IL MASSIMILIANO
# a r t # c u l t u r e w e b m agazine
NUMERO
SETTANTA
IL MASSIMILIANO
#art #culture web magazine
SPES FRUCTUS LUCIS
f o n d a t o d a Fa b i o L a m a c c h i a
WWW.ILMASSIMILIANO.COM
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N° 70 APRILE/GIUGNO 2014
Editore/Published by
Arcadia Editore
Via F. Crispi 56, 34126 Trieste
P.IVA 01234460325
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Registrazione del Tribunale di Trieste
n° 951 del 10.12.1996
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Direttore responsabile
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Relazioni esterne PR
Francesca Piazzi - Exist
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Design
Davide Zarli
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Grafica, Impaginazione, Illustrazioni
Sonsenzansie Illustrazione Giovanna Giuliano
[email protected]
Copertina
Photo: Gonzaga Manso - www.gonzagamanso.com
Title: Moral morphology 1
Lady: Natalia Varela
Hair and makeup: José Antonio Sánchez
Hair and makeup assistants: Leticia Rojas and Karolina Szumilas
Costume design: Ana Martinez Fesser
Styling in set: Ana Reyes
Jewelry courtesy of Luis Valencia
Camera assistant: Paco Ponce de Leon
Assistant director: Mariangel Domian
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Hanno collaborato a questo numero: Sandro Apa, Riccardo Agata, Albero Custerlina, Jean Philippe Huys,
Lorenzo Glavici, Vania Gransinigh, Domenico Marcella, Francesca Piazzi, Cristina Spada
Per contatti scrivete a [email protected]
La redazione ringrazia le Agenzie di comunicazione e gli Uffici stampa del materiale fornito. Alcune immagini
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© 2014 Arcadia Editore, Trieste
Questo numero è stato chiuso in redazione il 09 Aprile 2014
brevi
news
Arte: in ripresa il mercato grazie a buyer Usa e
opere del dopoguerra
I mmagine della fiera _ mercato di M aastric h t , il T E F A F
Il mercato globale dell’arte e
dell’antiquariato e’ quasi tornato ai valori
degli anni del boom della pre-recessione,
alimentato dai buyers in America e dalla
crescita dei prezzi dei maggiori artisti
del dopoguerra e dei contemporanei. A
rivelarlo il nuovo rapporto pubblicato
da ‘Tefaf Maastricht’, redatto da Claire
McAndrew, economista della cultura,
specializzata nel mercato dell’arte
e fondatrice di ‘Arts Economics’, e
commissionato da ‘The European Fine
Art Foundation’, ente organizzatore di
‘The European Fine Art Fair’ (Tefaf), la
fiera mondiale dedicata al settore, che si
è svolta nella citta’ olandese nel mese di
marzo. Il Rapporto sul mercato dell’arte
2014, con un focus su Stati Uniti e Cina,
infatti, evidenzia che le vendite totali
del mercato internazionale dell’arte e
dell’antiquariato hanno raggiunto la
cifra di 47,4 miliardi di euro nel 2013,
con un incremento dell’8% rispetto
all’anno precedente. Questo dato e’
solo leggermente al di sotto del record
di tutti tempi di 48 miliardi di euro,
raggiunto nel 2007 proprio prima della
crisi economica globale che nel 2009
fece contrarre il mercato a 28,3 miliardi
di euro. Si calcola che nel mondo vi siano
almeno 600mila collezionisti di medio o
alto livello, tra i 32 milioni di milionari
nel mondo, il 42% dei quali negli Stati
Uniti, stimati nel 2013. E il giro d’affari
del mercato globale dell’arte, nel 2013,
ha direttamente sostenuto 2,5 milioni di
posti di lavoro, dei quali oltre 400mila
nell’Unione europea, 587.000 negli Stati
Uniti e 300.000 in Cina.
Per info ti consiglio: [email protected]
Il MASSIMILIANO // 01 // ATTUALITA’
brevi
news
Cara Kraut...all’asta lettera di
Hemingway alla Dietrich
Il 13 aprile si è conclusa la vendita
all’asta on line sul sito
www.auctionmystuf f.com di una
bizzarra lettera autografa di Ernest
Hemingway (1899-1961) a Marlene
Dietric h (1901-1992), in cui lo
scrittore statunitense c hiama la star
‘’Mia carissima Kraut ’’ e la immagina
‘’ubriaca e nuda’’. La missiva datata
28 agosto 1955 è stata aggiudicata
per 35mila sterline ad un compratore
inglese di Londra. Un por tavoce
di Auction My Stuf f, casa d’aste
americana su internet, ha precisato
c he e’ la prima volta dal 1997 c he
una lettera di Hemingway alla Dietric h
torna sul mercato. Trenta lettere spedite
tra il 1949 e il 1959 alla Dietric h da
Hemingway sono state donate nel 2003
alla Kennedy Librar y di Boston da
Maria Riva, f iglia dell’attrice. Poc he
lettere sono rimaste in possesso del
nipote dell’attrice, Peter Riva, c he ora
ha deciso di mettere all’asta online.
Hemingway e Dietric h si conobbero
nel 1934 sul piroscafo Ile-de-France.
Nelle missive lei lo c hiamava con il
nomignolo ‘’Papa’’ e lui ricambiava
con un af fettuoso ‘’Figlia’’ o ‘’Kraut ’’
(crauto). Hemingway scriveva alla
leggendaria attrice in giro per il mondo
e durante i suoi viaggi. Dalle lettere
traspare una for te carica erotica tra i
due corrispondenti.
Leggi il testo integrale della lettera:
link http://www.ilmassimiliano.com/?p=1342
P R I M A PA R T E D E L L A L E T T E R A D I H E M I N G WAY
Il MASSIMILIANO // 02 // ATTUALITA’
brevi
news
Biorestauro con i batteri
U na restauratrice al lavoro su un affresco
Le nuove frontiere della microbiologia
nel settore dei beni culturali e la
creazione di un mercato del biorestauro
sono stati al centro di una conferenza
tenutasi a Roma, presso il Museo
Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
All’appuntamento hanno preso par te
i ricercatori dell’Agenzia Nazionale
per l’Ef f icienza Energetica (ENEA) c he
hanno fatto il punto sulle procedure
per la biopulitura basate sull’uso
di specif ici batteri, appositamente
selezionati per la pulitura di diversi
materiali, quali car ta, marmi,
dipinti murali, e per la rimozione di
diverse tipologie di depositi quali
colle, caseina, cere e resine, gesso,
carbonati, apatiti, inquinanti ambientali
e depositi misti. In linea con le
strategie più innovative riguardanti
la conser vazione dei beni culturali,
le ricerc he realizzate dall’ENEA
intendono esplorare il mondo microbico
per selezionare microrganismi e
relativi prodotti metabolici in grado
di rispondere alla sf ida di andare
verso la sostituzione di prodotti tossici
con prodotti con azione selettiva non
aggressivi nei confronti delle opere
d’ar te, innocui per la salute degli
operatori, compatibili con l’ambiente
ed economici.
Per info ti consiglio:
[email protected]
Il MASSIMILIANO // 03 // ATTUALITA’
brevi
news
Renoir ritorna, sul luogo del delitto
Il piccolo capolavoro del maestro degli
Impressionisti “Sulle rive della Senna” e’
di nuovo appeso sulle pareti del Museo
d’Arte di Baltimora da cui era stato
rubato nel 1951.
Il quadro era tornato alla ribalta delle
cronache quando l’insegnante di scuola
guida Martha Fuqua della Virginia,
affermando di averlo acquistato su
una bancarella per sette dollari, aveva
cercato di venderlo all’asta. La donna,
che inizialmente aveva nascosto la sua
identita’’ sotto lo pseudonimo di “Renoir
Girl”, aveva detto di aver comprato
il quadro “senza sapere di cosa si
trattasse”. La casa d’aste Potomack di
Alexandria aveva affisso sul dipinto un
cartellino del prezzo da 100 mila dollari.
Potenziali compratori erano arrivati
dal Giappone, Cina, Europa. Ma un
giornalista del Washington Post, pochi
giorni prima della vendita, ha scoperto
l’origine del dipinto. Il museo di Baltimora
ha colto la palla al balzo e denunciato
il quadro come rubato. L’asta è stata
così prontamente cancellata e l’Fbi ha
messo le mani sul Renoir ponendolo sotto
sequestro e portando miss. Martha in
tribunale che si è difesa dichiarandosi
“innocente proprietaria” del dipinto,
della cui provenienza non aveva mai
saputo nulla. Smontata la debole tesi,
il tribunale ha ordinato la restituzione
ai legittimi proprietari. Resta il giallo
del furto. Il ladro infatti non è mai stato
preso e troppe persone che potrebbero
ricostruire la vicenda ormai sono morte.
Per info ti consiglio:
link http://www.artbma.org/exhibitions/
dipinto attri b uito a R enoir in mostra al M useo d ’ A rte di Baltimora
Il MASSIMILIANO // 04 // ATTUALITA’
brevi
news
La National Gallery acquisisce
un’altra opera di Piranesi
U na delle opere della colle z ione G iovanni Battista P iranesi
E’ La National Gallery of Art (Nga)
di Washington ad aggiudicarsi - dopo
decenni di sistematiche acquisizioni - la
collezione piu’ pregiata al mondo di
acqueforti e libri illustrati dal celebre
incisore Giovanni Battista Piranesi (17201778). Ad annunciarlo e’ la stessa
istituzione museografica degli Usa,
rendendo noto l’acquisto di un’altra
opera del poliedrico artista settecentesco,
architetto e teorico dell’architettura,
formatosi con i piu’ grandi vedutisti
dell’epoca. Si tratta di una tavola incisa
su ambo i lati (‘’I due lavoratori al
tavolo’’ e il ‘’Frammento di un Leone’’) La
prima incisione, databile intorno al 1770,
e’ un esempio ‘’superbo’’ - sottolinea
la Nga - del tardo stile del Piranesi
caratterizzato da un tratto piu’ marcato e
da una ricerca piu’ intensa sui corpi dei
soggetti invece che sulla loro psicologia.
Il ‘’Frammento’’, un basso rilievo,
raffigura invece un felino disegnato,
secondo gli esperti, una decina di anni
prima, che peraltro riappare anche nella
celebre serie delle ‘’Carceri’’. Le incisioni
e le famose stampe dell’artista veneziano
dedicate alla Citta’ Eterna sono state
oggetto di importanti esposizioni alla
National Gallery of Arts, l’ultima di
queste, ‘’Canaletto e i suoi rivali’’, nel
2011, fu un evento di grande richiamo
in tutti gli Usa. Il Piranesi e’ stato anche
uno dei grandi artisti italiani celebrati
nel 2013, Anno della Cultura Italiana
negli Usa, con un’ampia mostra delle sue
incisioni piu’ rappresentative conservate
dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia,
allestita al Museum of Art di San Diego.
Per info ti consiglio:
link http://www.nga.gov/content/ngaweb.html
Il MASSIMILIANO // 05 // ATTUALITA’
brevi
news
Futurismo E Canova incantano New York
La cultura italiana conquista la Grande
Mela: diversi gli eventi che stanno
tenendo banco a New York, a cominciare
dalla mostra antologica sul Futurismo al
Guggenheim, al centro dell’attenzione di
pubblico e di critica. In esposizione, fino
a settembre, 300 opere che raccontano
la storia del movimento, dal Manifesto di
Marinetti in poi, spaziando dalla pittura
alla scultura, dall’architettura al design,
fino alla moda, il cinema, la fotografia, la
pubblicita’, la poesia e il teatro. Sempre
legata al futurismo e’ l’esposizione
dedicata a Fortunato Depero ospitata
dal Center for Italian Modern Art
(Cima), creato nel 2013 per promuovere
lo studio dell’arte italiana moderna e
contemporanea. A questo, si aggiungono
i quattro dipinti di Piero della Francesca,
tra cui la Madonna di Senigallia, e la
mostra ‘Antonio Canova. The Seven Last
Works’ incentrata su modelli in gesso con
scene dell’Antico e Nuovo Testamento,
entrambe ospitate dal Metropolitan
Museum. Alla Frick Collection invece e’
esposta fino al 15 giugno una collezione
di bronzi, dal Rinascimento al Barocco,
con un notevole numero di opere italiane,
da Andrea Riccio a Giambologna a
Giuseppe Piamontini. A tutto cio’, si
aggiunge l’imponente scultura ‘The Hero’,
rivisitazione contemporanea del David
michelangiolesco, realizzata dall’artista
Antonio Pio Saracino e installata a Bryant
Park, nel cuore di Manhattan, a fine 2013
in chiusura dell’Anno della cultura italiana
negli Stati Uniti.
Per info ti consiglio
[email protected]
T ullio C rali P rima c h e si apra il paracadute ©
Il MASSIMILIANO // 06 // ATTUALITA’
brevi
news
Arriva la “carta d’identità” delle opere d’arte
L a nuova app del nucleo T utela P atrimonio C ulturale dei C ara b inieri
Il Comando Carabinieri Tutela
Patrimonio Culturale ha lanciato una
app chiamata ‘iTpc’, che contribuira’ a
censire ed identificare più rapidamente
le opere d’arte, sventando acquisti
incauti e truffe e rendendo “la vita più
dura a ladri e ricettatori”, come ha
sottolineato il ministro per i Beni, le
Attivita’ Culturali e il Turismo, Dario
Franceschini a margine della conferenza
stampa di presentazione. L’applicazione
(la prima realizzata da un Reparto
Speciale dell’Arma dei Carabinieri)
è stata concepita in collaborazione
con la ’Reply S.p.a’ ed é stata pensata
per tutti i cittadini che possiedono uno
smartphone o un tablet (il 60% degli
italiani). iTpc “rende fruibili i contenuti di
grande interesse culturale” ma soprattutto
rende “possibile dare il proprio
contributo nella lotta ai reati ai danni
del patrimonio culturale” e supporta
l’attività investigativa dei Carabinieri
del TPC, tesa al recupero delle opere
d’arte perdute o rubate. L’applicazione
offre diversi servizi. Il primo è la
‘consultazione dei bollettini’ delle opere
d’arte trafugate dove ogni cittadino potrà
fare un controllo prima, ad esempio, di
procedere ad un acquisto. La funzione
di ricerca è possibile anche attraverso la
comparazione di una foto scattata dal
cittadino con quelle presenti nell’archivio
del Tpc. L’altra importante novità
introdotta con iTpc è la creazione di una
‘carta d’identità’ delle singole opere.
Ogni cittadino in possesso di un’opera
d’arte potrà ‘schedarla’ con foto e
informazioni, così da entrare a far parte
dell’archivio delle opere censite. Questo
risulta utilissimo nel momento in cui
l’opera dovesse essere rubata e pertanto
potrebbe rivelarsi anche un deterrente.
Infine, l’applicazione sarà in grado di
segnalare all’utente come contattare o
raggiungere la sede Tpc più vicina.
Per info ti consiglio :
Link http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/
Informazioni/Tutela/Patrimonio+Culturale/
Il MASSIMILIANO // 07 // ATTUALITA’
brevi
news
Dipinto inedito di Artemisia Gentileschi
ritrovato in Francia
Un capolavoro di Artemisia Gentileschi
(1593-1653), leggendaria pittrice di
scuola caravaggesca, e’ stato identificato
e scoperto in una collezione privata
nel sud della Francia. L’annuncio del
ritrovamento e’ stato dato da Sotheby’s,
che lo mostrera’ in pubblico per la prima
volta dopo che per piu’ di 80 anni e’
rimasto celato nella stessa raccolta. La
casa d’aste mettera’ in vendita il dipinto
molto importante e raro di Gentileschi
a Parigi il prossimo 26 giugno. Si tratta
di una ‘’Maria Maddalena in estasi’’, in
eccellenti condizioni di conservazione,
stimata 200.000/300.000 euro. Il dipinto
ad olio su tela e’ stato identificato
durante i lavori di catalogazione di
una raccolta privata da uno specialista
del dipartimento di pittura antica della
sede Sotheby’s di Parigi. ‘’Mi reputo
fortunato, come esperto di pittura antica,
di aver ‘riscoperto’ un dipinto di cosi’
alta qualita’ - commenta Pierre Etienne -
e’ una magnifica Artemisia . E’ davvero
un’opera di grande impatto teatrale!’’
