n.2-
marzo 2013
IL PONTE - Anno XXXXII
Supplemento al n. 10 del 15 marzo 2013 de “IL NUOVO GIORNALE”
Autorizzazione Tribunale di Piacenza con decreto n. 4 del 4 giugno 1948
“HABEMUS PAPAM”
FRANCESCO
Bimestrale d’informazione e attualità
Fondato nel 1971: da don Dante Concari
Direttore responsabile: don Davide Maloberti
Direzione editoriale
don Gigi Bavagnoli
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Editoriale
Sulla tua bocca e nel tuo cuore
“Gesù è risorto!!!”: è questo l’annuncio che risuona
nella Chiesa finalmente illuminata dalla luce del
cero pasquale nella santa notte. Non basta che queste parole escano dalla nostra bocca e dal canto del
coro: occorre che si affermino nel nostro cuore. Allora ci chiediamo: cosa significa proclamare e soprattutto credere che Gesù è risorto? Vengono in mente
tanti tentativi di spiegazione, tanti ragionamenti che
si rivelano deboli davanti all’evidenza che quest’avvenimento non trova in noi parole adatte a descriverlo. Troppo lontani da tutte le nostre prospettive
questa emergenza dal sepolcro, questo tornare alla
vita di Gesù: si tratta del suo passare ad un’altra
vita, per noi impensabile. Ci mancano le parole, ma
forse non sono le parole ciò di cui abbiamo davvero
bisogno in questo momento: ci occorrono gli occhi, e
il cuore, di Maria Maddalena che piange per la morte del suo Signore e all’improvviso percepisce la Sua
presenza: una voce che chiama, un’apparizione che
nasconde ma che all’improvviso rivela la presenza
del Signore. Il dubbio che si tratti di un’illusione, di
un processo di autoconvinzione, lascia il posto alla
gioia di sentirlo vicino, di scoprirlo presente, come
prima, diversamente da prima, meglio di prima.
Su questo sentire inaspettato, su questa gioia imprevista che sgorga spontanea nel cuore, si basa la nostra fede: la fede della prima comunità cristiana, la
fede della Chiesa lungo il corso dei secoli, la nostra
fede. La fede di noi uomini di oggi, un po’ frastornati, un po’ presi da mille cose, un po’ abbandonati
a noi stessi, alla ricerca di certezze solide cui aggrapparsi: ma la certezza che ci è donata viene dal
nostro fidarci di questa parola, dal credere in questa presenza nascosta eppure reale di un Signore che
continua a chiamarci con la dolcezza e la fermezza
del suo essere qui, in mezzo a noi.
Credo che la prima cosa che ci è chiesta sia proprio
quella di sostare davanti alla Croce che oggi fiorisce,
davanti al sepolcro finalmente vuoto, davanti al Mistero di un Dio morto per noi che, con la sua morte, ha messo in scacco la morte. Da questa sosta, da
questa contemplazione potranno nascere quei gesti
di speranza che esprimono la nostra riconoscenza
per questo Signore, che dona la vita perché la vita
possa fiorire in tutta la sua pienezza.
Don Gigi
Le processioni a Ponte
Direzione e Collaboratori del “Ponte”
augurano
Buona Pasqua
Nei prossimi due mesi si svolgeranno a Pontedell’Olio tre processioni: quella del venerdì santo è sempre frequentatissima e non c’è nemmeno bisogno di ricordarla. Le altre
due, negli ultimi anni, hanno visto calare drasticamente la partecipazione dei fedeli. Le
riproponiamo all’attenzione della comunità, per capire se valga la pena mantenere la
tradizione oppure chiuderla. Si tratta della processione della Madonna del popolo che, da
due anni, si svolge alla sera del sabato dopo Pasqua (che si terrà quest’anno il 6 di aprile)
e quella del Corpus Domini, nella quale si porta il SS. Sacramento per le vie del paese e
quest’anno si farà nella sera di giovedì 30 maggio. Avremo il sostegno della Banda, ma la
Banda non sarà sufficiente se mancheranno i fedeli.
a tutti i lettori
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Approfondimenti
Il Papa si dimette
I
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l Papa si dimette: un evento inaspettato!!! Dopo
un primo momento di turbamento, dopo tutto
il clamore mediatico scatenato da una decisione
che sembrava impossibile fino a un minuto prima, subentra la riflessione; e la riflessione porta a
far emergere oggi, a pochi giorni prima del Conclave, alcuni punti importanti per il futuro della
Chiesa.
Il primo è necessariamente legato alla persona di
Joseph Ratzinger, e ci fa dire che ogni papa impersona e interpreta il suo essere papa secondo la propria personalità, il proprio carattere, la propria
sensibilità. Giovanni Paolo II era papa, Benedetto
XVI faceva il papa: nel suo caso c’è sempre stata
una certa distinzione tra la sua persona e il ministero che era stato chiamato a svolgere. Questo
lo portava a differenziarsi dal papa precedente,
per il quale persona e servizio papale, carisma,
destino personale e ministero petrino coincidevano perfettamente: il papa vigoroso e forte degli
inizi, il papa viaggiatore e predicatore durante tutto
il pontificato, il papa vecchio e malato degli ultimi
anni. A questo papa, che si è volontariamente dimesso dall’incarico, abbiamo tutti rimproverato di non
avere carisma, senza capire dall’inizio che la sua intenzione era quella di far scomparire la sua persona
per fare emergere l’alto ministero cui era chiamato. E
quando Benedetto XVI si è reso conto che le sue forze
gli impedivano di svolgere pienamente il servizio di
papa, in una chiesa che deve affrontare sfide veramente grandi e deve prendere decisioni coraggiose,
allora ha deciso di tornare ad essere semplicemente Joseph Ratzinger: una scelta che rivela umiltà ma
non debolezza, forte realismo e non pura delusione.
Il significato teologico del gesto è grandioso: il Papa
non è la Chiesa, non è possibile identificare in una
persona tutta quanta la Chiesa, rispetto alla quale il
Papa svolge un servizio; il suo primato è un primato
di servizio, un primato d’amore. “Servus servorum
Dei, Servo dei servi di Dio”, il titolo medioevale del
papa torna a guadagnare una sua profonda verità.
E per quanto il Papa possa contare su un’assistenza speciale dello Spirito santo, una “grazia” di stato come insegna la dottrina tradizionale, egli deve
ricordarsi sempre che questa “grazia” necessita della sua collaborazione, è un dono che viene a cadere sulla sua umanità, e quindi richiede una realtà
umana piena e autorevole. Affermare tutto questo
nella società di oggi, così attenta a valorizzare e a
mitizzare le figure di rilievo (dagli uomini politici
agli attori e cantanti, fino ai grandi cuochi…), significa interrompere quel rilievo sacrale e mitico che da
sempre circonda la figura e la persona del Papa, riportandola ad un piano più realistico e quindi vero.
Da questa riflessione si deduce una conseguenza sul
piano della dottrina della Chiesa: in una maggior
consapevolezza del valore e dei limiti del ministero
petrino, si può e si deve realizzare meglio quella comunione tra tutti i Vescovi della Chiesa che il Concilio aveva già indicato come momento decisivo per il
costituirsi della Chiesa stessa. Certamente la collegialità e la sinodalità sono state ripresentate dal tempo
del Concilio a tutt’oggi, ma questo passo del Papa impone di riprendere in mano il discorso e di avviarlo
ad un’attuazione sempre più efficace: sul piano della
comunicazione come sul piano della corresponsabilità. Alla collegialità episcopale va certamente affiancato un più aperto e sincero dialogo con tutti i membri della comunità cattolica, non solo con i religiosi
e i sacerdoti ma anche con i laici, per poter cogliere
la voce dello Spirito che “soffia dove vuole”, anche
negli angoli più problematici della storia.
Abbiamo visto quanto bene abbiano fatto alla Chiesa i momenti in cui si è potuto discutere apertamen-
te dei problemi e delle sfide provenienti dal mondo
contemporaneo, in cui ci si è confrontati e a volte
anche scontrati, per trovare la strada buona per la
Chiesa e per il suo servizio al mondo: dal Concilio
Vaticano II al nostro Sinodo diocesano sono passati
rispettivamente cinquant’anni e vent’anni, però abbiamo ancora nel cuore i sentimenti di speranza e
di apertura di allora e oggi possiamo meglio percepi-
re i riflessi di questi momenti dello Spirito.
Un Papa che si dimette e rimette nelle
mani del Collegio dei cardinali il destino
della Chiesa sembra incoraggiare un’evoluzione verso una forma decisamente
più collegiale dell’esercizio del ministero
petrino: una curia più aperta, una possibilità di parola più larga, un’effettiva
condivisione dei problemi e delle possibili vie di soluzione. E tutto questo non
per un disegno elaborato a tavolino da
un papa teologo, ma come frutto di un
ascolto serio e obbediente della voce dello
Spirito: che parla al cuore del Papa anche
nelle vicende tormentate della comunità
cristiana, che si esprime anche nelle voci
sofferenti di chi si sente lontano da una
chiesa ancora troppo rigida nelle sue forme istituzionali.
Con il suo gesto umile e colmo di fiducia nella forza
dello Spirito, il Papa emerito Benedetto ci invita a sognare, a progettare, a costruire una Chiesa diversa,
mentre ringraziamo Joseph Ratzinger per quello che
ha fatto, nella sua piena libertà e nella sua totale obbedienza allo Spirito.
Don Gigi Bavagnoli
Le dimissioni del Papa
B
enedetto XVI°, dimettendosi dal ministero papale, ha compiuto un gesto straordinario, dimostrando coraggio ed umiltà e suscitando commozione ed ammirazione in gran parte dell’opinione pubblica.
Questo evento cambia la natura del papato ridimensionandone la percezione sacrale, conseguente ad una
logica di potere spirituale assoluto, per restituirla alla visione evangelica di un ministero al servizio della cristianità e dell’umanità.
Il gesto di Benedetto XVI° si pone in forte contraddizione con la mentalità corrente di ricerca di potere e di
successo ad ogni costo ed incoraggia con l’esempio tutti coloro che esercitano qualche ministero nella chiesa
a mettersi in gioco, lasciando spazio con generosità ai laici ed al rinnovamento nella direzione indicata dal
Concilio Ecumenico Vaticano II°. Giovanni Paolo II° ha perseverato nell’esercizio del ministero di san Pietro
sino alla morte, nonostante le grandi sofferenze di una malattia invalidante: questa scelta può sembrare in
contraddizione con quella delle dimissioni di Benedetto XVI°, ma se andiamo più in profondità, emergono più
analogie di quanto appare a prima vista.
Innanzi tutto, entrambi i pontefici hanno manifestato pubblicamente ogni aspetto delle loro scelte al ‘popolo
di Dio’ ed hanno seguito la volontà di Dio suggerita dalla loro coscienza.
Il loro esempio ci indica come sia importante per ogni cristiano la trasparenza della propria vita e l’ascolto della coscienza, che è la voce di Dio dentro di noi: è indispensabile per tutti coltivare la capacità di riconoscere ed
ascoltare questa Voce vivendo con grande umiltà l’amore verso il Padre e verso il prossimo, in ogni circostanza
della vita.
