IL MASSIMILIANO # a r t # c u l t u r e w e b m agazine NUMERO SETTANTA IL MASSIMILIANO #art #culture web magazine SPES FRUCTUS LUCIS f o n d a t o d a Fa b i o L a m a c c h i a WWW.ILMASSIMILIANO.COM I [email protected] N° 70 APRILE/GIUGNO 2014 Editore/Published by Arcadia Editore Via F. Crispi 56, 34126 Trieste P.IVA 01234460325 [email protected] Registrazione del Tribunale di Trieste n° 951 del 10.12.1996 R.O.C. 12268 Direttore responsabile Giorgio Ruggieri [email protected] Relazioni esterne PR Francesca Piazzi - Exist [email protected] Design Davide Zarli [email protected] Grafica, Impaginazione, Illustrazioni Sonsenzansie Illustrazione Giovanna Giuliano [email protected] Copertina Photo: Gonzaga Manso - www.gonzagamanso.com Title: Moral morphology 1 Lady: Natalia Varela Hair and makeup: José Antonio Sánchez Hair and makeup assistants: Leticia Rojas and Karolina Szumilas Costume design: Ana Martinez Fesser Styling in set: Ana Reyes Jewelry courtesy of Luis Valencia Camera assistant: Paco Ponce de Leon Assistant director: Mariangel Domian Seguici su... Insta Hanno collaborato a questo numero: Sandro Apa, Riccardo Agata, Albero Custerlina, Jean Philippe Huys, Lorenzo Glavici, Vania Gransinigh, Domenico Marcella, Francesca Piazzi, Cristina Spada Per contatti scrivete a [email protected] La redazione ringrazia le Agenzie di comunicazione e gli Uffici stampa del materiale fornito. Alcune immagini e testi riprodotti sono usati a scopo informativo e divulgativo e mantengono il Copyright dei rispettivi detentori. L a responsabilità su giudizi ed opinioni espressi negli articoli è esclusivamente di chi li ha firmati o siglati e non necessariamente della direzione o della proprietà editrice. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi o delle immagini senza espressa autorizzazione della casa editrice. © 2014 Arcadia Editore, Trieste Questo numero è stato chiuso in redazione il 09 Aprile 2014 brevi news Arte: in ripresa il mercato grazie a buyer Usa e opere del dopoguerra I mmagine della fiera _ mercato di M aastric h t , il T E F A F Il mercato globale dell’arte e dell’antiquariato e’ quasi tornato ai valori degli anni del boom della pre-recessione, alimentato dai buyers in America e dalla crescita dei prezzi dei maggiori artisti del dopoguerra e dei contemporanei. A rivelarlo il nuovo rapporto pubblicato da ‘Tefaf Maastricht’, redatto da Claire McAndrew, economista della cultura, specializzata nel mercato dell’arte e fondatrice di ‘Arts Economics’, e commissionato da ‘The European Fine Art Foundation’, ente organizzatore di ‘The European Fine Art Fair’ (Tefaf), la fiera mondiale dedicata al settore, che si è svolta nella citta’ olandese nel mese di marzo. Il Rapporto sul mercato dell’arte 2014, con un focus su Stati Uniti e Cina, infatti, evidenzia che le vendite totali del mercato internazionale dell’arte e dell’antiquariato hanno raggiunto la cifra di 47,4 miliardi di euro nel 2013, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Questo dato e’ solo leggermente al di sotto del record di tutti tempi di 48 miliardi di euro, raggiunto nel 2007 proprio prima della crisi economica globale che nel 2009 fece contrarre il mercato a 28,3 miliardi di euro. Si calcola che nel mondo vi siano almeno 600mila collezionisti di medio o alto livello, tra i 32 milioni di milionari nel mondo, il 42% dei quali negli Stati Uniti, stimati nel 2013. E il giro d’affari del mercato globale dell’arte, nel 2013, ha direttamente sostenuto 2,5 milioni di posti di lavoro, dei quali oltre 400mila nell’Unione europea, 587.000 negli Stati Uniti e 300.000 in Cina. Per info ti consiglio: [email protected] Il MASSIMILIANO // 01 // ATTUALITA’ brevi news Cara Kraut...all’asta lettera di Hemingway alla Dietrich Il 13 aprile si è conclusa la vendita all’asta on line sul sito www.auctionmystuf f.com di una bizzarra lettera autografa di Ernest Hemingway (1899-1961) a Marlene Dietric h (1901-1992), in cui lo scrittore statunitense c hiama la star ‘’Mia carissima Kraut ’’ e la immagina ‘’ubriaca e nuda’’. La missiva datata 28 agosto 1955 è stata aggiudicata per 35mila sterline ad un compratore inglese di Londra. Un por tavoce di Auction My Stuf f, casa d’aste americana su internet, ha precisato c he e’ la prima volta dal 1997 c he una lettera di Hemingway alla Dietric h torna sul mercato. Trenta lettere spedite tra il 1949 e il 1959 alla Dietric h da Hemingway sono state donate nel 2003 alla Kennedy Librar y di Boston da Maria Riva, f iglia dell’attrice. Poc he lettere sono rimaste in possesso del nipote dell’attrice, Peter Riva, c he ora ha deciso di mettere all’asta online. Hemingway e Dietric h si conobbero nel 1934 sul piroscafo Ile-de-France. Nelle missive lei lo c hiamava con il nomignolo ‘’Papa’’ e lui ricambiava con un af fettuoso ‘’Figlia’’ o ‘’Kraut ’’ (crauto). Hemingway scriveva alla leggendaria attrice in giro per il mondo e durante i suoi viaggi. Dalle lettere traspare una for te carica erotica tra i due corrispondenti. Leggi il testo integrale della lettera: link http://www.ilmassimiliano.com/?p=1342 P R I M A PA R T E D E L L A L E T T E R A D I H E M I N G WAY Il MASSIMILIANO // 02 // ATTUALITA’ brevi news Biorestauro con i batteri U na restauratrice al lavoro su un affresco Le nuove frontiere della microbiologia nel settore dei beni culturali e la creazione di un mercato del biorestauro sono stati al centro di una conferenza tenutasi a Roma, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. All’appuntamento hanno preso par te i ricercatori dell’Agenzia Nazionale per l’Ef f icienza Energetica (ENEA) c he hanno fatto il punto sulle procedure per la biopulitura basate sull’uso di specif ici batteri, appositamente selezionati per la pulitura di diversi materiali, quali car ta, marmi, dipinti murali, e per la rimozione di diverse tipologie di depositi quali colle, caseina, cere e resine, gesso, carbonati, apatiti, inquinanti ambientali e depositi misti. In linea con le strategie più innovative riguardanti la conser vazione dei beni culturali, le ricerc he realizzate dall’ENEA intendono esplorare il mondo microbico per selezionare microrganismi e relativi prodotti metabolici in grado di rispondere alla sf ida di andare verso la sostituzione di prodotti tossici con prodotti con azione selettiva non aggressivi nei confronti delle opere d’ar te, innocui per la salute degli operatori, compatibili con l’ambiente ed economici. Per info ti consiglio: [email protected] Il MASSIMILIANO // 03 // ATTUALITA’ brevi news Renoir ritorna, sul luogo del delitto Il piccolo capolavoro del maestro degli Impressionisti “Sulle rive della Senna” e’ di nuovo appeso sulle pareti del Museo d’Arte di Baltimora da cui era stato rubato nel 1951. Il quadro era tornato alla ribalta delle cronache quando l’insegnante di scuola guida Martha Fuqua della Virginia, affermando di averlo acquistato su una bancarella per sette dollari, aveva cercato di venderlo all’asta. La donna, che inizialmente aveva nascosto la sua identita’’ sotto lo pseudonimo di “Renoir Girl”, aveva detto di aver comprato il quadro “senza sapere di cosa si trattasse”. La casa d’aste Potomack di Alexandria aveva affisso sul dipinto un cartellino del prezzo da 100 mila dollari. Potenziali compratori erano arrivati dal Giappone, Cina, Europa. Ma un giornalista del Washington Post, pochi giorni prima della vendita, ha scoperto l’origine del dipinto. Il museo di Baltimora ha colto la palla al balzo e denunciato il quadro come rubato. L’asta è stata così prontamente cancellata e l’Fbi ha messo le mani sul Renoir ponendolo sotto sequestro e portando miss. Martha in tribunale che si è difesa dichiarandosi “innocente proprietaria” del dipinto, della cui provenienza non aveva mai saputo nulla. Smontata la debole tesi, il tribunale ha ordinato la restituzione ai legittimi proprietari. Resta il giallo del furto. Il ladro infatti non è mai stato preso e troppe persone che potrebbero ricostruire la vicenda ormai sono morte. Per info ti consiglio: link http://www.artbma.org/exhibitions/ dipinto attri b uito a R enoir in mostra al M useo d ’ A rte di Baltimora Il MASSIMILIANO // 04 // ATTUALITA’ brevi news La National Gallery acquisisce un’altra opera di Piranesi U na delle opere della colle z ione G iovanni Battista P iranesi E’ La National Gallery of Art (Nga) di Washington ad aggiudicarsi - dopo decenni di sistematiche acquisizioni - la collezione piu’ pregiata al mondo di acqueforti e libri illustrati dal celebre incisore Giovanni Battista Piranesi (17201778). Ad annunciarlo e’ la stessa istituzione museografica degli Usa, rendendo noto l’acquisto di un’altra opera del poliedrico artista settecentesco, architetto e teorico dell’architettura, formatosi con i piu’ grandi vedutisti dell’epoca. Si tratta di una tavola incisa su ambo i lati (‘’I due lavoratori al tavolo’’ e il ‘’Frammento di un Leone’’) La prima incisione, databile intorno al 1770, e’ un esempio ‘’superbo’’ - sottolinea la Nga - del tardo stile del Piranesi caratterizzato da un tratto piu’ marcato e da una ricerca piu’ intensa sui corpi dei soggetti invece che sulla loro psicologia. Il ‘’Frammento’’, un basso rilievo, raffigura invece un felino disegnato, secondo gli esperti, una decina di anni prima, che peraltro riappare anche nella celebre serie delle ‘’Carceri’’. Le incisioni e le famose stampe dell’artista veneziano dedicate alla Citta’ Eterna sono state oggetto di importanti esposizioni alla National Gallery of Arts, l’ultima di queste, ‘’Canaletto e i suoi rivali’’, nel 2011, fu un evento di grande richiamo in tutti gli Usa. Il Piranesi e’ stato anche uno dei grandi artisti italiani celebrati nel 2013, Anno della Cultura Italiana negli Usa, con un’ampia mostra delle sue incisioni piu’ rappresentative conservate dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, allestita al Museum of Art di San Diego. Per info ti consiglio: link http://www.nga.gov/content/ngaweb.html Il MASSIMILIANO // 05 // ATTUALITA’ brevi news Futurismo E Canova incantano New York La cultura italiana conquista la Grande Mela: diversi gli eventi che stanno tenendo banco a New York, a cominciare dalla mostra antologica sul Futurismo al Guggenheim, al centro dell’attenzione di pubblico e di critica. In esposizione, fino a settembre, 300 opere che raccontano la storia del movimento, dal Manifesto di Marinetti in poi, spaziando dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, fino alla moda, il cinema, la fotografia, la pubblicita’, la poesia e il teatro. Sempre legata al futurismo e’ l’esposizione dedicata a Fortunato Depero ospitata dal Center for Italian Modern Art (Cima), creato nel 2013 per promuovere lo studio dell’arte italiana moderna e contemporanea. A questo, si aggiungono i quattro dipinti di Piero della Francesca, tra cui la Madonna di Senigallia, e la mostra ‘Antonio Canova. The Seven Last Works’ incentrata su modelli in gesso con scene dell’Antico e Nuovo Testamento, entrambe ospitate dal Metropolitan Museum. Alla Frick Collection invece e’ esposta fino al 15 giugno una collezione di bronzi, dal Rinascimento al Barocco, con un notevole numero di opere italiane, da Andrea Riccio a Giambologna a Giuseppe Piamontini. A tutto cio’, si aggiunge l’imponente scultura ‘The Hero’, rivisitazione contemporanea del David michelangiolesco, realizzata dall’artista Antonio Pio Saracino e installata a Bryant Park, nel cuore di Manhattan, a fine 2013 in chiusura dell’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti. Per info ti consiglio [email protected] T ullio C rali P rima c h e si apra il paracadute © Il MASSIMILIANO // 06 // ATTUALITA’ brevi news Arriva la “carta d’identità” delle opere d’arte L a nuova app del nucleo T utela P atrimonio C ulturale dei C ara b inieri Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha lanciato una app chiamata ‘iTpc’, che contribuira’ a censire ed identificare più rapidamente le opere d’arte, sventando acquisti incauti e truffe e rendendo “la vita più dura a ladri e ricettatori”, come ha sottolineato il ministro per i Beni, le Attivita’ Culturali e il Turismo, Dario Franceschini a margine della conferenza stampa di presentazione. L’applicazione (la prima realizzata da un Reparto Speciale dell’Arma dei Carabinieri) è stata concepita in collaborazione con la ’Reply S.p.a’ ed é stata pensata per tutti i cittadini che possiedono uno smartphone o un tablet (il 60% degli italiani). iTpc “rende fruibili i contenuti di grande interesse culturale” ma soprattutto rende “possibile dare il proprio contributo nella lotta ai reati ai danni del patrimonio culturale” e supporta l’attività investigativa dei Carabinieri del TPC, tesa al recupero delle opere d’arte perdute o rubate. L’applicazione offre diversi servizi. Il primo è la ‘consultazione dei bollettini’ delle opere d’arte trafugate dove ogni cittadino potrà fare un controllo prima, ad esempio, di procedere ad un acquisto. La funzione di ricerca è possibile anche attraverso la comparazione di una foto scattata dal cittadino con quelle presenti nell’archivio del Tpc. L’altra importante novità introdotta con iTpc è la creazione di una ‘carta d’identità’ delle singole opere. Ogni cittadino in possesso di un’opera d’arte potrà ‘schedarla’ con foto e informazioni, così da entrare a far parte dell’archivio delle opere censite. Questo risulta utilissimo nel momento in cui l’opera dovesse essere rubata e pertanto potrebbe rivelarsi anche un deterrente. Infine, l’applicazione sarà in grado di segnalare all’utente come contattare o raggiungere la sede Tpc più vicina. Per info ti consiglio : Link http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/ Informazioni/Tutela/Patrimonio+Culturale/ Il MASSIMILIANO // 07 // ATTUALITA’ brevi news Dipinto inedito di Artemisia Gentileschi ritrovato in Francia Un capolavoro di Artemisia Gentileschi (1593-1653), leggendaria pittrice di scuola caravaggesca, e’ stato identificato e scoperto in una collezione privata nel sud della Francia. L’annuncio del ritrovamento e’ stato dato da Sotheby’s, che lo mostrera’ in pubblico per la prima volta dopo che per piu’ di 80 anni e’ rimasto celato nella stessa raccolta. La casa d’aste mettera’ in vendita il dipinto molto importante e raro di Gentileschi a Parigi il prossimo 26 giugno. Si tratta di una ‘’Maria Maddalena in estasi’’, in eccellenti condizioni di conservazione, stimata 200.000/300.000 euro. Il dipinto ad olio su tela e’ stato identificato durante i lavori di catalogazione di una raccolta privata da uno specialista del dipartimento di pittura antica della sede Sotheby’s di Parigi. ‘’Mi reputo fortunato, come esperto di pittura antica, di aver ‘riscoperto’ un dipinto di cosi’ alta qualita’ - commenta Pierre Etienne - e’ una magnifica Artemisia . E’ davvero un’opera di grande impatto teatrale!’’ Questo grande dipinto (cm 81x105) era noto sinora solamente da una vecchia fotografia dei primi del Novecento (anni in cui fu acquistato dagli attuali proprietari francesi), conservata in una biblioteca di un libraio antiquario italiano. L’opera che andra’ all’asta mostra un’iconografia molto popolare nella prima meta’ del Seicento ed una scena nella quale la natura religiosa del soggetto e’ evocato solo dalla luce divina che si irradia dalla parte in alto a sinistra della tela. E’ una Maria Maddalena ‘’umanissima e di grande potenza’’, ha commentato Pierre Etienne. Per info ti consiglio [email protected] U na M aria M addalena del C aravaggio datata 1 6 0 6 . C olle z ione privata . R oma Il MASSIMILIANO // 08 // ATTUALITA’ brevi news Pochi musei italiani 2.0, paura del digitale? M usei 2 . 0 L’edizione 2014 di ‘Museums and the web Florence 2014’, kermesse internazionale dedicata alle nuove tecnologie web applicate al marketing per i musei nata nel 1997, accende una polemica (legittima e giustificata n.d.r.) per la scarsa partecipazione italiana alla convention. La manifestazione, quest’anno accolta nella citta’ di Firenze, e’ stata curata da un team di esperti dei Musei Civici fiorentini, insieme alla Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione dell’Universita’ di Firenze e il polo universitario della citta’ di Prato. Organizzatrici della manifestazione sono state le specialiste del settore museale Stefania Chipa, Ilaria D’Uva, Laura Longo, ovviamente in collaborazione con la rete internazionale di Museums and the Web. In una nota le tre esperte sottolineano come, con quasi 300 iscritti da tutto il mondo e oltre 100 relatori dai piu’ rinomati e frequentati musei internazionali, l’edizione 2014 di Museums and the web costituisca senz’altro un “evento di grande rilievo internazionale”, al quale pero’ “la partecipazione italiana e’ limitata a pochi musei che dimostrano sensibilita’ al tema della comunicazione e delle applicazioni digitali. Assenti invece le grandi istituzioni museali italiane”. Paura del digitale? “Per l’Italia - provano a rispondere le organizzatrici della kermesse - vale soprattutto la carenza di profili professionali in grado di occuparsi degli asset digitali del museo e l’impossibilita’ per i professionisti gia’ inseriti all’interno dei musei di partecipare a momenti di aggiornamento, principalmente per mancanza di budget. Le pubbliche amministrazione non prevedono nei loro bilanci spese per l’aggiornamento professionale e la conseguenza e’ che la forbice fra le competenze digitali degli addetti dei musei italiani e quelli stranieri aumenta drammaticamente. Di fatto non c’e’ una strategia dedicata a un approccio organico per l’utilizzo del digitale nei musei. La sfida che devono vincere i musei contemporanei e’ far diventare il digitale parte integrante del loro Dna”. Per info ti consiglio: link http://www.museumsandtheweb.com/ Il MASSIMILIANO // 09 // ATTUALITA’ brevi news Il Louvre raddoppia ad Abu Dhabi Per la prima volta piu’ di 160 opere d’arte della collezione permanente del futuro Louvre Abu Dhabi saranno mostrate al Muse’e du Louvre a Parigi presso la Napole’on Hall dal 2 maggio al 28 luglio 2014. La mostra, nominata Birth of a Museum, dara’ ai visitatori del Muse’e du Louvre di Parigi un’idea in anteprima di cio’ che sara’ il futuro museo previsto in apertura nel tardo 2015 nell’area di Saadiyat Cultural District, dove saranno ospitati anche lo Zayed National Museum e il Guggenheim Abu Dhabi. Situato nel cuore del Cultural District di Abu Dhabi, il Louvre Abu Dhabi è un museo universale disegnato per accogliere le espressioni artistiche di differenti civiltà∞ e culture, dalle piu’ antiche alle piu’ contemporanee. Seguendo la filosofia e l’universalismo ereditato dall’Illuminismo del 18 secolo, il Concetto Universale del Louvre Abu Dhabi sara’ una sfida per le tradizionali categorie della storia dell’arte e rivedra’ completamente i convenzionali approcci stilistici all’arte. Inoltre, esplorera’ e analizzera’ nuovi e inesplorati collegamenti artistici, culturali e antropologici tra le diverse culture. L’occasione della mostra servirà anche a presentare l’elenco delle opere che i musei francesi presteranno agli Emirati. Il Louvre, secondo indiscrezioni ne farà partire 12, e la presenza tra queste del ‘Ritratto di dama’, piu’ noto come Belle Ferronniere, del genio toscano Da Vinci è data per certa. Prestito questo accompagnato da molte critiche per il museo, e nonostante le rassicurazioni giudicato ‘’rischioso’’ e ‘’senza interesse scientifico’’ per il faraonico progetto in corso nel paese del Golfo. Per info ti consiglio: Link http://www. saadiyatculturaldistrict.ae/en/cultural-programme/ exhibitions/Birth-of-a-Museum/ L ouvre a b u d h a b i Il MASSIMILIANO // 10 // ATTUALITA’ EDIT R’S N TE Cultura? Ossigeno, e non petrolio da consumare Il Tefaf di Maastricht, la fiera d’arte e di antiquariato della European Fine Art Foundation, organizzazione no profit di cui fanno parte galleristi e mercanti d’arte di livello internazionale, ha redatto e presentato lo scorso marzo il proprio rapporto sullo stato del mercato mondiale dell’arte. In due parole la ripresa c’è, ma è a geometria variabile: alcune aree hanno raggiunto importanti risultati (vedi Inghilterra e U.S.), altre faticano a riguadagnare il terreno (Europa). Notizia non senza interesse “scientifico”. Almeno per chi si occupa di cultura, e cerca di intercettare i pochi mecenati in circolazione, nella convinzione che il “privato”, se opportunamente stimolato, può collaborare virtuosamente con il “pubblico” e risolvere parte degli imbarazzanti ritardi in materia culturale dell’Italia. Il mercato ha dimostrato che l’arte e la cultura sono ricercate e chi possiede le risorse, cerca di accaparrarsi il meglio. Nel 2013 le importazioni mondiali d’arte e di antiquariato hanno raggiunto il record di 17,6 miliardi. Questo mantra “pubblico-privato”, seppur ripetuto all’ossessione, fatica a rompere il tradizionale immobilismo italico, ed i privati, così come le imprese, sono ben lontani dalla cosa pubblica. Continuano a fare i loro sacrosanti interessi, assicurandosi investimenti puntuali di cui la collettività non può beneficiare. Come farli accorrere, privati ed imprese, in aiuto del patrimonio culturale pubblico italiano? La soluzione potrebbe arrivare d’oltralpe. I francesi si sono inventati una sorta di ArtBonds, defiscalizzando in maniera importante le donazioni finanziare a favore dell’arte. Il Ministro Franceschini se ne è accorto e vorrebbe importare il modello in Italia. Bene. Perchè esiste, e cito alla lettera il Ministro, “un problema di risorse e occorre che ci sia la consapevolezza che in questo settore non bisogna tagliare, ma semmai portare nuove risorse”. Nel merito verrà giudicato tra qualche mese, immediato è l’apprezzamento per la direzione presa. Se cade questo tabù e permettono ai privati di entrare con risorse fresche nel patrimonio culturale, invertiremo la rotta del declino e programmare gli investimenti non sarà più un incubo. I miei migliori auguri a Cristina Giussani, nuovo presidente del Sil, l’organizzazione dei librai di Confesercenti. Eredita un testimone piuttosto pesante. E forse insostenibile. La crisi dell’editoria , è mia convinta opinione, persiste soprattutto a causa della scarsa qualità diffusa tra gli scaffali, che ha fatto scappare i lettori e crollare le vendite. La selezione dev’essere più severa. Troppa concorrenza? I libri non sono oggetti, non basta esibirli per venderli. Occorre la figura di un mediatore, del libraio. Figura ormai quasi completamente dissoltasi in un oceano di indistinti commessi. Il MASSIMILIANO // 12 // VOX EDITOR prima parte ATTUALITÀ // CURRENT NEWS SCOPRI A C H E PAG I N A PAG 15 PAG 26 PAG 30 L’indifendibile. Il diritto morale d’autore: come realmente tutelarlo? Jack “the dripper” accanto a Leonardo e Michelangelo. Il Progetto Pollock entra nella sua fase finale I Musei vi annoiano e li evitate come la peste? Un vaccino c’è: l’immunoterapia del “brutto” news L’indifendibile Il diritto morale d’autore: come realmente tutelarlo? N ello scorso numero di gennaio a b b iamo parlato del nuovo regolamento A gcom , nel frattempo diventato operativo . U n regolamento secondo noi molto curioso , fatto in casa , concepito su una b ase emotiva e sen z a un intervento di principio di legge delega da parte del P arlamento . C olpa dell ’ A utorit à ? D el P arlamento ? L e questioni sono molte anc h e se l ’ interrogativo pi ù grande resta questo : M a c ’ è davvero b isogno di nuove leggi ? P roviamo a rispondere attraverso un approfondimento sulla tutela del “ diritto d ’ autore ” , uno dei temi in cima all ’ agenda europea , oggetto di animati di b attiti nei recenti incontri fra i ministri della C ultura dell ’ U e . C oncentriamo l ’ atten z ione sull ’ attivit à dei teatri , con un b reve excursur storico critico sulla regia nell ’ opera lirica , concludendo con un ’ attinente quanto semplice proposta per mettere al b ando certa cultura truffaldina nei fatti . leggi l’ articolo d i S A N D R O A PA Il MASSIMILIANO // 15 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? I mages b y D imitri _ C www . t h e b end . b e d i S A N D R O A PA C’è qualcosa – non l’unica – che la legge cerca giustamente di difendere, con mezzi però rivelatisi del tutto inadeguati. La tutela del diritto d’autore è di stretta attualità, sia perchè in sè non ha mai perso interesse, riguardando aspetti economici rilevanti, connessi allo sfruttamento delle opere dell’ingegno, sia perchè è anche collegata con l’attività dei teatri e – più in genere – con la cultura. Il legislatore, già da settant’anni, ha posto norme a tutela degli autori dei prodotti dell’intelletto, non soltanto sotto il profilo economico, riconoscendo loro il diritto a partecipare agli utili derivanti dallo sfruttamento che altri autonomamente facesse delle loro fatiche o delle loro scoperte o intuizioni, ma anche sotto l’aspetto morale, consistente nella corretta attribuzione di paternità di ciò che essi hanno prodotto. Le norme che dovrebbero tutelare questo secondo aspetto, pur restando teoricamente in vigore, in parte non vengono più osservate né fatte osservare, cosicché si è radicato un malcostume generale che produce su vasta scala proprio quegli effetti dannosi che si sarebbe voluto evitare. La legge 22 aprile 1941 n. 633, notevolmente rimaneggiata ed ampliata da successive leggi e tuttora in vigore, dispone al 3° comma dell’art. 18 che l’autore ha “il diritto esclusivo di introdurre nell’opera qualsiasi modificazione”: il termine opera, per l’art. 2, indica numerosi tipi di prodotto dell’ingegno, fra i quali, oltre alle opere d’arte plastica, anche quelle teatrali, musicali, scientifiche e di altro genere. Già questo fa capire che ogni stravolgimento, anche quando sia contrabbandato per “interpretazione”, è completamente illegale. L’art. 20 dispone inoltre che “Indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, ed anche dopo la cessione dei diritti stessi, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, e ad ogni altro atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione. Va da sé che quest’ultima condizione non può essere intesa come attribuzione di atti o qualità ignobili all’autore, bastando invece che l’alterazione della sua opera vi cagioni squilibri ed incongruenze che lo facciano apparire come un incapace o rozzo o comunque in una luce negativa non veritiera. Oltre all’art. 22, per il quale “I diritti indicati nei precedenti articoli sono inalienabili”, il successivo art. 23 stabilisce che “Dopo la morte dell’autore il diritto previsto dall’art. 20 può essere fatto valere senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli e, in loro mancanza,” da altri congiunti, ascendenti o discendenti. E il comma II del medesimo articolo aggiunge anche che “l’azione, qualora finalità pubbliche lo esigano, può essere esercitata dal Ministro per la cultura popolare sentita l’associazione sindacale competente. Con le norme citate il legislatore intende difendere sia Il MASSIMILIANO // 16 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? “ A lig h t s h ow ” , p h oto b y A udre y J o h nson , U S l’opera che il suo autore da indebite aggressioni, manifeste o fraudolente, di altri che tentassero di appropriarsi l’opera spacciandola per propria o che pretendessero di alterarla a proprio estro e discrezione, specialmente se costoro volessero usarla per fini diversi da quelli per cui essa era stata concepita e realizzata o attribuire all’autore intenzioni a lui estranee. Dando però una scorsa alle stagioni dei teatri di prosa e d’opera sia italiani che esteri ci si rende facilmente conto dello scempio vergognoso e generalizzato che viene invece perpetrato in materia. È certamente vero che la legge italiana non può essere applicata al di fuori dei confini nazionali, ma almeno all’interno di essi sembra doveroso farla rispettare. Purtroppo l’uso, da tempo invalso asseritamente per economizzare sulle spese, di produrre molti spettacoli in collaborazione con teatri esteri rende difficile considerare illegale qui ciò che altrove è accettato e finanche lodato. Non si comprende però perchè se in altri campi le differenze di legislazione sono reputate normali non debbano esserlo anche in materia teatrale. E occorre anche ricordare che il cosiddetto teatro di regia, quello in cui l’arbitrio è la regola e che costituisce la principale causa dei guasti a cui le citate norme dovrebbero opporsi, nacque in ambito tedesco nel secolo scorso ma si è riversato con violenza torrentizia anche nel nostro Paese ed in altri, abbattendo ogni argine di decenza e moralità artistica, sicché assai difficile appare ora il rimediarvi. Sotto il profilo giuridico, va rilevato che la tutela in argomento non riguarda qualcosa di insignificante, come un oggetto di uso comune, che pure è genericamente protetto come proprietà privata, ma concerne un bene immateriale di tale valore che la sua integrità riveste un interesse più vasto di quello di colui che lo ha prodotto ed assume quindi una non trascurabile dimensione sociale. È evidente, per fare un esempio banale, che se Michelangelo