Questo grande dipinto (cm 81x105) era
noto sinora solamente da una vecchia
fotografia dei primi del Novecento
(anni in cui fu acquistato dagli attuali
proprietari francesi), conservata in
una biblioteca di un libraio antiquario
italiano. L’opera che andra’ all’asta
mostra un’iconografia molto popolare
nella prima meta’ del Seicento ed una
scena nella quale la natura religiosa del
soggetto e’ evocato solo dalla luce divina
che si irradia dalla parte in alto a sinistra
della tela. E’ una Maria Maddalena
‘’umanissima e di grande potenza’’, ha
commentato Pierre Etienne.
Per info ti consiglio
[email protected]
U na M aria M addalena del C aravaggio datata 1 6 0 6 . C olle z ione privata . R oma
Il MASSIMILIANO // 08 // ATTUALITA’
brevi
news
Pochi musei italiani 2.0, paura del digitale?
M usei 2 . 0
L’edizione 2014 di ‘Museums and the web
Florence 2014’, kermesse internazionale
dedicata alle nuove tecnologie web
applicate al marketing per i musei
nata nel 1997, accende una polemica
(legittima e giustificata n.d.r.) per la scarsa
partecipazione italiana alla convention.
La manifestazione, quest’anno accolta
nella citta’ di Firenze, e’ stata curata da un
team di esperti dei Musei Civici fiorentini,
insieme alla Fondazione per la Ricerca e
l’Innovazione dell’Universita’ di Firenze
e il polo universitario della citta’ di Prato.
Organizzatrici della manifestazione sono
state le specialiste del settore museale
Stefania Chipa, Ilaria D’Uva, Laura Longo,
ovviamente in collaborazione con la rete
internazionale di Museums and the Web.
In una nota le tre esperte sottolineano
come, con quasi 300 iscritti da tutto
il mondo e oltre 100 relatori dai piu’
rinomati e frequentati musei internazionali,
l’edizione 2014 di Museums and the web
costituisca senz’altro un “evento di grande
rilievo internazionale”, al quale pero’ “la
partecipazione italiana e’ limitata a pochi
musei che dimostrano sensibilita’ al tema
della comunicazione e delle applicazioni
digitali. Assenti invece le grandi istituzioni
museali italiane”. Paura del digitale?
“Per l’Italia - provano a rispondere le
organizzatrici della kermesse - vale
soprattutto la carenza di profili professionali
in grado di occuparsi degli asset digitali del
museo e l’impossibilita’ per i professionisti
gia’ inseriti all’interno dei musei di
partecipare a momenti di aggiornamento,
principalmente per mancanza di budget. Le
pubbliche amministrazione non prevedono
nei loro bilanci spese per l’aggiornamento
professionale e la conseguenza e’ che la
forbice fra le competenze digitali degli
addetti dei musei italiani e quelli stranieri
aumenta drammaticamente. Di fatto non
c’e’ una strategia dedicata a un approccio
organico per l’utilizzo del digitale nei
musei. La sfida che devono vincere i musei
contemporanei e’ far diventare il digitale
parte integrante del loro Dna”.
Per info ti consiglio:
link http://www.museumsandtheweb.com/
Il MASSIMILIANO // 09 // ATTUALITA’
brevi
news
Il Louvre raddoppia ad Abu Dhabi
Per la prima volta piu’ di 160 opere
d’arte della collezione permanente del
futuro Louvre Abu Dhabi saranno mostrate
al Muse’e du Louvre a Parigi presso la
Napole’on Hall dal 2 maggio al 28 luglio
2014. La mostra, nominata Birth of a
Museum, dara’ ai visitatori del Muse’e
du Louvre di Parigi un’idea in anteprima
di cio’ che sara’ il futuro museo previsto
in apertura nel tardo 2015 nell’area di
Saadiyat Cultural District, dove saranno
ospitati anche lo Zayed National Museum
e il Guggenheim Abu Dhabi. Situato nel
cuore del Cultural District di Abu Dhabi, il
Louvre Abu Dhabi è un museo universale
disegnato per accogliere le espressioni
artistiche di differenti civiltà∞ e culture,
dalle piu’ antiche alle piu’ contemporanee.
Seguendo la filosofia e l’universalismo
ereditato dall’Illuminismo del 18 secolo,
il Concetto Universale del Louvre Abu
Dhabi sara’ una sfida per le tradizionali
categorie della storia dell’arte e rivedra’
completamente i convenzionali approcci
stilistici all’arte. Inoltre, esplorera’ e
analizzera’ nuovi e inesplorati collegamenti
artistici, culturali e antropologici tra le
diverse culture. L’occasione della mostra
servirà anche a presentare l’elenco delle
opere che i musei francesi presteranno agli
Emirati. Il Louvre, secondo indiscrezioni ne
farà partire 12, e la presenza tra queste
del ‘Ritratto di dama’, piu’ noto come
Belle Ferronniere, del genio toscano Da
Vinci è data per certa. Prestito questo
accompagnato da molte critiche per il
museo, e nonostante le rassicurazioni
giudicato
‘’rischioso’’
e
‘’senza
interesse scientifico’’ per il
faraonico
progetto in corso nel paese del Golfo.
Per info ti consiglio: Link http://www.
saadiyatculturaldistrict.ae/en/cultural-programme/
exhibitions/Birth-of-a-Museum/
L ouvre a b u d h a b i
Il MASSIMILIANO // 10 // ATTUALITA’
EDIT
R’S
N
TE
Cultura? Ossigeno, e non petrolio da consumare
Il Tefaf di Maastricht, la fiera d’arte e di antiquariato della European Fine Art Foundation,
organizzazione no profit di cui fanno parte galleristi e mercanti d’arte di livello internazionale, ha
redatto e presentato lo scorso marzo il proprio rapporto sullo stato del mercato mondiale dell’arte.
In due parole la ripresa c’è, ma è a geometria variabile: alcune aree hanno raggiunto importanti
risultati (vedi Inghilterra e U.S.), altre faticano a riguadagnare il terreno (Europa).
Notizia non senza interesse “scientifico”. Almeno per chi si occupa di cultura, e cerca di
intercettare i pochi mecenati in circolazione, nella convinzione che il “privato”, se opportunamente
stimolato, può collaborare virtuosamente con il “pubblico” e risolvere parte degli imbarazzanti
ritardi in materia culturale dell’Italia. Il mercato ha dimostrato che l’arte e la cultura sono
ricercate e chi possiede le risorse, cerca di accaparrarsi il meglio. Nel 2013 le importazioni
mondiali d’arte e di antiquariato hanno raggiunto il record di 17,6 miliardi. Questo mantra
“pubblico-privato”, seppur ripetuto all’ossessione, fatica a rompere il tradizionale immobilismo
italico, ed i privati, così come le imprese, sono ben lontani dalla cosa pubblica. Continuano a
fare i loro sacrosanti interessi, assicurandosi investimenti puntuali di cui la collettività non può
beneficiare. Come farli accorrere, privati ed imprese, in aiuto del patrimonio culturale pubblico
italiano? La soluzione potrebbe arrivare d’oltralpe. I francesi si sono inventati una sorta di
ArtBonds, defiscalizzando in maniera importante le donazioni finanziare a favore dell’arte. Il
Ministro Franceschini se ne è accorto e vorrebbe importare il modello in Italia. Bene. Perchè esiste,
e cito alla lettera il Ministro, “un problema di risorse e occorre che ci sia la consapevolezza che in
questo settore non bisogna tagliare, ma semmai portare nuove risorse”. Nel merito verrà giudicato
tra qualche mese, immediato è l’apprezzamento per la direzione presa. Se cade questo tabù e
permettono ai privati di entrare con risorse fresche nel patrimonio culturale, invertiremo la rotta del
declino e programmare gli investimenti non sarà più un incubo.
I miei migliori auguri a Cristina Giussani, nuovo presidente del Sil, l’organizzazione dei librai di
Confesercenti. Eredita un testimone piuttosto pesante. E forse insostenibile. La crisi dell’editoria ,
è mia convinta opinione, persiste soprattutto a causa della scarsa qualità diffusa tra gli scaffali,
che ha fatto scappare i lettori e crollare le vendite. La selezione dev’essere più severa. Troppa
concorrenza? I libri non sono oggetti, non basta esibirli per venderli. Occorre la figura di un
mediatore, del libraio. Figura ormai quasi completamente dissoltasi in un oceano di indistinti
commessi.
Il MASSIMILIANO // 12 // VOX EDITOR
prima parte
ATTUALITÀ
//
CURRENT
NEWS
SCOPRI
A C H E PAG I N A
PAG
15
PAG
26
PAG
30
L’indifendibile. Il diritto morale d’autore:
come realmente tutelarlo?
Jack “the dripper” accanto a Leonardo e
Michelangelo. Il Progetto Pollock entra
nella sua fase finale
I Musei vi annoiano e li evitate come
la peste? Un vaccino c’è:
l’immunoterapia del “brutto”
news
L’indifendibile
Il diritto morale d’autore: come
realmente tutelarlo?
N ello scorso numero di gennaio a b b iamo parlato del
nuovo regolamento A gcom , nel frattempo diventato
operativo . U n regolamento secondo noi molto curioso ,
fatto in casa , concepito su una b ase emotiva e sen z a
un intervento di principio di legge delega da parte
del P arlamento . C olpa dell ’ A utorit à ? D el P arlamento ?
L e questioni sono molte anc h e se l ’ interrogativo
pi ù grande resta questo : M a c ’ è davvero b isogno di
nuove leggi ? P roviamo a rispondere attraverso un
approfondimento sulla tutela del “ diritto d ’ autore ” ,
uno dei temi in cima all ’ agenda europea , oggetto di
animati di b attiti nei recenti incontri fra i ministri
della C ultura dell ’ U e . C oncentriamo l ’ atten z ione
sull ’ attivit à dei teatri , con un b reve excursur storico critico sulla regia nell ’ opera lirica , concludendo
con un ’ attinente quanto semplice proposta per mettere
al b ando certa cultura truffaldina nei fatti .
leggi l’ articolo
d i S A N D R O A PA
Il MASSIMILIANO // 15 // ATTUALITA’
news
L ’ indifendi b ile .
I l diritto morale d ’ autore :
come realmente tutelarlo ?
I mages b y D imitri _ C www . t h e b end . b e
d i S A N D R O A PA
C’è qualcosa – non l’unica – che la legge cerca giustamente
di difendere, con mezzi però rivelatisi del tutto inadeguati.
La tutela del diritto d’autore è di stretta attualità, sia
perchè in sè non ha mai perso interesse, riguardando
aspetti economici rilevanti, connessi allo sfruttamento
delle opere dell’ingegno, sia perchè è anche collegata con
l’attività dei teatri e – più in genere – con la cultura.
Il legislatore, già da settant’anni, ha posto norme a tutela
degli autori dei prodotti dell’intelletto, non soltanto
sotto il profilo economico, riconoscendo loro il diritto
a partecipare agli utili derivanti dallo sfruttamento che
altri autonomamente facesse delle loro fatiche o delle loro
scoperte o intuizioni, ma anche sotto l’aspetto morale,
consistente nella corretta attribuzione di paternità di ciò
che essi hanno prodotto. Le norme che dovrebbero tutelare questo secondo aspetto,
pur restando teoricamente in vigore, in parte non vengono
più osservate né fatte osservare, cosicché si è radicato un
malcostume generale che produce su vasta scala proprio
quegli effetti dannosi che si sarebbe voluto evitare.
La legge 22 aprile 1941 n. 633, notevolmente rimaneggiata
ed ampliata da successive leggi e tuttora in vigore, dispone
al 3° comma dell’art. 18 che l’autore ha “il diritto esclusivo
di introdurre nell’opera qualsiasi modificazione”: il
termine opera, per l’art. 2, indica numerosi tipi di
prodotto dell’ingegno, fra i quali, oltre alle opere d’arte
plastica, anche quelle teatrali, musicali, scientifiche e di
altro genere. Già questo fa capire che ogni stravolgimento,
anche quando sia contrabbandato per “interpretazione”,
è completamente illegale.
L’art. 20 dispone inoltre che “Indipendentemente dai
diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera,
ed anche dopo la cessione dei diritti stessi, l’autore
conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e
di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra
modificazione, e ad ogni altro atto a danno dell’opera
stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o
alla sua reputazione. Va da sé che quest’ultima condizione
non può essere intesa come attribuzione di atti o qualità
ignobili all’autore, bastando invece che l’alterazione della
sua opera vi cagioni squilibri ed incongruenze che lo
facciano apparire come un incapace o rozzo o comunque
in una luce negativa non veritiera.
Oltre all’art. 22, per il quale “I diritti indicati nei
precedenti articoli sono inalienabili”, il successivo art.
23 stabilisce che “Dopo la morte dell’autore il diritto
previsto dall’art. 20 può essere fatto valere senza limite
di tempo, dal coniuge e dai figli e, in loro mancanza,”
da altri congiunti, ascendenti o discendenti. E il comma
II del medesimo articolo aggiunge anche che “l’azione,
qualora finalità pubbliche lo esigano, può essere esercitata
dal Ministro per la cultura popolare sentita l’associazione
sindacale competente.
Con le norme citate il legislatore intende difendere sia
Il MASSIMILIANO // 16 // ATTUALITA’
news
L ’ indifendi b ile .
I l diritto morale d ’ autore :
come realmente tutelarlo ?
“ A lig h t s h ow ” , p h oto b y A udre y J o h nson , U S
l’opera che il suo autore da indebite aggressioni, manifeste
o fraudolente, di altri che tentassero di appropriarsi
l’opera spacciandola per propria o che pretendessero di
alterarla a proprio estro e discrezione, specialmente se
costoro volessero usarla per fini diversi da quelli per cui
essa era stata concepita e realizzata o attribuire all’autore
intenzioni a lui estranee.
Dando però una scorsa alle stagioni dei teatri di prosa e
d’opera sia italiani che esteri ci si rende facilmente conto
dello scempio vergognoso e generalizzato che viene invece
perpetrato in materia. È certamente vero che la legge
italiana non può essere applicata al di fuori dei confini
nazionali, ma almeno all’interno di essi sembra doveroso
farla rispettare.
Purtroppo l’uso, da tempo invalso asseritamente per
economizzare sulle spese, di produrre molti spettacoli in
collaborazione con teatri esteri rende difficile considerare
illegale qui ciò che altrove è accettato e finanche lodato.
Non si comprende però perchè se in altri campi le
differenze di legislazione sono reputate normali non
debbano esserlo anche in materia teatrale.
E occorre anche ricordare che il cosiddetto teatro di
regia, quello in cui l’arbitrio è la regola e che costituisce la
principale causa dei guasti a cui le citate norme dovrebbero
opporsi, nacque in ambito tedesco nel secolo scorso ma si
è riversato con violenza torrentizia anche nel nostro Paese
ed in altri, abbattendo ogni argine di decenza e moralità
artistica, sicché assai difficile appare ora il rimediarvi.
Sotto il profilo giuridico, va rilevato che la tutela in
argomento non riguarda qualcosa di insignificante, come
un oggetto di uso comune, che pure è genericamente
protetto come proprietà privata, ma concerne un bene
immateriale di tale valore che la sua integrità riveste un
interesse più vasto di quello di colui che lo ha prodotto ed
assume quindi una non trascurabile dimensione sociale.