L.C.
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“ Ve n g o d a l l a fi n e d e l m o n d o . P r e g a t e p e r m e ”
L’argentino Jorge Mario Bergoglio eletto Papa Francesco
Il messaggio del
Vescovo di Piacenza
Gianni Ambrosio
Il 266esimo Pontefice della Chiesa cattolica è l’argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires. Il primo pontefice sudamericano della storia si è affacciato alla loggia di
San Pietro poco dopo le 20, con un abito semplice,
la talare, e senza stola, in segno di umiltà. “Fratelli e
sorelle buona sera, sapete che il dovere del Conclave
era dare un papa a Roma. Sembra che i miei fratelli
cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del
mondo... Ma siamo qui”.
Nel suo primo discorso in piazza San Pietro, il papa
ha poi pronunciato il Padre nostro per il “vescovo
emerito Benedetto XVI” e si è rivolto ai fedeli chiedendo sostegno. “Vi chiedo un favore. Prima che il
vescovo benedica il popolo, vi chiedo una preghiera
a Dio, dal popolo, perché benedica il suo vescovo.
Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di
me”, ha detto.
San Francesco d’Assisi e sotto il saluto del neo eletto papa Bergoglio a Piazza San Pietro
Secondo molte testimonianze, Bergoglio nel conclave del 2005 che elesse il suo predecessore Benedetto
XVI, chiese in lacrime ai cardinali di non essere eletto, prima della quarta e decisiva votazione.
Alle 19,06 dal comignolo su San Pietro è uscita la
fumata bianca. Un boato, grida e bandiere dei fedeli
hanno accolto la fine del Conclave. In migliaia da
ore aspettavano sotto la pioggia davanti alla basilica.
Dopo i primi minuti di incertezza e di stupore, è incominciata la festa. Una folla di almeno 100.000 persone si è riversata nella piazza, mentre suonavano le
campane per dare l’annuncio dell’elezione. Numerosi gli applausi, ma anche lacrime e commozione:
l’elezione del pontefice è stata salutata con messaggi
di felicitazioni da tutto il mondo.
La scelta è avvenuta al quinto scrutinio, nella seconda giornata di Conclave. C’è stato stupore quando il
protodiacono, cardinale Jean-Louis Tauran, ha pronunciato l’atteso habemus papam e il nome del nuovo pontefice. Qualcuno si è fermato per recitare il
rosario in ginocchio sul sagrato. Altri sono rimasti
sorpresi e si sono chiesti chi fosse.
“Ha scelto il nome per San Francesco”. In una conferenza stampa dopo il voto, il cardinale Usa Timothy
Dolan, arcivescovo di New York, ha confermato: Il
“Papa ci ha detto che ha scelto il nome di Francesco
in onore di Francesco di Assisi”.
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Esprimiamo la nostra gioia per l’elezione del Cardinale Giorgio Mario Bergoglio a Successore di Pietro.
Nella sorpresa e nell’emozione di questo momento,
ci rendiamo conto della bellezza del mistero della Chiesa, una realtà viva, cattolica, cioè universale,
animata dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo.
Siamo invitati ancora una volta a guardare oltre, a
non fermarci alle cose di superficie, a riconoscere
che la Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia
non è un’istituzione costruita a tavolino. Vediamo
nella Chiesa la sua realtà visibile, storica, fatta da
uomini che camminano su questa terra, in mezzo
alla polvere, ma, con gli occhi della fede, possiamo
scorgere in essa la sua realtà spirituale che ci apre a
Dio, ci conduce alla vita divina, ci assicura la comunione con Gesù Cristo e con i tutti i fratelli.
Pieni di fiducia nell’azione di Dio, rinnoviamo la fiducia nella Chiesa e nella vita della Chiesa, che è
il corpo del Cristo risorto: è in questo corpo che lo
Spirito agisce per donare il Vangelo, la buona e bella notizia, a tutti gli uomini. Nella gioia e nella luce
di questo mistero della Chiesa, accogliamo il nuovo
Papa con il cuore pieno di gratitudine a Dio e ai fratelli Cardinali che hanno eletto il cardinale Bergoglio
come Vescovo di Roma: siamo in comunione con il
successore di Pietro, siamo uniti al Vescovo di Roma,
sede di Pietro.
Il nuovo Papa è figlio di emigranti italiani e porta con sé una storia che ci tocca profondamente.
Ho subito pensato al nostro Vescovo Scalabrini e
al suo impegno per gli emigrati piacentini e italiani
nel ‘nuovo mondo’, il continente delle Americhe. Ed
è stato spontaneo pensare alla sua gioia nel vedere
che è diventato Papa un figlio di emigrati italiani: lo
è anche per tutti noi, che abbiamo nel beato Scalabrini un grande padre nella fede e un maestro dal
cuore generoso e dall’orizzonte aperto.
A Sua Santità Francesco diciamo con le ultime parole
di Benedetto XVI: ti promettiamo da subito «incondizionata reverenza ed obbedienza». E ti assicuriamo
la preghiera a quel santo straordinario di cui porti
il nome, Francesco, il poverello di Assisi, patrono
della nostra Italia, il frate innamorato di Dio, di tutti
i fratelli, del creato.
Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio
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Pubblichiamo l’intervista - di un anno fa - di Andrea Tornielli a Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires.
Nel recente concistoro, che si è tenuto nel mezzo
delle polemiche per le fughe di documenti dalla Segreteria di Stato vaticana, Benedetto XVI ha voluto
che i cardinali parlassero della nuova evangelizzazione. E il Papa ha richiamato i porporati allo spirito
di servizio, richiamando tutti all’umiltà. L’arcivescovo
di Buenos Aires, il gesuita Jorge Mario Bergoglio,
che ha origini familiari torinesi, è una delle figure
di spicco dell’episcopato latinoamericano. Nella sua
diocesi, Buenos Aires, già da tempo la Chiesa va nelle strade, nelle piazze, nelle stazioni per evangelizzare e amministrare i sacramenti. Vatican Insider lo ha
intervistato chiedendogli di commentare i lavori del
concistoro e le parole del Pontefice.
Come vede la decisione del Papa di indire un
anno della fede e di insistere sulla nuova evangelizzazione?
Benedetto XVI insiste nell’indicare come prioritario il
rinnovamento della fede, e presenta la fede come un
regalo da trasmettere, un dono da offrire, da condividere un atto di gratuità. Non un possesso, ma una
missione. Questa priorità indicata dal Papa ha una
dimensione di memoria: con l’Anno della fede facciamo memoria del dono ricevuto. E questo poggia
su tre pilastri: la memoria dell’essere stati scelti, la
memoria della promessa che ci è stata fatta e dell’alleanza che Dio ha stretto con noi. Siamo chiamati a
rinnovare l’alleanza, la nostra appartenenza al popolo fedele a Dio
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Che cosa vuol dire evangelizzare, in un contesto
come quello dell’America Latina?
Il contesto è quello emerso dalla quinta conferenza
dei vescovi dell’America Latina, che si è tenuta ad
Aparecida nel 2007. Ci ha convocato a una missione
continentale, tutto il continente è in stato di missione.
Si sono fatti e si fanno dei programmi, ma c’è soprattutto l’aspetto paradigmatico: tutta l’attività ordinaria
della Chiesa si è impostata in vista della missione.
Questo implica una tensione molto forte tra centro
e periferia, tra la parrocchia e il quartiere. Si deve
uscire da se stessi, andare verso la periferia. Si deve
evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. È vero
che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e
a ogni donna, possono capitare degli incidenti. Però
se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce
per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima.
Qual è la sua esperienza a questo proposito in
Argentina e in particolare a Buenos Aires?
Cerchiamo il contatto con le famiglie che non frequentano la parrocchia. Invece di essere solo una
Chiesa che accoglie e che riceve, cerchiamo di essere una Chiesa che esce da se stessa e va verso gli
uomini e le donne che non la frequentano, che non
la conoscono, che se ne sono andate, che sono indifferenti. Organizziamo delle missioni nelle pubbliche
piazze, quelle in cui si raduna molta gente: preghiamo, celebriamo la messa, proponiamo il battesimo
che amministriamo dopo una breve preparazione. È
lo stile delle parrocchie e della stessa diocesi. Oltre
a questo cerchiamo anche di raggiungere le persone
lontane attraverso i mezzi digitali, la rete web e dei
brevi messaggi.
Nel discorso al concistoro e poi nell’omelia della
messa di domenica 19 febbraio, il Papa ha insistito
sul fatto che il cardinalato è un servizio come pure
sul fatto che la Chiesa non si fa da sola.
Come commenta le parole di Benedetto XVI?
Mi ha colpito l’immagine evocata dal Papa, che ha
parlato di Giacomo e Giovanni e delle tensioni interne ai primi seguaci di Gesù su chi dovesse essere il
primo. Questo ci indica che certi atteggiamenti, certe
discussioni, sono sempre avvenute nella Chiesa, fin
dagli inizi. E questo non ci dovrebbe far scandalizzare. Il cardinalato è un servizio, non è un’onorificenza di cui vantarsi. La vanità, il vantarsi di se stessi,
è un atteggiamento della mondanità spirituale, che
è il peccato peggiore nella Chiesa. È un’affermazione questa che si trova nelle pagine finali del libro
“Méditation sur l’Église” di Henri De Lubac. La mondanità spirituale è un antropocentrismo religioso che
ha degli aspetti gnostici. Il carrierismo, la ricerca di
avanzamenti, rientra pienamente in questa mondanità spirituale. Lo dico spesso, per esemplificare la
realtà della vanità: guardate il pavone, com’è bello se
lo vedi da davanti. Ma se fai qualche passo, e lo vedi
da dietro, cogli la realtà … Chi cede a questa vanità
autoreferenziale in fondo nasconde una miseria molto grande.
In che cosa consiste, allora, l’autentico servizio
del cardinale?
I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono
servitori del Signore, sotto l’ispirazione dello Spirito
Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce
all’unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all’unità. Avendo coscienza che l’autore, sia della
differenza come dell’unità, è lo stesso Spirito Santo.
Un cardinale che non entri in questa dinamica, non
mi sembra sia cardinale secondo ciò che chiede Benedetto XVI».
organismo di servizio, un organismo che mi aiuta
e mi serve. A volte giungono notizie non buone,
spesso amplificate e talvolta anche manipolate con
scandalismo. I giornalisti a volte corrono il rischio di
ammalarsi di coprofilia e così fomentare la coprofagia: che è poi il peccato che segna tutti gli uomini e
tutte le donne, cioè quello di guardare sempre alle
cose cattive e non a quelle buone. La curia romana
ha dei difetti, ma mi sembra che si sottolinei troppo
il male e troppo poco la santità di tantissime persone consacrate e laiche che vi lavorano.
Questo concistoro si è tenuto in un momento difficile, di tensione, a motivo della fuga di documenti dal
Vaticano.
Le parole del Papa come aiutano a guardare a
questa realtà?
Le parole di Benedetto XVI aiutano a vivere questa realtà dal
punto di vista della conversione.
