Sfida nel sociale Sfida nel sociale 1 Foglio informativo per i gruppi e le associazioni che operano nel sociale (In collaborazione con l’Assessorato Provinciale Politiche Sociali) Direttore Responsabile: Lorenzo Vecchia – Aut. Trib. MN n. 17 del 16.11.2000 – Poste Italiane spedizione in A.P. art. 2 comma 20/c legge 662/96 Numero 1 (luglio 2013) Lasciamo che i giovani trasformino il Volontariato 1 Comunicato stampa Disabilità: tagliare gli sprechi veri 3 “Accompagniamo il futuro” Progetto del Collegamento finanziato da L.R. 1/08 del 2012 Dai poco se doni la tua ricchezza Ma se doni te stesso, doni veramente 4 12 INSERTO 5-11 Lasciamo che i giovani trasformino il Volontariato ■ ■ di Lorenzo Vecchia L a “questione” dei giovani! Di questi tempi, è un argomento caldo, caldissimo. Se ne discute continuamente, ovunque, a diversi livelli… E la “questione”, così come si insiste a chiamarla, è divenuta tale per molteplici ragioni: per via dei problemi educativi, formativi e culturali (con la scuola che “arranca”, fatica, e deve fare i conti con delle risorse esigue), a causa del disagio (psichico, o che si esprime in comportamenti violenti, oppure che si lega all’ambito, piuttosto vasto, delle dipendenze: non ultima, la dipendenza dal “gioco”, più che mai in aumento…), e infine, ovviamente, per colpa del lavoro che scarseggia, in virtù del quale il giovane rimane perennemente tale, in quanto se si è privi di una propria occupazione, non si può certo aspirare a costruire un percorso di vita autonomo, e si ritarda la realizzazione di un progetto familiare indipendente… Insomma, i giovani sono “accerchiati”: la società, si è coalizzata contro di loro! Spesso, la scuola non li sa crescere come si deve; il reperimento di un impiego duraturo, sicuro, sta divenendo una sorta di miraggio; ma come compenso, si ha l’opportunità di svagarsi in vari modi (già, lo “sballo notturno”!), nonché di “rifarsi”, tentando la fortuna (sic!) in una di quelle numerose sale da gioco (sì, ne spuntano fuori di nuove tutti i giorni, a ogni canto di strada), che lo Stato, da una parte, afferma di essere in grado di controllare e limitare, mentre sul fronte opposto, ne favorisce, alimenta e “sponsorizza”, il costante proliferare… Ecco, in sintesi, la “questione giovani” è questa. Tuttavia, si potrebbe a dire il vero aggiungere pure qualche cosa d’altro: perché, ai giovani, viene chiesto di impegnarsi nel mondo del volontariato. All’interno di un quadro desolante, quello che abbiamo “dipinto” più sopra, in cui c’è una scuola che non li aiuta più a maturare, una società che li “sfrutta” e li “spreme” a forza di discoteche e “illusioni” (tra concorsi di bellezza, “Grandi Fratelli”, Enalotto, video-poker, promesse di diventare celebri, e altre trappole di natura consumistica…), e un universo del lavoro che li lascia sovente e volentieri fuori dal mercato (anche perché… non possiedono un’esperienza adeguata e sufficiente!), dentro questo contesto, quindi, in tutto questo panorama negativo, poi si ha pure il coraggio di pretendere che i giovani “facciano del volontariato”… Ma come, si preclude loro la strada del lavoro, li si confina nel “limbo” dell’incertezza esistenziale, e dopo si vuole che vadano a rinforzare le fila di quelle “realtà sociali” che, non di rado, svolgono un ruolo suppletivo, rispetto alle competenze proprie delle istituzioni pubbliche?? Si tratta di un aspetto su cui occorrerebbe riflettere di più. Anche se, comunque, le “cose” non stanno esattamente in questi termini. A nostro avviso, il “punto di partenza” di una sana riflessione, dovrà essere un quesito di questo genere: ha ancora senso che ci si ostini a fare dell’età, di ogni periodo generazionale, un motivo di divisione della cittadinanza, e perciò anche di separazione e frammentazione delle differenti politiche “mirate”? Pertanto gli interrogativi da porsi, secondo noi, sono allora i seguenti: la questione del ricambio generazionale, e delle relazioni tra volontari anziani e più giovani, è veramente un problema, oppure è un falso problema? E in secondo luogo, si può chiedere a un giovane di dedicarsi a un’attività rivolta alla solidarietà, quando talvolta è il giovane medesimo a ritrovarsi in una situazione di “debolezza”, di fragilità, in quanto non viene posto nelle condizioni di poter “disegnare” il suo futuro personale? Probabilmente, entrambe le domande necessitano di una risposta “doppia”, ambivalente: è lecito rispondere tanto di “sì”, quanto di “no”… Iniziamo dalla seconda: se da un lato è senz’altro vero che il fatto di non garantire un lavoro ai giovani, e di spingerli nel contempo verso il volontariato (ovvero, si chiede loro di “lavorare” gratuitamente per il prossimo più in difficoltà…), somiglia a una specie di “contraddizione in termini”, sul versante inverso, in ogni caso, è altrettanto vero che lo svolgere un’attività nel comparto sociale, è in grado di assicurare ai giovani stessi quella “crescita”, quella maturazione, l’esperienza di tipo formativo ed educativo, che il tessuto istituzionale, in genere (ossia, ad eccezione di qualche caso sporadico, che scaturisce dalla “buona volontà”, per esempio, di pochi insegnanti, o dall’iniziativa di una singola scuola), al giorno d’oggi non sa più offrire… In parole povere, per un ragazzo, l’impegno sociale può cioè rappresentare un’occasione di notevole arricchimento, sotto il profilo umano e personale. Non solo: se quell’impegno viene “incanalato” bene, nella giusta direzione, può anche costituire un’occasione di riscatto, nei confronti di una società che i giovani… quasi li “ripudia”. Riscatto, pure sul piano appunto lavorativo e personale. Ma questa è una “carta” che il cosmo del volontariato dovrà giocarsi nella maniera più abile possibile. Nulla osta o vieta di segue a pagina 2 2 provare a coniugare l’azione gratuita e volontaria, con la propria scelta professionale… L’importante, è che non si perdano di vista, bensì restino intatti, i valori di base, lo spirito originario e la “filosofia del fare” del volontariato. Alcune settimane fa, se non andiamo errati, un gruppetto di giovani ostetriche, ha creato una cooperativa sociale, e si è messa a disposizione delle neo-mamme dimesse da poco dall’Ospedale, al fine di assisterle, al domicilio, nella non facile gestione della fase post-parto… Si sa che oggi, la donna che non può contare sull’apporto di una famiglia, alle spalle, perché non ha i genitori, o sono troppo anziani, e il cui marito è spesso preso dal lavoro, si trova da sola, con un bambino piccolo, e rischia di andare in crisi, in quanto non sempre sa cavarsela, prendere le decisioni più corrette, magari perché è