Cineforum ODEON Società Generale di Mutuo Soccorso 2009-10 4 N- marzo aprile Ore 16 - 18 - 20 - 22 (Salvo diversa indicazione)* 2/3/4 marzo 2010 HACHIKO IL TUO MIGLIOR AMICO di Lasse Hallström p. 2 9/10/11 marzo 2010 NINE di Rob Marshall (15:30 - 17:45 - 20 - 22:10)* p. 4 16/17/18 marzo 2010 LA PRIMA COSA BELLA di Paolo Virzì (15:40 - 17:50 - 20 - 22:10)* p. 6 23/24/25 marzo 2010 AMABILI RESTI di Peter Jackson (15:20 - 18:00 - 20:40)* VM 14 p. 7 30/31 marzo 1 aprile 2010 IL MISSIONARIO di Marc Lawrencep. 9 6/7/8 aprile 2010 COLPO DI FULMINE: IL MAGO DELLA TRUFFA di Glenn Ficarra, John Requa p. 10 13/14/15 aprile 2010 TRA LE NUVOLE di Jason Reitman (15:40 - 17:50 - 20 - 22:10) p. 11 20/21/22 aprile 2010 BACIAMI ANCORA di Gabriele Muccino (15:20 - 18:00 - 20:40)* p. 13 27/28/29 aprile 2010 il FIGLIO più piccolo? di Pupi Avati p. 15 I BIGLIETTI SONO IN VENDITA TUTTI I GIORNI. Si prega di tenere spenti i cellulari in sala.Grazie. Si ricorda che non è consentito riservare più di un posto per gli amici ritardatari, e comunque non oltre dieci minuti dall’inizio dello spettacolo. IMPORTANTE: le tessere del Cineforum Odeon e del Filmstudio danno diritto al biglietto ridotto al Cinema Odeon escluso la Domenica. CON LE E.MAIL I PROGRAMMI DEL CINEMA ODEON A CASA VOSTRA. E’ sufficiente collegarsi al sito: www.odeonline.it w w w. o d e o n l i n e . i t . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 - 3 - 4 marzo (Ore 16 - 18 - 20 - 22) Regia: Lasse Hallström Attori: Richard Gere (Prof. Parker Wilson), Joan Allen (Cate Wilson), Jason Alexander (Carl), Sarah Roemer (Andy), Cary-Hiroyuki Tagawa (Ken), Erick Avari (Jasjeet), Davenia McFadden (Mary Anne), Kevin DeCoste (Ronnie), Robbie Sublett (Michael), Denece Ryland (Sig.na Latham), Tora Hallstrom (Heather), Donna Sorbello (Myra), Rob Degnan (Teddy Barnes), Frank S. Aronson (Milton) Soggetto: Kaneto Shindô (sceneggiature del 1987) Sceneggiatura: Stephen P. Lindsey Fotografia: Ron Fortunato Musiche: Jan A.P. Kaczmarek Montaggio: Kristina Boden Scenografia: Chad Detweiller Arredamento: Gretchen Schlottman Costumi: Deborah Newhall Produzione: RICHARD GERE, BILL JOHNSON, VICKI SHIGEKUNI WONG E DEAN SCHNIDER PER GRAND ARMY ENTERTAINMENT, INFERNO DISTRIBUTION, SHOCHIKU KINEMA KENKYÛ-JO Distribuzione: LUCKY RED Durata: 93 min. Origine: USA, 2009 Genere: DRAMMATICO Abbigliamento donna Vicenza Viale Trieste, 18 - 0444.304800 P.zza XX settembre, 2 - 0444317574 Il regista Nato il 2 giugno 1946 a Stockholm. Lars Sven , Lasse Hallström raggiunge il successo e l'attenzione delle Case di produzione americane con il film "La mia vita a quattro zampe", del 1985. Il film, drammatico e surreale, fa ottenere ad Hallstrom la nomination all'Oscar per la migliore regia e sceneggiatura non originale. Vincitore di numerosi premi della critica cinematografica di New York, dirige nel 1991 "Ancora una volta" e nel 1993 il film di successo "Buon compleanno Mr. Grape", con Johnny Depp, Juliet Lewis e Leonardo Di Caprio. Due anni dopo realizza "Qualcosa di cui sparlare", con Julia Roberts e Dennis Quaid e firma alcuni programmi di successo per la televisione svedese. Nel 1997 dirige i videoclip musicali degli ABBA e cura la regia di alcuni film svedesi, come "A Lover and his Lass". Con "Le regole della casa del sidro" (1999) %uFFFD stato candidato all'Oscar 2000 per la miglior regia. Nel 2000 dirige "Chocolat" con Juliette Binoche e Johnny Depp e nel 2004 è ancora dietro la macchina da presa per girare "An Unfinished Life" con Jennifer Lopez e Robert Redford. Ha presentato alla 62ma Mostra del cinema di Venezia "Casanova" (2005), con Heath Ledger e Sienna Miller. Inoltre ha realizzato la pellicola "Hachiko: a dog's story" (2009). LA STORIA Hachi, un cane di razza Akita, ogni giorno accompagna il professor Parker alla stazione e lo aspetta al suo ritorno per dargli il benvenuto. Quando però questa routine viene bruscamente interrotta, l'assoluta dedizione del cane nei confronti del suo padrone e lo straordinario potere dei sentimenti emergono e dimostrano come anche il più semplice fra i gesti possa diventare la più grande manifestazione di affetto mai ricevuta. LA CRITICA Versione americanizzata di una storia vera diventata leggendaria, che in Giappone aveva già avuto nell'87 l'onore di una trasposizione sullo schermo, il film ha tutto, ma proprio tutto, per ridurre lo spettatore di tutte 2 CINEFORUM ODEON le età a un salice. Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 ottobre 2009 Una storia simile possiede un infallibile potere di commozione. E difatti perfino i più arcigni fra i giornalisti presenti hanno tirato fuori i fazzoletti. Ma è anche una storia fatta di niente, che si racconta in tre parole. Può dilatarsi fino a coprire i cento minuti di narrazione di una pellicola senza apparire (come di fatto appare) monotona e stiracchiata? Giacomo Vaillatti, 'Il Giornale', 17 ottobre 2009 Ci sono film prevedibili. E film, come questo Hachiko - Il tuo migliore amico, che, una volta visti, spazzano via ogni previsione. E ogni pregiudizio. Sarà banale e retorico dirlo, ma in un contesto dove, belli o brutti, imperversano film che barattano le emozioni autentiche con lo stupore di fronte alle prodezze del digitale o tridimensionale, Hachiko restituisce intatta la più grande magia di cui il cinema sia capace: creare un universo parallelo attraverso cui lo spettatore, specchiandosi, elabora dentro di sé idee che trascendono gli stessi sentimenti, personaggi e relazioni che il film mette in campo. Sarà perché a dirigerlo è Lasse Hallstrom, già autore de La mia vita a quattro zampe, che questa volta dimostra anche di saper alternare il ritmo e la stasi narrativa, senza ricadere nell'oleografia. Sarà che a interpretarlo, oltre che a produrlo, è Richard Gere, che da grande testimonial della causa tibetana e da amico sincero del Dalai Lama sa infondere al film una spiritualità orientale autentica e non banalizzata, peraltro indispensabile data la scelta di attingere a una vicenda autentica del Giappone tra gli Anni 20 e gli Anni 30, cui già si era ispirato nel 1987 Hachiko Monogatari di Seijiro Koyama. Fatto sta che la storia del cane, talmente affezionato al suo padrone involontario (...) dà luogo in questo delicato e pacato film di intrattenimento tipicamente hollywoodiano a una parabola molto suggestiva sul valore dell'esistenza che, in ottemperanza ai principi del mutamento perpetuo degli eventi impliciti nel Tao, si trasforma in un costante dono reciproco. E in un atto di fede senza tempo e senza luogo che rende lo spunto di cronaca e la sua forte connotazione geografica patrimonio universale. (....) Commuove, dunque e tanto. Ma non è questione di lacrime, ma di serenità interiore e di attenta analisi dei meccanismi della sostenibilità dei rapporti e della compresenza. Anton Giulio Mancino, 'La Gazzetta del Mezzogiorno', 07 gennaio 2010 Una storia troppo lagnosa e ricattatoria a cui si aggiungono le insopportabili smorfie di Richard Gere: perfetta soltanto per le anime candide. Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 16 gennaio 2010 Così l'etica Lassie colpisce ancora: la dedizione affettiva del cane supera quella umana, come volevasi dimostrare, tanto che alcuni umani non riescono neppure a commuoversi a luci spente al perfetto ricatto emotivo organizzato dal cinema. Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 08 gennaio 2010 Delicato ma ruffianissimo dramma animalfamiliare, questo Hachiko - il tuo migliore amico, dello svedese Lasse Hallstrom ispirato a una storia vera, accaduta nel Giappone degli anni Venti. (...) CINEFORUM ODEON 3 Federico Fellini Produzione: JOHN DELUCA, RYAN KAVANAUGHR, ROB MARSHALL, MARC PLATT, HARVEY WEINSTEIN PER LUCAMAR PRODUCTIONS, THE WEINSTEIN COMPANY, RELATIVITY MEDIA 9 - 10 - 11 marzo (Ore 15:30 - 17:45 - 20 - 22:10) Soggetto: Federico Fellini (sceneggiatura del 1963), Ennio Flaiano (sceneggiatura del 1963), Tullio Pinelli (sceneggiatura del 1963), Brunello Rondi (sceneggiatura del 1963), Arthur L. Kopit (libretto musical) Sceneggiatura: Michael Tolkin, Anthony Minghella Fotografia: Dion Beebe Musiche: Maury Yeston Le canzoni: "Cinema Italiano" (eseguita da Kate Hudson) e "Take It All" (eseguita da Marion Cotillard) sono di Maury Yeston. La canzone "Quando quando quando" è di Tony Renis. Montaggio: Claire Simpson, Wyatt Smith Scenografia: John Myhre Arredamento: Gordon Sim Costumi: Colleen Atwood Effetti: Peter Hutchinson, Stephen Hutchinson Tratto da: musical omonimo (1982) di Arthur L. Abbigliamento donna Kopit (libretto) e Maury Yeston (musiVicenza che) ispirato al film "8 Viale Trieste, 18 - 0444.304800 1/2" (1963) di P.zza XX settembre, 2 - 0444317574 Regia: Rob Marshall Attori: Daniel Day-Lewis (Guido Contini), Sandro Dori (Pappalardo), Nicole Kidman (Claudia Nardi), Marion Cotillard (Luisa Contini), Penélope Cruz (Carla Albanese), Judi Dench (Liliane La Fleur), Sophia Loren (Madre di Guido), Kate Hudson (Stephanie Necrophuros), Stacy Ferguson (Fergie) Saraghina, Ricky Tognazzi (Dante, il producer), Giuseppe Cederna (Fausto, il banchiere), Elio Germano (Pierpaolo), Roberto Nobile (Jaconelli), Valerio Mastandrea (De Rossi), Remo Remotti (Il Cardinale), Martina Stella (Donatella), Monica Scattini (Direttrice della pensione), Roberto Citran (Dottor Rondi) Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2010) Durata: 120 min. Origine: USA, 2009 Genere: DRAMMATICO Il regista Nasce a MADISON, Winsconsin (USA) il 17-10-1960. Laureato alla Carnegie Mellon University nel 1982. Noto ballerino, coreografo e regista di Broadway, più volte candidato al Tony Award e al Laurence Olivier Award, ha curato, tra le altre, le coreografie di "Il bacio della donna ragno" e "The Petrified Prince" diretti da Hal Prince, l'adattamento teatrale di "Victor Victoria" di Blake Edwards con Julie Andrews, ed i revivals di "A Funny Thing Happened on the Way to the Forum" e di "Company". Il revival del musical "Cabaret" ha segnato il suo debutto nella regia teatrale, cui ha fatto seguito "Promises Promises" per il City Centers Encores. Dopo aver curato le coreografie delle produzioni Tv "Mrs. Santa Claus" (1996) e "Cinderella" (1997), ha diretto, sempre per la televisione, il film "Annie" (1999, prodotto dalla Disney) che gli è valso la candidatura a numerosi premi e un Emmy per la miglior coreografia. Nel 2002 ha debuttato nella regia cinematografica con il musical "Chicago", già diretto sui palcoscenici di Los Angeles, premiato nel 2003 come miglior film all'Oscar e al Golden Globe nella categoria musical/commedia. LA STORIA Il celebre regista 40enne Guido Contini si ritrova nel bel mezzo di una crisi di mezz'età e alle prese con un serio blocco creativo. Per ritrovare lo stimolo alla creatività, Guido inizia a ripensare alle donne che ha amato nel corso della sua vita... LA CRITICA Benché rispettoso della trama originale e affollato dagli stessi personaggi del capolavoro felliniano, premio Oscar nel 4 CINEFORUM ODEON 1963, più che un remake in musica, Nine, versione cinematografica di un fortunato spettacolo teatrale, è una sorta di tributo al cinema di Fellini, in cui si ritrovano anche echi di altri film, a cominciare proprio da La dolce vita. (...) Magie del cinema, ma, come ricorda Sofia Loren, che nel film è la mamma di Guido, rivolgendosi al figlio: 'Il mondo vede Roma, come l'hai creata nei tuoi film'. La città che appare sullo sfondo di Nine è una metropoli solare, elegante con i paparazzi che rincorrono le dive e l'ingenuità di un'epoca, evocata anche dalle canzoni: '24mila baci', Quando, quando, quando, La conversazione. Franco Montini, 'la Repubblica', 14 gennaio 2010 I suoi personaggi femminili, collocati questa volta all'interno di una passione ordinata, divengono finalmente utili ad esprimere la resuscitata ispirazione del suo genio. Curiosamente, un pregio vero di questa singolare parabola di Marshall non sono le parti cantate, ma la via di uscita morale alla crisi contemporanea, non immune da espliciti richiami religiosi. Come nell'arte sacra e contrariamente all'estetica romantica, oggi l'artista ha bisogno appunto di stabilità e di religiosità per realizzare la sua vocazione creativa. Perché senza trascendenza, nulla è possibile. Neanche la finzione. Benedetto Ippolito, 'Il Riformista', 16 gennaio 2010 «Mio babbo voleva che facessi l'avvocato e mia mamma voleva che facessi il dottore, ma io ho fatto un aggettivo: il felliniano». Ci scherzava su, Federico Fellini, sapendo bene che quel destino era la sua fortuna e la sua condanna. Ma se non riuscì lui a smontare del tutto il cliché, figurarsi se si può pretenderlo dai suoi posteri, e in particolare dalla Hollywood che in quarant'anni attribuì a Fellini ben cinque premi Oscar l'ultimo 'alla carriera' nel 1993, pochi mesi prima della morte. (...) Nine non riserva la raffinatezza necessaria per il corpo a corpo con un testo talmente complesso da essere quasi ineffabile. Piuttosto, Regista di Cinecittà. Come musical, adotta '8?' a mo' di pretesto dramma- pur non avendo la coesione di turgico, ricalcandone i personaggi Chicago, tutto sommato Nine funziofemminili che sono l'harem del tor- na e conquista, in particolare verso mentato protagonista (...) Nine è l'epilogo. Merito della grinta sfoderata appunto «felliniano» nella maniera più da Marion Cotiliard, la francesina di scontata del termine, quindi è un film Hollywood che dà corpo (è il caso di sovrabbondante, smisurato, polifoni- dire) alla sfida muliebre di Luisa, in un co come '8?' e tuttavia privo della ideale 'duello' coreografico con tensione interiore verso il silenzio l'amante Penélope Cruz, che pure ci agognato da Federico. Il protagonista dà sotto quanto a performance danè egocentrico al pari dell'originale, zanti con lustrini e corde onirici. senza per l'approdo comunitario del Laddove Nicol Kidman, rispetto alla finale, il celeberrimo girotondo in cui assoluta purezza di Claudia Cardinale tutti si prendono per mano, unico anti- in '8?', è un'algida, o pallida, 'ex' di doto ai mal di vivere. Il Guido conce- Guido, è il fantasma di una vita 'altra' pito da Marshall è invece prometeico che avrebbe potuto essere e non fu. a dispetto dell'angoscia, è un eroe Girato in esterni a Roma e ad Anzio in bello e dannato da cinema americano, quell'alberghiero 'Paradiso sul mare' cui, certo, Day-Lewis offre delle nuan- che Fellini utilizzò per alludere al ce interessanti. Sullo sfondo, l'Italia è liberty del Grand Hotel della sua una cartolina della 'dolce vita', che Rimini, Nine ha almeno il pregio di far invero in Fellini è quantomeno agro- inevitabilmente pensare a un genio dolce se non amarissima. L'Italia è un italiano che l'Italia tende a dimenticapaese leggendario percorso dalla re. Oscar Iarussi, ' La Gazzetta Del cabrio sportiva di Guido, è una meta Mezzogiorno', 24 gennaio 2010 da 'vacanze romane' quale in effetti diventò grazie ai successi internazionali dei film di Fellini. 