Mi è piaciuto che l’ultimo concistoro si sia tenuto alle soglie della
Quaresima. È un invito a guardare alla Chiesa santa e peccatrice,
a guardare a certe mancanze e
a certi peccati senza perdere di
vista la santità di tanti uomini e
di tante donne che operano oggi
nella Chiesa. Non devo scandalizzarmi perché la Chiesa è mia
madre: devo guardare ai peccati
e alle mancanze come guarderei
ai peccati e alle mancanze di mia
mamma. E quando io mi ricordo
di lei, mi ricordo innanzitutto di
tante cose belle e buone che ha
compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno
d’amore, prima che con la parole.
Mi chiedo se nel cuore di molti
che entrano in questa dinamica
degli scandali ci sia l’amore per la
Chiesa.
Sotto Benedetto XVI e il nuovo papa
Jorge Mario Bergoglio
Può dire com’è vista, com’è
percepita la curia romana
dall’esterno?
Da me è vista e vissuta come un
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Sorpresa e felicità per un’elezione veloce che ha
scelto un papa proveniente da terre lontane, e che
porta il nome di un frate “umile e gioioso, in grado
di chiamare la morte “sorella” e il nemico “fratello”. Così il vescovo di Piacenza, Gianni Ambrosio,
saluta l’arrivo di papa Jorge Mario Bergoglio.
“L’eredità del nome di Francesco è gioiosa, non è
causuale la scelta di affidarsi a un Santo vissuto
in momento storico non diverso dal nostro - spiega
-. Del resto Francesco era figlio di un mercante,
e anche adesso l’economia, il mercato sembrano
guidare le nostre vite.
L’esempio di San Francesco, un frate in armonia
con i fratelli e con la natura, saprà davvero illuminare il pontificato del nuovo papa”.
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La Via Crucis nel 2013
P
A PROPOSITO DI 8 PER MILLE…
Il Sovvenire, servizio per la promozione del sostegno economico della chiesa cattolica, ha reso
noto ai sacerdoti italiani la distribuzione dei fondi raccolti con la firma dell’8 per mille lo scorso
anno.
479 milioni di Euro sono stati destinati a progetti di culto e pastorale quali spazi di aggregazione
soprattutto nelle periferie delle grandi città, piani antidisoccupazione per i giovani e per il restauro
delle chiese antiche.
364 milioni di Euro sono andati per il sostentamento dei sacerdoti diocesani, in quanto l’istituto
per il sostentamento del clero formato dalle proprietà lasciate da privati alla Chiesa per il mantenimento dei sacerdoti, garantisce loro lo “stipendio” solo per 3-4 mesi. Con l’8 per mille si garantisce
una rendita annua fissa anche a quei sacerdoti anziani e ammalati, nonché ai missionari.
255 milioni di Euro sono stati utilizzati per la carità in Italia e nel Terzo Mondo: mense dei poveri,
case-famiglia, progetti anti-usura, prestiti anticrisi per le famiglie, ambulatori medici gratuiti, microcredito.
Nel 2012, inoltre, 3 milioni di Euro sono stati consegnati ai terremotati dell’Emilia Romagna.
In Italia solo il 43% degli aventi diritto firma a favore dell’8 mille e di queste firme l’82% sono a
favore della Chiesa Cattolica.
La propria scelta va espressa ogni anno durante la dichiarazione dei redditi sia con il mod. 730 che
con l’Unico. Anche chi non fa la denuncia dei redditi può devolvere l’8 per mille dei redditi degli
italiani mediante la propria firma sul CUD.
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erché tutti gli anni nel periodo quaresimale i parroci ripropongono la rievocazione della via Crucis? Perché ogni venerdì dobbiamo rivivere le tappe
che condussero Gesù sul Calvario? Perché togliere
mezzora alle nostre frenetiche giornate per ricordare
che Gesù venne condannato, insultato, schiaffeggiato, cadde sotto il peso della croce ed infine morì
sulla croce come il peggiore dei malfattori? Ma soprattutto perché proporre la via crucis ai bambini ed
ai ragazzi? In definitiva le preghiere ripetitive e monotone sono appannaggio delle signore di una certa
età che ancora vivono dei precetti preconciliari….
Per i più giovani le cerimonie vanno adattate, create
a loro misura, perché non si annoino, perché partecipino volentieri e raccontare una “storia” lugubre
come la via crucis non è di moda, addirittura potrebbe essere controproducente per il loro cammino
di fede. Ecco! Al più la via Crucis potrebbe essere
diventare il tema di uno dei tanti video giochi che
riempiono la giornata dei ragazzi: un’avventura che
finisce con la morte del protagonista accompagnato
dalla scritta inquietante “GAME OVER” (il gioco è
finito)… Ed invece, a ben vedere, nella via Crucis
di Gesù è racchiusa tutta la dottrina del Maestro che
sovverte quelli che già alla sua epoca erano i canoni
della vita comune: il successo, le feste, la vita comoda, quella vita comoda che lo stesso Giuda credeva
di conquistare con le trenta monete con cui vendette
il suo più caro amico o quella vita facile perché de-
filata che sperava di fare Pietro rinnegando di conoscere il Nazareno.
Per questo la via Crucis è utile per riportarci con i
piedi per terra, per riscoprire che la vita non sempre
ti promuove, molte volte, anzi ti condanna, ti spoglia del tuo orgoglio, anche ingiustamente; per riscoprire che le nostre croci quotidiane sono pesanti,
ci fanno cadere non una, ma più volte ed ogni volta
è sempre più difficile rialzarsi e continuare, soprattutto quando gli amici ti voltano le spalle o sembrano guardarti con scherno. Ed è proprio quando vedi
che la tua vita sta andando a rotoli, quando la vita
ti “inchioda” e ti mette al muro senza che tu riesca a
vedere una via d’uscita, proprio in questo momento vedi lampeggiare quel sinistro “game over” che
vuole annientare tutto e ti vien voglia di arrenderti.
Ma è proprio un game over, una fine di tutto? NO,
perché è proprio in questo momento che si spalanca l’ultima finestra della via Crucis, quella quindicesima stazione che si spalanca sullo splendore della
Resurrezione.
Allora, alla luce della speranza che ci viene dal Risorto, arriviamo a comprendere che la via Crucis
non è roba per “addetti ai lavori”, non è storia di
morte ma di Vita ed è la pagina più importante della
nostra fede e, lungi dall’essere una perdita di tempo
è il modo migliore per fermarci a riflettere sul più
grande e gratuito gesto d’amore mai compiuto.
Sabrina
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Vita dalle parrocchie
Brezze su San Giacomo e San Martino
T
ramontane fresche di novità e scirocchi caldi
di tradizione..ecco..se dovessi dare un senso al
nuovo consiglio pastorale Ponte-Riva , che è stato
appena eletto, lo vedrei come questi due venti!
Un gruppo di persone, coraggiose e intraprendenti,
con spirito di iniziativa e voglia di lavorare a cui è
stato chiesto un impegno..quello di essere un forno
di idee, di pensieri, di occasioni e di portare avanti
un progetto che da decenni fa di Pontedell’Olio uno
dei “fornai” più attivi e attenti della nostra zona.
Il nuovo consiglio si è riunito il 18 febbraio per la
prima volta per fare un punto della situazione insieme a Don Gigi e Don Giuseppe.
Ovviamente il consiglio è un’organo che propone,
come ha spiegato bene Don Gigi all’inizio dell’incontro, e quindi l’ultima parola rimarrà quella del
parroco ma questo non può che essere uno stimolo
in più per provare, per proporre iniziative sapendo
che qualunque voce sarà ascoltata. Il consiglio è la
voce del paese e quindi noi abbiamo il dovere di
ascoltare le voci e le richieste e voi pontolliesi avete il diritto di chiedere e fare in modo che le idee
vengano poste all’attenzione della parrocchia. Ma
anche se un freddo martedì di febbraio doveva solo
essere una sera per conoscersi, il lavoro è subito
iniziato e abbiamo cominciato ad analizzare i principali problemi da affrontare. Siamo una parrocchia
attiva e quando si fanno le cose non tutto è solo
positivo e facile. Si è parlato dei cambiamenti dei sacramenti che la nostra parrocchia sta affrontando in
modo costruttivo e accettato da tutti e della categoria dei genitori, che invece ha qualche problema in
più poichè non sempre le famiglie aiutano i ragazzi a credere nella parrocchia e noi che dedichiamo
tempo e spazio non sempre vediamo la fiducia con
cui vorremmo lavorare.
Sappiamo che non sempre la Chiesa è stata un luogo di fede però non si può generalizzare senza provare a conoscere chi ci lavora e chi si applica per un
ideale cristiano. Si è discusso anche della mancanza
di persone per poter portare avanti i progetti e di
alcuni obbiettivi, tra cui l’impegno della Caritas e
dell’oratorio, che saranno tra le prime cose ad essere
approfondite nei prossimi mesi.
Le idee ci sono e anche il senso del dovere non
manca:porteremo avanti un lavoro iniziato dai consigli e dai Don precedenti con passione!...mancano
solo un po’ di persone..per questo faccio un appello
a tutti coloro che vogliono dedicare un po’ di tempo
alle nostre attività. Se avete anche solo un’ora alla
settimana e volete dedicarla alla parrocchia contattate qualcuno del consiglio pastorale. Le attività sono
le più disparate e sicuramente trovate quello che fa
per voi... Da oggi noi siamo al lavoro...l”in bocca al
lupo “ è per tutti..che sia un consiglio attivo e laborioso!
Veglia dei giovani in Valnure a Carmiano
S
i è svolta la tradizionale “Veglia dei giovani” -per i
ragazzi della parrocchie valnuresi- nella Chiesa di
San Giovanni Evangelista a Carmiano di Vigolzone.
Ad accompagnarli, oltre ai catechisti, erano presenti
don Luigi Carini di Carmiano, don Piero Lezoli di Vigolzone, don Gigi Bavagnoli e don Giuseppe Piscina
di Ponte dell’Olio, don Angelo Sesenna di Bettola,
don Franco Saliani di San Polo, don Gianni Bergomi
di Podenzano, don Stefano Garilli di San Giorgio e
don Giusuè Brito di Pontenure.
Dopo un momento di preghiera in Chiesa, i giovani
si sono radunati all’esterno, dividendosi in quattro
gruppi e – guidati dai parroci- hanno riflettuto insieme sul significato della fede.
Durante le riflessioni sono state accese quattro fiaccole -segno luminoso della fiducia che anima le giovani generazioni- portate dai ragazzi stessi.
Sucessivamente si è contemplato insieme, all’inter-
no della chiesa, un quadro del pittore Rembrandt
raffigurante la “Parabola del Figlio perso” (il figliol
prodigo), tratta dal Vangelo di Luca.
La vicenda racconta di un secondogenito, bramoso
delle ricchezze accumulate dal padre ancora in vita,
che decide di sperperarle lontano da casa. Una volta dilapidata la fortuna, si vergogna di ritornare dal
padre per chiedere aiuto. Il padre gli va incontro e
lo accoglie benevolmente e –contro il parere del primogenito, ubbidiente al padre- lo perdona.