può avere un interesse morale ad essere riconosciuto come autore del Giudizio Universale, è però l’intera umanità ad avere interesse effettivo ed attuale alla conservazione ed all’integrità di quel grandioso affresco e di mantenerne a lui l’attribuzione qualora qualche impostore volesse trasferirne a sé o ad altri la paternità. E similmente, quando si tratti di opere teatrali o liriche, è interesse della collettività in genere che tali lavori non vengano mistificati e che vengano rappresentati secondo le intenzioni e le prescrizioni dei rispettivi autori, senza gli ormai consueti stravolgimenti di registi che non sanno o non vogliono rispettare decentemente la struttura delle opere loro incautamente affidate. Non sembra qui inappropriata una parallela considerazione più volgarmente materiale: coloro che eseguono opere teatrali in prosa o musica lo fanno spesso anche per passione personale, ma soprattutto sempre per danaro, il che è perfettamente legittimo e comprensibile. Il MASSIMILIANO // 17 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? “ C lose up of a V enician mask . ” , p h oto b y J oanna A tkinson , U K Meno lodevole però è che certe scelte, col labile pretesto dell’arte, nascondano questioni non proprio pulitissime di più concreto interesse pecuniario. Come in ambito strettamente musicale alcuni autori erano piuttosto trascurati, anche nella discografia, finchè erano ancora in corso i diritti d’autore, mentre dopo la scadenza del loro termine se ne riconosciuta l’irrinunciabile grandezza, con immediata inflazione discografica e concertistica, così in ambito di prosa e lirico le ormai continue alterazioni registiche delle indicazioni d’epoca, di luogo, di costumi e di azione, più che da autentiche ancorchè discutibili fantasie interpretative, sono cagionate da inconfessabili appetiti economici di personaggi di scarsa moralità artistica i quali, incapaci di scrivere o comporre lavori propri, si fanno invece scudo di nomi celebri per catturare il pubblico e, con la scusa di apportare modifiche strutturali a ciò che dovrebbero limitarsi ad eseguire, se ne pretendono coautori, passando all’incasso di ben più sostanziose percentuali sui proventi. Che ciò rappresenti una forma indecente di parassitismo sembra incontestabile. Poiché gli autori delle opere così sfregiate sono da tempo defunti ed impossibilitati a difendere i prodotti della loro arte dalle vili e volgari manomissioni perpetrate da registi ed esecutori privi di scrupoli, tale difesa, in mancanza anche di discendenti, spetterebbe al Ministro. Figurarsi! Se però la legge sul diritto d’autore tutela in astratto sia l’autore che l’opera, la legge ordinaria protegge invece lo spettatore, che ha il diritto di non essere raggirato e di ottenere quel che gli viene promesso con l’offerta al pubblico contenuta nel cartellone. Come al cinema il film proiettato dev’essere quello indicato sulla locandina, senza interpolazioni o alterazioni di sorta, così l’opera teatrale o lirica dev’essere la realizzazione scenica di quello che l’autore ha scritto nel testo. Ciò particolarmente nell’opera lirica, dove le parole del libretto e la musica rimangono inalterati e non si può tollerare una frattura incomprensibile fra le espressioni del testo e quel che accade sulla scena. Se è un po’ arduo ipotizzare un illecito penale, non potendosi agevolmente ricondurre fatti del genere alla frode in commercio, sicuramente la cosa configura l’illecito civile dell’aliud pro alio, ossia la fornitura di qualcosa di diverso da ciò che si era contrattualmente pattuito e che può dar luogo a risoluzione del contratto per inadempienza e indennizzo. In margine andrebbe anche rilevato che i registi, i quali hanno sgarbatamente e prepotentemente usurpato un posto preminente nell’esecuzione delle opere, non godono neppure di esplicita considerazione da parte del legislatore, il quale, pur avendo proceduto anche recentemente a diversi aggiornamenti ed integrazioni della legge in argomento, non li ha manco menzionati fra coloro che, in base all’art. 82, sono titolari del diritto di opporsi (art. 81) alla diffusione di loro esecuzioni pregiudizievoli del loro onore o della loro reputazione. Il MASSIMILIANO // 18 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? “ A non - moving perspective of “ W rong W a y ” , p h oto b y J ason S taten , U S A Si è affermato all’inizio del presente articolo che la questione può avere un riflesso economico sull’attività dei teatri: certamente, perchè l’attuale andazzo comporta sprechi giganteschi per compensi a registi i quali rivendicano diritti d’autore per le indicazioni interpretative diverse dal testo originale, per impianti scenografici complicati, ingombranti, di impegnativa e dispendiosa costruzione, di costosissimo trasferimento in altri teatri, di risultato estetico peraltro solitamente infimo, oltre tutto inutilizzabili per le successive riprese in repertorio poiché, sfumato il clamore scandalistico iniziale, la stolta provocatorietà, privata del botto, mostrerebbe la propria inconsistenza e la propria inadeguatezza artistica. D’altro canto, ma nel medesimo senso, il pubblico, specialmente quello giovane, che dev’essere attratto nei teatri d’opera se non si vuole che questo genere perisca definitivamente con l’estinguersi del pubblico anziano che al momento ne costituisce la parte preponderante, da un lato difficilmente potrebbe apprezzare rappresentazioni astruse ed incomprensibili e dall’altro ha comunque diritto a non vedersi propinare prodotti adulterati: se va ad assistere ad un’opera settecentesca o ottocentesca, lo fa perchè suppone trattarsi di cosa bella e culturalmente valida ed è giusto ed indispensabile che la possa apprezzare nella sua veste scenica autentica ed appropriata. In proposito non si può tralasciare di considerare che certi comportamenti o certe vicende delle trame, giusto o sbagliato che sia, per una sorta di convenzione teatrale ormai consolidata sono ritenuti credibili o drammaturgicamente funzionanti nell’epoca e nei luoghi in cui sono stati ambientati, ma risultano assurdi o incomprensibili in altre epoche o in altri luoghi. Recuperare una fetta consistente ed indispensabile di pubblico, fornendogli un prodotto culturalmente autentico e godibile, risparmiando sui costi ed innalzando la qualità degli spettacoli, non sarebbe forse un’azione economicamente vantaggiosa sia direttamente che per l’indotto? Magari certi ambienti che pretendono di monopolizzare la cultura, spartirsene i proventi e trattarla come “cosa loro” non saranno tanto d’accordo... Il MASSIMILIANO // 19 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? P h oto b y M ateus z S tac h owski d i S A N D R O A PA LA REGIA NELL’OPERA LIRICA – BREVE EXCURSUS STORICO-CRITICO. Se si va a controllare sulle locandine dei teatri d’opera di un secolo fa, non vi si trovano i nomi dei registi, ma al massimo quelli degli scenografi. Spesse volte erano i compositori stessi che si preoccupavano di curare la messa in scena delle proprie opere, ma è facile supporre che lo facessero in modo alquanto differente da come lo si farebbe oggi. Tale ipotesi è avvalorata da un indizio rivelatore. Nel suo libro Voci parallele, Giacomo Lauri Volpi, delineando la figura di due o tre soprani dell’epoca sua, segnatamente – se non ricordo male – Claudia Muzio e Magda Olivero, le qualificava cantanti-attrici, per evidenziarne la differenza dalle altre, poiché, oltre a cantare, recitavano: questo sembrerebbe normale oggi, ma non doveva esserlo altrettanto allora, quando i cantanti lirici, pur muovendosi all’interno di scene figurative e con appropriati costumi, solevano piazzarsi sul proscenio e, limitando la gesticolazione all’indispensabile, cantavano la loro parte, ad essa esclusivamente affidando la propria prestazione; né probabilmente il pubblico chiedeva altro, accontentandosi di voci belle e possenti e di musica orecchiabile. La funzione del direttore di scena, figura allora esistente, consisteva prevalentemente nel dirigere il traffico, con particolare riguardo alla dislocazione ed al movimento dei coristi e delle comparse, ma senza permettersi di interferire sulla recitazione dei protagonisti o dei comprimari. D’altro canto, anche la direzione d’orchestra in quei tempi era piuttosto diversa dall’attuale e le orchestre, pochissime delle quali stabili e molte altre assai variabili nell’organico e perfino nell’intonazione, venivano preparate da un maestro concertatore, il quale all’ultimo cedeva il podio al direttore, che, senza ulteriori prove, si limitava a battere il tempo e dare qualche indicazione dinamica secondo il momentaneo estro. Se dunque nessuno potrebbe sensatamente oggi contestare la necessità del direttore d’orchestra (come guida dell’insieme vocale e strumentale e come interprete), parimenti necessaria appare la figura del regista per dare una soddisfacente veste scenica e logica narrativa all’opera che – non si dimentichi – è un composto di recitazione, musica, poesia, talora danza, pittura (il nome stesso, che oggi noi riteniamo un femminile singolare, con ogni probabilità ha origine nel plurale del neutro latino opus, cioè lavoro), in cui ciascuna delle componenti ha necessità e diritto di essere curata secondo la sua importanza nell’equilibrio generale. La funzione del regista è pertanto servente e volta a realizzare le intenzioni dell’autore, non a sovvertirle in nome di pretese libertà interpretative, soppiantandole con idee proprie del tutto differenti e non di rado attribuendo Il MASSIMILIANO // 20 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? I mages b y S vilen M ilev www . efffective . com a lui, defunto ed impossibilitato a difendersi, orientamenti ideologici o preferenze politiche attuali basate su proiezioni od equazioni del tutto opinabili ed indimostrabili. Uno dei registi che attualmente imperversano nei teatri ha sfacciatamente asserito, in un’intervista ad un giornale, di trascurare sempre, deliberatamente e pregiudizialmente, qualunque indicazione scenica dell’autore e di “creare” una sua vicenda scenica sulla base del solo testo. Se questo possa considerarsi onestà o lealtà nei confronti dell’autore e degli spettatori lascio al lettore giudicare. Ma le intemperanze registiche non solo e non sempre sono frutto di mala fede: talora su una stratosferica presunzione si innesta incredibilmente una bella dose di ignoranza e di ingenuità. Una delle imprese in cui non pochi registi dichiarano di cimentarsi è la lettura del lavoro letterario originale da cui solitamente l’opera è tratta, per “migliorare”, secondo loro, l’aspetto drammaturgico. Queste operazioni solitamente rasentano l’idiozia, non considerando due aspetti fondamentali. Il primo è di natura prettamente aritmetica: se un romanzo necessita di alcuni giorni per essere letto da un lettore di medie capacità, è evidente che la sola sua sceneggiatura comporta la necessità di ridurne notevolmente la mole per far rientrare lo spettacolo di prosa nel limite di qualche ora; se a ciò si aggiunge che la musica ha ulteriori esigenze sue proprie, è ovvio che lo sfrondamento di episodi e personaggi marginali debba essere ancora più drastico. Se dunque il librettista ha dovuto apportare modifiche all’originale letterario per adattarlo alla scena lirica, spesso incidendo con i propri interventi sullo stesso svolgimento narrativo, il ripristinare da parte del regista personaggi e situazioni che il librettista aveva dovuto sopprimere, oltre ad appesantire la scena con elementi di ardua collocazione perchè non previsti nella partitura (mimi, flashback durante preludi ed intermezzi strumentali, proiezioni etc.), aggiunge solitamente confusione ed incongruenza. Ma i registi – si sa – sono sempre intelligentissimi. Il secondo aspetto è storico-letterario. All’epoca in cui l’opera dapprima ed il melodramma poi erano uno spettacolo di massa, contemporaneo e per tutti, e non come oggi un’espressione ancor viva ma di nicchia e di carattere alquanto museale, con la maggior parte del repertorio che pesca nel passato, quel tipo di spettacolo aveva una considerazione analoga a quella che oggi hanno il cinema o i campionati sportivi; e la veste letteraria dei libretti non aveva troppe pretese, attestandosi qualitativamente al livello di quel che sarebbe stato poi e fino a qualche anno fa il fotoromanzo, con trame ora sdolcinate, ora avventurose, ora truculente, ma sempre caratterizzate da una sbrigativa semplificazione dei fatti narrati. Pretendere di caricarle con caratterizzazioni psicologiche, introspezioni e simbologie ad esse assolutamente estranee e per nulla congeniali, evidenzia piuttosto scarsa cultura storica ed incapacità di comprendere la reale portata Il MASSIMILIANO // 21 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? P h oto b y P edro V aldeolmilloswww . meltemi . info artistica e teatrale di ciò che si intende mettere in scena. Conoscendo anche le usuali obbiezioni che vengono sollevate contro i rilievi dianzi formulati, ad esse replico sùbito. Nessuno intende coartare la libertà dell’interprete, che anzi è il presupposto di una corretta realizzazione dello spettacolo. Ma tale libertà è appunto quella dell’interprete, ossia di colui che non è incaricato di creare qualcosa di proprio, bensì di ricreare qui ed ora quel che un altro, l’autore, ha concepito e schematizzato in passato; più o meno, se mi si perdona il paragone un po’ grezzo, come l’autista dell’autobus di linea, che deve essere assolutamente autonomo nell’azionare i comandi del mezzo, ma deve rispettare il percorso assegnatogli e gli orari del servizio. Né si comprende perchè i due aspetti, quello musicale e quello scenico, che sono le parti complementari dell’opera, dovrebbero divergere invece di cooperare, come accade non di rado in esecuzioni odierne di opere settecentesche, in cui direttori con fisime filologiche esasperate pretendono la riapertura di tutti i tagli di tradizione recuperando spesso musiche superflue e di scarsa qualità o l’impiego di strumenti d’epoca con tutti i difetti che essi avevano, mentre i registi vanno in direzione diametralmente opposta, ambientando la recitazione in epoca moderna, con costumi e riferimenti contemporanei o altre trovate “geniali”. Neppure è sostenibile un’altra frequente affermazione, secondo la quale la ripetitività comprometterebbe la freschezza e l’attrattiva degli spettacoli. Forse potrebbe essere così con l’utilizzazione sempre del medesimo allestimento (problema peraltro che