stanca e, appunto, sola. Oramai, una volta che il bambino è venuto al mondo, le Istituzioni sanitarie non si occupano più delle “mamme esordienti”! Economia solidale La Coop. Soc. delle giovani ostetriche, hanno pensato bene di “coprire” il vuoto lasciato dalle istituzioni, e puntano a essere vicine alle neo-madri, continuando cioè a fornire un’assistenza di natura tecnica, nel momento in cui nessun altro lo fa, e abbinando però a questo anche un supporto morale, psicologico, il sostegno umano e personale di cui hanno bisogno. E quest’ultimo intervento, che cos’è, se non una sorta di volontariato? In qualsiasi attività lavorativa, non dovrebbe mai essere assente la componente della gratuità, che deriva dalla relazione (è il fondamento della cosiddetta “Economia di comunione”, come ha spiegato il prof. Luigino Bruni, nel corso di un incontro che si è tenuto tempo fa, in città). Le giovani ostetriche hanno compreso questo discorso. Legano e uniscono la professione con il volontariato. E, si badi bene, hanno costituito una realtà che non scende a patti con le istituzioni, che non ha sottoscritto alcun accordo o la “classica” convenzione con l’Ente pubblico, che non subentra e che non fa “da stampella” a quest’ultimo… Rimane libera, e si arrangia. “Starà sul mercato”, come si dice in gergo. E presumibilmente, ci starà bene. Perché quelle giovani ostetriche hanno colto un’esigenza (che non si esaurisce e che va ben oltre le “risposte tecniche”…), e cercano di garantirle un riscontro puntuale e idoneo! Si è disposti ad “accogliere” l’idea che il volontariato “puro puro”, potrebbe anche scomparire, liquefarsi, per integrarsi con le attività lavorative? E che da tutto ciò, potrebbe nascere una “struttura sociale” totalmente rinnovata? I giovani lo hanno capito, cominciano a crederci, è per loro un’enorme “scommessa”, un salto nel buio (però non più di tanto…), ma d’altronde non hanno altre opzioni e alternative. I più anziani, i “pionieri” del volontariato, se ne rendono conto? Può essere che stiamo correndo troppo in avanti, che si tratti di una visione avveniristica. Però, le trasformazioni in atto si susseguono rapidamente, assai velocemente, e quasi senza che ce ne accorgiamo: non sarà meglio prepararsi, anziché permettere che ci capitino “fra capo e collo” all’improvviso, inattese? Terzo Settore, o il primo? L’istituzione si occupi di delineare le politiche, e il “contorno” delle regole… Al resto, all’aspetto operativo, può benissimo provvedere la “comunità civile” organizzata. Ma non come provvede oggigiorno, bensì in maniera autonoma, e con tante realtà similari, dislocate in qualsiasi territorio (un po’ come le antiche comunità auto-organizzate, di una certa “cultura anarchica”…). Occorrerà dire “basta” ai contratti, sfuggire alla deleteria e imprigionante logica dell’appalto, per dare corpo, così, semplicemente, a delle forme di volontariato “evoluto”, a un “Terzo Settore” indipendente, che abbandona il “contesto servile” in cui lo si mantiene, che non fa più da spalla e da partner all’Ente pubblico, e che sta in piedi da solo, sul “mercato vero”, quello dei bisogni autentici (sul mercato dei consumi inutili e del “futile”, che risponde solamente alle esigenze di tipo speculativo e finanziario, e che arricchisce i “pochi” di sempre, ci stiano tutte le altre aziende, se ne sono capaci!). Non sarebbe Sfida nel sociale una grande rivoluzione etica (capace magari di trasmettere certi “concetti” anche alle imprese manifatturiere…)? Pensiamoci un attimo: un volontariato super-sviluppato, che educa, forma e risponde alle necessità della gente, e talvolta offre anche del lavoro utile (già, sembra un paradosso…), sarebbe una specie di “Terzo Settore” che diventa il primo, perché andrebbe a fondere le due cose che, distintamente, dovrebbero assicurare l’istituzione pubblica e le imprese private (appunto, diritti, servizi, educazione, da un lato, e occupazione, dall’altro), associandovi tuttavia anche quei “fattori umani” che entrambe dimenticano e calpestano (tanto da averli fatti smarrire pure all’odierno vivere sociale), e che appartengono invece alla storia del volontariato stesso, del quale rappresentano i fondamenti, i pilastri. Ripetiamo: i giovani stanno “afferrando” tutto questo possibile rivolgimento prossimo venturo: e i vecchi…? Ne ridono, lo minimizzano, lo rifiutano, oppure lo prendono sul serio? Qui, lungo questo binario, si inserisce e si innesta così il secondo quesito, che ruota attorno al tema del “ricambio generazionale”: è un problema fittizio? Sì, e no. Secondo la nostra opinione, il volontariato ha in primis bisogno di una “mentalità giovane”, più che di un’età giovane. Servono delle persone dotate di energia, forza, tempo, serenità, disponibilità, cultura e conoscenze, per fare i volontari, senza piegarsi ai voleri altrui, senza ricorrere ai compromessi, e pronte ad assecondare i cambiamenti positivi. Poi è chiaro che esiste anche una questione di anagrafe: l’età media dei volontari è molto elevata, e i giovani sono pochi. D’altro canto, fin dall’inizio, il volontariato si è sposato alla perfezione con l’epoca della pensione (di fare il “vigile ausiliario” e volontario, di fronte all’ingresso di una scuola, lo si chiede al nonno, non al ventenne…), cioè con la fase in cui non si lavora più e si ha del tempo libero. L’idea di base, era quella. Per forza di cose, se si vuole coinvolgere il giovane che ha poco tempo, perché lavora (e la pensione manco la “vedrà” in cartolina!), oppure che deve costruirsi una carriera, una professione, bèh, si deve puntare su altro, offrire qualcosa di “allettante”, capace di attirare il giovane a 360 gradi, in quanto lo soddisfa e realizza sotto ogni punto di vista. Questo, dovrebbero capire, oggi, i volontari “di lungo corso”: il volontariato “puro”, così come lo si è inteso finora, quello nato alcuni decenni fa, sta per essere superato, sorpassato dagli eventi. Non è più solo un problema di modalità di accoglienza dei giovani, da parte dei volontari anziani, all’interno delle associazioni. E non è più solamente una questione di leadership, con l’anziano che non vuole cedere il “comando”, il “timone”, o il giovane che vorrebbe imporre subito la propria volontà, e le sue idee nuove… “Leggere” i fenomeni No, all’orizzonte si sta profilando una sfida più grossa. Il “passo indietro” di un volontario esperto, che smette di giudicare “acerbo” il giovane, perché non ne accetta la sua “carica innovativa”, oppure, l’umiltà e la rinuncia, da parte di un giovane, che si mette a disposizione “sottovoce”, in silenzio, con tutta la sua modestia, e senza alcuna prepotenza o presunzione, tutto