È evidente, per fare un esempio banale, che se Michelangelo
può avere un interesse morale ad essere riconosciuto come
autore del Giudizio Universale, è però l’intera umanità
ad avere interesse effettivo ed attuale alla conservazione
ed all’integrità di quel grandioso affresco e di mantenerne
a lui l’attribuzione qualora qualche impostore volesse
trasferirne a sé o ad altri la paternità.
E similmente, quando si tratti di opere teatrali o liriche,
è interesse della collettività in genere che tali lavori non
vengano mistificati e che vengano rappresentati secondo
le intenzioni e le prescrizioni dei rispettivi autori, senza
gli ormai consueti stravolgimenti di registi che non sanno
o non vogliono rispettare decentemente la struttura delle
opere loro incautamente affidate.
Non sembra qui inappropriata una parallela
considerazione più volgarmente materiale: coloro che
eseguono opere teatrali in prosa o musica lo fanno spesso
anche per passione personale, ma soprattutto sempre per
danaro, il che è perfettamente legittimo e comprensibile.
Il MASSIMILIANO // 17 // ATTUALITA’
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L ’ indifendi b ile .
I l diritto morale d ’ autore :
come realmente tutelarlo ?
“ C lose up of a V enician mask . ” , p h oto b y J oanna A tkinson , U K
Meno lodevole però è che certe scelte, col labile pretesto
dell’arte, nascondano questioni non proprio pulitissime
di più concreto interesse pecuniario. Come in ambito
strettamente musicale alcuni autori erano piuttosto
trascurati, anche nella discografia, finchè erano ancora in
corso i diritti d’autore, mentre dopo la scadenza del loro
termine se ne riconosciuta l’irrinunciabile grandezza, con
immediata inflazione discografica e concertistica, così
in ambito di prosa e lirico le ormai continue alterazioni
registiche delle indicazioni d’epoca, di luogo, di costumi e di
azione, più che da autentiche ancorchè discutibili fantasie
interpretative, sono cagionate da inconfessabili appetiti
economici di personaggi di scarsa moralità artistica i quali,
incapaci di scrivere o comporre lavori propri, si fanno
invece scudo di nomi celebri per catturare il pubblico
e, con la scusa di apportare modifiche strutturali a ciò
che dovrebbero limitarsi ad eseguire, se ne pretendono
coautori, passando all’incasso di ben più sostanziose
percentuali sui proventi. Che ciò rappresenti una forma
indecente di parassitismo sembra incontestabile.
Poiché gli autori delle opere così sfregiate sono da tempo
defunti ed impossibilitati a difendere i prodotti della loro
arte dalle vili e volgari manomissioni perpetrate da registi
ed esecutori privi di scrupoli, tale difesa, in mancanza
anche di discendenti, spetterebbe al Ministro. Figurarsi!
Se però la legge sul diritto d’autore tutela in astratto sia
l’autore che l’opera, la legge ordinaria protegge invece
lo spettatore, che ha il diritto di non essere raggirato e
di ottenere quel che gli viene promesso con l’offerta al
pubblico contenuta nel cartellone. Come al cinema il
film proiettato dev’essere quello indicato sulla locandina,
senza interpolazioni o alterazioni di sorta, così l’opera
teatrale o lirica dev’essere la realizzazione scenica di
quello che l’autore ha scritto nel testo. Ciò particolarmente
nell’opera lirica, dove le parole del libretto e la musica
rimangono inalterati e non si può tollerare una frattura
incomprensibile fra le espressioni del testo e quel che
accade sulla scena. Se è un po’ arduo ipotizzare un illecito
penale, non potendosi agevolmente ricondurre fatti del
genere alla frode in commercio, sicuramente la cosa
configura l’illecito civile dell’aliud pro alio, ossia la fornitura
di qualcosa di diverso da ciò che si era contrattualmente
pattuito e che può dar luogo a risoluzione del contratto
per inadempienza e indennizzo.
In margine andrebbe anche rilevato che i registi, i quali
hanno sgarbatamente e prepotentemente usurpato un
posto preminente nell’esecuzione delle opere, non godono
neppure di esplicita considerazione da parte del legislatore,
il quale, pur avendo proceduto anche recentemente
a diversi aggiornamenti ed integrazioni della legge in
argomento, non li ha manco menzionati fra coloro che, in
base all’art. 82, sono titolari del diritto di opporsi (art. 81)
alla diffusione di loro esecuzioni pregiudizievoli del loro
onore o della loro reputazione.
Il MASSIMILIANO // 18 // ATTUALITA’
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L ’ indifendi b ile .
I l diritto morale d ’ autore :
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“ A non - moving perspective of “ W rong W a y ” , p h oto b y J ason S taten , U S A
Si è affermato all’inizio del presente articolo che la questione
può avere un riflesso economico sull’attività dei teatri:
certamente, perchè l’attuale andazzo comporta sprechi
giganteschi per compensi a registi i quali rivendicano
diritti d’autore per le indicazioni interpretative diverse
dal testo originale, per impianti scenografici complicati,
ingombranti, di impegnativa e dispendiosa costruzione, di
costosissimo trasferimento in altri teatri, di risultato estetico
peraltro solitamente infimo, oltre tutto inutilizzabili per le
successive riprese in repertorio poiché, sfumato il clamore
scandalistico iniziale, la stolta provocatorietà, privata del
botto, mostrerebbe la propria inconsistenza e la propria
inadeguatezza artistica.
D’altro canto, ma nel medesimo senso, il pubblico,
specialmente quello giovane, che dev’essere attratto nei
teatri d’opera se non si vuole che questo genere perisca
definitivamente con l’estinguersi del pubblico anziano che
al momento ne costituisce la parte preponderante, da un
lato difficilmente potrebbe apprezzare rappresentazioni
astruse ed incomprensibili e dall’altro ha comunque diritto
a non vedersi propinare prodotti adulterati: se va ad assistere
ad un’opera settecentesca o ottocentesca, lo fa perchè
suppone trattarsi di cosa bella e culturalmente valida ed è
giusto ed indispensabile che la possa apprezzare nella sua
veste scenica autentica ed appropriata. In proposito non
si può tralasciare di considerare che certi comportamenti
o certe vicende delle trame, giusto o sbagliato che sia, per
una sorta di convenzione teatrale ormai consolidata sono
ritenuti credibili o drammaturgicamente funzionanti
nell’epoca e nei luoghi in cui sono stati ambientati, ma
risultano assurdi o incomprensibili in altre epoche o in
altri luoghi.
Recuperare una fetta consistente ed indispensabile
di pubblico, fornendogli un prodotto culturalmente
autentico e godibile, risparmiando sui costi ed innalzando
la qualità degli spettacoli, non sarebbe forse un’azione
economicamente vantaggiosa sia direttamente che per
l’indotto?
Magari certi ambienti che pretendono di monopolizzare
la cultura, spartirsene i proventi e trattarla come “cosa
loro” non saranno tanto d’accordo...
Il MASSIMILIANO // 19 // ATTUALITA’
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L ’ indifendi b ile .
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P h oto b y M ateus z S tac h owski
d i S A N D R O A PA
LA REGIA NELL’OPERA LIRICA – BREVE
EXCURSUS STORICO-CRITICO.
Se si va a controllare sulle locandine dei teatri d’opera
di un secolo fa, non vi si trovano i nomi dei registi, ma
al massimo quelli degli scenografi. Spesse volte erano i
compositori stessi che si preoccupavano di curare la
messa in scena delle proprie opere, ma è facile supporre
che lo facessero in modo alquanto differente da come lo
si farebbe oggi.
Tale ipotesi è avvalorata da un indizio rivelatore. Nel suo
libro Voci parallele, Giacomo Lauri Volpi, delineando la
figura di due o tre soprani dell’epoca sua, segnatamente
– se non ricordo male – Claudia Muzio e Magda
Olivero, le qualificava cantanti-attrici, per evidenziarne
la differenza dalle altre, poiché, oltre a cantare,
recitavano: questo sembrerebbe normale oggi, ma non
doveva esserlo altrettanto allora, quando i cantanti lirici,
pur muovendosi all’interno di scene figurative e con
appropriati costumi, solevano piazzarsi sul proscenio e,
limitando la gesticolazione all’indispensabile, cantavano
la loro parte, ad essa esclusivamente affidando la propria
prestazione; né probabilmente il pubblico chiedeva altro,
accontentandosi di voci belle e possenti e di musica
orecchiabile. La funzione del direttore di scena, figura
allora esistente, consisteva prevalentemente nel dirigere
il traffico, con particolare riguardo alla dislocazione ed
al movimento dei coristi e delle comparse, ma senza
permettersi di interferire sulla recitazione dei protagonisti
o dei comprimari.
D’altro canto, anche la direzione d’orchestra in quei tempi
era piuttosto diversa dall’attuale e le orchestre, pochissime
delle quali stabili e molte altre assai variabili nell’organico
e perfino nell’intonazione, venivano preparate da un
maestro concertatore, il quale all’ultimo cedeva il podio
al direttore, che, senza ulteriori prove, si limitava a battere
il tempo e dare qualche indicazione dinamica secondo il
momentaneo estro.
Se dunque nessuno potrebbe sensatamente oggi
contestare la necessità del direttore d’orchestra (come
guida dell’insieme vocale e strumentale e come interprete),
parimenti necessaria appare la figura del regista per dare
una soddisfacente veste scenica e logica narrativa all’opera
che – non si dimentichi – è un composto di recitazione,
musica, poesia, talora danza, pittura (il nome stesso, che
oggi noi riteniamo un femminile singolare, con ogni
probabilità ha origine nel plurale del neutro latino opus,
cioè lavoro), in cui ciascuna delle componenti ha necessità
e diritto di essere curata secondo la sua importanza
nell’equilibrio generale.
La funzione del regista è pertanto servente e volta a
realizzare le intenzioni dell’autore, non a sovvertirle in
nome di pretese libertà interpretative, soppiantandole con
idee proprie del tutto differenti e non di rado attribuendo
Il MASSIMILIANO // 20 // ATTUALITA’
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I mages b y S vilen M ilev www . efffective . com
a lui, defunto ed impossibilitato a difendersi, orientamenti
ideologici o preferenze politiche attuali basate su proiezioni
od equazioni del tutto opinabili ed indimostrabili.
Uno dei registi che attualmente imperversano nei teatri ha
sfacciatamente asserito, in un’intervista ad un giornale, di
trascurare sempre, deliberatamente e pregiudizialmente,
qualunque indicazione scenica dell’autore e di “creare”
una sua vicenda scenica sulla base del solo testo. Se questo
possa considerarsi onestà o lealtà nei confronti dell’autore
e degli spettatori lascio al lettore giudicare.
Ma le intemperanze registiche non solo e non sempre
sono frutto di mala fede: talora su una stratosferica
presunzione si innesta incredibilmente una bella dose di
ignoranza e di ingenuità. Una delle imprese in cui non
pochi registi dichiarano di cimentarsi è la lettura del lavoro
letterario originale da cui solitamente l’opera è tratta, per
“migliorare”, secondo loro, l’aspetto drammaturgico.
Queste operazioni solitamente rasentano l’idiozia, non
considerando due aspetti fondamentali. Il primo è di natura
prettamente aritmetica: se un romanzo necessita di alcuni
giorni per essere letto da un lettore di medie capacità,
è evidente che la sola sua sceneggiatura comporta la
necessità di ridurne notevolmente la mole per far rientrare
lo spettacolo di prosa nel limite di qualche ora; se a ciò si
aggiunge che la musica ha ulteriori esigenze sue proprie,
è ovvio che lo sfrondamento di episodi e personaggi
marginali debba essere ancora più drastico. Se dunque
il librettista ha dovuto apportare modifiche all’originale
letterario per adattarlo alla scena lirica, spesso incidendo
con i propri interventi sullo stesso svolgimento narrativo, il
ripristinare da parte del regista personaggi e situazioni che
il librettista aveva dovuto sopprimere, oltre ad appesantire
la scena con elementi di ardua collocazione perchè non
previsti nella partitura (mimi, flashback durante preludi
ed intermezzi strumentali, proiezioni etc.), aggiunge
solitamente confusione ed incongruenza. Ma i registi – si
sa – sono sempre intelligentissimi.
Il secondo aspetto è storico-letterario. All’epoca in cui
l’opera dapprima ed il melodramma poi erano uno
spettacolo di massa, contemporaneo e per tutti, e non come
oggi un’espressione ancor viva ma di nicchia e di carattere
alquanto museale, con la maggior parte del repertorio
che pesca nel passato, quel tipo di spettacolo aveva una
considerazione analoga a quella che oggi hanno il cinema
o i campionati sportivi; e la veste letteraria dei libretti
non aveva troppe pretese, attestandosi qualitativamente
al livello di quel che sarebbe stato poi e fino a qualche
anno fa il fotoromanzo, con trame ora sdolcinate, ora
avventurose, ora truculente, ma sempre caratterizzate
da una sbrigativa semplificazione dei fatti narrati.
Pretendere di caricarle con caratterizzazioni psicologiche,
introspezioni e simbologie ad esse assolutamente estranee
e per nulla congeniali, evidenzia piuttosto scarsa cultura
storica ed incapacità di comprendere la reale portata
Il MASSIMILIANO // 21 // ATTUALITA’
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L ’ indifendi b ile .
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P h oto b y P edro V aldeolmilloswww . meltemi . info
artistica e teatrale di ciò che si intende mettere in scena.
Conoscendo anche le usuali obbiezioni che vengono
sollevate contro i rilievi dianzi formulati, ad esse replico
sùbito.
Nessuno intende coartare la libertà dell’interprete, che
anzi è il presupposto di una corretta realizzazione dello
spettacolo. Ma tale libertà è appunto quella dell’interprete,
ossia di colui che non è incaricato di creare qualcosa di
proprio, bensì di ricreare qui ed ora quel che un altro,
l’autore, ha concepito e schematizzato in passato; più o
meno, se mi si perdona il paragone un po’ grezzo, come
l’autista dell’autobus di linea, che deve essere assolutamente
autonomo nell’azionare i comandi del mezzo, ma deve
rispettare il percorso assegnatogli e gli orari del servizio.
Né si comprende perchè i due aspetti, quello musicale e
quello scenico, che sono le parti complementari dell’opera,
dovrebbero divergere invece di cooperare, come accade
non di rado in esecuzioni odierne di opere settecentesche,
in cui direttori con fisime filologiche esasperate pretendono
la riapertura di tutti i tagli di tradizione recuperando
spesso musiche superflue e di scarsa qualità o l’impiego
di strumenti d’epoca con tutti i difetti che essi avevano,
mentre i registi vanno in direzione diametralmente
opposta, ambientando la recitazione in epoca moderna,
con costumi e riferimenti contemporanei o altre trovate
“geniali”.
Neppure è sostenibile un’altra frequente affermazione,
secondo la quale la ripetitività comprometterebbe la
freschezza e l’attrattiva degli spettacoli. Forse potrebbe
essere così con l’utilizzazione sempre del medesimo
allestimento (problema peraltro che mai si è posto per
certi musical americani di successo, che si replicano in
modo pressochè identico per centinaia e finanche qualche
migliaio di sere di seguito) ma non certo col rinnovo della
scenografia e dei costumi, in diverso stile sempre però
rispettando le indicazioni dell’autore. Comunque non si
comprende perchè il solo aspetto scenico dovrebbe avere
questo effetto di saturazione. Nell’opera la musica e le
parole rimangono inalterate e nessuno se ne lamenta,
anzi si censurerebbero aspramente eventuali tagli o
aggiustamenti per interpreti di precaria vocalità, o anche
arbitrari cambi nella strumentazione. Parimenti nel
cinema moltissime persone amano rivedere più volte
il medesimo film e nessuno si annioia per la sua ovvia
identità: se qualcosa è bella ed ha elevate qualità estetiche
piace sempre ed alterarla spesso equivale a danneggiarla,
come provano i rifacimenti di molti film che non riescono
il più delle volte a pareggiare gli originali. Perchè dunque il
rispetto della messa in scena di tipo tradizionale dovrebbe
stufare il pubblico? Il quale, oltre tutto, non è sempre
lo stesso e molti potrebbero vedere per la prima volta
un’opera già rappresentata numerose altre volte: come
uno potrebbe trovare ripetitivo ciò che per lui è comunque
nuovo? Senza contare che il nuovo non è certo un valore
Il MASSIMILIANO // 22 // ATTUALITA’
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P h oto b y K laus S andrini h ttp www . sandrininet . info
autonomo e le cose d’arte si classificano in base alla loro
bellezza, non alla loro novità. Oppure, per non mettere
in mostra sempre le stesse cose, si dovrebbero cambiare
continuamente gli assetti espositivi di tutti i musei?
