ambientato nel 1815: 'N- Io e
Napoleone', in cui racconta quanto può
essere affascinante il tiranno (Daniel
Auteuil) anche agli occhi di chi vorrebbe assassinarlo (Elio Germano).
Sempre nel 2006, Virzì accetta di comparire come attore ne 'Il caimano' di
Nanni Moretti nel piccolo ma divertente
ruolo di un dirigente maoista.
Nel 2008 ritorna
a
parlare
dell'Italia che
più gli piace, quella proletaria, precaria
e sognatrice di 'Tutta la vita davanti'
dirigendo con successo Sabrina Ferilli,
Valerio Mastandrea ed Elio Germano.
Dopo il divorzio dall'attrice Paola
Tiziana Cruciani - conosciuta durante
gli studi al Centro Sperimentale e da
cui ha avuto la figlia Ottavia - nel 2009
ha sposato l'attrice Micaela Ramazzotti.
LA STORIA
Livorno. Cronache della famiglia
Michelucci, dai primi anni '70 al primo
decennio del 2000.
LA CRITICA
Si ride e si piange, spesso contemporaneamente. Il copione (di Virzì,
Francesco Bruni e Francesco Piccolo)
è benissimo calibrato e gli attori sono
tutti super. Alberto Crespi, 'L'Unità', 15
gennaio 2010
Perdutamente innamorato della moglie
Micaela Ramazzotti e della propria città
Livorno, il regista toscano mette a
punto la sua opera più intima e insieme
universale, La prima cosa bella è la
6
CINEFORUM ODEON
mamma, quella splendida ed esuberante che ha condizionato le vite dei
due fratelli protagonisti. La briosa
Valeria (Claudia Pandolfi) e l'infelicissimo Bruno (Valerio Mastandrea). Dal
1971 a oggi, passioni, turbamenti, gioie
e dolori di una famiglia livornese, fino
all'inevitabile e commovente riconciliazione. Diego Carmignani, 'Terra', 15
gennaio 2009
Il papà Stato non c'è, con la sua politica
che delude gli individui, ma in compenso c'è tanta madre famiglia, pure con i
suoi risvolti violenti, nel nuovo film di
Paolo Virzì, La prima cosa bella (...)
quando si affonda il piede nel terreno
familiare, cercando di tirarsi fuori da
odio e melassa, cose non dette e
segreti rimossi, madri devastanti e
padri incolori, è bello scoprire quanto
pesino, nel bene e nel male, gli affetti
più profondi. Se poi c'è dimezzo un
cast formidabile, con una Micaela
Ramazzotti che sbalza, allegra e precisa, la figuretta carnale di Anna Nigiotti
in Michelucci una mamma (...) nella
Livorno degli anni Settanta, misurandosi con la navigata Stefania Sandrelli,
che fa Anna nella terza età, mentre
Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea
impersonano i problematici figli di lei, in
un corifeo di colleghi ugualmente bravi
(da Marco Messeri a Dario Ballantini,
lontano dal suo «Valentino» tv), il dado
è tratto: si fa vero cinema. Tanto più
gradito quanto più a ruota dei commerciali film natalizi. (...) Ma che c'è di
struggente in questa ballata, che ha nel
titolola celebre canzone di Nicola Di
Bari, successo sanremese 1970.
Praticamente tutto: gli interni di certe
case livornesi povere, ma calde di
memoria; lo zucchero filato, che AnnaSandrelli, malata terminale, mangia di
rapina, insieme al figlio, tossico occasionale, durante una fiera cittadina; la
musica d'epoca, un matrimonio in articulo mortis, un figlio illegittimo, che
spunta dal nulla e ama subito quella
madre svitata, quei fratelli spaesati.
Cinzia Romani, 'Il Giornale', 13 gennaio 2010
A M A B I L I RESTI
23 - 24 - 25 marzo
(Ore 15:20 - 18:00 - 20:40) VM 14
Regia: Peter Jackson Attori: Mark
Wahlberg (Jack Salmon), Rachel Weisz
(Abigail Salmon), Susan Sarandon
(Nonna Lynn), Stanley Tucci (George
Harvey), Saoirse Ronan (Susie
Salmon) Soggetto: Alice Sebold
(romanzo) Sceneggiatura: Peter
Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens
Fotografia: Andrew Lesnie Montaggio:
Jabez Olssen Scenografia: Naomi
Shohan Arredamento: George DeTitta
Jr. Costumi: Nancy Steiner Effetti:
Weta Digital Ltd. Tratto da: romanzo
omonimo di Alice Sebold (ed. E/O,
2002) Produzione: PETER JACKSON,
FRAN WALSH, AIMÉE PEYRONNET E
CAROLYNNE CUNNINGHAM PER
WINGNUT FILMS, KEY CREATIVES,
FILM4, PAPILLON PRODUCTIONS
Distribuzione: UNIVERSAL (2010)
Durata: 139 min. Origine: USA, NUOVA
ZELANDA, GRAN BRETAGNA, 2009
Genere: DRAMMATICO, THRILLER
gio divenuta tre anni dopo, nel 1987, il
suo lungometraggio d'esordio intitolato
"Fuori di testa". Dopo aver realizzato il
lungometraggio animato "Meet the
Feebles" (1989) ha co-sceneggiato e
diretto "Splatters - gli schizzacervelli"
(1992), che ha partecipato a numerosi
festival vincendo sedici riconoscimenti.
Nel 1994, con "Creature del cielo", ha
vinto un Leone d'Argento al Festival di
Venezia ed ha ricevuto una nomination
all'Oscar per la migliore sceneggiatura.