'Be Italian' o 'Cinema italiano' s'intitolano le canzoni portanti di Nine, che è soprattutdi Mantega Simone to un musical Per i Soci del CINEFORUM ODEON, FILMSTUDIO, sull'energia tricolore FILM in LINGUA e Soci SGMS: improvvisamente Cappuccino e Brioche euro 1,80 Caffè e Brioche euro 1,50 disertata da uno suoi campioni, il Famoso Corso Palladio, 153 - Vicenza- Tel. 3468532353 CINEFORUM ODEON 5 16 - 17 - 18 marzo (Ore 15:40 - 17:50 - 20 - 22:10) Regia: Paolo Virzì Attori: Valerio Mastandrea (Bruno Michelucci) (2009), Micaela Ramazzotti (Anna Nigiotti in Michelucci) (1970-1980), Stefania Sandrelli (Anna Nigiotti in Michelucci) (2009), Claudia Pandolfi (Valeria Michelucci) Soggetto: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì Fotografia: Nicola Pecorini Musiche: Carlo Virzì Montaggio: Simone Manetti Scenografia: Tonino Zera Costumi: Gabriella Pescucci Produzione: FABRIZIO DONVITO, MARCO COHEN, BENEDETTO HABIB, PAOLO VIRZÌ, CARLO VIRZÌ PER INDIANA PRODUCTION COMPANY, MEDUSA FILM, MOTORINO AMARANTO Distribuzione: MEDUSA Durata: 116 min. Origine: ITALIA, 2009 Genere: COMMEDIA Il regista Nasce a LIVORNO (Italia) il 04-031964. Frequenta il corso di sceneggiatura di Furio Scarpelli al Centro Sperimentale di Cinematografia. Terminati gli studi, collabora a diversi script, tra cui nel 1990 a "Turné" di Gabriele Salvatores, prima di esordire dietro la macchina da presa nel 1994 con "La bella vita", che gli procura il Ciak d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, il Nastro d'Argento e il David di Donatello come miglior regista emer- gente. Con i successivi "Ferie d'agosto" (1996), "Ovosodo" (1997, Gran Premio della Giuria a Venezia) e "Baci e Abbracci" (1999) si mette in evidenza come uno dei più talentuosi registi italiani della nuova generazione. Nel 2002 dirige 'My name is Tanino', mostrando il sogno americano del nuovo millennio attraverso gli occhi di Tanino, un giovane turista siciliano. Un anno dopo, è già pronto per l'uscita di un altro film 'Caterina va in città', in cui sceglie ancora una giovane e ingenua testimone per raccontare, sempre con quell'ironia di cui Virzì è ormai maestro, i problemi quotidiani, sia dei giovani che degli adulti, del nostro tempo. Nel 2006 si allontana dal suo consueto registro ormai consolidato per cimentarsi per la prima volta in un film in costume ambientato nel 1815: 'N- Io e Napoleone', in cui racconta quanto può essere affascinante il tiranno (Daniel Auteuil) anche agli occhi di chi vorrebbe assassinarlo (Elio Germano). Sempre nel 2006, Virzì accetta di comparire come attore ne 'Il caimano' di Nanni Moretti nel piccolo ma divertente ruolo di un dirigente maoista. Nel 2008 ritorna a parlare dell'Italia che più gli piace, quella proletaria, precaria e sognatrice di 'Tutta la vita davanti' dirigendo con successo Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea ed Elio Germano. Dopo il divorzio dall'attrice Paola Tiziana Cruciani - conosciuta durante gli studi al Centro Sperimentale e da cui ha avuto la figlia Ottavia - nel 2009 ha sposato l'attrice Micaela Ramazzotti. LA STORIA Livorno. Cronache della famiglia Michelucci, dai primi anni '70 al primo decennio del 2000. LA CRITICA Si ride e si piange, spesso contemporaneamente. Il copione (di Virzì, Francesco Bruni e Francesco Piccolo) è benissimo calibrato e gli attori sono tutti super. Alberto Crespi, 'L'Unità', 15 gennaio 2010 Perdutamente innamorato della moglie Micaela Ramazzotti e della propria città Livorno, il regista toscano mette a punto la sua opera più intima e insieme universale, La prima cosa bella è la 6 CINEFORUM ODEON mamma, quella splendida ed esuberante che ha condizionato le vite dei due fratelli protagonisti. La briosa Valeria (Claudia Pandolfi) e l'infelicissimo Bruno (Valerio Mastandrea). Dal 1971 a oggi, passioni, turbamenti, gioie e dolori di una famiglia livornese, fino all'inevitabile e commovente riconciliazione. Diego Carmignani, 'Terra', 15 gennaio 2009 Il papà Stato non c'è, con la sua politica che delude gli individui, ma in compenso c'è tanta madre famiglia, pure con i suoi risvolti violenti, nel nuovo film di Paolo Virzì, La prima cosa bella (...) quando si affonda il piede nel terreno familiare, cercando di tirarsi fuori da odio e melassa, cose non dette e segreti rimossi, madri devastanti e padri incolori, è bello scoprire quanto pesino, nel bene e nel male, gli affetti più profondi. Se poi c'è dimezzo un cast formidabile, con una Micaela Ramazzotti che sbalza, allegra e precisa, la figuretta carnale di Anna Nigiotti in Michelucci una mamma (...) nella Livorno degli anni Settanta, misurandosi con la navigata Stefania Sandrelli, che fa Anna nella terza età, mentre Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea impersonano i problematici figli di lei, in un corifeo di colleghi ugualmente bravi (da Marco Messeri a Dario Ballantini, lontano dal suo «Valentino» tv), il dado è tratto: si fa vero cinema. Tanto più gradito quanto più a ruota dei commerciali film natalizi. (...) Ma che c'è di struggente in questa ballata, che ha nel titolola celebre canzone di Nicola Di Bari, successo sanremese 1970. Praticamente tutto: gli interni di certe case livornesi povere, ma calde di memoria; lo zucchero filato, che AnnaSandrelli, malata terminale, mangia di rapina, insieme al figlio, tossico occasionale, durante una fiera cittadina; la musica d'epoca, un matrimonio in articulo mortis, un figlio illegittimo, che spunta dal nulla e ama subito quella madre svitata, quei fratelli spaesati. Cinzia Romani, 'Il Giornale', 13 gennaio 2010 A M A B I L I RESTI 23 - 24 - 25 marzo (Ore 15:20 - 18:00 - 20:40) VM 14 Regia: Peter Jackson Attori: Mark Wahlberg (Jack Salmon), Rachel Weisz (Abigail Salmon), Susan Sarandon (Nonna Lynn), Stanley Tucci (George Harvey), Saoirse Ronan (Susie Salmon) Soggetto: Alice Sebold (romanzo) Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens Fotografia: Andrew Lesnie Montaggio: Jabez Olssen Scenografia: Naomi Shohan Arredamento: George DeTitta Jr. Costumi: Nancy Steiner Effetti: Weta Digital Ltd. Tratto da: romanzo omonimo di Alice Sebold (ed. E/O, 2002) Produzione: PETER JACKSON, FRAN WALSH, AIMÉE PEYRONNET E CAROLYNNE CUNNINGHAM PER WINGNUT FILMS, KEY CREATIVES, FILM4, PAPILLON PRODUCTIONS Distribuzione: UNIVERSAL (2010) Durata: 139 min. Origine: USA, NUOVA ZELANDA, GRAN BRETAGNA, 