mai si è posto per certi musical americani di successo, che si replicano in modo pressochè identico per centinaia e finanche qualche migliaio di sere di seguito) ma non certo col rinnovo della scenografia e dei costumi, in diverso stile sempre però rispettando le indicazioni dell’autore. Comunque non si comprende perchè il solo aspetto scenico dovrebbe avere questo effetto di saturazione. Nell’opera la musica e le parole rimangono inalterate e nessuno se ne lamenta, anzi si censurerebbero aspramente eventuali tagli o aggiustamenti per interpreti di precaria vocalità, o anche arbitrari cambi nella strumentazione. Parimenti nel cinema moltissime persone amano rivedere più volte il medesimo film e nessuno si annioia per la sua ovvia identità: se qualcosa è bella ed ha elevate qualità estetiche piace sempre ed alterarla spesso equivale a danneggiarla, come provano i rifacimenti di molti film che non riescono il più delle volte a pareggiare gli originali. Perchè dunque il rispetto della messa in scena di tipo tradizionale dovrebbe stufare il pubblico? Il quale, oltre tutto, non è sempre lo stesso e molti potrebbero vedere per la prima volta un’opera già rappresentata numerose altre volte: come uno potrebbe trovare ripetitivo ciò che per lui è comunque nuovo? Senza contare che il nuovo non è certo un valore Il MASSIMILIANO // 22 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? P h oto b y K laus S andrini h ttp www . sandrininet . info autonomo e le cose d’arte si classificano in base alla loro bellezza, non alla loro novità. Oppure, per non mettere in mostra sempre le stesse cose, si dovrebbero cambiare continuamente gli assetti espositivi di tutti i musei? Non meno insulsa e insostenibile è anche la posizione di coloro che, pur di atteggiarsi a intenditori raffinati e progressisti, asseriscono che, pur con taluni aspetti discutibili, le regie innovative in molti casi ottengono risultati apprezzabili. Ma apprezzabili rispetto a che? Così ragionando, anche il tradimento di solito porta qualche stimolo piacevole, ma non lo si può considerare per questo funzionale al matrimonio. Giudicare di un risultato in base ad una sola emozione estetica – per di più del tutto soggettiva – che esso può produrre, avulsa da tutto il resto, è atto semplicemente insensato e privo di fondamento critico. Può anche darsi che organizzare feste da ballo o partite di pallavolo nella Cappella Sistina possa piacere a ballerini e giocatori, ma non sembra logico prostituire quell’augusto edificio ad usi così volgarmente profani, così come sembrerebbe folle usare banconote per farne coriandoli. Come si possono allora considerare artisticamente accettabili certe disinvolte operazioni che tramutano in scherzacci goliardici fuori tempo o in turpi caricature lavori che qualche merito nella storia del teatro e della musica hanno pur avuto? E ancora, sarebbe disposto qualcuno a trovare bella la propria immagine riflessa da specchi deformanti, in modo che appaia mostruosa e ripugnante? E perchè questo, che viene considerato inaccettabile per le persone, dovrebbe poi essere apprezzato e lodato per le opere liriche? Il MASSIMILIANO // 23 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? “ A udience awaiting a t h eatre s h ow to b egin . ” , p h oto b y K im b erlee K essler , www . kim b erleekessler . com d i S A N D R O A PA LA PROPOSTA Per evitare effettivamente le distorsioni descritte nell’articolo, occorrerebbe, anche per i citati aspetti di collaborazione internazionale, uno strumento normativo sovranazionale che unificasse, sotto questo profilo, le varie legislazioni nazionali, almeno in ambito europeo. Certo, la sola idea che gli organismi europei, i quali già hanno espropriato gli stati membri di parti fondamentali della loro sovranità e li affliggono con la loro soffocante normazione su tutto, vadano a ficcare il naso anche in queste faccende fa rabbrividire. Eppure sarebbe in certo modo auspicabile che qualche regola per tutelare adeguatamente il diritto morale d’autore in ambito non solo nazionale si emanasse. In mancanza, sarebbe già qualcosa se una norma del genere fosse introdotta almeno in Italia. Poiché è difficile, se non impossibile prescrivere comportamenti per funzioni essenzialmente libere, come il teatro, senza incorrere nei rischi di una irregimentazione della cultura propria solitamente dei regimi dittatoriali, come accadde nelle non rimpiante epoche del fascismo in Italia e, ancor peggio, del comunismo in Unione Sovietica, occorre invece cambiare prospettiva e vedere la questione sotto il profilo della “tutela del consumatore”, brutta espressione che tuttavia costituisce un richiamo efficace per certe attuali sensibilità. Colui che decide di assistere ad un certo spettacolo, pagandone l’ingresso, acquisisce una aspettativa di diritto ad ottenere quello che nel programma gli è stato promesso in forma di offerta al pubblico. E, allo stesso modo in cui per i prodotti alimentari, gli elettrodomestici, gli abiti e le altre merci il produttore è tenuto a certificare le caratteristiche di ciò che pone in vendita e la sua conformità alle norme commerciali ed il possesso delle caratteristiche da esse previste, si potrebbe imporre alle direzioni dei teatri di dichiarare per ogni singola rappresentazione che essa è conforme alle prescrizioni dell’autore. Ovviamente, poiché la cosa è verificabile dal confronto col libretto, i dichiaranti sarebbero obbligati a comportarsi seriamente per evitare le conseguenze di una dichiarazione falsa. E, sempre al medesimo fine, non essendo giusto impedire la libera espressione di drammaturghi, commediografi, musicisti ed altri autori, si deve lasciar loro piena autonomia creativa per lavori di propria invenzione e scrittura, proibendo però loro – esattamente come si fa per gli inventori di ogni altro prodotto brevettato – di copiare lavori altrui o di sfruttarli in modo irregolare apportandovi modifiche non autorizzate dall’autore, il quale soltanto, a norma dell’art. 18-comma III della legge 633, ha il diritto (definito proprio esclusivo) di modificare la sua creazione. Ciò escluderebbe la prassi molto in voga di accalappiare numeroso pubblico, attratto dalla celebrità dell’autore o dell’opera, fornendogli invece esecuzioni adulterate Il MASSIMILIANO // 24 // ATTUALITA’ news L ’ indifendi b ile . I l diritto morale d ’ autore : come realmente tutelarlo ? P h oto b y L i z e R ixt U trec h t , N et h erlands e truffaldine, nelle quali, oltre tutto, si attribuiscono in modo arbitrario ed indimostrato all’autore stesso idee, tendenze ideologiche o preferenze politiche rapportate alla situazione corrente, solitamente per ammantare con la sua autorità morale la propria faziosità o il proprio tornaconto. Le sanzioni per la violazione di tali precetti non dovrebbero avere natura penale, attesa l’inefficienza nota, riconosciuta, incontestabile e difficilmente sanabile della giustizia penale, ma esclusivamente civilistica, con applicazioni rapide, in via arbitrale, di rimborsi ed indennizzi per chi sia stato vittima dello scorretto comportamento commerciale. Il MASSIMILIANO // 25 // ATTUALITA’ news Jack “the dripper” accanto a Leonardo e Michelangelo. Il Progetto Pollock entra nella sua fase finale I l rinnovato interesse per il maestro dell ’ action painting , J ackson P ollock , cele b rato con mostre ed aste milionarie , entra nella sua fase pi ù interessante . A b reve , F iren z e , per i 4 5 0 anni dalla morte di Buonarroti , confronter à P ollock con il genio del R inascimento in una mostra da non perdere . A maggio C h ristie ’ s , metter à all ’ asta l ’ opera c h e indirettamente cost ò la vita al pittore americano : nel 1 9 5 4 P ollock scam b i ò il quadro “ killer ” in cam b io di quella O ldsmo b ile decappotta b ile verde con la quale due anni pi ù tardi si sc h ianter à morendo a 4 4 anni . E d infine il P rogetto P ollock : una ricerca unica in I talia e nella sua complessit à forse nel mondo , c h e mira a giungere a una diagnosi sullo stato di salute dell ’ opera “ A lc h imia ” , un dipinto di oltre un metro per due della C olle z ione P egg y G uggen h eim di V ene z ia , e allo stesso tempo permetter à di entrare nel mondo di P ollock , di destrutturare idealmente il suo lavoro , di leggere ogni goccia di colore , sia esso pittura d ’ alluminio o smalto industriale . leggi l’articolo d i C R I S T I N A S PA DA Il MASSIMILIANO // 26 // ATTUALITA’ news Jack “ t he dripper ” accanto a L eonardo e Mic h elangelo .Il Progetto P ollock entra nella sua fase finale A lc h imia ( A lc h em y ) , 1 9 4 7 d i C R I S T I N A S PA DA E’ un progetto innovativo ed ambizioso quello promosso dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia in collaborazione con importanti istituti di ricerca italiani e statunitensi: l’analisi accurata di undici opere di Jackson Pollock finalizzata ad approfondire la conoscenza sulla tecnica del pittore e ad individuare le strategie conservative più adatte per le sue opere. Nuova è la sensibilità dimostrata dai promotori di questa iniziativa nei confronti delle specifiche problematiche conservative poste dalle opere d’arte contemporanea. Se per i pezzi d’arte antica, medievale o moderna lo studio delle tecniche esecutive e gli interventi di restauro sono all’ordine del giorno, è piuttosto recente l’idea di estendere anche alle opere contemporanee tale metodo di ricerca. D’altronde, la necessità di quest’approccio è suggerita dalle caratteristiche stesse di questi pezzi, realizzati con tecniche e materiali sempre più innovativi e spesso estranei a ciò che l’immaginario collettivo tradizionalmente ritiene sia proprio di un oggetto artistico. Nel caso specifico delle opere coinvolte in questo progetto la peculiarità tecnica è palese. Le undici tele della collezione veneziana furono dipinte da Jackson Pollock (1912-1956) tra 1942 e 1947 e, ad uno sguardo d’insieme, permettono di ricostruire il passaggio da un astrattismo d’ispirazione ancora cubista, all’elaborazione di una nuova tecnica esecutiva rispondente alla poetica surrealista dell’automatismo inconscio. E’ la tecnica del dripping, in cui il gesto energico e volitivo dell’artista che sgocciola direttamente sulla tela distesa a terra colori e vernice diventa momento essenziale dell’espressione artistica, traduzione spontanea dei moti espressivi dell’animo in un vortice di segni e colori. La superficie della tela diventa così estremamente irregolare, con grumi e rientranze creati dalla sovrapposizione casuale di materiali diversificati. L’assoluta novità della proposta di Pollock ne ha fatto uno dei momenti cruciali nell’evoluzione del linguaggio artistico contemporaneo. Tanto più significativa appare dunque la scelta di sottoporre questo specifico nucleo di opere ad un’analisi tecnica approfondita ed articolata. Il valore e la serietà del progetto è dichiarato dal profilo dei soggetti coinvolti, tutti istituti di ricerca ed enti museali altamente specializzati. Pensabene Buemi e Carol Stringari, rispettivamente conservatori capo dellaCollezione Peggy Guggenheim di Venezia e del Museo Solomon R. Guggenheim di New York,collaborano: il Getty Conservation Institute e J. Paul Getty Meseum di Los Angeles ed il Seattle ArtMuseum -già impegnati in ricerche sulla tecnica di Pollock-, insieme all’Istituto CNR di Science e Tecnologie Molecolari, il Centro di Eccellenza SMAArt di Perugia, l’Istituto CNR Nazionale di Ottica di Firenze, il Laboratorio di Diagnostica di Spoleto e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.Se il rilievo internazionale del così detto “Progetto Il MASSIMILIANO // 27 // ATTUALITA’ news Jack “ t he dripper ” accanto a L eonardo e Mic h elangelo .Il Progetto P ollock entra nella sua fase finale I tecnici del la b oratorio mo b ile M O L A B al lavoro su un P ollock della C olle z ione P egg y G uggen h eim © Pollock” è del tutto evidente, si vuole far notare anche l’esemplare sinergia tra istituzioni pubbliche e private creatasi in quest’occasione. La prima fase del progetto, svoltasi nel giugno del 2013, prevedeva lo studio tecnico sistematico delle opere di Pollock conservate nella Collezione Peggy Guggenheim. Si sceglieva di non rimuovere le tele dalla loro collocazione abituale in Palazzo Vernier dei Leoni, facendo intervenire il laboratorio mobile MOLAB, che ha installato le proprie attrezzature direttamente in una sala del museo. Dettaglio non irrilevante, che ha consentito a chi in quei giorni visitava il museo di entrare in contatto diretto con il lavoro dei tecnici. Le analisi non invasive svolte in quei giorni hanno permesso di acquisire molte informazioni sui materiali utilizzati, sul tipo di pigmenti, sui leganti e sulla stratigrafia della superficie pittorica. I risultati di queste analisi sono stati parzialmente esposti il 10 ottobre 2013, in occasione del convegno “Science and Innovation in the Study of Modern andContemporary Art” organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dalla U.S. Academy of Sciences presso l’Istituto Italiano di Cultura a New York. La seconda fase del “Progetto Pollock” ha preso il via dagli esiti delle analisi scientifiche. Si è, infatti, scelto di procedere con il restauro conservativo di una tra le più famose tele presenti nel museo veneziano: “Alchemy”, uno dei primi esperimenti di dripping realizzato da Pollock nel 1947. Il restauro è stato affidato ad un centro d’eccellenza internazionale in quest’ambito: l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. A detta dello stesso direttore dell’Istituto, Marco Ciatti, la partecipazione a questo progetto rappresenta una nuova sfida per l’Opificio stesso, chiamato ad occuparsi direttamente e in misura sempre maggiore della nuova realtà del restauro di opere contemporanee. La tela è giunta nei laboratori del Settore Dipinti dell’OPD, presso la Fortezza da Basso di Firenze, lo scorso 2 dicembre 2013. Gli interventi sull’opera sono iniziati subito, con una prima fase di ulteriori analisi tecniche propedeutiche ad un successivo restauro conservativo, che dovrebbe sostanziarsi in una minuziosa pulitura della superficie pittorica. Luciano Pensabene Buemi ha parlato di “momento storico” riferendosi a questo progetto di ricerca. Ed in effetti, pur in attesa delle nuove acquisizioni che il restauro in corso saprà fornire per lo studio e la conservazione delle opere di Pollock, la stessa concezione e messa in opera di una tale iniziativa è di per sé un risultato promettente. Un progetto di tale spessore