Il quadro ammirato in chiesa raffigura l’abbraccio
del figlio al padre, un abbraccio che ridà senso alla
loro vita, al loro legame, e ha il sapore di rinascita.
Il figlio prende coscienza di sé, riconosce di aver
peccato e di aver sbagliato.
Al termine della parabola, i giovani presenti sono
stati chiamati all’altare per ricevere un anello, simbolo dell’appartenenza al Padre.
Filippo Mulazzi
Ragazzi in preghiera
O
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gni anno il rito si ripete, una tradizione che ormai tutti i ragazzi della parrocchia conoscono e amano. La
veglia dei giovani che ogni vicariato organizza in contemporanea in un venerdì di Quaresima porta con
sè qualcosa di magico, di inaspettato. Non so se i ragazzi vengano per pregare, o forse più per confrontarsi,
per stare insieme, perchè di momenti come questi ce ne sono davvero pochi. A dirla a parole per qualcuno
suonerebbe male: “una veglia di preghiera”...nessuno però spiega che ci sono solo ragazzi, che i parroci scendono dal loro “altare” per dialogare e confrontarsi con i ragazzi, camminano al loro passo, che è una sera in
cui magari si starebbe in casa e allora perchè non condividere insieme a tanti altri le parole del vangelo in
un’atmosfera però speciale?
Io penso di aver conosciuto più persone alle veglie e ai viaggi con la parrocchia che in tutte le mie esperienze
ed ora che rivedo i miei coetanei che da educatori accompagnano i ragazzi più piccoli come faccio io ed è
umanamente bellissimo.
Lo spostarsi nella notte, condividere una parola a piccoli gruppi, conoscere pensieri diversi e commenti che
non si è soliti ascoltare fanno di questa serata un momento che ti rimane impresso...torni a casa dicendo “ho
iniziato la Quaresima insieme a tutti i ragazzi della Val Nure ed è stato bello”.
Mi piace a tal punto come occasione che mi piacerebbe fin organizzarla come mi è capitato di fare ormai
cinque anni fa...Carmiano, con le sue luci e il suo borgo antico, inoltre ha fatto del suo meglio per creare
l’atmosfera giusta per questo momento che tutti i ragazzi dovrebbero cogliere.
Samuele
15
Sogna, ragazzo, sogna...
“Sogna ragazzo sogna” cantava Vecchioni. Sono questi versi che mi sono venuti in mente non appena mi
hanno chiesto di scrivere qualcosa sul nostro oratorio.
Quando, qualche anno fa, abbiamo dovuto chiuderlo
per risolvere tutti i problemi che si erano creati all’interno sembrava un’utopia l’idea che in poco tempo
potessimo riaprirlo. Non è stato facile e questo grazie anche ai pontolliesi, soprattutto quelli a cui piace
tanto parlare e poco aiutare che subito ne han dette
di tutti i colori su un posto di cui mai hanno varcato
la soglia...
Io spesso mi son chiesto: ma questo posto per anni
non è interessato a nessuno, adesso che chiude viene
criticato da mezzo mondo e Don Gino e Don Renzo
sono messi alla graticola? E ora che riapre grazie a un
gruppo di genitori volenterosi ancora critiche perchè
adesso interessa a tutto Ponte?
La gente è strana ma ho imparato ad assecondarla e
a cercarne il lato positivo...e il percorso di riapertura
fortunatamente non è più utopia e grazie a chi ci ha
creduto, a chi si è chiuso le orecchie quando serviva
chiuderle, a chi ha pianto perchè non ha saputo controbattere alle critiche!
Grazie perchè ora l’oratorio è aperto ed è una base
preziosa di appoggio per i gruppi dei ragazzi, per la
parrocchia e per tutti coloro che vogliono venire per
sostare, per ascoltare, per condividere...
L’utopia quindi si è trasformata in sogno...sì, vi sem-
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Vigolzone, in cammino per la Cresima
brerà strano che dica questo ma è così!
Vi spiego meglio: da una parte è vero che l’oratorio è
aperto in alcuni momenti, che è bello vedere la zona
piena di ragazzi il venerdì che corrono e si divertono,
che è ben augurante vedere le luci accese il sabato
sera per qualche corso di cucina con i ragazzi...nel
mio sogno però l’oratorio è aperto spesso, in estate
è pieno di bambini anche se il catechismo non c’è, i
tornei che continuano anche quando le scuole finiscono, il parco utilizzato da giovani e anziani...
Lo sogno come un posto dove non si fanno grandi eventi ma dove ogni giorno la quotidianità viene
portata avanti con passione...vedo un’area utilizzata
da tutti in cui non ci sia arroganza e la credenza di
esserne padroni perchè noi non possediamo proprio
niente...credo in un oratorio di tutti, che non tolga il
lavoro a nessuno nel paese ma che sia un punto di
riferimento per i ragazzi che escono e che possono
decidere di venire come di andare da un’altra parte...
Questo sogno però non si può realizzare solo con
le nostre forze poichè ci mancano tempo e forze..
ovviamente un grazie va a chi sta lavorando mentre
io scrivo, ma per ampliare il servizio servono forze
fresche! Per questo aspettiamo sempre chiunque abbia un po’ di tempo per aiutarci!
Nel frattempo il sogno continua e non smetteremo di
crederci per poter replicare a un sogno che ci stimola
e ci da forza nel nostro servizio!
È
con grande gioia, impegno e responsabilità che il
giorno 24 Febbraio 2013 abbiamo presentato alla
Comunità di Vigolzone i nostri ragazzi che il prossimo anno riceveranno il sacramento della Confermazione.
Siamo consapevoli della grande responsabilità che
Dio ci ha affidato nel preparare il loro cammino che
li renderà evangelizzatori della “parola” che è stata
letta, commentata e condivisa nei nostri incontri di
Catechismo.
Il nostro impegno è un costante ascoltare i loro bisogni ed essere un punto di riferimento nella nostra
comunità. Lo stare insieme ci rende cariche di affetto
verso il prossimo arricchendo la nostra vita.
Ci auguriamo di avere l’aiuto dai genitori nell’assecondare le nostre richieste di impegno e presenza
costante agli incontri con uno scambio di idee per
catturare l’interesse dei nostri figli.
In questa giornata i nostri ragazzi di prima media
hanno costruito una croce, simbolo diocesano della Quaresima e letto le preghiere da loro scritte in
gruppo per sottolineare le varie tappe dell’amore di
Cristo per noi.
Un grazie particolare alla costante presenza e collaborazione di alcune mamme durante l’ora di catechismo e il supporto tanto gradito di Don Piero.
Le catechiste Paola e Sabrina
Sotto il gruppo dei ragazzi che riceverà il Sacramento della Cresima
Samuele
“ Anche quest’anno il comune di Vigolzone ha organizzato la vacanza invernale ad ALASSIO per i concittadini della terza età. Il periodo trascorso nella bella località ligure si è svolto dal 2 al 16 febbraio. Le giornate sono trascorse tra lunghe passeggiate sul lungomare ed escursioni nell’entroterra rivierasco. Mega
partite di briscola e
tresette
impegnavano i dopocena. Nella
prima settimana di
soggiorno
abbiamo
ricevuto la gradita visita del nostro Sindaco Francesco Rolleri e
della gentile consorte.
Nell’occasione il Sindaco ha offerto un’ottima torta e un calice
di buon spumante”.
augurano a loro ancora tanta strada insieme!”
17
che ora stanno “facendo la pace con se stessi e con il
mondo”. L’aspetto più bello che è emerso dalle loro
parole è il desiderio di fare a loro volta del bene per
qualcun altro, di farsi portatori di quell’affetto che
hanno ricevuto.
Gli Adulti hanno invece incontrato Monsignor Bettazzi, che ha vissuto il Concilio Vaticano II, e che,
partendo dai temi di quest’ultimo, ha proposto un’analisi sulla situazione attuale della Chiesa.
Al Teatro Municipale, per la conclusione, erano riunite 600 persone. I Ragazzi eran tutti in platea, elettrizzati, con i volti colorati e fiocchi e collane di carta
crespa, souvenir di ogni meeting che si rispetti; i
Giovanissimi sbucavano dai loggioni, e gli Adulti occupavano regalmente i palchi.
E’ stato conferito il premio intitolato a Stefania Rossi, grande figura di A.C., alla professoressa Scokai
Astorri di Fiorenzuola, che si è distinta per il suo
impegno a favore dei più deboli.
Poi, buio sulla platea, luci sul palco. Compaiono
due personaggi; uno suona, l’altro narra e dipinge:
ci racconteranno il Vangelo. Su tre grandi pannelli,
mentre la voce cambia di continuo per distinguere i
diversi personaggi, l’attore traccia figure stilizzate e
perfette, nella loro semplicità: poche linee sinuose e
compaiono il volto di Gesù, la figura della Madonna
U
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na volta mi hanno detto che c’è chi afferma:
“Se piove la sera dell’incontro di Azione Cattolica, non si presenta nessuno: gli aderenti all’A.C. non
sono abbastanza motivati per uscire di casa sotto la
pioggia.”
Sabato 7 febbraio si sono aperte tutte le cateratte del
cielo. Ma il Teatro Municipale di Piacenza, dove si è
concluso il Meeting Diocesano di Azione Cattolica di
quest’anno, era pieno per intero.
Alle due del pomeriggio, nonostante il diluvio, 30
aderenti all’Azione Cattolica di Vigolzone tra Ragazzi,
Giovanissimi, educatori e genitori simpatizzanti sono
partiti alla volta del Meeting Diocesano della Pace. Il
titolo della giornata era “capACi di pACe”, con riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata
Mondiale della Pace, che quest’anno ha come tema il
ruolo degli operatori di pace.
Tutta la Chiesa dedica ogni anno il mese di Gennaio
alla riflessione sul tema della pace, e la conclusione
di questo periodo, vissuto in genere con particolare intensità dall’Azione Cattolica, è tradizionalmente celebrata dal Settore Ragazzi con il Meeting che
riunisce i ragazzi di tutte le parrocchie della nostra
Diocesi. Ma quest’anno il meeting è stato molto di
più: oltre ai Ragazzi, sono stati coinvolti anche i Gio-
vanissimi e gli Adulti. Dopo un primo momento vissuto singolarmente da ciascun settore, la giornata si
è conclusa per tutti al Teatro Municipale.
I Ragazzi si sono riuniti all’oratorio della Parrocchia
del Corpus Domini. Qui li hanno accolti gli immancabili Tappabuchi, la band dell’ACR, cui però stavolta nel galvanizzare le folle ha fatto concorrenza
il bizzarro duo di educatori dell’equipe che ha reinterpretato in chiave “Acierrina” la celebre canzone
“Gangnam Style”, che è diventata “Acierre style”, con
grande esaltazione dei ragazzi. Una serie di giochi e
attività li hanno poi aiutati a riflettere sul tema della
Pace nella loro vita quotidiana, intesa come cessazione dei conflitti e come aiuto di chi soffre.