Successivamente ha realizzato
"Sospesi nel tempo" (1996) e, in occasione del centenario del cinema, il
documentario per la televisione
"Forgotten Silver". Nel 1999 inizia a
girare una trilogia tratta dal libro di
J.R.R. Tolkien 'Il signore degli anelli',
realizzando per la prima volta nella
storia del cinema tre grandi film in contemporanea. La trilogia - che comprende "La compagnia dell'anello", 2001,
"Le due torri", 2002 e "Il ritorno del re",
2003 - ha vinto numerosi premi internazionali e diversi Oscar. Nel 1987 ha
sposato Frances Walsh, da cui ha
avuto due figli: Billy, nato nel 1994 e
Katie, nata nel 1996. La moglie è una
sua stretta collaboratrice e insieme
scrivono le sceneggiature dei film.
Il regista
Nasce a PUKERUA BAY, North Island
(Nuova Zelanda) il 31-10-1961.
Regista, attore, produttore e sceneggiatore, all'età di otto anni ha cominciato a girare piccoli film con gli amici,
caratterizzati da effetti speciali artigianali, con la cinepresa
Super8 acquistata dai
genitori. A 17 anni,
dopo aver abbandonato la scuola, ha
fatto l'apprendista
fotografo. Acquistata
Abbigliamento donna
una
telecamera
16mm, ha realizzato
Vicenza
una commedia scienViale Trieste, 18 - 0444.304800
tifica in cortometragP.zza XX settembre, 2 - 0444317574
CINEFORUM ODEON
7
LA STORIA
Pennsylvania, 1973. La 14enne Susie
è stata uccisa da un misterioso assassino che ne ha poi accuratamente
nascosto il corpo esanime, rendendo
difficile alla famiglia e alle istituzioni il
ritrovamento dei suoi resti. Intrappolata
in una dimensione onirica fra cielo e
terra, Susie si troverà a dover scegliere
tra la voglia di vendetta e il desiderio di
far superare il dolore ai suoi cari.
LA CRITICA
Dopo i fasti della trilogia del Signore
degli anelli e l'esperimento King Kong,
Peter Jackson porta sullo schermo il
bestseller di Alice Sebold, vero e proprio caso editoriale del 2002, ricreando
a propria "immagine e somiglianza"
tanto l'universo onirico e fantasy in cui
si ritrova "imprigionata" la protagonista
(Saoirse Ronan, brava), quanto la
parallela serie di eventi "terreni" che la
sua dipartita produce: mantenendo
inalterata la struttura della narrazione
post-mortem che caratterizza il testo di
partenza, Jackson trasforma Amabili
resti in una sorta di "iperfilm", spingendo più volte lo spettatore a perdersi
nelle distese vastità (a volte coloratissime, altre di una cupezza disarmante)
abitate dallo spirito di Susie e a ripiombare nel dolore quotidiano di una famiglia - ben equilibrati Mark Wahlberg e
Rachel Weisz, forse troppo sopra le
righe la nonna Sarandon - che rischierà
lo sfacelo prima di ritrovarsi. In mezzo,
la componente thrilling, affidata soprattutto alla straordinaria metamorfosi di
Stanley Tucci e alla sequenza forse più
riuscita dell'intero film (l'intrusione nella
casa del killer da parte della sorella di
Susie), apoteosi di tensione raggiunta
grazie ad un efficace utilizzo del sonoro
e di particolari microcamere, altre volte
sfruttate per inquadrare il volto di Mr.
Harvey con inquietanti close-up. Fatte
salve alcune ottime soluzioni, dunque,
il film di Peter Jackson - dimenticato sia
dai Golden Globe sia dai prossimi
Academy Awards (l'unica nomination
ottenuta è quella per l'attore non protagonista), mezzo flop ai botteghini USA
(all'incirca 40 milioni di dollari incassati)
- sembra però soccombere sotto il
peso di una messa in scena che tende
a divorare sentimenti ed emozioni,
relegando queste ultime in alcuni inserti a volte purtroppo indigesti e sovraccaricati da un commento musicale
(curato da Brian Eno, che in apertura
non dimentica la splendida "Music for
Airports") via via sempre più ingombrante.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it,
10 Febbraio 2010
Amabili resti è, al tempo stesso, una
piccola storia familiare, un dramma
terrificante che sconvolge l'equilibrio di una famiglia come tante, ma
anche una vorticosa esplosione di
forme e colori, di suoni e paesaggi
incantati nella rappresentazione di
un
Paradiso
patchwork in cui si
muove
l'incerta
Suzie dopo la morte.
A supportare la
prova magistrale
della
talentuosa
Abbigliamento donna
Saoirse Ronan sono
Vicenza
stati chiamati Mark
Viale Trieste, 18 - 0444.304800
Wahlberg e Rachel
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
Weisz nei panni dei
genitori di Suzie e Susan Sarandon
in quelli dell'esagerata nonna, tabagista e intossicata dai farmaci, ma la
prova migliore è stata fornita dall'incredibilmente mimetico Stanley
Tucci, qui chiamato a interpretare il
ruolo più difficile della sua carriera,
quello del mellifluo e morboso vicino
di casa dei Salmon.
Valentina D'Amico, 26 gennaio 2010,
movieplayer.it
Un film senza confini a cavallo di
due mondi, una riuscita trasposizione di un bestseller del 2002 che ha
richiesto tutta la fantasia e l'estro di
Peter Jackson. Probabilmente non
deluderà i fan della Sebold, ma non
dovrebbe scontentare nemmeno chi
cerca un thriller di rango attirato
dalla firma di uno dei registi di maggior successo al botteghino dell'ultimo decennio... Chi rischia di più è
chi cercherà tracce del Signore degli
Anelli o altri in questo Amabili
Resti... e non le riconoscerà!