questo, certo, è importante, sul piano gestionale, organizzativo, delle “strategie”… Eppure, “a monte”, c’è ben altro che “bolle in pentola”. Ci ha un po’ stupito, meravigliato, il responso emerso dal questionario che il Collegamento del volontariato ha di recente somministrato agli studenti che frequentano le classi quarte e quinte degli Istituti “Bonomi-Mazzolari” e “Mantegna”, e innanzitutto, ai ragazzi che hanno svolto una qualche esperienza di volontariato. Il nostro stupore deriva dal fatto che ci aspettavamo delle risposte più negative. In fondo, i giovani si ritengono convintamente contenti, e non si lamentano più di tanto. Insomma, pensavamo peggio, credevamo che avrebbero sottolineato di più la carenza di “comprensione”, da parte dei vecchi, il fatto di essere poco ascoltati, di venire impiegati in mansioni per nulla gratificanti, e di dover sottostare a degli “ordini”… Non è stato precisamente così, o lo è stato solo parzialmente… Le risposte si mostrano mediamente “buone”, e il volontariato esce Sfida nel sociale 3 dalla ricerca (effettuata tra coloro che si sono appunto avvicinati al suo mondo), ricevendo un giudizio discretamente lusinghiero… Il risultato, l’esito, non fa a pugni, però differisce leggermente, rispetto alle altre analisi eseguite in precedenza… Non più tardi della primavera scorsa, l’Osservatorio sul volontariato di Brescia ha illustrato a Mantova i dati che scaturiscono dalle sue rilevazioni, dai quali si apprende, in maniera eloquente, che i giovani gradirebbero di essere tenuti molto più in considerazione, all’interno delle associazioni (gli anziani, sono poco propensi a concedere e donare un po’ del loro “spazio di dominio”…). Il prof. Luigi Pati, il direttore del citato Osservatorio, assieme ad alcuni suoi colleghi, ha spiegato e valutato i dati elaborati dagli esperti, rimarcando che i giovani si aspettano di più, da chi dirige le associazioni. Nel contempo, un’indagine realizzata qualche tempo fa dallo “Ial-Cisl” (l’ente del Sindacato cattolico che si occupa appunto di formazione professionale), ha rivelato che i giovani credono molto di più in ciò che fa e rappresenta il volontariato (ritenuto “sincero”), che non in quello che dicono e che fanno le istituzioni (perché i politici… le hanno letteralmente “svuotate”!). Però, da tutta questa ridda e caterva di statistiche, spesso e volentieri contrastanti, forse sarebbe pure il caso di non farsi “invischiare” troppo. Ci vuole “misura”, i dati sono da “prendere con le pinze”. Le tendenze in atto, possono essere colte al di là delle “cifre”. E le tendenze in atto, vengono dettate dai fenomeni e dai processi, che sono osservabili nel “quotidiano” (i dati, abitualmente, arrivano a corroborarli e confermarli… dopo). Oggigiorno, i fenomeni in corso sono questi: la politica spreca, non risolve i problemi, anzi, li aggrava; l’economia è in difficoltà, e non sempre “va incontro” alle esigenze vere delle persone; gli istituti formativi sono “deboli”… Che cos’altro rimane? Il volontariato. Che sa fare cose egregie. Ma che deve evolversi e migliorare… Non si tratta più di pensare che il volontariato, deve puntare e investire nei giovani, incrementando le loro adesioni. Il “passaggio”, critico, che ci attende, è un altro: sono le giovani generazioni, adesso, a puntare e investire tutto nel volontariato. Che senza “sradicarsi” dai suoi princìpi di base e peculiari, verrà chiamato a sacrificare qualcosa di se stesso, a “trasfigurarsi”, e ad avviare un “cambio di stagione” totale, per accogliere i più giovani in una “dimensione” e in un ambiente nuovi, che offrono loro tutto ciò che nessun altro garantisce… Se il “vecchio” volontariato non cambia, saranno gli avvenimenti a cambiarlo. O a travolgerlo! Tradizionalmente, succede questo, a chi ama rimanere ancorato, fisso, in una cultura (e relative azioni e procedure), che è figlia del passato… COMUNICATO STAMPA Disabilità: tagliare gli sprechi veri Q uanto spreca l’Italia per l’accertamento dell’invalidità? E quanto deriverebbe in termini di risparmio dalla semplificazione amministrativa? È l’oggetto di una elaborazione propositiva che la Federazione per il Superamento dell’Handicap invierà nei prossimi giorni ai Ministeri della Salute, della Funzione Pubblica, del Lavoro e delle politiche sociali, e dell’Economia. L’intero ambito della disabilità è regolamentato da norme disorganiche prive, fra l’altro, di attenzione ai costi dell’impianto di valutazione e di verifica delle condizioni soggettive. Nelle norme italiane si rinvengono numerosissime definizioni “medico-legali”, quasi mai sovrapponibili, legate ad altrettanti status. Per ciascuno status sono previste modalità diverse che innescano percorsi differenziati. Costi su costi, visite su visite, spesso inutili e superflue: si pensi che la legge prevede che al 18esimo anno di età qualsiasi persona con invalidità debba essere rivalutata, anche se affetta da una menomazione gravissima. Oppure si pensi alla moltiplicazione delle visite per poter accedere alla riabilitazione (una del medico territoriale, l’altra del medico della struttura convenzionata) o per ottenere il sostegno scolastico, o per iscriversi alle liste di collocamento. La FISH nella sua analisi evidenzia l’elevatissimo numero di operatori, in particolare medici, coinvolti nelle attività di accertamento, valutazione, verifica, conferma, controllo delle diverse condizioni sanitarie. Ciò comporta un costo elevatissimo e non giustificabile, oltre che sottrarre risorse utili ad altri servizi e prestazioni. Ad esempio ogni Commissione ASL di accertamento di invalidità è composta da tre medici ASL (dipendenti o convenzionati), un medico INPS, un medico rappresentate delle Associazioni di categoria (a carico dello Stato). Per un totale di 5 medici. Ma i verbali rilasciati da questa prima commissione vengono poi verificati da una seconda commissione dell’INPS di uguale composizione. Nel solo 2011 le domande di accertamento per invalidità (o handicap o disabilità) sono state 1.200.000 con altrettante valutazioni e relativi costi. La FISH riporta, fra gli esempi, il caso non infrequente dei bambini nati con una severa patologia congenita: prima dei venti anni di vita la persona viene visitata mediamente, per i motivi “fiscali” più disparati, 7 volte, con il coinvolgimento di 67 medici. E il numero può aumentare se la persona viene anche convocata a controlli straordinari. A questo si aggiungano i costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800mila dal 2009 al 2011, altri 450mila nei prossimi tre anni). Si pensi che, solo per pagare medici esterni all’Istituto, la spesa INPS è passata da 9 milioni nel 2010 a 25 milioni nel 2011. E questa è solo una parte minima della spesa complessiva: 1.250.000 lettere di convocazione, le spese amministrative, i medici dipendenti coinvolti, i costi dell’assistenza dei Caaf e i successivi ricorsi. Infatti tale impianto normativo e burocratico è poi motivo di contenzioso. 