2009 Genere: DRAMMATICO, THRILLER gio divenuta tre anni dopo, nel 1987, il suo lungometraggio d'esordio intitolato "Fuori di testa". Dopo aver realizzato il lungometraggio animato "Meet the Feebles" (1989) ha co-sceneggiato e diretto "Splatters - gli schizzacervelli" (1992), che ha partecipato a numerosi festival vincendo sedici riconoscimenti. Nel 1994, con "Creature del cielo", ha vinto un Leone d'Argento al Festival di Venezia ed ha ricevuto una nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura. Successivamente ha realizzato "Sospesi nel tempo" (1996) e, in occasione del centenario del cinema, il documentario per la televisione "Forgotten Silver". Nel 1999 inizia a girare una trilogia tratta dal libro di J.R.R. Tolkien 'Il signore degli anelli', realizzando per la prima volta nella storia del cinema tre grandi film in contemporanea. La trilogia - che comprende "La compagnia dell'anello", 2001, "Le due torri", 2002 e "Il ritorno del re", 2003 - ha vinto numerosi premi internazionali e diversi Oscar. Nel 1987 ha sposato Frances Walsh, da cui ha avuto due figli: Billy, nato nel 1994 e Katie, nata nel 1996. La moglie è una sua stretta collaboratrice e insieme scrivono le sceneggiature dei film. Il regista Nasce a PUKERUA BAY, North Island (Nuova Zelanda) il 31-10-1961. Regista, attore, produttore e sceneggiatore, all'età di otto anni ha cominciato a girare piccoli film con gli amici, caratterizzati da effetti speciali artigianali, con la cinepresa Super8 acquistata dai genitori. A 17 anni, dopo aver abbandonato la scuola, ha fatto l'apprendista fotografo. Acquistata Abbigliamento donna una telecamera 16mm, ha realizzato Vicenza una commedia scienViale Trieste, 18 - 0444.304800 tifica in cortometragP.zza XX settembre, 2 - 0444317574 CINEFORUM ODEON 7 LA STORIA Pennsylvania, 1973. La 14enne Susie è stata uccisa da un misterioso assassino che ne ha poi accuratamente nascosto il corpo esanime, rendendo difficile alla famiglia e alle istituzioni il ritrovamento dei suoi resti. Intrappolata in una dimensione onirica fra cielo e terra, Susie si troverà a dover scegliere tra la voglia di vendetta e il desiderio di far superare il dolore ai suoi cari. LA CRITICA Dopo i fasti della trilogia del Signore degli anelli e l'esperimento King Kong, Peter Jackson porta sullo schermo il bestseller di Alice Sebold, vero e proprio caso editoriale del 2002, ricreando a propria "immagine e somiglianza" tanto l'universo onirico e fantasy in cui si ritrova "imprigionata" la protagonista (Saoirse Ronan, brava), quanto la parallela serie di eventi "terreni" che la sua dipartita produce: mantenendo inalterata la struttura della narrazione post-mortem che caratterizza il testo di partenza, Jackson trasforma Amabili resti in una sorta di "iperfilm", spingendo più volte lo spettatore a perdersi nelle distese vastità (a volte coloratissime, altre di una cupezza disarmante) abitate dallo spirito di Susie e a ripiombare nel dolore quotidiano di una famiglia - ben equilibrati Mark Wahlberg e Rachel Weisz, forse troppo sopra le righe la nonna Sarandon - che rischierà lo sfacelo prima di ritrovarsi. In mezzo, la componente thrilling, affidata soprattutto alla straordinaria metamorfosi di Stanley Tucci e alla sequenza forse più riuscita dell'intero film (l'intrusione nella casa del killer da parte della sorella di Susie), apoteosi di tensione raggiunta grazie ad un efficace utilizzo del sonoro e di particolari microcamere, altre volte sfruttate per inquadrare il volto di Mr. Harvey con inquietanti close-up. Fatte salve alcune ottime soluzioni, dunque, il film di Peter Jackson - dimenticato sia dai Golden Globe sia dai prossimi Academy Awards (l'unica nomination ottenuta è quella per l'attore non protagonista), mezzo flop ai botteghini USA (all'incirca 40 milioni di dollari incassati) - sembra però soccombere sotto il peso di una messa in scena che tende a divorare sentimenti ed emozioni, relegando queste ultime in alcuni inserti a volte purtroppo indigesti e sovraccaricati da un commento musicale (curato da Brian Eno, che in apertura non dimentica la splendida "Music for Airports") via via sempre più ingombrante. Valerio Sammarco, Cinematografo.it, 10 Febbraio 2010 Amabili resti è, al tempo stesso, una piccola storia familiare, un dramma terrificante che sconvolge l'equilibrio di una famiglia come tante, ma anche una vorticosa esplosione di forme e colori, di suoni e paesaggi incantati nella rappresentazione di un Paradiso patchwork in cui si muove l'incerta Suzie dopo la morte. A supportare la prova magistrale della talentuosa Abbigliamento donna Saoirse Ronan sono Vicenza stati chiamati Mark Viale Trieste, 18 - 0444.304800 Wahlberg e Rachel P.zza XX settembre, 2 - 0444317574 Weisz nei panni dei genitori di Suzie e Susan Sarandon in quelli dell'esagerata nonna, tabagista e intossicata dai farmaci, ma la prova migliore è stata fornita dall'incredibilmente mimetico Stanley Tucci, qui chiamato a interpretare il ruolo più difficile della sua carriera, quello del mellifluo e morboso vicino di casa dei Salmon. Valentina D'Amico, 26 gennaio 2010, movieplayer.it Un film senza confini a cavallo di due mondi, una riuscita trasposizione di un bestseller del 2002 che ha richiesto tutta la fantasia e l'estro di Peter Jackson. Probabilmente non deluderà i fan della Sebold, ma non dovrebbe scontentare nemmeno chi cerca un thriller di rango attirato dalla firma di uno dei registi di maggior successo al botteghino dell'ultimo decennio... Chi rischia di più è chi cercherà tracce del Signore degli Anelli o altri in questo Amabili Resti... e non le riconoscerà! Si potrebbe dire 'Peter Jackson è sempre lui', e non tanto perché parla di una 'terra di mezzo' entro la quale si svolge l'azione principale del film (e del libro) tantomeno perché riprende temi visti (in altra maniera - personalmente direi più intrigante quello, più intenso questo) nel vecchio Creature del cielo, ma perché mostra una sensibilità unita ad una capacità di dar corpo alla fantasia che pochi hanno. Mattia Pasquini, 09 febbraio 2010, 35mm.it 8 CINEFORUM ODEON pensano che lui sia il suo sostituto... tenti, in cui la religione e i suoi protagonisti sono il motore da cui partono tutti gli eventi comici. Un tema, quello della religione, su cui è difficile ironizzare, ma che in questa pellicola si fa apprezzare per la genuinità con cui è affrontato, senza per questo scadere nel ridicolo o diventare blasfemo. Preti e fedeli si umanizzano nelle loro sfumature caratteriali, ritrovando la loro naturale dimensione di esseri umani, con qualche difetto ma anche molti pregi. E grazie anche alle tentazioni, come succede al fratello sacerdote del protagonista, la vicenda ci insegna che sbagliare strada ogni tanto si può, basta poi ritornare con il buon senso nella giusta direzione. Jean-Marie Bigard, nel ruolo del protagonista, è un attore interessante che, con il suo sguardo enigmatico e con poche parole, restituisce dignità al suo personaggio, un eroe buono nonostante il suo difficile passato. Un film godibile che strappa delle risate intelligenti e