Si potrebbe dire 'Peter Jackson è
sempre lui', e non tanto perché parla
di una 'terra di mezzo' entro la quale
si svolge l'azione principale del film
(e del libro) tantomeno perché
riprende temi visti (in altra maniera
- personalmente direi più intrigante
quello, più intenso questo) nel vecchio Creature del cielo, ma perché
mostra una sensibilità unita ad una
capacità di dar corpo alla fantasia
che pochi hanno.
Mattia Pasquini, 09 febbraio 2010,
35mm.it
8
CINEFORUM ODEON
pensano che lui sia il suo
sostituto...
tenti, in cui la religione e i suoi protagonisti
sono il motore da cui partono tutti gli eventi
comici. Un tema, quello della religione, su
cui è difficile ironizzare, ma che in questa
pellicola si fa apprezzare per la genuinità
con cui è affrontato, senza per questo scadere nel ridicolo o diventare blasfemo. Preti
e fedeli si umanizzano nelle loro sfumature
caratteriali, ritrovando la loro naturale
dimensione di esseri umani, con qualche
difetto ma anche molti pregi. E grazie
anche alle tentazioni, come succede al fratello sacerdote del protagonista, la vicenda
ci insegna che sbagliare strada ogni tanto si
può, basta poi ritornare con il buon senso
nella giusta direzione. Jean-Marie Bigard,
nel ruolo del protagonista, è un attore interessante che, con il suo sguardo enigmatico e con poche parole, restituisce dignità al
suo personaggio, un eroe buono nonostante il suo difficile passato. Un film godibile
che strappa delle risate intelligenti e soprattutto rielabora in modo graffiante temi
importanti, con la leggerezza della comicità
ma anche con il buon gusto nella narrazione. Anna Barison, 35mm.it, 02 febbraio
2010
LA CRITICA
Sulla falsariga della commedia degli equivoci di
30 - 31 marzo - 1 aprile (Ore 16 - 18 - 20 - 22) vecchia data (i riferimenti
vanno addirittura a Don
Camillo e l'onorevole
Peppone), Il missionario
gioca sulla frizione tra i
mondi, quello cattolico e
laico, quello provinciale e
metropolitano. Rivelando
in questo modo la simpatia di un villaggio perduto
dove c'è una tappa al bar
tra ogni attività e il cuore
in fondo buono di un criminale. Il tutto condito da
un'atmosfera d'altri tempi
e necessarie banalità
Regia: Roger Delattre Attori: Jean-Marie
(tra cui quella, grossolaBigard (Mario), Doudi Strajmayster na, del mafioso siciliano e del fratello prete
(Patrick), Thiam Aïssatou (Nadine), Jean sempre più attratto dai soldi facili).
Dell (Capitaino della gendarmeria) L'esordiente Roger Delattre (ex-assistente
Soggetto: Philippe Giangreco, Jean-Marie di Besson) riesce a rendere interessante il
Bigard Sceneggiatura: Philippe Giangreco, film dopo una prima metà piuttosto caricaJean-Marie Bigard Fotografia: Thierry turale. Nonostante la prevedibilità delle (...) Si tratta di una delle più classiche comArbogast Musiche: Alexandre Azaria inversioni dei ruoli e qualche sentimentali- medie degli scambi di identità, i cui meccaMontaggio: Julien Rey, Yves Beloniak smo, la trama resta in sostanza consisten- nismi di base (l'inversione dei ruoli, il traveScenografia: Hugues Tissandier Costumi: te. Curiosamente, una pellicola dall'appa- stimento, il ribaltamento delle aspettative, lo
Olivier Bériot Produzione: LUC BESSON renza poco invitante si rivela meno inerte spostamento di un personaggio in un conPER
EUROPACORP,
TF1
FILMS del previsto e fa passare un messaggio di testo che non gli appartiene) risalgono
PRODUCTION, CIBY 2000, CANAL +, TPS, coesistenza piuttosto naïf ma perlomeno addirittura al teatro antico greco e latino.
CNC,
REGIONE
RHÔNE-ALPES evita la volgarità delle grandi produzioni (...) L'unico valore aggiunto al film è l'ecceDistribuzione: EAGLE PICTURES (2010) comiche nostrane. Certo, il vero mistero zionale performance di Jean-Marie Bigard,
Durata: 90 min. Origine: FRANCIA, 2009 risiede nelle logiche di distribuzione del showman famosissimo in Francia, che qui
Genere: COMMEDIA
cinema francese in Italia. Passato pratica- rinuncia alla sua mimica frenetica per forni
mente inosservato oltralpe, non si capisce re un'interpretazione minimalista e giocata
Il regista
perché sia arrivato sul suolo nazionale al sul filo dell'understatement.
Film d'esordio per il regista Roger Delattre posto di altre, più interessanti e potenzial- Roberto Castrogiovanni,
mente redditizie, commedie.