325.926 sono le cause civili pendenti in materia di invalidità (Fonte: Corte dei Conti, Determinazione 91/2012), per un giro d’affari stimato – per legali, periti e patronati – in circa 2 miliardi di euro. E per non parlare della lentezza del sistema: fra la presentazione della domanda di accertamento e l’erogazione delle provvidenze economiche trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità. Ciò che tale situazione comporta – sorvolando sull’enorme disagio subito dai Cittadini – è meritevole di un intervento di semplificazione e di revisione immediata. È in questa direzione che la FISH proporrà una revisione dei criteri di valutazione di invalidità, un intervento normativo di revisione delle disposizioni vigenti per renderle omogenee, una massiccia semplificazione normativa che restituisca ai soli servizi pubblici territoriali il compito di valutare la disabilità in funzione dell’inclusione sociale e dell’autonomia personale. 25 giugno 2013 FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap 4 Sfida nel sociale “Accompagniamo il futuro” Progetto del Collegamento finanziato da L.R. 1/08 del 2012 ■ ■ di Giuseppe Mattiello Il Collegamento Provinciale del Volontariato Mantovano da oltre diciotto anni promuove, aggrega e sostiene gruppi e organismi di volontariato. Il Collegamento da sempre è attento alle problematiche delle Associazioni di Volontariato (le vere “antenne sociali”) ed alla qualità della vita dei cittadini, per sollecitare le istituzioni preposte ad intervenire nelle situazioni di bisogno. In questa opera di difesa e valorizzazione del protagonismo del volontariato, a quindi colto immediatamente la portata dei mutamenti politici di questi ultimi anni. (continui tagli al sociale, penalizzate così le categorie più deboli) Questo panorama politico ed istituzionale di estrema novità e la ferma convinzione del valore e della specificità dell’apporto efficace del volontariato alla costruzione di un nuovo sistema di welfare, ci hanno ulteriormente convinto della necessità di coordinare e sostenere le organizzazioni di volontariato nel loro ruolo. Il patrimonio valoriale del volontariato - la centralità della persona, il valore della gratuità, la vicinanza agli ultimi, ma anche la ferma volontà di rimuovere le cause di ineguaglianza, la disponibilità a collaborare - devono diventare linea guida di chi programma le nuove politiche sociali. Una recente indagine di Eurobanometro 71 indica “che le persone sono pronte a rimanere attive via via che invecchiano”, sfruttiamo allora questo vento positivo a favore della Comunità! Recuperare in tempo utile le persone che stanno per lasciare il lavoro per evitare (e questo succede molto spesso!) “quello stato depressivo, di solitudine o peggio di avvilimento” in cui molti si vengono a trovare una volta esclusi dal processo produttivo. Il Collegamento, con l’appoggio di Associazioni, Enti, Istituti, ecc.. intende con questo progetto creare una rete integrata tra le Organizzazioni di volontariato finalizzata ad attivare partecipazione ed adesione di nuovi elementi, (giovani e anziani) che possono tradursi in una reale presenza nel mondo del volontariato. Un’opportunità per iniziare ad essere utili, per non diventare sedentari e pigri oppure, peggio ancora, ad affacciarsi al mondo dell’ozio o del vizio Negli ultimi tempi, rileviamo che le Istituzioni stanno ricorrendo sempre più all’aiuto del volontariato. Ma il volontariato sarà in grado di mantenere gli attuali livelli dei servizi visto il carente ricambio dei Volontari? “Accompagnare il futuro” deve diventare una campagna di “entusiasmo contagioso” per guardare al Volontariato come modo di vivere i valori ed insieme acquisire capacità ed esperienze. E’ auspicabile creare persone (anziani e giovani) che abbiano interesse al sostegno dei bisogni, che siano stimolati, informati e preparati per una “forma contagiosa” verso gli altri colleghi e si possano così ricreare le amicizie, gli incontri, gli interessi che devono durare nel tempo con ex compagni sia di lavoro che di studio e si ri-creino quei valori che la società attuale ha trascurato e dimenticato portando così ad un incremento di volontari attivi, oggi sempre meno numerosi. Purtroppo le forze di cui il volontariato dispone sono insuf- ficienti rispetto alle necessità e le previsioni per il futuro non sono rosee. Anche l’aumentata età pensionabile non aiuta di certo. Per questo motivo abbiamo messo in cantiere il progetto ACCOMPAGNIAMO IL FUTURO che si pone l’obiettivo di trovare nuovi volontari� che andranno ad aiutare e ad alleggerire le sopracitate categorie nelle esigenze quotidiane, però senza arrivare alla sostituzione delle istituzioni preposte. Con la collaborazione (partnership) di altre associazioni di Volontariato, istituzioni quali la Confindustria, l’Ufficio Scolastico Territoriale e l’ASL, abbiamo proposto e stiamo proponendo a studenti in particolare ai prossimi diplomati e ai dipendenti vicini alla pensione l’opportunità di avvicinarsi al volontariato o quantomeno di considerare questa opportunità. Stiamo proponendo di intervenire sotto la guida e le indicazioni di una associazione ma anche di svolgere un volontariato di vicinanza senza schemi rigidi, cioè senza vincoli di tempo, di appartenenze a gruppi o ad associazioni. Decidere di impegnarsi gratuitamente per gli altri può dare una svolta alla vita, sia in campo lavorativo che personale. Abbiamo contattato, su indicazioni delle Aziende che credono nel progetto, oltre 50 persone che hanno lasciato il lavoro nel 2012 (nel 2013 e 2014 saranno pochissime quelle che per raggiunti limiti di età andranno in pensione!) con informazioni dettagliate riguardo a chi contattare in caso di adesione. Negli incontri, tenuti da volontari formati appositamente per dare al meglio quella che è la nostra esperienza in campo e per cercare di trasmettervi quei valori a noi tanto cari che sono motori di solidarietà , accompagnati da azioni che sono a vantaggio della popolazione a noi più vicina, ma non solo. Abbiamo incontrato i ragazzi delle classi V (oltre 250) ed alcune IV (oltre 100) delle scuole superiori ad indirizzo professionale (coloro che con minor probabilità continueranno gli studi e che, vista la crisi nel settore occupazionale più probabilmente potranno dare il loro contributo nel