scientifico, nato dalla collaborazione a livello internazionale di istituzioni altamente specializzate, non può che avere un valore esemplare per lo studio storico artistico d’oggi, in particolar modo per l’ambito contemporaneo. Il MASSIMILIANO // 28 // ATTUALITA’ OPIFICIO DELLE PIETRE DURE (OPD) APPROF ON D I M E N TO L’Opificio delle pietre dure di Firenze è un centro di restauro altamente specializzato, la cui eccellenza è riconosciuta a livello internazionale. Eccellenza che trova giustificazione nella lunga storia di quest’istituzione. L’origine dell’Opificio delle Pietre dure risale al 1588, quando Ferdinando I de’Medici promosse la creazione di questo centro specializzato nella lavorazione delle pietre dure destinate all’apparato decorativo della Cappella dei principi: il mausoleo mediceo presso la chiesa di San Lorenzo. La maestria sviluppata dagli artigiani fiorentini in questo tipo di lavorazione, fece sì che la produzione continuasse ancora per due secoli sotto la dinastia dei Lorena, estendendosi peraltro anche a preziosi pezzi di arredamento. Sopravvissuto al periodo critico delle convulse vicende politiche degli inizi del Regno d’Italia, l’Opificio seppe garantire la sopravvivenza di questa specifica competenza reinvestendola nel campo del restauro. Fu così che dalla fine del XIX secolo l’OPD si dedicò ad importanti interventi di restauro riguardanti soprattutto i materiali lapidei ed i mosaici. Allora Firenze poteva vantare un’importante tradizione anche nel restauro pittorico. Era nella Galleria degli Uffizi che questa tradizione si era venuta progressivamente sviluppando: alla necessità di salvaguardare i dipinti lì conservati si era risposto con uno strutturato sistema di monitoraggio e restauro conservativo. Questa storia conobbe una svolta nel 1932, quando si decise di darle una struttura più sistematica e di modernizzarne il metodo di studio con la creazione del Gabinetto Restauri della Soprintendenza delle Belle Arti di Firenze. Il Gabinetto fu il primo laboratorio di restauro moderno sorto in Italia, caratterizzato da un metodo che integrava lo studio scientifico preliminare ed il restauro operativo. Paradossalmente, fu proprio il dover far fronte alla vastità ed entità dei danni provocati da grandi tragedie – le due guerre mondiali e l’alluvione del 1966 in primis - che mise alla prova e fece crescere la perizia fiorentina nel campo del restauro. Da questa consapevolezza nacque la proposta dello storico dell’arte Umberto Baldini di integrare queste diverse competenze di restauro sviluppatesi a Firenze creando un unico Centro, integrato nella struttura dell’allora Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali. Fu così che nel 1975 nacque l’Opificio delle Pietre dure quale lo conosciamo ora: Istituto centrale di Restauro del MIBACT con sede a Firenze. L’Istituto articola la propria attività in undici diversi settori di restauro (dipinti, oreficerie, arazzi, materiali cartacei, lapidei, mosaici ecc. ) ed opera anche a livello internazionale, effettuando interventi sia in loco che nei laboratori fiorentini. Inoltre presso l’Istituto è presente anche la Scuola di Alta formazione e di Studi, dove la trasmissione del sapere pratico e teorico mira a formare nuovi restauratori che con il loro lavoro garantiscano la continuità di questa lunga tradizione. Il MASSIMILIANO // 29 // ATTUALITA’ news I Musei vi annoiano e li evitate come la peste? Un vaccino c’è: l’immunoterapia del “brutto” T utta l ’ arte moderna , da P icasso a Bacon , da S c h ö n b erg a Beckett e J onesco , h a rovesciato i canoni tradi z ionali del “ b ello ” , producendo opere d ’ arte in cui i corpi sono deformati , i colori stridono , e dominano le dissonan z e e gli accostamenti assurdi . S ignifica c h e il b rutto è diventato nell ’ arte moderna la vera b elle z z a ? N aturalmente è una farnetica z ione . G li effetti di cui sopra sono oggetto di scelte volute di talenti straordinari . M a quando è l ’ improvvisa z ione a far muovere un pennello o una matita , anc h e nelle migliori inten z ioni , il risultato non solo non è scontato , ma pu ò essere talmente b rutto da non poter essere ignorato . N egli U sa è stato costituito un museo allo scopo di cele b rare questi “ orrori dell ’ arte ” , ed il diritto di un artista di fallire : scopriamo il M useum of Bad A rt di Boston . leggi l’articolo di DOMENICO MARCELLA Il MASSIMILIANO // 30 // ATTUALITA’ news I M usei vi annoiano e li evitate come la peste ? U n vaccino c ’ è : l ’ immunoterapia del “ b rutto ” T H E S C I E N T I S T A non y mous 2 8 ” x 3 6 ” , mixed media L eft anon y mousl y at M O B A M O B A # 3 8 2 di DOMENICO MARCELLA Nessun inno alla bellezza, soltanto un elogio al brutto che non teme di essere ostentato. Orridi esperimenti artistici ed eco-mostruosità d’artista che, come scorie impossibili da smaltire, per un intento scherzoso e bizzarro sopravvivono diventando protagoniste di un’esposizione permanente e in costante evoluzione. Boston, capitale dello stato del Massachusetts e centro economico-culturale più importante degli Stati Uniti, ospita il MOBA (Museum of Bad Art) riservato esclusivamente alla conservazione, alla tutela e alla celebrazione della più svariata produzione del deforme “artistico”. Il MOBA nasce per caso nel 1994 grazie all’intuito dell’antiquario Scott Wilson che – dopo aver salvato dal macero dei rifiuti quello che sarebbe diventato il dipinto simbolo del museo (“Lucy in the Field with Flowers”), e dopo essersi consultato con l’amico Jerry Reilly – cominciò a collezionare e accumulare una serie di opere dalla discutibile valenza armonica. Reilly e sua moglie Marie Jackson improvvisarono un party-vernissage per esibire le opere in questione e, secondo le loro intenzioni, fu questa la primissima inaugurazione del MOBA. Il museo delle brutte arti, come ogni insolito fenomeno, negli anni ha assunto valore e credibilità grazie soprattutto al preziosissimo contributo degli appassionati cultori del genere che, da tutto il mondo, inviano opere malfatte e sgraziate, permettendo così alla struttura di ampliare lo spazio che oggi vanta con orgoglio tre sedi espositive e oltre 5000 pezzi. Sarà pur vero e sacrosanto che “La bellezza salverà il mondo”, ma l’élite un po’ spregiudicata del MOBA, glorificandone il contrario, contrasta la citazione del maestro della letteratura russa esibendo atrocità scultoree, incapaci giochi su tela e azzardi cromatici. Parole d’ordine? Orrore: per prendere le distanze delle perfezioni accademiche, per spronare lo spettatore a non annullarsi davanti allo splendore delle opere museali, e per celebrare il fallimento di un’arte contemporanea a volte cinica e spietata. La collezione del MOBA è anche un omaggio a tutti coloro che hanno sognato di creare un capolavoro, mancando clamorosamente l’obiettivo. Le opere, però, devono avere coordinate stilistiche ben precise: brutte e originali, ma impreziosite (si fa per dire) da evidenti e divertenti difetti. Ai curatori del museo, infatti, nulla importa delle creazioni volutamente di cattivo gusto. Quella che potrebbe rappresentare un’occasione di rivalsa per ogni artefice di inguardabile produzione, è in realtà un privilegio che passa da una rigida e severa selezione; a tal riguardo la curatrice del museo, Marie Jackson, ha sottolineato: «Nove opere su dieci non vengono accettate dalla galleria perché non sono abbastanza brutte. Se un artista considera brutta un’opera non significa che rispecchia sempre i nostri standard». La mancanza di talento e l’intuito dissacrante, dunque, non sono i vincenti punti di forza che permettono a un’opera di essere inclusa ed esposta. Ogni banalità è delitto. Anche nel tempio in cui brutto viene celebrato come una splendente Venere, l’arte deve stupire e affascinare. Il MASSIMILIANO // 31 // ATTUALITA’ seconda parte ESCLUSIVE E INSERTI // EXCLUSIVE NEWS AND INSERTS L A F OTO di Alber t o Cust er lina L a vecchia Pontiac station wagon si trattava di un vecchio ceppo di pioppo stava procedendo lungo la statale 285 in a due passi dal fiume, immerso nella luce direzionesud, attraverso la valle del fiume giusta econ forme talmente particolari che Chama. Il sole era basso, l’aria fresca a suo dire promettevano grandi risultati. Lo e limpida, la strada sgombra. Fuori dal guardairestare immobile come un’iguana finestrino sfilava il tipico paesaggio del per almeno dieci minuti di fila, in un silenzio New Mexico, un insieme di cespugli di mesquite, alberelli, polvere baracche, un e paesaggio che papà e ioconoscevamo bene. Una noia mortale per i suoi occhi da fotografo e per la mia esuberanza da ragazzino. La giornata era andata male e lui era di cattivo umore: mentre io mi aggiravo tra rocce e cespugli, cercavo di scorgere selvatici e mi animali bagnavo i piedi scivolando sulle New Mexico «Presto! Presto!»urlò scendendo dall’auto mobile con la faccia tesa di uno che aveva appena fatto un incidente. irrealeinterrotto dal rumore soltanto cristallino dello scorrere del fiume; di certo nella sua testa s’era formata l’immagine perfetta, esattamente come la desiderava, esattamente come mi aveva raccontato quando gli avevo chiesto come facesse a decidere qual era lo scatto giusto. Purtroppo, come spesso accadeva in quel mestiere, papà doveva anche fare i conti con i dettagli sbagliati, che a volte erano pietre lisce del fiume, lui e Cedric – il suo impossibili da eliminare e rovinavano assistente - avevano cercato le inquadrature completamente l’intera foto. Quella volta buone, scoraggiandosi via via che il tempo sul fiume Chama andò proprio in quel passava e la luce diventava sempre meno modo: la foto del vecchio pioppo tagliato interessante. sarebbe rimasta impressa solamente nella Papà aveva fatto solo qualche scatto, finché sua mente. a un certo punto - a metà pomeriggio Certo, -annunciò trionfalmente di aver trovato uno avrebbero scattato lo stesso, ma non lui. scorcio che meritava la sua totale attenzione: Papà diceva sempre che non aveva senso molti Il MASSIMILIANO // 33 // LA FOTO fotografi al posto suo scattare se non era possibile raggiungere la e invase l’abitacolo attraverso i finestrini perfezione, l’avrò sentito un milione di volte. appena aperti. Per lui, essere un buon fotografo voleva dire «Presto! riuscire a valutare l’immagine e scattare dall’automobile con la faccia tesa di uno solo quando si era sicuri del risultato. Per che aveva appena fatto un incidente. «È la lui, tutti erano buoni a scattare a raffica, con foto perfetta! Maledizione, Cedric, ti vuoi l’idea che almeno una fotografia sarebbero muovere?» riusciti a imbroccarla, quella però non era Io ero impaurito e impiegai qualche secondo arte ma roba buona soltanto per le feste per riprendermi dal primo pensiero che mi di compleanno e i barbecue estivi in riva era venuto in mente dopo la sbandata: oddio, al lago. Oppure per qualche giornalista, siamo finiti fuori strada e adessomoriremo che magari non aveva il tempo di stare lì, tutti cappottandoci e prendendo fuoco. a studiare l’inquadratura anche per un’ora. Cedric era impallidito. Scese e affrontò papà: E così, facendo appello a una delle qualità «Si può sapere cosa diavolo stai facendo?» fondamentali del buon fotografo, che sa «Là, guarda, è l’inquadratura perfetta». riconoscere il momento in cui bisogna lasciar Cedric si voltò e guardò nella direzione perdere, papà aveva deciso di tornarsene indicata dall’amico. acasa. Caricammo tutta l’attrezzatura nel Nuvole, montagne lontane, la Luna che baule della station wagon e partimmo verso stava salendo in cielo, delle costruzioni, nord, direzione Santa Fe. forse una chiesa. Sapevo che Cedric non Era il pomeriggio del 31 ottobre 1941 e riusciva mai a vedere ciò che vedeva papà all’orizzonte - dietro alle montagne della - ne avevanodiscusso in molte occasioni - catena del Sangre de Cristo, che si vedevano però aveva preso l’abitudine di credere alle in lontananza, poco a nord di Abiquiu - le sue capacità e di fare esattamente ciò che nuvole bianchissime stavano salendo nel gli veniva ordinato di fare. In fondo era cielo. quello il compito dell’assistente: preparare Fu su quel tratto di strada, tra Hernandez il ed Española, che successe il fatto. smontarlo. Comunque, per dirla tutta, Io sedevo dietro e guardavo una bambolina nemmeno io ero capace di vedere ciò che hawaiana che dondolava dallo specchietto vedeva papà e infatti rimasi a scrutare verso retrovisore, quando papà si voltò a sinistra sinistra senza capirci un granché. per guardare fuori dal finestrino, come «Insomma, potevamo ammazzarci.» Disse spessofaceva mentre guidava veloce lungo Cedric, che evidentemente quella frenata gli interminabili e noiosi rettilinei del New brusca proprio non l’aveva digerita. Mexico;all’improvviso scartò verso destra, Papà fece un gesto vago con la mano: «Ne portando la macchina sullo sterrato che discuteremo più tardi. Ora prendiamo fiancheggiava la strada. Il suo piede destro l’attrezzatura e attraversiamo la strada, spinse con prepotenza il pedale del freno e presto!» Poi si voltò e mi fissò attraverso la macchina sbandò da un lato e dall’altro, il finestrino abbassato: «E tu resta qui. come la coda di un pesce che nuotava. Un Facciamo in un attimo. Non vorrei che un gran polverone si sollevò all’improvviso camion...» Presto!» materiale, Il MASSIMILIANO // 35 // LA FOTO Urlò trasportarlo, scendendo montarlo e Lasciò la frase in sospeso e guardò esposimetro. Dove diavolo sarà finito?» E nuovamente Cedric: «Hai preso la macchina cominciò grufolare tra la roba. fotografica. Ah, sì. Il treppiede dov’è? Ah, Tornai a guardare verso papà: era disperato, eccolo. È la sotto. Aspetta, lo prendo io. Tu ma all’improvviso il suo volto s’illuminò non scordare i negativi…» eun istante dopo cominciò a trafficare con E si tuffò con la testa nel baule della la macchina fotografica. macchina, cercando di tirare fuori ciò che Il giorno seguente, davanti a due birre e a un gli serviva. Pochi secondi dopo, due uomini frullato alla fragola, quando Cedric gliavrebbe carichi di attrezzatura attraversarono di chiesto come avesse fatto a scattare senza corsa la strada rischiando di essere investiti l’ausilio dell’esposimetro, papà avrebbe da una decappottabile rossa, che li coprì confessato di aver perfino valutato la d’insultisuonando a lungo il clacson. possibilità di avvalersi del bracketing, che Giunti sull’altro lato della strada, papà forse avrebbe potuto metterlo al riparo dallo era caduto vittima della frenesia: visto da sprecare