Movieplayer.it, 08 febbraio 2010
LA STORIA
Matteo Treleani, Mymovies.it
Mario Diccara ha scontato la sua pena a
AGENZIA VIAGGI
sette anni di carcere ed ora è finalmente Roger Delattre, al suo
libero. Tuttavia, Mario ha ancora in sospeso secondo lungometragalcuni conti con la mala e per questo ha gio, dirige un piccolo e
bisogno di un posto dove trovare rifugio e riuscito film dai toni grotfar calmare le acque. Si rivolge quindi a suo teschi, dove il protagonifratello Patrick, sacerdote, che lo indirizza sta riesce ad ottenere la
presso un collega, parroco in un paesino sua personale redenziodell'Ardèche. Giunto sul posto, però, Mario ne attraverso una serie
avrà una bizzarra sorpresa poiché Padre di gag e situazioni diverEtienne è deceduto e gli abitanti del paese
CINEFORUM ODEON
9
USA, FRANCIA, 2009
Genere: COMMEDIA,
NOIR
Il regista
(Filmografia)
Colpo di fulmine - Il
mago della truffa 2009
Bad News Bears 2005
Babbo bastardo 2003
Come cani e gatti 2001
LA STORIA
Steven Jay Russell,
eccellente falsario e
mago dell'inganno,
dopo essere stato catturato e condannato,
COLPO DI FULMINE: IL MAGO DELLA TRUFFA viene imprigionato nel
di massima
6 - 7 - 8 aprile (Ore 16 - 18 - 20 - 22) carcere
sicurezza di Houston,
Regia: Glenn Ficarra, John Requa
in Texas. Qui, Russell
Attori: Jim Carrey (Steven Russell), conosce e si innamora del suo compaEwan McGregor (Phillip Morris), Leslie gno di cella, Phillip Morris. Quando
Mann (Debbie Russell), Rodrigo Morris viene rilasciato, Russsell mette
Santoro (Jimmy Kemple), Brennan in atto ben quattro ingegnosi tentativi di
Brown (Larry Bukheim), Clay fuga per cercare di raggiungere l'amato
Chamberlin (Arnie), Antoni Corone compagno.
(Lindholm), Griff Furst (Mark), Michael
Showers (Gary), Nicholas Alexander LA CRITICA
(Fratello di Steven), Denise Robin Jim Carrey ed Ewan McGregor: un'ac(Sorella di Steven), Morgana Shaw coppiata per una love story che fareb(Madre di Steven) Soggetto: Steve be gola a qualsiasi produzione, figuriaMcVicker (libro) Sceneggiatura: Glenn moci a una che ha alla regia lo scenegFicarra, John Requa Fotografia: giatore di Babbo bastardo, film che non
Xavier Pérez Grobet Musiche: Nick brillava certo per romanticismo. Glenn
Urata Montaggio: Thomas J. Nordberg Ficarra che firma la regia con John
Scenografia: Hugo Luczyc-Wyhowski Requa sembra il più in difficoltà del trio.
Arredamento: Luke Cauthern, Cynthia Si ha come l'impressione che non si
Anne Slagter Costumi: David C. voglia scegliere tra la commedia, la
Robinson Tratto da: omonimo libro di storia d'amore e il dramma in un film
Steve
McVicker
Produzione: che ha debuttato al Sundance per poi
EUROPACORP.,
MAD
CHANCE sbarcare a Cannes alla Quinzaine. I
PRODUCTIONS Distribuzione: KEY suoi due protagonisti non mostrano
FILMS (2010) Durata: 90 min. Origine: invece alcuna difficoltà a calarsi nei
ruoli. Se McGregor si
cala nei panni del carcerato
fulminato
dall'amore per il poliedrico Steven, è Carrey
a mostrare come un
Abbigliamento donna
attore, se vuole, possa
offrire il meglio di se
Vicenza
stesso anche a una
Viale Trieste, 18 - 0444.304800
produzione minore. È
P.zza XX settembre, 2 - 0444317574
a lui che viene affidato il compito,
memore di una prestazione da storia
del cinema come quella offerta in
Truman Show, di fare da punto di contatto tra due modi di fare 'cinema fraterno'. Perché I Love You Phillip Morris è
il mix ben riuscito tra il grottesco alla
Farrelly e la rivisitazione colta alla
Coen. È indispensabile che il protagonista sappia quando tracimare e quando invece tornare negli argini di un
cinema più rigorosamente cinefilo.
Carrey ne è perfettamente cosciente. E
lo si apprezza.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it
Nonostante non fosse facile, i due registi sono riusciti a realizzare un film
dalle tante anime in cui emergono un
personaggio ricco e sfaccettato e una
storia d'amore delicata e sincera che
supera ogni confine, anche quello del
carcere. Quando la realtà supera la
fantasia. E' un modo di dire piuttosto
comune che raramente viene usato
nella settima arte dove spesso gli avvenimenti più improbabili sono alla base
della maggior parte dei film. Poi capitano storie come quella di Steven Jay
Russell e si è costretti ad ammettere
che se questa non fosse stata una
storia vera, se fosse stato "solo" un film
probabilmente, la sceneggiatura sarebbe stata considerata davvero eccessiva. E invece questo genio del crimine
statunitense ed ultracinquantenne,
attualmente detenuto in Florida dove
nel 1998 fu condannato a ben 144 anni
di carcere, ha davvero truffato per
vent'anni dozzine e dozzine di aziende
ed assicurazioni, per di più scappando
di prigione tutte le volte in cui vi era
stato rinchiuso. Messa così la storia di
questo I Love You Phillip Morris potrebbe sembrare quasi un incrocio tra
Prova a prendermi e Papillon, ma c'è
un aspetto che lo rende differente ed è
il suo essere innanzitutto una commedia romantica, anzi una gay romantic
comedy. Se infatti le evasioni, le truffe,
le continue e bizzarre identità che
assume il suo protagonista (il solito
istrionico Jim Carrey) sono il motore
per molteplici divertenti sequenze, a
10
CINEFORUM ODEON
rappresentare il cuore dell'intera pellicola (e anche il motivo d'interesse
principale dei due registi e autori Glenn
Ficarra e John Requa, le menti dietro
all'irriverente Babbo bastardo) c'è
l'ostentata omossesualità di Steven e
soprattutto il suo amore sincero per il
Phillip Morris del titolo, ben interpretato
da Ewan McGregor. Luca Liguori,
Movieplayer.it, 19 maggio 2009
La love story dei protagonisti del film di
Ang Lee ha reso più accessibili gli
schermi mainstream ad altri personaggi gay come Harvey Milk, interpretato
da Sean Penn. Ma le difficoltà distributive incontrate da I Love You, Phillip
Morris, lasciano pensare che il cinema
gay dovrà affrontare una strada ancora
lunga e tortuosa. Fabio Fusco,
Movieplayer.it, 23 marzo 2009
Non è difficile vedere cosa ha conquistato Carrey in questo personaggio
stranamente geniale, profondamente
triste, iperattivo e fondamentalmente
scollegato dalla realtà. E la sua caratteristica comicità fisica aggiunge una
dimensione insolita a quest'oggetto di
amour fou comico contaminato da
melodramma cui ha partecipato molto
anche dietro alle quinte (le co-star sono
un'idea sua). Un autore più esperto e
più avventuroso di Ficarra e Requa
(esordienti alla regia) ne avrebbe fatto
un film estremamente più interessante.