sostegno ai più deboli) Sappiamo che abbiamo intrapreso un percorso difficile, ma siamo sicuri che siamo sulla strada giusta! Il mondo del volontariato è in continua mutazione per vari e svariati motivi, noi cominciamo nel promuovere “un impegno al giorno”. La mancanza di “un impegno al giorno” può condurre all’ozio, alla noia, alla insoddisfazione e purtroppo a volte anche alla depressione; noi questo non possiamo permetterlo! Il progetto prosegue, anche con la continua formazione dei volontari che si sono impegnati a promuovere, sostenere e divulgare il progetto, anche con la loro continua ed assidua presenza a tutti gli incontri, sostenuti di volta in volta dai risultati ottenuti e da quelli che di certo arriveranno. Entra anche tu a far parte dell’esercito della solidarietà e del volontariato! Per conoscere meglio la realtà che ti circonda, per aiutare gli altri, per arricchirti intimamente, per maturare e crescere. Sfida nel sociale INSERTO 5 Il Viaggio dell’Eroe L’appartenenza 10 maggio 2013 Reportage della mattinata del 10 maggio 2013 presso l’Aula Magna dell’Università di Mantova con il patrocinio di: UFFICIO SCOLASTICO DI MANTOVA ESPERIENZE D’APPARTENENZA O ltre 200 gli studenti che hanno affollato, il 10 maggio scorso, l’Aula Magna dell’Università di Mantova in occasione dell’incontro conclusivo de “Il Viaggio dell’Eroe”, laboratorio del Collegamento Provinciale del Volontariato Mantovano realizzato con la collaborazione del Centro di Servizio per il Volontariato Mantovano. L’iniziativa, che si inserisce nelle materie curriculari di alcune scuole, era quest’anno dedicata al tema dell’appartenenza. Presen- ti i ragazzi di Istituto Sanfelice di Viadana, Istituto Pitentino e Istituto Bonomi-Mazzolari di Mantova, Istituto Comprensivo di Bozzolo (scuole primaria e secondaria). I giovani hanno proposto riflessioni tematiche attraverso la proiezione di video e riflessioni sull’argomento, o l’allestimento di vere e proprie teatralizzazioni che hanno riscosso calorosi applausi. Erano presenti associazioni e ospiti di alcune Rsa della provincia. Una grande festa in nome dell’appartenenza. 6 INSERTO Sfida nel sociale Tutte le positività dell’appartenenza Enzo Zampolli, presidente CPVM: “ Unirsi per superare gli ostacoli e le incomprensioni” “S Il viaggio dell’eroe è giunto ormai alla sua nona edizione - ha detto in apertura dell’incontro il presidente del CPVM, Enzo Zampolli e l’interesse da parte degli studenti e degli insegnanti rimane elevato. La formula è consolidata e gradita perché permette di affrontare e approfondire temi sempre diversi e sempre attuali. Anche la possibilità di coinvolgimento di altre realtà, in particolare quella del volontariato, permette un proficuo allargamento delle conoscenze che può diventare molto utile alle comunità. Da parte nostra c’è l’augurio che questa esperienza possa ispirare e avvicinare i giovani al mondo del terzo settore vista anche la carenza, presso molte associazioni, del numero dei volontari attivi”. “Quest’anno il Viaggio dell’Eroe prenderà in esame il tema dell’appartenenza ha proseguito Zampolli -. e il termine appartenenza lo vogliamo intendere in termini positivi. Auspichiamo quindi che l’appartenenza rappresenti un orgoglio che unisca e superi gli ostacoli e le incomprensioni. C’è un gran bisogno di armonia e di collaborazione per poter vivere serenamente. Siamo infatti convinti che la coesione sociale sia il primo passo per il conseguimento di risultati positivi oltre che una condizione indispensabile per affrontare e superare le difficoltà dei nostri giorni”. “Seguiremo con grande attenzione i vostri lavori - ha concluso il presidente del CPVM - come negli anni precedenti questa giornata verrà rendicontata sul nostro giornalino Sfida nel Sociale. Voglio ringraziare le scuole presenti, studenti e insegnanti, gli ospiti delle Case di riposo e le autorità che annualmente ci onorano con la loro attenzione. Un sentito grazie al CSVM e a Francesco Molesini per la sua guida collaudata e competente”. Altre testimonianze “D opo Zampolli, ha preso la parola Lucia Balboni dell’Ufficio Scolastico Territoriale. “Ormai da anni ci ritroviamo a presentare gli esiti del progetto ‘Il Viaggio dell’Eroe’. Che la proposta sia gradita lo dimostra il fatto che, ad ogni edizione, dobbiamo trovare spazi sempre più ampi per contenere tutte le scolaresche partecipanti. Il tema dell’appartenenza è stato ed è tuttora stimolante con la possibilità per i ragazzi di svilupparlo nell’ottica del gruppo, ovvero della classe, ma anche di ampliarlo al fenomeno dell’intercultura Don Paolo Gibelli Lucia Balboni, don Paolo Gibelli, Attilio Rossato che si genera dal confronto e dalle conoscenza fra alunni di etnie diverse”. “Auspico che tale confronto - ha aggiunto Balboni, rivolgendosi ai ragazzi presenti - siai sempre più ampio ed efficace anche grazie al contributo di tutti voi”. “Voglio infine ricordarvi ha concluso - che fuori dalla scuola, sulla scorta di questa esperienza, potete rinnovare le vostre energie impegnandovi nel volontariato, scegliendo il settore di intervento che più si confà a ciascuno”. Don Paolo Gibelli ha poi portato i saluti del vescovo di Mantova. Il Vicario episcopale per i rapporti con il territorio ha poi incitato i ragazzi presenti “ad implementare la capacità di partecipazione e a difendere e promuovere la libertà”. “Siamo liberi - ha concluso puntando l’accento sul tema della giornata - quando decidiamo di appartenere”. Attilio Rossato, presidente del Centro Servizi per il Volontariato Mantovano ha precisato quelle che, in buona sostanza, era una delle principali aspettative del progetto “Il Viaggio dell’Eroe”. “Attraverso i vostri elaborati - ha detto - cercheremo di capire al meglio qual è il vostro pensiero e quindi come vi collocherete, da adulti responsabili, nella società”. II - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza Enzo Zampolli Lucia Balboni Attilio Rossato Sfida nel sociale INSERTO 7 Il palcoscenico dei giovani A bbiamo voluto titolare questo breve resoconto “il palcoscenico dei giovani” perché gli studenti presenti nella mattinata del 10 maggio scorso, in occasione della giornata conclusiva de “Il Viaggio dell’Eroe” 2013, hanno complessivamente dato vita ad uno spettacolo a tutto tondo. Teatralizzazioni, video, sketch sostanziati da riflessioni e testimonianze di varia natura. Varia come molteplice è il senso di “appartenenza”, il tema che, insieme, le scolaresche hanno intelligentemente approfondito. Come anticipato in apertura del nostro inserto, erano presenti oltre 200 ragazzi appartenenti alle seguenti scuole mantovane: Istituto Sanfelice di