soprattutto rielabora in modo graffiante temi importanti, con la leggerezza della comicità ma anche con il buon gusto nella narrazione. Anna Barison, 35mm.it, 02 febbraio 2010 LA CRITICA Sulla falsariga della commedia degli equivoci di 30 - 31 marzo - 1 aprile (Ore 16 - 18 - 20 - 22) vecchia data (i riferimenti vanno addirittura a Don Camillo e l'onorevole Peppone), Il missionario gioca sulla frizione tra i mondi, quello cattolico e laico, quello provinciale e metropolitano. Rivelando in questo modo la simpatia di un villaggio perduto dove c'è una tappa al bar tra ogni attività e il cuore in fondo buono di un criminale. Il tutto condito da un'atmosfera d'altri tempi e necessarie banalità Regia: Roger Delattre Attori: Jean-Marie (tra cui quella, grossolaBigard (Mario), Doudi Strajmayster na, del mafioso siciliano e del fratello prete (Patrick), Thiam Aïssatou (Nadine), Jean sempre più attratto dai soldi facili). Dell (Capitaino della gendarmeria) L'esordiente Roger Delattre (ex-assistente Soggetto: Philippe Giangreco, Jean-Marie di Besson) riesce a rendere interessante il Bigard Sceneggiatura: Philippe Giangreco, film dopo una prima metà piuttosto caricaJean-Marie Bigard Fotografia: Thierry turale. Nonostante la prevedibilità delle (...) Si tratta di una delle più classiche comArbogast Musiche: Alexandre Azaria inversioni dei ruoli e qualche sentimentali- medie degli scambi di identità, i cui meccaMontaggio: Julien Rey, Yves Beloniak smo, la trama resta in sostanza consisten- nismi di base (l'inversione dei ruoli, il traveScenografia: Hugues Tissandier Costumi: te. Curiosamente, una pellicola dall'appa- stimento, il ribaltamento delle aspettative, lo Olivier Bériot Produzione: LUC BESSON renza poco invitante si rivela meno inerte spostamento di un personaggio in un conPER EUROPACORP, TF1 FILMS del previsto e fa passare un messaggio di testo che non gli appartiene) risalgono PRODUCTION, CIBY 2000, CANAL +, TPS, coesistenza piuttosto naïf ma perlomeno addirittura al teatro antico greco e latino. CNC, REGIONE RHÔNE-ALPES evita la volgarità delle grandi produzioni (...) L'unico valore aggiunto al film è l'ecceDistribuzione: EAGLE PICTURES (2010) comiche nostrane. Certo, il vero mistero zionale performance di Jean-Marie Bigard, Durata: 90 min. Origine: FRANCIA, 2009 risiede nelle logiche di distribuzione del showman famosissimo in Francia, che qui Genere: COMMEDIA cinema francese in Italia. Passato pratica- rinuncia alla sua mimica frenetica per forni mente inosservato oltralpe, non si capisce re un'interpretazione minimalista e giocata Il regista perché sia arrivato sul suolo nazionale al sul filo dell'understatement. Film d'esordio per il regista Roger Delattre posto di altre, più interessanti e potenzial- Roberto Castrogiovanni, mente redditizie, commedie. Movieplayer.it, 08 febbraio 2010 LA STORIA Matteo Treleani, Mymovies.it Mario Diccara ha scontato la sua pena a AGENZIA VIAGGI sette anni di carcere ed ora è finalmente Roger Delattre, al suo libero. Tuttavia, Mario ha ancora in sospeso secondo lungometragalcuni conti con la mala e per questo ha gio, dirige un piccolo e bisogno di un posto dove trovare rifugio e riuscito film dai toni grotfar calmare le acque. Si rivolge quindi a suo teschi, dove il protagonifratello Patrick, sacerdote, che lo indirizza sta riesce ad ottenere la presso un collega, parroco in un paesino sua personale redenziodell'Ardèche. Giunto sul posto, però, Mario ne attraverso una serie avrà una bizzarra sorpresa poiché Padre di gag e situazioni diverEtienne è deceduto e gli abitanti del paese CINEFORUM ODEON 9 USA, FRANCIA, 2009 Genere: COMMEDIA, NOIR Il regista (Filmografia) Colpo di fulmine - Il mago della truffa 2009 Bad News Bears 2005 Babbo bastardo 2003 Come cani e gatti 2001 LA STORIA Steven Jay Russell, eccellente falsario e mago dell'inganno, dopo essere stato catturato e condannato, COLPO DI FULMINE: IL MAGO DELLA TRUFFA viene imprigionato nel di massima 6 - 7 - 8 aprile (Ore 16 - 18 - 20 - 22) carcere sicurezza di Houston, Regia: Glenn Ficarra, John Requa in Texas. Qui, Russell Attori: Jim Carrey (Steven Russell), conosce e si innamora del suo compaEwan McGregor (Phillip Morris), Leslie gno di cella, Phillip Morris. Quando Mann (Debbie Russell), Rodrigo Morris viene rilasciato, Russsell mette Santoro (Jimmy Kemple), Brennan in atto ben quattro ingegnosi tentativi di Brown (Larry Bukheim), Clay fuga per cercare di raggiungere l'amato Chamberlin (Arnie), Antoni Corone compagno. (Lindholm), Griff Furst (Mark), Michael Showers (Gary), Nicholas Alexander LA CRITICA (Fratello di Steven), Denise Robin Jim Carrey ed Ewan McGregor: un'ac(Sorella di Steven), Morgana Shaw coppiata per una love story che fareb(Madre di Steven) Soggetto: Steve be gola a qualsiasi produzione, figuriaMcVicker (libro) Sceneggiatura: Glenn moci a una che ha alla regia lo scenegFicarra, John Requa Fotografia: giatore di Babbo bastardo, film che non Xavier Pérez Grobet Musiche: Nick brillava certo per romanticismo. Glenn Urata Montaggio: Thomas J. Nordberg Ficarra che firma la regia con John Scenografia: Hugo Luczyc-Wyhowski Requa sembra il più in difficoltà del trio. Arredamento: Luke Cauthern, Cynthia Si ha come l'impressione che non si Anne Slagter Costumi: David C. voglia scegliere tra la commedia, la Robinson Tratto da: omonimo libro di storia d'amore e il dramma in un film Steve McVicker Produzione: che ha debuttato al Sundance per poi EUROPACORP., MAD CHANCE sbarcare a Cannes alla Quinzaine. I PRODUCTIONS Distribuzione: KEY suoi due protagonisti non mostrano FILMS (2010) Durata: 90 min. Origine: invece alcuna difficoltà a calarsi nei ruoli. Se McGregor si cala nei panni del carcerato fulminato dall'amore per il poliedrico Steven, è Carrey a mostrare come un Abbigliamento donna attore, se vuole, possa offrire il meglio di se Vicenza stesso anche a una Viale Trieste, 18 - 0444.304800 produzione minore. È P.zza XX settembre, 2 - 0444317574 a lui che viene affidato il compito, memore di una prestazione da storia del cinema come quella offerta in Truman Show, di fare da punto di contatto tra due modi di fare 'cinema fraterno'. Perché I Love You Phillip Morris è il mix ben riuscito tra il grottesco alla Farrelly e la rivisitazione colta alla Coen. È indispensabile che il protagonista sappia quando tracimare e quando invece tornare negli argini di un cinema più rigorosamente cinefilo. Carrey ne è perfettamente cosciente. E lo si apprezza. Giancarlo Zappoli, Mymovies.it Nonostante non fosse facile, i due registi sono riusciti a realizzare un film dalle tante anime in cui emergono un personaggio ricco e sfaccettato e una storia d'amore delicata e sincera che supera ogni confine, anche quello del carcere. Quando la realtà supera la fantasia. E' un modo di dire piuttosto comune che raramente viene usato nella settima arte dove spesso gli avvenimenti più improbabili sono alla base della maggior parte dei film. Poi capitano storie come quella di Steven Jay Russell e si è costretti ad ammettere che se questa non fosse stata una storia vera, se fosse stato "solo" un film