Certo, Carrey avrebbe dovuto rischiare. Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto',
20 maggio 2009
13 - 14 - 15 aprile (Ore 15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)
Regia: Jason Reitman Attori: George
Clooney (Ryan Bingham), Vera
Farmiga (Alex), Anna Kendrick
(Natalie), Jason Bateman (Craig
Gregory) Soggetto: Walter Kirn
(romanzo) Sceneggiatura: Sheldon
Turner, Jason Reitman Fotografia:
Eric Steelberg Musiche: Rolfe Kent
Montaggio, Dana E. Glauberman
Scenografia:
Steve
Saklad
Arredamento: Linda Lee Sutton
Costumi: Danny Glicker Tratto da:
romanzo omonimo di Walter Kirn
Produzione: IVAN REITMAN, JASON
REITMAN, JEFFREY CLIFFORD E
DANIEL DUBIECKI,
PER THE
MONTECITO PICTURE COMPANY,
RICKSHAW
PRODUCTIONS
Distribuzione: UNIVERSAL Durata:
108 min. Origine: USA, 2009 Genere:
COMMEDIA, DRAMMATICO
Il regista
È figlio d'arte, il padre Ivan
è regista e produttore e la
madre, Geneviève Robert,
è attrice. Di origini cecoslovacche, Jason si laurea alla
Scuola di Cinema e
Televisione della University
of Southern California. È il
più giovane regista a presentare un cortometraggio
al Sundance Film Festival
nel 1998 con 'Operation'.
Ne seguiranno ancora altri
tre prima di giungere, nel
2005, al suo primo lungometraggio 'Thank You for
Smoking', una commedia
pungente sull' industria del
tabacco, apprezzata dalla
critica e dal pubblico. Nel
2007 è già pronto per la sua
seconda regia ,'Juno', una commedia
giovanile che vince come miglior film
alla Festa del Cinema di Roma e attira
l'attenzione anche per l'Oscar alla sceneggiatura, assegnato a Diablo Cody. Il
film era candidato anche ai Golden
Globes per il miglior film commedia,
per l'attrice protagonista e la miglior
sceneggiatura. Ha ottenuto anche tre
candidature agli Oscar, per miglior film,
miglior regia e migliore attrice protagonista (la giovanissima Ellen Page). È
sposato dal 2004 con la sceneggiatrice
Michele Lee.
LA STORIA
Ryan Bingham, è un 'tagliatore di teste'
aziendale, viaggiatore professionista,
abituato a vivere tra aeroporti, alberghi
e automobili in affitto portandosi dietro
C.so Palladio, 18 Ang. P.zza Castello
CINEFORUM ODEON
11
tutto ciò di cui ha bisogno in una valigia
a rotelle. Tuttavia, alle soglie dell'ambito traguardo di 10 milioni di miglia, l'incontro di Ryan con l'attraente Alex
porterà scompiglio nella la sua raminga, ma ben organizzata, esistenza di
viaggiatore incallito mettendolo di fronte all'opportunità di un lavoro in sede e
di una vera e propria casa dove metter
su famiglia...
LA CRITICA
È arrivato il nuovo Harry, ti presento
Sally. Si intitola Up in the Air, lo ha
diretto Jason Reitman, il regista del
delizioso Juno, e come il film di Rob
Reiner del 1989 fa il punto sulle relazioni amorose (e non) in tempi di sentimenti virtuali e di crisi reale. Senza
dimenticare il crescente nomadismo
connaturato a molti mestieri. (...) Scritto
e girato con tagli e tempi da grande
commedia americana, ma asciutto e
senza sconti; incorniciato da immagini
suggestive di grandi città viste dall'alto
(Phoenix, Detroit, Omaha, Wichita, St.
Louis: quelle in cui la crisi ha morso più
forte); impreziosito da anonimi impiegati che hanno rivissuto il loro licenziamento davanti alla macchina da presa,
Up in the Air coglie con nitidezza l'intreccio pericoloso fra l'era del virtuale e
la necessità reale di mettere radici,
fermarsi, avere qualcuno accanto,
anche nel nostro mondo (e nel nostro
inconscio) sempre più delocalizzato.
Ne riparleremo la sera dei premi.