Viadana, Istituto Pitentino e Istituto Bonomi-Mazzolari di Mantova, Istituto Comprensivo di Bozzolo (scuole pri- maria e secondaria). I giovani hanno proposto riflessioni tematiche attraverso la proiezione di video e riflessioni sull’argomento, o l’allestimento di teatralizzazioni che hanno riscosso calorosi applausi. La presentazione delle varie scuole e la conduzione della mattinata hanno visto protagonista Francesco Molesini del CSVM, responsabile del servizio Volontariato e Scuola. Istituto Pitentino, classe IIIc AFM (Amministrazione Finanziaria e Marketing) L a riflessione dei ragazzi del Pitentino parte dalla visione del film “L’onda”, tratto dal romanzo omonimo di Todd Strasser, opera che sviluppa in parallelo la nascita di una filosofia di vita nuova in una classe di studenti, sceneggiata con allusioni parallele alla nascita del nazismo. Tre alunni dell’istituto salgono in cattedra e, supportati da slide di testo proiettate, precisano i termini della loro ricerca sul tema dell’appartenenza. “Appartenenza e sentirsi accettati - dicono e scrivono gli alunni -. è identificazione, azzeramento delle differenze, un aiuto a crescere”. Parlano poi del loro appartenere alla scuola, alla classe, alla passione condivisa per la musica o lo sport di squadra. Precisano poi, per escludere possibili errori di interpretazione, a cosa non vogliono appartenere: ovvero alla logica del pregiudizio, del moralismo, dell’arroganza, dell’ipocrisia, della finzione. “È per questo che esistono le sfumature - concludono i tre giovani - sta a noi essere i pittori della nostra vita. L’appartenenza è necessaria, ma a volte è rischiosa”. A corollario della presentazione dell’elaborato del Pitentino, è intervenuta Maria Luisa Costa del Centro di aiuto alla vita, a nome del progetto “Giovani tra quotidiano e progettualità” che vede in rete sei associazioni e il Dipartimento di Giustizia Minorile: “L’appartenenza è una scelta per decidere a cosa e a quali luoghi appartenere. Innanzitutto è bene appartenere a se stessi manifestando piena consapevolezza”. “I colori sono nostri - ha concluso Maria Luisa Costa riferendosi all’esempio del pittore che disegna la propria vita - Il mondo non è tuo o mio, è nostro”. Maria Luisa Costa Classi III a e b della Scuola primaria di Rivarolo Mantovano I bambini sono andati in scena assieme ad alcuni ospiti della Casa di Riposo Domus Pasotelli Romani di Bozzolo e della Fondazione Tosi Cippelletti ONLUS di Rivarolo Mantovano. E il risultato è stato quello di un’apprezzata performance di ‘teatro sociale’. Anziani e ragazzini sulla medesima scena, ad analizzare il tema dell’appartenenza teatralizzandolo attraverso il gioco: quello di oggi e quello di ieri. Piacevole e simpatica la gara di limbo, con il sostegno delle note di “Azzurro” di Adriano Celentano, che ha visto giovanissimi e anziani gareggiare amabilmente tra loro, a significare il confronto aperto tra età della vita molto diverse tra loro. Degne di nota le canzoni che gli ospiti delle due RSA hanno intonato per rendere ancora più efficace l’atmosfera gioiosa del gioco fra diverse generazioni: un tuffo nel passato, più semplice, più povero, meno tecnologico, eppure vivo e dinamico così come la realtà dei giovani di oggi. L’esibizione, che ha visto in scena decine di personaggi tra bimbi e anziani ha riscosso calorosi applausi. Dopo l’esibizione è tornata al microfono Lucia Balboni dell’Ufficio Scolastico Territoriale che ha ricordato il supporto dell’Asl di Mantova all’iniziativa nell’ambito di progetti che promuovono la salute nelle classi nonché le valenze del gioco (al centro della performance dei giovanissimi studenti) come occasione di sperimentazioni personali che aiutano a crescere e a maturare. III - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza 8 INSERTO Sfida nel sociale Istituto Tecnico Commerciale Ettore Sanfelice di Viadana, classe IV K del Liceo di Scienze sociali E ra ispirato al testo “Aspettando Godot”, opera teatrale di Samuel Beckett, il lavoro collettivo degli alunni del Sanfelice. I giovani, in scena con cappelli di paglia, hanno dato vita ad una scena molto articolata. Tra gli sketch più riusciti quello dell’intervento del sindaco di Viadana, interpretato da un ragazzo con fascia tricolore, che ha sintetizzato le parole del vero primo cittadino captate in una precedente intervista a tema dei ragazzi. La frase più significativa: “Per una visione più ampia del mondo in cui viviamo serve innanzitutto il confronto”. È seguita una sorta di balletto dove gli studenti sembravano mimare un volo. Poi hanno dato vita a scenette balneari, chi leggeva, chi beveva sotto un ombrellone, chi si faceva aria con un ventaglio. Si è colta in questo l’idea di tracciare alcune pennellate di vita consueta, forse un po’ noiosa come quella di chi non vuole rischiare il confronto vero con gli altri preferendo una dorata solitudine esistenziale. L’abbraccio finale fra i protagonisti rivela la soluzione: amore, rispetto, fratellanza. Ricca di colori, molto articolata nell’elaborazione, l’azione dei ragazzi del Sanfelice è parsa allusiva delle tematiche dell’appartenenza, quasi un suggerimento teatralizzato per le riflessioni del pubblico. Istituto Tecnico Commerciale Ettore Sanfelice di Viadana, classe Ia I giovani del Sanfelice hanno inscenato un TG in diretta, con tanto di immagini sul maxi-schermo che scorrevano. L’appartenenza attiva è stato il concetto sviluppato dai protagonisti di questa “trasmissione”. D’ispirazione sono stati alcuni passi di racconti di Andrea Camilleri e una fiaba di Andersen. Tra i concetti espressi più chiaramente la necessità di “esprimere senza paura le proprie opinioni”, il “rispetto per ogni cultura”, la valenza del linguaggio “che fa gruppo”. E infine una frase importante: “Appartenenza vuol dire avere gli altri dentro di sé”. Veloce nello sviluppo e decisamente divertente la sceneggiatura della performance ben supportata da immagini efficaci e sempre inerenti. Al termine è intervenuto Emanuele Nitri in rappresentanza dell’Arcigay “La Salamandra” di Mantova e a nome del progetto “Cittadinanza e Costituzione” che vede in rete tredici associazioni e due cooperative. No al rifiuto di un gruppo nei confronti di un altro: questo il messaggio più forte espresso. E sì all’apertura nei confronti del diverso da noi. Scuola secondaria (medie) di Rivarolo Mantovano, classi Ia, IIa e IIb U na proiezione di diapositive, musicata e recitata da alcune ragazze: questa la formula scelta dal giovani delle medie di Rivarolo per offrire una personale interpretazione del concetto di appartenenza. Si è trattato di una riflessione a tutto campo