Non meno insulsa e insostenibile è anche la posizione
di coloro che, pur di atteggiarsi a intenditori raffinati
e progressisti, asseriscono che, pur con taluni aspetti
discutibili, le regie innovative in molti casi ottengono
risultati apprezzabili. Ma apprezzabili rispetto a che?
Così ragionando, anche il tradimento di solito porta
qualche stimolo piacevole, ma non lo si può considerare
per questo funzionale al matrimonio. Giudicare di un
risultato in base ad una sola emozione estetica – per di
più del tutto soggettiva – che esso può produrre, avulsa
da tutto il resto, è atto semplicemente insensato e privo
di fondamento critico. Può anche darsi che organizzare
feste da ballo o partite di pallavolo nella Cappella Sistina
possa piacere a ballerini e giocatori, ma non sembra
logico prostituire quell’augusto edificio ad usi così
volgarmente profani, così come sembrerebbe folle usare
banconote per farne coriandoli. Come si possono allora
considerare artisticamente accettabili certe disinvolte
operazioni che tramutano in scherzacci goliardici fuori
tempo o in turpi caricature lavori che qualche merito
nella storia del teatro e della musica hanno pur avuto?
E ancora, sarebbe disposto qualcuno a trovare bella la
propria immagine riflessa da specchi deformanti, in modo
che appaia mostruosa e ripugnante? E perchè questo, che
viene considerato inaccettabile per le persone, dovrebbe
poi essere apprezzato e lodato per le opere liriche?
Il MASSIMILIANO // 23 // ATTUALITA’
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“ A udience awaiting a t h eatre s h ow to b egin . ” , p h oto b y K im b erlee K essler , www . kim b erleekessler . com
d i S A N D R O A PA
LA PROPOSTA
Per evitare effettivamente le distorsioni descritte
nell’articolo, occorrerebbe, anche per i citati aspetti di
collaborazione internazionale, uno strumento normativo
sovranazionale che unificasse, sotto questo profilo, le
varie legislazioni nazionali, almeno in ambito europeo.
Certo, la sola idea che gli organismi europei, i quali già
hanno espropriato gli stati membri di parti fondamentali
della loro sovranità e li affliggono con la loro soffocante
normazione su tutto, vadano a ficcare il naso anche
in queste faccende fa rabbrividire. Eppure sarebbe in
certo modo auspicabile che qualche regola per tutelare
adeguatamente il diritto morale d’autore in ambito non
solo nazionale si emanasse. In mancanza, sarebbe già
qualcosa se una norma del genere fosse introdotta almeno
in Italia.
Poiché è difficile, se non impossibile prescrivere
comportamenti per funzioni essenzialmente libere, come
il teatro, senza incorrere nei rischi di una irregimentazione
della cultura propria solitamente dei regimi dittatoriali,
come accadde nelle non rimpiante epoche del fascismo in
Italia e, ancor peggio, del comunismo in Unione Sovietica,
occorre invece cambiare prospettiva e vedere la questione
sotto il profilo della “tutela del consumatore”, brutta
espressione che tuttavia costituisce un richiamo efficace
per certe attuali sensibilità.
Colui che decide di assistere ad un certo spettacolo,
pagandone l’ingresso, acquisisce una aspettativa di diritto
ad ottenere quello che nel programma gli è stato promesso
in forma di offerta al pubblico. E, allo stesso modo in cui per
i prodotti alimentari, gli elettrodomestici, gli abiti e le altre
merci il produttore è tenuto a certificare le caratteristiche
di ciò che pone in vendita e la sua conformità alle norme
commerciali ed il possesso delle caratteristiche da esse
previste, si potrebbe imporre alle direzioni dei teatri di
dichiarare per ogni singola rappresentazione che essa
è conforme alle prescrizioni dell’autore. Ovviamente,
poiché la cosa è verificabile dal confronto col libretto, i
dichiaranti sarebbero obbligati a comportarsi seriamente
per evitare le conseguenze di una dichiarazione falsa.
E, sempre al medesimo fine, non essendo giusto impedire
la libera espressione di drammaturghi, commediografi,
musicisti ed altri autori, si deve lasciar loro piena
autonomia creativa per lavori di propria invenzione e
scrittura, proibendo però loro – esattamente come si fa per
gli inventori di ogni altro prodotto brevettato – di copiare
lavori altrui o di sfruttarli in modo irregolare apportandovi
modifiche non autorizzate dall’autore, il quale soltanto, a
norma dell’art. 18-comma III della legge 633, ha il diritto
(definito proprio esclusivo) di modificare la sua creazione.
Ciò escluderebbe la prassi molto in voga di accalappiare
numeroso pubblico, attratto dalla celebrità dell’autore
o dell’opera, fornendogli invece esecuzioni adulterate
Il MASSIMILIANO // 24 // ATTUALITA’
news
L ’ indifendi b ile .
I l diritto morale d ’ autore :
come realmente tutelarlo ?
P h oto b y L i z e R ixt U trec h t , N et h erlands
e truffaldine, nelle quali, oltre tutto, si attribuiscono in
modo arbitrario ed indimostrato all’autore stesso idee,
tendenze ideologiche o preferenze politiche rapportate
alla situazione corrente, solitamente per ammantare con
la sua autorità morale la propria faziosità o il proprio
tornaconto.
Le sanzioni per la violazione di tali precetti non dovrebbero
avere natura penale, attesa l’inefficienza nota, riconosciuta,
incontestabile e difficilmente sanabile della giustizia penale,
ma esclusivamente civilistica, con applicazioni rapide, in
via arbitrale, di rimborsi ed indennizzi per chi sia stato
vittima dello scorretto comportamento commerciale.
Il MASSIMILIANO // 25 // ATTUALITA’
news
Jack “the dripper” accanto a
Leonardo e Michelangelo.
Il Progetto Pollock entra
nella sua fase finale
I l rinnovato interesse per il maestro dell ’ action
painting , J ackson P ollock , cele b rato con mostre ed
aste milionarie , entra nella sua fase pi ù interessante . A
b reve , F iren z e , per i 4 5 0 anni dalla morte di Buonarroti ,
confronter à P ollock con il genio del R inascimento
in una mostra da non perdere . A maggio C h ristie ’ s ,
metter à all ’ asta l ’ opera c h e indirettamente cost ò la
vita al pittore americano : nel 1 9 5 4 P ollock scam b i ò
il quadro “ killer ” in cam b io di quella O ldsmo b ile
decappotta b ile verde con la quale due anni pi ù tardi
si sc h ianter à morendo a 4 4 anni . E d infine il P rogetto
P ollock : una ricerca unica in I talia e nella sua
complessit à forse nel mondo , c h e mira a giungere
a una diagnosi sullo stato di salute dell ’ opera
“ A lc h imia ” , un dipinto di oltre un metro per due della
C olle z ione P egg y G uggen h eim di V ene z ia , e allo stesso
tempo permetter à di entrare nel mondo di P ollock , di
destrutturare idealmente il suo lavoro , di leggere
ogni goccia di colore , sia esso pittura d ’ alluminio o
smalto industriale .
leggi l’articolo
d i C R I S T I N A S PA DA
Il MASSIMILIANO // 26 // ATTUALITA’
news
Jack “ t he dripper ” accanto a
L eonardo e Mic h elangelo .Il Progetto
P ollock entra nella sua fase finale
A lc h imia ( A lc h em y ) , 1 9 4 7
d i C R I S T I N A S PA DA
E’ un progetto innovativo ed ambizioso quello promosso
dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia in
collaborazione con importanti istituti di ricerca italiani e
statunitensi: l’analisi accurata di undici opere di Jackson
Pollock finalizzata ad approfondire la conoscenza sulla
tecnica del pittore e ad individuare le strategie conservative
più adatte per le sue opere.
Nuova è la sensibilità dimostrata dai promotori di questa
iniziativa nei confronti delle specifiche problematiche
conservative poste dalle opere d’arte contemporanea. Se
per i pezzi d’arte antica, medievale o moderna lo studio
delle tecniche esecutive e gli interventi di restauro sono
all’ordine del giorno, è piuttosto recente l’idea di estendere
anche alle opere contemporanee tale metodo di ricerca.
D’altronde, la necessità di quest’approccio è suggerita
dalle caratteristiche stesse di questi pezzi, realizzati con
tecniche e materiali sempre più innovativi e spesso estranei
a ciò che l’immaginario collettivo tradizionalmente ritiene
sia proprio di un oggetto artistico.
Nel caso specifico delle opere coinvolte in questo progetto
la peculiarità tecnica è palese. Le undici tele della
collezione veneziana furono dipinte da Jackson Pollock
(1912-1956) tra 1942 e 1947 e, ad uno sguardo d’insieme,
permettono di ricostruire il passaggio da un astrattismo
d’ispirazione ancora cubista, all’elaborazione di una
nuova tecnica esecutiva rispondente alla poetica surrealista
dell’automatismo inconscio. E’ la tecnica del dripping, in
cui il gesto energico e volitivo dell’artista che sgocciola
direttamente sulla tela distesa a terra colori e vernice
diventa momento essenziale dell’espressione artistica,
traduzione spontanea dei moti espressivi dell’animo in un
vortice di segni e colori. La superficie della tela diventa così
estremamente irregolare, con grumi e rientranze creati
dalla sovrapposizione casuale di materiali diversificati.
L’assoluta novità della proposta di Pollock ne ha fatto
uno dei momenti cruciali nell’evoluzione del linguaggio
artistico contemporaneo.
Tanto più significativa appare dunque la scelta di
sottoporre questo specifico nucleo di opere ad un’analisi
tecnica approfondita ed articolata. Il valore e la serietà del
progetto è dichiarato dal profilo dei soggetti coinvolti, tutti
istituti di ricerca ed enti museali altamente specializzati.
Pensabene Buemi e Carol Stringari, rispettivamente
conservatori capo dellaCollezione Peggy Guggenheim di
Venezia e del Museo Solomon R. Guggenheim di New
York,collaborano: il Getty Conservation Institute e J. Paul
Getty Meseum di Los Angeles ed il Seattle ArtMuseum
-già impegnati in ricerche sulla tecnica di Pollock-, insieme
all’Istituto CNR di Science e Tecnologie Molecolari,
il Centro di Eccellenza SMAArt di Perugia, l’Istituto
CNR Nazionale di Ottica di Firenze, il Laboratorio di
Diagnostica di Spoleto e l’Opificio delle Pietre Dure di
Firenze.Se il rilievo internazionale del così detto “Progetto
Il MASSIMILIANO // 27 // ATTUALITA’
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Jack “ t he dripper ” accanto a
L eonardo e Mic h elangelo .Il Progetto
P ollock entra nella sua fase finale
I tecnici del la b oratorio mo b ile M O L A B al lavoro su un P ollock della C olle z ione P egg y G uggen h eim ©
Pollock” è del tutto evidente, si vuole far notare anche
l’esemplare sinergia tra istituzioni pubbliche e private
creatasi in quest’occasione.
La prima fase del progetto, svoltasi nel giugno del 2013,
prevedeva lo studio tecnico sistematico delle opere di
Pollock conservate nella Collezione Peggy Guggenheim.
Si sceglieva di non rimuovere le tele dalla loro collocazione
abituale in Palazzo Vernier dei Leoni, facendo intervenire
il laboratorio mobile MOLAB, che ha installato le
proprie attrezzature direttamente in una sala del museo.
Dettaglio non irrilevante, che ha consentito a chi in quei
giorni visitava il museo di entrare in contatto diretto con
il lavoro dei tecnici. Le analisi non invasive svolte in quei
giorni hanno permesso di acquisire molte informazioni
sui materiali utilizzati, sul tipo di pigmenti, sui leganti
e sulla stratigrafia della superficie pittorica. I risultati
di queste analisi sono stati parzialmente esposti il 10
ottobre 2013, in occasione del convegno “Science and
Innovation in the Study of Modern andContemporary
Art” organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei e
dalla U.S. Academy of Sciences presso l’Istituto Italiano
di Cultura a New York.
La seconda fase del “Progetto Pollock” ha preso il via
dagli esiti delle analisi scientifiche. Si è, infatti, scelto di
procedere con il restauro conservativo di una tra le più
famose tele presenti nel museo veneziano: “Alchemy”,
uno dei primi esperimenti di dripping realizzato da
Pollock nel 1947. Il restauro è stato affidato ad un centro
d’eccellenza internazionale in quest’ambito: l’Opificio
delle Pietre Dure di Firenze. A detta dello stesso direttore
dell’Istituto, Marco Ciatti, la partecipazione a questo
progetto rappresenta una nuova sfida per l’Opificio
stesso, chiamato ad occuparsi direttamente e in misura
sempre maggiore della nuova realtà del restauro di opere
contemporanee. La tela è giunta nei laboratori del Settore
Dipinti dell’OPD, presso la Fortezza da Basso di Firenze,
lo scorso 2 dicembre 2013. Gli interventi sull’opera
sono iniziati subito, con una prima fase di ulteriori
analisi tecniche propedeutiche ad un successivo restauro
conservativo, che dovrebbe sostanziarsi in una minuziosa
pulitura della superficie pittorica.
Luciano Pensabene Buemi ha parlato di “momento
storico” riferendosi a questo progetto di ricerca. Ed in
effetti, pur in attesa delle nuove acquisizioni che il restauro
in corso saprà fornire per lo studio e la conservazione
delle opere di Pollock, la stessa concezione e messa
in opera di una tale iniziativa è di per sé un risultato
promettente. Un progetto di tale spessore scientifico,
nato dalla collaborazione a livello internazionale di
istituzioni altamente specializzate, non può che avere un
valore esemplare per lo studio storico artistico d’oggi, in
particolar modo per l’ambito contemporaneo.
Il MASSIMILIANO // 28 // ATTUALITA’
OPIFICIO DELLE PIETRE DURE (OPD)
APPROF ON D I M E N TO
L’Opificio delle pietre dure di Firenze è un centro di
restauro altamente specializzato, la cui eccellenza
è riconosciuta a livello internazionale. Eccellenza
che trova giustificazione nella lunga storia di
quest’istituzione. L’origine dell’Opificio delle
Pietre dure risale al 1588, quando Ferdinando I
de’Medici promosse la creazione di questo centro
specializzato nella lavorazione delle pietre dure
destinate all’apparato decorativo della Cappella
dei principi: il mausoleo mediceo presso la chiesa
di San Lorenzo. La maestria sviluppata dagli
artigiani fiorentini in questo tipo di lavorazione,
fece sì che la produzione continuasse ancora per due
secoli sotto la dinastia dei Lorena, estendendosi
peraltro anche a preziosi pezzi di arredamento.
Sopravvissuto al periodo critico delle convulse
vicende politiche degli inizi del Regno d’Italia,
l’Opificio seppe garantire la sopravvivenza di
questa specifica competenza reinvestendola nel
campo del restauro. Fu così che dalla fine del XIX
secolo l’OPD si dedicò ad importanti interventi
di restauro riguardanti soprattutto i materiali
lapidei ed i mosaici.