Ai Giovanissimi è stata fatta conoscere la realtà della cooperativa agricola sociale “La Magnana”. Hanno
incontrato coloro che hanno dato vita a questo progetto, che mira all’inserimento lavorativo di chi ha
alle spalle una storia di disagio e di sofferenza, di chi
è “svantaggiato sotto il profilo psico-fisico e sociorelazionale” e non sarebbe in grado di lavorare in
un contesto “normale”. I Giovanissimi hanno anche
ascoltato la testimonianza di chi è stato aiutato dai
volontari e dagli operatori della cooperativa: persone
che hanno vissuto delle forti situazioni di conflitto,
e i volti attoniti delle folle che ascoltavano il Maestro.
Durante il racconto della Passione, tutto si tinge di
rosso. E infine musica trionfale e luci più intense, a
simboleggiare la Resurrezione.
Arianna
In foto Greta e Lucia
19
Gruppi del Vangelo a Vigolzone
N
ell’assemblea parrocchiale di preparazione delle elezioni del nuovo consiglio pastorale è nata l’esigenza
di creare nuovi ‘gruppi del Vangelo’
per una catechesi degli adulti più efficace. Per questo don Piero ha organizzato in occasione della Quaresima
delle serate con questo scopo presso
le famiglie che si rendono disponibili,
a rotazione. Nei primi due incontri, abbiamo gustato la
bellezza e la forza del Vangelo, che ci suggerisce sempre
nuovi orizzonti per la nostra vita quotidiana.
Mi ha colpito la ricchezza delle esperienze, frutto dei cammini di Fede diversi che in queste occasioni diventano un
dono reciproco che arricchisce e rinforza le convinzioni
di ciascuno. La Parola di Dio vissuta se è comunicata ed
ascoltata, ha un effetto grandissimo nella crescita umana e
cristiana delle persone.
Don Piero ci ricorda l’importanza della comunione per la
trasmissione della Fede oggi: non basta più una testimonianza solo individuale, che rimane comunque necessaria,
ma oggi deve essere visibile la presenza di comunità cristiane vive ed aperte. Molti, consapevoli dell’importanza
che hanno avuto per la propria formazione esperienze
forti, propongono di organizzare la partecipazione a ritiri,
pellegrinaggi e manifestazioni ecclesiali significative che
lasciano il segno, come le Giornate Mondiali della Gioventù, la visita a comunità come Bose, Taizè, Loppiano,
Sermig e pellegrinaggi ad Assisi, Lourdes, Fatima, Medjugorie, Terrasanta.
Per la gioia che abbiamo provato nei primi incontri dei
‘gruppi del Vangelo’ a cui abbiamo partecipato, nasce in
tutti la speranza di continuare questa esperienza anche
dopo la Quaresima, ripetendo modalità già praticate in
altre diocesi, che sarebbe utile conoscere più a fondo,
anche per allargare i nostri orizzonti oltre
i confini della parrocchia, del vicariato e
della diocesi.
Luigi Capra
La giornata sta finendo, invece di non
aspettare altro che il potermi rilassare in
famiglia, mi organizzo per uscire di nuovo. La padrona di casa ci accoglie fraternamente in una stanza preparata apposta per la serata:
poltrone e sedie in cerchio, un caldo camino acceso e
qualche prelibatezza che si intravede dalla cucina. Eccomi ad aspettare gioiosamente chi entrerà dalla porta:
con chi condividerò questa sera i miei pensieri e le mie
speranze? Il gruppo del Vangelo così, itinerante, con un
bel gruppetto di amici, è un appuntamento prezioso nella
settimana, mi stimola a riflettere sul mio cammino. I partecipanti sono attenti, raccolti, affrontano la Parola come
un messaggio vivo rivolto ad ognuno singolarmente. Ci
interroga, si fa attuale, ci spinge ad esternare i nostri punti
di vista, a raccontare a che punto siamo della strada, a
domandarci come sta la nostra fede, cosa sta cambiando nella nostra comunità. Le nostre differenti sensibilità
accentuano di volta in volta sfaccettature diverse ed è incredibile vedere come parole vecchie di secoli sappiano
ancora parlare all’uomo di oggi. Parlarci così a cuore aperto rende la parola di Dio più vicina a noi, rende concreta la parrocchia, rende la fede di noi cristiani una brace
ardente... che ci interroga e ci provoca nella nostra vita
affettiva, lavorativa, sociale, politica. Il confrontarsi così
crea comunità nella Comunità, rafforza i legami fra noi, ci
tranquillizza nelle nostre paure e ci spinge verso l’unica
via dell’accoglienza reciproca. Mi piace il gruppo del Vangelo. Non potrei farne a meno. Perchè non vieni anche
tu?
Giovanni
Ricordo del Venerdì Santo
20
Venerdì santo lontano lontano
Vorrei riviverti, ma sogno invano;
Sei solo un rimpianto di gioventù;
Ma so che ormai non tornerai più.
Guardavo incantato Carlino,
Che tutto raccolto suonava il quartino;
La riga gialla sul suo berretto;
Una lucina sul suo libretto.
Era un libretto così complicato,
Di righe e palline tutto intricato.
Come facesse a capire mi domandavo,
Ma di risposte non ne trovavo.
Nelle vetrine lungo il paese
Era un tripudio di luci accese.
Mentre la banda lenta passava
La marcia funebre la gente ascoltava.
Marce che oggi ancora rammento
Da quei momenti di raccoglimento.
Gli squilli acuti di Benedetti
E i dolci trilli dei clarinetti.
I bassi gravi, così poderosi,
Che ci rendevano tutti pensosi.
Di tutto resta solo un ricordo
Che dentro risuona come tenue accordo.
Sedici anni allora io avevo
E quasi niente allor comprendevo;
Tanti di più ne conto adesso,
Ma ne capisco tanto lo stesso.
Bruno Fornelli
Azione cattolica ragazzi:
debutta il nuovo Consiglio
Per la prima volta si è riunito domenica scorsa in parrocchia a Vigolzone. Il prossimo sarà il 17
marzo a Castelsangiovanni
I
l nuovo Consiglio diocesano dei ragazzi (CDR), i
cui membri sono stati eletti nei rispettivi gruppi
dell’ACR parrocchiali, si è riunito per la prima volta
domenica 24 febbraio nella parrocchia di Vigolzone.
Dopo il progetto dello scorso anno, culminato con
la stesura e l’invio di una lettera al Papa contenente i
sogni ed i desideri dei ragazzi negli ambiti di vita da
loro scelti e vissuti, in questa prima parte del nuovo
mandato, i consiglieri si impegneranno ad indagare i
cambiamenti, le positività e le innovazioni apportate
dal concilio Vaticano II nella Chiesa e lo faranno partendo dalla loro esperienza parrocchiale.
Tutto il lavoro confluirà nella realizzazione di un cortometraggio che vuole esprimere le cose belle trovate dai ragazzi nelle parrocchie, come specchio e riflesso della Chiesa da loro vissuta e come possibilità
concreta per esprimere la propria fede.
In questo primo incontro i consiglieri ACR hanno
mosso i primi passi nel Vaticano II tentando di comprendere la portata di questo evento e delle sue origini rivivendo, seppur con l’immaginazione, quella
famosa serata di luna piena del 11 ottobre 1962 con
il discorso di papa Giovanni XXIII.
Dai vari documenti conciliari sono state sviscerate
alcune parole cardine del rinnovamento e proposte
ai membri eletti che hanno tentato di coglierne il
senso ed il significato.
I ragazzi, in seguito, hanno tentato di abbinare alcuni semplici stralci dei documenti alle parole che
avevano appena conosciuto. Dopo essersi addentrati nel Vaticano II attraverso questo primo momento,
ecco che i ragazzi entreranno in azione nelle loro
parrocchie tentando di ricercarne, al suo interno,
la presenza delle parole analizzate anche mediante
l’ausilio di persone che possano dar loro informazioni preziose a riguardo come ad esempio i loro
parroci. Questo sarà il punto di partenza del prossimo incontro del Consiglio diocesano dei ragazzi
che si terrà domenica 17 marzo nella parrocchia di
Castelsangiovanni.
Il CDR è nato nel 2006 come organo di rappresentanza dei ragazzi dell’ACR e vuole essere espressione
concreta di quel protagonismo che caratterizza ogni
singolo componente dei gruppi di Azione Cattolica.
I suoi membri, rappresentanti delle varie parrocchie
in cui è presente l’ACR, vengono eletti ogni due anni
dagli stessi ragazzi. Il consigliere ACR avrà il compito di dar voce a tutti i componenti dell’ACR della sua
parrocchia e di renderli partecipi del lavoro svolto
all’interno del consiglio.
Marco Vino
21
Vita dalle associazioni
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”
L’associazione Genitori compie cinque
anni: un bilancio e
un rilancio
22
L’Associazione Genitori nasce nel settembre 2008 a
Ponte dell’Olio da un gruppo di genitori che volevano confrontarsi e condividere i problemi e le
difficoltà riguardanti il rapporto con i figli.
Il nucleo iniziale di famiglie aveva in prevalenza
bambini piccoli o neonati, perciò le prime attività
sono state dedicate a questa fascia d’età. L’iniziativa
dell’Associazione si è poi velocemente espansa su
fasce d’età diverse e anche sul territorio, coinvolgendo attivamente anche famiglie di Bettola e Vigolzone.
L’Associazione si è posta come interlocutrice tra famiglie, Scuole e Comuni, cercando di dare voce alle
necessità e alle problematiche delle famiglie. Sulla
base di quanto emerso dall’indagine “Essere famiglia
nel nostro paese”, con 563 questionari ritornati tra
Ponte dell’Olio e Vigolzone, sono partiti diversi progetti di formazione per bambini, ragazzi e genitori
tenuti da esperti, tra cui:
•
“Essere adolescenti oggi” (2010) – nato
dall’esigenza dei genitori e degli insegnanti di affrontare i problemi di aggressività e bullismo;
•
“Genitori in ascolto” (2011) – progetto strutturato in due parti. Una dedicata ai genitori, con
incontri su diverse tematiche. L’altra parte ha coinvolto tutti i bambini dai 5 ai 12 anni dei Comuni di
Ponte dell’Olio e Vigolzone e li ha portati a esprimersi sulle qualità (positive o negative) del loro paese attraverso le loro emozioni;.
•
“Giornate della sostenibilità” (2011 e 2012) –
Incontri e attività di gioco all’aria aperta per adulti e
bambini, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione al rispetto dell’ambiente;
•
“Volontariamente” (2012) – ha coinvolto tutti i ragazzi delle scuole medie di Vigolzone, Ponte
dell’Olio, Bettola, Farini e Ferriere e tutte le associazioni di volontariato del territorio. Lo scopo era far
conoscere ai ragazzi e toccare con mano il volontariato locale.
•
“Comunità educante (2013) – progetto attualmente in corso di realizzazione, che ha lo scopo di
creare una rete tra tutti gli enti del nostro territorio
che si occupano a vario titolo dei nostri figli: scuola,
società sportive, catechismo, Comuni, servizi sociali...
Questi progetti, oltre alla loro valenza formativa ed
educativa, hanno anche dato accesso a finanziamenti con i quali sono state acquistate attrezzature didattiche a beneficio di tutti i ragazzi dei paesi di Ponte
dell’Olio, Vigolzone, Bettola, Farini, Ferriere (Vocabolario nuovo per ogni classe delle scuole medie di
Ponte dell’Olio e Vigolzone, Software didattico per
bambini dislessici per la scuola di Ponte dell’Olio,
microscopio per la scuola di Vigolzone, cancelleria
per le scuole di Bettola, Farini e Ferriere).