che partiva dalla conoscenza reciproca intesa come base dell’appar- tenenza stessa. L’elaborazione multimediale ha proposto interessanti riferimenti alla realtà del mondo del volontariato di Rivarolo. Solidarietà senza pregiudizi è stata la ricetta lanciata al pubblico presente per definire come gli alunni interpretino l’appartenenza. IV - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza Emanuele Nitri Sfida nel sociale 9 INSERTO Istituto Tecnico Commerciale Ettore Sanfelice di Viadana, classe IIIb del Liceo Scientifico “I l senso dell’appartenenza”: questo il titolo di un video proposto dai ragazzi del Sanfelice di Viadana. La proiezione ha posto l’accento su alcune parole ben precise, utili ad offrire l’interpretazione che i ragazzi hanno elaborato sul tema della mattinata: l’appartenenza. Il semplice elenco di tali parole illustra pienamente le riflessioni tematiche dei giovani studenti. Rispetto, Sicurezza, consapevolezza, appoggio reciproco, felicità, vitalità, accettazione (l’accettarsi), libertà d’espressione, amicizia. La conclusione è stata chiara e precisa: appartenere significa avere gli altri dentro di sé. Un vero e proprio inno all’amicizia e al confronto. Ben confezionate e stimolanti le immagini del video. Istituto Tecnico Commerciale Ettore Sanfelice di Viadana, classe III Liceo Linguistico M arco Polo, celeberrimo viaggiatore, rappresenta per i giovani della scuola viadanese l’esempio di un uomo che aveva una visione ampia del mondo. “Viaggiando ho visto tutto” ha detto l’interprete dell’illustre veneziano alludendo alla diversità fra i popoli. Citati alcuni precisi esempi, come il racconto di nozze tra bimbi morti che si celebrano dall’altra parte del mondo con lo scopo di unire le famiglie dei piccoli defunti, come gli uomini cane o il bue sacro adorato da genti diverse da noi. Esempi di culture lontane e diverse che oggi si intrecciano nella realtà dei giorni nostri caratterizzati da un crescente intreccio di tradizioni originarie di paesi diversi e lontani. L’appartenenza ne esce così modulata soprattutto sotto il profilo delle differenze etniche e culturali, considerate, nelle intenzioni degli alunni del Sanfelice, come banco di prova di un’appartenenza in senso decisamente attuale. Istituto Bonomi-Mazzolari di Mantova, classe IIIc SS A Bruno Miorali chiudere il “giro” delle proposte giovanili sul tema dell’appartenenza sono stati i ragazzi del Bonomi-Mazzolari di Mantova. Questi hanno deciso di presentarsi attraverso un video dal titolo “Finestre sul mondo”. Interpreti del filmato diversi alunni stranieri che frequentano l’istituto virgiliano. Una rimodulazione delle interviste multiple cui ci hanno abituato, in televisione, alcune popolari trasmissioni. Apertamente citata la famosa “Canzone dell’appartenenza” di Giorgio Gaber: “L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme / non è il conforto di un normale voler bene / l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”. Ricordiamo che il testo originale del brano termina con la frase: “Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi”. Il video è stato presentato da Bruno Miorali del Centro Ricerca Educativa. V - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza Al termine dell’incontro la voce dei ragazzi ha ripercorso le parole che il noto campione Roberto Baggio aveva letto allo scorso Festival di Sanremo: una riflessione incentrata sui concetti di passione, gioia, coraggio, successo, inteso come realizzazione di quello che si è, e anche sacrificio, perché gli eroi quotidiani sono quelli che danno il massimo nella vita. E questo augurio è stato rivolto a tutti i ragazzi che hanno contribuito alla realizzazione del percorso. 10 Sfida nel sociale INSERTO Siete il nostro futuro G li organizzatori della mattinata del 10 maggio scorso, Collegamento Provinciale del Volontariato Mantovano in testa, sono particolarmente soddisfatti dell’esito dell’evento. Il presidente Enzo Zampolli precisa in merito che “i ragazzi hanno dimostrato di esser liberi di pensare e di credere nei loro ideali nonostante le pressioni psicologiche di vario genere che subiscono quotidianamente. Le diverse appartenenze che hanno esplicitato ne sono la conferma”. “Credo che questa sia per noi adulti una garanzia per una vivibilità futura migliore di quella attuale - ha infine commentato Zampolli -. Possiamo quindi cominciare a dire che i giovani sono già diventati, da oggi, il nostro futuro”. Un viaggio che è una nuova, importante sfida P er il CSVM ogni anno collaborare al Viaggio dell’Eroe è una nuova sfida, perché il tema su cui sono chiamati a riflettere i ragazzi, gli insegnanti e le associazioni è sempre nuovo. La scelta dell’appartenenza era sicuramente stimolante, ma anche rischiosa. Il collegamento con l’Anno Europeo del Cittadino 2013 ha offerto stimoli e spunti che come sempre, nella restituzione finale dei ragazzi, ci hanno sorpreso. Una piacevole con- ferma dell’intelligenza e della maturità dei giovani partecipanti. Se messi in condizione di pensare in modo progettuale, i giovani studenti sono una risorsa che gli adulti non possono continuare a relegare nello spazio di “cittadini del futuro”. A questi giovani cittadini del presente dobbiamo lasciare spazi, affiancandoli sin da ora. Francesco Molesini, responsabile Settore Promozione Comunicazione CSVM. VI - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza Francesco Molesini, responsabile Settore Promozione Comunicazione CSVM. Sfida nel sociale 11 INSERTO Breve cronistoria del Viaggio dell’Eroe Dal 2006 in avanti un appuntamento fisso per scuole, associazioni e istituzioni Un’opera grafica realizzata dai ragazzi per l’edizione 2007; Sotto: La copertina del volume pubblicato in occasione dell’edizione 2007 I l Viaggio dell’Eroe è un seminario laboratoriale che si inserisce nelle materie curricolari del programma scolastico e/o in progetti specifici degli istituti scolastici. Gli obiettivi sono: comprendere in modo più approfondito il pensiero dei giovani nei confronti della solidarietà e delle tematiche proposte; offrire spunti educativi e formativi agli studenti nella direzione di una cittadinanza sempre più attiva e consapevole; consentire agli studenti di sperimentarsi grazie all’utilizzo di tecniche meno conven- zionali (realizzazione di video, documenti informatici, teatralizzazioni ed altro); fornire un’occasione di confronto e di scambio tra scuole differenti; creare un momento di comunicazione e condivisione tra la scuola e il volontariato; dare visibilità al piano educativo della propria scuola. Questo percorso ogni anno si concretizza tramite la progettazione, l’impegno