Allora Firenze poteva vantare un’importante
tradizione anche nel restauro pittorico. Era nella
Galleria degli Uffizi che questa tradizione si
era venuta progressivamente sviluppando: alla
necessità di salvaguardare i dipinti lì conservati
si era risposto con uno strutturato sistema di
monitoraggio e restauro conservativo. Questa
storia conobbe una svolta nel 1932, quando si
decise di darle una struttura più sistematica e di
modernizzarne il metodo di studio con la creazione
del Gabinetto Restauri della Soprintendenza
delle Belle Arti di Firenze. Il Gabinetto fu il
primo laboratorio di restauro moderno sorto in
Italia, caratterizzato da un metodo che integrava
lo studio scientifico preliminare ed il restauro
operativo.
Paradossalmente, fu proprio il dover far fronte
alla vastità ed entità dei danni provocati da grandi
tragedie – le due guerre mondiali e l’alluvione del
1966 in primis - che mise alla prova e fece crescere
la perizia fiorentina nel campo del restauro.
Da questa consapevolezza nacque la proposta
dello storico dell’arte Umberto Baldini di
integrare queste diverse competenze di restauro
sviluppatesi a Firenze creando un unico Centro,
integrato nella struttura dell’allora Ministero per
i Beni Culturali ed Ambientali. Fu così che nel
1975 nacque l’Opificio delle Pietre dure quale lo
conosciamo ora: Istituto centrale di Restauro del
MIBACT con sede a Firenze. L’Istituto articola
la propria attività in undici diversi settori di
restauro (dipinti, oreficerie, arazzi, materiali
cartacei, lapidei, mosaici ecc. ) ed opera anche
a livello internazionale, effettuando interventi
sia in loco che nei laboratori fiorentini. Inoltre
presso l’Istituto è presente anche la Scuola di
Alta formazione e di Studi, dove la trasmissione
del sapere pratico e teorico mira a formare nuovi
restauratori che con il loro lavoro garantiscano la
continuità di questa lunga tradizione.
Il MASSIMILIANO // 29 // ATTUALITA’
news
I Musei vi annoiano
e li evitate come la peste?
Un vaccino c’è: l’immunoterapia
del “brutto”
T utta
l ’ arte
moderna ,
da
P icasso
a
Bacon ,
da
S c h ö n b erg a Beckett e J onesco , h a rovesciato i canoni
tradi z ionali del “ b ello ” , producendo opere d ’ arte
in cui i corpi sono deformati , i colori stridono , e
dominano le dissonan z e e gli accostamenti assurdi .
S ignifica c h e il b rutto è diventato nell ’ arte moderna
la vera b elle z z a ? N aturalmente è una farnetica z ione .
G li effetti di cui sopra sono oggetto di scelte volute di
talenti straordinari . M a quando è l ’ improvvisa z ione
a far muovere un pennello o una matita , anc h e nelle
migliori inten z ioni , il risultato non solo non è
scontato , ma pu ò essere talmente b rutto da non poter
essere ignorato . N egli U sa è stato costituito un museo
allo scopo di cele b rare questi “ orrori dell ’ arte ” , ed
il diritto di un artista di fallire : scopriamo il M useum
of Bad A rt di Boston .
leggi l’articolo
di DOMENICO MARCELLA
Il MASSIMILIANO // 30 // ATTUALITA’
news
I M usei vi annoiano e li evitate
come la peste ? U n vaccino c ’ è :
l ’ immunoterapia del “ b rutto ”
T H E S C I E N T I S T A non y mous 2 8 ” x 3 6 ” , mixed media L eft anon y mousl y at M O B A M O B A # 3 8 2
di DOMENICO MARCELLA
Nessun inno alla bellezza, soltanto un elogio al brutto che
non teme di essere ostentato. Orridi esperimenti artistici
ed eco-mostruosità d’artista che, come scorie impossibili da
smaltire, per un intento scherzoso e bizzarro sopravvivono
diventando protagoniste di un’esposizione permanente
e in costante evoluzione. Boston, capitale dello stato
del Massachusetts e centro economico-culturale più
importante degli Stati Uniti, ospita il MOBA (Museum of
Bad Art) riservato esclusivamente alla conservazione, alla
tutela e alla celebrazione della più svariata produzione del
deforme “artistico”. Il MOBA nasce per caso nel 1994
grazie all’intuito dell’antiquario Scott Wilson che – dopo
aver salvato dal macero dei rifiuti quello che sarebbe
diventato il dipinto simbolo del museo (“Lucy in the Field
with Flowers”), e dopo essersi consultato con l’amico Jerry
Reilly – cominciò a collezionare e accumulare una serie
di opere dalla discutibile valenza armonica. Reilly e sua
moglie Marie Jackson improvvisarono un party-vernissage
per esibire le opere in questione e, secondo le loro intenzioni,
fu questa la primissima inaugurazione del MOBA. Il
museo delle brutte arti, come ogni insolito fenomeno, negli
anni ha assunto valore e credibilità grazie soprattutto al
preziosissimo contributo degli appassionati cultori del
genere che, da tutto il mondo, inviano opere malfatte e
sgraziate, permettendo così alla struttura di ampliare lo
spazio che oggi vanta con orgoglio tre sedi espositive e oltre
5000 pezzi. Sarà pur vero e sacrosanto che “La bellezza
salverà il mondo”, ma l’élite un po’ spregiudicata del
MOBA, glorificandone il contrario, contrasta la citazione
del maestro della letteratura russa esibendo atrocità
scultoree, incapaci giochi su tela e azzardi cromatici. Parole
d’ordine? Orrore: per prendere le distanze delle perfezioni
accademiche, per spronare lo spettatore a non annullarsi
davanti allo splendore delle opere museali, e per celebrare il
fallimento di un’arte contemporanea a volte cinica e spietata.
La collezione del MOBA è anche un omaggio a tutti coloro
che hanno sognato di creare un capolavoro, mancando
clamorosamente l’obiettivo. Le opere, però, devono avere
coordinate stilistiche ben precise: brutte e originali, ma
impreziosite (si fa per dire) da evidenti e divertenti difetti.
Ai curatori del museo, infatti, nulla importa delle creazioni
volutamente di cattivo gusto. Quella che potrebbe
rappresentare un’occasione di rivalsa per ogni artefice di
inguardabile produzione, è in realtà un privilegio che passa
da una rigida e severa selezione; a tal riguardo la curatrice
del museo, Marie Jackson, ha sottolineato: «Nove opere su
dieci non vengono accettate dalla galleria perché non sono
abbastanza brutte. Se un artista considera brutta un’opera
non significa che rispecchia sempre i nostri standard». La
mancanza di talento e l’intuito dissacrante, dunque, non
sono i vincenti punti di forza che permettono a un’opera di
essere inclusa ed esposta. Ogni banalità è delitto. Anche nel
tempio in cui brutto viene celebrato come una splendente
Venere, l’arte deve stupire e affascinare.
Il MASSIMILIANO // 31 // ATTUALITA’
seconda parte
ESCLUSIVE
E INSERTI
//
EXCLUSIVE
NEWS AND
INSERTS
L A F OTO
di
Alber t o Cust er lina
L
a vecchia Pontiac station wagon
si trattava di un vecchio ceppo di pioppo
stava procedendo lungo la statale 285 in
a due passi dal fiume, immerso nella luce
direzionesud, attraverso la valle del fiume
giusta econ forme talmente particolari che
Chama. Il sole era basso, l’aria fresca
a suo dire promettevano grandi risultati. Lo
e limpida, la strada sgombra. Fuori dal
guardairestare immobile come un’iguana
finestrino sfilava il tipico paesaggio del
per almeno dieci minuti di fila, in un silenzio
New Mexico, un insieme
di cespugli di mesquite,
alberelli,
polvere
baracche,
un
e
paesaggio
che papà e ioconoscevamo
bene. Una noia mortale per
i suoi occhi da fotografo e
per la mia esuberanza da
ragazzino.
La giornata era andata male
e lui era di cattivo umore:
mentre io mi aggiravo tra
rocce e cespugli, cercavo
di
scorgere
selvatici
e
mi
animali
bagnavo
i piedi scivolando sulle
New Mexico
«Presto!
Presto!»urlò
scendendo
dall’auto
mobile con la
faccia tesa di
uno che aveva
appena fatto
un incidente.
irrealeinterrotto
dal
rumore
soltanto
cristallino
dello scorrere del fiume;
di certo nella sua testa
s’era formata l’immagine
perfetta, esattamente come
la desiderava, esattamente
come mi aveva raccontato
quando gli avevo chiesto
come facesse a decidere
qual era lo scatto giusto.
Purtroppo, come spesso
accadeva in quel mestiere,
papà doveva anche fare
i
conti
con
i
dettagli
sbagliati, che a volte erano
pietre lisce del fiume, lui e Cedric – il suo
impossibili da eliminare e rovinavano
assistente - avevano cercato le inquadrature
completamente l’intera foto. Quella volta
buone, scoraggiandosi via via che il tempo
sul fiume Chama andò proprio in quel
passava e la luce diventava sempre meno
modo: la foto del vecchio pioppo tagliato
interessante.
sarebbe rimasta impressa solamente nella
Papà aveva fatto solo qualche scatto, finché
sua mente.
a un certo punto - a metà pomeriggio
Certo,
-annunciò trionfalmente di aver trovato uno
avrebbero scattato lo stesso, ma non lui.
scorcio che meritava la sua totale attenzione:
Papà diceva sempre che non aveva senso
molti
Il MASSIMILIANO // 33 // LA FOTO
fotografi
al
posto
suo
scattare se non era possibile raggiungere la
e invase l’abitacolo attraverso i finestrini
perfezione, l’avrò sentito un milione di volte.
appena aperti.
Per lui, essere un buon fotografo voleva dire
«Presto!
riuscire a valutare l’immagine e scattare
dall’automobile con la faccia tesa di uno
solo quando si era sicuri del risultato. Per
che aveva appena fatto un incidente. «È la
lui, tutti erano buoni a scattare a raffica, con
foto perfetta! Maledizione, Cedric, ti vuoi
l’idea che almeno una fotografia sarebbero
muovere?»
riusciti a imbroccarla, quella però non era
Io ero impaurito e impiegai qualche secondo
arte ma roba buona soltanto per le feste
per riprendermi dal primo pensiero che mi
di compleanno e i barbecue estivi in riva
era venuto in mente dopo la sbandata: oddio,
al lago. Oppure per qualche giornalista,
siamo finiti fuori strada e adessomoriremo
che magari non aveva il tempo di stare lì,
tutti cappottandoci e prendendo fuoco.
a studiare l’inquadratura anche per un’ora.
Cedric era impallidito. Scese e affrontò papà:
E così, facendo appello a una delle qualità
«Si può sapere cosa diavolo stai facendo?»
fondamentali del buon fotografo, che sa
«Là, guarda, è l’inquadratura perfetta».
riconoscere il momento in cui bisogna lasciar
Cedric si voltò e guardò nella direzione
perdere, papà aveva deciso di tornarsene
indicata dall’amico.
acasa. Caricammo tutta l’attrezzatura nel
Nuvole, montagne lontane, la Luna che
baule della station wagon e partimmo verso
stava salendo in cielo, delle costruzioni,
nord, direzione Santa Fe.
forse una chiesa. Sapevo che Cedric non
Era il pomeriggio del 31 ottobre 1941 e
riusciva mai a vedere ciò che vedeva papà
all’orizzonte - dietro alle montagne della
- ne avevanodiscusso in molte occasioni -
catena del Sangre de Cristo, che si vedevano
però aveva preso l’abitudine di credere alle
in lontananza, poco a nord di Abiquiu - le
sue capacità e di fare esattamente ciò che
nuvole bianchissime stavano salendo nel
gli veniva ordinato di fare. In fondo era
cielo.
quello il compito dell’assistente: preparare
Fu su quel tratto di strada, tra Hernandez
il
ed Española, che successe il fatto.
smontarlo. Comunque, per dirla tutta,
Io sedevo dietro e guardavo una bambolina
nemmeno io ero capace di vedere ciò che
hawaiana che dondolava dallo specchietto
vedeva papà e infatti rimasi a scrutare verso
retrovisore, quando papà si voltò a sinistra
sinistra senza capirci un granché.
per guardare fuori dal finestrino, come
«Insomma, potevamo ammazzarci.» Disse
spessofaceva mentre guidava veloce lungo
Cedric, che evidentemente quella frenata
gli interminabili e noiosi rettilinei del New
brusca proprio non l’aveva digerita.
Mexico;all’improvviso scartò verso destra,
Papà fece un gesto vago con la mano: «Ne
portando la macchina sullo sterrato che
discuteremo più tardi. Ora prendiamo
fiancheggiava la strada. Il suo piede destro
l’attrezzatura e attraversiamo la strada,
spinse con prepotenza il pedale del freno e
presto!» Poi si voltò e mi fissò attraverso
la macchina sbandò da un lato e dall’altro,
il finestrino abbassato: «E tu resta qui.
come la coda di un pesce che nuotava. Un
Facciamo in un attimo. Non vorrei che un
gran polverone si sollevò all’improvviso
camion...»
Presto!»
materiale,
Il MASSIMILIANO // 35 // LA FOTO
Urlò
trasportarlo,
scendendo
montarlo
e
Lasciò la frase in sospeso e guardò
esposimetro. Dove diavolo sarà finito?» E
nuovamente Cedric: «Hai preso la macchina
cominciò grufolare tra la roba.
fotografica. Ah, sì. Il treppiede dov’è? Ah,
Tornai a guardare verso papà: era disperato,
eccolo. È la sotto. Aspetta, lo prendo io. Tu
ma all’improvviso il suo volto s’illuminò
non scordare i negativi…»
eun istante dopo cominciò a trafficare con
E si tuffò con la testa nel baule della
la macchina fotografica.
macchina, cercando di tirare fuori ciò che
Il giorno seguente, davanti a due birre e a un
gli serviva. Pochi secondi dopo, due uomini
frullato alla fragola, quando Cedric gliavrebbe
carichi di attrezzatura attraversarono di
chiesto come avesse fatto a scattare senza
corsa la strada rischiando di essere investiti
l’ausilio dell’esposimetro, papà avrebbe
da una decappottabile rossa, che li coprì
confessato di aver perfino valutato la
d’insultisuonando a lungo il clacson.
possibilità di avvalersi del bracketing, che
Giunti sull’altro lato della strada, papà
forse avrebbe potuto metterlo al riparo dallo
era caduto vittima della frenesia: visto da
sprecare un’inquadratura tanto buona, ma
lontano sembrava un pugile in attesa della
poi, all’improvviso, si era ricordato qual
prima ripresa per i campionati mondiali.
era la luminanza della Luna: 250 candele
Era teso, nervoso ma determinato a scattare
per piede quadro. «Se avessi messo quel
quella fotografia. Sistemò il treppiede e
valore in Zona VII, ed era proprio lì che
nel frattempo esortò Cedric a preparare
andava messo»avrebbe detto sorseggiando
velocemente la macchina fotografica.
la birra «e un valore di 60 candele per
«Usiamo la 64 ASA!» Lo sentii gridare.
piede quadro in Zona V,il che mi sembrava
L’altro annuì e si diede da fare. Non appena
più che appropriato per quel panorama,
la fotocamera fu pronta e sistemata sul
aggiungendo la correzione delfiltro avrei
treppiede, papà aggiustò l’inquadratura
ottenuto un’esposizione di 1 secondo su
e subito dopo rischiò di farsi venire un
un diaframma f32. La soluzione perfetta.
collasso:urlò come un ossesso verso Cedric,
Fatto sta, che a causa di alcune nuvole che
ma io non riuscii a capire cosa stesse
si muovevano velocemente e chestavano
dicendo a causa di un camion di passaggio.
per coprire il sole, che era già molto basso
Cedric si guardò attorno, indicò l’auto e
sull’orizzonte, la luce stava per mutare
disse qualcosa.
equindi non c’era tempo da perdere: le croci
Papà gli fece segno di sbrigarsi, poi
bianche del piccolo cimitero e le pareti chiare
cominciò a trafficare con l’obiettivo, forse
della chiesa si sarebbero inesorabilmente
montòdavanti alla lente un filtro, di quelli
spente rendendo l’inquadratura il regno
colorati, attraverso i quali mi piaceva tanto
del grigiore, così scattai rimettendomi alla
guardare; una volta me ne aveva regalato
pietà di Dio. »
uno, che gli si era rovinato cadendo a terra.