Fabio Ferzetti, 'Il messaggero', 18 ottobre 2009
Basata sullo spunto tristemente d'at-
tualità del taglio
dei posti di lavoro, la commedia
trova la giusta
tonalità irridente
e un buon concertato dei comprimari per consentire, fra tante
situazioni paradossali, al buon
George
una
gamma di gesti
ed espressioni
esilaranti e stralunate. Reitman lo ha perfettamente
incastrato nei vestiti standard e le abitudini fisse del quarantacinquenne
Mister Ryan, di professione tagliatore
di posti di lavoro, abituato a una vita di
nomade di lusso tra aeroporti, alberghi
e automobili a noleggio, membro di tutti
i programmi frequent flyer e totalmente
padrone delle proprie
efficienti solitudini.
Valerio Caprara, 'Il
Mattino', 18 ottobre
2009
E' ovviamente un film
sulla crisi economica.
Ma anche il ritratto di
una società dove tutti,
licenziatori e licenziati,
sono tragicamente soli.
Reitman lo racconta
mescolando l'estetica
di google.maps (splendidi i titoli di
testa!) con uno spirito umanista a tratti
un po' zuccheroso - ma anche con un
umorismo nero che gronda da tutti i
dialoghi, brillanti e benissimo recitati.
Alberto Crespi, 'L'Unità', 18 ottobre
2009
Reitman, lavorando su una sceneggiatura (sua e di Sheldon Turner) di rara
efficacia e adottando un ritmo vivace,
quanto mai suasivo, ci ha dato un film
importante descrivendo alla perfezione
un uomo che si crede felice.
Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 18 ottobre 2009
Jason Reitman porta il sorriso dentro il
concorso di Roma sfruttando al meglio
l'alchimia perfetta tra un attore spontaneamente simpatico come Clooney,
un'ambientazione duramente realista e
un tema per niente rassicurante come
la solitudine delle persone. E così ho
già detto una delle qualità del film, la
sua capacità di parlare dell'oggi senza
edulcorare la realtà, riducendo tutto a
commediola, ma anche senza dover
fare prediche o fervorini. (...) Ci penserà la realtà a mettere in discussione
quelle che ognuno considera le proprie
certezze, compreso quell'elogio del
calore familiare che sembrava trionfare
nel precedente film del regista e che
invece si rivela una specie di arma a
doppio taglio. Ribaltando quell'immagine di regista pro-life con cui qualcuno
troppo affrettatamente aveva voluto
incasellarlo in passato. Perché la vita è
un po' più complicata di quello che
vorrebbe la troppo determinata Natalie
ma non può nemmeno ridursi a una
gara tra chi raccoglie più bonus per
frequent flyers.
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera',
18 ottobre 2009
I cambiamenti mutano i personaggi.
Clooney è meraviglioso, Vera Farmiga
e Anna Kendrick sono brave. Il regista
Reitman è autore con Sheldon Turner
di una sceneggiatura scritta benissimo,
scintillante di battute non soltanto brillanti. Idee: trascendere i generi, realizzare una commedia seria che accosta
fatti drammatici a situazioni comiche; le
sequenze veloci e perfette di prepara-
12
CINEFORUM ODEON
zione dell'unico bagaglio a mano e dei
passaggi al metal detector, che restituiscono la familiarità e l'appagamento
del viaggiatore. E aver fatto interpretare i licenziati non da attori ma da persone comuni che davvero hanno perduto
il lavoro.
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 ottobre 2009
Come in Juno, ma in una dimensione
più bollywoodiana, Reitman inserisce
una storia eccentrica dentro una riflessione più ampia sulla società americana. Un milione di disoccupati solo
nell'ultimo anno: questo dicono i dati. E
la situazione non sembra migliorare.
Dando voce e volto ai veri disoccupati
nel ruolo di se stessi, Up in the Air ci fa
capire meglio di Michael Moore quanto
sia umiliante e angoscioso ritrovarsi di
colpo senza lavoro, stritolati da un
sistema che ragiona solo in termini di
esuberi. Insieme che racconta la storia
di un uomo bizzarro, solo, senza amici,
incapace di misurarsi pure con le persone che lo amano. Ci vorrà l'incontro
cruciale con due donne per fargli cambiare idea sulla vita: l'una, Nathalie è
una rampante ottimizzatrice aziendale
che finirà col mollare quel lavoro, devastata dall'esperienza: l'altra, Alex è
un'attraente omologa di Ryan, una
viaggiatrice con la quale intrecciare un
love-affair a distanza, fino in fondo.
Michele Anselmi, 'Il Riformista', 18 ottobre 2009
Gran bella commedia, con la perfetta
dose di amarezza che ci vuole. Clooney
finalmente non è solo un clone, un po'
Cary Grant, un po' Clark Gable.
Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 20
ottobre 2009
140 min. Origine:
ITALIA, 2009 Genere:
COMMEDIA
20 - 21 - 22 aprile (Ore 15:20
Regia: Gabriele Muccino Attori:
Stefano Accorsi (Carlo), Vittoria Puccini
(Giulia), Pierfrancesco Favino (Marco),
Claudio Santamaria (Paolo), Giorgio
Pasotti (Adriano), Marco Cocci
(Alberto), Sabrina Impacciatore (Livia),
Daniela Piazza (Veronica), Primo
Reggiani (Lorenzo), Francesca Valtorta
(Anna), Adriano Giannini (Simone),
Valeria Bruni Tedeschi (Adele)
Soggetto:
Gabriele
Muccino
Sceneggiatura: Gabriele Muccino
Fotografia: Arnaldo Catinari Musiche:
Paolo Buonvino Montaggio: Claudio
Di Mauro Scenografia: Eugenia F. Di
Napoli Costumi: Gemma Mascagni,
Angelica
Russo
Aiuto
regia:
Francesco Vedovati
Produzione:
D O M E N I C O
PROCACCI
PER
FANDANGO
IN
COLLABORAZIONE
CON MARS FILMS e
M E D U S A
Aperto TUTTI i GIORNI dalle ore 12.00 alle ore 01.00
Distribuzione:
MEDUSA Durata:
Il regista
Nasce a ROMA (Italia)
il 20-05-1967. Inizia la
carriera cinematografi- 18 - 20:40) ca come assistente alla
regia di Pupi Avati e
Marco Risi. Nei primi
anni '90 frequenta il
corso di regia del
Centro Sperimentale di
Cinematografia e nello
stesso periodo realizza
alcuni corti e docu-fiction per la Rai e dirige
varie puntate della
lunga serie "Un posto al
sole". Il suo primo lungometraggio è "Ecco
fatto" (1998), presentato al Torino Film
Festival, seguito da
"Come te nessuno mai"
(1999), presentato alla
Mostra Internazionale
del Cinema di Venezia. Nel 2001 con
"L'ultimo bacio", grande successo di
pubblico e critica, vince il David di
Donatello per la miglior regia. Nel 2003
rinnova il successo con "Ricordati di
me". E' un apprezzato regista pubblicitario, sua è la regia degli spot interpretati da Claudio Bisio (Pagine Gialle) e
Diego Abatantuono (Buitoni) e quello
per la campagna sull'Aids del 1999
commissionata dal Ministero della
Sanità. E' tra i pochi registi italiani chiamati ad Hollywood dove in "La ricerca
della felicità" (2006) ha diretto Will
Smith che per la sua interpretazione è
entrato nella cinquina dei Golden Globe
2007 come miglior attore. Entusista
della loro collaborazione, l'attore americano torna nel 2008 a farsi dirigere da
lui in "Sette anime".
LA STORIA
Le vicende dei protagonisti dell'"Ultimo
bacio", dieci anni dopo. Hanno tutti 40
anni, ma sono ben lontani dalla risoluzione delle loro crisi di coppia e le
CINEFORUM ODEON
13
idiosincrasie personali. E intanto il
Paese è cambiato...
LA CRITICA
Non è una Roma immediatamente
riconoscibile, quella che Gabriele
Muccino ci mostra in Baciami ancora.
E una città dilatata e misteriosa, frantumata e complessa come il branco di
amici che ritroviamo a dieci anni
dall'Ultimo Bacio, allargata come le
famiglie del film. (...) Ci sono però due
scene simbolo. La prima è girata di
notte in Piazza della Consolazione,
sotto la Rupe Tarpea, vuole essere un
omaggio a C'eravamo tanto amati di
Ettore Scola, quando i tre amici, compagni, amanti, tre di tutto, Nino
Manfredi, Stefano Satta Flores e
Stefania Sandrelli che si fa le foto
nella macchinetta, litigano. Una storia
raccontata dalle strade. (...) Le location, ben ventidue, comprendono
musei (Gnam), cimiteri (Prima Porta),
ristoranti (Bagni Blu di Fregene),
ospedali (Sant'Andrea), parchi (Villa
Borghese), dove Valeria Bruni
Tedeschi si porta dietro, in bici, i figli
che nella realtà sono figli di Gabriele
Muccino. L'altra scena simbolo, già
presente nell'ultimo bacio, è la cascata dell'Eur. ll punto dove si sono ritrovati, il simbolo della crescita. Dieci
anni fa urlavano i loro sogni. Oggi è la
disillusione.
Valerio Cappelli, 'Corriere Della Sera',
29 gennaio 2010
Il modo giusto di guardare un film
dovrebbe tenere in conto due cose. La
prima: un film è un film, non cambia il
mondo. La seconda: non cambia il
mondo ma può dare grandi emozioni,
e allora non bisogna mai perdere la
disponibilità a emozionarsi. Qui si
parla di Gabriele Muccino e del suo
'Baciami ancora'. Di un regista che fa
larghissimo appello, altrove e anche in
questo film, alla forza dei sentimenti e
delle emozioni. E fa bene, se questa è
la sua vocazione. Anzi: è ammirevole
il suo lanciarsi senza paracadute, il
suo esporsi senza pudore, il suo sfidare anche il ridicolo. Così si fa, se si
vuole prendere di petto i sentimenti,
che fanno battere il cuore ma sono
anche ridicoli. E un suo tratto distintivo, ed è rispettabile. Non ha paura,
come non ne avevano i romanzi d'appendice ottocenteschi. Forse non possiede l'astuzia e la finezza di un Peter
Weir, formidabile giocoliere dei sentimenti, quello di L'attimo fuggente, ma
è un bravissimo regista che si serve
dello strumento del cinema con molta
sapienza. (...) Dunque un po' inventario di luoghi comuni, arcilogori ma
anche veri, dell'amicizia e dell'amore.
Ma va bene, Muccino è un po' così:
non racconterà Grandi Cose ma le
ovvietà che racconta le sa raccontare.
(...) Difficile non notare che, consumata la freschezza della prima volta, il
compito sia pur brillantemente svolto,
e con il conforto di tutte le astuzie
musicali del caso, è quello un po' forzato di serializzare ciò che era stato
un prototipo.
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 27
gennaio 2010
Questa, insomma, l'ideologia del giovanilismo forzoso messa in scena
abilmente da Muccino: la visione del
mondo in cui la maturità non ha cittadinanza perché coincide senza resti
con la crisi di mezza età, un mondo in
cui non c'è spazio per l'età adulta.