Ascoltando le esigenze delle famiglie l’Associazione
ha proposto anche attività molto pratiche, come
•
Grest estivo dai 3 ai 6 anni
•
Corso di pronto soccorso per l’età
pediatrica, realizzato dalla Pubblica Assistenza Valnure in diverse edizioni (per un totale
di circa 100 partecipanti);
•
Corso sull’allattamento al seno per il
sostegno della mamma nelle prime fasi della
vita del bambino;
•
Incontri di aggregazione e socializzazione come gli Happy Venerdì (incontri
invernali di mamme con bambini piccoli per
giocare insieme, leggere favole, fare merenda...), feste varie e cene a tema;
•
Cinema per bambini e ragazzi con
5-6 proiezioni all’anno la domenica pomeriggio durante il periodo invernale
•
Corsi di inglese in estate
•
Mercatino del riuso: nato dall’esigenza educativa di scambiarsi cose non più
utilizzate (giochi, passeggini, lettini, libri,
abiti...). In occasione di fiere (a offerta libera) il mercatino ha permesso di finanziare
l’acquisto di beni per la comunitá: ne sono
esempio la rilegatrice e l’impianto voce per
la Scuola Materna; il contributo alla scuola
elementare; l’acquisto di libri per la biblioteca e il progetto d’acquisto di un’impastatrice
per la cucina della Scuola Materna.
Quest’anno l’Associazione rinnova il suo direttivo. Per coloro che si sono impegnati in
questi 5 anni è molto importante che nuove
famiglie vengano coinvolte, sia per portare
nuove idee e risorse umane, sia per aiutarci
a capire quali sono gli obiettivi che l’Associazione deve porsi nei prossimi 2 anni. Tutte le famiglie sono perciò invitatissime ai 2
incontri che si terranno:
Venerdì 22 marzo 2013 e Venerdi 5 aprile
presso la sede di Teleponte alle 20,45
nel corso dei quali sarà definita l’attività
dell’Associazione per i prossimi anni e saranno individuate eventuali disponibilità a
partecipare attivamente. Per chi vi ha partecipato in questi anni lavorare insieme tra
persone che non si conoscevano è stata
un’esperienza molto bella, che ha arricchito.
Ora c’è bisogno di nuove idee, nuove energie, nuovo entusiasmo.
Il Direttivo (uscente)
23
Adozioni a distanza
Il tutto è reso possibile
oltre che dalla dedizione
delle suore, tutte africane, da quando il governo
eritreo ha allontanato tutti
i religiosi stranieri, anche
dal buon cuore di tante
persone che sostengono le
adozioni a distanza.
E Temesghen e Rita, rispettivamente dal 2004
e dal 2005, sono “figlie”
della parrocchia di Vigolzone che da diversi anni
organizza la vendita delle
torte durante la festa della
vita per raccogliere i fondi
necessari per garantire a
questi bambini un futuro
migliore.
T
emesghen e Rita Angosom hanno grandi occhioni vellutati che guardano increduli quel piccolo
apparecchio che cristallizza l’attimo su un foglio di
carta, Temesghen e Rita vivono in uno sperduto villaggio dell’Africa ed ogni mattina percorrono diversi
km sulle polverose strade dell’Eritrea per andare a
scuola in aule che molto spesso hanno pavimenti di
terra battuta e lì consumano anche un pranzo frugale preparato dalle suore, che molto spesso è l’unico
pasto della giornata.
Eppure Temesghen e Rita non si lamentano, anzi
sorridono con quel sorriso che conquista e che trovi
solo nei bambini africani che nascono “già grandi”
perché la vita li mette a dura prova ogni giorno tra
miseria, malattie e lavoro infantile che laggiù è cosa
assolutamente normale.
Nonostante tutto Temesghen e Rita sono bambini
fortunati perché nella missione gestita dalle suore
Figlie di Gesù Buon Pastore hanno trovato una seconda famiglia e l’opportunità di un riscatto ricevendo un’istruzione che certamente è mancata ai loro
genitori e vivendo quell’infanzia cui tutti i bimbi del
mondo avrebbero diritto.
24
Pensando a quanto costa
mantenere un bambino in
Italia, sembra impossibile
che con meno di quattrocento euro in Africa un piccolo abbia una qualità
di vita superiore alla media per un anno intero e
contemporaneamente sia possibile aiutare la famiglia che ha una media di cinque figli.
Oltre alla parrocchia, anche diversi parrocchiani hanno optato per la formula dell’adozione a distanza,
non per mettere a tacere la coscienza di fronte ad un
atto di generosità, ma come scelta convinta di voler
aiutare una popolazione che ha moltissime risorse e
che solo per squallidi giochi di potere viene tenuta
nell’ignoranza e che solo la caritatevole volontà delle suore e dei religiosi tenta di dare dignità ai tanti
ragazzi e ragazze che hanno un modo di vivere così
lontano dal nostro, ma che come noi hanno il diritto
di crescere sereni, istruiti, senza essere sradicati da
quella splendida e tremenda terra che è l’Africa.
Terra d’Africa che recentemente ha accolto suor Luisella Sebastiani, ultima madre superiora a Vigolzone
ed ora madre superiora della casa Madre di via Mazzini, che è riuscita a visitare le cinque missioni che le
figlie di Gesù Buon Pastore hanno in Eritrea.
Lì suor Luisella ha trovato, parole sue, tanta povertà,
ma anche tanta dignità; per questo le suore Haimanot e Medhin hanno chiesto altre adozioni a distanza
anche se sanno bene che l’Italia sta vivendo un momento molto difficile.
Già da anni funziona a Debarwa una scuola materna
che ospita 380 bambini ed una filanda. Anche nelle
tre case che si trovano in varie zone dell’Eritrea e che
sono raggiungibili solo con enormi difficoltà a causa della mancanza di strade, le missionarie lavorano
instancabilmente per offrire sostegno ai bisognosi ed
ai più piccoli, inoltre organizzano corsi di taglio e
cucito per le donne affinchè possano imparare un
lavoro.
Rita
Temesghen
Pur nella povertà l’Africa è ricca di vocazioni: infatti
durante la sua permanenza in Eritrea, suor Luisella
ha assistito alla professione dei voti permanenti da
parte di 10 suore, mentre altre 5 hanno preso i voti
temporanei, simboli di una chiesa che continua a
germogliare e a portare frutto.
Sabrina
Gruppo Caritas a Pontedell’Olio
F
acevamo la “Caritas” senza saperlo. In realtà con
la raccolta della carta per la Quaresima e l’Ottobre missionario (destinazione Paragominas, sede del
primo impegno missionario di don Gianni), e degli
stracci (per sostenere la Caritas diocesana), ci divertivamo un sacco.
Poi vennero i campi di lavoro nei paesi terremotati, il
lavoro del Volontariato Vincenziano con malati e anziani, l’accoglienza delle persone in difficoltà e tante
altre iniziative.
Vennero anche anni in cui testimoniare la fede con
l’impegno solidale sembrò perdere di significato ed
importanza, culminati con lo scioglimento del Volontariato Vincenziano. Per fortuna la ciclicità della storia, interviene anche nelle piccole storie e così, dal
gruppo Unitalsi che da tempo opera nel supporto ai
pellegrinaggi a Lourdes, è generata l’opera, preziosa
quanto impegnativa, della settimanale assistenza agli
ospiti della Casa di Cura per favorire la loro partecipazione alla messa. E altre iniziative che, per quanto
procedano un po’ in ordine sparso, rappresentano
segnali significativi di una nuova voglia di “mettersi
a disposizione”: dalla raccolta di generi alimentari,
alla vendita delle torte, delle piantine d’ulivo e tante
altre.
Si è soprattutto manifestata l’esigenza di dare organicità a questa nuova consapevolezza, al desiderio di
rimettersi in gioco.
E questo “sentire” si è concretizzato in occasione del
primo incontro del nuovo Consiglio Pastorale, in cui
ha chiaramente preso corpo la necessità di costituire
un “Gruppo Caritas”.
Occorre, come detto, mettere a sistema quello che
già si sta facendo e, forse soprattutto, allargare spazi
e provare a misurarsi con impegni quali le nuove
povertà, i problemi dell’integrazione, il costante venir meno del sostegno pubblico nel sociale (vuoi
per carenza di risorse, vuoi per latitanza culturale).
Insomma il lavoro c’è, la volontà pure e, soprattutto,
la porta d’ingresso è spalancata: per chi ha idee,
braccia e tempo da “sprecare” per gli altri.
Gianmarco Ratti
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Scuola infanzia
fatte battere in inventiva, bravi!! Ma la
sorpresa le insegnanti l’hanno riservata
ai piccini il giorno di Carnevale, chi lo
avrebbe mai immaginato di trovare le maestre in pigiama e bigodini ad attendere
i piccoli Spider man o ad aprire le porte
del palazzo a principi e principesse!? Tra
la sorpresa e lo stupore generale la mattinata si è svolta in allegria tra giochi e
risate.
Terminati i “bagordi” ecco iniziare con il
Mercoledì la Quaresima ed ad aprire i
quaranta giorni che precedono la Santa
Pasqua accogliamo Don Piero che spiega
il significato di questo periodo ed impartisce ad ogni bambino ed insegnante le
Sacre Ceneri.
Come avrete immaginato la scelta della
nuova canzone non è stata casuale (vedi
prima strofa) cosi come l’allestimento del
carro, infatti, impegni “mondani” a parte,
la nostra scoperta del cielo e di tutto ciò
che lo concerne continua. Se volete, potrete scoprirlo percorrendo gli ambienti
della nostra scuola ricchi di esperimenti e
cartelloni nuovi riguardanti il tema.
Arrivederci e …. A presto!!!!
Maestra Sara
U
n saluto a tutti dalla Scuola dell’Infanzia, abbiamo mantenuto le nostre promesse ed aperto il nostro articolo con il nuovo canto quest’anno
imparato, che va ad aggiungersi agli altri, “E’ Bello”,
Alleluia”, “Santo” e “Vivere la vita” con i quali è stata allietata la funzione di Domenica 3 Febbraio che
celebra la vita. I bambini, oltre che con i citati canti,
hanno contribuito con l’esposizione di un bellissimo
cartellone riportante un firmamento notturno (ogni
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stella è un bambino della nostra scuola) , partecipato all’offertorio e detto le preghiere dei fedeli,
anche i genitori hanno apportato il loro contributo
alla funzione leggendo le letture. Gli ingredienti che
hanno contribuito a rendere “magica” questa funzione sono: impegno, collaborazione e partecipazione,
tre elementi che rendono speciale la vita in primis
e l’esperienza nella nostra scuola poi, è infatti con
il costante impegno di ogni componente della nostra grande famiglia scuola, con la collaborazione
tra scuola e famiglia e la partecipazione attiva che si
rende speciale l’esperienza di ogni bambino, genitore ed insegnante all’interno della nostra realtà.