Tornando ai fatti successi sulla strada,
Cedric, intanto, era tornato all’auto, così io
Cedric l’aveva raggiunto a mani vuote e
m’inginocchiai sul sedile voltandomi verso
allargava le braccia cercando di scusarsi,
il bagagliaio.
mentre il sole scompariva dietro alle nuvole
«Cedric, cosa stai cercando?» Chiesi.
e la scena s’infilava nella piattezza della
E
luce diffusa. La giornata era definitivamente
lui,
affannato:
«Quel
maledetto
Il MASSIMILIANO // 36 // LA FOTO
chiusa.Papà rassicurò Cedric con alcune
pacche sulle spalle e insieme tornarono
alla macchinaper sistemare l’attrezzatura
nel bagagliaio. Ci rimettemmo in viaggio
portandoci dietro lasperanza di aver fatto
un grande scatto e la brutta sensazione che
non fosse andato a buon fine. Ovvero, quel
pensiero se la portò dietro papà, che rimase
muto fino al nostro arrivo in città e parlò
pochissimo fino alla mattina seguente.
Cedric, invece, guardò fuori dal finestrino
per tutto il tempo, immerso in chissà quali
pensieri, e io ripresi a fissare il bambolotto
hawaiano.
Soltanto il giorno dopo, quando quel
negativo fu sviluppato e i primi provini
furono stampati, fu chiaro a tutti che quello
scatto sarebbe diventata la fotografia più
famosa diAnsel Adams. Festeggiammo a
birra e frullato alla fragola.
BIO
A l b erto
C u sterlina ,
scrittore
triestino , h a esordito nel 2 0 0 8
con
il
roman z o
intitolato
“ Bal k an b an g ! ” ( ed . P erdisa P op )
per il q u ale è stato indicato
come “ mi g lior esordiente ” dalla
g i u ria del P remio C amaiore di
L etterat u ra Gialla 2 0 0 9 .
Lo
stesso
roman z o
è
stato
n u o v amente p u b b licato nel 2 0 1 0
da M ondadori , nella storica
collana S e g retissimo . N el 2 0 1 0
ha
p u b b licato
anc h e
“ M ano
nera ” e nel 2 0 11 “ C u l - de - sac ” , per
i tipi di B . C . D alai editore .
A tt u almente sta scri v endo u na
trilo g ia
storica
intitolata
“ A ll ’ om b ra
dell ’ I mpero ”
( Baldini & C astoldi editore ) il c u i
primo v ol u me , “ I l se g reto del
M and y lion ” , è stato p u b b licato
nell ’ a u t u nno del 2 0 1 3 .
Il MASSIMILIANO // 38 // LA FOTO
INSERTO
OPERE D’ARTE
RUBATE
QUESTO INSERTO È REALIZZATO GRAZIE
AGLI ENTI, I MUSEI, LE SOCIETÀ E LE AZIENDE
CHE PROMUOVONO ATTIVITÀ, INIZIATIVE NELLE PAGINE DE
IL MASSIMILIANO
#art #culture web magazine
SPES FRUCTUS LUCIS
N° 70 APRILE/GIUGNO 2014
Il MASSIMILIANO // 01 // ESCLUSIVE E INSERTI
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale
Piazza S. Ignazio, 152 - 00186 Roma
tel 06 6920301 fax 06 69203069
www.carabinieri.it
[email protected]
CASI URGENTI:
112
SERVIZIO PER LA RICERCA DELLE OPERE D’ARTE RUBATE
I Comandi dell’arma, in stretta collaborazione con gli organi amministrativi e tecnici del competente dicastero e
specializzati nel particolare settore, si considerano a disposizione di chiunque, nell’interesse del Patrimonio Artistico
Nazionale ed a salvaguardia della propria reputazione professionale e personale, voglia collaborare nella lotta
intrapresa contro quella particolare forma di criminalità che incide su beni di inestimabile valore storico e culturale.
DOCUMENTO DELL’OPERA D’ARTE - OBJECT ID
L’Object ID è un modulo che consente una rapida ma esaustiva descrizione di beni culturali.
Opportunamente compilato dai proprietari, può essere estremamente utile in caso di furto di tali beni, poiché
consente l’agevole informatizzazione degli elementi descrittivi nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente
sottratti, in modo da favorire la costante comparazione con quanto giornalmente sia oggetto di controllo e,
dunque, il recupero.Collegatevi al sito WWW.CARABINIERI.IT nella sezione Beni d’interesse culturale
troverete il form da compilare.
I dati inseriti in questo form NON verranno memorizzati in alcun modo dal Comando Carabinieri Tutela
Patrimonio Culturale e dunque dopo aver compilato la scheda, si raccomanda di conservarla in un luogo sicuro.
Il MASSIMILIANO // 02 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
PITTURA
Maddalena e gli angeli
Madonna con bambino
Anonimo del XVII secolo
Olio su tela
cm 130 x 95
(Rif.89989/1)
Anonimo del XX secolo
Olio su tavola
cm 67 x 50
(Rif.88554/1)
ADORAZIONE DEI MAGI
Anonimo del XVIII secolo
Olio su tela
cm 120 x 100
(Rif.89570/8)
Il MASSIMILIANO // 03 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
PITTURA
IMMACOLATA CONCEZIONE
Anonimo del XVIII secolo
Olio su tela
cm 137 x 97
(Rif.81884/1)
Madonna CON BAMBINO
SANTI E ANGELI
Anonimo del XIX secolo
Olio su tela
cm 120 x 150
(Rif.88981/1)
Madonna con Bambino e i
Santi GIUSEPPE E FLORIANO
sant’antonio da padova
e gesù bambino
Franceschini Marcantonio(1648-1729)
Olio su tela
cm 100 x 90
(Rif.91310/1)
Anonimo del XVII secolo
Olio su tela
cm 148 x 117
(Rif.89515/2)
Il MASSIMILIANO // 04 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
PITTURA
santo
Madonna dell’Orto
Anonimo del XVI secolo
Olio su tela
cm 105 x 70
(Rif.79000/1)
Calgari Benedetto (1538-1598)
Olio su tela
cm 120 x 100
(Rif.79074/1)
Madonna in preghiera
Anonimo del XVI secolo
Olio su tela
cm 65 x 48
(Rif.82170/1)
Il MASSIMILIANO // 05 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
S C U LT U R A
GESU’ BAMBINO
SANTA SCOLASTICA
Statua del XVIII secolo
Marmo
cm 35 x 20 x 8
(Rif.79792/1)
Anonimo del XVIII secolo
legno
cm 37 x 10 x 7
(Rif.80034/1)
MADONNA COL BAMBINO
SAN ROCCO E IL CANE
Gruppo Scultoreo del XVII secolo
Legno
(Rif.84282/2)
Gruppo scultoreo del XVII secolo
Legno intagliato
cm 25
(Rif.89000/2)
Il MASSIMILIANO // 06 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
S C U LT U R A
ANGELO PORTACANDELIERE
FIGURE
Statua del XVII secolo
Legno
cm 57 x 50
(Rif.91572/1)
Scultoreo “candelabro” del XIX secolo
legno
cm 62 x 15 x 14
(Rif.90008/2)
SAN PAOLO
SAN PIETRO
Statua del XVIIi secolo
Legno intagliato
cm 40 x 11
(Rif.80034/3)
Statua del XVII secolo
Legno
cm 40 x 11
(Rif.80034/2)
Il MASSIMILIANO // 07 // ESCLUSIVE E INSERTI
PITTURA
OGGETTI
C HIESAS TICI
CROCIFISSO
CALICE
XVIII secolo
Legno
(Rif.79174/1)
XVIII secolo
argento
(Rif.90029/1)
PALIOTTO
OSTENSORIO
XVIII secolo
Marmo
(Rif.91632/1)
XIX secolo
argento
(Rif.79792
Il MASSIMILIANO // 08 // ESCLUSIVE E INSERTI
/3)
terza parte
ANTEPRIME E
RECENSIONI
//
PREVIEW
AND REVIEW
SCOPRI
A C H E PAG I N A
PAG
QUESTIONI DI FAMIGLIa TRA PRESENTE, PASSATO
41
E FUTURO: L’INTERPRETAZIONE DEGLI ARTISTI
PAG
46
PAG
49
PAG
52
PAG
54
To the point : la prima mostra dedicata
al ritratto neo - impressionista
L’opera di Michaël Borremans
in mostra a Bruxelles:
affascinante quanto imbarazzante
Come reagiamo di fronte all’arte?
Un team di esperti allo studio di 15 volontari
immersi nella Cappella dei Magi a Firenze.
Anteprima: Dal 2015 in tutta Europa eventi
culturali celebreranno Van Gogh, artista
ancora fonte di ispirazione a 125 anni
dalla scomparsa.
“Questioni
di famiglia
tra presente ,
passato e futuro :
l’interpreta z ione
degli artisti .
“
T ris h M orrisse y , Ha y le y C oles , J une 1 7 t h , 2 0 0 6 – S eries “ F ront ” ( 2 0 0 5 - 2 0 0 7 ) © T ris h M orrisse y ,
W it h t h anks to I mpressions G aller y , Bradford U K
d i Vania Gransini g h
Il MASSIMILIANO // 41 // ANTEPRIME E RECENSIONI
sala 5 video - di - c h risc h a - oswald F urlan
È difficile prendere le distanze da quel senso di
vulnerabilità che ti assale appena varchi la soglia della
mostra allestita al Centro di Cultura Contemporanea
della Strozzina a Firenze, immediatamente suscitato
dal titolo Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare
la famiglia oggi. Il titolo da solo basta, infatti, a evocare
in ognuno di noi storie intime di rapporti irrisolti,
sguardi ansiosi che si perdono nella rete delle tensioni
interpersonali, bisogni affettivi a volte soddisfatti, a volte
frustrati da incomprensioni e palesi contraddizioni.
Affrontare il tema della famiglia oggi significa sì fare
riferimento alle naturali origini identitarie di ogni
individuo la cui autoconsapevolezza matura nel
confronto con un gruppo di persone legate da rapporti
biologici, etici e culturali, ma vuol dire anche andare
a incidere su una realtà in continua evoluzione per
struttura e finalità che nulla ha in sé di “naturale”
come sottolinea, nel suo saggio in catalogo, la sociologa
Chiara Saraceno.
L’esposizione, curata da Franziska Nori e Riccardo Lami,
propone a questo riguardo l’interpretazione corale di
un gruppo di artisti che nel corso del loro lavoro hanno
riservato proprio alla famiglia uno sguardo privilegiato,
interrogandone gli aspetti più nascosti, rivelandone le
dinamiche sotterranee, cercando di identificarne la
struttura sociale e antropologica. Quella che ne risulta
è un’immagine a più voci, animata da molteplici punti
di vista che ruotano e si focalizzano intorno al concetto
di “famiglia” intesa come istituzione primaria che sta
alla base della convivenza civile, ma anche come nucleo
all’interno del quale l’individuo si espande sviluppando
la propria vocazione relazionale nei confronti dell’altro
da sé. In questo approccio dalle molteplici sfaccettature il
gruppo familiare, inteso nell’accezione del tradizionale
rapporto di consanguineità genitori-figli oppure nella
prospettiva più frequente oggi dei legami allentati
delle cosiddette “famiglie allargate”, emerge un’idea
del nucleo parentale perennemente in crisi, soggetta
ai continui mutamenti imposti dal contesto civile di
cui ambirebbe ad essere cellula costitutiva, ma di cui
finisce per riflettere essenzialmente i cambiamenti e le
impellenti richieste.
Abbandonata ogni ipocrisia in relazione al ruolo dei
suoi singoli componenti e alla messa in scena di legami
così “come dovrebbero essere” nella realtà codificata
dalla tradizione borghese, la famiglia mette a nudo i
meccanismi affettivi, culturali ed etici che la governano
mostrando soprattutto gli effetti di quelle modificazioni
che la fanno essere costantemente in evoluzione e
dunque sull’orlo di una crisi permanente. Sempre sul
punto di cedere il campo ad altre forme di convivenza
sociale, progressivamente vicina al disfacimento, la
famiglia in realtà resiste come entità imprescindibile
all’origine, crescita e sviluppo dell’individuo singolo.
E come tale rimane il punto fermo e il riferimento
primo di ogni società civile. Non stupisce quindi
che gli artisti contemporanei ne abbiano fatto il loro
obiettivo d’indagine, decostruendone forma e funzione
e restituendone, spesso senza filtri, l’immagine mobile e
cangiante, intrecciando l’esperienza interna soggettiva
con quella esterna della collettività intera.
Alla famiglia quale luogo simbolico, presidio
comunicativo fatto di legami di affetto, sentimenti di
rivalsa, promozioni e frustrazioni personali, è dedicato
il cuore dell’esposizione rappresentato dall’installazione
site-specific Ecco il guaio delle familglie. Come odiosi
dottori sapevano esattamente dove faceva male (2014)
realizzata da Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini,
Il MASSIMILIANO // 42 // ANTEPRIME E RECENSIONI
G li artisti O ttonella M ocellin e N icola P ellegrini all ’ interno della loro installa z ione in compagnia di A c h ille Bonito O liva
coppia di artisti italiani nel lavoro e nella vita. La
citazione da Arundhati Roy che dà il titolo all’opera
evidenzia gli aspetti relazionali e comunicativi dello
stare insieme in famiglia con quel pizzico di sadismo
talvolta inconsapevole, più spesso volontario che
contraddistingue azioni, parole e linguaggi utilizzati tra
i membri dello stesso nucleo familiare. Mobili, oggetti,
disegnati o reali che siano, entrano in una rete di scambi
comunicativi con l’apparato audio che in tre diverse
postazioni permette al visitatore di ascoltare il racconto
di esperienze familiari vissute da alcune persone che
lavorano presso la Fondazione Palazzo Strozzi. Un
telefono posto all’interno dell’ambientazione artistica
permette inoltre a Mocellin e Pellegrini di mettersi
in comunicazione diretta con i visitatori per leggere
loro, a viva voce, il testo di queste narrazioni. Frutto
di registrazioni e interviste raccolte dagli artisti, esse
mediano il vissuto individuale trasferendolo ad un
livello pubblico dove la dimensione del singolo si fonde
con quella della collettività e diviene così patrimonio
culturale condiviso.
Sulla stessa linea si muovono Chrischa Oswald con
il video Mother Tongue (2013) e Courtney Kessel con
In Balance With (2012). Le due artiste esplorano e
realizzano immagini che traducono in azioni visibili
gli equilibri, spesso difficilmente raggiungibili, tra
madre e figlio. Se Oswald indaga questo rapporto
riconducendolo al gesto del leccare attraverso il quale
gli animali domestici esprimono il loro desiderio
di prendersi cura dei propri consanguinei, Kessel
rappresenta, nel gioco dell’altalena, la difficoltà a
stabilire un rapporto di equilibri tra se stessa e la figlia.