un’inquadratura tanto buona, ma lontano sembrava un pugile in attesa della poi, all’improvviso, si era ricordato qual prima ripresa per i campionati mondiali. era la luminanza della Luna: 250 candele Era teso, nervoso ma determinato a scattare per piede quadro. «Se avessi messo quel quella fotografia. Sistemò il treppiede e valore in Zona VII, ed era proprio lì che nel frattempo esortò Cedric a preparare andava messo»avrebbe detto sorseggiando velocemente la macchina fotografica. la birra «e un valore di 60 candele per «Usiamo la 64 ASA!» Lo sentii gridare. piede quadro in Zona V,il che mi sembrava L’altro annuì e si diede da fare. Non appena più che appropriato per quel panorama, la fotocamera fu pronta e sistemata sul aggiungendo la correzione delfiltro avrei treppiede, papà aggiustò l’inquadratura ottenuto un’esposizione di 1 secondo su e subito dopo rischiò di farsi venire un un diaframma f32. La soluzione perfetta. collasso:urlò come un ossesso verso Cedric, Fatto sta, che a causa di alcune nuvole che ma io non riuscii a capire cosa stesse si muovevano velocemente e chestavano dicendo a causa di un camion di passaggio. per coprire il sole, che era già molto basso Cedric si guardò attorno, indicò l’auto e sull’orizzonte, la luce stava per mutare disse qualcosa. equindi non c’era tempo da perdere: le croci Papà gli fece segno di sbrigarsi, poi bianche del piccolo cimitero e le pareti chiare cominciò a trafficare con l’obiettivo, forse della chiesa si sarebbero inesorabilmente montòdavanti alla lente un filtro, di quelli spente rendendo l’inquadratura il regno colorati, attraverso i quali mi piaceva tanto del grigiore, così scattai rimettendomi alla guardare; una volta me ne aveva regalato pietà di Dio. » uno, che gli si era rovinato cadendo a terra. Tornando ai fatti successi sulla strada, Cedric, intanto, era tornato all’auto, così io Cedric l’aveva raggiunto a mani vuote e m’inginocchiai sul sedile voltandomi verso allargava le braccia cercando di scusarsi, il bagagliaio. mentre il sole scompariva dietro alle nuvole «Cedric, cosa stai cercando?» Chiesi. e la scena s’infilava nella piattezza della E luce diffusa. La giornata era definitivamente lui, affannato: «Quel maledetto Il MASSIMILIANO // 36 // LA FOTO chiusa.Papà rassicurò Cedric con alcune pacche sulle spalle e insieme tornarono alla macchinaper sistemare l’attrezzatura nel bagagliaio. Ci rimettemmo in viaggio portandoci dietro lasperanza di aver fatto un grande scatto e la brutta sensazione che non fosse andato a buon fine. Ovvero, quel pensiero se la portò dietro papà, che rimase muto fino al nostro arrivo in città e parlò pochissimo fino alla mattina seguente. Cedric, invece, guardò fuori dal finestrino per tutto il tempo, immerso in chissà quali pensieri, e io ripresi a fissare il bambolotto hawaiano. Soltanto il giorno dopo, quando quel negativo fu sviluppato e i primi provini furono stampati, fu chiaro a tutti che quello scatto sarebbe diventata la fotografia più famosa diAnsel Adams. Festeggiammo a birra e frullato alla fragola. BIO A l b erto C u sterlina , scrittore triestino , h a esordito nel 2 0 0 8 con il roman z o intitolato “ Bal k an b an g ! ” ( ed . P erdisa P op ) per il q u ale è stato indicato come “ mi g lior esordiente ” dalla g i u ria del P remio C amaiore di L etterat u ra Gialla 2 0 0 9 . Lo stesso roman z o è stato n u o v amente p u b b licato nel 2 0 1 0 da M ondadori , nella storica collana S e g retissimo . N el 2 0 1 0 ha p u b b licato anc h e “ M ano nera ” e nel 2 0 11 “ C u l - de - sac ” , per i tipi di B . C . D alai editore . A tt u almente sta scri v endo u na trilo g ia storica intitolata “ A ll ’ om b ra dell ’ I mpero ” ( Baldini & C astoldi editore ) il c u i primo v ol u me , “ I l se g reto del M and y lion ” , è stato p u b b licato nell ’ a u t u nno del 2 0 1 3 . Il MASSIMILIANO // 38 // LA FOTO INSERTO OPERE D’ARTE RUBATE QUESTO INSERTO È REALIZZATO GRAZIE AGLI ENTI, I MUSEI, LE SOCIETÀ E LE AZIENDE CHE PROMUOVONO ATTIVITÀ, INIZIATIVE NELLE PAGINE DE IL MASSIMILIANO #art #culture web magazine SPES FRUCTUS LUCIS N° 70 APRILE/GIUGNO 2014 Il MASSIMILIANO // 01 // ESCLUSIVE E INSERTI Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Piazza S. Ignazio, 152 - 00186 Roma tel 06 6920301 fax 06 69203069 www.carabinieri.it [email protected] CASI URGENTI: 112 SERVIZIO PER LA RICERCA DELLE OPERE D’ARTE RUBATE I Comandi dell’arma, in stretta collaborazione con gli organi amministrativi e tecnici del competente dicastero e specializzati nel particolare settore, si considerano a disposizione di chiunque, nell’interesse del Patrimonio Artistico Nazionale ed a salvaguardia della propria reputazione professionale e personale, voglia collaborare nella lotta intrapresa contro quella particolare forma di criminalità che incide su beni di inestimabile valore storico e culturale. DOCUMENTO DELL’OPERA D’ARTE - OBJECT ID L’Object ID è un modulo che consente una rapida ma esaustiva descrizione di beni culturali. Opportunamente compilato dai proprietari, può essere estremamente utile in caso di furto di tali beni, poiché consente l’agevole informatizzazione degli elementi descrittivi nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, in modo da favorire la costante comparazione con quanto giornalmente sia oggetto di controllo e, dunque, il recupero.Collegatevi al sito WWW.CARABINIERI.IT nella sezione Beni d’interesse culturale troverete il form da compilare. I dati inseriti in questo form NON verranno memorizzati in alcun modo dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e dunque dopo aver compilato la scheda, si raccomanda di conservarla in un luogo sicuro. Il MASSIMILIANO // 02 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA PITTURA Maddalena e gli angeli Madonna con bambino Anonimo del XVII secolo Olio su tela cm 130 x 95 (Rif.89989/1) Anonimo del XX secolo Olio su tavola cm 67 x 50 (Rif.88554/1) ADORAZIONE DEI MAGI Anonimo del XVIII secolo Olio su tela cm 120 x 100 (Rif.89570/8) Il MASSIMILIANO // 03 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA PITTURA IMMACOLATA CONCEZIONE Anonimo del XVIII secolo Olio su tela cm 137 x 97 (Rif.81884/1) Madonna CON BAMBINO SANTI E ANGELI Anonimo del XIX secolo Olio su tela cm 120 x 150 (Rif.88981/1) Madonna con Bambino e i Santi GIUSEPPE E FLORIANO sant’antonio da padova e gesù bambino Franceschini Marcantonio(1648-1729) Olio su tela cm 100 x 90 (Rif.91310/1) Anonimo del XVII secolo Olio su tela cm 148 x 117 (Rif.89515/2) Il MASSIMILIANO // 04 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA PITTURA santo Madonna dell’Orto Anonimo del XVI secolo Olio su tela cm 105 x 70 (Rif.79000/1) Calgari Benedetto (1538-1598) Olio su tela cm 120 x 100 (Rif.79074/1) Madonna in preghiera Anonimo del XVI secolo Olio su tela cm 65 x 48 (Rif.82170/1) Il MASSIMILIANO // 05 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA S C U LT U R A GESU’ BAMBINO SANTA SCOLASTICA Statua del XVIII secolo Marmo cm 35 x 20 x 8 (Rif.79792/1) Anonimo del XVIII secolo legno cm 37 x 10 x 7 (Rif.80034/1) MADONNA COL BAMBINO SAN ROCCO E IL CANE Gruppo Scultoreo del XVII secolo Legno (Rif.84282/2) Gruppo scultoreo del XVII secolo Legno intagliato cm 25 (Rif.89000/2) Il MASSIMILIANO // 06 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA S C U LT U R A ANGELO PORTACANDELIERE FIGURE Statua del XVII secolo Legno cm 57 x 50 (Rif.91572/1) Scultoreo “candelabro” del XIX secolo legno cm 62 x 15 x 14 (Rif.90008/2) SAN PAOLO SAN PIETRO Statua del XVIIi secolo Legno intagliato cm 40 x 11 (Rif.80034/3) Statua del XVII secolo Legno cm 40 x 11 (Rif.80034/2) Il MASSIMILIANO // 07 // ESCLUSIVE E INSERTI PITTURA OGGETTI C HIESAS TICI CROCIFISSO CALICE XVIII secolo Legno (Rif.79174/1) XVIII secolo argento (Rif.90029/1) PALIOTTO OSTENSORIO XVIII secolo Marmo (Rif.91632/1) XIX secolo argento (Rif.79792 Il MASSIMILIANO // 08 // ESCLUSIVE E INSERTI /3) terza parte ANTEPRIME E RECENSIONI // PREVIEW AND REVIEW SCOPRI A C H E PAG I N A PAG QUESTIONI DI FAMIGLIa TRA PRESENTE, PASSATO 41 E FUTURO: L’INTERPRETAZIONE DEGLI ARTISTI PAG 46 PAG 49 PAG 52 PAG 54 To the point : la prima mostra dedicata al ritratto neo - impressionista L’opera di Michaël Borremans in mostra a Bruxelles: affascinante quanto imbarazzante Come reagiamo di fronte all’arte? Un team di esperti allo studio di 15 volontari immersi nella Cappella dei Magi a Firenze. Anteprima: Dal 2015 in tutta Europa eventi culturali celebreranno Van Gogh, artista ancora fonte di ispirazione a 125 anni dalla scomparsa. “Questioni di famiglia tra presente , passato e futuro : l’interpreta z ione degli artisti . “ T ris h M orrisse y , Ha y le y C oles , J une 1 7 t h , 2 0 0 6 – S eries “ F ront ” ( 2 0 0 5 - 2 0 0 7 ) © T ris h M orrisse y , W it h t h anks to I mpressions G aller y , Bradford U K d i Vania Gransini g h Il MASSIMILIANO // 41 // ANTEPRIME E RECENSIONI sala 5 video - di - c h risc h a - oswald F urlan È difficile prendere le distanze da quel senso di vulnerabilità che ti assale appena varchi la soglia della mostra allestita al Centro di Cultura Contemporanea della Strozzina a Firenze, immediatamente suscitato dal titolo Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi. Il titolo da solo basta, infatti, a evocare in ognuno di noi storie intime di rapporti irrisolti, sguardi ansiosi che si perdono nella rete delle tensioni interpersonali, bisogni affettivi a volte soddisfatti, a volte frustrati da incomprensioni e palesi contraddizioni. Affrontare il tema della famiglia oggi significa sì fare riferimento alle naturali origini identitarie di ogni individuo la cui autoconsapevolezza matura nel confronto con un gruppo di persone legate da rapporti biologici, etici e culturali, ma vuol dire anche andare a incidere su una realtà in continua evoluzione per struttura e finalità che nulla ha in sé di “naturale” come sottolinea, nel suo saggio in catalogo, la sociologa Chiara Saraceno. L’esposizione, curata da Franziska Nori e Riccardo Lami, propone a questo riguardo l’interpretazione corale di un gruppo di artisti che nel corso del loro lavoro hanno riservato proprio alla famiglia uno sguardo privilegiato, interrogandone gli aspetti più nascosti, rivelandone le dinamiche sotterranee, cercando di identificarne la struttura sociale e antropologica. Quella che ne risulta è un’immagine a più voci, animata da molteplici punti di vista che ruotano e si focalizzano intorno al concetto di “famiglia” intesa come istituzione primaria che sta alla base della convivenza civile, ma anche come nucleo all’interno del quale l’individuo si espande sviluppando la propria vocazione relazionale nei confronti dell’altro da sé. In questo approccio dalle molteplici sfaccettature il gruppo familiare, inteso nell’accezione del tradizionale rapporto di consanguineità genitori-figli oppure nella prospettiva più frequente oggi dei legami allentati delle cosiddette “famiglie allargate”, emerge un’idea del nucleo parentale perennemente in crisi, soggetta ai continui mutamenti imposti dal contesto civile di cui ambirebbe ad essere cellula costitutiva, ma di cui finisce per riflettere essenzialmente i cambiamenti e le impellenti richieste. Abbandonata ogni ipocrisia in relazione al ruolo dei suoi singoli componenti e alla messa in scena di legami così “come dovrebbero essere” nella realtà codificata dalla tradizione borghese, la famiglia mette a nudo i meccanismi affettivi, culturali ed etici che la governano mostrando soprattutto gli effetti di quelle modificazioni che la fanno essere costantemente in evoluzione e dunque sull’orlo di una crisi permanente. Sempre sul punto di cedere il campo ad altre forme di convivenza sociale, progressivamente vicina al disfacimento, la famiglia in realtà resiste come entità imprescindibile all’origine, crescita e sviluppo dell’individuo singolo. E come tale rimane il punto fermo e il riferimento primo di ogni società civile. Non stupisce quindi che gli artisti contemporanei ne abbiano fatto il loro obiettivo d’indagine, decostruendone forma e funzione e restituendone, spesso senza filtri, l’immagine mobile e cangiante, intrecciando l’esperienza interna soggettiva con quella esterna della collettività intera. Alla famiglia quale luogo simbolico, presidio comunicativo fatto di legami di affetto, sentimenti di rivalsa, promozioni e frustrazioni personali, è dedicato il cuore dell’esposizione rappresentato dall’installazione site-specific Ecco il guaio delle familglie. Come odiosi dottori sapevano esattamente dove faceva male (2014) realizzata da Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Il MASSIMILIANO // 42 // ANTEPRIME E RECENSIONI G li artisti O ttonella M ocellin e N icola P ellegrini all ’ interno della loro installa z ione in compagnia di A c h ille Bonito O liva coppia di artisti italiani nel lavoro e nella vita. La citazione da Arundhati Roy che dà il titolo all’opera evidenzia gli aspetti relazionali e comunicativi dello stare insieme in famiglia con quel pizzico di sadismo talvolta inconsapevole, più spesso volontario che contraddistingue azioni, parole e linguaggi utilizzati tra i membri dello stesso nucleo familiare. Mobili, oggetti, disegnati o reali che siano, entrano in una rete di scambi comunicativi con l’apparato audio che in tre diverse postazioni permette al visitatore di ascoltare il racconto di esperienze familiari vissute da alcune persone che lavorano presso la Fondazione Palazzo Strozzi. Un telefono posto all’interno dell’ambientazione artistica permette inoltre a Mocellin e Pellegrini di mettersi in comunicazione diretta con i visitatori per leggere loro, a viva voce, il testo di queste narrazioni. Frutto di registrazioni e interviste raccolte dagli artisti, esse mediano il vissuto individuale trasferendolo ad un livello pubblico dove la dimensione del singolo si fonde con quella della collettività e diviene così patrimonio culturale condiviso. Sulla stessa linea si muovono Chrischa Oswald con il video Mother Tongue (2013) e Courtney Kessel con In Balance With (2012). Le due artiste esplorano e realizzano immagini che traducono in azioni visibili gli equilibri, spesso difficilmente raggiungibili, tra madre e figlio. Se Oswald indaga questo rapporto riconducendolo al gesto del leccare attraverso il quale gli animali domestici esprimono il loro desiderio di prendersi cura dei propri consanguinei, Kessel rappresenta, nel gioco dell’altalena, la difficoltà a stabilire un rapporto di equilibri tra se stessa e la figlia. Nel video in