Altro appuntamento cui vi avevamo rimandati era il
carnevale in piazza di Domenica 10 Febbraio, allora,
siamo stati o no di parola!? “A spasso nel cielo con
Mork” non era un carro spaziale!? Per tutto ciò, un
grande grazie a nonni e genitori sempre più fantasiosi che anche quest’anno hanno creato magnifici
costumi, sorpresa anche per le insegnanti, che per
indole e mestiere, di fantasia dovrebbero essere ricche!! Ebbene ogni anno di più le maestre si sono
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Momenti felici
In occasione del
cinquantesimo anniversario di nozze
dei coniugi DELFO
SARTORI e ROSA
VILLA, desideriamo
pubblicare sul periodico IL PONTE la
fotografia in allegato e quanto segue:
Contrappunti
-
Non erano tante le persone che, prima delle
elezioni, dichiaravano che avrebbero votato M5S e
non erano poche quelle che manifestavano critiche
nei confronti di Grillo e dei suoi metodi.
Improvvisamente, dopo il 25 febbraio, il numero di
coloro che affermano di avere votato il Movimento
di Grillo è aumentato in modo esponenziale, così
come quelli che dichiarano di essere, da sempre,
suoi estimatori.
E’ l’ennesima conferma che “gli italiani sono sempre
pronti a correre in soccorso del vincitore”.
“Il 23 Febbraio 2013
hanno festeggiato
le nozze d’oro Delfo
e Rosa; Emanuela e
Gianni, con i nipoti
Alessandro e Federico augurano a loro
ancora tanta strada
insieme!”
-
In politica (e non solo) nulla avviene mai
per caso. La “rivoluzione grillina” poggia sulle salde fondamenta di una destra disinteressata al bene
comune (come conferma la ventennale leadership
di Berlusconi) e di una sinistra capace di perdere il
contatto con la vita reale dei cittadini, grazie ad una
nomenclatura asserragliata nel fortino delle proprie
rendite di posizione.
I nostri bimbi
Ciao, ci sono anch’io…. Filippo Gazzi
Tuttavia la possibile svolta da una democrazia rappresentativa (trasformatasi, nel tempo, in oligarchia
esclusiva) ad una forma di democrazia partecipativa
porta con sé non pochi, né piccoli rischi.
La storia è piena di esempi di come i moti di piazza
o sono sfociati in forme di dittatura (pensavano di
decidere tutti, in realtà decido solo io) o hanno provocato restaurazioni più oppressive di quelle che si
volevano abbattere.
-
Nella lunga vigilia del conclave un’importante autorità vaticana se l’è presa con gli organi di informazione, colpevoli di aver rimarcato la reticenza
dello IOR, la banca della Città del Vaticano, nell’applicare norme sulla trasparenza e sulla prevenzione
del riciclaggio di denaro sporco.
Come dire, non è peccato il nostro comportamento,
ma il fatto che voi lo raccontiate. Chissà perché il
pensiero mi è corso alle reazioni della classe politica
siciliana, nei confronti della trasmissione televisiva
Report che denunciava la collisione tra mafia e gestione della cosa pubblica nell’isola.
E anche quella della Lega Nord verso Roberto Saviano, che aveva lanciato l’allarme sulla sempre più
forte presenza della ’ndrangheta nell’Italia Settentrionale (naturalmente le indagini di questi ultimi tempi
hanno dimostrato che le affermazioni di Saviano erano del tutto vere).
-
“… un Gutturnio del Baraccone, fresco il giusto. Che il giudice mostra di apprezzare. Noi non
abbiamo vini così, dice”. La citazione è tratta dal romanzo “Ischia”, il recente noir di Gianni Mura.
E’ bello leggere un libro e trovarvi un apprezzamento
importante per un vino del tuo paese. Complimenti
ad Andreana Burgazzi e al suo appassionato lavoro
(e un brindisi in ricordo di Sandro).
Gianmarco Ratti
Un’ultima osservazione, la piazza (fisica o virtuale
che sia) compie le proprie scelte ascoltando moltissimo la pancia, poco il cuore e per nulla la testa. E
la “piazza”, quando sceglie, di solito sceglie Barabba
(per dirla con Benigni).
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Rubrica di cucina
a cura di Antonietta Spelta
Dolce alla ricotta e cioccolato bianco
Ingredienti
Gr.500 di ricotta piacentina buona
Gr.100 di cioccolato bianco (una tavoletta)
Nr. 4 uova
Nr. 5 cucchiai di zucchero
Nr. 3 fogli di gelatina
Nr. 1 bicchierino di vino bianco
1 cucchiaio di Marsala
1 cucchiaio di Rhum
60 gr. di zucchero
1 bustina di vanillina
buccia di limone grattugiata
Per la decorazione:
qualche pistacchio e foglioline di menta
oppure:
gr.250 di panna e fragole.
Esecuzione
Ammollare i fogli di gelatina in acqua fredda per una decina di minuti.
Mettere sul fuoco in un tegamino il bicchierino di vino, strizzare bene la gelatina e disfarla nel vino caldo.
Disfare il cioccolato bianco a bagnomaria e aggiungere il vino con la gelatina e i liquori.
Montare gli albumi a neve ben ferma.
Lavorare i tuorli con lo zucchero fino a farli diventare ben spumosi, aggiungere la ricotta , mescolare bene,
aggiungere il composto di cioccolato e da ultimo gli albumi montati a neve.
Rivestire una zuppiera con pellicola da cucina. Versare la crema di ricotta e lasciarla riposare in frigorifero
per almeno 4 ore.
Al momento di servire capovolgere il dolce su un piatto e decorare c on pistacchi e foglioline di menta o con
panna e fragole.
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Piccoli amministratori crescono
Il Carnevale in Valnure
E
come da tradizione il
Carnevale in Valnure
non è mancato neanche
quest’anno. Chi non ha
approfittato di una giornata di sole come quella
di domenica 10 febbraio
per trascorrere un pomeriggio all’insegna dello
svago e della voglia di
tornare un po’ bambini?
Il tutto è stato possibile grazie alle collaborazioni tra
i commercianti, gli artigiani e i Comuni dell’ Unione
Valnure e Valchero, al corpo bandistico pontolliese
che accompagnava le majorettes nelle loro coreografie ma soprattutto agli originali carri che hanno
sfilato in paese.
Tra questi: I Lego di Grazzano Visconti con bimbi e
genitori che “vestivano” i mattoncini colorati, Il Medio Bevo del gruppo giovani di Vigolzone. E ancora,
Legomania della Pro Loco di San Polo con un grande castello di mattoncini, I Red...ull e la “nuova auto
blu modello brunetta” ed alcuni simpatici gruppi a
piedi tra cui i “Pinocchi”.
La manifestazione e la premiazione sono state animate come di consueto da Domenico Grassi. Naturalmente tutti i commenti sono stati molto positivi e
si attende con ansia (non troppa), il prossimo Carnevale per vivere insieme questo insolito appuntamento annuale.
Stefania P.
Una foto dei ragazzi in Comune
B
ella iniziativa delle maestre Lorena Cotti e Patrizia Poggioli che hanno accompagnato gli alunni
delle quinte elementari delle scuole di Vigolzone in
visita al Municipio, accolti dal Sindaco di Vigolzone
Francesco Rolleri. La visita rientra nel percorso di
studi interdisciplinari volto ad approfondire alcuni
aspetti di storia, geografia ed educazione civica.
Prima i ragazzi hanno visitato gli uffici comunali ed il
Sindaco Rolleri ha presentato gli impiegati comunali
ed i loro responsabili all’attenta comitiva di giovani
cittadini, spiegando alcune delle funzioni gestite dalle persone che ogni giorno si recano al lavoro presso
la struttura comunale.
Successivamente le due classi hanno preso posto
sugli scranni del Consiglio Comunale, dove il Sindaco Francesco Rolleri, il vicesindaco Loris Caragnano
e l’assessore Carlo Bernazzani hanno cercato di rispondere alle numerose domande poste dai giovani
attenti e curiosi.
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La domanda più simpatica è stata: “Che cosa bisogna
studiare per fare il Sindaco?”. La più difficile: “Perché
nel mondo non si riescono a fermare le guerre?”.
Gli amministratori hanno infine letto alcuni articoli della Costituzione della Repubblica Italiana, tra
i quali l’articolo 11, con la frase “L’Italia ripudia la
guerra...” e l’articolo 12 che descrive la forma ed i
colori della bandiera della nostra Repubblica.
Dopo aver sottolineato ancora la grande importanza
del Consiglio Comunale, luogo pubblico deputato
ad affrontare alcune delle questioni più importanti,
la mattinata si è chiusa con la domanda più spontanea da parte di un ragazzo e di una ragazza: “Come
faccio a diventare Sindaco?”. Idee chiare fin da giovani, quello è l’importante!
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Ricordiamoli
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Manini Antonio (Franco)
n.25.10.1926 - m.01.02.2013
Lanati Maria ved. Solari
n.08.12.1938 - m.19.02.2013
Albasi Piero
n.18.10.1958 - m.19.02.2013
Passerini Gian Franco
n.25.07.1935 - m.25.02.2013
Fasti Bianca
n.08.06.1920 - m.04.03.2013
D’Amato Amalia ved. Gentile
n.28.07.1926- m.05.03.2013
Bergonzi Elena
n.12.07.1928 - m.12.01.2013
Carmeli Rosa ved. Bernardi
n.12.07.1924 - m.04.02.2013
Maschi Bruna
n.24.10.1942 - m.02.03.2013
Balordi Lino
n.03.01.1929 - m.06.03.2013
Bezzi Dante
n.21.12.1944 - m.09.02.2013
Ferri Franco
n.25.07.1938 - m.07.03.2013
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Elezioni politiche a Ponte e Vigolzone
La tabella mette in evidenza i dati elettorali di quelle formazioni
politiche che alle consultazioni dello scorso febbraio 2013 hanno
raccolto consensi, a livello locale, pari ad almeno il 5%. Tutte la altre, con risultati inferiori sono state raccolte sotto la voce ALTRI ed
il loro ammontare oscilla tra il 9% circa (senato a Ponte), e il 12%
(camera a Vigolzone). La dispersione dei voti è maggiore a Vigolzone anche per le schede bianche e nulle, segnando qualche decimale
di punto percentuale in più rispetto a Ponte, mentre la rinuncia al
voto è nettamente superiore a Ponte. Le percentuali sono arrotondate per eccesso alla seconda cifra decimale e possono presentare qualche piccola differenza (dovuta a questi arrotondamenti), rispetto ai
dati di Libertà.
“Il mio voto a quelli li non glielo do, a nessuno”. Questo è il ritornello che mi è capitato di sentire spesso nei
giorni precedenti le elezioni, come se il voto fosse un
“regalo” che fai a qualcuno che non lo merita … (perché non ricambia altrettanto con un regalo di uguale
o maggior valore …?) e non invece un regalo che fai
a te stesso pretendendo persone rette alla guida del
paese. Chi sceglie il non voto immagina emotivamente
di mortificare i politicanti con un messaggio di rifiuto.