e la collaborazione di insegnanti, studenti e associazioni. Lungo il percorso si svolgono incontri di coordinamento e progettazione con gli insegnanti presso l’Ufficio Scolastico Territoriale di Mantova e interventi delle associazioni in classe, tutti finalizzati al momento conclusivo di condivisione. In questa giornata le scuole sono chiamate a proporre prodotti diversi, realizzati in percorsi scolastici spesso di tipo laboratoriale: realizzazione teatrali, cartelloni, scritti, elaborazioni in power point, video e quant’altro la fantasia dei ragazzi può produrre. Il tema è diverso ogni anno. Di seguito una sintesi delle varie “puntate” del Viaggio dell’Eroe. 29/9/2006, presso l’Istituto Isabella d’Este. Tema: dipendenze che schiavizzano ed esperienze che liberano. Con 6 riflessioni di ASL, professionisti VII - 10 maggio 2013 - Il Viaggio dell’Eroe - L’appartenenza del settore ASL, associazioni e CSVM. 26/5/2007, sempre presso l’Istituto Isabella d’Este. Tema: l’alcol si trasforma dentro di te (vedi foto con un’opera grafica realizzata dai ragazzi). Con 12 interventi di istituti scolastici, riflessioni delle associazioni e approfondimenti di ASL. In tale occasione è stato realizzato un libretto illustrativo (vedi foto della copertina) dal titolo “Il Viaggio dell’Eroe. I giovani mantovani e le dipendenze”, con i contributi degli studenti relativi alle prime due edizioni. 31/5/2008, Cinema Mignon di Mantova. “Essere solidali... rende felici!”, con 4 interventi di istituti scolastici sull’educazione alimentare, riflessioni delle associazioni e approfondimenti di ASL e Provincia di Mantova. 9/5/2009, presso il Seminario di Mantova. “Tra di noi con l’altro”, con 8 interventi di istituti scolastici sul tema della relazione e riflessioni delle associazioni. 23/5/2009, sempre presso il Seminario. Questa puntata coincideva con il “Mese della salute” e ha visto 4 interventi di istituti scolastici sul tema dell’educazione alimentare, riflessioni delle associazioni e approfondimenti di ASL e Provincia di Mantova. 14/5/2010, presso la sede della Fondazione Università di Mantova. Tema: “Diritti, cittadinanza e costituzione. I ragazzi se ne prendono cura”, con 6 interventi di istituti scolastici. 7/5/2011, Fondazione Università. “2011 Anno Europeo del Volontariato”, con 10 interventi di istituti scolastici e riflessioni delle associazioni. 18/5/2012, Fondazione Università. Tema: “L’anziano attivo”, con 7 interventi di istituti scolastici e approfondimenti dell’ASL. Edizione 2012: da sinistra Giuseppe Mattiello ed Enzo Zampolli 12 Sfida nel sociale Dai poco se doni la tua ricchezza Ma se doni te stesso, doni veramente ■ ■ di Elena Benaglia L ’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) è un’associazione laica e apolitica che opera negli ospedali e nel territorio ed è aperta a tutti coloro che intendono partecipare a un servizio di assistenza qualificato, gratuito e organizzato a favore dei malati e delle loro famiglie. I volontari AVO, dopo aver obbligatoriamente frequentato il corso di formazione, assicurano una presenza gentile accanto ai malati offrendo loro, durante la degenza in ospedale, calore umano, dialogo, aiuto morale e materiale per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia. L’ammalato, di fronte al dolore, vive un’avventura personale che lo rende spesso vulnerabile, indifeso e più sensibile a una presenza pronta ad ascoltare e comunicare anche con il semplice silenzio. I volontari non sostituiscono il personale medico e para-medico, non svolgono funzioni di tipo tecnico-professionale, ma collaborano con il personale ospedaliero per una migliore umanizzazione delle strutture, ponendo il ricoverato al centro di ogni loro attività. Attualmente esistono oltre 240 sedi AVO in tutta Italia, in cui operano 30.000 volontari, che prestano 3.000.000 ore di servizio all’anno (di solito si effettuano circa due ore di servizio alla settimana, all’ora dei pasti dei degenti). Le origini dell’A.V.O. di Mantova risalgono al novembre 1994 quando viene organizzato il primo corso di formazione per preparare i volontari al servizio. Il 6 febbraio del 1995 l’associazione si costituisce ufficialmente. Oggi si è giunti al quindicesimo corso di Formazione Base e i volontari sono 110, operanti in ben otto reparti dell’Ospedale Carlo Poma. In questo periodo di “crisi” dei volontari, di carenza di ragazzi nel mondo del volontariato, il Presidente Gianpaolo Spaggiari si dichiara contento: “Noi abbiamo gli stage organizzati dal CSVM, dall’Ufficio Scolastico e dalla Provincia di Mantova, che ci danno la possibilità di avere ogni anno circa 30 ragazzi degli Istituti Superiori che, a turno, fanno tre mesi di servizio. E’ molto importante per i ragazzi stessi, toccare con mano ciò che la nostra associazione fa per i degenti dell’ospedale. Alcuni di loro tornano per fare il regolare corso di formazione e diventare volontari effettivi. Ne abbiamo già una decina.” E, come riportato nel sito dell’associazione: “Volontari non si nasce”, lo si può diventare secondo le energie di ciascuno. Non c’è una regola, non c’è un limite, non c’è un modo unico per tutti. Ognuno mette se stesso, quello che può, quello che si sente. L’importante è esserci! www.avomantova.org Viale Albertoni, 1 (presso Azienda Ospedaliera C.Poma) Tel. 0376 201937 e-mail: [email protected] Saperne di più Sfida nel sociale Periodico a cura del Collegamento Provinciale del Volontariato Mantovano. Aut. Trib. Mantova n° 17.16.11.2000. Direttore Responsabile: Lorenzo Vecchia Direttore Esecutivo: Elena Benaglia Editore: Gian Franco Giavara Hanno collaborato a questo numero: Enzo Zampolli, Giuseppe Mattiello, Bruno Miorali, Elena Benaglia COLLEGAMENTO PROVINCIALE DEL VOLONTARIATO MANTOVANO Piazza Sordello 43, 46100 Mantova Tel/Fax: 0376/223433 www.collegamentovolontariato.org e-mail. [email protected] Presidente: Enzo Zampolli. Presidente onorario: Gian Franco Giavara. Vicepresidente: Elena Benaglia. Consiglieri: Maria Luisa Costa, Bruno Miorali, Laura Amadei, Giorgio Guarnieri Segretario: Giuseppe Mattiello Segreteria: Pasquale D’Urso, Marisa Stellini Federato al MO.V.I. (Movimento del Volontariato Italiano). ADESIONI AL COLLEGAMENTO Per richiedere l’adesione al Collegamento del Volontariato è sufficiente inoltrare una domanda su carta intestata dell’associazione allegando copia dello Statuto Associativo e copia organigramma del Consiglio Direttivo. Le Richieste saranno valutate alla prima riunione del Consiglio. Lo stesso si riunisce ogni mese presso la sede associativa. E’ possibile a tutti i responsabili associativi partecipare alle riunioni del Direttivo del Collegamento