bianco e nero di Oswald l’artista e sua madre vengono riprese a leccarsi reciprocamente: quella che appare un’azione accettabile se riferita alla sfera naturale dei rapporti animali, assume subito una tensione perturbante se riportata all’interno dei legami tra le persone. La naturalezza di un gesto semplice e basilare come quello messo in scena sembra subito inaccettabile se messo a confronto con il cumulo di superfetazioni culturali e intellettuali che domina anche le più elementari relazioni di affetto tra i componenti di un nucleo familiare. Da parte sua Kessel analizza le modificazioni a cui è sottoposto il suo rapporto con la figlia che deve essere continuamente rinegoziato nel momento stesso in cui l’altalena segnala il momento effimero e istantaneo dell’equilibrio appena raggiunto. Guy Ben-Ner risponde con ironia e sarcasmo alle stesse sollecitazioni proponendo Soundtrack (2013), un video in cui lui e i suoi figli interpretano scene di vita familiare. A rendere completamente surreali le relazioni tra i protagonisti è la traccia sonora che ne accompagna la performance, estrapolata dal film di Spielberg La guerra dei mondi. I suoni che accompagnano l’invasione aliena della terra diventano espressione straniata e straniante dei legami che uniscono un padre divorziato ai propri figli, legami rivisitati attraverso il canale di una incomunicabilità di fondo che è anche e soprattutto incapacità di comprendere e di dare risposte univoche. Accanto a queste proposte si pongono quelle degli artisti che hanno fatto del ritratto familiare l’oggetto della loro indagine. Spicca tra tutte la ricerca di Thomas Struth che, dagli anni Ottanta del secolo scorso, si è dedicato a questo genere realizzando in interni domestici e quotidiani fotografie di gruppi familiari che fanno parte della sua cerchia di conoscenze e amicizie. Apparentemente giocati sul massimo grado Il MASSIMILIANO // 43 // ANTEPRIME E RECENSIONI O T T O N E L L A M O C E L L I N e N I C O L A P E L L E G R I N I V eduta della mostra P h oto b y M artino M arg h eri di oggettività, questi ritratti plurali fanno emergere piuttosto, nel gioco dei piani di ripresa e nella scansione tra persone e ambiente, le sottili e impalpabili gerarchie esistenti tra le persone che fanno parte dello stesso nucleo familiare. Sul gioco dei ruoli e sul riconoscimento di questi stessi ruoli all’interno della famiglia ha articolato il proprio lavoro Trish Morissey che nella serie fotografica Front ha messo a fuoco le dinamiche insite nell’articolazione delle parti interpretate dai singoli appartenenti al gruppo familiare. I suoi ritratti, che hanno per protagoniste famiglie incontrate sulle spiagge inglesi e australiane, sono accomunati dalla sostituzione operata dall’artista stessa che ad ogni scatto prende il posto della figura materna, indossandone, insieme agli abiti e all’identità, anche la funzione all’interno di quel piccolo nucleo di persone riprese in un momento di svago, al di fuori del consueto ambiente familiare. A scattare la foto è così la figura femminile estromessa che, guardando dall’esterno, attraverso l’obbiettivo della macchina fotografica interpreta con il proprio sguardo l’alterazione dei rapporti di forza che caratterizza il ritratto familiare. Sui ruoli imposti a livello parentale si concentra anche il video The Stewards have a party (2006) di Hans Op de Beeck che analizza la famiglia quale nucleo di persone legate dall’interpretazione di una parte in un contesto gestito da altri che intervengono come una regia dall’esterno. In un’ambientazione totalmente neutra, figure vestite di bianco appaiono e scompaiono, mentre truccatori e aiutanti di scena intervengono a modificarne l’aspetto, acconciandole per una festa che non sarà mai celebrata. Si tratta di persone che non esibiscono alcun legame interindividuale, che non interagiscono e che vengono identificate come famiglia solo dal ruolo che i visitatori della mostra attribuiscono loro sulla suggestione del contesto in cui si trovano. Al culmine di questo gioco dei ruoli si pone il lavoro di Sophie Calle, fotografa francese rappresentata in esposizione da tre foto della serie Les Tombes (1990) raffiguranti altrettanti cippi funebri sui quali, eliminato ogni riferimento all’identità delle persone cui si riferiscono, rimangono solo i nomi che ne hanno identificato in vita le relazioni famigliari esistenti tra di loro: madre, padre, figlio. Nella scabra essenzialità di queste immagini in bianco e nero ad essere esaltati nella riflessione finale sono solo i ruoli interpretati da ognuno e ricondotti alla loro entità reale nella dimensione unificante e omologante del lutto e della morte. Le foto scattate da John Clang, invece, si focalizzano sui mutamenti subiti dalle famiglie in una realtà modificata da flussi migratori che allontanano le persone nel tempo e nello spazio. La serie Being Together (2010-2012) propone immagini che sono il risultato dell’accostamento di ambienti e persone reali con i simulacri proiettati di altri ambienti e altre persone esistenti in luoghi molto lontani fra loro, ma riunite assieme nello spazio virtuale della fotografia. Si tratta di un modo per superare, con l’intervento delle moderne tecnologie di comunicazione quali Skype, i limiti dello spazio concreto riunendo le persone alla propria famiglia d’origine, da cui si sono dovute allontanare per ragioni di studio o lavoro. Ad essere posti sotto la lente d’ingrandimento di Clang sono dunque i cambiamenti subiti dai rapporti familiari che si modulano, sempre più spesso, non negli spazi concreti della convivenza, ma nelle distanze incommensurabili dell’etere con tutto ciò che questo comporta in termini di scambi Il MASSIMILIANO // 44 // ANTEPRIME E RECENSIONI O pening Q uestioni di F amiglia foto postata da C C C S tro z z ina O N F A C E B O O K interpersonali. Sugli influssi delle tecnologie avanzate e sulla rinnovata funzione dell’immagine che ne deriva riflette invece Jim Campbell che, riutilizzando filmini amatoriali e vecchie fotografie, ricrea immagini sfruttando le possibilità delle luci LED. Modulando la propria capacità di illuminazione esse reinterpretano il messaggio di queste immagini obsolete ribaltando, grazie all’intervento della moderna tecnologia, il rapporto tra la memoria personale e familiare e la nostra capacità di conoscere per immagini. Una menzione a parte merita il lavoro di Nan Goldin, fotografa americana che nel corso di tutto il suo percorso professionale ha tentato di ridurre al minimo il legame tra l’obbiettivo della macchina fotografica e la soggettività del suo sguardo, tra immagine e realtà. Ad essere oggetto della sua indagine, nel contesto della mostra fiorentina, sono le persone appartenenti al proprio contesto familiare e al giro delle sue amicizie, osservate e riprese secondo tagli prospettici e giochi di luce che finiscono per esaltare la natura del loro legame tra di loro e con Nan Goldin stessa. Volti, sguardi, atteggiamenti sono colti con magistrale naturalezza e in questo proporsi privo di filtri, entrano direttamente a contatto con il nostro modo di essere e di partecipare ad un mondo in cui siamo, al tempo stesso, pubblico e attori della medesima commedia umana. QUESTIONI DI FAMIGLIA V ivere e rappresentare la famiglia oggi A CURA DI Franziska Nori e Riccardo Lami A R T I S T I Guy Ben-N er, Sophie Calle, Jim Cam pbell, John Clang, N an Goldin, Cour tney Kessel, Ott onella Mocellin e Nicola Pellegr ini, Tr ish Mor r issey, Hans Op de Beec k , Chr isc ha Oswald, Thomas Struth Informazioni Centro di Cultura Contemporanea Strozzina Palazzo Strozzi, Firenze F ino al 2 0 luglio 2 0 1 4 Telefono: +39 055 2645155 WEB :www.s trozzina.org Il MASSIMILIANO // 45 // ANTEPRIME E RECENSIONI “To t he point : la prima mostra dedicata al ritratto neo impressionista “ P aul S ignac , P ortrait de ma m è re . O pus 2 3 5 , 1 8 9 2 . O lio su tela , 6 5 x 8 1 cm . C o L L e z ione privata . P h oto b y P atrice S cmidt _ P atricolare d i J E A N - P H I L I P P E HUY S L’esposizione che si tiene a Bruxelles, nello spazio culturale ING fino al 18 maggio p.v., ha la prerogativa di essere la prima mostra che mette in evidenza la ticipità del ritratto neo-impressionistico o divisionista. Nata da un’idea della Dr. Jane Block, professoressa all’università dell’Illinois, che ne condivide la curatela assieme a Ellen W. Lee del museo d’Indianapolis, la rassegna presenta un insieme di una cinquantina di lavori tra olii e disegni in un percorso senz’altro didattico. Per pura coincidenza temporale la mostra si è aperta subito dopo Il MASSIMILIANO // 46 // ANTEPRIME E RECENSIONI A c h ille L aug é , C ontre - jour . P ortrait de la femme de l ’ artiste , 1 8 9 9 . O lio su tela , 9 3 x 11 2 cm . M us é e d ’ O rsa y , P aris ( in deposito al M us é e de G reno b le ) . P h oto : Bullo z . © R M N - G rand P alais / A rt R esource , N Y © 2 0 1 4 A R S , N ew York A D A G P , P aris _ P articolare l’inaugurazione del vicinissimo Musée Fin-de-Siècle. In seguito sarà allestita all’Indianolopis Museum of Art dove sarà presentata con il titolo Face to face. Il quadro monumentale Un dimanche après-midi à l’île de la Grande Jatte dipinto da Georges Seurat risulta essere il manifesto del movimento che il critico d’arte francese Félix Fénéon definisce per primo « néoimpressionista », e ciò proprio in un articolo scritto per una rivista belga L’Art moderne (19 settembre 1886). D’altronde quest’opera si qualifica immediatamente come una creazione rivoluzionaria già dalla sua prima presentazione a Parigi nel 1886. Intenzionato a riformare l’impressionsimo sostituendo al colpo libero del pennello la regolarità, Seurat volge la sua attenzione al campo scientifico. Ispirandosi alle teorie della fisiologia della visione, egli applica il modo di procedere divisionista : giustaporre sulla tela dei tocchi di pennello di colore puro al fine di mettere in atto quel processo visivo per cui è l’occhio che mescola i toni e non il pittore sulla sua tavolozza. L’effetto di questo processo ottico è proprio quella luminosità che si sprigiona dall’opera e che fino ad allora era sconosciuta. Lo sconcerto da parte della critica e del pubblico francesi suscita nondimeno l’interesse di Octave Maus, che invita Seurat ad esporre il suo quadro l’anno seguente proprio a Bruxelles, al salone dei XX, circolo artistico d’avanguardia di cui Maus è l’animatore. Come ques’opera così innovativa venne accolta in Belgio? È interessante riportare qui l’osservazione di Ellen W. Lee : « Allorchè La Grande Jatte venne presentata a Bruxelles nel febbraio del 1887, il pubblico gridò allo scandalo come a Parigi. Anche ai critici non piacque quello stile. Ma alcuni giornalisti che scrivevano sulla rivista L’Art moderne incoraggiarono e sostennero tale movimento. E c’è di più, alcuni artisti membri del circolo dei XX furono attratti dalla nuova teoria : fin dal 1888, Henri Van de Velde, Alfred William Finch e Théo Van Rysselbergh tentarono l’approccio neo-impressionistico. George Lemmen seguì anch’egli questo percorso e ciò dal 1890. Questi artisti ebbero la buona sorte di incontrare dei collezionisti belgi entusiasti come Anna Boch, anche lei pittrice, l’editrice Veuve Monnom, e soprattutto lo scrittore Émile Verhaeren. Nella mostra di Bruxelles, la monumentale Grande Jatte – che non è stato possibile traslocare – è ripresa nelle immagini di un film presentato all’inizio del percorso. È opportuno ora ricordare che la maggior parte delle opere neo-impressionistiche riproducono il paesaggio in genere o specificatamente la marina « senz’altro, precisa Ellen W. Lee, per l’esigenza di Seurat e dei suoi seguaci di ottenere una forma di luminosità simile a quella della natura ». Si capisce allora come il fatto di adattare i principi della divisione dei toni di colore all’arte del ritratto non sia stato un processo semplice. Lo si puó facilmente constatare nelle opere degli artisti francesi che vi si sono accinti. Se si fa eccezione della versione ultima del Portrait de ma mère (1892) di Paul Signac – già in sè un capolavoro, esposto qui per la prima volta dal lontano 1894 ! –, si notano invece aspetti decisamente ieratici nelle figure umane riprese da Albert Dubois- Il MASSIMILIANO // 47 // ANTEPRIME E RECENSIONI Henr y V an de V elde , L e P é re Biart lisant au jardin , 1 8 9 0 - 9 1 . O lio su cartone montato su tela , 6 2 , 1 x 5 1 , 9 cm . I ndianapolis M useum of A rt , T h e Hollida y C ollection . © 2 0 1 4 A rtist R ig h t S ociet y ( A R S ) , N ew York , S A B A M , Brussels _ P articolare Pillet e da Achille Laugé. L’opera di quest’ultimo, in particolare, si rivela una (ri)scoperta permeata com’è di pura originalità. Infatti le rappresentazioni immaginate dagli autori francesi sono alquanto astratte, per niente individualizzate : i personaggi sembrano scolpiti nel duro legno. Il Belgio, al contrario, i pittori che intraprendono il cammino del neo-impressionismo riescono a svelare la tipicità dei loro modelli, a trasmettere le emozioni profonde dell’animo delle persone raffigurate tanto da pervenire al ritratto detto psicologico, « certamente, sostiene Ellen W. Lee, per l’eredità culturale trasmessa dalla tradizione fiamminga ». Taluni artisti belgi producono poche opere di tale genere, una o due, come per esempio George Morren e William Jelley, artista quest’ultimo rivelato proprio dalla mostra. Altri invece impiegano tutta la loro energia creativa proprio nell’esercizio di tale tecnica pittorica. È il caso di Van de Velde che ritrae numerose persone della sua famiglia e non pochi amici, in uno stile ancora vicino al modello francese. O anche il caso di Lemmen, che riesce addirittura ad entrare nella vita interiore di chi egli riprende col pennello, come lo dimostrano Le Sœurs Serruys (1894). Lemmen – è da precisarlo – si è anche spesso autoritratto ed è pure l’autore di disegni intimistici e dell’unica litografia della ritrattistica neo-impressionistica : Mademoiselle Maréchal (18911892). Ma è Van Rysselberghe il rappresentante più valido e riconosciuto fin dai primordi : egli ha avuto il merito di essersi circondato di una ricca clientela belga estraniera di estimatori di quanto moderno. Il percorso museale indicato offre un grande vantaggio : la possibilità di contemplare – eccezionalmente riuniti nello stesso luogo – i ritratti significativi delle tre sorelle Sèthe, musiciste talentuose : Alice (1888), Maria (1891) e Irma (1894). Semplicemente ammirevoli, tutti e tre ! Il MASSIMILIANO // 48 // ANTEPRIME E RECENSIONI “L’opera di M ic h aë l Borremans in mostra a Bruxelles: affascinante quanto imbaraz zante “ M ic h ael Borremans T h e D E V I L ’ S D R E S S 2 0 11 2 0 3 x 3 6 7 cm O L I o su tela C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er R O N A M S T U T Z particolare d i J E A N - P H I L I P P E HUY S Il MASSIMILIANO // 49 // ANTEPRIME E RECENSIONI M ic h ael Borremans T h e A ngel 2 0 1 3 3 0 0 x 2 0 0 cm O L I o su tela C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er D irk P auwles particolare Nato nel 1963, è senz’altro uno dei più grandi artisti belgi del momento, accanto a Wim Delvoy, Jan Fabre, Michel François, Ann Veronica Janssens e Luc Tuymans. Rappresentato dalle gallerie Zeno X à Anvers e David Zwirner a New York, questo pittore, disegnatore e video-artista – inizialmente formatosi nel campo dell’incisione e della fotografia – vive e lavora a Gand, nelle Fiandre. E proprio adesso che molti suoi lavori fanno parte dellecollezioni private più prestigiose al mondo come anche delle collezioni dei musei più famosi, ora che la quotazione di mercato della sua opera risulta in ascesa costante, Michaël Borremans può infine godere di una prima grande mostra dei saggi più significativi del suo operato a Bruxelles, nel Palazzo delle Belle Arti (Bozar). Presentata con il titolo « As sweet as it gets », l’esposizione mette in valore fino al 3 agosto 2014 un gruppo di cinquanta dipinti, di quaranta disegni e di cinque film – pezzi di piccolo formato ma anche pezzi monumentali – creazioni tutte degli ultimi venti anni. Il Dr. Jeffrey Groves del museo di Dallas si è preso cura di farne la selezione unitamente all’artista onde realizzare quel « best of » che sarà in seguito esposto al Tel Aviv Museum e al Dallas Museum of Art. A Bruxelles, il percorso dell’insieme presentato è volutamente non cronologico ma è tematico : inizia con i quadri messi in valore da una luce possente in un gioco sottile di confronti ; continua con la proiezione ininterrotta di un film muto in ambiente oscuro per poi terminare con i disegni e video che si offrono in luce diffusa. La creatività di Borremans si evidenzia in quanto arte figurativa realistica, ma si tratta di un tipo d’arte frutto di un’intuizione personale e non risultato di un’idea ragionata, di una riflessione. L’artista stesso si sente mosso dall’ispirazione in cui crede fermamente ; lui stesso si dice affascinato da quella che lui definisce magia dell’immagine. L’artista non s’impegna mai nel suo lavoro al seguito della natura, ma trova sempre il suo punto di partenza nell’aspetto culturale di ciò su cui vuole lavorare. Il punto focale di Borremans : cogliere l’essenza di ciò che è umano. Per questo in modo cosciente associa ad una normalità presentata con un certo fascino quanto più può parere strano, bizzarro, intendendo per tale un insieme di elementi inattesi, incongrui, inverosimili. E se da un lato lo spettatore ne è quasi calamitato, dall’altro si sente come catapultato in una situazione di disagio, di malessere. Si tratta effettivamente di opere che esprimono un mondo impregnato di mistero, sensazione quest’ultima che si sprigiona anche dai titoli scelti per la loro presenza enigmatica, titoli che interpellano come i lavori stessi. Per Borremans la presenza della luce naturale è primordiale tanto quanto la relazione « one-to-one » con le sue creazioni. È per questo che ha scelto di lavorare solo con sè stesso in due atelier diversi dove nessuno può permettersi di entrare : in uno egli opera d’estate, nell’altro d’inverno. In quest’ultimo la modella ed attrice belga Hannelore Knuts ha posato per quella foto che è servita come base alla lavorazione del quadro The Angel (2013), opera monumentale ripresa sulla locandina della mostra di Bruxelles. Questo ritratto di un essere dalle apparenze androgine è riprodotto in vesti tipo Disney e presenta un aspetto estremamente enigmatico a causa del colore nero che imbratta il volto del personaggio. L’artista si è dato lo scopo di dipingere un quadro nel quadro : forse l’angelo della morte, rappresentazione al di là del tempo. Infatti Borremans non vuole che il soggetto sia definito ; l’artista vuole Il MASSIMILIANO // 50 // ANTEPRIME E RECENSIONI M ic h ael Borremans A U T O M A T I 2 0 0 8 8 0 x 6 0 cm O L I o su tela C ourtes y Zeno X G aller y A ntwerp © P h otograp h er P E T E R C O X particolare invece dare uno suggerimento, mettere lo spettatore su un cammino aperto ad interpretazioni diverse. Questi aspetti originali sono pure osservabili nel corpo della giovane donna visto di schiena, corpo tronco, presentato come quello di una bambola di cera senza gambe (Automat I, 2008) oanche nello scarno corpo di quell’uomo che sembra colpito a morte da un proiettile e chel’artista ha rivestito di un’immensa gonna rigida di cartone a mo’ di razzo di colore rosso vivo (The Devil’s Dress, 2011). La messa in scena realistica propria di Borremans è rinforzata anche da una tecnica pittorica alquanto virtuosa che si riallaccia – dal punto di vista della forma – ad una tradizione trasmessa da pittori quali Velásquez, Chardin, Goya e Manet. Borremans adopera il suo tecnicismo o per creare un’atmosfera particolare o per rafforzare la psiche dei suoi personaggi. L’artista dà ai suoi tocchi di pittura un aspetto di essenzialità per meglio rispettare e consolidare l’immagine. Il suo modo di procedere è senz’altro anti impressionistico. Sensazioni simili, quali vicinanza e lontananza, si possono vivere anche davanti ai disegni e ai film, emotivamente permeabili grazie semplicemente alla loro estetica, e nello stesso tempo sentimentalmente distanti a causa del senso di disagio che Borremans ha voluto provocare nello spettatore con l’immancabile transfert soggetto-oggetto. Il MASSIMILIANO // 51 // ANTEPRIME E RECENSIONI “Come reagiamo di fronte all’arte ? Un team di esperti allo studio di 15 volontari immersi nella C appella dei Magi a Firen z e . “ Beno z z o G o z z oli ’ s ‘ ’ J ourne y of t h e M agi ’ ’ , in t h e M edici - R icardo P alace , F lorence ( 14 5 9 – 61 ) d i R I C C A R D O AGATA Il MASSIMILIANO // 52 // ANTEPRIME E RECENSIONI L’esperienza è multisensoriale, si tratta di una realtà aumentata con tecnologie multimediali, vale a dire che il contatto con l’opera d’arte e’ amplificato, nella dimensione sonora, con una musica appositamente composta e applicata alla fruizione dell’opera da Tempo Reale, che ha come punto di partenza i materiali dell’installazione interattiva permanente della Camera di Lorenzo, sempre relativa all’affresco della Cappella dei Magi. Un’immersione nell’opera di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi, un viaggio percettivo nell’arte e’ reso possibile dal workshop “Cavalcata nel tempo fino allo splendore dell’epifania interiore’’, un’esperienza unica di percezione guidata per esplorare le reazioni dei fruitori dell’arte davanti ad un’opera, accompagnati da elementi audio-video e una rilevazione fisiologica e celebrale in tempo reale. L’iniziativà è partita a novembre 2013, a seguito del successo del progetto “Nello specchio della Meraviglia di Luca Giordano’’ che si e’ svolto nel 2010 come indagine sulle sensazioni dei visitatori che poterono “passeggiare’’ sulla galleria affrescata di Palazzo Medici Riccardi attraverso la sua riproduzione a terra in scala reale, sperimentando cosi’ un contatto fisico con il dipinto. Un nuovo protocollo, arricchito da innovazioni tecnologiche e supportato dai più avanzati sistemi di analisi scientifico-cognitivi, ed è ora dedicato alla Cavalcata dei Magi con un progetto che si riproporrà nel prossimo appuntamento il 20 e 21 maggio. Per motivi legati alle dimensioni della Cappella e alla sua conservazione il workshop prevede un massimo di 15 motivati partecipanti. I fortunati saranno accompagnati da una sorta di doppia visione: da una parte i partecipanti al workshop passano quasi senza soluzione di continuità dall’osservazione diretta dell’affresco all’approfondimento di particolari ripresi dalle telecamere e riprodotti in un monitor. Questo consente di aggiungere informazione all’esperienza sia dal punto di vista strettamente conoscitivo (della tecnica pittorica, della ricchezza dei dettagli etc.) che da quello emotivo-sensoriale. Per rilevare e documentare gli effetti psico-emotivi dell’esperienza, vengono utilizzate tecniche di scrittura e disegno e brevi test appositamente studiati volti a valutare lo stato emotivo e il benessere del partecipante. Sono monitorate le reazioni in tempo reale sia fisiologiche che celebrali. Il MASSIMILIANO // 53 // ANTEPRIME E RECENSIONI “Anteprima: Dal 2015 in tutta Europa eventi culturali cele b reranno Van Gog h , artista ancora fonte di ispiraz ione a 125 anni dalla scomparsa . “ d i F R A N C E S C A P I A ZZ I Precisamente il 29 luglio 2015 ricorreranno i 125 anni esatti dalla morte di Vincent van Gogh (18531890). La Van Gogh Europe Foundation, nata dalla collaborazione tra circa 30 organizzazioni, coglie l’occasione di celebrare l’artista olandese con il tema “125 anni di ispirazione”. A suggerire il titolo del tema, è il fatto che l’artista sia ancor oggi fonte di ispirazione, ed è percepito come figura fortemente presente nonostante i 125 anni dalla sua scomparsa. Nell’arco dell’anno saranno organizzate molte attività in diverse città dell’Olanda, del Belgio, della Francia e dell’Inghilterra, proprio nei luoghi che hanno segnato la vita e l’opera del grande pittore, con mostre di spicco, eventi culturali, installazioni digitali e molto altro. Mai prima d’ora si è vista una cooperazione di vasta scala tra diverse organizzazioni (musei e patrimoni culturali), unite nel compito di preservare e promuovere l’eredità lasciata da Van Gogh. Dal 24 gennaio al 17 maggio 2015 Il MASSIMILIANO // 54 // ANTEPRIME E RECENSIONI T h e O live T rees , o _ c , 7 3 x 9 2 cm , M useum of M odern A rt , N ew York la Mons 2015 Foundation, nel suo ruolo di Capitale Europea della Cultura, presenterà la mostra Van Gogh nel Borinage, la nascita di un artista presso il BAM (Museo delle Belle Arti), di Mons, Belgio. Durante la sua permanenza di circa due anni nel Borinage (18781880), Vincent van Gogh mise termine alla sua carriera di predicatore per percorrere quella dell’artista. In Belgio sviluppò presto un amore per gli aspetti della vita quotidiana di contadini e lavoratori. La mostra esporrà circa 70 dipinti provenienti da diverse collezioni internazionali, tra cui importanti prestiti concessi per l’occasione dal Museo Van Gogh e dal Kröller-Muller Museum. Proprio al Kroller-Muller Museum sara’ presentata la mostra Van Gogh & Co dal 25 aprile al 27 settembre 2015. L’attenzione è concentrata sui generi tradizionali della pittura del XIX secolo: natura morta, paesaggio, panorama, natura, vedute cittadine e ritratti. Le opere di Van Gogh - più di 50 in totale, compresi dipinti e disegni realizzati in diversi periodi, saranno accompagnate da quelle dei contemporanei provenienti dalla collezione del museo. I visitatori avranno l’occasione di confrontare i lavori e scoprire come Van Gogh si sia approcciato ai diversi generi pittorici. Il Museo del Nord Brabant (Het Noordbrabants Museum) sta programmando una mostra ispirata a Van Gogh (da giugno ad agosto 2015), in collaborazione con l’artista, designer, imprenditore e pioniere di fama mondiale Daan Roosegaarde. Lo Studio Roosegaarde ha gia’ realizzato una pista ciclabile innovativa di 600 metri per la regione di Eindhoven ispirandosi al famoso dipinto “Notte stellata” (Museum of Modern Art, New York), come parte dell’itinerario ciclabile dedicato a Van Gogh e inaugurato nel maggio del 2013. Si stima che il percorso interattivo sara’ ultimato entro l’autunno 2014. Il Museo Van Gogh presentera’ la sua ambiziosa mostra Munch:Van Gogh (dal 25 settembre 2015 al 17 gennaio 2016). Sia Vincent van Gogh che Edvard Munch (1863-1946) sono conosciuti per i dipinti e i disegni dalla forte carica emotiva, per lo stile personale e innovativo e per le esperienze personali particolarmente dure e difficili. Entrambi cercarono di modernizzare l’arte riproducendo con il linguaggio visivo tematiche esistenziali e universali. Nonostante gli impressionanti paralleli nelle loro opere e ambizioni artistiche, e nonostante essi siano considerati l’uno la controparte dell’altro, i due grandi maestri non sono mai stati accostati insieme in un’unica mostra. Per celebrare l’anno dell’anniversario, il Museo Van Gogh e il Munch Museum rivoluzioneranno questo aspetto. Oltre ai grandi progetti ideati dai musei, sono previste numerose attivita’ in tutti i luoghi che hanno fatto da cornice alla vita dell’artista olandese. La stagione culturale 2014 di Auvers-sur-Oise (dal 5 aprile al 30 agosto) dove Van Gogh mori’ e fu sepolto, ha gia’ realizzato eventi tematici dal titolo “Sulle trace di Van Gogh”, che continuera’ nel 2015 e nel 2016. Per tutto il 2015 inoltre, saranno organizzate attività ispirate alla vita e alle opere di Van Gogh in diverse zone del Brabant, dove l’artista visse e lavorò. (fonti: Italpress) Il MASSIMILIANO // 55 // ANTEPRIME E RECENSIONI quarta parte AGENDA EVENTI // C ALENDAR EVENTS clicca sull ’ immagine E SCOPRI DOVE E QUANDO P R ATO MIL ANO MODEN A Dal 12 A P R I L E F ino al 2 2 fe b b raio 2 015 FIN O al 3 MAGGIO “Soul Wh ispers ”, Dal 12 aprile , “I l design italiano riapre dopo 2 0 anni oltre le crisi ”, alla nuova galleria Pala z zo P retorio , T riennale di Milano PhBroking , M odena P rato UDINE DAL 2 5 A P R I L E AL 31 LU G L I O ROM A DA L 15 A P R I L E A L 2 0 LU G L I O MIL AN O F ino al 2 GIUGN O ‘’Gateway to space ” “Hogarth, Reynolds, Turner. “P iero M anzoni 1933- Fiera di Udine Pittura inglese verso 1963”, Palazz o Reale , la modernità”, Palazzo Milano Sciarra-Fondazione, Roma Il MASSIMILIANO // 57 // AGENDA REGG I O E M I L I A DAL 2 M AG G I O AL 13 LU G L I O ROM A DA L 2 0 M A RZO A L 31 AG OS TO FIREN Z E F ino al 2 N OVEM BRE “F otografis ’ ’ , Pala z z o “F rida Kahlo”, Scuderie A rte e P olitica”, M useo Magnani , Reggio Emilia del Quirinale , Roma delle C appelle Medicee , Firen z e FI R E N Z E Fino al 22 G I U G N O ROV E R E TO FINO AL 31 AG O S TO BRUXELLES FIN O AL 3 AGOS TO “P erduti nel paesaggio / MIC HAEL BORREMANS, O pere L ettere Scritti ’ ’, Lost in L andscape ”, CENTRE OF FINE ARTS, F ondazione Longh i , Mart, Rovereto BRUXELLES “’ M orandi Long hi . Firen z e Il MASSIMILIANO // 58 // AGENDA W W W . I L M A S S I M I L I A N O . C O M [email protected]