In realtà i politicanti (non i Politici), cinicamente ma razionalmente, lo leggono in modo opposto: “non ti vuoi
occupare di politica? Non ti preoccupare, “ghe pensi
mi” (a fare anche la tua parte nel depredare l’Italia
perché tanto se tu fossi al mio posto faresti altrettanto
ed io sarei sciocco a non farlo). “Vulgus vult decipi,
ergo decipiatur”. Attribuita al cardinal Caraffa (1500)
esprime tutto il cinismo dei politicanti d’ogni epoca
e risma. “Il popolo vuole essere ingannato, e dunque
sia ingannato” (questa la traduzione dal latino). Così,
nelle intenzioni del non – voto, la richiesta di buona
politica di rispetto per il paese, si trasforma in autentica
antipolitica.
Che dire?
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Una cosa almeno mi sembra chiara.
Ai professionisti delle promesse a vuoto, ai cavillatori
di professione che fanno entrare dalla finestra quello che la volontà popolare ha fatto uscire dalla porta
(es. il finanziamento pubblico ai partiti), ai “cadregari”
che sono convinti (a volte qualcuno ahimè anche in
buona fede) che il bene generale coincida con la saldezza della propria “cadrega” e di tutto il farraginoso,
inutile e dannoso (non sempre ma spesso) apparato
burocratico; a tutti costoro, che pomposamente usurpano il titolo ed il ruolo di Politici quando frugano fra le
pieghe delle mille farraginose leggi per procurarsi utili
personali e di branco, la gente vuole togliere la patente
di guidare il paese.
Purtroppo però per noi e per tutti, il rimedio rischia di
essere peggiore del male. Va bene togliere la patente
di guida del paese a chi ce l’ha da tempo e se l’è vista
rinnovare per troppo tempo, per troppe volte immeritatamente e spesso per meriti estranei e contrari al
bene comune (avremmo già dovuto farlo da tempo).
Va bene il dialogo con i cittadini (sia istituzionale che,
soprattutto, fuori dai palazzi). Va bene che i politicanti
non possano più confabulare tra loro in gergo e con
fare sacerdotale e siano costretti ad “ascoltare” i cittadini. Non so se va bene che cittadini eletti rifiutino di
relazionarsi con le altre forze elette. Non so se è una
ripicca (infantile) del tipo “non ci avete mai ascoltato,
adesso che contiamo non vi ascolteremo e agiremo
come forza parlamentare si, ma separata dal parlamento e dal sistema come voi avete agito separati dalla
vicende reali del paese”. Non è rassicurante l’indisponibilità a tutto ciò che non è esplicitamente ed integralmente voluto e appoggiato da una singola parte. Non è
rassicurante nessuna logica integralista che rifiuta ogni
diplomazia e non vuole quei compromessi che, alla
fine non accontentano nessuno ma, se i compromessi
sono retti ed illuminati, hanno un potenziale grandissimo: possono far progredire, se pur di poco, l’insieme e fan, giustamente, perdere voti. È il meccanismo
dell’alternanza che i politicanti hanno bloccato … che
le forze nuove in parlamento sian già nate politicanti?
Ai posteri l’ardua sentenza mi verrebbe da dire e che il
cielo ce la mandi buona.
Che fare allora?
Qualcosa queste forze nuove l’anno già fatto. Stanno
cambiando il linguaggio: ho sentito che non si fanno
chiamare onorevoli ma cittadini (e la cosa fa molto rivoluzione francese che ha avuto molti tagliatori di teste, decollati a loro volta pure loro). Non li biasimo.
Sarebbe imbarazzante anche per me essere chiamato
onorevole … la parola ha una connotazione intensamente negativa oggi e richiama, per associazione immediata, patrie galere evitate per privilegi vari … Le
parole cambiano il mondo … o, almeno, la percezione
che ne abbiamo, muovono emozioni e quindi energie
che possono sorprendere con la loro forza. Possono
evocare immaginari diversi dal reale e … farci sognare. Operatore ecologico evoca i profumi della natura
incontaminata, ma chi lo fa ha a che fare con ben altro
… escort evoca lusso, fama, felicità … auguro di cuore
Come previsto, si è svolto lo scorso 15 febbraio il dibattito
con i candidati alle politiche del febbraio scorso organizzato dalla Scuola di partecipazione politica. Un centinaio
le persone presenti alla Circoscrizione 3 che hanno trovato un positivo riscontro alle loro aspettative. La serata è
stata impostata dagli organizzatori nella convinzione che
è indispensabile vivere la diversità di valori e di pensiero
come una risorsa e non come un peso che spesso causa,
soprattutto in politica, conflitti e divisioni e che ogni relazione autentica e retta tra persone di convinzioni diverse,
apre nuovi orizzonti non solo emotivi ma anche e forse
soprattutto, concretamente economiche, politiche ecc.. La
serata, costruttivamente impostata come un dialogo tra
persone civili di opposte convinzioni, non ha per nulla
fatto rimpiangere l’avvilente spettacolo degli aggressivi
duelli televisivi, fuorvianti dai problemi ed avvilenti per
protagonisti e spettatori.
I candidati Jonathan Papamarenghi (PDL), Marco Bergonzi (PD), Camillo Aranci (Fare per fermare il declino), Giuliana Rapacioli (Lista Monti), Luigi Gazzola (Rivoluzione
Civile) e l’esponente del Movimento 5 stelle che ha presentato il proprio programma via e-mail non essendo presente all’incontro, hanno infatti dato vita ad un confronto politico incentrato sul rispetto e sul reciproco ascolto,
come auspicato dai dirigenti della scuola. Una situazione
di confronto che non siamo abituati a vedere tutti i giorni
nei dibattiti televisivi e che ha trovato positivi riscontri nei
commenti anche della stampa locale. (Libertà 17 febbraio)
Alle cinque domande presentate dai ragazzi che frequen-
felicità vera a chi questo mestiere ha scelto o s’è trovata
a fare … chiamiamo moderati comportamenti individuali e di gruppo, tipologie di relazione che di moderato hanno solo l’etichetta che li identifica ma, di fatto,
vanno in direzione opposta. Ci vorrà molto tempo, ma
restituire alle parole la loro piccola, umile verità, non
farà che bene a tutto il sistema. Non risolveremo il disagio immediato della governabilità ma recupereremo
nel tempo (non brevissimo), le basi di una cultura che
faccia dell’umiltà dell’ascolto uno strumento di relazione, di conoscenza e di approccio ai problemi. È una
speranza, che vuole fatica e determinazione per riportare rettitudine nelle relazioni tra le persone. E’ quanto
tenta faticosamente di fare la scuola di politica di cui
riportiamo il resoconto di una serata con alcuni candiEnnio Torricella
dati alle elezioni.
tano la scuola i candidati hanno risposto sottolineando le
difficoltà del momento e la necessità di affrontare a viso
aperto quelle tematiche che interessano i cittadini e che
sono quasi assenti o appena sfiorate nel dibattito elettorale per far posto a beghe di schieramento. Una tra le
tematiche proposte per me molto significativa, è legata ai
giovani, ai quali occorre proporre modelli di comportamento credibili e trasparenti per attrarli verso la politica,
promuovere nuove opportunità di inserimento nel mercato del lavoro che valorizzi l’Università, purtroppo oggi
non più considerata scelta qualificante.
A detta dei presenti infine, i primi provvedimenti che il
nuovo governo dovrà adottare riguarderanno la modifica della legge elettorale mediante il ripristino dei collegi
uninominali e una riforma della giustizia e della legalità attraverso rigorose norme anti-corruzione e una lotta
serrata all’evasione fiscale. Scelte, queste, obbligate se si
vuole evitare che il divario tra la nostra classe dirigente e
la società, già piuttosto ampio, non diventi incolmabile.
Gianmarco Zanelli
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Celebrazioni pasquali
PONTE DELL’OLIO
DOMENICA DELLE PALME:
ore 9,45 Processione dal Cimitero a San Giacomo
MERCOLEDì SANTO:
ore 20,45: Celebrazione comunitaria del perdono
GIOVEDI’ SANTO:
ore 18,00: Riva Messa in Coena Domini
ore 20,30: San Giacomo Messa in Coena Domini
ore 20,30: Torrano Messa in Coena Domini
VENERDI’ SANTO:
ore 15,00: San Giacomo Adorazione della Croce
ore 16,00: Riva Adorazione della Croce
ore 18,00: Folignano Adorazione della Croce
ore 20,30: Via Crucis per le vie di Pontedell’Olio
ore 20,30: Torrano Via Crucis
SABATO SANTO:
ore 8,00: Celebrazione lodi in San Giacomo
ore 23,00: San Giacomo Veglia Pasquale
DOMENICA DI PASQUA:
Riva Madonna della Neve ore 7,30
San Giacomo ore 8,00 - ore 10,00 e ore 18,00
Ricovero Balderacchi ore 9,00
Folignano ore 9,00
Torrano ore 9,30
Castione ore 9,30
Biana 9,30
Riva ore 11,00
Cassano 11,30
Montesanto 16,00
LUNEDI’ DELL’ANGELO:
San Giacomo ore 8,00 e ore 10,00
Ricovero Balderacchi ore 9,00
Riva ore 11,00
San Rocco ore 18,00
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Celebrazioni pasquali
VIGOLZONE
DOMENICA DELLE PALME:
ore 10.30: Messa con benedizione delle palme
presso la chiesetta del castello, processione e messa
nella chiesa parrocchiale
LUNEDI’ SANTO:
ore 21,00: Celebrazione penitenziale comunitaria
GIOVEDI’ SANTO:
ore 18,30: Messa in Coena Domini
ore 21,00: Adorazione eucaristica per gruppi
VENERDI’ SANTO:
ore 10,30: Adorazione eucaristica per bambini
ore 15,00: Celebrazione della morte del Signore
ore 20,30: Via Crucis per le vie del paese
SABATO SANTO:
ore 21,15: solenne Veglia Pasquale
DOMENICA DI PASQUA:
Sante Messe ore 8,30 e ore 11,00
Albarola ore 9,30
Bicchignano ore 9,30
VILLO’
GIOVEDI’ SANTO:
ore 20,30: Messa in Coena Domini
VENERDI’ SANTO:
ore 18,00: Adorazione della Croce
ore 21,00: Via Crucis
SABATO SANTO:
ore 22,00: Veglia Pasquale
CARMIANO
GIOVEDI’ SANTO:
ore 20,30: Messa in Coena Domini
VENERDI’ SANTO:
ore 20,30: Via Crucis e Processione
SABATO SANTO:
ore 22,00: Veglia Pasquale
DOMENICA DI PASQUA:
S. Messa ore 10,30
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SCAVICEM
di Balderacchi Sandro e C. snc
Via Castione Croce, 16
29028 – Pontedell’Olio (Piacenza)
Tel. 0523 875472 – Fax 0523 878724 – [email protected]
Balderacchi geom. Marco: 338 4798798
Balderacchi Sandro: 335 8371004
Si eseguono lavori di:
scavo – opere in cemento armato –
fognature – acquedotti – realizzo marciapiedi –
rifacimento piazzali cortili – opere edili in genere –
opere stradali
Preventivi gratuiti
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2 - Anspi PontedellOlio