Nel video in bianco e nero di Oswald l’artista e sua
madre vengono riprese a leccarsi reciprocamente:
quella che appare un’azione accettabile se riferita alla
sfera naturale dei rapporti animali, assume subito una
tensione perturbante se riportata all’interno dei legami
tra le persone. La naturalezza di un gesto semplice e
basilare come quello messo in scena sembra subito
inaccettabile se messo a confronto con il cumulo di
superfetazioni culturali e intellettuali che domina anche
le più elementari relazioni di affetto tra i componenti
di un nucleo familiare. Da parte sua Kessel analizza
le modificazioni a cui è sottoposto il suo rapporto con
la figlia che deve essere continuamente rinegoziato nel
momento stesso in cui l’altalena segnala il momento
effimero e istantaneo dell’equilibrio appena raggiunto.
Guy Ben-Ner risponde con ironia e sarcasmo alle stesse
sollecitazioni proponendo Soundtrack (2013), un video in
cui lui e i suoi figli interpretano scene di vita familiare.
A rendere completamente surreali le relazioni tra i
protagonisti è la traccia sonora che ne accompagna
la performance, estrapolata dal film di Spielberg La
guerra dei mondi. I suoni che accompagnano l’invasione
aliena della terra diventano espressione straniata e
straniante dei legami che uniscono un padre divorziato
ai propri figli, legami rivisitati attraverso il canale di
una incomunicabilità di fondo che è anche e soprattutto
incapacità di comprendere e di dare risposte univoche.
Accanto a queste proposte si pongono quelle degli artisti
che hanno fatto del ritratto familiare l’oggetto della
loro indagine. Spicca tra tutte la ricerca di Thomas
Struth che, dagli anni Ottanta del secolo scorso, si
è dedicato a questo genere realizzando in interni
domestici e quotidiani fotografie di gruppi familiari
che fanno parte della sua cerchia di conoscenze e
amicizie. Apparentemente giocati sul massimo grado
Il MASSIMILIANO // 43 // ANTEPRIME E RECENSIONI
O T T O N E L L A M O C E L L I N e N I C O L A P E L L E G R I N I V eduta della mostra
P h oto b y M artino M arg h eri
di oggettività, questi ritratti plurali fanno emergere
piuttosto, nel gioco dei piani di ripresa e nella scansione
tra persone e ambiente, le sottili e impalpabili gerarchie
esistenti tra le persone che fanno parte dello stesso
nucleo familiare.
Sul gioco dei ruoli e sul riconoscimento di questi stessi
ruoli all’interno della famiglia ha articolato il proprio
lavoro Trish Morissey che nella serie fotografica Front
ha messo a fuoco le dinamiche insite nell’articolazione
delle parti interpretate dai singoli appartenenti
al gruppo familiare. I suoi ritratti, che hanno per
protagoniste famiglie incontrate sulle spiagge inglesi
e australiane, sono accomunati dalla sostituzione
operata dall’artista stessa che ad ogni scatto prende il
posto della figura materna, indossandone, insieme agli
abiti e all’identità, anche la funzione all’interno di quel
piccolo nucleo di persone riprese in un momento di
svago, al di fuori del consueto ambiente familiare. A
scattare la foto è così la figura femminile estromessa che,
guardando dall’esterno, attraverso l’obbiettivo della
macchina fotografica interpreta con il proprio sguardo
l’alterazione dei rapporti di forza che caratterizza il
ritratto familiare.
Sui ruoli imposti a livello parentale si concentra anche
il video The Stewards have a party (2006) di Hans Op
de Beeck che analizza la famiglia quale nucleo di
persone legate dall’interpretazione di una parte in un
contesto gestito da altri che intervengono come una
regia dall’esterno. In un’ambientazione totalmente
neutra, figure vestite di bianco appaiono e scompaiono,
mentre truccatori e aiutanti di scena intervengono a
modificarne l’aspetto, acconciandole per una festa
che non sarà mai celebrata. Si tratta di persone che
non esibiscono alcun legame interindividuale, che non
interagiscono e che vengono identificate come famiglia
solo dal ruolo che i visitatori della mostra attribuiscono
loro sulla suggestione del contesto in cui si trovano.
Al culmine di questo gioco dei ruoli si pone il lavoro
di Sophie Calle, fotografa francese rappresentata
in esposizione da tre foto della serie Les Tombes
(1990) raffiguranti altrettanti cippi funebri sui quali,
eliminato ogni riferimento all’identità delle persone
cui si riferiscono, rimangono solo i nomi che ne hanno
identificato in vita le relazioni famigliari esistenti tra di
loro: madre, padre, figlio. Nella scabra essenzialità di
queste immagini in bianco e nero ad essere esaltati nella
riflessione finale sono solo i ruoli interpretati da ognuno
e ricondotti alla loro entità reale nella dimensione
unificante e omologante del lutto e della morte.
Le foto scattate da John Clang, invece, si focalizzano
sui mutamenti subiti dalle famiglie in una realtà
modificata da flussi migratori che allontanano le
persone nel tempo e nello spazio. La serie Being Together
(2010-2012) propone immagini che sono il risultato
dell’accostamento di ambienti e persone reali con i
simulacri proiettati di altri ambienti e altre persone
esistenti in luoghi molto lontani fra loro, ma riunite
assieme nello spazio virtuale della fotografia. Si tratta di
un modo per superare, con l’intervento delle moderne
tecnologie di comunicazione quali Skype, i limiti
dello spazio concreto riunendo le persone alla propria
famiglia d’origine, da cui si sono dovute allontanare per
ragioni di studio o lavoro. Ad essere posti sotto la lente
d’ingrandimento di Clang sono dunque i cambiamenti
subiti dai rapporti familiari che si modulano, sempre
più spesso, non negli spazi concreti della convivenza,
ma nelle distanze incommensurabili dell’etere con
tutto ciò che questo comporta in termini di scambi
Il MASSIMILIANO // 44 // ANTEPRIME E RECENSIONI
O pening Q uestioni di F amiglia foto postata da C C C S tro z z ina O N F A C E B O O K
interpersonali.
Sugli influssi delle tecnologie avanzate e sulla rinnovata
funzione dell’immagine che ne deriva riflette invece Jim
Campbell che, riutilizzando filmini amatoriali e vecchie
fotografie, ricrea immagini sfruttando le possibilità
delle luci LED. Modulando la propria capacità di
illuminazione esse reinterpretano il messaggio di queste
immagini obsolete ribaltando, grazie all’intervento
della moderna tecnologia, il rapporto tra la memoria
personale e familiare e la nostra capacità di conoscere
per immagini.
Una menzione a parte merita il lavoro di Nan Goldin,
fotografa americana che nel corso di tutto il suo
percorso professionale ha tentato di ridurre al minimo
il legame tra l’obbiettivo della macchina fotografica e
la soggettività del suo sguardo, tra immagine e realtà.
Ad essere oggetto della sua indagine, nel contesto della
mostra fiorentina, sono le persone appartenenti al
proprio contesto familiare e al giro delle sue amicizie,
osservate e riprese secondo tagli prospettici e giochi di
luce che finiscono per esaltare la natura del loro legame
tra di loro e con Nan Goldin stessa. Volti, sguardi,
atteggiamenti sono colti con magistrale naturalezza e
in questo proporsi privo di filtri, entrano direttamente
a contatto con il nostro modo di essere e di partecipare
ad un mondo in cui siamo, al tempo stesso, pubblico e
attori della medesima commedia umana.
QUESTIONI DI FAMIGLIA
V ivere e rappresentare la famiglia oggi
A CURA DI Franziska Nori e Riccardo Lami
A R T I S T I Guy Ben-N er, Sophie Calle, Jim Cam pbell, John Clang, N an Goldin, Cour tney Kessel,
Ott onella Mocellin e Nicola Pellegr ini, Tr ish Mor r issey, Hans Op de Beec k , Chr isc ha Oswald,
Thomas Struth
Informazioni
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Palazzo Strozzi, Firenze
F ino al 2 0 luglio 2 0 1 4
Telefono: +39 055 2645155
WEB :www.s trozzina.org
Il MASSIMILIANO // 45 // ANTEPRIME E RECENSIONI
“To
t he point : la
prima mostra
dedicata al
ritratto neo impressionista
“
P aul S ignac , P ortrait de ma m è re . O pus 2 3 5 , 1 8 9 2 . O lio su tela , 6 5 x 8 1 cm . C o L L e z ione privata . P h oto b y P atrice S cmidt _ P atricolare
d i J E A N - P H I L I P P E HUY S
L’esposizione che si tiene a Bruxelles, nello spazio
culturale ING fino al 18 maggio p.v., ha la prerogativa di
essere la prima mostra che mette in evidenza la ticipità
del ritratto neo-impressionistico o divisionista. Nata da
un’idea della Dr. Jane Block, professoressa all’università
dell’Illinois, che ne condivide la curatela assieme a
Ellen W. Lee del museo d’Indianapolis, la rassegna
presenta un insieme di una cinquantina di lavori tra olii
e disegni in un percorso senz’altro didattico. Per pura
coincidenza temporale la mostra si è aperta subito dopo
Il MASSIMILIANO // 46 // ANTEPRIME E RECENSIONI
A c h ille L aug é , C ontre - jour . P ortrait de la femme de l ’ artiste , 1 8 9 9 . O lio su tela , 9 3 x 11 2 cm . M us é e d ’ O rsa y , P aris
( in deposito al M us é e de G reno b le ) . P h oto : Bullo z . © R M N - G rand P alais / A rt R esource , N Y © 2 0 1 4 A R S , N ew York A D A G P , P aris _ P articolare
l’inaugurazione del vicinissimo Musée Fin-de-Siècle.
In seguito sarà allestita all’Indianolopis Museum of
Art dove sarà presentata con il titolo Face to face.
Il quadro monumentale Un dimanche après-midi à l’île
de la Grande Jatte dipinto da Georges Seurat risulta
essere il manifesto del movimento che il critico d’arte
francese Félix Fénéon definisce per primo « néoimpressionista », e ciò proprio in un articolo scritto
per una rivista belga L’Art moderne (19 settembre 1886).
D’altronde quest’opera si qualifica immediatamente
come una creazione rivoluzionaria già dalla sua
prima presentazione a Parigi nel 1886. Intenzionato
a riformare l’impressionsimo sostituendo al colpo
libero del pennello la regolarità, Seurat volge la sua
attenzione al campo scientifico. Ispirandosi alle teorie
della fisiologia della visione, egli applica il modo di
procedere divisionista : giustaporre sulla tela dei tocchi
di pennello di colore puro al fine di mettere in atto quel
processo visivo per cui è l’occhio che mescola i toni e
non il pittore sulla sua tavolozza. L’effetto di questo
processo ottico è proprio quella luminosità che si
sprigiona dall’opera e che fino ad allora era sconosciuta.
Lo sconcerto da parte della critica e del pubblico
francesi suscita nondimeno l’interesse di Octave Maus,
che invita Seurat ad esporre il suo quadro l’anno
seguente proprio a Bruxelles, al salone dei XX, circolo
artistico d’avanguardia di cui Maus è l’animatore. Come
ques’opera così innovativa venne accolta in Belgio? È
interessante riportare qui l’osservazione di Ellen W. Lee
: « Allorchè La Grande Jatte venne presentata a Bruxelles
nel febbraio del 1887, il pubblico gridò allo scandalo
come a Parigi. Anche ai critici non piacque quello stile.
Ma alcuni giornalisti che scrivevano sulla rivista L’Art
moderne incoraggiarono e sostennero tale movimento. E
c’è di più, alcuni artisti membri del circolo dei XX furono
attratti dalla nuova teoria : fin dal 1888, Henri Van de
Velde, Alfred William Finch e Théo Van Rysselbergh
tentarono l’approccio neo-impressionistico. George
Lemmen seguì anch’egli questo percorso e ciò dal 1890.
Questi artisti ebbero la buona sorte di incontrare dei
collezionisti belgi entusiasti come Anna Boch, anche
lei pittrice, l’editrice Veuve Monnom, e soprattutto lo
scrittore Émile Verhaeren.
Nella mostra di Bruxelles, la monumentale Grande Jatte
– che non è stato possibile traslocare – è ripresa nelle
immagini di un film presentato all’inizio del percorso.
È opportuno ora ricordare che la maggior parte delle
opere neo-impressionistiche riproducono il paesaggio in
genere o specificatamente la marina « senz’altro, precisa
Ellen W. Lee, per l’esigenza di Seurat e dei suoi seguaci
di ottenere una forma di luminosità simile a quella della
natura ». Si capisce allora come il fatto di adattare i
principi della divisione dei toni di colore all’arte del
ritratto non sia stato un processo semplice. Lo si puó
facilmente constatare nelle opere degli artisti francesi
che vi si sono accinti. Se si fa eccezione della versione
ultima del Portrait de ma mère (1892) di Paul Signac – già
in sè un capolavoro, esposto qui per la prima volta dal
lontano 1894 ! –, si notano invece aspetti decisamente
ieratici nelle figure umane riprese da Albert Dubois-
Il MASSIMILIANO // 47 // ANTEPRIME E RECENSIONI
Henr y V an de V elde , L e P é re Biart lisant au jardin , 1 8 9 0 - 9 1 . O lio su cartone montato su tela , 6 2 , 1 x 5 1 , 9 cm .
I ndianapolis M useum of A rt , T h e Hollida y C ollection . © 2 0 1 4 A rtist R ig h t S ociet y ( A R S ) , N ew York , S A B A M , Brussels _ P articolare
Pillet e da Achille Laugé. L’opera di quest’ultimo, in
particolare, si rivela una (ri)scoperta permeata com’è di
pura originalità. Infatti le rappresentazioni immaginate
dagli autori francesi sono alquanto astratte, per niente
individualizzate : i personaggi sembrano scolpiti nel
duro legno.
Il Belgio, al contrario, i pittori che intraprendono il
cammino del neo-impressionismo riescono a svelare
la tipicità dei loro modelli, a trasmettere le emozioni
profonde dell’animo delle persone raffigurate tanto da
pervenire al ritratto detto psicologico, « certamente,
sostiene Ellen W. Lee, per l’eredità culturale trasmessa
dalla tradizione fiamminga ».
Taluni artisti belgi producono poche opere di tale
genere, una o due, come per esempio George Morren e
William Jelley, artista quest’ultimo rivelato proprio dalla
mostra. Altri invece impiegano tutta la loro energia
creativa proprio nell’esercizio di tale tecnica pittorica.
È il caso di Van de Velde che ritrae numerose persone
della sua famiglia e non pochi amici, in uno stile ancora
vicino al modello francese. O anche il caso di Lemmen,
che riesce addirittura ad entrare nella vita interiore
di chi egli riprende col pennello, come lo dimostrano
Le Sœurs Serruys (1894). Lemmen – è da precisarlo – si
è anche spesso autoritratto ed è pure l’autore di disegni
intimistici e dell’unica litografia della ritrattistica
neo-impressionistica : Mademoiselle Maréchal (18911892). Ma è Van Rysselberghe il rappresentante più
valido e riconosciuto fin dai primordi : egli ha avuto
il merito di essersi circondato di una ricca clientela
belga estraniera di estimatori di quanto moderno.
Il percorso museale indicato offre un grande vantaggio
: la possibilità di contemplare – eccezionalmente riuniti
nello stesso luogo – i ritratti significativi delle tre sorelle
Sèthe, musiciste talentuose : Alice (1888), Maria (1891)
e Irma (1894). Semplicemente ammirevoli, tutti e tre !