Antonio Scurati, 'La Stampa', 27 gennaio 2010
“OSTERIA ALLA LUCE”
NEL CUORE DI VICENZA,
A DUE PASSI DA
PONTE DEGLI ANGELI
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Regia: Pupi Avati Attori: Christian De Sica
(Luciano Baietti), Laura Morante (Fiamma),
Luca Zingaretti (Bollino), Sydne Rome
(Sheyla), Nicola Nocella (Baldo), Manuela
Morabito (Betty Chirone) Soggetto: Pupi
Avati Sceneggiatura: Pupi vati Fotografia:
Pasquale Rachini Musiche: Riz Ortolani
Montaggio: Amedeo Salfa Scenografia:
Giuliano Pannuti Costumi: Steno Tonelli
Effetti: Justeleven Produzione: ANTONIO
AVATI PER DUEA FILM INCOLLABORAZIONE
CON MEDUSA FILM Distribuzione:
MEDUSA (2010) Durata: 100 min. Origine:
ITALIA, 2009 Genere: DRAMMATICO
Il regista
Nasce a BOLOGNA (Italia) il 03-11-1938.
Frequenta la facoltà di Scienze Politiche a
Bologna, poi si impiega in una ditta di surgelati e si occupa di jazz. Dirige il suo primo
film nel 1968, "Balsamus, l'uomo di Satana",
cui segue l'anno successivo "Thomas, gli
indemoniati" che in Italia non riesce ad
uscire ma vince un premio al Festival di
Locarno. Lo scarso successo lo spinge ad
una pausa di riflessione dalla quale uscirà
non appena la Euro, in quegli anni una
grossa casa di produzione, nel 1974 gli dà
un buon finanziamento per "La mazurka del
barone". Due anni più tardi con "La casa
delle finestre che ridono", premiato al
LA STORIA
Bologna, primi anni '90. Luciano Baietti, un
immobiliarista romano, ha deciso di sposare Fiamma, donna bellissima ma astratta,
che gli ha già dato due figli - Paolo e Baldo
- e gli intesterà due appartamenti. Luciano,
però, proprio nel giorno delle nozze abbandona compagna e figli e sparisce insieme al
suo socio, Sergio Bollino. Anni dopo,
Luciano inizia ad avere delle difficoltà economiche e deve trovare un prestanome su
cui scaricare la responsabilità delle situazioni più gravi. La scelta cadrà su Baldo, il
figlio più piccolo avuto
da Fiamma...
LA CRITICA
Avati, lavorando di fino
attorno a questo appunto, ha costruito una
vicenda animata da personaggi studiati a tutto
tondo in ogni dettaglio,
qua dando spazi netti e
decisioni ai molti «cattivi», alcuni, come il
protagonista e il suo consigliere, scavati fin
negli abissi più neri. Là, i pochissimi
«buoni», la madre e il figlio più piccolo,
facendone con sottigliezza ma anche con
calore dei veri e propri campioni di sprovveduta innocenza, pronti, ancora una volta,
ad assumere quietamente le parti delle vittime. In mezzo, la fauna che si muove
malvagia tra i meandri dell'affarismo di
oggi, evitando però le polemiche dirette,
con accenti invece che enunciano senza
commentare, in gironi via via sempre più
torvi. I buoni e i cattivi, comunque, e così i
complici di questi secondi, non sono mai né
macchiette nè caricature, sono persone
vere che, al massimo riecheggiano certe
figure delle nostre commedie «civili» dei
Sessanta. Calate però, adesso nella più
losca attualità. Al dramma, ad ogni modo, si
accompagna, quasi tenera, l'emozione,
puntando abilmente, per suscitarla, sulle
reazioni e il carattere di quel figlio più piccolo cui toccano attraverso l'azione i momenti
più raccolti. Lo interpreta, con partecipazione sincera, un quasi esordiente, Nicola
Nocella, che sembra nato per il ruolo. Di
fronte a lui la grande trovata di Avati,
Christian De Sica nei panni del protagonista. Una recitazione sfumata, citando però
più Ugo Tognazzi in ruoli simili che non
Vittorio, il suo grande papà. La perfidia, il
cinismo, quasi l'abiezione, ma anche, tra le
pieghe della mimica, il disagio, se non addirittura il rimorso nei confronti di un figlio così
dedito. Lo assecondano alla pari Luca
Zingaretti, il commercialista, Laura Morante,
la moglie. Entrambi son tratti incisi. Da citare anche, la bella fotografia che, come
sempre, è di Pasquale Rachiti, e le musiche
spesso addirittura coinvolgenti di Riz
Ortolani, fra i tanti pregi di uno dei film più
suggestivi di Avati.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 7 febbraio 2010
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Festival del film fantastico di Parigi, colpirà la fantasia di
molti giovani. Con
"Jazz band" (1978),
vince fra l'altro il premio della critica a
San Sebastian. Con
- 18 - 20 - 22) il suo "Aiutami a
sognare" Mariangela
Melato vince nel
1980 il Nastro d'argento e il David di
Donatello
come
miglior attrice. Fra gli
altri film diretti,
"Dancing Paradise"
(1982), il pluripremiato "Una gita scolastica" (1983), "Noi
tre" (1984, premio
speciale della Giuria
al festival di Venezia),
"Regalo di Natale"
(1986), "Magnificat"
(1993), "Festival" (1996) e "Il testimone
dello sposo" (1997). Con "I cavalieri che
fecero l'impresa" nel 2001 ha girato un vero
colossal italiano. Nel 2003 gli viene assegnato il David di Donatello come miglior
regista per "Il cuore altrove".
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