probabilmente, la sceneggiatura sarebbe stata considerata davvero eccessiva. E invece questo genio del crimine statunitense ed ultracinquantenne, attualmente detenuto in Florida dove nel 1998 fu condannato a ben 144 anni di carcere, ha davvero truffato per vent'anni dozzine e dozzine di aziende ed assicurazioni, per di più scappando di prigione tutte le volte in cui vi era stato rinchiuso. Messa così la storia di questo I Love You Phillip Morris potrebbe sembrare quasi un incrocio tra Prova a prendermi e Papillon, ma c'è un aspetto che lo rende differente ed è il suo essere innanzitutto una commedia romantica, anzi una gay romantic comedy. Se infatti le evasioni, le truffe, le continue e bizzarre identità che assume il suo protagonista (il solito istrionico Jim Carrey) sono il motore per molteplici divertenti sequenze, a 10 CINEFORUM ODEON rappresentare il cuore dell'intera pellicola (e anche il motivo d'interesse principale dei due registi e autori Glenn Ficarra e John Requa, le menti dietro all'irriverente Babbo bastardo) c'è l'ostentata omossesualità di Steven e soprattutto il suo amore sincero per il Phillip Morris del titolo, ben interpretato da Ewan McGregor. Luca Liguori, Movieplayer.it, 19 maggio 2009 La love story dei protagonisti del film di Ang Lee ha reso più accessibili gli schermi mainstream ad altri personaggi gay come Harvey Milk, interpretato da Sean Penn. Ma le difficoltà distributive incontrate da I Love You, Phillip Morris, lasciano pensare che il cinema gay dovrà affrontare una strada ancora lunga e tortuosa. Fabio Fusco, Movieplayer.it, 23 marzo 2009 Non è difficile vedere cosa ha conquistato Carrey in questo personaggio stranamente geniale, profondamente triste, iperattivo e fondamentalmente scollegato dalla realtà. E la sua caratteristica comicità fisica aggiunge una dimensione insolita a quest'oggetto di amour fou comico contaminato da melodramma cui ha partecipato molto anche dietro alle quinte (le co-star sono un'idea sua). Un autore più esperto e più avventuroso di Ficarra e Requa (esordienti alla regia) ne avrebbe fatto un film estremamente più interessante. Certo, Carrey avrebbe dovuto rischiare. Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 20 maggio 2009 13 - 14 - 15 aprile (Ore 15:40 - 17:50 - 20 - 22:10) Regia: Jason Reitman Attori: George Clooney (Ryan Bingham), Vera Farmiga (Alex), Anna Kendrick (Natalie), Jason Bateman (Craig Gregory) Soggetto: Walter Kirn (romanzo) Sceneggiatura: Sheldon Turner, Jason Reitman Fotografia: Eric Steelberg Musiche: Rolfe Kent Montaggio, Dana E. Glauberman Scenografia: Steve Saklad Arredamento: Linda Lee Sutton Costumi: Danny Glicker Tratto da: romanzo omonimo di Walter Kirn Produzione: IVAN REITMAN, JASON REITMAN, JEFFREY CLIFFORD E DANIEL DUBIECKI, PER THE MONTECITO PICTURE COMPANY, RICKSHAW PRODUCTIONS Distribuzione: UNIVERSAL Durata: 108 min. Origine: USA, 2009 Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO Il regista È figlio d'arte, il padre Ivan è regista e produttore e la madre, Geneviève Robert, è attrice. Di origini cecoslovacche, Jason si laurea alla Scuola di Cinema e Televisione della University of Southern California. È il più giovane regista a presentare un cortometraggio al Sundance Film Festival nel 1998 con 'Operation'. Ne seguiranno ancora altri tre prima di giungere, nel 2005, al suo primo lungometraggio 'Thank You for Smoking', una commedia pungente sull' industria del tabacco, apprezzata dalla critica e dal pubblico. Nel 2007 è già pronto per la sua seconda regia ,'Juno', una commedia giovanile che vince come miglior film alla Festa del Cinema di Roma e attira l'attenzione anche per l'Oscar alla sceneggiatura, assegnato a Diablo Cody. Il film era candidato anche ai Golden Globes per il miglior film commedia, per l'attrice protagonista e la miglior sceneggiatura. Ha ottenuto anche tre candidature agli Oscar, per miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista (la giovanissima Ellen Page). È sposato dal 2004 con la sceneggiatrice Michele Lee. LA STORIA Ryan Bingham, è un 'tagliatore di teste' aziendale, viaggiatore professionista, abituato a vivere tra aeroporti, alberghi e automobili in affitto portandosi dietro C.so Palladio, 18 Ang. P.zza Castello CINEFORUM ODEON 11 tutto ciò di cui ha bisogno in una valigia a rotelle. Tuttavia, alle soglie dell'ambito traguardo di 10 milioni di miglia, l'incontro di Ryan con l'attraente Alex porterà scompiglio nella la sua raminga, ma ben organizzata, esistenza di viaggiatore incallito mettendolo di fronte all'opportunità di un lavoro in sede e di una vera e propria casa dove metter su famiglia... LA CRITICA È arrivato il nuovo Harry, ti presento Sally. Si intitola Up in the Air, lo ha diretto Jason Reitman, il regista del delizioso Juno, e come il film di Rob Reiner del 1989 fa il punto sulle relazioni amorose (e non) in tempi di sentimenti virtuali e di crisi reale. Senza dimenticare il crescente nomadismo connaturato a molti mestieri. (...) Scritto e girato con tagli e tempi da grande commedia americana, ma asciutto e senza sconti; incorniciato da immagini suggestive di grandi città viste dall'alto (Phoenix, Detroit, Omaha, Wichita, St. Louis: quelle in cui la crisi ha morso più forte); impreziosito da anonimi impiegati che hanno rivissuto il loro licenziamento davanti alla macchina da presa, Up in the Air coglie con nitidezza l'intreccio pericoloso fra l'era del virtuale e la necessità reale di mettere radici, fermarsi, avere qualcuno accanto, anche nel nostro mondo (e nel nostro inconscio) sempre più delocalizzato. Ne riparleremo la sera dei premi. Fabio Ferzetti, 'Il messaggero', 18 ottobre 2009 Basata sullo spunto tristemente d'at- tualità del taglio dei posti di lavoro, la commedia trova la giusta tonalità irridente e un buon concertato dei comprimari per consentire, fra tante situazioni paradossali, al buon George una gamma di gesti ed espressioni esilaranti e stralunate. Reitman lo ha perfettamente incastrato nei vestiti standard e le abitudini fisse del quarantacinquenne Mister Ryan, di professione tagliatore di posti di lavoro, abituato a una vita di nomade di lusso tra aeroporti, alberghi e automobili a noleggio, membro di tutti i programmi frequent flyer e totalmente padrone delle proprie efficienti solitudini. Valerio Caprara, 'Il Mattino', 18 ottobre 2009 E' ovviamente un film sulla crisi economica. Ma anche il ritratto di una società dove tutti, licenziatori e licenziati, sono tragicamente soli. Reitman lo racconta mescolando l'estetica di google.maps (splendidi i titoli di testa!) con uno spirito umanista a tratti un po' zuccheroso - ma anche con un umorismo nero che gronda da tutti i dialoghi, brillanti e benissimo recitati. Alberto Crespi, 'L'Unità', 18 ottobre 2009 Reitman, lavorando su una sceneggiatura (sua e di Sheldon Turner) di rara efficacia e adottando un ritmo vivace, quanto mai suasivo, ci ha dato un film importante descrivendo alla perfezione un uomo che si crede felice. Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 18 ottobre 2009 Jason Reitman porta il sorriso dentro il concorso di Roma sfruttando al meglio l'alchimia perfetta tra un attore spontaneamente simpatico come Clooney, un'ambientazione duramente realista e un tema per niente rassicurante come la solitudine delle persone. E così ho già detto una delle qualità del film, la sua capacità di parlare dell'oggi senza edulcorare la realtà, riducendo tutto a commediola, ma anche senza dover fare prediche o fervorini. (...) Ci penserà la realtà a mettere in discussione quelle che ognuno considera le proprie certezze, compreso quell'elogio del calore familiare che sembrava trionfare nel precedente film del regista e che invece si rivela una specie di arma a doppio taglio. Ribaltando quell'immagine di regista pro-life con cui qualcuno troppo affrettatamente aveva voluto incasellarlo in passato. Perché la vita è un po' più complicata di quello che vorrebbe la troppo determinata Natalie ma non può nemmeno ridursi a una gara tra chi raccoglie più bonus per frequent flyers. Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 18 ottobre 2009 I cambiamenti mutano i personaggi. Clooney è meraviglioso, Vera Farmiga e Anna Kendrick sono brave. Il regista Reitman è autore con Sheldon Turner di una sceneggiatura scritta benissimo, scintillante di battute non soltanto brillanti. Idee: trascendere i generi, realizzare una commedia seria che accosta fatti drammatici a situazioni comiche; le sequenze veloci e perfette di prepara- 12 CINEFORUM ODEON zione dell'unico bagaglio a mano e dei passaggi al metal detector, che restituiscono la familiarità e l'appagamento del viaggiatore. E aver fatto interpretare i licenziati non da attori ma da persone comuni che davvero hanno perduto il lavoro. Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 ottobre 2009 Come in Juno, ma in una dimensione più bollywoodiana, Reitman inserisce una storia eccentrica dentro una riflessione più ampia sulla società americana. Un milione di disoccupati solo nell'ultimo anno: questo dicono i dati. E la situazione non sembra migliorare. Dando voce e volto ai veri disoccupati nel ruolo di se stessi, Up in the Air ci fa capire meglio di Michael Moore quanto sia umiliante e angoscioso ritrovarsi di colpo senza lavoro, stritolati da un sistema che ragiona solo in termini di esuberi. Insieme che racconta la storia di un uomo bizzarro, solo, senza amici, incapace di misurarsi pure con le persone che lo amano. Ci vorrà l'incontro cruciale con due donne per fargli cambiare idea sulla vita: l'una, Nathalie è una rampante ottimizzatrice aziendale che finirà col mollare quel lavoro, devastata dall'esperienza: l'altra, Alex è un'attraente omologa di Ryan, una viaggiatrice con la quale intrecciare un love-affair a distanza, fino in fondo. Michele Anselmi, 'Il Riformista', 18 ottobre 2009 Gran bella commedia, con la perfetta dose di amarezza che ci vuole. Clooney finalmente non è solo un clone, un po' Cary Grant, un po' Clark Gable. Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 20 ottobre 2009 140 min. Origine: ITALIA, 2009 Genere: COMMEDIA 20 - 21 - 22 aprile (Ore 15:20 Regia: Gabriele Muccino Attori: Stefano Accorsi (Carlo), Vittoria Puccini (Giulia), Pierfrancesco Favino (Marco), Claudio Santamaria (Paolo), Giorgio Pasotti (Adriano), Marco Cocci (Alberto), Sabrina Impacciatore (Livia), Daniela Piazza (Veronica), Primo Reggiani (Lorenzo), Francesca Valtorta (Anna), Adriano Giannini (Simone), Valeria Bruni Tedeschi (Adele) Soggetto: Gabriele Muccino Sceneggiatura: Gabriele Muccino Fotografia: Arnaldo Catinari Musiche: Paolo Buonvino Montaggio: Claudio Di Mauro Scenografia: Eugenia F. Di Napoli Costumi: Gemma Mascagni, Angelica Russo Aiuto regia: Francesco Vedovati Produzione: D O M E N I C O PROCACCI PER FANDANGO IN COLLABORAZIONE CON MARS FILMS e M E D U S A Aperto TUTTI i GIORNI dalle ore 12.00 alle ore 01.00 Distribuzione: MEDUSA Durata: Il regista Nasce a ROMA (Italia) il 20-05-1967. Inizia la carriera cinematografi- 18 - 20:40) ca come assistente alla regia di Pupi Avati e Marco Risi. Nei primi anni '90 frequenta il corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia e nello stesso periodo realizza alcuni corti e docu-fiction per la Rai e dirige varie puntate della lunga serie "Un posto al sole". Il suo primo lungometraggio è "Ecco fatto" (1998), presentato al Torino Film Festival, seguito da "Come te nessuno mai" (1999), presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Nel 2001 con "L'ultimo bacio", grande successo di pubblico e critica, vince il David di Donatello per la miglior regia. Nel 2003 rinnova il successo con "Ricordati di me". E' un apprezzato regista pubblicitario, sua è la regia degli spot interpretati da Claudio Bisio (Pagine Gialle) e Diego Abatantuono (Buitoni) e quello per la campagna sull'Aids del 1999 commissionata dal Ministero della Sanità. E' tra i pochi registi italiani chiamati ad Hollywood dove in "La ricerca della felicità" (2006) ha diretto Will Smith che per la sua interpretazione è entrato nella cinquina dei Golden Globe 2007 come miglior attore. Entusista della loro collaborazione, l'attore americano torna nel 2008 a farsi dirigere da lui in "Sette anime". LA STORIA Le vicende dei protagonisti dell'"Ultimo bacio", dieci anni dopo. Hanno tutti 40 anni, ma sono ben lontani dalla risoluzione delle loro crisi di coppia e le CINEFORUM ODEON 13 idiosincrasie personali. E intanto il Paese è cambiato... LA CRITICA Non è una Roma immediatamente riconoscibile, quella che Gabriele Muccino ci mostra in Baciami ancora. E una città dilatata e misteriosa, frantumata e complessa come il branco di amici che ritroviamo a dieci anni dall'Ultimo Bacio, allargata come le famiglie del film. (...) Ci sono però due scene simbolo. La prima è girata di notte in Piazza della Consolazione, sotto la Rupe Tarpea, vuole essere un omaggio a C'eravamo tanto amati di Ettore Scola, quando i tre amici, compagni, amanti, tre di tutto, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli che si fa le foto nella macchinetta, litigano. Una storia raccontata dalle strade. (...) Le location, ben ventidue, comprendono musei (Gnam), cimiteri (Prima Porta), ristoranti (Bagni Blu di Fregene), ospedali (Sant'Andrea), parchi (Villa Borghese), dove Valeria Bruni Tedeschi si porta dietro, in bici, i figli che nella realtà sono figli di Gabriele Muccino. L'altra scena simbolo, già presente nell'ultimo bacio, è la cascata dell'Eur. ll punto dove si sono ritrovati, il simbolo della crescita. Dieci anni fa urlavano i loro sogni. Oggi è la disillusione. Valerio Cappelli, 'Corriere Della Sera', 29 gennaio 2010 Il modo giusto di guardare un film dovrebbe tenere in conto due cose. La prima: un film è un film, non cambia il mondo. La seconda: non cambia il mondo ma può dare grandi emozioni, e allora non bisogna mai perdere la disponibilità a emozionarsi. Qui si parla di Gabriele Muccino e del suo 'Baciami ancora'. Di un regista che fa larghissimo appello, altrove e anche in questo film, alla forza dei sentimenti e delle emozioni. E fa bene, se questa è la sua vocazione. Anzi: è ammirevole il suo lanciarsi senza paracadute, il suo esporsi senza pudore, il suo sfidare anche il ridicolo. Così si fa, se si vuole prendere di petto i sentimenti, che fanno battere il cuore ma sono anche ridicoli. E un suo tratto distintivo, ed è rispettabile. Non ha paura, come non ne avevano i romanzi d'appendice ottocenteschi. Forse non possiede l'astuzia e la finezza di un Peter Weir, formidabile giocoliere dei sentimenti, quello di L'attimo fuggente, ma è un bravissimo regista che si serve dello strumento del cinema con molta sapienza. (...) Dunque un po' inventario di luoghi comuni, arcilogori ma anche veri, dell'amicizia e dell'amore. Ma va bene, Muccino è un po' così: non racconterà Grandi Cose ma le ovvietà che racconta le sa raccontare. (...) Difficile non notare che, consumata la freschezza della prima volta, il compito sia pur brillantemente svolto, e con il conforto di tutte le astuzie musicali del caso, è quello un po' forzato di serializzare ciò che era stato un prototipo. Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 27 gennaio 2010 Questa, insomma, l'ideologia del giovanilismo forzoso messa in scena abilmente da Muccino: la visione del mondo in cui la maturità non ha cittadinanza perché coincide senza resti con la crisi di mezza età, un mondo in cui non c'è spazio per l'età adulta. Antonio Scurati, 'La Stampa', 27 gennaio 2010 “OSTERIA ALLA LUCE” NEL CUORE DI VICENZA, A DUE PASSI DA PONTE DEGLI ANGELI SPECIALITA’ -Carne alla brace-Tagliata di Bisonte-Bistecca alla Fiorentina- CONTRA’ PORTA S. LUCIA, 29 - VICENZA - Tel. e Fax 0444.300633 - E-mail: [email protected] 14 10% DI SCONTO AI SOCI CINEFORUM ODEON Regia: Pupi Avati Attori: Christian De Sica (Luciano Baietti), Laura Morante (Fiamma), Luca Zingaretti (Bollino), Sydne Rome (Sheyla), Nicola Nocella (Baldo), Manuela Morabito (Betty Chirone) Soggetto: Pupi Avati Sceneggiatura: Pupi vati Fotografia: Pasquale Rachini Musiche: Riz Ortolani Montaggio: Amedeo Salfa Scenografia: Giuliano Pannuti Costumi: Steno Tonelli Effetti: Justeleven Produzione: ANTONIO AVATI PER DUEA FILM INCOLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM Distribuzione: MEDUSA (2010) Durata: 100 min. Origine: ITALIA, 2009 Genere: DRAMMATICO Il regista Nasce a BOLOGNA (Italia) il 03-11-1938. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche a Bologna, poi si impiega in una ditta di surgelati e si occupa di jazz. Dirige il suo primo film nel 1968, "Balsamus, l'uomo di Satana", cui segue l'anno successivo "Thomas, gli indemoniati" che in Italia non riesce ad uscire ma vince un premio al Festival di Locarno. Lo scarso successo lo spinge ad una pausa di riflessione dalla quale uscirà non appena la Euro, in quegli anni una grossa casa di produzione, nel 1974 gli dà un buon finanziamento per "La mazurka del barone". Due anni più tardi con "La casa delle finestre che ridono", premiato al LA STORIA Bologna, primi anni '90. Luciano Baietti, un immobiliarista romano, ha deciso di sposare Fiamma, donna bellissima ma astratta, che gli ha già dato due figli - Paolo e Baldo - e gli intesterà due appartamenti. Luciano, però, proprio nel giorno delle nozze abbandona compagna e figli e sparisce insieme al suo socio, Sergio Bollino. Anni dopo, Luciano inizia ad avere delle difficoltà economiche e deve trovare un prestanome su cui scaricare la responsabilità delle situazioni più gravi. La scelta cadrà su Baldo, il figlio più piccolo avuto da Fiamma... LA CRITICA Avati, lavorando di fino attorno a questo appunto, ha costruito una vicenda animata da personaggi studiati a tutto tondo in ogni dettaglio, qua dando spazi netti e decisioni ai molti «cattivi», alcuni, come il protagonista e il suo consigliere, scavati fin negli abissi più neri. Là, i pochissimi «buoni», la madre e il figlio più piccolo, facendone con sottigliezza ma anche con calore dei veri e propri campioni di sprovveduta innocenza, pronti, ancora una volta, ad assumere quietamente le parti delle vittime. In mezzo, la fauna che si muove malvagia tra i meandri dell'affarismo di oggi, evitando però le polemiche dirette, con accenti invece che enunciano senza commentare, in gironi via via sempre più torvi. I buoni e i cattivi, comunque, e così i complici di questi secondi, non sono mai né macchiette nè caricature, sono persone vere che, al massimo riecheggiano certe figure delle nostre commedie «civili» dei Sessanta. Calate però, adesso nella più losca attualità. Al dramma, ad ogni modo, si accompagna, quasi tenera, l'emozione, puntando abilmente, per suscitarla, sulle reazioni e il carattere di quel figlio più piccolo cui toccano attraverso l'azione i momenti più raccolti. Lo interpreta, con partecipazione sincera, un quasi esordiente, Nicola Nocella, che sembra nato per il ruolo. Di fronte a lui la grande trovata di Avati, Christian De Sica nei panni del protagonista. Una recitazione sfumata, citando però più Ugo Tognazzi in ruoli simili che non Vittorio, il suo grande papà. La perfidia, il cinismo, quasi l'abiezione, ma anche, tra le pieghe della mimica, il disagio, se non addirittura il rimorso nei confronti di un figlio così dedito. Lo assecondano alla pari Luca Zingaretti, il commercialista, Laura Morante, la moglie. Entrambi son tratti incisi. Da citare anche, la bella fotografia che, come sempre, è di Pasquale Rachiti, e le musiche spesso addirittura coinvolgenti di Riz Ortolani, fra i tanti pregi di uno dei film più suggestivi di Avati. Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 7 febbraio 2010 MUSICDRINKFOOD CINEFORUM ODEON Contr àJ Vicen acopo Cab za - 0 444 3 ianca, 13 26168 27 - 28 - 29 aprile (Ore 16 Festival del film fantastico di Parigi, colpirà la fantasia di molti giovani. Con "Jazz band" (1978), vince fra l'altro il premio della critica a San Sebastian. Con - 18 - 20 - 22) il suo "Aiutami a sognare" Mariangela Melato vince nel 1980 il Nastro d'argento e il David di Donatello come miglior attrice. Fra gli altri film diretti, "Dancing Paradise" (1982), il pluripremiato "Una gita scolastica" (1983), "Noi tre" (1984, premio speciale della Giuria al festival di Venezia), "Regalo di Natale" (1986), "Magnificat" (1993), "Festival" (1996) e "Il testimone dello sposo" (1997). Con "I cavalieri che fecero l'impresa" nel 2001 ha girato un vero colossal italiano. Nel 2003 gli viene assegnato il David di Donatello come miglior regista per "Il cuore altrove". 15 100 anni Cinema Odeon 100 anni Cinema Odeon 100 anni Cinema Odeon 100 anni Cinema Odeon 100 anni Cinema Odeon 100 anni Cinema Odeon 100 anni Emporio Biologico Frutta e verdura biologica - al sabato sconto 20% - Alimenti per intolleranze ORARIO CONTINUATO 9:00 - 19:30 - Mercoledì CHIUSO Pomeriggio Vicenza C.trà S.Marco, 8 - Tel.0444.321772 - E-mail: [email protected] ARCUGNANO (VI) - Via Adige, 44 Tel. e Fax 0444.288697 Vicenza P..zza dei Signori, 53 - Tel.0444-544016 Fax 322279 SPECIALITA’ PESCE Sconto del 15% ai soci della Società Generale di Mutuo Soccorso dai NODARI ...10% (Solo cena) di sconto ai Soci del Cineforum ODEON fino al 30/6 I CAFEʼ RESTAURANT CONTRAʼ DO RODE 20 A VICENZA TEL. 0444/544085 APERTO TUTTI I GIORNI CINEFORUM ODEON CINEFORUM ODEON