Il MASSIMILIANO // 48 // ANTEPRIME E RECENSIONI
“L’opera
di M ic h aë l
Borremans in
mostra a Bruxelles:
affascinante
quanto
imbaraz zante
“
M ic h ael Borremans T h e D E V I L ’ S D R E S S 2 0 11 2 0 3 x 3 6 7 cm O L I o su tela
C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er R O N A M S T U T Z particolare
d i J E A N - P H I L I P P E HUY S
Il MASSIMILIANO // 49 // ANTEPRIME E RECENSIONI
M ic h ael Borremans T h e A ngel 2 0 1 3 3 0 0 x 2 0 0 cm O L I o su tela
C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er D irk P auwles particolare
Nato nel 1963, è senz’altro uno dei più grandi artisti
belgi del momento, accanto a Wim Delvoy, Jan
Fabre, Michel François, Ann Veronica Janssens e Luc
Tuymans. Rappresentato dalle gallerie Zeno X à
Anvers e David Zwirner a New York, questo pittore,
disegnatore e video-artista – inizialmente formatosi nel
campo dell’incisione e della fotografia – vive e lavora
a Gand, nelle Fiandre. E proprio adesso che molti suoi
lavori fanno parte dellecollezioni private più prestigiose
al mondo come anche delle collezioni dei musei più
famosi, ora che la quotazione di mercato della sua
opera risulta in ascesa costante, Michaël Borremans
può infine godere di una prima grande mostra dei saggi
più significativi del suo operato a Bruxelles, nel Palazzo
delle Belle Arti (Bozar).
Presentata con il titolo « As sweet as it gets »,
l’esposizione mette in valore fino al 3 agosto 2014 un
gruppo di cinquanta dipinti, di quaranta disegni e di
cinque film – pezzi di piccolo formato ma anche pezzi
monumentali – creazioni tutte degli ultimi venti anni. Il
Dr. Jeffrey Groves del museo di Dallas si è preso cura di
farne la selezione unitamente all’artista onde realizzare
quel « best of » che sarà in seguito esposto al Tel Aviv
Museum e al Dallas Museum of Art. A Bruxelles, il
percorso dell’insieme presentato è volutamente non
cronologico ma è tematico : inizia con i quadri messi
in valore da una luce possente in un gioco sottile di
confronti ; continua con la proiezione ininterrotta di
un film muto in ambiente oscuro per poi terminare con
i disegni e video che si offrono in luce diffusa.
La creatività di Borremans si evidenzia in quanto arte
figurativa realistica, ma si tratta di un tipo d’arte frutto
di un’intuizione personale e non risultato di un’idea
ragionata, di una riflessione. L’artista stesso si sente
mosso dall’ispirazione in cui crede fermamente ; lui
stesso si dice affascinato da quella che lui definisce
magia dell’immagine. L’artista non s’impegna mai nel
suo lavoro al seguito della natura, ma trova sempre
il suo punto di partenza nell’aspetto culturale di ciò
su cui vuole lavorare. Il punto focale di Borremans :
cogliere l’essenza di ciò che è umano. Per questo in
modo cosciente associa ad una normalità presentata
con un certo fascino quanto più può parere strano,
bizzarro, intendendo per tale un insieme di elementi
inattesi, incongrui, inverosimili. E se da un lato lo
spettatore ne è quasi calamitato, dall’altro si sente come
catapultato in una situazione di disagio, di malessere. Si
tratta effettivamente di opere che esprimono un mondo
impregnato di mistero, sensazione quest’ultima che si
sprigiona anche dai titoli scelti per la loro presenza
enigmatica, titoli che interpellano come i lavori stessi.
Per Borremans la presenza della luce naturale è
primordiale tanto quanto la relazione « one-to-one »
con le sue creazioni. È per questo che ha scelto di
lavorare solo con sè stesso in due atelier diversi dove
nessuno può permettersi di entrare : in uno egli opera
d’estate, nell’altro d’inverno. In quest’ultimo la modella
ed attrice belga Hannelore Knuts ha posato per quella
foto che è servita come base alla lavorazione del quadro
The Angel (2013), opera monumentale ripresa sulla
locandina della mostra di Bruxelles. Questo ritratto
di un essere dalle apparenze androgine è riprodotto in
vesti tipo Disney e presenta un aspetto estremamente
enigmatico a causa del colore nero che imbratta il volto
del personaggio. L’artista si è dato lo scopo di dipingere
un quadro nel quadro : forse l’angelo della morte,
rappresentazione al di là del tempo. Infatti Borremans
non vuole che il soggetto sia definito ; l’artista vuole
Il MASSIMILIANO // 50 // ANTEPRIME E RECENSIONI
M ic h ael Borremans A U T O M A T I 2 0 0 8 8 0 x 6 0 cm O L I o su tela
C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er P E T E R C O X particolare
invece dare uno suggerimento, mettere lo spettatore su
un cammino aperto ad interpretazioni diverse.
Questi aspetti originali sono pure osservabili nel corpo
della giovane donna visto di schiena, corpo tronco,
presentato come quello di una bambola di cera senza
gambe (Automat I, 2008) oanche nello scarno corpo di
quell’uomo che sembra colpito a morte da un proiettile
e chel’artista ha rivestito di un’immensa gonna rigida di
cartone a mo’ di razzo di colore rosso vivo (The Devil’s
Dress, 2011).
La messa in scena realistica propria di Borremans è
rinforzata anche da una tecnica pittorica alquanto
virtuosa che si riallaccia – dal punto di vista della
forma – ad una tradizione trasmessa da pittori quali
Velásquez, Chardin, Goya e Manet. Borremans adopera
il suo tecnicismo o per creare un’atmosfera particolare
o per rafforzare la psiche dei suoi personaggi. L’artista
dà ai suoi tocchi di pittura un aspetto di essenzialità
per meglio rispettare e consolidare l’immagine. Il suo
modo di procedere è senz’altro anti impressionistico.
Sensazioni simili, quali vicinanza e lontananza, si
possono vivere anche davanti ai disegni e ai film,
emotivamente permeabili grazie semplicemente alla
loro estetica, e nello stesso tempo sentimentalmente
distanti a causa del senso di disagio che Borremans ha
voluto provocare nello spettatore con l’immancabile
transfert soggetto-oggetto.
Il MASSIMILIANO // 51 // ANTEPRIME E RECENSIONI
“Come
reagiamo di
fronte all’arte ?
Un team di esperti
allo studio di 15
volontari immersi
nella C appella dei
Magi a Firen z e .
“
Beno z z o G o z z oli ’ s ‘ ’ J ourne y of t h e M agi ’ ’ , in t h e M edici - R icardo P alace , F lorence
( 14 5 9 – 61 )
d i R I C C A R D O AGATA
Il MASSIMILIANO // 52 // ANTEPRIME E RECENSIONI
L’esperienza è multisensoriale, si tratta di una realtà
aumentata con tecnologie multimediali, vale a dire
che il contatto con l’opera d’arte e’ amplificato, nella
dimensione sonora, con una musica appositamente
composta e applicata alla fruizione dell’opera da
Tempo Reale, che ha come punto di partenza i materiali
dell’installazione interattiva permanente della Camera
di Lorenzo, sempre relativa all’affresco della Cappella dei
Magi. Un’immersione nell’opera di Benozzo Gozzoli a
Palazzo Medici Riccardi, un viaggio percettivo nell’arte
e’ reso possibile dal workshop “Cavalcata nel tempo fino
allo splendore dell’epifania interiore’’, un’esperienza
unica di percezione guidata per esplorare le reazioni
dei fruitori dell’arte davanti ad un’opera, accompagnati
da elementi audio-video e una rilevazione fisiologica
e celebrale in tempo reale. L’iniziativà è partita a
novembre 2013, a seguito del successo del progetto
“Nello specchio della Meraviglia di Luca Giordano’’
che si e’ svolto nel 2010 come indagine sulle sensazioni
dei visitatori che poterono “passeggiare’’ sulla galleria
affrescata di Palazzo Medici Riccardi attraverso la sua
riproduzione a terra in scala reale, sperimentando cosi’
un contatto fisico con il dipinto. Un nuovo protocollo,
arricchito da innovazioni tecnologiche e supportato dai
più avanzati sistemi di analisi scientifico-cognitivi, ed è
ora dedicato alla Cavalcata dei Magi con un progetto
che si riproporrà nel prossimo appuntamento il 20 e
21 maggio. Per motivi legati alle dimensioni della
Cappella e alla sua conservazione il workshop prevede
un massimo di 15 motivati partecipanti. I fortunati
saranno accompagnati da una sorta di doppia visione:
da una parte i partecipanti al workshop passano quasi
senza soluzione di continuità dall’osservazione diretta
dell’affresco all’approfondimento di particolari ripresi
dalle telecamere e riprodotti in un monitor. Questo
consente di aggiungere informazione all’esperienza sia
dal punto di vista strettamente conoscitivo (della tecnica
pittorica, della ricchezza dei dettagli etc.) che da quello
emotivo-sensoriale. Per rilevare e documentare gli
effetti psico-emotivi dell’esperienza, vengono utilizzate
tecniche di scrittura e disegno e brevi test appositamente
studiati volti a valutare lo stato emotivo e il benessere
del partecipante. Sono monitorate le reazioni in tempo
reale sia fisiologiche che celebrali.
Il MASSIMILIANO // 53 // ANTEPRIME E RECENSIONI
“Anteprima: Dal 2015
in tutta Europa
eventi culturali
cele b reranno
Van Gog h , artista
ancora fonte
di ispiraz ione a
125 anni dalla
scomparsa .
“
d i F R A N C E S C A P I A ZZ I
Precisamente il 29 luglio 2015 ricorreranno i 125
anni esatti dalla morte di Vincent van Gogh (18531890). La Van Gogh Europe Foundation, nata dalla
collaborazione tra circa 30 organizzazioni, coglie
l’occasione di celebrare l’artista olandese con il
tema “125 anni di ispirazione”. A suggerire il titolo
del tema, è il fatto che l’artista sia ancor oggi fonte
di ispirazione, ed è percepito come figura fortemente
presente nonostante i 125 anni dalla sua scomparsa.
Nell’arco dell’anno saranno organizzate molte attività
in diverse città dell’Olanda, del Belgio, della Francia e
dell’Inghilterra, proprio nei luoghi che hanno segnato
la vita e l’opera del grande pittore, con mostre di spicco,
eventi culturali, installazioni digitali e molto altro. Mai
prima d’ora si è vista una cooperazione di vasta scala
tra diverse organizzazioni (musei e patrimoni culturali),
unite nel compito di preservare e promuovere l’eredità
lasciata da Van Gogh. Dal 24 gennaio al 17 maggio 2015
Il MASSIMILIANO // 54 // ANTEPRIME E RECENSIONI
T h e O live T rees , o _ c , 7 3 x 9 2 cm , M useum of M odern A rt , N ew York
la Mons 2015 Foundation, nel suo ruolo di Capitale
Europea della Cultura, presenterà la mostra Van Gogh
nel Borinage, la nascita di un artista presso il BAM
(Museo delle Belle Arti), di Mons, Belgio. Durante la
sua permanenza di circa due anni nel Borinage (18781880), Vincent van Gogh mise termine alla sua carriera
di predicatore per percorrere quella dell’artista. In
Belgio sviluppò presto un amore per gli aspetti della
vita quotidiana di contadini e lavoratori. La mostra
esporrà circa 70 dipinti provenienti da diverse collezioni
internazionali, tra cui importanti prestiti concessi per
l’occasione dal Museo Van Gogh e dal Kröller-Muller
Museum. Proprio al Kroller-Muller Museum sara’
presentata la mostra Van Gogh & Co dal 25 aprile
al 27 settembre 2015. L’attenzione è concentrata sui
generi tradizionali della pittura del XIX secolo: natura
morta, paesaggio, panorama, natura, vedute cittadine
e ritratti. Le opere di Van Gogh - più di 50 in totale,
compresi dipinti e disegni realizzati in diversi periodi,
saranno accompagnate da quelle dei contemporanei
provenienti dalla collezione del museo. I visitatori
avranno l’occasione di confrontare i lavori e scoprire
come Van Gogh si sia approcciato ai diversi generi
pittorici. Il Museo del Nord Brabant (Het Noordbrabants
Museum) sta programmando una mostra ispirata a Van
Gogh (da giugno ad agosto 2015), in collaborazione
con l’artista, designer, imprenditore e pioniere di fama
mondiale Daan Roosegaarde. Lo Studio Roosegaarde
ha gia’ realizzato una pista ciclabile innovativa di 600
metri per la regione di Eindhoven ispirandosi al famoso
dipinto “Notte stellata” (Museum of Modern Art, New
York), come parte dell’itinerario ciclabile dedicato
a Van Gogh e inaugurato nel maggio del 2013. Si
stima che il percorso interattivo sara’ ultimato entro
l’autunno 2014. Il Museo Van Gogh presentera’ la sua
ambiziosa mostra Munch:Van Gogh (dal 25 settembre
2015 al 17 gennaio 2016). Sia Vincent van Gogh che
Edvard Munch (1863-1946) sono conosciuti per i
dipinti e i disegni dalla forte carica emotiva, per lo stile
personale e innovativo e per le esperienze personali
particolarmente dure e difficili. Entrambi cercarono
di modernizzare l’arte riproducendo con il linguaggio
visivo tematiche esistenziali e universali. Nonostante
gli impressionanti paralleli nelle loro opere e ambizioni
artistiche, e nonostante essi siano considerati l’uno la
controparte dell’altro, i due grandi maestri non sono
mai stati accostati insieme in un’unica mostra. Per
celebrare l’anno dell’anniversario, il Museo Van Gogh
e il Munch Museum rivoluzioneranno questo aspetto.
Oltre ai grandi progetti ideati dai musei, sono previste
numerose attivita’ in tutti i luoghi che hanno fatto
da cornice alla vita dell’artista olandese. La stagione
culturale 2014 di Auvers-sur-Oise (dal 5 aprile al 30
agosto) dove Van Gogh mori’ e fu sepolto, ha gia’
realizzato eventi tematici dal titolo “Sulle trace di Van
Gogh”, che continuera’ nel 2015 e nel 2016. Per tutto
il 2015 inoltre, saranno organizzate attività ispirate
alla vita e alle opere di Van Gogh in diverse zone del
Brabant, dove l’artista visse e lavorò. (fonti: Italpress)
Il MASSIMILIANO // 55 // ANTEPRIME E RECENSIONI
quarta parte
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P R ATO
MIL ANO
MODEN A
Dal
12 A P R I L E
F ino al
2 2 fe b b raio 2 015
FIN O al
3 MAGGIO
“Soul Wh ispers ”,
Dal 12 aprile ,
“I l design italiano
riapre dopo 2 0 anni
oltre le crisi ”, alla
nuova galleria
Pala z zo P retorio ,
T riennale di Milano
PhBroking , M odena
P rato
UDINE
DAL 2 5 A P R I L E
AL 31 LU G L I O
ROM A
DA L 15 A P R I L E
A L 2 0 LU G L I O
MIL AN O
F ino al
2 GIUGN O
‘’Gateway to space ”
“Hogarth, Reynolds, Turner.
“P iero M anzoni 1933-
Fiera di Udine
Pittura inglese verso
1963”, Palazz o Reale ,
la modernità”, Palazzo
Milano
Sciarra-Fondazione, Roma
Il MASSIMILIANO // 57 // AGENDA
REGG I O E M I L I A
DAL 2 M AG G I O
AL 13 LU G L I O
ROM A
DA L 2 0 M A RZO
A L 31 AG OS TO
FIREN Z E
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“F rida Kahlo”, Scuderie
A rte e P olitica”, M useo
Magnani , Reggio Emilia
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delle C appelle Medicee ,
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22 G I U G N O
ROV E R E TO
FINO AL
31 AG O S TO
BRUXELLES
FIN O AL
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“P erduti nel paesaggio /
MIC HAEL BORREMANS,
O pere L ettere Scritti ’ ’,
Lost in L andscape ”,
CENTRE OF FINE ARTS,
F ondazione Longh i ,
Mart, Rovereto
BRUXELLES
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Firen z e
Il MASSIMILIANO // 58 // AGENDA
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